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testo e foto di MICHELE TOGNOZZI<br />
La Calabria non è più così lontana. La contorta e spesso intasata<br />
autostrada Salerno-Reggio Calabria è ora facilmente by-passabile<br />
grazie ai voli direttamente sull’Aeroporto di Reggio. La discesa<br />
via mare, invece, è lunga ma assai affascinante. L’imbuto dello Stretto<br />
è da sempre il passaggio obbligato per i naviganti che dal Tirreno si recano<br />
in Grecia o a Malta. Così in risalita, quando i piaceri della crociera<br />
estiva avranno gustosi fuori programma nei piccoli scali della costa calabra<br />
o nelle magiche Eolie.<br />
Lo Stretto di Messina è uno dei luoghi magici dei mari italiani. Nonostante<br />
sia ininterrottamente percorso dai traghetti tra Messina e Villa San Giovanni<br />
e da decine di navi ogni giorno, resta un ricordo piacevole nella mente<br />
e una concreta impronta visiva nella retina di chi lo attraversa. Sia in<br />
una solare giornata primaverile, impegnati a tirar bordi nella robusta<br />
brezza locale tra gli innumerevoli giochi di corrente, che in una dura giornata<br />
con vento di Scirocco che imbianca il passaggio tra Scilla e Cariddi<br />
(l’odierno Capo Peloro) rinforzando ulteriormente la già cospicua corrente.Si<br />
cambia mare, indubbiamente, un cunicolo acqueo circondato da<br />
vulcani che dallo Ionio della Magna Grecia conduce alla vastità e alla ricchezza<br />
del Tirreno. L’alternativa per i naviganti classici era la lunga, e comunque<br />
mai tranquilla, circumnavigazione della Sicilia. Ovvio che fenici,<br />
greci e romani preferissero sfidare le correnti, i venti impetuosi, gli scarsi<br />
approdi per accelerare i tempi. Quanto alle sirene ammaliatrici, non c’era<br />
da preferirle ai mostri marini delle leggende popolari. La loro bellezza<br />
era pari alla loro cupidigia di navi e marinai. Navigare quaggiù, quindi,<br />
è un’esperienza lunga millenni. Lo sbuffo puntualissimo dello Stromboli,<br />
appena visibile all’orizzonte nelle belle giornate, è ancora il faro del<br />
Tirreno che destò lo stupore dei naviganti ellenistici. Le sagome di Vulcano,<br />
Lipari e Panarea, le Eolie dello schieramento orientale, invitano su-<br />
100 APRILE<br />
NAVIGARE IN MEDITERRANEO<br />
bito a navigare verso Ovest. Il contorto dedalo di stradine che proiettano<br />
in mare la magica Scilla. Più a nord, la superba bellezza di Tropea, che<br />
domina l’alto promontorio di Capo Vaticano.Tutto lascia immaginare quanto<br />
sia invitante navigare lungo un <strong>itinerario</strong> che abbina sempre una ricerca<br />
enogastronomica e culturale di prim’ordine. Osservando le alte montagne<br />
della costa calabra, si giunge presto alla conclusione che la via marittima<br />
era senz’altro la più agevole, un po’ come in Liguria. Gli scali non<br />
sono molti, ma comunque funzionali, come Vibo Valentia e il nuovo porto<br />
di Tropea verso Capo Vaticano o gli approdi pescherecci di Bagnara Calabra<br />
e Scilla, quest’ultimo minuscolo.<br />
Da tenere in estrema considerazione, sono le condizioni meteo che, specialmente<br />
in primavera e autunno risentono notevolmente del passaggio<br />
di perturbazioni che alzano notevole mare, soprattutto in occasione dei<br />
fronti freddi (il fetch da NW è assai ampio). In tal caso i migliori rifugi<br />
sono Reggio, Marina del Nettuno a Messina,Vibo e Tropea e, se si è alle<br />
Eolie, Pignataro di Lipari e Santa Maria di Salina. Sconsigliabile cercare<br />
riparo altrove. Lo Stretto, soprattutto in uscita tra Capo Peloro e Capo<br />
Rasocolmo, provoca sempre un notevole rinforzo sulla previmeteo, con<br />
raffiche fino al 60-70% di aumento sulla media e onda corta (in caso di<br />
venti da SE e S), resa ancor più ripida dai fiumi di corrente contraria. Più<br />
avanti dettaglieremo l’analisi delle correnti dello Stretto, che seppur non<br />
pericolose come ai tempi di Ulisse, costituiscono pur sempre una variabile<br />
importante in fase di Eta di atterraggio, oltre che una notevole curiosità<br />
naturale.Anche con bel tempo e venti settentrionali la parte centrale<br />
e finale dello Stretto è investita da robuste brezze (fino a 18-20 nodi)<br />
che invitano subito a spegnere il motore e a navigare a vela, prestando<br />
ovviamente la massima attenzione all’onnipresente traffico commerciale<br />
locale e mercantile.<br />
A Reggio Calabria, che stabiliamo come nostro punto di partenza, all’interno<br />
del porto commerciale è stata ricavata una darsena turistica (1)<br />
con acqua, energia elettrica, servizi,<br />
carburante e guardiania (fondale<br />
3-4 m, gestito dalla Compagnia<br />
Portuale Tommaso Gulli, tel.<br />
0965 29132). Proprio questa banchina<br />
costituisce la base operativa<br />
di Spartivento, società che propone<br />
con le proprie imbarcazioni<br />
una serie di itinerari tra lo<br />
Stretto, la Calabria e le Eolie.<br />
Spartivento si è dotata di una funzionale<br />
Club House a due passi dal<br />
porto e offre un rapido servizio<br />
navetta da e per l’aeroporto di<br />
Reggio Calabria. Nelle vicinanze<br />
si trova anche un enorme supermercato<br />
(QuiIper, Via Nava<br />
1) dove è possibile provvedere all’intera cambusa di bordo.Dalla darsena<br />
di Reggio partiremo per il nostro <strong>itinerario</strong> che in una settimana ci porterà<br />
prima verso Tropea e poi a Lipari con due passaggi nello Stretto.<br />
Da Reggio a Scilla e Tropea<br />
Subito dopo essere usciti dal porto di Reggio Calabria, la probabile<br />
brezza da NE sui 15 nodi inviterà a issare randa e genoa per una prima<br />
veleggiata. Il bel lungomare (2) a sud del porto, recentemente restaurato,<br />
invita a tirar strambate e virate fin sottocosta. Il fondale, del resto, lo<br />
consente con profondità elevate. Lo Stretto di Messina è, infatti, assai<br />
profondo con punte di -750 metri tra Reggio e Messina. Più a nord, tra<br />
Villa San Giovanni e Ganzirri, il fondale risale fino a una settantina<br />
di metri, corrispondendo non a caso con i punti di massima corrente.<br />
Pagina a sinistra: vista sullo Stretto<br />
di Messina (a sinistra la rocca di<br />
Scilla, a destra Capo Peloro).<br />
Sopra: dettaglio di Scilla, con le<br />
barche dei pescatori in secco sugli<br />
scivoli. A sinistra, notturno a Lipari<br />
Da segnalare che nel 1783 uno<br />
dei molti terremoti che, nei<br />
secoli, hanno tormentato questa<br />
zona, modificò la topografia<br />
subacquea dello Stretto,“addolcendo”<br />
le correnti di marea tra<br />
Scilla e Cariddi. Con il risultato<br />
di rendere meno temibili<br />
quei vortici che, in particolari<br />
condizioni, rendevano davvero rischiosa la navigazione alle piccole<br />
imbarcazioni. Fino ai primi anni del XIX Secolo, il passaggio era<br />
comunque preso in seria considerazione, tanto da meritare una citazione<br />
“storica” nelle successive Admiralty Pilot inglesi. Il maggior traffico<br />
commerciale è tra Villa San Giovanni e Messina, per cui occorre prestare<br />
molta attenzione alle manovre in uscita dal porto di Villa. Questo<br />
offre scomoda ospitalità ai diportisti solo in un tratto della banchina di<br />
levante, assai esposta alla risacca provocata dall’andirivieni di traghetti.<br />
Questo è anche il tratto (3) con la maggior corrente di marea e delle<br />
zone più esposte alle violente raffiche che cadono dalle alture circostanti<br />
in caso di forti venti occidentali. Per cui, durante la risalita o la discesa<br />
dello Stretto è consigliabile seguire un bordeggio (che illustreremo in<br />
seguito) particolare nelle diverse condizioni di marea e di vento. Ciò<br />
APRILE<br />
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