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Txt Davide Pettenuzzo // Pics Luca Benedet // www.idrawalot.com<br />
KARL ADDISON<br />
arl Addison è un artista di 28<br />
originario di Phoenix, ma che ha<br />
vissuto e lavorato a Los Angeles<br />
e Seattle e che ora vive e lavora<br />
a Berlino. Sotto la barba incolta<br />
e i tatuaggi si cela un ragazzo<br />
timido e semplice che ha trovato nell’arte e<br />
nella bicicletta il proprio modo di esprimersi. Le<br />
sue fanzine a base di parti di biciclette ritratte<br />
come delle nature morte e i suoi ritratti penetranti<br />
ripetuti in modo ossessivo anche nei suoi<br />
stencil sono i suoi tratti particolari. Abbiamo<br />
scambiato quattro chiacchiere con lui, ma come<br />
per ogni artista è giusto che siano le sue opere<br />
a descriverlo.<br />
SD: Disegni molti ritratti di persone. Chi sono?<br />
Che significato hanno?<br />
KA: I ritratti che eseguo e che poi riproduco in serie<br />
sono di amici, di persone che mi influenzano nella vita<br />
quotidiana o che semplicemente trovo interessanti o<br />
importanti per me. Quando viaggio guardo sempre i<br />
volti delle persone che non conosco e che hanno dei<br />
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tratti particolari, quindi gli faccio una foto o un ritratto<br />
e poi li adatto alla serigrafia. Di base si tratta di un<br />
mix fra persone che conosco e completi sconosciuti.<br />
SD: Cosa dicono le persone che ritrai e che poi<br />
trovano la loro faccia riprodotta in giro in serie?<br />
KA: E’ divertente perché appena posti le foto di ciò<br />
che fai in internet girano molto in fretta, molti amici<br />
poi le usano per i loro profili di facebook. Ma faccio<br />
anche molti ritratti di persone anziane che ovviamente<br />
non sono così dentro ai social media, quindi probabilmente<br />
non vedranno mai la loro faccia sul muro di<br />
una città a migliaia di chilometri di distanza da dove si<br />
trovano.<br />
SD: Una delle tue riproduzioni che ho visto più<br />
spesso in giro è un bambino in sovrappeso…<br />
KA: Il bambino è da un po’ di anni che lo propongo, è<br />
una delle prime grandi installazioni che ho fatto a Seattle,<br />
è un ritratto sarcastico del modo di alimentarsi<br />
americano, dove una percentuale altissima di bambini<br />
è in sovrappeso e ha un alimentazione scorretta. Ma<br />
il bambino è più una presa in giro che una presa di<br />
posizione politica vera e propria. Il fatto che sia vegan<br />
riguarda solo in minima parte la cosa, il rilievo sociale<br />
sulla cosa è abbastanza minimo direi, l’ho fatto perché<br />
in parte mi ispirava il soggetto e lo trovavo divertente<br />
e solo in minima parte per comunicare un messaggio.<br />
SD: So che sei un corridore, facevi parte della<br />
scena fixed di Seattle e che le biciclette svolgono<br />
un ruolo importante anche nella tua produzione<br />
artistica.<br />
KA: Ho iniziato a girare in bici seriamente quando mi<br />
sono trasferito a Seattle, lì la scena è veramente grande.<br />
Giravo in bmx fin da bambino, poi da adolescente<br />
ho scoperto lo skate ma non ne andavo fuori, quando<br />
mi sono trasferito a Seattle mi sono trovato di fronte<br />
ad una cultura ciclistica veramente forte e radicata,<br />
giravo con i ragazzi di Fast Friday, la scena artistica e<br />
quella ciclistica che frequentavo e di cui facevo parte si<br />
incontravano in quanto molti ciclisti sono anche attivi<br />
artisticamente, quindi tanti come me giravano in bici e<br />
attaccavano le loro opere in giro per la città. La bici è<br />
diventata sempre di più una parte fondamentale della<br />
mia vita, mi diverte, mi rilassa e soprattutto mi porta<br />
in giro. Ho venduto la mia auto e adesso non ne sento<br />
proprio la mancanza, nemmeno con pioggia e neve.<br />
SD: In Italia e in Europa il fenomeno delle bici da<br />
corsa e delle bici fisse è oramai un fenomeno di<br />
massa e di conseguenza attira molte critiche dai<br />
più puristi. Cosa ne pensi?