Aprile 2011 - Laboratorio Nomentano

Aprile 2011 - Laboratorio Nomentano Aprile 2011 - Laboratorio Nomentano

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enessere cultura costume<br />

IL CARDIOLOGO<br />

Il cuore delle donne<br />

L’ALGOLOGO<br />

La terapia del DOLORE<br />

IN SABINA<br />

CASTEL DI TORA<br />

Fondi Sanitari Integrativi<br />

Intervista a<br />

Michele Tiraboschi<br />

L’ORTOPEDICO<br />

Il Menisco suturato<br />

1


enessere cultura costume<br />

Hanno collaborato con noi<br />

la medicina<br />

Il Cardiologo - Il cuore delle donne<br />

L’Algologo - La medicina del dolore<br />

L’Ortopedico - Ti sei rotto il menisco?<br />

Il Chirurgo - Le ernie addominali<br />

Il Ginecologo - Centri PMA<br />

Una bellezza che non sia solo esteriore...<br />

Castel di Tora<br />

Michele Tiraboschi - I Fondi Sanitari Integrativi<br />

I nostri borghi: cosa fanno le provincie?<br />

anno II<br />

numero7<br />

aprile <strong>2011</strong><br />

2 3<br />

5<br />

6<br />

10<br />

13<br />

18<br />

25<br />

30<br />

20<br />

14<br />

27<br />

in sabina<br />

le interviste<br />

20<br />

“I Borghi più Belli d’Italia”<br />

6<br />

Il Cardiologo<br />

Terapia<br />

del dolore<br />

10<br />

Direttore Responsabile<br />

Fabrizio Sciarretta<br />

Segreteria di Redazione<br />

Filippa Valenti<br />

valenti@laboratorionomentano.it<br />

T 06 90625576<br />

Art director e impaginazione:<br />

Alessia Gerli<br />

Editore<br />

<strong>Laboratorio</strong> Clinico <strong>Nomentano</strong> Srl<br />

Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM)<br />

Iscritto al registro della stampa e dei periodici<br />

del Tribunale di Tivoli n. 97/2009<br />

Stampa<br />

Graffietti Stampati S.n.c.<br />

S.S. Umbro Casentinese km.4.500<br />

01027 Montefiascone (VT)<br />

Per la pubblicità su questa rivista<br />

rivolgersi a:<br />

GERLI COMUNICAZIONE<br />

gerlicomunicazione@gmail.com<br />

T 0774 608028


Fabrizio Sciarretta<br />

Direttore Responsabile<br />

Questi anni di crisi hanno messo alla prova molte nostre certezze, a partire dalla convinzione che il sistema economico<br />

potesse crescere all’infinito garantendo il miglioramento continuo della nostra qualità di vita. Oggi, ahimè ridimensionati,<br />

abbiamo capito che lo scenario a tendere sarà tutt’altro, con un’Europa in difficoltà rispetto a potenze economiche<br />

emergenti che applicano sistemi di produzione per noi scandalosi.<br />

Il sistema economico italiano, sotto la spinta della crisi, ha mostrato la sua debolezza: un debito pubblico creato negli anni<br />

delle cicale talmente grande da inghiottire, per far fronte agli interessi, proprio quelle risorse di cui lo Stato avrebbe bisogno<br />

per spingere la ripresa.<br />

Così sono iniziati a cadere i “pilastri” dei nostri padri: il posto fisso, la pensione, la famigliola felice. Magari, per qualcuno,<br />

anche l’idea di trovarsi un bel posto caldo dove imboscarsi per uscirne il 27 del mese.<br />

Ovviamente, sono finiti anche i soldi per ripianare i deficit di un sistema sanitario che in troppe Regioni costa troppo per i<br />

servizi che offre ed il cui recupero richiede un ripensamento di strategia che dalle nostre parti proprio non si vede.<br />

Per ragionare su questi temi, abbiamo incontrato il Professor Michele Tiraboschi, Ordinario di Diritto del Lavoro a Modena e<br />

consulente del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che sui temi della “bilateralità” (cioè di quelle forme di collaborazione<br />

tra datori di lavoro e parti sociali nate con la finalità di erogare servizi a favore dei lavoratori) ha un osservatorio privilegiato.<br />

L’argomento è quello dei Fondi Integrativi Sanitari, di cui oggi usufruiscono già 13 milioni di italiani e che rappresentano, probabilmente,<br />

l’unica via di uscita dalla crisi strutturale da cui il Sistema Sanitario Nazionale non riesce a venir fuori. Mi consola<br />

pensare che questa soluzione viene, ancora una volta, dal sano rimboccarsi le maniche della società civile (imprenditori e<br />

sindacati insieme) che si è incontrata con un’intuizione felice ed un’azione importante del nostro Ministero del Lavoro che ha<br />

fortemente incoraggiato in questi ultimi anni la crescita del sistema dei fondi.<br />

Un altro argomento di questo numero che mi preme evidenziare – nella logica di una medicina vicina al paziente in tutte<br />

le sue esigenze - è quello della Terapia del Dolore. E’ il campo d’azione dell’Algologo, (dalla parola greca Algos, dolore), che<br />

affronta il dolore non come sintomo ma come malattia vera e propria e definisce – paziente per paziente - una strategia per<br />

affrontarlo con un approccio multidisciplinare. In questo numero, abbiamo chiesto alla Dr.ssa Vincenza Spagnoli, algologa, e<br />

al Dr. Francesco Calvosa, neurochirurgo, di aiutarci in una prima esplorazione di un mondo non ancora abbastanza conosciuto.<br />

Evidentemente, non posso non parlarvi del nostro “borgo del mese”: questa volta abbiamo visitato Castel di Tora. Credo sia<br />

superfluo decantarvelo: guardate le foto, leggete l’articolo e traete le vostre conclusioni. Io, dal mio canto, voglio solo testimoniare<br />

come un piccolo Comune, con risorse proprie limitate, utilizzando passione e cervello, sia riuscito a salvare un patrimonio<br />

storico e urbanistico imperdibile e come continui a consentirci di goderne.<br />

Infine, abbiamo affrontato da un particolare punto di vista, quello della tutela dei beni storici, cosa fa un ente spesso messo in<br />

discussione quale la Provincia. Così abbiamo esplorato quel che accade nella Sabina Romana ed in quella Reatina incontrando<br />

l’On. Francesco Petrocchi, mentanese, Vice Presidente del Consiglio Provinciale di Roma e l’On. Michele Beccarini, reatino,<br />

Assessore alle Politiche Ambientali ed Urbanistiche della Provincia di Rieti. Ne son venute fuori due interviste concrete, di gente<br />

appassionata del proprio territorio, che vi invito a leggerle, come tutta la rivista, del resto !<br />

FATTI VEDERE<br />

7.000 copie distribuite con attenzione in oltre 100 punti in Sabina<br />

2.000 copie inviate in abbonamento postale.<br />

Salute, Benessere, Cultura e Costume del nostro territorio.<br />

Qualità di contenuti insieme ad una veste grafica raffinata:<br />

SalutePiù è una rivista che ciascuno prende per portarla a casa<br />

e condividerne la lettura con i suoi familiari, non per incartarci le uova ....<br />

Desideriamo riunire intorno a questa iniziativa pochi inserzionisti "fedeli"<br />

per condividere un percorso di crescita e promuovere efficacemente le nostre aziende.<br />

Studieremo con ognuno iniziative specifiche che vadano oltre la presenza nella rivista!<br />

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0774 608028 338 5666568<br />

“TI SEI ROTTO IL MENISCO?<br />

SI, MA L’HO APPENA SUTURATO”<br />

Dott. FABIO SCIARRETTA<br />

Il Dott. Fabio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia<br />

presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo<br />

ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente<br />

sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma,<br />

presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale<br />

Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge<br />

attualmente la sua attività professionale presso diverse case<br />

di cura romane. E’ stato relatore in oltre 40 congressi nazionali<br />

ed internazionali ed ha al suo attivo 38 pubblicazioni.<br />

il Celiaco del <strong>Laboratorio</strong> <strong>Nomentano</strong> di Monterotondo.<br />

“LE ERNIE ADDOMINALI”<br />

Dott. ANTONINO GATTO<br />

Il Professor Antonino Gatto, Primario Chirurgo del Presidio<br />

Ospedaliero SS. Gonfalone della ASL RMG; è specialista in<br />

Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, in Urologia ed in<br />

Chirurgia Plastica e Ricostruttiva. Nell’ambito della Scuola<br />

di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’Università degli<br />

Studi di Tor Vergata di Roma è titolare dell’insegnamento<br />

di Chirurgia d’Urgenza. E’ autore di oltre 60 pubblicazioni<br />

scientifiche di interesse chirurgico e la sua la sua casistica<br />

operatoria consta di oltre 6.000 interventi chirurgici di media<br />

ed alta chirurgia generale, vascolare, toracica, urologia<br />

e plastica.<br />

“IL CUORE DELLE DONNE”<br />

Dott. ANTONIO SAPONARO<br />

Il Dr. Antonio Saponaro è laureato in Medicina e Chirurgia<br />

presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e specializzazato<br />

in Cardiologia presso la seconda Facoltà<br />

di Medicina dell’Università “Sapienza” di Roma. E’ in<br />

servizio presso il reparto di cardiologia del Policlinico<br />

Militare “Celio”. Svolge la sua attività professionale<br />

presso il Poliambulatorio Specialistico <strong>Nomentano</strong><br />

ed in altri ambulatori romani. Ha al suo attivo alcune<br />

pubblicazioni sul Giornale di Medicina Militare e su<br />

Minerva Cardiologica.<br />

“LA MEDICINA DEL DOLORE”<br />

Dott.ssa VINCENZA SPAGNOLI<br />

Laureata presso l’Università “La Sapienza” di Roma e<br />

specializzata in Anestesia e Rianimazione nello stesso<br />

ateneo con il massimo dei voti la Dott.ssa Spagnoli si è<br />

dedicata allo studio della terapia del dolore dall’inizio<br />

della sua carriera a latere delle sue mansioni di Anestesista-Rianimatore.<br />

Ha esercitato in più strutture della<br />

capitale, sia nelle sale operatorie dove ha sempre seguito<br />

il dolore acuto post operatorio in particolare nei<br />

reparti di neurochirurgia e nei Centri di Rianimazione<br />

dove ha seguito e gestito il dolore cronico. Attualmente<br />

si occupa totalmente dei pazienti con dolore acuto,<br />

cronico e cronico oncologico sia all’interno delle nostre<br />

strutture che a domicilio.<br />

HANNO COLLABORATO<br />

“ELETTROSTIMOLATORI MIDOLLARI”<br />

Dott. FRANCESCO CALVOSA<br />

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università<br />

degli Studi di Roma “La Sapienza”, si è specializzato<br />

in Neurochirurgia presso l’Università “Tor Vergata”. Ha<br />

lavorato presso l’Istituto Tumori di Roma Regina Elena.<br />

Svolge attività libero-professionale presso diverse<br />

case di cura romane . Dal 1993 presta servizio presso<br />

la Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale S. Pertini<br />

di Roma. La sua casistica operatoria consta di oltre<br />

3.000 interventi soprattutto di neurochirurgia spinale<br />

e del sistema nervoso periferico.<br />

“CENTRI PMA”<br />

Dott. ssa MANUELA STEFFÈ<br />

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Manuela<br />

Steffè da quindici anni svolge la sua attività principale<br />

nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1°<br />

e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su<br />

riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice,<br />

ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di<br />

interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsabile del Centro per<br />

la Procreazione Medicalmente Assistita di 1° Livello presso il<br />

<strong>Laboratorio</strong> Clinico <strong>Nomentano</strong>.<br />

4 5


IL CARDIOLOGO<br />

Il cuore delle donne<br />

Nelle donne dopo i 50 anni di età il 40-50% delle<br />

morti è dovuto a malattie cardiovascolari,<br />

mentre meno del 20% è legato a tutte le forme<br />

di tumore messe insieme. È indispensabile<br />

sapere che le principali cause di problemi<br />

cardiaci sono in larga parte prevenibili.<br />

LLe malattie cardiovascolarirappresentano<br />

la prima causa<br />

di morte al mondo e<br />

anche se la loro incidenza ha<br />

subito una flessione significativa<br />

negli ultimi decenni,<br />

tale flessione ha riguardato<br />

soprattutto l’uomo, mentre<br />

nella donna queste malattie<br />

rimangono ancora il killer numero<br />

uno. Infatti, nel 2004<br />

l’incidenza di eventi cardiovascolari<br />

negli Stati Uniti è<br />

stata di 245 per ogni 1.000<br />

donne, ben dieci volte superiore<br />

all’incidenza del tumore<br />

della mammella. Esiste anche<br />

una differenza in termini<br />

di tempo per lo sviluppo<br />

di tali malattie: gli uomini le<br />

sviluppano mediamente 10<br />

anni prima delle donne, ma<br />

le donne – soprattutto dopo<br />

la menopausa – le sviluppano<br />

più rapidamente. Va inoltre<br />

tenuto presente come:<br />

• le donne muoiono molto<br />

di più a causa delle malattie<br />

cardiovascolari che<br />

per tutti i tumori di genere<br />

messi insieme, compreso<br />

il tumore della mammella<br />

• l’infarto ha generalmente<br />

nella donna una prognosi<br />

in termini di sopravvivenza<br />

peggiore rispetto all’uomo<br />

• l’allungarsi della vita media,<br />

particolarmente quella<br />

delle donne, porta le<br />

malattie cardiovascolari<br />

a rappresentare una vera<br />

emergenza per il sesso<br />

femminile<br />

Nonostante queste evidenze,<br />

la percezione che le donne<br />

hanno nei confronti dei pericoli<br />

causati dalle malattie<br />

cardiovascolari e’ molto bassa.<br />

Prendere coscienza del<br />

rischio, invece, consente di<br />

mettere in atto un’adeguata<br />

ed indispensabile prevenzione.<br />

La menopausa<br />

Il motivo per cui gli eventi cardiovascolari<br />

e cerebrovascolari<br />

nelle donne si manifestano<br />

più tardi rispetto all’uomo<br />

è spiegato in gran parte dalla<br />

presenza in circolo degli ormoni<br />

estrogeni durante l’età<br />

fertile. Questi ormoni esercitano<br />

molti effetti benefici e<br />

protettivi sul sistema cardiovascolare:<br />

tra questi, l’effetto<br />

protettivo sulla parete delle<br />

Dott. Antonio Saponaro<br />

Specialista in Cardiologia<br />

<strong>Laboratorio</strong> Clinico-Poliambulatorio<br />

Specialistico <strong>Nomentano</strong><br />

arterie, il miglior profilo dei<br />

grassi circolanti, la maggiore<br />

elasticità dei vasi sanguigni e<br />

la migliore regolazione della<br />

pressione sanguigna, la minore<br />

coagulabilità del sangue<br />

e gli effetti protettivi a livello<br />

renale. Le donne in età fertile<br />

risultano, quindi, maggiormente<br />

protette dallo sviluppo<br />

di malattie cardiocircolatorie.<br />

Nel periodo post-menopausale,<br />

l’azione protettiva degli<br />

ormoni viene meno, incrementando<br />

sensibilmente<br />

(fino a 4 volte) il rischio di<br />

eventi cardiovascolari. Il deficit<br />

di produzione ormonale<br />

nelle donne in menopausa<br />

porta ad una redistribuzione<br />

del grasso corporeo verso un<br />

aumento del grasso addominale<br />

e provoca alterazioni<br />

lipidiche che espongono ad<br />

un maggior rischio di malattie<br />

cardiovascolari (aumento del<br />

colesterolo LDL, aumento dei<br />

trigliceridi e riduzione del colesterolo<br />

HDL). Inoltre, l’aumento<br />

del grasso viscerale e<br />

l’aumentata concentrazione<br />

degli acidi grassi nel sangue<br />

facilita la resistenza all’insulina<br />

e lo sviluppo di diabete<br />

mellito (più frequente nella<br />

donna che nell’uomo).<br />

Le modificazioni che si verificano<br />

a livello delle arterie<br />

provocano un aumento dei<br />

valori di pressione arteriosa.<br />

Dopo la menopausa si verificano,<br />

quindi, una serie di<br />

cambiamenti a livello vascolare<br />

e del metabolismo sia<br />

degli zuccheri che dei grassi<br />

circolanti che favoriscono<br />

l’instaurarsi di condizioni<br />

patologiche, quali il diabete<br />

mellito, l’ipercolesterolemia o<br />

l’ ipertensione arteriosa che<br />

notoriamente sono correlate<br />

ad eventi cardiovascolari<br />

acuti.<br />

Si stima che quasi il 50%<br />

delle donne in menopausa<br />

sia affetto da ipertensione<br />

arteriosa e che quasi il 40%<br />

abbia un valore di colesterolo<br />

totale ≥ 240 mg/dl.<br />

La Pillola<br />

Data l’ evidenza degli effetti<br />

protettivi degli estrogeni<br />

sull’apparato vascolare, in<br />

passato si era fatta strada<br />

l’idea che la terapia ormonale<br />

sostitutiva (HRT) in fase<br />

postmenopausale potesse<br />

ristabilire il medesimo livello<br />

di protezione. I risultati in<br />

termini di eventi cardiovascolari<br />

e prognosi a lungo<br />

termine sono stati per lungo<br />

tempo contrastanti tanto da<br />

portare la United States Preventive<br />

Service Task Force<br />

a raccomandare evitare la<br />

somministrazione generalizzata<br />

di terapia sostitutiva<br />

ormonale per la prevenzione<br />

cardiovascolare nelle donne<br />

in menopausa. L’ eventuale<br />

indicazione alla terapia andrà<br />

valutata caso per caso<br />

in base al rapporto rischio/<br />

beneficio e in caso di prescrizione<br />

andrà associata una<br />

terapia con cardioaspirina.<br />

Sempre a proposito di estroprogestinici<br />

e’ fondamentale<br />

ricordare come anche l’utilizzo<br />

di questi ultimi a scopo<br />

contraccettivo può favorire<br />

l’insorgenza di ipertensione<br />

arteriosa in alcune donne<br />

soprattutto se di età maggiore<br />

di 35 anni, fumatrici, con<br />

familiarità per ipertensione o<br />

malattie renali. Quando si assume<br />

la pillola e’ importante<br />

misurare la pressione ogni<br />

sei mesi e smettere di fumare.<br />

Prima di iniziarne l’assunzione<br />

sarebbe buona norma<br />

sottoporsi ad un’accurata visita<br />

medica.<br />

I fattori<br />

psicologici<br />

Esistono poi problematiche<br />

di tipo caratteriale e sociale<br />

che, spesso, portano la donna<br />

a trascurare il proprio stato<br />

di salute (doppio lavoro, in<br />

casa e fuori, attenzione alla<br />

salute dei figli e solo successivamente<br />

alla propria, etc.)<br />

e problematiche di tipo psicologico<br />

e di informazione<br />

sanitaria che fanno concentrare<br />

l’attenzione delle donne<br />

6 7


IL CARDIOLOGO<br />

solo su alcuni tipi di patologie<br />

(tumore al seno, della cervice<br />

uterina, carcinoma ovarico).<br />

Non ultimo e’ da ricordare<br />

l’incremento nella popolazione<br />

femminile di uno dei più<br />

temibili fattori di rischio cardiovascolare,<br />

il fumo di sigaretta.<br />

LA PREVENZIONE<br />

Diversi studi hanno dimostrato<br />

come nella donna vi siano<br />

alcuni meccanismi peculiari<br />

alla base dell’infarto o dell’ictus.<br />

E’ possibile, pertanto,<br />

che un trattamento specifico<br />

nella popolazione femminile<br />

possa apportare miglioramenti<br />

nella prognosi a breve<br />

e lungo termine.<br />

Nell’ attesa di avere strategie<br />

terapeutiche tutte “rosa”,<br />

sono stati compiuti diversi<br />

sforzi al fine di delineare delle<br />

linee guida di prevenzione<br />

cardiovascolare nella donna.<br />

Oltre alla sensibilizzazione del<br />

personale medico, è estremamente<br />

importante responsabilizzare<br />

e promuovere nella<br />

donna la consapevolezza<br />

del suo rischio cardiovascolare.<br />

Affinché il programma<br />

di prevenzione sia efficace è<br />

necessario che la donna ne<br />

diventi protagonista: ad oggi<br />

meno del 15% delle donne ritiene<br />

utile eseguire una visita<br />

cardiologica nonostante sia a<br />

conoscenza del fatto che la<br />

malattia coronarica è la principale<br />

causa di morte.<br />

Al fine di mettere in atto una<br />

buona strategia di prevenzione<br />

cardiovascolare, ogni<br />

donna dovrebbe<br />

agire sui fattori di<br />

rischio modificabili<br />

(quelli su cui si può<br />

intervenire) che comprendonol’aumento<br />

dei livelli di colesterolo<br />

nel sangue<br />

(ipercolesterolemia),<br />

l’aumento della pressione<br />

arteriosa (ipertensione),<br />

il diabete, il<br />

fumo di sigaretta, l’inattività<br />

fisica, l’aumento dei livelli<br />

ematici di trigliceridi, l’obesità.<br />

L’eliminazione, o almeno<br />

una drastica riduzione, di<br />

questi fattori di rischio, da<br />

cercare di perseguire fin dall’età<br />

pediatrica, rappresenta<br />

uno dei mezzi più efficaci per<br />

ridurre il rischio di sviluppare<br />

un infarto o un ictus cerebrale<br />

e costituisce l’obiettivo<br />

principale della prevenzione<br />

delle malattie cardiovascolari.<br />

E’ pertanto fondamentale<br />

adottare uno stile di vita<br />

adeguato, con un’attenta<br />

alimentazione che prediliga<br />

frutta, verdura e pesce,<br />

l’abolizione completa del<br />

fumo (due sigarette al giorno<br />

raddoppiano il rischio di<br />

infarto), una regolare moderata<br />

attività fisica (almeno 30<br />

minuti 5 volte a settimana),<br />

ed il mantenimento del peso<br />

entro limiti ottimali (indice di<br />

massa corporea, cioè rapporto<br />

tra peso in Kg e quadrato<br />

dell’altezza in m2, inferiore<br />

a 25). Da notare che<br />

recentemente è emerso che<br />

ancora più importante del<br />

contenimento dell’indice di<br />

massa corporeo è mantenere<br />

la circonferenza del girovita<br />

a valori inferiori a 102<br />

cm nell’uomo e a 88 cm nella<br />

donna. Un uso moderato di<br />

vino (massimo due bicchieri<br />

al giorno) è consentito e<br />

può anche avere effetti benefici<br />

sulla circolazione, verosimilmente<br />

in virtù del suo<br />

potere antiossidante, ma è<br />

fortemente sconsigliata una<br />

quantità superiore di alcool<br />

o l’assunzione di superalcolici.<br />

In diversi casi, tuttavia,<br />

per alcuni fattori di rischio<br />

(ipercolesterolemia, ipertensione,<br />

diabete) è necessario<br />

ricorrere ad un appropriato<br />

trattamento farmacologico.<br />

Ricordiamo che, in soggetti<br />

apparentemente sani, viene<br />

considerato attualmente ottimale<br />

un valore di colesterolo<br />

LDL nel sangue inferiore a<br />

160 mg/dL. I valori di colesterolo<br />

totale ed LDL vanno<br />

tenuti più bassi (sotto i 130<br />

mg/dL) nei pazienti che hanno<br />

altri fattori di rischio, e<br />

ancora più bassi (sotto i 100<br />

mg/dL) in quelli affetti da diabete<br />

o che abbiano già avuto<br />

un infarto o ictus. Riguardo<br />

alla pressione arteriosa, ricordiamo<br />

che sono oggi ritenuti<br />

ottimali valori inferiori a<br />

130/85 mmHg.<br />

CONVENZIONI<br />

SANITARIE<br />

CASPIE<br />

DAY MEDICAL<br />

EUROPASSISTANCE<br />

FASDAC<br />

FISDE<br />

FONDO EST<br />

NEWMED<br />

PREVIMEDICAL<br />

SARA ASSICURAZIONI<br />

UNISALUTE<br />

UNIVERSITA’ POPOLARE<br />

ERETINA<br />

8 9


L’ALGOLOGO<br />

La medicina<br />

Dott. ssa Vincenza Spagnoli<br />

Algologa<br />

Responsabile Terapia del Dolore<br />

Centro Medico Polispecialistico Cappuccini<br />

del dolore<br />

La terapia del dolore o algologia è la<br />

disciplina medica specialistica che<br />

ha per obiettivo lo studio dei meccanismi<br />

che producono il dolore, il<br />

riconoscimento delle sue cause, la scelta<br />

e l’applicazione delle terapie per eliminarlo:<br />

essa rappresenta, dunque, un insieme<br />

coordinato di approcci e terapie messe in<br />

atto per attenuare il dolore percepito da un<br />

individuo. Nel corso degli ultimi dieci anni,<br />

lo sviluppo di nuove soluzioni e l’ampliamento<br />

dei casi in cui queste soluzioni risultano<br />

applicabili ha fatto si che nascesse<br />

una figura professionale specifica, il medico<br />

del dolore, appunto, più correttamente<br />

definito algologo.<br />

L’evoluzione avuta dalla terapia del dolore<br />

fa si che oggi questa branca della medicina<br />

non si limiti a quella tipologia di cure,<br />

definite paliative, che vengono impiegate<br />

nei pazienti colpiti da patologie maligne irreversibili:<br />

infatti, il tradizionale binomio terapia<br />

antalgica–cancro è superato dall’attuale<br />

applicazione della terapia antalgica<br />

ad ogni tipo di dolore acuto e cronico, di<br />

qualsiasi origine e natura esso sia.<br />

Dunque le patologie muscolo-scheletriche,<br />

le ernie discali, i dolori articolari, i dolori<br />

reumatici sono tutti esempi di campi di applicazione<br />

della terapia antalgica.<br />

L’elemento fondamentale da tener presente<br />

è che il dolore è esso stesso una malattia:<br />

il suo perdurare nel tempo, il fatto di<br />

divenire cronico, fa si che esso generi conseguenze<br />

gravi quali debolezza generale,<br />

perdita dell’appetito e del sonno, ansia e<br />

depressione.<br />

L’approccio della terapia del dolore è multidisciplinare,<br />

non prevede solo un trattamento<br />

farmacologico da parte dell’algologo<br />

ma un’interazione tra specialisti che<br />

collaborano sulle indicazioni che l’algologo<br />

fornisce dopo la visita generale del paziente.<br />

Pertanto lo specialista in terapia del dolore<br />

può richiedere l’aiuto di altri colleghi: ad<br />

esempio di un neurochirurgo per l’applicazione<br />

di elettrostimolatori midollari, oppure<br />

di un ortopedico per definire un piano di<br />

fisioterapia mirata dove la figura centrale<br />

accanto al paziente è sicuramente quella<br />

del fisioterapista, ancora si potrebbe ricorrere<br />

ad uno psicologo o ad uno psichiatra<br />

qualora si ritenesse che il disturbo possa<br />

essere di tipo cognitivo e lenito da terapia<br />

cognitivo-comportamentale.<br />

Un esempio abbastanza esplicativo è il<br />

trattamento delle protrusioni discali o ernie<br />

discali in pazienti che non possono o non<br />

vogliono sottoporsi a trattamento chirurgico.<br />

L’approccio multidisciplinare qui è fondamentale<br />

e nella maggior parte dei casi risolutivo:<br />

il terapista del dolore controlla la<br />

sensibilità dolorifica con l’aiuto dei farmaci,<br />

consiglia una serie di cambiamenti nello<br />

stile di vita se indicato come riduzione di<br />

peso in caso di obesità, variazioni frequenti<br />

della postura nel caso di vita sedentaria,<br />

quindi affida allo specialista di ortopedia<br />

che rafforza lo stimolo alle variazioni dello<br />

stile di vita e programma sedute di TECAR<br />

terapia e LASER terapia in prima battuta,<br />

quindi cicli di ginnastica posturale che il<br />

paziente esegue sotto la guida del fisioterapista.<br />

La terapia del dolore è quindi una branca piuttosto<br />

complessa e vasta che non ha ancora,<br />

purtroppo, il giusto posto nel grande tavolo<br />

della medicina.<br />

A ciò va aggiunto che si tratta di una specialità<br />

pochissimo conosciuta dalla maggior parte<br />

delle persone e che non esiste “un’educazione<br />

alla cura del dolore”, i pazienti continuano<br />

a soffrire e sopportare il dolore come conseguenza<br />

inevitabile delle proprie malattie.<br />

Oggi, però, l’alternativa esiste. Esistono i<br />

progetti degli “Ospedali senza dolore” e sta<br />

aumentando il numero dei centri dove la presenza<br />

del terapista del dolore è irrinunciabile e<br />

fondamentale.<br />

Quest’ultimo può accogliere qualsiasi tipo di<br />

paziente per affrontare i dolori derivanti da patologia<br />

diabetica, da nevralgie da herpes zoster<br />

o del trigemino, da artriti e artrosi, da lesioni del<br />

sistema nervoso centrale, da dolore osteoartromuscolare<br />

(comprendente tutto l’apparato<br />

scheletrico, muscolare e le articolazioni) , da<br />

dolore lombare, lombosciatalgie, cefalee, esiti<br />

di traumi, dolori reumatici, con sindromi da<br />

allettamento, con dolore di origine vascolare e<br />

da malattie maligne.<br />

Questi sono esempi di patologie che si possono<br />

presentare al terapista del dolore che può<br />

trattare farmacologicamente e non, in stretta<br />

collaborazione con altri specialisti in quanto,<br />

come già sottolineato, l’algologo non è il medico<br />

della dolce morte, ma è colui che cerca di<br />

individuare i meccanismi responsabili del dolore<br />

ed interrompere quei circuiti che si riflettono<br />

sul paziente per garantirgli una buona qualità<br />

di vita.<br />

DIZIONARIO<br />

Terapia cognitivo comportamentale:<br />

psicoterapia specifica che aiuta a<br />

modificare determinati comportamenti<br />

dettati non dalle circostanze esterne<br />

ma da come l’individuo le elabora<br />

Herpes zoster: malattia a carico di<br />

pelle e terminazioni nervose determinate<br />

da recrudescenza virus della varicella<br />

Nevralgia del trigemino: lesioni nervose<br />

V paio nervi cranici interessanti<br />

regione orbitare nasale e orale<br />

Artrosi: malattia degenerativa a carico<br />

della cartilagini articolari; L’artrite è il<br />

processo infiammatorio in fase acuta.<br />

Dott. Francesco Calvosa<br />

Responsabile branca di Neurochirurgia<br />

Centro Medico Polispecialistico Cappuccini<br />

ELETTROSTIMOLATORI MIDOLLARI<br />

Gli elettrostimolatori midollari sono dispositivi che si applicano a contatto con il midollo spinale<br />

con lo scopo di stimolarlo con correnti elettriche di bassissima intensità a scopo antalgico.<br />

L’effetto antalgico della stimolazione midollare è dovuto al blocco della trasmissione lungo le<br />

vie nervose delle sensazioni dolorose da parte degli impulsi elettrici.<br />

I dispositivi, altamente sofisticati ed ampiamente testati, sono formati essenzialmente da un elettrocatetere<br />

stimolante collegato ad un pacemaker (del tutto analogo a quello utilizzato per trattare alcuni disturbi<br />

del ritmo<br />

cardiaco)posizionato nel sottocutaneo. Una volta impiantato il pacemaker può essere programmato<br />

dall’esterno dallo stesso paziente con un semplice telecomando.<br />

L’impianto di un elettrostimolatore midollare comporta rischi molto bassi e viene eseguito in anestesia<br />

locale; generalmente l’impianto definitivo è preceduto da un periodo di prova.<br />

E’ bene precisare però che solo alcune delle sindromi dolorose rispondono favorevolmente alla neurostimolazione<br />

spinale: i dolori meglio controllati da tale procedura sono quelli da disturbi di circolazione negli<br />

arti inferiori e quelli legati alla cicatrice post-chirurgica in seguito ad interventi sulla colonna lombare. Altre<br />

patologie per le quali è indicato l’impianto di un neurostimolatore spinale sono la nevralgia post herpes<br />

zooster, il dolore da amputazione e quello da lesione midollare.<br />

In definitiva, tale metodica è sicura, poco traumatica, del tutto reversibile ed associabile a qualsiasi altra<br />

terapia medica.<br />

10 11


LABORATORIO CLINICO<br />

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO<br />

Facciamo un passo indietro<br />

in modo da essere<br />

chiari a tutti.<br />

I menischi all’interno<br />

del ginocchio sono due, uno<br />

interno ed uno esterno. Si tratta<br />

di due sottili, ma molto resistenti,<br />

strutture a forma di “C”,<br />

una un po’ piu’ aperta una un<br />

po’ piu’ chiusa, in fibrocartilagine,<br />

quindi un insieme di piu’<br />

tessuti, fibroso e cartilagineo,<br />

che ne rappresenta l’elemento<br />

particolare perche’ permette<br />

di coniugare resistenza ed elasticita’,<br />

stabilita’ e mobilita’. In<br />

un movimento di torsione o di<br />

accovacciamento o di piegamento<br />

mal effettuati, i menischi<br />

rimangono schiacciati tra<br />

il femore sopra e la tibia sotto.<br />

Ne possono scaturire lesioni di<br />

tutte le forme ed estensioni: radiale,<br />

longitudinale, verticale, a<br />

“flap” o a “manico di secchio”.<br />

Posta la diagnosi di rottura del<br />

menisco, mediante una accurata<br />

visita di uno specialista<br />

ortopedico e, se necessario,<br />

mediante una risonanza magnetica<br />

del ginocchio, puo’<br />

rivelarsi necessario il ricorso<br />

all’intervento in artroscopia. Ed<br />

ecco le novita: una riguardante<br />

l’anestesia e l’altra la vera e<br />

propria chirurgia.<br />

Per quanto riguarda la prima,<br />

non e’ piu’ necessario ricorre-<br />

Ti sei rotto il MENISCO?<br />

Si, ma l’ho appena SUTURATO!<br />

Dott. Fabio Sciarretta<br />

Chirurgo Ortopedico<br />

re, come si faceva un tempo,<br />

ad anestesie generali o spinali,<br />

ma e’ piu’ che sufficiente effettuare<br />

una anestesia locale che<br />

consente di “addormentare” la<br />

parte e quindi effettuare in tutta<br />

tranquillita’ l’intervento, magari,<br />

per i piu’ coraggiosi, continuando<br />

a chiacchierare con<br />

il chirurgo mentre sul monitor<br />

televisivo si vedono scorrere le<br />

immagini dell’interno del proprio<br />

ginocchio.<br />

Per quanto riguarda l’atto chirurgico,<br />

le novita’ si fanno ancor<br />

piu’ di rilievo. Un tempo, accertata<br />

la lesione, si provvedeva a<br />

rimuovere tutto il menisco danneggiato.<br />

Oggi, assolutamente<br />

non piu’. E, non ci si accontenta,<br />

neanche piu’ di rimuovere<br />

il solo pezzetto danneggiato.<br />

Infatti, gli specialisti piu’ esperti<br />

nella chirurgia artroscopica,<br />

oggigiorno vogliono riparare, in<br />

tutto e per tutto, le lesioni meniscali.<br />

E per far questo, sempre<br />

nei pochi minuti dell’artroscopia,<br />

provvedono a suturare<br />

le lesioni e reinserire nella loro<br />

sede originale le porzioni danneggiate<br />

del tessuto meniscale.<br />

Viene spontaneo gridare Evviva<br />

Evviva: l’articolazione danneggiata<br />

ritorna alla sua integrita’,<br />

si allontana lo spettro di dover<br />

smettere di praticare lo sport<br />

piu’ amato e si scongiura il ri-<br />

In un paese in cui tutti parlano o leggono<br />

di calcio, tutti oramai sanno che le<br />

le lesioni dei menischi si operano in<br />

artroscopia. Forse, pero’, alcuni non<br />

sanno che anche l’artroscopia chirurgica<br />

del ginocchio, decisamente il “ simbolo”<br />

delle tecniche chirurgiche mininvasive,<br />

continua a fare passi avanti e cosi’ anche<br />

la riparazione di quelle nobili strutture che<br />

ci consentono di sostenere i traumi alle<br />

ginocchia ha vissuto, nel corso degli<br />

anni, una vera e propria rivoluzione.<br />

schio di vedere l’articolazione colpita e distrutta<br />

dall’artrosi.<br />

Dimenticavo un dettaglio tutt’altro che trascurabile:<br />

concluso il “lavoretto” e terminato di vedere<br />

in sala operatoria il film “viaggio all’interno del<br />

mio ginocchio”, riprese le energie, ci si alza e si<br />

ritorna a casa sulle proprie gambe.<br />

12 13<br />

L’ORTOPEDICO


L’INTERVISTA<br />

I FONDI SANITARI<br />

INTEGRATIVI<br />

Il mondo dei Fondi Sanitari Integrativi attraversa un momento di<br />

fermento che, con tutta probabilità, vedrà il definitivo affermarsi di questo<br />

strumento prezioso per la tutela della salute dei lavoratori e delle loro<br />

famiglie. Michele Tiraboschi, professore di Diritto del Lavoro e<br />

consulente del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, è uno dei maggiori<br />

esperti italiani di questo argomento: SalutePiù ha avuto l’opportunità di<br />

intervistarlo per fare il punto con lui sullo stato dell’arte dei fondi integrativi.<br />

Professor Tiraboschi,<br />

ci permetta<br />

di approfittare<br />

del suo ruolo<br />

di accademico<br />

per chiederle di<br />

spiegarci il concetto di “bilateralità”<br />

nei contratti collettivi<br />

di lavoro e ripercorrere per<br />

noi le origini e l’evoluzione attuale<br />

di questo istituto.<br />

Gli enti bilaterali e il bilateralismo<br />

nascono in edilizia – grazie<br />

a una felice intuizione delle<br />

parti sociali, consapevoli dei<br />

vantaggi di una gestione condivisa<br />

delle criticità di un mercato<br />

del lavoro particolarmente<br />

instabile e frammentato – e<br />

si sono poi progressivamente<br />

estesi ad altri settori tra cui<br />

l’artigianato, il commercio, le<br />

professioni, il turismo e i servizi.<br />

E lo hanno fatto con una<br />

forza di innovazione e aggregazione<br />

talmente dirompente<br />

da farli diventare, in pochi<br />

anni, la vera frontiera della rinascita<br />

o, almeno, del profondo<br />

rinnovamento del sistema<br />

italiano di relazioni industriali.<br />

Tanto da indurre la Legge Biagi<br />

a collocarli espressamente<br />

nel sistema delle fonti del<br />

diritto del lavoro, quali «sedi<br />

privilegiate» per la regolazio-<br />

ne del mercato del lavoro (si<br />

veda l’articolo 2, comma 1,<br />

lett. h), del decreto legislativo<br />

n. 276/2003). Al fine di valorizzare<br />

queste importanti esperienze<br />

di governo e regolazione<br />

condivisa del mercato del<br />

lavoro, il Legislatore ha così<br />

assegnato agli enti bilaterali,<br />

nel corso del tempo, nuove<br />

e più estese competenze tra<br />

cui l’incontro tra domanda e<br />

offerta di lavoro, la formazione<br />

continua in azienda, la gestione<br />

mutualistica di fondi per<br />

l’integrazione del reddito nei<br />

settori non coperti dalla cassa<br />

integrazione, la certificazione<br />

dei contratti di lavoro, lo<br />

sviluppo di azioni inerenti la<br />

salute e la sicurezza sul lavoro<br />

e, con il collegato lavoro<br />

di recente approvazione,<br />

la gestione delle controversie<br />

in materia di lavoro. Non<br />

solo. Sempre maggiore, infatti,<br />

è la attenzione della<br />

contrattazione collettiva al<br />

sostegno dei servizi rivolti a<br />

incrementare la dotazione di<br />

forme di protezione sociale<br />

dei lavoratori, aspetto che<br />

ha poi consentito di sviluppare<br />

importanti enti bilaterali<br />

nazionali, molti dei quali dedicati<br />

proprio alla assistenza<br />

sanitaria integrativa.<br />

Certamente i fondi integrativi<br />

sanitari sono uno delle<br />

opportunità più importanti<br />

per i lavoratori: a che punto<br />

siamo nella loro diffusione<br />

e quali evoluzioni prevede<br />

nei prossimi anni?<br />

I fondi sanitari integrativi<br />

si stanno diffondendo nelle<br />

aziende e acquistano un<br />

ruolo importante sul terreno<br />

della contrattazione collettiva<br />

a livello nazionale e non solo<br />

decentrato. Il contratto degli<br />

alimentaristi, per esempio,<br />

prevede dal 1° gennaio <strong>2011</strong><br />

l’istituzione di un fondo sanitario<br />

integrativo, quello metalmeccanico<br />

un fondo di sostegno<br />

al reddito dal 2012 a<br />

favore di lavoratori che vi abbiano<br />

volontariamente aderito<br />

versando un euro al mese. Il<br />

contratto dei chimici impegna<br />

le parti a concordare un piano<br />

di politiche attive nell’assistenza<br />

sociale e nel welfare. Il<br />

<strong>2011</strong> è anche l’anno di avvio<br />

dei fondi per tutto il comparto<br />

degli artigiani. Ma anche<br />

gli altri settori conoscono ed<br />

applicano lo strumento, nata<br />

dalla contrattazione collettiva<br />

di primo livello, da Cadiprof<br />

nel settore degli studi professionali,<br />

a Fondest nel settore<br />

terziario, a Fontur nel turismo,<br />

al Fasdac per i dirigenti delle<br />

aziende commerciali. Tuttavia<br />

i dati dimostrano che solo il 22<br />

% della popolazione partecipa<br />

ad un fondo integrativo aziendale<br />

o paga una pensione privata.<br />

La previsione di tali fondi, che<br />

sono particolari forme di assistenza<br />

che garantiscono a chi<br />

li sottoscrive rimborsi e sussidi<br />

per le spese sanitarie sostenute<br />

per fare prevenzione,<br />

in caso di malattia o di infortunio<br />

(sia utilizzando il Servizio<br />

Sanitario Nazionale come<br />

anche centri sanitari privati),<br />

come detto, è in crescita ed<br />

anche a livello di regolamentazione<br />

ci sono delle novità.<br />

Nel 2009 il Ministero del Lavoro<br />

è intervenuto sull’assistenza<br />

sanitaria integrativa dando<br />

attuazione e compimento al<br />

DM 31 marzo 2008 (pubblicato<br />

sulla Gazzetta Ufficiale<br />

n. 12 del 16.01.2010, recante<br />

“Modifica al decreto 31 marzo<br />

2008, riguardante «Fondi<br />

sanitari integrativi del Servizio<br />

sanitario nazionale»). Il provvedimento<br />

interviene sulle regole<br />

di funzionamento di tutto<br />

il sistema dei fondi e stabilisce<br />

criteri e passaggi operativi per<br />

la realizzazione dell’anagrafe<br />

dei fondi sanitari integrativi (e<br />

delle casse, enti o società di<br />

mutuo soccorso, alla quale bisognava<br />

iscriversi entro<br />

l’aprile scorso) e impone agli<br />

stessi di destinare una quota<br />

minima delle loro risorse alla<br />

fornitura agli iscritti di prestazioni<br />

virtuose soprattutto nel<br />

settore socio-sanitario. Nel<br />

dettaglio sono infatti individuate<br />

le prestazioni vincolate,<br />

alle quali fondi sanitari, casse<br />

e società di mutuo soccorso<br />

con esclusivo fine assistenziale<br />

devono obbligatoriamente<br />

destinare il 20% delle risor-<br />

se impiegate complessivamente,<br />

per poter godere del<br />

trattamento fiscale agevolato<br />

previsto dal testo unico delle<br />

imposte sui redditi. La soglia<br />

indicata deve essere rispettata<br />

fin dalla gestione, relativa all’anno<br />

2010, per avere le agevolazioni<br />

previste a partire dal<br />

2012. Le prestazioni vincolate<br />

sono l’assistenza odontoiatrica,<br />

quella socio-sanitaria a<br />

persone non autosufficienti e<br />

quella finalizzata al recupero<br />

della salute di soggetti temporaneamente<br />

inabilitati da malattia<br />

o infortunio.<br />

In termini di sistema paese,<br />

che scenario dobbiamo<br />

attenderci: lo sviluppo<br />

dei fondi come influirà sull’evoluzione<br />

del Sistema<br />

Sanitario Nazionale?<br />

I FONDI SANITARI INTEGRATIVI<br />

Le forme integrative di assi-<br />

stenza sanitaria e socio-sani-<br />

14 15


I FONDI SANITARI INTEGRATIVI<br />

taria possono essere considerate<br />

una tappa per favorire il<br />

decollo dell’auspicato “secondo<br />

pilastro” del SSN e quindi<br />

come un sistema di supporto<br />

allo stesso che interviene con<br />

una gestione più appropriata e<br />

strutturata delle risorse private.<br />

Inoltre il sistema dei fondi<br />

integrativi in rapporto al SSN<br />

può rappresentare un utile<br />

strumento di raccordo per<br />

collegare due settori: quello<br />

sanitario da un lato, che eroga<br />

le prestazioni ambulatoriali,<br />

e quello socio-sanitario,<br />

dall’altro, che comprende la<br />

non autosufficienza e le disabilità,<br />

dove le risorse immesse<br />

dal sistema pubblico non solo<br />

sempre sufficienti.<br />

I fondi integrativi sono, in<br />

linea di massima, dedicati<br />

a supportare le esigenze di<br />

salute dei dipendenti delle<br />

aziende: in che misura potranno<br />

essere aperti ai loro<br />

familiari?<br />

L’apertura dei fondi ai familiari<br />

e alle esigenze di salute di<br />

questi ultimi non rappresenta<br />

una novità. Sistemi così<br />

strutturati sono già presenti<br />

nel panorama contrattuale<br />

italiano uno per tutti il Fondo<br />

di assistenza sanitaria integrativa<br />

Luxottica che prevede<br />

l’erogazione di prestazioni non<br />

solo per i dipendenti a tempo<br />

indeterminato, inclusi gli interinali<br />

ma anche per i loro familiari<br />

(coniuge o convivente<br />

more uxorio e figli). L’azienda<br />

copre le spese per prestazioni<br />

odontoiatriche, visite specialistiche,<br />

esami di alta diagnostica<br />

e grandi interventi.<br />

Ed al momento della pensione?<br />

Chi ne ha usufruito<br />

durante il lavoro attivo, in<br />

che misura potrà continuare<br />

a farlo da pensionato?<br />

In generale sono iscritti ai fondi<br />

lavoratori dipendenti in costanza<br />

di rapporto di lavoro,<br />

tuttavia non è escluso che gli<br />

statuti dei fondi stessi possano<br />

prevedere l’adesione volonta-<br />

ria da parte di lavoratori precedentemente<br />

iscritti diventati<br />

pensionati, così come quella<br />

di lavoratori che abbiano perso<br />

il diritto ad essere iscritti.<br />

In questi casi, però, sembra<br />

necessario il versamento dei<br />

relativi contributi.<br />

Per diversi anni è stato in<br />

dubbio se le aziende fossero<br />

obbligate o meno ad<br />

iscrivere i loro dipendenti<br />

ai fondi sanitari e versare<br />

il relativo contributo. Una<br />

recente circolare del Ministero<br />

del Lavoro chiarisce<br />

questo aspetto fondamentale.<br />

Ce ne può spiegare il<br />

senso e la portata che avrà<br />

per lo sviluppo del “sistema<br />

fondi”?<br />

L’imponente sistema bilaterale<br />

che è venuto a crearsi,<br />

rischiava tuttavia di diventare<br />

un gigante dai piedi d’argilla<br />

a causa della incertezza<br />

circa l’obbligatorietà o meno<br />

del contributo a sostegno<br />

degli enti bilaterali previsto<br />

dalla contrattazione collettiva<br />

di riferimento. L’approdo cui<br />

recentemente è giunto il Ministero<br />

del lavoro con la circolare<br />

n. 43/2010 è espressione<br />

dell’importanza accordata alle<br />

tutele offerte dal sistema della<br />

bilateralità. Si afferma infatti<br />

nella circolare che il datore di<br />

lavoro che non aderisce agli<br />

enti bilaterali deve comunque<br />

garantire ai propri dipendenti<br />

le prestazioni erogate dagli<br />

enti stessi. Le tutele offerte<br />

dalla bilateralità vanno dunque<br />

ricondotte alla parte economico/normativa<br />

del contratto<br />

collettivo, producendo efficacia<br />

diretta sul contenuto delle<br />

situazioni di diritto che regolano<br />

il rapporto individuale di<br />

lavoro tra l’impresa e ciascuno<br />

dei propri dipendenti. Tale<br />

soluzione pone fine alle incertezze<br />

che, sino a oggi, hanno<br />

caratterizzato la materia, riuscendo<br />

a contemperare le distinte<br />

esigenze dei lavoratori e<br />

dei datori di lavoro. Questi ultimi,<br />

infatti, pur rimanendo liberi<br />

di scegliere se aderire o meno<br />

al sistema della bilateralità,<br />

non potranno tuttavia privare i<br />

propri dipendenti di quegli elementi<br />

aggiuntivi di retribuzione<br />

che vengono configurati in termini<br />

di diritto dalla contrattazione<br />

collettiva. Il datore di lavoro<br />

che decida di non iscriversi agli<br />

enti bilaterali di riferimento non<br />

potrà però esimersi dall’erogare<br />

quello stesso servizio mediante<br />

il versamento direttamente al<br />

lavoratore (previa quantificazione<br />

in termini economici da<br />

parte del contratto collettivo) di<br />

una somma forfettaria (su base<br />

mensile e/o annuale) ovvero<br />

attraverso il riconoscimento di<br />

una prestazione equivalente.<br />

GFS<br />

D I Z I O N A R I O<br />

ENTE BILATERALE<br />

E “BILATERALISMO”<br />

Gli enti bilaterali sono organismi<br />

creati congiuntamente dalle<br />

parti che stipulano un contratto<br />

collettivo di lavoro (organizzazioni<br />

sindacali ed organizzazioni<br />

di rappresentanza dei datori di<br />

lavoro) con la finalità di erogare<br />

di comune accordo determinati<br />

servizi a favore dei lavoratori<br />

appartenenti al settore produttivo<br />

a cui si applica il contratto<br />

stesso.<br />

FONDO SANITARIO<br />

INTEGRATIVO<br />

E’ un ente bilaterale senza scopo<br />

di lucro il cui fine è quello di<br />

fornire ai suoi iscritti forme di<br />

assistenza sanitaria integrative<br />

a quanto offerto dal Sistema<br />

Sanitario Nazionale. Tale assistenza<br />

si esplica in diverse forme:<br />

sostenendo le spese che<br />

restano a carico dell’assistito<br />

qualora questo utilizzi i servizi<br />

del SSN, erogando all’iscritto<br />

prestazioni sanitarie attraverso<br />

strutture mediche convenzionate<br />

con il fondo sostenendo direttamente<br />

le spese connesse a<br />

tali prestazioni, erogando servizi<br />

di prevenzione sanitaria. I Fondi<br />

sono tipicamente istituiti dai<br />

contratti nazionali di lavoro dei<br />

diversi settori produttivi.<br />

16 17


IL CHIRURGO<br />

LE ERNIE ADDOMINALI<br />

Dott. Antonino Gatto<br />

Specialista in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso<br />

Specialista in urologia<br />

Specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva<br />

Primario chirurgo del presidio ospedaliero di Monterotondo<br />

della ASL RMG.<br />

Le ernie addominali solo delle protrusioni del contenuto<br />

della cavità addominale, prevalentemente<br />

anse intestinali, attraverso aree di debolezza, congenite<br />

od acquisite, della parete dell’addome.<br />

Si manifestano spesso<br />

a seguito di uno sforzo<br />

vigoroso, o di più sforzi<br />

ripetuti nel tempo, come<br />

tumefazioni della parete addominale<br />

associate ad una sintomatologia<br />

dolorosa localizzata nella<br />

sede di fuoriuscita dell’ernia dalla<br />

parete addominale.<br />

Negli uomini le più comuni ernie<br />

sono quelle della regione<br />

inguinale; si manifestano come<br />

tumefazioni localizzate subito al<br />

di sopra della piega cutanea inguinale,<br />

tra addome e coscia, ma<br />

si possono anche estendere verso<br />

il basso raggiungendo il sacco<br />

scrotale – ernie inguino-scrotali<br />

-.Lo sviluppo di questo tipo di ernie<br />

avviene all’interno di un canale<br />

muscolare della porzione inferiore<br />

della parete addominale anteriore<br />

– canale inguinale – che, nell’uomo,<br />

ha funzione di passaggio per<br />

i vasi arteriosi e venosi, ad origine<br />

nella cavità addominale, destinati<br />

ai testicoli e per i dotti deferenti<br />

che originano dai testicoli e sono<br />

diretti alle vescicole seminali.<br />

Distinguiamo piccole ernie, che<br />

si affacciano solo all’ingresso interno<br />

del canale inguinale dalla<br />

cavità addominale, – cosiddette<br />

punte d’ernia – vere e proprie<br />

ernie inguinali, che percorrono<br />

tutto il canale muscolare inguinale<br />

e si affacciano all’esterno attraverso<br />

l’orificio esterno del canale<br />

inguinale stesso.<br />

Nelle donne l’incidenza di ernie<br />

addominali è modesta e molto<br />

spesso si localizzano più in basso<br />

nella regione crurale fuoriuscendo<br />

dall’addome subito al di sotto del<br />

legamento inguinale. La sintomatologia<br />

dolorosa, che può essere<br />

anche molto intensa, è localizzata<br />

al di sotto della piega cutanea inguinale<br />

tra addome e coscia. Le<br />

ernie crurali si espandono, seppur<br />

con dimensioni ridotte e quasi<br />

mai con la comparsa di tumefazioni<br />

cutanee, verso la regione<br />

anteriore interna della coscia.<br />

La conseguenze più gravi di una<br />

ernia addominale sono l’intasamento<br />

del contenuto fecale<br />

delle anse intestinali contenute<br />

nell’ernia e lo strangolamento dei<br />

vasi venosi ed arteriosi destinati<br />

alle anse intestinali. Entrambi gli<br />

eventi conducono ad una vera<br />

emergenza indifferibile che può<br />

essere risolta solo attraverso un<br />

intervento chirurgico eseguito in<br />

urgenza – ernia strozzata -.<br />

Pertanto sarebbe auspicabile<br />

che le ernie addominali siano<br />

trattate chirurgicamente in regime<br />

Erniarepair<br />

programmato, possibilmente al<br />

loro esordio, e comunque sicuramente<br />

prima che si manifestino le<br />

temibili complicanze suddescritte.<br />

L’intervento chirurgico di ernioplastica<br />

viene oggi eseguito in regime<br />

di ricovero in Day Hospital<br />

e perlopiù con la sola anestesia<br />

locale. Il paziente rientra a casa<br />

la sera stessa dell’intervento, ha<br />

sintomi dolorosi pressoché inesistenti<br />

ed ha una convalescenza<br />

limitata a pochi giorni.<br />

Per il trattamento delle ernie inguinali<br />

si è dimostrata molto efficace<br />

l’adozione di reti, in polimero<br />

plastico biocompatibile, opportunamente<br />

sagomate. L’adozione<br />

di queste reti biocompatibili, che<br />

vengono progressivamente inglobate<br />

nei tessuti senza alcun disturbo<br />

per il paziente, consente<br />

di ottenere un’ottima solidità della<br />

riparazione della breccia attraverso<br />

cui si è sviluppata l’ernia,<br />

rendendo ormai rarissimi i casi<br />

di recidiva del’ernia medesima.<br />

In casi molto selezionati, ove ve<br />

ne siano le indicazioni cliniche,<br />

è anche possibile eseguire la riparazione<br />

dell’ernia dall’interno<br />

della cavità addominale con un<br />

intervento chirurgico eseguito<br />

in chirurgia mini invasiva laparoscopica.<br />

18 19


Castel di<br />

Tora<br />

La Sabina ha due gioielli incastonati nella sua terra: i laghi del Turano e del Salto.<br />

Nati per volere dell’uomo ottanta anni fa, vivono dello stesso respiro, collegati tra loro da un canale<br />

sotterraneo per bilanciarne i bacini ed assicurare continuità di produzione elettrica. Forse<br />

è proprio il fatto di essersi improvvisamente andati ad inserire in vallate che non erano loro a<br />

renderli particolari, a donar loro una natura quasi alpina, colori e luci futuriste fino alla tonalità<br />

dell’acciaio quando le nuvole scure del temporale filtrano e diffondono la luce solare. Forse<br />

il colpo d’occhio d’impatto di cui ambedue godono si sprigiona proprio dall’avere in un attimo<br />

condizionato e mutato la natura, il naturale fluire delle pendici di monti e colline e, soprattutto,<br />

lo scenario degli abitati umani.<br />

Il lago del Turano rende in modo<br />

immediato queste sensazioni con i<br />

tre borghi di Castel di Tora, Antuni e<br />

Colle di Tora a comporre una geometria<br />

perfetta con Antuni divenuto<br />

un’isola al centro del lago. La quinta<br />

che si apre arrivando al lago dalla<br />

provinciale che si diparte da Poggio<br />

Moiano è assolutamente memorabile<br />

con Castel di Tora e la sua rocca<br />

che svettano su un bastione di roccia<br />

a strapiombo sull’acqua.<br />

La storia<br />

Ripercorrerne con il dovuto dettaglio<br />

la storia richiederebbe spazi diversi<br />

da questi, ma bisogna subito dire<br />

che la valle del fiume Turano è stata<br />

abitata da sempre, come testimonia<br />

la memoria della antica città Sabina<br />

di Thora poi romana, la cui collocazione<br />

è ancora incerta ma di cui<br />

il “nostro” borgo ha ripreso il nome<br />

mutando, nel 1864, l’originario Castel<br />

Vecchio in Castel di Tora.<br />

Comunque Castrum Vetus e Castrum<br />

Antoni (Antuni) riemergono dai secoli<br />

bui per costituire – su due colli uno di<br />

fronte all’altro che chiudevano in una<br />

gola il fiume Turano – due castelli di<br />

controllo e difesa di quel territorio all’epoca<br />

delle invasioni saracene del<br />

IX e X secolo. La prima citazione nei<br />

documenti dell’Abbazia di Farfa (che<br />

dipone dell’archivio che conta quando<br />

si vuol datare qualcosa in Sabina)<br />

è del 1035 e nel 1092 fu proprio l’Abbazia<br />

ad entrarne in possesso come<br />

donazione dai Rusticelli - Guidonisci,<br />

insieme al monte Antuni, l’antico<br />

“Castrum Antoni”. Si susseguono<br />

gli eventi e Castel Vecchio è feudo<br />

prima dei Brancaleoni prima e dei<br />

Mareri poi. Va citato che proprio a<br />

Castel Vecchio si rifugia nell’agosto<br />

del 1268 Corradino di Svevia, ultimo<br />

degli Hohenstaufen a governare<br />

il Regno di Napoli e Sicilia prima di<br />

proseguire verso Vicovaro, nel vano<br />

tentativo di sottrarsi alla cattura da<br />

parte degli Angioini che si impadronirono<br />

del suo regno.<br />

Nel 1440 il feudo di Castelvecchio,<br />

che faceva a quel punto parte dello<br />

Stato Pontifico, passò agli Orsini<br />

sino al 1634 quando passò ai Borghese<br />

fino all’abolizione del sistema<br />

feudale nel 1806.<br />

20 21


Se il contesto paesaggistico è d’eccezione,<br />

il borgo non è da meno. La<br />

sua origine difensiva non può sfuggire<br />

al visitatore, sia per la torre poligonale<br />

(XI secolo) che sembra come<br />

emergere da una gigantesca formazione<br />

rocciosa che rappresenta<br />

essa stessa un formidabile bastione<br />

di difesa mentre due torrette di età<br />

più tarda (XV sec.), collocate nelle<br />

attuali via Turano e via Cenci, rivelano<br />

i resti della cinta muraria che<br />

proteggeva l’intero perimetro cittadino.<br />

Completamente restaurata è<br />

poi la Chiesa si San Giovanni Evangelista<br />

che recentissimi restauri ci<br />

Il borgo<br />

restituiscono perfetta sia nell’edificio<br />

che negli affreschi e nelle tele in<br />

essa conservati.<br />

A dare poi alla visita un senso una<br />

valenza quasi “didattica” è il prendere<br />

conoscenza della numerosità e<br />

della omogeneità degli interventi di<br />

recupero degli edifici privati (di cui<br />

parliamo più diffusamente nell’intervista<br />

con il Sindaco di Castel di<br />

Tora, Giovanni Orsini): una testimonianza<br />

preziosa di rispetto ed amore<br />

per la nostra storia bellissima a<br />

vedersi.<br />

Una festa da non perdere<br />

Purtroppo, quando questo numero<br />

di SalutePiù andrà in stampa, l’edizione<br />

<strong>2011</strong> del Polentone di Castel<br />

di Tora – che si tiene la prima domenica<br />

di Quaresima – sarà già passata<br />

ma vi farà venire l’acquolina in<br />

bocca e vi farà segnare la data per<br />

il 2012 sapere che si tratta di una<br />

imponente polenta cotta in un calderone<br />

sul fuoco di legna e condita<br />

con un sugo magro di baccalà, aringhe,<br />

tonno e alici.<br />

Fate però in tempo – l’ultima domenica<br />

di settembre – a recarvi a<br />

Castel di Tora per la Sagra degli<br />

Stringozzi … rimanendo in attesa<br />

del Polentone.<br />

Sindaco Orsini, quello<br />

che colpisce immediatamenteentrando<br />

nel borgo di<br />

Castel di Tora è non<br />

solo il recupero effettuato sugli<br />

spazi pubblici ma i numerosi recuperi<br />

realizzati sulle abitazioni<br />

private. Come è stato possibile<br />

coinvolgere in questo modo i<br />

proprietari?<br />

Vede, in realtà, alle volte anche<br />

con pochi mezzi si possono raggiungere<br />

risultati significativi se si<br />

riesce ad instaurare un processo<br />

virtuoso che mette insieme amministrazione<br />

pubblica e cittadini. Nel<br />

nostro caso, dagli anni novanta a<br />

tutt’oggi, il comune con fondi del<br />

proprio bilancio ha avviato un programma<br />

di incentivi a favore dei<br />

cittadini che intervengo sulle proprie<br />

abitazioni. Non si trattava di<br />

cifre gigantesche, per la precisione<br />

il contributo era di quattro milioni<br />

di lire per ciascun proprietario, ma<br />

tanto bastò a coinvolgere più di 50<br />

proprietari in attività di recupero<br />

degli immobili. Soprattutto, la concessione<br />

del contributo rese possibile<br />

ottenere quell’omogeneità di<br />

interventi che lei riscontra ancora<br />

adesso e, fatto ancor più importante,<br />

permise di stabilire un rapporto<br />

di fiducia tra uffici tecnici del<br />

Comune e proprietari: a tutt’oggi,<br />

quando qualcuno avvia i lavori sulla<br />

sua casa viene da noi, oltre che<br />

per i permessi, anche per consultarsi<br />

sulle soluzioni più idonee<br />

e più coerenti con l’impostazione<br />

Intervista<br />

al Sindaco<br />

Giovanni Orsini<br />

generale. In realtà in questo caso,<br />

sono i particolari che contano, che<br />

danno quel senso di armonia: la<br />

scelta dei coppi per i tetti, gli infissi<br />

in legno, i canali di gronda in rame,<br />

l’eliminazione dei bagni pensili, il rivestimento<br />

delle strutture portanti<br />

dei balconi e così via.<br />

E per quanto riguarda le<br />

aree pubbliche, come vi<br />

siete mossi?<br />

Il Comune si è mosso su due binari.<br />

Il primo, di natura più concettuale,<br />

a braccetto con la Soprintendenza,<br />

finalizzato ad impostare in modo<br />

corretto ed omogeneo nel tempo le<br />

attività di recupero. Il secondo, che<br />

è l’attuazione pratica del primo,<br />

finalizzato alla realizzazione degli<br />

interventi. Intanto con la risistemazione<br />

di tutte le pavimentazioni<br />

pubbliche, che ci ha permesso<br />

anche di portare sotto traccia le<br />

utenze. Poi con il recupero dei beni<br />

monumentali, quali la nostra Chie-<br />

IN SABINA<br />

22 23


IN SABINA<br />

sa Parrocchiale che abbiamo terminato<br />

nel 2008. E’infine recentissima<br />

la conclusione del restauro di<br />

due affreschi e di due tele custodite<br />

nella Chiesa grazie ai finanziamenti<br />

ottenuti dalla Fondazione Varrone.<br />

E per il futuro?<br />

Stiamo per dare il via ad un’ulteriore<br />

gruppo di recuperi dedicato<br />

alle facciate degli immobili più importanti<br />

del borgo. Il Comune ha<br />

reperito fondi per 345.000 euro<br />

con i quali effettueremo interventi<br />

rilevanti, tra cui il recupero delle<br />

facciate dei palazzi presenti nella<br />

piazza della Chiesa.<br />

Si tratta però anche di garantire<br />

che non succeda quello<br />

che purtroppo è successo ad<br />

altri borghi, bellissimi in sé<br />

ma circondati da costruzioni<br />

moderne che ne snaturano<br />

completamente le origini e li<br />

rendono, alla fine, molto poco<br />

attrattivi.<br />

Questo da noi non si preoccupi<br />

che non succederà. Intanto<br />

ci sono leggi nazionali<br />

e regionali sull’edilizia che<br />

noi facciamo rispettare. Poi<br />

abbiamo un piano regolatore<br />

approvato fin dal 1982<br />

e stiamo molto attenti alla<br />

sua applicazione: sappiamo<br />

troppo bene che il borgo<br />

è la nostra risorsa. Stiamo<br />

molto attenti anche all’ambiente<br />

circostante. Le faccio<br />

un esempio che è quello<br />

della gestione dei rifiuti ingombranti<br />

dove offriamo un<br />

servizio apposito proprio a<br />

garanzia del fatto che niente finisca<br />

buttato sulle sponde del lago.<br />

Un altro grande intervento<br />

è stato quello del recupero<br />

del Borgo di Antuni. Mi<br />

permetta di dire che, per un<br />

comune delle vostre dimensioni,<br />

è un risultato particolarmente<br />

importante.<br />

Certamente si è trattato di un risultato<br />

importante ma non solo dal<br />

punto di vista urbanistico perché<br />

ha avuto un profondo significato di<br />

impegno sociale. La storia, in breve,<br />

è che Antuni è appartenuto fino<br />

agli anni ’90 ai suoi ultimi feudatari,<br />

i principi Del Drago, che ne erano<br />

entrati in possesso in un’epoca in<br />

cui Castel di Tora e Antuni, separati<br />

dal fiume Turano, visto che la<br />

creazione del lago risale solo agli<br />

anni ’30, erano due realtà a se.<br />

Negli anni ’90 Antuni era ormai in<br />

condizioni assolutamente precarie<br />

ma erano anche ancora evidenti<br />

non solo la sua bellezza ma anche<br />

la potenzialità di ospitare comunità<br />

di dimensioni significative. Nacque<br />

cosi l’idea, insieme a Don Pierino<br />

Gelmini, di recuperare Antuni e costituirvi<br />

una comunità per la cura<br />

delle tossicodipendenze: reperimmo<br />

i fondi necessari anche dalla<br />

CEE e dai finanziamenti per il Giubileo<br />

e così riuscimmo a portare a<br />

termine quest’opera.<br />

Oggi però Antuni è vuota.<br />

Si, Don Pierino chiuse la comunità<br />

di Antuni perché negli anni si era via<br />

via ridotto il numero dei ragazzi da<br />

assistere e così gli immobili sono<br />

nuovamente nella disponibilità del<br />

comune che non sta però a guardare.<br />

Infatti, stiamo valutando con<br />

operatori del settore la possibilità<br />

di crearvi una struttura alberghiera<br />

importante ed esistono prospettive<br />

incoraggianti. Inoltre, sarà sede di<br />

un Museo Ambientale per la Riserva<br />

dei Monti Cervia e Navegna<br />

Albergo è sinonimo di turismo.<br />

Immagino che proprio<br />

il turismo sia la risorsa fondamentale<br />

di Castel di Tora.<br />

Come vanno le cose?<br />

Guardi, il turismo e Castel di Tora<br />

rappresentano una vicenda che<br />

parte da lontano. Negli anni ’30,<br />

quando sono stati realizzati i due<br />

laghi artificiali del Turano e del Salto,<br />

noi vivevamo di un’agricoltura di<br />

alta collina che oggi, probabilmente,<br />

non sarebbe più sostenibile e il<br />

nostro borgo sarebbe un ennesimo<br />

borgo fantasma. Poi arrivò il lago<br />

che, all’inizio, rappresentò un momento<br />

traumatico per la comunità<br />

castelvecchiese cambiando completamente<br />

la sua economia ma<br />

che oggi ha dimostrato di essere<br />

la sua salvezza. Noi siamo una comunità<br />

“invernale” di 250 persone<br />

che diventano 1.500 d’estate. Abbiamo<br />

un albergo, due agriturismi,<br />

un B&B, diversi ristoranti e un nutrito<br />

gruppo di pescatori e cacciatori<br />

che affittano le abitazioni del borgo<br />

come base per le loro escursioni.<br />

Da qualche tempo, si vedono acquisti<br />

di case da parte di persone<br />

che le utilizzano come case di vacanza,<br />

un fatto che ci da tranquillità<br />

per il futuro del borgo e per il prosieguo<br />

del suo recupero.<br />

Un’ultima domanda, Castel<br />

di Tora fa parte del Club dei<br />

Borghi più belli d’Italia. Che<br />

significato ha per voi e cosa vi<br />

porta?<br />

Mi lasci fare una battuta: quando<br />

lei è entrato in ufficio ha visto che<br />

stavo finendo di organizzare l’arrivo<br />

qui da noi di un pulman di turisti da<br />

Pistoia: quindi anche oggi il Club ci<br />

ha portato 50 visitatori ! Scherzi a<br />

parte, noi siamo tra i dodici comuni<br />

soci fondatori del Club ed il nostro<br />

Vice Sindaco è anche il VicePresidente<br />

del Club stesso. Si è trattato,<br />

e lo è ancora, di un percorso importante<br />

per noi: innanzitutto perché<br />

ci consente un contatto ed un<br />

confronto continuo con un gruppo<br />

di circa 200 comuni assolutamente<br />

simili a noi da ogni punto di vista.<br />

Poi, perché si tratta di una vetrina<br />

che ci permette di proporci ad un<br />

mondo di persone interessate ad<br />

un turismo storico-ambientale che<br />

trova nei borghi appartenenti al<br />

Club una destinazione ideale. Pensi<br />

che, dal punto di vista pratico,<br />

siamo il settimo comune in termini<br />

di click ricevuti sul portale del Club.<br />

Per finire, le dico anche che nel<br />

2008 siamo stati nominati Borgo<br />

dell’Anno: non ha notato la pergamena<br />

giusto davanti alla mia porta?<br />

GFS<br />

Cos’è un Centro di PMA?<br />

La sigla “PMA” significa Procreazione<br />

Medicalmente Assistita,<br />

anche detta Fecondazione<br />

Assistita, e si riferisce ad un settore<br />

medico specialistico che si<br />

occupa della diagnosi e della terapia<br />

delle coppie infertili, ossia<br />

delle coppie che hanno difficoltà<br />

ad ottenere una gravidanza, e<br />

quindi un figlio. La definizione<br />

anglosassone, Medicina della<br />

Riproduzione, meglio descrive<br />

l’ampio ambito di competenze<br />

necessarie in tale settore, pur<br />

essendo ultra-specialistico.<br />

Un centro di PMA è tale perché<br />

soddisfa i requisiti strutturali,<br />

strumentali e di esperienza professionale<br />

previsti dalla legge<br />

40/2004, specifica per questo<br />

settore. In Italia esistono un<br />

gran numero di centri di PMA<br />

(341 centri in base al censimento<br />

concluso a gennaio 2009) sia<br />

pubblici che privati. Si dividono<br />

in centri di I, II e III livello:<br />

la distinzione è relativa al tipo<br />

di tecnica di PMA utilizzata.<br />

I centri di I livello sono 142<br />

(41,6%) mentre i centri di II e III<br />

livello, considerati insieme, sono<br />

199 (58,4%). I centri di I livello<br />

utilizzano tecniche meno complesse<br />

e quasi esclusivamente<br />

l’inseminazione semplice (IUI<br />

- Intra-uterine-insemination, ossia<br />

inseminazione intrauterina).<br />

Questa consiste nell’inserimento<br />

nella cavità uterina, in fase<br />

ovulatoria, del liquido seminale,<br />

adeguatamente trattato, che<br />

può essere fresco o scongelato.<br />

I centri di II livello, invece,<br />

attuano, oltre all’inseminazione,<br />

CENTRI PMA<br />

procedure progressivamente<br />

più impegnative, complesse e<br />

invasive in base al tipo di infertilità,<br />

che prevedono la fecondazione<br />

all’esterno del corpo<br />

femminile (=in vitro) (FIVET,<br />

ICSI). I centri di III livello sono<br />

situati in cliniche dove possono<br />

eseguire, oltre alle precedenti<br />

tecniche, anche le tecniche<br />

che prevedono l’anestesia<br />

generale e la degenza (TESE,<br />

GIFT, TET,…)<br />

Quali garanzie offrono?<br />

Pur essendo impegnativo<br />

l’iter diagnostico e terapeutico,<br />

certamente l’ottenimento<br />

della gravidanza non è garantito!<br />

Ciò che invece è garantito<br />

è l’adeguatezza del centro<br />

ai requisiti previsti dalla legge<br />

40/2004, rispetto al proprio<br />

livello di tecniche eseguite, e<br />

la successiva autorizzazione.<br />

Questa legge definisce i requisiti<br />

locativi della struttura, la<br />

strumentazione in dotazione,<br />

le procedure diagnostiche e<br />

terapeutiche, oltre alla adeguata<br />

professionalità ed esperienza<br />

del personale operante<br />

nel centro. Inoltre, nel 2005, il<br />

Ministero della Salute ha delegato<br />

l’Istituto Superiore di Sanità<br />

alla istituzione e gestione<br />

del Registro Nazionale della<br />

Procreazione Medicalmente<br />

Assistita. Le principali finalità<br />

del Registro sono quelle di<br />

censire le strutture operanti sul<br />

territorio nazionale, raccogliere<br />

annualmente i dati relativi<br />

all’applicazione delle tecniche<br />

di PMA, predisporre una rela-<br />

zione annuale dei dati raccolti<br />

per il Ministro della Salute, oltre<br />

a promuovere informazione<br />

e prevenzione dal proprio sito<br />

internet.<br />

Perché recarcisi?<br />

Le coppie che desiderano un<br />

figlio che tarda ad arrivare,<br />

pur avendo rapporti liberi e<br />

completi da almeno 18 mesi,<br />

dovrebbero richiedere un consulto<br />

medico. Lo specialista<br />

in Medicina della Riproduzione<br />

è il referente più adeguato<br />

per inquadrare clinicamente<br />

la coppia infertile, impostando<br />

un programma diagnostico<br />

graduale ma funzionale ad<br />

identificare le cause dell’infertilità,<br />

in tempi relativamente<br />

brevi.<br />

IL GINECOLOGO<br />

Dott. ssa Manuela Steffè<br />

Responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente<br />

assistita di I livello presso il <strong>Laboratorio</strong> Clinico <strong>Nomentano</strong><br />

24 25


Dizionario<br />

•<br />

•<br />

•<br />

•<br />

•<br />

•<br />

•<br />

Come funziona?<br />

Durante il primo colloquio, la<br />

coppia conosce lo specialista<br />

in Medicina della Riproduzione,<br />

solitamente un ginecologo.<br />

Avendo portato in visione<br />

i risultati di tutte le analisi<br />

eseguite in passato (specie<br />

se relative a precedenti<br />

tentativi di PMA), il primo consulto<br />

approfondisce la storia<br />

medica individuale e familiare<br />

della coppia, gli stili di vita,<br />

ecc…Se necessario, si esegue<br />

una visita ed una ecografia,<br />

meglio se transvaginale,<br />

alla donna. Si propone quindi<br />

di completare gli esami diagnostici<br />

di base, qualora non<br />

siano già stati eseguiti. Se<br />

necessario, si consigliano dei<br />

consulti specialistici (endocrinologo,<br />

andrologo, senologo,<br />

diabetologo,…) finalizzati a<br />

definire meglio lo stato di salute<br />

generale e/o riproduttivo.<br />

Nelle visite successive, la coppia<br />

incontra sempre lo stesso<br />

specialista che, analizzando<br />

i risultati delle indagini richieste,<br />

potrà spiegare alla coppia<br />

FIVET (fertilization in vitro embryo transfer, fertilizzazione in<br />

vitro e trasferimento dell’embrione): la fecondazione avviene<br />

all’esterno del corpo femminile mettendo vicino l’ovocita e gli<br />

spermatozoi; l’embrione ottenuto (o gli embrioni per un massimo<br />

di due o tre) viene trasferito in utero.<br />

ICSI (intracytoplasmatic sperm injection, iniezione intracitoplasmatica<br />

dello spermatozoo): il singolo spermatozoo viene fatto<br />

penetrare direttamente nell’ovocita; l’embrione ottenuto (o gli<br />

embrioni per un massimo di due o tre) viene trasferito in utero.<br />

TESE (estrazione microchirurgica di spermatozoi dal testicolo):<br />

praticando una piccola incisione, si effettua una minuscola<br />

biopsia – spesso è multipla – di tessuto testicolare dal quale, in<br />

laboratorio, si liberano gli spermatozoi.<br />

MESA (aspirazione microchirugica di spermatozoi dall’epididimo):<br />

anche questa tecnica prevede una incisione chirurgica. Si<br />

punge poi, con una siringa, l’epididimo e si aspirano gli spermatozoi.<br />

PESA (prelievo per cutaneo di spermatozoi dal testicolo): senza<br />

alcuna incisione chirurgica, si punge il testicolo attraverso la pelle<br />

con una siringa e si “aspira” il tessuto testicolare.<br />

GIFT prevede il trasferimento di entrambi i gameti–ovocita e<br />

spermatozoo- non ancora uniti a formare un embrione,<br />

nelle tube di Falloppio, per via laparoscopica.<br />

ZIFT trasferimento nelle tube di zigoti (= ovociti fecondati da 1<br />

giorno) oppure di embrioni di più giorni (TET) ottenuti in vitro,<br />

per via transvaginale ecoguidata o isteroscopia.<br />

stessa le cause dell’infertilità<br />

che saranno emerse e illustrare<br />

le eventuali opzioni terapeutiche.<br />

Il medico, e spesso lo<br />

psicologo che collabora con<br />

il centro, accompagnano la<br />

coppia nel percorso di PMA,<br />

passo dopo passo. Conoscere<br />

la strada può aiutare a affrontare<br />

le difficoltà e a predisporsi<br />

all’impegno necessario<br />

con più serenità ed equilibrio.<br />

Inoltre, conoscere le procedure<br />

utilizzate con i relativi rischi<br />

e possibilità di successo,<br />

fa parte del processo di sviluppo<br />

dell’autonomia e della<br />

partecipazione consapevole<br />

della coppia su cui si fonda<br />

un rapporto medico-paziente<br />

trasparente ed etico. Nel caso<br />

della PMA che coinvolge la<br />

sfera più intima della persona,<br />

la fiducia umanamente<br />

e scientificamente fondata<br />

nel medico e nella struttura<br />

compensa il disagio che l’infertilità<br />

spesso induce ed è<br />

di per sé un elemento di potenziamento<br />

delle possibilità<br />

di successo.<br />

Tabella 1 -Totale dell’attività svolta nei centri di I e II-III livello<br />

nel 2007 ( sec Istituto Superiore di Sanità)<br />

Nr centri 342<br />

Nr di coppie trattate 55.437<br />

Nr di cicli terapia iniziati 75.280<br />

Nr di tecniche eseguite 63.065<br />

Nr di gravidanze 11.685<br />

% gravid per tecniche eseguite 18.5 %<br />

Tabella 2 : Inseminazioni intrauterine svolte nel 2007<br />

( sec Istituto Superiore di Sanità)<br />

Nr centri 275<br />

Nr di coppie trattate 18.972<br />

Nr di cicli terapia iniziati 31.551<br />

Nr di tecniche eseguite 28.582<br />

Nr di gravidanze 3.400<br />

% gravid per coppie trattate 17.9 %<br />

Tabella 3 : FIVET / ICSI svolte “a fresco” nel 2007<br />

( sec Istituto Superiore di Sanità)<br />

Nr centri aderenti all’indagine 181<br />

Nr di coppie trattate 33.169<br />

Nr di cicli terapia iniziati 40.026<br />

(22% FIVET e 78% ICSI)<br />

Nr di tecniche eseguite 30.780<br />

Nr di gravidanze 7.854<br />

% gravid per coppie trattate 25.5 %<br />

Fabrizio Sciarretta<br />

Borghi<br />

LE INTERVISTE<br />

Cosa può (o deve) fare l’ente “Provincia” per la salvaguardia e la valorizzazione dei<br />

nostri borghi storici e dell’ambiente naturale in cui essi si collocano?<br />

Come si integra con le altre amministrazioni (Comuni e Regione)<br />

che hanno in questo campo specifiche competenze?<br />

Quali iniziative “pratiche” stanno mettendo in campo le Provincie di Rieti e di Roma?<br />

Questo è il senso delle interviste che SalutePiù vi propone con due esponenti delle<br />

Provincie di Rieti e di Roma che, per conoscenza dei territori specifici e per<br />

competenze istituzionali, ci possono guidare nella comprensione di cosa hanno in<br />

cantiere le due provincie con competenza territoriale sulla Sabina Romana e Reatina.<br />

FRANCESCO PETROCCHI<br />

Onorevole Petrocchi, cosa fa la Provincia di Roma<br />

per salvaguardare e valorizzare i suoi borghi storici<br />

ed in particolare quelli della Sabina Romana?<br />

Purtroppo la Provincia, nonostante sia l’ente amministrativo<br />

più vicino al territorio, è anche quello che dispone<br />

di meno fondi. Così la realizzazione delle nostre idee si<br />

scontra con endemici problemi di cassa. Ciononostante,<br />

ci muoviamo in diverse direzioni: informazione turistica<br />

per promuovere le nostre località, interventi per il recupero<br />

dei centri urbani e una continua collaborazione con i<br />

comuni per promuovere iniziative specifiche.<br />

Iniziamo dalla prima, l’informazione turistica.<br />

Su questa dimensione ho presentato e portato a compimento<br />

un progetto specifico, “Promuoviamoci in<br />

Sabina”, che abbiamo condotto proprio come Presidenza<br />

del Consiglio Provinciale. L’idea è stata quella di<br />

mentanese, si è laureato in giurisprudenza nel 1997 e svolge da allora l’attività<br />

forense Nel corso dell’attività professionale ha curato controversie affidate da<br />

Amministrazioni<br />

Pubbliche, ed ha svolto consulenza, attività giudiziale e stragiudiziale per società<br />

private.<br />

Dal 1993 ad oggi ha ricoperto funzioni di consigliere, assessore e amministratore<br />

pubblico nel Comune di Mentana ed è attualmente Vicepresidente del Consiglio<br />

Provinciale di Roma.<br />

promuovere percorsi omogenei che collegassero tra loro<br />

i comuni della Sabina Romana (Fonte Nuova, Mentana,<br />

S.Angelo Romano, Palombara, Montorio, Monteflavio,<br />

Moricone, Nerola) offrendo al visitatore un suggerimento<br />

per visitarli tutti seguendo un filo ideale. Ad esempio,<br />

visitare i castelli ed i palazzi baronali che ornano questi<br />

borghi, si pensi a palazzo Borghese a Mentana, ed ai<br />

castelli degli Orsini a Nerola ed Sant’Angelo e così via.<br />

Oppure fare escursioni utilizzando i sentieri naturalistici.<br />

L’idea è di indurre il turista a non fermarsi solo in un posto<br />

ma di unire in un’unica visita più luoghi attraverso un<br />

percorso, appunto, omogeneo per contenuti. Abbiamo<br />

anche organizzato un percorso enogastronomico, nel<br />

quale alcuni ristoratori propongono un menù con i nostri<br />

piatti tradizionali sabini. I percorsi e tutte le informazioni<br />

necessarie – compresi orari e numeri di telefono necessari<br />

per accedere a monumenti spesso chiusi – sono resi<br />

disponibili in un CD che mi sembra anche particolarmente<br />

pregevole sul piano estetico.<br />

26 27


Su questa base lei stai anche cercando di creare<br />

una collaborazione più stretta tra i comuni della<br />

Sabina Romana, che poi è una delle direzioni che<br />

lei citava. Dico bene?<br />

Dice bene. Il 14 aprile riuniremo a Palombara tutti gli<br />

operatori del settore turismo dei comuni interessati al<br />

progetto insieme al Presidente della Commissione Turismo<br />

del Senato, Cesare Cursi, il Vicepresidente della<br />

Commissione Turismo del Comune di Roma ed il Presidente<br />

dell’ENIT. L’idea è di costituire un’associazione tra<br />

gli operatori per proporre un’offerta turistica importante,<br />

da rivolgere ai tantissimi turisti che ogni giorno visitano<br />

la Capitale: anche se una piccola parte di costoro<br />

passasse un solo giorno in Sabina, registreremmo una<br />

crescita esponenziale delle presenze ! Quello che come<br />

Provincia cerchiamo di fare è un’azione di facilitazione:<br />

creare l’opportunità per la quale gli operatori, ma anche<br />

le amministrazioni comunali, inizino ad operare insieme.<br />

GRECCIO<br />

E per quanto riguarda il recupero dei borghi storici<br />

in termini urbanistici?<br />

Anche qui, purtroppo, dobbiamo partire dalla esiguità dei<br />

fondi a disposizione della Provincia e, viceversa, dalla numerosità<br />

dei comuni della provincia di Roma, che sono 120. In<br />

ogni caso, quest’anno mettiamo a disposizione dei comuni<br />

per la valorizzazione dei nostri borghi storici 3.5 milioni di<br />

euro attraverso un apposito bando di gara. A questo vanno<br />

aggiunti gli accordi di programma che la Provincia sigla con i<br />

comuni per la realizzazione di opere specifiche. Questi fondi<br />

sono poi integrabili sia con fondi provenienti da altri enti, quali<br />

la Regione, sia con fondi privati. A questo proposito, quello<br />

che è assolutamente necessario fare, anche perché non costa<br />

nulla, è coordinare tra loro le misure di agevolazione offerte<br />

dai diversi enti territoriali in modo che i comuni possano<br />

costruire con facilità progetti più ampi avvalendosi di finanziamenti<br />

provenienti da più parti. Un primo passo sarebbe,<br />

semplicemente, far coincidere le date di scadenza dei bandi.<br />

Chi volesse disporre del CD “Promuoviamoci in<br />

Sabina”, può contattare il <strong>Laboratorio</strong> Clinico<br />

<strong>Nomentano</strong> (06 90625576) o le Terme di Cretone<br />

(0774 615100) per prenotare e passare a ritirare la<br />

sua copia.<br />

ASCREA<br />

TOFFIA<br />

TERMINILLO<br />

MICHELE BECCARINI<br />

Assessore Beccarini, cosa fa la Provincia di Rieti<br />

per salvaguardare e valorizzare i borghi storici reatini<br />

e sabini?<br />

Partiamo dal quadro politico-amministrativo generale.<br />

In questa legislatura, alla Provincia di Rieti, per la prima<br />

volta, sono state unificate in un unico assessorato le<br />

deleghe all’ambiente ed all’urbanistica con pieni poteri<br />

nell’approvazione dei piani regolatori comunali. Infatti, le<br />

normative nazionali hanno recentemente attribuito alle<br />

Provincie la competenza sia dell’approvazione dei piani<br />

regolatori comunali sia dei relativi regolamenti dove, nel<br />

dettaglio, si stabiliscono i dettagli realizzativi, ad esempio<br />

le caratteristiche delle facciate o le modalità di realizzazione<br />

delle soluzioni per il risparmio energetico. Il primo<br />

obiettivo di un piano regolatore di un comune che dispone<br />

di un centro storico di pregio deve essere quello<br />

di circoscriverlo e garantire al suo interno e nelle aree<br />

che lo circondano il mantenimento di condizioni di tutela<br />

perché il mantenimento del paesaggio e dell’ambiente<br />

circostante è vitale per salvaguardare anche la bellezza<br />

del centro storico.<br />

Quindi la Provincia ha, anzitutto, un ruolo normativo<br />

che permette di prevenire gli abusi ed indirizzare<br />

gli interventi edilizi e di ripristino nella direzione<br />

più opportuna?<br />

Si, ma il tema va oltre la pura attività edilizia. Il Piano Regolatore<br />

si deve occupare ad esempio di evitare strade<br />

d’accesso che deturpino il paesaggio o rechino danni<br />

all’ambiente oppure nell’individuare soluzioni che consentano<br />

di posizionare fuori da un borgo quelle attività<br />

produttive, chiamiamole “inquinanti”, che mal si addicono<br />

ad un borgo storico, posizionandole in apposite zone<br />

artigianali che però siano a basso impatto e non realizzate<br />

a ridosso della parte storica. Il punto è che il reatino<br />

conserva ancora oggi un ambiente incontaminato, basti<br />

pensare che il 75% del territorio della provincia è ancora<br />

coperto da boschi. Siamo il bacino idro-potabile più<br />

grande d’Europa. Dunque, bisogna progettare e realizzare<br />

interventi con la precisione del chirurgo perché è il<br />

borgo all’interno del bosco ad essere bello non quello<br />

circondato da interventi urbanistici sbagliati.<br />

Michele Beccarini, reatino, si è laureato in architettura nel 1997 e svolge da allora<br />

attività libero professionale nel campo della Progettazione e Direzione lavori per<br />

importanti opere pubbliche e private, nell’ambito della riqualificazione ambientale<br />

e ristrutturazione dei borghi storici.<br />

Dal 2008 al 2010 è stato Vice Segretario Regionale dell’UDC e, a partire dal 2009,<br />

è Assessore alle Politiche Ambientali ed Urbanistiche della Provincia di Rieti .<br />

In termini operativi quali attività stanno maturando<br />

in questo suo primo anno di mandato?<br />

Devo dire, anzitutto, che sto passando questo primo periodo<br />

del mio mandato girando quasi ogni giorno per il<br />

territorio della provincia, che credevo di conoscere mentre,<br />

invece, scopro tesori ed opportunità sempre nuovi<br />

e, spesso, eccezionali. Parlando di operatività, stiamo<br />

preparando un regolamento edilizio tipo che potrà essere<br />

adottato dai comuni: l’obiettivo è quello di incoraggiare<br />

un’uniformità di approcci che aiuti l’omogeneità delle soluzioni<br />

presenti sul territorio, in primo luogo quelle relative<br />

al recupero dei borghi storici. Dal punto di vista dei piani<br />

regolatori, abbiamo in corso di approvazione quelli di Casperia,<br />

Forano, Montebuono.<br />

E per quanto riguarda la Sabina?<br />

Come ho appena detto la bellezza del borgo storico sabino<br />

o reatino in generale sta non solo in se ma nel rapporto<br />

che esso ha con l’ambiente naturale che lo circonda. In<br />

realtà, dal punto di vista del turismo, è proprio questo che<br />

dobbiamo offrire: un contesto generale di bellezza incontaminata.<br />

Dobbiamo cioè essere capaci di proporre situazioni<br />

in cui il visitatore possa fruire di un rapporto complessivo<br />

con il territorio non limitato al solo contesto urbano anche<br />

se di pregio. Con questa filosofia sto approcciando la realizzazione<br />

di un progetto che riguarderà il fiume Farfa che è<br />

l’asse portante di un’area non solo di grandissima rilevanza<br />

storica ma anche un unicum in termini ambientali per<br />

caratteristiche specifiche del fiume, che è unico per la sua<br />

caratteristica di essere contornato da un sistema di vegetazione<br />

a grotta, e per l’elevata biodiversità del suo bacino.<br />

Il progetto su cui stiamo lavorando è quello di sottoporre<br />

a tutela l’intera area e creare un percorso di fruizione integrato<br />

che coinvolga non solo l’Abbazia ed i borghi ma<br />

anche le risorse naturali, i siti archeologici e tutto ciò che<br />

in quell’ambito possa essere di interesse per il visitatore.<br />

28 29


NELLA SOCIETÀ DELL’IMMAGINE CONTINUAMENTE INSEGUITI DA SPOT PATINATI<br />

Una bellezza che non sia solo esteriore.<br />

Ma anche e soprattutto interiore<br />

Cura del corpo. Ma non solo.<br />

Con i mass-media che rilanciano in continuazione immagini patinate<br />

di avvenenti donne e uomini affascinanti.<br />

E’ un “modello fisico” riproposto<br />

all’infinito. Che<br />

s’impone, con indubbia<br />

potenza comunicativa e seduttiva,<br />

all’attenzione della massa.<br />

E che condiziona, giocoforza,<br />

le scelte di vita di molti. Nel<br />

bene e nel male, dipende da<br />

come la si pensa. Potenza del<br />

tubo catodico e di tutto l’ambaradan<br />

di cui dispone la galassia<br />

mediatica. L’attenzione per il<br />

proprio corpo, nel tempo, però,<br />

si è rivestita di ulteriori e raffinati<br />

significati. Rappresenta,<br />

secondo molti, un passaggio<br />

imprescindibile per raggiungere<br />

il benessere generale dell’individuo.<br />

Inteso, ovviamente,<br />

a livello psicologico e fisico. E<br />

scusate se è poco. Raggiungere<br />

il peso-forma è un traguardo<br />

che i più si pongono. La lancetta<br />

della bilancia incute rispetto.<br />

Ti aspetta al varco ogni mattina.<br />

Guai a chi sgarra. Prodotti<br />

dai nomi e dalle confezioni intriganti<br />

fanno capolino dagli scaffali<br />

degli showroom, spot avvincenti<br />

e pubblicità sulla carta<br />

Carlo Argeni<br />

stampata non danno tregua a<br />

chi ha qualche chiletto di troppo.<br />

Oppure, ad andare proprio<br />

a cavillare, qualche problemino<br />

qua e là. Come se già questo<br />

non bastasse, tutti i messaggi<br />

che ci raggiungono ci invitano<br />

a diete equilibrate e a non poltrire<br />

nel salotto di casa. Bisogna<br />

armarsi di tanta pazienza<br />

e, magari dopo un’estenuante<br />

giornata di lavoro, attrezzarsi di<br />

borsone, e annessi e connessi,<br />

per una salutare sudata in palestra.<br />

Che diamine, un pò di<br />

moto è quello che ci vuole per<br />

smaltire le fatiche quotidiane.<br />

Una beauty-farm sarebbe il top<br />

per parecchi. Con, ad attenderci,<br />

un bel contorno di creme,<br />

deodoranti, oli profumati, sauna<br />

e candele profumate. Il must<br />

rimane, a sentire i soliti bene informati,<br />

quell’abbronzatura che<br />

pare non volere proprio andare<br />

via. Quella perenne tintarella<br />

suscita l’invidia dei “visi pallidi”.<br />

D’altronde, l’evoluzione scientifica<br />

dei prodotti cosmetici ha<br />

fatto passi da gigante. Complice,<br />

ovviamente, lo sviluppo tecnologico<br />

e una mirata attività di<br />

ricerca. In soldoni questo significa<br />

la possibilità, per chi vuole,<br />

di migliorarsi. Oppure, semplicemente,<br />

di sentirsi più bello.<br />

Quasi che questo rappresentasse,<br />

per alcuni, una sorta di<br />

riscatto sociale. O un modo<br />

per salire in passerella in quello<br />

che è il quotidiano teatrino della<br />

vita. Ognuno è libero di vederla<br />

e pensarla come vuole. Le nostre<br />

sono riflessioni in libertà.<br />

Lasciano, pertanto, il tempo<br />

che trovano. Sia ben chiaro:<br />

ognuno è padrone di avere più<br />

o meno cura del proprio corpo.<br />

Un fisico più o meno scattante.<br />

E’ una sua personalissima<br />

scelta. Rispettabilissima. Sempre<br />

e comunque.<br />

30 31

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