13.06.2013 Views

Gennaio-Aprile '99 - Ex-Alunni dell'Antonianum

Gennaio-Aprile '99 - Ex-Alunni dell'Antonianum

Gennaio-Aprile '99 - Ex-Alunni dell'Antonianum

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

o o.<br />

antonianum<br />

Rivista degli ex <strong>Alunni</strong> del Collegio Universitario e del Centro Giovanile<br />

IN QUESTO NUMERO:<br />

Vedere credere:<br />

la Pasqua dei discepoli<br />

di A. Burlini Calapaj<br />

Eli, eli, lamma sabactani?<br />

di R. Pietrogrande<br />

Verso il terzo millennio<br />

col libro dell'Apocalisse<br />

di Mons. G. Ravasi<br />

MILLE E NON PIÙ MILLE<br />

Corso di cultura<br />

religiosa 1999<br />

di M. Ciman e M. Rea<br />

Scout Padova 7°<br />

Buon lavoro!<br />

di M. Perin<br />

1/99 <strong>Gennaio</strong> - <strong>Aprile</strong>


ai nianum<br />

Comitato di Redazione<br />

A. Burlini Calapaj<br />

L. De Biasio<br />

P. Lion<br />

M. Perin<br />

R. Pietrogrande<br />

V. Zaccaria<br />

Direttore responsabile<br />

P. Antonio Covi S.J.<br />

Assistente degli ex-alunni<br />

P. Ciman S.J.<br />

Tei. 049/8768873 - Celi. 0368/38031 1 5<br />

Segreteria ex-alunni<br />

Tei. 049/8768847 - Fax. 049/8753092<br />

Portineria Antonianum<br />

Tei. 049/876871 1 - Fax: 049/254962<br />

Autorizz. con decreto 8 febbraio<br />

1965 n. 26 del tribunale di Padova<br />

Stampa: Mediagraf - Noventa Pad. - Padova<br />

In copertina:<br />

Collinetta degli Scouts<br />

1<br />

-«N<br />

^"^•SSifcN ""


"15 giorni, 12 aerei, 40.000 Km." questo<br />

in poche parole il sunto del meraviglioso<br />

"religiosus tour" compiuto da<br />

Padre Giman con 20 Amici. Hanno trasvolato<br />

l'Atlantico, tutto il Brasile, l'Amazzonia,<br />

le famose foreste, il rio delle<br />

Amazzoni largo alla foce ben 200 Km.,<br />

le cascate di Jguassù, la capitale Brasilia,<br />

Manaus e Belem, ed il gran finale di<br />

fronte all'imponente statua del Redentore<br />

a Rio de Janeiro, alta 38 mt. che<br />

con le sue braccia tese sembra voglia<br />

abbracciare tutti gli uomini del mondo<br />

in un caldo affettuoso amplesso d'amore.<br />

In aereo, in autobus sono stati fatti<br />

migliaia di km. e poi in barca i<br />

partecipanti hanno pescato i pirana,<br />

inseguiti dai coccodrilli ed<br />

infine hanno parlato con gli indios.<br />

E stato un interessante viaggio<br />

attraverso un paese grande 26 volte<br />

l'Italia, un paese di 160 milioni<br />

di abitanti, un paese enorme ma<br />

pieno di grossi problemi, anche per<br />

la sopravvivenza; basta pensare le<br />

favelas, la fame, la miseria, le paghe<br />

medie di 100 dollari al mese<br />

meno le tasse e la grande disoccupazione,<br />

i grandi problemi dell'inflazione,<br />

poi abbattutasi con<br />

violenza alla metà di gennaio.<br />

Ma si è potuto notare il grande<br />

spirito cristiano che aleggia in<br />

quel popolo, assistendo ad alcune<br />

S. Messe, dove tutti partecipano<br />

in forma completa con preghiere,<br />

canti ed inni, con vero entusiasmo<br />

anche se in forma forse primitiva,<br />

agitando ritmicamente i fogli dattiloscritti<br />

con le preghiere.<br />

In complesso tutto si è svolto •<br />

in forma positiva e le eventuali piccole<br />

pecche sono da ricercare solo nella<br />

lunghe/za, nella stanchezza per l'enormità<br />

dei luoghi visitati.<br />

La Varig, linea di bandiera brasiliana,<br />

ha comunque brillato, superando<br />

alla grande le altre linee aeree mondiali,<br />

per i cronici ritardi di ore, per cui i partecipanti<br />

hanno vissuto molto tempo nei<br />

vari aeroporti in attesa di aerei che arrivavano<br />

e ripartivano sempre con tempi<br />

indefiniti e fuori orario.<br />

Il gruppo di partecipanti era simpatico<br />

ed eterogeneo, padri, contesse, avvocati,<br />

commercialisti, medici, liberi pro-<br />

fessionisti, agricoltori, dirigenti, amabili<br />

donzelle e latin lover.<br />

Anche la non sempre facile convivenza<br />

ha trovato una soluzione ai vari<br />

problemi con la reciproca cortesia e familiarità,<br />

in uno spirito di vera cordialità<br />

e comprensione.<br />

Con il susseguirsi delle S. Messe e<br />

delle Ore di Adorazione, si è poi trovato<br />

anche il tempo per vedere le Scuole<br />

di Samba ed i balli tipici degli indios<br />

e dell'Amazzonia, oltre ai meravigliosi<br />

costumi del Carnevale di Rio, indossati<br />

da splendide fanciulle. Chi però si<br />

aspettava di vedere moltitudini di bellezze<br />

brasiliane nelle strade in realtà<br />

è rimasto un po' deluso, in quanto<br />

le ha potute ammirare solo negli<br />

spettacoli.<br />

Certamente insolito il Natale<br />

a 33 gradi a Salvador anche se<br />

con addobbi e presepi, ma senza<br />

il freddo e la neve, e soprattutto<br />

senza tortellini, zampone<br />

e lenticchie ed il nostro amato<br />

panettone con la mostarda.<br />

La notte di Capodanno poi tutti<br />

i 20 partecipanti assistendo alla<br />

S. Messa hanno cantato in latino<br />

il "Te Deum", di fronte ad<br />

una chiesa gremita di fedeli brasiliani<br />

zitti ed attoniti.<br />

Veramente simpatici ed interessanti<br />

gli incontri con il fratello<br />

di Padre Ciman, P. Luciano, a Belem,<br />

vero artefice della vita missionaria<br />

in Brasile, attivissimo interprete<br />

del detto evangelico " andate<br />

ed evangelizzate le genti".<br />

Dott. Antonio Bòtner Bicecco


Dico subito che, nel complesso,<br />

è stato un interessante e bel viaggio<br />

cultural-religioso, del tipo<br />

di viaggi al quale gli ex <strong>Alunni</strong><br />

<strong>dell'Antonianum</strong> sono ormai abituati.<br />

Secondo il mio gusto un po' troppo breve.<br />

Per la buona riuscita di ogni viaggio<br />

è fondamentale la qualità e l'affiatamento<br />

dei singoli partecipanti. Il nostro<br />

gruppo, anche se piuttosto numeroso<br />

(una trentina di persone), era costituito<br />

da individui educati, puntuali, simpatici<br />

ed allegri. D'altra parte non poteva<br />

che essere così provenendo tutti<br />

noi dallo stesso ceppo di alunni dei Gesuiti.<br />

Ottima l'organizzazione, detto senza<br />

piaggeria, per la quale dobbiamo essere<br />

grati a due pilastri: alla Signora Marisa<br />

Bresquar che, ormai, anche il Prete<br />

dall'altare chiama semplicemente<br />

Marisa. L'altro pilastro l'instancabile e<br />

vulcanico Padre Mario Ciman.All'arrivo<br />

abbiamo potuto ammirare, in lungo<br />

ed in largo, per due ore, l'aeroporto di<br />

Lisbona: una coppia del nostro gruppo,<br />

peraltro molto simpatica, si era fatta fregare<br />

dalla macchinetta cambia valute,<br />

centomila lire. Se non ci fosse stata Marisa<br />

a recuperare la favolosa somma, credo<br />

saremmo ancora là a bivaccare.<br />

La sera stessa dell'arrivo, nel corso<br />

di un giro della città grazie alla sapiente<br />

illustrazione dell'amico architetto<br />

Antonio Zambusi, abbiamo potuto godere<br />

il monumento più importante di<br />

Lisbona: il Mosteiro dos Jeronimos de<br />

Belém. Fondato nel 1502 da Re Manucl<br />

I, è uno dei capolavori dell'arte manuelina.<br />

L'amico Zambusi ci ha spiegato<br />

che questa arte è l'esito finale del gotico<br />

portoghese, una felice evoluzione del<br />

gotico fiorito. Abbiamo potuto documentarci<br />

di tale evoluzione, dal romanico<br />

al manuelino, due giorni dopo,<br />

con la visita degli stupendi monasteri<br />

di Alcobaga e di Batalha.<br />

La felice illuminazione notturna<br />

metteva in particolare risalto, con i<br />

chiaroscuri e l'esaltazione dei giucchi<br />

di ombre e luci, le splendide strutture<br />

architettoniche. Senz'altro ho apprezzato<br />

di più questo monumento la notte<br />

che non l'indomani mattina, quando<br />

l'abbiamo rivisto sotto la guida, di<br />

una giovane e brava signora, tale Alessandra<br />

(è stato per l'illumuiazione o perché<br />

il nostro Zambusi è "il Migliore"?).<br />

Abbiamo potuto così ammirare i<br />

portali, con la ricca ornamentazione di<br />

pinnacoli, statue e grappoli di fiori e frutta<br />

tanto che non chiamavamo questo<br />

stile "manuelino" ma "mandolino" o "man-<br />

atima<br />

darino". Speravamo che Zambusi desse<br />

in escandescenze ma lui è spiritoso<br />

e non è mai caduto nella trappola.<br />

Proseguendo la visito diurna della città<br />

siamo arrivati in riva al Tago, che sbocca<br />

nel mare 20 km più ad ovest, e che,<br />

a Lisbona si allarga quasi a formare un<br />

lago interno, scavalcato da un elegante<br />

ponte intitolato al 25 de Abril 1974<br />

(incruento colpo di stato: detto anche<br />

"rivoluzione dei garofani") della lunghezza<br />

di più di 2 km, con campata centrale<br />

di circa 1 km.<br />

Nel fiume, vicino alla riva, la elegante<br />

Torre di Belém (1515) voluta da re Manuel<br />

1, in stile manuelino, con decorazioni,<br />

però, di carattere moresco.<br />

Non posso dire che la Cattedrale mi<br />

sia piaciuta. Con la facciata ornata da<br />

due Torri piuttosto tozze. La ricordo solo<br />

perché, vicino ad essa, c'è la chiesa<br />

di Santo Antonio da Sé, particolarmente<br />

cara a noi padovani perché costruita<br />

dov'era la casa ove, nel 1 195,<br />

nacque il Santo. Per una ripida e breve<br />

scala si scende ad una cappellina corrispondente<br />

alla stanza ove, secondo la<br />

tradizione, Antonio sarebbe nato.<br />

Parte in pullman e parte a piedi abbiamo<br />

effettuato un giro della città: fra<br />

le due piazze principali; quella del Bassio<br />

c quella do Comércio, si estende l'a-


nimato quartiere della Baixa,<br />

pieno di negozi, uno accanto<br />

all'altro, con articoli di<br />

ogni tipo, ma soprattutto boutique<br />

di scarpe e di abbigliamento.<br />

La mercé esposta, pur<br />

elegante, non tiene il confronto<br />

con la nostra moda<br />

italiana.<br />

Non ero mai stato a Lisbona<br />

e vi ero giunto prevenuto, in<br />

senso negativo, per i commenti<br />

di alcuni amici. Invece<br />

l'ho trovata una bella città.<br />

Oltre ai monumenti, peraltro<br />

non numerosi, dei quali ho<br />

ricordato i più importanti e<br />

la Baixa, appare, nel suo insieme<br />

una città ricca, con<br />

viali eleganti, molti dei quali<br />

alberati, con aiuole molto<br />

ben curate, piena di vita, dall'aspetto<br />

festoso.<br />

Mi ricorda un poco Madrid.<br />

Sabato 17 ottobre siamo<br />

partiti per Fatima. Percorsi un<br />

centinaio di chilometri a nord<br />

di Lisbona, attraverso una<br />

bella campagna ondulata e ricca<br />

di vigneti e, soprattutto, di<br />

frutteti, come prima tappa<br />

abbiamo raggiunto Alcobaca.<br />

Di fronte alla chiesa un vasto<br />

piazzale, a mo' di giardino.<br />

Fra le aiuole, numerose<br />

auto d'epoca, ordinatamente<br />

allineate, non so se per<br />

una esposizione o per una<br />

gara. La facciata della chiesa<br />

non è un gran che: due torri campanarie<br />

ai lati; al centro un rosone ed<br />

un modesto portale, entrambi gotici. L'interno<br />

è invece maestoso, con pilastri<br />

alti e slanciati: unica nota stonata l'illuminazione<br />

con squallidi tubi al neon<br />

appesi all'alto soffitto. Molto interessanti<br />

i bràcci del transetto. In quello destro<br />

il sarcofago di re Pedro I, a sinistra<br />

quello di Dona Inés de Castro. Assai simili,<br />

finemente scolpiti ad altorilievo;<br />

quella dei re con scene del suo protettore<br />

(S. Bartolomeo); quella della de<br />

Castro con scene dalla vita di Cristo.<br />

Qui ci venne raccontata la storia di<br />

questi regali amanti che ha tutto il sapore<br />

di essere veritiera.<br />

Pedro, principe ereditario di re Alfonso<br />

IV e sposo di Costanza di Castiglia,<br />

diventa l'amante di Inés de Castro, dama<br />

di compagnia, spagnola, di sua moglie.<br />

Venutasi a conoscere la tresca,<br />

Inés fu rispedita in Spagna, ma venne<br />

richiamata in Portogallo da Pedro quando<br />

la legittima sposa, Costanza, morì<br />

di parto. Dopo alcuni anni, però, Inés,<br />

che nel frattempo aveva dato tre figli a<br />

Pedro, per evitare intrighi politici con<br />

gli spagnoli, venne uccisa da sicari di<br />

Alfonso IV<br />

Quando anche Alfonso morì e Pedro<br />

divenne re, fece assassinare i sicari<br />

di Inés, dichiarò che si erano sposati<br />

segretamente e volle essere sepolto<br />

accanto a lei. Lo accontentarono solo<br />

in parte e posero i due sarcofagi non<br />

uno accanto all'altro, ma uno nel transetto<br />

destro e l'altro in quello sinistro.<br />

Molto bello il chiostro, a due piani,<br />

con bifore poggianti su colonne. Originale<br />

l'amplissima cucina con, al centro,<br />

una enorme cappa del camino alta<br />

una dozzina di metri, fino al soffitto.<br />

In fondo alla cucina una lunghissima<br />

vasca per l'acqua (ora non attiva)<br />

che sgorgava dal vicino fiume, il fruscio<br />

delle cui acque si ode tuttora distintamente<br />

al di là dei muro. Tutte le pareti<br />

della cucina, la vasca e la cappa sono<br />

ricoperte di lucenti piastrelle di<br />

maiolica di color grigio verdino.<br />

A pochi chilometri da Alcobaga si<br />

...Nella via Crucis di Fatima.<br />

erge una delle più belle opere<br />

architettoniche che io abbia<br />

visto in Portogallo. Il monastero<br />

di Santa Maria da<br />

Vittoria di Batalha. Assai interessante<br />

la sua storia. Poco<br />

lontano si svolse, nel 1385,<br />

una grande battaglia (ecco il<br />

nome di Batalha) fra i portoghesi<br />

di re Joao 1 d'Avis e<br />

l'invasore spagnolo D. Juan<br />

1 di Castiglia. La vittoria dei<br />

portoghesi ne determinò l'indipendenza<br />

nazionale.<br />

La costruzione del monastero,<br />

iniziato nel 1388,<br />

come ex voto dal d'Avis, terminò<br />

nel periodo manuelino<br />

più di cento anni dopo. La<br />

facciata della chiesa è molto<br />

originale, con un ampio portale<br />

riccamente scolpito, sormontato<br />

da un finestrone gotico.<br />

La sommità della facciata<br />

è ricamata da pinnacoli alcuni<br />

più grandi altri più sottili<br />

ed elegantemente intrecciati<br />

a mo' di griglia.<br />

L'interno è maestoso, con<br />

pilastri che ricordano tronchi<br />

d'albero legati a fascio e<br />

che lo dividonp in tre navate.<br />

Dalla chiesa si accede allo<br />

stupendo chiostro reale, con<br />

arcate sormontate da leggeri<br />

trafori, veri merletti di pietra.<br />

Sul chiostro si apre una cappella,<br />

nella quale sono sepolti i militi ignoti<br />

della prima guerra mondiale.<br />

Prolungano l'abside della chiesa,<br />

senza comunicare con essa, le capelas<br />

imperfeitas (cappelle incompiute). Si tratta<br />

di una decina di cappelle, finemente<br />

decorate che attorniano una cappella<br />

centrale senza copertura, col ciclo come<br />

tetto. Non credo che siano rimaste<br />

incompiute per mancanza di danaro,<br />

perché il Portogallo stava passando un<br />

periodo assai florido e le stesse cappelle<br />

sono finemente e riccamente lavorate,<br />

per cui dò per buono il racconto della<br />

guida Alessandra: la cupola della cappella,<br />

se terminata, sarebbe risultata più<br />

alta della navata centrale della chiesa,<br />

cosa inaccettabile per la gerarchla ecclesiastica<br />

del tempo.<br />

E' un fatto che, appunto perché<br />

incompiute, senza tetto, queste cappelle<br />

assumono un fascino del tutto particolare.<br />

Finalmente si arriva a Fatima. Il eie-<br />

Io è triste e grigio. Un'enorme spiana-


ta di cemento grigio, alternato a cubetti<br />

di porfido, anch'esso grigio, precede la<br />

grande Basilica, dalle strutture architettoniche<br />

veramente brutte (parlano<br />

di demolirla!).<br />

La chiesa è stracolma di gente , con<br />

un odore di umanità; è probabile che<br />

l'ultimo sapone che han visto fosse quello<br />

della levatrice.<br />

Del leccio, dov'è apparsa la Vergine,<br />

hanno strappato anche le radici; nel luogo<br />

dov'era han costruito una squallida<br />

cappellina. Sopra di questa una cappella<br />

di vetro e cemento. Almeno il tetto di<br />

legno è un po' elegante. A fianco un gran<br />

braciere di ferro, lungo una decina di<br />

metri; al cui fuoco la gente tenta di accendere<br />

grosse candele, di sego di pessima<br />

qualità; ma poiché le fiamme sono<br />

alte e la gente si scotta le mani, mollano<br />

la candela che va ad alimentare le<br />

fiamme e fa alzare un fumo dall'odore<br />

acre (Verdi da quelle parti non ce ne<br />

devono essere).<br />

Pellegrini vengono fuori da tutte le<br />

parti e vagano senza una meta apparente.<br />

Molti camminando sulle ginocchia,<br />

come avevo visto fare nello spiazzo<br />

antistante la Basilica di Nuestra<br />

Se-ora de Guadalupe a Città del Messico.<br />

Questi ultimi però con le ginocchia<br />

nude e sanguinanti, mentre i pellegrini<br />

di Fatima, più furbi, indossano<br />

ginocchiere simili a quelle dei portieri<br />

delle squadre di calcio.<br />

Insomma qui non ho provato nessun<br />

sentimento né mistico né di divino.<br />

D'altra parte quali sono i grandi Santuari<br />

che si salvano e suggeriscono religiosità?<br />

Pompei? Santiago de Compostela?<br />

Senza andare tanto lontano,<br />

c'è religiosità a Padova il giorno del<br />

Santo?<br />

L'unico Santuario dove si respira<br />

un ambiente pio e di preghiera è quello<br />

dalla Madonna di lasna Gòra a Czestochowa.<br />

A Lourdes non so, perché, purtroppo,<br />

non ci sono mai stato.<br />

A Fatima emozione l'ho provata invece<br />

in una cappellina dove Padre Mario,<br />

dicendo la Messa, si è commosso,<br />

trasmettendo a me ed a molti altri il suo<br />

sentimento.<br />

La Cappellina era graziosa, cosi come<br />

l'immagine della Vergine forse rappresentata<br />

nel momento dell'assunzione.<br />

Infatti dalla lunga gonna escono<br />

getti di fumo bianco come da un razzo<br />

vettore (vedere le foto per credere). Tutto<br />

attorno una serie infinita di santi in<br />

mezzo ai quali non sono riuscito ad individuare<br />

S. Ignazio. Dicono che fosse<br />

nello studio privato del Padre Eterno a<br />

suggerirgli quello che doveva fare e<br />

quello che no.<br />

Le povere casupole dei pastorelli facevano<br />

tenerezza e stringere il cuore<br />

per la miseria in cui costoro vivevano.<br />

Vero senso di dolce devozione lo provai<br />

soltanto nel bosco dove l'Angelo apparve<br />

ai tre fanciulli.<br />

Mi dispiacerebbe che, in base alla<br />

mia descrizione, qualcuno ricavasse l'idea<br />

che il mio giudizio sul pellegrinaggio<br />

a Fatima è negativo. Vorrebbe dire<br />

che mi sono spiegato male e non ho saputo<br />

fornire una esatta interpretazione<br />

dei miei sentimenti. Come ho già<br />

detto, per l'esperienza degli altri grandi<br />

Santuari che ho visitato, non mi<br />

aspettavo di respirare lo spirito del divino.<br />

Son partito con l'unica intenzione<br />

di compiere un pellegrinaggio di penitenza<br />

e di Fede.<br />

Nino Carenza<br />

Vedere credi<br />

Dopo la moltiplicazione dei pani,<br />

nel Vangelo secondo Giovanni,<br />

i discepoli chiedono<br />

a Gesù: "Quale segno dunque<br />

tu fai perché vediamo e possiamo<br />

crederti? (Gv 6, 30). E Gesù risponde:<br />

"Io sono il pane della vita, chi<br />

viene a me non avrà più fame, e chi<br />

crede in me non avrà più sete. Vi ho<br />

detto però che voi mi avete visto e non<br />

credete (Gv 6,35).<br />

Vedere- credere: due termini che<br />

racchiudono e definiscono in un certo<br />

senso, l'esperienza umana; in essi<br />

è inscritta la fede, l'accoglienza vitale<br />

di una presenza-assenza, del "mistero<br />

pasquale", che è dialettica fra morte<br />

e vita, inverata in Cristo e nei suoi<br />

discepoli: "Chi crede in me, anche se<br />

muore, vivrà, e chiunque vive e crede<br />

in me, non morirà mai" (Gv. 11,25-<br />

26) Nel Vangelo di Giovanni questa tematica<br />

è particolarmente presente in<br />

tutto il racconto, ed emerge con forza<br />

nell'ultima parte, dalla narrazione<br />

della passione alle apparizioni del Risorto.<br />

(Gap. 13-20).<br />

Il racconto della passione si apre,<br />

nel IV vangelo, con l'episodio della lavanda<br />

dei piedi, e con il lungo discorso<br />

di addio che culmina nella "preghiera<br />

sacerdotale": l'esperienza terrena<br />

di Gesù sta per finire, drammaticamente;<br />

i discepoli, che gli sono stati a lungo<br />

vicini, che lo hanno seguito fino a<br />

quel momento, gli chiedono però ancora:<br />

"Signore non sappiamo dove<br />

vai..." e Gesù constata: "Da tanto tempo<br />

sono con voi, tu non mi hai conosciuto,<br />

Filippo!". L'aver vissuto insieme,<br />

1' aver ascoltato le sue parole, ha<br />

dato ai discepoli l'illusione di conoscerlo<br />

a fondo, quasi di possedere il segreto<br />

più riposto di lui e quindi di credere:<br />

"Ecco, adesso parli chiaramente, e<br />

non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo<br />

che sai tutto, e non hai bisogno<br />

che alcuno ti interroghi. Per questo<br />

crediamo che sei uscito da Dio "<br />

(Gv 16,30). Ma questo non è credere,<br />

è solo ammirazione per lo straordinario,<br />

è autocompiacimento per un rapporto<br />

umano di eccezionale rilevanza, e<br />

Gesù lo fa subito notare: "Adesso credete?<br />

Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta,<br />

in cui vi disperderete, ciascuno<br />

per conto proprio, e mi lascerete solo"<br />

(Gv 16, 32).<br />

Poi gli avvenimenti precipitano.


dbre: La pasqua dei discepoli<br />

Dall'arresto alla crocifissione, Giovanni<br />

delinea una serie di scene che si susseguono<br />

con una forte unità teologica<br />

interna. Gesù ha un atteggiamento solenne,<br />

e fin dall'arresto (Gv 18,1-8), proclama<br />

il proprio essere divino: per tre<br />

volte davanti a coloro che sono venuti<br />

a prenderlo si definisce come 1' "IO<br />

SONO", usando quindi la locuzione che,<br />

nella rivelazione ebraica, costituisce<br />

il nome di Dio. (Purtroppo nella traduzione<br />

corrente della Bibbia, questa<br />

triplice affermazione è resa con un banale<br />

"Sono io"). Eppure F IO SONO<br />

è nelle mani di chi lo ucciderà; il suo<br />

potere regale, è infatti in rapporto alla<br />

Verità, ma non a " un regno di questo<br />

mondo". Lo scontro è proprio intorno<br />

alla verità: quale è la verità di<br />

Gesù? Filato giunge a una verità di tipo<br />

giudiziario: "Io non trovo in lui nessuna<br />

colpa", però si chiede ancora :<br />

"Che cosa è la verità?". La verità di<br />

Gesù comporta ben più che un sapere<br />

e un conoscere, comporta un "andare<br />

oltre", un recuperare la vita oltre<br />

la morte, lasciandosi prendere dallo<br />

Spirito: ma questa è ancora "l'ora<br />

delle tenebre".<br />

L'esperienza terrena di Gesù doveva<br />

ancora passare attraverso la morte,<br />

verso il fallimento totale: dire che Gesù<br />

fallisce come re messianico, e così<br />

delude le speranze di riscossa politica<br />

del suo popolo, è riduttivo: Gesù fallisce<br />

come uomo, perché come tutti<br />

gli uomini muore, e ciò che ha fatto fino<br />

ad allora ha un termine definitivo:<br />

il racconto drammatico, a tratti crudele<br />

sottolinea che Gesù è passato attraverso<br />

la solitudine fisica e spirituale,<br />

gli è stata tolta ogni dignità. La divisione<br />

delle vesti, la estrazione a sorte<br />

della tunica senza cuciture, riferimento<br />

al sacerdozio regale, è segno di<br />

quest'ultimo ed estremo spogliamento<br />

(Gv 19, 23-24). Anche della madre<br />

Gesù si priva, consegnandola al "discepolo<br />

che egli amava"(Gv 19, 25-27). Ma dalla<br />

privazione totale, dall'annullamento<br />

fisico, viene donato lo Spirito: "Chinato<br />

il capo, effuse lo Spirito"(19,30).<br />

Purtroppo, anche qui, la traduzione banalizza<br />

questa espressione densa del<br />

testo originale, rendendola con un<br />

semplice "spirò", ma la teologia giovannea<br />

è chiara e coerente; lo Spirito<br />

promesso nasce e viene donato in connessione<br />

con la morte, ed è grazie a<br />

questo Spirito che i discepoli potran-<br />

no passare dal vedere al credere.<br />

Questo passaggio ( e non dimentichiamo<br />

che Pasqua significa passaggio),<br />

però è una "porta stretta", ed esige<br />

anche nel discepolo una morte, psicologica<br />

e spirituale, un mutamento di<br />

prospettiva, per accettare una verità<br />

che va al di là dello sperimentabile.<br />

Il Vangelo chiude il racconto della<br />

passione con l'episodio della sepoltura:<br />

e Giovanni sottolinea che Gesù viene<br />

sepolto non dagli Undici, ma da due,<br />

Giuseppe di Arimatea e Nicodemo,<br />

che non avevano mai avuto il coraggio<br />

di manifestarsi suoi seguaci (19,38-<br />

40). In contrapposizione a questo epilogo<br />

desolante, la resurrezione poteva<br />

essere narrata come un momento glorioso,<br />

come una teofania, sul modello<br />

della trasfigurazione; e invece l'unica<br />

cosa assolutamente evidente è una<br />

tomba vuota: ciò che Maria Maddalena,<br />

e poi Pietro e Giovanni constatano<br />

è un'assenza: neppure il corpo di<br />

Gesù è più con loro: "Hanno portato<br />

via il mio Signore e non so dove l'hanno<br />

messo", dice Maria di Magdala, desolata;<br />

Pietro vede le bende e solo "il<br />

discepolo che Gesù amava", vedendo<br />

il sudario "comincia a credere" (non<br />

"credette", come è nella traduzione italiana);<br />

questo germe di fede sembra quasi<br />

legato all'amore tutto particolare di<br />

Giovanni (Gv, 20,1-10).<br />

La comprensione della resurrezione<br />

non quindi né facile né immediata:<br />

Lazzaro era uscito dalla tomba davanti<br />

a tanta gente, e molti lo avevano<br />

visto; Gesù invece "non è qui": il<br />

suo tornare in vita è di qualità essenzialmente<br />

diversa, e impone un modo<br />

diverso di rapportarsi a lui.<br />

Che cosa vuoi dire che "Gesù è risorto?".<br />

Come essere discepoli di un<br />

maestro che "non è qui", ma che insieme<br />

è presente con lo Spirito, con<br />

una vita invisibile? E' questa la riflessione<br />

e la ricerca che percorrono i racconti<br />

delle apparizioni del Risorto: sono<br />

episodi teologicamente e spiritualmente<br />

densi, che hanno bisogno di essere<br />

compresi nella loro profondità, al<br />

di là della semplice evidenza quasi miracolistica<br />

e apologetica.<br />

Nel Vangelo di Giovanni vengono<br />

narrate tre apparizioni di Gesù risorto,<br />

quella alla Maddalena, quella ai discepoli<br />

e poi a Tommaso, e infine l'ultima<br />

(probabilmente aggiunta in un se-<br />

condotempo) sul lago di<br />

Tiberiade. Esse hanno<br />

in comune un fatto sorprendente: in<br />

un primo momento Gesù viene visto,<br />

ma non viene riconosciuto; vi è quindi<br />

poi un passaggio, dal vedere al credere.<br />

Maria di Magdala al sepolcro "vide<br />

Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva<br />

che era Gesù. Le disse Gesù:<br />

Donna, perché piangi? Chi cerchi?" L'evangelista<br />

sottolinea quasi in maniera<br />

esasperata il non riconoscimento,<br />

fino ad arrivare al punto focale del<br />

racconto: "Gesù le disse: Maria! Essa<br />

allora, voltatasi verso di lui, gli disse<br />

in ebraico Rabbuni!" Vi è una chiamata<br />

personale che coinvolge tutto l'essere<br />

della donna, tanto che ella deve "voltarsi",<br />

deve cioè cambiare direzione di<br />

vita, "convertirsi", e solo allora nell'accettazione<br />

della fede, Gesù vene riconosciuto<br />

(Gv 20,11-18). Il risorto non<br />

è più soltanto il maestro che ella aveva<br />

a lungo ascoltato, ma è il Signore;<br />

è la stessa persona, ma è altro da prima,<br />

e per riconoscere questa diversità<br />

non è sufficiente la consuetudine affettuosa,<br />

è necessario un cambiamento<br />

di prospettiva, una conversione, risposta<br />

a una parola che interpella personalmente.<br />

E quando Maria cerca di<br />

trattenerlo, Gesù le dice "Non mi trattenere,<br />

perché non sono ancora salito<br />

al Padre", frase che sembra illogica<br />

e contraddittoria, ma che diventa comprensibile<br />

in rapporto alla promessa dello<br />

Spirito: "E' bene per voi che io me<br />

ne vada, perché se non me ne vado non<br />

verrà a voi il Consolatorc" (Gv 16,7).<br />

Gesù quindi continuerà a vivere con i<br />

suoi, non nell'evidenza umana, come<br />

Maria vorrebbe, ma nell'oscurità della<br />

fede.<br />

Lo stesso tema è ripreso nella<br />

seconda delle apparizioni giovannee,<br />

quella che riporta il famoso episodio<br />

della incredulità di s. Tommaso (Gv 20,<br />

19-29). Vi è un primo livello di lettura,<br />

il più evidente: S. Tommaso non crede<br />

a quanto gli riferiscono gli altri discepoli<br />

e pretende una prova "sperimentale":<br />

vuole controllare personalmente le<br />

ferite di Gesù. Gesù lo accontenta e<br />

gli permette di toccare le ferite del suo<br />

corpo; vinto dall'evidenza, Tommaso<br />

riconosce quindi il maestro.<br />

Leggendo più attentamente, altri motivi<br />

rendono questo brano ancora più


prezioso: Gesù, all'inizio della scena,<br />

appare in mezzo ai suoi, donando la pace<br />

e mostrando le mani e il costato. La<br />

pace donata è espressione e conseguenza<br />

dello Spirito promesso (Vi do<br />

la pace, vi lascio la mia pace), la ferita<br />

del costato è quella da cui, sulla croce,<br />

sono sgorgati sangue e acqua; nel Vangelo<br />

di Giovanni, questo episodio che<br />

egli solo riporta, ha una grande densità<br />

teologica: è dalla croce che deriva la<br />

vita, significata dal sangue e da quell'acqua<br />

che sazierà la sete in eterno. E<br />

infatti dopo aver sperimentato la pace<br />

donata e la vita (sangue e acqua) che<br />

rifluisce su di loro, i discepoli possono<br />

riconoscere Gesù non più solo come<br />

maestro, ma come il Signore (I discepoli<br />

gioirono nel vedere il Signore).<br />

Questa esperienza manca a Tommaso;<br />

per rendersi conto che Gesù era risorto,<br />

poteva bastargli già il fatto straordinario<br />

di vederlo entrare "a porte chiuse".<br />

Ma vedere e credere non sono la<br />

stessa cosa: credere significa entrare<br />

in contatto e ed essere coinvolto nella<br />

vita nuova che viene dal costato di Cristo,<br />

ed è ciò che accade a Tommaso il<br />

quale, da questo contatto è spinto alla<br />

confessione di fede "Mio Signore e mio<br />

Dio". L'aver visto è stata un'esperienza<br />

coinvolgente, ma è di per sé insufficiente:<br />

"beati quindi quelli che hanno<br />

visto, e hanno creduto; beati ancora<br />

di più quelli che credono senza aver<br />

visto perché essi attingono alla presenza<br />

del Signore nello Spirito, presenza eterna,<br />

che da vita eterna. .<br />

L'epilogo del IV vangelo, con il racconto<br />

dela apparizione di Gesù al lago<br />

di Tiberiade (Gv 21,1-13), sottolinea ancora<br />

che in un primo momento "i discepoli<br />

non si erano accorti che era Gesù".<br />

E l'invito a mangiare insieme, a condividere<br />

il pane e i pesci miracolosamente<br />

pescati, che apre gli occhi ai discepoli.<br />

Questa condivisione del pasto<br />

è chiaramente un richiamo eucaristico:<br />

Gesù infatti "prese il pane, e lo diede<br />

loro, e così pure il pesce", come aveva<br />

fatto nel racconto della moltiplicazione<br />

dei pani introdotta dalle stesse<br />

parole: "Gesù prese i pani, rese grazie,<br />

e li distribuì., e lo stesso fece per i pesci<br />

(Gv,6,ll). Quel pane moltipllcato<br />

e distribuito era segno del vero pane,<br />

di "colui che discende dal cielo e da la<br />

vita al mondo", ma allora i discepoli<br />

"avevano visto e non credevano". Ora<br />

invece "sapevano bene che era il Signore".<br />

La presenza del Signore è quindi<br />

una presenza eucaristica che, preannunciata<br />

nella moltiplicazione dei pani,<br />

si fa ora condivisionc reale in forza<br />

dello Spirito effuso.<br />

Nel Vangelo di Luca, di cui ben conosciamo<br />

le parentele con quello di Giovanni,<br />

un episodio affine, quello di<br />

Emmaus, sottolinea ancora più chiaramente<br />

questo motivo (Le 24,13-35.<br />

!<br />

HHMBi*-fii»<br />

Anche i discepoli di Emmaus avevano<br />

sentito l'annuncio delle donne ^'Alcune<br />

donne delle nostre recatesi al mattino<br />

al sepolcro, e non avendo trovato<br />

il corpo, sono venute a dirci di aver<br />

avuto una visione di angeli, i quali affermano<br />

che egli è vivo. Alcuni dei nostri<br />

sono andati al sepolcro, e hanno<br />

trovato come avevano detto le donne,<br />

ma lui non l'hanno visto". Lasciano quindi<br />

Gerusalemme con il sentimento<br />

profondo di una fine irrimediabile. Un<br />

terzo viandante si unisce a loro; essi<br />

lo vedono, parlano con lui, "ma i loro<br />

occhi erano incapaci di riconoscerlo".<br />

Giunti a Emmaus, il viandante si mise<br />

a tavola con loro "prese il pane, disse<br />

la benedizione, lo spezzò e lo diede<br />

loro".E' il gesto eucaristico della condivisione<br />

del pane, ed è questo gesto<br />

che provoca il riconoscimento: "Allora<br />

si aprirono i loro occhi e lo riconobbero.<br />

Ma lui sparì alla loro vista.." Il vedere<br />

diventa riconoscere e quindi credere<br />

attraverso lo "spezzare il pane", cioè<br />

attraverso un rapporto sacramentale<br />

che dice una presenza-assenza, perché<br />

al riconoscimento segue una misteriosa<br />

sparizione: per i due di Emmaus, come<br />

per la Maddalena la presenza di Gesù<br />

non può divenire possesso, ma risposta<br />

ad una chiamata, riconoscimento<br />

faticoso, "credere senza vedere".<br />

Così per tutti noi.<br />

Anna Burlini Calapaj


lamina sabactai<br />

// *w~^ io mio, Dio mio, perché mi<br />

• M hai abbandonato?" (Mt. 27,46<br />

I me Me 15,33). E' ancora vivo<br />

.M—^ in me lo stupore per questa<br />

invocazione di Gesù sulla croce: se davvero<br />

era Dio, come poteva abbandonare<br />

se stesso?<br />

Già prima dell'editto di Costantino<br />

(313 d.C.) vi furono tra i cristiani dissensi<br />

sul dogma trinitario e sulla natura<br />

del Cristo. Tra il 325 e il 681 se ne<br />

occuparono ben cinque concili (Nicea<br />

F, Efeso, Calcedonia, Costantinopoli 1°<br />

e III") e il succo di tre secoli e mezzo di<br />

lotte, scismi, massacri e persecuzioni reciproche<br />

fu il seguente: una sola natura<br />

divina in tre persone (Padre, Figlio e Spirito<br />

Santo) e un'unica persona (il Figlio)<br />

con due nature, umana e divina.<br />

Quando Gesù accetta il titolo di "figlio<br />

del Dio vivente" (p. es. in Mt. 16,16 e<br />

Mt. 26,63, e nei corrispondenti sinottici)<br />

egli si riferisce alla propria natura divina,<br />

mentre quanto si definisce come<br />

"figlio dell'uomo" allude alla sua natura<br />

umana.<br />

L'eresiarca Ario, ad esempio, vedeva<br />

in Gesù nient'altro che un uomo, "invaso"<br />

da Dio durante il battesimo, quando<br />

lo Spirito si posò su di lui (Mt 3,16;<br />

Me 1,10; Le 3,22; Gv 1, 32-34) e poi<br />

"abbandonato" sulla croce; un uomo<br />

che proprio di questo qui si lamenta con<br />

Dio. La sua teoria spiega dunque questa<br />

invocazione, ma contrasta con gli episodi<br />

evangelici della nascita e infanzia<br />

di Gesù, con quelli della sua resurrezione<br />

e ascensione e soprattutto con la predicazione<br />

degli apostoli e di Paolo, che è<br />

tutta fondata sulla natura divina del Cristo<br />

crocifisso e risorto.<br />

Se invece restiamo nell'ambito dell'ortodossia,<br />

per quell'invocazione vi sono<br />

tre spiegazioni possibili:<br />

La prima, tradizionale, è che Gesù<br />

per redimerci volle provare la sofferenza<br />

umana sino in fondo; non solo fisica<br />

ma anche morale, sino all'angoscia del<br />

Getsemani e dell'abbandono: l'angoscia<br />

è parte integrante della sua passione, e<br />

della nostra redenzione. Egli è come diviso<br />

internamente: da un lato soffre, ma<br />

dall'altro è lieto perché questa sua sofferenza<br />

ci salva. E' questo il punto di vista<br />

di Dante, che nel Purgatorio fa dire<br />

all'amico Forese Donati (che sconta i peccati<br />

di gola passando affamato sotto un<br />

albero carico di frutti):<br />

"Che quella voglia all'albero ci mena<br />

che menò Cristo in croce a dire "Eli"<br />

quando ne liberò con la sua vena"<br />

(Purg. 23, 73-76)<br />

Alcuni esegeti moderni partono invece<br />

dalla constatazione che l'invocazione<br />

a Dio di Gesù non è che il primo versetto<br />

del Salmo XXII, che riportiamo qui<br />

di seguito. E' un salmo tra i più belli e<br />

"profetici", citato anche altrove nei Vangeli<br />

(Mt27,35, Mt27,43 e, corrispondenti<br />

a quest'ultimo, Lc23,34 e Gvl9,23-24);<br />

è un inno di passione e di speranza, che<br />

si adatta perfettamente alla morte e resurrezione<br />

del Cristo. Sulla soglia della<br />

morte - si dice - noi rivedremo in un attimo<br />

tutta la nostra vita. Gesù avrebbe<br />

Dio mio. Dio mio, perché mi lasci solo ?<br />

Perché resti lontano e non mi aiuti?<br />

Perché non hai udito il mio lamento?<br />

Di giorno grido e tu non mi rispondi,<br />

di notte grido ma non trovo pace.<br />

Eppure tu sei il Santo, e stai tra noi<br />

in Israele, e il popolo ti loda.<br />

Ai nostri padri Tu fosti speranza,<br />

hanno sperato e li hai condotti in salvo;<br />

li liberasti, udisti il loro grido,<br />

non fu delusa la loro speranza.<br />

E ormai qui sono un verme,<br />

e non più uomo:<br />

sono oggetto di scherno e di disprezzo.<br />

Suscito il riso in chi mi viene incontro<br />

E fa una smorfia, e scuote il capo, e dice:<br />

"Ha posto la fiducia nel Signore:<br />

che lo liberi lui, visto che l'ama!"<br />

Tu mi hai tratto dal ventre<br />

di mia madre,<br />

a te fui affidato dalla nascita,<br />

tu sei il mio Dio da quando<br />

le ero in seno.<br />

Non lasciarmi lontano nel pericolo:<br />

sono qui solo, non v'è chi mi aiuti.<br />

Come mandrie di tori mi circondano,<br />

bufali enormi mi premono intorno;<br />

ruggiscono leoni con ferocia<br />

e contro me spalancano le fauci.<br />

E sono ormai come acqua versata:<br />

si slogano le ossa, e come cera<br />

dentro il cuore si scioglie.<br />

Come terra riarsa inaridito<br />

Sento la lingua aderire al palato:<br />

mi han condotto sull'orlo della morte.<br />

E i malvagi mi accerchiano dintorno,<br />

come un branco di cani mi circondano:<br />

e mani e piedi m'hanno trapassato,<br />

hanno contato tutte le mie ossa,<br />

SALMO XXII<br />

dunque citato quel salmo, applicandolo<br />

a se stesso, quasi a commento spontaneo<br />

di quanto stava vedendo.<br />

Ma la risposta forse più bella e convincente<br />

l'ho sentita da un rabbino, che<br />

la diede a un convegno "in dono agli amici<br />

cristiani". E' simile alla prima, ma ne<br />

cambia le motivazioni: Gesù "doveva" provare<br />

sino in fondo l'angoscia del silenzio<br />

di Dio non per completare la redenzione<br />

(non ve n'era infatti bisogno) ma per<br />

essere davvero "uguale a noi in ogni cosa,<br />

tranne che nel peccato" (Ebr.4,15):<br />

per parlare anche agli uomini d'oggi, nella<br />

loro ricerca angosciosa di un Dio che<br />

ci ama e vuoi rivelarsi, ma al nostro cuore<br />

ottuso sembra ancora nascosto, quasi<br />

assente. Rinaldo Pietrogrande<br />

e stanno lì a guardarmi.<br />

Dividono tra loro le mie vesti<br />

E si tirano a sorte la mia tunica.<br />

Non restare lontano, mio Signore:<br />

volgiti, tu mia forza, a mia difesa.<br />

Proteggi la mia vita dalla spada,<br />

strappala dalle zampe di quei cani,<br />

salvami dalle fauci del leone,<br />

dalle corna dei bufali proteggimi.<br />

Ai miei fratelli parlerò di te,<br />

canterò le tue lodi all'assemblea:<br />

voi che credete, lodate il Signore,<br />

figli di Jacob, rendetegli gloria,<br />

adoratelo, figli d'Israele!<br />

Perché quand'ero misero<br />

Egli non disprezzò la mia preghiera,<br />

né mi volse le spalle,<br />

ma diede ascolto, quando a lui gridai.<br />

Canterò le tue lodi<br />

nella grande assemblea;<br />

davanti ai tuoi fedeli<br />

offrirò sacrifici<br />

dove vengano i poveri a saziarsi,<br />

renda gloria al Signore chi lo cerca,<br />

e vivano in eterno.<br />

Lo ricordino tutte le nazioni,<br />

e tutte si convertano al Signore;<br />

davanti a te si chini ogni famiglia:<br />

che il Signore è sovrano<br />

e regna su ogni gente della Terra.<br />

A lui s'inchineranno sino al suolo,<br />

si prostreranno a lui tutti i mortali;<br />

lo servirà anche la mia discendenza<br />

di generazione in generazione;<br />

e ad ogni nuovo nato sarà detto:<br />

"Questo fece il Signore, per salvarci. "


A) INTRODUZIONE<br />

II titolo Mille e non più mille riproduce<br />

un antico detto enigmatico che annunciava<br />

la fine dei tempi con l'anno mille<br />

o l'anno duemila, a seconda delle interpretazioni.<br />

La fine del tempo o meglio la fine di<br />

un tempo, di un eone, di una civiltà, e<br />

l'irrompere di un nuovo periodo storico,<br />

la drammatica cesura tra millenni è l'argomento<br />

del corso di ciclo di conferenze<br />

<strong>dell'Antonianum</strong> di quest'anno.<br />

Questo corso non è un fatto nuovo<br />

nella vicenda culturale di Padova: infatti<br />

è preceduto da corsi consimili, in cui<br />

si sono presentati nell'aula magna <strong>dell'Antonianum</strong>,<br />

i rappresentanti più significativi<br />

della politica, scienza, economia,<br />

letteratura, arte, religione, costume<br />

a livello o italiano o francamente europeo.<br />

Mi sia permesso ricordare qualche nome.<br />

Il professore di fisica Antonino Zichichi.<br />

Lo scrittore Leonardo Sciascia. Il critico<br />

cinematografico Gian Luigi Rondi.<br />

Gianni Brera, indimenticabile giornalista<br />

sportivo. Il musicista Carlo Maria<br />

Giulini. Il poeta Mario Luzi. Lo psicologo<br />

Francesco Alberoni. Levi Montalcini,<br />

premio Nobel della Medicina e i simpatici<br />

Cardinale Tonini e monsignorMilingo.<br />

Per evitare ogni sospetto di piaggeria<br />

non nominerò i grandi della politica che<br />

si sono avvicendati nei nostri corsi.<br />

Varietà e in parte contrapposizione<br />

di opinioni e di personaggi hanno animato<br />

una tribuna, che a sua volta è sta-<br />

n< m<br />

ta approvata o aggredita, intellettualmente<br />

non fisicamente, da un pubblico<br />

attento e abituato a una critica severa.<br />

Anche quest'anno ci siamo affidati a<br />

esperti conoscitori dell'arte. Scorrendo<br />

i nomi ci imbattiamo in persone che conosciamo<br />

dalla televisione, economia, diplomazia,<br />

scienza e storia.<br />

Ognuno di questi relatori è stato adeguatamente<br />

presentato al momento della<br />

rispettiva conferenza. L'insieme possiamo<br />

dirlo oggi senza paura di smentite, si<br />

è presentato solido, competente, vario<br />

con un approccio pluriculturale al tema.<br />

È legittimo a questo punto domandarci<br />

il perché ai questa scelta tematica,<br />

cui automaticamente sono stati collegati<br />

gli oratori.<br />

Lo stile, potremmo dire la caratteristica<br />

di questi cicli di conferenze, è stata<br />

la ricerca dell'attualità, di dare una risposta<br />

immediata alle voci che interrogano<br />

uomini e donne del nostro tempo<br />

e che ricevono risposte monche, inadeguate<br />

o addirittura false.<br />

Il successo di pubblico a queste conferenze<br />

ha giustificato la nostra scelta.<br />

B) LE SINGOLE CONFERENZE<br />

1° Lunedì 18 gennaio<br />

Una sala gremita ha accolto il primo<br />

oratore del ciclo: don Gianfranco Ravasi,<br />

direttore della biblioteca ambrosiana,<br />

noto corsivista dell' "Avvenire" e<br />

del "Sole 24 ore", presentatore di una<br />

seguita trasmissione televisiva.<br />

Il titolo della conferenza era "Verso<br />

il III millennio col libro dell'Apocalisse".<br />

Gianfranco Ravasi, biblista di fama<br />

internazionale, ha svolto l'argomento suggerendo<br />

una chiave di lettura del libro<br />

del tutto inconsueta ed affascinante.<br />

L'eleganza del linguaggio, le brillanti<br />

e numerose citazioni di opere letterarie,<br />

filosofiche, teatrali e cinematografìche<br />

del mondo contemporaneo hanno reso<br />

di sconcertante attualità l'Apocalisse di<br />

Giovanni ed hanno affascinato il pubblico<br />

presente che ha ap'plaudito a lungo<br />

l'oratore.<br />

Dopo la conferenza una serie di domande<br />

dei presenti hanno permesso a<br />

monsignor Ravasi di esemplificare la lettura<br />

del testo dell'Apocalisse secondo<br />

l'interpretazione suggerita.<br />

2° Lunedì 25 gennaio<br />

Un pubblico pensoso e fedele dava il<br />

benvenuto all'oratore della serata dott.<br />

Giuseppe De Rita che avrebbe parlato di<br />

"Prospettive socioeconomiche del 3° millennio<br />

nell'ambito del Corso di Cultura<br />

dal titolo " Mille e non più mille".


Il dott. De Rita, presidente del GNEL,<br />

anima del GENSIS, direttore della Gasa<br />

editrice Le Monnier, ha immediatamente<br />

osservato come il nuovo secolo e quindi<br />

il nuovo millennio si colloca in una<br />

posizione di discontinuità rispetto al secolo<br />

passato, dominato dalle ideologie,<br />

in particolare dall'utopia marxista e dalla<br />

psicanalisi di Freud.<br />

Il nuovo che ci attende non è un ciclo<br />

razionale, bens" relazionale. C'è un<br />

passaggio fiacco verso una cultura che<br />

non produce più idee, ma solo emozioni.<br />

Il fenomeno che domina la scena del<br />

mondo attuale è la globalizzazione. Essa<br />

include un grande numero di meccanismi<br />

diversi, dalla mondializzazione<br />

delle comunicazioni a quella della finanza,<br />

commerci, ecologia ecc.<br />

Globalizzazione, parola ambigua, processo<br />

apparentemente non guidabile da<br />

nessuna agenzia a noi nota e neppure interamente<br />

comprensibile.<br />

Tuttavia, paradossalmente, entro questo<br />

enorme processo che sfugge al dominio<br />

della ragione e della tecnica, noi<br />

siamo coinvolti. Siamo di fronte a processi<br />

autonomi e insieme aperti alla nostra<br />

azione. Non si può dominare, ma ci<br />

siamo dentro.<br />

Globalizzazione onnipervasiva da una<br />

parte, nostra partecipazione consapevole<br />

o inconscia dall'altra. Il tutto ha segnato<br />

la fine delle ideologie, di ogni ideologia.<br />

Pur ammettendo la non governabilità<br />

del fenomeno globalizzazione c'è una risposta<br />

della società a questa nuova situazione<br />

ed è la verticalizzazione del potere.<br />

Di fatto chi si assume la responsabilità<br />

di una certa guida della politica è una<br />

schiera ristretta di esperti, una oligarchia,<br />

che sostituisce più o meno apertamente<br />

in eclissi la democrazia. C'è uno slittamento<br />

della volontà popolare verso la delega<br />

delle Istituzioni: oligarchia, non partecipazione,<br />

indifferenza verso i partiti.<br />

Globalizzazione, coinvolgimento, delega<br />

alla oligarchia e ultima debolezza dei<br />

corpi intermedi. Tutti quei gruppi di potere,<br />

di pressione che erano guidati da<br />

un fine, da un obiettivo chiaro, in altre<br />

parole dalla ragione hanno ceduto il passo<br />

ad addensamenti emozionali. Questi<br />

gruppi trovano la loro identità in almeno<br />

due settori, quello territoriale, regionalismi<br />

o quello più nobile, ma anch'esso<br />

dominato dal sentimento: il volontariato.<br />

In questo stato della vita pubblica pos-<br />

siamo dire che non esistono più obiettivi,<br />

ma solo processi, non abbiamo fini<br />

ma solo procedure.<br />

Al termine di questa fosca lettura del<br />

presente si apre qualche speranza?<br />

L'oratore la scopre in una intuizione<br />

profetica del gesuita Theilard de Chardin:<br />

la globalizzazione in cui siamo immersi<br />

con la sua insignificanza e perdita<br />

di fini è il luogo dove può emergere<br />

quella nuova coscienza planetaria, che<br />

è parte dei processo di ininterrotta complessificazione<br />

e coscicntizzazione del mondo<br />

materiale.<br />

La speranza è addirittura nella probabile,<br />

desiderabile tendenza di questa<br />

coscientizzazione nuova nel mondo globalizzato,<br />

verso quel punto supremo che<br />

è il nostro Creatore e Signore, il punto<br />

Omega.<br />

3° Lunedì 1 gennaio<br />

II primo di Febbraio il dott. Marazziti<br />

presenta il tema: "Venti di guerra,<br />

speranza di pace nel 3° millennio".<br />

In una simpatica cornice di giovani<br />

accanto al solito pubblico adulto il dott.<br />

Mario Marazziti della Comunità S. Egidio<br />

esordiva col racconto delle vicende<br />

della sua comunità nel contesto di una<br />

Roma postsessantottina.<br />

Un gruppo d'amici studenti di liceo,<br />

che s'imbarca in una impresa inizialmente<br />

di puro soccorso ai più disperati e poi si<br />

allarga a ventaglio per incontrare nella<br />

pace, nemici assolutamente inconciliabili.<br />

Mozambico, Guatemala, Bosnia, Kossovo,<br />

Algeria, sono tappe illuminate da<br />

folgoranti successi o ancora alla ricerca<br />

di una soluzione.<br />

Il segreto di questa diplomazia disarmato<br />

e squattrinata è nei legami di amicizia<br />

che i vari componenti la comunità già<br />

avevano instaurato al tempo degli studi<br />

universitari o erano riusciti a intrecciare<br />

in un dialogo rispettoso e cordialissimo<br />

con le persone più diverse degli opposti<br />

schieramenti.<br />

Una grande ovazzione ha concluso la<br />

vivacissima conversazione del dott. Marazziti.<br />

4° Lunedì 8 febbraio<br />

II prof. Giuseppe TanzellaNitti, astronomo<br />

teologo, professore nella facoltà teologica<br />

della pontificia Università della Santa<br />

Croce, membro dell'Opus Dei, ci ha<br />

offerto una lezione limpida, ma estremamente<br />

elevata. Fortunatamente in sala<br />

erano presenti parecchi esperti della<br />

materia (astronomi, matematici, fisici)<br />

che hanno gustato fino in fondo la ric-<br />

chezza cspositiva dell'oratore sul tema:<br />

"II dialogo fra teologi e sapere scientifico<br />

allo soglie del 111° millennio; scienza<br />

e fede più vicine ?"<br />

In una rapida sintesi storica dei rapporti<br />

fede-scicnza è stato messo in luce<br />

come le presunte incompatibilità tra loro<br />

non nascono dalla scienza come tale<br />

ma da una visione filosofica che prendeva<br />

spunto dai risultati delle scienze.<br />

Dando uno sguardo al presente appaiono<br />

indizi di come le scienze tornano oggi<br />

a parlare di Dio.<br />

- Alcuni contesti delle scienze contemporanee<br />

nei quali sorge la domanda<br />

su Dio: significato della vita (biologia),<br />

rapporto mente-cervello, problema dei<br />

fondamenti (logica, matematica), interrogativi<br />

ultimi sulla natura e sul cosmo<br />

(fisica e cosmologia).<br />

- Contesti più tipici nell'ambito della<br />

fisica e della cosmologia: a) Problema<br />

dell'origine o, in termini più generali, il<br />

problema delle condizioni al contorno;<br />

b) Principio Antropico; e) Intelligibilità<br />

dell'universo e status ontologico delle leggi<br />

di natura.<br />

- La cosmologia e la fisica suscitano<br />

in maniera più esplicita un riferimento<br />

alla nozione di Dio a causa del tentativo<br />

di concettualizzare l'universo nei suoi fondamenti<br />

e nella sua globalità: si accede<br />

dal livello della casualità efficiente, proprio<br />

delle scienze, a quelli della causalità<br />

finale (problema dell'intero, in macrofisica)<br />

e della casualità formale (problema<br />

della specificità e dei fondamenti,<br />

in microfisica), propri della metafisica.<br />

- Apertura di alcuni scienziati a forme<br />

di conoscenza ed interpretazioni del<br />

reale ove trova spazio una nuova dimensione<br />

dello spirito e del divino: il misticismo<br />

della fisica. Valutazione critica.<br />

- Un secondo bilancio: il modo con<br />

cui la scienza suscita in tutti questi ambiti<br />

la<br />

domanda su Dio, non è più direttamente<br />

conflittuale, ma dialogieo. Ci si<br />

11


muove nella direzione di una comprensione<br />

più ampia, e perciò più vera, della<br />

realtà che ci circonda.<br />

3. / presupposti scientifici e filosofici<br />

del cambiamento<br />

- Fattore ritenuto erroneamente determinante:<br />

il richiamo alla limitazione<br />

gnoscologica e alla fallibilità dell'impresa<br />

scientifica.<br />

- Fattori maggiormente significativi<br />

per un cambiamento di clima nei rapporti<br />

fra lettura scientifica e religiosoteologica<br />

del mondo: a) La riscoperta<br />

delle origini cristiane di molte idee che<br />

sono alla base del pensiero scientifico;<br />

b) L'affermazione di una visione della<br />

scienza come attività «della persona»;<br />

e) II superamento dei paradigmi dell'autoreferenzialità<br />

dell'impresa logicomatematica<br />

e del meccanicismo determinista.<br />

4. Pensiero scientifico e religioso di<br />

fronte alle sfide del HI millennio<br />

- Il ruolo del magistero di Giovanni<br />

Paolo II al mondo dell'università e della<br />

cultura per lo sviluppo del dialogo fra<br />

teologia e scienze sull'orizzonte del cambio<br />

di millennio.<br />

- Difesa del valore veritativo della scienza;<br />

protezione della ricerca di base contro<br />

le seduzioni del funzionalismo economico<br />

o politico; ruolo delle scienze<br />

naturali nel lavoro della teologia; richiamo<br />

ad una cultura rispettosa della<br />

verità sull'uomo e del suo destino trascendente;<br />

ricerca di una sintesi nella<br />

persona ira le verità della fede cristiana<br />

e le conoscenze o le implicazioni provenienti<br />

dalla ricerca scientifica.<br />

- Verso il terzo millennio: conoscenza<br />

scientifica ed esperienza religiosoesistenziale<br />

non più come «due<br />

culture», bensì come due versanti di un'u-<br />

nica e sola «cultura» al cui eentro deve<br />

esserci la persona umana ed il riconoscimento<br />

della sua trascendenza svii resto<br />

della natura.<br />

- Influenza che religione e scienza<br />

hanno sul futuro dei popoli, sulla loro<br />

mentalità e sulle loro coscienze. Importanza<br />

di un fruttuoso dialogo, non<br />

solo sul versante intellettuale, ma anche<br />

su quello sociale e della promozione<br />

umana. Scienza e fede devono affrontare<br />

le sfide poste dalla società del<br />

futuro ritrovandosi dalla stessa parte.<br />

- Il futuro del pianeta nel nuovo millennio<br />

dipenderà dalla capacità di realizzare<br />

una scienza più umana, ma dipenderà<br />

anche dal fatto che le grandi<br />

religioni della terra confessino un'immagine<br />

di Dio non misurata sui desideri<br />

ed i bisogni umani, come avviene nella<br />

proposta ingannevole delle sètte, ma<br />

capace di dar ragione anche degli interrogativi<br />

che nascono dallo studio<br />

scientifico del cosmo.<br />

5° Lunedì 22 febbraio<br />

Conferenza del Prof. Franco Cardini:<br />

"L'idea della fine dei tempi nell'Europa<br />

medioevale".<br />

Può il medioevo essere conclusivo<br />

rispetto all'età recente? L'idea che abbiamo<br />

del medioevo è generalmente distorta.<br />

Il passato non cambia, ma noi<br />

non abbiamo esperienza diretta, quindi<br />

può cambiare la nostra interpretazione.<br />

Oggi non è che la fine del millennio<br />

si amolto sentito; ma nei secoli passati<br />

a volte circolavano paure, inquetudini<br />

che «l'Establishment» cercava di minimizzare.<br />

C'era una paura diffusa dell'apocalisse,<br />

repressa dai ceti dirigenti.<br />

Oggi è il contrario: i mass-media cercano<br />

di convincerci che siamo spaventati,<br />

ma le masse in realtà non lo sono.<br />

L'Occidente è effettivamente angosciato,<br />

ma non per questo motivo. Le<br />

religioni monoteistiehe prevedono la fine<br />

del mondo, ma non in tempi definiti.<br />

Nell'immaginario collettivo del medioevo,<br />

l'occidente è schizofrenico a<br />

partire dalla riforma protestante: da un<br />

lato tutti noi siamo per il pluralismo, il<br />

conciliare varietà delle idee; dall'altro<br />

sappiamo che è «saggio» non toccare mai<br />

i «principi primi», quelli che ci costringono<br />

a una scelta di campo. Il campo<br />

del profeta Mosè o quello del dottor<br />

Faust. Dice la «Fides et ratio» che non<br />

tutto ciò che è tecnicamente realizzabile<br />

è anche moralmente possibile. Qui<br />

sta la linea di demarcazione fra i due<br />

campi opposti, quello che ritiene la storia<br />

immanente e quello che crede in un<br />

campo trascendente, che ha dato disposizioni<br />

dall'esterno.<br />

Così anche il medioevo non si sa esattamente<br />

cosa sia. Che cosa lo qualifica:<br />

Dio, la magia? La mistica di San Francesco?<br />

Ma c'è anche il medioevo del fiorino<br />

e dello zecchino. Il medioevo è<br />

un'avventura dello spirito moderno.<br />

Quando il Petrarca ha iniziato l'umanesimo,<br />

ha attribuito all'antichità e all'impero<br />

romano, che fu scelto da Dio<br />

per incarnarsi. A quei tempi si poteva<br />

ritornarvi idealmente con lo strumento<br />

della filologia. Nel mezzo, barbarie e<br />

ignoranza, una palude di fanatismo cieco<br />

e violenza.<br />

Analogamente Luterò indicò nel papa<br />

il colpevole di questa caduta. Ma l'illuminismo<br />

e il nazionalismo sono finiti<br />

in una disastro epocale (guerre napoleoniche,<br />

rivoluzione francese) per cui<br />

il romanticismo rivalutò il medioevo<br />

come slanci spirituali, creativi, fantasia,<br />

grandi cattedrali.<br />

Questa divisione è però del tutto fittizia.<br />

Notando che il passato era legato<br />

alla paura incipiente e alla speranza<br />

per la fine dei tempi, il grande Michclet<br />

del secolo scorso inventò la "leggenda<br />

metropolitana" dell'anno mille. La gente<br />

che aspettava la fine del 999, si riuniva<br />

nelle chiese attendendo l'incontro<br />

apocalittico credendo che dopo mille anni<br />

Satana venisse sciolto e mandasse il<br />

suo araldo, l'Anticristo.<br />

Michelet era un democratico laico,<br />

ma da questa sua idea di rinnovamento<br />

sono nate anche le ideologie del comunismo<br />

e del nazismo. La sua visione<br />

e solo poetica, non ha alcun rapporto<br />

con la storia. Non era possibile che la<br />

gente fosse terrorizzata dall'anno mille,<br />

perché nessuno allora sapeva esattamente<br />

quando esso sarebbe iniziato.<br />

Allora il computo del tempo dalla nascita<br />

di Cristo era poco diffuso: alcuni<br />

10 contavano ancora «ab urbe condita»<br />

e in altri modi. L'anno poi finiva per alcuni<br />

la vigilia di Natale; nel Veneto l'I<br />

settembre, secondo la tradizione bizantina;<br />

in Francia addirittura con la Pasqua<br />

(c'erano quindi anni più lunghi e<br />

anni più brevi); altrove nella notte tra<br />

11 24 e il 25 marzo.


Non è che non vi fossero attese escatologiche;<br />

ma queste si diffusero soprattutto<br />

fra la metà del '300 e il primo<br />

quarto del '500, con la grande predicazione<br />

popolare domenicana e francescana,<br />

con motivi penitenziali e di pellegrinaggio,<br />

anche verso Gerusalemme, dove fisicamente<br />

doveva avvenire il giudizio<br />

universale. Le Crociate erano inizialmente<br />

pellegrinaggi verso la parusia, i crociati<br />

ricevevano l'indulgenza non come<br />

guerrieri ma come pellegrini. I movimenti<br />

millenaristici non nascono nelle campagne,<br />

ma nelle città, dove il ricco ingiusto<br />

non è lontano, ma a contatto di<br />

gomito. I millenaristi volevano sfruttare<br />

la fine del mondo con la loro azione:<br />

penitenze, crociate, rabbia sociale. Fu<br />

un momento di crisi, in coincidenza con<br />

una «piccola glaciazione» fra la fine del<br />

'200 e il 700, che portò a una certa depressione<br />

economica e sociale e a un<br />

crollo demografico. Nel 1347 vi fu la grande<br />

epidemia di peste nera, che si rinnovò<br />

nel 1500 nel Veneto e nel 1630 in<br />

Europa. Così fu anche per la morale: caccia<br />

alle streghe, guerre di religione; ma<br />

con esse anche speranza, volontà di<br />

cambiamento espressi nei movimenti apocalittici.<br />

La parola unica di Dùrer, in apparenza,<br />

parlano dell'Apocalisse, ma in realtà<br />

delle atrocità che avvenivano nella Germania<br />

del primo '500.<br />

L'Apocalisse, dunque, è collegata alle<br />

religioni abramitiche che non credono<br />

all'eterno ritorno ma credono che la storia<br />

abbia un inizio e una fine, che si concluderà<br />

con la grande cerimonia retributiva:<br />

l'Apocalisse come verifica sociale.<br />

Lo è anche al Comunismo con la sua<br />

promessa di una società senza classi. Oggi<br />

assistiamo a un ritorno del sacro,<br />

però dobbiamo vedere se questo è un<br />

movimento reale o solo una nuova moda<br />

indotta dai mass-media.<br />

CONCLUSIONE<br />

L'attenzione e la frequenza del pubblico,<br />

la richiesta di registrazione delle<br />

singole conferenze, in particolare di Ravasi<br />

e Tanzella Nitti, hanno confermato<br />

la validità di questo corso e ci incoraggiano<br />

a proseguire con pazienza e vigore<br />

questa tradizione, iniziata dall'indimenticabile<br />

Padre Carlo Messori Roncaglia<br />

S.U. Voglio concludere ringraziando tutti<br />

coloro che hanno collaborato al buon<br />

esito di questa iniziativa e in modo speciale<br />

coloro che ci hanno generosamente<br />

finanziato: Banca Antoniana Popolare<br />

Veneta, Banca Popolare Vicentina,<br />

Banca Nazionale del Lavoro, Vallecchi Editore,<br />

gioielleria Callegari Roberto.<br />

Verso<br />

il terzo millennio<br />

col libro<br />

dell'Apocalisse<br />

Mons. Gianfranco Ravasi<br />

Riportiamo in questo ampio riassunto<br />

la brillante lezione sull'Apocalisse<br />

con la quale mons. Ravasi ha aperto<br />

il corso di cultura 1999 <strong>dell'Antonianum</strong>.<br />

La tesi di fondo è che l'Apocalisse<br />

non è un libro "sulla/ine", ma<br />

"sulfine" del mondo: un libro di speranza<br />

e consolazione per le comunità<br />

cristiane giovannee dell 'Asia Minore,<br />

che sul finire del primo secolo erano<br />

minacciate all'esterno dalla persecuzione<br />

e all'interno dalla tiepidezza<br />

derivante dal benessere materiale;<br />

un libro che forse proprio per questo<br />

torna alla ribalta ogni volta che una<br />

compagine sociale entra in crisi, come<br />

oggi tra noi. R.P.<br />

Non è certo possibile, in un tempo<br />

limitato, esaurire l'enorme<br />

ricchezza, e le implicazioni dei<br />

simboli che si addensano nella<br />

rivelazione (in greco: "Apokàlypsis")<br />

contenuta nell'ultimo libro del<br />

canone biblico. Tenterò solo di darvene<br />

un'idea, che illustrerò in tre immagini,<br />

tre quadri collegati tra loro come in<br />

un trittico. E non a caso ho parlato di<br />

quadri, perché le visioni potenti, allucinate<br />

di questo libro hanno sempre<br />

infiammato l'immaginazione popolare.<br />

Diceva il grande Jorge Luis Borges che<br />

nell'Apocalisse "ogni istante è carico<br />

come un'arma" e per questa sua passione<br />

fu immortalato da Umberto Eco<br />

nel personaggio di Jorge da Burgos, il<br />

vecchio monaco cieco antagonista de<br />

"il nome della rosa"; ma innumerevoli<br />

altri artisti si sono ispirati all'Apocalisse:<br />

letterati come Mann ("DottorFaustus")<br />

e Shelley ("Prometeo liberato");<br />

musicisti come Messiaen<br />

("quartetto per la/ine dei tempi"); pittori<br />

come Bosch, Diierer e Blake (con<br />

la sua "morte su un cavallo pallido");<br />

cineasti come Bergman ("// settimo sigillo")<br />

e l'infinita sequenza di film<br />

granguignoleschi che vanno da "I quattro<br />

cavalieri" ad "Apocalypse now".<br />

Tutti costoro, salvo poche eccezioni<br />

(tra queste il regista russo Tarkowskij)<br />

si sono rifatti alla visione tradizionale<br />

dell'Apocalisse come una congerie<br />

di immani catastrofi, significato<br />

che esso ha anche assunto nel linguaggio<br />

comune. Ma la sua vera chiave<br />

interpretativa è altrove: l'Apocalisse<br />

è, sì, profezia, come dichiara il suo<br />

autore all'inizio e alla fine del libro; ma<br />

10 è nel senso biblico originario di "interpretazione<br />

della presenza dell'eterno<br />

nel contingente ": della logica segreta<br />

che esiste nel contingente e lo<br />

trascende. Esso dunque non parla della/ine<br />

del mondo, bensì delfine del<br />

mondo e della storia. L'autore appartiene<br />

ai circoli giovannei dell'Asia Minore,<br />

probabilmente alla scuola di Efeso:<br />

vi sono chiari punti di contatto col<br />

quarto evangelo e con la prima lettera<br />

di Giovanni, anche se la filologia moderna<br />

ha provato che queste opere sono<br />

di autori diversi. In ogni caso, comunque,<br />

questo testo non è affatto un<br />

"unicum" letterario: la letteratura "apocalittica"<br />

era anzi diffusissima nell'Ebraismo<br />

degli ùltimi due secoli prima<br />

di Cristo e nei primi due dell'Era Volgare;<br />

ne conserviamo diversi altri esempi,<br />

in parte "apocrifi" e in parte di autori<br />

canonici, come Ezechiele e Daniele.<br />

11 linguaggio e la simbologia dell'Apocalisse,<br />

insomma, sono tutt'altro che<br />

oscuri.<br />

PRIMA TAVOLA: LA STORIA UMANA<br />

La letteratura apocalittica concepisce<br />

la storia come campo di battaglia<br />

tra bene e male, in attesa del<br />

trionfo finale del bene ("nuovi cicli e<br />

terra nuova" - capitolo 21): come contrapposizione<br />

tra l'eterno, superiore,<br />

celeste da un lato e dall'altro il contingente,<br />

inferiore, terreno, che è il regno<br />

del Maligno (il Drago e i suoi accoliti:<br />

la Bestia, il Falso Profeta, la Pro-<br />

13


stituta). Un elemento comune ai vari<br />

integralismi e millenarismi oggi correnti<br />

è invece la sfiducia nella storia, e questo<br />

li pone al di fuori della visione cristiana,<br />

che in quanto tale si realizza<br />

proprio nella storia: in Cristo - dice Kierkegaard<br />

- la sfera di Dio entra in collisione<br />

con quella dell'uomo; ma questa<br />

collisione non è per un conflitto,<br />

bensì per un abbraccio. -<br />

Nella visione cristiana il contingente<br />

è trasfigurato dalla presenza dell'Eterno,<br />

che agisce al suo interno come<br />

un lievito, o un seme di senapa (Mt.<br />

13, 31-33 e corrispondenti sinottici).<br />

Così Paolo (Rom. 8,20-25) sostiene che<br />

la salvezza dell'uomo è anche salvezza<br />

per l'intero creato. Ecco allora la prima<br />

tavola del nostro trittico: l'Apocalisse<br />

si può leggere come il piano divino<br />

di salvezza che si realizza nella<br />

storia.<br />

Il groviglio inestricabile, il trionfo<br />

di simboli misteriosi ("Ogni parola<br />

un mistero" commentò san Girolamo)<br />

è solo apparente: questi simboli<br />

sono ben noti, sono gli stessi in tutta<br />

la letteratura apocalittica. Il gusto per<br />

l'esoterico serve a mantenere alta la<br />

tensione, e il linguaggio eccitato, incandescente,<br />

allude a quello che è "oltre",<br />

e che è "altro" dal contingente.<br />

Troviamo simboli onirici (sonni e sogni),<br />

simboli teratomorfi (belve come<br />

rappresentazione del male), simboli cosmici<br />

(due modelli speculari di città:<br />

la Babilonia infernale e la Gerusalemme<br />

celeste), simboli cromatici (il bianco<br />

è collegato con la luce, l'Eterno; perciò<br />

i beati del capitolo settimo hanno<br />

tuniche bianche e il Cristo risorto del<br />

primo capitolo ha capelli candidi come<br />

lana (è un'immagine tratta di peso<br />

da Daniele, 7, 9); e poi simboli gematrici<br />

[ciocnumerologici-N.dR.]: la<br />

sequenza di settenari (sette chiese,<br />

sette sigilli, sette trombe, sette portenti,<br />

sette coppe...) sottintende la perfezione,<br />

il compimento che gli Ebrei attribuivano<br />

al numero sette; il numero<br />

della Bestia in (13, 18) è invece 666:<br />

tre volte il massimo dell'imperfezione<br />

(sette meno uno) oppure, ricorrendo<br />

alla gematria, è il valore numerico del<br />

nome "Nerone cesare" in lettere ebraiche:<br />

Nerone era infatti il prototipo del<br />

grande persecutore. I 144.000 eletti<br />

sono dodici volte le dodici tribù di<br />

Israele (il popolo di Dio preso due volte,<br />

insomma) moltiplicate per il fattore<br />

1000, che rappresenta l'infinito.<br />

Cioè una "moltitudine immensa", che<br />

giunge a perfezione quando si raggiunge<br />

"il" fine della storia.<br />

Vi sono infine simboli sociali: ad esem-<br />

14<br />

pio la sposa (19, 7-8) e per converso<br />

la prostituta, "ebbra del sangue dei martiri"<br />

(17,6). Con ogni probabilità la "prostituta"<br />

è Roma e l'impero romano, simboleggiati<br />

anche da Babilonia e dalla<br />

Bestia che sale dal mare (13,1-10). Siamo<br />

in un tempo di persecuzioni (probabilmente<br />

intorno al 90-95 d.C., sotto<br />

l'imperatore Domiziano) e Giovanni,<br />

l'autore, è esiliato a Patmos (una<br />

specie di Ventotene dell'impero romano<br />

- 1,9); la comunità delle sette<br />

chiese dell'Asia è insidiata, oltre che<br />

dalla crisi esterna della persecuzione,<br />

anche da quella interna, dal progressivo<br />

sfaldarsi della fede dovuto alla tiepidezza<br />

dei fedeli. Il libro inizia appunto<br />

con sette lettere a queste comunità,<br />

lettere insieme di incoraggiamento e<br />

rimprovero. Per esse l'Apocalisse è un<br />

libro di speranza, con la visione utopica<br />

e consolatoria dei capitoli 18 e 19,<br />

nei quali l'angelo letteralmente estirpa<br />

Roma dalle sue radici e la getta nel<br />

Mediterraneo.<br />

Il libro ha quindi anche un aspetto<br />

liturgico, nel senso etimologico di<br />

"collegamento tra cielo e terra"; probabilmente<br />

veniva anche letto materialmente<br />

durante le celebrazioni liturgiche.<br />

Il drago e la bestia sono sempre<br />

accanto a noi nella storia, ma non<br />

potranno avere l'ultima parola perché<br />

la storia è dominata da "Uno" (4, 2)<br />

che sta sul trono celeste: Dio, che con<br />

espressione magnifica è definito come<br />

"L'Alfa e l'Omega" (1, 8) e "colui che<br />

era, che è e che viene" (4, 8). Ogni parola<br />

pronunciata dall'umanità e tutto<br />

l'arco del tempo sono racchiusi in Lui.<br />

E, accanto a Dio, il Cristo: la sua<br />

descrizione nel primo capitolo è tutta<br />

costituita da citazioni dell'Antico Testamento.<br />

Egli appare con quaranta ti-<br />

toli diversi, che definiscono il suo mistero.<br />

Il più bello è "Stella luminosa<br />

del mattino": l'alba che sta per sorgere<br />

verrà inaugurata da Cristo.<br />

SECONDA TAVOLA: i SIMBOLI<br />

(i quattro cavalieri)<br />

II simbolo - si diceva - è organizzato<br />

in settenari. Sciogliere il simbolo<br />

significa anche spiegare il libro; ma<br />

non è possibile, in questa sede, dare<br />

una spiegazione per tutti i simboli del<br />

libro: vi consiglio per questo di leggerlo,<br />

con l'assistenza di un buon commento.<br />

Ora invece ne illustrerò uno solo,<br />

a titolo di esempio: quello dei quattro<br />

cavalieri descritti nel sesto capitolo. Vedremo<br />

che i cavalieri rappresentano<br />

simbolicamente realtà che ancora oggi<br />

sono, purtroppo, comuni tranci. Sono<br />

quattro, e cavalcano cavalli di colori<br />

diversi. Il loro scopo è dare l'idea<br />

del giudizio, della tensione: la Storia<br />

è infatti lacerante.<br />

Il primo monta un cavallo bianco,<br />

ha un arco e gli viene data una corona:<br />

il suo scopo è la vittoria. Il bianco<br />

- abbiamo detto - è il colore dell'eterno,<br />

e per questo qualcuno oggi pensa<br />

che si tratti del Cristo, che domina sempre<br />

la storia. Ma la maggioranza degli<br />

interpreti ritiene, per analogia con gli<br />

altri tre cavalieri che rappresentano tutti<br />

realtà negative, che sia negativo anche<br />

questo: in tal caso il colore bianco<br />

si riferirebbe a quello della bandiere<br />

dei Parti, grandi arcieri a cavallo e<br />

nemici giurati di Roma. In tal caso il<br />

cavaliere rappresenta l'imperialismo e<br />

il militarismo, che non è mai sazio di<br />

vittorie.<br />

Il secondo monta un cavallo rosso<br />

come il sangue versato e riceve una grande<br />

spada e il potere "di fare sparire la<br />

pace dalla terra, lasciando che gli uomini<br />

si scannino a vicenda". Il simbolo<br />

è trasparente: si tratta evidentemente<br />

della guerra e della violenza.<br />

Il terzo monta un cavallo nero (come<br />

la fame "nera"), reca una bilancia<br />

e una voce fuori campo annuncia prezzi<br />

altissimi per grano ed orzo: si tratta,<br />

è chiaro, della carestia.<br />

Il quarto infine monta un cavallo<br />

dal colore cadaverico, ed è l'unico ad<br />

avere un nome: si chiama "Morte" e<br />

lo segue un esercito di morti.<br />

I quattro cavalieri girano per il mondo,<br />

e anticipano ciò che verrà in seguito:<br />

ad esempio il drago rosso con<br />

sette corna e dieci corone, che fa pensare<br />

ai sette colli di Roma e a dieci imperatori.<br />

Corrono il mondo perché la<br />

storia dell'umanità è sempre percorsa


da questa tragedia, la tragedia del potere,<br />

della violenza, della fame e della<br />

morte. L'Apocalisse non è solo un libro<br />

di speranza: è anche un libro di<br />

realismo, di inquietudine.<br />

E' una frustata in volto a una chiesa<br />

flaccida e tentata dall'apostasia. La<br />

settima lettera (cap. 3°), diretta dal Cristo<br />

alla chiesa di Laodicea, è significativa.<br />

Era ricca, quella città: aveva una<br />

facoltà di medicina celebre per la sua<br />

scuola di oftalmologia ed era sede di<br />

industrie tessili e banche. Per questo<br />

il Cristo consiglia: "compra da me piuttosto<br />

oro provato nel fuoco, per essere<br />

ricco, indossa vesti bianche per celare<br />

la tua nudità e ungi di collirio i<br />

tuoi occhi, per vedere" (3, 18-19). Ma<br />

il rimprovero è soprattutto per la tiepidezza:<br />

"Conosco le tue opere, non<br />

sei né caldo né freddo: magari lo fossi!<br />

Ma poiché sei tiepido, sto per vomitarti<br />

dalla mia bocca" (3, 15-17).<br />

Questo è dunque lo scopo dell'Apocalisse:<br />

non seminare paure ma<br />

scuotere dallo stato di torpore e tiepidezza<br />

che è tipico anche del nostro tempo.<br />

Oggi non si trova più il grande<br />

ateo, né il grande credente, che arde<br />

come fuoco. "Il nodo d'oro che tiene<br />

assieme tutta la mia opera - mi disse<br />

una volta Julien Green, lo scrittore francese<br />

- si trova in questa frase: finché<br />

siamo inquieti, si può stare tranquilli".<br />

Perché si è vivi. L'Apocalisse è il<br />

giudizio di Dio contro l'indifferenza, la<br />

tiepidezza, la superficialità.<br />

TERZA TAVOLA:<br />

IL CAMMINO E LA META<br />

Anche questo terzo tema che sto<br />

per trattare è una scelta, tra le molte<br />

possibili. L'Apocalisse ha una struttura<br />

squilibrata: all'inizio e per venti capitoli<br />

viene rappresentata la storia; alla<br />

fine (capitoli 20-22) esso rappresenta<br />

la meta. Il pellegrinaggio è lungo, ma<br />

la meta è il punto nodale del libro, che<br />

ci conduce ad essa di grado in grado,<br />

attraverso la sua sequenza di settenari.<br />

Il movimento inizia proprio con la<br />

lettera alla chiesa di Laodicea; è un movimento<br />

di incarnazione, che si ripete<br />

continuamente, perché la presenza<br />

di Cristo tra noi è costante: "Vedi, io<br />

sto alla porta e busso: se qualcuno<br />

ascolta la mia voce e apre la porta entrerò<br />

e cenerò con lui, e lui con me"<br />

(3, 20). Ci si presenta la comunità in<br />

un luogo protetto: fuori, per le strade,<br />

corrono i cavalieri e suonano le trombe<br />

del terrore, ma passa anche il Cristo,<br />

che bussa alla porta. Il "canto davanti<br />

alla porta chiusa" è un genere let-<br />

terario tipico dell'ellenismo, ripreso<br />

per esempio anche dal quinto capitolo<br />

del "Cantico dei Cantici". E' una immagine<br />

nuziale, di innamorato che la<br />

donna deve accogliere: se non lo fa, dovrà<br />

poi correre nella notte per le strade<br />

alla ricerca dell'amato.<br />

L'iniziativa appartiene a Dio: "In principio<br />

era il Verbo", se Lui non passa<br />

dovrò concludere i miei giorni, chiuso<br />

nella mia piccola cerchia. E' il tema<br />

della grazia, sviluppato da san Paolo:<br />

diceva Karl Bardi che il motto di<br />

Cartesio per un cristiano diventa "cogitor,<br />

ergo sum": sono pensato, e dunque<br />

esisto. D'altra parte però l'iniziativa<br />

di Dio non dimentica la libertà dell'uomo:<br />

"Se uno mi apre la porta". Solo<br />

quando la libertà (per mezzo della<br />

fede) si apre alla grazia, nasce la comunione,<br />

e siamo insieme assisi allo<br />

stesso banchetto. Nella celebrazione delle<br />

grandi feste ebraiche la tradizione<br />

voleva che si lasciasse socchiuso l'uscio<br />

di casa, perché se fosse passato il<br />

Messia avrebbe udito i canti all'interno<br />

e sarebbe potuto entrare.<br />

Il cammino è diretto verso una meta<br />

trascendente, rappresentata negli stupendi<br />

capitoli 21-22: la Gerusalemme<br />

celeste, la pienezza della redenzione.<br />

I versetti di apertura del capitolo 21<br />

dicono : "Ecco la dimora di Dio con gli<br />

uomini. Abiterà con loro, loro saranno<br />

il Suo popolo e Lui sarà il loro Dio,<br />

il "Dio-con-loro" (l'Emanuele di Isaia).<br />

E continua citando Isaia : "E tergerà<br />

ogni lacrima dai loro occhi; non vi saranno<br />

più morte, lutto, lamento, affanno<br />

perché le cose di prima sono passate".<br />

Quei quattro cittadini del mondo -<br />

morte, lutto, lamento, affanno - che sono<br />

in tutte le città terrene, appartengono<br />

al passato.<br />

Vi sono altre due cose che mancano,<br />

nella città del cielo: il mare (che<br />

nella Bibbia è simbolo del male, del caos<br />

popolato di mostri che attenta lungo<br />

la battigia allo splendore della creazione,<br />

corrodendo la terra) e il tempio: non<br />

occorre più culto, perché Cristo, l'Agnello,<br />

è tra noi ed è tempio egli stesso<br />

di Dio (Jo. 2, 21).<br />

Questo è dunque uno stato di comunione<br />

piena; eppure anche qui l'Apocalisse<br />

termina con un movimento:<br />

anche quando siamo giunti all'approdo<br />

noi attendiamo ancora la salvezza,<br />

che nell'incarnazione è solo iniziata,<br />

come un germoglio. L'Apocalisse infatti<br />

si conclude con lo stupendo dialogo tra<br />

la Sposa e l'Agnello (22,20): "Vieni Signore<br />

Gesù" - "Sì, verrò presto".<br />

Molti studiosi ritengono che l'invocazione<br />

della Sposa sia la traduzio-<br />

ne greca di uno dei pochi frammenti<br />

aramaici giunti sino a noi: la giaculatoria<br />

"Maranathà", che è composta da<br />

due parole intrecciate insieme, e che<br />

proprio per questo ammette una duplice<br />

interpretazione.<br />

Si può leggere infatti come Maran<br />

(nominativo) - athà (perfetto; dunque:<br />

"il Signore è venuto" ). L'Apocalisse<br />

infatti rappresenta l'incarnazione,<br />

cioè il passato più che il futuro: il<br />

passato è la sorgente della nostra speranza<br />

per il futuro. Non dobbiamo temere<br />

i cavalieri, il drago o la prostituta,<br />

perché il Cristo è già venuto ed è<br />

tra noi.<br />

Ma si può leggere anche come Marana<br />

(vocativo) - tha (imperativo;<br />

dunque "Signore, vieni !" - è questo<br />

il solo significato mantenuto nel testo<br />

greco): il Cristo infatti è già entrato nella<br />

storia, ma deve entrarvi una seconda<br />

volta per sigillarla definitivamente<br />

portandola alla pienezza, come egli<br />

stesso dice nel discorso sugli ultimi tempi<br />

(Mt 25, 31-46).<br />

Dunque per noi l'invito è a camminare<br />

nella storia, con questa inquietudine<br />

nel cuore, ma sempre cercando di ricordare<br />

che alla fine del cammino c'è<br />

un incontro, un incontro luminoso: la<br />

storia non precipita verso il baratro,<br />

verso un gorgo oscuro, verso l'oceano<br />

del caos e dei mostri marini, ma verso<br />

un incontro. Uno degli "canti ultimi"<br />

di padre David MariaTuroldo rappresenta<br />

proprio questo pellegrinaggio<br />

verso il "nudo Essere", attraverso i deserti<br />

e anche attraverso la foresta delle<br />

fedi, perché l'Apocalisse ci conduce<br />

anche a superare la fede: come ci<br />

insegna san Paolo, alla fine, quando rivedremo<br />

Cristo, ciò che permane è solo<br />

l'Amore. Ora invece camminiamo,<br />

con la fiaccola della speranza.<br />

Vorrei terminare con questa poesia<br />

che è indirizzata "all'ateo". Ed io<br />

credo che l'Apocalisse, che è stato letto<br />

ingenuamente come un libro di sciagure,<br />

in realtà sia un libro di speranza<br />

anche per chi credente non è, ma<br />

continua a sperare e camminare sulla<br />

strada della storia.<br />

Fratello ateo, nobilmente pensoso,<br />

alla ricerca di un Dio<br />

che io non so darti,<br />

attraversiamo insieme il deserto.<br />

Di deserto in deserto,<br />

oltre la foresta delle fedi,<br />

liberi e nudi verso il nudo Essere.<br />

E là, dove la parola muore,<br />

abbia fine il nostro cammino".<br />

15


16<br />

Collegio Antonianum<br />

a cura di Luca De Biasio<br />

> dispetto dell'inverno non ancora concluso, qual-<br />

^^ che giorno fa, a Milano, sembrava fosse arriva-<br />

/-^L ta la primavera. Il sole splendeva, e il vento era<br />

JL J^jnite e amico. La gente che passeggiava sembrava<br />

lieta, e anche l'odore caratteristico che aleggia nel tram<br />

sembrava meno fastidioso del solito; ma quando quell'uomo<br />

in fondo alla vettura si è messo a suonare, tutti<br />

hanno reagito con un brivido di inconsapevole<br />

irritazione.<br />

Chi era quell'uomo che osava turbare la gioia di un<br />

giorno così bello, con una cantilena triste e lamentosa?<br />

Chi era l'artefice di quella musica, che sapeva di terre<br />

straniere, e della tristezza della lontananza? Inutile dire<br />

che, quando è passato fra la gente sperando in un<br />

compenso per la sua musica ha ottenuto ben poco. Così<br />

è sceso dal tram, in silenzio come era venuto, ma<br />

lasciandosi dietro un'invisibile strascico di domande,<br />

che ha avvolto tutti tentando di strangolare quella<br />

maschera di indifferenza che fa comodo mettersi sul<br />

viso per nascondere la diversità. Una diversità che poi,<br />

paradossalmente, andiamo a cercare nei ristoranti<br />

cinesi, messicani, giordani, o che magari ci illudiamo<br />

di fare nostra quando leggiamo gli articoli di Moni<br />

Ovadia sul Corriere della Sera.<br />

Moni Ovadia ha scelto di farsi portatore della cultura<br />

Yiddish, che propone in forma di teatro, ed è riuscito<br />

a portarla al grande pubblico. Oggi lo troviamo sem-<br />

BIOGRAFIA DI MONI OVADIA<br />

pre più spesso sui giornali, in televisione, e avremo l'occasione<br />

di averlo in Collegio per il ritiro pasquale. Non<br />

mi dilungo in dissertazioni sul cosmo Yiddish, ed immagino<br />

sia nota a tutti la condizione di doloroso viaggio<br />

in cui questo tipo di cultura è germogliata e si è sviluppata.<br />

Mi tormenta invece una domanda: come è possibile<br />

che il mondo proposto da Moni Ovadia riscuota tanto<br />

successo, e che invece si mostri così tanta indifferenza<br />

(quando questa non si tramuta in odio) verso la<br />

misera condizione degli immigrati che oramai ci affiancano<br />

nella vita di ogni giorno? Non sono forse, anche questi<br />

ultimi, portatori di una cultura diversa dalla nostra e<br />

che in quanto tale va salvaguardata? Non è forse anche<br />

quella degli albanesi immigrati una cultura dell'esilio,<br />

della sofferenza, al pari di quella che propone Ovadia?<br />

La conclusione mi pare ovvia: ben venga il crescente<br />

interesse verso il mondo Yiddish, ma cerchiamo di<br />

salvaguardare questa esperienza da tentazioni di esotismo<br />

soft. Cerchiamo di vedere in Moni Ovadia anche l'uomo<br />

che suona sul tram, malvestito e triste, aggrappandoci<br />

magari al sentimento comune che origina il suo modo<br />

di comunicare; solo così riusciremo a dare un senso<br />

concreto all'incontro che ci aspetta, un incontro che<br />

riunisce Pesach e Pasqua, liberazione dalla schiavitù<br />

dell'indifferenza e risurrezione verso la condivisione delle<br />

esperienze dell'altro.<br />

oni Ovadia ama essere definito semplicemente "uomo di tea-<br />

Mtro". E' nato nel 1946 a Ploydiv, in Bulgaria, da una famiglia<br />

sefardita che nel 1949 si è trasferita a Milano. Una laurea in Scienze<br />

Politiche, Moni Ovadia ha cominciato la sua avventura artistica<br />

come musicista fondando il "Gruppo folk internazionale", poi diventato<br />

('"Ensemble Havadià". Il complesso ha esplorato e proposto<br />

il repertorio Klezmer, la tradizione musicale degli ebrei dell'Europa<br />

Orientale.<br />

Moni Ovadia approda quindi al teatro, collaborando con Tadeusz<br />

Kantor e - tra gli altri - con Franco Parenti. Ha fondato in seguito la<br />

"TheaterOrchestra" con la quale ha portato sulla scena diversi spettacoli.<br />

Tra i suoi lavori per il palcoscenico che attingono alla tradizione<br />

yiddish, degli ebrei dell'Europa Orientale, e alle memorie della<br />

Shoah: "Cabaret Yiddish", "Golem", "Oylem Goylem", "Dybbuk",<br />

"Ballata di fine millennio", "II caso Kafka". Ha pubblicato il volume<br />

autobiografico " Speriamo che tenga" e "L'ebreo che ride". Nel<br />

1995 gli è stato assegnato il "Sigillo per la pace".<br />

MONI OVADIA ON LINE<br />

http:/ / vivaldi.nexus.it/ altri/ filarmonica/ moni.html<br />

http:/ / www.well.com/ user/ ari/ klez/ bands/ ovadia/ theater/ ovadia.theater.html<br />

http://www.menorah.it/Articoli/ attcul/ moniov2.htm<br />

http://racine.ra.it/faenza/moni.htm<br />

http:/ / www.menorah.it/ Articoli/ attcul/ moniov.htm


Collegio Antonianum<br />

ircelo Ippico dell'Olmo<br />

Si è tenuta il due febbraio scorso la prima cena dell'anno<br />

del Circolo ippico dell'olmo, circolo culturale<br />

che si propone di riflettere su temi etici,<br />

artistici e più in generale filosofici.<br />

Il circolo, dal lontano anno della sua fondazione, si<br />

è sempre contraddistinto per il suo carattere elitario e<br />

aristocratico e per le sue audaci e pericolose scelte politiche.<br />

La cena è proceduta regolarmente, senza apparenti<br />

sussulti e colpi di scena.<br />

Ha aperto ufficialmente la serata il presidente uscente<br />

Antonio Donato con un bell'intervento sulla poesia<br />

canadese contemporanea. Molto apprezzato anche il discorso<br />

di Padre Vit con una riflessione sulle radici ebraiche<br />

del Circolo ippico, anche in relazione ad un suo recente<br />

viaggio a Zoppola di Pordenone.<br />

Ma il momento più intenso della serata si è raggiunto<br />

con lo struggente ricordo di Sergio Lombardosi (fondatore<br />

assieme al politologo francese Jean Marsciè del nostro<br />

omonimo club), tenuto dal suo allievo e amico Alberto<br />

Gecchella, in occasione dei dieci anni dal giorno<br />

della sua inopinata scomparsa (2 febbraio 1989).<br />

Con visibile commozione, Cecchella ha tracciato un<br />

breve ma efficacissimo profilo del suo grande e indimenticabile<br />

maestro. Riportiamo qui uno stralcio particolarmente<br />

significativo della toccante commemorazione:<br />

Quando l'amico Catucci mi telefonò qualche giorno<br />

fa per chiedermi di ricordare, in questo importante simposio,<br />

l'avvocato Sergio Lombardosi, acuì, siadettoper<br />

inciso, devo la riconoscenza di un allievo, non posso<br />

negare, cari amici, di avere provato una formidabile<br />

stretta al cuore. Chiamai allora la figlia Giulia, la diletta<br />

Giulia (come era solito appellarla lui), per chiederle<br />

un doveroso e prezioso consiglio: "non parlare,<br />

caro Alberto, del grande avvocato", mi disse lei con un<br />

filo di voce "ma ricorda soprattutto il grande uomo".<br />

Sì, cari compagni. Sergio Lombardosi è stato soprattutto<br />

un grande uomo.<br />

Dopo il discorso di Gecchella, che ha richiamato ognuno<br />

di noi alle proprie responsabilità, si è svolta l'elezione<br />

del nuovo presidente. È poi risultato eletto il giovane<br />

Angelo Benoni, poeta di grande intelligenza e squisita<br />

finezza, che nell'unica dichiarazione rilasciata dopo<br />

l'ufficializzazione del risultato, ha espresso il desiderio<br />

di aprire il circolo anche alle donne, suscitando<br />

la disapprovazione generale.<br />

La cena si è conclusa con l'intervento del professor<br />

Luciano Tajoli, esperto di cartografia e storia delle Idee<br />

( e soprattutto ex allievo del collegio Antonianum), che<br />

ha proposto una bella riflessione sulle difficoltà che caratterizzano<br />

la filosofia di fine millennio.<br />

Pubblichiamo di seguito un breve profilo storico del<br />

Circolo ippico dell'olmo:<br />

Nel 624, nella cittadina longobarda di Zoppolum Castrum<br />

(l'odierna ZoppolaVidente cittadina nell'entroterra<br />

pordenonese), il principino Ibuh Harduin figlio dei reggenti<br />

di Danimarca, festeggia il quindicesimo anno di vita.<br />

In quello sciagurato giorno un gruppo di cavalieri<br />

templari guidati dal valoroso capitano di ventura Roberto<br />

Labriano detto il Guiscardo, avendo smarrito la<br />

via maestra, fece campo nella celebre cittadella fortificata.<br />

Il giovane principe allora, su consiglio del perfido gesuita<br />

spagnolo Mario Panassidio de Castillo, uomo potente<br />

e scellerato, si persuase ad accogliere nel suo castello<br />

la singolare compagine.<br />

Mai scelta fu meno felice: i Templari, avendo bevuto<br />

più di quanto era lecito, approfittarono orribilmente<br />

del principino 1 , che a causa della lunga consuetudine<br />

per i giochi più bizzarri ed audaci, scambiò quelle<br />

strane attenzioni per un omaggio particolarmente affettuoso<br />

e originale.<br />

La mattina seguente Roberto Labriano, avendo compreso<br />

la gravita del crimine commesso, dopo essersi scusato<br />

con il consigliere del principe, adducendo peraltro<br />

dei motivi assolutamente comprensibili e giustificabili,<br />

regalò al fanciullino (che si era prontamente ripreso),<br />

davanti alla cittadinanza riunita per il grande evento, i<br />

due oggetti più preziosi che egli possedeva: un cavallo<br />

egiziano e un ramoscello d'olmo, i simboli più celebri e<br />

importanti della sua antica casata.<br />

Quei due oggetti furono custoditi gelosamente dalla<br />

famiglia Lombardosi, al principe legata da un rapporto<br />

di profonda amicizia, che conservò i due reperti fino al<br />

1989, anno della scomparsa del suo ultimo prestigioso<br />

discendente: Sergio Lombardosi, avvocato, uomo di<br />

grande umanità e di raro coraggio. 2<br />

Lombardosi 3 , prima di morire, grazie a una sovvenzione<br />

statale, fondò assieme all'amico e compagno Jean<br />

Marsciè (politologo e uomo di scienza) il Circolo ippico<br />

dell'olmo, che a quel lontano episodio medievale deve<br />

il nome e il carattere filantropico.<br />

Il Circolo ippico dell'olmo, che festeggia quest'anno<br />

i dieci anni di vita, ha ormai filiali ed associati in tutto<br />

il mondo e può vantare tra i suoi membri più illustri personalità<br />

del calibro di Davide Paolillo, Giorgio Pacchetti,<br />

Tony Bettola, l'onorevole Sergio Eliani e Joe D'Amato.<br />

E come disse Jean Marsciè, indimenticato fondatore<br />

del nostro esclusivo club, in occasione dei festeggiamenti<br />

del patrono della sua città natale Zoppola:<br />

Madonna, siamo solo all'inizio! 4<br />

CIRCOLO IPPICO DELL'OLMO (NUOVO ORGANICO):<br />

Presidente:<br />

Vice-presidente:<br />

Consigliere:<br />

Addetto stampa:<br />

Angelo Benoni<br />

Samuele Ave<br />

Don Giorgio Pacchetti<br />

Graziano Frasca<br />

Chiunque voglia informazioni più dettagliate può rivolgersi a:<br />

Graziano Frasca (collegio Antonianum)<br />

'II giovane principe, come apprendiamo da Paolo Diacono, non risentì più di tanto<br />

dell'episodio. Tanto che egli sostenne in una celebre discussione conAgostino dalvrect<br />

che l'ordine dei Templari è di gran lunga il più nobile e virtuoso.<br />

2 In realtà il cavallo morì dopo qualche mese per una grave infezione intestinale. Ma i<br />

Lombardosi ne seppero comunque mantenere vivo il ricordo, ricorrendo, quantomeno<br />

dopo il tredicesimo secolo, alle teorizzazioni dello spagnolo Raimondo Lullo.<br />

'Lombardosi che, è opportuno ricordarlo, sul finire degli anni settanta iniziò uno storico<br />

sodalizio con quello che oggi viene considerato il suo allievo più importante: il<br />

dottor Alberto Gecchinella.<br />

4 Cfr. Jean Marsciè, Provocazioni di fine millennio, La Nuova Italia, Firenze 1987.<br />

17


18<br />

a!<br />

A//a vigilia del Giubileo alcune tappe<br />

importanti attendono il "Padova 7°"<br />

del nostro Centro Giovanile:<br />

dalla riformulazione<br />

del patto associativo nazionale...<br />

alla ristrutturazione del cottage,<br />

che impegnerà tutto il gruppo<br />

Centro Giovanile<br />

a cura di M. Perin<br />

Riconosco che il mio contatto con lo scoutismo<br />

mi ha molto arricchito». Parola<br />

di padre Antonio Garbagnati S.J., assistente<br />

del gruppo Padova 7° dell'Agesci<br />

(Associazione Guide e Scout Catto- £<br />

lici Italiani) presente al CGA.<br />

Una piacevole chiacchierata mattutina<br />

con l'esperto (per definizione) di scoutismo<br />

al CGA; piacevole particolarmente per chi,<br />

come il sottoscritto, non ha per varie vicende<br />

mai fatto vita di scout, pur avendolo desi- %<br />

derato da ragazzo.<br />

Una realtà, gli scout, che certo risponde ai<br />

bisogni, alla sensibilità, alla psicologia di molti<br />

ragazzi e ragazze; una realtà che li aiuta a crescere<br />

nella formazione umana e cristiana della persona,<br />

secondo un cammino fondato su un principio-base: l'autoeducazione<br />

realizzata all'interno di relazioni educative<br />

significative. Questo il senso del rapporto che si instaura<br />

tra l'animatore (il «capo») e il ragazzo, il significato<br />

delle relazioni che si intrecciano fra le varie realtà<br />

«verticali» (cioèdifferenziate in base all'età dei componenti)<br />

dello scoutismo, dove il più piccolo impara dal<br />

più grande.<br />

«Ho un ricordo - riprende p. Garbagnati - di<br />

quand'ero ragazzina. Durante la guerra, nel '42, ho<br />

trascorso un'estate all'Alpe Motta di Campo Dolcino<br />

(Sondrio) per quello che oggi si chiamerebbe un campo-scuola.<br />

Lì incontrai un prete (uno di quelli che portava<br />

la "veste" lunga anche nei boschi!) il quale animò<br />

le nostre giornate con giochi e tecniche che solo più<br />

tardi avrei scoperto essere scoutistiche. Era la presenza<br />

"sommersa" dello spirito scout non veramente soffocato<br />

dal fascismo, che aveva soppresso l'associazionismo<br />

in genere».<br />

«Pochi anni fa, poi, celebrando il cinquantesimo<br />

dell'uccisione di Beppino Smania (staffetta partigiana,<br />

caduto il 28 aprile 1945 alla Busa diVigonza), venni<br />

a sapere che lo scoutismo all'Antonianum rinacque<br />

quasi immediatamente all'indomani dell'armistizio, proprio<br />

richiamandosi alla figura di Smania. Segno che<br />

10 spirito ardente covava sotto le fredde ceneri della<br />

dittatura».<br />

Oggi, nel 1999, l'Agesci si è impegnata a portare a<br />

compimento il già lungo percorso di revisione del patto<br />

associativo scout, riscritto alla luce dell'evoluzione del<br />

mondo giovanile e della visione pastorale della Chiesa.<br />

Per chi volesse soffermarsi maggiormente su questo<br />

lavoro, rinvio al numero 237 '98 della rivista «Scout»,<br />

che tratta in modo esaustivo l'argomento, affiancando<br />

11 testo originario (1974) del patto associativo all'attuale<br />

proposta di modifica, portando anche (e soprattutto)<br />

le motivazioni che stanno alla base del lavoro svolto.<br />

In questa occasione solo qualche «assaggio», scor-<br />

^fefsam^!^^ rendo il testo insieme al p. Garbagnati.<br />

Rimane, naturalmente, il fondamento<br />

delle tre «scelte»: la scelta scout, la<br />

scelta cristiana, la scelta politica.<br />

Al primo posto della scelta scout<br />

èsempre l'autoeducazione, già citata,<br />

di cui il ragazzo èprotagonista,<br />

ma sempre accompagnato dalla fedele<br />

intenzionalità educativa e dalla<br />

serena testimonianza da parte del<br />

«capo».<br />

Nella scelta cristiana spicca forse<br />

un passaggio: «Siamo uniti dall'amore<br />

Dio con tutti coloro che operano nella<br />

evangelizzazione e nella formazione cristiana<br />

delle giovani generazioni, in spirito di<br />

stima, rispetto e collaborazione vicendevole,<br />

partecipando ai vari livelli, con il nostro carisma-mandato<br />

di educatori, agli organismi di programmazione pastorale.<br />

L'Agesci si propone come associazione di frontiera,<br />

che rappresenta per molti ragazzi l'unica occasione<br />

di ricevere un annuncio di fede e una proposta<br />

educativa successiva alla catechesi sacramentale».<br />

Nella scelta politica vi è il riconoscimento formale<br />

di una sensibilità che potremmo definire ambientalista:<br />

«Ci impegniamo... a vivere e promuovere una cultura<br />

di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti<br />

che i beni e le risorse sono limitati ed appartengono<br />

anche alle generazioni future».<br />

Sempre in questa «scelta», resta e si rafforza l'originale<br />

riferimento alla democrazia e all'antifascismo, con<br />

l'attuale specificazione che così recita: «Ci impegniamo...<br />

a rifiutare decisamente, nel rispetto delle scelte<br />

democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione<br />

del nostro Paese, tutte le forme di violenze, palesi e<br />

occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di<br />

instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli».<br />

Passando poi alla più stretta realtà del «Padova 7°»<br />

presso il nostro Centro Giovanile, va sottolineato l'impegno<br />

che tutto il gruppo ha assunto e si propone di


portare a compimento entro la... vigilia del giubileo: la<br />

riqualificazione del cottage e dell'area circostante.<br />

Appare ormai non procrastinabile una<br />

riprogettazione strutturale e impiantistica,<br />

un recupero degli spazi oggi<br />

non disponibili, un lavoro capace<br />

di rendere questa sede più<br />

accogliente e idonea (pur nell'essenzialità<br />

che sempre contraddistingue<br />

lo scoutismo) per<br />

le attività del gruppo.<br />

Ma soprattutto ènecessario<br />

essere pronti per l'anno giubilare,<br />

quando il connaturale spirito<br />

di accoglienza del gruppo scout<br />

avrà modo di concretizzarsi nell'ospitalità<br />

verso quanti giungeranno nella<br />

nostra città. E ci aspettiamo che siano parecchi!<br />

Una casa che sarà quindi aperta ad altri grup-<br />

Centro Giovanile<br />

pi, accogliente nella semplicità, ma specialmente nella<br />

funzionalità.<br />

I ragazzi stanno già facendo la loro parte, e fortunatamente<br />

anche qualche «ex-ragazzo» (almeno dal punto<br />

di vista strettamente anagrafico) si sta impegnando<br />

a fondo per individuare le soluzioni tecniche migliori<br />

e più alla portata.<br />

La comunità del Centro Giovanile èpartecipe<br />

di questo impegno, da molti guardato con simpatia<br />

(sentimento di cui gli scout riescono spesso<br />

a circondarsi). In particolare sono attenti i<br />

genitori dei ragazzi e alcune figure «storielle» dello<br />

scoutismo al GGA. Ma il lavoro è tanto, l'esposizione<br />

finanziaria sarà gravosa e credo che ogni tipo di<br />

collaborazione sarà prezioso e necessario per portare<br />

a compimento, nei tempi utili, la realizzazione<br />

di una degna casa per gli scout (e non solo quelli del-<br />

FAntonianum ! ). Buon lavoro a tutti. Marco Perin<br />

comunità M Maranathà<br />

Per parecchi giovani del CCA l'estate è<br />

occasione per fare, esperienze di servizio,<br />

spiritualità, formazione. La scorsa estate tre<br />

giovani hanno voluto vivere un tempo di<br />

condivisione completa e quotidiana delle<br />

fatiche, delle risorse, delle gioie,<br />

alla luce del messaggio evangelico.<br />

Questa testimonianza, insieme ad altre già<br />

pubblicate, vuole essere anche uno stimolo<br />

perché tali esperienze continuino ad<br />

arricchire i giovani del nostro CGA<br />

La comunità di accoglienza Maranathà è costituita<br />

da cinque nuclei familiari che abitano in<br />

una vecchia scuola (oggi ristrutturata grazie al<br />

lavoro di molti volontari) dove, oltre a singoli<br />

appartamenti per ciascuna famiglia, esistono spazi di<br />

utilizzo comune. La condivisione non si limita a questo<br />

ma comprende la preghiera giornaliera, il pranzo<br />

preparato e consumato insieme, la gestione della casa,<br />

il lavoro nell'orto e l'utilizzo di una cassa comune<br />

in cui tutti versano i propri guadagni e prelevano proporzionalmente<br />

al bisogni di ciascuno. Tra gli obiettivi<br />

fondamentali ci sono l'apertura e l'accoglienza nei<br />

confronti di persone bisognose, soprattutto minori<br />

adottati o avuti in affidamento. Anche noi abbiamo go-<br />

duto della loro disponibilità, trascorrendo lì una settimana<br />

in luglio.<br />

Siamo un gruppo di ragazzi che partecipa, durante<br />

l'anno, a periodici incontri formativi (detti di «prima<br />

fascia») finalizzati all'animazione, nel cui ambito<br />

è sorta l'esigenza di vivere un'esperienza di lavoro gratuito<br />

e confronto con persone che hanno compiuto scelte<br />

radicali di vita cristiana.<br />

La nostra giornata era così organizzata: dopo la preghiera<br />

mattutina ci cimentavamo in diversi tipi di lavoro<br />

(cucina, orto, pittura, stuccatura e verniciatura<br />

di persiane) mentre altri momenti erano dedicati alla<br />

riflessione sulla giornata trascorsa, alle relazioni con i<br />

membri della comunità o al gioco con i bambini.<br />

Per tutti noi si è trattato di un'esperienza molto significativa:<br />

ci hanno colpito la forza nel cercare di vivere<br />

quotidianamente e radicalmente valori cristiani<br />

che vanno contro la logica del mondo contemporaneo<br />

e il coraggio che hanno di continuare ad essere uomini<br />

che sognano di realizzare un mondo che non c'è. La<br />

loro sicurezza non sta nel proprio conto in banca, nell'immagine<br />

che danno agli altri di sé, nella propria buona<br />

reputazione, nella proprietà delle cose, né nel «possesso»<br />

delle persone<br />

che vivono accanto a loro, essendo pronti ad accogliere<br />

così come a lasciarle andare. Osservandoli, ci<br />

siamo chiesti quali siano le cose che davvero contano,<br />

perché, nonostante non siano proprietari di nulla e manchino<br />

di cose per noi irrinunciabili, sono felici.<br />

Chiara Beghetto<br />

Francesca Zantomio<br />

Roberto Bettella<br />

19


20<br />

U.S. Petrarca<br />

a cura di P. Lion<br />

Non credo ci siano dubbi che, quando qualche<br />

vecchio ex alunno legge il pezzo sportivo sull'Antonianum<br />

e sulle vicende del Petrarca,<br />

pensi che sarebbe ora di cambiare il suonatore.<br />

Ben più di quarantanni di frequentazione giornalistica<br />

del sottoscritto cronista su queste pagine, danno<br />

perfettamente ragione a chi sia stato colpito, probabilmente<br />

non una sola volta, da tale ineccepibile<br />

pensiero.<br />

Perciò, stavolta, tanto per cambiare, lasciamo perdere<br />

il rugby che procede al galoppo con la speranza<br />

di rifarsi della delusione finale dello scorso anno, il<br />

volley assolutamente dignitoso in zona play-off del campionato,<br />

il basket alle prese con una crisi a dir poco<br />

terribile (una specie di coma vigile), il calcio a 5 che<br />

sta affilando le armi per lo sprint finale (anche qui con<br />

qualche speranza di scudetto), il calcio "normale" che<br />

sta vivendo - una volta tanto - una brillantissima stagione<br />

ai vertici o la scherma che sta crescendo giovani<br />

di talento anche se di una pianta minacciata di<br />

estinzione.<br />

Accenniamo al ritorno di Padre Galante e salutiamo<br />

un grande pezzo di storia Antonianum-Petrarca<br />

che finisce con l'abbandono di Padre Pretto.<br />

Padre Galante dovrà tener fede al proprio nome<br />

(Spartaco se l'era presa addirittura con l'Impero Romano<br />

di quei tempi... ) essendo impegnato in una battaglia<br />

per traghettare negli anni 2000 questo Petrarca<br />

che in tanti abbiamo amato e in tutti noi sentiamo<br />

soffrire per le difficoltà che si continuano a riversare<br />

sullo sport di tutto il mondo.<br />

Da ormai vari anni affiorano problemi di gestione<br />

dello sport assolutamente terribili: corruzione, doping,<br />

professionismo esasperato. Tutto ciò è dentro un enorme<br />

calderone di interessi economici che deve trovare<br />

una sua regolamentazione su basi assolutamente<br />

diverse da quelle che abbiamo avuto a partire dalla fine<br />

del secolo scorso, quando è comparsa questa attività.<br />

E' pur vero che, nei giovani, l'attività sportiva è ancora<br />

la maniera migliore per agganciare un ragazzo<br />

ad un qualcosa che in qualche modo lo distolga dalle<br />

"cattive compagnie".<br />

Purtroppo però, sempre più spesso, l'ambiente<br />

sportivo è inquinato da "cattive compagnie".<br />

La cattiva compagnia più frequente è la necessità<br />

del successo. Se anni fa un sano desiderio di vittoria<br />

mortificato da una sconfitta, si stemperava nella vita<br />

di tutti i giorni di studio, lavoro, affetti, adesso di un<br />

insuccesso se ne fa un affare di stato, peggio che<br />

un'entrata in guerra.<br />

Si cercano, si trovano o si inventano le motivazioni<br />

più ovvie alla pari delle più complicate, si crocifiggono<br />

allenatori, atleti, arbitri, dirigenti, facendo un sinedrio<br />

di ogni più piccolo dibattito televisivo, magari<br />

di una televisione di paese.<br />

La ragione è sempre quella: miliardi di lire che girano<br />

intorno a qualsiasi avvenimento sportivo, vuoi<br />

per stipendi, vuoi per lecite o illecite scommesse, vuoi<br />

per bilanci di società.<br />

E' perfettamente inutile stupirsi se una famiglia si<br />

trasferisce a Torino da Napoli al seguito di un bambino<br />

di 10 anni che potrebbe essere fra 10 anni un atleta<br />

da due miliardi all'anno. Sarebbe lo stesso che stupirsi<br />

perché uno gioca al Superenalotto. Chissà quanti<br />

hanno fatto la stessa cosa senza pubblicità.<br />

Poi c'è anche quello che manda la propria figlia a<br />

scuola a Bardonecchia nella speranza che diventi una<br />

nuova Compagnoni. O accetta una "borsa di studio"<br />

con la scusa dell'Università per giocare a rugby (pagato),<br />

diciamo a Oxford.<br />

Qual è il confine del lecito tra le situazioni limite<br />

e quella, poniamo, di perdere un giorno di scuola per<br />

un allenamento?<br />

E qual è il confine del lecito tra dare l'integratore<br />

vitaminico, la creatina a cucchiai o palate, il soggiorno<br />

prolungato a 4.000 metri, l'EPO o il nandrolone a<br />

pere da chilo...<br />

E' corretto speculare sul valore di un esame (sopra<br />

il valore X sei da escludere, sotto X, sei "puro")<br />

quando il valore è comunque modificato da un intervento<br />

esterno?<br />

Il poco è uguale al niente o non dobbiamo cominciare<br />

a pensare altrimenti?<br />

Non c'è nessuna idea seria sul come uscire da una<br />

situazione che dovrebbe essere controllata da chi si<br />

mette d'accordo, magari per una spada da samurai,<br />

per disputare le Olimpiadi in Giappone piuttosto che<br />

in Austria!<br />

Gli interessi economici che spingono al doping e<br />

al successo, sono tali da superare qualsiasi tipo di ritegno<br />

e spingono quindi a qualsiasi tipo di reato.<br />

E adesso qualcuno tira fuori perfino la trovata finale<br />

che lo sport andrebbe gestito dalla politica che<br />

notoriamente è il paradiso della correttezza e dell'onestà...<br />

"Vi sembra onesto che noi politici stiamo a guardare<br />

voi sportivi che vi mangiate questa succosa torta?"<br />

Così, mentre Pierre de Coubertin sta superando i


limiti dei giri della Ferrari 300/99 nella sua tomba, noi,<br />

gente di sport che è restata affezionata, forse ormai<br />

per senile idea fissa, ad uno sport "pulito" tra amici<br />

con i quali essere legati anche dopo cinquantanni, per<br />

ciò stesso identico a quello che ha fatto il Petrarca fino<br />

agli anni d'antan, adesso ha i dubbi su quello che<br />

conviene fare.<br />

Addirittura ha i dubbi se non convenga iscrivere il<br />

proprio figlio o spingere il nipote a... dove non saprei !<br />

E' possibile che la biblioteca comunale sia il posto più<br />

sicuro, se non stimolante.<br />

Non si sa più a chi affidare i giovani, visto che il<br />

problema non è più il bravo tecnico, ma è l'ambiente<br />

di compagni, ma anche di avversari: e pure il Petrarca<br />

deve fare un esame di coscienza per gli anni 2000<br />

e decidere come gestire gli sport.<br />

E' una decisione di una difficoltà pazzesca e probabilmente<br />

nessuno ha per ora la ricetta giusta.<br />

Cultura<br />

a cura di R. Pietrogrande<br />

LORENZO GAIGA,<br />

SOGNANDO IL GIORNO<br />

Padre Alberto Vittadello, missionario<br />

comboniano, Bologna, EMI, 1998<br />

A Iberto Vittadello è forse solo un nome e un pall^L<br />

lido ricordo per alcuni degli ex alunni che qua-<br />

/-^L ranta anni fa lo hanno conosciuto, giovanissi-<br />

•^ -"«io, quando frequentava la scuola di religione<br />

e i campi di calcio del Pensionato. Ma Alberto Vittadello,<br />

schivo, un po' timido, all'apparenza non un protagonista,<br />

è stato uno di quei "piccoli" di cui il Signore<br />

si è servito per farsi conoscere. La breve e intensa<br />

biografia che Lorenzo Gaiga gli ha dedicato, ci aiuta<br />

a scoprire e a comprendere il lento lavorio di Dio in<br />

una persona. Il giovane Alberto, appena sedicenne,<br />

decide di diventare missionario; la sua aspirazione è<br />

andare in Africa, ed entra perciò nell'Istituto comboniano.<br />

Ordinato sacerdote però, viene mandato non in Africa,<br />

ma in America Latina, in Equador, fra una speduta<br />

popolazione poverissima, lontano da qualunque cen-<br />

U.S. Petrarca<br />

Una delle ipotesi fatta anni fa con il film Rollerball,<br />

era che nell'oltre-2000 lo sport doveva servire da valvola<br />

di sfogo per evitare le guerre e così si ammetteva<br />

uno sport anche assassino nell'ottica di un bene<br />

più grande da salvaguardare.<br />

Nemmeno quella cinica previsione sembra essere<br />

possibile, visto che lo spettacolo è un desiderio che<br />

l'uomo ha sempre avuto e lo sport funziona perché è<br />

spettacolo e il mondo non è ancora così becero da non<br />

entusiasmarsi per le evoluzioni di una pattinatrice o<br />

la corsa di un ostacolista.<br />

Bisogna riuscire ad arrivarci con le idee e probabilmente<br />

bisogna dividere brutalmente lo sport come<br />

attività fisica e dilettantismo da quello adulto e professionistico.<br />

Come e dove mettere i confini tra sport e spettacolo-business<br />

è la grande scommessa degli anni futuri.<br />

E anche del Petrarca. Paolo Lion<br />

tro abitato, completamente solo. Sembra di leggere le<br />

avventure dei missionari ottocenteschi: viaggi di giorni<br />

in canoa, difficoltà nel procurarsi il cibo, la vita in<br />

capanne precarie; siamo invece negli anni 1965-70!.<br />

Questa prima faticosissima missione in cui il p. Vittadello<br />

lavora, rimane la sua creatura primogenita, quella<br />

cui sarà più affezionato, e alla quale sarà legato da<br />

grande nostalgia. Ma p. Vittadello, come tutti i missionari,<br />

non può fermarsi: i superiori lo spostano in<br />

altre missioni e ad altri inacarichi. Con discrezione,<br />

ma senza inutili agiografie, il libro accenna alle difficoltà<br />

di adattarsi ai frequenti cambiamenti, ma anche<br />

alla disponibilità con cui le varie situazioni vengono<br />

man mano affrontate.<br />

È emozionante seguire la parabola di un uomo che,<br />

forse partito con grandi desideri e grandi idee, impara<br />

a poco a poco, dalle cose e dalle circostanze a poggiarsi<br />

sempre di più sulla fede, e una fede che si semplifica<br />

fino all'essenzialità del silenzio. Padre Vittadello<br />

è morto in Equador, nel 1997; questa biografia, sommessa<br />

e discreta, come era il suo carattere, ci aiuta a<br />

ricordare che l'Antonianum non è solo "un ambiente"<br />

ma è soprattutto un luogo in cui la parola di fede<br />

viene donata perché porti frutto; e p. Alberto ha portato<br />

molto frutto.<br />

21


tttttttttlttl<br />

•Ì&<br />

La bacheca<br />

RITIRO PASQUALE<br />

Lunedì 29 e martedì 30 marzo 1999 alle ore 19.00<br />

presso la Cappella del Collegio si terranno due riflessioni<br />

tenute da Padre Mario Ciman S.J. sul tema:<br />

«Commento al Salmo 22: Dio mio, Dio mio, perché<br />

mi hai abbandonato?»<br />

Sabato 10 aprile<br />

LAUREATI DELL'ULTIMO DECENNIO:<br />

dal 1985 al 1999<br />

Anche quest'anno è vivo desiderio di indire Fincontro<br />

svoltosi l'anno scorso con gli ex-alunni, lau-<br />

reati nell'ultimo decennio e precisamente dall'anno<br />

scolastico 1985 al 1998. Tale incontro è aperto anche<br />

ad Amici (laureati e no) soprattutto a quelli che hanno<br />

compiuto gli studi nel periodo 1985/99 di permanenza<br />

all'Antonianum.<br />

Sede dell'incontro: ANTONIANUM<br />

Tei. 0498768711 - Fax. 0498753092<br />

Orario: ore 18.30 Incontro all'Antonianum<br />

ore 18.45. Meditazione proposta da P. Mario Ciman,<br />

S. Messa prefestiva.<br />

Subito dopo ci troveremo in un incontro amichevole<br />

per la cena nello stesso Antonianum:<br />

prezzo della cena L. 30.000.<br />

ELENCO DEGLI EX-ALUNNI CHE HANNO VERSATO LA QUOTA PER IL 1999<br />

Hanno versato la quota sostenitrice gli <strong>Ex</strong> segnati con *<br />

Accordi Dr. Franco<br />

Accordi Dr. Maurizio<br />

Agostini Mauro<br />

Alfonsi Ine. Aurelio<br />

Aliprandi Dr. Francesco<br />

Aliprandi Giovanni<br />

Alocco Ing. Vittorio *<br />

Ambrosetti Ing. Luigi<br />

Angrilli Prof. Francesco '<br />

Alzori Prof. Bruno *<br />

Baggio Ing. Edoardo<br />

Baggio Ine. Ignazio *<br />

Baldo Prol Giorgio<br />

Barbieri Dr. Luigi<br />

Barnabò Ing. Silvano<br />

Bartolomei Prof. Giuseppe<br />

Battalliard Dr. Alberto<br />

Bauce Prof. Aloide<br />

Baxiu Dr. Gian Riccardo<br />

Belloni Prof. Giuseppe<br />

Beltrame Dr. Mario *<br />

Beltrame Pome Ing. Roberto<br />

Boccato Dr. Andrea<br />

BoccheseIng. Franco *<br />

Bonandin Bruno<br />

Benino Prof. Raffaele.<br />

Borsetto Rag. Ettore<br />

Bovo Ing. Antonio *<br />

Bresquar Dr. Slefania<br />

Bresquar Irig. Valerio<br />

Bresquar Marisa<br />

Bresquar Dr. Giorgio<br />

Bresquar Dr. Davide<br />

Businelli Dr. Attilio<br />

Candeo Ing. Antonlorenzo<br />

Gantanna Ing. Michele<br />

Ganeve Ing. Angelo<br />

Canuto Geom. Bruno *<br />

Caporali Dr. Alessandro *<br />

Caporusso Dr. Vito<br />

Cappellaio Ing. Paolo *<br />

Garbognin Prof. Giovanni<br />

Carenza Dr. Mario *<br />

Cassano Aw. Pietro *<br />

Catapano Dr. Giovanni<br />

Cavaliere Dr. Paolo<br />

Cavalcasene Rag. Enrico<br />

Cestarollo Ing. Antonio<br />

Cestarollo Ing. Gianstefano<br />

Cherubini Prof. Mariano<br />

Cipriani Ing. Franco<br />

Ciralli Dr. Bruno<br />

Collesei Dr. Corrado *<br />

Cominaccini Ing. Maurizio<br />

Corradi Prof. Giuseppe<br />

Gortelletti Dr. Mario<br />

Croccolo Ing. Darlo<br />

Dal Col Dr. Antonio<br />

Da Pos Dr. Osvaldo *<br />

Da Re Geom. Alberto<br />

Dal Porto Comm. Alberto<br />

Dal Pra Ing. Paolo<br />

22<br />

Dalla Pasqua Dr. Bruno<br />

De Benetti Valeggia Rag. Dino<br />

De Besi Ing. Alessio *<br />

De Besi Dr. Gianfranco<br />

De Boni Bruno *<br />

De Boni Sign. Jole<br />

De Finis Aw. Luigi *<br />

De Julio Michele<br />

Decles Dr. Guido *<br />

De Pretto Ing. Francesco<br />

De Santis Geom. Giuseppe De Zuccata<br />

Ing. Paolo *<br />

De Zuccata Dr. Pietro<br />

Desenzani Prof. Carlo<br />

Dormal Dr. Lamberto *<br />

Dotta Dr. Galvano<br />

Ebalginelli Ing. Alberto *<br />

Fabbri Colabich Prof. Giuseppe<br />

Faccini Dr. Luigi<br />

Fanucchi Dr. Giovanni<br />

Ferrari Prof. Carlo<br />

Ferri Dr. Giuseppe<br />

Ferro Prof. Ottone *<br />

Ferro Prof. Ruggero *<br />

Filipetto Aw. Mario<br />

Filippi Rag. Castone<br />

Fracanzani Ermanno<br />

Furioli Ing. Gianluigi *<br />

Gallo Dr. Francesco<br />

Galzignato Dr. Pier Francesco<br />

Ganassini Dr. G. Battista<br />

Garbin Ing. Vincenzo *<br />

Garcea Ing. Anselmo *<br />

Gargnani Aw. Sandro *<br />

Gasparello Ing. Alessandro<br />

Gaspari Aw. Mariangela<br />

Gardin Teresa<br />

Gennaro Ing. Giorgio<br />

Giacomelli Dr. Giorgio<br />

Giacomelli Ing. Luigi<br />

Giro Ing. Pierfrancesco *<br />

Giron Prof. Giampietro *<br />

Giuriate Rag. Franco "<br />

Ghiselini Dr. Arrigo<br />

Goliardo Dr. Antonio<br />

Grassivaro Dr. Clemente<br />

Grazialo Ing. Gelserino<br />

Grego Dr. Franco<br />

Gregorelli Ing. Ettore<br />

Guzzi Dr. Umberto<br />

Guzzon Prof. Vittorio<br />

Inga Prof. Enzo Franco *<br />

Kertelj Ing. Ivo<br />

Lanza De Gristoforis Dr. Massimo<br />

Lercara Dr. Francesco *<br />

Lorenzoni Dr. Renzo<br />

Lorenzoni Ing. Vittorio<br />

Lorenzoni Francesca<br />

Lovison Dr. Francesco *<br />

Lovo Dr. Paolo<br />

Luise Prof. Renato<br />

Macca Dr. Carlo<br />

Maggia Ing. Antonio *<br />

Maggioni Dr. Giuseppe *<br />

Magnano Di S.lio Ing. Pasquale<br />

Malalesta Franco *<br />

Malalesta Maestro Gianni<br />

Malesani Prof. Luigi<br />

Marafini Ing. Giuseppe<br />

Marasco Dr. Egidio<br />

Marcucci Ing. Franco *<br />

Margoni Dalle Ore Dr. Marco<br />

Marson Dr. Nicola *<br />

Martini Dr. Zeno<br />

Masiero Dr. Gianfranco *<br />

Massignan Prof. Luigi *<br />

Mastropasqua Ing. Renato<br />

Mazzucalo Dr. Salurno<br />

Mazzucalo Dr. Ugo *<br />

Mazzucalo Viltorino *<br />

Meneghini Dr. Giancarlo<br />

Menini Aw. Mario<br />

Merlin Rag. Umberto<br />

Merlo Dr. Pierluigi<br />

Micia Dr. Mariano<br />

Molari Prof. Alfredo<br />

Molinari Ing. Marco *<br />

Morassulli Paolo *<br />

Mulachiè Prof. Alessandro *<br />

Mulachiè Ing. Stefano *<br />

Mulignani Ing. Francesco<br />

Nalin Avy. Ettore *<br />

Narpozzi Prof. Aureliano *<br />

Nicolini Dr. Mariano<br />

Norberto Rag. Bruno<br />

Nprberto Dr. Lorenzo<br />

Nichelli Dr. Cesare<br />

Okolicsanyi Prof. Lajos<br />

Pavan Dr. Giorgio *<br />

Pavan Ing. Stefano *<br />

Pavan Dr. Francesco<br />

Pecchini Arch. Filippo *<br />

Pellizzari Dr. Aldo<br />

Peruzzi Rag. Ennio<br />

Petrobelli Dr. Francesco<br />

Piccoli Dr. Claio<br />

Piccoli Ing. Giuliano<br />

Pietrogrande Arch. Rinald<br />

Fiotti Ing. Ernesto<br />

Polesello Ing. Pier Vincenzo<br />

Ponchia Ivano *<br />

Porla Dr. Carlo<br />

Portatone Ing. Leonardo<br />

Pralli Dr. Giambattista<br />

Prinzivalli Dr. Aldo<br />

Puglisi Dr. Alfredo<br />

Puccio Dr. Francesco<br />

Puehetti Aw. Dario *<br />

Ramigni Geom. Giorgio<br />

Ramini Leone<br />

Randi Dr. Alessandro<br />

Ravagnan Dr. Giampaolo *<br />

Rea Prof. Massimo *<br />

Redditi Dr. Giulio<br />

Refosco Ing. Mario<br />

Riedel Dr. Alfredo<br />

Riello Pera Dr. Antonio *<br />

Rizzolti Ing. Silvio *<br />

Rohr Ing. Alberto *<br />

Romanelli Dr. Michele *<br />

Romaro Ing. Giorgio *<br />

Romaro Ing. Tommaso<br />

Rompalo Ing. Marco<br />

Ronconi Prof. Giorgio<br />

Rossi Dr. Giacomo<br />

Rossi Ing. Giancarlo *<br />

Salce Dr. Giuseppe<br />

Sambin Dr. Luigi<br />

Sanguin Dr. Andrea<br />

Sanlinello Dr. Fernando<br />

Sartori Dr. Paolo<br />

Satlin Dr. Paolo<br />

Sembeni Ing. Vittorio *<br />

Smania Ing. Amedeo *<br />

Somacal Dr. Alessandro *<br />

Soranzo Dr. Giampaolo<br />

Sormani Zodo Dr. Francesco<br />

Spinazzi Dr. Alvise<br />

Stoppalo Ing. Luigi<br />

Teot Dr. Guido<br />

Terzariol Ing. Andrea<br />

f estolta Dr. Renzo *<br />

Todaro Dr. Beniamino<br />

Toffanin Dr. Michela -<br />

Chiara e Francesca<br />

Tornasi Dr. Franco<br />

Tonegato Ing. Andrea<br />

Tomolo Dr. Giuseppe Tonzig Ing. Federico<br />

Toriato Dr. Marco<br />

Tosi Dr. Pielro<br />

Turolla Dr. Alberto *<br />

Ujka Dr. Kolec *<br />

Vasoin Dr. Franco<br />

Venlurini Dr. Antonio<br />

Venturini Francesco<br />

Venlurini Ing. Giusto<br />

Venzo Dr. Alfonso<br />

Veronesi Ing. Gaetano *<br />

Volpi Ing. Antonino *<br />

Zaccaria Dr. Francesco *<br />

Zaccaria Dr. Marco<br />

Zaccaria Prof. Vittorio<br />

Zacher Prof. Giovanni<br />

Zambotlo Dr. Franco Zampini Ing. Antonio<br />

Zaniolo Ing. Carlo<br />

Zanni Geom. Mario<br />

Zannini Ing. Adriano<br />

Zanuso Ing. Roberto<br />

Zappala Ing. Giuseppe<br />

Zilli Dr. Alberto<br />

Zillo Dr. Alberto *<br />

Zillo Dr. Giuseppe


17<br />

BELLUNO<br />

Sede dell'incontro:<br />

Centro di Cultura e Spiritualità Papa Luciani<br />

via Col Cumano. Tei. 0437858324<br />

Santa Giustina Bellunese.<br />

Orario: ore 18.30 Meditazione proposta da P. Mario<br />

Ciman-S. Messa prefestiva. Cena presso la stessa casa.<br />

È necessario far pervenire la propria adesione entro<br />

Giovedì 15 aprile a:<br />

Dott. Franco Zambotto<br />

tei. 043989602 - 04398831 - 03389306251.<br />

Dott. Enrico o Roberto Gian<br />

tei. 043572094 - 0336309803.<br />

Segreteria ex alunni di Padova<br />

tei. 049651444 - fax. 0498753092<br />

Sabato 24 aprile<br />

VERONA<br />

Sede dell'incontro: Cripta del Duomo<br />

Orario: ore 18.00 Meditazione proposta da P. Mario<br />

Giman - S. Messa prefestiva.<br />

Cena al ristorante: Bottega del Vino, viale Scudo di<br />

Francia, n.l Verona.<br />

rf:<br />

Domenica 16 maggio<br />

Pellegrinaggio di devozione e di amore<br />

al Santuario della Madonna<br />

T) aggiungeremo questo devoto e artistico Santuario<br />

Aveon mezzi propri trovandoci per le ore 10.00 e dopo<br />

esserci un po' trattenuti in un riflessivo incontro<br />

nell'ospitale sala sarà celebrata la S. Messa con omelia<br />

mariana alle ore 11,45. Poi sarà possibile trattenerci<br />

in un distensivo convito consumando la colazione<br />

presso un'accogliente trattoria della zona*. Fate<br />

pervenire la vostra adesione tramite il fax 8753092<br />

entro venerdì 14 maggio. Forse più che mai sentiamùo<br />

oggi il bisogno di innalzare la nostra fidente e sofferta<br />

preghiera alla nostra Madre Celeste.<br />

* Ristorante BAITA - Passo Fiorine, via Monte Madonna,?<br />

- tei. 0499925040 - 0499925433<br />

La bacheca<br />

PELLEGRINAGGIO<br />

A CZESTOCHOWA<br />

19-23 maggio<br />

PROGRAMMA BREVE<br />

Mercoledì 19<br />

Giovedì 20<br />

ttimirtlrtrtt<br />

. Padova - Venezia - Vienna - Varsavia<br />

Arrivo a Varsavia alle ore 11,30<br />

... Varsavia - Czestochowa - in pullman<br />

Pernottamento a Czestochowa<br />

Venerdì 21 Czestochowa - Cracovia<br />

Pernottamento a Cracovia<br />

Sabato 22 Cracovia - Varsavia<br />

Pernottamento a Varsavia<br />

Domenica 23 Varsavia - Vienna - Venezia - Padova<br />

Arrivo a Venezia alle ore 18,25<br />

Condizioni: Costo 1.500.000<br />

La quota comprende: Mezza Pensione Guida locale In<br />

lingua italiana Hotel 3 stelle Volo di linea<br />

Per informazioni e prenotazioni :<br />

Marisa Bresquar, vìa Alessandria 3<br />

35142 Padova - Tei. 8755297<br />

N.B. Termine prenotazione con versamento<br />

acconto di £ . 500.000 il 17 aprile 1999<br />

.!• «> «><br />

•J» «i» «J»<br />

Sabati» 8 maggio<br />

MILANO<br />

Sede dell'incontro: Centro Giovanilme Schuster,<br />

via Feltre 100 - 20134 Milano. Tei. 0226414808<br />

Orario: ore 18.00: S. Messa nella chiesa del Centro<br />

Schuster. Un pensiero di padre Ciman.<br />

ore 20.00: colazione nella sala da pranzo del Centro.<br />

E necessario che facciate pervenire la vostra adesione<br />

entro giovedì 6 maggio a:<br />

Ing. Franco Marcucci, tei. 0226411946<br />

o all'Ing. Gaetano Veronesi, tei. 02313129<br />

o all'Ing. Alberto Rohr, tei. 0392496052<br />

o alla segreteria <strong>Ex</strong>-<strong>Alunni</strong>, tei. 0498768711,<br />

fax. 0498753092<br />

Sono calorosamente invitati -anche gli studenti universitari<br />

della zona che attualmente frequentano, come<br />

interni l'Antonianum.<br />

Vogliamo proprio sperare che ci vedremo in molti e<br />

perché questo si realizzi, vi esorto ad animarvi vicendevolmente<br />

con vostre telefonate.<br />

23


Da: ENSEMBLE TOGHETER CONCORDE»<br />

Bollettino dell'Unione Mondiale degli <strong>Ex</strong>-<strong>Alunni</strong><br />

Questo è un importante messaggio per coloro che desiderano distruggere<br />

il lavoro della loro associazione ex-alunni:<br />

Ideas on how to see an associationfail.<br />

1 Dont't visit your association regularly. Just go there when you have<br />

a claim to moke.<br />

2 If you participate in any activity of thè association, point out thè<br />

faults in thè organization to those who have heen working hard/or<br />

thè success of thè event.<br />

3 Never take a responsibility. Rememher that is easier to criticize than<br />

to act.<br />

4 Ifyou are askedfor an opinion dorit say anything. Afterwords gìve<br />

a "lecture" on how things must he done.<br />

5 Don't do more than is strictly necessary. Ifyou see thatyour association<br />

is being run hy un enthusiast group of alumni/ae working hard, let<br />

everyone know that they are a dose circuit that doesrit alow anyhody<br />

else to participate.<br />

6 Never read thè associatioris bulletin or thè news that you receive.<br />

Affimi that neither one have interested news andfurthermore claim<br />

that you dorit receive them regularly.<br />

7 Ifyou are invited to take a post in thè board ofthe association dorit<br />

accept and then criticize thè board for wanting to take ali thè<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

responsibility.<br />

Whenyou have a personal problem with one ofthe board members,<br />

try to take revengefrom thè whole association.<br />

Threat thè association and send letters accusing thè board members.<br />

Suggest, insist and demand that thè association realizes events. When<br />

they are organized, dorit show up.<br />

Ifyou receive a survey asking for your opinion, dorit answer it. Let<br />

thè board guess what your needs and desires are.<br />

A/ter ali this "spontaneous" cooperation, when thè association<br />

suspends its work, thè publications and events and when it dies, you<br />

can then say with pride "didrit I toldyou?".<br />

Citato dal bollettino «Sanfrativo» dell'Associazione<br />

della Scuola di San Francesco Saverio di S. Paolo - Brasile.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!