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Paál, László Paalen, Wolfgang Storia dell'arte Einaudi - Artleo.it

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enze l’anno 1438. Una ulteriore, significativa<br />

testimonianza delle tangenze giovanili con Masaccio è offerta<br />

poi dalla Crocifissione (Sansepolcro, mc) originariamente<br />

s<strong>it</strong>uata nella cuspide del Pol<strong>it</strong>tico della Misericordia,<br />

che fu allogato a P in data 11 giugno 1445 e ultimato solamente<br />

a vari anni di distanza (1462 ca.): risultano evidenti,<br />

infatti, i nessi col dipinto di medesimo soggetto<br />

compiuto da Masaccio per il suo Pol<strong>it</strong>tico di Pisa (Napoli,<br />

Capodimonte), anche se la conc<strong>it</strong>azione dei dolenti e<br />

l’espressiv<strong>it</strong>à intensa della figura di Cristo crocifisso non<br />

mancano di rievocare, in parallelo, l’arte di Donatello.<br />

Quanto alla tavola disposta al centro del Pol<strong>it</strong>tico della<br />

Misericordia, con la Madonna che raccoglie sotto il suo<br />

mantello un gruppo di devoti inginocchiati (Sansepolcro,<br />

mc), la resa accurata delle vesti, delle fisionomie e delle<br />

capigliature degli astanti, consiglia di datare il pezzo a<br />

una piú tarda fase dell’attiv<strong>it</strong>à, contrassegnata da un<br />

orientamento nuovo in direzione dell’arte fiamminga.<br />

Il peso eserc<strong>it</strong>ato dalla p<strong>it</strong>tura nordica sull’arte del maestro<br />

trova del resto ampia conferma in un San Gerolamo<br />

pen<strong>it</strong>ente firmato e datato (1450: Berlino, sm, gg), nel<br />

quale il gusto transalpino per le ambientazioni e i dettagli<br />

si riflette nell’accurata descrizione dello studiolo del<br />

santo, fatto di un povero scr<strong>it</strong>toio e qualche libro sparso;<br />

un analogo interesse descr<strong>it</strong>tivo si coglie nel dipinto con il<br />

San Gerolamo e un devoto (Venezia, Accademia), per il<br />

quale s’ipotizza con ragione una datazione agli stessi anni.<br />

È probabile che alla radice di tale rinnovamento linguistico<br />

vadano collocate le esperienze maturate da P nel corso<br />

dei suoi primi spostamenti oltre Toscana, tra le corti di<br />

Ferrara, Rimini e, probabilmente, Urbino. In ver<strong>it</strong>à non<br />

si conoscono con precisione gli inizi dei suoi rapporti con<br />

la c<strong>it</strong>tà urbinate, peraltro destinati a perdurare a lungo,<br />

con conseguenze di grande rilievo per l’attiv<strong>it</strong>à p<strong>it</strong>torica<br />

di P; quanto al soggiorno ferrarese, che sembra collocarsi<br />

intorno al 1450, esso portò all’esecuzione di diversi affreschi<br />

oggi perduti (Ferrara, castello d’Este e chiesa di<br />

Sant’Agostino), che dovettero però fornire un importante<br />

contributo innovativo allo sviluppo della locale scuola<br />

p<strong>it</strong>torica (Galasso, Tura, Cossa). È invece certa la presenza<br />

dell’artista a Rimini nell’anno 1451: la data, infatti,<br />

compare con la firma dell’autore nell’affresco ove si raffigura<br />

Sigismondo Pandolfo Malatesta inginocchiato davanti al<br />

suo santo patrono (Rimini, Tempio Malatestiano). Nel tipo<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte <strong>Einaudi</strong>

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