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S I A L O D A T O G E S Ù C R I S T O !<br />
LIBERTA<br />
PerioDiCo DeLL’arCiDioCesi Di sassari<br />
nuova serie - ANNO XCVIII - N. 6 - 25 GENNAIO 2009 - sPeD. in a.P. - DL 353/2003 - (C.L. n. 46/2004) sassari - aut. Post. it. sPa n.140/2008 - € 1<br />
La crisi come opportunità:<br />
“I soldi non sono niente”<br />
(Benedetto XVI)<br />
DOSSIER<br />
Crisi e speranza:<br />
economia<br />
e non solo.<br />
Pagg. 4-14<br />
SPECIALE<br />
Celebrazione<br />
del Natale nelle<br />
parrocchie.<br />
Pagg. 18-23<br />
ATTUALITà<br />
Tra bioetica e<br />
vita quotidiana:<br />
riflessioni.<br />
Pagg. 24-25
LIBERTà<br />
PerioDiCo CattoLiCo<br />
arCiDioCesi Di sassari<br />
nuova serie<br />
| ANNO XCVIII | N. 6 | 25 GENNAIO 2009 |<br />
Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />
PaoLo aTZei<br />
Redazione<br />
Gianfranco addis, Giovanni Gelsomino,<br />
Michele Murgia, Leonarda Tola<br />
Segretaria di Redazione<br />
sarah Pinna<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Piergiorgio altea, Manlio Brigaglia, Caterina<br />
Ceseracciu, Pinuccio Floris, Germano Foddai,<br />
Franco Lecca, Gianni Molinari, salvatore<br />
Mannuzzu, immacolata obino, Mario<br />
oppes, salvatore alberto Panimolle, Tonio<br />
Pazzola, antonio Pinna, Francesca Pintus,<br />
anna Maria Piredda, Giuseppe virg<strong>il</strong>io.<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
Michele Murgia, sarah Pinna.<br />
Direzione e Amministrazione<br />
Largo Seminario 2/a - SASSARI<br />
Tel. 079.23.10.13 / 23.93.00<br />
Fax 079.23.96.00<br />
Sito Internet e ema<strong>il</strong><br />
www.settimanalediocesano.it<br />
settimanale@gma<strong>il</strong>.com<br />
Proprietà<br />
arCiDioCesi Di sassari<br />
reg. trib. sassari n. 9 del 13/10/2008<br />
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ordinario € 25,00 | sostenitore € 50,00<br />
estero € 50,00 | Benemerito € 100,00<br />
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oppure Conto corrente bancario (c.c.b.)<br />
iban it 78 y076 0117 2000 0009 1752 402<br />
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<strong>Libertà</strong> - Periodico Diocesi di Sassari<br />
L.go Seminario, 2/a - 07100 - SASSARI<br />
Stampa<br />
TiPoGraFia La CoMMerCiaLe s.n.C.<br />
Via F.lli Rosselli 8/a - SASSARI<br />
tiplacommerciale@tiscali.it<br />
ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 16/2003, vi<br />
informiamo che i dati in nostro possesso<br />
saranno mantenuti riservati e verranno<br />
trattati esclusivamente per soddisfare gli<br />
obblighi previsti dalla normativa in vigore.<br />
In copertina: l’immagine che abbiamo ut<strong>il</strong>izzato è frutto di un fotomontaggio.<br />
Nel linguaggio biblico <strong>il</strong> fuoco, tra l’altro, è anche simbolo di purificazione e di<br />
trasformazione da parte di Dio dell’umanità peccatrice in una realtà rinnovata.<br />
AbboNArsI è semplice, basta recarsi in una qualsiasi f<strong>il</strong>iale delle<br />
Poste Italiane ed effettuare un versamento sul ccp n. 91752402<br />
o puoi recarti nella tua banca, con un versamento sul ccb indicando<br />
IbAN IT 78 Y076 0117 2000 0009 1752 402, entrambi intestati a:<br />
LIbErTà - Periodico Diocesi di sassari, Largo seminario, 2/a - 07100 - sAssArI
SOMMaRiO<br />
CRiSi E SPERanZa<br />
Due o tre consigli per non...<br />
4<br />
EDitORiaLE<br />
CrIsI ECoNomICA<br />
INquIETuDINE<br />
E sPErANzA<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
i conti non tornano: spazio al... 6<br />
La speranza del profeta e della gente 8<br />
Coerenti, competenti, rigorosi... 12<br />
La Chiesa di fronte alla crisi 14<br />
Leonarda tola<br />
l 2008 è stato l’anno in cui la crisi globale dell’economia si è manife-<br />
istata con un forte impatto sulla vita delle persone; negli stati uniti<br />
si è assistito al crollo improvviso di banche e imprese e nello scenario<br />
mondiale ormai non c’è paese che con la realtà della recessione non si<br />
appresti a fare i conti.<br />
La PaROLa DEL PaPa 15 La sardegna conosce la crisi e ne è forse uno dei punti nevralgici per<br />
<strong>il</strong> realismo cristiano<br />
l’instab<strong>il</strong>ità del settore industriale in cui si teme la chiusura della chimica,<br />
per la presenza di un alto numero di disoccupati e di un diffuso<br />
precariato nella pubblica amministrazione, ma anche nel commercio e<br />
La PaROLa DEL vESCOvO16<br />
una catena di solidarietà<br />
nelle imprese. L’incertezza del futuro nelle famiglie si mastica col pane<br />
quotidiano. verso quale futuro siamo incamminati noi che veniamo da<br />
cinquant’anni di euforia in cui sembravano inarrestab<strong>il</strong>i l’innalzamento<br />
del benessere e l’ascesa dei consumi?<br />
intorno alla crisi economica si sv<strong>il</strong>uppano le analisi degli economi-<br />
nOtiZiE fLaSh<br />
17 sti e le proposte dei politici, talvolta contrastanti, così che nel vorticoso<br />
fiume ci si può smarrire. i punti fermi però ci sono: nel discorso di<br />
fine d’anno <strong>il</strong> Presidente della repubblica indica la via d’uscita nella<br />
SPECiaLE nataLE 18 coesione sociale che impone a ciascuno, anche ai singoli cittadini, di<br />
La carne viva del natale<br />
è venuto ad abitare in mezzo a noi 20<br />
fare la propria parte; evitando gli opportunismi corporativi, i particolarismi<br />
localistici e di partito. voci significative sono quelle di uomini<br />
della chiesa, ma soprattutto del Papa che ha detto:“Cogliere l’opportunità<br />
della crisi e della grave recessione per ripensare l’attuale modello<br />
economico” chiedendosi se “siamo davvero disposti a fare insieme una<br />
vita DiOCESana 24 revisione profonda del modello di sv<strong>il</strong>uppo dominante, per correggerlo<br />
vivere è un diritto o un dovere?<br />
ittiri non dimentica <strong>il</strong> suo parroco 26<br />
in modo concertato e lungimirante. Lo esigono, in realtà, più ancora<br />
che le difficoltà finanziarie immediate, lo stato di salute ecologica del<br />
pianeta e soprattutto la crisi culturale e morale, i cui sintomi da tempo<br />
sono evidenti in ogni parte del mondo”. non sembrino le parole<br />
MOnDOCaRitaS 27<br />
del pontefice un dire astratto che vola alto sulle questioni ignorando<br />
le condizioni concrete in cui la gente fa fatica e soffre. Benedetto Xvi<br />
Partire dai poveri, costruire la pace ha anche esclamato: “i soldi non sono niente”, scandalizzando coloro<br />
che, non comprendendo, si sono fermati al boato mediatico di una così<br />
provocatoria affermazione. eppure le sue riflessioni per <strong>il</strong> Te Deum,<br />
MOnDOMiSSiOni 28<br />
Qui i problemi non mancano, ma...<br />
Lettere dalle Missioni 28<br />
ignorate per altro dai media, racchiudono una risposta definitiva all’inquietudine<br />
per noi stessi e per <strong>il</strong> mondo. Ciò che ci può portare alla<br />
rovina è infatti l’esito perverso della convinzione uguale e contraria<br />
che invece non scandalizza nessuno ed è sentire comune: “i soldi sono<br />
L’annuncio è la nostra festa 28<br />
tutto”. solo se, nel cielo di ogni esistenza e nel più vasto firmamento<br />
della società, siamo in grado di rapportare <strong>il</strong> desiderio dei beni da possedere<br />
ai bisogni che devono essere soddisfatti nella misura di giustizia<br />
StORiE aLtRE<br />
un insolito angelo custode<br />
30<br />
perché ogni creatura abbia dignità e felicità (cibo, salute, istruzione,<br />
relazione), possiamo superare la crisi e ripristinare l’equ<strong>il</strong>ibrio economico.<br />
L’economia reale, investimenti e occupazione, banche e profitto,<br />
concorrenza e mercato, per le sue stesse leggi, non può prescindere da<br />
principi etici che ne regolino i processi in funzione dello sv<strong>il</strong>uppo nella<br />
L’annO Di San PaOLO 31 giustizia. ogni sperequazione che fa traboccare da un parte la b<strong>il</strong>ancia<br />
un solo corpo<br />
dei priv<strong>il</strong>egi è squ<strong>il</strong>ibrio di cui muore <strong>il</strong> pianeta. La crisi economica<br />
per la sua profondità è un’occasione perché ognuno, in profondità, si<br />
interroghi: e non ci sono risposte fac<strong>il</strong>i.<br />
3
4 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 CRiSi E SPERanZa<br />
DuE o TrE CoNsIgLI<br />
PEr NoN sENTIrsI ‘IN CrIsI’<br />
“Perché<br />
spendete<br />
denaro<br />
per ciò<br />
che non è<br />
pane?”<br />
(is 55,2)<br />
Manlio brigaglia<br />
una canzone degli anni (lontani) in cui<br />
sono nato faceva “Ma cos’è questa crisi?”.<br />
Curiosamente, oggi nessuno se lo chiede.<br />
sappiamo che c’è perché lo dice la televisione<br />
e perché la parola ‘crisi’ basta da sola a giustificare<br />
anche tante cose che con la crisi c’entrano<br />
poco. Dovrebbe indicare un momento di grave<br />
depressione del sistema industriale, delle relazioni<br />
economiche, un arresto dei mercati, una<br />
tormenta in borsa. e più ancora qualcosa che<br />
ci tocca da vicino. Ci tocca nelle tasche.<br />
Contemporaneamente si legge che solo<br />
tre italiani su cento, rispetto all’anno passato,<br />
hanno rinunciato a fare le vacanze di natale<br />
all’estero, i commercianti in tv mascherano<br />
a fatica <strong>il</strong> sollievo di essere usciti senza danni<br />
(anzi, con gran guadagni) dalla stagione dei<br />
saldi. alla lotteria della Befana hanno venduto<br />
due m<strong>il</strong>ioni di biglietti in più dell’anno scorso,<br />
ma questo è un segnale ambiguo, non vuol dire<br />
che ci sono più soldi ma che c’è più bisogno di<br />
afferrarsi a qualche speranza, di ritrovare per<br />
via di fortuna (sarà <strong>il</strong> caso di scriverla con la<br />
maiuscola?) quello che si è perso nell’economia<br />
della sussistenza quotidiana. Ma ci sono<br />
anche i due m<strong>il</strong>ioni in più nelle offerte per Telethon,<br />
e questo è un segnale doppiamente positivo:<br />
è positivo perché vuol dire che aumenta<br />
<strong>il</strong> numero delle persone che si fanno carico di<br />
aiutare la ricerca (sia che questo voglia essere<br />
anche un gesto di critica al governo che lesina<br />
su questo tipo di investimenti, sia che significhi<br />
soltanto un aumento della solidarietà nei<br />
confronti di chi ha bisogno di cure), ed è positivo<br />
perché l’aumento implica un progresso<br />
nella consapevolezza della corresponsab<strong>il</strong>ità<br />
di ciascuno nella preoccupazione per la sanità<br />
di tutti.<br />
La crisi c’è, e si vede. Ma già non c’è più (sarà<br />
un effetto delle vacanze, pronto a scomparire<br />
ora che la Befana si è portata via tutte le feste)<br />
nel comune senso quotidiano degli italiani. si<br />
sente in tv, si sente alla radio: “ora <strong>il</strong> brutto è<br />
passato…”. non si capisce da dove venga questa<br />
sensazione di sollievo, mentre economisti,<br />
ministri finanziari, grossi organismi europei<br />
come la Banca centrale o semi-planetari come<br />
la Fed dicono esattamente <strong>il</strong> contrario, e avvisano<br />
che <strong>il</strong> tempo va a peggiorare.<br />
L’impressione vagamente apocalittica è che<br />
la gente non voglia saperne, e metta la testa<br />
sotto la sabbia: come, abbiamo imparato, non<br />
fa neanche lo struzzo, che evidentemente è<br />
animale più intelligente dell’uomo (o per lo<br />
meno dell’uomo italiano).<br />
Che cos’è, anzi che cosa dovrebbe essere allora<br />
questa crisi? Lo dice la parola stessa: ‘crisi’<br />
deriva dal latino crisis e più ancora chrisis, dal<br />
verbo greco chrìnein che vuol dire ‘scegliere,<br />
decidere’. Dunque, la crisi è <strong>il</strong> momento in cui<br />
l’improvviso impoverirsi, l’ammalarsi della<br />
situazione in cui ci si trova pone l’obbligo di<br />
scegliere e di decidere. non soltanto scelte di<br />
macroeconomia o decisioni di governi: la crisi<br />
pone l’obbligo della scelta anche a ciascuno di
noi. Trasformare <strong>il</strong> problema in una risorsa, è<br />
stato detto. Fac<strong>il</strong>e da dire, meno fac<strong>il</strong>e da fare.<br />
si tratta di rivisitare -a livello della più vasta comunità<br />
nazionale ma prima ancora, ripeto, nella<br />
vita di ciascuno- <strong>il</strong> nostro st<strong>il</strong>e di vita e vedere<br />
dove, applicando correzioni e cambiamenti, si<br />
può anche fronteggiare qualcuna delle conseguenze<br />
perverse della crisi economica.<br />
<strong>il</strong> comportamento ideale sarebbe appunto<br />
questo: un cambiamento. <strong>il</strong> singolo non può<br />
fare la rivoluzione, ma piccoli cambiamenti<br />
individuali possono fare tutti insieme una<br />
mutazione profonda e benefica. Possiamo,<br />
per esempio, impegnarci a fronteggiare meglio<br />
la f<strong>il</strong>osofia del consumo che ci ha sedotto<br />
(e abbandonati) in questo ultimo mezzo<br />
secolo. Cominciando dal poco, e soprattutto<br />
cominciando dal basso. C’è un problema grosso<br />
come una casa che nessuno vuol vedere: è<br />
l’abbandono dei bambini alle suggestioni del<br />
mercato, che non parla soltanto attraverso gli<br />
spot televisivi ma anche attraverso gli usi consacrati<br />
della società in cui si vive, quel “massaggio”<br />
dei cervelli (dei piccoli, ma non meno che<br />
dei “grandi”) che la convivenza civ<strong>il</strong>e pratica<br />
ogni giorno. Mc Luhan dixit, e lo dixit ormai<br />
tanto tempo fa, agli albori medesimi di questa<br />
campagna world-wide (o quasi, perché allora<br />
né la Cina né l’india, oggi in crescita a spaventosi<br />
tassi annuali, conoscevano ancora la merce<br />
“griffata” come oggetto del desiderio) per<br />
cui i bambini non escono di casa se non hanno<br />
lo zainetto che va di moda e <strong>il</strong> telefonino “che<br />
hanno tutti”. Gli italiani siamo <strong>il</strong> popolo del<br />
mondo dove ci sono più cellulari.<br />
sarkozy ha deciso che la tv pubblica del suo<br />
paese non trasmetta più pubblicità dalle otto<br />
di sera alle sei del mattino. Giusto, anche se<br />
non se ne capisce <strong>il</strong> senso: un senso ci sarebbe<br />
se la proibizione toccasse le ore dalle sei del<br />
mattino alle otto (e magari alle dieci) di sera,<br />
che sono le ore in cui i bambini vedono la tv<br />
e ne ricevono gli impulsi della promozione<br />
commerciale, non meno pericolosi ed inquietanti<br />
dei f<strong>il</strong>metti di sangue e di sesso.<br />
una battaglia utopistica, forse: <strong>il</strong> consumo è<br />
come l’aria, dobbiamo respirarlo se vogliamo<br />
campare. Ma da qualche punto si dovrà pure<br />
attaccare <strong>il</strong> “nemico”. sennò, tanto vale arrendersi.<br />
La Chiesa può giocare un ruolo essenziale<br />
in questa campagna per la sobrietà e la povertà<br />
della vita. e potrebbe giocarla anche su un altro<br />
teatro: quello degli eventi internazionali, o<br />
meglio ancora sulla percezione che dobbiamo<br />
(e sottolineo dobbiamo) avere degli eventi internazionali.<br />
La Chiesa deve parlarne, spiegare<br />
come e perché ci toccano. spiegare che non<br />
abbiamo diritto a vivere tranqu<strong>il</strong>li sinché Hamas<br />
lancia i suoi miss<strong>il</strong>i su israele e i carri armati<br />
israeliani schiacciano uomini e bambini a<br />
Gaza. Dico “israele” e già sbaglio: perché non<br />
sono in guerra entità astratte (sia pure sanguinosi<br />
frutti della storia) ma uomini, donne<br />
e bambini in carne ed ossa. abbiamo provato<br />
a contare in quante chiese si è pregato per la<br />
pace, le due domeniche scorse, e in quante la<br />
prima delle intenzioni dei fedeli chiedeva alla<br />
regina della pace di fare <strong>il</strong> miracolo che gli uomini<br />
si rifiutano persino di pensare?<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 5<br />
Perché l’attuale crisi economica?<br />
inizia dall’industria<br />
o dalla finanza? Il libro<br />
spiega in modo chiaro<br />
che cosa è accaduto e sta<br />
accadendo, meditando su<br />
morale ed economia, senza<br />
intonazioni populistiche<br />
ma con l’analisi scientifica<br />
di una società sempre più<br />
priva di senso.<br />
G. Sapelli, La crisi economica<br />
mondiale. Dieci considerazioni,<br />
Editore Bollati Boringhieri,<br />
Torino 2008, pp. 64.
6 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
CRISI E SPERANZA<br />
I CoNTI NoN TorNANo:<br />
sPAzIo AL buoNsENso<br />
“occorre<br />
la mob<strong>il</strong>itazione<br />
di tutti.”<br />
(Giorgio napolitano)<br />
immacolata Obino<br />
Quando la crisi in america non era ancora<br />
del tutto palese, ma già si immaginavano<br />
delle forti ripercussioni nel mondo, avevo sentito<br />
circolare questa frase: “Quando l’America<br />
starnutisce, l’Europa prende la broncopolmonite”.<br />
e così è stato. <strong>il</strong> fallimento delle banche<br />
americane ha prodotto un tale sconvolgimento<br />
che, un effetto domino ha coinvolto tutti i Paesi<br />
e l’europa: la recessione, <strong>il</strong> crollo delle borse, <strong>il</strong><br />
boom delle carte di credito hanno causato una<br />
crisi della quale non si prevede la fine.<br />
in italia si è rivelata più critica che altrove,<br />
a causa del grave debito pubblico, ed <strong>il</strong> 2009 si<br />
prospetta pessimo. a Torino, la Fiat ha messo<br />
in cassa integrazione molti lavoratori; a Fiumicinio<br />
l’alitalia centinaia per sette anni, ed <strong>il</strong> suo<br />
debito di 4 m<strong>il</strong>iardi peserà su noi cittadini. La<br />
precarietà del lavoro, inoltre, legittimata dalla<br />
legge Biagi, furbescamente chiamata ‘flessib<strong>il</strong>ità’,<br />
negli ultimi sei anni ha fatto sì che le imprese<br />
licenziassero fac<strong>il</strong>mente i lavoratori, spesso<br />
senza motivazione, privi di qualsiasi tutela sociale.<br />
in sardegna cassa integrazione, disoccupazione<br />
e licenziamenti sono all’ordine del giorno.<br />
a sassari, per trovare una soluzione alla crisi<br />
del petrolchimico di Portotorres, è previsto<br />
uno sciopero generale. nell’iglesiente, i sindaci<br />
di vari paesi hanno promosso una marcia, per<br />
sensib<strong>il</strong>izzare regione e Governo, in favore di<br />
coloro che hanno perso <strong>il</strong> lavoro o sono in cassa<br />
integrazione, anticamera del licenziamento.<br />
nella Gallura <strong>il</strong> granito sosta presso le cave, per<br />
la concorrenza cinese che lo offre a prezzi più<br />
convenienti, per <strong>il</strong> minor costo della manodopera.<br />
agricoltura e comparto agro-pastorale<br />
sono ormai al collasso.<br />
in questo contesto tutti propongono a chiunque<br />
prestiti; le famiglie a rischio e l’usura in crescita.<br />
Camorra e ‘ndrangheta pronte a riciclare<br />
soldi con interessi altissimi. La crisi investe tutti<br />
i settori senza risparmiare nessuno: ed<strong>il</strong>izia,<br />
commercianti, imprenditori, impiegati. Tagli e<br />
licenziamenti nelle scuole e nelle università, la<br />
ricerca bloccata, <strong>il</strong> tutto attraverso un’operazione<br />
economica passata come riforma. La situazione<br />
si rivela ancora più drammatica se si pensa<br />
che una donna di 52 anni è pronta a vendere<br />
<strong>il</strong> proprio rene (100 m<strong>il</strong>a euro), per risolvere<br />
<strong>il</strong> problema del mutuo e dei debiti; un’altra di<br />
59 anni, <strong>scarica</strong>ta dall’asl, chiede di morire con<br />
l’eutanasia piuttosto che vivere povera e malata;<br />
giovani di quarant’anni, improvvisamente<br />
senza posto, costretti a bussare a casa dei genitori,<br />
con problemi di figli e di mutuo.<br />
Ciò premesso ci si deve far travolgere dalla<br />
crisi? “Il Paese ritrovi fiducia in se stesso e sia capace<br />
di una riscossa morale; –dice <strong>il</strong> presidente<br />
napolitano– ho fiducia e, contro la crisi che nel<br />
2009 si farà più dura, occorre la mob<strong>il</strong>itazione<br />
di tutti...”. Forte <strong>il</strong> suo richiamo “...sulla necessità<br />
della trasparenza e del rigore nell’uso del denaro<br />
pubblico e sulla necessità di un nuovo costume<br />
dei partiti e delle forze politiche”.<br />
Dalla crisi quindi si deve uscire. L’impegno
da parte delle forze politiche deve essere maggiore,<br />
con interventi drastici e coraggiosi (non<br />
bloccando gli interventi in nome del debito<br />
pubblico!); con una forte manovra sugli ammortizzatori<br />
sociali, per dare delle risposte alla<br />
dura realtà della recessione, per creare delle<br />
premesse per <strong>il</strong> futuro ed occasioni di rinascita;<br />
perché si produca un’inversione di tendenza e<br />
si possa riavere speranza. “I politici devono essere<br />
degli onesti servitori del bene comune –afferma<br />
<strong>il</strong> papa– la famiglia, i giovani, gli anziani<br />
hanno bisogno di risposte concrete”. i cittadini<br />
dovrebbero avere degli aiuti diretti, anche con<br />
detassazioni e detrazioni fiscali, soprattutto per<br />
i redditi medio bassi, perché è la cittadinanza<br />
che mette in circolazione i soldi, in tutti i settori,<br />
a cominciare dall’ed<strong>il</strong>izia fino ai negozi<br />
alimentari, dall’abbigliamento ai settori ad esso<br />
concatenati. si auspicano per le famiglie più<br />
servizi, che creano anche occupazione; lavoro<br />
dirigenziale e potere nella politica alle donne,<br />
competenti e capaci dal punto di vista organizzativo.<br />
sarebbe bene creare alternative di lavoro,<br />
“avviando iniziative di reindustrializzazione”;<br />
investire e scommettere soprattutto sul valore<br />
dell’istruzione perché “la povertà e la disoccupazione<br />
si aggrappano dove <strong>il</strong> livello di scolarizzazione<br />
è scarso...”(r. soru).<br />
La crisi 2008/09 può rappresentare quindi<br />
un’opportunità, per cambiare; e fa bene a tutti:<br />
per ridurre le disparità, riprendere fiato e ricominciare<br />
sul serio.<br />
“Ciascuno faccia la propria parte” anche in<br />
famiglia, attraverso <strong>il</strong> risparmio, comprando<br />
<strong>il</strong> necessario, facendo sacrifici, eliminando<br />
gli sprechi e cercando di bandire <strong>il</strong> consumismo<br />
esasperato: tanti vestiti, tante scarpe,<br />
cibi strani e fuori stagione, tanto di tutto, per<br />
non parlare di ciò che si butta (qualcuno diceva<br />
che al tempo dei nonni un giocattolo<br />
era sufficiente e veniva apprezzato, al tempo<br />
dei genitori i giocattoli erano due o tre, oggi<br />
sono venti o trenta e non vengono apprezzati).<br />
è tempo di rigore, di valori , di etica nelle<br />
famiglie, di regole: i furbi non arrivano lontano,<br />
danneggiano se stessi e gli altri.<br />
Gli italiani possono cercare di recuperare la<br />
loro creatività, quella che hanno saputo usare<br />
nel dopoguerra, a doppie mani. in sardegna,<br />
qualcuno si è inventato un lavoro redditizio,<br />
ut<strong>il</strong>izzando la bistrattata lana di pecora, quale<br />
isolante termico per i tetti; in ingh<strong>il</strong>terra, se<br />
non erro, un ragazzo è diventato ricco vendendo<br />
marmellate, con la ricetta della nonna. e allora?<br />
è una scommessa che possiamo vincere.<br />
La speranza e <strong>il</strong> desiderio di un cambiamento<br />
di rotta sembrano gli elementi che accomunano,<br />
in europa, i diversi capi di stato.<br />
Ma anche negli stati uniti. obama annuncia<br />
cambiamenti con una serie di iniziative ed un<br />
massiccio taglio alle tasse. intanto a Detroit,<br />
si incomincia ad affrontare la crisi proponendo<br />
macchine più piccole, a minor consumo,<br />
con energie alternative ed elettriche. a Las<br />
vegas, una grande fiera presenta computer<br />
piccolini e meno costosi, cellulari in plastica<br />
riciclata, batterie ecologiche, p<strong>il</strong>e “verdi”. è<br />
necessario aguzzare <strong>il</strong> cervello, la volontà, la<br />
caparbietà; con maggiore coraggio e serietà<br />
potremo farcela.<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Quali cambiamenti consentiranno<br />
alla globalizzazione<br />
di mantenere le sue<br />
promesse? È necessario<br />
un ripensamento degli<br />
accordi commerciali, delle<br />
politiche economiche<br />
imposte ai paesi in via<br />
di sv<strong>il</strong>uppo, degli aiuti internazionali,<br />
del sistema<br />
finanziario globale nel rispetto<br />
della giustizia...<br />
J. StiGlitz, La globalizzazione<br />
che funziona, Einaudi Editore,<br />
Torino 2007, pp. 336.<br />
7
8 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Nell’immagine: Rotolo di<br />
isaia (1Qisaa), rinvenuto a<br />
Qumran; Museo nazionale<br />
d’israele (Gerusalemme);<br />
Raffaello Sanzio, Il profeta<br />
Isaia (1511-12), affresco<br />
(250x155 cm), Chiesa di<br />
Sant’Agostino, Roma.<br />
CRISI E SPERANZA<br />
Una lettura contemporanea di isaia 1-12<br />
LA sPErANzA DEL ProfETA<br />
E DELLA gENTE<br />
antonio Pinna<br />
La speranza in etichette?<br />
“Un bambino è nato per noi, ci è stato<br />
dato un figlio” (Is 9,5). nel periodo di<br />
avvento e natale, i cristiani sono abituati<br />
a sentire questa espressione e altre sim<strong>il</strong>i<br />
del libro del profeta isaia. Chi poi ha seguito<br />
qualche corso di sacra scrittura ha<br />
ormai <strong>il</strong> riflesso condizionato di pensare<br />
che queste frasi provengono dal cosiddetto<br />
“libretto dell’emmanuele”, che racchiude<br />
quelle profezie che hanno portato<br />
i cristiani a dare a isaia l’etichetta di<br />
‘profeta messianico’. Ma, si sa, le ‘etichette’<br />
sono ut<strong>il</strong>i nei supermercati (e anche<br />
lì solo a certe condizioni), ma son meno<br />
ut<strong>il</strong>i invece come strumento di comprensione.<br />
una volta messa un’etichetta a<br />
una pagina biblica, siamo tranqu<strong>il</strong>li per<br />
<strong>il</strong> resto della vita (e delle omelie, per chi<br />
predica la domenica). nel nostro caso,<br />
essendo isaia ‘profeta messianico’, l’etichetta<br />
restringe l’attenzione ai rapporti<br />
tra <strong>il</strong> profeta e <strong>il</strong> futuro del messia, e forse<br />
rischia di lasciare fuori campo non solo<br />
i rapporti tra <strong>il</strong> profeta e <strong>il</strong> suo presente,<br />
ma anche i rapporti dello stesso lettore<br />
con la propria storia quotidiana.<br />
Per evitare di archiviare una pagina<br />
biblica nel cloroformio di un’etichetta,<br />
la prima regola è quella di imparare a<br />
leggerla nel suo contesto. Cosa diffic<strong>il</strong>e,<br />
in realtà, perché nessun aiuto ci viene né<br />
dalla selezione liturgica dei brani biblici<br />
né dall’imperante impostazione dei corsi<br />
di esegesi. Per leggere i testi, infatti, la<br />
selezione liturgica usa <strong>il</strong> microscopio<br />
‘tematico’ e l’esegesi storico-critica usa<br />
<strong>il</strong> microscopio ‘storico’, e per entrambi <strong>il</strong><br />
rischio è quello di chi esaminasse al microscopio<br />
<strong>il</strong> tallone, facciamo per dire,<br />
di Monica Bellucci, tralasciando poi<br />
di integrare, e dunque capire, <strong>il</strong> ‘senso’<br />
dei ‘dettagli’ nell’insieme di una visione<br />
totale e diversamente emozionante. insomma,<br />
una lettura per etichette rischia<br />
di essere una lettura ‘feticista’.<br />
Dalla staticità delle etichette allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo delle trasformazioni.<br />
ora, <strong>il</strong> contesto del ‘libretto dell’emmanuele’<br />
è rappresentato da tutti i primi<br />
dodici capitoli di isaia, che sono dunque<br />
da leggere di seguito. e siccome sovente<br />
le cose si capiscono a partire dalla<br />
fine, un indice ci viene dal fatto che la<br />
conclusione del cap. 12 ha <strong>il</strong> ruolo, dal<br />
punto di vista narrativo, di una ‘sanzione’<br />
positiva, come quando un racconto
termina dicendo “e vissero felici e contenti”.<br />
Is 12,1-6 è un invito a ringraziare Dio,<br />
prima rivolto al singolo (12,1-2: Tu dirai<br />
in quel giorno: Ti ringrazio Signore… ),<br />
e poi rivolto alla comunità (12,4-6: In<br />
quel giorno direte: Lodate <strong>il</strong> Signore…).<br />
Ma di che cosa si deve ringraziare? Qual<br />
è la crisi che si è superata?<br />
nei racconti, in genere, la crisi è detta<br />
all’inizio. Di fatto, <strong>il</strong> libro di isaia comincia<br />
parlando di una delle crisi più ricorrenti:<br />
quella di un genitore che non<br />
riesce più a capire le scelte di un figlio<br />
(1,2-31). <strong>il</strong> profeta rimprovera <strong>il</strong> popolo<br />
di essere nei confronti di Dio come un<br />
“figlio ribelle”, anche se moltiplica gli atti<br />
di devozione e di culto. inizia dunque<br />
una specie di processo per la situazione<br />
desolata in cui, per le responsab<strong>il</strong>ità del<br />
“figlio ribelle”, si trova la “figlia di Sion”.<br />
Tre primi annunci di giudizio (2,6-<br />
22; 3,1-15; 3,16-4,1) sono incastonati<br />
tra due annunci di salvezza (2,2-5 e 4,2-<br />
6). e come <strong>il</strong> giudizio era stato descritto<br />
con immagini tolte dalla natura (1,30:<br />
sarete come quercia dalle foglie avvizzite<br />
e come giardino senza acqua), così ora<br />
ugualmente la speranza (4,2: <strong>il</strong> germoglio<br />
del Signore crescerà in onore e gloria<br />
e <strong>il</strong> frutto della terra sarà a magnificenza<br />
e ornamento). <strong>il</strong> famoso ‘canto della vigna’(5,1-7)<br />
prosegue usando la medesima<br />
immagine agricola per esprimere sia<br />
la speranza sia la delusione, ed è seguito<br />
da una sezione (5,8-25) scandita da sei<br />
“guai” (5,8.11.18.20.21.22). La serie dei<br />
guai lascia in realtà le cose in sospeso<br />
(uno si aspetterebbe, per completezza<br />
tradizionale, un settimo “guai”, per ora<br />
non espresso), e la sospensione viene<br />
sottolineata dalla prima ricorrenza di<br />
un ritornello che dice appunto: “Con<br />
tutto ciò non si calma la sua ira, e la sua<br />
mano resta ancora tesa” (5,25). in questa<br />
atmosfera di suspense, viene inserita<br />
la descrizione della partenza dello strumento<br />
del giudizio (5,26-30), la partenza<br />
cioè dell’esercito nemico, chiamato<br />
da Dio come con un fischio, e di cui si<br />
descrive <strong>il</strong> viaggio “veloce e leggero”. La<br />
previsione del suo arrivo termina con<br />
una immagine di tenebra e angoscia:<br />
“Ecco, saranno tenebre, angoscia e la luce<br />
sarà oscurata dalla caligine”.<br />
è proprio in questo momento di previsione<br />
della terrib<strong>il</strong>e crisi in arrivo, che<br />
comincia <strong>il</strong> cosiddetto ‘libretto dell’emmanuele’<br />
(6,1-9,6). Perché i redattori<br />
del libro di isaia abbiano sistemato qui<br />
tale ‘libretto’, lo dobbiamo capire dunque<br />
da ciò che succede nel testo, non da<br />
altre ipotesi storiche.<br />
ora se noi diamo uno sguardo in successione<br />
a ciò che succede in questo libretto,<br />
vediamo che in esso avvengono<br />
tre trasformazioni improvvise. La prima<br />
in 6,13: la descrizione della vocazione<br />
del profeta termina con la previsione del<br />
non ascolto da parte del popolo. Tale ribellione<br />
durerà fino a quando si toccherà<br />
<strong>il</strong> fondo della crisi, descritta ancora con<br />
immagini tolte dalla natura: <strong>il</strong> popolo<br />
sarà come una quercia potata e ridotta a<br />
essere ormai non più che un ceppo. Ma<br />
ecco che d’improvviso <strong>il</strong> futuro si riapre,<br />
perché “progenie santa sarà <strong>il</strong> suo ceppo”.<br />
La seconda trasformazione avviene in<br />
8,5-10: l’arrivo dell’esercito è previsto<br />
come l’arrivo di un allagamento che proprio<br />
quando giunge al suo culmine (“lo<br />
inonderà e lo attraverserà fino al collo”)<br />
vede annientarsi la sua forza distruttiva<br />
di fronte alla considerazione che la terra<br />
allagata è la terra dell’emmanuele: “Le<br />
sue ali distese copriranno tutta l’estensione<br />
del tuo paese, Emmanuele… Preparate un<br />
piano, sarà senza effetti; fate un proclama,<br />
non si realizzerà, perché Dio è con noi”.<br />
La terza trasformazione (8,21-9,1) si ricollega<br />
all’atmosfera di suspense che precedeva<br />
l’inizio del libretto, ed è espressa<br />
nei medesimi termini, ma accresciuti, di<br />
tenebra e angoscia: “ed ecco angustia e tenebre<br />
e oscurità desolante. Ma la caligine<br />
sarà dissipata, poiché non ci sarà più oscurità<br />
dove ora è angoscia”. Di nuovo, <strong>il</strong> motivo<br />
di questa improvvisa trasformazione<br />
dalle tenebre alla luce sta nella nascita di<br />
un nuovo figlio: “<strong>il</strong> popolo che camminava<br />
nelle tenebre vide una grande luce; su<br />
coloro che abitavano in terra tenebrosa<br />
una luce rifulse… Poiché un bambino è<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Gli eserciti...<br />
...le donne...<br />
...i bambini.<br />
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10 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Gli eserciti...<br />
...le donne...<br />
...i bambini.<br />
CRISI E SPERANZA<br />
nato per noi, ci è stato dato un figlio…”.<br />
Da dove <strong>il</strong> profeta trae la sua speranza?<br />
a partire dalle tre trasformazioni<br />
appena viste, appare un paradosso:<br />
di fronte alla crisi originata dal fatto che<br />
israele è un “figlio ribelle”, la speranza<br />
viene dalla possib<strong>il</strong>ità di avere un altro<br />
figlio e altri figli. La speranza di un altro<br />
figlio per <strong>il</strong> popolo (figlio che per l’isaia<br />
storico non è una figura messianica, ma<br />
regale) appare però collegata alla stessa<br />
esperienza del profeta, esperienza sia<br />
personale sia in rapporto al re. Quando<br />
in 7,1-17 isaia va a esortare <strong>il</strong> re acaz a<br />
credere fermamente che non sarà detronizzato,<br />
ci va anzitutto con un suo figlio,<br />
al quale ha messo un nome di speranza:<br />
“Un-resto-tornerà”. in 8,1-4 veniamo a<br />
sapere che isaia ha avuto un altro figlio,<br />
e anche a questo ha messo un nome di<br />
speranza: “Chiamalo ‘Bottino-pronto-<br />
Saccheggio-prossimo’, poiché prima che<br />
<strong>il</strong> bambino sappia dire babbo o mamma,<br />
le ricchezze di Damasco e le spoglie di<br />
Samaria saranno portate davanti al re<br />
di Assiria”.<br />
L’impressione è che la speranza di<br />
isaia proviene dalla più semplice constatazione<br />
disponib<strong>il</strong>e alla sua esperienza<br />
di credente. Di fronte a una natura<br />
sovente ridotta a un “resto”, a un “ceppo”<br />
decimato, isaia sa che in essa c’è una<br />
forza capace di ricominciare, e la sua<br />
profezia consiste nel trasferire questa<br />
stessa forza vitale nel mondo umano:<br />
“progenie santa sarà <strong>il</strong> suo ceppo”. Di<br />
fronte a un re della “casa di Davide” che<br />
teme di essere detronizzato, isaia ragiona<br />
a partire dal fatto che <strong>il</strong> “suo” Dio gli<br />
ha dato già un figlio come erede. non<br />
glielo avesse dato, <strong>il</strong> re avrebbe potuto<br />
credere che gli avversari avrebbero avuto<br />
la meglio contro di lui e lo avrebbero<br />
tolto dal “trono di Davide”, ma invece <strong>il</strong><br />
figlio è lì, e “prima ancora che <strong>il</strong> bimbo<br />
sia svezzato, sarà abbandonato <strong>il</strong> paese<br />
di cui temi i due re”.<br />
in altre parole, isaia esperimenta che<br />
nella natura e negli uomini è presente<br />
una forza di vita che egli vede e crede<br />
restare e riprendere forza dopo i mo-<br />
menti di crisi.<br />
Ciò è confermato dal seguito del testo.<br />
La previsione della crisi era rimasta<br />
sospesa al sesto “guai” e al primo ritornello<br />
“Con tutto ciò non si calma la sua<br />
ira e ancora la sua mano rimane stesa”.<br />
nella sequenza 9,7-10,4, <strong>il</strong> ritornello<br />
ricompare ora in 9,11.16.21; 10,4 e <strong>il</strong><br />
settimo “guai” arriva in 10,1. Mentre<br />
<strong>il</strong> giudizio è sentito sempre più vicino<br />
(10,5-27), si inseriscono però anche<br />
delle considerazioni che ne prevedono<br />
nel medesimo tempo <strong>il</strong> superamento.<br />
Ci basti considerare l’ultima previsione<br />
in 10,24-27: <strong>il</strong> testo sa bene che ormai <strong>il</strong><br />
tempo sta per giungere, ma lo annuncia<br />
in termini di arrivo-e-fine: “ancora<br />
un poco, ben poco e <strong>il</strong> mio sdegno avrà<br />
fine”. Ciò che avviene è però un’altra<br />
trasformazione improvvisa: la descrizione<br />
dell’arrivo dell’invasore (10,27d-<br />
34), è fatta ‘in diretta’ a partire da un<br />
punto visuale che domina <strong>il</strong> nord di<br />
Gerusalemme, fino a vedere l’esercito<br />
che “alza la mano verso <strong>il</strong> monte della<br />
figlia di Sion”. Ma mentre <strong>il</strong> nemico non<br />
vede che l’oggetto della sua prossima<br />
conquista, <strong>il</strong> punto visuale del profeta<br />
permette di scorgere un’altra città più<br />
in là di Gerusalemme, Betlemme. Per<br />
<strong>il</strong> profeta, Betlemme è lì, e ha <strong>il</strong> medesimo<br />
ruolo dei figli. ricompare così<br />
all’improvviso la speranza che veniva<br />
dal “ceppo” decimato: “Un germoglio<br />
spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto<br />
germoglierà dalle sue radici” (11,1-9). <strong>il</strong><br />
successivo sv<strong>il</strong>uppo sulla salvezza della<br />
“radice di Iesse” (11,10-16), può così<br />
terminare con l’inno di ringraziamento,<br />
già considerato, di 12,1-6.<br />
Una speranza connaturata a un<br />
ceppo e alla sua decimazione.<br />
Da dove dunque è venuta la speranza<br />
di isaia? Dalla storia di un ceppo, dalla<br />
presenza dei figli (nonostante i figli ribelli),<br />
dalla capacità di vedere Betlemme<br />
al di là della Gerusalemme assediata.<br />
un ceppo, Betlemme e i figli hanno per<br />
<strong>il</strong> profeta la medesima solidità del monte<br />
al quale abramo ha dato nome “Il<br />
Signore provvede. Perciò oggi si dice: Sul
monte <strong>il</strong> Signore provvede” (Gen 22,14).<br />
“Perciò oggi si dice”: ecco, dunque, <strong>il</strong><br />
punto. Cosa diremo noi oggi a partire<br />
dalla speranza di isaia? Che se isaia è<br />
profeta ‘messianico’ non lo è nella misura<br />
in cui ci inviterebbe a sperare in<br />
una salvezza che ci viene dall’alto e dal<br />
futuro, da fuori di noi, ma nella misura<br />
in cui ci apre gli occhi a capire <strong>il</strong> nostro<br />
passato, con gli errori da giudicare, e<br />
nella misura in cui subito dopo ci apre<br />
gli occhi a vedere nella povertà di ogni<br />
presente la forza che trasforma un ceppo<br />
decimato in radice di nuovi germogli.<br />
Per isaia, la crisi, con le colpe del<br />
figlio ribelle, non è una realtà statica o<br />
per sempre schiacciante, ma trova soluzione<br />
nella certezza di una forza di trasformazione<br />
che attende solo di essere<br />
vista per essere reale. “Sostanza della<br />
speranza non è dunque <strong>il</strong> futuro da attendere,<br />
ma la trasformazione da riconoscere<br />
e, per la parte che ci spetta, perseguire”:<br />
così ha commentato un mio ex-alunno,<br />
leggendo le bozze di quest’articolo. e io<br />
aggiungo, parafrasando <strong>il</strong> resto della sua<br />
frase: trasformazione da riconoscere e<br />
perseguire assecondando con le nostre<br />
forze una forza che sentiamo, come cre-<br />
denti, non nostra, ma di Dio, sempre<br />
creatore e salvatore.<br />
I luoghi teologici della speranza. A<br />
dispetto dei “re”.<br />
Talvolta, sembra che la Chiesa possa<br />
dare segni di speranza alla gente perché<br />
ha in esclusiva molti ragionamenti teologici<br />
dalla sua parte. a dir <strong>il</strong> vero, anche<br />
isaia per un attimo sembra averlo<br />
pensato, quando dice al re (e a r<strong>il</strong>eggere<br />
sembra proprio una provocazione) di<br />
chiedere un segno “dal Signore tuo Dio,<br />
dal profondo degli inferi oppure lassù in<br />
alto” (Is 7,10). in realtà, chi ha letto tutto<br />
<strong>il</strong> ‘racconto’ dei capitoli 1-12 sa che non<br />
sono questi i luoghi ‘teologici’ in cui<br />
nasce la speranza di isaia. al contrario,<br />
<strong>il</strong> profeta arriva, a offrire un segno che<br />
più quotidiano, o ‘terra-terra’, non poteva<br />
essere: un figlio è li per assicurare,<br />
come erede, <strong>il</strong> futuro. La sopravvivenza<br />
di un ceppo, l’apparire sempre stupefacente<br />
di un figlio, <strong>il</strong> restare di una città<br />
ancora lì a ricordare le radici. Dove a<br />
dare speranza falliscono i ragionamenti<br />
teologici sui principi non negoziab<strong>il</strong>i,<br />
forse la gente sa ancora, come isaia,<br />
dove si trova, a dispetto dei “re”, la forza<br />
del suo sperare contro ogni speranza.<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
veduta panoramica della città di betlemme.<br />
L’obiettivo della nuova<br />
traduzione della bibbia<br />
della CEi: un testo "più<br />
sicuro nei confronti degli<br />
originali; coerente nelle<br />
dinamiche interne; comunicativo<br />
nei confronti della<br />
cultura contemporanea e<br />
adatto alla proclamazione<br />
nel contesto liturgico".<br />
Cei-UelCi (a cura di), La<br />
Sacra Bibbia. Nuova edizione<br />
ufficiale, Edizioni San Paolo,<br />
Cinisello Balsamo (M<strong>il</strong>ano)<br />
2008, pp. 1968.<br />
11
12 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 CRISI E SPERANZA<br />
i cattolici in politica<br />
CoErENTI, ComPETENTI,<br />
rIgorosI, APPAssIoNATI<br />
ConGReGazione peR la dottRina<br />
della fede, Nota dottrinale<br />
su alcune questioni riguardanti<br />
l’impegno e <strong>il</strong> comportamento<br />
dei cattolici nella<br />
vita politica, Edizioni Dehoniane,<br />
Bologna 2003, pp. 24.<br />
Mario Oppes<br />
<strong>il</strong> 7 settembre dell’anno scorso <strong>il</strong> Papa Benedetto<br />
Xvi, parlando a Cagliari, ha auspicato<br />
l’avvento di una “nuova generazione di laici<br />
cristiani capaci di cercare con competenza e rigore<br />
morale soluzioni di sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e”. <strong>il</strong><br />
15 novembre è voluto tornare sull’argomento<br />
nel discorso tenuto all’assemblea plenaria del<br />
Pontificio Consiglio per i laici: “Ribadisco –ha<br />
detto <strong>il</strong> Papa– la necessità e l’urgenza della<br />
formazione evangelica e dell’accompagnamento<br />
pastorale di una nuova generazione<br />
di cattolici impegnati nella politica, che siano<br />
coerenti con la fede professata, che abbiano<br />
rigore morale, capacità di giudizio culturale,<br />
competenza professionale e passione di servizio<br />
per <strong>il</strong> bene comune”.<br />
Ma siamo davvero di fronte ad una “nuova<br />
stagione aggregativa dei fedeli laici” come<br />
auspicato da Giovanni Paolo <strong>il</strong> nell’esortazione<br />
apostolica post sinodale “Christifideles laici”<br />
(n. 29)? a questi interrogativi hanno provato a<br />
dare una risposta i Gruppi di impegno Politico<br />
e sociale (GiPs) in un convegno-dibattito tenuto<br />
a sassari, <strong>il</strong> 15 dicembre, e intitolato proprio<br />
“Una nuova stagione di cristiani laici impegnati”.<br />
L’incontro, che ha visto partecipazione<br />
attiva di molti esponenti del laicato cattolico<br />
cittadino, ma anche di politici impegnati nelle<br />
istituzioni, si è sv<strong>il</strong>uppato intorno all’ampia e<br />
approfondita relazione del Padre Bartolomeo<br />
sorge, gesuita, autore di numerosi saggi, direttore<br />
per oltre 12 anni di La civ<strong>il</strong>tà cattolica,<br />
attualmente direttore del periodico Aggiornamenti<br />
sociali. Padre sorge è stato inoltre <strong>il</strong> superiore<br />
e direttore del Centro studi sociali dei<br />
gesuiti di Palermo e ha fondato l’istituto di formazione<br />
politica “Pedro arrupe”, dove ha insegnato<br />
per anni dottrina sociale della Chiesa.<br />
in qualità di coordinatore dei GiPs, introducendo<br />
i lavori, ho voluto ricordare come sia<br />
sempre esistita una certa diffidenza dei cristiani<br />
nei confronti dell’impegno politico, sintetizzab<strong>il</strong>e<br />
nell’affermazione di Tertulliano, <strong>il</strong> quale<br />
sosteneva nell’apologeticum che “nulla è più<br />
estraneo a noi cristiani della cosa pubblica”.<br />
solo con sant’agostino tale visione è stata superata<br />
e nel nostro tempo importanti pensatori<br />
cattolici, tra i quali merita di essere ricordato<br />
emmanuel Mounier, hanno scritto contro la<br />
tentazione del disimpegno o dell’indifferenza.<br />
Padre sorge nel suo intervento ha ricordato<br />
come i principi costituzionali sui quali si fonda<br />
lo stato italiano accolgano i valori fondamentali<br />
della dottrina sociale della Chiesa come la<br />
libertà, la dignità della persona, la solidarietà e<br />
la sussidiarietà. <strong>il</strong> recepimento di tali principi<br />
è stato possib<strong>il</strong>e per la cooperazione di laici e<br />
cattolici nell’assemblea costituente, che nasceva<br />
dalla necessità di ricostruire un paese distrutto<br />
dalla guerra.<br />
Paradossalmente la crisi economica che oggi<br />
interessa tutto <strong>il</strong> mondo potrebbe rappresenta-
e –ha ipotizzato padre sorge– una condizione<br />
favorevole per un nuovo clima di collaborazione,<br />
trasformando una criticità in opportunità.<br />
Dopo aver r<strong>il</strong>evato un diffuso clima di sfiducia<br />
nei confronti della politica, legato spesso alla<br />
mancanza di vocazione dei politici (“un politico<br />
senza vocazione è un disastro”), si è detto<br />
convinto che ci siano oggi in italia le condizioni<br />
per una nuova stagione che favorisca<br />
l’impegno dei laici cristiani in politica. Tale<br />
impegno appare oggi ancora più importante a<br />
causa della crisi della politica rappresentativa,<br />
testimoniata anche dall’abolizione delle preferenze<br />
alle elezioni politiche. Per superare la<br />
crisi della politica rappresentativa e per passare<br />
ad una democrazia deliberativa, l’incontro tra<br />
una Costituzione laica e la dottrina sociale della<br />
Chiesa e quindi la collaborazione fra cattolici<br />
e laici, possono essere ricchi di frutti. Tuttavia<br />
<strong>il</strong> relatore si è posto <strong>il</strong> problema di come fare. e<br />
alla domanda se sia possib<strong>il</strong>e realizzare la nuova<br />
stagione auspicata da Benedetto Xvi, padre<br />
sorge ha risposto affermativamente: “per realizzare<br />
questa nuova stagione di presenza di<br />
laici cristiani formati e di uomini di buona<br />
volontà, bisogna partire da due concetti. Il<br />
primo concetto è quello della laicità positiva<br />
e <strong>il</strong> secondo è quello della cittadinanza responsab<strong>il</strong>e<br />
e attiva”.<br />
<strong>il</strong> concetto di laicità positiva nasce da un<br />
ripensamento del concetto di laicismo sv<strong>il</strong>uppatosi<br />
con l’<strong>il</strong>luminismo, in base al quale la<br />
coscienza religiosa sarebbe priva di qualsiasi<br />
ricaduta sociale. oggi che questo concetto è<br />
superato dalla storia e dalla Chiesa, si deve<br />
pensare alla laicità come a qualcosa che mette<br />
insieme, fa collaborare e non separa. L’altro<br />
concetto è quello della cittadinanza attiva che<br />
può essere ripreso da un importante documento<br />
della Cei che considera indispensab<strong>il</strong>e, per<br />
un corretto svolgimento della vita sociale, che<br />
la società civ<strong>il</strong>e si riappropri di quella funzione<br />
politica che troppo spesso ha delegato ai professionisti.<br />
non si tratta di superare l’istituzione<br />
dei partiti, ma di riconoscere che si fa politica<br />
anche al di fuori dei partiti, contribuendo<br />
allo sv<strong>il</strong>uppo globale della democrazia.<br />
appare poi necessario contrastare la sempre<br />
più diffusa cultura individualistica che condiziona<br />
pesantemente le scelte politiche. in conclusione<br />
–ha detto padre sorge–, è necessario<br />
che quanti credono in questi valori, laici e credenti,<br />
abbiano uno spazio dove possano formarsi<br />
a questa nuova sfida. è <strong>il</strong> momento propizio<br />
per formarci. Di tutte le parole dette se si<br />
volesse sceglierne una da lasciare come ricordo<br />
dovrebbe essere proprio la parola ‘formazione’.<br />
Tale concetto è stato immediatamente ribadito<br />
dall’arcivescovo padre Paolo atzei che, intervenendo<br />
subito dopo, ha concordato sulla necessità<br />
di investire energie e risorse proprio nella<br />
formazione, strumento fondamentale, che permette<br />
ai cristiani di svolgere con coerenza un<br />
ruolo attivo nella società.<br />
è seguito un interessante dibattito, moderato<br />
da antonio Pinna vistoso, al termine del<br />
quale nino Bagella, fondatore dei GiPs, ha sv<strong>il</strong>uppato<br />
alcune considerazioni conclusive.<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
gIPs<br />
i Gruppi di impegno<br />
Politico e Sociale,<br />
fondati a Sassari da<br />
nino bagella, oltre 10<br />
anni fa, sono un’associazione<br />
che punta al<br />
rinnovamento ideale<br />
e morale delle persone<br />
e promuove la loro<br />
attiva partecipazione<br />
alla vita politica e sociale<br />
della comunità<br />
civ<strong>il</strong>e.<br />
Come prevede l’articolo<br />
1 del loro Statuto,<br />
l’associazione si<br />
articola in “Gruppi di<br />
impegno” che, valendosi<br />
prevalentemente<br />
di competenze professionali<br />
specifiche<br />
e avendo lealmente<br />
di mira <strong>il</strong> bene comune,<br />
con particolare riguardo<br />
verso i ceti più<br />
deboli, in una scelta di<br />
giustizia e di solidarietà,<br />
elaborano, alla luce<br />
della dottrina sociale<br />
cristiana e dei principi<br />
della Costituzione<br />
della Repubblica, programmi<br />
di intervento<br />
nei singoli settori a cui<br />
è interessata la società<br />
e ne promuovono la<br />
pratica attuazione coi<br />
mezzi propri della dialettica<br />
democratica.<br />
13
14<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 CRISI E SPERANZA<br />
Convegno a Porto torres<br />
LA ChIEsA<br />
DI froNTE ALLA CrIsI<br />
La Chiesa di sassari segue con attenzione gli<br />
sv<strong>il</strong>uppi della crisi che ha investito l’area<br />
industriale di Porto Torres; segno tangib<strong>il</strong>e di<br />
partecipazione è stato <strong>il</strong> Convegno promosso<br />
dalla Parrocchia di san Gavino, dalle comunità<br />
parrocchiali cittadine e dal nostro Giornale,<br />
tenutosi in città <strong>il</strong> 15 dicembre e dopo la straordinaria<br />
manifestazione dei diecim<strong>il</strong>a.<br />
sono intervenuti operatori della Caritas locale,<br />
rappresentanti sindacali di Cg<strong>il</strong>, Cisl, u<strong>il</strong><br />
e acli, don Pietro Borrotzu per la Pastorale<br />
del lavoro, <strong>il</strong> sindaco di Porto Torres Luciano<br />
Mura, <strong>il</strong> direttore della ineos Franco appedu, <strong>il</strong><br />
presidente regionale Col diretti Luca saba.<br />
La presenza dell’arcivescovo Paolo atzei è<br />
stata prova della sollecitudine con cui la questione<br />
del lavoro è avvertita dalla comunità<br />
ecclesiale diocesana. Da qualsiasi angolazione<br />
la si voglia affrontare la crisi della chimica e<br />
del lavoro in sardegna e a Porto Torres mette a<br />
nudo una situazione che costringe alla massima<br />
allerta. La Caritas delle parrocchie di san Gavino<br />
e dello spirito santo, nelle parole di Mariella<br />
spissu, snocciola storie e numeri da brivido:<br />
prima erano donne con pensioni minime<br />
a chiedere <strong>il</strong> pane, ora giovani coppie con 1-2<br />
bambini, precari con lavori saltuari e aleatori,<br />
pezzi di famiglie dissestate anche dalla perdita<br />
del lavoro; 1000 pacchi annuali, 60/65 famiglie<br />
assistite, un ricambio del 90% che vuol dire<br />
volti ed esistenze altre rispetto alle tradizionali<br />
povertà (tossicodipendenti, alcolisti, extracomunitari).<br />
e allo spettro della povertà si torna<br />
con le analisi dei sindacalisti (andrea ruiu -<br />
Cisl, Pietro Masala - acli) come effetto e drammatica<br />
conseguenza della crisi che entra dentro<br />
le case e le devasta: 4000-4500 unità lavorative<br />
messe a rischio con un picco della disoccupazione<br />
(13,5%) che non si vedeva da 15 anni.<br />
i ragionamenti dei tecnici come l’ing. Franco<br />
appeddu e l’intervento del sindaco Mura<br />
danno <strong>il</strong> necessario contributo di analisi della<br />
situazione che si è venuta a creare e chiamano<br />
in causa punto per punto le scelte economiche<br />
e politiche intorno alla chimica e all’industria,<br />
a Porto Torres e in sardegna, fornendo vie<br />
d’uscita dal pericolo concreto di sfaldamento<br />
del tessuto socio-economico nel nostro territorio<br />
e nell’isola. L’interesse per la chimica non è<br />
locale ma nazionale, Porto Torres e la sardegna<br />
non possono perdere e nessuno (eni) può dire<br />
“si chiude”. indagini complementari vengono<br />
da Luca saba (Coldiretti) che legge la crisi alla<br />
voce agricoltura, individuando i segni del declino<br />
nell’assenza di un progetto di sv<strong>il</strong>uppo e<br />
nell’incapacità di fare sistema: risorse umane e<br />
materiali, cultura, impresa.<br />
ed è con la riflessione di don Borrotzu che<br />
si richiama la centralità del lavoro come dimensione<br />
costitutiva dell’uomo; l’assenza del<br />
lavoro nega in radice la possib<strong>il</strong>ità di costituirsi<br />
come uomini liberi, come insegna <strong>il</strong> magistero<br />
sociale della Chiesa: <strong>il</strong> lavoro non è merce, è dimensione<br />
fondamentale dell’esistenza perché<br />
consente alla persona di entrare in una relazione<br />
di socialità che “lo fa più uomo” (Laborem<br />
exercens). L’inquietudine dei nostri giorni per<br />
la perdita del lavoro porta profonde angosce<br />
che turbano le persone e scuotono le comunità.<br />
non rassegnarsi alla povertà e sfatare la leggenda<br />
che la chimica non può essere tenuta in<br />
piedi e sperare che i giochi non siano già fatti.<br />
e alla fine l’intervento dell’arcivescovo atzei<br />
accorso a sostenere don M. Tanca, don F.<br />
rum, don s. ruiu, don T. sanna, don G. sini<br />
nell’impegno per Porto Torres e <strong>il</strong> petrolchimico.<br />
una parola paterna e fraterna ai lavoratori<br />
che sono nella fatica; insieme l’indignazione<br />
per gli atteggiamenti dei decisori, della politica<br />
e dell’economia, che inopinatamente e alla<br />
vig<strong>il</strong>ia di natale, dalle anticamere del palazzo,<br />
annunciano la crisi del lavoro. Padre Paolo denuncia,<br />
non da oggi, la crisi del territorio e di<br />
sassari e per essa invoca un risveglio di consapevolezza<br />
politica e religiosa; della politica prepartitica,<br />
urgenza per l’uomo che viene prima<br />
di qualsiasi schieramento e a condizione che<br />
i partiti, pars veritatis, operino per <strong>il</strong> bene comune.<br />
sul diritto al lavoro, scritto nella Carta<br />
Costituzionale, non sono ammesse miopie. <strong>il</strong><br />
lavoro, anche nell’industria, per gli operai di<br />
Porto Torres e della sardegna è ormai nella<br />
storia della nostra gente, è <strong>il</strong> nostro pane e la<br />
nostra vita e nessuno può toglierceli perché ci<br />
toglierebbe la dignità.<br />
spogliati della dignità i sardi che cosa faranno?<br />
Così <strong>il</strong> vescovo, drammaticamente.
La PaROLa DEL PaPa<br />
Giuseppe virg<strong>il</strong>io<br />
Per un giusto ordine<br />
IL rEALIsmo<br />
CrIsTIANo<br />
Mentre <strong>il</strong> mondo, durante la crisi finanziaria,<br />
si affanna per cercare la salvezza<br />
dell’economia, <strong>il</strong> santo Padre ci indica un’altra<br />
economia, quella della salvezza, che senza dubbio<br />
è capace di salvare anche la prima.<br />
Già durante <strong>il</strong> sinodo sulla Parola di Dio,<br />
Benedetto Xvi era entrato nel merito della<br />
crisi finanziaria affermando che bisogna relativizzare<br />
certe istanze economiche: “Apparentemente<br />
queste sono le vere realtà. Ma tutto questo<br />
un giorno passerà... E così tutte queste cose, che<br />
sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono<br />
realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua<br />
vita su queste realtà, sulla materia, sul successo,<br />
su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia.<br />
Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta<br />
la realtà, è stab<strong>il</strong>e come <strong>il</strong> cielo e più che <strong>il</strong> cielo,<br />
è la realtà”. Di qui l’invito ad un ‘nuovo realismo’<br />
anche a costo di essere irrisi e derisi dai<br />
sapienti di questo mondo: “Quindi dobbiamo<br />
cambiare <strong>il</strong> nostro concetto di realismo. Realista<br />
è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà<br />
apparentemente così debole, <strong>il</strong> fondamento<br />
di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su<br />
questo fondamento che rimane in permanenza”.<br />
Questo invito del santo Padre, giudicato<br />
superficialmente dalla stampa e purtroppo anche<br />
da alcuni dentro <strong>il</strong> ‘sacro recinto’, dimostra<br />
quanto, nonostante tutte le aperture possib<strong>il</strong>i e<br />
<strong>il</strong> dialogo esigito dall’odierno contesto socioculturale,<br />
la Chiesa, mossa dallo spirito, è e<br />
rimane ‘segno di contraddizione’. Certamente<br />
Benedetto Xvi non è contrario all’economia e<br />
ai legittimi tentativi che si fanno per salvarla;<br />
l’economia, i soldi sono buoni, sono ciò che <strong>il</strong><br />
papa nella Spe Salvi chiama “piccola” speranza<br />
che però non può mai sostituire la “grande<br />
Speranza”, che è Gesù Cristo stesso crocifisso<br />
e risorto. non rispettare questa gerarchia ultimamente<br />
vuol dire cadere nel tranello del demonio<br />
che tentò Gesù dicendo: “di’ che queste<br />
pietre diventino pane”, ossia ‘risolvi <strong>il</strong> problema<br />
dell’economia!’. Conosciamo bene la risposta<br />
a questa tentazione, e la risposta della Chiesa<br />
non può essere diversa: non si tratta di non<br />
aver compassione delle folle affamate ma di<br />
rispettare un giusto ordine. Più volte <strong>il</strong> santo<br />
Padre ha citato l’eloquente frase del gesuita<br />
alfred Delp, giustiziato dai nazisti per <strong>il</strong> fallito<br />
attentato ad adolf Hither: “Il pane è importante,<br />
la libertà è più importante, ma la cosa più<br />
importante di tutte è l’adorazione”. sì, perchè<br />
“quando Dio è grande anche l’uomo, che è la sua<br />
immagine, è grande”. ingrandire l’uomo a discapito<br />
di Dio ha prodotto gli umanesimi atei i cui<br />
esiti catastrofici sono sotto gli occhi di tutti. Di<br />
qui <strong>il</strong> paradosso cristiano: mentre gli uomini<br />
si impegnano a salvare con tutti i mezzi le finanze<br />
e l’economia, ad ampliare le iniziative di<br />
solidarietà, la Chiesa, senza disdegnare queste<br />
cose, anzi talvolta promuovendole essa stessa,<br />
si impegna principalmente nell’adorazione, ossia<br />
nell’indicare ciò che ultimamente conta e<br />
sul quale possiamo fondare la nostra esistenza.<br />
Lo ha spiegato <strong>il</strong> papa nell’omelia del Corpus<br />
Domini quando, volendo recuperare dall’oblio<br />
<strong>il</strong> gesto liturgico dell’inginocchiamento, affermò<br />
essere l’adorazione non un lusso ma una<br />
priorità che ci liberà anche dalle idolatrie, denaro<br />
e finanzieri compresi! Diceva infatti: “inginocchiarsi<br />
davanti all’Eucaristia è professione<br />
di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non<br />
deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno,<br />
per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo<br />
solo davanti a Dio, davanti al Santissimo Sacramento,<br />
perché in esso sappiamo e crediamo presente<br />
l’unico vero Dio, che ha creato <strong>il</strong> mondo e<br />
lo ha tanto amato da dare <strong>il</strong> suo Figlio unigenito.<br />
Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si<br />
è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano,<br />
per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato<br />
davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi”.<br />
Ma dinnanzi a questo nuovo ‘realismo cristiano’<br />
auspicato dal santo Padre, torneranno gli<br />
uomini in ginocchio da Lui che “non toglie nulla<br />
ma dona tutto”?<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
nella speranza siamo<br />
stati salvati, dice san Paolo<br />
ai Romani e anche a<br />
noi. La redenzione ci è<br />
offerta nel senso che ci<br />
è stata donata la speranza,<br />
una speranza affidab<strong>il</strong>e,<br />
in virtù della quale<br />
noi possiamo affrontare<br />
<strong>il</strong> nostro presente: <strong>il</strong> presente,<br />
anche un presente<br />
faticoso, può essere<br />
vissuto ed accettato se<br />
conduce verso una meta<br />
e se di questa meta noi<br />
possiamo essere sicuri,<br />
se questa meta è così<br />
grande da giustificare la<br />
fatica del cammino.<br />
Benedetto XVi, Spe salvi. Lettera<br />
enciclica, Libreria Editrice<br />
Vaticana, Roma 2007, pp. 104.<br />
15
16 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
uNA CATENA DI<br />
soLIDArIETà<br />
a cura della Redazione<br />
riportiamo <strong>il</strong> passaggio<br />
conclusivo<br />
dell’omelia di fine<br />
2008, in cui l’arcivescovo<br />
riflette<br />
sull’attuale crisi.<br />
avanzare e diffondersi<br />
della crisi economi-<br />
“L’inesorab<strong>il</strong>e<br />
ca in ogni parte del mondo<br />
induce a una seria analisi del valore di<br />
beni terreni, in particolare del denaro che<br />
li significa e ne è strumento di scambio.<br />
Doveroso, in primo luogo, dar voce al s<strong>il</strong>enzio<br />
assordante delle masse di poveri<br />
sparse in ogni continente e ben superiore<br />
alle pur giuste proteste per quanto, nelle<br />
così dette ‘cattedrali’ del dio-mammona<br />
(ossia, beni e guadagni idolatrati), ogni<br />
giorno si decide per far girare l’economia<br />
mondiale attraverso scambi e investimenti,<br />
che rendono i ricchi più ricchi<br />
e i poveri sempre più poveri.<br />
in secondo luogo, ovvio prevedere<br />
che le disastrose conseguenze delle<br />
enormi esposizioni delle grandi banche<br />
mondiali, ossia <strong>il</strong> crescente divario<br />
tra la moneta in circolazione e <strong>il</strong> suo<br />
La PaROLa DEL vESCOvO<br />
reale valore, ricadranno, anzi già ricadono,<br />
sulle fasce più deboli, specie nel<br />
continente africano e in parte nell’asiatico,<br />
dove si vive di stenti e si continua a<br />
morire per la mancanza di cibo, di medicine,<br />
di formazione essenziale.<br />
secondo l’insegnamento di Gesù,<br />
se è da pagani “affannarsi per la vita”<br />
al punto da ritenere che tutto dipenda<br />
dall’uomo (cf. Mt 6,25-34), ancor più<br />
insipiente e disonesta è da giudicare<br />
quell’insaziab<strong>il</strong>e avidità di ricchezza<br />
(“auri sacra fames”) che acceca, <strong>il</strong>lude e<br />
tradisce, rende l’uomo schiavo e irriconoscib<strong>il</strong>e<br />
a se stesso, nemico dei propri<br />
sim<strong>il</strong>i, angosciato per la paura di perdere<br />
<strong>il</strong> patrimonio (cf. vv. 19-20), e lo consuma<br />
di energie vitali, spese nella mai<br />
dichiarata ma sempre attuale lotta per<br />
divenire ancor più ricco e potente.<br />
vivere la crisi, economica ed ogni altra,<br />
con sapienza cristiana, significa riconoscerla<br />
intrinseca al divenire umano,<br />
ad ogni processo di crescita e specifici<br />
criteri e obiettivi, immediati e ultimi. in<br />
un quadro di valori che abbia come riferimento<br />
<strong>il</strong> ‘benessere globale’ dell’uomo,<br />
in tutte le sue dimensioni e relativi bisogni<br />
(materiali, psicologici, culturali, etici,<br />
spirituali), l’attuale gravissima crisi può<br />
diventare opportunità di cambiamento,<br />
ove siano eliminate le cause dei sistemi<br />
iniqui in atto e si facciano scelte atte a favorire<br />
<strong>il</strong> bene della persona e di tutti gli<br />
uomini, in ogni angolo della terra e nel<br />
rispetto della comune casa-mondo.<br />
<strong>il</strong> cambiamento, dunque, dovrà essere<br />
di ordine culturale, capace cioé<br />
d’innescare quell’auspicata conversione<br />
antropologica che restituisca l’uomo a<br />
se stesso; sociale, per eliminare discriminazioni,<br />
ingiustizie, soprusi, guerre,<br />
povertà, e perché non siano sempre i più<br />
deboli a pagare, specie in tempo di crisi;<br />
giuridico, con uno statuto comune<br />
di leggi naturali condivise e di giustizia<br />
giusta, che riconosca e renda a ciascuno<br />
<strong>il</strong> proprio; economico-commerciale,<br />
per l’effettiva possib<strong>il</strong>ità di accesso a<br />
fondi comuni e al mercato internazionale<br />
per uno sv<strong>il</strong>uppo globale del singolo e<br />
dei popoli; politico, con la ricerca e lo<br />
studio, <strong>il</strong> confronto e le scelte partecipate<br />
per combattere insieme la povertà<br />
e introdurre percorsi di governi democratici,<br />
che garantiscano un futuro di<br />
benessere e di pace nelle singole nazioni<br />
e nell’intera umanità (cf. Benedetto<br />
Xvi, Combattere la povertà, costruire la<br />
pace - Messaggio per la Giornata Mondiale<br />
della Pace, 1 gennaio 2009, 8-13).<br />
esorto i battezzati e gli uomini di<br />
buona volontà ad essere testimoni di<br />
uno st<strong>il</strong>e di vita sobrio e di impegno sociale;<br />
le imprese ad investire in modelli<br />
di produzione e di sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e;<br />
i politici a collaborare perché i detti<br />
cambiamenti determino un esito rapido<br />
e positivo della crisi.<br />
siamo chiamati, tutti, a d<strong>il</strong>atare <strong>il</strong><br />
cuore e aprire la mano ad una più generosa<br />
solidarietà, agendo di persona e<br />
comunitariamente, adottando singoli e<br />
famiglie intere, in loco e a distanza, per<br />
sottrarle al rischio della povertà estrema.<br />
si dia, pertanto, nuovo slancio alla<br />
fantasia della carità e si crei una catena<br />
di solidarietà globale, che coinvolga<br />
tutte le istituzioni civ<strong>il</strong>i ed ecclesiali, a<br />
vari livelli, per affrontare insieme e più<br />
efficacemente ogni disagio, combattere<br />
ogni povertà, vedere finalmente celebrato<br />
fatti l’abbraccio tra giustizia e carità”.
un dono<br />
che resterà<br />
nOtiZiE fLaSh<br />
Settimana di Preghiera<br />
per l’unità dei cristiani,<br />
dal 18 al 25 gennaio<br />
alle ore 18: presiederanno<br />
a turno la Santa<br />
Messa i nostri novelli<br />
sacerdoti: don felix<br />
mahoungou, don fran-<br />
PALmADuLA - Lo zelo<br />
dei pastori per <strong>il</strong> gregge<br />
non deve mai avere limiti,<br />
tanto più quando viene<br />
incontro alle esigenze più<br />
significative del popolo<br />
di Dio. Con questo ‘spi-<br />
PArroCChIA DI sAN PAoLo (ss)<br />
cesco meloni, don Luigi<br />
usai, don Emanuele<br />
Piredda, don Davide<br />
onida. inaugura l’niziativa,<br />
<strong>il</strong> 18 gennaio, mons.<br />
Antonio Loriga, vicario<br />
generale; concludono, <strong>il</strong><br />
24 don rodrigue Ngas-<br />
solidarietà e impegno<br />
alla luce della grave crisi nazionale e della pesante<br />
ricaduta che ha avuto sugli operai degli impianti petrolchimici<br />
di Portotorres, la Comunità degli educatori<br />
Agesci - zona di sassari, si sente in dovere<br />
di esprimere la propria solidarietà agli uomini e alle<br />
donne che vivono con apprensione questo diffic<strong>il</strong>e<br />
momento storico. Solidarietà, impegno sociale e<br />
sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e: questo, insieme al pane quotidiano,<br />
l’augurio diffuso per <strong>il</strong> natale 2008.<br />
rito’, p. Alberto Azzeris<br />
moretti, amministratore<br />
della Parrocchia di Santa<br />
Maria assunta, ha donato<br />
alla comunità un nuovo<br />
ambone, un tabernacolo<br />
e un fonte battesimale.<br />
a lui la riconoscenza di<br />
ognuno di noi e dei fedeli<br />
affidati alle sue cure.<br />
saki, viceparroco e, <strong>il</strong><br />
25, l’Arcivescovo.<br />
Ciclo di lectiones magistrales<br />
incentrate sulla<br />
figura dell’Apostolo delle<br />
genti per la celebrazione<br />
dell’anno Paolino: inizia<br />
<strong>il</strong> nostro Arcivescovo,<br />
DI Nuovo ‘A CAsA’!<br />
Con voi abbiamo appreso,<br />
a suo tempo, della<br />
morte di p. Piero manca<br />
(16 dicembre), Missionario<br />
della Consolata<br />
originario di Os<strong>il</strong>o, e di<br />
Tonino Campus (25<br />
dicembre) fondatore e<br />
sabato 24 gennaio alle<br />
ore 17, con l’incontro sul<br />
tema “Della tribù di Beniamino,<br />
ebreo, fariseo,<br />
afferato da Cristo”. Prossimamente<br />
<strong>il</strong> calendario<br />
delle successive lezioni<br />
tenute dai vescovi sardi.<br />
PArroCChIA DI sANT’APoLLINArE (ss) -<br />
Dopo una lunga chiusura forzata, dovuta al necessario<br />
intervento di restauro, <strong>il</strong> 14 dicembre è stata<br />
riaperta al culto e restituita alle cure dei parrocchiani<br />
la chiesa di Sant’apollinare, immersa nel centro<br />
storico di Sassari. Oltre all’Arcivescovo, al vicario<br />
generale e al Parroco don giampiero satta, ha<br />
preso parte all’evento anche <strong>il</strong> sindaco ganau.<br />
Due uomini da non scordare<br />
consigliere nazionale del<br />
Movimento apostolico<br />
Ciechi (M.a.C.). Ringraziamo<br />
<strong>il</strong> Signore per questi<br />
annunciatori e testimoni<br />
fedeli del vangelo<br />
che, nel prossimo numero,<br />
ricorderemo meglio.<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Segnalateci<br />
pure<br />
le iniziative<br />
o gli<br />
avvenimenti<br />
riguardanti<br />
la vostra<br />
parrocchia,<br />
comunità,<br />
gruppo o<br />
associazione.<br />
Saremo<br />
ben felici<br />
di inserirla<br />
tra le news<br />
del nostro<br />
e vostro<br />
giornale:<br />
perché<br />
<strong>Libertà</strong><br />
è di tutti!<br />
Potete scriverci<br />
al seguente recapito:<br />
Redazione del<br />
Periodico <strong>Libertà</strong><br />
L.go Seminario, 2/a<br />
07100 - Sassari<br />
oppure mandarci<br />
una e-ma<strong>il</strong> alla casella<br />
settimanale@gma<strong>il</strong>.com<br />
o, se preferite,<br />
chiamarci al numero<br />
079.23.93.00<br />
Vi aspettiamo!<br />
17
18 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Da moltissimo tempo fatico a chiudere<br />
i conti col natale. Diciamo<br />
da quando sono arrivato all’età adulta,<br />
fra la prima e la seconda metà del<br />
secolo scorso. anzi l’insorgere d’una<br />
tale angustia mi sembra adesso un saluto<br />
della vita, della mia vita, finite per<br />
sempre la fanciullezza e l’adolescenza.<br />
ricordo come è iniziato: o –forse più<br />
vero– come è diventato esplicito. era<br />
la sera della vig<strong>il</strong>ia, già buio, uscivo da<br />
una casa amica e mi dirigevo verso casa<br />
mia, che era ancora quella di mio padre<br />
e di mia madre. D’un tratto –non so se<br />
collegarlo a un rumore della strada quasi<br />
deserta, al suono d’una radio mentre<br />
passavo, a un piccolo scoppio di festa,<br />
nel s<strong>il</strong>enzio– mi aveva investito un terrib<strong>il</strong>e,<br />
credo mai provato senso di solitudine<br />
e di infelicità; d’infelicità senza<br />
motivo, senza nome: ne avevo sentito<br />
l’ala su di me e subito si era rivelata,<br />
intera, mi ci ero trovato dentro: avver-<br />
SPECiaLE nataLE<br />
LA CArNE vIvA DEL NATALE<br />
“Gesù ci sia per tutti”<br />
Salvatore Mannuzzu<br />
tendo che malgrado tutto, tutto ciò che<br />
avevo e che non mi veniva tolto, non<br />
poteva esserci rimedio. sono momenti<br />
che passano, senza mai passare del tutto;<br />
che placandosi – e presto si placano,<br />
vengono coperti da altro, l’attenzione<br />
se ne distoglie naturalmente – lasciano<br />
degli strascichi: non vengono mai digeriti<br />
per intero.<br />
e difatti un successivo natale <strong>il</strong> malessere<br />
doveva manifestarsi proprio<br />
così, fisicamente, addirittura (come<br />
si dice) somatizzandosi. era ancora la<br />
vig<strong>il</strong>ia, prima di cena, e finivamo un<br />
qualsiasi poker di figli di famiglia in una<br />
casa che non solevo frequentare: poste<br />
praticamente nominali, mi sembra<br />
che io nemmeno giocassi. ed era una<br />
decaduta, mal <strong>il</strong>luminata casa di signori<br />
paesani ai quali restava abbastanza<br />
denaro; un ambiente disadorno che<br />
era insieme studiolo e stanza da letto<br />
di giovanotto (con tanto di armoir dal<br />
grande specchio maculato). Pretesto fu<br />
un marron glacé: uno solo, portato alla<br />
bocca distrattamente quasi al momento<br />
d’andare via. Mi rimase sullo stomaco<br />
fino a tarda notte; e in qualche modo<br />
oscuro io cominciavo a capire che era<br />
solo un segno. Tornava lo stesso senso<br />
gratuito di vuoto, di perdita, la stessa<br />
indefinib<strong>il</strong>e, nuda tristezza, da cui non<br />
c’era vera guarigione, che poteva essere<br />
solo mescolata ad altro.<br />
Ci si fa <strong>il</strong> callo? Come a tutto. Ma<br />
da allora pensavo al natale, quando si<br />
avvicinava, con uno strano malumore,<br />
con una anomala paura. Come si trattasse<br />
d’un nodo, un nodo morto, che<br />
a lungo mi ero ostinato a sciogliere,<br />
ripetutamente, e che a ogni tentativo<br />
diventava invece sempre più stretto.<br />
s’intende che non era stato sempre<br />
così. anzi prima, molto tempo prima,<br />
mi succedeva <strong>il</strong> contrario; non ci sarebbe<br />
altrimenti materia di racconto. se<br />
mi chiedessero di nominare i momenti<br />
di gioia più pura della mia vita –non<br />
quelli più importanti, nemmeno quei<br />
rari momenti che forse potrei proporre<br />
a mia difesa nel chiedere misericordia–<br />
è a qualche lontanissimo natale
che dovrei tornare. nei ricordi d’una<br />
esistenza che è già durata troppo, nulla<br />
rifulge con la stessa limpida e misteriosa<br />
luce. non vorrei essere frainteso: la<br />
nascita delle mie figlie, per esempio,<br />
con lo straordinario sbigottimento che<br />
mi aveva preso ogni volta, dentro un<br />
mondo che non pareva minimamente<br />
cambiato, deve stare su un gradino più<br />
alto: ben più alto rispetto alla meraviglia<br />
provata da bambino per <strong>il</strong> mio primo<br />
presepio. La realtà è che quell’indicib<strong>il</strong>e<br />
meraviglia, –davanti a una<br />
grotta fatta di asparagina su cui erano<br />
posati pochi fiocchi di cotone, alle rozze<br />
statuine di gesso, al tremolare della<br />
fiamma d’una minuscola candela– sta<br />
fuori da ogni scala della mia vita, come<br />
in seguito doveva diventare. non ne so<br />
più nulla: se non che c’è stata.<br />
Così ogni anno cresceva anche l’attesa<br />
del natale: con la stessa magia. <strong>il</strong><br />
primo odore dei mandarini, <strong>il</strong> fumo<br />
del caminetto che la domestica stentava<br />
a riaccendere, <strong>il</strong> battere sghembo<br />
d’un po’ di nevischio sui vetri, ne<br />
erano l’annuncio, portatore d’una<br />
lunga, fiduciosa contentezza. Quanto<br />
doveva durare, tutto questo? all’incirca<br />
sino alla fine della guerra. e anzi la<br />
povertà della guerra ne costituiva un<br />
ingrediente naturale, necessario...<br />
C<br />
***<br />
apisco adesso, dopo questo esercizio<br />
di memoria, che <strong>il</strong> malumore<br />
di cui ho cominciato a dire non<br />
è altro che senso di perdita del natale:<br />
d’ogni natale possib<strong>il</strong>e e d’un intero<br />
mondo. Ma sarebbe sbagliato riferire<br />
la colpa della perdita solo alla religione<br />
dei consumi: che nel frattempo si è<br />
instaurata e che certo ne costituisce lo<br />
scenario ideale. Tale religione, con le<br />
sue mistificazioni, era di là da venire<br />
quando io avevo subito quell’antico,<br />
rivelatore urto d’una infelicità e d’una<br />
solitudine ignote. no, temo (anzi so),<br />
la profanazione viene prima: è ben più<br />
complessa e sott<strong>il</strong>e, insieme semplice:<br />
genericamente mondana; e sono<br />
questi suoi caratteri a renderla quasi<br />
invincib<strong>il</strong>e. Perdiamo <strong>il</strong> natale perché<br />
non sappiamo più cos’è, al di là d’ogni<br />
contingenza.<br />
Cos’è allora <strong>il</strong> natale? andando a<br />
messa, domenica scorsa, ho visto sullo<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
spiazzo davanti alla chiesa dei cartoni<br />
sparpagliati, che le automob<strong>il</strong>i dei fedeli,<br />
compresa la mia, continuavano<br />
a investire. so bene cosa sono quei<br />
cartoni: sono <strong>il</strong> letto di qualcuno che<br />
passa le notti fredde e piovose di dicembre<br />
all’addiaccio, ridosso al colonnato.<br />
ebbene: è nella sua povera carne<br />
viva che si è incarnato <strong>il</strong> natale, per<br />
sempre; giacché qualsiasi cosa faremo<br />
o non faremo a questo sconosciuto –o<br />
ad altri della miriade di umani sofferenti–<br />
l’avremo fatta o non l’avremo<br />
fatta all’unico protagonista del natale,<br />
al re vivente della Festa. è in quei cartoni<br />
sporchi e calpestati la culla sacra,<br />
la mangiatoia di Betlemme – la stessa<br />
che mi toglieva <strong>il</strong> fiato nei presepi della<br />
mia infanzia. Pensarlo mi dà, dopo<br />
tanti anni, una specie di conforto:<br />
quasi che <strong>il</strong> natale non sia del tutto<br />
perduto, quasi che alla mia età si possa<br />
ancora provare a trovarlo. e mi viene<br />
da ricordare una frase che mia madre<br />
ripeteva sempre più spesso, negli ultimi<br />
non fac<strong>il</strong>i anni della sua vecchiaia:<br />
“Gesù ci sia per tutti”<br />
(da avvenire)<br />
19
20 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Speciale natale<br />
“C<br />
ontattando i parroci per conoscere come è stato celebrato <strong>il</strong> Santo Natale<br />
e successive festività, mi sono convinto che in quasi tutte le comunità rimane<br />
vivo, partecipato, fruttuoso questo periodo dell’anno liturgico. Tra rispetto<br />
della tradizione e originali tentativi per reinterpretare, oggi, <strong>il</strong> Mistero dell’Incarnazione<br />
e del ritorno glorioso di Cristo, si può dire che c’è stato un grande<br />
fervore di iniziative, intelligenti attualizzazioni, per “ripartire da Betlemme”...<br />
<strong>il</strong> natale celebrato nelle parrocchie<br />
è vENuTo AD AbITArE<br />
IN mEzzo A NoI<br />
Parrocchia di San Bas<strong>il</strong>io Magno - SENNORI<br />
Parrocchia di Santa Monica - SORSO<br />
a cura di Michele Murgia e Sarah Pinna<br />
Così l’arcivescovo ha sintetizzato, nel suo intervento<br />
mens<strong>il</strong>e rivolto ai sacerdoti, <strong>il</strong> quadro<br />
generale che abbiamo ricavato con la nostra<br />
piccola e veloce indagine telefonica in tutte le<br />
parrocchie della Diocesi. ora ne comunichiamo<br />
i risultati, cercando di segnalarvi le iniziative<br />
più originali, quelle più interessanti e quelle<br />
che hanno avuto più successo.<br />
La novena di natale<br />
è stata celebrata praticamente ovunque e<br />
con una buona partecipazione, a dimostrazione<br />
dell’importante radicazione che questa forma<br />
‘popolare’ di preghiera ha nella nostra cultura,<br />
nelle nostre comunità e nel nostro territorio.<br />
Perlopiù secondo i testi consolidati dalla<br />
tradizione, la novena di natale è riecheggiata,<br />
sempre di sera, per i nove giorni precedenti <strong>il</strong><br />
25 dicembre secondo le melodie classiche e<br />
con un’alta preferenza per <strong>il</strong> testo latino, teologicamente<br />
ricchissimo e favorito dalla musicalità<br />
che questa nob<strong>il</strong>e lingua esprime quando<br />
incontra i moduli dei toni gregoriani! alcuni<br />
esempi: a SEnnORI è stato <strong>il</strong> Gruppo Liturgico<br />
parrocchiale ad occuparsi (come ogni anno)<br />
della sua preparazione, con prove, animazione<br />
ed esecuzione delle parti cantate, meditate alla<br />
luce del tema proposto nelle antifone (chiamate<br />
anche “le grandi O”, dalla prima lettera con<br />
cui iniziano). Così, da tre anni avviene anche a<br />
BOnnAnnARO per la celebrazione dedicata<br />
agli adulti, mentre per bambini del catechismo <strong>il</strong><br />
parroco ha appositamente pensato una “piccola<br />
novena”. in moltissime altre parrocchie, i piccoli<br />
hanno preso parte ad una novena speciale per i<br />
temi trattati, per le modalità di svolgimento o<br />
per l’orario in cui è stata celebrata. a BORUT<br />
TA, invece, si è usato <strong>il</strong> testo italiano preparato<br />
dai monaci benedettini di subiaco: sarà per la<br />
nob<strong>il</strong>e influenza del vicino Monastero di sorres?<br />
a SILIGO la novena ha arricchito le iniziative<br />
per la celebrazione del triduo in preparazione<br />
alla festa di santa vittoria. Mentre a THIESI i<br />
temi guida sono stati quelli proposti dal Centro<br />
Missionario nazionale, a FLORInAS <strong>il</strong> tema è
stato suggerito dalle omelie di Benedetto Xvi<br />
(sussidio Cei) e a SAnT’APOLLInARE (ss)<br />
<strong>il</strong> protagonista è stato “un piccolo chicco di grano”.<br />
non sono mancate anche iniziative originali<br />
come quella della parrocchia di SAnTA<br />
MOnICA (sorso): una celebrazione festosa e<br />
itinerante ha riempito di festa i quartieri intorno<br />
alla chiesa ed <strong>il</strong> Bambinello, a dorso di un asinello,<br />
ha visitato le case di tutti i nati nel 2008. a<br />
USInI e nella Parrocchia SPIRITO SAnTO<br />
(Porto Torres) i personaggi del natale hanno<br />
‘preso vita’ e sono ‘andati in scena’ offrendo lo<br />
spunto per meditare sui diversi modi di amare<br />
<strong>il</strong> Cristo Bambino; a GIAVE le figure principali<br />
dell’antico Testamento hanno insegnato a tutti<br />
la loro fede nell’attesa dell’arrivo del Messia.<br />
Durante la novena, infine, a COSSOInE dei<br />
piccoli Giuseppe e Maria, scelti tra i bimbi del<br />
catechismo, hanno vegliato, per nove giorni, la<br />
statua del Bambin Gesù ai piedi dell’altare. in<br />
quantità, però, nessuno vince SAn PIETRO<br />
In VInCOLI (ittiri), dove la novena è stata<br />
quotidianamente celebrata in tre turni! Concludiamo<br />
questa carrellata riportando ancora due<br />
esempi: la comunità di SAn GAVInO (Porto<br />
Torres), che ha celebralo la novena insieme ad<br />
un momento di adorazione del ss. sacramento;<br />
la comunità di TORRALBA, la cui novena<br />
ha visto <strong>il</strong> coinvolgimento dei sacerdoti delle<br />
parrocchie della zona.<br />
<strong>il</strong> Presepe<br />
Di gran lunga le nostre comunità hanno<br />
preferito la realizzazione di un presepe tradizionale,<br />
allestito all’interno della chiesa parrocchiale<br />
in una delle cappelle laterali o -scelta<br />
meno felice liturgicamente- ai piedi dell’altare<br />
maggiore. sebbene l’elemento comune a tutti<br />
sia stata senza dubbio la partecipazione e la collaborazione<br />
attiva di gruppi e associazioni parrocchiali,<br />
dal punto di vista pratico anche qui<br />
non sono mancate le realizzazioni più creative:<br />
dai presepi viventi, come a SAnTA MOnICA<br />
(sorso), BOnnAnnARO (che festeggia la<br />
terza edizione!) e SEnnORI; a quelli a tema<br />
etnico-folkloristico, tra cui <strong>il</strong> presepe ‘sardo’ realizzato<br />
nella Bas<strong>il</strong>ica di SAn GAVInO (Porto<br />
Torres), quello nella domus de janas ricostruita<br />
in pietra locale dalla comunità di CHIARA-<br />
MOnTI e quello ‘napoletano’ a FLORInAS.<br />
alcuni hanno scelto di esprimere la propria<br />
sensib<strong>il</strong>ità attraverso la ‘ricchezza’, come a BA-<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Santuario della Madonna delle Grazie - SASSARI<br />
Parrocchia di Sant’Agostino - SASSARI<br />
Seminario Minore Arcivescov<strong>il</strong>e - SASSARI<br />
21
22 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 Speciale natale<br />
Santuario di Santa Maria di Betlem - SASSARI<br />
Parrocchia di San Giuseppe - SASSARI<br />
nARI, dove <strong>il</strong> presepe si è esteso a comprendere<br />
due cappelle laterali, oppure tramite <strong>il</strong><br />
linguaggio dell’essenzialità’, come i semplici e<br />
simbolici presepi di OSSI e OTTAVA. anche<br />
qui due segnalazioni in particolare: approfittando<br />
della coincidenza con la visita pastorale, a<br />
MORES <strong>il</strong> presepe è stato organizzato secondo<br />
<strong>il</strong> territorio della nostra diocesi, come segno di<br />
comunione, in cui sono state inserite le insegne<br />
del nostro arcivescovo, come segno di unità visib<strong>il</strong>e;<br />
a SAnT’ORSOLA, invece, <strong>il</strong> presepe si<br />
è animato progressivamente, attraverso piccoli<br />
segni come l’apertura delle finestre delle casette,<br />
giorno dopo giorno, e lo spostamento dei<br />
personaggi verso la grotta del Cristo Bambino.<br />
i Bambini, gli ammalati, i Poveri<br />
Ma ‘natale’ non significa solamente la realizzazione<br />
di segni/simboli e l’organizzazione<br />
di iniziative volte a celebrare ‘esteriormente’ la<br />
nascita del salvatore! e lo sanno bene i nostri<br />
parroci, perché in nessuna parrocchia hanno<br />
tralasciato di volgere la loro attenzione ai più<br />
bisognosi delle loro cure; e lo stesso hanno<br />
fatto le componenti laicali delle varie realtà<br />
parrocchiali: i piccoli (bambini e non!) sono<br />
<strong>il</strong> luogo umano dove l’incarnazione si mostra<br />
a noi, sebbene insieme manifestata e nascosta<br />
nel volto del prossimo! i bambini, i poveri e<br />
gli ammalati sono stati i veri protagonisti del<br />
natale in Diocesi, e non basterebbe un intero<br />
numero speciale di <strong>Libertà</strong> per raccontare tutte<br />
le iniziative che, animate dalla fede nel signore,<br />
hanno <strong>il</strong>luminato i nostri paesi e le nostre città<br />
più delle luci intermittenti nei presepi o delle<br />
luminarie nelle nostre vie! Qui, citare singolarmente<br />
le parrocchie equivarrebbe a correre <strong>il</strong> rischio<br />
di dimenticare qualcuno o di voler esibire<br />
tutto <strong>il</strong> bene che <strong>il</strong> Popolo di Dio è in grado di<br />
compiere quando è animato da quell’amore per<br />
Cristo che è tutt’uno con l’amore per i fratelli!<br />
solo poche e densissime parole, quindi! Le<br />
iniziative più diffuse: coinvolgere i bambini in<br />
tutti gli aspetti della Festa, renderli protagonisti<br />
e non solo ‘fruitori’ o ‘apprendisti’ della ‘fede’<br />
degli ‘adulti’; poi le raccolte di viveri, di indumenti,<br />
di farmaci, di giocattoli, di denaro; le lotterie,<br />
le tombolate, i momenti di condivisione e<br />
convivialità, le visite, l’interesse per i lontani (i<br />
paesi che ospitano le missioni) o i nascosti (gli<br />
uomini e le donne che normalmente la società<br />
condanna alla solitudine quasi totale).
iniziative Culturali<br />
un altro dei ‘miracoli’ del natale? <strong>il</strong> rafforzato<br />
e visib<strong>il</strong>e ‘unisono’ con <strong>il</strong> quale si muovono<br />
la Comunità ecclesiale e quella civ<strong>il</strong>e: le vie decorate<br />
a festa che ricordano l’abito buono dei<br />
tempi andati, i concerti (e non solo di musica<br />
sacra), le mostre, le recite, le proezioni di f<strong>il</strong>ms,<br />
le iniziative ‘in piazza’ nonostante l’insolito e<br />
inclemente freddo di questo inverno! in una<br />
parola semplice: collaborazione. Così, fianco<br />
a fianco, l’uniCeF e la CariTas e aMnesTY,<br />
le Parrocchie e le amministrazioni Comunali,<br />
le associazioni ecclesiali e quelle civ<strong>il</strong>i,<br />
la Provincia e le ‘pro loco’. Tra gli avvenimenti<br />
più ricorrenti, merita una citazione specifica la<br />
musica: <strong>il</strong> natale richiama necessariamente alla<br />
gioia, e la gioia al canto... non è un segreto: anche<br />
nei presepi, per chi sa ‘ascoltare’, si sentono<br />
riecheggiare <strong>il</strong> ‘gloria’ degli angeli e le zampogne<br />
dei pastori. Per questo moltissimi hanno<br />
organizzato o partecipato a concerti di natale<br />
e, tra tutti, segnaliamo l’attività della “Corale<br />
Vivaldi”, del Coro “Sant’Elena”, del coro “Su<br />
concordu banaresu”, della “Corale Rossini”,<br />
della “Corale Polifonica Turritana” e della<br />
scuola Civica di Musica “Ischelios”, con sede a<br />
ossi, ma che coordina iniziative e formazione<br />
in tutto <strong>il</strong> territorio, comprendendo i comuni di<br />
Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Muros, Ploaghe,<br />
stintino, Tissi, uri, usini e la stessa ossi.<br />
in Conclusione<br />
se esistono dei momenti in cui è possib<strong>il</strong>e<br />
apprezzare tutta la ‘tipicità’ e la ricchezza della<br />
Fede coniugata nella cultura, questi sono -senza<br />
alcun dubbio- <strong>il</strong> natale e la Pasqua. è proprio<br />
questa la ‘tinta’ più forte che appare nel quadro<br />
che abbiamo voluto abozzare in queste pagine:<br />
rimanendo all’interno dell’ottica del Progetto<br />
Pastorale Diocesano, quando i ‘padri’ riescono<br />
a trasmettere la ricchezza di una fede genuina<br />
ai propri ‘figli’ e questi la accolgono e la esprimono,<br />
rielaborandola, allora anche la sua manifestazione<br />
più semplice diventa un momento<br />
alto di ‘vita’ ecclesiale: nel coinvolgimento di<br />
tutti e di ognuno, nella condivisione della memoria,<br />
dell’attesa, della preparazione e dei frutti<br />
che la gioia della salvezza produce... sino a<br />
‘contagiare’ persino i non-credenti! L’augurio è<br />
che questo fervore di cuore e questa operosità<br />
di mani restino paradigmatici per le attività pastorali<br />
durante tutto <strong>il</strong> resto dell’anno!<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
Cattedrale di San Nicola - SASSARI<br />
Parrocchia del Sacro Cuore - SASSARI<br />
23
24 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
<strong>il</strong> libro raccoglie articoli<br />
che l’autore ha pubblicato<br />
dal 1985 al 2005 sui<br />
tre quotidiani nazionali<br />
L’Osservatore Romano,<br />
avvenire e Corriere della<br />
sera. <strong>il</strong> titolo allude alle<br />
continue sollecitazioni in<br />
materia di bioetica dettate<br />
dai più noti fatti di cronaca,<br />
r<strong>il</strong>etti alla luce della<br />
storia che vede questa<br />
disciplina in continua<br />
crescita ed evoluzione.<br />
e. SGReCCia, La bioetica nel<br />
quotidiano, Ed. Vita e Pensiero,<br />
M<strong>il</strong>ano 2006, pp. 237.<br />
vita DiOCESana<br />
a proposito della vicenda di Maria Grazia Pavin<br />
uN DIrITTo o uN DovErE?<br />
Germano foddai<br />
La tragica vicenda già diffusa dai quotidiani<br />
locali e nazionali, apre una seria riflessione<br />
riguardo alla tutela del malato, alla sua cura e<br />
all’accompagnamento nella malattia, non solo<br />
nell’imminenza della morte, che talvolta diventa<br />
antagonista e compagna della vita.<br />
amare <strong>il</strong> dolore e la sofferenza resta uno<br />
degli aspetti più anticristiani di una distorta<br />
concezione di sacrificio. L’esempio dei martiri,<br />
invece, testimonia l’adesione totale ad un<br />
valore così caro da non intimorire <strong>il</strong> credente<br />
davanti all’esperienza della sofferenza, accolta,<br />
affrontata e vinta. non è insolito trovare nella<br />
quotidianità esempi di tanti che riescono a sacrificare<br />
la vita per amore di un loro caro: cosa<br />
non farà una madre per proteggere <strong>il</strong> proprio figlio?<br />
nell’amicizia, in cui non c’è un legame di<br />
sangue, accade lo stesso. La donazione d’amore<br />
non è una ricerca del dolore, ma implica<br />
che questo venga affrontato, perché <strong>il</strong> valore in<br />
gioco è talmente alto (la vita della persona che<br />
si ama) da motivare una scelta più forte. Traiamo<br />
spunto da questo tragico caso che interessa<br />
la nostra terra, per ribadire che la Chiesa non<br />
esprime condanne, ma sollecita ad una riflessione<br />
circa <strong>il</strong> valore della vita che resta oggettivamente<br />
condiviso, come la recente campagna<br />
contro la pena di morte ha dimostrato.<br />
La complessità della vicenda pone la nostra<br />
attenzione su quanto gli ammalati abbiano necessità<br />
di una presenza professionale e umana<br />
insieme, assidua e comprensiva, che li aiuti a<br />
districarsi tra l’essere ammalato e la percezione<br />
d’essere inut<strong>il</strong>i al mondo, agli altri e a se stessi.<br />
non ci è dato sapere se lo stato psichico in cui<br />
si trovava la Pavin fosse cosciente o alterato a tal<br />
punto da non renderla pienamente consapevole<br />
di ciò che le stesse per accadere: chi può chiarire<br />
a riguardo, chiarisca. non ci è dato sapere se<br />
un’ammalata ricoverata in rianimazione, a causa<br />
di gravi ustioni su oltre l’80% del suo corpo, in<br />
prognosi riservata, forse sedata, potesse essere<br />
in grado di effettuare una scelta libera e consapevole<br />
di rifiuto, in base all’articolo 32 della Costituzione,<br />
del ricorso all’intervento chirurgico<br />
‘salvavita’. <strong>il</strong> parere dei periti che hanno assunto<br />
la responsab<strong>il</strong>ità di esaminare la capacità della<br />
Pavin di intendere e di volere ci dovrebbe rassicurare<br />
sul fatto che si sia espressa con lucidità.<br />
esiste oggi un problema sulla concezione della<br />
vita e del suo senso, della persona e della sua<br />
dignità, che ha radici nella concezione antropologica<br />
che legge positivamente l’uomo solo se<br />
dotato di integrità psicofisica e capacità produttiva:<br />
quasi che l’ombra di un triste passato non<br />
troppo lontano stia progressivamente assumendo<br />
una chiara connotazione di ‘soluzione finale’<br />
al problema del dolore e dell’esistenza.<br />
alcune dottrine ut<strong>il</strong>itaristiche, sott<strong>il</strong>mente<br />
inf<strong>il</strong>tratesi negli ambiti sanitari, proiettano un<br />
modello di uomo più forte, meno soggetto alle<br />
necessità di cure, meno dispendioso a causa dei<br />
costi di degenza e di applicazione delle terapie,
più ut<strong>il</strong>e al benessere della comunità, che produce<br />
altro benessere se costituita da individui<br />
efficienti, e -diremmo- ‘ben selezionati’.<br />
L’ammalato diviene sovente <strong>il</strong> fardello che<br />
rallenta <strong>il</strong> progresso, crea uno sperpero di risorse<br />
e impone alla società di riflettere seriamente<br />
sul senso del limite, della caducità e della finitudine<br />
che caratterizzano l’uomo: “se la malattia<br />
non può essere debellata, si debelli l’ammalato;<br />
se <strong>il</strong> dolore non può essere eliminato, sia eliminato<br />
<strong>il</strong> sofferente”.<br />
Così, oggi, all’ammalato viene quasi inconsciamente<br />
attribuita una grave responsab<strong>il</strong>ità:<br />
quella di essere ammalato. L’ammalato talvolta<br />
percepisce questa responsab<strong>il</strong>ità come una colpa,<br />
che diviene l’inizio del logorio interiore che<br />
lo porterà nella condizione di attendere l’unica<br />
soluzione in grado di sollevarlo da questo peso:<br />
la fine della malattia o dell’esistenza. sulla prima<br />
può intervenire la scienza; sulla seconda<br />
dovrà intervenire una coscienza.<br />
La Chiesa esprime la sua decisa contrarietà a<br />
terapie straordinarie e sproporzionate che inducono<br />
un aumento della sofferenza a svantaggio<br />
di un beneficio ottenib<strong>il</strong>e; è contraria in sostanza<br />
all’accanimento terapeutico (cfr CCC 2278).<br />
ribadendo la necessità di verificare sempre tutte<br />
le possib<strong>il</strong>i vie terapeutiche atte a migliorare la<br />
condizione psicofisica del paziente, invita a riflettere<br />
sull’esperienza del dolore, che più di ogni<br />
altra può esporre <strong>il</strong> paziente ad una richiesta di<br />
aiuto come desiderio di morte, che, pur espresso,<br />
potrebbe sottendere <strong>il</strong> desiderio di essere liberato<br />
dalla sofferenza e non dalla vita. La vicinanza<br />
<strong>il</strong> CoNsIgLIo NAzIoNALE DI bIo-<br />
ETICA, in un documento, mira a<br />
conc<strong>il</strong>iare <strong>il</strong> principio dell’autodeterminazione<br />
del paziente e<br />
quello dell’autonomia diagnostica<br />
terapeudica del medico (cf.<br />
Cnb, Informazione e consenso<br />
all’atto medico, 1992).<br />
Ecco gli otto punti guida:<br />
1) per malattie importanti o diagnosi<br />
complesse <strong>il</strong> rapporto non<br />
dovrà essere fugace o momentaneo;<br />
2) <strong>il</strong> medico dovrà avere una<br />
preparazione psicologica per<br />
comprendere la personalità del<br />
paziente;<br />
3) le informazioni preoccupanti<br />
o le previsioni infauste dovranno<br />
essere date con prudenza;<br />
4) le informazioni sulla terapia devono<br />
essere chiare e comprensib<strong>il</strong>i,<br />
in modo da evitare confusioni;<br />
5) <strong>il</strong> medico non è vincolato da<br />
raccomandazioni dei pazienti volte<br />
a nascondere la verità. Questa,<br />
sia pure con prudenza, dovrà essere<br />
data in modo da consentirgli<br />
di prendere le sue decisioni;<br />
6) la responsab<strong>il</strong>ità d’informare<br />
è del primario della struttura o di<br />
chi coordina diagnosi e terapia;<br />
7) quando <strong>il</strong> consenso acquista<br />
una particolare r<strong>il</strong>evanza normalmente<br />
dovrà essere scritto;<br />
8) la forma scritta è particolarmente<br />
importante nel caso di chi<br />
non è in grado di dare consenso.<br />
nel caso di minore, di malato<br />
incapace di intendere e di volere<br />
dei cari, degli amici e dei medici può costituire<br />
per lui una forte motivazione a lottare contro una<br />
malattia che appare inesorab<strong>il</strong>e, ma mai a tal punto<br />
da annullare anche <strong>il</strong> desiderio di vivere.<br />
<strong>il</strong> caso della Pavin non ci induce a riflettere<br />
soltanto sul fatto che una donna o un uomo<br />
possano esercitare <strong>il</strong> diritto all’autodeterminazione<br />
garantito dalla Costituzione circa <strong>il</strong> rifiuto<br />
delle cure: siamo chiamati a riflettere anche<br />
sulle circostanze nelle quali tale diritto possa<br />
essere esercitato. Per questo, esponiamo (nel<br />
riquadro) le indicazioni stab<strong>il</strong>ite dal Consiglio<br />
nazionale di Bioetica riguardo all’autodeterminazione<br />
del paziente.<br />
<strong>il</strong> ‘caso’ della Pavin non è semplicemente un<br />
‘caso’, ma la storia di una donna sostenuta dalla<br />
sua famiglia che, nel tentativo di curare una forma<br />
di sofferenza psichica, per una fatalità ancora<br />
da chiarire, si è trovata in condizioni peggiori<br />
delle precedenti. i medici hanno sostenuto,<br />
successivamente al decesso, che qualunque intervento<br />
non avrebbe apportato miglioramenti<br />
alle condizioni della giovane donna.<br />
L’intervento dell’arcivescovo in merito,<br />
lontano da toni polemici, ha ricordato la necessità<br />
di comprendere al meglio la tragicità<br />
della vicenda, per impedire <strong>il</strong> ripetersi di equivoci.<br />
sapere è un diritto del cittadino, credente<br />
o meno; salvare una vita è un dovere di ogni<br />
uomo, credente o meno; accogliere o rifiutare<br />
delle cure è pure un diritto di tutti, benché<br />
ascritto a condizioni ben precise. Difendere la<br />
vita è dovere fondamentale della Chiesa e di<br />
ogni uomo di buona volontà.<br />
o in stato d’incoscienza, in pericolo<br />
di vita imminente e grave<br />
<strong>il</strong> medico è autorizzato ad intervenire<br />
anche senza <strong>il</strong> consenso.<br />
nel caso di paziente capace di<br />
intendere e di volere che rifiuta<br />
le cure, <strong>il</strong> medico:<br />
a) non può consentire ad atti eutanasici<br />
né può agire contro la<br />
vita e <strong>il</strong> bene del paziente;<br />
b) può chiedere un consulto e cercare<br />
di sensib<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> paziente<br />
circa <strong>il</strong> dovere di farsi curare e le<br />
conseguenze del rifiuto. Se <strong>il</strong> paziente<br />
persiste nel rifiuto non può<br />
essere costretto ad accettare, ma<br />
<strong>il</strong> medico dovrà richiedere un atto<br />
liberatorio ed avvertire l’autorità<br />
sanitaria o <strong>il</strong> magistrato, perché<br />
l’autorità ha <strong>il</strong> dovere di tutelare<br />
la vita dei cittadini<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
i problemi di bioetica oggi<br />
sono di dominio pubblico:<br />
ne parlano <strong>il</strong> deputato, <strong>il</strong><br />
professore, <strong>il</strong> medico, <strong>il</strong><br />
giornalista, <strong>il</strong> commesso<br />
del bar e la casalinga; la<br />
bioetica oggi è per tutti. <strong>il</strong><br />
volume presenta in modo<br />
serio, ma accessib<strong>il</strong>e a<br />
tutti, i problemi bioetici,<br />
con linguaggio semplice<br />
e preciso, disegni, diagrammi<br />
e fotografie.<br />
R. lUCaS lUCaS, Bioetica per<br />
tutti, Edizioni San Paolo, Cinisello<br />
Balsamo (M<strong>il</strong>ano) 2002,<br />
pp. 196.<br />
25
26 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
In alto: Don Michele Merella<br />
in un immagine tratta dal nostro<br />
achivio fotografico.<br />
vita diocesana<br />
ITTIrI NoN DImENTICA<br />
IL suo PArroCo<br />
Oltre 25 anni dalla morte<br />
di don Michele Merella<br />
QLeonarda tola<br />
uest’anno cade <strong>il</strong> 26°anniversario della<br />
morte di don Michele Merella; ne ricordiamo<br />
l’opera spesa per 30 anni nella comunità<br />
di ittiri.<br />
singolarmente legate alla storia del nostro<br />
Giornale <strong>Libertà</strong> sono la vita e l’esperienza pastorale<br />
di don Michele Merella; morì <strong>il</strong> 18 dicembre<br />
1982, a 54 anni da compiere: gli si era<br />
spaccato <strong>il</strong> cuore, come dissero in quella sera<br />
di novena di natale gli ittiresi che, sgomenti, si<br />
passavano l’incredib<strong>il</strong>e notizia di bocca in bocca.<br />
a qualche mese dalla morte <strong>Libertà</strong>, allora<br />
diretto da antonio virdis, “uscì” con un numero<br />
unico in cui furono raccolte le testimonianze<br />
di amici e sacerdoti, di giovani che don Merella<br />
aveva accompagnato nel suo lungo apostolato<br />
ittirese. Molti allora scrissero su quel numero<br />
unico: mons. antonio virdis, Franco e don<br />
Mario simula, Giommaria Pinna, padre Francesco<br />
sechi; altri, che allora c’erano ed erano<br />
suoi amici carissimi non ci sono più.<br />
su don Merella molti ancora a ittiri sono<br />
in grado di intessere racconti intrisi di ricordi<br />
personali che lo rievocano al cuore e tantissimi<br />
sono coloro che ne conservano un ricordo mai<br />
sopito, ancora vivissimo. ascoltando mons. virdis<br />
si colgono gli accenti toccanti che fanno rivivere<br />
aspetti della personalità di don Merella che<br />
tanti ittiresi conservano nel ricordo, per averli<br />
sperimentati e conosciuti. uomo d’azione, lo si<br />
vedeva sempre ‘in giro’, visitatore instancab<strong>il</strong>e<br />
delle case e delle famiglie di ittiri. Tutte.<br />
un pastore itinerante, che non amava <strong>il</strong><br />
chiuso della sagrestia, che si esponeva allo<br />
sguardo dei parrocchiani nel suo ininterrotto<br />
attraversare le vie del paese; la sua presenza per<br />
le strade, nei crocicchi dove sostava nel viaggio<br />
di ritorno alla casa parrocchiale che durava<br />
ore: quelle dedicate alle visite, dei malati e dei<br />
poveri, ad un breve e ‘scanzonato’ saluto rivolto,<br />
con la sua voce allegra e iscandelosa, a tutti<br />
quelli che incontrava (nessuno escluso e tutti<br />
chiamati per nome o scherzosamente apostrofati<br />
per soprannome). Parlandone don antonio<br />
virdis che gli era grande amico si domanda<br />
“Ma quando lo si vedeva pregare?”. racconta di<br />
averlo spesso sorpreso assorto in preghiera alle<br />
prime luci dell’alba, a manzan<strong>il</strong>e; alla stessa ora<br />
in cui i campagnoli lasciavano <strong>il</strong> tepore della<br />
casa per <strong>il</strong> lavoro, don Merella si alzava a servire<br />
Dio nel ‘lavoro’ della preghiera, in tutto sim<strong>il</strong>e<br />
ad ogni buon ittirese, la cui laboriosità si diceva<br />
proverbiale. Con altrettanta commozione lo<br />
ricorda don Mario simula, che ne traccia un ritratto<br />
affettuoso provando a ‘vederlo’ nell’oggi.<br />
Come sarebbe stato al tempo di internet? un<br />
appassionato delle nuove tecnologie, curioso<br />
com’era e sensib<strong>il</strong>e alla comunicazione: ai tempi<br />
di don Merella <strong>Libertà</strong> ha pubblicato per due<br />
anni una pagina mens<strong>il</strong>e su e da ittiri.<br />
Così Franco simula, Giommaria Pinna,<br />
antonio nieddu amano ricostruire <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />
dell’uomo e del prete e i suoi tratti francescani,<br />
come testimonia padre Francesco sechi. Don<br />
Tonio sau, che a don Merella è succeduto come<br />
parroco a ittiri, può dire della sua eredità ‘pesante’,<br />
come sono tutti i grandi patrimoni. virginia<br />
Merella confessa quel che tutti sappiamo:<br />
suo zio li aveva costretti per tutta la vita a sapere<br />
e a parlare solo di ittiri. Ma ittiri contraccambia<br />
a sa manna: non lo ha dimenticato. <strong>il</strong> 25° anniversario,<br />
nel dicembre 2007, è stato celebrato<br />
con un’iniziativa del “Lions Club” di ittiri, nella<br />
Chiesa di san Pietro in vincoli, con una importante<br />
cerimonia di commemorazione.
PArTIrE DAI PovErI,<br />
CosTruIrE LA PACE<br />
“S<br />
MOnDOCaRitaS<br />
Sardara: 22 a Marcia della Pace<br />
Gianfranco addis<br />
olo combattendo <strong>il</strong> mondo delle povertà è<br />
possib<strong>il</strong>e costruire la pace”. Lo afferma <strong>il</strong><br />
Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale<br />
della Pace, lo afferma la XXii Marcia della Pace<br />
svolta a sardara <strong>il</strong> 30 dicembre scorso, promossa<br />
dalla Caritas diocesana di ales-Terralba, dal<br />
Comune di sardara e da sardegna solidale, alla<br />
quale hanno partecipato migliaia di persone<br />
che hanno voluto lanciare un appello agli amministratori<br />
della cosa pubblica e a tutti coloro<br />
che hanno responsab<strong>il</strong>ità decisionali. Le disuguaglianze<br />
si accentuano con l’arricchimento di<br />
pochi e <strong>il</strong> contestuale impoverimento di tanti, si<br />
legge nell’appello pubblico degli organizzatori,<br />
non per fatalità contingenti ma per gli evidenti<br />
frutti degli attuali sistemi economici e politici<br />
che non ricercano <strong>il</strong> bene comune ma gli interessi<br />
particolari. Le disparità portano a povertà,<br />
non solo materiali, che offendono la dignità<br />
originaria delle persone e non consentono <strong>il</strong><br />
vero progresso dell’intera comunità mondiale.<br />
<strong>il</strong> comitato promotore chiede concretamente la<br />
costruzione della pace sollecitando la comunità<br />
internazionale a realizzare gli “obiettivi di sv<strong>il</strong>uppo<br />
del M<strong>il</strong>lennio”, così come stipulato nella<br />
dichiarazione firmata dagli stati membri delle<br />
nazioni unite nel 2000, ed esortando le istituzioni<br />
europee a dar vita a politiche omogenee<br />
d’inclusione e coesione sociale che portino, in<br />
particolare, entro <strong>il</strong> 2010 alla piena occupazione<br />
secondo quanto stab<strong>il</strong>ito dal Trattato di Lisbona<br />
del 2000. è necessario dotarsi di strumenti,<br />
come l’osservatorio sulle povertà, che siano<br />
in grado di identificare i fenomeni di povertà,<br />
esclusione e vulnerab<strong>il</strong>ità sociale, individuando<br />
i bisogni prioritari su cui intervenire, facendo<br />
assumere la responsab<strong>il</strong>ità di ripartire dai poveri<br />
per arrivare all’equità sociale attraverso piani<br />
strategici di lotta alla povertà.<br />
alla presenza di mons. vittorio nozza, direttore<br />
di Caritas italiana e relatore ufficiale della<br />
giornata, si è ribadita la proposta di applicare<br />
<strong>il</strong> principio di universalismo selettivo creando<br />
una rete di servizi invece di fare meri trasferimenti<br />
monetari; di adottare misure trasversali<br />
che sostengano anzitutto i nuclei fam<strong>il</strong>iari<br />
anziché politiche categoriali o interventi<br />
prevalentemente mirati all’individuo;<br />
di rendere operative le misure di<br />
reddito minimo di inserimento che promuovano<br />
le persone sottoposte ad un percorso di<br />
accompagnamento nelle reti di cittadinanza. è<br />
necessario l’impegno serio per uno sv<strong>il</strong>uppo<br />
economico che consenta la crescita dell’occupazione<br />
stab<strong>il</strong>e e rispettosa dell’integrità e<br />
dell’incolumità dei lavoratori, in particolare<br />
giovani e donne e di quanti hanno perso <strong>il</strong> lavoro<br />
in età adulta.<br />
Facendo propri gli appelli del Papa “la marcia<br />
per la pace”, ha detto mons. nozza, “concorre<br />
a r<strong>il</strong>anciare l’iniziativa per chiedere ai governi<br />
e a tutti coloro che hanno responsab<strong>il</strong>ità, le<br />
risorse umane, tecniche e finanziarie per eliminare<br />
la povertà e porre la solidarietà alla base<br />
dello sv<strong>il</strong>uppo”, una solidarietà globale!<br />
Per questo “le considerazioni di carattere<br />
esclusivamente tecnico o economico non debbono<br />
prevalere sui doveri di giustizia verso quanti<br />
soffrono la fame. Mettere i poveri al primo posto<br />
significa passare decisamente a quella solidarietà<br />
globale che già Giovanni Paolo II aveva<br />
indicato come necessaria, concertando le potenzialità<br />
del mercato con quelle della società civ<strong>il</strong>e,<br />
nel costante rispetto della legalità e tendendo<br />
sempre al bene comune” (Benedetto Xvi).<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
immagine del corteo guidato da S.Ecc. Mons. Giovanni Dettori, vesovo di ales-terralba.<br />
27<br />
foto: http://www.guspini.net
28 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
i nostri missionari hanno bisogno<br />
di tante cose, ma soprattutto<br />
di un aiuto valido e<br />
generoso: di altri missionari.<br />
Pensaci!<br />
MOnDOMiSSiOni<br />
quI I ProbLEmI<br />
NoN mANCANo, mA...<br />
Pinuccio floris<br />
Carissimo Padre Paolo,<br />
sei veramente introvab<strong>il</strong>e! sono venuto<br />
diverse volte a sassari ma non c’eri. so che sei<br />
stato a Lourdes, a roma e se non sbaglio in Trentino!?!<br />
sai bene che anche io mi sono dato da fare per<br />
racimolare qualche soldo per la missione e così<br />
le nostre strade non si sono incontrate. Grazie<br />
per la preghiera, l’aiuto materiale e l’amicizia. <strong>il</strong><br />
natale si avvicina e non voglio lasciarmi sfuggire<br />
l’occasione per esserti vicino con la mia presente.<br />
Dopo le belle vacanze trascorse in italia, <strong>il</strong> lavoro<br />
è ricominciato a ritmo serrato. <strong>il</strong> 21 ottobre<br />
abbiamo avuto tra noi <strong>il</strong> nunzio apostolico in<br />
uganda. è stata una festa alla grande. La gente<br />
ha accolto <strong>il</strong> nunzio apostolico come se avesse<br />
accolto <strong>il</strong> Papa. Tutti si sono dati da fare e i risultati<br />
si sono visti. io mi sono meravigliato di tanta<br />
gioia ed entusiasmo. Queste occasioni, se sono<br />
vissute bene, danno un bel colpo di acceleratore<br />
alla Parrocchia.<br />
La situazione della nostra gente è migliorata.<br />
Molti stanno cercando di spingersi verso casa.<br />
Diversi hanno già costruito almeno una capanna.<br />
i raccolti sono stati molto scarsi per mancanza di<br />
piogge. Di pioggia ne abbiamo avuto moltissima<br />
a settembre, ottobre e metà novembre che non<br />
era così necessaria. Le strade sono impossib<strong>il</strong>i,<br />
ma <strong>il</strong> caldo che non tarderà a venire ci darà di<br />
nuovo la possib<strong>il</strong>ità di spostarci senza restare in-<br />
trappolati nel fango. <strong>il</strong> lavoro pastorale si è moltiplicato.<br />
Col ritorno della gente nei loro v<strong>il</strong>laggi, le<br />
cappelle sono state riaperte quasi tutte, portando<br />
i posti di preghiera a oltre 50. in italia le nostre<br />
piccole parrocchie sarebbero in stato di guerra.<br />
Forse è richiesto anche a noi un nuovo modo di<br />
essere cristiani e la presenza dei sacerdoti fra noi<br />
diversa da come siamo stati abituati.<br />
in dicembre e gennaio avremo diciotto matrimoni.<br />
La preparazione immediata è cominciata<br />
al mio arrivo dalle vacanze. Per gennaio si stanno<br />
preparando al sacramento della Cresima oltre<br />
350 ragazzi e ragazze e per Pasqua ci saranno oltre<br />
500 Prime Comunioni. i battesimi dei bambini<br />
piccoli sono tanti e mi prendono tanto tempo per<br />
la preparazione dei genitori. i genitori devono venire<br />
all’istruzione tre volte e questa è fatta da me.<br />
Per fortuna i mezzi di trasporto funzionano bene<br />
e quindi si ritrovano in centri scelti da loro stessi,<br />
per fac<strong>il</strong>itare i miei spostamenti. Diversamente<br />
sarebbe impossib<strong>il</strong>e gestire questa situazione.<br />
Per gennaio è all’orizzonte anche l’apertura di<br />
un as<strong>il</strong>o, una scuola di cucito per una trentina di<br />
ragazze, una scuola di cucina ed economia domestica<br />
(che grandi parole!) e la continuazione<br />
della scuola di alfabetizazione per un centinaio<br />
di donne. Questo centro è stato finanziato dalla<br />
Cooperazione italiana allo sv<strong>il</strong>uppo dell’ambasciata<br />
italiana. <strong>il</strong> tempo per annoiarsi è pochino.<br />
vorrei tanto che qualcuno, padre, mi desse una<br />
mano. nella missione ci sono tante altre cosette<br />
da mettere a posto perché anche gli anni cominciano<br />
a frenarti su tante cose.<br />
ogni giorno faccio visita ad una cappella e non<br />
riesco mai a finire <strong>il</strong> giro. i problemi non mancano<br />
e spesso ti trovi da solo a tirare la carretta. è<br />
un momento delicato anche per la gente: ci sono<br />
tante tensioni per la riconc<strong>il</strong>iazione. non è stata<br />
ancora firmata la pace. <strong>il</strong> capo dei guerriglieri<br />
che si è spostato nel Congo sta facendo disastri<br />
anche lì e si ha paura di un suo ritorno. Da parte<br />
del Governo sembra che la soluzione m<strong>il</strong>itare<br />
sia quella che prevarrà. Molti ritornando a casa<br />
hanno constatato che i loro campi sono passati<br />
in altre mani e queste situazioni sono diffic<strong>il</strong>i da<br />
rimettere a posto.<br />
Ho fatto una carrellata delle cose principali<br />
che sono in pentola in questi tempi. <strong>il</strong> signore<br />
che viene ci aiuti a collaborare per aprire la sua<br />
strada, perché gli uomini Lo incontrino.<br />
Buon natale e Felice anno nuovo!
L’ANNuNCIo è LA NosTrA fEsTA<br />
Dal Centro Missionario Diocesano<br />
Caterina Ceseracciu<br />
annuncio è la nostra festa: è questo<br />
L’ lo slogan missionario per <strong>il</strong> nuovo<br />
anno liturgico promosso dal Centro Missionario<br />
Diocesano perché l’annuncio<br />
del vangelo ci unisca tutti nella grande<br />
famiglia di Dio. Continuando una tradizione<br />
educativa consolidata negli anni,<br />
perché la famiglia di Dio diventi <strong>il</strong> luogo<br />
priv<strong>il</strong>egiato dell’incontro tra i fratelli,<br />
dobbiamo impegnarci a far diventare<br />
sempre più missionarie le nostre parrocchie,<br />
invitando tutti i nostri ragazzi ad<br />
allargare i loro orizzonti e ad aprirsi alla<br />
mondialità, risvegliando in essi un forte<br />
slancio missionario. sono i piccoli i pred<strong>il</strong>etti<br />
da Dio più pronti a ricevere la sua<br />
Parola e a predicarla, vogliamo rafforza-<br />
DALLE mIssIoNI<br />
re in loro la convinzione che in forza del<br />
battesimo siamo tutti missionari e dobbiamo<br />
sv<strong>il</strong>uppare <strong>il</strong> seme che ci è stato<br />
donato secondo i talenti di ciascuno in<br />
modo molto semplice: pregando per<br />
imparare a conoscere e ad amare sempre<br />
meglio Gesù; annunciando <strong>il</strong> vangelo<br />
per farlo conoscere a tutti e costruire insieme<br />
un mondo migliore; amando i fratelli<br />
non a parole, ma con gesti concreti<br />
ed essere così veri testimoni dell’amore<br />
di Gesù per ogni creatura.<br />
accompagnamoli lungo l’arco<br />
dell’anno liturgico, soprattutto in avvento<br />
e Quaresima, e affidiamo ad essi i<br />
progetti in favore del Pakistan, per assicurare<br />
<strong>il</strong> mantenimento della Miss Haq<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
notizie dai religiosi della Comunità di v<strong>il</strong>laregia<br />
Una grande gioia sta animando<br />
i giovani dei gruppi missionari<br />
“GimVi”, per la possib<strong>il</strong>ità di essere<br />
rappresentati al meeting internazionale<br />
che si svolgerà a V<strong>il</strong>laregia nel<br />
2009. È un dono per loro, un sogno<br />
che si sta realizzando grazie alla<br />
solidarietà e alla collaborazione reciproca.<br />
Per pagare i biglietti del<br />
viaggio hanno cominciato a rimboccarsi<br />
le maniche, inventandosi varie<br />
iniziative per raccogliere i fondi che<br />
permetteranno ad alcuni di loro di<br />
partecipare.<br />
Anche <strong>il</strong> Centro di Accoglienza per<br />
bambini e ragazzi continua <strong>il</strong> suo<br />
prezioso servizio di formazione e assistenza<br />
ai più bisognosi: quest’anno<br />
siamo riusciti ad accogliere 170<br />
bambini offrendo loro una speranza,<br />
un futuro, una dignità.<br />
Grati per questa Luce che continua<br />
ad <strong>il</strong>luminare <strong>il</strong> mondo vi auguriamo<br />
un Santo Natale ed un fecondo apostolato.<br />
(san Paolo, Bras<strong>il</strong>e)<br />
Abbiamo ripreso le attività con<br />
l’inaugurazione dell’anno pastorale:<br />
i catecumeni che si sono<br />
iscritti sono 3700 con 350 catechisti<br />
che offrono gratuitamente <strong>il</strong> loro<br />
tempo e la loro formazione ai fratelli<br />
perché <strong>il</strong> Vangelo penetri sempre più<br />
nella vita di questo popolo.<br />
Affidiamo alla vostra preghiera<br />
un’intenzione particolarmente importante<br />
per la pace in Costa d’Avorio:<br />
le elezioni presidenziali, previste<br />
per <strong>il</strong> 30 novembre, sono state rimandate,<br />
ed <strong>il</strong> clima è ancora incerto. Povertà<br />
e miseria aumentano sempre<br />
più e per molte famiglie diventa oneroso<br />
sostenere le spese per l’istruzione<br />
dei propri figli e spesso anche solo<br />
per <strong>il</strong> cibo quotidiano.<br />
A volte, solo una fede semplice sostiene<br />
i nostri fratelli ivoriani nei momenti<br />
di prova: li affidiamo anche<br />
alla vostra preghiera.<br />
I nostri più sinceri auguri di un<br />
Santo Natale.<br />
(abidjan, Costa d’avorio)<br />
Home per i bambini disab<strong>il</strong>i e della Bosnia<br />
erzegovina per sostenere i bambini<br />
della Casa Egipat a sarajevo.<br />
La nostra diocesi è sempre stata vicino<br />
a chi soffre e non ha mai fatto mancare<br />
<strong>il</strong> proprio contributo, pur nelle difficoltà<br />
della crisi che <strong>il</strong> Paese vive.<br />
nello scorso hanno sono state raccolti<br />
per la Giornata Missionaria mondiale<br />
€ 49.840; per la Propagazione della<br />
Fede € 2.623; per San Pietro Apostolo<br />
(adozioni di seminaristi indigeni) €<br />
28.268; per l’Infanzia Missionaria €<br />
13.057, per un totale di € 93.788.<br />
<strong>il</strong> signore infiammi i nostri cuori perché<br />
possiamo operare sempre secondo<br />
la sua volontà e vedere <strong>il</strong> suo volto in<br />
ciascuno dei nostri fratelli più poveri:<br />
così anche quest’anno la nostra diocesi<br />
saprà stare vicino a loro con la generosità<br />
che la distingue.<br />
29
30 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 StORiE aLtRE<br />
uN INsoLITo ANgELo CusToDE<br />
Strada per Wamba (Kenya).<br />
anna Maria Piredda<br />
Wamba (Kenya) - era <strong>il</strong> maggio 1976. Mi<br />
trovavo ad othaya (nyeri). avevo appena<br />
preso la patente di guida, nonostante la mia<br />
forte avversione iniziale. <strong>il</strong> mio lavoro specifico<br />
era quello di visitare le scuole primarie per<br />
la formazione professionale degli insegnanti e<br />
quelle secondarie per la formazione religiosa<br />
ed umana degli studenti.<br />
Dopo due settimane dall’aver superato l’esame,<br />
un mattino, uno dei tanti, mi diressi con<br />
la mia Walkswagen, un maggiolino, verso una<br />
delle numerose (erano cinquantadue) scuole<br />
elementari: si trovava in un posto quanto mai<br />
infelice e la strada o meglio la mulattiera che vi<br />
portava era ripida ed impervia.<br />
Tentai, fiduciosa, di salire la ripidissima collina<br />
sul cui lato destro s’apriva un profondo<br />
precipizio. Mi tenni più che potevo vicino alla<br />
collina ed affrontai una curva ad angolo acuto<br />
verso la sinistra (qui si guida a sinistra!). La<br />
mia scarsa maestria e la poca sicurezza nella<br />
guida non mi permisero di effettuare bene la<br />
manovra, per cui mi ritrovai in un baleno con<br />
una ruota della macchina nel vuoto e le altre<br />
tre a mala pena sulla mulattiera. Guardai dal finestrino,<br />
angosciata e terrorizzata, <strong>il</strong> profondo<br />
precipizio sulla destra: la ruota per aria e fare<br />
retromarcia era impossib<strong>il</strong>e.<br />
ero sola. nel circondario sopra quel cucuzzolo<br />
non c’era un’anima viva. Misi <strong>il</strong> freno a<br />
mano, tirandolo più che potevo e facendomi<br />
sott<strong>il</strong>e e più leggera (!) che potevo. Trattenendo<br />
<strong>il</strong> fiato sgusciai con la massima cautela dalla<br />
portiera opposta al volante.<br />
era freddo quel mattino lassù, ma io sentivo<br />
tanto caldo… Guardai l’automob<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> precipizio,<br />
la salita, la curva acuta… “Ora -pensai-<br />
cosa faccio? Lascio la macchina qui e vado a<br />
casa a piedi?”. C’erano venti ch<strong>il</strong>ometri di distanza,<br />
oltre al pericolo di imbattermi in qualche<br />
animale feroce. “Vado nella scuola verso cui<br />
sono diretta e chiedo aiuto?”. impossib<strong>il</strong>e: distava<br />
una decina di ch<strong>il</strong>ometri. La paura mi aveva<br />
seccato le labbra da cui non riuscivo a far uscire<br />
un sib<strong>il</strong>o di preghiera. ero lì pietrificata.<br />
ad un certo punto tra le piante fitte di fronte<br />
alla famosa e tremenda curva, spuntò un ragazzo<br />
sui dodici anni o anche meno: era scalzo e<br />
indossava la divisa della scuola elementare.<br />
Però non aveva in mano alcun libro o borsa,<br />
non aveva niente! Mi si accostò con un sorriso<br />
e mi chiese se potesse aiutarmi. La difficoltà in<br />
cui mi trovavo era evidente… Lo guardai con<br />
uno sguardo alquanto deluso e gli risposi che<br />
purtroppo non avrebbe potuto aiutarmi.<br />
Mi disse, invece, deciso: “Sì che posso aiutarti,<br />
mi puoi dare la chiave della macchina?”.<br />
“Ma tu, non hai la patente -gli risposi immediatamente-<br />
sei piccolo e poi non sai guidare tu!”.<br />
replicò e insistette perché gli dessi le chiavi.<br />
sentii d’un tratto che avrei dovuto dargliele e<br />
gliele diedi. Mi scostai ed accelerai <strong>il</strong> passo portandomi<br />
oltre la brutta curva.<br />
Che cosa fece io non lo so, so che portò la<br />
macchina in salvo oltre la curva, sul rett<strong>il</strong>ineo.<br />
ero senza parole, cercai di balbettare ed esprimere<br />
la mia profonda riconoscenza e stupore<br />
mentre mi porgeva gent<strong>il</strong>mente le chiavi e spariva<br />
d’improvviso davanti ai miei occhi.<br />
Grazie signore, grazie mio angelo custode<br />
per la protezione, cura ed aiuto.<br />
era un angelo anche <strong>il</strong> bambino?
L’annO Di San PaOLO<br />
IL CAPo E LE mEmbrA:<br />
uN soLo CorPo<br />
Salvatore alberto Panimolle<br />
La frase interrogativa rivolta dal signore al<br />
persecutore della sua Chiesa, quando lo<br />
folgorò sulla via per Damasco: “Saulo, Saulo,<br />
perché mi perseguiti?” (At 9,4), con la seguente<br />
d<strong>il</strong>ucidazione: “Io sono Gesù che tu perseguiti”<br />
(v. 5), certamente riecheggia la dottrina ecclesiologica<br />
del nuovo Testamento, che insegna<br />
la profonda unità tra <strong>il</strong> Cristo signore e i suoi<br />
discepoli, sino a formare una cosa sola a livello<br />
soprannaturale.<br />
L’ecclesiologia di san Paolo si rivela molto<br />
eloquente in merito, perché insegna che <strong>il</strong> signore<br />
Gesù con i suoi seguaci forma un solo<br />
corpo, del quale <strong>il</strong> Cristo è la testa o capo e i cristiani<br />
sono le membra. nella parenesi della Lettera<br />
ai romani questo apostolo delle genti motiva<br />
la necessità dell’um<strong>il</strong>tà e dell’amore fraterno<br />
nella comunità ecclesiale con la ragione che i<br />
credenti formano un solo corpo con <strong>il</strong> signore<br />
Gesù: “Poiché, come in un solo corpo abbiamo<br />
molte membra e queste membra non hanno tutte<br />
la stessa funzione, così anche noi, pur essendo<br />
molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno<br />
per la sua parte siamo membra gli uni degli altri”<br />
(Rm 12,4s). nella catechesi della Prima Lettera<br />
ai Corinzi, san Paolo si mostra ancora più espli-<br />
Roma. bas<strong>il</strong>ica di San Paolo fuori le mura. vista del quadriportico.<br />
cito ed eloquente su tale unità tra<br />
<strong>il</strong> Cristo e i suoi seguaci, perché<br />
sottolinea che <strong>il</strong> signore è la testa<br />
e i cristiani sono le membra di questo corpo,<br />
che è la Chiesa, dai teologi chiamato ‘mistico’.<br />
veramente nel nuovo Testamento non troviamo<br />
questo aggettivo; esso serve a indicare<br />
<strong>il</strong> carattere soprannaturale e l’unità metafisica<br />
fra <strong>il</strong> nuovo popolo di Dio e <strong>il</strong> suo redentore<br />
e salvatore. or bene <strong>il</strong> nostro apostolo e teologo,<br />
scrivendo ai suoi figli di Corinto, allorché<br />
<strong>il</strong>lustra <strong>il</strong> valore dei carismi, mette in risalto la<br />
finalità di tali doni, favorire la crescita armonica<br />
e l’unità della Chiesa: “Come infatti <strong>il</strong> corpo, pur<br />
essendo uno, ha molte membra e tutte le membra,<br />
pur essendo molte, sono un corpo solo, così<br />
anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati<br />
battezzarti in un solo Spirito per formare un solo<br />
corpo, giudei o greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo<br />
abbeverati a un solo Spirito. Ora <strong>il</strong> corpo non<br />
risulta di un membro solo, ma di molte membra…Ora<br />
voi siete corpo di Cristo e sue membra,<br />
ciascuno per la sua parte» (1Cor 12,12-14.27).<br />
La Chiesa quindi è <strong>il</strong> corpo del signore Gesù,<br />
forma un’unica realtà con <strong>il</strong> Cristo a livello soprannaturale.<br />
Quindi chi perseguita i cristiani,<br />
perseguita <strong>il</strong> Cristo in persona. Per antitesi, chi<br />
onora e favorisce la Chiesa cattolica, presta servizio<br />
al Figlio di Dio e coopera alla realizzazione<br />
del suo piano salvifico nel mondo.<br />
(segue nel prossimo numero)<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
nell’atmosfera festosa<br />
della Chiesa che celebra<br />
l’anno paolino, padre<br />
Giuseppe buono fa risuonare<br />
la voce dell’apostolo<br />
con strumenti nuovi:<br />
"Presento l’identità missionaria<br />
di Paolo facendo<br />
parlare lui; r<strong>il</strong>eggo <strong>il</strong> suo<br />
pensiero e la sua prassi<br />
evangelizzatrice” per offrire<br />
agli apostoli di oggi<br />
un quandro con <strong>il</strong> quale<br />
confrontarsi.<br />
G. BUono, Identità di un missionario,<br />
Editrice Missionaria<br />
Italiana, Bologna 2008, pp. 91.<br />
31