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Formula 1 - Credit Suisse eMagazine

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Barometro delle apprensioni<br />

I premi delle casse malati<br />

rubano il sonno agli svizzeri<br />

Rischi fantasma<br />

Quando l’euforia tecnologica<br />

lascia il passo allo scetticismo<br />

Savoir-vivre<br />

Whisky, acqua di vita<br />

e bevanda di culto<br />

bulletin<br />

La rivista del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> | www.credit-suisse.com/bulletin | N. 1 | Febbraio/marzo 2003<br />

Il fascino della<br />

<strong>Formula</strong> 1


aiuto diretto all'infanzia sofferente, senza implicazioni<br />

di ordine politico, razziale o confessionale<br />

Combattiamo il<br />

traffico di<br />

bambini a<br />

livello mondiale.<br />

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Fax +41 21 654 66 77<br />

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Foto: Oliver Lang (copertina), Pia Zanetti (editoriale)<br />

Quella volta che ho quasi raggiunto Schumi<br />

Non dimenticherò mai il momento in cui per<br />

la prima volta ho dato gas, sul motorino di<br />

mio fratello. Fu stupendo per me vedere che<br />

era sufficiente girare una manopola per<br />

partire – mi sentivo un po’ come Harry Potter<br />

al suo primo volo sulla scopa! Poi c’è stata<br />

la prima volta in macchina, sulla moto,<br />

sul camion. Muoversi sfruttando la forza di<br />

un motore è affascinante. Mio figlio ha festeggiato<br />

il suo decimo compleanno insieme<br />

ai suoi amici sulla pista di kart. Per la<br />

maggior parte di loro si trattava della prima<br />

esperienza al volante di un veicolo a motore.<br />

Inizialmente guardavano con timore<br />

reverenziale i kart che sfrecciavano veloci.<br />

Uno di loro ha osservato, timidamente:<br />

«No, io non andrò così veloce.» Dopo soli<br />

due giri non c’era più traccia di tutta quella<br />

preoccupazione. Le piccole furie affrontavano<br />

le curve con audacia, lottando con<br />

accanimento per conquistare secondi e posizioni.<br />

Nella pausa, poi, si lanciavano in discussioni<br />

accese su frenate e linee ideali.<br />

Le corse hanno un grande fascino. E del<br />

resto Michael Schumacher non ha forse iniziato<br />

la sua carriera sulla pista di kart? Da<br />

quel momento mio figlio sogna di potersi mi-<br />

surare, un giorno, con il campione tedesco.<br />

Ed è proprio questo sogno di bambino che ho<br />

potuto realizzare un paio di anni fa sul circuito<br />

di prova di Fiorano – certo non a bordo<br />

di una vettura di <strong>Formula</strong> 1, ma pur sempre<br />

su una Ferrari Modena con cambio elettronico<br />

F1 e un motore potentissimo. Per cinque<br />

giri ho dato libero sfogo alla mia passione,<br />

naturalmente con l’intento di avvicinarmi<br />

alla linea ideale. Al traguardo i tecnici<br />

mi hanno mostrato l’analisi dettagliata<br />

del giro più rapido. Si vedeva chiaramente<br />

dove e quanto ero stato veloce, con quale<br />

marcia e con quanti giri motore. Inoltre, a<br />

fianco dei miei dati figuravano in maniera<br />

discreta e tra parentesi i dati relativi alla<br />

performance di Michael Schumacher. Lo<br />

ammetto: tra noi c’è un abisso. Ma la cosa<br />

che più mi ha colpito non riguardava tanto<br />

l’accelerazione – in quello lo avevo quasi<br />

raggiunto – quanto piuttosto la frenata. Ancora<br />

una volta mi è apparso chiaro: tutti<br />

sono in grado di premere l’acceleratore a<br />

tavoletta; il vero esperto emerge invece<br />

quando, al momento opportuno, è capace<br />

di sollevare il piede dal gas.<br />

Daniel Huber, caporedattore Bulletin<br />

Primo piano: <strong>Formula</strong> 1<br />

EDITORIALE / SOMMARIO<br />

08 Gerarchia Nel circo della <strong>Formula</strong> 1 vigono regole ferree<br />

12 Intervista Bernie Ecclestone tiene le briglie ben salde<br />

15 Emancipazione L’esperienza di una donna nel mondo dei motori<br />

16 Tecnologia Il laboratorio Sauber a Hinwil<br />

22 Sintesi I dati salienti sulla stagione 2003<br />

23 Partnership Il team Sauber e i vantaggi per il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

26 Economia Dove passano i gran premi le casse fanno il pieno<br />

28 VIP club Champagne, caviale e motori rombanti<br />

31 Divagazione F1, meditazione ineluttabile per umanisti<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 3


En vacances, mon amie a menacé de jeter ma<br />

carte American Express dans les toilettes.<br />

Je lui ai répondu: fais-le, si tu veux.<br />

D’une part, la carte ne va pas<br />

disparaître si facilement.<br />

D’autre part, j’en recevrais de toute manière<br />

une nouvelle dans l’espace d’une journée.<br />

Dois-je encore préciser que ce furent<br />

les premières et les dernières<br />

vacances en compagnie d’une femme Lion?<br />

Remplacement rapide de la carte dans le monde entier. What’s your reason?<br />

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www.americanexpress.ch


56<br />

69<br />

1 2 2 2 2 2 2 2<br />

40 37 37<br />

49<br />

21<br />

53 55<br />

20 23 24<br />

18 22<br />

33 41<br />

20<br />

22<br />

29 38 38 37 27 21 45 35<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

34<br />

Wealth management<br />

Strategy<br />

Attualità<br />

SOMMARIO<br />

32 Notizie stringate Analisi finanziaria in tutta semplicità<br />

33 Online Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> ridisegna il proprio sito Internet<br />

33 Davos Il nuovo Youthpalace, punto d’incontro per i giovani<br />

34 Barometro delle apprensioni Il parere di Yves Christen<br />

39 Forum Il sondaggio del Bulletin induce all’ottimismo<br />

39 @propos Quando i pesci si danno alla traduzione<br />

40 Automobili Guidare, un piacere dolce a un prezzo salato<br />

42 Investire Sicurezza e rendimento a braccetto<br />

43 Esprix Un premio per l’eccellenza aziendale<br />

43 In vetrina Segnalazioni editoriali per gli uomini d’affari<br />

44 Dietro le quinte Uno sportello per le esigenze dei VIP<br />

45 emagazine L’oro è tornato a luccicare<br />

47 Editoriale finanziario Opportunità, rischi ed effetti collaterali<br />

48 Previsioni Le prospettive per i prossimi dodici mesi<br />

49 Congiuntura Gli USA ribadiscono il ruolo di locomotiva<br />

50 Azioni La svolta è attesa a metà dell’anno<br />

52 Obbligazioni La bassa inflazione sostiene i mercati dei bond<br />

53 Monete Il trend del franco resta al rialzo<br />

54 Investimenti alternativi Gli hedge fund rialzano la testa<br />

55 Consiglio d’investimento Il GIP di marzo batte il benchmark<br />

56<br />

Topics<br />

Rischi fantasma Una sfida per il comparto servizi finanziari<br />

60 Aviazione Il settore low-cost mina le strutture tradizionali<br />

63 Basilea II Il nuovo accordo ha conseguenze per le PMI<br />

66 Immobili Il mercato edilizio americano si mantiene in forma<br />

69 Azioni I dividendi riacquistano il favore degli investitori<br />

72<br />

80<br />

Savoir-vivre<br />

72 Whisky Dalla Scozia con amore<br />

Sponsoring<br />

75 EURO 2008 Motore dell’economia e piattaforma pubblicitaria<br />

76 Sport di resistenza Una sfida fra piacere e sofferenza<br />

79 Agenda Panoramica degli appuntamenti culturali e sportivi<br />

79 Cultura in breve Jazz, teppisti del calcio, viaggi lontani<br />

Leader<br />

80 Paulo Coelho La felicità si misura in centimetri cubi<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 5


DA 0 A 200 KM/H<br />

IN SOLI<br />

5 SECONDI.<br />

OSSIA<br />

IN 140 METRI.<br />

A 350 KM/H<br />

IL FLUSSO D’ARIA<br />

SCHIACCIA LE<br />

MONOPOSTO<br />

SULL’ASFALTO<br />

CON CIRCA<br />

1,5 TONNELLATE.


FORMULA 1


Nel campeggio più «in» del mondo<br />

l’ordine gerarchico regna sovrano<br />

Mentre in pista può anche succedere che sia il caso a decidere sull’assegnazione dei punti, fuori dal circuito<br />

tutto è regolato fin nel minimo dettaglio in base a un sofisticato sistema di punti che resta strettamente<br />

segreto. Elmar Brümmer, giornalista di <strong>Formula</strong> 1<br />

Dove passi esattamente la linea del<br />

traguardo in un circuito si presta alla libera<br />

interpretazione, come ha dimostrato la vittoria<br />

regalata per errore da Michael Schumacher<br />

a Rubens Barrichello in occasione del<br />

Gran Premio di Indianapolis. Dietro ai box, al<br />

contrario, nell’area riservata ai piloti, non c’è<br />

in questo senso alcun bisogno di discutere.<br />

Qui regna infatti la più assoluta ortodossia.<br />

Ogni camion, ogni bus, ogni veranda ha un<br />

suo posto fisso in uno schema che nella stagione<br />

europea viene disposto per dieci volte<br />

nella stessa maniera. La linea bianca che<br />

delimita il territorio di ciascuna scuderia deve<br />

essere rispettata in modo scrupoloso. Chi<br />

lascia che anche solo la scala che porta al<br />

proprio motorhome sporga senza speciale autorizzazione<br />

oltre la linea tracciata, viene punito<br />

con il pagamento di una penale. Perché<br />

raccontiamo questo episodio tratto dalla psicologia<br />

del parcheggio? Perché rivela in che<br />

modo gira la grande ruota della <strong>Formula</strong> 1:<br />

seguendo anche i minimi dettagli.<br />

«SONO IN GIOCO<br />

PUNTI E PRESTIGIO,<br />

POTERE E DENARO.»<br />

«Frankfurter Allgemeine Zeitung»<br />

8 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Naturalmente l’attuale ordine gerarchico<br />

della <strong>Formula</strong> 1 si riflette in primo luogo nei<br />

numeri di partenza, ma già dai parcheggi si<br />

capisce chi, nella passata stagione, ha<br />

raggiunto qualcosa: non solo l’ordine dei<br />

garage nella via dei box viene deciso dalla<br />

classifica finale dell’ultimo campionato, anche<br />

le loro dimensioni dipendono dai punti<br />

conquistati. Chi (come il team Sauber Petronas)<br />

negli ultimi due anni si è piazzato nella<br />

parte superiore della classifica, può disporre<br />

essenzialmente di più metri quadri e<br />

quindi di una migliore atmosfera di lavoro.<br />

Tutto questo vale anche dietro la zona dei<br />

box: le migliori scuderie, infatti, hanno anche<br />

la possibilità di allestire un maggior numero<br />

di transporter o motorhome.<br />

Una radio per segnalare gli abusi<br />

Nel campeggio probabilmente più esclusivo<br />

del mondo le regole sono severe, e sulla loro<br />

osservanza vigilano personalmente Bernie<br />

Ecclestone o il suo braccio destro Pasquale<br />

Lattuneddu. È sufficiente un segnale delle<br />

potenti radio che i due portano sempre con<br />

sé per correggere eventuali abusi. Ai signori<br />

della <strong>Formula</strong> 1 non sfugge niente di ciò<br />

che si svolge nel cosiddetto paddock (il termine<br />

proviene dal linguaggio dell’ippica e significa<br />

«recinto per cavalli»). Ciò che non può<br />

essere controllato con gli occhi o con il metro<br />

viene semplicemente verificato per mezzo<br />

di un lettore di bande magnetiche. Il vero<br />

potere si dimostra alle due-tre porte d’ingresso<br />

dell’area piloti: chi aspira ad entrare<br />

nell’Olimpo della <strong>Formula</strong> 1 deve essere in<br />

possesso di un pass con il codice d’accesso<br />

esatto e un chip funzionante. Questo biglietto<br />

d’ingresso di plastica, che per semplicità<br />

tutti portano appeso al collo con un cordoncino,<br />

è prezioso, perché non si può comprare,<br />

a meno che l’interessato non acquisti<br />

anche un’intera scuderia. Anche il numero<br />

dei pass messi a disposizione di meccanici,<br />

ingegneri e ospiti di un team dipende rigorosamente<br />

dai successi sportivi raggiunti.<br />

Il principio del merito regola anche i minimi<br />

dettagli.<br />

In gioco mezzo miliardo di dollari<br />

Nel Concorde Agreement, lo statuto della<br />

<strong>Formula</strong> 1, tutto è regolato fin nei minimi<br />

particolari, prima di tutto come i proventi dei<br />

diritti televisivi e di commercializzazione vengono<br />

ripartiti tra le diverse scuderie (si veda<br />

il riquadro). In linea di principio questo documento<br />

dovrebbe accontentare tutti e quindi<br />

mantenere una certa equità. Si stima che<br />

ogni anno, con tutte le sue imprese, Bernie<br />

Ecclestone ricavi mezzo miliardo di dollari<br />

dalla commercializzazione della <strong>Formula</strong> 1, di<br />

cui circa la metà viene poi distribuita alle scuderie,<br />

in base al Concorde Agreement.<br />

Naturalmente l’accordo non si occupa solo


Foto: Schlegelmilch Photography (pagine 6/7, 8, 10/11, 20/21, 24/25)<br />

di denaro, ma anche di potere, e arriva anche<br />

a disciplinare le modifiche tecniche e<br />

sportive del regolamento, che devono essere<br />

approvate all’unanimità da tutti i partecipanti.<br />

L’accordo è strettamente segreto e<br />

resta in vigore fino alla fine del 2007. Alla<br />

sua scadenza l’associazione dei principali<br />

costruttori (GWPC) non esclude di organizzare<br />

un proprio campionato, se necessario in<br />

concorrenza con l’attuale <strong>Formula</strong> 1. Le scuderie<br />

vengono allettate con la prospettiva di<br />

proventi più elevati.<br />

Ma a quanto ammontano davvero questi<br />

proventi? Abbastanza comprensibilmente la<br />

trasparenza non è tra le prime virtù del<br />

mondo dell’automobilismo, né dal punto di<br />

vista tecnico né da quello finanziario. Particolarmente<br />

insolito, nel mondo degli sport<br />

popolari, è che i premi in palio per gara,<br />

pilota e scuderia non vengano sbandierati ai<br />

quattro venti. Non è forse vero che i tornei di<br />

golf e di tennis devono parte della loro<br />

attrattiva a premi di cui si conosce esattamente<br />

l’ammontare? Nella <strong>Formula</strong> 1, invece,<br />

vengono sì innalzate con orgoglio coppe<br />

scintillanti davanti a folla e telecamere, ma<br />

quale sia il montepremi effettivo è tenuto rigorosamente<br />

segreto. A questo gentlemen’s<br />

agreement si attengono tutti; la sua mancata<br />

osservanza, infatti, avrebbe conseguenze<br />

paragonabili alla mancata partecipazione a<br />

una gara: gravi pene convenzionali.<br />

Un addetto ai lavori, che conosce bene<br />

l’accordo in questione, sa tuttavia che vale il<br />

seguente principio: circa il dieci per cento<br />

viene distribuito in parti uguali a tutte le scuderie<br />

partecipanti. Da questo punto in poi la<br />

cosa si fa più complessa: la formula in base<br />

alla quale i proventi vengono distribuiti tiene<br />

conto innanzitutto del piazzamento nella<br />

classifica costruttori degli ultimi tre anni. Una<br />

parte considerevole è rappresentata dalla<br />

valutazione storica. Prima di tutto vengono<br />

calcolati gli anni di militanza in <strong>Formula</strong> 1.<br />

Una scuderia al suo primo anno di partecipazione<br />

riceve quattro punti, che diventano<br />

165 dopo dieci anni (come nel caso della<br />

Sauber Petronas) e addirittura 1200 come<br />

nel caso della Ferrari, che partecipa ormai da<br />

50 anni. Chi si aggiudica il titolo costruttori<br />

riceve altri 25 punti di bonus. A ciò si aggiungono<br />

i punti conquistati negli ultimi due<br />

campionati, moltiplicati per due, e la somma<br />

di tutti i punti conquistati nella classifica costruttori,<br />

moltiplicati per dieci. Ogni vittoria<br />

degli ultimi due anni vale dieci punti. Ogni<br />

successo raggiunto nei precedenti Gran Premi<br />

significa ancora un altro punto.<br />

Contano anche i chilometri percorsi in testa<br />

I successi raggiunti dalle scuderie nella passata<br />

stagione vengono onorati ancora una<br />

volta da un montepremi supplementare. I<br />

moltiplicatori tengono conto anche dei piazzamenti<br />

in ogni singola gara, e persino dei<br />

chilometri percorsi in testa. Nell’ultimo Concorde<br />

Agreement ad esempio, di cui sono<br />

stati resi noti alcuni dettagli, il campione del<br />

mondo ha ricevuto il 23,33 per cento dei<br />

proventi della commercializzazione, il secondo<br />

in classifica il 16,67 per cento e il terzo il<br />

13,33 per cento. Al quarto e al quinto classificato<br />

è andato il 10 per cento, al decimo<br />

soltanto il 3,33 per cento. Solo ai primi dieci<br />

classificati spetta questo bonus aggiuntivo;<br />

nella nuova stagione questo ha ancora un<br />

valore, anche se per il 2003 sono solo dieci<br />

le scuderie iscritte. Ma i premi vengono sempre<br />

versati con effetto retroattivo. Viene così<br />

reso più difficile un eventuale ritiro, che significherebbe<br />

allo stesso tempo una rinuncia<br />

al bottino in palio. Dietro le quinte, inoltre, si<br />

lotterà per conquistare i premi lasciati vacanti<br />

dalle scuderie di Alain Prost e Tom Walkinshaw,<br />

diventate insolventi.<br />

FORMULA 1<br />

Un automobilismo all’insegna del darwinismo<br />

farebbe la gioia dei politici, almeno di<br />

quelli che sostengono che una buona performance<br />

deve tornare a essere premiata.<br />

Chi sa che ogni scuderia attinge dal 20 al 40<br />

per cento del suo bilancio dalle tasche di<br />

Ecclestone può capire facilmente perché, lo<br />

scorso anno, quando la Ferrari si era ormai<br />

aggiudicata il campionato, la lotta sia proseguita<br />

con tanto ardore. Erano in pochi ad<br />

avere come obiettivo il grande Michael Schumacher;<br />

per la maggior parte delle scuderie<br />

si trattava piuttosto di lottare contro il team<br />

che le precedeva e contro quello che<br />

le seguiva direttamente nella classifica costruttori.<br />

Ecco come il quotidiano «Frankfurter Allgemeine<br />

Zeitung» ha descritto questa lotta<br />

agguerrita: «Sono in gioco posizioni, punti e<br />

prestigio, potere e denaro». Guadagnare una<br />

posizione nella gerarchia può valere milioni.<br />

Ogni punticino significa, oltre al cospicuo<br />

premio finale, tante altre comodità: più<br />

posto nel paddock, tonnellate di bagagli caricati<br />

gratuitamente a bordo dei jumbo, più<br />

biglietti in classe economy per la squadra.<br />

Per gli spettatori questo tipo di campionato<br />

ha il vantaggio di mantenere viva la tensione<br />

fino all’ultimo giro. Perché in <strong>Formula</strong> 1 nessuno<br />

regala niente. ❙<br />

Lo statuto della <strong>Formula</strong> 1<br />

Il Concorde Agreement regola i rapporti tra tutti gli attori del campionato del mondo di<br />

<strong>Formula</strong> 1, quali associazioni sportive, organizzatori, scuderie, piloti, sponsor, e rappresenta<br />

quindi per così dire lo statuto della <strong>Formula</strong> 1. Uno dei punti principali riguarda la<br />

ripartizione dei proventi dei 16 Gran Premi e della vendita dei diritti televisivi. In origine si<br />

trattava di un accordo tra la <strong>Formula</strong> One Constructor’s Association (FOCA) e la Fédération<br />

Internationale de Sport Automotive (FISA), stipulato all’inizio degli anni Ottanta.<br />

L’accordo deve il suo nome alla Place de la Concorde di Parigi, dove si trova l’edificio<br />

della Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) in cui esso venne firmato. Prima che<br />

ciò avvenisse c’era stata un’annosa querelle tra la FISA, l’autorità sportiva guidata da<br />

Jean-Marie Balestre, e l’associazione delle scuderie rappresentata da Bernie Ecclestone.<br />

Balestre voleva limitare l’importanza della FOCA, che si occupava in maniera crescente<br />

della commercializzazione del campionato diventando così sempre più influente. La <strong>Formula</strong><br />

1 rischiò di soccombere sotto questa lotta di potere, che sfociò addirittura in uno<br />

sciopero: sponsor e costruttori minacciavano di abbandonare il campionato se le condizioni<br />

del suo svolgimento non fossero state fissate in modo duraturo, e ottennero così<br />

che venisse firmato l’accordo. Oggi la FISA non esiste più, e la FOCA è stata assorbita<br />

nella «<strong>Formula</strong> One Administration», la holding di Ecclestone. Sulle regole della <strong>Formula</strong> 1<br />

è ancora la FIA a decidere, ma il Concorde Agreement stabilisce che, per modificare certi<br />

regolamenti, è necessario il consenso di tutte le scuderie.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 9


FORMEL 1<br />

10 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03


FORMEL 1<br />

DA 200 A 0 KM/H<br />

IN MENO DI<br />

2 SECONDI<br />

OSSIA IN<br />

55 METRI.<br />

IN QUESTO<br />

MOMENTO I DISCHI<br />

DEL FRENO<br />

RAGGIUNGONO I<br />

600 GRADI CELSIUS.


«È naturale che tutti vogliano di più!»<br />

La <strong>Formula</strong> 1 è il più grande evento sportivo del mondo. Gran parte del merito di questo successo è<br />

di Bernie Ecclestone. Con i suoi 72 anni, il miliardario britannico tiene ancora ben strette le redini di questa<br />

grande carovana dello sport a motore. Intervista a cura di Marcus Balogh, redazione Bulletin<br />

Marcus Balogh Lei è considerato il monarca<br />

senza corona della <strong>Formula</strong> 1. Ma di cosa si<br />

occupi esattamente resta ancora, anche<br />

dopo lunghe ricerche, piuttosto vago. Cosa<br />

fa Bernie Ecclestone per la <strong>Formula</strong> 1?<br />

Bernie Ecclestone Sicuramente non sono un<br />

re. Del resto la <strong>Formula</strong> 1 è una democrazia.<br />

Nella quale alla fine lei ha sempre ragione...<br />

Spesso – ma non sempre. Non sono un<br />

sovrano onnipotente, mi paragonerei<br />

piuttosto ad un pompiere. Spengo gli incendi<br />

che divampano tra scuderie, organizzatori,<br />

commissioni e paesi.<br />

Suona tutto molto altruistico. Ma nella realtà<br />

la <strong>Formula</strong> 1 ha fatto di lei uno degli uomini<br />

più ricchi della Gran Bretagna. Naturalmente<br />

ho fatto soldi con la <strong>Formula</strong> 1,<br />

ma non sono l’unico. A differenza di molti<br />

altri, però, ho anche affrontato notevoli<br />

rischi.<br />

Nonostante ciò i costruttori borbottano e<br />

criticano il suo potere. È anche una questione<br />

di soldi. Le scuderie vorrebbero ad<br />

esempio ricevere una quota maggiore dei<br />

proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi.<br />

Oggi spetta loro il 47 per cento.<br />

Cosa ne pensa? Da estraneo direi: che ci<br />

provino pure. È più che naturale che tutti<br />

vogliano di più.<br />

E lei darà loro di più? Ho già investito denaro<br />

nella <strong>Formula</strong> 1 quando la maggior parte<br />

dei costruttori non aveva ancora un’idea<br />

di cosa fosse. È anche grazie a questo<br />

mio impegno che oggi ricevono una grande<br />

quantità di soldi dai loro sponsor. Complessivamente<br />

le scuderie guadagnano più<br />

di me. Ma forse dovrei proporre di mettere<br />

tutto in un unico calderone e di dividere<br />

tutto in parti uguali. (Ride sonoramente)<br />

12 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Un giorno i costruttori non diranno: siamo<br />

noi a pagare lo spettacolo, vogliamo anche i<br />

proventi? I costruttori investono molti<br />

soldi nella <strong>Formula</strong> 1, non c’è dubbio. Ma<br />

forse questo dà loro automaticamente il<br />

diritto di pretendere di più? Nessuno li ha<br />

costretti a partecipare. E in fondo il bottino<br />

che si portano a casa è notevole. Inoltre<br />

utilizzano la <strong>Formula</strong> 1 come vetrina per<br />

mettersi in mostra. Se per 30 anni compra<br />

il pane nella stessa panetteria, crede<br />

che questo fatto le dia il diritto un giorno di<br />

pretendere una parte dei proventi?<br />

La preoccupa il fatto che i costruttori parlino<br />

fra loro di un proprio campionato? Assolutamente<br />

no. Mettere in piedi un campionato<br />

è enormemente difficile. Quanto<br />

più i costruttori ne parlano fra loro, tanto<br />

più chiaramente se ne rendono conto. A<br />

prescindere da questo: lentamente capiscono<br />

che con un secondo campionato non<br />

guadagnerebbero più soldi, bensì meno.<br />

Per quale motivo? Perché, con due<br />

campionati, le emittenti televisive avrebbero<br />

ovviamente la possibilità di abbassare<br />

i prezzi.<br />

Restando in tema di soldi: con lei la <strong>Formula</strong><br />

1, da mero divertimento del fine settimana<br />

per fanatici delle corse, è diventata la disciplina<br />

sportiva di maggior rilievo commerciale.<br />

Qual è il segreto del suo successo?<br />

Non lo so. Nemmeno lo chef di un ristorante<br />

esclusivo insignito delle tre stelle della<br />

guida Michelin potrebbe risponderle a<br />

questa domanda. Perché il successo non<br />

dipende da un unico ingrediente segreto,<br />

bensì dalla somma di molti particolari e di<br />

molte attività. Ad esempio dall’esperienza<br />

e dalla perseveranza. Inoltre sono nel mestiere<br />

da diverso tempo, e questo mi<br />

vale rispetto e fiducia, altri due fattori di<br />

successo.<br />

Dopo quasi 50 anni di circo automobilistico<br />

non l’assale a volte la noia? Assolutamente<br />

no. Ogni giorno succede qualcosa<br />

di eccitante. È sempre la storia del pompiere.<br />

Ci si sveglia la mattina e non si sa<br />

cosa accadrà.<br />

Può farci un esempio? Una scuderia presenta<br />

un reclamo contro un’altra, un<br />

team si trova improvvisamente davanti al<br />

crollo finanziario – ogni giorno c’è qualcosa<br />

da negoziare, da vendere o da mediare,<br />

ed è proprio questo che mi riesce e mi diverte<br />

di più.<br />

Secondo lei cos’è che tiene centinaia di milioni<br />

di spettatori di <strong>Formula</strong> 1 incollati ai<br />

teleschermi? La <strong>Formula</strong> 1 è affascinante,<br />

è un grande spettacolo. È un po’ come<br />

quando si guardano i funamboli al circo. Si<br />

vuole essere presenti se succede qualcosa,<br />

ma non si vuole che succeda niente.<br />

E se succede qualcosa, si vuole che il<br />

pilota esca illeso dalla vettura.<br />

Piloti come Michael Schumacher non<br />

rendono monotona la <strong>Formula</strong> 1? Michael<br />

Schumacher divide i fan di <strong>Formula</strong> 1 in<br />

due gruppi: da una parte quelli che vorrebbero<br />

sempre vederlo vincere, dall’altra<br />

quelli che ad ogni gara sperano che finalmente<br />

venga sconfitto. Per me è incredibile.<br />

È fantastico per noi.<br />

In Asia e in America la <strong>Formula</strong> 1 diventerà<br />

popolare come in Europa? In Asia la <strong>Formula</strong><br />

1 è già molto popolare. Negli Stati Uniti<br />

l’ostacolo è rappresentato dal gran numero<br />

di manifestazioni di sport a motore, di diversa<br />

importanza, che già invadono il calendario.<br />

Ma anche negli USA riusciamo ad<br />

attrarre un grande pubblico per la gara di<br />

Foto: © Corbis/Swiss Press


«IL DENARO NON<br />

SIGNIFICA NIENTE<br />

PER ME, È SOLO<br />

UN MODO PER<br />

MISURARE IL<br />

SUCCESSO».<br />

Bernie Ecclestone<br />

FORMULA 1


<strong>Formula</strong> 1 che si svolge negli States,<br />

e la trasmissione televisiva raggiunge buone<br />

quote di ascolto.<br />

Ritiene possibile aumentare il numero di<br />

gare? Forse si potrebbero organizzare un<br />

paio di gare in più, ma nessun promoter,<br />

nessuno sponsor è disposto ad allentare i<br />

cordoni della borsa più di quanto già non<br />

faccia. Ciò è impossibile, gli sponsor se la<br />

darebbero a gambe. È il denaro il fattore<br />

limitante.<br />

È soddisfatto di com’è oggi la <strong>Formula</strong> 1?<br />

Non sono mai veramente soddisfatto. Ci<br />

sono sempre cose che vorrei migliorare –<br />

e che poi cerco anche di cambiare.<br />

Non rimpiange i «bei vecchi tempi»? Rimpiango<br />

di non avere più 21 anni. Ma quanto<br />

alla <strong>Formula</strong> 1 non rimpiango niente, oggi<br />

siamo molto più professionali di 20 o 30<br />

14 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

anni fa ed è giusto che sia così. Rimpiango<br />

le persone con cui prima avevo a che fare,<br />

ad esempio Colin Chapman ed Enzo Ferrari.<br />

Guardando indietro agli ultimi 30 anni, cosa<br />

la rende particolarmente orgoglioso? Lo<br />

sviluppo della tecnica di sicurezza. Abbiamo<br />

fatto più per la sicurezza che per qualsiasi<br />

altra cosa. Oggi i piloti escono quasi illesi<br />

anche dagli incidenti più paurosi.<br />

Ci sono cose di cui si pente? Nella <strong>Formula</strong><br />

1? Così su due piedi non mi viene in<br />

mente niente. Sicuramente oggi farei certe<br />

cose in modo diverso, ma non perché<br />

erano «sbagliate», bensì perché forse avrei<br />

potuto farle meglio.<br />

Cosa accadrà quando un giorno si ritirerà?<br />

Nessuno è davvero insostituibile. Nemmeno<br />

io lo sono. E visto che la <strong>Formula</strong> 1 è<br />

un business in perfetta salute, andrà avanti<br />

Un amore ricambiato per lo sport<br />

Figlio di un capitano di peschereccio, Bernard Charles Ecclestone nasce il 28 ottobre 1930<br />

a Ipswich, Gran Bretagna. Già da bambino il sovrano senza corona della <strong>Formula</strong> 1 dimostra<br />

di avere un debole per gli affari. A scuola, durante la ricreazione, vende a prezzo<br />

maggiorato panini e dolci acquistati lungo la strada.<br />

Dopo la Seconda Guerra Mondiale svolge un tirocinio come assistente in un laboratorio<br />

chimico, ma allo stesso tempo, durante la pausa pranzo, inizia a commerciare parti di ricambio<br />

per motociclette. Gli affari vanno bene, e alcuni anni più tardi Ecclestone possiede<br />

proprio in questo settore una delle maggiori catene della Gran Bretagna.<br />

Nel 1949 tenta di sfondare nella <strong>Formula</strong> 3, ma senza successo. Nonostante tutta la<br />

passione, come pilota è meno dotato che come manager. Successivamente in questa<br />

funzione rappresenta fra l’altro il pilota Jochen Rindt e guida il team Lotus. Nel 1972 Ecclestone<br />

acquista infine la scuderia di <strong>Formula</strong> 1 Brabham. Nel 1981 e nel 1983, con Nelson<br />

Piquet, vince il campionato mondiale di <strong>Formula</strong> 1, e nel 1987 rivende con successo<br />

la scuderia. Oltre ad impegnarsi come proprietario di scuderia, nel 1974 fonda con Colin<br />

Chapman, Max Mosley, Ken Tyrell e Frank Williams l’unione costruttori di <strong>Formula</strong> 1<br />

(FOCA).<br />

Ma è negli anni Novanta che questo piccolo grande talento alto appena 1 metro e 60 diventa<br />

davvero ricco. Prima si assicura i diritti televisivi della <strong>Formula</strong> 1, poi li rivende realizzando<br />

notevoli guadagni. I proventi derivanti dalla vendita annuale dei diritti televisivi<br />

vengono ripartiti in base ad una complessa formula. Il 47 per cento spetta alle scuderie.<br />

Ma quale sia davvero il patrimonio di Bernie Ecclestone resta ancora un mistero. Le stime<br />

oscillano tra i 10 e i 16 miliardi di franchi. Ecclestone vive a Londra con Slavica (43),<br />

ex modella di Armani, con cui è sposato in seconde nozze, e con le loro due figlie Tamara<br />

(17) e Petra (13). Ha anche un’altra figlia, Deborah (27), nata dal suo primo matrimonio.<br />

anche senza di me. Forse sotto un’altra<br />

forma, con nuove idee. Probabilmente,<br />

proprio per questo motivo, diventerà addirittura<br />

migliore.<br />

Quali piloti ha ammirato di più negli ultimi decenni?<br />

I piloti di <strong>Formula</strong> 1 sono una razza<br />

a parte. Ci vogliono una serie di caratteristiche<br />

particolari per guidare una vettura da<br />

corsa giro dopo giro sempre al massimo<br />

della performance, e solo così è possibile<br />

vincere. Ammiro le persone che hanno carattere,<br />

piloti che si distinguono dalla<br />

massa non solo per le loro doti di guidatori.<br />

Piloti come Niki Lauda o Nelson Piquet, e<br />

naturalmente uomini come Ayrton Senna<br />

o Michael Schumacher. Gli estranei non<br />

capiscono Michael Schumacher. Credono<br />

che sia freddo e calcolatore. Invece è<br />

tutto il contrario, è timido e molto cordiale.<br />

C’è qualcuno che all’inizio l’ha aiutata?<br />

Una sorta di mentore? Un maestro non l’ho<br />

mai avuto, ma sono molte le persone che<br />

mi hanno aiutato a progredire, personaggi<br />

come Enzo Ferrari.<br />

Lei ha alle spalle una carriera incredibile.<br />

Qual è il suo segreto? Non avevo nient’altro<br />

da fare, è una specie di hobby. Ed ho<br />

avuto una buona dose di fortuna.<br />

Nell’ambiente della <strong>Formula</strong> 1 è considerato<br />

un duro uomo d’affari. Come la vede la<br />

sua famiglia tra le mura domestiche? Sono<br />

sposato da 20 anni, quindi sembra che<br />

qualcosa di buono lo abbia fatto. Forse riesco<br />

a tenere il lavoro separato dalla mia<br />

vita privata.<br />

Cosa significa per lei il denaro? Il denaro<br />

non significa niente per me, è solo un<br />

modo per misurare il successo. In primo<br />

luogo faccio soldi anche per le scuderie.<br />

Maggiori sono i guadagni, migliori sono<br />

le gare, ed è questo che conta per me.<br />

Diventare ricco non è mai stato il mio<br />

obiettivo.<br />

Cosa fa per rilassarsi? Ma io sono rilassato!<br />

Le gare di <strong>Formula</strong> 1 mi rilassano.<br />

Riesce ad immaginare la sua vita senza la<br />

<strong>Formula</strong> 1? Non riesco a pensarci. Mia moglie<br />

sostiene che probabilmente dovranno<br />

trascinarmi via morto dal circuito. O che mi<br />

potranno seppellire nel «tour bus», la mia<br />

residenza viaggiante con cui accompagno<br />

la <strong>Formula</strong> 1 di corsa in corsa. Mi piace ciò<br />

che faccio, perché dovrei smettere?


Foto: Eva-Maria Züllig<br />

«Mi hanno voluto insegnare<br />

a volare»<br />

Yolanda Tavoli, ex pilota e giornalista<br />

3 giugno 1984: a Monte Carlo va in scena il tradizionale gran premio<br />

di <strong>Formula</strong> 1. Sul percorso si abbatte un forte acquazzone, la<br />

gara viene interrotta dopo soli 31 giri quando al comando si trova il<br />

campione della McLaren Alain Prost. Ayrton Senna, secondo alle<br />

spalle del francese, si propone quale nuova stella nel firmamento<br />

della <strong>Formula</strong> 1.<br />

Munita di lasciapassare e del documento di accesso ai box, sono<br />

appostata a due passi dal guardrail. Per la prima volta vivo in diretta<br />

l’implacabile lotta dei motori turbo da 1000 CV alla conquista di<br />

qualche prezioso centesimo di secondo. Solo le protezioni auricolari<br />

gialle impediscono che l’acustica raggiunga livelli intollerabili! Si<br />

fatica a credere che gli essere umani abbiano davvero il controllo su<br />

questi bolidi sofisticati e velocissimi.<br />

Ero arrivata in veste di giovane e ingenua giornalista-apprendista<br />

della casa editrice Ringier per descrivere sul quotidiano Blick i<br />

piloti della <strong>Formula</strong> 1 dalla prospettiva femminile. Sembravo una<br />

preda gettata in pasto ai leoni da Roger Benoit, lo spregiudicato specialista<br />

di F1.<br />

Non mi hanno divorato! Ma dove uomini coraggiosi si mettono in<br />

mostra, l’ammirazione femminile non fa che venire incontro alla loro<br />

indole estroversa. Ed è per questo che scrissi degli occhi azzurri<br />

di Stefan Johansson, del fascino latino di Nelson Piquet e della predilezione<br />

per i toni soavi di Elio de Angelis. A mia grande sorpresa,<br />

l’invito giunse però dal pilota di F1 e connazionale Marc Surer. Un<br />

incontro che lasciò le sue tracce.<br />

L’anno successivo, a Monaco, ci consideravano ormai inseparabili,<br />

e nel 1986 ci siamo sposati. La <strong>Formula</strong> 1 diventa per me una<br />

seconda casa. Quale moglie di un pilota faccio parte del team e<br />

come giornalista godo di una posizione privilegiata. Lavoro anche per<br />

lo speciale di <strong>Formula</strong> 1 su RTL, ma allora ero «solo» la ragazza<br />

di Marc Surer e non una pilota autonoma.<br />

Un fascino irresistibile<br />

Monaco 1996, quattro del mattino. È ancora buio pesto e alcuni<br />

appassionati nottambuli lasciano briosi l’elegante discoteca<br />

«Jimmy’s». Nel frattempo sono successe molte cose: da alcuni<br />

anni partecipo alle gare come pilota. Assonnata e infagottata nella<br />

mia tuta, mi appoggio al muro che fiancheggia la costa, lo sguardo<br />

rivolto verso la vicina piccola penisola in attesa che cominci il primo<br />

allenamento per la Coppa internazionale Renault Spider. Quest’anno,<br />

i giri e le corse di qualifica fanno da contorno alla <strong>Formula</strong> 1.<br />

Nonostante i problemi al cambio, conquisto il 15° posto sul mio tracciato<br />

preferito: un traguardo notevole per l’unica donna in gara tra<br />

25 giovani uomini accaniti. Una realtà alla quale mi sono abituata.<br />

Nonostante nel circo della <strong>Formula</strong> 1 vi siano numerose donne,<br />

sono sempre stata – tranne un’unica eccezione – la «pilota amazzone»<br />

osservata con diffidenza dai colleghi maschi: dalla <strong>Formula</strong><br />

FORMULA 1<br />

Ford alla <strong>Formula</strong> 3, fino al Campionato Italiano di Rally<br />

del 1995.<br />

Le poche donne che negli scorsi anni hanno partecipato alle competizioni<br />

internazionali sono nel frattempo istituzionalizzate, senza che<br />

qualcosa sia cambiato in merito agli ostacoli da superare. La mia carriera<br />

di pilota, ad esempio, è segnata da perfidi commenti di concorrenti<br />

inferiori. Gli uomini faticano ad accettare che una donna si metta<br />

al volante e azioni il cambio con la loro stessa disinvoltura. Una<br />

conclusione cui sono giunta dopo uno sgarbo che mi ha fatto molto<br />

soffrire: nel 1989 – il mio primo anno alla <strong>Formula</strong> Ford – mentre mi<br />

trovavo in quarta posizione a Hockenheim, un concorrente mi ha volontariamente<br />

urtato all’ultimo giro all’entrata nel motodromo, proprio<br />

nella curva più stretta. Più tardi, pare abbia detto: «Una donna, non<br />

ho potuto fare a meno di insegnarle a volare!»<br />

Un atteggiamento ancora oggi pressoché immutato. Non stupisce<br />

che Jutta Kleinschmidt, indiscussa regina del rally e vincitrice<br />

della Parigi–Dakar 2000, per l’attuale edizione del rally nel<br />

deserto abbia scelto un copilota donna: tutto per evitare che il merito<br />

per un eventuale risultato positivo venga attribuito al copilota<br />

maschile. ❙<br />

«ANCORA OGGI UNA<br />

DONNA DEVE<br />

SOFFRIRE DI PIÙ».<br />

Yolanda Tavoli<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 15


LA NUOVA C22 NASCE<br />

DAL LAVORO DI 280<br />

PERSONE. IL MOTORE<br />

10 CILINDRI DA 3 LITRI<br />

SPRIGIONA CIRCA 800 CV.


Foto: Oliver Lang<br />

Il «bolidificio» di Hinwil<br />

In gennaio la C22 ha potuto sfrecciare per la prima volta su un circuito. Ma per l’ultimo gioiello<br />

della scuderia Sauber Petronas la vera prova del fuoco avverrà in marzo, al debutto della stagione<br />

di <strong>Formula</strong> 1. Della nuova monoposto i concorrenti diretti dovrebbero vedere soprattutto un<br />

elemento: l’alettone posteriore. Andreas Thomann, redazione emagazine<br />

Lo scenario sarebbe perfetto per una<br />

squadra di sci. I trenta uomini della Sauber<br />

Petronas, invece, sul tracciato innevato della<br />

cittadina di Fiorano sembrano spaesati:<br />

nelle loro tute verde-blu posano infreddoliti<br />

davanti a una monoposto che, ancora priva<br />

dei logotipi degli sponsor, sembra quasi nuda<br />

nel gelo circostante. La C22 ha appena<br />

lasciato il reparto sviluppo e oggi avrebbe dovuto<br />

compiere i suoi primi giri. Ma il potente<br />

motore resta muto. La vettura appare solo un<br />

attimo per la foto di gruppo, poi scompare di<br />

nuovo nell’autorimessa.<br />

«La C22 funziona come un orologio»<br />

Solo quattro giorni più tardi, il 13 gennaio, arriva<br />

il grande momento: dopo che la scuderia<br />

ha prontamente spedito a Barcellona materiale<br />

e vetture, il pilota della Sauber Nick<br />

Heidfeld può finalmente sperimentare per la<br />

prima volta di che pasta sia fatta la nuova<br />

C22. L’umore migliora di giro in giro. Quando<br />

il tedesco rientra ai box dopo 61 giri, persino<br />

nella fabbrica di Hinwil si festeggia con<br />

lo champagne. «Se una nuova monoposto<br />

supera senza problemi i 290 chilometri al primo<br />

tentativo, la si può a buon diritto definire<br />

affidabile», asserisce Jürg Flach, che ha guidato<br />

lo sviluppo della C22. I piloti si uniscono<br />

al coro di lodi: «La C22 funziona come un<br />

orologio», afferma Nick Heidfeld. «La vettura<br />

è più stabile e più facile da manovrare in<br />

pista», gli fa eco il suo nuovo compagno di<br />

scuderia Heinz-Harald Frentzen, che il terzo<br />

giorno di prove è riuscito per la prima volta a<br />

salire sulla C22.<br />

Ma né a Barcellona né a Hinwil la festa è<br />

perfetta. Colpa della velocità: «I tempi non<br />

sono stati veloci come ci saremmo aspettati<br />

in base ai test effettuati nella galleria del<br />

vento», confessa Jürg Flach. Al primo tenta-<br />

tivo la C22 è sì più veloce della C21, ma la<br />

differenza resta inferiore a un secondo al giro.<br />

«Se tutto va bene, una vettura dovrebbe<br />

guadagnare da un secondo ad un secondo<br />

e mezzo a stagione», prosegue Jürg Flach.<br />

Alla Sauber tutti i 280 collaboratori hanno<br />

lavorato durante nove mesi per raggiungere<br />

tale obiettivo. Per questo secondo e mezzo<br />

è stata costruita un’auto totalmente nuova.<br />

L’esperto ingegnere meccanico, che ha già<br />

partecipato allo sviluppo di quattro bolidi<br />

Sauber, lo sa bene: se l’obiettivo non sarà<br />

raggiunto, la Sauber verrà superata dai suoi<br />

concorrenti diretti.<br />

Motore, gomme e aerodinamica: sono<br />

queste le tre variabili che, oltre all’abilità dei<br />

piloti, decidono la performance di una monoposto.<br />

Alla Sauber le prime due variabili<br />

sono più o meno sicure: i pneumatici sono<br />

prodotti dalla Bridgestone. E il nuovo motore<br />

Sauber si basa sul modello Ferrari dello<br />

scorso anno, al grado di sviluppo raggiunto<br />

al Gran Premio di Monza (settembre 2002).<br />

Il dieci cilindri da tre litri in alluminio temperato<br />

supera i 18 000 giri al minuto e, durante<br />

la scorsa stagione, ha permesso a Michael<br />

Schumacher di lasciare a bocca asciutta la<br />

concorrenza.<br />

Perfetta aderenza a 170 km/h<br />

Resta la terza variabile, l’aerodinamica, per<br />

la cui ottimizzazione vengono logicamente<br />

impiegate tutte le energie del team Sauber.<br />

Ciò spiega anche perché la Sauber assomiglia<br />

più a una fabbrica di velivoli che a un’officina<br />

d’automobili. I bolidi di <strong>Formula</strong> 1,<br />

infatti, funzionano come aerei in senso inverso:<br />

quella che in un aereo è la spinta<br />

ascensionale, in una vettura da corsa è la<br />

deportanza (downforce). A una velocità elevata<br />

e in presenza di curve strette l’auto non<br />

Nella C22 è quasi tutto nuovo<br />

FORMULA 1<br />

«Con la C22 abbiamo imboccato nuove<br />

strade», afferma il responsabile di progetto<br />

Jürg Flach. Ne è nata una vettura da corsa<br />

senza compromessi, più aerodinamica e<br />

più facile da manovrare.<br />

Abitacolo | Alla Sauber esistono due versioni,<br />

perché il nuovo pilota della scuderia Heinz-<br />

Harald Frentzen è dieci centimetri più alto<br />

del suo compagno Nick Heidfeld. I pedali di<br />

Frentzen sono più avanzati, la protezione<br />

per le gambe più lunga.<br />

Roll bar | Forma l’ingresso dell’airhorn, che<br />

rappresenta il tratto d’aspirazione del motore.<br />

In caso d’incidente la fibra di carbonio<br />

sopporta il peso di dodici tonnellate. Il roll<br />

bar della C22, rimodellato, è diventato ancora<br />

più aerodinamico.<br />

Sospensioni | Influiscono molto sull’assetto<br />

della vettura in pista. Nella C22 sono<br />

ora più leggere, ma anche più rigide.<br />

Alettone posteriore | È responsabile di<br />

oltre un terzo dell’aderenza della monoposto<br />

ed è composto da quattro elementi.<br />

Quello più basso è stato completamente<br />

rielaborato per ottenere una maggiore<br />

aderenza con un minor attrito con l’aria.<br />

Alettoni anteriori | Garantiscono oltre il<br />

25 per cento dell’aderenza. La C22 monta<br />

ancora provvisoriamente il modello dello<br />

scorso anno, ma dovrebbe presto essere<br />

pronta la nuova versione.<br />

Pance laterali | Anche qui le prove effettuate<br />

nella galleria del vento hanno portato<br />

allo sviluppo di una nuova forma: nella C22<br />

le pance laterali sono più basse e orientate<br />

diversamente rispetto allo chassis.<br />

Chassis | Rappresenta il nucleo della<br />

vettura di <strong>Formula</strong> 1. Il tempo di sviluppo<br />

di due mesi e mezzo determina la durata<br />

dello sviluppo dell’intera vettura. Nella<br />

C22 è notevolmente più rigido.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 17


deve sollevarsi dalla pista, bensì aderire perfettamente<br />

all’asfalto. Già a 170 km/h<br />

la downforce supera il peso dell’auto (ca.<br />

600 kg), che potrebbe così girare in teoria<br />

anche a testa in giù sulla pista capovolta,<br />

vincendo la forza di gravità.<br />

Ma l’aderenza non è tutto. Il bolide dovrebbe<br />

anche offrire al vento una superficie<br />

di contatto quanto più piccola possibile. Gli<br />

esperti di aerodinamica affrontano questo<br />

problema con forme sempre più audaci.<br />

Alla Sauber, in vista della prossima stagione,<br />

si è lasciato libero sfogo al rinnovamento.<br />

«Con la C22 abbiamo imboccato nuove<br />

strade in modo ancora più sistematico»,<br />

afferma Jürg Flach. Salta all’occhio la nuova<br />

proporzione della parte anteriore e<br />

di quella posteriore, che conferisce alla vettura<br />

un aspetto più aggressivo. La nuova<br />

monoposto è anche più compatta: «Abbiamo<br />

concentrato più massa nel baricentro,<br />

rendendo l’auto più agile». Gli intenditori<br />

potranno inoltre ammirare molti altri detta-<br />

Per un tour virtuale dello stabilimento Sauber,<br />

con maggiori informazioni e foto della galleria<br />

del vento, visitate il sito www.credit-suisse.com/f1<br />

gli, a cui gli artigiani di Hinwil hanno lavorato<br />

di fino per mesi: un nuovo alettone<br />

posteriore, una copertura motore più piccola<br />

e più bassa, sospensioni più leggere,<br />

uno chassis più rigido e un roll bar più aerodinamico.<br />

Il campo d’attività degli esperti di aerodinamica<br />

si è allargato da quando, dieci anni<br />

fa, il team Benetton (oggi Renault) ha effettuato<br />

per la prima volta simulazioni aerodinamiche<br />

al computer. Adesso ogni scuderia ha<br />

il suo reparto di Computational Fluid Dynamics<br />

(CFD). Grazie alle grandi performance<br />

dei computer, gli specialisti possono sperimentare<br />

molte varianti nel mondo virtuale<br />

prima di provare il nuovo pezzo nella galleria<br />

del vento. Un grande risparmio di tempo e di<br />

denaro, perché molte idee possono essere<br />

scartate da subito, mentre le varianti più promettenti<br />

possono essere ulteriormente sviluppate.<br />

Ma il computer sostituisce solo in<br />

parte la sperimentazione nel mondo reale, altrimenti<br />

la Sauber non spenderebbe qualcosa<br />

come 70 milioni di franchi per creare dal<br />

nulla una galleria del vento ultramoderna (si<br />

veda il riquadro). «Il computer ci permette di<br />

capire perfettamente le forze aerodinami-<br />

18 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

che», afferma Dirk de Beer, responsabile del<br />

progetto aerodinamica della nuova galleria<br />

del vento. «Tuttavia i computer non sono ancora<br />

abbastanza potenti per misurare tutte le<br />

forze che agiscono sulla vettura».<br />

Le preziose qualità del carbonio<br />

Dopo che gli uomini del CFD hanno selezionato<br />

le migliori varianti, i costruttori realizzano<br />

i nuovi pezzi in scala 1:2. Se supera la prova<br />

della galleria del vento, il pezzo passa alla<br />

produzione. Per non rivelare i propri segreti<br />

in fatto di aerodinamica, la Sauber produce<br />

in proprio gran parte dei componenti. Tra i<br />

materiali usati in <strong>Formula</strong> 1, il carbonio è da<br />

molto tempo quello preferito: praticamente<br />

per tutta la monoposto, a eccezione del motore<br />

e del cambio, viene utilizzata la fibra di<br />

carbonio, materiale allo stesso tempo molto<br />

leggero ed estremamente resistente. Chi,<br />

negli ultimi anni, ha visto i piloti uscire quasi<br />

illesi dall’abitacolo anche dopo spettacolari<br />

incidenti, ha un’idea di cosa riescono a sopportare<br />

le parti in carbonio. Purtroppo questo<br />

materiale è anche incredibilmente costoso,<br />

motivo per cui non può essere utilizzato<br />

per la normale industria automobilistica. Al<br />

momento della costruzione diversi strati di<br />

carbonio vengono incollati uno all’altro con<br />

resina sintetica e «cotti» poi in forni speciali,<br />

chiamati autoclavi.<br />

Mentre per produrre una normale vettura<br />

in serie occorrono mediamente cinque anni,<br />

per fare in modo che la creatura generata<br />

dalle scuderie di <strong>Formula</strong> 1 sia in grado di<br />

compiere il suo primo giro di pista bastano<br />

otto mesi. Ma questo presunto traguardo<br />

non è altro che un nuovo inizio. «Non siamo<br />

mai soddisfatti», così Jürg Flach illustra la filosofia<br />

della <strong>Formula</strong> 1. Alla vigilia del primo<br />

Gran Premio della stagione la sua agenda è<br />

piena come nei mesi precedenti. In questo<br />

periodo, infatti, tutte le scuderie sottopongono<br />

le proprie vetture a duri test su pista.<br />

Fino a 200 sensori applicati alla vettura trasmettono<br />

via radio ai computer situati nei<br />

box circa quattro megabyte di dati per ogni<br />

giro. Viene valutato praticamente tutto, dalla<br />

pressione dell’olio all’assetto in curva. E<br />

naturalmente anche il feedback dei piloti offre<br />

interessanti suggerimenti per perfezionare<br />

ulteriormente la vettura. I dati raccolti<br />

vengono infine trasmessi allo stabilimento di<br />

Hinwil, dove si comincia subito ad affinare<br />

gli ultimi particolari. Uno sviluppo in continuo<br />

movimento.<br />

Più si avvicina la stagione più sale la tensione<br />

in tutto il gruppo. Dato che diversi<br />

team provano contemporaneamente sullo<br />

stesso circuito, già alcune settimane prima<br />

dell’inizio della stagione si respira un’aria<br />

di competizione. Ma le scuderie giocano ancora<br />

a carte coperte, mantenendo il più<br />

stretto riserbo sui rifornimenti effettuati. «In<br />

questo modo i tempi non sono mai completamente<br />

raffrontabili», spiega Jürg Flach.<br />

Ma tutti questi segreti dureranno al massimo<br />

fino al 7 marzo, quando a Melbourne<br />

scatterà il primo qualifying per il Gran Premio<br />

d’Australia. ❙<br />

Quando i venti soffiano in galleria<br />

Accanto allo stabilimento della Sauber, a Hinwil, diverse gru sono all’opera dal 20 ottobre<br />

2001 per costruire un edificio apparentemente normale, la cui funzione però è tutt’altro<br />

che usuale: a otto metri dal suolo sta sorgendo la galleria del vento più moderna del mondo.<br />

Il tubo, del diametro di 9,4 metri, è già stato installato, ma le verifiche sono ancora in<br />

corso. Su un nastro circolare di acciaio, che ruoterà fino a 300 chilometri orari, potrà essere<br />

verificata l’aerodinamicità di una monoposto in grandezza reale. «Nessun’altra scuderia<br />

può provare una vettura a questa velocità e in queste condizioni», afferma Dirk de<br />

Beer, responsabile del progetto aerodinamica della galleria del vento. Fino ad ora la<br />

Sauber doveva svolgere i suoi test nella galleria del vento dell’aerodromo di Emmen,<br />

utilizzando un modello in scala 1:2. «A Hinwil potremo effettuare il doppio dei test,<br />

e in qualsiasi momento», spiega Dirk de Beer. Nell’edificio della galleria sorgeranno<br />

anche un museo dell’automobile e una piattaforma eventi. Qui, un giorno, i partner<br />

della Sauber Petronas e i loro ospiti potranno vedere all’opera i signori del vento.<br />

Foto: Sauber Petronas


Gran parte della vettura è in carbonio,<br />

materiale leggero e molto resistente.<br />

FORMULA 1<br />

LA PIÙ MODERNA GALLERIA<br />

DEL VENTO PER AUTOMOBILI<br />

COSTA 70 MILIONI DI FRANCHI.<br />

Cambiare marcia con il cambio computerizzato<br />

richiede 20–40 millesimi di secondo.<br />

A parte motore e gomme, pressoché ogni<br />

elemento viene fabbricato dalla Sauber.


FORMULA 1<br />

I PRODUTTORI<br />

METTONO<br />

A DISPOSIZIONE<br />

DA 3000 A<br />

4000 PNEUMATICI,<br />

DI CUI CIRCA<br />

700 VENGONO<br />

CONSUMATI.<br />

DURANTE LE GARE<br />

LE GOMME<br />

RAGGIUNGONO I<br />

100 GRADI.


Le principali informazioni in sintesi<br />

Scuderie e piloti<br />

Scuderia Ferrari BMW Williams McLaren Mercedes Renault Sauber Petronas<br />

Fondazione 1929 1968 1963 1977 1970<br />

Debutto in F1 1950 1975 1966 1977 1993<br />

Vittorie 159 108 135 15 0<br />

Piloti 1 Michael Schumacher 3 Juan Pablo Montoya 5 David Coulthard 7 Jarno Trulli 9 Nick Heidfeld<br />

2 Rubens Barrichello 4 Ralf Schumacher 6 Kimi Räikkönen 8 Fernando Alonso 10 Heinz-Harald Frentzen<br />

Sponsor princ. Marlboro HP West Mild Seven Petronas<br />

Scuderia Jordan Jaguar BAR Honda Minardi Toyota<br />

Fondazione 1981 1997 1998 1980 1999<br />

Debutto in F1 1991 2000 1999 1985 2002<br />

Vittorie 3 0 0 0 0<br />

Piloti 11 Giancarlo Fisichella 14 Marc Webber 16 Jacques Villeneuve 18 Jos Verstappen 20 Olivier Panis<br />

12 Ralph Firmin 15 Antonio Pizzonia 17 Jenson Button 19 Justin Wilson 21 Cristiano da Matta<br />

Sponsor princ. Benson & Hedges HSBC Lucky Strike Gazprom Panasonic<br />

Le principali modifiche al regolamento di F1<br />

p Dall’inizio della stagione sarà vietata la trasmissione dei dati dai box alla vettura.<br />

p Dal 2004 la trasmissione dei dati dalla vettura ai box sarà sostituita da un sistema standard.<br />

p Il collegamento vocale tra pilota e tecnici ai box è consentito se il sistema rende impossibile una contemporanea trasmissione<br />

di dati e se tutte le comunicazioni possono essere ascoltate dalla FIA e dalle stazioni TV.<br />

p Una terza auto può essere utilizzata solo se una vettura da corsa non è riparabile. Se una monoposto non è utilizzabile<br />

poco prima della partenza, questa partirà dalla corsia dei box. Lo stesso vale per un’interruzione di gara nei primi due giri.<br />

p Tra le qualificazioni e la gara le vetture dovranno essere collocate in un parco chiuso, che può essere anche il garage<br />

della scuderia, ma solo sotto stretta sorveglianza. Eventuali lavori, eccetto quelli di routine, necessitano di un’autorizzazione.<br />

p Dal Gran Premio di Silverstone saranno vietati il traction control e il sistema di gestione della partenza. Fino a quel<br />

momento, per quanto riguarda quest’ultimo, le scuderie dovrebbero reintrodurre un sistema di gestione manuale.<br />

p Le qualificazioni si svolgeranno in due parti: venerdì e sabato. Ogni vettura avrà a disposizione un giro lanciato, e potrà<br />

correre con la pista libera. Per la griglia di partenza valgono solo i tempi del sabato.<br />

p Chi si impegna a non svolgere più di dieci giorni di test privati da marzo a novembre, il venerdì precedente alla gara<br />

potrà girare in pista per due ore di prove in più. Di questa possibilità usufruiscono le scuderie Renault, Jordan e Minardi.<br />

p I punti iridati verranno assegnati fino all’ottava posizione: 10-8-6-5-4-3-2-1.<br />

p Sono vietati gli ordini di scuderia.<br />

Siti web ufficiali e ufficiosi sulla F1<br />

3 www.fia.com 3 www.formula1.com 3 www.f1-live.com<br />

3 www.formula1.it 3 www.grandprix.com<br />

3 www.f1total.com 3 www.autosport.com<br />

In palio un fine settimana dedicato alla <strong>Formula</strong> 1<br />

Il concorso organizzato dal Bulletin prevede come primo premio un week-end all’insegna della <strong>Formula</strong> 1. Partecipare è semplice:<br />

basta rispondere alle tre domande sul modulo allegato e spedire quest’ultimo, debitamente compilato, entro il 31 marzo 2003.<br />

1º PREMIO<br />

2ºPREMIO<br />

3ºPREMIO<br />

22 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Ingresso per due persone al GP d’Europa del Nürburgring,<br />

compresi trasferimenti e pernottamenti in hotel (viaggio con<br />

mezzi propri). Data: da venerdì 27 a domenica 29 giugno 2003.<br />

Visita alla Sauber Petronas nella giornata di prove di Silverstone<br />

(GB) il 19 giugno 2003 (per due persone, viaggio incluso).<br />

1 pacchetto VIP con zaino, t-shirt, cappellino e altro ancora.<br />

Agenda<br />

9 marzo<br />

AUSTRALIA, MELBOURNE<br />

23 marzo<br />

MALAYSIA, KUALA LUMPUR<br />

6 aprile<br />

BRASILE, INTERLAGOS<br />

20 aprile<br />

SAN MARINO, IMOLA<br />

4 maggio<br />

SPAGNA, BARCELLONA<br />

18 maggio<br />

AUSTRIA, SPIELBERG<br />

1° giugno<br />

MONACO, MONTE CARLO<br />

15 giugno<br />

CANADA, MONTREAL<br />

29 giugno<br />

EUROPA, NÜRBURGRING<br />

6 luglio<br />

FRANCIA, MAGNY-COURS<br />

20 luglio<br />

GRAN BRETAGNA, SILVERSTONE<br />

3 agosto<br />

GERMANIA, HOCKENHEIMRING<br />

24 agosto<br />

UNGHERIA, BUDAPEST<br />

14 settembre<br />

ITALIA, MONZA<br />

28 settembre<br />

USA, INDIANAPOLIS<br />

12 ottobre<br />

GIAPPONE, SUZUKA<br />

Numero speciale<br />

Con il modulo allegato potete<br />

ordinare un numero speciale<br />

del Bulletin dedicato alla<br />

<strong>Formula</strong> 1, comprensivo di<br />

numerosi dettagli tecnici.


Foto: Martin Stollenwerk<br />

«Il team Sauber ha le carte in regola<br />

per competere con i migliori.»<br />

Daniel Huber Cosa significa per lei<br />

la velocità?<br />

Jan Nyholm La velocità mi piace, sia<br />

per quanto riguarda le automobili sia nel<br />

mondo degli affari.<br />

E con che tipo di automobile riesce a soddisfare<br />

questa sua passione? Con un’auto<br />

normalissima. Anche con questa infatti<br />

posso andare veloce.<br />

Non ha mai avuto problemi con la polizia?<br />

Mai per eccesso di velocità, qualche volta<br />

a causa dei parcheggi.<br />

E come si esprime l’amore per la velocità<br />

nel suo lavoro all’interno della banca? Sotto<br />

due aspetti. Da una parte, secondo me,<br />

un buon servizio è quasi sempre anche un<br />

servizio veloce. Il cliente della banca vuole<br />

che i suoi problemi siano risolti e che i suoi<br />

desideri siano esauditi rapidamente. Dall’altra<br />

oggi la velocità è spesso necessaria<br />

anche quando si tratta di prendere decisioni.<br />

Naturalmente queste devono essere anche<br />

corrette, ma analizzare tutto troppo<br />

a lungo e fin nei minimi dettagli il più delle<br />

volte non serve a niente.<br />

Cosa rappresenta per lei la <strong>Formula</strong> 1? La<br />

<strong>Formula</strong> 1 è un tipo di sport estremamente<br />

innovativo e teso al perfezionismo. Per sostenere<br />

questa lotta al millesimo di secondo,<br />

migliaia di pezzi, in parte modellati a mano,<br />

devono essere perfettamente calibrati uno<br />

con l’altro. High tech allo stato puro.<br />

E cosa rappresenta nell’ambito della<br />

<strong>Formula</strong> 1 il team Sauber? La collaborazione<br />

con la Sauber è stata decisiva per il<br />

nostro ingresso in <strong>Formula</strong> 1. Su questo<br />

sport si possono avere opinioni diverse. La<br />

Sauber, invece, è considerata indiscutibilmente<br />

un team altamente affidabile, professionale,<br />

innovativo e dinamico, che lavora<br />

in modo molto efficiente e mirato. Tutte<br />

caratteristiche molto positive con cui il<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> vorrebbe essere associato,<br />

un’aspirazione a mio avviso legittima.<br />

Nonostante tutta la simpatia che nutriamo<br />

per il team svizzero, sarà difficile vedere i piloti<br />

della Sauber sui gradini più alti del podio.<br />

Non la disturba? Non condivido questo<br />

parere. Se prendiamo tutte le scuderie<br />

che gareggiano oggi in <strong>Formula</strong> 1 e ci domandiamo<br />

quali requisiti devono essere<br />

soddisfatti per competere con i migliori, vediamo<br />

che la Sauber – forse a prescindere<br />

dal budget – ha le carte perfettamente in<br />

regola. Il team può contare infatti su un’enorme<br />

esperienza ed è in grado di sfruttare<br />

in modo assolutamente ottimale le sue<br />

risorse, che in confronto a quelle di altre<br />

scuderie sono piuttosto modeste.<br />

L’impegno del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> dura ormai da<br />

due anni. Che cosa ha portato alla banca<br />

questa esperienza? Sotto diversi aspetti ci<br />

ha portato molto. Nel nostro Paese siamo<br />

per così dire lo sponsor ufficiale della<br />

nazionale svizzera dello sport a motore.<br />

Questo ha influenzato positivamente la nostra<br />

immagine, come dimostrano innumerevoli<br />

feedback da parte dei clienti. La For-<br />

FORMULA 1<br />

Il responsabile Marketing Jan Nyholm spiega perché la <strong>Formula</strong> 1 e in particolare il team Sauber si addicono<br />

all’immagine del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> e dove condurrà questa collaborazione. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin<br />

«UN BUON<br />

SERVIZIO DEVE<br />

ESSERE VELOCE.»<br />

Jan Nyholm, responsabile Marketing, <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

mula 1 ha inoltre il vantaggio che le gare si<br />

svolgono praticamente nell’arco di tutto<br />

l’anno e in tutto il mondo. Per far conoscere<br />

il marchio <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> a livello internazionale,<br />

questo rappresenta un vantaggio<br />

decisivo. Di grande importanza, inoltre, è<br />

la possibilità di offrire ai clienti un evento<br />

molto esclusivo. Tutto sommato, il bilancio<br />

è per noi più che positivo.<br />

Come sponsor principale della candidatura<br />

della Svizzera, il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> ha contribuito<br />

notevolmente a portare nel nostro Paese<br />

gli Europei 2008 di calcio. Adesso non vorrà<br />

sicuramente farsi sfuggire l’occasione di essere<br />

presente come sponsor anche all’evento<br />

stesso. Ciò avrebbe conseguenze negative<br />

per l’impegno con la Sauber? A mio avviso<br />

non ci sono problemi. Fondamentalmente<br />

manca ancora molto tempo al 2008;<br />

finché la <strong>Formula</strong> 1 fornisce un utile dal<br />

punto di vista del marketing, proseguiremo<br />

tale impegno. E al momento questo utile è<br />

considerevole. Se gli Europei 2008 ci<br />

possono portare qualcosa in più, ci impegneremo<br />

anche su questo fronte.<br />

Per molto tempo in Svizzera l’automobilismo<br />

è stato malvisto, e anche il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

si è rifiutato di operare come sponsor in questo<br />

settore. A cosa si deve questa svolta?<br />

Personalmente credo che i dubbi sull’impatto<br />

ambientale dell’automobilismo abbiano<br />

perso d’importanza. Da una parte sono<br />

stati compiuti notevoli passi avanti, dall’altra<br />

ogni grande evento che richiama<br />

migliaia di spettatori rappresenta un onere<br />

per l’ambiente. Oggi non c’è più nessuno<br />

sport che non presenti anche aspetti negativi.<br />

Si tratta quindi sempre di valutare<br />

che questi non superino i limiti del sostenibile.<br />

E per quanto riguarda la Sauber,<br />

non abbiamo visto a tal proposito alcun tipo<br />

di problema.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 23


24 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03


FORMULA 1<br />

IN UN FINE<br />

SETTIMANA DI<br />

GARE UN TEAM<br />

CONSUMA 1600<br />

LITRI DI BENZINA.<br />

A QUESTI SI<br />

AGGIUNGONO<br />

160 LITRI DI OLIO<br />

PER MOTORI<br />

E 60 LITRI DI OLIO<br />

PER CAMBI.


Un grande affare per le regioni<br />

Il beneficio economico dei Gran Premi, per le regioni in cui questi si svolgono, è notevole,<br />

come notevoli sono le possibili conseguenze del divieto di pubblicizzare marche<br />

di tabacco. Al momento, infatti, non si intravedono nuovi sponsor. Jürgen Freund, DF Momentum<br />

Verso la fine dello scorso anno il Gran<br />

Premio del Belgio 2003 è stato cancellato,<br />

senza essere rimpiazzato, dal calendario di<br />

<strong>Formula</strong> 1. Il governo belga non aveva<br />

accolto la proposta avanzata da organizzatori<br />

e titolari di diritti della <strong>Formula</strong> 1 – la<br />

Federazione Internazionale dell’Automobile<br />

(FIA) e la <strong>Formula</strong> One Administration<br />

(FOA) di Bernie Ecclestone – di spostare a<br />

dopo il Gran Premio di Spa l’entrata in vigore,<br />

prevista per il 1° luglio 2003, del<br />

divieto pubblicitario per il tabacco. La decisione<br />

del Belgio anticipa comunque la<br />

rotta dell’Unione Europea, che già in precedenza<br />

aveva concordato con la <strong>Formula</strong> 1<br />

di bandire, a partire dal 2007, qualsiasi forma<br />

di pubblicità al tabacco su vetture, piloti<br />

e circuito.<br />

Gli undici Gran Premi europei di <strong>Formula</strong><br />

1 innescano un effetto economico complessivo<br />

di 500 milioni di euro, vale a dire che a<br />

ogni regione spettano in media 45,5 milioni<br />

di euro. Le spese effettuate in occasione di<br />

un Gran Premio di <strong>Formula</strong> 1 sono più che<br />

doppie rispetto a quelle legate ad esempio ad<br />

un analogo evento di <strong>Formula</strong> Indy negli<br />

USA. Quasi tutti i Gran Premi europei si sono<br />

quindi trasformati in grandi eventi con un<br />

bacino d’utenza di diverse centinaia di chilometri,<br />

che per le gare statunitensi sopra<br />

menzionate si limita invece spesso alla sola<br />

regione di svolgimento.<br />

Dei flussi di denaro analizzati in uno studio<br />

di InContext, un istituto americano di<br />

geoeconomia, fanno parte, oltre ai biglietti<br />

d’ingresso, anche le spese sostenute dai<br />

visitatori per vitto, albergo e benzina. A ciò<br />

si aggiungono tutte le spese effettuate<br />

dagli stessi organizzatori, gli effetti di occupazione<br />

per circa 3000 unità lavorative<br />

26 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

locali, nonché i proventi derivanti dalla locazione<br />

di terreni privati e campi sportivi utilizzati<br />

temporaneamente come camping e<br />

parcheggi.<br />

Ma non tutto ciò che gli spettatori dei<br />

Gran Premi spendono sul posto va ad incrementare<br />

il bilancio delle regioni: nel caso di<br />

alcune gare europee, infatti, i proventi degli<br />

ingressi non spettano ai gestori del circuito.<br />

È la stessa FOA, invece, che figura come<br />

organizzatore, a offrire ai proprietari del circuito<br />

una cifra forfettaria per l’utilizzo dell’impianto.<br />

Per tutte le gare, comunque, la<br />

<strong>Formula</strong> 1 richiede un cosiddetto «circuito<br />

bianco»: tutte le superfici pubblicitarie fisse<br />

devono quindi essere coperte per far posto<br />

agli sponsor della <strong>Formula</strong> 1. Inoltre, molti<br />

commercianti di souvenir che in occasione<br />

di ogni Gran Premio offrono la loro merce<br />

all’ingresso del circuito operano anche a li-<br />

0<br />

10<br />

20<br />

30<br />

vello sovraregionale, e spesso non lasciano<br />

spazio ai venditori locali. Lo stesso accade<br />

con il «paddock club», il punto d’incontro VIP<br />

per gli spettatori di <strong>Formula</strong> 1, che in occasione<br />

di ogni gara impiega personale proprio<br />

e un catering standardizzato.<br />

Per la maggior parte degli sponsor e dei<br />

partner della <strong>Formula</strong> 1, la pubblicità durante<br />

le riprese televisive conta molto di più di<br />

quella rivolta al pubblico del circuito; di conseguenza,<br />

mentre a loro non importa in quale<br />

paese si svolge la gara, per il locale settore<br />

alberghiero e della ristorazione i tifosi che<br />

arrivano sul posto per seguire di persona il<br />

Gran Premio sono più importanti.<br />

La perdita del Gran Premio è pesante<br />

Soprattutto per una regione strutturalmente<br />

debole come la provincia di Liegi, in cui si<br />

svolgeva fino a oggi il Gran Premio del Bel-<br />

Il tabacco attende i suoi successori<br />

Complessivamente, lo scorso anno le multinazionali del tabacco hanno distribuito alle diverse<br />

scuderie circa 270 milioni di euro. Non deve dunque sorprendere l’attuale frenetica ricerca di<br />

sponsor esterni all’industria del fumo. Fonte: EuroBusiness Magazine, 4/2001 e 4/2002, <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> <strong>Formula</strong> 1 Office<br />

Volume di sponsoring 2001/2002<br />

Lucky Strike (BAT):<br />

BAR Honda<br />

Marlboro (Philip Morris):<br />

Ferrari<br />

West (Reemtsma):<br />

McLaren Mercedes<br />

Mild Seven (Japan Tobacco):<br />

Renault<br />

Benson & Hedges (Gallaher):<br />

Jordan<br />

40<br />

50<br />

Volume di sponsoring 2001<br />

Volume di sponsoring 2002<br />

60<br />

70<br />

80<br />

90<br />

100 in mio. di USD


gio, la cancellazione di questo evento sportivo<br />

comporta un danno economico enorme.<br />

In Belgio il Gran Premio di <strong>Formula</strong> 1 era la<br />

manifestazione internazionale di gran lunga<br />

più importante:<br />

p Il Gran Premio produceva regolarmente<br />

un fatturato di 31 milioni di euro, senza tener<br />

conto del successivo effetto «indotto».<br />

p Ogni anno arrivavano per la settimana di<br />

gare oltre 200 000 spettatori, più dell’80 per<br />

cento dai paesi vicini Germania, Olanda,<br />

Inghilterra e Francia. Gli eventi più prossimi<br />

in ordine di grandezza richiamano al massimo<br />

100 000 spettatori.<br />

p Le ditte che erano più o meno coinvolte<br />

nella competizione davano lavoro a circa<br />

6000 persone.<br />

p Durante il fine-settimana di gare venivano<br />

creati 3000 posti di lavoro temporaneo,<br />

mentre durante l’anno il circuito occupa<br />

solo 25 lavoratori a tempo pieno.<br />

p La FOA recluta i lavoratori temporanei<br />

soprattutto in collaborazione con amministrazioni<br />

locali e club, a cui questa attività<br />

frutta un reddito supplementare non indifferente.<br />

Il circo di F1 si sposta in Asia<br />

Lo sdegno suscitato in Belgio dalla cancellazione<br />

della «sua» gara è quindi fin troppo<br />

comprensibile. Perché, si chiedono non solo<br />

i belgi, il governo di Bruxelles si comporta<br />

in modo più restrittivo dei più acerrimi nemici<br />

del tabacco? Il compromesso, proposto<br />

dalla <strong>Formula</strong> 1 almeno per il 2003, di anticipare<br />

la gara e di farla svolgere ancora una<br />

volta prima dell’entrata in vigore del divieto<br />

pubblicitario, è naufragato per le divergenze<br />

tra rappresentanti fiamminghi e valloni. Dopo<br />

mesi di discussioni i responsabili di FOA<br />

e FIA hanno perso la pazienza. In effetti c’è<br />

una lunga lista di paesi extraeuropei che<br />

chiedono di ospitare un Gran Premio: per il<br />

2004, ad esempio, è stata accolta la candidatura<br />

degli Emirati Arabi Uniti, e presto sarà<br />

anche il turno di Shanghai.<br />

Il motivo dello spostamento della <strong>Formula</strong><br />

1 su tracciati extraeuropei è, oltre alla crescente<br />

popolarità dell’automobilismo, anche<br />

la maggiore liberalità di questi paesi nei confronti<br />

della pubblicità dei produttori di sigarette.<br />

Del resto, con i 266 milioni di euro<br />

stanziati nel 2002, l’industria del tabacco<br />

rappresenta la principale fonte di finanziamento<br />

della <strong>Formula</strong> 1. Un accordo stipulato<br />

lo scorso anno tra la FIA e l’industria del<br />

tabacco stabiliva la scomparsa graduale dei<br />

marchi di sigarette a fini pubblicitari. Questo<br />

avrebbe lasciato quattro anni di tempo alle<br />

scuderie per cercarsi altri sponsor e agli<br />

esperti di marketing dell’industria del tabacco<br />

per sviluppare altri canali di comunicazione.<br />

Adesso la decisione del Belgio spinge la<br />

Commissione Europea a riprendere in esame<br />

la questione e, contro il volere del presidente<br />

della FIA Max Mosley, a imporre anzitempo<br />

in tutta Europa il divieto in oggetto.<br />

Già da decenni la <strong>Formula</strong> 1 convive con<br />

le diverse legislazioni nazionali in materia di<br />

Il Belgio ha fretta – e perde diversi milioni di euro<br />

Il Gran Premio di Spa Francorchamps era la principale manifestazione del Paese. L’evento più<br />

vicino in ordine di grandezza richiama soltanto la metà degli spettatori. Per la regione di Liegi<br />

la perdita del Gran Premio è un duro colpo e desta incomprensione. Fonte: InContext<br />

Spese degli spettatori delle corse (base: GP del Belgio)<br />

parcheggio 2%<br />

biglietti 43%<br />

Numero complessivo di spettatori<br />

203 000<br />

Spese complessive<br />

(in euro)<br />

31 095 912<br />

19% vitto<br />

11% alloggio<br />

20% shopping<br />

5% benzina<br />

FORMULA 1<br />

pubblicità al tabacco: per molto tempo, ad<br />

esempio, la pubblicità delle sigarette è<br />

stata ammessa sulle vetture e sulle tute dei<br />

piloti sul circuito tedesco del Nürburgring,<br />

dove si svolge il «Gran Premio d’Europa», e<br />

vietata invece sul circuito di Hockenheim,<br />

distante solo 200 km, dove si corre il «Gran<br />

Premio di Germania». In Gran Bretagna, in<br />

occasione di molte manifestazioni, le auto<br />

da corsa espongono marchi di sigarette, che<br />

devono essere invece coperti, come stabilisce<br />

una convenzione dell’industria del tabacco,<br />

durante il Gran Premio di <strong>Formula</strong> 1.<br />

Quando attraversano la Francia, poi, persino<br />

ai tir che trasportano le vetture è vietato<br />

esporre pubblicità di sigarette. Per<br />

riverniciare ogni volta le monoposto, i veicoli<br />

del team, i caschi, nonché per produrre<br />

un’intera linea di abbigliamento priva di logo,<br />

ogni anno le scuderie spendono centinaia<br />

di migliaia di euro che vanno a gravare<br />

sul loro bilancio.<br />

Per eludere queste restrizioni sono nate<br />

anche originali creazioni. Così «West» è diventato<br />

«East», «Benson & Hedges» si è trasformato<br />

in «Be on Edge» e «Lucky Strike»<br />

in «Look Alike». La Marlboro, invece, si è<br />

potuta permettere di esporre solo degli innocenti<br />

triangoli bianco-rossi, creando così<br />

una corretta associazione al proprio marchio.<br />

Altri sponsor si fanno desiderare<br />

Nell’attuale situazione economica, già piuttosto<br />

tesa, sembra difficile trovare nuovi<br />

sponsor che mettano a disposizione somme<br />

paragonabili a quelle fornite dall’industria del<br />

tabacco. Sebbene un impegno del genere<br />

consenta, con una spesa relativamente modesta,<br />

di raggiungere oltre 300 milioni di<br />

spettatori in tutto il mondo e di dare quindi<br />

nuovo lustro e un tocco di modernità al proprio<br />

marchio, i potenziali sponsor non fanno<br />

certo la coda. La crisi della «New Economy»<br />

e delle telecomunicazioni ha costretto i successori<br />

già designati delle sigarette a un ritiro<br />

anticipato. Non potevano quindi arrivare<br />

in un momento più opportuno le recenti iniziative<br />

volte a limitare l’esplosione dei costi<br />

in <strong>Formula</strong> 1. In queste settimane che ci separano<br />

dal Gran Premio inaugurale d’Australia<br />

vedremo se le proposte avanzate dalla<br />

FIA per applicare al più presto tali misure<br />

di risparmio saranno accolte o meno dai dirigenti<br />

delle scuderie. ❙<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 27


FORMULA 1<br />

Belli, ricchi e appassionati<br />

di <strong>Formula</strong>1<br />

Il Paddock Club rientra fra i circoli più esclusivi del mondo. Viene ricostruito da zero ad ogni Gran Premio<br />

di <strong>Formula</strong> 1. 2000 tonnellate di materiale e circa 500 collaboratori permettono a un pubblico di VIP, fino a<br />

4000 persone, di godersi pienamente lo spettacolo. Daniel Huber, redazione Bulletin<br />

Tutto ebbe inizio sotto un piccolo tendone<br />

da circo e con un piatto di spaghetti alla<br />

bolognese. I team di <strong>Formula</strong> 1 si erano ormai<br />

stancati di improvvisare rustiche colazioni<br />

preconfezionate per sponsor e ospiti VIP.<br />

Cercavano un’alternativa che offrisse più<br />

classe e fosse più prossima al circuito delle<br />

gare. L’idea prese corpo nel 1984 (al Gran<br />

Premio di Digione), grazie all’organizzatore<br />

dei GP di <strong>Formula</strong> 1, Bernie Ecclestone: nasceva<br />

così il Paddock Club, oggi gestito dalla<br />

ditta AllSport con sede a Ginevra. Se agli<br />

inizi veniva scodellato alla bell’e meglio abbondante<br />

sugo sulla pasta per sfamare 200<br />

bocche impazienti, oggi professionisti della<br />

gastronomia servono prelibate specialità della<br />

haute cuisine francese. «Proponiamo per<br />

così dire un avvenimento culinario open-air»,<br />

assevera Isabelle Kaufmann, che da tre anni<br />

dirige il Paddock Club.<br />

Il prato all’inglese viene da Bordeaux<br />

La 39enne zurighese ha esigenze elevatissime.<br />

A cominciare dal prato dove si ergerà la<br />

tendopoli. Se la squadra di giardinieri arruolati<br />

in loco non è in grado di fornire il meglio<br />

del praticello locale entro due o tre settimane,<br />

verrà srotolato un prato all’inglese nuovo,<br />

ordinato appositamente a Bordeaux e<br />

fatto arrivare per via aerea.<br />

Tre settimane prima del grande evento,<br />

una squadra ben collaudata di 30 operai inizia<br />

a montare la tendopoli. Nessuno degli<br />

autodromi dispone di ambienti e infrastruttura<br />

adeguati alle esigenze del Paddock<br />

Club. Tutto il materiale viene perciò convogliato<br />

con dei camion: padiglioni, cucine,<br />

frigoriferi, congelatori, tavoli, tappeti, piatti,<br />

bicchieri, posate, impianti di climatizzazione,<br />

decorazioni, composizioni floreali, televisori<br />

giganti e un’infinità di vettovaglie. A Silver-<br />

28 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«PROPONIAMO<br />

UN AVVENIMENTO<br />

CULINARIO<br />

OPEN-AIR.»<br />

Isabelle Kaufmann, direttrice del Paddock Club<br />

stone, nel Gran Premio ricco di glamour dove<br />

fanno da anfitrione le squadre britanniche,<br />

il Paddock Club arriva in pompa magna<br />

con un convoglio di 90 TIR. Il catering dei<br />

3000–4000 invitati è un’impressionante<br />

passerella di rifornimenti. Consumo medio<br />

per GP: 2300 aragoste, 1,4 tonnellate di<br />

carne di manzo, 1,2 di pesce, 400 chili di<br />

fragole, 5500 bottiglie magnum di champagne,<br />

7700 di vino rosso e 9270 di vino bianco,<br />

per citare solo le partite più importanti.<br />

Fino a 300 camerieri in contemporanea<br />

Sul fronte organizzativo il dispendio di mezzi<br />

è ingente: per ogni evento, Isabelle Kaufmann<br />

assume 500 persone, compreso il<br />

personale di montaggio e smontaggio. La<br />

domenica della corsa sono in servizio in<br />

contemporanea fino a 300 camerieri e 80<br />

cuochi. «Sono persone giovani, aperte,<br />

trendy», afferma la responsabile del Club.<br />

«Si tratta perlopiù di studenti universitari o di<br />

una scuola alberghiera, che spesso ci accompagnano<br />

per un’intera stagione. Vengono<br />

specialmente addestrati per la circostanza».<br />

Isabelle Kaufmann attribuisce notevole<br />

importanza all’integrazione di personale<br />

locale che, di norma, costituisce il 10 per<br />

cento dell’effettivo. «Agli ospiti fa piacere<br />

poter scambiare quattro chiacchiere nella<br />

propria lingua. In Giappone o in Malesia poi<br />

diventa una prerogativa assolutamente indispensabile<br />

per la comunicazione», precisa la<br />

direttrice del circolo.<br />

La ristorazione vera e propria è orchestrata<br />

da una ditta viennese che manda in<br />

trasferta 80 cuochi. Seppure questi specialisti<br />

dell’arte gastronomica si sottopongano a<br />

un lavoro sfibrante, apprezzano il cambio di<br />

orizzonti e il vivere boemo, racconta Isabelle<br />

Kaufmann. Il profilo dei candidati contiene<br />

tuttavia un requisito essenziale: «Non devono<br />

essere appassionati di <strong>Formula</strong> 1. Altrimenti<br />

presterebbero troppa attenzione allo<br />

spettacolo e troppo poca al loro lavoro. Le<br />

cucine, in particolare, sono spesso ubicate<br />

accanto al tracciato».<br />

Spettacolo e relax assicurati<br />

La tendopoli del Paddock Club offre assai<br />

più dell’happening febbrile della gara. Sono<br />

fra l’altro disponibili un massaggiatore, un’estetista<br />

e un parrucchiere. Il divertimento è<br />

assicurato dalla presenza di un caricaturista<br />

e un prestigiatore. Vari pasticcieri danno mostra<br />

delle loro abilità confezionando squisiti<br />

bocconcini. E non manca neppure il simpatico<br />

lustrascarpe. Oltre ai padiglioni, gli ospiti<br />

possono usufruire di tribune riservate: o<br />

Foto: © Allsport Management SA


30000 PIATTI,<br />

40000 BICCHIERI<br />

E 6 TONNELLATE<br />

DI POSATE<br />

PER 4000 OSPITI.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 29


al di sopra della via dei box, per quanto possibile<br />

sul tetto stesso delle rimesse, o comunque<br />

in ottima posizione. Altra prerogativa<br />

degli ospiti del Paddock sono le visite<br />

guidate ai box in piccoli gruppi per vivere da<br />

vicino quanto vi accade.<br />

Priorità alle scuderie<br />

L’esclusiva esperienza del brivido della<br />

<strong>Formula</strong> 1 ha il suo prezzo. Un biglietto per<br />

il Paddock Club costa tra 2400 e 3800 dollari.<br />

Isabelle Kaufmann menziona il denaro<br />

con riluttanza. Anche perché il prezzo dei biglietti<br />

è diventato quasi un valore ipotetico;<br />

ben di rado infatti sono acquistabili dal grande<br />

pubblico. «La priorità va alle scuderie e<br />

ai loro sponsor. Sono loro la vera ragion<br />

d’essere del Paddock Club e pertanto ad<br />

ottenere i posti, anche a condizioni preferenziali».<br />

Di norma, il Paddock Club registra il tutto<br />

esaurito con le sole prenotazioni delle scuderie.<br />

Un onore del tutto speciale è ottenere<br />

un invito al Paddock Club del Gran Premio<br />

di Monaco, acquartierato nell’esclusivo<br />

Yacht Club del porto del Principato, che accoglie<br />

appena 400 ospiti. Quanto al prezzo<br />

del biglietto, Isabelle Kaufmann serba elegantemente<br />

il segreto. ❙<br />

Concorso: Bulletin mette in palio due<br />

biglietti esclusivi «Paddock Club» per<br />

il Gran Premio del Nürburgring. Troverete<br />

spiegazioni in merito nel modulo allegato.<br />

UN POSTO NEL PADDOCK CLUB<br />

COSTA TRA 2400 E 3800 DOLLARI.<br />

Oltre la quiete della tendopoli sull’erba, gli ospiti del Paddock Club possono usufruire di tribune riservate: o al di sopra della via dei box,<br />

per quanto possibile sul tetto stesso delle rimesse, o comunque in ottima posizione.<br />

Foto: © Allsport Management SA


© by Arnon Grünberg<br />

Si potrebbe scrivere una commedia<br />

dell’assurdo sul cambio gomme<br />

Arnon Grünberg, gennaio 2003, traduzione : Francesca Sardi<br />

Di sport non so molto. A mala pena so che nel mio quartiere si<br />

gioca a basket o a dama. Ma nulla mi è cosi estraneo come l’automobilismo.<br />

Anche per chi si interessa poco di calcio è quasi inevitabile<br />

saperne qualcosa. Come un ateo sa chi è Dio, anche chi odia il<br />

calcio sa chi è Maradona. E a volte pure qualcosa di più. Ma dell’automobilismo?<br />

Dato che sono un appassionato lettore di giornali<br />

e che il senso del dovere mi spinge, non senza un po’ di vergogna,<br />

a dare una rapida occhiata alle notizie sportive dopo le previsioni del<br />

tempo (il New York Times è così astuto da collocare regolarmente<br />

le previsioni del tempo nella pagina sportiva), sono in grado di associare<br />

il nome Schumacher al mondo dell’automobilismo. Ma per il<br />

resto? Niente. Il vuoto assoluto. Ferrari. Forse. Porsche. Il circuito<br />

di Zandvoort.<br />

Non possiedo né un’auto né la patente, e solo recentemente, a<br />

31 anni, sono salito per la prima volta su un motorino, alle Isole Bermuda.<br />

Dopo tre giorni e una brutta caduta mi sono azzardato a raggiungere<br />

quasi i 50 chilometri orari su alcuni tratti tranquilli e rettilinei.<br />

È stato emozionante, e lo rifarei volentieri anche più spesso,<br />

ma comunque non più di una volta ogni tre mesi.<br />

Se già mi costa così tanta fatica provare qualcosa per le automobili,<br />

come potrei mettermi nei panni di un uomo la cui vita consiste<br />

essenzialmente nel partecipare a una gara di <strong>Formula</strong> 1? Sono<br />

stati scritti molti libri su persone che dedicano la propria vita – con<br />

risultati più o meno soddisfacenti – a diventare attori o giocatori di<br />

scacchi. E proprio da uno scrittore ci si potrebbe aspettare che si<br />

immedesimi in qualcosa in cui quasi nessuno riesce a immedesimarsi,<br />

che difenda qualcosa che deve sì essere difeso, ma di cui il<br />

resto del mondo non ha alcuna voglia.<br />

Non conosco nessuno scrittore a cui piaccia l’automobilismo e<br />

nessun romanzo che parli di questo sport. Per il calcio gli scrittori si<br />

entusiasmano senza vergogna, alcuni se ne vantano persino, proclamando:<br />

siamo scrittori, ma non siamo degli snob, perché ogni<br />

domenica guardiamo Studio Sport. Il basket se la cava a malapena.<br />

In America. Il tennis viene accettato. E persino la boxe va di moda<br />

in una certa categoria di scrittori in via d’estinzione. O non era Norman<br />

Mailer che paragonava la scrittura con la boxe?<br />

Sono già un paio di giorni che mi sto chiedendo da cosa possa<br />

mai dipendere la scarsa simpatia che gli intellettuali nutrono per l’automobilismo,<br />

e perché questo tipo di sport non riesca a scrollarsi di<br />

dosso il suo alone di mediocrità.<br />

L’opinione che la finta di un calciatore sia più elegante di un’auto<br />

da corsa impegnata in una curva o coinvolta in un testacoda mi<br />

sembra discutibile. Il più piccolo movimento di una capra, benchè<br />

debba ammettere che è un animale che mi piace molto, mi pare più<br />

elegante e impressionante della maggior parte delle raffinate finte di<br />

Ronaldo. L’uomo è ormai una delle specie animali più brutte del pianeta.<br />

Con l’estetica quindi arriviamo poco lontano.<br />

FORMULA 1<br />

Forse dipende dal rumore. Lo confesso, il rumore può essere un<br />

grosso problema. Se un ristorante è rumoroso me ne vado subito,<br />

per quanto delizioso sia il cibo.<br />

Mi rendo conto che aggressività e sport vanno inevitabilmente di<br />

pari passo, ma anche la calma può essere molto aggressiva. La calma<br />

è più aggressiva e foriera di maggiori sventure di gran parte del<br />

rumore che si può sentire sulla faccia della terra. Forse l’automobilismo<br />

potrebbe essere un po’ più silenzioso, ad esempio impiegando<br />

motori elettrici.<br />

Da molto tempo uno scrittore deve essere qualcosa di più di uno<br />

scrittore. Può provenire da un paese lacerato da una sanguinosa<br />

guerra civile, può esprimere opinioni sulle guerre anche senza mai<br />

essere stato soldato e senza aspirare a una carriera politica, può occuparsi<br />

di maiali e polli allevati all’aria aperta ma che in realtà l’aria<br />

aperta non sanno nemmeno cosa sia. E tuttavia cosa resta a uno<br />

scrittore che sosteneva fanaticamente che il suo compito consisteva<br />

semplicemente nello scrivere?<br />

Ecco che gli viene in soccorso l’automobilismo. O per lui non è<br />

forse un compito piacevole rendere questo sport adatto ai salotti più<br />

esclusivi? Ed entra in gioco anche l’interesse personale, lo ammetto,<br />

perché in questo modo lo scrittore si distingue immediatamente<br />

dalla massa.<br />

Potrebbe scrivere una commedia dell’assurdo sul cambio delle<br />

gomme. Potrebbe spiegare che questo sport non è in fondo più noioso<br />

del basket, che nessuno ha mai sentito parlare di hooligan in <strong>Formula</strong><br />

1, che il rumore copre gli slogan razzisti urlati allo stadio, che<br />

in questo sport l’obiettivo non è far cadere l’avversario, e che quindi,<br />

in realtà, l’automobilismo è un passatempo particolarmente<br />

pacifico e piacevole. E potrebbe persino spingersi al punto di dire:<br />

seguire le corse è una meditazione indispensabile per l’umanista<br />

postmoderno. ❙<br />

Arnon Grünberg è nato ad Amsterdam nel 1971. Dopo essere<br />

stato espulso dal liceo ha lavorato come garzone in una farmacia<br />

e come lavapiatti, ma ha mancato il classico salto di qualità<br />

da lavapiatti a milionario. Ha invece scritto vari pezzi teatrali, un<br />

romanzo d’esordio («Lunedì blu»), che ha ricevuto un premio,<br />

e diversi articoli per la rivista dell’editoria olandese. Ha suscitato<br />

scalpore la rivelazione che Arnon Grünberg scrive anche sotto lo<br />

pseudonimo di Marek van der Jagt. Fino a quel momento, infatti,<br />

van der Jagt era considerato un «autore fantasma» che non<br />

amava comparire in pubblico. Arnon Grünberg vive a New York.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 31


Analisi online della situazione<br />

patrimoniale personale<br />

Nuova veste per il Financial Check-up, con una più ampia<br />

sezione dedicata ai prodotti consigliati e con nuovi link.<br />

In pochi minuti l’utente può analizzare la propria situazione<br />

patrimoniale. È sufficiente inserire alcuni dati essenziali<br />

per ottenere un’analisi grafica con possibili proposte di<br />

ottimizzazione in materia di fisco, previdenza, investimenti,<br />

finanziamenti e successioni. Ecco una panoramica dei<br />

vantaggi:<br />

p analisi grafica della situazione finanziaria personale;<br />

p proposte di ottimizzazione;<br />

p rappresentazione grafica delle conseguenze di vari<br />

scenari (ad es. pensionamento anticipato o acquisto di<br />

un’abitazione);<br />

p rapporto da stampare;<br />

p diversi calcolatori online, ad esempio il calcola-imposte.<br />

Il Financial Check-up si trova alla pagina dedicata alla<br />

clientela privata del sito www.credit-suisse.com sotto<br />

la voce di menu «Servizi online» (schi)<br />

Sito Internet per i partner<br />

del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> ha creato una pagina Internet<br />

dedicata ai partner di distribuzione. I partner attuali<br />

e potenziali vi potranno trovare ragguagli sulla<br />

collaborazione con il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, notizie su prodotti,<br />

borse e mercati, nonché moduli e funzioni<br />

di calcolo. Maggiori informazioni al sito<br />

www.credit-suisse.com/vertriebspartner (schi)<br />

32 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Leonhard H. Fischer<br />

(a sinistra) e<br />

Josef Meier<br />

Novità ai vertici<br />

Dal 1° gennaio 2003 il 39enne Leonhard H. Fischer<br />

è il nuovo CEO del Gruppo Winterthur. Nel 2001 lo<br />

specialista in economia aziendale era stato nominato<br />

membro del Comitato direttivo della compagnia di assi-<br />

curazioni Allianz e della sua affiliata Dresdner Bank,<br />

dove, prima di passare alla Winterthur, è stato respon-<br />

sabile del comparto aziendale Corporates & Markets.<br />

Già dal 1° novembre 2002 Josef Meier – come suc-<br />

cessore di Rolf Dörig, nuovo CEO di Rentenanstalt/Swiss<br />

Life – è il nuovo responsabile Corporate & Retail<br />

Banking (clienti privati e commerciali del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

in Svizzera). Prima di questa nomina Josef Meier aveva<br />

presieduto il Consiglio direttivo della Neue Aargauer<br />

Bank (NAB). Nel complesso Josef Meier opera già da<br />

22 anni per il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Group, dove ha ricoperto<br />

diverse funzioni direttive. Alla guida della NAB è suben-<br />

trato Hans-Mathias Käppeli, fino ad ora membro del<br />

Consiglio direttivo. (schi)<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

Sports Awards<br />

In occasione dei <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

Sports Awards 2002 il campione<br />

di salto con gli sci Simon<br />

Ammann e la triatleta Natascha<br />

Badmann sono stati eletti sportivi<br />

dell’anno. La votazione via<br />

Internet ha incoronato Myriam Casanova come rivelazione<br />

del 2002. Altri premi sono andati a Edith Hunkeler, sportiva<br />

disabile, a Bernie Schödler, allenatore della squadra<br />

di salto con gli sci, nonché al FC Basilea. Maggiori informazioni<br />

al sito www.sportsawards.ch (schi)<br />

Foto: Daniela Badertscher


Un solo indirizzo<br />

Da marzo 2003 i diversi servizi Internet del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> saranno riuniti<br />

sotto un unico indirizzo: www.credit-suisse.com. Allo stesso tempo<br />

è stata interamente rielaborata la sezione dedicata alla clientela privata.<br />

L’unica formula magica che i clienti della<br />

banca dovranno tenere a mente è:<br />

www.credit-suisse.com.<br />

Partendo da questa pagina iniziale l’utente<br />

può accedere velocemente a tutte le<br />

offerte bancarie, che finora erano divise tra<br />

diversi siti e indirizzi Internet. Il sito del<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> è articolato in quattro settori:<br />

p Clientela privata Svizzera<br />

p Clientela commerciale Svizzera<br />

p Private Banking<br />

p Investment Banking<br />

Il settore «clientela privata Svizzera» è stato<br />

interamente rielaborato e ha una nuova<br />

veste grafica con informazioni ancora più<br />

chiare e un utilizzo più semplice.<br />

Quali sono le altre novità?<br />

p Tutti gli strumenti interattivi sono stati riuniti.<br />

Soprattutto i calcolatori online, ad esempio<br />

il calcola-imposte, il calcola-ipoteche,<br />

Gli ostelli della gioventù devono consentire<br />

pernottamenti economici, ma anche rispettare<br />

certi standard. L’ostello di Davos-<br />

Höhwald, fondato nel 1949 e non più in<br />

sintonia con i moderni criteri di qualità, ha<br />

traslocato nell’inverno del 2001 nel famoso<br />

«Albula», costruito nel 1913 come sanatorio<br />

e trasformato in casa di cura nel 1927.<br />

Adesso, dopo una ristrutturazione durata<br />

sei mesi basata sull’ambizioso progetto<br />

«Youthpalace» (la prima in Svizzera), l’ostello<br />

sarà in grado di accogliere ogni anno<br />

circa 16 000 persone, quattro volte più di<br />

quelle che ospitava finora. Tra queste an-<br />

il calcola-previdenza e il calcola-valuta sono<br />

stati arricchiti di nuove preziose funzioni.<br />

p Da aprile, nel nuovo sito il marchio<br />

yourhome verrà assorbito sotto la pagina<br />

«ipoteche», dove si troveranno tutte le<br />

informazioni necessarie in materia di finanziamento,<br />

consulenza, imposte e diritto.<br />

p Anche il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Economic<br />

Research e il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Private Banking<br />

Research sono stati raggruppati. Pubblicazioni<br />

esclusive su analisi di mercato e Technical<br />

Research sono disponibili per i clienti<br />

Private Banking solo nell’Investors’ Circle,<br />

un ambito protetto da password.<br />

p Le informazioni su quotazioni di borsa<br />

e dati di mercato offerte da diverse piattaforme<br />

sono state riunite; in questo modo<br />

le consultazioni delle quotazioni ricorrono a<br />

una sola applicazione. Questa, sotto il nome<br />

di «Borse & Mercati», è disponibile in<br />

Pernottamenti agevolati a Davos<br />

A metà gennaio 2003 è stato inaugurato, dopo la riattazione, l’ostello<br />

della gioventù «Youthpalace» di Davos che, grazie alla Fondazione del<br />

giubileo del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Group, è ora privo di barriere architettoniche.<br />

che molti giovani con difficoltà motorie o su<br />

sedia a rotelle. L’indispensabile ascensore<br />

è stato finanziato dalla Fondazione del giubileo<br />

del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Group, che ha così<br />

contribuito alla ristrutturazione. «Questo<br />

impegno è in linea con gli obiettivi che il<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> si è posto nella riduzione<br />

delle barriere architettoniche per disabili»,<br />

ha sottolineato Josef Meier, Head Retail<br />

and Corporate Banking del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>,<br />

in occasione dell’inaugurazione del 17 gennaio<br />

2003. «Già da anni, quando effettuiamo<br />

grosse ristrutturazioni di immobili<br />

bancari, facciamo in modo che ingressi<br />

ATTUALITÀ<br />

Il sito del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> dedicato<br />

alla clientela privata contiene<br />

ancora più informazioni:<br />

www.credit-suisse.com<br />

quattro lingue ed è stata arricchita di nuovi<br />

strumenti quali: investimenti strutturati<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Private Banking, obbligazioni,<br />

opzioni e futures (Eurex), commodities,<br />

divise e tassi d’interesse.<br />

p Anche nella Watchlist vengono offerti<br />

ulteriori strumenti quali bonds, traded options,<br />

futures e structured investments.<br />

p Alla voce «Le nostre soluzioni» vengono<br />

proposti argomenti e prodotti bancari selezionati<br />

per le diverse fasi della vita, con una<br />

sezione speciale dedicata alle donne. (schi)<br />

e aree sportelli siano accessibili anche alle<br />

sedie a rotelle e che i bancomat possano<br />

essere utilizzati anche dai disabili».<br />

L’impegno di Davos è un esempio di come<br />

la Fondazione del giubileo del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

Group sostenga progetti a favore dei portatori<br />

di handicap. Nel 2000 ha reso possibile<br />

a Crans-Montana lo svolgimento della 6 a<br />

coppa del mondo di sci per disabili. Nel dicembre<br />

2002, in collaborazione con Amag,<br />

ha messo a disposizione di quattro istituzioni<br />

dei minibus adibiti al trasporto di disabili;<br />

e in questi giorni è in costruzione, alla<br />

scuola diurna per bambini ipovedenti e plurihandicappati<br />

di Oerlikon, una rampa per<br />

sedie a rotelle. Il 5 e 6 luglio 2003, infine,<br />

la Fondazione sarà per la terza volta partner<br />

principale della Giornata sportiva nazionale<br />

di Macolin, organizzata da Plusport Svizzera.<br />

(schi)<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 33


Le maggiori preoccupazioni del 2002<br />

La sanità è rimasta al vertice dei problemi che<br />

assillano maggiormente il popolo svizzero, seguita<br />

dalla disoccupazione e dalla previdenza per la<br />

vecchiaia.<br />

Più timori per AVS e asilo<br />

Rispetto all’anno precedente, l’AVS e l’asilo hanno<br />

registrato un incremento di oltre dieci punti percentuali.<br />

In compenso, la posizione della Svizzera in Europa<br />

viene considerata sempre meno problematica.<br />

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002<br />

46 52 46 48 59 64 58<br />

75 81 74 57 34 45 52<br />

36 39 45 45 49 37 49<br />

25 30 47 56 41 32 43<br />

21 19 17 18 18 27 22<br />

34 39 40 43 45 34 21<br />

19 22 17 26 22 19 20<br />

– – – – – 22 19<br />

13 13 15 18 15 14 19<br />

20 19 19 18 25 15 18<br />

8 9 10 13 11 24 17<br />

19 20 15 11 8 16 17<br />

18 15 15 17 15 13 16<br />

30 28 22 16 15 11 12<br />

– – – – – 10 10<br />

12 10 8 5 10 10 9<br />

– – – – – 27 9<br />

13 14 12 13 13 19 9<br />

– – – – – 27 8<br />

22 21 24 22 15 10 7<br />

58<br />

Sanità<br />

52<br />

Disoccupazione<br />

Sanità<br />

Disoccupazione<br />

AVS / Previdenza per la vecchiaia<br />

Rifugiati / Asilo<br />

Nuova povertà<br />

Europa<br />

Finanze federali<br />

Stranieri<br />

Sicurezza personale<br />

Ambiente<br />

Globalizzazione<br />

Andamento economico<br />

Sicurezza sociale<br />

Droghe<br />

Traffico / NFTA<br />

Inflazione / Rincaro<br />

Convivenza sociale<br />

Stipendi<br />

Estremismo / Terrorismo<br />

Razzismo / Xenofobia<br />

49<br />

AVS / Previdenza per la vecchiaia<br />

43<br />

Rifugiati / Asilo<br />

22<br />

Nuova povertà<br />

21<br />

Europa<br />

20<br />

Finanze federali<br />

19<br />

Stranieri<br />

19<br />

Sicurezza personale<br />

18<br />

Ambiente<br />

17<br />

Globalizzazione<br />

17<br />

Andamento economico<br />

16<br />

Sicurezza sociale<br />

12<br />

Droghe<br />

10<br />

9<br />

9<br />

9<br />

8<br />

7<br />

Traffico / NFTA<br />

Inflazione / Rincaro<br />

Convivenza sociale<br />

Stipendi<br />

Estremismo / Terrorismo<br />

Razzismo / Xenofobia<br />

Percentuale degli interpellati


Foto: PhotoDisc, Fonte: Istituto di ricerche GfS, Politica e Stato, Berna, Barometro delle apprensioni, Stato ottobre 2001 (N = 1029)/ottobre 2002 (N = 1010)<br />

I premi delle casse malati tolgono<br />

il sonno agli svizzeri<br />

Il sistema sanitario, la disoccupazione e la previdenza sono i temi che inquietano maggiormente<br />

gli svizzeri. A questa conclusione giunge il «barometro delle apprensioni» 2002, un sondaggio<br />

rappresentativo che il Bulletin svolge annualmente in collaborazione con l’Istituto di ricerche<br />

GfS di Berna. Daniel Huber, redazione Bulletin<br />

La sanità è per la terza volta consecutiva<br />

la principale preoccupazione degli svizzeri<br />

e rientra, per il 58 per cento dei 1010 intervistati,<br />

tra i cinque problemi di maggiore<br />

rilevanza. Nel confronto con l’anno precedente,<br />

il tema ha subito una diminuzione<br />

del sei per cento, senza per questo essere<br />

considerato meno urgente. In seconda posizione<br />

si situa la disoccupazione, con il<br />

52 per cento degli interpellati, seguita<br />

dall’AVS e dall’asilo. Questi ultimi sono gli<br />

aspetti che hanno effettuato il maggior<br />

balzo in avanti nell’ambito delle apprensioni<br />

degli svizzeri. La previdenza per la vecchiaia<br />

è salita di dodici punti percentuali (al 49<br />

per cento) e la problematica dell’immigrazione<br />

dell’11 per cento. Questa tendenza<br />

trova conferma anche nella domanda successiva,<br />

relativa al problema considerato<br />

più urgente. Sebbene anche qui il sistema<br />

sanitario sia in cima alla tabella con il 15<br />

per cento, esso è seguito dalla disoccupazione<br />

(13 per cento), dall’AVS/previdenza<br />

per la vecchiaia (10 per cento) e dalla<br />

questione dell’asilo (9 per cento). Un anno<br />

fa il distacco dal primo tema era nettamente<br />

superiore. Claude Longchamp,<br />

responsabile dello studio presso l’istituto<br />

GfS, ne deduce che «nel 2002 è venuto<br />

meno il forte influsso che gli eventi dell’11<br />

settembre avevano avuto sui risultati<br />

del barometro delle apprensioni del 2001.<br />

Sono piuttosto i problemi vertenti sull’andamento<br />

economico a essere passati in primo<br />

piano». Il terrorismo è ad esempio sceso<br />

dalla sesta alla 19a posizione nella scala<br />

delle preoccupazioni, mentre in quella<br />

dei problemi più urgenti non viene nemmeno<br />

citato.<br />

Esaminando più da vicino i temi più<br />

ricorrenti, si delinea un quadro molto inte-<br />

ressante soprattutto in relazione all’emergenza<br />

numero uno, la sanità. A lamentarsi<br />

dei premi delle casse malati in continua<br />

crescita non sono in prima linea le classi<br />

con il reddito più basso, bensì il 64 per<br />

cento degli svizzeri che vivono in famiglie<br />

con un reddito mensile tra i 7000 e i<br />

9000 franchi. Anche tra i «quadri dell’economia<br />

privata» questo problema assilla<br />

ben il 62 per cento degli intervistati. Risultati<br />

sorprendenti scaturiscono dall’analisi<br />

delle risposte sulla disoccupazione. Con il<br />

64 per cento dei rappresentanti, l’eventualità<br />

di perdere il posto è evidentemente<br />

molto sentita nella categoria di reddito più<br />

alta (oltre i 9000 franchi). La disoccupazione<br />

viene inoltre citata quale nodo particolarmente<br />

preoccupante soprattutto dai giovani<br />

tra i 18 e i 29 anni (58 per cento),<br />

dagli impiegati (58 per cento) e dalle per-<br />

ATTUALITÀ<br />

sone con un reddito tra i 7000 e i 9000<br />

franchi.<br />

In questi tempi caratterizzati da un’incertezza<br />

generale, la fiducia nell’economia è<br />

decisamente peggiorata. In effetti, oltre<br />

la metà degli intervistati (53 per cento) ha<br />

dichiarato di avere spesso la sensazione<br />

che l’economia non si dimostri all’altezza<br />

nei momenti cruciali. Non si rilevava un<br />

punteggio tanto elevato dal 1995, anno in<br />

cui il sondaggio è stato svolto per la prima<br />

volta. Due anni fa solo il 29 per cento<br />

condivideva questo parere estremamente<br />

critico. La categoria apparentemente più<br />

delusa è quella dei quadri dell’economia<br />

privata, il 62 per cento dei quali ha la sensazione<br />

che l’economia fallisca «spesso»,<br />

seguita dagli indipendenti (55 per cento) e<br />

dagli impiegati dei servizi pubblici (51 per<br />

cento).<br />

Quale problema occorre risolvere per primo?<br />

Disoccupazione, previdenza per la vecchiaia e soprattutto asilo sono balzati in<br />

avanti nella classifica anche per quanto concerne l’urgenza. Piazzatasi all’ottavo<br />

posto, la globalizzazione è ora evidentemente molto meno temuta.<br />

Posizione Problema Problema Problema Posizione<br />

2002 più urgente 2002 più urgente 2001 2001<br />

1a risposta 1a risposta<br />

1. Sanità 15 17 1.<br />

2. Disoccupazione 13 9 2.<br />

3. AVS / Previdenza 10 7 5.<br />

4. Asilo 9 4 9.<br />

5. Nuova povertà 6 8 4.<br />

Andamento economico 6 5 7.<br />

7. Imposte / Finanze 5 4 9.<br />

8. Sicurezza sociale 4 3 8.<br />

Eccessiva presenza straniera 4 3 9.<br />

Globalizzazione<br />

Percentuale degli interpellati<br />

4 9 2.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 35


Le ansie nel corso degli anni<br />

Disoccupazione ciclica<br />

Se l’economia va male, il numero di disoccupati<br />

aumenta, e con esso anche le<br />

apprensioni rilevate dall’indagine. Nel 2000<br />

in Svizzera i senza lavoro erano 94 000,<br />

mentre nel 1997 se ne contavano 194 000.<br />

Oggi la tendenza è di nuovo al rialzo.<br />

Europa meno problematica<br />

Durante le trattative per i bilaterali il numero<br />

di persone preoccupate per la questione<br />

europea era in continua crescita. Da quando<br />

i contratti con l’UE sono stati siglati (2000)<br />

si rileva che la questione europea non è più<br />

considerata un problema primario.<br />

Rifugiati: domina l’attualità<br />

Gli elevati valori registrati riguardo al nodo<br />

dell’asilo sono per lo più riconducibili a<br />

elementi esterni contingenti: nel 1998 e nel<br />

1999 l’ondata di profughi che fuggivano<br />

dal conflitto in Kosovo, nel 2002 l’iniziativa<br />

sull’asilo dell’UDC.<br />

Fallimento dell’economia<br />

Domanda: «Quanto spesso ha la sensazione<br />

che l’economia abbia fallito in questioni fondamentali?»<br />

Più della metà degli svizzeri è<br />

del parere che ciò succeda «spesso». Sinora<br />

il barometro delle apprensioni non aveva<br />

mai registrato un risultato tanto negativo.<br />

■ nessuna risposta ■ mai ■ di rado ■ spesso<br />

Fallimento della politica<br />

Domanda: «Quanto spesso ha la sensazione<br />

che la politica abbia fallito in questioni fondamentali?»<br />

Anche in questo caso quasi la<br />

metà degli intervistati ha risposto «spesso».<br />

Quota che non raggiunge tuttavia i valori<br />

massimi del 1996 e del 1997.<br />

■ nessuna risposta ■ mai ■ di rado ■ spesso<br />

Aumenta la fiducia nelle banche<br />

Domanda: «Come valuta la sua fiducia nelle<br />

banche?» Il sondaggio dell’anno scorso è<br />

stato influenzato dal ruolo giocato dalle banche<br />

nel declino della Swissair. Nel 2002 le<br />

risposte positive superano quelle negative<br />

grazie a un aumento di otto punti percentuali.<br />

■ nessuna risposta ■ fiducia ■ neutro ■ sfiducia<br />

Percentuale degli interpellati<br />

1995<br />

1996<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

70 75 81 74 57 34 45 52<br />

48 34 39 40 43 45 34 21<br />

31 25 30 47 56 41 32 43<br />

7 6 9 10 5 9 11<br />

5 4<br />

6 5<br />

5<br />

5 3<br />

33<br />

40 45<br />

45<br />

52 54 61<br />

48 45 33 31 29 41 53<br />

7 6 6 9 9 2 10 10<br />

4 5 4 5<br />

5 4 3 4<br />

40 36 40<br />

51 48 50 37<br />

49<br />

49 53 50 35 39 43 38 49<br />

1 2 2 2 2 2 2 2<br />

40 37 37<br />

33<br />

41<br />

49<br />

53 55 20<br />

20 23 24<br />

22<br />

21<br />

18<br />

22<br />

29 38 38 37 27 21 45 35<br />

2001<br />

2002<br />

Leggermente meno catastrofica dell’economia,<br />

ma comunque molto negativa, è<br />

risultata la valutazione della classe politica.<br />

Il 49 per cento degli svizzeri ha la sensazione<br />

che la politica fallisca spesso in questioni<br />

di fondamentale importanza. Questa<br />

opinione è particolarmente sentita tra le<br />

persone che si ritengono piuttosto di destra<br />

(59 per cento), seguite dagli elettori del<br />

centro (46 per cento) e dai votanti di sinistra<br />

(44 per cento). Forniscono un giudizio<br />

relativamente più generoso le persone<br />

che rifiutano l’etichetta sinistra-destra, le<br />

quali hanno risposto «spesso» nella misura<br />

del 37 per cento.<br />

Nel barometro delle apprensioni del Bulletin<br />

viene rilevata anche la fiducia degli<br />

elettori nelle principali istituzioni di rilevanza<br />

politica. La fiducia, rispettivamente la sfiducia,<br />

viene espressa mediante un’unica cifra,<br />

ottenuta sottraendo al numero di voti di<br />

fiducia quelli di sfiducia. Ispira grande fiducia<br />

nei cittadini la giustizia svizzera, con in<br />

testa il tribunale federale che vanta un indice<br />

di 45, seguito a ruota dalla polizia con<br />

44. Hanno riconquistato parte della credibilità<br />

persa l’anno scorso le banche, il cui<br />

indice era sceso nel 2001 da 55 ad un record<br />

negativo di 33. Il sondaggio era stato<br />

svolto in un periodo in cui le banche, in-<br />

3 www.credit-suisse.com/bulletin<br />

La versione integrale dello studio nonché ulteriori<br />

punti salienti del barometro delle apprensioni<br />

possono essere consultati nell’emagazine.<br />

vestite dalla crisi della Swissair, avevano<br />

dovuto far fronte ad aspre critiche. Un anno<br />

dopo questa crisi di fiducia è stata parzialmente<br />

compensata con un aumento di<br />

otto punti percentuali.<br />

Si sono guadagnate maggiore fiducia<br />

anche le organizzazioni dei lavoratori,<br />

che registrano un incremento del sei per<br />

cento. L’ONU e le chiese hanno per contro<br />

perso l’otto per cento ciascuna. Ma<br />

mentre un indice di 8 indica che la maggior<br />

parte degli intervistati ripone ancora fiducia<br />

nell’ONU, per quanto riguarda le<br />

chiese i voti di sfiducia superano quelli positivi<br />

(indice –2). Lo stesso vale per l’UE<br />

(–9) e, in misura ancora più marcata, per i<br />

partiti politici (–16) nonché per i mass<br />

media (–24). Questi dati dovrebbero preoccupare<br />

in particolare i partiti. ❙


Foto: PhotoDisc, Martin Stollenwerk, Fonte: Istituto di ricerche GfS, Politica e Stato, Berna, Barometro delle apprensioni, Stato ottobre 2002 (N = ca. 1000)<br />

«La nostra democrazia diretta ha<br />

bisogno di partiti forti»<br />

Il presidente del Consiglio nazionale Yves Christen si pronuncia sui risultati del barometro delle apprensioni<br />

2002 del Bulletin. Secondo il primo cittadino svizzero, uno dei nodi più urgenti è l’introduzione di una<br />

valida politica dell’immigrazione. Intervista a cura di Daniel Huber, redazione Bulletin<br />

Daniel Huber Cosa la preoccupa maggiormente<br />

nella sua veste di principale personalità<br />

politica del Paese?<br />

Yves Christen La mia preoccupazione principale<br />

è la divergenza di opinioni degli svizzeri<br />

riguardo alla politica estera e degli<br />

stranieri. Che si voti sull’adesione all’ONU,<br />

sulle truppe di pace o sulla politica d’asilo,<br />

i risultati sono sempre molto risicati. Per<br />

trovare soluzioni ai maggiori problemi come<br />

la sanità, la previdenza per la vecchiaia e<br />

la disoccupazione ci occorre innanzitutto<br />

una buona e solida politica degli stranieri,<br />

dell’asilo e dell’integrazione.<br />

Come sono collegate le due cose? Prendiamo<br />

ad esempio la previdenza per la vecchiaia.<br />

Dal punto di vista demografico, l’età<br />

media della popolazione svizzera sta aumentando<br />

in maniera inversamente proporzionale<br />

al numero di lavoratori. Per risolvere<br />

il problema del finanziamento dell’AVS<br />

dobbiamo fare ricorso alle forze lavoro straniere<br />

e non possiamo permetterci di scegliere<br />

solo quelli che riteniamo adeguati.<br />

Tra gli immigranti ci sono persone buone e<br />

meno buone come tra gli svizzeri.<br />

Accanto alle forze lavoro straniere non sarebbe<br />

possibile migliorare anche la politica<br />

familiare, visto che la famiglia media svizzera<br />

ha solo 1,4 figli? Naturalmente è importantissimo<br />

intervenire anche in questo senso.<br />

Ma anche una politica familiare molto<br />

attiva non ci consentirebbe di risolvere il<br />

problema entro i prossimi due, tre decenni.<br />

Sarebbe solo una goccia nel mare.<br />

Il sistema sanitario è da anni in cima alla<br />

classifica delle preoccupazioni di tutti i ceti<br />

della popolazione. Il nostro è veramente<br />

un sistema così cattivo? Per quanto concerne<br />

l’aumento dei premi le preoccupazioni<br />

sono più che giustificate. Di per sé il nostro<br />

sistema sanitario è buono, ma deve restare<br />

economicamente sopportabile per tutti.<br />

Attualmente i premi stanno salendo troppo<br />

rapidamente.<br />

E cosa si potrebbe fare per invertire<br />

questa tendenza? La proposta di togliere la<br />

libera scelta del medico è forse eccessiva.<br />

Un’alternativa di questo genere è inoltre<br />

difficilmente praticabile senza l’approvazione<br />

della classe medica. Per trovare una<br />

soluzione è necessaria una stretta collaborazione<br />

tra assicuratori, politici e medici.<br />

È interessante notare che la sanità assilla<br />

maggiormente il ceto medio svizzero rispetto<br />

agli intervistati con i redditi più bassi. Come<br />

lo spiega? È logico: nel Canton Ginevra il<br />

40 per cento della popolazione può richiedere<br />

sussidi per i premi. Le persone del<br />

ceto medio, con redditi troppo elevati per<br />

ricevere sovvenzioni, sentono maggiormente<br />

il peso di queste spese.<br />

La seconda preoccupazione degli svizzeri<br />

è la disoccupazione. Con il quattro per cento<br />

di disoccupati siamo messi molto bene rispetto<br />

ad altri paesi europei. In questo ambito<br />

gli svizzeri sono troppo apprensivi? Gli<br />

svizzeri sono sempre molto apprensivi. Evi-<br />

ATTUALITÀ<br />

Yves Christen ritiene<br />

che il sistema<br />

sanitario svizzero,<br />

benché di per sé<br />

valido, debba restare<br />

economicamente<br />

sopportabile.<br />

tano per definizione di correre rischi, hanno<br />

poco spirito imprenditoriale e sono spesso<br />

assicurati due volte. È però anche vero che<br />

negli ultimi cinquant’anni la congiuntura<br />

svizzera è stata sempre positiva. Sono felicemente<br />

sposato da 38 anni con una<br />

francese. Nella sua famiglia il tema della disoccupazione<br />

è ritenuto meno preoccupante<br />

che da noi. Per chi ha perso tutto in<br />

guerra, perdere il lavoro e i soldi non è così<br />

preoccupante.<br />

In Svizzera lo spettro della disoccupazione<br />

assilla sempre più i quadri dell’economia.<br />

Ciò la meraviglia? Non direi. Durante il mio<br />

mandato di sindaco a Vevey si registrava<br />

il 13 per cento di senza lavoro, un record<br />

a livello svizzero. Due grosse fabbriche<br />

avevano dovuto chiudere i battenti una dopo<br />

l’altra, lasciando sulla strada diverse<br />

centinaia di lavoratori. Molti di loro avevano<br />

tuttavia già perso il lavoro in precedenza<br />

e fatto ricorso ai contributi dell’assicurazione<br />

disoccupazione. Le persone che guadagnano<br />

8000 o 9000 franchi fanno invece<br />

fatica ad immaginarsi un futuro senza<br />

lavoro, sono meno preparati all’evenienza<br />

e, quindi, la temono di più.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 37


In Svizzera l’integrazione europea è sempre<br />

meno fonte di inquietudine. Quest’anno il<br />

tema è scivolato alla quinta posizione. La posizione<br />

della Svizzera in Europa ha finito di<br />

destare preoccupazioni? Negli ultimi anni,<br />

gli svizzeri si sono resi conto che grazie<br />

ai bilaterali possono beneficiare dell’UE anche<br />

senza esserne membri. I risultati delle<br />

diverse votazioni hanno mostrato chiaramente<br />

che la Svizzera difficilmente aderirà<br />

all’Unione a breve termine. Come è successo<br />

per l’ONU, l’adesione avverrà senza<br />

destare scalpore tra dieci, vent’anni.<br />

Alla domanda sul comportamento dell’economia<br />

nei momenti decisivi, i delusi sono passati<br />

nello spazio di due anni dal 29 al 53 per<br />

cento. Come può l’economia recuperare la<br />

fiducia della popolazione? Con maggior<br />

etica e correttezza. Le imprese devono assumersi<br />

maggiore responsabilità.<br />

Ma anche la politica non ha ricevuto buoni<br />

voti. Quasi la metà degli intervistati è del<br />

parere che in molti casi fallisca. In che misura<br />

sente di essere ancora un rappresentante<br />

del popolo? Se l’economia va male<br />

diminuisce automaticamente anche la fiducia<br />

nella politica, è logico. Ciò che mi<br />

preoccupa è invece il fatto che i cittadini si<br />

distanzino sempre più dai partiti, che attualmente<br />

non hanno una buona immagine.<br />

Al momento si parla troppo di strategie<br />

e troppo poco del lavoro di partito<br />

vero e proprio che vi sta dietro. Si dimenticano<br />

tutti i volontari che si dedicano<br />

con grande impegno alle questioni politiche.<br />

Forse l’attuale crisi economica porterà<br />

qualcosa di buono nella misura in<br />

cui più gente si interesserà alla politica e,<br />

spero, anche ai partiti.<br />

38 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«Per risolvere il problema<br />

del finanziamento dell’AVS<br />

dobbiamo fare ricorso alle<br />

forze lavoro straniere.»<br />

Yves Christen, presidente del Consiglio nazionale<br />

Nel barometro delle apprensioni si evidenzia<br />

chiaramente come siano soprattutto gli<br />

svizzeri che si ritengono più di destra a non<br />

sentirsi rappresentati dai politici. Questo<br />

dato la sorprende? A dire il vero no. Quando<br />

la gente ha paura vuole soluzioni<br />

semplici. I partiti moderati di centrodestra,<br />

come il PLR o il PPD, cercano soluzioni<br />

ragionevoli e praticabili. E queste non<br />

possono essere semplici. Ne consegue che<br />

molti cittadini si spostano verso destra.<br />

Dove li aspetta l’UDC con soluzioni semplici?<br />

Nei momenti decisivi gli elettori sono<br />

ancora molto cauti e ragionevoli. Anche se<br />

nel legislativo si eleggono per protesta<br />

molti politici UDC, quando si tratta di votare<br />

i candidati per importanti cariche dell’esecutivo,<br />

l’UDC non può contare su molte<br />

adesioni. Non è un partito che si assume<br />

responsabilità.<br />

Lei è considerato l’intermediario tra la<br />

Svizzera francese e quella tedesca. Come<br />

giudica il problema del Röstigraben? In<br />

Svizzera ci sono molte minoranze, e con<br />

queste molti «fossati», che devono essere<br />

colmati. In confronto, il problema Röstigraben<br />

è secondario. Secondo me il «fossato»<br />

tra città e campagna, come ad<br />

Yves Christen, una vita fra due sponde<br />

Yves Christen nasce a Berna nel 1941 da una famiglia di origine romanda. La<br />

lingua francese contraddistingue la vita familiare così come la prima formazione<br />

scolastica: dapprima all’Ecole française di Berna, poi al Collège Saint-<br />

Michel di Friborgo. Ottiene il diploma di ingegnere civile presso il politecnico<br />

di Zurigo. Nel 1977 viene eletto nel Consiglio comunale di Vevey per il<br />

partito liberale radicale e in seguito nel Gran Consiglio di Vaud (1981) e nel<br />

municipio di Vevey (1985), dove riveste la carica di sindaco dal 1989 al 2001.<br />

È membro del Consiglio nazionale dal 1995. Yves Christen è sposato e ha<br />

due figli in età adulta.<br />

esempio tra l’agglomerato urbano della<br />

capitale economica Zurigo e l’Appenzello<br />

rurale, è molto più difficile da riempire.<br />

La democrazia diretta della Svizzera ha molti<br />

vantaggi ma anche svantaggi. Non le piacerebbe<br />

essere il re buono delle favole che<br />

può risolvere i problemi in modo rapido e<br />

senza burocrazia? Non sarebbe male...<br />

Scherzi a parte, sono convinto della bontà<br />

del nostro sistema. È vero che è relativamente<br />

lento, ma questo non è sempre un<br />

male. Il governo inglese, ad esempio, ha<br />

attuato la liberalizzazione dei trasporti pubblici<br />

in tempi brevissimi, commettendo<br />

grossi errori. Anche in Germania, a posteriori<br />

diverse decisioni politiche si sono<br />

rivelate troppo precipitose. Ovviamente si<br />

corre sempre il rischio di perdere il treno,<br />

ma tutto considerato ho fiducia nel<br />

nostro sistema.<br />

Il genio della lampada le consente di esaudire<br />

tre desideri durante il suo mandato.<br />

Quali sarebbero? Uno l’ho già citato: è<br />

importantissimo che i partiti tornino a godere<br />

di una buona immagine e di maggiore<br />

accettazione presso il popolo. In una democrazia<br />

diretta solo partiti forti possono<br />

portare veri cambiamenti. Il mio secondo<br />

desiderio sarebbe che venisse introdotto il<br />

nostro modello di stato federale in tutta<br />

l’Europa, in particolare nell’Ex Iugoslavia.<br />

Secondo me solo uno stato federale sul<br />

modello di quello svizzero potrebbe portare<br />

una soluzione pacifica per i diversi gruppi<br />

etnici di questo paese.<br />

Può esprimere ancora un desiderio. Un augurio<br />

personale? Di trovare anche quest’anno<br />

il tempo per percorrere 4000 chilometri<br />

in bicicletta. ❙


Foto: Rainer Wolfsberger<br />

Reazioni al<br />

Bulletin 06/2002<br />

Il sondaggio del Bulletin in<br />

rassegna nei media svizzeri<br />

Berner Zeitung:<br />

«Ein Land von Optimisten?»<br />

Tribune de Genève:<br />

«Les <strong>Suisse</strong>s restent confiants dans l’avenir»<br />

Corriere del Ticino:<br />

«Svizzeri ottimisti ma preoccupati»<br />

Numerosi media hanno riproposto i risultati del sondaggio<br />

d’opinione rappresentativo del Bulletin incentrato sul<br />

tema delle prospettive per il futuro (n. 6/2002). Buona<br />

parte degli oltre mille intervistati, pur dipingendo un quadro<br />

differenziato del futuro, sono (cosa per niente ovvia)<br />

ancora fiduciosi nell’avvenire: «La famiglia Svizzera è ottimista»<br />

(Wiler Nachrichten).<br />

La prospettiva è quella giusta<br />

Desidero ringraziarvi caldamente per il numero 6 del<br />

Bulletin. Ho trovato gli articoli molto interessanti e scritti<br />

in stile avvincente (in particolare Prospettive, La fine<br />

del mondo produce bestseller, Il dono degli Dei). Benché<br />

ogni numero della rivista contenga sempre qualche articolo<br />

di mio gradimento, quello attuale spicca nettamente<br />

sugli altri.<br />

Christian King, Wallisellen<br />

Informazioni specialistiche<br />

Mi fa piacere che valga di nuovo la pena di dedicarsi alla<br />

lettura del Bulletin. Dalla rivista di una banca mi aspetto<br />

soprattutto informazioni specialistiche, formulate in un linguaggio<br />

che sia comprensibile anche a chi non è del ramo.<br />

(...) L’intervista con il signor Kielholz è esemplare. Si<br />

tratta di conoscere meglio il management per riguadagnare<br />

fiducia nel <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>. Sarebbe anche onesto includere<br />

prese di posizione in merito a notizie negative, per<br />

esempio le pesanti multe negli Stati Uniti. (...)<br />

Max Keller, per e-mail<br />

Contrariati? Entusiasti?<br />

Cari lettori<br />

Diteci la vostra opinione! Inviate le vostre lettere a:<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Financial Services, Redazione<br />

Bulletin, XCPB, Casella postale 2, 8070 Zurigo<br />

oppure a bulletin@credit-suisse.ch<br />

@propos<br />

Sperare è bene,<br />

non sperare è ragionevole<br />

ATTUALITÀ<br />

ruth.hafen@credit-suisse.com<br />

Recentemente ho scoperto un nuovo giochino al computer e da<br />

quel momento trascorro ore davanti allo schermo, così, per puro<br />

divertimento.<br />

Mio marito si sta già preoccupando: tutte queste risatine, alternate<br />

a improvvisi scoppi di ilarità. Il mio nuovo passatempo consiste<br />

nel farmi fare la traduzione di testi online.<br />

Il mio preferito è Babelfish. L’indirizzo http://babelfish.altavista.com/babelfish/tr<br />

cela per me una fonte inesauribile di delirio<br />

linguistico. Desiderate una piccola prova? «Essere o non essere;<br />

questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi,<br />

i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro<br />

un mare di triboli e combattendo disperderli». Capisco che un<br />

boccone tratto dall’Amleto di Shakespeare non sia proprio facile<br />

da digerire per il povero pesciolino, ma si tratta pur sempre di<br />

uno dei brani più famosi della letteratura inglese che tutti conoscono.<br />

Babelfish mi traduce prima in inglese: «To be or not essere;<br />

questo is the problema: se is nobler to the mind sopportare the insults,<br />

it knows and the darts of iniqua the fortune, or to take you<br />

arm it against a sea with tribulations and fighting disperderli».<br />

Un po’ pigro, questo pesce, e povero di fantasia. Ora mi accingo a<br />

fare la prova contraria: ritradurre il suo inglese in italiano, sperando<br />

che mi riproduca la versione originale. «Per essere o non essendo;<br />

ciò è il problema: se è più nobile al sopportare di mente<br />

gli insulti, uno sa ed i dardi del iniqua la fortuna, o prendere la munite<br />

contro un mare con i tribulations e la lotta disperderli».<br />

Mi chiedo chi osi servirsi seriamente di questo genere di traduzioni<br />

automatiche. Probabilmente quel pallone gonfiato che, venuto<br />

a conoscenza dei miei studi universitari, commentò: «Inglese?<br />

Non c’è bisogno di studiarlo, lo si sa così». Sentendo di metodi<br />

didattici che promettono «Inglese senza fatica», «Giapponese in<br />

trenta giorni» oppure «Swahili mentre dormite», a una persona<br />

ragionevole dovrebbe suonare un campanello d’allarme. Imparare<br />

una lingua comporta grandi sforzi; tradurla bene in un’altra è<br />

un’arte. Resta la speranza che continuino a esistere buoni traduttori<br />

per non doverci rimettere a Babelfish e simili. E a proposito di<br />

speranza Rudolf Augstein, il fondatore della rivista Der Spiegel<br />

deceduto alla fine del 2002, disse una frase che mi ha molto impressionato:<br />

«Sperare è bene, non sperare è ragionevole».<br />

Ruth Hafen<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 39


Mobilità su due corsie<br />

L’amore per le auto costa caro. Più caro di quanto voglia ammettere la maggior parte degli automobilisti.<br />

E nemmeno la nuova legge sul credito al consumo potrà cambiare questo dato di fatto. Marcus Balogh, redazione Bulletin<br />

Non c’è altro bene di consumo al mondo<br />

per il quale si spendano più soldi. E non<br />

esiste oggetto di uso quotidiano così carico<br />

di significati: l’automobile rappresenta, almeno<br />

a detta degli psicologi, una fetta<br />

dell’identità di chi la possiede. In effetti,<br />

l’acquisto di un’auto non è un processo<br />

esclusivamente razionale. Come si potrebbe<br />

spiegare altrimenti che, nell’era dei limiti di<br />

velocità generalizzati, in vetta alle classifiche<br />

di vendita si trovino proprio le macchine<br />

più costose e veloci? In fin dei conti, sarebbe<br />

possibile soddisfare praticamente<br />

ogni esigenza di mobilità anche con un’utilitaria.<br />

In Svizzera, tuttavia, il prezzo medio<br />

per un’auto nuova si aggira sui 34 000<br />

franchi. «Sono però pochi quelli che pagano<br />

sull’unghia. Nel nostro paese, un’auto su<br />

due è in leasing», spiega Thomas Gulich,<br />

responsabile del settore Leasing del <strong>Credit</strong><br />

<strong>Suisse</strong>. Se a queste si aggiungono tutte<br />

le vetture finanziate tramite crediti, si può<br />

constatare che circa l’ottanta per cento delle<br />

automobili circolanti in Svizzera sono<br />

40 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

finanziate con capitali di terzi. Nemmeno<br />

l’introduzione della nuova legge sul credito<br />

al consumo porterà grandi cambiamenti<br />

in questo contesto. «La nuova legge ridefinisce<br />

le basi giuridiche del credito al consumo,<br />

ma non incide in misura importante<br />

sui nostri affari. Presso il nostro Istituto,<br />

la verifica della situazione reddituale e la<br />

notifica del leasing o del credito alla centrale<br />

d’informazione sono prassi comune da<br />

anni», afferma Thomas Gulich.<br />

I vecchi problemi rimangono<br />

Le novità introdotte dalla nuova legge<br />

sono fondamentalmente una verifica della<br />

sostenibilità del credito e un calcolo del<br />

budget più approfonditi, nonché un diritto di<br />

recesso o di revoca di sette giorni per il<br />

beneficiario del leasing. Queste novità coinvolgono<br />

anche la fideiussione solidale: in<br />

futuro, il marito non potrà più essere il<br />

fideiussore solidale della propria moglie. In<br />

compenso si potrà tenere conto del reddito<br />

del coniuge o del convivente per alle-<br />

Come conseguenza del<br />

diritto di recesso o di revoca<br />

di sette giorni, d’ora in poi le<br />

vetture prese in leasing saranno<br />

consegnate solo dopo un<br />

«periodo di attesa» corrispondente.<br />

viare proporzionalmente il budget familiare<br />

nella nuova verifica della capacità di credito.<br />

È inoltre possibile rinunciare alla verifica<br />

approfondita della capacità creditizia se<br />

il beneficiario del leasing detiene presso la<br />

Banca sufficienti valori patrimoniali non<br />

vincolati. In tal caso il contratto di leasing<br />

non è più soggetto alla legge sul credito al<br />

consumo e non può pertanto essere notificato<br />

alla Centrale d’informazione per il<br />

credito al consumo (ICC). Thomas Gulich<br />

ritiene che, nel complesso, la nuova legge<br />

sul credito al consumo sia favorevole ai<br />

consumatori, anche se per quanto riguarda<br />

i problemi di fondo non ci sono stati grandi<br />

mutamenti. «Sentiamo i contraccolpi<br />

della difficile situazione economica; il numero<br />

di clienti con problemi di solvibilità<br />

è in aumento. L’onere mensile per il leasing<br />

non è infatti l’unica voce di spesa: sul<br />

budget familiare pesano anche le assicurazioni,<br />

le imposte e le spese generali del-<br />

Gilbert/Stone<br />

l’economia domestica. E un margine per gli<br />

Mark<br />

imprevisti non guasta mai». Se in queste Foto:


condizioni il beneficiario del leasing dovesse<br />

decidere di disdire il contratto prima della<br />

scadenza, dovrebbe versare retroattivamente<br />

quote maggiorate in base ai mancati pagamenti<br />

futuri, procedura sostenuta dalla<br />

nuova legge sul credito al consumo.<br />

Le preferenze personali sono decisive<br />

Per decidere se comperare un’auto esclusivamente<br />

con mezzi propri, acquistarla o<br />

prenderla in leasing combinando mezzi propri<br />

e di terzi o solamente fondi di terzi, ci si<br />

basa fondamentalmente sulla pianificazione<br />

delle proprie finanze, sulla liquidità e sulle<br />

possibili alternative d’investimento. Bisogna<br />

inoltre tener conto anche dei costi di mantenimento<br />

della vettura. Un’utilitaria del valore<br />

medio di 16 000 franchi acquistata in<br />

contanti costa, a seconda dei chilometri<br />

percorsi, tra i 5500 e gli 8500 franchi all’anno.<br />

Per un’automobile di classe medioalta,<br />

con un prezzo d’acquisto di circa 55 000<br />

franchi, sono necessari dai 12 000 ai 18 000<br />

franchi. Queste cifre possono sembrare<br />

elevate, ma bisogna tenere presente che<br />

ammortamento e perdita di valore costituiscono<br />

da soli ben il 33 per cento dei costi.<br />

Optando per il leasing, i mezzi propri non<br />

L’incedere della globalizzazione obbliga anche<br />

in Svizzera sempre più imprese a effettuare<br />

investimenti sostitutivi e di razionalizzazione,<br />

tramite i quali le risorse disponibili<br />

vengono concentrate sull’attività<br />

principale della ditta. La conseguenza logica<br />

di questo genere di ristrutturazione è lo<br />

scorporo del finanziamento e della gestione<br />

di settori aziendali non strategici quali i<br />

parchi veicoli, la telecomunicazione e l’energia,<br />

ma anche gli immobili e i velivoli<br />

aziendali. Tale operazione fornisce un contributo<br />

non trascurabile all’ottimizzazione<br />

del rendimento del capitale investito.<br />

In qualità di leader svizzero nel leasing<br />

dei beni d’investimento, il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

ha recentemente stipulato un accordo quadro<br />

di leasing con la Feldschlösschen<br />

Bibite SA, quale beneficiaria, e la Volvo<br />

vengono intaccati e le possibilità di indebitamento<br />

del singolo non vengono limitate.<br />

L’automobile è quindi una questione di mobilità<br />

non solo geografica ma anche finanziaria.<br />

E anche ciò che a prima vista potrebbe<br />

sembrare uno svantaggio, ossia la<br />

Gestione e leasing di parchi veicoli<br />

Caratteristiche del leasing<br />

p Mantenimento della liquidità esistente e/o della possibilità di<br />

indebitamento del singolo.<br />

p L’autovettura deve essere restituita alla scadenza o alla disdetta del<br />

contratto.<br />

p Il leasing non deve poter essere ripagato entro al massimo 36 mesi,<br />

anche se è stata concordata una durata più lunga.<br />

p Nel corso dell’intera durata del leasing la vettura deve essere assicurata<br />

mediante una copertura di casco totale.<br />

Caratteristiche del credito<br />

p Mantenimento di mezzi propri e risparmi<br />

p Contrariamente al leasing, i crediti devono poter essere restituiti<br />

entro al massimo 36 mesi dalla stipulazione del contratto, anche se è<br />

stata concordata una durata più lunga.<br />

Trucks (Schweiz) AG, quale fornitrice, per<br />

il rinnovo dell’intero parco autocarri e<br />

furgoni della Feldschlösschen.<br />

Sulla base di questa soluzione di finanziamento<br />

strutturata, la Feldschlösschen<br />

Bibite SA avvierà con la Volvo Trucks<br />

(Schweiz) AG una stretta collaborazione,<br />

nell’ambito della quale è previsto anche un<br />

«sale and rent back» del parco veicoli<br />

esistente, che la Feldschlösschen Bibite<br />

SA sostituirà interamente nel corso dei<br />

prossimi diciotto mesi con 200 nuove vetture<br />

in leasing della Volvo Trucks (Schweiz)<br />

AG, comprese le sovrastrutture, le piattaforme<br />

elevatrici, la manutenzione e le<br />

riparazioni. Il primo nuovo autotreno è già<br />

stato preso in consegna dalla Feldschlösschen<br />

Bibite SA all’inizio di gennaio di<br />

quest’anno.<br />

ATTUALITÀ<br />

restituzione dell’automobile alla scadenza<br />

del contratto, può essere visto come un<br />

vantaggio: in fin dei conti, il beneficiario del<br />

leasing non paga l’intero prezzo dell’auto,<br />

ma solo l’utilizzo effettivo, con un valore residuo<br />

economicamente realistico. ❙<br />

Questa partnership rappresenta una soluzione<br />

di finanziamento estremamente<br />

interessante, che porta vantaggi reciproci<br />

a tutte le parti e fungerà verosimilmente da<br />

modello per futuri finanziamenti a livello<br />

europeo. In relazione con l’attuale problematica<br />

del C0 2 e l’urgente esigenza di<br />

rinnovo dei parchi veicoli con mezzi meno<br />

inquinanti e più convenienti sotto il profilo<br />

dei costi d’esercizio, ma anche in vista<br />

di «Basilea 2» (si veda anche l’articolo a<br />

pagina 63), che regolamenta in modo più<br />

severo l’obbligo degli istituti di credito di<br />

tenere fondi propri in funzione del rischio<br />

degli attivi, il leasing si rivelerà il prodotto<br />

vincente per il finanziamento di beni durevoli<br />

per PMI e grandi imprese nel quadro<br />

del «risk-adjusted pricing». (nj)


Protezione del capitale e opportunità<br />

grazie a un nuovo prodotto<br />

Oggi sono richiesti investimenti che offrono protezione del capitale senza precludere<br />

la possibilità di conseguire rendimenti interessanti. Alla luce di questo fatto il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

ha lanciato il Man Performance Bond. Anke Haux, Structured Investments Group<br />

In tempi difficili come quelli attuali cresce<br />

il desiderio di sicurezza. Questa constatazione<br />

vale soprattutto per il settore finanziario.<br />

L’attuale clima di mercato,<br />

contraddistinto da una generale incertezza,<br />

rende più arduo il compito di chi vuole<br />

investire in maniera mirata. Oggi sono richiesti<br />

sicurezza e protezione del capitale,<br />

senza che si precluda tuttavia l’opportunità<br />

di conseguire rendimenti complementari<br />

interessanti. Il nuovo Man Performance<br />

Bond tiene conto di questa tendenza. Il<br />

prodotto è composto essenzialmente da<br />

due elementi: un investimento a reddito fisso<br />

e un portafoglio di negoziazione. Il primo<br />

garantisce il rimborso alla scadenza<br />

(dopo mediamente 12 anni) di almeno il<br />

120 per cento del capitale investito (oppure<br />

42 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

del 100 per cento per le tranche in franchi).<br />

Il rimborso è garantito da terzi indipendenti<br />

che dispongono di un’ottima solvibilità,<br />

ovvero che hanno ricevuto dall’agenzia di<br />

rating Standard & Poor’s almeno il predicato<br />

AA–.<br />

Il rendimento del portafoglio di negoziazione<br />

costituisce, come evidenziato dal<br />

grafico, un’opportunità di rendimento complementare.<br />

In presenza di una performance<br />

netta superiore al dieci per cento,<br />

d’intesa con il garante è possibile aumentare<br />

il livello della protezione del capitale<br />

(cosiddetto profit lock-in).<br />

Il portafoglio di negoziazione è composto<br />

da investimenti alternativi. Questi hanno<br />

dimostrato la loro efficacia durante i momenti<br />

difficili attraversati negli ultimi mesi.<br />

Sicurezza e guadagni nonostante il clima difficile<br />

La struttura del Man Performance Bond prevede due elementi: un investimento a reddito<br />

fisso, che garantisce il rimborso del capitale investito al termine della durata, e un portafoglio<br />

di negoziazione, composto da strategie d’investimento alternative e destinato a fruttare<br />

rendimenti complementari. Fonte: CSFS Structured Investments Group<br />

in %<br />

170<br />

160<br />

150<br />

140<br />

130<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Portafoglio di neg.:<br />

strategie d’investimento<br />

altern. 30%<br />

Investimento<br />

a reddito<br />

fisso 70%<br />

Leverage: max. 120%<br />

del patrimonio investito<br />

Investimento iniziale: 100%<br />

Profit lock-in<br />

Durata: mediamente 12 anni. I dati fanno riferimento alle tranche in euro e dollari.<br />

Leverage: max. 150%<br />

del patrimonio investito<br />

Utili da negoziazione<br />

potenziali<br />

Protezione<br />

del capitale:<br />

EUR/USD,<br />

120% dell’importo<br />

investito<br />

inizialmente<br />

Anke Haux,<br />

Structured<br />

Investments<br />

Group<br />

A seconda dell’andamento dei mercati variano<br />

anche le strategie che alimentano<br />

il rendimento del portafoglio. Poiché quest’ultimo<br />

è composto da tutte le principali<br />

strategie alternative, si possono generare<br />

rendimenti interessanti con le situazioni<br />

di mercato più disparate. Le strategie d’investimento<br />

alternative adottate si suddividono<br />

in quattro categorie: strategie managed<br />

futures, event driven e di arbitraggio,<br />

nonché securities selection (long/short). Il<br />

manager del Man Performance Bond è<br />

Man Investment Products Ltd. con sede a<br />

Pfäffikon, nel Canton Svitto. Si tratta di<br />

una delle società leader nel settore delle<br />

strategie d’investimento alternative. Fondata<br />

nel 1983, Man Investment Products<br />

Ltd. ha lanciato finora oltre 200 veicoli d’investimento<br />

alternativi, molti dei quali in<br />

collaborazione con rinomati istituti finanziari.<br />

Grazie all’esperienza di Man Investment<br />

Products Ltd., il nuovo strumento permette<br />

di accedere a un portafoglio di investimenti<br />

alternativi scelti accuratamente e sorvegliati<br />

costantemente da manager di prim’ordine.<br />

La combinazione tra l’esperienza<br />

nella gestione di un portafoglio di strategie<br />

d’investimento alternative e la sicurezza<br />

del rimborso del capitale investito al termine<br />

del periodo interessato rende il Man<br />

Performance Bond uno strumento d’investimento<br />

molto interessante nell’attuale<br />

clima di mercato. ❙<br />

Foto: Martin Stollenwerk


Cinque candeline<br />

per ESPRIX<br />

Il prossimo 12 marzo, a Lucerna, verrà assegnato<br />

per la quinta volta il premio ESPRIX, riconoscimento<br />

dedicato all’eccellenza aziendale.<br />

Nella sua veste di sponsor principale, il<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> vuole contribuire a migliorare la<br />

competitività delle imprese svizzere; ESPRIX<br />

fornisce infatti impulsi miranti a perfezionare<br />

la qualità aziendale e promuove le prestazioni<br />

durature e di alto livello.<br />

Lo scorso anno l’ambito premio è stato<br />

conferito al mulino per cereali Minoteries de<br />

Plainpalais SA, di Granges-près-Marnand<br />

(nella categoria PMI), e alla ditta lucernese<br />

Schurter AG, attiva nei settori elettronica ed<br />

elettrotecnica (grandi imprese). Inoltre sono<br />

state premiate le due PMI Hotel Saratz di<br />

Pontresina e il produttore di pompe Biral AG<br />

di Münsingen. Il programma di ESPRIX 2003<br />

– dedicato al tema «Condurre con successo in<br />

un’epoca di cambiamenti» si prospetta interessante<br />

e avvincente. Oltre al Consigliere federale<br />

Kaspar Villiger parleranno Jens Alder,<br />

CEO di Swisscom, André Kudelski, CEO del<br />

Gruppo Kudelski, Richard F. Teerlink, già CEO<br />

di Harley-Davidson, e Klaus Kobjoll, proprietario<br />

dell’Hotel Schindlerhof di Norimberga.<br />

Iscrizioni fino al 24 febbraio. Maggiori informazioni<br />

al sito www.esprix.ch (schi)<br />

Chi sarà il prossimo vincitore di ESPRIX 2003,<br />

il premio svizzero della qualità per<br />

l’eccellenza aziendale?<br />

In vetrina<br />

Who Says Elephants<br />

Can’t Dance?<br />

ATTUALITÀ<br />

Di Louis V. Gerstner Jr., HarperCollins Publishers, 2002, 400 pagine, in<br />

inglese, 40 franchi circa, ISBN 0060523794. Disponibile anche in tedesco.<br />

L’ultima cosa di cui IBM ha bisogno sono<br />

visioni, affermò Louis V. Gerstner nel 1993<br />

quando si accinse ad assumere la carica di CEO<br />

dell’impresa. Dopo alcune esitazioni, decise di<br />

accettare la sfida: salvare uno dei maggiori gruppi<br />

americani con un organico di circa 320000<br />

dipendenti in tutto in mondo. Nel suo libro,<br />

Gerstner illustra la decennale impresa di risollevare<br />

le malandate sorti dell’azienda. Quale outsider del settore,<br />

dovette constatare che tra i maggiori ostacoli da superare c’erano<br />

strutture atrofizzate ad ogni livello e un’«estrema testardaggine».<br />

In una retrospettiva talvolta a tinte molto personali, intercalata da<br />

comunicazioni interne ed e-mail a quadri e collaboratori del gruppo,<br />

Gerstner presenta la sua strategia, si sofferma sulla cultura<br />

dell’azienda e della comunicazione e condanna, senza mai perdere<br />

il controllo, la condotta nel ramo dell’IT. Anche se tra le righe affiora<br />

talvolta un messaggio pubblicitario per IBM, questo libro scritto<br />

con molta passione offre una lettura avvincente e istruttiva.<br />

Ruth Hafen, redazione Bulletin<br />

Funky Business<br />

Di Jonas Ridderstrale e Kjell Nordström, edizione tascabile, Fazi Editore,<br />

Roma 2000, 302 pagine, 30 franchi circa, ISBN 0-273-65907-3<br />

Marx auspicava che i lavoratori possedessero i<br />

principali mezzi di produzione della società. Il suo<br />

sogno si è realizzato poiché il mezzo di produzione<br />

più importante è il cervello umano. Questo è<br />

quanto affermano nel loro libro Kjell Nordström e<br />

Jonas Ridderstrale, due giovani assistenti della<br />

Stockholm Business School. Secondo gli autori,<br />

nell’era della new-economy il successo negli affari<br />

dipende dalla capacità di unire e mettere a frutto l’intelletto di<br />

molti. La loro alternativa al conservatorismo è la rivoluzione aziendale,<br />

il loro credo il caos creativo. Il modello teorico propugnato è<br />

chiamato «Funky Inc.» e deve poter contare su leader visionari che<br />

non solo accettino il caos, ma addirittura lo sappiano generare su<br />

un terreno propizio alle innovazioni e tollerante degli errori. Funky<br />

Inc. necessita di individui coraggiosi, che vogliano assumersi rischi,<br />

spezzare le vecchie regole per crearne di nuove, e che stupiscano i<br />

propri clienti, invece di accontentarli solamente. «Funky Business»<br />

è un saggio sul mondo degli affari e sul management con un’aura<br />

di new-age. Brioso, anticonformista e rivoluzionario, analizza l’economia<br />

in uno stile completamente nuovo.<br />

Maria Dolores Lamas, analista del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Private Banking<br />

3 Trovate altre recensioni nel Financial Bookshelf al sito www.cspb.com<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 43


AKTUELL<br />

Gli sportivi di punta e gli artisti hanno<br />

veramente bisogno di una consulenza<br />

speciale? «Sì, perché la loro carriera ha<br />

particolarità specifiche», afferma Daniel Dietrich,<br />

Managing Director del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

di Ginevra. «Sono persone che sovente<br />

riescono ad accumulare in breve tempo<br />

patrimoni considerevoli. Diversamente dagli<br />

usuali clienti del Private Banking, non<br />

dispongono di legami di lunga data con<br />

gestori patrimoniali o consulenti in investimenti<br />

e spesso mancano di know-how<br />

nelle questioni finanziarie».<br />

Al <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> di Ginevra sono circa<br />

una dozzina le persone che si occupano<br />

di prodotti patrimoniali e assicurativi confezionati<br />

espressamente per questo segmento<br />

di clientela. «In collaborazione con la<br />

Interbroke Ltd., uno dei maggiori broker<br />

della rinomata assicurazione londinese<br />

Lloyd’s, offriamo un’intera gamma di assicurazioni<br />

speciali. Tra queste si contano<br />

l’assicurazione per la disdetta di contratti<br />

di sponsorizzazione, per la perdita di premi<br />

di partenza e di vincita, per la perdita di<br />

guadagno in caso d’invalidità».<br />

44 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Da quando nel 1997 Daniel Dietrich sviluppò<br />

l’idea di creare uno sportello preposto alla<br />

cura delle relazioni con personalità del mondo<br />

dello sport e dello spettacolo, Henri<br />

Berchtold, oltre a dirigere il servizio, si’impegna<br />

con risultati molto soddisfacenti a tessere<br />

la rete di relazioni con avvocati, agenti,<br />

fiduciari, allenatori, sportivi e persone attive<br />

nello show business. Grazie ai suoi sforzi,<br />

oggi lo Sport and Entertainment Desk è radicato<br />

anche a Ginevra. «I contatti sono<br />

l’essenziale; si deve però essere credibili e<br />

mantenere le promesse». Questa credibilità<br />

è determinata d’un canto dalle dimensioni<br />

del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, dall’altro dai prodotti.<br />

«Inoltre due dei miei collaboratori provengono<br />

dalla scena sportiva, un altro è stato<br />

psicoterapeuta di sportivi e un terzo gode<br />

di contatti con il mondo sportivo anglofono».<br />

Ma non è tutto. Henri Berchtold conosce<br />

personalmente ognuno dei suoi circa<br />

cento clienti ed è attento alle loro necessità<br />

in ogni momento. «E quando dico in<br />

ogni momento, lo intendo davvero. Può capitare<br />

che uno sportivo mi telefoni nel bel<br />

mezzo della notte perché partecipa a una<br />

Henri Berchtold (a sinistra)<br />

e Daniel Dietrich offrono<br />

soluzioni ad hoc a clienti dalle<br />

esigenze particolari.<br />

Incursione all’interno della banca<br />

«La chiave del nostro successo è la credibilità»<br />

Alcuni sono famosi, altri meno; certi all’apice della carriera, certi a riposo. Ma una cosa li accomuna: sono<br />

tutti clienti di Henri Berchtold. Responsabile dello Sport and Entertainment Desk, Berchtold cura la consulenza<br />

di sportivi d’élite e di personaggi di spicco nell’ambiente dello spettacolo. Marcus Balogh, redazione Bulletin<br />

gara all’altro capo del mondo e lì sono le 3<br />

del pomeriggio. Per lui non si tratta di una<br />

telefonata in banca, ma di un colloquio amichevole».<br />

Henri Berchtold stabilisce i contatti preferibilmente<br />

già agli albori di una carriera.<br />

Questo modo di procedere gli permette di<br />

instaurare una relazione di qualità e di impostare<br />

con largo anticipo la pianificazione<br />

finanziaria e professionale per gli anni successivi<br />

al periodo d’attività. Ciò spiega anche<br />

il perché delle grandi disparità finanziarie<br />

esistenti tra i suoi clienti. «Alcuni possiedono<br />

ancora pochi soldi, ma hanno grandi<br />

potenzialità; altri dispongono già di un vasto<br />

patrimonio». Indipendentemente da ciò,<br />

tutti vanno seguiti in modo personalizzato.<br />

«Se non soddisfiamo il cliente quando si<br />

trova ai primi gradini della carriera, tanto<br />

meno saremo in grado di farlo quando avrà<br />

raggiunto il culmine del successo. Inoltre,<br />

buona parte dell’acquisizione clientela si<br />

basa sul passaparola. Come detto, tutto<br />

ruota attorno alle relazioni personali: non<br />

Stollenwerk<br />

mi stupirei se la fattura del mio cellulare<br />

Martin<br />

fosse la più salata di tutto il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>». ❙ Foto:


Foto: Patrick Coughlin/Stone, Antonio Mo/Taxi, Alan Powdrill/Taxi, ©Tobias Everke/Swiss Press<br />

emagazine<br />

Il nostro know-how a portata di clic: http://www.credit-suisse.com/bulletin<br />

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p tutte le edizioni del Bulletin degli ultimi cinque anni<br />

Online nel mese di febbraio:<br />

Investimenti<br />

Oro: una miniera d’oro per gli investitori?<br />

Dopo il record negativo dell’estate 1999, la fiducia nei confronti dell’oro è sostanzialmente<br />

migliorata. I timori legati al terrorismo, gli eccessi sui mercati azionari e i problemi di «corporate<br />

governance» hanno riproposto il metallo giallo nel ruolo di porto sicuro. Negli ultimi<br />

mesi le quotazioni dell’oro hanno registrato un’impennata. Quali sono le prospettive? Intervista<br />

video con Beat Schumacher, economista del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>.<br />

Denaro e carriera<br />

Il buon governo si può imparare<br />

In questi tempi difficili è fondamentale poter contare su manager validi. «La capacità di condurre<br />

non dipende solo dal talento, essa può essere appresa», afferma il professor Fredmund<br />

Malik dell’Università di San Gallo. Malik ha partecipato a un forum online del <strong>Credit</strong><br />

<strong>Suisse</strong>, durante il quale gli è stato ad esempio chiesto: «Cosa ne pensa del concetto ‹manage<br />

your manager›?» – «La formazione di manager migliori è responsabilità dei dipendenti?»<br />

Economia svizzera<br />

Opportuni gli investimenti in case plurifamiliari<br />

Il nuovo studio del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> sul mercato edilizio mostra le opportunità e i rischi degli investimenti<br />

immobiliari diretti o indiretti e offre numerosi supporti decisionali. Nel 2003 saranno<br />

costruite solo 10 000 case unifamiliari, mentre nel 1999 il loro numero era del 30 per<br />

cento superiore. Cosa significa per l’investitore? Quali sono i risvolti della diminuzione di<br />

30 000 occupati in ufficio sui prezzi delle superfici ad uso ufficio?<br />

Cultura<br />

Maximilian Schell: una star con spirito familiare<br />

Recentemente abbiamo presentato le sorelle Katja e Marielle Labèque. Un’altro illustre<br />

binomio di una stessa famiglia attivo a livello culturale è formato da Maximilian Schell e dalla<br />

sorella Maria. Nel colloquio, l’attore e regista ha mostrato di possedere un grande spirito<br />

familiare. A suo dire gli ingredienti del suo successo sono tre: avere fortuna, seguire le leggi<br />

non scritte di Hollywood ed essere consapevoli della fugacità della propria fama.<br />

ATTUALITÀ<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 45


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Foto: Martin Stollenwerk<br />

Wealth management<br />

Opportunità e rischi nel 2003<br />

Le previsioni sull’andamento del 2003 sono assai disparate, come<br />

dimostrano le posizioni molto contrastanti sostenute da economisti<br />

rinomati. Prevalgono tre scenari:<br />

I<br />

I manager affrontano con efficacia e fermezza il problema dell’alta<br />

capacità inutilizzata e degli utili aziendali insufficienti. La fiducia<br />

risale lentamente la china consolidando le prospettive sulla congiuntura.<br />

L’incertezza sull’esito della crisi irachena diminuisce e, conseguentemente<br />

al cambiamento di umore, i mercati azionari rialzano la testa.<br />

II<br />

L’abbattimento del debito e gli accantonamenti volti a chiudere<br />

le falle di molti istituti di previdenza riducono le entrate di imprese e<br />

famiglie. La diminuzione delle capacità e dei posti di lavoro deprimono<br />

la fiducia dei consumatori e i prezzi immobiliari. La mancata risoluzione<br />

rapida della questione irachena zavorra la fiducia degli investitori. I mercati<br />

azionari si indeboliscono e i corsi dei titoli di Stato rimangono a<br />

livelli elevati.<br />

III<br />

Le crescenti lacune di copertura di molti piani pensionistici<br />

generano un inasprimento delle norme di bilancio, le quali pesano<br />

durevolmente sugli utili aziendali. Nonostante la debolezza della congiuntura,<br />

il livello dei tassi sale a causa dell’aumento del debito pubblico,<br />

del caro-petrolio e della politica monetaria espansiva degli ultimi anni.<br />

La fiducia degli investitori scende ulteriormente. La discesa delle<br />

quotazioni, oltre ai listini azionari, coinvolge pure i mercati dei bond.<br />

Quali prospettive?<br />

Oggi il rendimento reale degli investimenti sul mercato monetario<br />

è già negativo! Nell’azionario riteniamo che i rischi prevalgano sulle<br />

opportunità. Quest’anno i mercati obbligazionari dovrebbero superare il<br />

punto massimo. Le migliori prospettive provengono dagli investimenti<br />

alternativi e dai prodotti finanziari strutturati in modo intelligente.<br />

Burkhard Varnholt Head Financial Products<br />

Strategy<br />

48 Strategie d’investimento<br />

Gli esperti del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> rivelano<br />

le loro valutazioni sullo scenario<br />

congiunturale e sui settori monete,<br />

obbligazioni, azioni e investimenti<br />

alternativi.<br />

55 Consiglio d’investimento<br />

In dicembre, il Global Investment<br />

Program ha contrastato abbastanza<br />

bene le avversità del mercato.<br />

Topics<br />

56 Rischi fantasma<br />

I rischi difficilmente calcolabili<br />

pongono i fornitori di servizi finanziari<br />

di fronte a nuove sfide.<br />

60 Compagnie aeree a basso costo<br />

Il settore delle compagnie low cost<br />

è in espansione; in Europa esso<br />

mina le strutture tradizionali.<br />

63 Concessione di crediti<br />

Il nuovo accordo sui requisiti<br />

patrimoniali «Basilea II» ha<br />

conseguenze per le PMI.<br />

66 Mercato immobiliare USA<br />

Malgrado tutte le cassandre, il<br />

mercato immobiliare americano<br />

non si trova sull’orlo del precipizio.<br />

69 Azioni<br />

L’attuale debolezza dei listini<br />

azionari conferisce nuovo appeal<br />

al rendimento da dividendi.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 47


Previsioni<br />

Eurotassi (3 mesi)<br />

Fine 2002 attuale 16.1.2003 3 mesi1 12 mesi1 USA 1,4 1,4 1,4 2,2<br />

UEM 2,9 2,8 2,4 2,6<br />

GB 4,0 4,0 4,0 4,5<br />

Giappone 0,1 0,1 0,1 0,1<br />

Svizzera 0,6 0,6 0,8 1,2<br />

Rendimenti dei titoli di Stato (10 anni)<br />

USA 3,8 4,2 3,9 4,6<br />

UEM 4,2 4,3 4,3 4,6<br />

GB 4,4 4,5 4,5 4,8<br />

Giappone 0,9 0,9 0,9 1,0<br />

Svizzera 2,2 2,4 2,3 2,8<br />

Tassi di cambio<br />

USD/EUR 1,05 1,05 1,05 1<br />

JPY/USD 118,79 119,35 120,0 128,0<br />

CHF/EUR 1,45 1,46 1,46 1,47<br />

CHF/USD 1,38 1,39 1,39 1,47<br />

CHF/GBP 2,23 2,22 2,28 2,26<br />

Crescita economica<br />

(Variazione del PIL rispetto all’anno precedente) 2001 attuale 2002 1 2003 1<br />

USA 0,3 3,2 (T3/02) 2,4 2,2<br />

UEM 1,5 0,8 (T3/02) 0,7 1,5<br />

GB 2,0 2,1 (T3/02) 1,7 2,0<br />

Giappone 0,3 1,5 (T3/02) –0,9 0,7<br />

Svizzera 0,9 0,6 (T3/02) 0 1,2<br />

Indici azionari<br />

Asset allocation strategica in CHF<br />

20<br />

35<br />

10<br />

35<br />

48 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Fine 2001 14.1.2003 12 mesi 2<br />

USA S&P 500 1148,08 931,66 0<br />

Giappone TOPIX 1032,14 845,90 –<br />

Hong Kong Hangseng 11397,21 9796,31 0<br />

Germania DAX 5160,10 3098,72 0<br />

Francia CAC 40 4624,58 3174,03 0<br />

Gran Bretagna FTSE 100 5217,40 3945,60 0<br />

Italia BCI 1433,36 1139,42 0<br />

Spagna General 824,40 682,16 0<br />

Paesi Bassi AEX 506,78 335,15 0<br />

Svizzera SMI 6417,80 4965,30 0<br />

1 Previsioni 2 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer<br />

Bilanciata<br />

Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Totale<br />

Svizzera 10,0 35,0 15,0 60,0<br />

Europa (euro) 3,5 3,5<br />

Europa (senza UEM) 2,0 2,0<br />

America del Nord 13,0 13,0<br />

Asia 1,5 1,5<br />

Misto 20,0 20,0<br />

Totale 10,0 35,0 35,0 20,0<br />

Nella rivista elettronica emagazine del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> trovate una nutrita serie di dati e informazioni su temi economici: www.credit-suisse.com/emagazine


Foto: Martin Stollenwerk<br />

Congiuntura<br />

Congiuntura mondiale rilanciata dalla politica<br />

economica espansiva degli Stati Uniti?<br />

Beat Schumacher<br />

p Tocca nuovamente agli Stati Uniti<br />

assumere il ruolo di locomotiva<br />

dell’economia.<br />

p La crescita del consumo<br />

privato rimane per il momento<br />

su toni moderati.<br />

Recentemente il presidente Bush ha presentato<br />

un pacchetto di stimolo all’economia di<br />

670 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni.<br />

Le misure prevedono soprattutto sgravi fiscali.<br />

Se si considerano anche i tagli dei tassi<br />

pari a 525 punti base operati negli ultimi<br />

due anni, che hanno portato il tasso di riferimento<br />

al minimo storico dell’1,25 per cento,<br />

si può affermare che la politica economica<br />

degli USA non era mai stata così espansiva.<br />

Questi incentivi sono in contrasto con la situazione<br />

di Eurolandia, dove finora la Banca<br />

centrale europea non ha dimostrato altrettanta<br />

propensione ad abbassare i tassi, mentre<br />

i vincoli di Maastricht non lasciano spazio<br />

a una politica fiscale espansiva. Ancora una<br />

volta sono dunque gli Stati Uniti che si assumono<br />

il ruolo di locomotiva dell’economia.<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> prevede però che la dinamica<br />

della crescita dell’economia mondiale tarderà<br />

Dinamica economica negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone<br />

La ripresa tarda ancora<br />

Variazione semestrale in %<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

–2<br />

–4<br />

–6<br />

–8<br />

–10<br />

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002<br />

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY<br />

a imboccare la via del rialzo. Ciò è riconducibile<br />

alla perdita di fiducia dei consumatori e<br />

delle aziende, nonché allo smaltimento degli<br />

eccessi degli anni Novanta. La crescita del<br />

consumo privato rimarrà dapprima su toni<br />

moderati. I precedenti elementi di sostegno<br />

negli Stati Uniti (vendita di automobili e boom<br />

di rifinanziamenti in campo edilizio) perdono<br />

gradatamente la loro importanza, mentre su<br />

Eurolandia grava tuttora l’incertezza legata al<br />

mercato del lavoro. Negli investimenti delle<br />

imprese si rileva un certo consolidamento. Un<br />

rilancio non è però previsto prima del secondo<br />

semestre, in quanto lo sfruttamento delle<br />

capacità produttive rimane su livelli bassi. In<br />

caso di rapida soluzione del conflitto in Iraq si<br />

assisterebbe a un calo del prezzo del petrolio<br />

e a un miglioramento del clima generale. Unitamente<br />

al basso livello dei tassi ciò contribuirebbe<br />

a un sensibile rilancio dell’economia.<br />

Nei prossimi tempi non assisteremo a una rapida ripresa della dinamica economica dopo la sensibile<br />

flessione accusata negli ultimi mesi. È tuttora in atto il processo di smaltimento degli eccessi degli anni<br />

Novanta, mentre permane la crisi di fiducia di consumatori e imprese.<br />

Fonte: Datastream<br />

USA Europa Giappone<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 49


Azioni<br />

La borsa si risolleva solo a stento<br />

Bernhard Tschanz<br />

p Diversi segnali inducono a supporre<br />

che per le piazze borsistiche<br />

l’agognata inversione di tendenza<br />

potrebbe concretarsi a metà 2003.<br />

p Il rasserenamento delle prospettive<br />

congiunturali spinge a propendere per<br />

i titoli americani.<br />

50 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Nel 2002 abbiamo assistito per la terza volta<br />

consecutiva a un ridimensionamento generale<br />

degli indici azionari, tendenza che non si<br />

era più presentata dalla grande depressione<br />

degli anni 1929 –1933. E come se non bastasse:<br />

l’anno nuovo non sembra aver riportato<br />

il sereno sui mercati azionari, tuttora alle<br />

prese con i problemi di sempre. Gli elevati<br />

rischi politici e congiunturali, la debolezza del<br />

dollaro e il marcato aumento dei prezzi di oro<br />

e greggio non agevolano certo una ripresa rapida,<br />

significativa e duratura, ma inducono<br />

piuttosto a prevedere un’ulteriore e netta<br />

oscillazione degli indici anche nel primo semestre<br />

dell’anno in corso. Lo scenario della<br />

seconda metà del 2002 (luglio/agosto e<br />

ottobre/novembre) aveva infatti visto balzare<br />

in avanti di oltre il 20 per cento l’indice<br />

S&P 500, precedentemente corroso da ripetute<br />

correzioni.<br />

SMI, Euro Stoxx, S&P 500, Nasdaq<br />

Borse tuttora in flessione<br />

Dopo l’interminabile scivolone dello scorso anno, verso la fine del 2002 le borse hanno beneficiato di una<br />

breve boccata d’ossigeno. La tanto anelata ripresa delle piazze finanziarie potrebbe però farsi attendere<br />

fino a metà 2003.<br />

Punti dell’indice<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

2000<br />

Fonte: Datastream<br />

2001<br />

G FMA MGLA<br />

S O N D G FMA MG<br />

L A S O N D G FMA MG<br />

L A S O N D G<br />

SMI<br />

S&P 500 Composite<br />

Le aggressive scelte governative degli Stati<br />

Uniti, tradottesi in un forte allentamento<br />

della politica monetaria e fiscale, potrebbero<br />

tuttavia innescare la tanto sperata svolta sul<br />

fronte borsistico. È comunque poco probabile<br />

che la ripresa ripercorra a ritroso la curva<br />

del ribasso. Tenendo in considerazione i problemi<br />

strutturali tuttora irrisolti dell’economia<br />

mondiale e di molte imprese, il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

ipotizza un rendimento a una sola cifra, ma<br />

in terreno positivo. La previsione è tuttavia<br />

oscurata dall’incertezza sull’esito della crisi<br />

irachena. Per fugare ogni dubbio occorrerebbe<br />

una decisione politica convincente<br />

oppure un intervento militare rapido e vincente.<br />

Ambedue avrebbero il pregio di ridurre<br />

il prezzo del greggio e ridare vigore ai<br />

mercati finanziari, che a loro volta galvanizzerebbero<br />

la fiducia dei consumatori e con essa<br />

la crescita economica nel suo insieme.<br />

2002<br />

DJ Euro Stoxx 50<br />

Nasdaq Composite<br />

2003<br />

Foto: Martin Stollenwerk


Nonostante la valutazione della borsa USA<br />

sia nettamente più elevata delle piazze europee,<br />

il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> conferma la propria<br />

preferenza – perlomeno nei prossimi mesi –<br />

per i titoli statunitensi, sorretti da previsioni<br />

congiunturali più incoraggianti. La recente<br />

tendenza al ribasso del biglietto verde ha<br />

inoltre rafforzato la fiducia nella competitività<br />

delle aziende USA e i rispettivi potenziali<br />

di guadagno. L’esenzione fiscale della<br />

distribuzione del dividendo, oggetto di di-<br />

Europa Svizzera Nordamerica Giappone Asia escl. Giappone<br />

Paesi Francia Corea<br />

Thailandia<br />

Settori (livello locale) Approvvigionamento Tecnologia medica Salute, energia Salute Approvvigionamento<br />

Settori (livello globale)<br />

1<br />

Valori finanziari, industria Strumenti di precisione Trasporti<br />

Telecomunicazioni Automobili<br />

Comp. aeree/Trasporti (–) China Southern Airlines<br />

Automobili (0) Peugeot Nissan Motor<br />

Banche (0) Royal Bank of Scotland UBS Wells Fargo & Co Kookmin Bank<br />

Materie prime (0)<br />

Chimica (0) DSM Lonza Dow Chemicals<br />

Edilizia (0)<br />

Beni di consumo (0) The Swatch Group I Kao, Shiseido<br />

Energia (–) ENI Chevron Texaco<br />

Meccanica/ Lockheed Martin<br />

Elettrotecnica (0) Caterpillar<br />

Bevande (–)/Alimentari (0) Danone Nestlé N<br />

Tabacco (0)<br />

Assicurazioni (0) Generali Swiss Re<br />

Servizi IT/Software (0) SAP Microsoft<br />

Media (–)<br />

Salute (+) Aventis Serono Johnson & Johnson Takeda Chemical<br />

Carta e cellulosa (0)<br />

Centerpulse Amgen<br />

Immobili (0) Wharf Holdings Ltd.<br />

Commercio al dettaglio (–) Wal-Mart<br />

Tecnologia hardware (0) Canon, Sharp<br />

Semiconduttori (0) Samsung Electr.<br />

Attrezzature di tlc (+) Alcatel<br />

Fornitori di servizi di tlc (0) Tele Danmark (TDC) BellSouth<br />

Approvvigionamento (+) RWE Huaneng Power<br />

Altri (–)<br />

scussione, avrebbe a sua volta effetti positivi.<br />

Niente per contro è cambiato riguardo<br />

alla valutazione negativa della borsa nipponica.<br />

I settori difensivi come gli alimentari, le<br />

bevande o il tabacco denotano crescente<br />

difficoltà nel mantenere la buona performance<br />

relativa registrata sinora. Ciononostante,<br />

e visti i rischi suesposti, non dovrebbero<br />

essere trascurati. L’accento va<br />

posto sui comparti in espansione, in primis i<br />

Preferenze riguardo a paesi, settori e titoli<br />

Ora anche i settori difensivi si ritrovano tra gli scogli<br />

Anche i settori difensivi come alimentari, bevande o tabacco denotano crescente difficoltà<br />

nel mantenere la buona performance relativa registrata sinora.<br />

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY<br />

farmaceutici e la tecnologia medica (Pfizer,<br />

Aventis, Centerpulse). È tuttavia prematuro<br />

incrementare la quota dei ciclici in portafoglio.<br />

L’attenzione va concentrata sulla selezione<br />

di imprese dal cash-flow solido.<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> dà la preferenza alle azioni<br />

del settore carta (Stora Enso), chimica di<br />

specialità (Lonza, DSM), e software (Microsoft,<br />

SAP). Tra i finanziari vanno favorite le<br />

banche difensive come la Royal Bank of<br />

Scotland a scapito degli assicurativi.<br />

Fondi d’investimento consigliati: Mellon Asian Equity Pfl A USD, CS EF Global Pharma, Cordius Inv Euro Corp Bonds, ING (L) Renta Fd Corp USD P Cap<br />

Ulteriori fondi all’indirizzo www.fundlab.com<br />

1 Rispetto all’indice MSCI World: + Outperformer 0 Market performer – Underperformer<br />

Fonte: CSPB, situazione al 27.1.03<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 51


Obbligazioni<br />

Tra speranze di ripresa<br />

e venti di guerra<br />

Anja Hochberg<br />

p L’economia e i mercati finanziari<br />

aspettano che la crisi irachena<br />

si risolva.<br />

p L’inflazione tuttora a basso livello<br />

rafforza il mercato del reddito fisso.<br />

52 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

I mercati finanziari internazionali si lanciano<br />

nella corsa all’utile dell’anno appena iniziato<br />

da postazioni pressoché invariate. L’eventualità<br />

di un conflitto in Iraq continua infatti a<br />

pendere come una spada di Damocle sulla<br />

politica mondiale e sulla fiducia degli attori di<br />

mercato, decisiva per avviare i motori della<br />

congiuntura. Gli Stati Uniti in particolare fanno<br />

leva su incentivi di natura monetaria e fiscale<br />

al fine di migliorare le condizioni quadro.<br />

Tuttavia, soltanto una soluzione della crisi irachena<br />

permetterà all’economia a stelle e strisce<br />

di cavalcare l’onda della crescita. A prescindere<br />

dall’instaurarsi – una volta superata<br />

la crisi in Medio Oriente – di un’espansione<br />

regolare negli Stati Uniti, per i mesi a venire<br />

l’investitore obbligazionario non deve temere<br />

alcuna inversione di tendenza sul fronte dei<br />

tassi.<br />

I titoli del reddito fisso possono tuttora<br />

contare su condizioni favorevoli dettate dal<br />

basso livello dell’inflazione. Sebbene di natura<br />

prevalentemente ciclica, nei prossimi me-<br />

I tamburi di guerra tolgono vigore alla crescita<br />

Tassi a lunga ai minimi storici<br />

Sebbene la recessione statunitense sia stata bandita, i tassi non si sbloccano. Nei mesi a venire<br />

la pressione sui tassi sarà azzerata da timori politici, congiuntura fiacca e inflazione a basso livello.<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Rendimento dei titoli di Stato decennali in %<br />

Fonte: Bloomberg<br />

1995<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

1996<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

1997<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

1998<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

si l’effetto distensivo di un rincaro ai minimi<br />

godrà dell’appoggio di una politica monetaria<br />

espansiva messa in atto dai principali istituti<br />

d’emissione.<br />

Ulteriore spazio di manovra<br />

Di fronte alla fragilità della situazione geopolitica<br />

e a una congiuntura invero zoppicante,<br />

la Fed confermerà la propria politica espansiva<br />

e aspetterà il ritorno della stabilità economica<br />

per stringere i cordoni monetari. La<br />

Banca centrale europea dispone di un margine<br />

di riduzione addirittura maggiore. La congiuntura<br />

interna tuttora in apnea – che agita<br />

gli animi specialmente in Germania – e i tassi<br />

d’inflazione che rientreranno ben presto<br />

nella fascia mirata della BCE dovrebbero tradursi<br />

già nei prossimi mesi in una riduzione<br />

dei tassi a un minimo storico. Sino a inizio<br />

estate le incertezze politico-economiche saranno<br />

pertanto accompagnate da un movimento<br />

dei tassi d’interesse tendenzialmente<br />

ondivago.<br />

01.09.<br />

1999<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

USA Germania<br />

Svizzera<br />

2000<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

2001<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

2002<br />

01.01.<br />

01.05.<br />

01.09.<br />

01.01. 2003


Foto: Martin Stollenwerk<br />

Monete<br />

Il conflitto iracheno spinge<br />

il franco al rialzo<br />

Marcus Hettinger<br />

p La crisi irachena ha irrobustito il<br />

franco svizzero, che segna un livello<br />

ineguagliato dal maggio del 1999.<br />

p L’attrattivo livello dei tassi e la solida<br />

crescita economica favoriscono le<br />

monete dell’area del dollaro.<br />

L’indebolimento accusato lo scorso mese di<br />

novembre dal franco svizzero è stato di breve<br />

durata: l’aggravarsi dei rischi geopolitici e il<br />

fantasma di un possibile intervento militare in<br />

Iraq hanno infatti riportato alla ribalta il suo<br />

tradizionale ruolo di porto sicuro. L’irrobustimento<br />

della divisa elvetica mitiga le ripercussioni<br />

del caro-petrolio, incidendo positivamente<br />

sull’andamento dell’inflazione. Il rovescio<br />

della medaglia si presenta frattanto in<br />

una perdita di competitività dei settori votati<br />

all’export (ad esempio il turismo). Considerato<br />

che i mercati scontano sin d’ora l’eventualità<br />

di un attacco all’Iraq, il potenziale rialzista<br />

dovrebbe essere assai limitato, anche se<br />

l’evoluzione futura del corso di cambio rimane<br />

in balia dei venti di guerra. A mo’ di paragone<br />

è interessante ripercorrere i movimenti<br />

del franco svizzero durante la guerra del Golfo<br />

degli anni Novanta. Come evidenziato dal<br />

grafico, non appena il mercato si era sinto-<br />

I cicli storici del franco svizzero<br />

Il franco svizzero è per tradizione un porto sicuro<br />

Indice (419 giorni prima dell’intervento militare = 100)<br />

110<br />

L’Iraq occupa il Kuwait<br />

2.8.90<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

80<br />

75<br />

70<br />

–419<br />

–359<br />

–299<br />

–239<br />

–179<br />

–119<br />

CHF/USD ciclo 1990/91<br />

CHF/USD ciclo 2002/03<br />

–59<br />

Ha inizio l’attacco aereo<br />

17.1.91<br />

1<br />

61<br />

121<br />

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY<br />

nizzato su un esito positivo del conflitto, il<br />

franco aveva accusato una netta flessione.<br />

Un andamento diametralmente opposto è<br />

invece atteso per il biglietto verde, che dovrebbe<br />

tra l’altro accusare il peso di un basso<br />

livello dei tassi accompagnato da previsioni di<br />

crescita tutt’altro che univoche. La situazione<br />

oltreoceano non dovrebbe tuttavia indurre<br />

a credere che l’area dell’euro sia baciata dal<br />

sole, anzi. L’esiguo spazio di manovra della<br />

politica fiscale e una propensione al consumo<br />

infiacchita dall’elevata disoccupazione freneranno<br />

infatti il ritmo della crescita. Da un<br />

simile contesto dovrebbero uscire vincenti<br />

le monete che registrano un differenziale sui<br />

tassi positivo rispetto al dollaro americano<br />

e una crescita economica complessivamente<br />

robusta. In tale categoria si annoverano le<br />

cosiddette «monete delle materie prime»,<br />

vale a dire il dollaro australiano, quello neozelandese<br />

e quello canadese.<br />

Ricalcando l’andamento del 1991, anche nell’attuale situazione di fragilità geopolitica il franco svizzero ha<br />

guadagnato terreno. L’intervento militare del 1991 frenò tuttavia il suo rialzo nel giro di pochi mesi.<br />

181<br />

241<br />

301<br />

Giorni<br />

Fonte: Bloomberg, CSPB<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 53


Investimenti alternativi<br />

Gli hedge fund sanno trarre<br />

vantaggio dall’incertezza<br />

Patrick Husistein<br />

p Per gli hedge fund il primo trimestre<br />

si prospetta all’insegna di una ripresa<br />

cauta e instabile.<br />

p La performance dei fondi long/short<br />

equity riprenderà lentamente fiato nel<br />

corso del primo semestre.<br />

54 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Per molti investitori e manager il 2002 rimarrà<br />

nella memoria come un anno da dimenticare,<br />

un anno che ha polverizzato gran parte dei<br />

patrimoni investiti e in cui il susseguirsi di<br />

notizie spiacevoli ha rotto molte uova nel<br />

paniere. Anche un numero non indifferente<br />

di gestori di hedge fund ha dovuto fronteggiare<br />

dodici mesi di asperità, relativizzate solo<br />

sul finale dai recuperi segnati in novembre<br />

e dicembre. Rispetto ai tradizionali indici azionari<br />

la maggior parte degli hedge fund ha<br />

tuttavia saputo conservare il capitale investito,<br />

ottenendo addirittura – nel caso di singole<br />

strategie – rendimenti a due cifre. Come<br />

per la gestione degli strumenti di collocamento<br />

tradizionali, nel primo trimestre dell’anno<br />

anche i gestori di hedge fund saranno<br />

influenzati dalla situazione in Medio Oriente<br />

e dai suoi possibili risvolti. Un punto di forza<br />

che contraddistingue questi ultimi e li differenzia<br />

dai gestori di investimenti tradizionali è<br />

forse proprio la capacità di saper trarre vantaggio<br />

da tali insicurezze. In linea generale,<br />

Performance delle strategie legate agli hedge fund<br />

Uno sprazzo di sole si insinua a fine anno 2002<br />

Nella media annua, grazie agli eccezionali risultati di novembre e dicembre la maggior parte degli hedge<br />

fund ha potuto mantenere o addirittura incrementare il capitale investito.<br />

Managed Futures<br />

Long/Short<br />

Global Macro<br />

Fixed Inc Arb<br />

Event-Driven<br />

Equity Mkt Ntrl<br />

Emerging Markets<br />

Convertible Arbitrage<br />

CSFB/Tremont<br />

Hedge Fund Index<br />

in %<br />

–0,20 0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60 1,80<br />

Fonte: CSFB/Tremont Hedge Fund Index<br />

Rendimento medio mensile<br />

novembre – dicembre 2002<br />

nelle varie strategie è prevista un’ulteriore<br />

fase di ripresa, seppure fragile e assai eterogenea.<br />

Per la strategia long/short equity, la principale<br />

in termini di volume, si può nutrire un<br />

cauto ottimismo. Per risolversi positivamente<br />

il trimestre dovrà poggiare su un quadro di<br />

mercato stabile e su investitori orientati ai<br />

fondamentali. I mutamenti a breve delle condizioni<br />

di mercato celano le maggiori insidie.<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> prevede una crescita stabile<br />

a partire dalla seconda metà dell’anno.<br />

Un’ulteriore strategia ampiamente diffusa<br />

mira a conseguire profitti mediante la partecipazione<br />

ad aziende in difficoltà finanziarie<br />

(distressed securities). Pure in questo settore<br />

proseguirà la ripresa avviata nel quarto<br />

trimestre del 2002. Una minor volatilità,<br />

un miglioramento della situazione sul fronte<br />

del credito e una crescente domanda di<br />

capitale societario promettono rendimenti<br />

interessanti ai gestori che perseguono questa<br />

strategia.<br />

Rendimento medio mensile<br />

per il 2002


Foto: Martin Stollenwerk<br />

Suggerimento su come investire nel 2003<br />

«Con il Global Investment Program siamo<br />

posizionati in modo ottimale»<br />

Pascal Pernet, esperto in investimenti del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, si esprime per la prima<br />

volta sulla performance realizzata dal suo prodotto favorito per il 2003, il Global Investment<br />

Program (GIP). Daniel Huber, redazione Bulletin<br />

«Con il GIP, le principali decisioni<br />

sono delegate a professionisti esterni<br />

di grande esperienza.»<br />

Pascal Pernet, Financial Products<br />

Daniel Huber Qual è stato l’andamento registrato<br />

negli ultimi due mesi dal Global Investment<br />

Program, in breve GIP, lo strumento d’investimento<br />

da lei consigliato per quest’anno?<br />

Pascal Pernet Siamo soddisfatti. La performance<br />

delle varie strategie d’investimento<br />

del GIP si è situata al di sopra del<br />

benchmark.<br />

Se è stata migliore del benchmark significa<br />

che ha superato le categorie d’investimento<br />

tradizionali. Tuttavia, in termini assoluti, le<br />

unità del GIP stanno ottenendo un risultato<br />

negativo... In effetti, in termini assoluti siamo<br />

leggermente in territorio negativo, ma<br />

in questo contesto non bisognava attendersi<br />

un rendimento positivo. Ciononostante<br />

guardiamo al futuro con ottimismo.<br />

In base a quali elementi? Da un lato la<br />

strategia d’investimento adottata ha dimostrato<br />

una forte resistenza nei confronti delle<br />

peculiarità del mercato. D’altro canto con<br />

il GIP siamo posizionati in modo ottimale:<br />

manteniamo aperte diverse possibilità per<br />

trarre profitto dagli sviluppi che si stanno<br />

delineando sui mercati finanziari.<br />

E quali sarebbero? Riteniamo che nel primo<br />

semestre sui mercati azionari prevarrà nuovamente<br />

l’incertezza a causa della difficile<br />

situazione in Medio Oriente, e che solo in<br />

seguito assisteremo a un andamento positivo.<br />

Ciò significa che oggi, a inizio febbraio 2003,<br />

i mercati finanziari presuppongono che la<br />

guerra in Iraq avrà certamente luogo? Il modo<br />

in cui sono state posizionate le opzioni<br />

nelle ultime settimane fuga ogni dubbio in<br />

merito. Alcune rilevazioni indicano che i<br />

mercati azionari, in misura dell’80 per cento,<br />

danno per scontato che la guerra si farà<br />

e che durerà solo pochi mesi.<br />

E cosa succederà con il GIP se il conflitto<br />

non scoppierà? Ovviamente è auspicabile<br />

che l’ascia di guerra venga nuovamente<br />

sotterrata, sotto tutti i punti di vista. In alternativa<br />

al GIP, l’investitore ha la possibilità<br />

di gestire il portafoglio personalmente e<br />

quindi di prendere tutte le decisioni in auto-<br />

Performance relativa nel dicembre 2002<br />

GIP di marzo chiaramente superiore al benchmark<br />

GIP marzo Income<br />

Nel dicembre 2002 la tranche GIP Income ha chiaramente<br />

battuto l’indice di riferimento. Il buon<br />

risultato va ascritto soprattutto al miglior rendimento<br />

degli investimenti alternativi. La ponderazione di<br />

questi ultimi è situata, a seconda della strategia del<br />

GIP, fra il 21 e il 24 per cento.<br />

1<br />

0,5<br />

0<br />

–0,5<br />

–1<br />

–1,5<br />

–2<br />

–2,5<br />

–3<br />

in %<br />

Performance dicembre 2002:<br />

confronto tra GIP Income e benchmark<br />

CHF EUR USD<br />

Benchmark<br />

WEALTH MANAGEMENT STRATEGY<br />

nomia. Tendenzialmente, tuttavia, gli investitori<br />

privati arrivano sempre troppo tardi,<br />

in quanto dispongono di meno informazioni<br />

e sono meno vicini al mercato. Nel GIP,<br />

le principali decisioni d’investimento sono<br />

delegate a professionisti esterni.<br />

Supponiamo che la guerra scoppierà e che<br />

si protrarrà più a lungo di quanto previsto.<br />

Quali sarebbero le conseguenze per il GIP?<br />

In questo caso il nostro Comitato d’investimento<br />

deciderà su come modificarne<br />

la composizione e se ad esempio sarà opportuno<br />

o no ridurre la quota azionaria.<br />

È previsto il lancio di altre tranche di unità<br />

del GIP? In effetti, vista la grande richiesta,<br />

nel mese di marzo porteremo sul mercato<br />

un’altra tranche.<br />

GIP marzo Growth<br />

Nel mese di dicembre 2002, in un contesto di<br />

mercato difficile, il profilo Growth ha ottenuto un rendimento<br />

relativo positivo. Questa strategia presenta<br />

la quota azionaria più alta, situata fra il 39 e il<br />

41 per cento. Gli investimenti alternativi sono rappresentati<br />

con circa il 24 per cento.<br />

Performance dicembre 2002:<br />

confronto tra GIP Growth e benchmark<br />

1<br />

0<br />

–1<br />

–2<br />

–3<br />

–4<br />

–5<br />

–6<br />

–7<br />

in %<br />

CHF EUR USD<br />

Benchmark<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 55


In passato molte cose erano più semplici, i rischi erano meglio calcolabili<br />

Fra i rischi e i pericoli, da un lato, e lo stato evolutivo di una società e della sua economia,<br />

dall’altro, esiste un nesso. Se nella società preindustriale i rischi erano, per così dire,<br />

più «elementari», nella moderna società del rischio hanno assunto dimensioni difficilmente<br />

o per nulla prevedibili. Fonte: <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Economic & Policy Consulting, in base a Treibel<br />

Tipo predominante<br />

di rischio o pericolo<br />

Responsabilità<br />

Calcolabilità<br />

56 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Società preindustriale<br />

Catastrofi naturali,<br />

epidemie<br />

Supposta in presenza<br />

di potenze trascendentali<br />

Società industriale<br />

Incidenti di portata circoscritta<br />

causati dall’uomo<br />

(p. es. fabbriche)<br />

Imputabile<br />

Data<br />

(Rischio = entità del danno x probabilità di accadimento)<br />

Società del rischio<br />

Incidenti di portata illimitata<br />

causati dall’uomo<br />

Rischi fantasma<br />

Difficilmente imputabile<br />

Da dubbia a non data


Foto: Martin Barraud/Stone<br />

Il progresso cela anche dei rischi<br />

Il nostro attuale benessere poggia in gran<br />

parte sulle realizzazioni innovative portate a<br />

termine dalle generazioni precedenti. Ogni<br />

innovazione, tuttavia, comporta dei rischi.<br />

Spesso è il risultato di ricerche ed esperimenti<br />

scientifici. L’essere umano ha accettato<br />

per esempio una sfida, con le incognite<br />

ad essa legate, il giorno in cui ha deciso di<br />

ricavare campi di cereali da aree in cui cresceva<br />

solo erba o di addomesticare bestie<br />

selvatiche per farne animali domestici o da<br />

reddito. Partendo da microrganismi come i<br />

batteri e le muffe ha creato alimenti, medicinali<br />

o detersivi, sfruttando la forza idraulica<br />

ed eolica ha ottenuto energia o ha sfruttato<br />

a suo vantaggio le leggi della fisica per sviluppare<br />

imprese di trasporto. Per essere redditizie,<br />

le innovazioni devono confluire in prodotti<br />

e servizi di utilità. Maggiore tuttavia è il<br />

benessere, più elevati sono i rischi cui singolo<br />

individuo e società sono soggetti. Da qui<br />

l’esigenza, proporzionata alla posta in gioco,<br />

di beneficiare di una sicurezza adeguata alle<br />

circostanze. Esigenza che si traduce in un incremento,<br />

parallelo alla forza dell’economia,<br />

dei fondi destinati alle ricerche sui rischi,<br />

alla loro copertura (assicurazioni) e alla<br />

prevenzione dei sinistri. Le innovazioni tecnologiche<br />

risultano quindi idonee al mercato<br />

e di conseguenza «vendibili» solo se rispondenti<br />

nel contempo al concetto di sicurezza<br />

insito nella società.<br />

Il progresso tecnologico e le cognizioni<br />

naturalistiche schiudono nuovi orizzonti, influenzando<br />

lo spirito di un’epoca e le idee su<br />

determinati valori. Al pari di globalizzazione,<br />

deregulation e liberalizzazione, anche questo<br />

mutamento innesca processi di adattamen-<br />

to che nascondono nuove opportunità, ma<br />

anche pericoli. Né i processi di adattamento<br />

né le opportunità o i rischi insiti in essi o la<br />

loro ripartizione sui singoli individui si possono<br />

presagire con esattezza. Sia la società sia<br />

l’economia sono soggette al cosiddetto rischio<br />

di cambiamento. Quando non è possibile<br />

determinare con assoluta certezza (ma<br />

quanto è attendibile, in fondo, la certezza<br />

stessa?), bensì solo con una certa probabilità<br />

il concretizzarsi di opportunità e incognite<br />

legate a una decisione, un’azione o una<br />

novità e la loro portata, allora gli strumenti<br />

utilizzati in quel contesto non sono privi di<br />

rischi. Il discorso vale tanto per l’impiego di<br />

beni industriali e impianti di produzione, lo<br />

sfruttamento di energia, i trasporti via terra e<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

Il progresso tecnologico è intrinsecamente legato al rischio. Là dove l’entusiasmo per le conquiste della<br />

tecnica lascia il passo a esitazioni e scetticismo si innesca il fenomeno dei cosiddetti rischi fantasma. Pochi<br />

indizi sono sufficienti a provocare conseguenze imprevedibili. Cesare Ravara e Thomas Enz, Economic & Policy Consulting<br />

3 Per più ampie informazioni sull’argomento si<br />

rinvia al numero 31 dell’Economic Briefing<br />

«Rischi fantasma – reali e rilevanti», pubblicato<br />

al sito www.credit-suisse.com/shop, rubrica<br />

«Economics»<br />

via aerea e l’industria chimica e farmaceutica,<br />

quanto per la costituzione di zone ad<br />

alta concentrazione ed elevato potenziale di<br />

vulnerabilità o il propagarsi della civiltà in<br />

aree a rischio.<br />

Occhi puntati sulla biotecnologia<br />

Nella biotecnologia le caratteristiche e le attitudini<br />

biologiche dei microrganismi sono<br />

oggetto di studio di varie discipline naturalistiche,<br />

fra le quali l’ingegneria genetica.<br />

Essa analizza, scompone e modifica scientemente<br />

le sostanze ereditarie degli organismi,<br />

creando nuove variazioni genetiche a<br />

beneficio dell’essere umano. Nonostante<br />

alcuni punti in comune a livello di diagnostica<br />

prenatale, non bisogna confondere<br />

I rischi di cambiamento fanno parte dell’attività bancaria e assicurativa<br />

Le assicurazioni coprono sinistri provocati da eventi imprevisti, ma calcolabili, consen-<br />

tendo ad aziende e privati di adottare decisioni con un margine di rischio. Prendendo in<br />

consegna i risparmi dei clienti e concedendo crediti, le banche si assumono dei rischi legati<br />

alle modifiche dei tassi di interesse, ai crediti e alle perdite di interessi. Grazie a una<br />

serie di servizi tra cui la consulenza finanziaria, la gestione patrimoniale, l’emissione di<br />

titoli e le operazioni in titoli di credito e valuta, le banche forniscono un importantissimo<br />

contributo all’ottimizzazione dell’impiego di capitali.<br />

Banche e assicurazioni, così come investitori privati e istituzionali, diversificano il portafoglio<br />

di investimenti e attività in base ai loro specifici obiettivi di rendimento e alla loro<br />

propensione al rischio. Il rendimento atteso di un investimento è legato al valore stimato<br />

attuale dei futuri flussi di pagamenti esenti da rischi. Questi ultimi non sono soggetti<br />

unicamente all’evoluzione degli scenari economici, ma anche ai rischi di cambiamento in<br />

seno alla società, cui si è accennato. Questa coscienza della sicurezza sfocia per esempio<br />

nelle norme imposte alle banche dalle autorità di vigilanza relative all’accantonamento<br />

di fondi di riserva, nell’ampliamento della protezione dei consumatori, nell’estensione<br />

della responsabilità civile o nell’incremento delle cause collettive. Il modo di ridefinire un<br />

rischio o di valutarlo secondo un’ottica diversa con il passare del tempo e l’atteggiamento<br />

predominante della società nei confronti delle innovazioni possono avere conseguenze<br />

pratiche sulla politica, l’impiego e il rendimento delle risorse. Per le banche, le assicurazioni<br />

e i loro clienti si tratta di elementi fondamentali che ne condizionano le decisioni.<br />

I rischi legati ai cambiamenti sociali fanno parte delle incognite con cui banche, assicurazioni<br />

e investitori devono convivere.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 57


ingegneria genetica e medicina della riproduzione.<br />

Oggi le scoperte effettuate nel campo<br />

della biotecnologia e dell’ingegneria genetica<br />

vengono sfruttate ad esempio per la produzione<br />

di detersivi, sostanze coloranti, plastica,<br />

carta, cosmetici, medicinali e generi<br />

alimentari, anche se in quest’ultimo caso il<br />

loro impiego viene in parte avversato. L’ingegneria<br />

genetica in particolare rappresenta<br />

a livello politico una vera e propria polveriera,<br />

perché osa avvicinarsi a settori estremamente<br />

sensibili, in cui ogni accenno o intrusione<br />

viene percepito di per sé dall’opinione<br />

pubblica come un attacco alla dignità della<br />

persona. Nell’ambito del confronto sull’ingegneria<br />

genetica si intrecciano anche elementi<br />

di discussione che potremmo definire<br />

«fuorvianti». L’opinione pubblica in generale<br />

accoglie una novità con scetticismo, dubitando<br />

del suo aspetto positivo e reagisce ad<br />

essa emotivamente. Sul suo giudizio finiscono<br />

con il pesare gli abusi sull’ingegneria genetica<br />

o gli scandali sui generi alimentari che<br />

nulla hanno a che vedere con l’ingegneria<br />

genetica stessa, o le esperienze negative<br />

avute con dei farmaci o l’alta tecnologia in<br />

generale. L’utilità e i vantaggi che scaturi-<br />

58 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«I rischi suscitano scetticismo,<br />

che a sua volta può<br />

ostacolare il progresso.»<br />

Cesare Ravara (a sinistra) e Thomas Enz,<br />

Economic & Policy Consulting<br />

scono dal progresso vengono così parzialmente<br />

oscurati.<br />

Lo scetticismo nei confronti dell’ingegneria<br />

genetica viene altresì suscitato da relazioni<br />

complesse, differenze di vedute tra gli<br />

esperti e, in parte, dalla mancanza di studi<br />

Il rischio è un costrutto sociale<br />

Il dibattito sui rischi fa parte del processo politico. La consapevolezza del rischio si modifica con il mutare<br />

dei valori della società. I mass media possono influenzare in modo determinante la capacità e il modo<br />

di collegare un evento o un fenomeno a un rischio. Fonte: <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, in base a Meier/Slembeck<br />

Mass media<br />

Sviluppo tecnologico<br />

e naturalistico<br />

Sviluppo economico<br />

e livello di benessere<br />

Mutamento dei valori sociali<br />

Piano individuale<br />

Insicurezza<br />

Filtro<br />

Origine dei problemi<br />

approfonditi sul nesso fra causa ed effetto,<br />

lamentata anche dagli specialisti del settore.<br />

Tale scetticismo viene in seguito alimentato<br />

dal modo in cui i singoli individui vengono<br />

coinvolti (o ritengono di esserlo) dalle opportunità<br />

e le incognite insite nell’ingegneria<br />

genetica e da come essi recepiscono tale<br />

coinvolgimento. Fattori determinanti per il<br />

verificarsi di entrambi i fenomeni possono<br />

essere ad esempio la paura legata a un<br />

rischio ipotetico, la probabilità che questo rischio<br />

si concretizzi e il fatto che esso venga<br />

assunto volontariamente o meno. Per migliorare<br />

l’accettazione nei confronti dell’ingegneria<br />

genetica è necessario riuscire a<br />

rinsaldare la fiducia tra consumatori, industria,<br />

scienza e legislazione. Senza questa fiducia<br />

c’è il rischio che l’opinione pubblica si<br />

opponga allo sviluppo anche qualora esso<br />

comporti unicamente dei rischi ipotetici.<br />

Ogni rischio che si accetta di correre<br />

nasconde opportunità e incognite. Sino a<br />

quando non esiste chiarezza sulla causa che<br />

ha determinato un sinistro non è possibile<br />

calcolare il rischio di responsabilità. Lo scetticismo<br />

che ne scaturisce è un freno al<br />

progresso. Per questo la scienza cerca di<br />

creare dei presupposti che consentano di va-<br />

Piano collettivo<br />

= processo economico<br />

Filtro agenda setting<br />

Decisioni politiche e misure regolatorie<br />

Foto: Martin Stollenwerk, Martin Barraud/Stone


Ingegneria genetica: chi vuole<br />

che cosa<br />

L’economia vuole:<br />

p saperne di più su malattie sinora<br />

poco studiate<br />

p nuovi farmaci, vaccini e terapie<br />

p nuovi strumenti e possibilità<br />

di diagnosi<br />

p prodotti biologici al posto di quelli<br />

chimici in agricoltura<br />

p sfruttare basi di ricerca scientifica in<br />

parte fra le migliori al mondo<br />

L’economia non vuole:<br />

p allevamenti di esseri umani<br />

p aborti dovuti a esigenze di allevamento<br />

p l’eugenetica<br />

p discriminazioni a causa di predisposizioni<br />

genetiche<br />

p l’aumento della produttività a discapito<br />

degli animali da reddito<br />

p la fertilità a ogni costo<br />

La Gen-Lex vuole:<br />

p limitare i possibili rischi dell’ingegneria<br />

genetica per l’uomo e l’ambiente<br />

p salvaguardare e sfruttare a lungo<br />

termine la molteplicità biologica<br />

p il rispetto della dignità della persona<br />

p salvaguardare peculiarità e modi di<br />

vivere specifici di ogni specie,<br />

come la riproduzione e il movimento<br />

p favorire la diffusione delle informazioni<br />

e il dibattito pubblico sull’ingegneria<br />

genetica<br />

p la responsabilità civile per i fabbricanti<br />

di prodotti geneticamente modificati<br />

p trasparenza<br />

lutare i rischi con la necessaria attendibilità.<br />

Nei criteri di valutazione dei rischi confluiscono<br />

il livello di conoscenze scientifiche attuale<br />

e – nonostante il tentativo di puntare<br />

alla massima obiettività – anche giudizi di valore<br />

di carattere economico e sociale. I dati<br />

che emergono dalle analisi sui rischi possono<br />

infatti essere in contraddizione con la percezione<br />

di tali rischi a livello sociale.<br />

Nel confronto politico sui vantaggi e le<br />

incognite dei rischi confluiscono sia giudizi<br />

scientifici sia le percezioni dei singoli interessati.<br />

Il rischio non è quindi unicamente<br />

una possibilità naturale, bensì un costrutto<br />

sociale che diviene oggetto di studio da<br />

parte dell’ingegneria e delle scienze naturalistiche<br />

da un lato e delle scienze sociali<br />

e della giurisprudenza dall’altro. Affrontare<br />

la tematica dei rischi contribuisce ad acquisire<br />

nuove conoscenze che permettono,<br />

per esempio, non solo un’ottimizzazione dal<br />

punto di vista tecnico dei procedimenti<br />

di prova, ma anche una nuova valutazione<br />

dei rischi da parte della scienza e della<br />

società.<br />

Quando i sospetti hanno conseguenze reali<br />

Un rischio valutabile sulla base di probabilità<br />

e valori empirici può essere corso con cognizione<br />

di causa, gestito o arginato grazie<br />

all’intervento di strumenti adeguati (prevenzione,<br />

diversificazione, polizze assicurative).<br />

Le assicurazioni non si accollano rischi, ma<br />

acquistano opzioni su sinistri che presentano<br />

una certa probabilità di accadimento. La<br />

mancanza di una copertura finanziaria non significa<br />

che il rischio non sussista. Se questo<br />

viene paventato senza che la sua presenza<br />

possa essere confutata o confermata in base<br />

alle conoscenze scientifiche del momento,<br />

allora sorge un fenomeno di incertezza<br />

che prende il nome di rischio fantasma.<br />

Esso affiora in particolare là dove l’euforia<br />

tecnologica della società industriale lascia il<br />

passo allo scetticismo e al dubbio. Il solo sospetto<br />

di un probabile sinistro può avere delle<br />

conseguenze reali.<br />

I rischi fantasma generano stati d’animo<br />

negativi. Si manifestano realmente attraverso<br />

paure, rifiuti (p. es. da parte dei consumatori),<br />

dibattiti, disturbi di salute che<br />

vengono loro imputati, leggi e normative che<br />

vengono emanate per farvi fronte e pretese<br />

di risarcimento danni. Il fatto che il benessere<br />

reclami maggiore sicurezza, una prevenzione<br />

più adeguata dei sinistri e una più<br />

precisa regolamentazione dei rapporti di responsabilità<br />

(termini di prescrizione, responsabilità<br />

causale, oggettiva o supposta) ha<br />

un’incidenza sia sui mezzi finanziari degli<br />

investitori privati e istituzionali sia sulle banche<br />

e le assicurazioni.<br />

Cesare Ravara<br />

Telefono 01 333 59 12, cesare.ravara@credit-suisse.com<br />

Thomas Enz<br />

Telefono 01 334 39 38, thomas.enz@credit-suisse.com<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

«Una copertura<br />

è sempre limitata»<br />

Jean-Claude Werz,<br />

Functional Department Property &<br />

Casualty, Winterthur Insurance<br />

Come definisce i rischi fantasma?<br />

Parliamo spesso di rischi evolutivi,<br />

la cui esistenza e/o ampiezza<br />

non sono ancora certe.<br />

Ma che, come ha dimostrato il<br />

caso dell’amianto, possono diventare<br />

in seguito assai concreti.<br />

Che cosa c’è di particolare<br />

in questo?<br />

In linea di massima non si può<br />

provare con certezza la causa di<br />

un sinistro già avvenuto o paventato;<br />

questo fatto complica<br />

un’analisi dei rischi. Può accadere<br />

inoltre che il sinistro si verifichi<br />

addirittura anni dopo<br />

l’evento oppure che il contesto<br />

giuridico e sociale al momento<br />

del sinistro sia nel frattempo<br />

mutato.<br />

Ci si può assicurare contro questo<br />

tipo di rischi?<br />

Fondamentalmente la responsabilità<br />

per i rischi evolutivi è<br />

assicurabile. Nel singolo caso<br />

la copertura dipende dallo sviluppo<br />

scientifico, dal numero e<br />

dall’entità dei sinistri previsti e<br />

dal contesto giuridico e sociopolitico.<br />

Come si autoassicura un’assicurazione?<br />

Quando si garantisce una copertura,<br />

questa è sempre limitata,<br />

sia per quel che riguarda la<br />

somma assicurata sia per quanto<br />

concerne il periodo di copertura.<br />

In simili casi seguiamo<br />

attentamente il confronto nei<br />

singoli settori, pronti ad adottare<br />

eventualmente restrizioni nella<br />

nostra politica e a limitare l’assunzione<br />

di rischi. (dhu)<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 59


Le compagnie low cost non hanno rivali<br />

Anche con una rigorosa gestione dei costi, le compagnie<br />

tradizionali, a causa della loro complessa struttura aziendale,<br />

non riescono a raggiungere il livello dei costi e l’efficienza<br />

delle compagnie a basso costo. Fonte: MS Research<br />

60 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Altre spese<br />

Leasing<br />

Ammortamento<br />

Spese di marketing e di vendita<br />

Tasse aeroportuali<br />

Manutenzione<br />

Carburante<br />

Risorse umane<br />

mio. di euro<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

13,37<br />

3,24<br />

12,52<br />

14,00<br />

28,05<br />

10,94<br />

16,72<br />

39,17<br />

British Airways<br />

Ryanair<br />

4,11<br />

5,32<br />

11,86<br />

2,38<br />

9,36<br />

7,05<br />

0,36<br />

1,11


Foto: Magnum/Martin Parr, Martin Stollenwerk<br />

Il nove percento dei passeggeri nei cieli<br />

d’Europa sceglie una compagnia aerea low<br />

cost. Si stima che, entro il 2012, la quota di<br />

mercato di questo segmento raggiungerà il<br />

30 percento del traffico aereo europeo. È<br />

tuttavia assai poco probabile che venga mai<br />

raggiunta una quota intorno al 50 percento,<br />

sia per via della capillarità delle reti ferroviarie<br />

ad alta velocità e delle reti autostradali, sia<br />

per considerazioni di tipo ecologico, sia a<br />

causa del monopolio esercitato dalle aerolinee<br />

tradizionali sulle rotte di connessione per<br />

voli transatlantici.<br />

Lo sviluppo delle quote di mercato passa<br />

piuttosto per l’ampliamento aggressivo<br />

dell’offerta. Ryanair e easyJet hanno previsto<br />

una crescita annua delle proprie capacità<br />

dell’ordine del 20–25 percento. Si è<br />

dimostrato che sempre più passeggeri sono<br />

senz’altro disposti a rinunciare, per percorsi<br />

brevi entro i confini europei, ai costosissimi<br />

servizi di alta qualità delle aviolinee<br />

tradizionali. Chi viaggia per diporto, con il<br />

lusso della flessibilità, ma anche l’uomo<br />

d’affari parsimonioso, sceglie sempre più<br />

spesso una linea low cost. L’attuale rallentamento<br />

congiunturale ha ulteriormente<br />

rafforzato questa tendenza sull’arco degli<br />

scorsi mesi.<br />

Buone opportunità di conquistare quote di<br />

mercato sono presenti sulle rotte principali –<br />

costosissime – con un flusso di passeggeri<br />

significativo, nonché sulle linee regionali<br />

scarsamente servite. Il mercato dei<br />

voli a basso costo è ormai ben radicato in<br />

Germania e Gran Bretagna; potenziale di<br />

espansione è presente soprattutto nei paesi<br />

scandinavi e dell’Est europeo. È assai<br />

probabile che nei prossimi anni vengano<br />

inaugurate numerose nuove rotte, specie<br />

da parte di Ryanair, generando una nuova<br />

concorrenza per le linee aeree tradizionali, ad<br />

esempio nei collegamenti tra Germania e<br />

Polonia. Sullo sfondo di una dinamica congiunturale<br />

che si dipinge a tinte fosche, la<br />

contrazione dei prezzi appare ormai come<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

Le compagnie a basso costo forzano<br />

le strutture tradizionali in Europa.<br />

Il boom delle linee low cost non conosce soste. Sempre più spesso le aerolinee operanti da lunga<br />

data sulla rete europea sono tenute in scacco dalla concorrenza a basso costo. D’altra parte,<br />

anche nel caso di queste ultime la pressione concorrenziale non tarderà ad aumentare in modo<br />

notevole. Oliver Schwarz, Investment Research<br />

«Elevata frequenza di volo<br />

e nuove rotte generano<br />

maggiore capacità.»<br />

Oliver Schwarz<br />

l’unica via d’uscita realistica per le linee aeree<br />

tradizionali onde evitare perdite troppo<br />

onerose di quote di mercato.<br />

Concorrenza in espansione<br />

Un mercato con elevato potenziale di crescita<br />

e solide prospettive di profitto esercita<br />

una forte attrattiva su nuovi concorrenti. Nel<br />

2002 irruppero sul mercato le nuove linee<br />

low cost Hapag-Llyod Express e German<br />

wings; per l’estate 2003 anche il secondo<br />

gruppo europeo del settore turistico, My-<br />

Travel, ha previsto il lancio di una propria<br />

flotta. Un tale mercato non mancherà certo<br />

di attirare nuovi vettori, con conseguente incremento<br />

della pressione concorrenziale.<br />

Lufthansa, ad esempio, si è strenuamente<br />

difesa da easyJet e Ryanair dotandosi<br />

di un’aviolinea propria da assegnare a voli<br />

low cost, la German wings per l’appunto, e<br />

riducendo i prezzi nelle fasce di bassa<br />

frequenza. L’ampliamento aggressivo delle<br />

capacità di alcuni concorrenti potrebbe<br />

condurre già a breve alla saturazione del<br />

mercato. Poiché anche le linee aeree tradi-<br />

Air France decolla<br />

Per il comparto delle aerolinee tradizionali, le condizioni di mercato rimangono sfavore-<br />

voli anche per l’anno in corso; si consiglia pertanto di continuare a sottopesare il settore.<br />

Considerati i suoi ritmi di espansione, il comparto dei voli a basso costo, in contrasto, promette<br />

solidi profitti anche nel 2003. Tuttavia i ragionevoli livelli di valutazione limitano il<br />

potenziale di incremento dei corsi delle azioni di Ryanair e easyJet, alle quali il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

attribuisce il rating hold.<br />

Air France rimane la beniamina del settore (rating: buy). La privatizzazione in corso (lo<br />

Stato intende ridurre la propria partecipazione dal 56 a meno del 20 percento) dota la compagnia<br />

di bandiera francese della libertà di manovra indispensabile all’implementazione<br />

di una strategia aziendale allineata su valori propri, che dovrebbe riflettersi favorevolmente<br />

nei risultati di esercizio venturi. L’efficiente aeroporto Charles de Gaulle e l’attrattiva<br />

della rete sono altrettanti vantaggi concorrenziali. In un raffronto settoriale, alle azioni<br />

Air France è attribuita una valutazione bassa.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 61


zionali scendono sempre più spesso in<br />

campo nella guerra dei prezzi, questi continueranno<br />

a perdere quota, riducendo ineluttabilmente<br />

i margini di profitto di tutte le<br />

imprese del settore. A media scadenza, i<br />

margini di profitto per l’esercizio di una compagnia<br />

a basso costo non dovrebbero superare<br />

il 10 percento.<br />

Costi contenuti abbinati a elevata produttività<br />

Il segreto del successo delle linee a basso<br />

costo risiede nel loro modello aziendale<br />

che si articola intorno a tre elementi essenziali:<br />

prodotto relativamente semplice<br />

(senza servizio a bordo), elevata produttività<br />

(tempi brevi per il trasbordo in aeroporti<br />

secondari, esclusivamente voli diretti)<br />

e costi di esercizio moderati (personale<br />

ridotto).<br />

L’irlandese Ryanair rimane in testa alla<br />

classifica di questo segmento in termini di<br />

contenimento delle spese. I costi di esercizio<br />

(fissi e variabili) per passeggero ammontano<br />

a 42 euro, contro i 138 di British<br />

Airways. Le maggiori economie sono effettuate<br />

sui fondi allocati alle risorse umane:<br />

poiché la Ryanair rinuncia ai regolari servizi a<br />

bordo e vende circa il 90 percento dei biglietti<br />

via Internet, necessita di assai meno personale<br />

di cabina e di vendita rispetto a una<br />

compagnia aerea tradizionale.<br />

La scelta sistematica di aeroporti secondari<br />

produce ulteriori notevoli vantaggi in termini<br />

di costo; essendo generalmente ubicati<br />

nella periferia suburbana delle grandi<br />

metropoli, questi prelevano tasse di decollo<br />

e atterraggio fino al 70 percento più a buon<br />

mercato. L’elevata produttività di Ryanair ge-<br />

Le grandi minacciano di fagocitare le piccole<br />

In un’ottica di risparmio, le linee a basso costo si limitano a gestire uno o due tipi di velivoli e<br />

scelgono aeroporti secondari che prelevano tasse poco elevate. Un’ulteriore concentrazione<br />

del mercato a lungo termine è comunque ineluttabile. Fonte: dati forniti dalle aziende, dati CS Group<br />

62 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

La concorrenza limita l’espansione<br />

Alla luce della saturazione del mercato pronosticata a lungo termine, la quota di mercato globale<br />

del segmento dei voli low cost si assesterà intorno al 30–35 percento. Fonte: MS Research, CS Group<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

quota percentuale del mercato europeo<br />

Flotta Destinazioni Principali Proprietario Quota di mercato<br />

aeroporti base nel low cost<br />

easyJet/Go 53 (B737) 35 London-Gatwick/-Luton/-Stansted Indipendente 44,6%<br />

Ryanair 41 (B737) 80 Dublino, London-Stansted, Hahn Indipendente 39,3%<br />

Buzz 10 (8 BAE146 + 2 B737) 22 London-Stansted KLM 4,5%<br />

Virgin Express 14 (B737) 15 Bruxelles Virgin Group 7,6%<br />

MyTravelLite 2 (A320) 7 Birmingham, Belfast MyTravel<br />

Hapag-Lloyd Express 8 (B737) 10 Colonia, Bonn TUI<br />

German Wings 5 (A319) 10 Colonia, Bonn Eurowings/Lufthansa 3,7%<br />

bmibaby 2 (B737) 22 Cardiff BMI<br />

Deutsche BA 16 (B737) 6 Berlino-Tegel British Airways<br />

Germania 20 (13 B737 + 7 MD82/83) 18 Colonia, Bonn Indipendente<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

nera poi economie di scala che si traducono<br />

in costi fissi contenuti. Ulteriori benefici scaturiscono<br />

da maggiore capienza di posti a<br />

sedere nei velivoli, standardizzazione della<br />

flotta, esternalizzazione della manutenzione,<br />

gestione snellita, nonché dal mancato pagamento<br />

di commissioni, ad esempio alle agenzie<br />

viaggi.<br />

Il consolidamento del settore è inesorabile<br />

L’inestinguibile pressione della concorrenza<br />

nonché il potenziale di crescita limitato del<br />

mercato dei voli a basso costo condurranno<br />

a medio termine ad una concentrazione di<br />

quest’ultimo. easyJet ha già inaugurato<br />

questa nuova fase con il rilevamento di Go,<br />

che l’ha fatta assurgere a leader del settore,<br />

accaparrandosi il 45 percento del mercato.<br />

Segue a ruota Ryanair con una quota<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

2011<br />

2012<br />

2013<br />

2014<br />

2015<br />

2016<br />

2017<br />

2018<br />

2019<br />

2020<br />

di circa il 40 percento. Un’altra compagnia<br />

che potrebbe diventare l’oggetto di un<br />

probabile rilevamento da parte di easyJet è<br />

la Deutsche BA, un’affiliata della British<br />

Airways. Appetiti di profitto potrebbero stimolare<br />

le attività di acquisizione negli anni a<br />

venire. Le compagnie low cost di recente<br />

fondazione che non lucrano profitti entro i<br />

termini previsti saranno spiazzate dalla concorrenza.<br />

A lungo termine in Europa prevarranno<br />

probabilmente solo due o tre compagnie;<br />

per le aviolinee regionali già insediate,<br />

che offrono esclusivamente collegamenti<br />

diretti, che non fanno capo ad alcuna convenzione<br />

e che operano senza sovvenzioni<br />

statali, le probabilità di sopravvivenza sono<br />

assai scarse.<br />

Oliver Schwarz<br />

Telefono 01 334 56 44, oliver.schwarz@credit-suisse.com<br />

Foto: Magnum/Peter Marlow, Peter Tillessen


WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

Il Nuovo Accordo di Basilea premia il<br />

management di qualità delle PMI<br />

Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria intende perfezionare le vigenti disposizioni sui requisiti di copertura<br />

dei crediti accordati con fondi propri delle banche. Quale impatto avrà sulle aziende svizzere questo ridisegno<br />

complessivo dell’attuale regolamentazione, conosciuto come «Basilea 2»? Manuel Rybach, Economic & Policy Consulting<br />

Basilea 2<br />

Primo pilastro<br />

Requisiti patrimoniali minimi<br />

p Rischio di credito (nuove<br />

metodologie di misurazione<br />

e valutazione)<br />

p Rischio di mercato<br />

(invariato)<br />

p Rischio operativo (nuovo)<br />

Secondo pilastro<br />

Supervisione a cura delle<br />

autorità di vigilanza<br />

Dopo il controllo prudenziale<br />

delle procedure bancarie interne<br />

e della dotazione di<br />

mezzi propri che ne risulta, le<br />

autorità di vigilanza nazionali<br />

possono richiedere una copertura<br />

più elevata.<br />

Terzo pilastro<br />

Disciplina di mercato<br />

Una maggiore trasparenza<br />

informativa, fra l’altro nel calcolo<br />

della dotazione di capitale<br />

proprio e nelle metodiche di<br />

valutazione dei rischi, è intesa<br />

a promuovere la disciplina di<br />

mercato.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 63


In Svizzera i crediti ricoprono un ruolo cruciale<br />

nel finanziamento del circuito economico.<br />

Diversamente da quanto accade ad esempio<br />

negli Stati Uniti, dove è prioritaria e più importante<br />

la raccolta di mezzi attraverso il canale<br />

del mercato dei capitali, nel nostro paese<br />

numerose piccole e medie imprese (PMI)<br />

si finanziano quasi esclusivamente facendo<br />

ricorso ai crediti bancari; l’intermediazione<br />

creditizia e di capitali rappresenta pertanto un<br />

comparto di attività tutt’altro che trascurabile<br />

per le banche elvetiche.<br />

Circa un terzo dei crediti erogati sul mercato<br />

nazionale è destinato a imprese private<br />

non finanziarie, di cui il 90 per cento circa è<br />

assorbito appunto da PMI. Queste aziende<br />

non sono soltanto una locomotiva essenziale<br />

del treno della crescita, bensì anche – con<br />

una quota di pressappoco il 70 per cento all’occupazione<br />

complessiva – un importante<br />

datore di lavoro dell’economia svizzera. Per<br />

questo, all’interrogativo teso a sapere se Basilea<br />

2 comporti una penalizzazione per le<br />

PMI, ovvero un rincaro del prezzo dei prestiti,<br />

è tributata una fondamentale importanza.<br />

La nuova normativa, non ancora disponibile<br />

nella sua veste definitiva (si veda il riquadro),<br />

non mancherà di produrre un impatto sugli<br />

istituti finanziari e sulle modalità con cui svolgono<br />

queste operazioni bancarie.<br />

Da Basilea 1 a Basilea 2<br />

Al fine di accrescere la stabilità del sistema<br />

bancario e di promuovere la sicurezza dei<br />

depositi della clientela, già da qualche tempo<br />

le banche sono tenute a coprire i loro attivi<br />

– e quindi soprattutto i prestiti che concedono<br />

– con una dotazione patrimoniale<br />

propria. Alla fine degli anni Ottanta furono<br />

Calendario di Basilea 2<br />

2° trimestre 2003 | Terzo documento di consultazione,<br />

in seguito fase di consultazione<br />

sino alla fine di luglio 2003<br />

4° trimestre 2003 | Pubblicazione della<br />

versione definitiva di Basilea 2<br />

Inizio 2006 | Inizio della fase di transizione<br />

della durata di un anno<br />

Inizio 2007 | Entrata in vigore di Basilea 2<br />

64 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«Nel quadro di Basilea 2 i debitori di alto profilo<br />

qualitativo potranno beneficiare dell’applicazione<br />

di interessi passivi più contenuti.»<br />

Manuel Rybach, Economic & Policy Consulting<br />

compiuti i primi concreti passi verso l’armonizzazione<br />

internazionale della regolamentazione<br />

del sistema creditizio. A tale proposito,<br />

il Comitato di Basilea, che riunisce alti funzionari<br />

delle banche centrali e delle autorità<br />

di vigilanza bancaria dei principali paesi industrializzati,<br />

approvò a quell’epoca un Accordo<br />

sui requisiti patrimoniali (Basilea 1).<br />

Da allora tuttavia, i mercati finanziari, l’attività<br />

bancaria e soprattutto le tecniche di gestione<br />

dei rischi delle banche sono profondamente<br />

mutati. Nella sua proposta di nuove<br />

regole inerenti alla dotazione minima di capitale<br />

proprio del gennaio 2001, il Comitato di<br />

Basilea ha cercato di rispondere e conformarsi<br />

opportunamente a questi sviluppi.<br />

Articolata in tre pilastri, la bozza del nuovo<br />

accordo di Basilea, in cui sono formalizzati gli<br />

intenti e le vedute del Comitato, prevede fondamentalmente<br />

una maggiore rispondenza<br />

dei requisiti di copertura patrimoniale alla rischiosità<br />

dei singoli prestiti e del portafoglio<br />

prestiti complessivo senza modificare la dotazione<br />

media di capitale proprio regolamentare<br />

nel sistema bancario.<br />

I tre pilastri di Basilea 2<br />

Rispetto all’assetto attuale, nel primo pilastro<br />

di Basilea 2 (requisiti minimi di capitale) la<br />

definizione vigente di capitale proprio o patrimonio<br />

di vigilanza e la quota di capitale proprio<br />

minimo rimangono invariati. La novità<br />

introdotta dal nuovo accordo riguarda il perfezionamento<br />

delle norme per i rischi di credito.<br />

Dalla vecchia normativa sono riprese<br />

senza variazione alcuna le disposizioni che<br />

attengono al rischio di mercato, mentre con<br />

l’inclusione dei rischi operativi nella regolamentazione<br />

sui requisiti di capitale ci si<br />

addentra in un campo del tutto nuovo. Le disposizioni<br />

del secondo pilastro normano il<br />

processo di supervisione prudenziale e il monitoraggio<br />

della posizione di rischio delle banche<br />

in rapporto alla loro dotazione di capitale<br />

ad opera di organi di vigilanza nazionali.<br />

Con il terzo pilastro, il Comitato punta – attraverso<br />

obblighi di pubblicità di più ampio respiro<br />

– ad assoggettare le banche a una<br />

maggiore disciplina da parte dei mercati.<br />

A seguito di Basilea 2, la misurazione del<br />

rischio di credito è destinata inevitabilmente<br />

a cambiare. Mentre il vigente Accordo sui requisiti<br />

patrimoniali per crediti aziendali prevede<br />

un solo fattore di ponderazione del rischio,<br />

il documento di consultazione predisposto dal<br />

Comitato introduce nel primo pilastro una copertura<br />

patrimoniale dei crediti in funzione<br />

della rischiosità dei medesimi. Anche se il ca-


Foto: Martin Stollenwerk, Eva-Maria Züllig<br />

pitale regolamentare delle banche deve assommare<br />

come sinora all’otto per cento delle<br />

attività ponderate in base al rischio, d’ora<br />

innanzi i coefficienti di ponderazione del rischio<br />

o risk weights dipenderanno dalla qualità<br />

di credito. Per misurare le ponderazioni<br />

vengono proposte due metodologie fondamentali.<br />

Premessa l’approvazione dell’autorità<br />

di vigilanza nazionale – in Svizzera la<br />

Commissione federale delle banche (CFB) –<br />

per calcolare la dotazione di capitale proprio<br />

necessaria le banche possono adottare un<br />

metodo fondato su rating creditizi interni (approccio<br />

IRB; IRB: internal ratings based),<br />

da cui si ottiene un ampio ventaglio di risk<br />

weights. Gli istituti finanziari i cui sistemi di<br />

rating interni non soddisfano ancora, agli occhi<br />

dell’autorità di vigilanza, i requisiti di Basilea<br />

2, utilizzano lo «standardized approach»,<br />

ovvero un approccio in cui i risk weights sono<br />

predeterminati dall’autorità di vigilanza.<br />

Effetti sulle aziende svizzere<br />

La proposta di revisione del Comitato di<br />

Basilea conferma e promuove de facto la<br />

differenziazione dei clienti e dei crediti in funzione<br />

della loro rischiosità e riconosce l’applicazione<br />

di rating. In base alle disposizioni<br />

rivedute e perfezionate della proposta, i prestiti<br />

concessi a debitori con un’elevata solvibilità<br />

devono essere coperti con meno capitale<br />

proprio e causano conseguentemente<br />

minori costi in termini di fondi propri. Basilea<br />

2 rafforzerà quindi la tendenza peraltro già in<br />

atto verso condizioni maggiormente differenziate<br />

per i clienti commerciali: mentre i<br />

debitori di buona qualità possono beneficiare<br />

di tassi d’interesse passivo più contenuti,<br />

i debitori con una solvibilità inferiore saranno<br />

penalizzati con tassi più elevati.<br />

Fondamentalmente, la maggiore differenziazione<br />

del rischio nelle operazioni creditizie<br />

è da accogliere con favore, in quanto<br />

dovrebbe porre fine alla dubbia prassi della<br />

sussidiazione incrociata fra le singole categorie<br />

di rating come, particolarmente problematica<br />

nel caso di Basilea 1, quella fra<br />

enti di diritto pubblico dei paesi dell’OCSE<br />

e clienti aziendali di diritto privato. Questa<br />

innovazione rientra da un lato nell’interesse<br />

dell’intera macroeconomia, giacché accresce<br />

l’efficienza dell’allocazione del capitale.<br />

Per le ditte che sfoggiano una buona<br />

solvibilità, questa impostazione prelude dall’altro<br />

a migliori condizioni di concorrenza<br />

per effetto delle più vantaggiose condizioni<br />

creditizie.<br />

Ne consegue che Basilea 2 fornisce un<br />

preciso e più forte incentivo alle aziende perché<br />

sfruttino attivamente le loro possibilità di<br />

influire sul rating e svolgano una comunicazione<br />

aperta e sincera con chi eroga capitale<br />

di prestito. Appunto le aziende che denunciano<br />

una cattiva solvibilità sono spinte a<br />

migliorare la loro affidabilità creditizia attraverso<br />

una maggiore capacità innovativa, una<br />

rivalutazione dei prodotti e dei processi nonché<br />

coefficienti di capitale proprio più elevati.<br />

Il tutto è applicabile ugualmente sia per le<br />

aziende di grandi dimensioni, sia per quelle<br />

più piccole, che non presentano necessariamente<br />

rating peggiori rispetto alle imprese<br />

più grandi. I principali fattori d’influsso sul rating<br />

e quindi la «leva» per ottenere condizioni<br />

creditizie più convenienti si estrinsecano<br />

nella qualità del management di un’azienda,<br />

nel suo posizionamento sul mercato, nella<br />

strategia aziendale perseguita come pure<br />

nella sua situazione finanziaria.<br />

Un buon indice di solvibilità è pagante<br />

Per vari clienti commerciali Basilea 2 influirà<br />

con modalità diverse sull’attrattività relativa<br />

esercitata dal finanziamento mediante<br />

crediti bancari. La qualità delle garanzie rilasciate<br />

ricoprirà un ruolo più importante di<br />

quello rivestito sinora. Le aziende che vantano<br />

un’elevata solvibilità beneficeranno di<br />

costi di finanziamento più contenuti; viceversa,<br />

se il grado di solvibilità è basso si assisterà<br />

inevitabilmente a un rincaro del prezzo<br />

dei crediti bancari. L’ottenimento di un buon<br />

rating non è una questione di dimensioni<br />

aziendali, ma dipende piuttosto da valori decisivi<br />

come la qualità del management, una<br />

strategia promettente e una solida situazione<br />

finanziaria. Nell’ottica delle banche, Basilea<br />

2 accrescerà in futuro l’importanza di<br />

mantenere stretti contatti con i clienti commerciali,<br />

di prestare loro una consulenza a<br />

360 gradi e di perseguire una politica informativa<br />

trasparente.<br />

Manuel Rybach<br />

Telefono 01 334 39 40, manuel.rybach@credit-suisse.com<br />

Per più ampi ragguagli:<br />

Economic Briefing n. 22, «Viaggio al centro<br />

dei crediti».<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

«I crediti alle ditte<br />

restanto importanti»<br />

Urs Füglistaller,<br />

Direttore dell’Istituto di economia<br />

industriale dell’Università di San Gallo<br />

Quali sono le conclusioni del<br />

suo studio sui rating di credito<br />

in Svizzera?<br />

Il nostro istituto ha svolto lo<br />

studio per incarico e in collaborazione<br />

con KPMG Svizzera.<br />

Dalla ricerca traspare che il<br />

credito aziendale tradizionale<br />

conserverà il suo ruolo significativo<br />

anche in avvenire. Uno<br />

dei punti nodali emersi evidenzia<br />

che fra imprese e banca<br />

sussiste una simmetria informativa<br />

reciproca.<br />

Che cosa dovrebbero fare le<br />

banche?<br />

Dovrebbero informare con più<br />

abbondanza di particolari sul loro<br />

processo di rating. I processi<br />

andrebbero esposti con la debita<br />

trasparenza. Una relazione<br />

cliente a lungo respiro può essere<br />

assicurata soltanto se l’imprenditore<br />

sa quali sono e dove<br />

sono le sue possibilità d’intervento<br />

ai fini di un rating creditizio<br />

migliore.<br />

E le PMI?<br />

È opportuno che gli imprenditori<br />

comunichino apertamente e<br />

tempestivamente i risultati e i<br />

cambiamenti all’interno della<br />

loro azienda. Gli organi decisionali<br />

devono adottare, insieme<br />

al loro fiduciario, un approccio<br />

proattivo alle banche e informarsi.<br />

In fondo, il rating è un’immagine<br />

speculare e preziosa<br />

dell’impresa nella sua prospettiva<br />

a lungo termine; come tale<br />

la accomuno a un’autentica opportunità<br />

per le PMI.<br />

Michael Nold, <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, servizio PMI<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 65


Le perdite azionarie non vengono compensate<br />

Negli ultimi anni i prezzi delle case proprie sono aumentati del sette percento circa. Ciononostante,<br />

l’incremento di valore degli immobili non compensa le perdite subite in borsa. Fonte: Flow of Funds<br />

66 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999


Contro ogni pessimistica previsione, il consumo<br />

privato negli Stati Uniti è rimasto<br />

sinora sostenuto. Anzi, dal quarto trimestre<br />

del 2001 al terzo trimestre del 2002 ha<br />

contribuito per l’80 percento circa alla<br />

crescita del prodotto interno lordo, sostenuto,<br />

oltre che dagli incentivi nel comparto<br />

automobilistico, soprattutto dal mercato<br />

immobiliare.<br />

Negli ultimi anni i prezzi delle case di proprietà<br />

sono aumentati in media del sette percento.<br />

Tuttavia, il maggior valore ottenuto<br />

dalle economie domestiche in ambito immobiliare<br />

è stato inferiore alle perdite subite dal<br />

loro patrimonio azionario. Questo effetto<br />

viene però controbilanciato dal fatto che le<br />

spese dei consumatori sono più sensibili<br />

alle variazioni dei prezzi degli immobili che<br />

non a quelle dei titoli azionari. Tale fenomeno<br />

è riconducibile tra l’altro al fatto che il<br />

patrimonio immobiliare è distribuito più omogeneamente<br />

nella popolazione di quello azionario.<br />

Il rifinanziamento mette in circolo miliardi<br />

Accanto all’aumento di valore degli immobili<br />

va segnalato l’effetto rifinanziamento. La<br />

combinazione di crescita dei prezzi e tassi ai<br />

minimi storici si è tradotta in un boom del<br />

rifinanziamento e nel conseguente aumento<br />

del potere d’acquisto: innanzitutto è possibile<br />

trasformare le ipoteche esistenti in nuove<br />

ipoteche a tassi inferiori, che incidono meno<br />

sulla spesa del proprietario. Secondariamente,<br />

grazie ai prezzi più alti degli immobili,<br />

il proprietario può aumentare il valore d’anticipo<br />

e quindi procurarsi nuova liquidità. Nel<br />

2002 questa possibilità è stata sfruttata in<br />

ben metà dei casi di rifinanziamento. Si<br />

stima che l’anno scorso questi cosiddetti<br />

«cash-out» ammontassero a 200 miliardi di<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

Si attenua l’influsso del mercato<br />

immobiliare americano<br />

L’aumento dei prezzi delle proprietà abitative alimenta i timori di un crollo del mercato immobiliare.<br />

Tuttavia, esaminando la situazione più da vicino, si rilevano numerosi fattori che depongono a favore<br />

di una crescita moderata. Beat Schumacher, Fixed Income and Forex Research<br />

Patrimonio immobiliare<br />

Patrimonio azionario<br />

2000 2001 2002<br />

Variazione annuale in mia. di USD<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

–500<br />

–1000<br />

–1500<br />

–2000<br />

«Il mercato immobiliare<br />

non è ancora in una fase<br />

di eccessi.»<br />

Beat Schumacher, Fixed Income and Forex Research<br />

dollari USA, ossia al 2,5 percento del reddito<br />

disponibile.<br />

Il mercato immobiliare non rischia il collasso<br />

Dopo il sensibile incremento dei prezzi degli<br />

ultimi anni, molti ritengono che il mercato immobiliare<br />

sia entrato in una sorta di «bolla<br />

speculativa» e che sussista il pericolo di un<br />

crollo dei prezzi con conseguenze nefaste sul<br />

consumo privato. Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> condivide<br />

questi timori solo in parte. È vero che in<br />

singole regioni il mercato immobiliare è surriscaldato,<br />

ma a livello nazionale non si può<br />

ancora parlare di una pericolosa fase di eccessi:<br />

p L’aumento dei prezzi delle case registrato<br />

negli ultimi anni è effettivamente notevole,<br />

ma non eccezionale nel raffronto storico.<br />

p Come mostra il cosiddetto «Affordability<br />

Index» (si veda il grafico a pagina 68), le economie<br />

domestiche possono accedere alla<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 67


proprietà privata più o meno con la stessa facilità<br />

degli anni scorsi, perché l’incremento<br />

dei redditi da una parte e l’abbassamento dei<br />

tassi dall’altra hanno praticamente compensato<br />

l’ascesa dei prezzi immobiliari.<br />

p Un ulteriore fattore è l’aumento generalizzato<br />

del benessere. La percentuale del<br />

reddito disponibile destinata ai beni di prima<br />

necessità (ad esempio per gli alimentari) è<br />

scesa dal 38 percento degli anni Settanta al<br />

30 percento negli anni Novanta. Questo<br />

cambiamento nel comportamento dei consumatori<br />

implica che le economie domestiche<br />

vogliono e possono permettersi prezzi<br />

immobiliari e oneri ipotecari superiori.<br />

p Anche la crescita dell’indebitamento<br />

ipotecario in rapporto al reddito dev’essere<br />

relativizzata, in quanto la percentuale di economie<br />

domestiche con casa propria è passata<br />

dal 64 percento nella metà degli anni<br />

Novanta al 68 percento attuale. Di conseguenza,<br />

sotto il profilo macroeconomico, anche<br />

l’onere degli interessi ipotecari è cresciuto.<br />

Non bisogna però dimenticare che il<br />

numero di inquilini è minore e la parte del<br />

reddito destinata al pagamento degli affitti si<br />

è ridotta di conseguenza.<br />

Tutti questi fattori suggeriscono che il<br />

mercato immobiliare non subirà un crollo. Bisogna<br />

però essere realisti e aspettarsi, dopo<br />

68 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Gli immobili incidono più delle azioni<br />

Guardando la distribuzione patrimoniale nella popolazione statunitense è interessante<br />

osservare che il 20 percento delle economie domestiche con il reddito maggiore possiede<br />

il 42 percento delle proprietà abitative e ben il 78 percento delle partecipazioni azionarie.<br />

Il 20 percento delle economie con il reddito minore detiene solo circa l’un percento delle<br />

azioni, ma ben l’otto percento degli immobili. Visto che il patrimonio immobiliare è distribuito<br />

più uniformemente, è facile comprendere che le variazioni di prezzo delle case incidono<br />

maggiormente sulla situazione finanziaria rispetto alle variazioni sui mercati azionari.<br />

i forti rialzi dei prezzi, uno sviluppo moderato,<br />

non escludendo contrazioni in singole regioni.<br />

L’incremento dei prezzi ha perso slancio e<br />

la distensione che si sta delineando sul mercato<br />

immobiliare rispecchia il leggero calo<br />

delle domande di crediti ipotecari. L’andamento<br />

dei tassi è fondamentale in questo<br />

contesto: i tassi ipotecari sono infatti vicini ai<br />

minimi e a medio termine potrebbero tendere<br />

al rialzo, causando una diminuzione della<br />

domanda di immobili. Da non sottovalutare è<br />

pure il ruolo di tutti quegli investitori che, di<br />

fronte alla caduta libera dei corsi azionari,<br />

hanno puntato sempre più sugli immobili.<br />

Questa tendenza dovrebbe però invertirsi in<br />

seguito alla ripresa congiunturale prevista<br />

per la seconda metà dell’anno.<br />

Proprietà abitativa accessibile nonostante l’aumento dei prezzi<br />

Le economie domestiche americane possono accedere alla casa propria più o meno con la<br />

stessa facilità degli anni scorsi, grazie all’aumento generalizzato del benessere, oltre all’incremento<br />

dei redditi e alla diminuzione dei tassi. Fonte: National Association of Realtors, Freddie Mac<br />

150<br />

145<br />

140<br />

135<br />

130<br />

125<br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

Indice*<br />

100<br />

90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02<br />

Prezzi delle case «Affordability Index» (scala a destra)<br />

*Un valore superiore a 100 significa che un’economia domestica con un reddito medio può permettersi un’ipoteca<br />

per una casa nel segmento di prezzo medio.<br />

Variazione annuale in %<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

A questi fattori ciclici si contrappongono<br />

dinamiche strutturali e demografiche positive.<br />

Nel frattempo, buona parte della generazione<br />

del baby-boom possiede un’abitazione, e<br />

un numero crescente di suoi rappresentanti<br />

acquista case secondarie o di vacanza. Negli<br />

Stati Uniti assumono un ruolo sempre più<br />

importante gli immigrati, il cui numero continuerà<br />

a crescere. Inoltre, prodotti di finanziamento<br />

sempre più innovativi consentono<br />

anche alle famiglie con redditi relativamente<br />

bassi di comperare casa. La proprietà immobiliare<br />

è sempre più attrattiva anche grazie<br />

alla modifica fiscale relativa agli utili di capitale<br />

su case d’abitazione, alla semplificazione<br />

della procedura per lo stanziamento di un<br />

credito e alla diminuzione dei costi di transazione.<br />

I rifinanziamenti perderanno importanza<br />

Uno sviluppo moderato dei prezzi sul mercato<br />

immobiliare si tradurrà anche in una diminuzione<br />

del numero di rifinanziamenti. Infatti,<br />

visto che questo strumento è già stato<br />

ampiamente sfruttato, il numero di beneficiari<br />

potenziali è ora molto inferiore. L’aumento<br />

dei tassi pronosticato a medio termine<br />

diminuirebbe inoltre l’attrattiva dei rifinanziamenti.<br />

Un innalzamento rapido e consistente<br />

dei tassi sarebbe pericoloso, ma<br />

questa eventualità può essere quasi completamente<br />

esclusa. Secondo le previsioni<br />

della Mortgage Bankers Association of America,<br />

il tasso di rifinanziamento dovrebbe<br />

scendere dal 58 percento nel 2002 al 43<br />

percento nel corso di quest’anno. Un importante<br />

pilastro del consumo privato si assottiglierà<br />

dunque sempre più. Grazie alla<br />

continua crescita del reddito disponibile, si<br />

attende tuttavia un ulteriore, seppur moderato,<br />

rafforzamento del consumo privato.<br />

Beat Schumacher<br />

Telefono 01 334 56 91, beat.schumacher@credit-suisse.com<br />

Foto: Cameron Davidson/Stone (p. 66, 68), Martin Stollenwerk (p. 67), Peter Tillessen (p. 69)


WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

Il revival del rendimento dei dividendi<br />

Di questi tempi gli investimenti in azioni non permettono di realizzare grandi guadagni sui corsi.<br />

Un crescente numero di risparmiatori ha pertanto riscoperto il rendimento dei dividendi. Vale la pena<br />

di analizzare attentamente le migliori «perle» in materia. Damian Sigrist, Equity Research<br />

Basta gettare uno sguardo sulle previsioni<br />

pubblicate dagli specialisti alla fine<br />

dell’anno per capire che non sono attese<br />

esplosioni dei corsi come ai tempi d’oro<br />

della borsa, bensì solo lievi riprese dei<br />

mercati azionari.<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Dividend yield in %<br />

1991<br />

Il rendimento dei dividendi torna quindi in<br />

auge. Questo argomento è stato toccato<br />

indirettamente anche dal governo statunitense,<br />

che nel suo ultimo pacchetto fiscale<br />

ha previsto anche l’abolizione della doppia<br />

imposizione dei dividendi.<br />

Dividend yield negli ultimi dieci anni<br />

Nel corso degli anni il rendimento dei dividendi può essere soggetto a forti<br />

oscillazioni. I quattro esempi evidenziano come al momento di acquistare un’azione<br />

non si debba tenere conto solo dell'ultimo dividendo versato. Fonte: Datastream<br />

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001<br />

CKW UBS Nestlé Novartis<br />

Per gli investitori presenti sul mercato svizzero,<br />

i titoli con un elevato dividend yield<br />

non sono interessanti solo sotto l’aspetto<br />

del «meglio un uovo oggi che una gallina<br />

domani», bensì anche per il fatto che oggi<br />

alcuni titoli rendono meglio dei titoli della<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 69


Confederazione. Prima di iniziare a investire<br />

in base a una graduatoria delle azioni<br />

svizzere che rendono meglio, gli investitori<br />

avversi al rischio dovrebbero riflettere su<br />

ciò che si cela dietro a tali cifre.<br />

Normalmente il calcolo è effettuato<br />

prendendo l’ultimo dividendo versato – attualmente,<br />

quindi, la distribuzione degli utili<br />

calcolata per l’esercizio 2001, ma pagata<br />

solo dopo l’assemblea generale del 2002 –,<br />

dividendolo per l’attuale prezzo dell’azione<br />

e moltiplicando per 100. La percentuale ottenuta<br />

è quindi un valore che si riferisce al<br />

passato. Non costituisce alcuna garanzia<br />

per una distribuzione degli utili analoga o<br />

addirittura superiore in futuro. Benché in<br />

questo ambito le aziende tendano a manifestare<br />

una certa continuità, il recente passato<br />

ci insegna che vi sono anche periodi in<br />

cui le società riducono i dividendi per ragioni<br />

economiche. La classifica delle cosiddette<br />

«perle» del mercato svizzero, calcolata<br />

in base all’ultimo dividendo pagato, non<br />

combacia quindi con la lista dei migliori<br />

dividendi stimati per l’anno in corso (si<br />

veda la tabella).<br />

70 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«Gli investitori hanno<br />

riscoperto il rendimento<br />

dei dividendi.»<br />

Damian Sigrist, Equity Research <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

Private Banking<br />

Aspetti fiscali sfavorevoli al dividendo<br />

Vi sono anche argomenti contrari al pagamento<br />

di dividendi agli azionisti. Trattenendo<br />

gli utili, una società dispone di mezzi supplementari<br />

che possono essere investiti in progetti<br />

redditizi o che generano una plusvalen-<br />

Panoramica delle «perle» svizzere in materia di dividendi<br />

I rendimenti superiori al tre per cento sono senz’altro apprezzabili. Analizzando la tabella sottostante si può constatare<br />

come nell’arco di un anno i dividendi possano oscillare da – 2% a +1,5%. Non tutte quelle che oggi sembrano «perle»<br />

lo saranno necessariamente anche domani. Fonte: indicazioni delle società/Bloomberg<br />

za. Gli azionisti partecipano quindi al valore<br />

aggiunto così generato attraverso gli utili di<br />

corso. In Svizzera, le riflessioni di natura<br />

prettamente fiscale sconsigliano dal pagamento<br />

di un dividendo, in quanto soggetto all’imposta<br />

preventiva. Per ovviare a questo<br />

aspetto fiscale, numerose società hanno<br />

concesso agli azionisti una riduzione del valore<br />

nominale (esentasse) in sostituzione della<br />

distribuzione del dividendo. Visto che tale<br />

misura ha ormai fatto scuola, lo spazio di manovra<br />

per ulteriori riduzioni è ormai limitato.<br />

Oggi, numerosi investitori che negli ultimi<br />

due anni hanno subito soprattutto perdite<br />

contabili sui loro investimenti in azioni preferirebbero<br />

senz’altro un dividendo.<br />

La bassa liquidità giustifica i dividendi<br />

Alcuni settori specifici distribuiscono<br />

tradizionalmente dividendi elevati. Sono<br />

assai limitate le possibilità a disposizione<br />

delle aziende che operano su mercati maturi<br />

– attive ad esempio nella carta e nella<br />

cellulosa – di investire nella propria società<br />

l’elevato cash-flow con un rendimento adeguato.<br />

Se si dovessero trattenere degli utili<br />

Azione Cap. di mercato in mio. CHF N. di valore Bloomberg Prezzo al 9.1.03 in CHF Dividendo in CHF Dividend yield in %<br />

2001 2002S 2001 2002S<br />

Vontobel 2083,20 1233554/VONN SW 22.80 1.50 1.04 6,6 4,6<br />

Helvetia Patria 1069,80 1227168/HEPN SW 154.75 8.75 6.73 5,7 4,3<br />

Swisscom 27209,40 874251/SCMN VX 420.00 19.00 14.21 4,5 3,4<br />

Warteck 184,70 261948/WARN SW 1260.00 55.00 58.00 4,4 4,6<br />

BC Lucerna 1307,20 1169360/LUKN SW 158.00 6.50 6.25 4,1 4,0<br />

Züblin 236,10 976983/ZUB SW 8.34 0.35 0.39 4,2 4,7<br />

Allreal 468,70 883756/ALLN SW 77.00 3.00 4.15 3,9 5,4<br />

BC Zugo 597,00 130890/ZG SW 2390.00 85.00 90.00 3,6 3,8<br />

La Basilese 3556,20 1241051/BALN VX 58.75 2.40 1.59 4,1 2,7<br />

CKW 588,20 157928/CKW SW 2200.00 70.00* 44.80** 3,2 2,0<br />

Valora 1099,70 208897/VALN SW 264.00 9.00 9.44 3,4 3,6<br />

PSP Swiss Property 1143,70 1042810/PSPN SW 149.00 5.00 5.38 3,4 3,6<br />

Pargesa Holding 3899,50 217375/PARG SW 2555.00 80.00 65.50 3,1 2,6<br />

Kühne&Nagel 2083,20 1254181/KNIN SW 89.00 2.90 2.88 3,3 3,2<br />

Rieter 1138,00 367144/RIEN SW 272.00 8.60 7.55 3,2 2,8<br />

*Esercizio a fine settembre 2002 e **2003<br />

Foto: Martin Stollenwerk, Peter Tillessen


eccessivi, il cosiddetto return on equity<br />

(ROE, ovvero il rendimento dei mezzi propri)<br />

si verrebbe a trovare sotto pressione. Per<br />

ovviare a questa situazione, le società<br />

versano da un lato un dividendo elevato<br />

(spesso costante per tutto il ciclo) e, dall’altro,<br />

si avvalgono dello strumento delle acquisizioni.<br />

Tra i titoli svizzeri si evidenziano in particolare<br />

le società immobiliari e le aziende elettriche.<br />

Le azioni immobiliari di stampo difensivo<br />

vanno considerate come un’alternativa<br />

alle obbligazioni. La maggior parte di tali<br />

aziende dispone di un flottante rispettabile.<br />

Tuttavia, con una capitalizzazione di mercato<br />

inferiore al miliardo di franchi, non dispone di<br />

una dimensione interessante per gli investitori<br />

istituzionali. Queste azioni immobiliari dispongono<br />

quindi di una scarsa liquidità. Ciò<br />

potrebbe creare problemi agli investitori<br />

privati qualora dovessero prevedere un<br />

disinvestimento.<br />

A seguito di specificità settoriali (società<br />

di monopolio su mercati maturi), le aziende<br />

elettriche svizzere versano per tradizione<br />

dividendi costantemente elevati. Negli ultimi<br />

due anni, tali considerazioni hanno reso<br />

questi titoli particolarmente attraenti per gli<br />

investitori prudenti. La conseguenza di<br />

quest’evoluzione è stata da un lato un<br />

sensibile rialzo delle azioni in questione e,<br />

dall’altro, un calo del rendimento sui dividendi.<br />

Anche le azioni dell’energia elettrica<br />

dispongono di una liquidità e di un flottante<br />

limitati.<br />

Nella graduatoria delle perle svizzere in<br />

materia di dividendi, i titoli finanziari occupano<br />

posizioni di punta. Si tratta tuttavia di<br />

azioni che, fatta eccezione per la Basilese,<br />

vanno annoverate tra le mid cap. I rendimenti<br />

elevati sono una conseguenza diretta<br />

del difficile clima borsistico che ha ridimensionato<br />

notevolmente il corso dei titoli assicurativi<br />

e bancari. Non sono state risparmiate<br />

nemmeno le mid cap tra i titoli<br />

finanziari. Sulla lista troviamo però anche i<br />

titoli delle banche cantonali di Lucerna e<br />

Zugo, che, grazie alle garanzie statali, sono<br />

stati particolarmente ricercati da investitori<br />

privati avversi al rischio, orientati al reddito<br />

e al lungo periodo.<br />

A causa del contesto operativo difficile, i<br />

profeti della finanza hanno ridotto per l’esercizio<br />

2002 le previsioni relative ai dividendi di<br />

Vontobel e della Basilese.<br />

Scelta limitata sul mercato svizzero<br />

Un rendimento apparentemente interessante<br />

non costituisce quindi da solo un criterio<br />

d’investimento sicuro.<br />

L’investitore non può fare a meno di verificare<br />

se il dividendo si basa su un bilancio solido<br />

e su un cash-flow elevato. Le società tradizionalmente<br />

solide sono quelle maggiormente<br />

in grado di garantire un dividendo stabile.<br />

Di conseguenza, tra le azioni svizzere<br />

WEALTH MANAGEMENT TOPICS<br />

La strategia d’investimento americana «Dogs of the Dow»<br />

La prevista abrogazione della doppia imposizione dei dividendi negli Stati Uniti riporta al<br />

centro dell'attenzione la cosiddetta strategia d'investimento «Dogs of the Dow» in base<br />

alla quale, in un giorno prefissato, tra i 30 titoli dell’indice Dow Jones Industrial vengono<br />

determinate le dieci azioni con i rendimenti dei dividendi più elevati. In tali titoli viene investito<br />

esattamente lo stesso importo e le azioni non vengono toccate per dodici mesi.<br />

Dopodiché si ripeterà la selezione in base allo stesso modello. Grazie a questa strategia<br />

si è potuta battere spesso la performance dell’indice Dow Jones. Nel periodo di massimo<br />

splendore dei titoli tecnologici, dal 1997 al 1999, l’indice Dow Jones Industrial ha<br />

però battuto i cosiddetti «dog» per tre anni di seguito. L’anno scorso, invece, tale strategia<br />

sarebbe stata ripagante. Anche se i dog hanno registrato una performance negativa<br />

del 6,1 per cento, il calo del Dow Jones nello stesso periodo è risultato del 16,8 per cento.<br />

rientrano inevitabilmente le società a grande<br />

capitalizzazione. I titoli vanno però presi in<br />

considerazione indipendentemente dal rendimento<br />

dei dividendi. Nell’attuale difficile clima<br />

borsistico offrono l’opportunità di un pagamento<br />

in contanti pari a quello dell’anno<br />

precedente, nonché la possibilità di realizzare<br />

utili di corso in caso di ripresa della borsa.<br />

Damian Sigrist<br />

Telefono 01 334 36 39, damian.sigrist@credit-suisse.com<br />

Dividendi e obbligazioni a confronto<br />

La rimunerazione media dei titoli di Stato è spesso più attraente del dividendo medio delle<br />

azioni svizzere. Negli ultimi anni i valori si sono avvicinati sempre più. Oggi le cosiddette<br />

«perle» in materia di dividendi sono più interessanti della maggior parte delle obbligazioni.<br />

Fonte: Datastream<br />

%<br />

5,0<br />

4,5<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0<br />

Giu 95<br />

Ott 95<br />

Feb 96<br />

Giu 96<br />

Ott 96<br />

Feb 97<br />

Giu 97<br />

Ott 97<br />

Feb 98<br />

Giu 98<br />

Ott 98<br />

Feb 99<br />

Giu 99<br />

Ott 99<br />

Feb 00<br />

Giu 00<br />

Ott 00<br />

Feb 01<br />

Giu 01<br />

Ott 01<br />

Rendimento dei decennali della Confederazione Dividend yield SMI<br />

Feb 02<br />

Giu 02<br />

Ott 02<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 71


Ogni distilleria utilizza un sistema di colori che le consente di determinare quante volte una botte è già stata riempita.


Foto: David Lefranc<br />

Da malto d’orzo a single malt<br />

I whisky single malt hanno conquistato i bar di tutto il mondo. Il loro successo è determinato sia dal<br />

processo di produzione esclusivo sia dall’abilità dei distillatori. Marcus Balogh, redazione Bulletin<br />

Tamdhu, Bruichladdich, Dalwhinnie, Caol Ila,<br />

Caperdonich, Glenglassaugh. Sei parole<br />

che, se pronunciate ad alta voce o mormorate<br />

con la mano davanti alla bocca a mo’ di<br />

scongiuro, potrebbero evocare la recitazione<br />

della formula magica di un druido celtico. In<br />

realtà sono i nomi di altrettanti whisky single<br />

malt. I conoscitori considerano i single malt<br />

l’espressione più nobile nell’universo dei<br />

whisky, ed è come se i loro appellativi riproducessero<br />

l’effetto magico che li ha creati.<br />

Il nome «whisky» deriva dal gaelico «uisge<br />

beatha», che tradotto non significa altro che<br />

acqua di vita, in latino «aqua vitae». Nel 1494<br />

questo nome viene menzionato per la prima<br />

volta in un documento ufficiale scozzese: il<br />

frate John Cor aveva ordinato una partita di<br />

orzo maltato da utilizzare per distillare acquavite.<br />

È dunque lecito supporre che gli<br />

scozzesi si occupino della produzione di whisky<br />

da quasi mezzo millennio. E questo con<br />

grandissima dedizione, come conferma ad<br />

esempio il fatto che alla fine del XVI secolo<br />

le distillerie consumarono così tanto orzo da<br />

provocarne la scarsità sui mercati dei generi<br />

alimentari.<br />

Il successo fa impennare i prezzi<br />

Storie d’altri tempi. A tutt’oggi la quota dei<br />

single malt raggiunge soltanto il cinque per<br />

cento dell’intera produzione di whisky. Un<br />

cinque per cento che peraltro può contare su<br />

molti seguaci devoti. Oggi non vi è grande<br />

città che non abbia almeno un bar specializzato<br />

nei single malt. E le bottiglie più rare<br />

vengono vendute all’asta a prezzi esorbitanti.<br />

Nel dicembre 2002, ad esempio, un Dalmore<br />

di 62 anni ha raggiunto il prezzo record<br />

di 63 000 franchi: non meno di mille franchi<br />

per ogni sorso! Ma anche i single malt più<br />

giovani cambiano proprietario per cifre note-<br />

voli. Chi vuole esibire nel proprio bar di casa<br />

un Port Ellen imbottigliato nel 1998 dopo<br />

aver riposato in botte per 21 anni deve sborsare<br />

circa 1500 franchi. È difficile dire se<br />

queste bottiglie valgano effettivamente la cifra<br />

pagata. Infatti, come per la maggior parte<br />

dei pezzi da collezione, non importa se figure<br />

di porcellana o dipinti a olio, il prezzo è<br />

determinato dalla domanda. È quindi ovvio<br />

che non tutti gli amanti del whisky siano entusiasti<br />

della popolarità di cui gode la loro bevanda<br />

preferita.<br />

Viva la differenza<br />

Ma un single malt non è semplicemente un<br />

single malt. Fra un Laphroaig e un Highland<br />

Park si notano almeno tante differenze quanto<br />

fra un Château Cheval-Blanc e un Châteauneuf-du-Pape.<br />

Queste diversità dipendono da molti fattori,<br />

fra cui la qualità dell’acqua, l’essicazione<br />

dell’orzo germinato e i barili in cui il whisky<br />

viene lasciato invecchiare. A queste<br />

variabili si aggiungono influssi più o meno<br />

magici. Ad esempio, se viene sostituito un<br />

alambicco, quello nuovo non avrà solo la<br />

stessa forma del suo predecessore: con un<br />

meticoloso lavoro di martello i mastri distilla-<br />

SAVOIR-VIVRE<br />

tori formeranno nel nuovo apparecchio le<br />

stesse ammaccature presenti nel vecchio<br />

alambicco. Anche se potrebbe sembrare<br />

un’operazione esagerata, occorre ricordare<br />

che l’industria del single malt vive del suo mito<br />

come pure delle differenze di gusto fra le<br />

singole marche e distillerie. E l’industria del<br />

whisky vive abbastanza bene. Lo conferma<br />

ad esempio la piccola isola Islay, che con<br />

4000 abitanti e una manciata di distillerie<br />

versa ogni anno alle casse pubbliche britanniche<br />

quasi mezzo miliardo di franchi in imposte.<br />

Bere illegalmente: un obbligo patriottico<br />

Una cifra davvero notevole. Ma non è solo<br />

oggi che la tassa sul whisky fa la gioia delle<br />

autorità: gli esattori fiscali britannici, infatti,<br />

salassano l’industria del whisky da quasi trecento<br />

anni. Non sorprende dunque che in<br />

passato numerose distillerie sconfinassero<br />

nell’illegalità. Per gli scozzesi, ovviamente,<br />

bere whisky prodotto clandestinamente era<br />

considerato un gesto patriottico.<br />

Al giorno d’oggi la produzione di whisky è<br />

un business come tanti altri. Le imposte, pur<br />

rimanendo un onere fastidioso, non inducono<br />

più a operare nella clandestinità. Per le di-<br />

Ogni regione ha il proprio carattere<br />

Le distillerie di whisky sono collocate in un’area geografica sommariamente suddivisa in<br />

quattro regioni. I single malt delle Lowlands meridionali hanno spesso un carattere delicato<br />

e leggero. I whisky provenienti dall’isola Islay sprigionano un intenso aroma di torba,<br />

e a seconda della marca ricordano un poco un medicinale o hanno un che di salato.<br />

Nella regione Highlands/Speyside è ubicata la maggior parte delle distillerie, pertanto le<br />

differenze sono notevoli. Molti single malt di quest’area hanno un carattere delicato e coprono<br />

l’intera gamma di sapori fra dolciastro e asciutto. Infine, ma non per questo meno<br />

importanti, ritroviamo i whisky delle isole Jura, Orkney, Mull e Skye, che dal profilo geografico<br />

appartengono ancora alle Highlands. Anche qui è difficile trovare una caratteristica<br />

comune, visto che gli aromi spaziano da dolciastro ad asciutto, da torboso a morbido.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 73


La maggior parte delle distillerie demanda alle macchine il compito di rivoltare l’orzo in<br />

germinazione. Per i puristi, ovviamente, nulla può sostituire il lavoro manuale di uno scozzese.<br />

stillerie l’aspetto più importante è la salvaguardia<br />

del loro carattere.<br />

Per questo carattere gli scozzesi, che<br />

hanno la fama di essere avari, sono addirittura<br />

disposti a contraddire la loro natura: ogni<br />

anno, durante l’invecchiamento in botte, il<br />

due per cento del whisky si perde in evaporazione:<br />

è la cosiddetta «angels share», la<br />

parte degli angeli. Sebbene possa sembrare<br />

modesta, questa cifra rivela che dopo 15 anni<br />

ben un terzo del volume è andato perso.<br />

Una volta imbottigliato il single malt non<br />

matura più. Ora si tratta soltanto di gustarlo.<br />

La discussione su come si provi il piacere<br />

maggiore divide sia i novellini sia<br />

gli intenditori. La maggior parte degli adep-<br />

74 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

ti del single malt preferisce gustarlo puro,<br />

senz’acqua e soprattutto senza ghiaccio. Gli<br />

stessi scozzesi, per contro, aggiungono al<br />

loro drink nazionale alcune gocce d’acqua.<br />

In questo modo il whisky sprigiona tutto il<br />

proprio aroma e il carattere tipico emerge<br />

con maggiore evidenza.<br />

Queste differenze di carattere fanno sì<br />

che il single malt possa essere consumato<br />

in più occasioni. Un Caol Ila fresco e con un<br />

leggero sentore di torba si addice come aperitivo,<br />

mentre un Cardhu, con il suo aroma<br />

leggermente dolce, si presta come digestivo.<br />

E, chi vuole permettersi qualcosa di speciale,<br />

assapora il suo Lagavullin dal sottile<br />

Single malt non è semplicemente single malt<br />

I whisky single malt sono ricchi di contrasti come<br />

la Scozia stessa. Il processo di produzione,<br />

tuttavia, è sempre uguale.<br />

1|La prima fase consiste nella maltazione.<br />

I chicchi d’orzo vengono ammorbiditi in<br />

acqua per due – tre giorni. In seguito vengono<br />

stesi su speciali pavimenti.<br />

2|Qui l’orzo germoglia e un enzima trasforma<br />

una parte del cereale in zucchero. Per<br />

otto, dieci giorni l’orzo in germinazione viene<br />

rimestato e voltato regolarmente per<br />

prevenire il surriscaldamento.<br />

3|Il processo di germinazione viene interrotto,<br />

e l’orzo maltato viene steso su un<br />

pavimento forato. Sotto il pavimento arde un<br />

fuoco alimentato da un miscuglio di torba e<br />

altri materiali combustibili; il fumo che<br />

sale essica il malto, conferendogli nel contempo<br />

una parte del gusto tipico che lo<br />

caratterizza a seconda della distilleria.<br />

4|L’orzo così essicato viene macinato e miscelato<br />

con acqua calda. Le componenti<br />

solide si depositano sul fondo, mentre un’altra<br />

parte si dissolve. Questa parte liquida,<br />

un mosto dolce che in Scozia è chiamato<br />

wort, viene posta in grandi vasche che hanno<br />

una capienza da 9000 a 45 000 litri.<br />

5|Il mosto, cui viene aggiunto lievito, viene<br />

fatto fermentare alla temperatura costante di<br />

circa 21 gradi.<br />

6|Dopo circa 48 ore il mosto fermentato<br />

contiene attorno al sette per cento di alcol.<br />

Solo ora comincia il vero e proprio processo<br />

di distillazione. Il liquido viene riscaldato<br />

in un alambicco. L’alcol evapora a una temperatura<br />

inferiore a quella dell’acqua e si volatilizza<br />

molto prima che l’acqua cominci<br />

a bollire. Il liquido condensato viene recuperato<br />

e distillato una seconda volta. Per questa<br />

seconda distillazione è necessaria una<br />

grande routine: infatti può essere utilizzata<br />

unicamente la porzione mediana del liquido<br />

in evaporazione. È pertanto fondamentale<br />

che il mastro distillatore regoli attentamente<br />

i flussi.<br />

7|Il whisky così ottenuto, che è ancora incolore<br />

e ha una gradazione alcolica fra il<br />

53 e il 60 per cento, passa all’invecchiamento<br />

nei barili. Queste botti non sono per nulla<br />

nuove: alcuni produttori preferiscono barili<br />

di rovere già utilizzati per l’invecchiamento<br />

di sherry, mentre altri scelgono botti in cui è<br />

maturato il bourbon. In entrambi i casi il single<br />

malt viene lasciato nei fusti per almeno<br />

tre anni. Il periodo di maturazione dura generalmente<br />

dagli otto ai 15 anni; singole marche<br />

richiedono un periodo notevolmente<br />

Lefranc<br />

David<br />

maggiore.<br />

aroma di iodio in compagnia di un Havanna. Foto:


La Svizzera ospita EURO 2008<br />

ed entra nell’Olimpo del calcio<br />

Nei 107 anni di storia dell’Associazione Svizzera di Football (ASF), il 2002 è stato quello di maggior<br />

successo. La ciliegina sulla torta è rappresentata dall’esito positivo della candidatura per EURO 2008.<br />

Cosa significherà questo grande evento per la Svizzera? Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin<br />

Mercoledì 12 dicembre 2002, ore 14:32. Il<br />

Presidente dell’UEFA Lennard Johannson<br />

annuncia che gli Europei 2008 si terranno in<br />

Austria e in Svizzera. Nonostante la candidatura<br />

fosse stata ben preparata, il successo<br />

di questa votazione politico-sportiva era<br />

tutt’altro che scontato.<br />

«Il calcio svizzero potrà ora seguire per sei<br />

anni la stella polare di EURO 2008: un’ideale<br />

cinghia di trasmissione per il progetto<br />

introdotto dall’ASF nel 1995 a favore delle<br />

giovani leve», spiega Thomas Helbling, responsabile<br />

generale di progetto per la candidatura.<br />

«EURO 2008 rappresenta per ogni<br />

giovane talento uno stimolo con effetto a<br />

lungo termine».<br />

E sono proprio le giovani leve che il <strong>Credit</strong><br />

<strong>Suisse</strong> coltiva da sempre. Dall’inizio della<br />

collaborazione con l’ASF nel 1993, infatti,<br />

la metà del suo impegno finanziario va a loro<br />

favore, sottolinea Urs Wyss, responsabile<br />

sponsoring del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, e ricorda che<br />

anche durante la crisi della nazionale A, dopo<br />

il 1996, il vivaio ha regalato alla Svizzera<br />

eccezionali successi. Nel 2002, con il conseguimento<br />

del titolo europeo dell’U17 e con<br />

il raggiungimento della semifinale da parte<br />

dell’U21, l’ASF ha toccato una vetta difficilmente<br />

superabile.<br />

Per il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> l’impegno a favore<br />

delle nazionali e della candidatura per EURO<br />

2008 ha dato i suoi frutti. Ma il futuro è ancora<br />

incerto. «Il contratto con l’ASF scade<br />

dopo gli Europei 2004 in Portogallo», spiega<br />

Adrian Schüpbach, responsabile sponsoring<br />

sportivo per la Svizzera. « La collaborazione<br />

con le nazionali proseguirà sicuramente,<br />

a patto che ci si metta d’accordo sulle condizioni.<br />

Bisogna ad esempio pensare che<br />

verranno a mancare le partite di qualificazione,<br />

di grande interesse per uno sponsor ».<br />

Anche gli Europei 2008 sono più vicini di<br />

quanto si pensi: già a marzo, infatti, a Gine-<br />

vra verrà inaugurato il secondo stadio europeo,<br />

e in autunno gli abitanti di Zurigo dovranno<br />

decidere alle urne se accantonare gli<br />

ultimi dubbi sulla costruzione del loro stadio.<br />

La partita inaugurale si terrà il 7 giugno 2008<br />

nel nuovo Wankdorf. Ma non bisognerà<br />

aspettare quel giorno per essere pronti.<br />

EURO 2008 richiamerà 1,138 milioni di persone<br />

negli stadi dei due paesi. Gli hotel di<br />

SPONSORING<br />

Berna, Basilea, Ginevra e Zurigo potranno<br />

contare su circa 14 000 presenze in più al<br />

giorno. Calcolando anche vitto e spese supplementari,<br />

già solo questo significa un aumento<br />

di fatturato di circa 150 milioni di franchi.<br />

Senza dubbio, poi, le trasmissioni<br />

televisive, con un totale di 10,5 miliardi di<br />

spettatori, rappresenteranno per la Svizzera<br />

una piattaforma pubblicitaria ideale.<br />

Ginevra attende gli azzurri<br />

Il nuovo St. Jakob Park di Basilea porta fortuna alla nazionale svizzera: è lì infatti<br />

che il team guidato da Köbi Kuhn ha vinto 4 a 1 contro la Georgia la sua prima<br />

partita di qualificazione per EURO 2004 in Portogallo, dando inizio ad una nuova<br />

serie di successi. Il ritorno si svolgerà il 2 aprile a Tiflis. Vietato perdere, se la<br />

squadra vuole conservare le sue possibilità in vista dell’importante partita contro<br />

la Russia che si terrà il 7 giugno a Basilea. Il 30 aprile si svolgerà la prima partita<br />

internazionale nel nuovo Stade de Genève sopra raffigurato, quando i rossocrociati<br />

incontreranno gli azzurri, un avversario temibile e di grande richiamo.<br />

L’amichevole contro l’Italia dovrebbe quindi registrare presto il tutto esaurito.<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, sponsor principale delle nazionali di calcio, si è assicurato per<br />

tempo 3×2 biglietti per i lettori del Bulletin. L’estrazione avverrà nella rivista elettronica<br />

emagazine (www.credit-suisse.com/bulletin).<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 75


Una sfida contro il tempo<br />

Il prossimo 9 marzo si rinnoverà il tradizionale appuntamento con la maratona engadinese di sci,<br />

manifestazione che vede la partecipazione del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> in qualità di sponsor. 13 000 atleti di entrambi i<br />

sessi inaugureranno così una nuova stagione di sfide estreme: cresce infatti il numero di coloro che praticano<br />

lo sport alla ricerca dei propri limiti. Remo Geisser, redattore sportivo del domenicale «NZZ am Sonntag» e corridore amatoriale.<br />

La partenza della maratona engadinese di sci: per arrivare al traguardo non contano tanto il talento o la tecnica, quanto una buona dose di caparbietà.


Foto: swiss-image/Remy Steinegger<br />

Nello sport di resistenza, la regina di tutte<br />

le discipline è la maratona. Avvolti in tessuti<br />

traspiranti, scarpette ammortizzanti ai piedi,<br />

centinaia di migliaia di podisti in tutto il<br />

mondo tentano di seguire le orme del messaggero<br />

ateniese Fidippide, che corse da<br />

Maratona ad Atene e riuscì a malapena<br />

ad annunciare la vittoria dei suoi compatrioti<br />

sui persiani prima di morire, sfinito.<br />

Sembra proprio che sia questo il modello<br />

al quale si ispira l’uomo moderno quando<br />

decide di lanciarsi, temerario, nell’estenuante<br />

avventura di una maratona. Non a<br />

caso chi pratica sport di resistenza parla<br />

spesso di «esperienza al limite». Ed è altrettanto<br />

significativo che chi si dedica a questa<br />

disciplina spesso ha superato i 35 anni<br />

e ha quindi diversi traguardi alle spalle. A<br />

questa età si potrebbe anche iniziare ad<br />

«adagiarsi» un po’, eppure evidentemente<br />

c’è chi si chiede all’improvviso: la vita è davvero<br />

tutta qua? È impressionante osservare<br />

quante persone di successo iniziano<br />

la loro corsa contro il tempo nella seconda<br />

metà della loro vita. Joschka Fischer e<br />

Jörg Haider sono soltanto alcuni tra i tanti.<br />

A giudicare dalla tensione di coloro che si<br />

posizionano dietro al nastro di partenza di<br />

una grande corsa podistica, sembra quasi<br />

che i successi politici e sociali impallidiscano<br />

miracolosamente di fronte alla medaglia<br />

di latta consegnata a chi taglia il traguardo<br />

o a un record personale.<br />

Dietro il mito della maratona in realtà si<br />

cela uno sport di resistenza che, praticato a<br />

livello di massa, è decisamente semplice.<br />

Più che talento o tecnica, è necessario disporre<br />

di tempo e di una discreta dose di<br />

caparbietà. Questa sembra essere la spiegazione<br />

più plausibile al vero e proprio boom<br />

di maratone nella società del benessere.<br />

Per un corridore i ritmi di allenamento aiutano<br />

a scandire la vita, mentre il traguardo<br />

dà un senso all’esistenza. Con il vantaggio<br />

di poter ridefinire continuamente i propri<br />

limiti: così la maratona può trasformarsi in<br />

ultramaratona, triathlon, Inferno-Triathlon<br />

o gigathlon.<br />

Che i contatti sociali soffrano di questa<br />

costante automortificazione, in fin dei<br />

conti in un mondo così alienato non colpisce<br />

più di tanto. La solitudine degli allenamenti<br />

viene ricompensata dai bagni di<br />

folla lungo i percorsi delle grandi maratone<br />

cittadine, dove migliaia di appassionati<br />

sostengono i corridori fino al traguardo incitandoli<br />

a suon di «You look good!» a<br />

New York e «Dai che ce la fai!» a Roma. E<br />

i maratoneti tagliano il traguardo quasi in<br />

trance. In questi momenti le endorfine che<br />

invadono il cervello per sopportare il dolore<br />

sono importanti almeno quanto le urla di<br />

incoraggiamento degli spettatori. Gli psicologi<br />

parlano di «flow», ovvero di una sensazione<br />

estasiante che si viene a creare in<br />

caso di un leggero «iperstress» e del superamento<br />

dello stesso. Questa sensazione<br />

si protrae anche dopo la competizione.<br />

Molti finisher parlano di un’euforia che addolcisce<br />

la loro vita fino a un mese dalla<br />

gara e che viene sfruttata nella vita quotidiana<br />

per imprese in ambito lavorativo.<br />

Ma senza l’attrezzatura giusta...<br />

Lo sportivo è disposto a pagare profumatamente<br />

quest’iniezione di energia positiva,<br />

a iniziare dall’attrezzatura: scarpette<br />

da corsa, calzini, pantaloncini, magliette,<br />

giacche a vento impermeabili, il tutto in<br />

materiale hi-tech il cui nome è già una promessa<br />

di successo. Vi si aggiungono cardiofrequenzimetri<br />

elettronici per la modulazione<br />

degli allenamenti, strumenti per la<br />

misurazione del grasso corporeo e della<br />

produzione di acido lattico, nonché una<br />

vasta gamma di altri prodotti tecnologici.<br />

Quanto tempo passerà prima di vedere<br />

anche sportivi amatoriali trascorrere la notte<br />

in camere ipobariche per moltiplicare<br />

i propri globuli rossi in vista della maratona<br />

di New York?<br />

Ma non è soltanto l’industria degli articoli<br />

sportivi a fiorire grazie agli sport di resistenza.<br />

Va a gonfie vele anche il settore<br />

dei viaggi, perché per la maggior parte dei<br />

partecipanti non conta solo la prestazione,<br />

bensì anche il luogo in cui viene realizzata.<br />

New York, Londra e Berlino sono un «must»<br />

per le maratone, mentre i triatleti sognano<br />

le Hawaii e la Jungfrau è la mecca di chi<br />

ama le ultramaratone. Ne consegue che<br />

nella grande Berlino solo circa il dieci per<br />

cento dei 40 000 aspiranti maratoneti è del<br />

luogo: in quasi 10 000 accorrono dall’estero,<br />

tra cui 1000 dalla Svizzera. Stesso scenario<br />

a Londra e New York. Le cifre sulla<br />

partecipazione di atleti svizzeri a manifestazioni<br />

all’estero sono ancora più impressionanti<br />

se si tiene conto che secondo le<br />

stime del settore il nostro paese conta sol-<br />

SPONSORING<br />

tanto circa 3000 maratoneti. I viaggi per<br />

recarsi sul luogo delle maratone non sono<br />

propriamente a buon prezzo: tanto per citare<br />

un esempio, una trasferta di quattro<br />

giorni a Berlino viene facilmente a costare<br />

1000 franchi, mentre per il volo a New York<br />

bisogna sborsare al minimo 2500 franchi.<br />

In compenso viene garantita l’iscrizione alla<br />

maratona, spesso accompagnata da un<br />

servizio supplementare più o meno ampio:<br />

si va dalla maglietta, ai massaggi, fino all’assistenza<br />

da parte di ex-podisti famosi.<br />

Ma c’è chi non si accontenta: uno svizzero<br />

su dieci vola alla maratona in business ritenendo<br />

che un viaggio in economy non sia<br />

proprio di buon auspicio.<br />

Una volta giunti a destinazione, gli sportivi<br />

rimettono ben presto mano al portafoglio:<br />

la maratona di Berlino del 1998 ha<br />

fatto registrare cifre esorbitanti: i 25 000<br />

partecipanti sono stati accompagnati, in media,<br />

da 1,5 sostenitori, hanno occupato<br />

quasi 50 000 posti letto e hanno speso, al<br />

giorno, dai 132 franchi (dei tedeschi) ai<br />

182 franchi (degli stranieri). Così la città di<br />

Berlino ha incassato l’equivalente di 42,5<br />

milioni di franchi. In confronto le spese<br />

organizzative, 7,1 milioni di franchi, sono<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> alla<br />

35a maratona engadinese di sci<br />

Il <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, nella sua veste di sponsor<br />

principale, dal 1997 dà il suo contributo affinché<br />

la maratona engadinese e i giorni<br />

che precedono l’evento si trasformino in<br />

una grande festa popolare dello sci di fondo.<br />

I battenti si apriranno il 2 marzo 2003,<br />

con la gara femminile di 17 chilometri tra<br />

Samedan e S-chanf. Poi, il 7 marzo, avrà<br />

luogo la corsa «Mungga». Nel Marathon-Village<br />

a St. Moritz Bad ci si può informare sulle<br />

nuove tendenze e acquistare attrezzature<br />

all’avanguardia. Accanto al Villaggio, il<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> offre un’attrazione particolare:<br />

gli appassionati di motori potranno misurarsi<br />

nel cockpit di un simulatore di <strong>Formula</strong><br />

1 della Sauber Petronas. Il premio<br />

principale è una visita guidata per due persone<br />

nella sede della Sauber a Hinwil. Il via<br />

alla 35a edizione della maratona engadinese<br />

verrà dato il 9 marzo alle 8.40 a Maloja.<br />

Per ulteriori informazioni potete consultare<br />

il sito www.engadin-skimarathon.ch o chiamare<br />

lo 081 850 55 55 (rh)<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 77


Nel paese delle grandi sfide<br />

Nessun altro paese vanta un’agenda così ricca di gare sulla lunga distanza come<br />

la Svizzera. La concentrazione di eventi di questo tipo è riconducibile soprattutto<br />

al benessere della popolazione, ad una topografia ideale, alla buona rete infrastrutturale<br />

e al numero cospicuo di associazioni sportive, ideali come bacino per<br />

il reclutamento di volontari che collaborano all’organizzazione degli eventi.<br />

Le principali gare sulla lunga distanza<br />

e le loro caratteristiche<br />

Maratona engadinese<br />

di sci<br />

9 marzo 2003<br />

Maratona di Zurigo<br />

13 aprile<br />

I 100 km di Bienne<br />

13/14 giugno<br />

Swiss Alpine Marathon<br />

26 luglio<br />

Ironman Switzerland<br />

27 luglio<br />

Inline one-eleven<br />

10 agosto<br />

Maratona Jungfrau<br />

6 settembre<br />

78 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

Una gara adatta ai principianti. Benché si percorra la classica distanza di 42,2<br />

chilometri, con gli sci ai piedi il percorso si può affrontare in maniera meno<br />

impegnativa. Una volta superata la salita all’Olympiaschanze e lo Stazerwald,<br />

la pista scende lievemente verso l’Engadina Bassa. Circa 12000 atleti e atlete<br />

fanno di questo appuntamento annuale una delle più grandi manifestazioni<br />

sportive in Svizzera.<br />

Per anni ci si è lamentati della mancanza di una grande maratona cittadina<br />

in Svizzera. Da quest’anno Zurigo avanza la sua proposta: il percorso non<br />

attraversa che parte del centro città, ma il dislivello di soli 30 metri lo rende<br />

particolarmente veloce. L’assalto ai numeri di partenza – a inizio gennaio erano<br />

già stati venduti quasi 3000 dei 5000 biglietti – ha dimostrato l’enorme<br />

interesse che gravita attorno a una manifestazione di questo tipo.<br />

A Bienne bisogna andare almeno una volta nella vita. Ne sono convinti tutti gli<br />

appassionati fondisti. In effetti passare una lunga notte nella regione del Seeland<br />

è un’esperienza indimenticabile. La corsa solitaria nel buio più assoluto<br />

si alterna suggestivamente con i passaggi tra le feste popolari. Ma nelle prime<br />

ore del mattino inizia una dura lotta contro la stanchezza. Malgrado lo sforzo<br />

fisico considerevole, nel 2002 hanno raggiunto il traguardo 1400 atleti.<br />

Chi punta in alto si reca a Davos. La sfida delle sfide risponde al nome di<br />

K78. La più imponente corsa montana del mondo porta al Piz Kesch lungo<br />

un percorso di 78,5 km, di cui 2320 metri vengono affrontati prima in salita<br />

e poi in discesa. Nonostante il fatto che in discesa muscoli e articolazioni<br />

vengano messi a dura prova, l’anno scorso si sono classificati 900 partecipanti.<br />

La vera grande sfida in cui i triatleti possono mettere alla prova le loro<br />

capacità. 3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e, infine, una maratona a piedi:<br />

un’impresa che richiede una resistenza considerevole. Ogni anno circa 2000<br />

atleti partono da Zurigo per partecipare a quest’avventura.<br />

Un altro appuntamento mozzafiato: gli organizzatori la definiscono la gara di<br />

inline-skating più lunga del mondo. Le rotelle rendono più morbido l’impatto<br />

per le articolazioni, ma i 111 km di pista lungo la Svizzera orientale non<br />

sono certo una sinecura. L’anno scorso hanno tagliato il traguardo in 700.<br />

Ancora i classici 42,195 chilometri, stavolta però in una variante particolare.<br />

Chi vuole raggiungere il traguardo deve affrontare un dislivello di 1823<br />

metri. Una piccola consolazione: l’ultimo chilometro è in discesa. Il fatto che<br />

si corra quasi esclusivamente in salita giova alle articolazioni, che vengono<br />

sottoposte ad una minore sollecitazione. Chi vuole partecipare a questa maratona<br />

deve avere una buona dose di fortuna: l’interesse è talmente alto che<br />

i 3600 iscritti vengono sorteggiati.<br />

state esigue. In Svizzera si sono svolte statistiche<br />

simili, da cui è emerso che la maratona<br />

engadinese di sci porta ogni anno introiti<br />

per cinque milioni di franchi, mentre<br />

nell’Oberland bernese la maratona della<br />

Jungfrau genera annualmente incassi per<br />

circa sei milioni di franchi. Queste cifre<br />

hanno stuzzicato anche l’appetito degli zurighesi:<br />

dietro le quinte della prima maratona<br />

cittadina, che avrà luogo il 13 aprile,<br />

non c’è un’associazione sportiva, bensì il<br />

settore del turismo. Erich Ogi, uno dei<br />

promotori del progetto, conta su entrate di<br />

oltre sei milioni di franchi fin dal primo anno.<br />

Il tutto pur limitando a 5000 il numero<br />

degli iscritti per poter testare percorso e<br />

aspetti logistici. Se l’impatto sarà positivo,<br />

nulla ostacolerà l’ampliamento di questa<br />

manifestazione. 10 000 iscritti non sembrano<br />

un’utopia neanche per la maratona<br />

di Zurigo.<br />

Il boom delle discipline di resistenza presenta<br />

però anche il suo rovescio della<br />

medaglia, perché pur di raggiungere il prestigioso<br />

obiettivo di un record personale<br />

per certi atleti ogni mezzo è lecito. Se<br />

consumare bibite a base di elettroliti e ingoiare<br />

pastiglie di coramina nella speranza<br />

di migliori prestazioni può forse essere ancora<br />

considerato un atteggiamento ingenuo,<br />

l’ambizione degli sportivi non professionisti<br />

cresce di pari passo con la mancanza<br />

di scrupoli rispetto ai metodi cui ricorrere.<br />

A questo proposito, da uno studio<br />

sulla maratona della Jungfrau è emerso<br />

che il 34 per cento dei partecipanti prima<br />

della gara ha assunto antidolorifici o antireumatici<br />

sotto forma di pillole. Altri si dopano,<br />

non facendosi intimorire nemmeno da<br />

anabolizzanti e Epo. «Stimo che dal 20 al<br />

30 per cento dei corridori della maratona<br />

engadinese ricorra a sostanze dopanti», sostiene<br />

il medico olimpico Beat Villiger. Anche<br />

un duro oppositore del doping come<br />

Alessandro Donato lancia un monito: «Il doping<br />

sta diventando una malattia popolare».<br />

Quindi attenzione: nella lotta agguerrita<br />

alla rincorsa di risultati sempre migliori il<br />

cerchio potrebbe chiudersi. Chi pratica uno<br />

sport di resistenza schiavo delle impietose<br />

regole imposte dalla nostra società delle<br />

prestazioni, rischia di emulare il mito di Fidippide<br />

anche nel suo tragico epilogo: la<br />

notizia di una vittoria su se stesso prima o<br />

poi potrebbe finire per ornare un necrologio.


Agenda 1/03<br />

Principali appuntamenti dell’impegno<br />

culturale e sportivo del<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong><br />

GEORGIA<br />

2.4 Qualificazioni agli Europei<br />

Georgia–Svizzera, calcio<br />

KUALA LUMPUR<br />

23.3 Gran Premio della<br />

Malaysia, F1<br />

LENZBURG<br />

3.4 CS Junior Awards, calcio<br />

LOSANNA<br />

5.4 All Blues Jazz Classics: Brad<br />

Mehldau Solo & Trio, Métropole<br />

LUGANO<br />

6.4 All Blues Jazz Classics: Brad<br />

Mehldau Solo & Trio, La Cittadella<br />

MELBOURNE<br />

9.3 Gran Premio d’Australia, F1<br />

SÃO PAULO<br />

6.4 Gran Premio del Brasile, F1<br />

STANS<br />

22–27.4 «Stanser Musiktage»<br />

ZURIGO<br />

7.4 All Blues Jazz Recitals, Brad<br />

Mehldau Solo & Trio<br />

Sigla editoriale<br />

Un mitico sassofonista<br />

Il sassofonista Wayne Shorter è considerato<br />

un compositore jazz geniale e un uomo dalle<br />

mille risorse. All’alba dei suoi sessant’anni,<br />

l’artista vanta una carriera particolarmente<br />

fruttuosa e versatile. Nel 1964 fu chiamato<br />

da Miles Davis a suonare nella sua band, all’interno<br />

della quale contribuì sostanzialmente<br />

all’evoluzione dello stile dell’eccezionale<br />

trombettista. Nel 1970 fondò, insieme al tastierista<br />

Joe Zawinul, il leggendario gruppo fusion dei Weather Report.<br />

Per le sue composizioni, tra cui anche la colonna sonora del film<br />

«Round Midnight», questo straordinario sassofonista è stato insignito<br />

di tre Grammies. Dopo tanto tempo, attualmente è di nuovo in tournée<br />

con una band acustica. Shorter può contare su un valido sostegno: il<br />

panamense Danilo Pérez, astro nascente nel firmamento del piano, il<br />

bassista John Pattitucci, per molti anni membro delle Chick Corea’s<br />

Electric and Acoustic Bands, e il batterista Brian Blade.<br />

Wayne Shorter, All Blues Jazz Recitals. 17.3, Tonhalle Zurigo;<br />

18.3 Victoria Hall Ginevra. Per ulteriori informazioni potete consultare<br />

i siti www.allblues.ch e www.vervemusicgroup.com<br />

Su www.credit-suisse.com/emagazine potete vincere dei biglietti<br />

gratuiti.<br />

Lo stadio come luogo di culto<br />

Anche se il calcio viene spesso citato come sport che unisce diverse<br />

culture, i falli si commettono comunque. Sia in campo, sia, purtroppo,<br />

tra gli spalti. La mostra itinerante «Kultort Stadion» evidenzia<br />

come i grandi eventi negli stadi di calcio oltre all’entusiasmo<br />

sportivo facciano scaturire anche emozioni e aggressioni difficilmente<br />

arginabili e come questi luoghi si prestino per dare sfogo a<br />

detti impulsi. L’esposizione tematizza la violenza, il razzismo e la discriminazione<br />

all’interno e attorno agli stadi di calcio. Rappresenta,<br />

ma soprattutto mette in discussione, la manifestazione e le dinamiche<br />

di tali eccessi. «Kultort Stadion» è un primo approccio all’origine<br />

socioculturale del fenomeno. Inoltre la mostra evidenzia le iniziative<br />

mosse per contrastare in maniera efficace quest’evoluzione nel<br />

calcio come evento mediatico, per ritornare a porre al centro dell’attenzione<br />

l’entusiasmo per questo sport. Anche avvenimenti<br />

recenti mostrano quanto sia importante ribadire il ruolo della lealtà<br />

nello sport.<br />

«Kultort Stadion», mostra itinerante.<br />

Primo appuntamento dal 28.1 all’8.3.03 al Gundeldinger Feld, Basilea.<br />

Per maggiori informazioni consultate il sito www.klauslittmann.com<br />

SPONSORING<br />

Il viaggio di<br />

Lina Bögli<br />

La storia di Lina Bögli e il suo<br />

viaggio del mondo ha dell’incredibile.<br />

Nata nel 1858 da una famiglia<br />

di contadini a Oschwand<br />

(BE), nel 1892 partì per un viaggio<br />

che sarebbe durato esattamente<br />

dieci anni. Gli appunti di<br />

questo giro del mondo, pubblicati<br />

al suo ritorno sotto forma di<br />

lettere ad un’amica immaginaria,<br />

contrastano con l’immagine corrente<br />

delle opportunità offerte a<br />

donne in viaggio verso la fine del<br />

XIX secolo. Lina visitò da sola<br />

l’Australia, la Nuova Zelanda, gli<br />

Stati Uniti e il Canada. Un viaggio<br />

per il mondo che fu anche un<br />

po’ una fuga da un amore infelice<br />

per un ufficiale polacco. Sot-<br />

to la regia di Christoph Marthaler,<br />

il cast, tra cui figurano Catriona<br />

Guggenbühl e Michael von der<br />

Heide, accompagna gli spettatori<br />

nel mondo interiore ed esterno<br />

di una donna che ha anticipato i<br />

tempi preferendo l’esilio e la propria<br />

indipendenza a un’esistenza<br />

borghese.<br />

«Lina Böglis Reise». 21 e 25.3,<br />

Schauspielhaus di Zurigo.<br />

Per entrambe le date Bulletin<br />

mette in palio 5 coppie di<br />

biglietti. Maggiori dettagli sul<br />

modulo allegato.<br />

Editore <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, Casella postale 2, 8070 Zurigo, telefono 01 333 11 11, fax 01 332 55 55 Redazione Daniel Huber (dhu) (direzione), Marcus Balogh (ba) (Wealth Management), Ruth Hafen (rh)<br />

(sponsoring), Andreas Schiendorfer (schi) (attualità), emagazine: Andreas Thomann (ath), Martina Bosshard (mb), Michèle Luderer (ml), Michael Schmid (ms), Segreteria di redazione: Sandra Haeberli, telefono<br />

01333 73 94, fax 01333 64 04, indirizzo e-mail redaktion.bulletin@credit-suisse.com, Internet: www.credit-suisse.com/bulletin Progetto grafico www.arnolddesign.ch: Karin Bolliger, Adrian Goepel, Urs Arnold,<br />

Alice Kälin, Maja Davé, Benno Delvai, Annegret Jucker, Saroeun Dan, Andrea Studer, Roland Hersche, Monika Isler (pianificazione ed esecuzione) Traduzione Servizio linguistico di <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Financial Services,<br />

Zurigo: Francesco Di Lena, Benedetto Baldini, Sylvia Bottarin, Michele Bruno, Alessandra Maiocchi, Antonella Montesi Inserzioni Yvonne Philipp, Strasshus, 8820 Wädenswil, telefono 01 683 15 90, fax 01 683 15 91,<br />

indirizzo e-mail yvonne.philipp@bluewin.ch Stampa NZZ Fretz AG/Zollikofer AG Commissione di redazione Othmar Cueni (Head Corporate & Retail Banking Northern Switzerland, Private Clients), Claudia Kraaz<br />

(Head Corporate Communications <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Financial Services), Eva-Maria Jonen (Customer Relation Services, Marketing Winterthur Life & Pensions), Karin Rhomberg (Chief Communications Officer <strong>Credit</strong><br />

<strong>Suisse</strong> Group), Fritz Stahel (<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Economic & Policy Consulting), Burkhard Varnholt (Head Financial Products), Christian Vonesch (responsabile area di mercato clientela privata Zurigo), Claudia Grüter (Head<br />

Private Clients Offers, e-Solutions) Anno 109 (esce 6 volte all’anno in italiano, tedesco e francese). Riproduzione consentita con l’indicazione «Dal Bulletin del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>». Cambiamenti d’indirizzo vanno<br />

comunicati in forma scritta, allegando la busta di consegna originale, alla vostra succursale del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> oppure a: <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, KISF 14, Casella postale 600, 8070 Zurigo<br />

La presente pubblicazione ha come unico scopo quello di informare. Essa non va interpretata né come un’offerta né come un invito del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> ad acquistare o vendere titoli. I riferimenti alle performance passate<br />

non sono in nessun caso una garanzia per un futuro andamento positivo. Le analisi e le conclusioni riportate nella pubblicazione sono state elaborate dal <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>; è possibile che, prima della loro comunicazione<br />

ai clienti del <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong>, esse siano già state utilizzate per transazioni di società dal CREDIT SUISSE GROUP. Le opinioni riportate in questo documento sono quelle elaborate dal CREDIT SUISSE GROUP al<br />

momento della stesura e sono suscettibili di modifiche. <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> è una banca svizzera.


LEADER<br />

«Dobbiamo disinnescare la bomba<br />

dell’intolleranza»<br />

Quando non è impegnato a tessere le trame di un bestseller, lo scrittore brasiliano Paulo Coelho<br />

lotta per un mondo migliore. Intervista a cura di Ruth Hafen, redazione Bulletin<br />

Ruth Hafen I suoi libri trattano in primo luogo<br />

della spiritualità, ma anche della ricchezza<br />

materiale. Nella sua ultima opera «Il Diavolo<br />

e la Signorina Prym» la prospettiva di una<br />

ricchezza improvvisa rovina il carattere di un<br />

intero paese.<br />

Lei è uno degli autori di maggior successo…<br />

Paulo Coelho … e uno tra i più ricchi! (Ride<br />

forte).<br />

… di tutto il pianeta. Il denaro l’ha cambiata?<br />

Io sono sempre stato ricco. La ricchezza<br />

non è legata in primo luogo al denaro che<br />

si possiede. Si tratta piuttosto di come la si<br />

usa, se si sa impiegarla a proprio vantaggio.<br />

Quando ero ancora un hippy ho girato<br />

in lungo e in largo gli Stati Uniti ed una parte<br />

del Messico con soli 200 dollari. Non<br />

mi mancava niente: avevo abbastanza da<br />

mangiare, avevo una ragazza e mi divertivo<br />

tanto. Che cos’è la ricchezza? È solo la<br />

possibilità di fare ciò che si vuole in un certo<br />

momento. E con quei 200 dollari potevo<br />

fare tutto quello che volevo. Oggi ho più<br />

soldi, ma se non posso godermi la vita sono<br />

lo stesso povero. Quello che conta veramente<br />

è che si possano inseguire i propri<br />

sogni, questa è la vera ricchezza.<br />

Quindi, i soldi di per sé non rendono felici.<br />

Allora i suoi potrebbe anche regalarli... Ho<br />

iniziato a scrivere non più giovanissimo, a<br />

38 anni, in un’età in cui la maggior parte<br />

delle persone non comincia nuove avventure,<br />

ma cerca piuttosto di portare a termine<br />

quello che ha iniziato. Fare lo scrittore<br />

era sempre stato il mio sogno, un sogno<br />

che avevo però sempre rimandato. Quando<br />

finalmente si è realizzato ho provato una<br />

grande felicità. Purtroppo tante persone<br />

vicino a me stanno male. Non hanno abbastanza<br />

da mangiare, non hanno nessuna<br />

80 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

possibilità di realizzare i propri sogni, sono<br />

frustrati. Mi sono reso conto di non essere<br />

un’isola: non posso vivere felicemente se<br />

tutt’intorno a me ci sono persone infelici. Ci<br />

sono molte cose che non posso cambiare.<br />

Per esempio non posso modificare l’atteggiamento<br />

di una persona nei confronti del<br />

proprio destino. Per questo non ho cercato<br />

di cambiare il mondo intero, ma ho deciso di<br />

provare nel mio quartiere. Ho fondato l’«Instituto<br />

Paulo Coelho», che attualmente si<br />

occupa di 310 bambini e della loro educazione<br />

e ha a disposizione un budget annuo<br />

di 400 000 dollari. Naturalmente utilizzo anche<br />

la mia fama e il mio successo per far<br />

pressione sul governo affinché vengano migliorate<br />

le condizioni di vita dei più poveri.<br />

La coscienza si scuote quando ci si rende<br />

conto di non essere un’isola.<br />

Sceglie personalmente i progetti da appoggiare?<br />

No, no. Se ne occupa mia moglie<br />

Cristina. Quando abbiamo fondato l’istituto<br />

era chiaro che il denaro era destinato a<br />

progetti nelle nostre vicinanze. Vicino al mio<br />

appartamento di Rio ci sono abbastanza<br />

favelas, dove la gente vive in condizioni di<br />

estrema povertà. Quattro anni fa abbiamo<br />

iniziato con 100 bambini, oggi sono 310,<br />

e il nostro obiettivo è di arrivare a 800.<br />

Lei aiuta chi le sta più vicino. Ha idea di come<br />

si potrebbe migliorare la distribuzione<br />

della ricchezza a livello globale?<br />

Sono consapevole dei problemi che assillano<br />

il mondo. Di una cosa sono profondamente<br />

convinto: se aiuto gli altri, contemporaneamente<br />

ricevo aiuto anch’io.<br />

È energia positiva che viene liberata. Sono<br />

certo che una catena silenziosa della<br />

solidarietà abbraccia il mondo intero. Gli<br />

uomini cominciano a mettersi in contatto<br />

ed a scambiarsi delle idee, a cooperare.<br />

Sono membro del comitato direttivo della<br />

«Schwab Foundation for Social Entrepreneurs»,<br />

una fondazione svizzera. Tramite<br />

questa organizzazione Klaus Schwab intende<br />

mettere in contatto, in tutto il<br />

mondo, coloro che nello svolgere il proprio<br />

lavoro non trascurano gli aspetti sociali.<br />

Vogliamo migliorare il mondo, ma senza<br />

idee romantiche che non portano a niente,<br />

quanto piuttosto con un forte senso della<br />

realtà. Deve sorgere una nuova struttura<br />

economica che tenga conto anche dei<br />

problemi sociali. Tra dieci anni la Schwab<br />

Foundation costituirà un importante catalizzatore<br />

per la promozione dell’imprenditoria<br />

sostenibile dal punto di vista sociale.<br />

Tutto ciò sa tanto di torre d’avorio. Al contrario!<br />

Sono già in corso dei progetti<br />

concreti: sfruttamento dell’energia solare,<br />

preservativi per le prostitute in Thailandia,<br />

un gioco per alfabetizzare i bambini peruviani.<br />

In totale sono circa 40 progetti. Klaus<br />

Schwab intende mettere in contatto chi<br />

lavora a questi progetti con i partecipanti al<br />

World Economic Forum (WEF), per poter<br />

trovare altri aiuti economici.<br />

Lei è uno dei pochi partecipanti al WEF che<br />

non proviene dal mondo della politica o<br />

dell’economia. Non sono l’unico. Vi hanno<br />

già preso parte anche Umberto Eco,<br />

Mario Vargas Llosa, Peter Gabriel, Bono.<br />

Dobbiamo creare le basi per il dialogo.<br />

La società è troppo complessa; cose che<br />

ci influenzano dove ci troviamo esercitano<br />

il loro influsso anche altrove. Un proverbio<br />

cinese recita che il battito d’ali di una farfalla<br />

in Cina può scatenare un uragano<br />

in America. Deve aver luogo una discussione<br />

tra i membri attivi della società. Il WEF<br />

Foto: Tom Haller


«A 38 anni ho deciso di abbandonare la vita che avevo condotto fino ad allora e di diventare scrittore», Paulo Coelho.<br />

<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03 81


LEADER<br />

deve contribuire a migliorare il mondo. Tuttavia<br />

ci sono tanti pregiudizi nei confronti<br />

del Forum: peccato, perché al suo interno<br />

viene svolto un lavoro prezioso.<br />

Lei non è d’accordo con gli oppositori del<br />

WEF i quali temono che un piccolo gruppo<br />

di potere, a porte chiuse, decida le sorti del<br />

mondo. Certo, prima lo pensavo anch’io,<br />

ma in realtà nessuno ha questo potere,<br />

questo controllo. Oggi, nel mondo, si ha la<br />

tendenza malsana a semplificare i fatti.<br />

Pensiamo sempre di dover spiegare tutto<br />

e così spieghiamo le cose nel più semplice<br />

e peggiore dei modi. A me piace la semplicità,<br />

ma non basta rappresentare il<br />

mondo in modo così banale, tutto solo in<br />

bianco e nero. Tutte le cose sono collegate<br />

tra loro.<br />

Oltre che per la sua fondazione e per la<br />

Schwab Foundation lei lavora anche per<br />

l’Unesco. Di cosa si tratta? Sono attivo anche<br />

per l’Unesco e per la Shimon Perez<br />

Foundation. Viviamo in tempi in cui il mondo<br />

sfugge sempre più al controllo e nessuno<br />

ne ha più il governo. Ciò può portare<br />

in due diverse direzioni: ad una maggiore<br />

tolleranza o al fondamentalismo. Qui intendo<br />

il fondamentalismo islamico e quello<br />

cristiano, che per me non hanno niente a<br />

che vedere con la fede; preferisco lasciarli<br />

da parte. L’idea dell’Unesco è quella di intavolare<br />

una discussione. Non si tratta di<br />

sedersi a tavolino per parlare di Dio o del<br />

sincretismo religioso, quanto piuttosto di<br />

getttare dei ponti comuni, e questo non è<br />

semplice. È un processo che si trova ancora<br />

nella fase iniziale. Due anni fa sono stato<br />

il primo scrittore non musulmano ad<br />

essere invitato in Iran. Cerchiamo di indurre<br />

persone di culture e fedi diverse a dialogare<br />

tra loro: dobbiamo disinnescare la<br />

bomba dell’intolleranza.<br />

Lei è diventato scrittore solo a 38 anni.<br />

Perché? Perché è tanto facile avere un sogno<br />

ed altrettanto difficile pagarne il prezzo.<br />

Nel momento in cui inizio a vivere il mio<br />

sogno devo confrontarmi con il fatto che<br />

posso vincere ma anche perdere. La paura<br />

è sempre presente. Ne «L’Alchimista» racconto<br />

di un mercante di cristalli che non<br />

vuole realizzare i propri sogni perché ha<br />

paura che la sua vita possa poi non avere<br />

più senso. Nel mio caso era diverso:<br />

pensavo che il mio sogno non fosse realizzabile,<br />

motivo per cui era meglio vivere con<br />

82 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 1-03<br />

«La vera ricchezza è<br />

quando una persona può<br />

inseguire i suoi sogni.»<br />

Paulo Coelho<br />

quest’idea romantica e lamentarmi della<br />

società e di tutto il resto, piuttosto che cercare<br />

di realizzarlo andando forse incontro<br />

ad un fallimento. Durante il mio primo pellegrinaggio<br />

sul Cammino di Santiago, il<br />

momento di svolta della mia vita, mi resi<br />

conto quanto ero stato vigliacco per 38 anni.<br />

Avevo sempre cercato di vivere nel modo<br />

più comodo possibile senza correre il<br />

rischio di realizzare il mio sogno. Mi sono<br />

detto: adesso inizi a vivere il tuo sogno, nel<br />

farlo puoi vincere o perdere. È tardi, ma<br />

è ancora tutto possibile. Non era troppo<br />

tardi. Decisi di abbandonare la vita che<br />

avevo condotto fino ad allora.<br />

Che ruolo hanno religione e fede nella sua<br />

vita? Fede e religione sono due cose diverse.<br />

La religione mi dà la disciplina. Io non<br />

penso che la disciplina sia una delle cose di<br />

maggior rilievo al mondo, ma per me ha<br />

un grande valore. La fede per me è molto<br />

importante. Bisogna conquistarsela ogni<br />

giorno, è un po’ una sfida con se stessi<br />

e come in tutte le sfide non ti senti mai del<br />

tutto sicuro, per cui devi credere.<br />

Cosa fa quando non sa più cosa fare e come<br />

agire? Mi aggrappo ai segni. Credo fermamente<br />

che si possa vedere tutto nei segni.<br />

Se mi concentro con la massima attenzione<br />

vedo i segni, l’alfabeto di Dio. La risposta<br />

alle mie domande può essere ovunque, nel<br />

tassista, nel portiere, in un passante. I segni<br />

possono manifestarsi ovunque ed io li<br />

seguo.<br />

Lei è fortunato, non tutti vedono questi<br />

segni. Sì, sono fortunato. Lo scrittore<br />

Carlos Castaneda una volta ha detto che<br />

ognuno di noi ha un centimetro cubo di<br />

felicità: il segreto della vita consiste nel<br />

seguire questo centimetro cubo.<br />

Link:<br />

3 www.paulocoelho.com<br />

3 www.schwabfound.org<br />

3 www.rcs.it<br />

Da hippy e mago a scrittore ricco e famoso<br />

Paulo Coelho, nato nel 1947, è diventato scrittore solo a 38 anni. Dopo aver interrotto gli<br />

studi di Giurisprudenza, negli anni Settanta scrive testi di critica sociale per le canzoni di<br />

Raúl Seixas, una rockstar brasiliana. La giunta militare, per la quale il futuro scrittore<br />

costituisce una spina nel fianco, lo arresta ripetutamente, una volta viene addirittura trattenuto<br />

per una settimana intera nel corso della quale viene anche torturato. In seguito lavora<br />

come manager per la casa discografica Polygram. Con «L’Alchimista» diventa famoso.<br />

Il giudizio della critica, che lo definisce scrittore di media levatura, non intacca il suo<br />

successo presso il pubblico: con una tiratura di 45 milioni di libri in 56 lingue Coelho è<br />

uno dei cinque autori più venduti al mondo. Tra i suoi fan si contano anche Bill Clinton e<br />

Madonna. Nell’ottobre 2002 Paulo Coelho è divenuto membro dell’Accademia Brasiliana<br />

delle Lettere. Lo scrittore vive con la moglie, la pittrice Cristina Oiticica, a Rio de Janeiro<br />

e a Tarbes, nel Sud della Francia.<br />

Foto: Tom Haller


Partire subito alla grande.<br />

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