NUMERO 21 INVERNO 2006 / COPIA GRATUITA ... - Beautiful Freaks
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Fiona Apple<br />
Extraordinary Machine<br />
Sembrava stesse attendendo la prossima delusione amorosa<br />
per pubblicare un nuovo disco e così è stato, il che<br />
lascia fastidiosamente intendere quanto poco le importi di<br />
donare al mondo le sue creazioni e quanto siano maledettamente<br />
reali i sentimenti che mette a nudo con la sua<br />
bellissima voce. Passati sei anni da “When the Pawn...” e<br />
dopo essere stata lasciata dal giovane e bravissimo regista<br />
P.T.Anderson, Fiona torna con Extraordinary Machine, un<br />
album dalle vicende travagliate, che la casa discografica<br />
teneva bloccato trovandolo poco accessibile e che infine<br />
ci è giunto soltanto leggermente manipolato, grazie ad un<br />
accorato appello di migliaia di fan che in segno di protesta hanno spedito altrettante mele alla Sony<br />
con su scritto ‘Free Fiona’ (visto quanto il mondo ti vuole?). Laddove i primi due lavori trattavano<br />
diversamente lo stesso argomento, i suoi tormenti amorosi e i suoi sentimenti, uno con malinconia<br />
e l’altro con rabbia, quest’ultimo lavoro, segnato profondamente dalla vicenda appena trascorsa,<br />
parla in entrambi i modi lasciando però intravedere la maturità raggiunta di una ragazza che ha<br />
perso molto, ma che ormai sa che bisogna andare avanti, come afferma in Oh Well (What wasted<br />
unconditional love on somebody who doesn’t believe in the stuff - Oh, well). E la sua maturità si<br />
sente anche nella composizione e nei testi, in quello che risulta un lavoro molto ben arrangiato e<br />
non troppo omogeneo (merito anche dei due-tre produttori ai quali si è affidata), che mi ha ricordato<br />
Songs In The Key Of Life di Stevie Wonder in canzoni come Tymps (The Sick In The Head Song) e<br />
Window e che mi ha incredibilmente emozionato con canzoni come la conclusiva Waltz (Better Than<br />
Fine) e la già citata Oh Well. Su tutto, regna la splendida voce di Fiona, quasi sommessa, eppure<br />
vibrante e violenta per quanto tocca da vicino la sua anima.<br />
[ Emanuele Mancini ]<br />
Tenia<br />
Pareti di Lana<br />
Liberamente scaricabili dal sito del gruppo (www.tenia.it) i<br />
tre brani che compongono “Pareti di Lana” presentano una<br />
band facilmente inseribile nel filone indie-rock in italiano debitore<br />
nell’ispirazione sonora a band del calibro di Marlene<br />
Kuntz, Afterhours e Tiromancino e influenzati nei testi dallo<br />
stile di Cristiano Godano. Nonostante le influenze sopra<br />
elencate si facciano sentire parecchio, soprattutto nello<br />
stile canoro, almeno nel sound proposto la band sembra<br />
capace di avere qualche guizzo di creatività davvero niente<br />
male. Soprattutto la conclusiva “Dossi Artificiali”, che alterna<br />
un mood rock più classico ad improvvise ed energiche<br />
acidità sonore ben alternate alla melodia portante, lascia intravedere delle buone capacità compositive.<br />
Insomma le doti sembrano esserci e la lezione dei “gruppi-guida” sembra sia stata appresa appieno.<br />
Ora non resta che liberare completamente la vena creativa e lasciare andare definitivamente<br />
le chitarre che sembrano capaci di dar vita ad atmosfere davvero interessanti.<br />
Per contatti: www.tenia.it<br />
[ a.pollastro@libero.it ]