NUMERO 21 INVERNO 2006 / COPIA GRATUITA ... - Beautiful Freaks
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dell’universo, emanino una luce “selvaggia” da uomo in crisi “non<br />
sono più un bimbo ma ancora non so chi sono”. Prima che tu<br />
gli abbia fatto spazio tra i tuoi nuovi amori riempibuco, ti accorgi<br />
che si è già spaparanzato nell’antro del tuo cuore e sul tuo divano<br />
preferito, perché è li che è sempre stato e forse senza mai<br />
muoversi.<br />
Incredibile come ancora riesca a scuoterti, a farti ballare e agire<br />
sotto un’incontrollata seduzione. Inverosimile come lo riesca a<br />
fare nella sua incompletezza e in una confusione quasi raddoppiata:<br />
apprezzi gli sforzi, lo trovi migliorato “tecnicamente”, ma<br />
eccoli li, gli adorabili difetti di sempre misti a nuove promesse da<br />
prendere con le pinze.<br />
Ti ritrovi a fare i conti con un soggetto che conosci a metà: la<br />
spontaneità di un tempo, quella che ti irritava e che ti ha fatto<br />
innamorare, ha preso i contorni di un affascinante e psicolabile<br />
killer reduce da seminari tantra e dall’ascolto di gruppi rock sporchi,<br />
brutti e cattivi.<br />
La verità, è che non è ancora pronto per un impegno lungo 14<br />
episodi.<br />
Tanto dura First Impressions of Earth, un album pieno di buone<br />
intenzioni, di momenti accecanti e sperimentazioni insolite: ti rincorre<br />
con la passione di Vision of division, mette il tuo cuore in<br />
gabbia con gli slanci grunge di Heart in cage, ti fa perdere nei<br />
vuoti della seconda metà dell’album, ti sfianca col monologo “I’ve<br />
got nothing to say” in Ask me anything al quale ribatti ironica NY<br />
Telephone Conversation di Lou Reed.<br />
Ed è allora che ti prende e ti fa volare negli sconfinati ’80s: in Razorblade<br />
ti dice “I love you more than being 17” e ci trovi Mandy<br />
di Barry Manilow, in Electricityscape torni a 14 anni, nella sigla<br />
del film Storia Infinita, indossi strani vestiti psichedelici, sorvoli<br />
deserti e combatti le forze del male. O forse, sei solo diventata<br />
pazza, perché in Ize of the world rivedi i melodrammatici Interpol<br />
che fanno ciao a Prince in You only live once.<br />
Sballottata tra diverse emozioni e incongruenze, arrivi alla fine<br />
non poco provata e ci pensano i riffs riconcilianti Red light ad<br />
annientare le tue difese in un caleidoscopio emotivo da festicciola<br />
a due.<br />
A conclusione della storia, capisci che con uno così, forse chiuderai<br />
un occhio e non potrai che perdonarlo. Perché se la prima<br />
cosa che ti ha detto appena tornato è “You only live once”, non<br />
ti resta far altro che “Take it or leave it”.<br />
[ lessia.deluca@gmail.com ]