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Anno XIV Numero 7-8 - renatoserafini.org

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Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - ROMA<br />

<strong>Anno</strong> <strong>XIV</strong> - N. 7-8 - luglio-agosto 1966<br />

Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III<br />

ORGANO MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA<br />

Politica agricola comune<br />

e ruolo dei Poteri locali<br />

Gli amministratori locali, specie quelli<br />

deglai enti situati in zone a prevalente econo'mia<br />

agricola, delvono essere posti in grado<br />

di val~t~are in modo sempre più co~ns~apevole<br />

L'AICCE ha promosso nei giorni 24-25 gi'ugno<br />

a Grott'aferrata un Convegno di stupolitico<br />

sovranaziomnale può garantire la irreversibili'tà<br />

del pro'cesso di integrazione alla<br />

gli orientamenti e gli sviluppi della politica<br />

agricola perché essa incide direttamente sull'e<br />

condizioni di vita delle popolazioni rurali,<br />

sui rlapporti tra città e campagna, s,ulla politica<br />

d'ell,e infrastrutture, sull'assetto ter~itodia<br />

sui problemi de1,la pollitica agricola qu'ale anche gl,i operatori economici in gme- rialme e sulla fiscalità nell'ambito locale.<br />

comunitaria con particolare riguardo alle rale (e quelli agricoli in particolare) hanno Per questi mo'tivi il Convegno di Grottaripercussioni<br />

sull'attività degli enti locali diretto in,tmer8esse se vogliono evitare di fon- ferrata non costituisce una stravagante scoitaliani;<br />

ad esso hanno partecipato numerosi dare sulla sabbia le loro scelt8e eco'nomiche perta dell'AICCE, ma una ta,ppa calcolata<br />

as'sessori regionali e provinciali all'agricol- a medio e a lu8ngo termine.<br />

di una più larga azione che mira a infortusa<br />

e alcuni amministratori di Co~muni L'agricoltura costituisce un'esemplare ve- mare in modo approfo,ndito gli amminirurali.<br />

Detta iniziativa è stata resa possib'ile dalla<br />

cordiale collaborazione dell'e Ufficio per 1'Italia<br />

d'e1 Servizio Stampa e Informazi,one delle<br />

Com'unità Europee 8, collabo~razione che e<br />

servita a testimoniare a,ncora una volta non<br />

solo gli stret,ti rapporti ch'e legano l',attività<br />

del predett,~ ufficio alla no8stra associarifica<br />

delle esigenze sopra indicate sia perch6<br />

essa co'stituisce il settore che p~iù risente<br />

tradizionalmente di un'impostazione naziona18e,<br />

sia perché essa costringe a porre nei<br />

giusti termini il pro'blema della natura e<br />

del grado della co~llaborazione europea, essendo<br />

particolarmente necessario in tal settore<br />

superare il libero scambis,mo o la semstratori<br />

locali, a fornire ad essi un vero e<br />

pro,prio serviz,io e a contribuire alla nas~cita<br />

di un'autentica sensibilità della pubbli'ca o~pinicne<br />

al problema europeo.<br />

Do~o l'introduzione dell'avv. Martini, il<br />

Convegno si è articolato in tre relaziosni sui<br />

seguenti temi:<br />

zione, ina l'apprezzamento e la consisderazicne<br />

che I'AI'CCE ha saputo guadagnarsi<br />

presso le istituzioni comunitarie a livello<br />

euroFeo e nazi~nal~e.<br />

plic'e unione doganale per arrivare invece<br />

a una vera unione ecc,nomica e politica.<br />

Inoltre la politica agricola è talmente connessa<br />

con la politica commerciale, dei prezzi,<br />

1) La pol~tica agricola comune nel qua-dro<br />

dell'integrazione europea », s\ olta con<br />

esemplare chiarezza dal dott. Guido Fucili,<br />

I l'avori del Convegno, aperto dalle parole delle strutture e con la politica sociale, che Capo del1'Uficio Fer l'Italia del Servizio<br />

di saluto del Vice Presidente d,ell1AICCE, e~ssa chiarna i~n causa verament,e l'intero Stam~a e Informazione delle Comunità<br />

o'n. Cavallaro, sono stati introdotti dall'avvocato<br />

Gianfranco Marti'ni, Segretario Generale<br />

aggiunto dell'AICCE, con una relazione<br />

sul tema: K L'AICCE al servizlio di enti locali<br />

moderni in un'Europa democratica e sovra-<br />

Fano'rama della problematica euro'pea. Europee;<br />

nazional'e D. Tale introduzione è servita a<br />

co'llocare esattament.~ il Convegno nella sua<br />

indispensabile cornice politica e a chiarire<br />

preli,mi,narmeate i motivi fondamentali che<br />

spingono gli amministratori locali ad o'ccuparsi<br />

dei problemi eurolpei e in particolare<br />

di quelli agricoli proiettat,i in un quadro non<br />

più soltanto nazionale, m'a comunitario.<br />

E' infatti in atto la creazione di una nuova<br />

comunità e di una dimensione più ampia<br />

di co~nvive~nza o'rganizzata che supera il txadizionale<br />

ambito statuale; la democrazia nell'ambito<br />

nazionale e quella su s,cala sovranazionale<br />

sono sempre più interdipendenti<br />

tra loro; il processo di integrazione euro8pea<br />

condiziona ormai sostanzialmente la politica<br />

regionale di sviluppo; la pro'gramma~~ione<br />

locale e nazionale e la lpolitica a medio<br />

t.ermine della CEE esigono urgentemente<br />

un <strong>org</strong>anico coordinamento: so~no queste alcun~e<br />

delle ragioni fondamentali che spingono<br />

gli enti locali a senti8rs8i concretamente<br />

part,ecipi e non solo spettatori di questo<br />

evento storico che si chiama inte~grazione<br />

europea. In queste considerazioni si mescolano<br />

proble'mi economici, sociali, culturali<br />

e politici, ma solo l'elsistenza di un potere attento esame del MEC agricolo a Grottaferrata


2 COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

alla presidenza, da sinistra: il dott. Scaramella il dott. Fucili, I'on. Carallaro, il prof. Dozio,<br />

l'avv. Rlartini<br />

2) Gli strumenti della politica agricola<br />

comune con particolare riguardo al loro<br />

impiego a livello locale P affidata alla nota<br />

esperienza del dott. Gualberto Scaramella,<br />

Capo Divisione presso la Direzione generale<br />

Agricoltura 3 della Commissione della<br />

CEE ;<br />

3) « La politica comune dei Mercati agri-<br />

cali » illustrata con particolane competenza<br />

dal dott. Antonino Vagliasindi, della Dire-<br />

zione Generale dell'Agricoltura della CEE.<br />

Fucili ha illustrato come il mercato co-<br />

mune agricolo non possa realizzarsi soltanto<br />

in base ai meccanismi delle riduzioni doga-<br />

nali e delle eliminazioni degli ostacoli agli<br />

scambi commerciali tra i Sei. E' indispen-<br />

sabile portare avanti comuni linee di poli-<br />

tica agraria, affinché il [mercato unico si<br />

realizzi equilibratamente.<br />

La politica agricola comune proposta dalla<br />

Commissione della Cm ed in corso di attua-<br />

zione mediante progressive decisioni del<br />

Consiglio si sviluppa lungo quattro binari<br />

principali: politica di mercato, politica delle<br />

strutture, politica sociale in agricoltura, poli-<br />

tica della concorrenza. Fucili ha quindi illu-<br />

strato le linee principali di tali politiche.<br />

Scaramella ha in particolare parlato della<br />

politica delle strutture agricole, con rife-<br />

rimento ai problemi di adeguamento del-<br />

l'a~gricoltura italiana.<br />

Egli ha indicato in quali settori il con-<br />

tributo degli enti locali può presentare mag-<br />

gior efficacia ai fini di facilitare tale ade-<br />

guamento. Scaramella ha quindi accennato<br />

ai programmi regionali >, in corso di pre-<br />

parazione presso gli <strong>org</strong>ani di Bruxelles.<br />

Vagliasindi, della Direzione Generale<br />

N Agricoltura P della CEE, ha spiegato i<br />

meccanismi che sono alla base delle <strong>org</strong>a-<br />

nizzazioni comuni dei mercati agricoli n fa-<br />

cendo i1 punto sulla situazione attuale, con<br />

particolare riferimento alle decisioni del<br />

Consiglio del maggio scorso.<br />

Ha pertanto ampiamente illustrato fun-<br />

zioni e meccanismi del Fondo europeo agri-<br />

colo di orientamento e garanzia.<br />

Gli interventi nel dibattito, che ha fatto<br />

seguito alle nelazioni, sono stati numerosi<br />

e qualificati (tra gli altri ricordiamo quelli<br />

dell'ex Sindaco di Viterbo, Smangiassi, del-<br />

l'hssessore alla Regione Friuli-Venezia Giu-<br />

lia, Comelli e dei Consiglieri Mizzau e Vir-<br />

golini, degli Assessori provinciali di Bolzano,<br />

Brugger, di Padova, Corò, di Como, Bono-<br />

melli, di Palermo, Sturzo, del Sindaco di<br />

Frascati, Boazzelli e dell'ex Consigliere co-<br />

munale di Sulmona, Trozzi).<br />

Panticolarmente interessante il coro a più<br />

voci che in tal modo si è creato tra gli<br />

amministratori locali presenti, i rappresen-<br />

tanti e gli esperti della Comunità europea,<br />

l'on. Sabatini, membro della Commissione<br />

Agricoltura del Parlamento Europeo, Aride<br />

Rossi, nella sua duplice qualità di sinda-<br />

calista agricolo e di componente del Co-<br />

mitato Economico e Sociale della CEE:<br />

queste diverse voci, espressioni di esperienze<br />

e di ambienti assai diversi tra loro, hanno<br />

tuttavia trovato la loro convergenza nella<br />

frianca constaitazione che la politica agricola<br />

comunitaria è ormai una realtà alla quale<br />

la politica nazionale deve adeguarsi e che<br />

quanto più sarà diffusa tale consapevolezza<br />

nella pubblica opinione e nelle categorie<br />

interessate, tanto più rapidamente e posi-<br />

tivamente la nostra economia agricola potrà<br />

adeguarsi alle nuove esigenze con notevoli<br />

benefici anche di carattere sociale.<br />

E' soprattutto su questa necessaria azione<br />

di sensibilizzazione che il dibattito ha insi-<br />

stito individuando negli amministratori locali<br />

uno dei canali più efficaci per raggiungere<br />

tale obiettivo. Inoltre è apparso evidente<br />

dai varii interventi e dalle monografie pre-<br />

sentate (di grande interesse quella prepa-<br />

rata dalla Regione sarda, rappresentata al<br />

Convegno dall'assessore Serra e dal dottor<br />

Capone) quale incidenza possano avere gli<br />

enti locali maggiori (riegioni e province)<br />

sulla politica di sviluppo locale anche nel<br />

settore agricolo, qualora essi siano do-<br />

tati di chiare competenze istituzionali e<br />

comunque di adeguati mezzi finanziari.<br />

L'esperienza di questi ultimi anni dimostra<br />

infatti i risultati positivi ottenuti da inizia-<br />

tive economiche direttamente o indiretta-<br />

mente pxomosse o stimolate da enti locali<br />

proprio perché essi sono più facilmente in<br />

grado di avere una visione globale dei<br />

diversi interessi in gioco e sono istituzio-<br />

nalmente destinati ad opemre la loro sin-<br />

tesi a favore dell'intera comunità. Sia rea-<br />

lizzando adeguate infrastrutture, che spesso<br />

condizionano il progresso economico e le<br />

condizioni di vita delle popolazioni rurali,<br />

sia operando persuasivamente sulle catego-<br />

rie agnicole per favorire efficaci e moderne<br />

forme associative, sia attuando una canaliz-<br />

zazione capillare dell'informazione pove-<br />

niente daile Comunità europee, gli enti lo-<br />

cali possono svolgere un ruolo non secondario<br />

in tale settore: di ciò gli amministratori<br />

locali presenti a Grottafenrata si sono dimo-<br />

strati ,pienamente convinti e ciò è stato<br />

volentieri riconosciuto dai rappresentanti de-<br />

gli Uffici Comunitari.<br />

Anche quando la discussione si e soffer-<br />

rnata su aspetti tecnici (zootecnia, viticol-<br />

tura, olivocoltura, problemi dei cereali, ri-<br />

composizione fondiaria, rapporti fra proprietà<br />

e impcesa, ecc.) essa si è sempre caratteriz-<br />

zata per una particolare consapevolezza de-<br />

gli intervenuti che detti problemi aivevano<br />

sempre un substrato politico e andavano<br />

collocati in un quadro non più soltanto<br />

nazionale.<br />

Le repliche dei reletori hanno fornito<br />

un ulteriore contributo all'informazione su<br />

una materia così vasta. Di ipariticolare inte-<br />

resse l'intervento conclusivo del Segretario<br />

generale dell'AICCE, Serafini, il quale ha<br />

sottolineato, fra l'altro, la grande incidenza<br />

dell'attivita comunitaria sulla vita locale e<br />

quindi la particolare importanza della spe-<br />

cificazione di questa attività per assessorati<br />

degli Enti locali.<br />

Al termine del Convegno è stata appro-<br />

vata all'unanimità una risoluzione (di cui<br />

riportiamo appresso il testo completo) che<br />

Serafini e Martini (che svolge la relazione)


luglio-agosto 1966 COMUNI D'EUROPA 3<br />

AVVISO URGENTE AI SOCI<br />

Come noto il V Congresso nazionale del17AICCE è stato convocato per il 16 e l7 settembre 1966 e<br />

si svolgerà ad Ancona, nel Palazzo degli Anziani. L'o~dine del giorno è il seguente:<br />

1) relazione del Segretario generale, sulle linee approvate dalla Direzione nazionale e in base al<br />

mandato del Consiglio nazionale; discussione;<br />

2) rinnovo delle cariche sociali;<br />

3) varie ed eventuali.<br />

Si invitano i Soci che, a causa di disguido postale o per altre ragioni, non avessero !ancora ricevuto<br />

i documenti utili per [la 10-0 iscrizione al Congresso, di volerli rrichie~dere telegrafioamente (Comuneu-<br />

Topa, Roma) ,o telefonicamente (687.320 - 684.556) 1aZ1a Segreteria dtell'Associazzone, Piazza Trevi, 86.<br />

Coloro (che fossero già in possesso dellcl. necessaria )documentazione, sono invitati ad affrettarsi a<br />

inviare la loro iscrizione.<br />

sintetizza compiutamente i varii aspetti del<br />

Convegno e le varie preoic~cupazioni ed<br />

attese che in esse si sono manifestate.<br />

La risoluzione colloca innanzitutto la poli-<br />

tica agricola comunitaria nel suo naturale<br />

e necessario contesto dell'intlegrazione non<br />

solo economica ma anche politica (in senso<br />

sovranazionale) delllEuropa dei Sei e ri-<br />

chiama Le connessioni profonde esistenti tra<br />

essa, la politica regionale e la programma-<br />

zione<br />

Dopo aver sottolineato i numerosi e fon-<br />

damentali rapporti esistenti fria l'azione ani-<br />

ininistrativa locale e i problemi delle popo-<br />

lazioni rurali e l'apporto che alla loro solu-<br />

zione possono dare specialmente le regioni<br />

e le province, il documento formula una<br />

triplice serie di richieste rivolte rispettiva-<br />

mente alle Istituzioni della Comunità eco-<br />

ncunica europea, al Parlamento e al Governo<br />

italiani e agli amministratori locali del no-<br />

stro Paese: il testo della risoluzione sotto<br />

riportato dispensa da inutili ripetizioni, ma<br />

sarà comunque utile richiamare l'attenzione<br />

dei nostri soci soprattutto sull'appello che ad<br />

essi è stato rivolto dai loro colleghi riuniti<br />

a Grottaferrata. Tale appello indica concre-<br />

tamente alcune iniziative che essi possono<br />

e debbono attuare per facilitare l'inserimento<br />

dell'ecouiomia locale, in particolare di quella<br />

agricola, nel più vasto contesto dell'econmia<br />

comunitaria.<br />

In questo senso, il Conve~gno di Grottafer-<br />

rata deve essere considerato soprattutto un<br />

punto di partenza: esso segna la strada per<br />

ulteriori iniziative a livello europeo, nazio-<br />

nale e locale la cui realizzazione è affidata<br />

all'intervento stimolatore della Segreteria<br />

dell'AICCE ma soprattutto alla fattiva sen-<br />

sibilità degli amministratori locali italiani<br />

La risoluzione<br />

Gli amministratori locali italiani (asses-<br />

sori regionali e provinciali, amministratori<br />

comunali) partecipanti al Convegno di studio<br />

promoslso dall'AICCE in collaborazione con<br />

l'ufficio per l'Italia del Servizio Stampa e<br />

Informazione delle Comunità Eurupee, svol-<br />

tosi a Grottaferrata il 24 e 25 giugno per<br />

approfondire i rapporti tra politica agriclo'la<br />

comunitaria ed azione amministrativa locale<br />

RIAFFERMANO<br />

- che la politica agricola comune non<br />

può limitarsi alla semplicle m~ficazione dei<br />

p~rezzà, ma deve investire nscessariammte<br />

anche d'<strong>org</strong>anizzazione dei mercati, la poli-<br />

tica delle strutture e queiia sociale;<br />

- che l'accelerazione delle scadenze di<br />

liberalizzazioine dei prodotti agricoli decisa<br />

a Bruxelles 1'11 giugmo 1966 appare oppor-<br />

tuna sia nella prospettiva di una più rapida<br />

e globale integrazione europea, sia quale<br />

mezzo per stimolare un più rapido amo-<br />

dernamento dell'agricoltura italiana dando<br />

in particolare certezza alie opzioni degli ope-<br />

riatori agricoli, sia per consentire aUa pro-<br />

grammazione economica nazionale di avene<br />

precisi punti di riferimento in tale settore;<br />

- che la politica agricda non può essere<br />

realizzata senza un suo costante inserimento<br />

nel quadro della politica negionale comuni-<br />

taria e del pirogramma di politica economica<br />

a medio termine recentemente propos.tio dalla<br />

Commissione della CEE;<br />

- che non vi può essae autentica e<br />

stabile p-litica comune anche nel settorie<br />

agricolo, né politica regionale e program-<br />

mazione a livello europeo (l'una e l'altra<br />

del resto necessarie anche per assicurare<br />

una più soddisfacente consid~erazioae delle<br />

esigenze delle regioni a prevalente voca-<br />

zione agricola) senza ~stituzioni politiche<br />

sovranazionali, soggette a controllo demo-<br />

cratico.<br />

- che l'azione anlministrativa locale è<br />

connessa per molti e fondamentali aspetti<br />

ai prioblemi deli'agricoltura e delle popola-<br />

zimi rurali (infrastmtture, formazione pro-<br />

fessionale, interventi direttl e indiretti nel<br />

prociesso di produzione, conservazione e di-<br />

stribuzione dei prodotti agricoli anche me-<br />

diante imprese pubbliche locali, redazione<br />

di piani territoriali, iniziative culturali, ecc );<br />

- che, in particolare, gli enti locali a<br />

livello regionale e provinciale possono svol-<br />

gere un efficace e coordinato compito di sti-<br />

molo nell'ammodernamento delle strutture<br />

fondiaric e imprenditoriali;<br />

- che l'azioine locale è condizionata al-<br />

l'esistenza di un'ampia autonomia degli enti<br />

terriltorijali e alla loro effettiva dispstnibilità<br />

di sufficienti mezzi finanziari.<br />

un vivo appello:<br />

RIVOLGONO<br />

1) alle istituzioni della Comunità Eco-<br />

nomica Europea (Parlamento, Consigljn dei


Ministri e Commissione) affinché nell'ambito<br />

delle rispettive completenze:<br />

a) attuino una politica negionale euro-<br />

pea che tenga in panticolare considerazione<br />

le fondate esigenze delle zone a prevalente<br />

economia agricola;<br />

b) facciano progredire, parallelamente<br />

alla politica di mercato e dei prezzi, la politica<br />

strutturale e sociale nel settore agncolo,<br />

mediante l'armanizzazione delle legislazioni<br />

in materia e l'adozionle di piani comunitari<br />

per il rinnovamento delle stmttu~e agricole<br />

deficitarie e l'attuazione di misure di carattere<br />

sociale in favore dei produttori e dei<br />

lavoratori agricoli delle zone arretrate;<br />

C) assicurino un costante cowrdina-<br />

mento nell'impiego dei varii strumenti di<br />

azione comunitaria (Fondo europeo dz orien-<br />

tamento e di garanzta agricola, Banca euro-<br />

pea per gli investimenti, Fondo sociale euro-<br />

peo) nella medesima area territoriale;<br />

d) utilizzino sempre più la collabora-<br />

zione offerta dalla Sezione italiana per i1<br />

Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali<br />

d'Europa (AICCE) per una differe~nziata e<br />

capillare divulgazione dell'informazione e<br />

della documentazione comunitaria d'intesa<br />

oon 1'Uificio per l'Italia del Servizio Stampa<br />

ed Informazione delle Comunità Europee,<br />

e) facilitino scambi di conoscemze e<br />

di esperienze di amministratori eletti e di<br />

funzionari locali, di imprenditori e lavoratolri<br />

agricoli e di esperti dei Sei Paesi della Co-<br />

munità, anche nel quadro del Primo Pro-<br />

gramma coinunle di scambi di giovani lavo-<br />

ratori » previsto dall'art. 50 del Trattato di<br />

Roma;<br />

f) esaminino l'o~ppo~rtunità di favorire<br />

la realizzazioa,e di un convegno, a livello<br />

comunitario e non più so'ltanto nazionale,<br />

di rapprese,n~t'anze qu,alificate di amm,inistratori<br />

loc'ali di regimoni pre~aleat~eun~ente agricol'e<br />

dei S'ei Paesi.<br />

2) al Parlamento e al Govmno italiano,<br />

affinché, n~ell'ambito delle rispettive commpe-<br />

tenze provvedano:<br />

a) a favorire il mi'glioram'ent,o e l'aggio'rnamento<br />

delle strutture agric~ol~e del nostro<br />

Paese per consolidare l'iazienda agricloha<br />

familia,re 'e le formse di agrico'ltura imperiditoriali,<br />

favorendo l'associazionismo fra<br />

plroduttomri, l'assi~t~enza tecnicia le finanziaria<br />

all'e aziende agricole e assicurando csostantemente<br />

il co'ordi,nam8entlo delle imiziativme<br />

nazionali (in particolare il I( Piano verde<br />

n. 2 D e gli ori'entament,i di po,liti'ca agr'icola<br />

n,ell'ambit'o dell'a progra,m,az,i'one) con quelle<br />

comunitarie europee;<br />

b) ad istittuire le regimi a sltatuto<br />

ordinario che h'anno costi,tuzioaalmente il<br />

compito di emanane nomle l'egislative poprio<br />

nel settore dell'agricoltura e foreste, e<br />

ad att,uare, secando i principi della Co'stituzione,<br />

la riforma della 1egisl~az:ioae amministrativa<br />

localle assicurando anche suffi'cienti<br />

e per~equati mezzi finanziari agli Enti locali;<br />

C) a porre temp8estivamlmte allo stu-<br />

dio le opportune modifi'che alla vigente legi-<br />

COMUNI D'EUROPA<br />

- --- p-.-<br />

slazioae sui miel-cati all'ingrosrs'o 'e sulle clen-<br />

tra,li d'e1 latt,e, sulla cui discip;lin,a n'on po-<br />

tranno non influir,e le norme ddl,a politica<br />

a,gricola comuniltaria;<br />

d) a valut'are, mlediante contat'ti con<br />

i rappre~senta'n,ti delle Regioni a sbatuto 'speciale<br />

e dei Co,mitati regionali per la prograimmazio;n,e<br />

economica, le ripercussioni delle<br />

decisi'oini c~~m~uni~barie europese siulla situ,azian'e<br />

eoonomi'ca e sociale delle diverse zonce<br />

del nostro Paese, per i conseguenti oppportuni<br />

~rovvedimenti.<br />

3) agli amministratori locali italiani, af-<br />

finché:<br />

luglio-agosto 1966<br />

b) promuovano dire~ttamente, quando<br />

possibili, ,e comunque stim'olino tut,te le iniziative<br />

ec~on~omi~che e sociali che possano contribuire<br />

al miglioram,ento dell,e condizioni di<br />

vita delLe popolazioni rurali, an'che allo s,compo<br />

di evitare la frammentarietà delle iniziative,<br />

rivolgendo particolare .attmzione .alle esi-<br />

genze dello sviluppo d'ella cooperazione (m-<br />

c,h~e mediante la formazione di quadri cofo-<br />

perativi) e di una più efficace e coordinata<br />

azioln,e delle <strong>org</strong>anizzazio.ni dei pro'duttori;<br />

C) evi,ti,no dispersione, conconenz'e<br />

dann'ose e perdita di efficjacia nella politica<br />

di sviluppo a livello locsale priendendo tiutt'e<br />

le iniziative 'nec~essarie a ca'ordinare sempre<br />

meglio l'azione dei piccomli comu,ni all'interno<br />

di una determinata area economica t,ra loro<br />

e con gli altri Enti locali più ampi (pro-<br />

vilnci'a e regime) ;<br />

a) intensifichino l'a lor'o azi.one vollta<br />

ad info,rma,re e a s~c.n,sibilizzane l'opiniosne<br />

pub~b,lica sui varii prsobl'emi dell'integrazione<br />

savranazionale europea, at~tuia,ndo, tra l'altro,<br />

appos,iti corsi di aggi~~mammto per el'etti<br />

lo'cali e per funzi'o~nari e pro~muo~vendo a<br />

livello regi'onale, la costituzione di uno me- d) si facciano promoitomri sollecit,amencific.0<br />

servizio,, o . uficio , des,tin,ato ,a s,e- te di convegni di situdi'o a liv~ell~o regiolnal'e,<br />

guire in modo sempre più sis,t,aat,i,co, nel int,erprovinciale e pro~vinciale sui problemi<br />

quadro dell'attivita svo81ta dall'AI'CGE, le agricoli affr~n~tand'oli nella prospettiva delila<br />

vicende d8ell'integrazic4n'e comunitaria eu- gra'duale attu,azione della politica agricola<br />

ropea; comunitaria europea.<br />

La IX Sessione plenaria dell'U CCE<br />

L'Unione delle Capitali della Comunità<br />

europea (UCCE) ha tenuto a Parigi la sua<br />

nona cessione plenaria, che coincideva con<br />

il quinto anniversario di fondazione: infatti<br />

nell'aprile del 1961 l'Unione si costituì nella<br />

capitale beliga, su iniziativa del B<strong>org</strong>omastro<br />

di Bruxelles, Lucien Cooremans.<br />

La delegazione italiana, con a capo i1<br />

Sindaco Petrucci, era costituita dall'assessore<br />

Mammi e da alti funzionari del Comune.<br />

L'a presidenza annuale dell'UCCE, che è<br />

stata esercitata nel co~so degli ultimi dodici<br />

mesi dal Presidente del Consiglio comunale<br />

di Parigi, Albert Chavanac, è passata per<br />

l'anno 1966-1967, alla città di Amstwdam.<br />

La città di Parigi e il suo Consiglio comunale<br />

hanno riservato grandi accoglienze ai<br />

rappresentanti dell'unione delle Capitali, che<br />

contribuisce a materializzare gli obiettivi<br />

dell'integrazione europea sul piano delle<br />

amministrazioni comunali e delle popolazioni<br />

delle sei città. Couve de Murville, Mini-<br />

stro degli Affari esteri, ha ricevuto i capi<br />

delle sei delegazioni.<br />

Oltre all'esame del suo programma di<br />

attività e la riconfsrma, per tre anni, del<br />

mandato al Segretario generale, Ge<strong>org</strong>es<br />

Chantren (questo Segratariato è definitiva-<br />

mente stabilito a Bruxelles), la sessione ple-<br />

naria di Parigi è stata dedicata all'esame<br />

dei problemi finanziari che si presentano<br />

alle sei pittà in quanto cap~tali. Nonostante<br />

le differenze di estensione e di statuto dei<br />

sei membri dell'unione, questi ultimi, al<br />

termine dei lotro lavori, hanno riconosciuto<br />

una certa similitudine fra i problemi finan-<br />

ziari che si pongono loro, ed hanno appro-<br />

vato la seguente risoluzione:<br />

s L'Unione delle Capitali della Comunità<br />

europea, riunita in seduta plenaria a Parigi,<br />

dal 15 al 17 giugno 1966, ha adottato la<br />

seguente risoluzione:<br />

dopo aver proceduto ad uno scambio di<br />

vedute molto approfoildito sui problemi di<br />

bilancio e di ordine finanziario propri delle<br />

sei capitali e derivanti dalla loro stessa qua-<br />

lità di città ca~itale;<br />

constatando che le città capitali sopportano<br />

oneri finanziari di carattere nazionale<br />

quando subiscono, per esempio, importanti<br />

~~erdite di entrate a causa di esoneri fiscali<br />

connessi all'o~ccupaz~ion~e di una parte del<br />

loro territorio da parte di al'cuni <strong>org</strong>anismi<br />

regionali, nazionali e, a seconda dei casi, internazionali;<br />

constatando che i progetti di r,iforma del<br />

sistema fis'cale gen'erale o locale, ,posto allo<br />

studio in cias,cun paese, sembmrano trascu-<br />

rare le difficoltà di ordine finanziario di cui<br />

soffrono le città capitali;<br />

sottolineu che una s'imile situ'azion'e può<br />

le,dere gli interessi degli abitanti delle ca-<br />

pitali;<br />

fa voti perché siano ricercat'e nuove mo-<br />

dalità di ripartizione delle uscite e delle<br />

entrate a carattere nazionale fra lo Stato<br />

e l'e citt,à capital,i, nel pieno lrispet'to del-<br />

l'auto~nomia dei Pot'eri locali;<br />

raccomanda ch'e, in ogni paesfe, vengano<br />

prese delle iniziative presso le autorit,à com-<br />

petenti allo scspo di ottenere, in ogni caso,<br />

un ai'uto dello St'ato che c'ompensi gli oneri<br />

assunti dalle città capitali sul piano na-<br />

zionale n.


luglio-agosto 1966 COMUNI D~EUROPA 5<br />

José M.a Semprun y Gurrea<br />

Si commetjte ... un primo errore invocan- Questo spagnolo libero, costretto a vivere<br />

do una tradizione spagnola, una tradizione - vagamente tolleralo - in una terra spi-<br />

unica, tutta d'un pezzo, uniforme, monoco- ritualmente con~geniale, ma non nativa, don-<br />

lore. A questo primo aggiungono un secondo de erano partite le ami che avevano per-<br />

errore i piccoli dittatori contemporanei ed i messo a casa sua l'ascesa alla tirannide di<br />

loro epigoni quando, per giustificare ed esal- un cinico e crudele generale sovversivo, non<br />

tare la loro opera, identificano questa unica ciescava di ricordarmi le tremeinde respon-<br />

tradizione con la corrente magari la più tor- sabilità dell'Italia nel fascismo franchista e<br />

bida, la più rigidamente inumana, la più la scarsa inclinazione della nostra giovane<br />

grossolana della storia spagnola, e cioè con repubblica a rimediare, ispiirandosi all'euro-<br />

la corrente assolutista, intransigente, colo- peismo democratico di Carlo Rosselli.<br />

nialista, inquisitoriale, contraria alla libertà, Semprun - il quale nel saggio citato ci<br />

dimenticando che ci sono altre correnti molto sottolinea che la parola liberalismo è spa-<br />

più nobili, le quali in nessun modo possono gnola - apparteneva alla corrente « uma-<br />

essere considerale meno importanti o meno nitaria e transigente B ed era, prop~rio per<br />

profondamente spagnole ... Nel secolare svi- questo, uno spagnolo profondamente aro-<br />

luppo del pensiero spagnolo possiamo iden- peo. Giurista e democratico, era poi con-<br />

tificare una lunghissima, chiara, ininterrotta vinto della necessità della forma federativa<br />

corrente unitaria e transigente, permeata di con cui si sarebbe dovuta unire 1'Eurorpa - e<br />

con (essa la Spagna nuovamente libera -,<br />

All'avvento della Repubbli'ca fu nominat'o<br />

go~vern~atore della provincia di Tol'edo ,e suc-<br />

~es~sivamente di Santand'er. Alla 5in8e del<br />

19831, in sleg'uito alla prim'a crisi del Gov,erno,<br />

ilassegnò le di,missioni e - s~ino alla vigilia<br />

della guerra civile - si dedicò ad attiv,ità<br />

prevalentemente intellettua1.e.<br />

S'emprun appartiene al gruppo dei fon,da-<br />

tori dell'a rivista « Cruz y Raya m, dir'etta da<br />

José B'ergamin: è stato alt're,sì corrispon-<br />

dente in Spa,gna di


Gli scambi di giovani<br />

La Direzionle degli Affari Sociali 'della<br />

Co'munità Economica Europea ha peso la<br />

inkiativa di riunire a Bruxelles il 27 giu-<br />

gno scorso i rapp~essenta,n~ti ddle principali<br />

<strong>org</strong>anizzazioni interessate al fi'ne di e~s~ami-<br />

nare una serie di problemi aonnessi col<br />

« Primo Programma comune per favolrire gli<br />

scambi di giolvani lavorato'ri al1'in)terno del-<br />

1)a Comunità P.<br />

Detti pro,bl,emi si ricolleganlo all'art. 50<br />

del Tratt.ato di Roma che st#abili,sce che<br />

a gli Stati membri fav~ris~cono, nel quadro<br />

di un psogr'amma comun~e, l'o s'cambio di<br />

giovani lavoratori D. Detto articolo prevede<br />

accanto alle altre norme che disciplinano<br />

la libera circolazione dei lavo~ratoxi indipendentetmente<br />

dalla loro età, un'ulteriore<br />

azione intesa a favorire i movimenti dei<br />

giovani lavo~ratori all'interno della Comunità,<br />

onde assicurare una migliore loro preparazione<br />

generale e prof~essionale. Con la<br />

no'rma in esam'e, gli Stati membri si s'ono<br />

assun,ti lo specifico obbligo sia di eliminare<br />

tutte le limitazioni e gli os~tacoli che, s'ul<br />

piano giuridico e in fatto, polssono rendere<br />

più difficili gli scambi dei giovani 1,avoirato~ri<br />

sia di attuarme tutti quei provvedimenti<br />

che possono invece facilitare il consleguimento<br />

di talle obiettivo.<br />

Lo scambio di giolvani lavlo'ratori previsto<br />

dall'art. 50 del Tratltato noin tende a<br />

coprire posti di lavoro vacanti, ma a fare<br />

conoscere ai giovani lavora~tori 'degli Stati<br />

membri la situaziolne degli altri Paesi della<br />

Comunità, gli ambienti e i metodi di Javoro<br />

ivi esistenti, agevolando così i contatti di<br />

ordine tecnico e culturale, il perfezionamento<br />

professionale e la reciproca comprensione:<br />

detti scambi hanno quindi inevitabilmente<br />

un carattere temp~ocaneo.<br />

L'art. 50 del Trattato ha avuto una parziale<br />

attuazione mediante la decisione presa<br />

dai rappresentanti dei Governi degli Shati<br />

membri della CEE, riuniti in sede 'di Consiglio<br />

» 1'8 maggio 1964, che ha adottato un<br />

primo programma comune in tale materia.<br />

Detto programma ccnclerne solo una particolare<br />

categoria di giovani lavonatori, i<br />

tirocinnizti, cioè coloro che già in poslsesso<br />

di una fomazione professionale di base,<br />

si trasferiscono in un altlro Stato membro<br />

pelr perfezionare, 081tre la loro formazione<br />

~lrofeissionale, le loro cono~scenze culturali,<br />

linguistiche ed umane, occupandovi un impiego,<br />

qualunque sia il livello della loro<br />

retribuzione. La loro eità deve essere compresa<br />

di regola flra i 18 e i 30 anni. La Colmmissione<br />

della CEE, in stretta clollaborazione<br />

coi Governi degli Stati membri, wolge<br />

ogni oppo~rtuna azione in materia di informazione<br />

e i vari Governi debbono consultare<br />

nel,17ambito nazionale un olrganismo<br />

raplpresentativo dei vari Enti e Associazioni<br />

che possono essere interessati a tali plroblemi.<br />

In tale quadro normativo si colloca la<br />

riunione di Bruxelles soplra accennata, alla<br />

quale, accanto ai sindacati dei datori di<br />

lavoro e dei lavoratori, ha partecipato una<br />

numerosa rappresentanza del Clonsiglio àei<br />

Comuni e dei Poteri locali d'Eturopa, ~compolsta<br />

di delegati delle Sezioni nazionali<br />

dei Sei Paesi della CEE. All'ardine del<br />

gioerno della riunione figu,rava l'analisi dei<br />

COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

lavoratori nella CEE<br />

risultati de,ll'attività svolta nel 1965 e le<br />

previsioni pler il 1966 e l'esame di un opu-<br />

s'colo d'informazione destinato appunto a<br />

far conosctere ai giovani lavoratcri le pos-<br />

sibilità offerte dal Primo programma co-<br />

mune. I1 Gruppo di lavoro ha affron~tato<br />

sollo in parte i predetti argomlenti e plrose-<br />

guirà la sua attività in una prossima riu-<br />

nione: l'ampio dibattito si è centrato sugli<br />

shrmenti p~iù adatti per informare un nu-<br />

mero sempre rnaggilore di giovani candi-<br />

dati agli scambi, sulle modalità di utilizzo<br />

dei mezzi finanzia~ri esistenti, sulle possi-<br />

bilità offerte da specifici setto~ri di attività<br />

economiche (ad esempio agricobtura, indu-<br />

stria, c~onnmercio) e - argomento che tocca<br />

direttamente la nostira Associazione - l'ap-<br />

po~rto che le )amministrazioni 10,cali dei Sei<br />

Paesi possono dare alla realizzazione del<br />

Plrimo plrograrnma comune.<br />

I rappresentanti delle varie Sezioni na-<br />

zionali del CCE hanno particolarmente<br />

sottolineato il significato dell'invito rivolto<br />

dalla Commissione della CEE \alla nostra<br />

Associazione per la partecipazione a dette<br />

riunioni: detto invito allarga e rafforza i<br />

già numerosi punti di contatto e di colla-<br />

borazione del CCE con la Comunità econo-<br />

mica europea (nel settore della poilitica<br />

regionale, della libera circolazione dei la-<br />

volrato~i, ecc.) e conferma il ruodo sempre<br />

più determinante che i Poteri locali plos-<br />

sono svolgere nel complesso processlo di<br />

intlegrazione politica ed economica del-<br />

l'Elwopa.<br />

Più specificatamente è stalta richiamata<br />

l'attenzione, dai rappresentanti del CCE (e<br />

tra questi dal dellegato dell'AICCE avvo-<br />

cato Gianfranco Martini), sui compiti di<br />

informanane che gli amministratori locali<br />

possono oppolrtunamente svolge~e nel loro<br />

diretto contatto con le popolazioni. Gli As-<br />

sessori comunali alla Gioventù potrebbero<br />

in modo particolare costituire un prezioso<br />

stmmento di divulgazione delle po~ssibilità<br />

offerte dal Primo programma comune di<br />

scambi di giovani lavolratori. Gli stessi K ge-<br />

mellaggi tra Città e Comuni dei Sei Paesi<br />

potrebbero giovarsi delle possibilità offerte<br />

da dotto programma, favorendo la reciproca<br />

ospitalità dei giovani tirocinanti e costi-<br />

tulendo il quadro più adatto per agevolare<br />

i1 loro soggiorno nel Paese di arrivo, me-<br />

diante la collaborazione tra Enti locali e<br />

hsociazicni educative ed Organizzazioni<br />

di assistenza ai giovani. Infatti il problema<br />

pratico più grave posto dal programma di<br />

sc:ambi è quello di as~s,isour.are l'offel-ta B<br />

sori regionali e provinciali ail'Agricoltu~a<br />

del nostiro Paese al fine di esaminare le<br />

incidenze della politica agricola comune<br />

sull'azione amministrativa locale, i parrtecipanti<br />

abbiano auspicata sempre più numerosi<br />

e qualificati scambi di conoscenze<br />

ed esperienze tra operatori e lavoratori dei<br />

Sei Paesi: in questo quadro l'art. 50 del<br />

Trattato di Roma, puà trovare ampio spazio<br />

per una concreta applicazione.<br />

I delegati del Consiglio dei Comuni<br />

d'Europa presenti alla riunione hanno infine<br />

sottolineato la maggiore efficacia che<br />

gli interventi locali hanno in generale rispetto<br />

a quelli centlralizzati e si sono dichiarati<br />

prointi a formulare prossimamente,<br />

in a~posita nota, alcune proposte nelle quali<br />

L'avv. Giancarlo Zoli, membro del-<br />

la Presidenza europea del CCE e<br />

consigliere comunale di Firenze, è<br />

stato confermato in rappresentanza<br />

dei Poteri locali nel Comitato Eco-<br />

nomico e Sociale CEE-Euratom per<br />

il periodo dal 17 maggio 1966 al<br />

17 maggio 1970. Egli fa parte del<br />

Comitato dalla sua istituzione, e cioè<br />

dall'aprile 1958. Sarà membro delle<br />

tre Sezioni specializzate per le que-<br />

stioni sociali, per le attività non sa-<br />

lariate e servizi e per i Paesi e Ter-<br />

ritori d'oltremare. In seno alla Sezio-<br />

ne sociale è stato nominato presidente<br />

del Gruppo di Lavoro, che dovrà<br />

preparare il parere su tre questioni,<br />

di cui la principale riguarda la sicu-<br />

rezza sociale dei lavoratori che si<br />

spostano all'interno della Comunità.<br />

In tal modo la vcce dei Poteri<br />

locali è stata mantenuta in questo<br />

importante <strong>org</strong>ano comunitario e<br />

1'AICCE augura buon lavoro a Zoli,<br />

membro del proprio Esecutivo, con-<br />

vinta ch? sarà altresì im~ortante una<br />

collabcrazione sempre più stretta tra<br />

il Comitato economico e sociale e il<br />

i3iireau de 1iaiso)i- del CCE presso le<br />

Comunità europee, a Bruxelles (se-<br />

gretario Vanden Brande),<br />

sostanziare la collaborazione alla nostra<br />

Associazione, alle Istituzioni e agli Uffici<br />

della Comunità europea in tale settiore. Per<br />

quanto riguarda l'Italia, una f~rmal~e richiesta<br />

è stata subito avanzata al Ministero<br />

del Lavoro affinché 1'AICCE venga chiamata<br />

a far parte di pieno diritto dell'apposito<br />

Comitato consultivo creato presso detto<br />

di p~osti di lavoro neli quali il giov,an'e possa Ministe~ro al fine di incoraggilare l'azione<br />

perfezionare la propria fo~rmazioa~e pro'fes- degli <strong>org</strong>anismi specializzati nell'assistema<br />

cionale, in modo da garantire alle K do- ai tirocinanti e suscitare nuove iniziative<br />

mande n avanzate dai giovani la corrispon- per facilitare lo scambio dei giovani lavodente<br />

adesione delgli ambieinti economici ratori.<br />

e prdeissionali degli altri Paesi.<br />

I soci dell'AICCE saranno tenuti al corrente<br />

degli ulteriori sviluppi dell'atitività<br />

Per quanto riguarda gli scambi di gioco~munit~aria<br />

in tale settore af$inché gli enti<br />

vani lavoratori Ln alouni settori splecifici di<br />

locali possano inquadrare in essa le loro<br />

attività il CCE ha fatto presente l'opporiniziative:<br />

in tale prospeittiva saranno fin<br />

tunità di moltiplicare quelli tra giwani<br />

d'ora graditi i suggerimenti, le proposte e<br />

funziolnari di amministra~io~ni locali al fine le osservazioni che gli amministratori locali<br />

di cofnoscere diret.ta,mente le rispettive vorranno farci pervenire onde mettere la<br />

st,rutture e metodi di lavoro. L'avv. Mar- Segreteria dell'AICCE in condizioni di dare<br />

tini ha in proposito rico~rdato come proprio un contributo sempre più concreto alle<br />

nel recente Convegno di studio promos~so prossime riunioni di studio a livello cmudall'AICCE<br />

a Grottafer~ata per gli Asses- nitario.


luglio-agosto 1966 COMUNI D'EUROPA 7<br />

per la nuova Europa<br />

Istruzione, ed ucazione civica e sviluppo<br />

di Domenico Sabella<br />

La civiltà europea ha avuto per sua culla essere rifatto in condizione ,di eff'e8t,tivma e as- sonal~e scientifico e tecnico, avev'a proceduto<br />

il bacino del Mediterraneo. Ma dall'età di sotlut,a libertà, s'arebbe stato simile a quello. nel P~rt~ogallo ad un'a indag'in.e s8ulla penuria<br />

mezzo in poi cominciarono ad agire fatti e I1 len'to evolvere d'egli uomini ,e dell'e Rdele, di personal'e s~cientific~o e tcc~n~ico. I1 resoco~nto<br />

movimenti di idee che via via spostarono il du,e sa~n~gu,inosiss~ime guerre mond,iali, gli di questa indagine, pubblicata agli inizi del<br />

crogiuolo degli avvenimenti verso il centro- eventi politici e sociali consegu'enti al se- 1960, ori.entò il Governo di L~isba~na verso il<br />

Europa, fino a che la scoperta del Nuovo condo ~dopogue~rra. mentre dete~rminavano un t,ent#ativo d,i definire de~glmi 01bbie~tt~ivi d'i svi-<br />

Mondo, la formazione degli Stati moderni e ripi'eigam'ento su se st,es,s,i degli Europei, se- lu,ppo ,dell'ins8egnammto, in vista della forle<br />

lotte egemoniche, la pri~ma rivoluzione in- gnawno il defi~nitivo tramont,~ di quei miti rnazio,ne di manodopera altmamente qu'alifi'catia,<br />

dustriale e la politica di p3tenza perseguita e di quegli atteggiamenti che con,feriv,ano ne~es~saria per conseguire gli ~b'bi~ettivi di<br />

dagli Stati nazionali svilupparono un dina- carattei-C di fatalità all'esi,stenza degli squi- svil.up1po economico a lungo te~rmine. I1 Gomismo<br />

tale che tutto il fervcre europeo sem- l'ibri. Occorre altresì aggiunger'e c~h~e be tieorie verno portoghese ~su~cces~s~ivamente ~~ottc~m'etbrò<br />

concentrarsi in una sorta di quadrilatero dello sviluNppo, 'in continua elabo'riaziolne, twa il pro'getit.~ al C,ornit(ato S,cientifico e<br />

ideale avente per vertici Lcndra-Parigi-Beir- avreblbero sempr'e mantenuto val'ore d!i de- Tecnico dell'O~rgauiizz~az~ione e, ccnformemenlino-Vienna.<br />

Per contro l'Europa meridio- siderabi2ità se l'espansione ,economi'ca e il te alla p~o~cedura allora in vigore, gli altri<br />

nale, divenendo sempre più oggetto e non vertigino~sv pro'gresso s~cientifi~co-t'ecnologico P'a'esi membri furono invitati ad esprimeve<br />

soggetto ' di storia, è andata segnandosi di d,i queslLa seconda rivoluzioine ind'us.triale, con il lo.ro par'crc e'd anche se talme progetto poquelle<br />

caratteristiche genkali che, poste al la scoperta .e l'ut,il,izzaziolie ,di nuove fonti di t'eva avere per essi dell'interesse. I Governi<br />

cdronto del quad~rilatero mittleuropeo, energia, non oo~nferiss~ero all'e dottrine mede- di Greciia, Itali,a, Jugoslavia, Spagna e Turhanno<br />

posto in risalto, più evidenti nel tem- sime contenuto concreto di pos~sibilità. chi's si dichiiara~rono disposti a partecipare<br />

po, le peculiarità dei coaceltti relativi della Pelrò le possibil'ità di sviluppo rim~angoao ad un pro'getto del genere e, formulando<br />

stagnazione, del declino, dell'arretratezza e condizion,ate non so'lo da adeguatai intementii concrete p1ropios.t e, manif es'taro'no il proposito<br />

del sottosviluppo. Peculiarità negative che, dalltesterno nelle zone da valorizzare, linteir- di intrap~endere nei rispett'ivi Paesi uno<br />

stratificandosi ed accumulandcsi nei secoli, venti che devono essere sorretti, aggiornati sforzo della stessa natura.<br />

hanno determinato un recipiroco condizio- e corrett'i da una c~stant~e volontà politica I1 progetto assum'eva allora la forma di<br />

namento di causa e di effetto tra ambiente dai centri di po'tere inter,esciati, ma a,ltre~sì progr'amma in quanto l'O'CSE, ch'e !allora era<br />

e popolazioni al punto di far assurgere, agli da una adeguat,a e parallmela fcrmazio,ne cul- sncolra O'ECE, po~t,eva co~ordinare in uno sforzo<br />

inizi di questo siecolo, i Mediterraneli ad turale e t,ecnlica delll'~amb~ie,nt~e da riso,ll~evane, il più possibile omogeneo le iniziative e riesempio<br />

probante ed incontrovertibile di proprio perché il progresso scientifico-tecni'co spondere in tal modo ai bisogni dei Se'i<br />

C razze inferiori », da p,arte dei cultmi delae app~lic'at,~ all'industria ed applicabilc tall'agsi- Pa'esi.<br />

psleudo-teo~ie zooiatsiche. Quanto fossero fon- coltura hanno elimlinato si,a la ge~nexica ma- Aveva ,di qui o~rigine il Progett,o Regionale<br />

dati simili deliramenta è noto, e quanto novalanza ,analfab'eta, inqualificiala ed inqua- M:editesrraneo (PRM) che, dopo oppo~rtune<br />

siano colstati all'Europa e quianto ancora co- lificabsile, sia il tradizionale ~onta~dino altret- di~slcu,ssioai in seno all'OCSE, veniva fo\rmusitinlo<br />

all'umanità, specialmente in Africa, è tanst,o analfab,eta che si affida alle t~ecniche lato in accordi bilaterali tra 1'OCSE da una<br />

altrettanto noto.<br />

arc'aico-rurali dell'epo8ca prlecapitalisitica parte e c!ias.cun Paese interessa,t,o dall'altra.<br />

Ciò non toglie però che )l'Europa mediter- ed a811'e empiriche oono'scenze di a't8avico ae- I,l PR,M dtoveva es~s~ere un pirogctto d,i ricerche<br />

ranea versasse in una condizione umana, t~aggio.<br />

comu,ni, avent,e com'e finalità la valut,azione<br />

economica e scciale di patente inferiorità, In alt,ri termini, mentre prima gli investi- dei bisogni s~o~l'astici 'd'i ciascun Paese, partiaccentuatasi,<br />

a ritmo quasi geo~metrico, a melnti per l'istruziosn'e enano stimati investi- col'armente per quanto con'cerne la manodoseguito<br />

della prima rivoluzione industriale ment,i s'o'ciali quasi sinmimo di ,improduttivi, wier'a qualific'ata, in funziomne della cres'cenza<br />

che concerztrava il massimo dello sviluppo il prolgresso sci'entifico'-tecnico ha invece di- eco~n~o~m,ica prevedibile entro il 1975. In tal<br />

e delile colntesle intorno al polo carbone-ac- mosit.rato che l'insegnamento ,e la formaz,ione modo il Proget to dolveva conssentire di el'aciaio<br />

della Loitaringia del seic. XIX. Quasi umana apportano alla produzione ,e al ben'es- b~arare 'piani plarticolareggiati con valut.aziolni<br />

bar,ic,entro del slumm~enzionato quadrilateso, sere un ccntributo al'trettanto no,t,evo,le quanto finanziar~ie, per far front'e a questi bisogni;<br />

è questa ulna zon~a commpwsa t,ra il Pals de l'mesistenz,a del caplitabe mate~jale, perche la doveva inoltre porre a dispo~sizione deji Paesi<br />

Calai~s, 1'Es,sen e la S8a,ar, una superficie tri'an- capacità pro'duttiva del l'avorratore (sia a 'lmi- meno sviilupp~ati del gruppo l'esperie,nza già<br />

gol'are ci& di circa 70 mi,l'a chilometri qua- vello es'ecutivo, che i,nt,e,rmedio o direbtivo) acqui'sit.a da qualche Paese più avanzato co'me<br />

dnati, inse~ita in t'writmi della Francia, del'la<br />

Germania, de1l'Obanda e avviluppante tutto<br />

il B'elgio e il Lussemburgo. Ma 1'Europla d,egli<br />

Stati nazionali, tesa alle aspre e sanguinose<br />

è iin rapporto diretto all'a v,as#bità delle cono- 1'Ital'ia (monoculus in terra coecorum!). Tutti<br />

scenze d8i base e della splecifi'oa qualifi~~azio~ne qumesti ,lavori infine avrebbero dovuto conp~rof'essionale,<br />

sus'cettiibile di continui ag- clude'rsi con un rapporto particolareggiat,~ per<br />

giornamenti. Di conseguenza capitali mate- ci'as,oun pae:se, rapporto ne81 quale dovevano<br />

lotte civili interne attraverso le quali olgnuna rial'i e formazione umana diventano t~emini essere formnlat'e, ad uso degli ambi.enti redelle<br />

potenze cercava di assicurare a se stessa<br />

il massimo dell'influenza sul vecchio cointinente<br />

e sulla scena mondiale, non si avveinterrelati<br />

per l'autonomo smi1uipip.o di un,a splomlabili dei centri di poteire, dellc raccodata<br />

zon,a. E l'Europa mediterranea è con- manldazioni pe8r un progra,mma di azione neltras,s,egniata<br />

Invece non so810 dal b~assissiimo ]:ambito d8e,ll'!insegna,mento.<br />

deva della propria debolezza strutturale, de- livello eco.nornico, ma anc,h'e )dal de,paup.eraterminatasi<br />

dall'aggravarsi degli squilib~i m8ento del fat'tore umano (i cui eilementi miumani,<br />

territoriali e settariali. Anzi le dot- gliori e più dinammici sono lattrettli v'esso le<br />

trine economiche scambiavano l'esistenzia di regioni più progredite) e dalle più alte punte<br />

questi squilibri come il fatale rovescio di dell'analfab'etismo ~tsumeata1,e che s,ono !anuna<br />

medaglia; vedevano in essi la conse- ch'essi termini intejmelati col depr,esso livello<br />

gumza inevitabile del progresso generale ecoinomi~co.<br />

che obbediva al concetto di un ordinamento<br />

Dmopo aver superato notevoli ostac,oli (noln<br />

bis~o~g~na dim~enticare che, in molt'eplici occas'ioni<br />

ed in numero'si settori, una indagine<br />

del genere non poteva disporre di pr'ecedenti<br />

espmienzte e bisognava qu,indi ricorrere alle<br />

iniziative ed alLa t,enaoima delle équipes ch'e<br />

conducev'ano il lavomro!), i rapporti per pese<br />

furolno co~n:smegnati e pubblicati dal'l'OCSE nel<br />

economico, spantaneo frutto delle leggi natunali<br />

e delle libertà. Non si teneva, dunque, I1 Progetto Regionale Mediterraneo<br />

1965. &no sette volumi: i primi due sano<br />

rappo'rti di insieme, gli altri cinque si rifecjmto<br />

della sto~i~a la quale stava e sta a dimostrare<br />

che quell'ordine economico, ritenuto<br />

spontaneo frutto di (leggi naturali, aveva<br />

sì un fondamento naturale nella localizzazione<br />

deLle risorste minerarie, ma era anche<br />

Quando l'<strong>org</strong>anizzaz~ione per la Cooperaziome<br />

e lo Sviluppo Economico (OCSE), era<br />

ancora OECE (l), una équipe altamente qualificata<br />

del suo Comitato direttivo del perriscono<br />

ai rapiporti particolareggiati di ciasiaun<br />

paese.<br />

&ziali i risultati dello studio?<br />

Premesso che la situazione è diversa da<br />

paese a paese ed anche all'interno dello<br />

il rrlisultato di guerre, di atti brutali e di<br />

conquiste. Pelrciò non v'era nessunia prova<br />

(1) Organizzazione EUropea di Cooperazione<br />

Economics. sorta nel 1948 per amministrare gli<br />

stesso Paelse (ad esempio l'Italia che nella<br />

Zona del tradiziolnale tniangolo si pone oggi<br />

capace di dimostrare che, se il mondo poteva<br />

aidti del Piano Marshall. al livello progredito della media Europa,


8 COMUNI D'EUROPA<br />

luglio-agosto 1966<br />

mentre nel resto d,el Paese partecipa ddl,e<br />

~~~att~~~istich~<br />

meditmrane:e), tuttavia è pms,ibile<br />

rilevarse co,muni carattm;isti.che .e foirmula,re<br />

qua1,che co~nclusione generale appli,cabile<br />

po,trebbe,ro iniz,iare ad acqui~s,ire que11'1istru- rendimento deil1"insegnamento nei paesi del<br />

zion,e ,di Livello medio ,e quella formazioine PFW. Nelle smcuole secondarie sono fr'equenti<br />

di oui hanno tanto bis'ogno i Paesi m,el&iter- le cla's,si con 50-60 allievi e nelle u,niv~ensità<br />

rlainei e le l'oro ecoinomi'e. Posto a co~nfro~nito la docenza è esercitata 'spelsso a tempo parall'in,s,ieme<br />

del gruppo, g,lo,bam,ente consi- il tas,s,o di sco~larizzazio.ne d'e1 gruppo d',età ziale e molto limi~tatam~en~te a tempo plieno. Le<br />

derato.<br />

A voler datre un sintetico giudizio d'insieme<br />

sulla siit~azion~e scoltastica dei S8ei Paesi medit.err,anei,<br />

si potrebbe affermare che essa<br />

si siitua a metà str:a8da tra qu,e,lla dei paesi<br />

più ritar,d,ati e qute1l.a d,ei ,paesi più evo;luit,i.<br />

6-11 anni con del gruppo 11-14. anni, retrib'uz,io>ni relativamente basse al per,soln8ale<br />

in parecchi cas,i quest'ultim,~ rappre,senta il docente in buma parte può spiegare il feno-<br />

50% d,el p~rimo, ment,re nei pa,esi più svilup- meno8. Però in parecchi cas'i la stru~tt~ura rigipati<br />

de1l7OC,SE i due tassi sono generalmen~te dam'ente gerarchica e la rigartizione degli<br />

colstanti .ed equilibrati. ins~egnamenti in innum'erevoli categorie c:rea-<br />

Bislagna, inoltre, tenere p~'eseate u.n altro no seri ostacloli all'accr~es.cimento d'ci quadri<br />

L'amlbliguità è data ,dal 5at.to che nei s:quilib'rio supplem,entar~e che si verificia n~ei effettivi dei profe'ssori, ~0pratt~u~tto nelle<br />

riitardati è l'istsuz,ione prim,aria a non essere<br />

~~iversali~zata e di qui il p~rincsip.ale os:ta-<br />

Piaes'i medit,erranei, nell'ambito della ,stessa scuole sec~~ndarie e nell'o~rdine superiore. La<br />

istruzione secondaria, e ciioè tra l'ist,r~uzioae ple.nluria di prof'essori, chic si spinge fino alla<br />

cotlo allo svilu,p~po economi'co; neii paesi m~edi- secon,daria in general'e e l'iistruz,io,ne tecni'cote,rran,ei<br />

in linesa gein~erade è l'insufficienza abi- prof'essionalNe dal,l'altra. F&ta ecc~eziolne della<br />

pratioa dell'ins~egnam~ento .a tempo p,arz.iale,<br />

bla'sta a spiseigare una d'ellse più gravi de1fituale<br />

dell'istruzione media e sap~erio,re che Jiugo~slavia e del Po,rto~gallo, dove s~mb~ra ci'enze dell'insegnamento nei Paesi me'dit~ercos~t~iit~uis~ce<br />

il maggi~or $reino ,cul.turlde. Nella<br />

maggior part~e dei P,aesi medli,t;e.rr8anei, in,oltre,<br />

ad approfondire bene i dati emevsi, afessersi<br />

stablilizzato un certo e~quilibrio, l1i,s,tru- ranlei: e cioè la deb'ole propolrzione degli<br />

aioae tecnica negli altri Pa'esi ao,n rlappres,elntnt.a du.nni e degli 'studenti che riescotn80 a co'mche<br />

un 20% dell'istruzione ~s~econ~daria globale, ~1eta.re con esito favorevole gli studi. Molti<br />

fio~ra che an8che 1:istmzione prim,aria come<br />

pure l'i,stsuzion8e superio're s,on b ~m lontianiie<br />

senza .cc!ntarie che an8che qu,el 20% è abiit,ualmmt.e<br />

s~pr~ovv,isto di adeguate att:rezzature, di<br />

studenti s'econdari e'd univer~si~tari ripetono<br />

l'anno 0 escon'o fuosri co~rso perché non vi è<br />

dal potm rispo,ndere ,allse estigenze non solo sus,sisdi d,idattici e di labo~rat~ori e,d è quindi sufficienza di b'ironi profe~s~sori; .al'tri ancoila<br />

di una mo~derna econolmia, ma ait,re:sì alle esi- impa,rti8to nelle condizioni più sfavorevoli, e abbandonano gli studi per ma~ncanza di m'ezgenze<br />

di una società dinami'ca, data an'ch'e sp~es~s~o in corsi serali. Perciò no~n blasta che zi msateriali.<br />

la sscars8ità di tiecnici intermedi e di operaii i P,aesi m.edit'eman'ei facciano convergere gl'i P1erciÒ, se è imporfante accresscere le ri-<br />

~pecializz~ati o qua1,ificati. I1 pun~to b:ase &l<br />

quale plartire si prlesenta, du,nque, nel1.a nesforzi<br />

,per sviluppare l'i,ns~egn,mlento sec'on- sors'e da consa'cr8are all'~ist:ruzio~ne, è aEtr8etdario,<br />

n,é è sufficiente che svi1uppi;no aar:g!a- ta'nt0 importante utilizzare le risorse dispocessi'tà<br />

di diffondere ed universalizz,are l'in- mente l'in's~ieme dei mezU detvd,uti a tale nibili nel mosdo più eco~noznico e ilazionale<br />

segn~am~mto plrimario ad u,n live!llo medio<br />

sloiddi,sfacente, sì chte anlche l'e leve dell,a masco,po,<br />

e piuittosto n,ec~essariso xifo~rm'ane riadicalmente<br />

l'e funzioni de1l'ins:egnamento se-<br />

~oiss'ib'ile: 10 s,car8so numero di giovani ch'e<br />

ries'c~~no a complet'are con esito posittivo gli<br />

no,dopera porsaalno disporne di una s~uffici~mte co~n~diario.<br />

studi è un danno peggio'ne che corrisponde<br />

weparazione di base suLl,a quale far deva Lo stesso genere di sq~il~ibrio si nota nel- ad u~n'a dispwsien~e di ri's0rs.e.<br />

per la qualificazione e il cointiin,uo aggiioa-na- ì'insegnamenito s~perio~re. Ce i'n qualche P'a'ese Quali sono i bisogni futuri? Cercheremo<br />

mento d'ella m,edesima. I1 prim'o o,bbisett;ivo i t,as,si di sco,larizaazioaie e la progorzlione di di desumerli e colnfr'ontarli pler s'olmmi capi<br />

d,a r'aggiungerse è quello della s9co~larizzazi.one compimenito positiv'o degli '~,tudi non sono<br />

a tempo pieno dai 6 ai 14 .anni. N8ella mag- ano~rmalmtente bassi, in quasi tutti invec~e si<br />

gioranz,a dei Paesi mediterrainseli in qu'mt,io- confe~ris~ce un7ecces8siva impostanza alle discine<br />

questa condizione fondame.nt,al,e è lungi p~liin~e umanisticlh~e tradizionali a scapito d,elle<br />

dai sa~pporti nazionali.<br />

Nell'istruzion~e prima'ria la durata dell'obbligo<br />

sc0'las~t~i~'o sarà portat'a entro i'l 1975<br />

da 6 a 9 an'ni in Grecia, d'a 4 a 6 anni nel<br />

aall'essere raggiu,nka se nm entro una s~ca- d.is,cipl,ine tec,nico-scientifiche. Come pure,<br />

denza di d8iec.i a,nni. L'Iital.i,a (#dal 1963) ,e la sp~ess~o, i'l nu:mIeiro rel,a,tivamente alto d,egli<br />

Port~gallo, da 6 a 8 in Spagn'a, da 5 a 6 in<br />

Turchia, mentre in It'alia e in Jugolslavia<br />

Jugosl,avia (2) h'an,no ,istituito l'obb~ligaito- s,tud'm,ti in s~cimze nas,conde la deb'ole p~ro- d'al 1963 è fissa'ta ad 8 a'nni. Pler la stessa<br />

ri'età s~colastica per otto .ami, m,a in rlealtà la poirz,ion'e dei giovani chse skudiano Se a,cimze ePWa (1975) si pens'a di portarfe il ta,slso<br />

mancanza di m8ezzi e difficolt,à .di varia na- ap,pli,cate e le tecni'ch.e, in opiposizione id8e di sco,larlizzazione al 100%. S'ono altresì paetura<br />

riducon~o considesevo~lmente il ta,sls,o ef- sic,i,enz~e teoriche. Una &affezione del gea~ere vkti incremeniti nei tas8si di scol,amzz,azione<br />

fettivo della s~colarizz,azion,e. (Senza conbare è piuttosto d,a imputare alle sic-ars,e riso,rs,e anche nell'mdin'e secondario, cioè nella faplw<br />

fa^ I'eseunpio d~el,171talia, ll.i,nc.ideniza qua- in~frastruttu,ral,i ,e dei quadri do~clmti che noin ~'cira d'età clhe conprende i giolvani dai 15<br />

litativa dovuta soprattutto all'ald8att;amento dei all'a insufficiente doznan,da d'a pade degli<br />

quadri docenti alla nuova s8ituazi,on.e. Basti studen~ti, i qualli invece si ,reca,no dl'=,tero,<br />

penisan? che, mentre prima la scu,ola me~&ia come avvi8ene per gli situdenti univmsitari<br />

ai 19 anni: quesiti incrsementii son'o co~m~nesi<br />

il 75% peT la Grecia e il 250% per 18a<br />

S'pagna le il Po'rltogallo.<br />

era sel~ettiva, olggi è scuol#a .di ma,ssa. C,iò gneci e tu,rchi, pm seguire co,rsi universitari Nell'inseginameuito superio're il taslso di<br />

3wiiam'mte comporta un adatttamento psli,co- di Fa,coiltà te,cnic,o'-scientifiche, e ciò comporta aumsenlto ~revi's~t'o per il 1975 è del 25% in<br />

log,ico ed un approfondim~e.nto dei probl'emi gravi inconvenimti in quanto diffi'cilmmte Italia, di oltre il 50% in Grleaia e del 100%<br />

di'dattici e m~eto'dololgici che prima, nsell,a mag- qu,esti gio,vani, da laureati, rito,rnano nel n'di altr,i Paesi. Sono i'noltre prelvisti )dei<br />

gior pa8rte dei casi, l'in,segnan,te .dell'a scuol,a loro paes~e pm contribuire allo sviluppo della cambiamenti negli effettivi .di ogni tipo d!i<br />

meldia ntosn si polneva). prscpria terra. i~sitruz~ione con un acc~es~cimeln to noltmo,le<br />

Nelgli al,tsi P:aesi 'meditemanei la dur8a,ta rra le a1,t.r- deficienz,e sis~contrate, ma nellsa ~lx-oJ?o~rzione di allilevi nei consi sciiend,dl'obbligo<br />

scoliastico non è che .di ch!que speciale atttenzione me,ritano le seguenti: tifici e tecnici sia nei coa'si secon.dasi cotme<br />

0 ~ei anni. M'a anche 'entro questa f as,cia n) squilibrio tra xegiotn8e e neigio:ne d,e~llo .stesIso nei corsi universitari. S'olo la Spagna s'ernlimita,ta<br />

del,130bbligo che si aggira dai 6 p.aes,e nella d,istribuzione d'e.ll,e rko,rse ,gcola- brefiebbe Presentare una eccez,ione: iinfatti,<br />

agli 11-'12 ainn~i, il tasso di s~colaxiwazion~e stich'e; b) penuria di docentii; C) de- eolnsiderando il numero glob'a18e e la prom0,lt.o<br />

.sptess~o è b'en al di sotto dei li,v&i ,&i bole proip,o.rzio~n.e degli almai e s4,udanti che ~o'rzione degli studenti nelle discipline<br />

Paesi d'ell'Eurolp~a. Naturahente Lo soarto ri'escono a compi.ere i cor8s.i di studio con ~c~entifi'che e tecniche, sembrerebbe la pronei<br />

tassli di scOlarizzaz,i~one sii acceint,u,a mag- esito favorevole si,a nei corsi s,e,con,da,i.i .che pc'rzione di questi ultimi eS'sene rela'tivagiomentme<br />

nell'a fascia al di sopra deglsi un~i~ersitari.<br />

11 anni. fatto chse l'i~struzio~ne o~bbJi,gatcvria Squilib'ri regi,ona]i: la ,pluri,cl,ass,e con un<br />

melnte alta. Però, pa,s'sando a ccinsider,are il<br />

numero degli studenti e r faco'ltà, si n0t.a<br />

si arresti a'gli 11 o 12 ,anni nei pa,esi a d8ebol.e ss~l~o maestro è ,moneta corrente nelle zone Un eccessivo Inumero di a's'pirlanti-medi'ci,<br />

reddito introlducle una ptrdoada dirsparita tw rurali dei Palesi medi~terran~ei; nelle sit,ess,e il ch'e chiaris'ce clom8e un a'pparent:e equilil'in,s'egnament80<br />

~primmio e qu,el,lo seco,nda,fio, acne sono quasi co~mpletamen~te ,assenti le b'ri~ globale sia invece un s~o~stanzial~e sqa,ied<br />

un'a b,ruslca flession~e nei tassi di s,colar,iz- sc,uole ,s,econ,dxi~e, gen,walme~nrte concatrate librio. Nella istruzione tecnica e profes,siozazion'e<br />

nel momento stes,so in cui gli alli,& nelle zon~e urb~ane. Per quanto anche altre ""le l'aumento annuale degli effettivi variecause<br />

d9o,rdine .so,ciial,e e cultur~le intereor- rà tr'a il 5% della Turchia a il 10,476 in<br />

(2) 11 29 aprile 1964 l'obbligo scolastico è<br />

stato pr-olungato fino a 14 anni in Spagna, sicché<br />

il ciclo completo dell'istruzione primaria<br />

risulta esteso a otto anni in luogo di<br />

Grecia, un decreto del 1964, che stipula l'insiegnamento<br />

obbligatorio per almeno nove anni.<br />

sancis~ce altresì la decisione di applicare la<br />

gratuità dell,insegnamento a tutti i livelli ddl'educazione<br />

dalle elementari ali'università.<br />

rano, questa di per sé è sufficiente a @egar,e<br />

il fatto de]l'ineguale soci,al,e C'ir'ca quan'to riguarda l'i'struzion,e primaria,<br />

l'aum'elnto<br />

de1,le po,ssibilità ch,e si o,ffrotno ai ra'gazzi n~eleffettiv'i<br />

preveldi'bile<br />

~1"intraprend~ere gli studi.<br />

è relativamente debole nel compless,~, is,alvo<br />

~ , ~ f degli i ~ i oilgmici ~ ~ ~ do,cmii: , ~ è piarti- in Turchia dove il tasso di natalità permane<br />

colarmmt,e notevole nellle s~cuole s'ecolndarie molto elevato e dove, più che altsove, è<br />

e s,weriori ted è la causa prri'ma d8el,lo s~careo necessari~o incrementare il tassio di scol'ariz-


luglio-agosto 1966<br />

zazione primaria. Al contrario sono preve-<br />

di~bili nell'istruzione tecnica e professionale<br />

tassi di ac~crescimento molto rapidi, nel-<br />

l'ordine de11'8-10%. L'incremento dei qua-<br />

dri docenti selgue press'a poco lo schema<br />

dell'incremento della scolariizzazione, mal-<br />

grado notevolli differenze da palese a paese<br />

e tra i diversi ordini di istruziolnte. Per<br />

esempio, in Grecia e in Italia il progettalto<br />

aumento di maest1.i elementari è in rap-<br />

porto al miglioramenlto del numero di sco-<br />

lari per maestro; cioè alla diminuzione del<br />

numero di alunni per ogni classie, o per<br />

sezione di classe; per contro nel Portogallo,<br />

in Spagna e in Jugoslavia l'incremento<br />

del numero dei professori nell'istruzione<br />

superlore è interamente attribuibile all'au-<br />

mento del numero degli studenti (ed è pre-<br />

vedibile altresì un deterioramento del rap-<br />

porto numerico di studenti-professori, cioè,<br />

nonostante l'aumento di questi ultimi, il<br />

loro numero sarà insufficiente pier l'inlcre-<br />

mento maggiore degli studenti.<br />

Circa quanto riguarda l'edilizia scalasti-<br />

ca, l'Italia e la Turchia dovranno allesture<br />

per l'istruzione primaria e secondaria una<br />

capacità di aule per oltre 5 milioni di<br />

alunni; la Spjagna per 2,5 milioini, Gneclia e<br />

Portcgallo per circa 700 mila ciascuna, la<br />

Jugoslavia per un milione e mezzo. In que-<br />

ste cifre sono contemplate anche le soisti-<br />

tuzioni di edifici vecchi ed inadatti.<br />

Si può avere un'idea dello sforzo che i<br />

Sei Paesi mediterranei sono chiamati a sto-<br />

stmere entro il 1975, dalle seguenti cifre<br />

globali.<br />

istruzione primaria: alunni da 15 milioini<br />

nel 1960 a 20 milioni nel 1975; maeskri da<br />

490 mila a 730 da.<br />

Istruzione secondaria: alulnlni da 4,3 mi-<br />

liolni ad oltre 10 milioni; profesisori da 270<br />

mila a 650 mila a tempo pieno.<br />

Istri~zione superiore: studIatii d)a 560 mi-<br />

la a 1.100.000; professori da 29 mila, dei<br />

quali molti a tempo parziale, a 75 mila a<br />

tempo fleno.<br />

Per cons~eguire l'espansione quantitativa<br />

auspicata e il miglioramento qualitabivo<br />

nell'insegnammto, le spieae dovranno essiere<br />

triplicate o quadruplicate. Espresse in frazioni<br />

di proldotto nazionale lordo, queste<br />

spese pass'eraano, durante il pwiod'o del<br />

pi'ano, da 2,1 a 3,2% in Grecia; 'dal 4,3 al<br />

7% in Italia; dall'1,8 al 4,6% in Po'rtagallom;<br />

da#ll'1,8 al 4% in Spagna; dal 3,7 al 4,7%<br />

in Turchia; dal 3,8 ,al 5,276 in Jugaslavi'a.<br />

E' .evidente che sosno stanziam8en:ti molto devati,<br />

se si ti'ene conto del fatto che tutta<br />

la cma dellJOiCSE, nel 1960, ha consacrato<br />

iln m~ed~ia all'i~struzime un 4% del prodotto<br />

nazi'onale lolrdo.<br />

L'edilizia scolastica in Italia<br />

Da quanto è stako brevemente traciciato a<br />

proposito del Piano Regionale RZediterraneo,<br />

la situazione italiana è partecipe dello srbato<br />

di fatto comune alla regione meditemaaea.<br />

Pero guardiamoci un po' dentro e, per quel-<br />

lo che ci riguarda più da vicino, dolbbiamo<br />

avere i1 coraggio di sapere ammettere anche<br />

il perché delle nostre deficienze. E' vero<br />

che lo spirito dei tempi e la limitatezza<br />

ddle dottrine, in questo ultimo seco~lo, co-<br />

me abbiamo ~acommato d'inizio, hanno por-<br />

COMUNI D'EUROPA 9<br />

continuano a moltiplicarsi le iniziative nel quadro del gemellaggio tra Treviso e Orléans.<br />

Kelle foto: la delegazione Orleanese ricevuta nel Salone dei Trecento a Treviso e in visita alla<br />

scuola professionale provinciale di Lancenigo; l'inaugurazione della Y Rue Dante Alighieri » a<br />

Orléans, alla presenza delle autorità locali e della delegazione trevigiana, guidata dal Sindaco<br />

Marton.<br />

tato a concentrare il massimo dello svilu~ppo un secolo dall'unità, e dopo altre ubbriaca-<br />

solo in alcune regiolni; è vero che, in ìinea ture di miti, questo civilissimo Paese, patria<br />

generale, tutti i paesi europei hanno cre- del diritto, culla di antisti, di scienziati, di<br />

duto generalizzati e diffusi la loro potenza navigatori, di trasmigratori, di santi e di<br />

eld i81 .lor'o sviLuppo so'l perché una parte eccetera eccetena, lanoora oggi 1966, que!sto<br />

- spess)o minoritzria rispetto al resto del civilissi~mo Raesle vanta il posto civile pri-<br />

paese - ena sviluppata al massimo e dtive- vilegio di contare oltre quattro milioni di<br />

niva competitiva con le altre negiani iper- anailfabeti strumentali, 1'8% della popola-<br />

sviluppate degli altri Paesi e da ciò si gene- zione! Ma quanti sono colmo che si illudono<br />

rava la sinéddoche dello Stato-naWme, cioè di non esserte analfabeti e sfuggono alle sta-<br />

l'estensione dei caratteri di sviluppo di una tistiche perché sanaio compitare una firma<br />

parite a tutto il territorio. Però dobbiamo più o meno sgangherata?<br />

pure ammettere che 11 nostro tradizionale I miti hanno, nella laro illogicità ed irra-<br />

triangolo era ben poca cosa rispetto alla zionalità, una ferrea logica: Sanno smar-<br />

Riuhr, alla regimie parigina! Eppure .ci siamo<br />

sanplne piccati di essere una grande po-<br />

tenza D ed abbiamo stro~mbazzato al quattro<br />

venti come realtà di fatto ciò che era stata<br />

una politica invemzione bismarchiana, di<br />

quel maestro nel co~mplicato ed instabile<br />

gioco dell'equilibrio di potennue in Europla.<br />

Le ambizioni ddle nostre classi politiche<br />

e dirigenti (almeno fino a quando è sem-<br />

biriato che siamo rinsaviti!) sono statie s a -<br />

pre caratterizzate, in linea generahe, da<br />

exploits da grande potenza, ma la ~ealtà<br />

efEettuale è stata sempre ben diversa. Basti<br />

ricordare che dal 1861 al 1900, cioè nei<br />

primi quarant'anni della nostra vita nazio-<br />

nale unitaria e nell'a~co di tempo al cui<br />

vertice si isitua l'invenzione dteli'ltalia<br />

« grande potenza », in questi 40 anni 10 Stato<br />

rke il senso della realtà e l'orientamemto<br />

della verità.<br />

« Un itinerario attraverso il nostro Paese,<br />

che avesse come scopo la conoscenza delle<br />

situazioi~i scolastiche, sarebbe assai istrut-<br />

tivo. Nelle opere compiute e più ancora<br />

neille misere condizioni in cui si trova la<br />

Scuola italiana, si potrebbe Leggere meglio<br />

ancora che in un libro di storia D. E' una<br />

amara, ma fondatissima considerazione che<br />

Ferldiiando Isabella esprime in una delle<br />

paghe del suo libro L'Edilizia Scolastic«.<br />

in Italia - Precedenti e prospettzve, edito da<br />

La Nuova Italia m, con ~>riefazime di Tri-<br />

stano Codignoil~a.<br />

In sostanza Isabella, con questa sua cm-<br />

statazione, sembra auspicare che altri fac~cia<br />

ciò che egli stesso in realtà ha egregia-<br />

mente compiuto: un'originalissima storia<br />

italiano è stato capace di costniire sddaniko d'Italia, interpretata attraverso le statisti-<br />

29 aule scodastiche in Calabria, nella rei- che s~colastiche e attraverso Le leggi che sono<br />

gion~e cioè che ha sempre presentata le più state emanate per la Scuola dal 1859 (leg-<br />

alte puntie di analfabetismo. Ed oggi, dopo ge Casati) od oiggi.


1 O COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

-<br />

-<br />

Chi conosce l'Autore s'a che da oltr'e<br />

20 anni, cm l'otstinata tenacia dei Lucani,<br />

si è dsedicato ai problemi dell'edilizia scolastica<br />

in Italia, tantto da es,sere fra i più<br />

qualificati specialisti del1 nostro Pa.we. Lla<br />

C~cmmissione Parlamentare di indagine sulle<br />

condizioni della S8cuol'a in Italia deve<br />

all'olpera ed al contributo determinanti di<br />

Ferdinando Isab'ella, cui 'era affidata la prtesidenza<br />

della sottocommis.sion~e per l'edilizia<br />

s'colastica, ce ha po'tuto puntual,izzar'e con<br />

scientifica pseris,io'ne e con rkaltante efficacia<br />

una realtà colsì intricata e deli'cata<br />

del~l~a nostra vita nazio'nale.<br />

L.a prima parte d'e1 volume rigua,rda,<br />

dunlque, quello che potremmo definire l'analfamb'e~tismo<br />

civile di tanta parte della nostra<br />

classe dirige~nte e politica dall'unità in poi,<br />

fino al 1946. E' una i,nterpretazione che iclcaturis'ce<br />

di cons'e~guenua e sulla ba.se dell'a,nalisi<br />

s'cilentifica ed equilibrat'a de~lle stetistich'e<br />

,e delle leggi, nc~nché. d'ella cmon,siderazione<br />

i,n cui i. s~tata tenut,a la s~cuuola. A coinferma,<br />

bastembbe ricordare come, f'ra tutta<br />

la eletta schiera di rneridion,alisti ch,e hanno<br />

illustrato, non certo indegnamente, il predetto<br />

erio odo, solo tre si sono preoccupiati<br />

delle condizioni della scuola in rapporto all'evoluzione<br />

del Mezzogiorno: Nitti, Salvemini<br />

e Umberto Zanotti-Bianco. Ma non è<br />

tutta una riflessione di ordine etico-politico,<br />

bensì è esplicitamente analizzata il risultato<br />

di certe leggi il cui unico intento sembra<br />

essere stato quello di essere scritte e promulgate,<br />

ma non di poter essere eseguite.<br />

E l'Autore rico~da la inlanità, o quasi delle<br />

leggi che affidavano ai Poteri locali l'iniziativa<br />

per la costruzione degli edifici scolastici,<br />

ma nan indicavano quando e come i<br />

Poteri locali avrebbero potuto reperire i<br />

mezzi per far fronte alle spese. E il ri~sultato<br />

non poteva essiere che uno solo: Miliano,<br />

Torino, Genova potevano costruire qualche<br />

edificio scz~lastico, il resto dell'It*alia e l'Italia<br />

Meridionale soprattutto vedevano crescere<br />

il numelro degli analfabeti o al massimo di<br />

qualche aula di fortuna. Anzi è meraviglia<br />

se, confrontando un simile andazzo di cose<br />

col numero degli analfabeti nelllItalia Meridionale,<br />

le nostre regioni oggi contino un<br />

numezro di analfabeti che - rebus sic stantibus<br />

- dorvrebbe essere molto, ma molto<br />

più elevato!<br />

Infatti, alla fine della prima guerra mondiale,<br />

con l'annessione delle regioni già sotto<br />

sovranità del tramontato impero austroungarico,<br />

si deve constatare che il rappo~to<br />

tra popolazione e aule scolastiche nel Trenti~no-Alto<br />

Adige e in Venezia Giulia era a<br />

livello quasi ottimale, distanziando di parecchie<br />

lunghezze il rapporto di tutte le altre<br />

regioni italiane, ivi compreso il tradizionale<br />

triangolo industriale. Altro che gran~de potenza,<br />

altro che colli fatali di Roma e baggianare<br />

consimili!<br />

La seconda parte del volume è la realtà<br />

di questi ultimi vent'anni, dal 1946 ad oggi.<br />

Senza dubbio molto si va facendo e si è<br />

fatto, ma ciò avviene soprattutto sotto la<br />

spinta di influenze esterne, per la pressione<br />

dei settori economici che, in conseguenza<br />

dell'espansione, reclamano tecnici e lavoro<br />

ben qualificato e perciò con una buona preparazione<br />

di base. Eppure (questa è una<br />

nostra constatazione) chi sta nella scuola<br />

ricorderà certamente che nel 1947 (vient'ami<br />

fa!) l'allora ministro della Pubblica Istruzione,<br />

Guido Gonella, diramò un'inchiesta<br />

sulle condizioni e sugli orientamenti ddla


luglio-agosto 1966 COMUNI D'EUROPA<br />

scuola in Italia. Ciò fece supsorre che ma- apparsa negli annali della scuola italiana per se allo stato attuale e per una qualsiasi<br />

turassero i tempi per riformare la scuola l'attuazione di un efficace programma di edi- ragione ne sta fuori, altrimenti verrebbero<br />

Altre inchieste ed altre inizia- lizia scolastica, e vi affianca la ricerca dei frustrati i fini da raggiungere che sono<br />

tive da allora si sono succedute fino al 1962.<br />

I1 risultato è stato i1 sostanziale immobilimezzi<br />

e i tempi di attuazione in una visione<br />

originale e modernamente valida anche<br />

quelli del 100% di frequenza quantitativa<br />

nelle scuole primarie, il massimo di apertura<br />

smo, in quanto non si può dire che i1 pcco dal punto di vista urbanistico. e di incremento nelle secondarie e nell'unirealizzato,<br />

col frammentarisma che lo carat- La del volume però supera i fini versità e, dal punto di vista qualitativo, la<br />

terizza, risponda ad un concetto di autono- immediati per i quali è stato scritto e sug- sempre più accentuata riduzione della dima<br />

ispirazicine per una soluzione, sia pure gerisce alcune conclusioni che ci sembrano spersione, fino a livelli trascurabili che dograduale,<br />

ma in funzione solo dei bisogni essere un rilevante contributo alle d3ttrine vrebbero dipendere, in una situazione ideale,<br />

della Scuola e dell'effettivo riequilibrio strut- dello sviluppo. esclusivamente dalle capacità pirsonali deturale<br />

quantitativo e qualitativo dell'insegnamento<br />

in ogni ordine e grado Ed infatti<br />

ncn psssiamo negare che quando, nel dicembre<br />

1962, se la memoria ncn falla, è stata<br />

istituita la scuola media unica, i1 paese,<br />

l,opinione pubblica, i quadri do,centi, nonostante<br />

la costituzionale dell,obbllgatorietà<br />

scolastica per otto annJ, esistesse da<br />

1) Definitivo tramonto e colpa di grazia<br />

alle teorie che stimavano e tuttora stimano<br />

investimento sociale, quasi sinonimo di improduttivo,<br />

le spese per l'istruzione. E' vero<br />

che detti investimenti, allo scadere dell'anno<br />

finanziario, non dànno un congruo dividendo<br />

Ma la scuola, quantitativamente e qualitatigli<br />

individui e giammai dalle possibilità obbiettive<br />

della situazione generale. Perciò<br />

occomerà fissare pier ogni classe d'età scolare<br />

quale dovrà essere il valore ottimale<br />

del tasso di scolarizzazione e, di conseguenza,<br />

seguire una politica scolastica tale che assicuri<br />

regolari frequenze corrispondenti al<br />

tasso stabilito Il fattore edilizio ha il suo<br />

quindici anni, nonostante le tonnellate di Vamente produce, 'la pure a lunga notevole peso n.<br />

carta per polemiche ed ci<br />

sost~anzialmente trovati difronte ad una improvvisazione,<br />

difronte ad un vino nuovo<br />

che veniva messo in otri è<br />

ncstr0 intento Criticare la legge istitutiva<br />

della scuola unica, anche se ci vien<br />

fatto chiedere cosa significhino quelle 0sscadenza,<br />

capitali di capacità, di iniziative,<br />

di preparazione e di umane<br />

se è possibile, fino ad oggi,<br />

computare in termini di valore venale O<br />

stimare in di logica hanno<br />

un rilevante valore invisibile che il pr7-<br />

Sesso tecnicO-scientificO renderà sempre più<br />

Lo sviluppo de1l'istruzione non può essere<br />

avulso da tutto un complesso contesto di<br />

coordinamento dell'attività generale che, per<br />

l'Italia, deve inquadrarsi nella visione<br />

comunitaria, cioè in funzione non solo degli<br />

obbiettivi del17unione doganale, ma<br />

servazioni scientifiche affidate al professore<br />

di matematica o al farmacista (nel comunelli)<br />

e come si possono fare simili esservazioni<br />

quando, quasi ovunque, manca un<br />

minimo di idonea attrezzatura Non abbiamo<br />

intenti legge, soprattutto<br />

perché colnsun'tivo di questo<br />

primo per di individuardeterminante<br />

a tutti i livelli ed in tutti i<br />

settori dell'attività umana. Dove infatti la<br />

scuola è carente, notevoli e a diversi gradi<br />

si avvertono gli squilibri economici, sociali<br />

ed umani<br />

2) Come il Myrdal ha teorizzato l'esistenza<br />

di una causazione circolare, di cause e di<br />

effetti cioè che si cumulano in senso sempre<br />

dalla fomazione di un mercato e della<br />

ristrutturazione del territorio della Comunità<br />

e quindi di una politica di sviluppo regionale.<br />

Sarebbe infatti quasi vanificante una espansione<br />

globale, imperniata cioè quasi esclusivamente<br />

sul dinamismo delle regioni più<br />

favorite, pwché, a lungo andare, per l'esistenza<br />

di vaste regioni e pop~olazioni in varia<br />

ne pregi e difetti. ritornando tema<br />

nostro argomento* quanta parte<br />

più favo~evole dove già si è economicamente<br />

favoriti ed in senso relativamentn sempre più<br />

misura sfavorite (intorno alla metà della<br />

Comunità), l'espansione stessa delle zone più<br />

di ha avuto<br />

immobilismo della scuola in questi ultimi<br />

ven't'anni e quanta parte vi influisce oggi<br />

sfavorevole dove si è economicamente sprovveduti,<br />

sicché il divario tra i due oTdini tende<br />

ad aumentare con progressione quasi geodinamiche<br />

verrebbe ad esserne infrenata e<br />

costretta essa stessa al declino ed alla maggiore<br />

vulnerabilità delle fluttuazioni ciclidisorientamento<br />

e improvvisazio- metrica, così dalla esposizione della serrata che, che si trasformerebbero facilmente in<br />

ne media unica<br />

analisi e dai dati conte?uti nell'opera di crisi strutturali. Di qui la necessità di una<br />

fazioso Scuola privata o Scuola dz Stato?<br />

Isabella si evince la stessa causazione cir- politica regionale di sviluppo e quindi di<br />

con le relative ipocrite fwberie e fraudocolare<br />

a processo cumulativo anche nel set- interventi e di spesa pubblica e di investi-<br />

12cnze cui abbiamo avuto la mala ventura tore sviluppo scolastico.<br />

di assistere in questo lasso di tempo? E non<br />

menti che sono in rapporto alle prevedibili<br />

3) E7 dimostrato, inoltre, che lo svl~uppo risorse da disporre a scadenza ed in funsono<br />

mancati e non mancano a tutti i livelli<br />

i veliti incoscienti, gli astati pseu~o-giuri~lci 0 il sottosvilupipo economico e il livello quan- ~jone degli obbiettivi da conseguire. Ciò<br />

e la cavalleria dei che hanno titativo e qualitativo della scuola sono ter- comporta una scelta e, nell'ambito delle<br />

s~codellato e vanno scodellando mini interrelati nel determinare una dats s@elte che sono condizionate dalle risorse,<br />

e sofemi per stirare sul letto di procuste<br />

la letteria e lo spirito della Costituzione, peressa<br />

ptGSsa giungere con una<br />

un~ghia del piede o coln un caplello ad offrire<br />

l'appiglio al gancio della faziosità!<br />

I1 dilemma potrebbe essere una salutare,<br />

dinamica gara qualitativa, ed a guadagnarci<br />

sarebbe i1 cittadino-soolaro. Ma ahimé! è<br />

sempre mancata e continua a mancare una<br />

superiore ispirazione di sintesi e non sappiamo<br />

quando questa sintesi feconda potrà<br />

spriz~are in Italia. Fin quando ciò che dovreb~be<br />

essere un mezzo continuerà ad essere<br />

fine, a quando l'interesse generale<br />

Paese continuerà ad essere strumentalizzato<br />

dalle fazioni ncn vediamo come la classe<br />

politica potrà superare se stessa, né vediamo<br />

comle gli uomini che sono impegnati nella<br />

scuola, data la situazione attuale e salvo<br />

qualche rara eccezione (che sembra più costituire<br />

edifilcazione per i posteri che orientamento<br />

per i viventi) potranno supware<br />

se stessi, mentre continuano ad interpretare<br />

11 ruolo dei polli di Renzo: si beccano l'un<br />

situazione di crescente sviluppo o di depresione<br />

in una regione considerata<br />

9 Per l'attuazione di un programma di<br />

sviluppo o di riequllibrio dello svl~uppo occorre<br />

dare priorità assoluta e consacrare una<br />

importante frazione del reddito nazionale<br />

lordo agli investimenti per la scuola. Determinata<br />

la situazione in atto, fissati i<br />

possibili livelli ottimi di una situazione di<br />

riequilibrio che si desidera conseguire in<br />

rapiporto alle previsioni generali delle sviluppo<br />

globale, la differenza fra i due termini<br />

fornisce il dislivello quantitativo che occorre<br />

colmare con gradualità costante entro il periodo<br />

stabilito, a seconda del prevedibile<br />

ritmo di incremento del reddito nazionale<br />

11 tipo o i tipi di scuola da istituire, in<br />

funzione dei prevedibili bisogni. forniscono<br />

i termini qualitativi.<br />

5) 11 fabbisogno dell'infrastruttura scolastica<br />

e dei quadri docenti e dei se~izi non<br />

è da intendere in base alla ~opulazione 'Zenericamente<br />

frequentante secondo un indice-<br />

Si impone la priorità degli obbiettivi da raggiungere<br />

e quindi degli investimenti Questo<br />

in fondo e ridotto ai minimi termini sarebbe<br />

il concetto della proprammazione, La<br />

grammazione, per risultare efficace, abbisognerebbe<br />

di una larghissima omogeneità di<br />

intenti sia tra le popolazioni come nella<br />

classe politica e dirigente, quindi deve essene<br />

articolata, cioè deve s<strong>org</strong>ere dal basso,<br />

configurarsi nella realtà delle esigenze e<br />

dei bisogni lacali che via via si coordinano<br />

e si integrano nel quadro della regione,<br />

nel quadro nazionale e comunitario attravemo<br />

una feconda dialettica di responsabilità<br />

reciproche e oomplementari, tra l'uno e il<br />

molteplice. Uno dei punti fondamentali è<br />

perciò rappresentato dalla esatta ed approfondita<br />

esplorazione conoscitiva delle risorse<br />

disponibili e valorizzabili e<br />

dei bisogni che restano da so)ddisfare in zone<br />

economicamente il più possibile omogenee.<br />

Altro punto fondamentale è la ristrutturazione<br />

dei poteri locali ~erché essi possano<br />

adempiere, in condizioni comparabili di equil'altro,<br />

comle sovente accade tra compagni media degli ultimi anni trascorsi, ma di librio rispetto ai grandi centri urbani. alle<br />

di sventura. tutta la popolazione in età scolastica secondo megalopoli, alla funzione basilare dei com-<br />

Nella terza parte del volume, ~ ~ ~ gli d indici i di ~ incremento ~ ~ prevedibili d ~ della piti tradizionali e nuovi che la situazione<br />

Isabella, dopo lTesatta diagnosi, avanza la popolazione. Quindi bisognerà computare la richiede<br />

più meditata e realistica terapia fin'ora popolazione scolastica sia se frequenta sia E' un problema complesso innanzi tutto<br />

11


ibadire e conseguire la più efficace auto-<br />

nomia dei poteri locali e nel contempo inse-<br />

rirla in un quadro di corresponsabilità e di<br />

partecapazione all'insieme. Occorre inoltre,<br />

come è stato osservato su queste colonne<br />

nel numero del novembre 1965, che questa<br />

autonomia risponda effettivamente ai biso-<br />

gni e alle tendenze delle odierne società<br />

locali. Perciò, senza svalutare o sminuire<br />

« il valore storico, psicologico del Comune<br />

tradizionale », occorre verificare in concreto<br />

ciò che questo Comune può fare e ciò che<br />

non può fare; e ciò che invece potrebbe fare<br />

o contribuire a fare se una parte del suo<br />

potere e della sua autionomia fossero eser-<br />

citati insieme ad altri Comuni. Esistono<br />

obbiettivi che per essere conseguiti attra-<br />

verso l'effettiva e concreta funzione demo-<br />

cratica del potere locale, supera le possi-<br />

bilità dei piccoli Comuni, sicché la funzione<br />

democratica locale per essere efficace deve<br />

collocarsi in uno spazio compreso tra il<br />

piccolo Comune e la regione. E' questione<br />

perciò di concreta democrazia di base e non<br />

di astratta legittimità democratico-comuna-<br />

listica. Che se ne farebbero i cittadini della<br />

fwmalmente completa autonomia del proprio<br />

Comune se questa risultasse una finzione<br />

dell'autonomia?<br />

E' su questo argomento che bisogna ap-<br />

profondire e chiarire tutti gli aspetti del<br />

problema ed occoTre avere presente che, se<br />

non si creasse un adeguato ed efficace con-<br />

trappeso economico-urbanistico alle metro-<br />

poli, salvo rane eccezioni, i piccoli Comuni<br />

continuerebbero al massimo a funzionare<br />

come vivai di energie umane che l'urbane-<br />

simo fatalmente depau~ererebbe e, quan-<br />

d'anche non si riducessero alla stregua delle<br />

città morte, sarebbero pur sempre in una<br />

situazione di perenne declino, in una spirale<br />

senza fondo. In altre parole, vierriebbe com-<br />

pletamentie frustrata qualsiasi politica di svi-<br />

luippo, perohé mancherebbe un'adeguata e<br />

moderna struttura urbanistico-economica ca-<br />

pace di trasformare e valorizzare gli aiuti<br />

esterni e gli incentivi in autonomo sviluppo<br />

in tutti i sensi.<br />

Da questa esigenza complessa trae origine<br />

il concetto del Comprensorio che altri pre-<br />

ferirebbe chiamare circondario Cosa do-<br />

vrebbe essere il Cotmprensorio: un rag-<br />

gruppamento di Comuni e di popolazioni<br />

intorno ai 100 mila abitanti, nell'ambito di<br />

una zona territoriale iJ più possibile omo-<br />

genea che, valorizzata nelle infrastrutture<br />

e nei servizi, possa divenire una città-ter-<br />

ritorio nell'ambito del quale non manchi<br />

alcuna delle possibilità di sviluppo, di af-<br />

fermazione, di godimento di beni che offrono<br />

le città. Col vantaggio che mentre la grande<br />

città, con le sue congestionate polarizzazioni,<br />

offre il più delle vdte chimesici miraggi che<br />

si risolvono nei bidonvilles » di periferia,<br />

il Comprensorio, poiché è una città-territo-<br />

rio articolata, è a misura dell'uomo, nel<br />

senso che potrebbe offrire più visibili pos-<br />

sibilità di affermazione e contenuto più<br />

concreto all'esercizio democratico del citta-<br />

dino che non si sentirebbe molecola trascu-<br />

rabile nella polverizzazione delle grandi me-<br />

tropoli, né tanto meno entità negletta in<br />

uno sperduto comune110 continuamente de-<br />

pauperato.<br />

Com'è noto, da alcuni anni in Italia si<br />

fa un gran parlare di programmazione le<br />

cui linee, peraltro, sono state stabilite ed<br />

attendono la procedura per l'approvazione<br />

COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

parlamentare. Senonché, com'è altrettanto<br />

noto, da un lato i1 rallentamento dello svi-<br />

luppo economico verificatosi nel biennio<br />

1964-65, dall'altro le vicende politiche non<br />

sempre chiare cui è stato dato di assistere<br />

tra la fine del '65 e l'inizio di quest'anno,<br />

hanno fatto sì che il disegno di legge non<br />

solo per effetto della recessione slittasse di<br />

un anno i1 periodo di applicazione (invece<br />

del 1965-69, andrà in vigore dal 1966-70),<br />

ma addirittura, a distanza di un anno esalto<br />

dalla sua approvazione in sede di Consiglio<br />

di Ministri, ancora non si è affacciato al-<br />

l'ordine del giorno del Parlamento.<br />

Non è nostra intenzione polemizzare per<br />

tale fatto. Anzi, oonsiderata la situazione, è<br />

probabile che quest'anno sia servito a più<br />

approfonditi studi, a più meditati esami e<br />

al diffondersi delle idee e degli orienta-<br />

menti. Perciò, quando sul finire dello scorso<br />

anno apparve il volume «Il Comprensorio di<br />

Soverato - Contributo sperimentale e meto-<br />

dologico alla programmazione nel Mezzo-<br />

giorno » edito da La Nuova Italia di Firenze,<br />

non potemmo che rallegrarci.<br />

Ed ancor più ci siamo rallegrati scorrendo<br />

le 339 pagine del testo - senza contare le<br />

cartine, le tabelle e la bibliografia - allor-<br />

ché siamo stati informati che l'iniziativa<br />

delle indagini, degli studi e delle conclusioni<br />

raccolti nel volume, erano i11 frutto della più<br />

attiva ed effettiva collaborazione tra un cen-<br />

tro di potere locale ed un gruppo di stu-<br />

diosi dell'Istituto per lo sviluppo dell'edilizia<br />

sociale (Ises). Collaborazione, è bene rile-<br />

varlo, che non si è risolta, come spesso<br />

succede, con l'interferenza del committente,<br />

ma con la piena indipendenza dei ricercatori<br />

e degli studiosi. Non è di poco momento<br />

un fatto del genere e sollecita una confor-<br />

tante speranza: comincia a proporsi un<br />

caso esemplare e forse a farsi strada pro-<br />

prio qui nel nostro Sud il senso civico della<br />

responsabilità dei pubblici poteri locali che<br />

desiderano operare le proprie scelte in base<br />

ad una obbiettiva conoscenza della situa-<br />

zione che li circonda. Inoltre questi stessi<br />

poteri si sono adoperati in tutti i modi per<br />

agevolare l'opera dei ricercatori, suscitando<br />

l'interesse, la simpatia e la collaborazione<br />

delle popolazioni e delle altre amminisrtra-<br />

zioni del Comwrensorio L'iniziatoire e l'ani-<br />

matore entusiasta ed instancabile dell'ini-<br />

ziativa è il Sindaco di Soverato; l'Istituto,<br />

come abbiam detto, è l'Ises, il gruppo dei<br />

ricercatori e degli esvlerti era quidato da<br />

Marcello Fabbri. Albino Sacco, Andrea Saba<br />

e Guido Cantalamessa Carboni.<br />

I1 valore intrinseco dello studio e delle<br />

ricerche trascende il limite del Compren-<br />

sorio piieso in esame e si propone a modello<br />

metsdologico di indagine e come concreto<br />

orientamento per altri studi analoghi o si-<br />

mili che si vorranno intrap~endere nel Mez-<br />

zogiorno. Infatti il Comrsrensorio di Soverato.<br />

per le sue caratteristiche. può essere deti-<br />

nito come «mediamente tipico e quindi rap-<br />

presentativo rispetto agli altri Comwrensori<br />

meridionali non investiti da interventi eso-<br />

geni di qrandi dimensioni ».<br />

Ciò non vuole affatto significare che lo<br />

studio sul Complimsorio di Soverato possa<br />

risultare av~licabile, per smvlice sovran-<br />

wosizione. ad altri Comprensori analoghi del<br />

Sud le situazioni locali non sono mai simili<br />

tra loro e varie sono le caratteristiche eco-<br />

nomiche. politiche ed umane da 7ona a zona,<br />

anche se tutte sono riferibili ad un gruppo<br />

di dati generali che fanno da denominatore<br />

comune.<br />

Ecco alcuni dati del Comprensorio; Comuni<br />

consideiiati nel Comprensorio: n. 28,<br />

dei quali 4 in montagna, 18 in collina e<br />

6 in wianura<br />

Popolazione complessiva del Comprensorio:<br />

al censimento 1951: residente 91.713,<br />

presente 86813; al censimento 1961. residente<br />

87.447, presente 79.976; decremento nel<br />

decennio: residente - 4,7%, presente - 7,9%<br />

e ciò nonostante l'incremento delle nascite<br />

che sembra essere ~tato in media del 2%<br />

all'anno. Di questi 28 Comuni: 8 non hanno<br />

farmacia, 18 sono sprovvisti di rete fognante,<br />

26 mancano di fontana pubblica.<br />

I1 93,5% delle famiglie abitano in un solo<br />

vano inidcneo. Credo che basti..<br />

La realtà del Mezzogiorno e della Calabria<br />

in particolare è sconfortante. I1 Comprensorio<br />

di Soverato nel suo insieme non<br />

sfugge a questa realtà, anzi ne rappiresenta<br />

un clampione medio. Gli aiuti dall'esterno<br />

non basteranno a vitalizzare tutto il Mezzogiorno,<br />

sia perché - per quanto ingenti -<br />

non sono sufficienti al confronto dei bisogni,<br />

sia perché non vi può essere spieranza di<br />

successo, e perciò di preliminare continuità<br />

nel processo dello sviluppo, se manca l'impegno<br />

degli uomini, delle popolazioni di<br />

tutto il Sud a valorizzare se stessi e tutte<br />

le risorse disponibili per il proprio autonomo<br />

sviluppo. Orbene lo studio dell'Ises è ancora<br />

esemplare perché ha saputo individuare e<br />

porre in evidenza delle possibilità concrete<br />

e come la popolazione, nonostante i mali<br />

atavici del chiuso mondo che la circonda e<br />

la condiziona, nonostante i limiti di vedute<br />

sbarrate da secolari pregiudizi e tradizioni<br />

inerti, nonostante ancora l'emorragia dell'emigrazione<br />

continua, non è affatto disinteressata<br />

ai problemi del proprio ambiente,<br />

non si fa illusorie sweranze, ma tanto meno<br />

si chiude in una fatalistica rassegniazione.<br />

E non è cosa da poco un dato di fatto<br />

così fondame~ntale, soprattutto perché si sfa-<br />

tano tanti « romanzi antropologici » fioriti<br />

intorno alla pretesa inferiorità degli uomini<br />

del Mezzogiorno, i quali necessitano solo di<br />

concrete e definitive rotture che li aiutino<br />

a liberare auellle compresse energie che tutti<br />

i meridionali, come ogni uomo, sanno espri-<br />

mere sol che si abbia un minimo di possi-<br />

bilità su cui far leva.<br />

E' ovvio che è un processo lento: proba-<br />

bilmente impegnerà il giro di qualche gene-<br />

razione per penetrare cawillarmente e vivifi-<br />

care i più reconditi tessuti del fattore umano<br />

d.1 Mezzogiorno E' scontato in partenza<br />

che questo sarà l'impeono più defatigante,<br />

perché la mentalità ed il comportamento<br />

umani sono i più lenti ad evolvere in questi<br />

tempi caratterizzati dai rapidi mutamenti<br />

che il progresso tecnico-scientifico orni<br />

giorno sottonone ed impone alla nostra vita.<br />

Ma tutto ciò non deve minimamente - anche<br />

nei momenti di più acuto sconforto - rivor-<br />

tare alla ribalta pessimismi deterministici<br />

e teorie nseudo-scientifiche che, come non<br />

hanno mancato di influenzare nel passato<br />

uomini non certo sprovveduti. così anche<br />

oeoi wroiettano il sospetto deila loro ombre<br />

prowrio in alcune narti della terminologia<br />

espositiva e dei giudizi dell'indagine sul fat-<br />

tore umano nel Comprensorio di Soverato,<br />

settore - per molti aspetti degno di atten-<br />

zione - dovuto a Guido Cantalamessa Car-<br />

boni.


luglio-agosto 1966<br />

&W&.<br />

E' doveroso documentare questo nostro<br />

smpetto. Innanzi tutto il titolo del capitolo<br />

VI1 Analisi antrop~ologica fa supporre ncln<br />

già che l'Autore abbia studiato le caratteristiche<br />

morfologiche, fisiologiche oltre che<br />

psicologiche della popolazione del Comprensorio,<br />

ma che abbia adottato la terminolo'gia<br />

anglo-fran'ces'e che design~a somtt'o la com'une<br />

d-enominaziolne di « antropologia » l'etnografia<br />

e l'etnologia fuse insieme, anche se Cantalamessa<br />

ne escludte l'antropologia fisica,<br />

l'archeologia e la linguistica. Nulla di male:<br />

bastla intendersi sul significato delle parole.<br />

Se ciò è vero, probabilmente è da arguir?<br />

che l'Autore consideri - magari preterintenzionalmente<br />

- la popolazione di Soverato,<br />

specifica~mmte, e quella meridionale per ana-<br />

logia estensiva implicita, come « popolo vi-<br />

vente allo stato di natura », Naturvolker.<br />

Infatti, secondo quanto suggerisce il Tisch-<br />

ner (3), per quanto in senso etnologico per<br />

«popoli » si « intendano tutti i popoli ed<br />

anche le unità nazionali minori come le<br />

tribù, tuttavia, per una consuetudine dettata<br />

da motivi pratici e da altre ragioni, l'inda-<br />

gine etnologica si occupa di preferenza dei<br />

popoli viventi allo stato di natura che sono<br />

meno complessi e perciò più accessibili alla<br />

ricenca ».<br />

Conferma alla nostra supposizione ne « I1<br />

Comprensorio di Soverato » è r.ecata dal<br />

Cap. VI11 « L'a testimonianza della popola-<br />

zione » che fornendo una « selezione dei<br />

documenti antropologici prodotti dalla ri-<br />

cerca intensiva sul campo » - come spiega<br />

la no'ta -, su 450 testimonianze (o giù di lì),<br />

non poche portano anche la definizione di<br />

B atteggiame~nto pre-logico », definizione, che<br />

nella selezione è attribuita soltanto ad una<br />

trentina di documenti (e perciò di persone<br />

intervistate), ma che nel prospetto dell'in-<br />

tervento culturale poi viene estesa a tutta<br />

la popolazione come C atteggiamento collet-<br />

tivo ».<br />

A parte il fatto che anche metodololgica-<br />

mente ci pare poco ortodosso, sia pure in<br />

una indagine per campione, l'estendere gra-<br />

tuitamente a tutto un complesso un carattere<br />

che non è distintivo nemmeno di una parte<br />

di esso, pare che il Cantalamessa sia incorso<br />

in una solenne cantonata. senza rendersene<br />

conto, forse.<br />

In che cosa consiste la teoria del pre-<br />

Logismo. è presto detto.<br />

Lla teoria del prelogismo fu avanzata agli<br />

inizi di questo secolo dall'etnologo francese<br />

Lucien Lévy-Bruhl. Studioso dell'Africa.<br />

egli, uomo europeo, come tutti gli earopei del<br />

suo tempo, salvo rane eccezioni, non riusciva<br />

a rendersi conto delle concezioni sulla vita<br />

e sul mondo degli Africani. Se si pon mente<br />

al prometeico e superbo ambiente politico<br />

e culturale europeo che ha caratterizzatn<br />

quel periodo e l'eurocentrismo che ne pro-<br />

mamava, diviene per molta parte compren-<br />

COMUNI D'EUROPA 13<br />

-<br />

ratterizzante cioè un pensiero che non si<br />

preoccuperebbe della contraddizione interna,<br />

un pensiero per il quale «gli oggetti, gli<br />

esseri, i fenomeni possono essere, in un<br />

modo incomprensibile per noi, se stessi ed<br />

altra cosa che se stessi ad un tempo ». La<br />

teoria è ripresa e rielaborata successivamente<br />

nel volume L'&me prtmzttve, del 1927, che<br />

Guido Cantalamessa Carboni ha consultato<br />

e che cita in nota come fondamentale per<br />

gli studi psico-culturali prelogici e la fun-<br />

zionalità esistenziale del prelogismo Però<br />

Guido Cantalamessa Carboni (poiché solo<br />

da qualche anno questi lavori sono stati<br />

tradotti in Italia dove sembrano avere un<br />

carattere di novità) non è informato che<br />

L. Lévy-Bruhl, alla fine della sua vita, per<br />

più maturi ed approfonditi ripensamenti ed<br />

indagini e tesaurizzando quanto la realtà<br />

scientifica era andata dimostrando, ripudiò<br />

la teoria del «prelogismo », fornendo in tal<br />

modo un raro esempio di probità scientifica.<br />

Infatti nei Cahiers, pubblicati postumi, si<br />

chiede come mai egli avesse potuto soltanto<br />

immaginare una ipotesi così malfondata (cfr.<br />

Cahiers, Paris 1949, pag. 60) e giunge a<br />

questa conclusione: « la struttura logica dello<br />

spirito è la stessa presso tutti gli uomini »<br />

(cfr. Cahiers, pag. 73)<br />

Quanti tiri birboni ha giocato e continua<br />

a giocare il mito della pretesa superiorità<br />

quando si avvicina un ambiente, un universo<br />

culturale con la predisposizime wicologica<br />

di sufficienza scontala da parte dell'indaga-<br />

tore, dello studioso. Avvenne per il Lévy-<br />

Bruhl nei confronti dell'Africa e sembra<br />

essere capitato al Cantalamessa Carboni nel-<br />

l'indagine umana sul Comprensorio di Sove-<br />

rato. Però è grave lacuna, oggi, riprendere<br />

e riportare alla ribalta, sia pure nel lodevole<br />

tentativo di reperire chiavi interpretative<br />

della complessa realtà umana del nostro<br />

Mezzogiorno ipotesi dimostratesi inconsi-<br />

stenti. I1 primo errore sembra essere quello<br />

di avere scambiato per postulato definitivo<br />

ipotesi e teorie non solo ripudiate dagli stessi<br />

sibile co,me, non potendosi collegare alla<br />

logica occidentale le con~ezio~ni del pensiero<br />

africano, che peralho disponevano solo di<br />

tradizioni orali, fosse facile decretare l'assenza<br />

di qualsiasi logica negli Africani ».<br />

Dunlque L. Lievy-Bruhl (cfr. Les fonctions<br />

mentales dons les sociétés inférieures, Paris<br />

1910, pag. 77) pose le fondamenta ad una<br />

ipotesi per la quale «il pensie~o primitivo »<br />

fosse un fenomeno mentale « prelogico », ca-<br />

--<br />

(3) H. Tischner, F. Hewicker, Kunst der<br />

Sudsee, 1954. Piemonte europeo<br />

Autori per effetto dei ridimensionamenti cul-<br />

turali che sono conseguiti all'evolversi degli<br />

uomini e delle idee; ma soprattutto confu-<br />

tate e dimostrate inconsistenti, nonché vi-<br />

ziate da pregiudizio alla luce del rigore scien-<br />

tifico di più approfondite indagini, con l'au-<br />

silio di più sperimentate tecniche. Non credo<br />

che al Cantalamessa Carboni sfukga una<br />

realtà: la sociologia è una scienza giovanis-<br />

sima ed ha davanti a sé ancora un immenso<br />

cammino da compiere. Infatti, per quanto<br />

si riferisce al « pensiero primitivo » in gene-<br />

rale, avrebbe potuto almeno ricordare le<br />

confutazioni argomentatissime che ha scritto<br />

Claude Lévi-Strauss: La pensée sauvage,<br />

Paris 1962, tradottia da Paolo Caruso e pre-<br />

sentata in edizione italiana da I1 Saggiatore<br />

nel 1964. Circa quanto ccnncerne l'Africa in<br />

particolare - donde mosse lo spunto per la<br />

formulazione del prelogismo - si sarebbe<br />

dovuto considerare che persino i salottieri<br />

divulgatori dell'universo africano si fanno<br />

il doveroso scrupolo di ispirarsi alle più<br />

recenti ricerche ed a più fondaTe indagini<br />

stosriche ed umane. Ed a proposito del-<br />

l'Africa basterebbe ricordare tre opere dav-<br />

vero fondamentali, pubblicate in questo se-<br />

condo dopoguerra: La Philosophie Bantoue<br />

del R.P. Placid Templels, 1'Essais sur la reli-<br />

gion Bambara, di Marce1 Griaul e la Philo-<br />

sophie Bantoue-rwandaise de I'Etre di Alexis<br />

Kagame che sono tutte definitive mazzate<br />

al prelogismo.<br />

Bisogna andare cauti insomma: il ricer-<br />

catore deve essere libero da certe abitudini<br />

mentali per cui la società del nosho Sud<br />

venga quasi sempre definita sulla base dei<br />

suoi ciratteri privativi o negativi e, nel ten-<br />

tativo di non ripetersi e per essere originali<br />

almeno nella terminologia (che certe volte<br />

confina col linguaggio esoterico), si risfode-<br />

rano ipotesi che smo ormai consacrate nel-<br />

l'archivio polveroso degli abbagli Quanto<br />

diciamo, sia ben chiaro, non è ispirato da<br />

stupido <strong>org</strong>oglio di campanile, ma dal desi-<br />

derio vigile e critico di contribuire, nel limite


14 COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

----p p-p<br />

che ci è possibile, all'evo!uzione della nostra<br />

terra. Perciò temiamo che i ricercatori, i<br />

sociologi invece di operare un tentativo riflesso<br />

per chiarire noi a noi stessi (qual'è<br />

il compito della sociologia), scivolino sul<br />

piano inclinato di ipotesi il cui punt? di<br />

arrivo è il disperato pessimis'mo. Insatti all'ipotesi<br />

del prelogismo sottende Ta pseudoteoria<br />

delle razze superiori e delle razze<br />

inferiori. E non è semplice coincidmenza che<br />

la formulazione del Lévy-Bruhl, cioè il prelogi~~mo,<br />

si affacciò alla ribalta nello stesso<br />

torno di anni in cui non s?10 gli Africani,<br />

ma anche le popolazioni del Meziogiorn3<br />

e del Mediterraneo furono definite «razze<br />

inferiori». Si ricordino ad esempio tutte le<br />

indagini, gli studi e le elucubrazioni del<br />

Niceforo. del Sergi. del Ferri e di P. Orano<br />

svolti in chiave razziale. Costoro, com'è<br />

noto, partivano da alcuni suggestivi dati<br />

esteriori della realtà umana e sociale del Sud<br />

e catddero prigionieri del loro stesso metodo,<br />

si impaniarono nel determinismo inesorabile.<br />

E sia concesso per assurdo! Ma cosa hanno<br />

saputo fare i campioni più eminenti della<br />

razza p~egi~ta » per eccellenza, quella tedesca,<br />

se non farneticare e porre in opera<br />

l'i8ndustrializzazio~ne della morte di massa<br />

con la stessa disinvoltura con la quale si<br />

mette in moto una catena di montaggio per<br />

la produzione in serie? E la teoria delle<br />

razze superiori ed infer'iomri non si è rivelata<br />

alfine un velo troppo sottile per co~prire il<br />

belluino istint3 aggressivo chse, schermo all'insicurezza,<br />

cova in ciascun uomo, per provare<br />

in fondo che l'uomo, jn determinate circostanze,<br />

può dimostrarsi il più fragile<br />

prodotto di tanti millenni di faticoso e lace-<br />

--A<br />

rante incivilimento? Ma, S~gnori, mi sia<br />

allora consentito di proclamare con il più<br />

consapevole e lucido <strong>org</strong>oglio che mi sento<br />

fiero di appartenere ad una razza inferiore<br />

prelogica! !!<br />

A parte le conseguenze estreme e i casi<br />

limite, rimane un fatto, un pericolo. Ognuno<br />

è padrone di avere le concezioni che vuole<br />

e che preferisce. Tuttavia certi atteggia-<br />

menti ispiratori conducono a risultati che<br />

falsano completamente la realtà. A dover<br />

seguire, in sede operativa, i risultati dei giu-<br />

dizi anzidetti si corre il rischio di errape nel -<br />

la scelta dei mezzi di intervento. Sicché, in<br />

luogo di realizzare una profonda evoluzione<br />

con la più vasta e consapevole partecipa-<br />

zioae e col minor costo psicologico possibile<br />

delle popolazioni, si anldrebbe incontro a<br />

situazioni traumatizzanti ed alienanti e si<br />

provocherebbe una involuzione forse peg-<br />

giore dello statu quo. E poi bisogna tenere<br />

presente che il Sud, come ogni zona in via<br />

di sviluppo, possiede anche una ricchezza<br />

di valori umani e questi valori bisogna<br />

evidenziarli perché su di essi bisogna far<br />

leva, se si vuole assicurare l'autonomia dello<br />

sviluppo e dell'evoluzione.<br />

Ci pare, dunque, che Guido Cantalamessa<br />

Carboni sia caduto vittima del facile slitta-<br />

mento nei vicoli ciechi. E ciò, sicuramente,<br />

senza premeditazione, p'i-eterintenzional-<br />

mente. A1trimen:i si sarebbe reso conto che<br />

l'indagine, lo studio e le indi~cazioni opera-<br />

tive contenute nel volume Il Comprensorio<br />

di Souerato, indicazioni che egli stesso for-<br />

mula, non avrebbero avuto ragione alcuna<br />

di essere fatte. Cosa si potrebbe sperare<br />

da una razza inferiore allo stato prelo-<br />

gico », se non l'estinzione7<br />

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D'altro canto non v'è alcun dubbio che<br />

la realtà umana del nostro Sud è pesante.<br />

Ma molto si potrà fare nel corso del tempo<br />

con l'ausilio dei mezzi informativi che la<br />

tecnica pone a nostra disposizione. Da un<br />

lato bisognerà valorizzare le disponibilità<br />

umane adulte, attuando oculate iniziative,<br />

continuamente verificate, impegnando capacità<br />

ed energie di animatori consapevoli ed<br />

entusiasti; dall'altro e per risultati a lungo<br />

termine, prevedibili nel giro di un ventenni~,<br />

bisogna impegnare da oggi la scuola<br />

per le generazioni che s<strong>org</strong>ono, perché solo<br />

la scuola, in quanto piimr, e sistematico strumento<br />

di orientamento verso l'autonoma educazione<br />

civica dell'uomo, potrà capillarmeaite<br />

raggiungere ogni futuro adulto di domani e<br />

far sì che la scuola del Mezzogiorno serva<br />

anche per il Mezzogiorno.<br />

Dunque, una viva e concreta educazione<br />

civica può essere lo strumento per contribuire<br />

a determinare la capillare evoluzione<br />

del fattore umano non solo nel Comprensorio<br />

di Soverato, ma in tutto i1 Mezzogiornc<br />

e, più in generale, ovunque si renda necessario<br />

un impegno di volontà e di mezzi onde<br />

spingere ad autonoma e modeì-na evoluzione,<br />

col minor costo psicologico possibile, situazioni<br />

arcaico-rurali.<br />

E' ovvio che l'educazione civica. come<br />

l'e~ducazione in genere, non è tutta da apprendere<br />

nella scuola. Si comincia sulle<br />

ginocchia materne e, passando per la scuola,<br />

che dovrebbe darci la struttura razionale<br />

per un autonomo processo, continuiamo ad<br />

educarci nella vita, fino al momento in cui<br />

fatalmente ed ineluttabilmente cala il sipario<br />

sull'esistenza di ciascuno di noi. Famiglia,<br />

scuola e società Sono insomma tro<br />

termini interrelati e cumulativi. E' evidente,<br />

però, che la scuola può svolgere un<br />

ruolo preminente in quanto, tra l'altro, sapendo<br />

comprendere, interpretare e valorizzare<br />

tradizioni e valori non certo disprezzabili<br />

dell'ambiente culturale nel quale opera,<br />

può far leva proprio su tradizioni e valori<br />

locali non indegni per agire sull'evoluzione<br />

dell'ambiente sia immediatamente (in quanto<br />

la scuola, attraverso i discenti, si proietta<br />

nelle famiglie e l'insieme delle famiglie<br />

costituisce l'ambiente umano nel quale la<br />

scuola opera), sia a scadenza, quando cioè<br />

la generazione dei discenti sarà la generazione<br />

degli adulti.<br />

In concreto: la scuola non dovrebbe prescindere<br />

dall'ambiente nel quale si trova<br />

poiché l'ambiente è l'esperienza immediata<br />

e diretta dalla quale occorre muovere per<br />

proporre l'esplorazione e la conoscenza di<br />

orizzonti sempre più vasti, di esperienze<br />

sempre più stimolanti, per rapporti sempre<br />

più complessi che, confrontati con la realtà<br />

locale, dànno luogo alla indagine, alla critica<br />

e quindi al giudizio ed anche alla revisione<br />

del giudizio su ciò che è valido, su ciò che<br />

è ramo secco, sull'auspicabile modo migliore<br />

per giungere ad una situazione ottima.<br />

In tale processo l'istruziome pura e semplice<br />

è strumento, è mezzo non fine. Insomma,<br />

la scuola o è costantemente una<br />

palestra di educazione civica o è null'altro<br />

che uno spossante e noi~so processo mnemonico<br />

di asfissia nozionistica (nel senso di<br />

notizie senza crticolazione interna, staccate<br />

o collegate in modo molto debole e pura-


luglio-agosto 1966<br />

mente esteriore), processo portato avanti in<br />

vista del lascia o raddoppia? dell'interro-<br />

gazione, del compituccio trimestrale, per lo<br />

scrutinio o per il gran finale della Licenza.<br />

E' ovvio che l'animatore deve essere il<br />

docente con la propria disponibilità, sensi-<br />

bilità, sincerità, cultura e col proprio rigore<br />

scientifico del metodo.<br />

Quando perciò fu promulgato il Decreto<br />

del Presidente della Repubblica in data<br />

13 giugno 1958, n. 585, col quale veniva<br />

introdotto l'insegnamento dell'educazione<br />

civica negli Istituti di istruzione secondaria<br />

ed artistica (4), ci venne spontanea tutta<br />

una serie di domande. La pratica ad essere<br />

buoni cittadini, è valida solo per due ore<br />

al mese nella scuola italiana? I1 rapporto<br />

di llbera ed ordinata d~scussione, rispettosa<br />

delle opinioni, metodo che sta alla base del<br />

vivere civile e democratico, diviene valido<br />

solo per quelle due ore? E: per tutto il resto<br />

i1 docente doveva forse essere il cupo Or-<br />

bilio di oraziana memoria, l'autoritario im-<br />

banitore di crani adoaescenti, il mandarino<br />

della cultura o, meglio, della pseudo-cul-<br />

tura? Oppure il decreto voleva intendere che,<br />

per due ore al mese, aggiungendo nozioni<br />

a noziolni, bisognava impartire il catechi-<br />

smo del:<br />

D. Che cosa è l'Italia?<br />

R. L'Italia è um Repubblica demcra-<br />

tica fondata ~2'1 lavoro ecc. ecc.?<br />

E' evidente che i Soloni i quali avevano<br />

stilato quel decreto non avessero le idee<br />

chiare, e probabilmente molti di loro, ad<br />

essere ottimisti, conoscevano la scuola solo<br />

perché l'avevano frequentata colme scolari.<br />

In altri termini, erano essi stessi espressione<br />

di una situazione psicologica ed <strong>org</strong>anizza-<br />

tiva profondamente incerta della scuola ita-<br />

liana che non poteva essere superata per un<br />

fiat di vo'lontà. L'educazione civica, tale come<br />

era ed è intesa dal Decreto, entrava quasi<br />

di soppiatto e si sa che il decreto era più<br />

effetto di pressioni per eventi esterni che<br />

un maturato ed intimo convincimento inteso<br />

a colmare la carenza del rapporto scuola-<br />

società. In realtà, a distanza di otto ainni,<br />

nemmeno oggi sappiamo fino a qual punto<br />

sian chiare le idee sia alla base, nella scuola,<br />

che al vertice.<br />

Tuttavia, attraverso quell'atto normativo<br />

dell'Amministrazione, l'educazione civica co-<br />

minciò a sollevare polemiche, a stimolare<br />

idee, a promuovere convegni e dibattiti. In<br />

pratica avveniva che da una parte pochi<br />

docenti ne afferrava completamente il si-<br />

gnificato, per effetto di disponibilità per-<br />

sonale, e, dall'altra, la stragrande maggio-<br />

ranza o non ne faceva niente - col pretesto<br />

che i programmi delle materie erano già<br />

troppo densi - uppure si limitava ad impar-<br />

tire noz~ioni costitiuzionali astratte, al di fuori<br />

del tempo e della vita e non come acqui-<br />

sizione e canquista interiore del patto di<br />

associazione e dei rapporti di una libera<br />

comunità dopo il più drammatico e sangui-<br />

naso travaglio della propria storia. E tutto<br />

questo continua ad avvenire anche oggi,<br />

mentre l'opinione pubblica, in molte circo-<br />

(4) Insegnamento integrativo in quanto (, i<br />

programmi di insegnamento della storia in<br />

vigore negli istituti e scuole di istruzione<br />

secondaria ed artistica sono integrati con quelli<br />

di educazione civica ... = da impartirsi per due<br />

ore al mese<br />

COMUNI D'EUROPA 15<br />

-.<br />

stanze, dimmtra una m,aggiorie senstibilità,<br />

si interessa al problema dell'educazione civica<br />

ed ai rapporti con la scuola e all'apporto<br />

conc'reto che pos'sono dare le famiglie<br />

(5).<br />

E' risaputo che, creata la materia, si sfornano<br />

i libri di testo. Pochi sono dignitosi,<br />

alcuni si sforzano per essere discreti, altri<br />

troppo dottrinari, mo,ltissirni da far inorridire,<br />

per improvvi~sazione e svarioni, qualsiasi<br />

cerv'ello appena dirozzato. Perciò<br />

quando ci è capitato tra mani l'ag,ile volume<br />

« Scuola e Cittadino » di Ros,alba Bellino,<br />

edito da La 'Nuova Italia di Firenze, confessiam'o<br />

apertamente di averne iniziata la<br />

lettura con negligente scetticismo.<br />

Vivaddio! Ci siamo sbagliati!<br />

L'Autrice, ins'egnante ad Ivrea, ma di origine<br />

e formazione napolletane, propone all'attenzsione<br />

dei colleghi, della scuola e, aggiu.ngiam'o<br />

noi, di chiunque voglia a~pprofondire<br />

il problema, il conde~nsato delle<br />

protprie esperienze concrete in materia di<br />

educazione civica in quanto esercizio diuturno<br />

al dibattito ed al reciproco chiarimento<br />

nel rapporto discente-docente; in quanto<br />

primo e critico approccio in,dagatore della<br />

realtà locale nel rappolrto scuola-solcietà; in<br />

disturbato da una ventata vivificatrice (con<br />

buona pacle, s'intenlde, del lo~devole caso ec-<br />

cezionale!).<br />

Sarebb,e auspicabile che gli uomini di<br />

scuola tenessero presenti due importanti<br />

momenti. I1 prismo di natura sociologica: la<br />

scuola di ogni ordine e grado, sotto la<br />

spinta dei tem,pi, tende a divenire un dirittodovere<br />

sempre più diffuso. Pe~ciò, partendo<br />

dalla scuola primaria dell'obbligo (elementari<br />

e media unica, anche q~e~st'ultim~a di<br />

massa e non più selettiva), ogni ordine e<br />

grado successivo sono e saranno sempre più<br />

aperti a seconda delle tendenze, delle capacità,<br />

dei meriti e non più in relazione al<br />

censo. La s~cuola quindi sarà chiamata ad un<br />

compito sempre più neceslsitante ed urgente<br />

di formazio~n~e, nel senso che deve essere a<br />

misura di poter colmare anche quelle lacune<br />

e quelle frattur'e che il ritmo dei tempi fatalmente<br />

comporta, in mcldo da offrire ai<br />

giovani «la forza, la capacità, gli strum,enti<br />

per poter giu'dicare e valutare l,a realtà e<br />

la concretezza dei problemi », sicché nei<br />

discenti si possa formare « indipendenza di<br />

giudizio e di valutazione che è la condizione<br />

es,senziale per poter reagire all'amb'iente e<br />

no'n subirne passivamente le direttive e le<br />

quanto avvio verso l'aut~~nomo prolgredire aspirazioai >, come testualmente affema la<br />

del discent'e dal mondo d,eLla natura nel Be'llino. Quanto ciò ci t,rovi con,sienzienti è<br />

mondo della storia, dove la tensi'one dialet- superfluo ribadire, ~o~prattutto se si consitica<br />

del giudizio deve far scaturire l'orienta- dera l'amara realtà ambientale del nostro<br />

mento della persona nei complessi rappolrti Sud, sia globalmente consi'derato, si'a in ogni<br />

con la società. Sicché dal miglioramento, sua parte eld in ogni suo strato analizzato.<br />

dalla ca'pillare seinsibilizzazione alla respon- Ed il Sud ha bisogno di uo,mini sem,pre più<br />

sabilità sociale della persona (,di qui l'ispi- molderni e fattivi, rivoluziona'ri nel senso più<br />

razione all'individuailizaazione dell'insegna- alto, che sappiano legare il proprio avvemento)<br />

la realtà tende a migliorare e ad nire a quello della propria terra e che, nelevolvere<br />

per naturale lievitazione dalla b,ase l'evoluzione, nella rivoluzione della propria<br />

più che per paracadutiata precettistica ri- terra, d'e1 prop~rio ambiente, sappiano indiformatrice.<br />

viduare l'affermazione e l'as~cesa della pro-<br />

Però bisogna ricon~s~cere che a tale orien- pria personalità.<br />

tamento sottende una pregiudiziale: è ne- I1 secondo è di natura psico-pedagogica,<br />

cessario cioè che l'insegnante abbia una propedeutico rispetto al primo: l'insegnasolida<br />

base culturale anche sotto l'aspetto mento, per essere vivo ed efficac~e, deve<br />

solcio-pedagogico. Invece, s~alva una mino- a'prirsi all,a partecipazic


punto, però, come la signora Bellino con lino - cui sottende una meditata e prosquisi'ta<br />

e responsabile sensibi'lità avverte, il fonda conoscenza dei problemi vivi della<br />

cam'po della scuola si allarga: accanto all'insegnante<br />

si richielde il contributo dello<br />

scuola non disgiunta da quelli della gioventù<br />

- sono determinanti nell'offrire finalpsicologo<br />

o quanto meno la pos~sibilità di mente un orientamento concreto e veramente<br />

poter ~o~nsultare lo psicologo. Ed è qui un rinnovatore alla educazione civica in partilimite<br />

obbiettivo dell'insegnante, limite che colare ed all'opera dell'insegnante in genepotreb~be<br />

es'sere corretto sodo ope legis, cioè rale?<br />

affiancando all'educatore il medico-psicologo. Non vogliamo con questo far ritenere che<br />

Libertà e I;idNucia, co~dialità ed obbiiettiva le esperienze di cui sopra siano sovrapporicerca<br />

creano in tal modo, e nonostante il nibili od acriticamente imitabili: la realtà di<br />

limite segnalato dalla stessa Autrice, una Ivrea è ben differente dalla realtà di Calatmosfera<br />

d'ella quale il discente percepisce tanissetta o dell'Alta Va1 d'Agri; inoltre ciò<br />

tutta la sostanza formativa.<br />

che è imitato manca di intima motivazione.<br />

Dall'io d'ambiente: ed ecco i ragazzi che Però rimangono alcuni dati permanenti e<br />

si interessano alla realtà p~li~tico-ammini- fondamentali validi da Ivrea a Caltsnissetta.<br />

strativa locale, assistono alle sedute del C3n- La s~cuola non deve temere di aprire un<br />

siglio comunale, chiedono delucidazioni e dialogo con la realtà, dialogo che, pur rispetspiegazioni<br />

alle Autorità c~~mpet'enti. Eld è tando l'autonomia e la netta distinzione tra<br />

da sottolineare al riguardo la collabsrazi3ne le due sfere, sia fatto per conoscersi e coddelle<br />

Autorità comunali. Infatti non basta laborare ad un reciproco arricchimento di<br />

discettare sul'la realtà locale se nella discus- valori. A con~dizione, ripetiamo che il dialogo<br />

sione manca chi quella realtà rappresenta. e l'iniziativa s<strong>org</strong>ano da un'intima ragion<br />

E il Sindaco di Ivrea di buon gra'do aderi- d'essere, opportunamente stimolata e libesce<br />

a discutere con i ragazzi, ris~ponde alle rata nella consapevolezza dei discenti dalloro<br />

domande, li pone a contatto con i pro- l'opera accorta, costante, vigile (e non cenblemi<br />

dell'amministrazione. Si sviluppa in tripeta) dell'insegnante. E' insomma quetal<br />

modo u'n dialogo che se per un verso ne stione di metodo, inscindibile dalla sincera<br />

denuncia i limiti obbiettivi, dall'altro dimo- responsabilità del docente e dalla meditata<br />

stra la disponibilità dei ragazzi a penetrare<br />

nei più complessi rapporti della società e<br />

nei problemi ch'e derivano. Inoltre si acquisisce<br />

un altro risultato concreto: quanto cioè<br />

potrebbero fare le Autorità locali p=r contribuire<br />

esemiplarmente all'educazione civica<br />

dei giovani e quanto, ad un tempo, po'trebbe<br />

giovare a1,le stesse Autorità locali una più<br />

fattiva co~llaborazione con la scuola. Nelle<br />

ansie, nelle domande degli alunni rivolte<br />

chiarezza dei fini che si propone di conseguire,<br />

facendoli conseguire agli allievi.<br />

Insomma non basta risolve~e il problema<br />

dell'edilizia, dei trasporti; non basta portare<br />

il tasso di scolarizzazione ed il rapporto numerico<br />

allievi-insegnante, a livelli ottimali;<br />

occorre altresì e soprattutto la qualità dell'insegnamento<br />

che si consegue solo attraverso<br />

le capacità e la disponibilità del corpo<br />

a81 Sindaco di Ivrea non c'era forse anche docente orientato a creare nella scuola una<br />

un'eco dei problemi, dell'e ansie dei bisogni vita comunitaria, cioè a stimolare negli aldell'e<br />

famiglie e quin,di della popolazione, di lievi un costante rapporto dialettico tra la<br />

tutt,i gli amministrati, al di sopra della parte libertà, l'iniziativa personale ed il lavoro di<br />

politica e delle ineliminabili pressioni di<br />

settore?<br />

I ragazzi si appassionano e si fanno promotori<br />

di visite e di inchieste nell'ambiente<br />

socio-economico. Dalle visite effettuate alla<br />

Olivetti ed alla Chatillon traggono spunto<br />

per vivaci e concreti dibattiti. A'd essi inoltre<br />

non sfugge una realtà storilca: 18a Resistenza.<br />

gruppo per i problemi che sono proipri al-<br />

Anziché c'elebrarla cion il pas:s8ivo ascolto Claus Schondube-Christel Ruppert, u Eine<br />

di qualche disco~rso, si fanno promotori di Idee setzt sich durch. Der Weg zum vereinigten<br />

una inchiesta tra i superstiti locali della Resistenza<br />

stesssa e scorproao di trovarsi, al di<br />

Europa W , Verlag Heinrich Warnecke, Hangelar<br />

bei Bonn, 1964.<br />

sopra delle facili mitizzazioni o delle altret- Uno degli aspetti, e non certo il meno<br />

tanto facili calunnie, di fronte ad uomini e grave, dell'attuale crisi del feder a 1' ismo e<br />

donne di ogni ceto e di ogni condizione i del Movimento Federalist,a, rispetto a quello<br />

quali hanno impugnato le armi, non perché che era la loro po,sizioa,e una d,ecina di anni<br />

profes'sionisti del militaris'mo o mitomani fa, è co~st,ituito a,nche dla,l fatto che a1,lora ma<br />

della violenza, ma per difen~dere e riven- poss,sibile trovare con una cerita facilità opere<br />

di'care, a costo del sacrificio supremo, il di insieme - che nel Medio .Evo si s'ariebb'ero<br />

diritto di ciascun umo alla libertà della dette « b'uoae per i savi e per i folli D -<br />

propria coscienza, del pro'prio pensiero, della che d,eslsero un quadro {preciso e politicapropria<br />

espressione e vocazione, il diritto e mente centrato della situazion'e europea,<br />

il dovere di contribuire giorno per giorno, delile ragioni del fsederalismo, dei mdi e<br />

nella fecondità dinamica delle contrastanti delle forme che l'a lott,a popo1,are per la sua<br />

vedute, alla formazione di una convivenza realizzazione nel nostro contin~ente si rit,en,eva<br />

tra uomini e popoli sempre più libera, sem- dovesse assumere; mentre oggi questa lettepre<br />

più umana, più civile, co'stantemente cio,è ratura è m,anlc,aate, o introvabil,e, o ormai<br />

aperta al rispetto degli altri. E sotto questr, non più agg,iornat,a.<br />

aspetto la Resisteaza, nel senso più alto di E' pelrcliò da s'aliutare con vivo c'ompiacicostante<br />

rinnovamento spirituale, non è con- mento l,a pub~b~licazione i'n Germ'aaia, da<br />

clusa perché è un'opera diuturna di difesa part'e di due mi'litanti feder'alisti e valorosi<br />

e di comnquista di libertà personale e di giornalis,ti, di questo volu8me che colma nel<br />

responsabilità civile.<br />

m,igliore dei modi tal'e l'a~cuna, e ch,e meri-<br />

E' forse esagerato affermare che le espe- ter'ebbe perciò di esser tradoltto e a,datta,to<br />

rienze vive e gli spunti offerti dalla Bel- non solo in italiano, 'ma nlelle altre lingu'e<br />

COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />

I Libri<br />

l'età, ma che di necessità tendono a dilatarsi<br />

e ad investire la realtà e la vita; esercizio<br />

dialettico che deve animare ogni gio'rno il<br />

dibattito ed il chiarimento del rapporto do-<br />

cente-discente ed il valore dell'esempio, come<br />

si sa, è spesso determinante negli orienta-<br />

menti umani ed è altrettanto noto quanto<br />

sia efficace nella pratica educativa.<br />

Occorre infine tenere presente che le espe-<br />

rienze proposte in ((Scuola e Cittadino »,<br />

più che al tipo di scuola (Istituto Professio-<br />

nale per i1 Commercio), sono riferibili a<br />

quella età abbastanza criticla compresa tra<br />

i 13 e i 16 anni. I problemi di questa età<br />

sono i medesimi dovunque, per chiunque e<br />

qualunque sia il tipo di scuola che si fre-<br />

quenta. Ci pare dunque che la scuola media<br />

unificata potrà trarre dalle esperienze della<br />

signora Bellino, non pdisseque imitazioni,<br />

ma preziosi spunti di meditazione e di azione<br />

per un'efficace opera educativa in generale,<br />

oltre che per l'educazione civica in parti-<br />

colare.<br />

SCHEDE BIBLIOGRAFICHE<br />

OECSE, Projet Régional Mediterranéen:<br />

Vol. I, Besoins scolaires et développement<br />

économique et social, 196%-<br />

Vol. 11, Rapports par Pays: Italie, 1965:<br />

Vol. 111, Rapports par Pays: Yugoslavie,<br />

1965;<br />

Vol. IV, Rapports par Pays: Grèce, 1965;<br />

Vcl. V, Rapports par Pays: Espagne, 1965;<br />

Vol. VI, Rapports par Pays: Turqaie, 1965.<br />

FF~DINANDO ISABELLA, L'Edilizia scolastica iti<br />

Italia - Precedenti e prospettive, con prefazione<br />

di Tristano Codignola, La Nuova Italia Editrice,<br />

Firenze, 1965.<br />

A. SACCO, A. SABA, M. FABBRI, G. CANTALAMESSA-<br />

CARBONI, Il compsensorio di Soverato - Contributc<br />

sperimentale e metodologico alla programmazione<br />

nel Mezzogiorno, La Nuova Italia Editrice,<br />

Firenze, 1965.<br />

ROSALBA BELLINO, Scuola e cittadino, con prefazione<br />

di A. Galante Garrone, La Nuova Italia<br />

Editrice, Firenze, 1965<br />

della Comunità, in modo dla aver anche negli<br />

altri Paesi membri quella diffusione che esso<br />

ha già in Germania, dove è divenuto una<br />

sorta di libro di testo semiufficiale della pro-<br />

paganda europeistica.<br />

Non seguiremo i duie auto~i nelle felici<br />

sintesi del loro lavoro, in cui vengono sm-<br />

mariamente ma efficacememte tratteggiati il<br />

progressivo soirgere dell'idea di una unità<br />

europea, dall'antichità classica all'evo medio<br />

e moderno, e i sempre più precisi e compkssi<br />

programmi e « piani » che sono stati via via<br />

proposti, e che dopo il seccndo conflitto<br />

mondiale hanno co,minciato ad eslser realiz-<br />

zati. E nemmeno tenteremo di riassumere<br />

la massa veramente notevole di dat,i, di do-<br />

cumenti, di citazioni con cui i due autori<br />

narrano - con una ricchezza di particolari<br />

che non va mai a discapito della chiarezza<br />

e dell'agilità - la storia faticosa del processo<br />

integrativo, a partire dagli anni cinquanta.<br />

Insisteremo invece in moldo particollare su<br />

una qualità politica ancor più importante<br />

- perché ancor più rara - di quest'opera;<br />

e cioè il rigoroso punto di vista federalista:<br />

che non va mai smarrito, pur nella così


luglio-agosto 1966 COMUNI D'EUROPA 17<br />

Lettere al Direttore<br />

grande congerie di iniz,i,ative, di progetti, di<br />

realizzazioni a carattere settoriale, funzionalista,<br />

più o meno pseudo-sovranazionak, che<br />

i due autori paziente~mmte esaminimo, valutano<br />

e criticano.<br />

C$e si tr'atti di riib~a'd~ire il piriurcipio einaudiano<br />

che l'economia non condiuioma la politic,a<br />

ma ne è con~dizio~nata, e ch'e perciò<br />

l'unio'ne ec~no~mica non dispensa da m ulterior'e<br />

atto di volontà per rsealizzane l'unione<br />

politica; o di vie3derie i limiti e i difetti - e<br />

i regre,ssi - ,de~ll'Euro~pa « degli Stati » golli,s~ta;<br />

o di d'efinirle una posizione e uln comp,ito<br />

indipendente dell'EUropa niel mondo,<br />

di frolntle all'URSS come di f ront'e a'glii Stati<br />

Uniti, i due autori hanno sempre presente,<br />

e chiaramente pr'eseate, la prosplettiva dell'Europa<br />

politica, d~ell'Europa fed,eral,e, e non<br />

~onfe~d~eriale, che superi Le sovranità e instauri<br />

un vero Governo europeo, sollo strumento<br />

valido a realizzas'e queglmi o~b'biettivi.<br />

Non ultimo pre,gio del volume è quello di<br />

intessere il discorso di un,a grande quantità<br />

di citaz,io'ni - da quella degli uomini politici<br />

responsabili a quella di militanti e di<br />

~tu~diosii federalis,ti - sì che esso può consi-<br />

Caro Professore,<br />

Comuni ,d'E,usoipa ha piubb,licato sul<br />

n. 6 (giugno 1966) due do'cumenti relativi<br />

all'Assemblea dei Dele~gati del Consiglio dei<br />

Co8muni d'Euro'pa, svoltasi a Corno il 26 e<br />

27 maggio sco,r,so,<br />

A me sembra che,<br />

intervento con la mozione finale, si possa<br />

intrapre.ndere una dis~cussione, utile solprattutto<br />

in vista del prossimo Congresso Nazion,ale<br />

dell,APC,CE (hco,na, 16- 17 settembre<br />

1966).<br />

Che si impo8nga una dis'cussione fra le<br />

forze che si battono per l'u'nione politica<br />

degli eusolpei (tra di es,se e altre<br />

la acquisizioae delle quali alla battaglia per<br />

l'Euro,pa, colme dimens,ioae politica-istituzionale-territoriale-economica<br />

necessaria per<br />

procedere cmcretamen.t'e alla costruzione<br />

della pace, è determinalnte a'gli effetti della<br />

vittoria finale) è indubbiamente testimoniato<br />

Grazie a questa trasformazione (vi concojrrono<br />

in non poca parte fi'nanziamenti americani,<br />

ma trova impo'rtanti punti di rifesimento<br />

in amordi fra grandi imprese<br />

dell,Europa wci,denitale ed URS,S) si sta determinando<br />

una stabilizzazione del sistema<br />

capitalistico ad 'un livello di gran lunga<br />

superiose ris,petto al precedente (ante 1958:<br />

as,sumo come riferimento questa data in relazione<br />

ai primi effetti dei Trattati di<br />

A quel pe,rio,do le imprese erano di dimensioni<br />

nazionali - quando pur lo erano,<br />

come afd esempio nel caso italiano, caratterizzato<br />

da scarsa doma,nda interna -), con<br />

consegue,nte co,ncentrazioae di potere in <strong>org</strong>anismi<br />

econo~mico-finanziari so,vranazio~nali,<br />

privi di qualsiasi investitura e contrailo democratici.<br />

Pertanto, si riesce ad intervenire subito<br />

per bilanciare con istituzioni politiche (dotate<br />

di reale ,potere) la con,cen~azione di<br />

potere che consegue al processo di rio,rganizderarsi<br />

al tempo s'tesso una picco~l~a antologia<br />

d'ell',europeismo; com,e pure quello di eisser<br />

coiir:e~dato da numerolse e ben s'celte fotografi,e,<br />

e ~o~prattutto d,a una bib'lio,grafia es'auimpasse<br />

in cui caduti e<br />

Patto di Varsavia (a,nche se è intervenuta<br />

a sicementare momentaneamente le a1,leanze<br />

la escalation americana nella « sporca<br />

zazion,e capitalistica su scala euro,pea, ovvero<br />

trop,po tardi quando si riuscirà (ammesso<br />

che vi si riesca, e nel mo,do da noi<br />

aus,picato) a dar vita ad i,stituzioni politiche<br />

rientissha, aLmeno limi'tatamente agli s8critti guerra» del Vietnam: NATO e Patto d,i<br />

in lingua ted,e~soa, e nella quale - co,me dd sovranazionali le quali, quh,di, saranno<br />

Varsavia strumelnti dell'equilibrio resto in tutta l'opera - i autori h,anno che è un postulat0? qui'n'di* per la<br />

potuto tra~rre largo pro~f itto dall'attività da loro esistenza. Bisognerà, peraltro', che quanti<br />

capaci di incidere sul processo di espansione<br />

che si svo'lgerà (come ora già si sta svo,lgendo)<br />

sui binari predis~po~sti dai coqlessi<br />

.essi svolta nella rivista di Francoforte « Der si battono pei- l'E;uropa come tappa per l'or- economico-finanziari per affermare sempre<br />

Foderal&+t », del18a qu.aL,e lo Schondube è ganizzazione pacifica monsdiale si facciano più la loro egemonia sui consutma)tori. (Ristato,<br />

finché essa ha con,tinu,ato a pubblicarsi,<br />

il diirettore.<br />

sentir,e a proiposito del Vietnam, altrimenti<br />

la escalation americana - che, in termini<br />

mane qui del tu,tto impregi~~dicato il significato<br />

rivoluzionario del prolcesso di indu-<br />

Dopo tante, doverose lodi, una piccola più chi'ari, può ben chiamarsi genocidio - stsiailizz,azione. Ciò che s~i c,ontes:ta è l'obbietr8isexva,<br />

per concludere.


Europeo: « ... e bisognerà, per essere al passo<br />

coi tempi, provocare una unità sopranaz,ionale<br />

dei lavoratori euro~pei e, in generale un<br />

fronte del popolo europeo volto ad ottenere,<br />

contro i monopoli e le forze conservatrici,<br />

quel primo nucleo di Stati federati, che è<br />

oggi possibile. » .- Umb'erto S'erafni: L'a via<br />

comunitaria del socialismo. Napo'li 19858, pagina<br />

33 -) necessarie per vincere pur giuste<br />

battaglie politiche, ci troviamo prigionieri<br />

di una logica (democratico-b<strong>org</strong>hese) che<br />

ries'ce ad appropriarsi di tutti i fermenti<br />

innovatori per smorzarne la capacità rinnovatrice.<br />

(Quinsdi, da parte dei gruppi b<strong>org</strong>hesi dominanti,<br />

dei go'verni nazionali, della cultura<br />

ufficiale, ecc., n o si rifiuta la « idea » della<br />

unità politica dell'&~ropa; anzi, l'« idea » vie -<br />

ne fatta propria da quelli salvo non far<br />

seguire abcuna concreta azione politica, ovvero<br />

svuotare dall'interno ogni iniziativa che<br />

vogli'a tradurre in pratica l'« idea ».)<br />

D'i fronte a tale stato di co'se dobbiamo<br />

necessariamente porci il prob'lema di come<br />

operare, là dove siamo presenti, per catalizzare<br />

un processso di adesione di sempre<br />

maggiori e più qualificate (in senso pro,gressista)<br />

forze alle posizioni di cui attualmente<br />

siamo isolati portatori.<br />

I1 mio pensiero è rivolto in primo luogo<br />

ai lavoratori, noa considerati singolarmente<br />

ma attraverso le lo'ro <strong>org</strong>anizzazioni sin'dacali<br />

(quei sindacati, per intenderci, che in<br />

Gran Bretagna - pur es~en~dovi un Governo<br />

laburista - chiedo'no garanzie per la « politica<br />

dei redditi »; ovvero quelli che il 17 maggio,<br />

in Francia, hanno condotto allo scio'pero<br />

milioni di lavoratori; il sindacato tedesco che<br />

si o'ppone alla legge per i poteri speciali; i<br />

sindacati dei metalmeccanici italiani); agli<br />

eletti nei Poteri locali (a tutti gli eletti che,<br />

nelle loro sedi, devono scegliere a quale<br />

Europa aderire e perché); ai professori ed<br />

agli studenti universitari di tutta Europa;<br />

agli uoniini di cultura che sono alla ricerca<br />

di una «frontiera » che superi gli ambiti<br />

nazionalistici dopo le disillusioni dello st3ricismo<br />

marxiano egemonizzato dal11URS8S di<br />

Stalin (v. Nuovi Argomenti, n. 1, Nuo'va serie,<br />

gennaio-ma8rzo 1986, A'ppendice); ecc.<br />

Non trascuro, peraltro, quanti sono <strong>org</strong>anizzati<br />

nei partiti: in quei partiti che potenzialmente<br />

garantis'cono una carica democratica<br />

proprio in relazione alla classe, al ceto,<br />

nell'ambito della classe, che <strong>org</strong>anizzano (e<br />

quin8di non posso trascurare i milioni di<br />

militanti comunisti senza dei quali, cre,do, sia<br />

una illusione pensare di costruire una Europa<br />

demo,cratica).<br />

Orbene, che cosa faczciamo noi per conquistare<br />

alla nostra azione politica tutto questo<br />

potenziale democratico?<br />

Ci deve sorreggere per prima co,sa una<br />

grande carica ideale per sconfiggere il piano<br />

dei gruppi mono ed oligopolistici i quali,<br />

mentre contra,ggono a livello sovranazio~nale<br />

i pur necessari collegamenti, tentano di tenere<br />

nell'attuale stato di b'al'canizzazione le<br />

forze che si battono per il progresso, nella<br />

consapevolezza che l'unità di quelle ri'uscirebb'e<br />

a contestare i loro piani.<br />

Per quanto riguarda il CC'E, esaminando<br />

la ri~o~luzione politica dell'Assemblea dei<br />

delegati tenutasi a Como, a me pare che le<br />

COMUNI D'EUROPA<br />

principali istanze, da Lei stesso introdotte<br />

con fo'rza nel dib,attito, non siano state ac-<br />

colte.<br />

'Vediamo :<br />

1) Pianificazione europea, di contro alla<br />

acritica esaltazione (di tipo consumista,<br />

propria dei paladini dell'attuale egemonia<br />

della produzione sul consumo) della


luglio-agosto 1966 COMUNI D'EUROPA 19<br />

note, particolarmente poste in luce, ad esem-<br />

pio, nel numero di dicembre 1965 di « Co-<br />

muni d'Europa » in Tout se tient di Argo).<br />

Manca inoltre una inequivocabile enun-<br />

ciazione della impossibilità dell'ingresso nel<br />

(O del riconoscimento da parte del) CCE<br />

dei Poteri locali della Spagna di Franco<br />

e del Portogallo di Salazar. Enunciazione<br />

necessaria e in relazione all'andamento della<br />

discussione (provocatoria nei riguardi del-<br />

l'Europa orientale ma senza alcun accenno<br />

a Spagna e Portogallo e, perché trascurarla?,<br />

alla Grecia di Stefanopulos e di Coistan-<br />

tino), ed alla preoccupante visione statica<br />

ddla politica internazimale (NATO contro<br />

Patto di Varsavia).<br />

Tale visione della politica internazionale,<br />

oltre ad essere clamorosamente superata<br />

causa il rilievo fondamentale che hanno<br />

assunto i paesi del Terzo Mon'do (sono 1'111-<br />

dia e la Cina i due tests fondamentali), accre-<br />

dita l'ingresso nell'Europa dei Sei del Por-<br />

togallo di Salazar (già nella NATO; più<br />

tardi della Spagna (di Franco, a proposito<br />

della quale non va trascurata la visita in<br />

Italia .del suo rappresenta'nte permanente<br />

presso le Comunità europee, ambasciatore<br />

Ullasbrtx, il quale K ha affermato che le com-<br />

petenti autorità italiane si sono dichiarate<br />

favorevoli alle posizioni sostenute dai nego-<br />

ziatori spagnoli per raggiungere un ac~cordo<br />

che piermetta al loro paese di inserissi nel<br />

processo di integrazione economica in corso<br />

tra i Sei R ed ha lasciato l'Italia a con un<br />

senlso di soddisfazione e di tranquillità B -<br />

v. a I1 Sole-24 Ore del 31 maggio 1966,<br />

pag. 11 -).<br />

A questo punto - parlando di Europa<br />

unita in un momento in ,cui colmono le<br />

formule a 6, a 6-1, a 5fl a 6+1 - dob-<br />

biamo riferirci un attimo all'Inghilterra n<br />

(V. « Comuni d'Europa s, n. 3, marzo 1966:<br />

Con Salazur di Ambrogio Lorenzetti) e do-<br />

mandarci con malinconia se, mentre tutti<br />

si interessano all'Inghilteilra (e d'altra parte<br />

l'Inghilterra si interessa all'Europa), di fatto<br />

non ci troveremo di fronte ad un7Europa a<br />

6+2=8, +l: dove 1'1 è sempre dato dal-<br />

l'lnghiltterra.<br />

Dunque, dopo Torino, Como: vale a dire<br />

che le risoluzioni politiche di tale Assem-<br />

blea nascondono sempre una fondamentale<br />

divisione fra quanti vogliono gli Stati Uniti<br />

d'Europa come fattore di pace e garanzia di<br />

sviluppo demo~cratico e quanti, viceversa,<br />

intendono l'Europa come complesso di istitu-<br />

zioni intergovernative che stabilizzino i'at-<br />

tuale processo di espansione, che procede<br />

all'insegna della prevaricazione dei consu-<br />

matori da parte della pro'duzione.<br />

Perché non essere conseguenti con le pre-<br />

.messe? Perché porre con d,ecisione in discus-<br />

sione importantissimi temi di politica inter-<br />

nazionale alla ricerca di un ruolo dell'Eu-<br />

ropa federata, giustificato proprio in rela-<br />

zione alla situazione internazionale e poi<br />

- nella risoluzione finale - abdicare alla<br />

parte conservatrice dell'Assemblea?<br />

Che fare? quindi.<br />

E' mia opinione che la formazione di una<br />

destra e di una sinistra costituisca un<br />

processo fisiologico degli <strong>org</strong>anismi politici<br />

e che se non si libera tale processo le<br />

conseguenze saranno a tutto vantaggio della<br />

destra, mentre la sinistra tenterà inu-<br />

tilmente di acquisire posizioni per essa van-<br />

taggiose.<br />

Non vale di più, all'interno del GC'E, dar<br />

vita ad una sinistra (la destra rimar-<br />

rebbe meccanicamente definita) che potrebbe<br />

coerentemente affermare le proprie posizioni<br />

con possibilità di riscuotere adesioni da quel<br />

potenziale democratico di cui prima discor-<br />

..----v<br />

LCVU.<br />

Io penso che una tale chiarificazione da-<br />

rebbe nuovo impulso al CCE, qualifican-<br />

dolo politicamente, come si conviene ad un<br />

<strong>org</strong>anismo cui dovrebbe competere un peso<br />

politico rilevante in relazione alle funzioni<br />

che attraverso di esso vengono rappresentate<br />

su scala europea.<br />

Prevarrebbe la sinistra o la destra?<br />

Penso che il problema dovrebbe essere af-<br />

frontato realislicamente neila consapevolezza<br />

che non ci si può votare ad una disastrosa<br />

sconfitta: gli attuali delegati condizionano<br />

il tipo di risoluzione (cioè l'orientamento<br />

politico ael CCE): si tratta di trovare il<br />

punto di equilibrio tra la esigenza di chia-<br />

rezza e quella di non scarsi consensi.<br />

Ovvio che la sinistra (di conseguenza<br />

anche la destra) passerebbe attraverso le<br />

Sezioni nazionali del CCE (come fare a<br />

mettere d'accordo socialisti e liberali?).<br />

Probabilmente si imporrebbero delle mo-<br />

dificazioni statutarie per il CCE e per le<br />

Sezioni nazionali di esso onde consentire<br />

adeguate rappresentanze della sinistra e<br />

ddla destra: si tratta di porre mano pa-<br />

zientemente all'opera, nella consapevolezza<br />

che l'equivoco politico non è più oltre pro-<br />

traibile.<br />

Tanto più che nel CCE si va configurando<br />

un asse Parigi-Bonn, come dimostrano gli<br />

intensi rapporti fra le due Sezioni na-<br />

zionali (né può confortare il fatto che, se-<br />

guendo l'indirizzo di disimpegno politico che<br />

caratterizza il CCE - e che significa alli-<br />

neamento con la posizione dei governi nazionali<br />

-, i ra~pporti fra le Sezioni francese<br />

e tedesca si riducano ai gemellaggi: è sul<br />

vuoto infatti che meglio si innestano le<br />

aspirazioni di grandeur o revansciste). Sarebbe<br />

inoltre poco realistico non rilevare<br />

che la tendenza attualmente prevalente nel<br />

CCE è quella franco-tedesca (una tendenza<br />

che, per quello che si è detto, non può non<br />

lasciare preoccupati).<br />

Non mi nascondo le difficoltà che potrebbero<br />

ins<strong>org</strong>ere nell'AICCE. Si tratta intanto<br />

di reclamare maggiore impegho da parte di<br />

tutte le forze politiche democratiche prospettando<br />

la possibilità di una più chiara impostazione.<br />

[Il richiamo alle forze politiche democratiche<br />

impone di esplicitamente escludere fascisti<br />

e monarchici. E' però anche opportuno<br />

precisare che non si comprende come nessuno<br />

ponga in discussione la esclusione dei<br />

rappresentanti dei Comuni retti dai comunisti,<br />

dall'AICCE e dal CCE, quando vi figurano<br />

i liberali.<br />

Tanto più che gli incauti accenni, emersi<br />

in sede di Assemblea dei Delegati di Como,<br />

alla possibilità che il CCE si faccia patrocinatore<br />

di incontri fra alcuni Comuni dei<br />

paesi attualmente partecipanti al CCE ed<br />

alcuni Comuni dei paesi dell'Europa orientale,<br />

fanno emergere clamorosamente tutta<br />

la strumentalità di certe posizioni, che non<br />

a caso ho prima definite provocatorie,<br />

dato che negli ambiti nazionali i Comuni<br />

governati dai comunisti (liberamente eletti,<br />

si badi!) non vengono ammessi nell'area de-<br />

mocratica del CCE, mentre poi il CCE vuole<br />

essere abilitato a trattare con Comuni del-<br />

l'Europa orientale dove le rappresentanze<br />

non sono espresse nel modo che noi siamo<br />

usi definire democratico. Peraltro, riguardo<br />

a tale argomento continuo a ritenere che si<br />

fa il discorso a sinistra guardando a destra:<br />

non a caso chi, a Como, con maggiore calore<br />

ha sostenuto la necessità che il CCE apra il<br />

dialogo (si può facilmente immaginare quale<br />

dialogo!) con i Comuni dell'Europa orientale<br />

(paludandosi con i soliti appelli per liberare<br />

i « fratelli >> rinserrati « oltre cortina ») sono<br />

stati i tedeschi: ora si sa quanto la Germa-<br />

nia di Bonn strizzi l'occhio alla Spagna.]<br />

Dunque, caro Professore, sono giunto (fi-<br />

nalmente!) al termine di queste mie consi-<br />

derazioni.<br />

Spero vorrà scusarmi per tanta prolissità.<br />

So da quali sentimenti Ella è animata e<br />

con quanta pazienza e fermezza - da anni -<br />

sta conducendo la difficile battaglia per gli<br />

Stati Uniti d'Europa (basterebbe a testimo-<br />

niare ciò C Comuni d'Europa ,). Eld è sol-<br />

tanto perché so queste cose che Le scrivo,<br />

e in questi termini.<br />

Cordiali saluti,<br />

Roma, 18 luglio 1966<br />

Gabriele Panizzi<br />

Ormai lasciamo al Congresso nazionale<br />

dellJ,AICCE la risposta al consigliere comu-<br />

nale Panizzi. Ad Ancona, dunque!<br />

COMUNI D'EUROPA<br />

Organo deU'A.1.C.C.E.<br />

<strong>Anno</strong> <strong>XIV</strong> - n. 7-8 - luglio-agosto 1966<br />

Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI<br />

Redattore capo: EDMONDO PAOLINI<br />

DIREZIONE, REDAZIONE<br />

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MSTRAZIONE<br />

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Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel.<br />

Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma<br />

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I versamenti debbono essere effettuati<br />

su c/c postale n. 1/33749 intestato a:<br />

. Comuni d'Europa, periodico mensile -<br />

Piazza di Trevi, 86 - Roma )I (speci-<br />

ficando la causale del versamento),<br />

oppure a mezzo assegno circolare -<br />

non trasferibile - intestato a Comuni<br />

d'Europa ».


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