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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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<strong>PRIMAVERA</strong> ’12<br />

la<br />

segreteria<br />

è aperta<br />

il martedì<br />

e il giovedì<br />

dalle 20.30<br />

alle 22.00<br />

Padre Padre Andrea Andrea Schnöller<br />

Schnöller<br />

Santuario Madonna del Sasso<br />

CH-6644 Orselina,<br />

tel./fax 091 743 62 65<br />

cell.: 0039 335 680 8157<br />

e-<strong>mail</strong>: padreandrea@bluewin.ch<br />

Quota Quota Quota sociale<br />

sociale<br />

Socio ordinario : 30 €<br />

Socio sostenitore: da 30 €<br />

I<br />

NU<br />

MERI<br />

Convento Casa per ferie<br />

San Gregorio<br />

38083 Condino<br />

tel/fax 0465 622 120<br />

www.pontesulguado.org<br />

associazioneilpontesulguado@yahoo.it<br />

SEGRETERIA<br />

EGRETERIA PER PER L’I ’I ’ITALIA ’I TALIA<br />

Maria Teresa Tedeschi<br />

I-25023 Gottolengo/Bs<br />

tel. 0039 331 15 18 319<br />

associazioneilpontesulguado@yahoo.it<br />

elbravo@tiscali.it<br />

CC POSTALE: 15507346<br />

IBAN POSTALE<br />

IT75<br />

E076<br />

0111 2000 0001 0001 5507 5507 346<br />

Associazione il Ponte sul Guado<br />

Via Europa 25<br />

I 25023 Gottolengo<br />

Presso Banco di Brescia<br />

Agenzia di Gottolengo<br />

COD. IBAN<br />

IT31Y0350054580000000004977<br />

IT31Y0350054580000000004977<br />

specificare la causale del versamento.<br />

SEGRETERIA<br />

EGRETERIA<br />

EGRETERIA PER PER LA LA SVIZZERA VIZZERA VIZZERA: VIZZERA :<br />

Enrica Erba<br />

CH- 6654 Cavigliano<br />

tel. 091 796 23 71<br />

e-<strong>mail</strong>: r.erba@blue<strong>mail</strong>.ch


2<br />

DALLA DALLA REDAZIONE<br />

REDAZIONE<br />

motivo<br />

motivo<br />

di di gioia<br />

gioia<br />

Cari amici.<br />

Nelle pagine che seguono<br />

troverete la presentazione di alcuni<br />

brani tratti dai diari di Etty Hillesum<br />

e per introdurvi alla lettura ecco<br />

alcune mie considerazioni.<br />

Questa sera padre Andrea<br />

ci ha nuovamente portati a riflettere<br />

sull’importanza del riuscire,<br />

nel corso della nostra esistenza , ad<br />

accettare noi stessi così come siamo<br />

come d’altra parte anche tutto ciò<br />

che la vita ci riserva. Ha anche<br />

aggiunto che l’accettazione così<br />

concepita porta ad una maggior<br />

coscienza di noi stessi e ad una<br />

conseguente trasformazione.<br />

Ha citato anche alcuni pensieri di<br />

Osho a questo riguardo. Questo<br />

processo mi è sembrato ancora<br />

molto distante dalle mie capacità<br />

ma l’ho trovato estremamente<br />

interessante per il conseguimento<br />

del mio equilibrio psichico e per<br />

il mio benessere spirituale.<br />

Poco fa , sono rientrata a casa<br />

e ,come spesso mi accade ,<br />

ho “pescato” una carta dei tarocchi<br />

di Osho. Ognuna di queste carte è<br />

uno spunto di riflessione e un aiuto<br />

alla meditazione ed è legata ad un<br />

racconto che proviene da varie tradizioni<br />

( zen , sufi , cristiana …). Quale<br />

carta mi è capitata? Guarda caso<br />

( ma è proprio un caso ? ) quella che<br />

porta a riflettere sull’accettazione.<br />

Esordisce in questo modo:<br />

ACCETTA LA VITA COSÌ COM’È.<br />

SII GIOIOSO SENZA ALCUN MOTIVO.<br />

E ancora..<br />

QUALSIASI COSA PORTI LA VITA VA BENISSIMO.<br />

QUESTA È LA QUALITÀ RIFLETTENTE DI UNO<br />

SPECCHIO: NULLA È CATTIVO, NULLA È BUONO,<br />

TUTTO È DIVINO. ACCETTA LA VITA COSÌ COM’È.<br />

ACCETTANDOLA SPARISCONO LE TENSIONI;<br />

SPARISCE L’INSODDISFAZIONE. ACCETTANDO<br />

LA VITA COSÌ COM’È, CI SI SENTE FELICI SENZA<br />

UN MOTIVO PARTICOLARE.<br />

QUANDO UANDO LA LA GIOIA GIOIA HA HA HA UN UN UN MOTIVO MOTIVO, MOTIVO ,<br />

NON NON DURA A LUNGO LUNGO. LUNGO LUNGO . QQUANDO<br />

Q UANDO LA LA GIOIA<br />

GIOIA<br />

NON NON HA HA HA MOTIVO MOTIVO, MOTIVO , PERMANE PERMANE PER SEMPRE SEMPRE. SEMPRE<br />

Queste parole mi sembrano<br />

un paradosso ma nello stesso<br />

tempo utili per comprendere<br />

l’atteggiamento di Etty Hillesum<br />

quando annota nel suo diario<br />

nel novembre del 1941… “Paura di<br />

vivere su tutta la linea. Cedimento<br />

completo. Mancanza di fiducia<br />

in me stessa . Repulsione. Paura.”<br />

E successivamente nel luglio<br />

dell’anno seguente …”Bene allora io<br />

accetto questa nuova certezza :<br />

vogliono il nostro totale<br />

annientamento . Ora lo so .<br />

Non darò più fastidio con le mie<br />

paure e non sarò più amareggiata<br />

se gli altri non capiranno<br />

cos’è in gioco per noi ebrei …”<br />

Credo che leggere le pagine<br />

di questo numero sarà un bello<br />

stimolo per continuare al meglio<br />

il nostro cammino spirituale.<br />

Un caro augurio.<br />

PATRIZIA<br />

GRUPPO DI<br />

REDAZIONE<br />

Direttore responsabile<br />

P. ANDREA SCHNÖLLER<br />

NADIA BELTRAMI<br />

CARLA CHEDA<br />

ENRICA ERBA<br />

PATRIZIA GIANI<br />

ROSETTA PIOGGIA<br />

MARIA GRAZIA TOGNETTI<br />

NICOLANGELO ZARBA<br />

Logo di copertina<br />

MARCO MARIOTTA DESIGNS<br />

LA<br />

LA<br />

LAPADRE ANDREA<br />

LETTERA<br />

LETTERA<br />

Carissimi Carissimi associati e amici,<br />

più che una lettera, mi propongo di farvi pervenire alcune riflessioni<br />

a partire dal Diario di Etty Hillesum, di cui il gruppo di Redazione<br />

vi propone abbondanti stralci in questo numero de’ il Ponte sul Guado.<br />

«E’ COSÌ CHE VOGLIO SCRIVERE: CON ALTRETTANTO SPAZIO INTORNO E POCHE PAROLE».<br />

« TROPPE PAROLE MI DANNO FASTIDIO».<br />

«VORREI SCRIVERVI PAROLE CHE SIANO ORGANICAMENTE INSERITE IN UN GRANDE SILENZIO».<br />

«POCHE, TENERE PENNELLATE E IL GRANDE SPAZIO TUTTO INTORNO».<br />

«UNO SPAZIO CHE NON È VUOTO, MA CHE SI POTREBBE PIUTTOSTO DEFINIRE RICCO D’ANIMA».<br />

«DETESTO GLI ACCUMOLI DI PAROLE: IN FONDO CE NE VOGLIONO COSÌ POCHE PER DIRE QUELLE<br />

QUATTRO COSE CHE VERAMENTE CONTANO NELLA VITA».<br />

«MI PIACEREBBE DIPINGERE POCHE PAROLE SU UNO SFONDO MUTO».<br />

«NEL SILENZIO SUCCEDONO PIÙ COSE CHE IN TUTTE LE PAROLE AFFASTELLATE INSIEME».<br />

Sono già otto citazioni per dire che la cosa più presziosa è il silenzio. Uno potrebbe<br />

dire: quante parole per convincerci a fare silenzio! Eppure, occorre riconoscere<br />

che ognuna di queste citazioni – per quanto fatte di parole – ci<br />

introduce nel silenzio, ci mette in contattto col silenzio, ci fa amare, apprezzare<br />

e desiderare il silenzio. Perché quando la parola è vera è anche silenziosa.<br />

Esce dal deserto e conduce nel deserto. E’ parola vera e, proprio per questo,<br />

è anche parola feconda, che comunica vita.<br />

La parola vera nasce dal silnezio e, quando viene letta o proclamata, conduce<br />

nel silenzio. Nella liturgia del Natale, citando il libro della Sapienza 18,14-15<br />

si asserisce: NEL QUIETO SILENZIO CHE AVVOLGE OGNI COSA, MENTRE LA NOTTE GIUNGEVA A ME-<br />

TÀ DEL SUO CORSO, LA TUA PAROLA ONNIPOTENTE È SCESA DAL CIELO, DAL SUO TRONO REGALE. Ma,<br />

proprio perché viene dal silenzio, la parola vera è anche parola che conduce<br />

al silenzio. Per questo Isaia 52,7 esulta e canta: COME SONO BELLI SUI MONTI I PIEDI DEL<br />

MESSAGGRO CHE ANNUNZIA LA PACE, CHE RECA LA BUONA NOVELLA, CHE PROCLAMA LA SALVEZZA.<br />

E nel vangelo di Marco 16,15 si legge: ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VAN-<br />

GELO. Altrove – Siracide 15,5 – si dice, parlando dell’uomo saggio: IL SIGNORE GLI<br />

HA APERTO LA BOCCA, LO HA RICOLMATO DELLO SPIRITO DI SAPIENZA E D’INTELLIGENZA. Ascoltiamo<br />

la parola in silenzio per accoglierla; avvogiamola di silenzio per capire;<br />

3


4<br />

proclamiamo la parola a partire da quella pace interiore che la rende feconda<br />

di verità e di bene. Allora l’aridità del deserto si trasforma in oasi, dove irrompe<br />

e fiorisce la vita.<br />

«MI SENTO MOLTO IMPACCIATA, NON HO IL CORAGGIO DI LASCIARMI ANDARE».<br />

«IO VOGLIO QUALCOSA E NON SO CHE COSA».<br />

«LA VITA È DIFFICILE, È UNA LOTTA DI MINUTO IN MINUTO… UNA VOLTA M’IMMAGINAVO UN FUTURO<br />

CAOTICO, PERCHÉ MI RIFIUTAVO DI VIVERE L’ISTANTE PIÙ PROSSIMO. ERO COME UN BAMBINO MOLTO<br />

VIZIATO: VOLEVO CHE TUTTO MI FOSSE REGALATO».<br />

Il non lasciarsi andare, il volere a tutti i costi, l’incapacità di accogliere e di vivere<br />

l’istante presente, sono tre segni evidenti di poca fiducia in sé e nella vita.<br />

Allora non si è più sciolti e naturali, ma impacciati. Panikkar, che era un tipo<br />

molto aperto, saggio e libero, dice, alla stregua di Etty Hillesum: MI SONO<br />

SEMPRE CHIESTO COSA VOLEVO E DOVEVO FARE, FINO A CHE, DOPO TANTO TORMENTO, HO PENSATO<br />

CHE NON ERA AFFAR MIO DECIDERE: OGNI DECISIONE È UNA SCISSIONE, È UN TAGLIO. MA IO NON VO-<br />

LEVO TAGLIARE NIENTE. DESIDERAVO SEMPLICEMENTE ESSERE A DISPOSIZIONE: EVER READY, SEMPRE<br />

PRONTO. INSOMMA, HO DECISO DI LASCIARMI PORTARE, UN PO’ COME UNA FOGLIA, DAL VENTO O, SE<br />

PREFERITE, DALLO SPIRITO; CHIAMATELO COME VOLETE. NIENTE VOLONTÀ, NIENTE DECISIONE, MA LA-<br />

SCIARSI ANDARE, CONSEGNARSI. LASCIARSI GUIDARE O, PER PARLARE IN TERMINI PIÙ COMPRENSIBILI,<br />

NON METTERE OSTACOLI ALLO SPIRITO, NON RESISTERE AL VENTO. ALLORA, QUANTO MENO PESO UNO<br />

HA… PIÙ VIAGGIA! LASCIARSI PORTARE, PER CUI, ANCHE SE CADI, NON TI FAI MALE, COME LA FOGLIA:<br />

ANCHE SE CADE NON CAPITA NIENTE! HO SEMPRE AVVERTITO IL FASCINO DEL MANTENERMI A DISPOSI-<br />

ZIONE, DI UNA CHIAMATA, DI UNA VOCAZIONE. FACEVO SILENZIO, ASPETTAVO E… A DIRE IL VERO NON<br />

HO MAI SENTITO NESSUNA CHIAMATA, SE NON QUELLA DI RIMANERE APERTO, DI ESSERE A DISPOSIZIO-<br />

NE.<br />

«QUELLA SERA, SOLO POCHI GIORNI FA, HO REAGITO DIVERSAMENTE. HO ACCETTATO CON GIOIA LA<br />

BELLEZZA DI QUESTO MONDO DI DIO, MALGRADO TUTTO. HO GODUTO ALTRETTANTO INTENSAMENTE<br />

DI QUEL PAESAGGIO TACITO E MISTERIOSO NEL CREPUSCOLO, MA IN MODO PER COSÌ DIRE ‘OGGETTIVO’.<br />

NON VOLEVO PIÙ ‘POSSEDERLO’. SONO TORNATA A CASA RINVIGORITA, AL MIO LAVORO».<br />

C’è nel non lasciarsi andare, nel volere a tutti i costi, nell’incapacità di vivere<br />

l’istante presente un altro aspetto, degno della nostra massima attenzione. E’<br />

l’accentramento sul proprio io. Invece di ammirazione, gratitudine e stupore,<br />

ciò che di fatto sentiamo e ci domina è un forte, a volte spasmodico a volte<br />

sotterraneo desiderio di autoesaltazione. Le meraviglie della creazione e della<br />

vita diventano oggetti da possedere, interamente a servizio del nostro senso<br />

dell’io-mio, dell’autoglorificazione. E’ del tutto evidente che, allora, la<br />

«voce che va dettando dentro» ammutolisce, e tutto ciò che possiamo regalare<br />

a noi stessi e agli altri sono parole, gesti, azioni affastellate con industria,<br />

ma senz’anima, prive di qualsiasi sapore. Per superare questa diffusa e quasi<br />

connaturale tendenza all’autoreferenza non serve lottare direttamente contro<br />

di essa, e neppure desiderare spasmodicamente il suo contrario. Anthony<br />

de Mello - parafrasando le parole di Gesù: QUANDO TU FAI L’ELEMOSINA, NON SAPPIA<br />

LA TUA SINISTRA CIÒ CHE FA LA TUA DESTRA - direbbe: Non desiderare di essere felice:<br />

nel momento in cui diventi cosciente della tua felicità, tu cessi di essere felice.<br />

Non sforzarti di essere semplice: ti aiuta soltanto a diventare orgoglioso. Non<br />

voler essere santo: nel momento in cui diventi consapevole della tua santità,<br />

essa inacidisce; si corrompe e diventa auto-canonizzazione. Tutto ciò che<br />

puoi raggiungere con i tuoi sforzi è repressione. Il cambiamento è determinato<br />

soltanto da coscienza e conoscenza. Con semplicità e senza giudicarti,<br />

prendi coscienza della tua infelicità, ed essa scomparirà: ne risulterà felicità.<br />

Prendi coscienza del tuo orgoglio, ed esso cadrà: ne risulterà l’umiltà. Prendi<br />

coscienza delle tue paure, ed esse si dissolveranno: ne risulterà amore. Prendi<br />

coscienza dei tuoi legami, ed essi svaniranno: conseguenza ne sarà la libertà<br />

(cf Chiamati all’amore, ed, Paoline, p. 68-72). Penso che anche Etty Hillesum, a<br />

mano a mano che procederete nella lettura del suo Diario, vi ripeterà la stessa<br />

cosa. E lo dirà soprattutto nel 1943, con la testimonianza della sua morte<br />

ad Auschwitz. Morte accolta, morte guardata in faccia con serenità e che,<br />

proprio per questo, per lei - e in parte anche per noi che ci chiniamo sulla sua<br />

testimonianza - diventa incontro ravvicinato, intimo con la Vita. Ringraziando<br />

il gruppo di redazione e augurandovi una lettura meditata e attenta di queste<br />

pagine, vi saluto tutti cordialmente.<br />

P. P. ANDREA<br />

ANDREA<br />

riflessioni: pratica meditativa e corsi proposti<br />

a Condino contenimento semplificazione discernimeto<br />

Come viene ripetuto anche in questo numero de’ il PG, il nostro prossimo appuntamento<br />

a Condino è a Pasqua e nella settimana immediatamente successiva<br />

a Pasqua, dal 9 al 14 Aprile. Poi, a fine Giugno, inizierà il ciclo delle<br />

Settimane estive. Con Con Con Con riferimento riferimento riferimento riferimento a a a a quest’ultima quest’ultima quest’ultima quest’ultima serie serie serie serie di di di di appuntamenti, appuntamenti, appuntamenti, appuntamenti, pub- pub- pub- pubblichiamo<br />

blichiamo blichiamo blichiamo la la la la lettera lettera lettera lettera in<strong>via</strong>ta in<strong>via</strong>ta in<strong>via</strong>ta in<strong>via</strong>ta da da da da P. P. P. P. Andrea Andrea Andrea Andrea ai ai ai ai vari vari vari vari collaboratori, collaboratori, collaboratori, collaboratori, vecchi vecchi vecchi vecchi e e e e nuovi, nuovi, nuovi, nuovi,<br />

che che che che danno danno danno danno il il il il loro loro loro loro prezioso prezioso prezioso prezioso contributo contributo contributo contributo di di di di animazione animazione animazione animazione alle alle alle alle settimane settimane settimane settimane estive estive estive estive di di di di<br />

Condino. Condino. Condino. Condino. Vi Vi Vi Vi invitiamo invitiamo invitiamo invitiamo a a a a leggere leggere leggere leggere con con con con attenzione attenzione attenzione attenzione le le le le riflessioni riflessioni riflessioni riflessioni e le considerazioni<br />

proposte, sia perché sono un aiuto a vivere in modo sempre più consapevole<br />

e intenso questi importanti appuntamenti, dando ognuno il proprio<br />

contributo d’impegno e di testimonianza, sia perché vi mettono nella condizione<br />

di farci pervenire le vostre osservazioni e considerazioni sugli interrogativi<br />

sollevati, alla luce dell’esperienza da voi vissuta negli anni passati. Le vostre<br />

considerazioni possono essere in<strong>via</strong>te direttamente a P. Andrea – Santuario<br />

Madonna del Sasso CH-6644 Orselina, e-<strong>mail</strong>: padreandrea@bluewin.ch<br />

– oppure all’inrizzo della nostra redazione: mgtognetti@g<strong>mail</strong>.com.<br />

Carissimi amici e collaboratori,<br />

Madonna del Sasso, Orselina, fine Febbraio 2012<br />

in seguito a un intenso e approfondito confronto con le persone più direttamente<br />

coinvolte nella gestione delle attività estive di Condino, mi sono dovuto<br />

convincere che era opportuno ridimensionare il numero delle iniziative<br />

che avevo messo in programma – come proposta da discutere insieme – per<br />

l’estate 2012.<br />

5


6<br />

La prima conseguenza che ne deriva è che, per molti di voi, il 2012 sarà, per<br />

quanto riguarda le attività di Condino, un «anno sabbatico». E’ probabile<br />

che, di fronte a questo laconico annuncio, qualcuno rimanga sorpreso e, forse,<br />

anche deluso; ma spero altresì che le motivazioni che subito adduco, ispirino<br />

invece fiducia e serenità. Per la Direzione della Casa di Condino e per le<br />

persone direttamente coinvolte nella programmazione delle sue attività, come<br />

pure per il Consiglio Direttivo dell’Associazione, sarà invece un anno di<br />

ascolto e di verifica, in vista di un rinnovato, coerente e illuminato impegno<br />

nei prossimi anni.<br />

E’ poi del tutto evidente che, di questo lavoro di verifica e di programmazione,<br />

vi terremo non solo informati, ma faremo in modo di coinvolgervi in prima<br />

persona, così da pervenire a conclusioni il più possibile condivise o, se<br />

non altro, comprese e accolte da tutti.<br />

Come ognuno sa – o, se non altro, può facilmente intuire – la motivazione di<br />

fondo di questa revisione è legata anzitutto al fatto più volte rilevato, che da<br />

parte di diversi aderenti all’Associazione e da alcuni membri del Consiglio Direttivo,<br />

si avvertiva l’esigenza di salvaguardare e di evidenziare meglio lo<br />

specifico della nostra Associazione «il Ponte sul guado» e, nel contempo, di<br />

Condino; ossia, la coltivazione e la promozione della pratica meditativa che,<br />

per sua natura, comporta anche l’esigenza di ambienti adeguati ed accoglienti<br />

e sufficientemente spaziosi, ma soprattutto raccolti e silenziosi.<br />

In realtà, ciò che immediatamente si nota esaminando l’attività che da una<br />

decina di anni svolgiamo a Condino, è il dato di un forte e costante moltiplicarsi<br />

di proposte alternative e integrative alla meditazione, fino mettere in<br />

ombra quello che è stato definito e rimane lo scopo primario<br />

dell’Associazione «il Ponte sul guado» e della sua sede di Condino, ossia la<br />

proposta meditativa e la sua fattiva coltivazione. A tale riguardo basti dire<br />

che, nella bozza-calendario per l’estate 2012, da me elaborata e sottoposta<br />

all’attenzione delle persone incaricate alla sua supervisione, quest’anno figurava<br />

tutta una lunga serie di nuove, inedite proposte di attività che, in seguito<br />

a un serrato confronto, si è ritenuto doveroso ridurre e semplificare.<br />

A motivo di questo costante incremento di nuove richieste e proposte di attività,<br />

è apparso indispensabile fermarci un istante, per un’adeguata pausa di<br />

riflessione e di verifica. La nuova proposta di calendario che ne è scaturita esprime<br />

quindi una giustificata esigenza di contenimento. Da una parte essa<br />

evidenzia lo specifico dell’Associazione «il Ponte sul guado» e di Condino,<br />

che non possiamo trascurare; dall’altra parte è l’espressione di un nuovo orientamento<br />

e, in sostanza, propone una scelta che, nel confronto con la realtà<br />

dei fatti, potrebbe anche risultare fallimentare. Di questo siamo pienamente<br />

coscienti. Ma si tratta di una sfida che abbiamo ritenuto doveroso affrontare,<br />

in vista di una gestione coerente e ottimale delle attività<br />

dell’Associazione e, in particolare, della Casa di Condino, oggi e per il futuro.<br />

Detto questo, mi permetto di fare alcuni rilievi e di proporvi alcune considerazioni,<br />

che voi prenderete sicuramente a cuore e che discuteremo in un apposito<br />

incontro che indiremo prima di concludere l’esperienza estiva 2012 o in<br />

un periodo immediatamente successivo.<br />

Nel contesto di queste considerazioni, il primo dato che voglio sottolineare è<br />

che – sia personalmente, ma anche come gruppo di gestione dell’ attività di<br />

Condino – si è apprezzato e si apprezza ogni tipo di proposta e di offerta,<br />

purché integrativa alla meditazione e gestita con altruismo, equilibrio e forte<br />

senso di responsabilità. E questo al di là di quelli che possono essere i gusti, le<br />

esigenze e le preferenze personali di ognuno di noi. E’ un atteggiamento ispirato<br />

dalla consapevolezza che la vita è fatta di tante sfumature, e ogni sfumatura<br />

ha il suo significato e svolge un ruolo fondamentale – anche se a volte<br />

difficile da cogliere e da definire con precisione – nel complesso gioco<br />

d’equilibrio che porta all’armonia del tutto. Chi non si rende conto, in effetti,<br />

che, molto spesso, proprio ciò che, alla luce dei nostri schemi mentali e culturali<br />

consideriamo di poco conto, si rivela invece di estremo significato in rapporto<br />

alla conoscenza di noi stessi e della vita?<br />

Fatta questa basilare premessa, l’altro rilievo da fare è il seguente. Ossia, per<br />

quanto io sia convinto che la massima parte delle proposte finora fatte a<br />

Condino siano da considerarsi valide e di comune interesse, occorre tutta<strong>via</strong><br />

mettere in atto un lavoro di contenimento e un sano discernimento. Il rischio<br />

che altrimenti si corre è quello di moltiplicare le attività, a scapito della profondità.<br />

A tale riguardo può essere significativo richiamare le parole di Antoine<br />

de Saint-Exupéry, l’autore de`Il piccolo principe, quando così stigmatizza il<br />

contesto culturale e lo stile di vita oggi dominanti: «Lavorano, lavorano questi<br />

uomini. Fanno tante cose e hanno tante cose. Troppe cose. Una cosa sola<br />

manca loro: il nodo divino che tiene insieme tutte le cose. E allora tutto loro<br />

manca».<br />

Proprio perché la vita reale di ognuno di noi è già tanto agitata e, spesso, nevrotica,<br />

è importante che, quando c’incontriamo per far fronte a questa crescente<br />

tensione che caratterizza le nostre giornate, facciamo qualcosa di diverso,<br />

ossia che si muova nella direzione opposta, quella del contenimento,<br />

della semplificazione, dell’essenziale e di una maggiore presenza al reale.<br />

Quando vi dico queste cose, qui e in altre circostanze, sono perfettamente<br />

cosciente di essere il primo a doverle meditare e imparare, per metterle in atto<br />

nel concreto dell’esistenza. So anche che la vera palestra della meditazione<br />

è la vita reale. Ma sono altresì convinto che, per vivere con stile meditativo<br />

nella grande palestra della vita, è indispensabile che mi alleni nella piccola<br />

palestra degli incontri e dei ritiri meditativi, evitando di introdurre e di alimentare<br />

in essi le stesse dinamiche, ossia quelle che mi sono fin troppo familiari<br />

nella vita quotidiana. Questo richiede discernimento, contenimento, semplificazione,<br />

disciplina e molta determinazione. Allora è possibile che avvenga un<br />

cambiamento anche nella vita reale.<br />

7


8<br />

Quando parliamo di questa fondamentale esigenza di contenimento e di<br />

semplificazione in rapporto ai nostri incontri di Condino, dobbiamo anche<br />

tenere chiaramente presente il contesto nel quale ci tro<strong>via</strong>mo e operiamo. La<br />

nostra casa-convento di Condino offre un ambiente familiare, simpatico e accogliente.<br />

Ma è anche un ambiente di dimensioni estremamente modeste e<br />

limitate. Come a tutti è noto, la massima accoglienza che possiamo offrire a<br />

Condino per le attività è di 48/50 persone. Gli spazi e gli ambienti che la casa<br />

-convento di Condino mette a disposizione per le attività di gruppo che proponiamo<br />

sono, sia per numero che per capienza, estremamente ridotti. Oltre<br />

tutto, il periodo forte di attività si riduce in sostanza ai mesi di luglio e di agosto.<br />

Questo significa che, se moltiplichiamo le attività, le dobbiamo necessariamente<br />

accumularle, proponendo attività diverse in uno stesso periodo di<br />

tempo. Il risultato è che, a motivo della precarietà e limitatezza degli spazi,<br />

spesso si finisce per condizionarsi a vicenda, pestandoci i piedi a vicenda. Ma<br />

succede anche un’altra cosa: dal momento che la casa-convento può ospitare<br />

un numero ridotto di persone, se moltiplichiamo le proposte di attività,<br />

molte di esse registreranno – come già spesso è successo negli scorsi anni –<br />

un numero estremamente ridotto di adesioni. Per alcune attività, questo non<br />

crea un grosso problema; ma per altre costituisce un andicap non indifferente,<br />

fino a comprometterne la gestione e i risultati.<br />

Per poter fare un sano e realistico discernimento delle attività da proporre a<br />

Condino, ritengo inoltre che occorra tenere presente un ulteriore aspetto.<br />

Ossia:<br />

– alcune proposte che facciamo sono d’interesse generale. Esse vengono incontro<br />

ad attese ed esigenze diffuse e possono essere proposte indistintamente<br />

a tutti i partecipanti.<br />

– altre proposte sono d’interesse più mirato e specifico. Si rivolgono, per loro<br />

natura, alle persone che hanno quegli interessi, non alle altre. Di conseguenza,<br />

è difficile proporle come unica alternativa alla pratica meditativa nel contesto<br />

di una settimana di ritiro. Il rischio che si corre, infatti, è di lasciare<br />

«disoccupati» tutta una serie di partecipanti, i quali non sempre sono nella<br />

condizione di gestire in modo autonomo e significativo i tempi vuoti a loro<br />

disposizione. Fino ad oggi abbiamo fatto fronte a questo problema adattandoci<br />

alla meno peggio ai limiti impostici dagli ambienti a nostra disposizione.<br />

E’ possibile farlo anche in futuro, in casi particolari; ma credo che non sia bene<br />

che diventi la regola. E’ un aspetto che richiede di essere preso seriamente<br />

in considerazione.<br />

Ho così cercato di elencare alcuni punti o tematiche su cui ritengo sia necessario<br />

riflettere in vista di una programmazione intelligente della nostra futura<br />

attività a Condino. Mi rendo conto che non è facile trovare soluzioni ottimali,<br />

che siano ugualmente e totalmente convincenti per tutti. D’altra parte, per<br />

quanto sia vero che si può rimediare a tutto, è altrettanto vero che questa<br />

non è la strada migliore e abituale da imboccare. Lo scopo di tutta la pratica<br />

meditativa è quello d’insegnarci a convivere serenamente e gioiosamente<br />

con la realtà così come è, in atteggiamento aperto e disarmato. Ma anche<br />

qui sono necessari un chiarimento e una distinzione. Ossia, non dobbiamo<br />

confondere il fine con i mezzi, il traguardo ideale verso il quale siamo diretti,<br />

con le vie che conducono a esso. Lo dice il proverbio popolare che avverte di<br />

non fare il passo più lungo della gamba. Se i mezzi sono inadeguati o male<br />

usati, si corre il rischio di camminare molto, ma per allontanarci invece che<br />

avvicinarci al traguardo.<br />

Carissimi amici e collaboratori. Ognuno di voi è il proponente di una specifica<br />

attività, ed io sono molto riconoscente per ciò che, fino ad oggi, con buona<br />

volontà e impegno, abbiamo portato avanti e realizzato insieme. Ma il nostro<br />

comune denominate è anzitutto quello di essere, per quel che riguarda le attività<br />

di Condino, membri aderenti all’«Associazione il Ponte sul guado per la<br />

meditazione e l’evoluzione della coscienza». E’ con riferimento a questa realtà<br />

che ci sentiamo uniti in un impegno specifico e comune, dove ognuno offre<br />

il suo apporto volontario di collaborazione e servizio. Di conseguenza sono<br />

certo che le questioni che ho appena sollevate, troveranno la vostra piena<br />

accoglienza e comprensione. So che vi chinerete con attenzione su di esse,<br />

per trovare insieme le più opportune soluzioni. Come ho già comunicato,<br />

quanto detto sarà oggetto di discussione e di proficuo scambio in un prossimo<br />

incontro, al quale vorrei che ognuno di noi si preparasse con grande impegno<br />

e disponibilità, con forte senso di collaborazione e responsabilità.<br />

Vi ringrazio di cuore per la vostra comprensione, disponibilità, pazienza e generosità.<br />

Nel contempo vi faccio di cuore i migliori auguri per l’attività che<br />

svolgete. Auspico che ognuno viva il proprio impegno con spirito di servizio,<br />

con attitudine altruistica, aperta e pienamente serena; ma che l’attività e<br />

l’impegno di ognuno siano nel contempo motivo di soddisfazione e di realizzazione<br />

per voi e per quanti incontrerete lungo il percorso. Con il più fraterno<br />

saluto,<br />

P. P. ANDREA<br />

ANDREA<br />

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CARI ASSOCIATI,<br />

VI COMUNICHIAMO CHE<br />

L’ASSOCIAZIONE HA ORA<br />

UN NUOVO SITO INTERNET<br />

CHE POTETE VISITARE<br />

DIGITANDO SEMPLICEMENTE<br />

(SENZA WWW.DAVANTI ):<br />

web.me.com/pontesulguado<br />

web.me.com/pontesulguado<br />

IL SITO ITALIANO<br />

www.pontesulguado.org<br />

www.pontesulguado.org<br />

É ANCORA ATTUALE MA CON IL TEMPO<br />

SI TENDERÀ SEMPRE PIÙ<br />

A TRASFERIRE LA MAGGIOR PARTE<br />

DELLE INFORMAZIONI SUL<br />

NUOVO SITO, NEL QUALE TROVERETE<br />

I CORSI A CONDINO E NELLE DIVERSE<br />

ALTRE LOCALITÀ, IL CALENDARIO<br />

DI PADRE ANDREA E TANTE ALTRE<br />

INFORMAZIONI CHE NON STIAMO<br />

AD INDICARE MA CHE VI LASCIAMO<br />

SCOPRIRE VISITANDOLO !<br />

TROVERETE ANCHE UNA LOCANDINA<br />

DOVE AVRETE LA POSSIBILITÀ DI<br />

CONTATTARCI E SCRIVERE I VOSTRI<br />

SUGGERIMENTI.<br />

QUINDI NON CI RESTA ALTRO CHE<br />

AUGURARVI BUONA VISITA !!!!!!!!!!!!<br />

assemblea<br />

annuale<br />

degli associati<br />

DOMENICA DOMENICA 8 8 APRILE APRILE 2012<br />

2012<br />

NEL CORSO DELLA MATTINATA<br />

DI DOMENICA DI PASQUA, 8 APRILE,<br />

SI TERRÀ L’ASSEMBLEA ANNUALE<br />

DEGLI ASSOCIATI.<br />

IL PROGRAMMA DI MASSIMA PREVEDE<br />

IL SEGUENTE ORARIO:<br />

08.00 SVEGLIA<br />

08.30 PRIMA COLAZIONE<br />

09.30 MEDITAZIONE E, DI SEGUITO,<br />

CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA<br />

11.00 ASSEMBLEA<br />

13.00 PRANZO<br />

SE QUALCUNO DEI PARTECIPANTI ALLA<br />

SETTIMANA DOPO PASQUA INTENDE<br />

ANTICIPARE IL PROPRIO ARRIVO A<br />

CONDINO, COSÌ DA PRESENZIARE<br />

ALL’ASSEMBLA,<br />

LO ANNUNCI AL MOMENTO<br />

DELL’ISCRIZIONE AL CORSO.<br />

SE INTENDE VENIRE GIÀ SABATO4 APRILE,<br />

S’INFORMI SE C’È LA POSSIBILITÀ<br />

DI PERNOTTAMENTO.<br />

ISCRIZIONE<br />

ULTIMO TERMINE VALIDO PER L’ISCRIZIONE,<br />

È SABATO 17 MARZO<br />

DA FARSI TELEFONICAMENTE:<br />

vedi volantino volantino corsi, corsi, allegato allegato<br />

allegato<br />

triduo<br />

triduo<br />

PASQUALE<br />

PASQUALE<br />

DI DI RESUR RESUR- RESUR<br />

REZIONE<br />

REZIONE<br />

4-8 8 APRILE APRILE 2012 2012<br />

LA PASQUA CADE QUEST’ANNO L’8 APRILE.<br />

ESSA CI OFFRE L’OCCASIONE DI VIVERE<br />

INSIEME NELLA FEDE E IN PIENA<br />

CONSAPEVOLEZZA IL TRIDUO PASQUALE<br />

E LA DOMENICA DI RISURREZIONE.<br />

ACCOGLIENZA<br />

Inizia nel pomeriggio di<br />

mercoledì mercoledì 4 4 Aprile Aprile, Aprile a partire dalle<br />

ore 18.00 e si protrae lungo tutta<br />

la mattinata di giovedì giovedì 5 5 Aprile Aprile. Aprile<br />

Alle ore 17.00 di giovedì 5 Aprile<br />

celebreremo la Cena del Signore Signore, Signore<br />

che ci introduce nel mistero pasquale<br />

della passione, morte e risurrezione<br />

del Signore. L’incontro termina con<br />

l’Assemblea l’Assemblea degli degli Associati Associati,l’Eucaristia<br />

Associati<br />

l’Eucaristia<br />

e il pranzo di Domenica 8 Aprile.<br />

COSTI<br />

Le quote di partecipazione sotto indicate<br />

sono comprensive di vitto, alloggio,<br />

partecipazione corso.<br />

Per chi partecipa solo parzialmente<br />

saranno dedotte le spese di vitto e<br />

alloggio dei giorni di assenza.<br />

€ 210 210.- 210<br />

associati, camera singola<br />

€ 180 180.- 180<br />

associati, camera doppia<br />

€ 260 260.- 260<br />

non associati, camera singola<br />

€ 220 220.- 220<br />

non associati, camera doppia<br />

ISCRIZIONE<br />

da farsi telefonicamente, come indicato<br />

a pag. pag. 11 11, 11 entro il 10 10 Marzo Marzo. Marzo Indicate pure<br />

se partecipate o meno all’Assemblea Assemblea<br />

degli degli Associati Associati, Associati al pranzo pranzo di Domenica 8<br />

Aprile e, se sì, alla settimana dal 9 al 14<br />

Aprile.<br />

MODALITA’ E CONDIZIONI<br />

vedi volantino volantino corsi, corsi, allegato allegato<br />

allegato<br />

corso corso didiintrointro- duzione duzione alla<br />

alla<br />

MEDITAZIONE<br />

MEDITAZIONE<br />

MEDITAZIONE<br />

ee di di di approfonapprofon-<br />

dimento<br />

dimento<br />

dimento<br />

9-14 14 14 APRILE APRILE APRILE 2012<br />

2012<br />

ACCOGLIENZA<br />

Per chi non era già presente a Pasqua,<br />

l’accoglienza inizia lunedì 9 9 Aprile Aprile, Aprile<br />

a partire dalle ore ore 17.00 17.00. 17.00<br />

Coloro, invece, che hanno partecipato<br />

al precedente incontro, dovranno<br />

provvedere in proprio al pranzo<br />

di lunedì, per lasciar libero il personale<br />

di pulizia. L’incontro termina con la<br />

prima colazione di Sabato 14 14 Aprile Aprile. Aprile<br />

COSTI<br />

Le quote di partecipazione sotto<br />

indicate sono comprensive di vitto,<br />

alloggio, partecipazione corso.<br />

€ 300 300.- 300<br />

associati, camera singola<br />

€ 250 250.- 250<br />

associati, camera doppia<br />

€ 350 350.- 350<br />

non associati, camera singola<br />

€ € 300 300.- 300<br />

non associati, camera doppia<br />

ISCRIZIONE<br />

l’iscrizione va fatta telefonicamente,<br />

secondo le indicazioni riportate a<br />

pag. pag. 13 13, 13 entro il 10 10 Marzo Marzo. Marzo<br />

MODALITA’ E CONDIZIONI<br />

vedi volantino volantino corsi corsi , , allegato<br />

allegato<br />

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Oggi pomeriggio ho guardato alcune stampe giapponesi ...<br />

Mi sono resa conto che è così che voglio scrivere:<br />

con altrettanto spazio intorno a poche parole.<br />

Troppe parole mi danno fastidio.<br />

Vorrei scrivere parole che siano organicamente inserite in un gran silenzio,<br />

e non parole che esistono solo per coprirlo e disperderlo:<br />

dovrebbero accentuarlo, piuttosto.<br />

Come in quell’illustrazione con un ramo fiorito nell’angolo in basso:<br />

poche, tenere pennellate — ma che resa dei minimi dettagli —<br />

e il grande spazio tutt’intorno,<br />

non un vuoto, ma uno spazio che si potrebbe piuttosto definire ricco<br />

d’anima.<br />

Io detesto gli accumuli di parole. In fondo, ce ne vogliono così poche<br />

per dir quelle quattro cose che veramente contano nella vita.<br />

Se mai scriverò — e chissà poi che cosa? —, mi piacerebbe dipinger<br />

poche parole su uno sfondo muto. E sarà più difficile rappresentare e dare<br />

un’anima a quella quiete e a quel silenzio che trovare le parole stesse,<br />

e la cosa più importante sarà stabilire il giusto rapporto tra parole e silenzio,<br />

il silenzio in cui succedono più cose che in tutte le parole affastellate insieme.<br />

E in ogni novella, o altro che sia, lo sfondo muto dovrà avere un suo colore<br />

e un suo contenuto, come capita appunto in quelle stampe giapponesi.<br />

Non sarà un silenzio vago e inafferrabile, ma avrà i suoi contorni,<br />

i suoi angoli la sua forma: e dunque le parole dovranno servire soltanto<br />

a dare al silenzio la sua forma e i suoi contorni.<br />

ETTY HILLESUM, DIARIO 1941-1943<br />

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*<br />

1941----1943 1943 1943 1943<br />

ETTY TTY TTY HILLESUM ILLESUM ILLESUM<br />

DDDDIARIO IARIO IARIO IARIO 1941 1941 1941<br />

ADELPHI DELPHI<br />

EDIZIONI EDIZIONI<br />

EDIZIONI<br />

un un <strong>via</strong>ggio <strong>via</strong>ggio<br />

<strong>via</strong>ggio<br />

nel nel mondo<br />

mondo<br />

interiore<br />

interiore<br />

Il diario di una donna di Amsterdam di 27 anni.<br />

Un’incessante ricerca dell’essenziale,<br />

delle sorgenti della propria esistenza,<br />

del veramente umano in aperto contrasto<br />

con l’inumanità che la circonda : una battaglia<br />

contro le forze dell’io e le forze della storia.<br />

L’Olanda vive l’occupazione tedesca<br />

con la relativa persecuzione degli ebrei<br />

rivolta alla loro distruzione a cui Etty,<br />

ebrea, cerca di erigere una barriera interiore.<br />

Paradossalmente, per lei è un periodo di crescita<br />

e di liberazione individuale che la porta ad un<br />

atteggiamento verso la vita di “altruismo radicale”.<br />

Le ultime parole del suo diario sono:<br />

SI VORREBBE ESSERE UN BALSAMO PER MOLTE FERITE.<br />

L’inizio del Diario corrisponde al momento<br />

in cui Etty conosce Julius Spier, allievo di Jung<br />

(nel Diario indicato con S.) di cui fu paziente,<br />

poi amante e compagna intellettuale.<br />

Mentre scrive, gli ebrei sono sempre più stretti<br />

nel ghetto, poi Etty si trova nel “campo<br />

di smistamento” di Westerbork e<br />

muore ad Auschwitz nel 1943.<br />

Parole che diventano testimonianza.<br />

estratti estratti dal dal diario<br />

diario<br />

Di Di Etty Etty Hillesum Hillesum 1941 1941-1943 1941 1943 1943 *<br />

Devo badare a tenermi in contatto con questo quaderno, vale a dire con me stessa:<br />

altrimenti potrebbe andar male, potrei smarrirmi a ogni momento, anche adesso mi<br />

sento un po’ così, ma potrebbe essere stanchezza.<br />

I pensieri sono spesso così chiari e limpidi nella mia testa, i sentimenti così profondi, ma<br />

non riesco ancora a metterli per iscritto. Dev’essere più che altro la vergogna. Mi sento<br />

molto impacciata, non ho il coraggio di lasciarmi andare. Ma sarà pur necessario,<br />

se voglio indirizzare la mia vita verso un fine ragionevole e soddisfacente.<br />

La vita è difficile davvero, è una lotta di minuto in minuto (non esagerare, tesoro!), ma<br />

è una lotta invitante, Una volta io m’immaginavo un futuro caotico perché mi rifiutavo<br />

di vivere l’istante più prossimo. Ero come un bambino molto viziato, volevo che tutto<br />

mi fosse regalato.<br />

É tutto sbagliato un’altra volta. “Io voglio qualcosa e non so che cosa”.<br />

Di nuovo mi sento presa da una grandissima irrequietezza e ansia di ricerca, tutto è<br />

in tensione nella mia testa. Penso con una certa invidia alle ultime due domeniche:<br />

le giornate si stendevano dinanzi a me come grandi, aperte pianure che potevo<br />

attraversare liberamente, erano prospettive ampie e sgombre. E ora mi ritrovo<br />

in mezzo agli arbusti.<br />

Tutto è cominciato ieri sera, quando l’irrequietezza ha preso a salirmi dentro da ogni<br />

parte come i vapori da una palude ... è ricominciata quella scontentezza quel cercare<br />

irrequieto e sentire il vuoto dietro le cose: sentire che la vita non trova un<br />

suo compimento ma è un rimescolio senza costrutto. E in questo momento sono nella<br />

palude. E neppure il pensiero che anche questo passa, dopo tutto, riesce<br />

a darmi un po’ di pace .<br />

E con ciò ho toccato un punto importante. Una volta, se mi piaceva un fiore, avrei<br />

voluto premermelo sul cuore, o addirittura mangiarmelo. La cosa era più difficile<br />

quando si trattava di un paesaggio intero, ma il sentimento era identico. Ero troppo<br />

sensuale, vorrei quasi dire troppo “possessiva” : provavo un desiderio troppo fisico per<br />

le cose che mi piacevano, le volevo avere. È per questo che sentivo sempre quel<br />

doloroso insaziabile desiderio, quella nostalgia per un qualcosa che mi appariva<br />

irraggiungibile, nostalgia che chiamavo allora « impulso creativo ». Credo che fossero<br />

queste forti emozioni a farmi pensate di esser nata per fare l’artista. Ora, d’un tratto,<br />

non è più così, anche se non so dire per quale processo interiore. Me ne sono appena<br />

resa conto stamattina, ripensando a una piccola passeggiata intorno all’Ijsclub qualche<br />

sera fa. Era il crepuscolo: tenere sfumature nel cielo, misteriose sagome delle case,<br />

gli alberi vivi col trasparente intreccio dei loro rami, in una parola era un incanto.<br />

Mi ricordo benissimo di come sentivo ‘una volta’: trovavo tutto talmente bello che mi<br />

faceva male al cuore. Allora la bellezza mi faceva soffrire e non sapevo che farmene<br />

di quel dolore. Allora sentivo il bisogno di scrivere o di far poesie, ma le parole non mi<br />

volevano mai venire. E mi sentivo terribilmente infelice. In fondo io mi ubriacavo di<br />

un paesaggio simile, e poi mi ritrovavo del tutto esaurita. Mi costava un’enorme<br />

quantità di energie. Ora chiamerei questo comportamento « onanismo ».<br />

Ma quella sera, solo pochi giorni fa, ho reagito diversamente, Ho accettato con gioia<br />

la bellezza di questo mondo di Dio, malgrado tutto. Ho goduto altrettanto<br />

15


16<br />

intensamente di quel paesaggio tacito e misterioso nel crepuscolo, ma in modo<br />

per così dire ‘oggettivo’. Non volevo più ‘possederlo’. Sono tornata a casa rinvigorita,<br />

al mio lavoro. E quel paesaggio è rimasto presente sullo sfondo come un abito che<br />

rivesta la mia anima — tanto per dirla con paroloni —, ma non m’impacciava più,<br />

non era più ‘onanismo’.<br />

… E poi, quando mi ero seduta di nuovo di fronte a lui ed ero ammutolita, forse avevo<br />

avuto la stessa reazione di quando attraverso un paesaggio che mi tocca l’anima.<br />

Lo volevo ‘possedere’. Volevo che S. fosse anche mio, Per quanto io non lo desideri<br />

come uomo — non mi ha ancora veramente colpita, sessualmente parlando, anche se<br />

sento sempre quella tensione in sottofondo —, S. mi ha toccata nel profondo del mio<br />

essere, e questo è ancora più importante. E così lo volevo avere in un modo o nell’altro,<br />

provavo odio o gelosia per tutte le donne di cui mi aveva raccontato e forse mi chiedevo,<br />

sia pur inconsciamente, se sarebbe rimasto qualcosa per me e me lo sentivo sfuggire.<br />

Erano sentimenti piuttosto meschini, non certo elevati, ma me ne rendo conto soltanto<br />

ora. In quel momento io mi sentivo infelicissima e sola, cosa che adesso capisco<br />

benissimo, avrei voluto andar <strong>via</strong> e mettermi a scrivere. Credo di capire anche questo.<br />

È un altro modo di ‘possedere’, di attirare le cose a sé con parole e immagini. L’impulso<br />

che mi spingeva a scrivere dev’essere stato soprattutto il desiderio di nascondermi<br />

agli altri con tutti i tesori che avevo accumulato, — di annotare ogni cosa e di goderla<br />

tenendomela per me. E adesso, improvvisamente, questo atteggiamento che per ora<br />

chiamo ”possessivo” è cessato. Mille catene sono state spezzate, respiro di nuovo<br />

liberamente, mi sento in forze e mi guardo intorno con occhi raggianti.<br />

E ora che non voglio più possedere nulla e che sono libera, ora possiedo tutto e la mia<br />

ricchezza interiore è immensa.<br />

… E non chiedo più a Han cento volte al giorno: « Mi vuoi ancora bene? », « Mi vuoi<br />

ancora tanto bene? », « Sono proprio il tuo tesoro? ». Anche questo era un modo<br />

di aggrapparsi, un aggrapparsi fisico a ciò che fisico non è. Ora vivo e respiro con<br />

la mia anima, sempre che mi sia concesso usare questo termine screditato.<br />

E ora capisco anche le parole di S. dopo la mia prima visita da lui. « Quel che c’è qui »<br />

(e indicava la testa) « deve finire qui » (e indicava il cuore). Allora io non capivo bene<br />

come questo processo potesse attuarsi nel suo lavoro, ma in ogni caso è successo,<br />

anche se non saprei dire come. Ha pure assegnato il posto giusto alle cose che<br />

già facevano parte di me, come in un puzzle: tutti i pezzetti erano sparsi alla rinfusa<br />

e lui li ha ricomposti in un insieme ricco di significato … .<br />

E ora mi sento pari a lui, sento che la mia lotta bilancia la sua, che anche in me<br />

gli istinti impuri e quelli più nobili si danno battaglia.<br />

È un problema attuale: il grande odio per i tedeschi che ci avvelena l’animo.<br />

Espressioni come: « che anneghino tutti, canaglie, che muoiano col gas », fanno ormai<br />

parte della nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno<br />

non se la senta più di vivere, di questi tempi.<br />

Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore,<br />

simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto d’erbacce: se anche<br />

non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe<br />

di essere difeso contro quelIa banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto<br />

di riversare il proprio odio su un popolo intero.<br />

Questo non significa che uno sia indulgente nei confronti di determinate tendenze,<br />

si deve ben prendere posizione, sdegnarsi per certe cose in certi momenti,<br />

provare a capire, ma quell’odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia.<br />

È una malattia dell’anima.<br />

È tutto un mondo che va in pezzi. Ma il mondo continuerà ad andare avanti e per ora<br />

andrò avanti anch’io. Restiamo certo un po’ impoveriti, — ma io mi sento ancora così<br />

ricca, che questo vuoto non m’è entrato veramente dentro. Però dobbiamo tenerci<br />

in contatto col mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può<br />

vivere solo con le verità eterne, così rischieremmo di fare la politica degli struzzi.<br />

Vivere pienamente, verso l’esterno come verso l’interno, non sacrificare nulla della<br />

realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa: considera tutto ciò come<br />

un bel compito per te stessa. E ora leggo ancora una stupida novelletta dalla rivista<br />

Libelle e poi a dormire. Domani si lavora dì nuovo, alla scienza, alla casa, e a me stessa<br />

non si può trascurare nulla e non si può neppure prendersi troppo sul serio.<br />

Forse è solo la stanchezza fisica — quella che tutti sentono in questa fredda primavera —<br />

a impedire che le cose circostanti trovino risonanza in me.<br />

Si cerca sempre una formula liberatoria, un pensiero chiarificatore. Poco fa, durante<br />

un giretto in bicicletta, nel freddo, ho pensato improvvisamente: forse rendo tutto<br />

troppo complicato e “interessante” e mi rifiuto di guardare ai fatti nudi e semplici.<br />

Ci s’interroga sul senso della vita, ci si domanda se essa abbia ancora un senso:<br />

ma per questo bisogna vedersela esclusivamente con se stessi, e con Dio.<br />

Forse ogni vita ha il proprio senso, forse ci vuole una vita intera per riuscire a trovarlo.<br />

O tutto è casuale, o niente lo è. Se io credessi nella prima affermazione non potrei vivere,<br />

ma non sono ancora convinta della seconda … .<br />

Ieri, per un momento, ho pensato che non avrei potuto continuare a vivere, che avevo<br />

bisogno d’aiuto. La vita e il dolore avevano perso il loro significato, avevo la sensazione<br />

di “sfasciarmi” sotto un peso enorme, ma anche questa volta ho combattuto<br />

una battaglia che poi all’improvviso mi ha permesso di andare avanti, con maggior forza.<br />

Ho provato a guardare in faccia il « dolore » dell’umanità, coraggiosamente e<br />

onestamente, ho affrontato questo dolore o piuttosto lo ha fatto qualcosa in me stessa,<br />

molti interrogativi disperati hanno trovato risposta, l’assurdità completa ha ceduto<br />

il posto a un po’ più d’ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo.<br />

È stata un’altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto<br />

di maturità in più.<br />

Ho scritto che mi sono confrontata col « dolore dell’Umanità » (questi paroloni mi fanno<br />

ancora paura), ma non è del tutto esatto. Mi sento piuttosto come un piccolo campo<br />

di battaglia su cui si combattono i problemi, o almeno alcuni problemi del nostro tempo.<br />

L’unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi<br />

devono pur trovare ospitalità da qualche parte, trovare un luogo in cui possano<br />

combattere e placarsi, e noi, poveri piccoli uomini, noi dobbiamo aprir loro<br />

il nostro spazio interiore, senza sfuggire. Forse, su questo punto, io sono davvero<br />

molto ospitale, a volte sono come un campo di battaglia insanguinato e poi lo pago<br />

con un gran sfinimento e con un forte mal di capo. Ma ora sono semplicemente<br />

me stessa: Etty Hillesum, una laboriosa studentessa in una camera ospitale con dei libri<br />

e con un vaso di margherite. Scorro di nuovo nel mio stretto alveo e il contatto con<br />

« Umanità », « Storia Universale » e « Dolore » s’è interrotto un’altra volta. Così dev’essere,<br />

del resto, altrimenti una persona impazzirebbe. Non ci si può sempre perdere<br />

nei grandi problemi, non si può essere sempre come un campo di battaglia;<br />

dobbiamo poter ricuperare i nostri stretti confini e continuare dentro di essi — scrupolosamente<br />

e coscienziosamente — la nostra vita limitata, mentre quei momenti di contatto<br />

quasi “impersonale” con tutta l’umanità ci rendono ogni volta più maturi e profondi.<br />

Forse, in futuro, saprò esprimermi meglio …<br />

Se uno si è rovinato lo stomaco, dovrebbe cominciare una dieta ragionevole invece<br />

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18<br />

di prendersela con le leccornie che, secondo lui, hanno causato la sua indisposizione;<br />

invece di comportarsi come un bambino, dovrebbe preoccuparsi<br />

della propria sregolatezza.<br />

La sorgente di ogni cosa ha da essere la vita stessa, mai un’altra persona.<br />

Molti, invece — soprattutto donne — attingono le proprie forze da altri: è l’uomo la loro<br />

sorgente, non la vita. Mi sembra un atteggiamento quanto mai distorto e innaturale.<br />

E poi c’è quella strana irrequietezza che non so ancora come incanalare. Ma chissà<br />

che essa non possa dare buon frutto nel mio lavoro, quando saprò governarla.<br />

Non ci siamo proprio, mia cara, devi strappare ancora molto terreno alle<br />

onde arrabbiate, devi mettere ordine nel caos. Mi viene in mente un’osservazione<br />

recente di S: « Lei non è affatto così caotica, lei ha solo il ricordo di quando trovava<br />

che essere caotici fosse più geniale che essere più disciplinati. Trovo che lei si concentra<br />

sempre molto bene ».<br />

S. dice che l’amore per tutti gli uomini è superiore all’amore per un uomo solo:<br />

perché l’amore per il singolo è una forma di amore di sé.<br />

S. è un uomo maturo di 55 anni, che ha raggiunto questo stadio di amore per tutti<br />

gli uomini dopo aver amato molte persone singole, nel corso della sua lunga vita.<br />

Io sono una donnetta di 27 anni: anch’io mi porto dentro questo grande amore<br />

per tutta l’umanità, eppure mi domando se non continuerò a cercarmi<br />

il mio unico uomo … .<br />

Non è proprio così semplice, questa questione femminile. A volte, quando vedo<br />

per strada una donna bella e ben curata, assolutamente femminile e magari<br />

un po’ stupida, sono capace di perdere la testa: allora il mio cervello, le mie lotte<br />

e sofferenze mi diventano un peso, li sento come qualcosa di brutto e di non femminile<br />

e vorrei essere solo bella e stupida, una specie di giocattolo desiderato da un uomo.<br />

È tipico che io voglia essere sempre desiderata dall’uomo, che la nostra femminilità<br />

sia sempre la suprema conferma del nostro essere mentre è cosa quanto mai primitiva.<br />

I sentimenti di amicizia, stima, amore per noi donne in quanto persone sono tutte belle<br />

cose — ma in fin dei conti, non vogliamo forse che l’uomo come tale ci desideri<br />

come donne? Non riesco quasi a esprimermi, è una questione infinitamente complicata<br />

ma è essenziale che ne venga a capo.<br />

A volte mi sento proprio come una pattumiera; sono così torbida, piena di vanità,<br />

irrisolutezza, senso d’inferiorità. Ma in me c’è anche onestà, e un desiderio appassionato,<br />

quasi elementare dì chiarezza e di armonia tra esterno e interno.<br />

A volte vorrei essere nella cella di un convento, con la saggezza di secoli sublimata<br />

sugli scaffali lungo i muri, e con la vista che spazia su campi di grano,<br />

devono proprio essere campi di grano, e devono anche ondeggiare al vento. Lì vorrei<br />

sprofondarmi nei secoli, e in me stessa. E alla lunga troverei pace e chiarezza.<br />

Ma questo non è poi tanto difficile. È qui, ora, in questo luogo e in questo mondo,<br />

che devo trovare chiarezza e pace e equilibrio. Devo buttarmi e ributtarmi nella realtà,<br />

devo confrontarmi con tutto ciò che incontro sul mio cammino, devo accogliere<br />

e nutrire il mondo esterno col mio mondo interno e viceversa, ma è tutto terribilmente<br />

difficile e proprio per questo mi sento così oppressa.<br />

… e allora mi sono resa conto di quanto grande sarà il peso di S. sullo sviluppo ulteriore<br />

del mio spirito purché io continui a ‘confrontarmi’ seriamente e onestamente con lui<br />

e con me stessa, e coi numerosi problemi che per me nasceranno sempre dal nostro rapporto.<br />

“Carico di significato”:<br />

devo avere il coraggio di vivere la vita con la “carica di significato” che essa pretende,<br />

senza per questo considerarmi pesante, o sentimentale, o innaturale. E non devo<br />

considerare S. come un fine, ma come un mezzo per continuare a crescere e a maturare.<br />

Le cose veramente primordiali in me sono i sentimenti umani, una sorta di amore<br />

e di compassione elementari che provo per le persone, per tutte le persone.<br />

Non so che cosa pensare. Con tutto il dolore che ho intorno, comincio a vergognarmi<br />

di prendere sul serio i miei umori. Eppure devi continuare a prenderti sul serio,<br />

devi rimanere il centro, e in qualche modo devi venire a capo dei fatti di questo mondo;<br />

in nessuna situazione puoi chiudere gli occhi, devi ‘confrontarti’ con questi tempi orribili,<br />

e cercare una risposta alle numerose questioni di vita e di morte che essi ti pongono.<br />

E allora forse troverai una risposta ad alcune di esse, non solo per te ma anche per gli altri.<br />

Sta di fatto che devo vivere, e che devo affrontare ogni cosa. A volte mi sento come<br />

un palo ritto in un mare infuriato, fra le onde che lo battono da ogni parte. Ma io rimango<br />

ben ferma e gli anni mi passano sopra. Voglio continuare a vivere pienamente. Voglio<br />

diventare il cronista di tanti fatti di questo tempo (al piano di sotto lamenti e urla,<br />

papà grida: vattene allora, e sbatte le porte; anche questo va digerito e d’un tratto piango,<br />

dunque non sono ancora così oggettiva; la vita è proprio impossibile in questa casa,<br />

ma coraggio, andiamo avanti); sì, un cronista, dicevo. Io noto che alla mia sofferenza<br />

personale si accompagna sempre una curiosità oggettiva, un interesse appassionato<br />

per tutto ciò che riguarda questo mondo, i suoi uomini, i moti della mia anima.<br />

A volte credo che sia questo il mio compito: chiarire nella mia testa, e col tempo<br />

descrivere, tutto ciò che accade intorno a me. Povera testa e povero cuore, quante cose<br />

vi toccherà digerire? Ricca testa e ricco cuore, avete però una bella vita!<br />

Già non piango più. Ma ho la testa che gira in modo terribile. Qui è un inferno.<br />

Per rappresentarlo, dovrei saper scrivere già molto bene. In ogni caso, io vengo<br />

da questo caos, ed è mio compito portarmi più in alto.<br />

A volte siamo così distratti e sconvolti da ciò che capita, che poi fatichiamo a ritrovare<br />

noi stessi. Eppure si deve. Non si può affondare, per una sorta di senso di colpa, in ciò<br />

che ci circonda. È in te che le cose devono venir in chiaro,<br />

non sei tu che devi perderti nelle cose.<br />

Ma il fatto è che la vita è composta di contraddizioni, che queste<br />

vanno accettate tutte come sue parti integranti, e che non si può<br />

accentuarne una a spese di un’altra. Lascia che il tutto giri e forse<br />

diventerà ancora un unico insieme. Come ti ho già detto, dovresti<br />

andare a dormire, invece di scrivere cose che non sei ancora in<br />

grado di formulare.<br />

Andava così bene giovedì sera, sul treno da Arnhem a qui. Dietro i finestrini<br />

dello scompartimento la notte cresceva quieta, ampia e maestosa. Il trenino era affollato<br />

di operai animati e pieni di vita. Ero seduta nel mio angolino in penombra, con l’occhio<br />

destro guardavo la natura quieta e col sinistro le teste espressive e i gesti pittoreschi<br />

delle persone. Tutto mi andava bene la vita come gli uomini. Poi c’era stato quel lungo<br />

tratto a piedi dalla Amstelstation per la città quasi buia e come incantata. D’un tratto<br />

avevo avuto la sensazione di non essere sola ma ‘in due’: come se fossi composta<br />

di due persone che si stringessero affettuosamente e che stessero bene così, al caldo.<br />

Un forte contatto con me stessa e perciò un buon caldo dentro, un senso<br />

di autosufficienza. Chiacchieravo animatamente fra me e me e trotterellavo con gran<br />

piacere per tutti quei <strong>via</strong>li lungo l’Amstel, completamente immersa in me stessa.<br />

Constatavo con un certo piacere che mi facevo proprio buona compagnia, e che<br />

andavo proprio d’accordo con me stessa.<br />

19


20<br />

Ultimamente mi capita spesso di trovare che non vivere è più facile di vivere.<br />

Eppure, fintanto che la disciplina interiore non è a posto,quella esteriore rimane<br />

importantissima per me.<br />

Dentro di me c’è una melodia che a volte vorrebbe tanto essere tradotta in parole sue.<br />

Ma per la mia repressione, mancanza di fiducia, pigrizia e non so che altro,<br />

rimane soffocata e nascosta. A volte mi svuota completamente. E poi mi colma<br />

di nuovo di una musica dolce e malinconica.<br />

A volte vorrei rifugiarmi con tutto quello che ho dentro in un paio di parole. Ma<br />

non esistono ancora parole che mi vogliano ospitare. È proprio così. Io sto cercando<br />

un tetto che mi ripari ma dovrò costruirmi una casa, pietra su pietra. E così ognuno<br />

cerca una casa, un rifugio per sé. E io mi cerco sempre un paio di parole.<br />

A volte mi sembra che ogni parola che vien detta, e ogni gesto che vien fatto,<br />

accrescano il grande equivoco. Allora vorrei sprofondarmi in un gran silenzio e<br />

vorrei anche imporre questo silenzio agli altri. Sì, a volte qualunque parola accresce<br />

i malintesi su questa terra troppo loquace.<br />

Fa’ ciò che la tua mano e il tuo spirito si trovano a fare, tuffati in ogni ora e non metterti<br />

subito a ruminare con i tuoi pensieri, le tue parole e le tue preoccupazioni<br />

sulle ore successive. Devi riprendere in mano la tua educazione.<br />

L’unica norma che hai sei tu stessa, lo ripeto sempre. E l’unica responsabilità che puoi<br />

assumerti nella vita è la tua. Ma devi assumerla pienamente.<br />

Paura di vivere su tutta la linea. Cedimento completo. Mancanza di fiducia in me stessa.<br />

Repulsione. Paura … .<br />

Mentre sono piena di problemi di etica, di verità, e persino di Dio, ecco che spunta fuori<br />

un “problema di cibo”. … Probabilmente ho la stessa avidità nella mia vita spirituale.<br />

Questo voler incamerare un’enorme quantità di cose, che ogni tanto culmina<br />

in una pesante indigestione.<br />

Da qualche parte in me ci sono una malinconia, una tenerezza e anche un po’<br />

di saggezza che cercano una forma. A volte mi passano dentro dialoghi, immagini e<br />

figure, atmosfere. Questo improvviso affiorare di qualcosa che dovrà diventare la mia<br />

verità. Questo amore per gli altri che dovrà esser conquistato, non nella politica<br />

o in un partito, ma in me stessa. C’è ancora una falsa timidezza che m’impedisce<br />

di confessarlo. La ragazza che non sapeva inginocchiarsi e che pure lo aveva imparato,<br />

sul ruvido tappeto di cocco di una disordinata camera da bagno. Ma sono faccende<br />

intime, quasi più intime di quelle del sesso. Vorrei poter rappresentare in tutte<br />

le sue sfumature questo processo interiore, la storia della ragazza che aveva imparato<br />

ad inginocchiarsi … .<br />

Mi sembra di reggermi di nuovo su me stessa. Sono un po’ più autonoma e<br />

indipendente. Ieri sera pedalavo per la fredda e buia Larissestraat , se solo potessi<br />

ripetere tutto quel che ho borbottato allora:<br />

Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non<br />

mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò<br />

di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto un breve<br />

momento di pace. Non penserò più, nella mia ingenuità, che un simile momento debba<br />

durare in eterno, saprò anche accettare l’irrequietezza e la lotta. Il calore e la sicurezza<br />

mi piacciono, ma non mi ribellerò se mi toccherà stare al freddo purché tu mi tenga<br />

per mano. Andrò dappertutto allora, e cercherò di non aver paura. E dovunque<br />

mi troverà, io cercherò d’irraggiare un p0’ di quell’amore, di quel vero amore per<br />

gli uomini che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo ‘amore’.<br />

Non so se lo possiedo. Non voglio essere niente di così speciale, voglio solo cercare<br />

di essere quella che in me chiede di svilupparsi pienamente. A volte credo di desiderare<br />

l’isolamento di un chiostro. Ma dovrò realizzarmi tra gli uomini, e in questo mondo.<br />

E lo farò, malgrado la stanchezza e il senso di ribellione che ogni tanto mi prendono.<br />

Prometto di vivere questa vita sino in fondo, di andare avanti. Certe volte mi viene da<br />

pensare che la mia vita sia appena all’inizio e che le difficoltà debbano ancora<br />

cominciare, altre volte mi sembra di aver già lottato abbastanza. Studierò e cercherò di<br />

capire, ma credo che dovrò pur lasciarmi confondere da quel che mi capita e che<br />

apparentemente mi s<strong>via</strong>: mi lascerò sempre confondere, per arrivare forse a una sempre<br />

maggior sicurezza. Fin quando non potrò più smarrirmi, e si sarà stabilito un profondo<br />

equilibrio — un equilibrio in cui tutte le direzioni saranno sempre possibili. Non so<br />

se potrò essere un’amica per gli altri. E se non potrò esserlo perché non è nel<br />

mio carattere, bisogna che affronti anche questo. In ogni caso non devi mai illuderti,<br />

devi aver misura. E tu sola puoi essere misura a te stessa.<br />

È come se ogni giorno io sia scaraventata in un gran crogiolo e ogni giorno io riesca<br />

a uscirne.<br />

Certe volte mi capita di pensare: la mia vita è completamente sbagliata, c’è un errore:<br />

ma questo capita solo quando ci si fa una determinata idea della vita, rispetto a cui<br />

può apparire sbagliato come realmente vi<strong>via</strong>mo.<br />

A volte, ultimamente, mi capita di vedere una singola frase della Bibbia in una luce<br />

nuova, ricca di significato e di vita. Dio creò il mondo a sua somiglianza.<br />

Amate il prossimo vostro come voi stessi. Ecc.<br />

Non ci si dovrebbe mai lasciar paralizzare da una cosa sola, per grave che essa sia,<br />

la gran corrente della vita deve continuare a scorrere.<br />

Mi accorgo che questo stato d’animo si ripete ogni volta: dopo giorni di vita interiore<br />

terribilmente intensa, ricerca di chiarezza, doglie patite per sentimenti e pensieri che<br />

non sono affatto pronti per nascere, enormi pretese da parte mia, e la ricerca di<br />

una piccola forma propria che diventa di un’importanza capitale, ecc, ecc, ecc. ecco che<br />

poi tutto quest’affanno, improvvisamente, mi cade di dosso; il mio cervello è<br />

piacevolmente stanco, c’è bonaccia di nuovo, sento quasi una sorta di dolcezza anche<br />

verso me stessa, e su di me cala un velo attraverso cui la vita filtra più mite, e spesso<br />

più ridente. Sento allora di essere tutt’uno con la vita. Inoltre: che non sono io<br />

individualmente a volere o a dovere fare questo o quello, ma che la vita è grande e<br />

buona e attraente e eterna — e se tu dai tanta importanza a te stessa, ti agiti e fai chiasso,<br />

allora ti sfugge quella grande, potente, e eterna corrente, che è appunto la vita.<br />

È proprio in questi momenti — e quanto ne sono riconoscente — che ogni aspirazione<br />

personale mi abbandona, la mia ansia, per esempio, di conoscere e sapere si acquieta,<br />

e un piccolo pezzo d’eternità scende su di me con un largo colpo d’ala. So bene che<br />

questo stato d’animo non dura a lungo: magari è già passato dopo mezz’ora, ma<br />

nel frattempo ho potuto di nuovo attingervi forza.<br />

E che importa se studio una pagina di libro in più o in meno? Purché tu viva dando<br />

ascolto al ritmo che ti porti dentro — a ciò che sale dal fondo di te stessa. Gran parte<br />

del tuo comportamento è una forma d’imitazione, oppure risponde a doveri inventati,<br />

o a preconcetti errati su come una persona debba essere. L’unica sicurezza su come tu<br />

ti debba comportare ti può venire dalle sorgenti che zampillano nel profondo di<br />

te stessa. E io Io dico ora con tutta umiltà e riconoscenza e sincerità, anche se so bene<br />

21


22<br />

che tornerò a essere suscettibile e ribelle: Dio mio, ti ringrazio perché mi hai creata così<br />

come sono. Ti ringrazio perché talvolta posso essere così colma di vastità, quella vastità<br />

che non è poi nient’altro che il mio esser ricolma di te. Ti prometto che tutta la mia vita<br />

sarà un tendere verso quella bella armonia, e anche verso quell’umiltà e vero amore<br />

di cui sento la capacità in me stessa, nei momenti migliori.<br />

Ieri sera, subito prima di andare a letto, mi sono trovata improvvisamente in ginocchio<br />

nel mezzo di questa grande stanza, tra le sedie di acciaio sulla stuoia chiara.<br />

Un gesto spontaneo spinta a terra da qualcosa che era più forte di me. Tempo fa<br />

mi ero detta mi esercito nell’inginocchiarmi. Esitavo ancora troppo davanti a questo<br />

gesto che è così intimo come i gesti dell’amore, di cui pure non si può parlare se<br />

non si è poeti. Qualche volta ho la sensazione di avere Dio dentro di me, aveva detto<br />

un paziente a S., per esempio quando ascolto la Matthäus-Passion. E S. aveva risposto<br />

all’incirca che « in quei momenti Iui era in contatto diretto con le forze creative e<br />

cosmiche che operano in ogni persona»; e che « questo principio creativo era<br />

in definitiva una parte di Dio, si doveva avere solo il coraggio di dirlo ».<br />

Queste parole mi accompagnano già da settimane: si deve avere anche il coraggio<br />

di dirlo. Avere il coraggio di pronunciare il nome di Dio.<br />

La mattina domenicale grigia e silenziosa sta crescendo e facendosi giorno chiaro,<br />

il giorno continuerà a crescere diventando sera, e io cresco con essi. In questi ultimi<br />

tre giorni è come se io fossi passata attraverso un processo di maturazione di anni.<br />

Può sembrare paradossale, ma S. guarisce le persone insegnando loro ad accettare<br />

il dolore.<br />

Ancora due parole, più che altro per il piacere di essere ospite di me stessa presso<br />

questa lampada.<br />

E ora mi capita di dovermi inginocchiare di colpo davanti al mio letto, persino in una<br />

fredda notte d’inverno. Ascoltarsi dentro. Non lasciarsi più guidare da quello che<br />

si avvicina da fuori, ma da quello che s’innalza dentro. È solo un inizio, me ne rendo<br />

conto, Ma non è più un inizio vacillante, ha già delle basi.<br />

Mi sento così “normale” e così bene — senza quei pensieri terribilmente profondi e<br />

tormentosi e quei sentimenti pesanti —, proprio normalissima, però piena di vita e<br />

molto profonda, una profondità che sento pure come “normale”.<br />

Ho dovuto percorrere un cammino faticoso per ritrovare quel gesto intimo verso Dio,<br />

la sera alla finestra, per poter dire: ti ringrazio, Signore. Nel mio mondo interiore regnano<br />

tranquillità e pace. È stato proprio un cammino faticoso. Ora sembra tutto così semplice<br />

e così ovvio. Questa frase mi ha perseguitata per settimane: « Bisogna osar dire che<br />

si crede ». Osar pronunciare il nome di Dio. In questo momento, un po’ fiacca e stanca<br />

e triste e non del tutto contenta di me stessa, non sento così, ma so che questo<br />

sentimento esiste.<br />

Jan chiedeva con amarezza: cosa spinge l’uomo a distruggere gli altri? E io: gli uomini,<br />

dici, ma ricordati che sei un uomo anche tu. E inaspettatamente, quel testardo, brusco<br />

Jan era pronto a darmi ragione. Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi,<br />

continuavo a predicare; e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo<br />

nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappar <strong>via</strong> il nostro marciume.<br />

Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima<br />

fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare<br />

in noi stessi, non altrove. …<br />

E non erano teorie: i nostri professori sono imprigionati, un altro amico di Jan è stato<br />

ammazzato, ma c’è ancora dell’altro , troppo per farne un elenco, e noi ci dicevamo:<br />

sono così a buon prezzo, quei sentimenti di vendetta. Era proprio una luce, oggi.<br />

Ho aperto a casaccio la Bibbia ma stamattina non dava risposta.<br />

Mi sembra presuntuoso affermare che un uomo possa determinare il proprio destino<br />

dall’interno. Quel che invece un uomo ha in mano è il proprio orientamento interiore<br />

verso il destino.<br />

Ciò che qualificava la vita di ciascuno era l’atteggiamento interiore verso quei fatti.<br />

Per me era da compiangere più di coloro a cui stava urlando; e questi, a loro volta,<br />

facevano pena nella misura in cui erano impauriti.<br />

In fondo, io non ho paura. Non per una forma di temerarietà, ma perché sono cosciente<br />

del fatto che ho sempre a che fare con degli esseri umani, e che cercherò di capire ogni<br />

espressione, di chiunque sia e fin dove mi sarà possibile.<br />

E quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell’uomo, non l’uomo stesso.<br />

Un’altra cosa ancora dopo quella mattina: la mia consapevolezza di non essere capace<br />

di odiare gli nomini malgrado il dolore e l’ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza<br />

che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi,<br />

ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi. E perciò sono molto più familiari<br />

e assai meno terrificanti. Quel che fa paura è il fatto che certi sistemi possano crescere<br />

al punto da superare gli uomini e da tenerli stretti in una morsa diabolica, gli autori come<br />

le vittime: così, grandi edifici e toni, costruiti dagli uomini con le loro mani, s’innalzano<br />

sopra di noi, ci dominano, e possono crollarci addosso e seppellirci.<br />

Sarò capace di assumere la responsabilità di queste parole di fronte a me stessa, sarò<br />

capace di viverle? Non possiamo farci molte illusioni. La vita diventerà molto dura e<br />

saremo di nuovo separati, tutti noi che ci vogliamo bene. Credo che quel tempo<br />

non sia più molto lontano. È sempre più necessario prepararci interiormente.<br />

E alla fine di ogni giornata sento il bisogno di dire: la vita è davvero bella. Davvero,<br />

mi sto facendo una mia opinione su questa vita — un’opinione che so persino difendere<br />

davanti agli altri, e questo dice non poco sulla ragazzina timida che sono sempre stata.<br />

E ci sono dei discorsi come quello di ieri sera con Jan Polak, in cui le parole<br />

diventano testimonianza.<br />

Perché non si potrebbe provare un grande e tenero trasporto amoroso per una<br />

primavera, per tutti gli uomini? … E la carezza di quell’aria era così tenera e così<br />

universale che le mani di un uomo, anche le sue, mi sembravano ruvide al confronto.<br />

Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno.<br />

M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offra riparo, mi ritiro<br />

nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata<br />

e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una realtà<br />

sempre più grande, e anche un fatto sempre più oggettivo. La concentrazione interna<br />

costruisce alti muri fra cui ritrovo me stessa e la mia unità, lontana da tutte le distrazioni.<br />

E potrei immaginarmi un tempo in cui starò inginocchiata per giorni e giorni,<br />

sin quando non sentirò di avere intorno questi muri, che m’impediranno di sfasciarmi,<br />

perdermi e rovinarmi.<br />

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24<br />

Oggi ancora: Michelangelo e Leonardo. Anche loro sono nella mia vita, e la riempiono.<br />

Dostoevskij e Rilke e sant’Agostino. E gli Evangelisti. Frequento un’ottima società!<br />

E non c’entra più il « bello spirito da letterato » di un tempo: ognuno di loro ha<br />

qualcosa di vero da raccontarmi, e molto da vicino.<br />

Dio, certe volte non si riesce a capire e ad accettare ciò che i tuoi simili su questa terra<br />

si fanno l’un l’altro, in questi tempi scatenati. Ma non per questo io mi rinchiudo<br />

nella mia stanza, Dio: continuo a guardare le cose in faccia e non voglio fuggire<br />

dinanzi a nulla, cerco di comprendere i delitti più gravi, cerco ogni volta di rintracciare<br />

il nudo, piccolo essere umano che spesso è diventato irriconoscibile. In mezzo<br />

alle rovine delle sue azioni insensate. lo non me ne sto qui, in una stanza tranquilla<br />

ornata di fiori, a godermi Poeti e Pensatori glorificando Iddio, questo non sarebbe<br />

proprio tanto difficile, né credo di esser così estranea al mondo come dicono inteneriti<br />

i miei buoni amici.<br />

Ogni persona ha la sua realtà, lo so, ma io non sono un sognatore visionario, una<br />

«bell’anima» ancora un po’ adolescente ... Io guardo il tuo mondo in faccia, Dio, e non<br />

sfuggo alla realtà per rifugiarmi nei sogni - voglio dire che anche accanto alla realtà più<br />

atroce c’è posto per i bei sogni - e continuo a lodare la tua creazione, malgrado tutto!<br />

Pensavo: com’è strano. C’è la guerra. Ci sono campi di concentramento. Piccole barbarie<br />

si accumulano di giorno in giorno. Camminando per le strade, io so che in quella casa<br />

c’è un figlio in prigione, in quell’altra un padre preso in ostaggio, o un figlio diciottenne<br />

condannato a morte. E questo capita a due passi da casa mia. So quanto la gente è<br />

agitata, conosco il grande dolore umano che si accumula e si accumula, la persecuzione<br />

e l’oppressione, l’odio impotente e il sadismo: so che tutte queste cose esistono,<br />

e continuo a guardar bene in faccia ogni pezzetto di realtà nemica.<br />

Eppure, in un momento di abbandono, io mi ritrovo sul petto nudo della vita e<br />

le sue braccia mi circondano così dolci e protettive, e il battito del suo cuore non so<br />

ancora descriverlo: così lento e regolare e così dolce, quasi smorzato, ma così fedele,<br />

come se non dovesse arrestarsi mai, e anche così buono e misericordioso.<br />

Io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra, o altre insensate barbarie<br />

umane, potranno cambiarvi qualcosa.<br />

Per me, questo lavoro spirituale, questa intensa vita interiore hanno valore soltanto<br />

a condizione che possano essere proseguiti in qualsiasi circostanza; e se non è possibile<br />

nella pratica, almeno nel pensiero. Altrimenti, tutte le cose che faccio ora sono<br />

solo ‘belle lettere’.<br />

“Lei non si aspetta mai nulla dal mondo esterno e così finisce sempre per ricevere<br />

qualcosa”.<br />

Di solito le disposizioni più minacciose, e ce ne sono parecchie attualmente, vanno a<br />

schiantarsi contro la mia sicurezza e fiducia interiori, e una volta risolte dentro di me,<br />

perdono molto della loro carica paurosa.<br />

E sii pure triste, semplicemente e sinceramente triste, ma non costruirci sopra dei drammi.<br />

Una persona dev’essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la sua è soltanto<br />

isteria.<br />

Certe volte ho paura di chiamare le cose per nome: forse perché non rimarrebbe più<br />

niente, allora? Le cose devono poter essere chiamate per nome, e se non reggono<br />

a questa prova non hanno il diritto di esistere. Spesso si cerca di salvarle con una sorta di<br />

vago misticismo. Il misticismo deve fondarsi su un’onestà cristallina: quindi prima<br />

bisogna aver ridotto le cose alla loro nuda realtà.<br />

Per umiliare qualcuno si dev’essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e<br />

soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva<br />

è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni<br />

fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e<br />

oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli ebrei. Stamattina pedalavo lungo<br />

lo Stadionkade e mi godevo l’ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria<br />

non razionata. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna.<br />

Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto.<br />

Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita<br />

un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà<br />

di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori col nostro<br />

atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro<br />

odio e con la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può esser tristi e<br />

abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tutta<strong>via</strong>: siamo<br />

soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli<br />

si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza<br />

falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere<br />

sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare a se stessi” non è proprio<br />

una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente tale solo<br />

se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall’odio<br />

contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà<br />

trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo.<br />

È l’unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto<br />

d’eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci<br />

volumoni. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno<br />

del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.<br />

Ma è meglio abituarci a una certa astinenza in periodi di relativa ricchezza, che esserci<br />

poi costretti in momenti di reale bisogno: quello che otteniamo spontaneamente da noi<br />

stessi ha basi più solide e durature di quello che realizziamo per forza ...<br />

Dobbiamo affrancarci dalle cose materiali ed esteriori a un punto tale che lo spirito possa<br />

continuare comunque il suo cammino, e il suo lavoro.<br />

E così non rivedremo più una brughiera per molto tempo: qualche rara volta sento<br />

questi divieti come una privazione opprimente, ma in genere so che il cielo tutt’intero si<br />

stende sopra di noi, sopra l’unica, stretta strada che ci è ancora consentito di percorrere.<br />

Quante volte ho pregato, neppure un anno fa: Signore, ti prego, rendimi un po’ più semplice.<br />

E se quest’anno mi ha portato qualcosa, è stata proprio<br />

questa maggiore semplicità interiore. E credo che in futuro riuscirò anche a esprimere le<br />

cose difficili di questa vita con parole molto semplici. In futuro.<br />

25


26<br />

Ora sono a pezzi. Stamattina alle sette ho passato un momento di un’irrequietezza e<br />

di un nervosismo infernali per tutte queste nuove<br />

ordinanze: è un bene, però, così posso rendermi un po’ conto della paura degli altri,<br />

visto che quella paura m’è diventata sempre più estranea. Alle Otto ero di nuovo<br />

la tranquillità in persona. Ed ero quasi fiera che, sentendomi fìsicamente a pezzi,<br />

potessi ancora dar lezione di conversazione russa …<br />

Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento.<br />

Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non<br />

capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita<br />

dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita<br />

ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo<br />

quando mi trovo in compagnia.<br />

La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e<br />

il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me<br />

come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre<br />

meglio, così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe<br />

vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene,<br />

allora qualcun altro lo farà al posto mio, continuerà la mia vita dov’essa è rimasta<br />

interrotta. Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione,<br />

sino all’ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo,<br />

e con tanta fatica. Non è anche questa un’azione per i posteri?<br />

Una volta mi sentivo in dovere di concepire molti pensieri geniali al giorno, ora mi sento<br />

non di rado come una terra incolta su cui non cresce assolutamente niente, ma su cui<br />

si stende un cielo alto e tranquillo. Meglio così: in questo momento non mi fiderei<br />

di troppi pensieri brillanti, a volte preferisco lasciar riposare la testa, e attendere.<br />

Tante cose sono successe dentro di me, in questi ultimi giorni: ora, finalmente, qualcosa<br />

s’è cristallizzato. Ho guardato in faccia la nostra misera fine, che è già cominciata<br />

nei piccoli fatti quotidiani; e la coscienza di questa possibilità fa ormai parte del mio<br />

modo di sentire la vita, senza fiaccarlo. Non sono amareggiata o in rivolta, non sono<br />

neppure più scoraggiata o tanto meno rassegnata. Continuo indisturbata a crescere,<br />

di giorno in giorno, pur avendo quella possibilità dinanzi agli occhi. Non giocherò più<br />

con le parole che creano soltanto malintesi, per esempio: ho chiuso i conti con la vita,<br />

non può più succedermi niente, non si tratta di me e della mia distruzione ma del fatto<br />

che si distrugga.<br />

Così dico qualche volta agli altri, ma non ha molto senso, né riesco a spiegarmi,<br />

né importa, del resto. Con “aver chiuso i conti con la vita” voglio dire che la possibilità<br />

della morte si è perfettamente integrata nella mia vita; questa è come resa più ampia<br />

da quella, dall’affrontare ed accettare la fine come parte di sé. E dunque non si tratta,<br />

per così dire, di offrire un pezzetto di vita alla morte perché si teme e si rifiuta<br />

quest’ultima, la vita che ci rimarrebbe allora sarebbe ridotta a un ben misero frammento.<br />

Sembra quasi un paradosso: se si esclude la morte non si ha mai una vita completa;<br />

e se la si accetta nella propria vita, si amplia e si arricchisce quest’ultima. È la prima volta<br />

che ho da confrontarmi con la morte. Non ho mai saputo bene come comportarmi<br />

con lei, sono vergine nei suoi confronti. Non ho mai visto una persona morta.<br />

Che strano: in questo mondo disseminato di milioni di cadaveri io, a ventotto anni,<br />

non ne ho ancora visto uno. Qualche volta mi sono chiesta quale fosse il mio<br />

atteggiamento nei confronti della morte; in realtà, non me ne sono mai preoccupata<br />

per me stessa, non era ancora il momento. E ora la morte è qui, in tutta la sua grandezza,<br />

e già è come una vecchia conoscenza che fa parte della vita e che si deve accettare.<br />

È tutto così semplice. Non c’è bisogno di fare profonde considerazioni. D’un tratto<br />

la morte, grande, semplice, e naturale è entrata quasi tacitamente a far parte<br />

della mia vita. E adesso io so che appartiene alla vita.<br />

Si diventa più forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie<br />

insufficienze. È tutto così semplice e sempre più evidente per me, vorrei vivere<br />

abbastanza a lungo per farlo capire anche agli altri.<br />

Un barlume d’eternità filtra sempre più nelle mie più piccole azioni e percezioni<br />

quotidiane. Io non sono sola nella mia stanchezza malattia tristezza o paura, ma sono<br />

insieme con milioni di persone, di tanti secoli: anche questo fa parte della vita che è<br />

pur bella e ricca di significato nella sua assurdità, se vi si fa posto per tutto e se la si sente<br />

come un’unità indivisibile. Così, in un modo o nell’altro, la vita diventa un insieme<br />

compiuto; ma si fa veramente assurda non appena se ne accetta o rifiuta una parte<br />

a piacere, proprio perché essa perde allora la sua globalità e diventa<br />

tutta quanta arbitraria.<br />

Adesso io dico con semplicità e naturalezza: ecco, le mie forze arrivano fin qui e non<br />

oltre, non ci posso far niente, devi prendermi come sono. Per me, questo è un passo<br />

ulteriore verso una maturità e indipendenza a cui sembra che mi stia avvicinando<br />

di giorno in giorno.<br />

Molti di coloro che oggi s’indignano per certe ingiustizie, a ben guardare s’indignano<br />

solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro: quindi non è un’indignazione<br />

veramente radicata e profonda.<br />

Con ciò, non provo il minimo interesse a fare la figura di una persona coraggiosa<br />

di fronte a questo o quel persecutore, e dunque, non mi sforzerò mai in questo senso.<br />

Possono benissimo accorgersi che sono triste e del tutto indifesa nei loro confronti.<br />

Non ho nessun bisogno di fare una figura coraggiosa, ho la mia forza interiore e questo<br />

mi basta, il resto è irrilevante.<br />

Passerò tutto il giorno in un angolino di quella gran sala silenziosa che ho dentro di me.<br />

Certo che ognuno di noi deve sapere, ma non si deve anche esser buoni con gli altri,<br />

non si deve evitare di caricarli tutto il tempo di pesi che possiamo benissimo portare<br />

da soli?<br />

Soltanto qualche giorno fa pensavo ancora: il peggio verrà quando non mi sarà<br />

più concesso di tenere matita e carta per chiarirmi le idee di tanto in tanto.<br />

Senza questa possibilità, che per me è di un’importanza essenziale, potrei anche<br />

scoppiare e distruggermi dentro.<br />

E ora so che se si comincia a rinunciare alle proprie pretese e ai propri desideri, si può<br />

rinunciare a tutto. L’ho imparato in questi giorni.<br />

Forse potrò rimanere qui ancora per un mese, e poi anche questa scappatoia nelle<br />

disposizioni verrà scoperta. Incomincerò a far ordine nelle mie carte e ogni giorno dirò<br />

addio. E così il vero addio sarà solo una piccola conferma esteriore di ciò che, di giorno<br />

in giorno, s’è già compiuto dentro di me.<br />

Sono in uno stato d’animo così singolare. Sono proprio io a scrivere qui, così tranquilla e<br />

matura, qualcuno mi potrebbe capire se dicessi che mi sento così stranamente felice,<br />

non in modo artificioso o altro, ma in tutta semplicità, perché mi sento crescere dentro<br />

dolcezza e fiducia, di giorno in giorno? Perché tutta la confusione le minacce e i pesi non<br />

mi portano neanche per un momento all’alienazione mentale? Perché continuo a vedere<br />

e a sentire la vita così chiara e nitida in tutti i suoi contorni. Perché nulla offusca i miei<br />

pensieri e i miei sentimenti. Perché posso sopportare e accettare tutto, e perché la<br />

coscienza del bene che c’è stato nella vita, anche nella mia vita, non è stata soppiantata<br />

da tutte queste altre cose, anzi diventa sempre più parte di me. Non oso quasi<br />

aggiungere altro, non so che cosa sia, è come se mi spingessi troppo oltre<br />

27


28<br />

nel mio distacco da tutto ciò che porta la maggior parte delle persone vicino<br />

all’alienazione mentale. Se sapessi con certezza di dover morire la prossima settimana,<br />

potrei rimanere a studiare alla mia scrivania per tutto questo tempo, nella massima<br />

tranquillità di spirito e senza che questa sia una fuga, io so, ora, che vita e morte sono<br />

significativamente legate fra loro. Sarà uno scivolare dall’una nell’altra, anche se la fine<br />

potrà essere triste o persino orribile, nella sua forma esteriore.<br />

La vita è così curiosa e sorprendente e infinitamente piena di sfumature, a ogni curva<br />

del suo cammino si apre una vista del tutto diversa. La maggior parte delle persone<br />

ha nella propria testa delle idee stereotipate su questa vita, dobbiamo nel nostro intimo<br />

liberarci di tutto, di ogni idea esistente, parola d’ordine, sicurezza; dobbiamo avere<br />

il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare<br />

il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e<br />

abbondante, anche nei suoi più profondi dolori.<br />

Vorrei poter avere letto tutto di Rilke, prima che arrivi il giorno in cui forse non potrò<br />

più leggere, per molto tempo.<br />

Ecco, ora si mette un coperchio sul chiasso di questa giornata, e questa sera, con tutta<br />

la pace e la concentrazione che sono in me, è mia. … E ora lascio dietro di me tutte<br />

le dicerie e tutte le realtà, ora si studia e si legge, per tutta una sera, E io, come sto?<br />

Nessuna delle preoccupazioni e delle minacce di questa giornata m’è rimasta attaccata,<br />

sto qui seduta alla mia scrivania così “vergine” e appena nata, così disposta a studiare,<br />

come se nel mondo non succedesse niente. Tutto m’è completamente caduto di dosso,<br />

nulla ha lasciato una traccia, mi sento così “ricettiva” come non mai. La prossima<br />

settimana probabilmente tutti gli olandesi saranno chiamati al controllo. Di minuto<br />

in minuto desideri, necessità e legami si staccano da me, sono pronta a tutto, a ogni<br />

luogo di questa terra neI quale Dio mi manderà, sono pronta in ogni situazione e nella<br />

morte a testimoniare che questa vita è bella e piena di significato, e che non è colpa<br />

di Dio, ma nostra, se le cose sono così come sono, ora, Abbiamo ricevuto in noi tutte<br />

le possibilità per sviluppare i nostri talenti, dovremo ancora imparare a far buon uso<br />

di queste nostre possibilità. È come se in ogni momento altri pesi mi cadano di dosso,<br />

come se tutti i confini che oggi ci sono tra persone e popoli non esistano più; in certi<br />

momenti è proprio come se la vita mi fosse divenuta trasparente e così anche il cuore<br />

umano, e io vedo e vedo e capisco sempre di più, e dentro di me sono sempre,<br />

sempre più in pace, e c’è in me una fiducia in Dio che in un primo tempo quasi<br />

mi spaventava per la sua crescita veloce, ma che sempre più diventa parte di me.<br />

E parole come Dio e Morte e Dolore e Eternità si devono dimenticare di nuovo.<br />

Si deve diventare un’altra volta così semplici e senza parole come il grano che cresce,<br />

o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere.<br />

E io, sono io già abbastanza avanti da poter dire sinceramente: spero di andare<br />

al campo di lavoro, per poter essere di appoggio alle ragazzine di sedici anni che<br />

ci vanno anche loro?<br />

Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce<br />

a mantenere intatto un pezzetto della propria anima.<br />

In questi ultimi giorni sto percorrendo la vita come se mi portassi dentro una lastra<br />

fotografica che registra esattamente tutto, fin nei minimi dettagli. Sento che ogni cosa<br />

mi entra “dentro” con grande nitidezza di contorni.<br />

Più tardi, forse molto più tardi, svilupperò e stamperò tutte quelle immagini quando<br />

avrò trovato il tono giusto per esprimere questo nuovo modo di sentire la vita. Tutto<br />

dovrebbe tacere finché questo nuovo tono non sia stato trovato. Ma mentre si parla<br />

— il silenzio è piuttosto una scappatoia che una soluzione — si deve cominciare<br />

a cercarlo. La transizione dal vecchio al nuovo tono la si deve poter seguire<br />

in tutti i suoi passaggi.<br />

Un “destino di massa” che si deve imparare a sopportare insieme<br />

con gli altri, eliminando tutti gli infantilismi personali. … Un giorno molto pesante.<br />

Ma ogni volta so ritrovare me stessa in una preghiera, e pregare mi sarà sempre<br />

possibile, anche nello spazio più ristretto. E, come fosse un fagottino, io mi lego<br />

sempre più strettamente sulla schiena, e porto sempre più come una cosa mia<br />

quel pezzetto di destino che sono in grado di sopportare: con questo fagottino<br />

già cammino per le strade.<br />

Si dovrebbe parlare delle questioni più gravi e importanti di questa vita solo quando<br />

le parole ci vengono semplici e naturali come l’acqua che sgorga da una sorgente.<br />

In questo mondo sconvolto, le comunicazioni dirette tra due persone passano ormai<br />

solo per l’anima.<br />

Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie, sia che io rimanga qui, sia che io venga<br />

deportata. Trovo tutti questi ragionamenti così convenzionali e primitivi e non li sopporto<br />

più, non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio per dirla<br />

con enfasi ; e sia che ora io mi trovi qui o … nelle braccia di Dio credo che mi sentirò<br />

sempre. Forse mi potranno ridurre a pezzi fisicamente, ma di più non mi potranno fare.<br />

E forse cadrò in preda alla disperazione e soffrirò privazioni che non mi sono mai potuta<br />

immaginare, neppure nelle mie più vane fantasie. Ma anche questa è poca cosa,<br />

se paragonata a un’infinita vastità, e fede in Dio, e capacità di vivere interiormente.<br />

Può anche darsi che io sottovaluti tutto quanto.<br />

Ogni giorno vivo nell’eventualità che la dura sorte toccata a molti, a troppi, tocchi anche<br />

alla mia piccola persona, da un momento all’altro. Mi rendo conto di tutto fin nei minimi<br />

dettagli, credo che nel mio “confrontarmi” interiore con le cose io stia saldamente<br />

piantata sulla terra più dura della realtà più dura. E la mia accettazione non è<br />

rassegnazione, o mancanza di volontà: c’è ancora spazio per l’elementare sdegno<br />

morale contro un regime che tratta così gli esseri umani. Ma le cose che ci accadono<br />

sono troppo grandi, troppo diaboliche perché si possa reagire con un rancore e con<br />

un’amarezza personali. Sarebbe una reazione così puerile, non proporzionata alla<br />

“fatalità” di questi avvenimenti.<br />

Spesso la gente si agita quando dico: non fa poi molta differenza se tocca partire a me<br />

o a un altro, ciò che conta è che migliaia di persone debbano partire. Non è neppure<br />

che io voglia correre in braccio alla mia morte con un sorriso rassegnato. È il senso<br />

dell’ineluttabile e la sua accettazione, la coscienza che in ultima istanza non ci possono<br />

togliere nulla. Non è che io voglia partire ad ogni costo, per una sorta di masochismo,<br />

o che desideri essere strappata <strong>via</strong> dal fondamento stesso della mia esistenza, ma dubito<br />

che mi sentirei bene se mi fosse risparmiato ciò che tanti devono invece subire. Mi si dice:<br />

una persona come te ha il dovere di mettersi in salvo, hai tanto da fare nella vita, hai<br />

ancora tanto da dare. Ma quel poco o molto che ho da dare lo posso dare comunque,<br />

che sia qui in una piccola cerchia di amici, o altrove, in un campo di concentramento.<br />

E mi sembra una curiosa sopravvalutazione di se stessi, quella di ritenersi troppo preziosi<br />

per condividere con gli altri un “destino di massa”.<br />

Se Dio decide che io abbia tanto da fare, bene, allora lo farò, dopo esser passata per<br />

tutte le esperienze per cui possono passare anche gli altri. E il valore della mia persona<br />

risulterà appunto da come saprò comportarmi nella nuova situazione, E se non potrò<br />

sopravvivere, allora si vedrà chi sono da come morirò. Non si tratta più di tenersi fuori<br />

da una determinata situazione, costi quel che costi, ma di come ci si comporta<br />

e si continua a vivere in qualunque situazione.<br />

Le cose che devo ragionevolmente fare, le farò.<br />

29


30<br />

Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi<br />

con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani, ma anche questo richiede una<br />

certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu<br />

non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa,<br />

però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che<br />

siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che<br />

possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo<br />

pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti<br />

dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per<br />

modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo<br />

in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a<br />

ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi<br />

aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo<br />

momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai<br />

d’argento, invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono ormai ridotte a<br />

semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare<br />

il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere<br />

nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla,<br />

mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso,<br />

d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche<br />

tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi,<br />

io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò <strong>via</strong> dal mio territorio.<br />

Per il dolore grande ed eroico ho abbastanza forza, mio Dio, ma sono piuttosto le mille<br />

piccole preoccupazioni quotidiane a saltarmi addosso e a mordermi come altrettanti<br />

parassiti. Be’, allora mi gratto disperatamente per un po’ e ripeto ogni giorno: per oggi<br />

sei a posto, le pareti protettive di una casa ospitale ti scivolano sulle spalle come un abito<br />

che hai portato spesso, e che ti è diventato familiare, anche di cibo ce n’è a sufficienza<br />

per oggi, e il tuo letto con le sue bianche lenzuola e con le sue calde coperte è ancora lì,<br />

pronto per la notte, e dunque, oggi non hai il diritto di perdere neanche un atomo<br />

della tua energia in piccole preoccupazioni materiali. Usa e impiega bene ogni minuto<br />

di questa giornata, e rendila fruttuosa; fanne un’altra salda pietra su cui possa ancora<br />

reggersi il nostro povero e angoscioso futuro. Il gelsomino dietro casa è completamente<br />

sciupato dalla pioggia e dalle tempeste di questi ultimi giorni, i suoi fiori bianchi<br />

galleggiano qua e là sulle pozzanghere scure e melmose che si sono formate sul tetto<br />

basso del garage. Ma da qualche parte dentro di me esso continua a fiorire indisturbato,<br />

esuberante e tenero come sempre, e spande il suo profumo tutt’intorno alla tua casa,<br />

mio Dio. Vedi come ti tratto bene. Non ti porto soltanto le mie lacrime e le mie paure,<br />

ma ti porto persino, in questa domenica mattina grigia e tempestosa, un gelsomino<br />

profumato. Ti porterò tutti i fiori che incontro sul mio cammino, e sono veramente tanti.<br />

Voglio che tu stia bene con me. E tanto per fare un esempio: se io mi trovassi rinchiusa<br />

in una cella stretta e vedessi passare una nuvola davanti alla piccola inferriata, allora<br />

ti porterei quella nuvola, mio Dio, sempre che ne abbia ancora la forza. Non ti posso<br />

garantirti niente a priori, ma le mie intenzioni sono ottime, lo vedi bene.<br />

E ora. mi dedico a questa giornata. Mi troverò fra molta gente, le tristi voci e le minacce<br />

mi assedieranno di nuovo, come altrettanti soldati nemici assediano una fortezza<br />

imprendibile.<br />

Vi<strong>via</strong>mo in modo sbagliato, senza dignità e anche senza coscienza storica.<br />

Con un vero senso della storia si può anche soccombere. Io non odio nessuno,<br />

non sono amareggiata. Una volta che l’amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi<br />

in noi, diventa infinito.<br />

Se sapessero come sento e come penso, molte persone mi considererebbero una pazza<br />

che vive fuori della realtà. Invece vivo proprio nella realtà che ogni giorno porta con sé.<br />

L’uomo occidentale non accetta il “dolore” come parte di questa vita: per questo<br />

non riesce mai a cavarne fuori delle forze positive. Bisogna che cerchi quelle due o tre<br />

frasi che avevo già trascritto da una lettera di Rathenau. Ecco cosa mi mancherà:<br />

qui basta che allunghi una mano, e subito ritrovo le parole e i frammenti di cui<br />

il mio spirito ha bisogno in un determinato momento.<br />

Bisogna invece che abbia tutto in me stessa. Si deve anche essere capaci di vivere<br />

senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare,<br />

e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera.<br />

Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo<br />

in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità<br />

io chiamo “Dio”. Non so, trovo così infantile che si preghi per ottenere qualcosa per sé. …<br />

Mi sembra infantile anche pregare perché un altro stia bene: per un altro si può solo<br />

pregare che riesca a sopportare le difficoltà della vita. E se si prega per qualcuno,<br />

gli si manda un po’ della propria forza.<br />

Voglio ricordarmi una cosa per i miei momenti più difficili, voglio tenerla sempre<br />

presente: Dostoevskij trascorse quattro anni di galera in Siberia avendo la Bibbia come<br />

sua unica lettura; non gli era permesso di star solo …<br />

In quel corridoio, in quella calca e in quell’angoscia sono riuscita ancora a leggere<br />

alcune lettere di Rilke, continuo a vivere a modo mio. Quell’angoscia mortale su<br />

tutti quei volti, mio Dio, quei volti. Ora vado a dormire. Spero di essere come un centro<br />

di tranquillità in quel manicomio. Mi alzerò presto per potermi concentrare. Mio Dio,<br />

che progetti hai in serbo per me?<br />

Mio Dio, ti ringrazio perché sono in grado di sopportare tutto e perché tu lasci che così<br />

poche cose mi passino accanto senza toccarmi.<br />

Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro<br />

cuore, la mia preghiera di stamattina presto non voleva dire nient’altro che questo.<br />

Rimarrò completamente fedele a me stessa e non mi rassegnerò né mi piegherò.<br />

Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a quella gran pace<br />

e chiarezza che sono in me?<br />

Se tu affermi di credere in Dio devi anche essere coerente, devi abbandonarti<br />

completamente e devi aver fiducia. E non devi neppure preoccuparti per l’indomani. …<br />

Dobbiamo essere coerenti, se abbiamo fiducia dobbiamo averla fino in fondo.<br />

Fino ad oggi la mia vita personale è stata infinitamente buona.<br />

Un piccolo tentativo filosofico a sera inoltrata, con gli occhi che mi si chiudono per<br />

il sonno: certe volte si sente dire: “Tu volgi proprio tutto in bene”. Trovo che è<br />

un’espressione così priva di coraggio. Le cose sono dappertutto completamente buone<br />

e, al tempo stesso, completamente cattive. Così si bilanciano, dappertutto e sempre.<br />

lo non ho mai la sensazione che devo volgere qualcosa in bene, tutto è sempre e<br />

completamente un bene così com’è. Ogni situazione, per quanto penosa. è qualcosa<br />

di assoluto, e contiene in sé il bene come il male. Volevo solo dire questo: l’espressione<br />

“volgere qualcosa in bene” in fondo mi disgusta, e così pure l’espressione “tirare fuori<br />

il meglio da ogni situazione”, mi piacerebbe poterti spiegare bene perché.<br />

E volevo ancora dire questo: credo di essere arrivata pian piano a quella semplicità<br />

che ho sempre desiderato.<br />

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32<br />

Il presente è quello che è e come tale lo si deve poter capire, malgrado lo sconcerto<br />

che si prova ogni tanto. In qualche modo io seguo la mia <strong>via</strong> interiore, che diventa<br />

sempre più semplice ed è lastricata di benevolenza e di fiducia.<br />

Se le stesse cose mi fossero capitate un anno fa, sarei crollata dopo tre giorni o mi sarei<br />

suicidata o avrei preso degli atteggiamenti forzatamente vivaci. Ora invece c’è un tale<br />

equilibrio e pazienza e pace e senso di prospettiva e anche una qualche intuizione<br />

sui rapporti tra le cose, non so cosa sia, ma malgrado tutto: sto molto bene, mio Dio.<br />

Una cosa è certa: dobbiamo accettare tutto dentro di noi, dobbiamo essere pronti<br />

a tutto e sapere che le “cose ultime” non possono esserci sottratte; allora, con quella<br />

pace interiore, sapremo ben compiere i passi necessari. Non dobbiamo romperci la testa<br />

e avere timore, ma pensare con calma e chiarezza. Nel momento in cui dovrò decidere,<br />

saprò che cosa fare.<br />

Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani,<br />

liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile.<br />

Quest’ultima settimana è stata proprio una grande conferma di me stessa.<br />

In quel manicomio io ascolto la mia voce interiore, e tiro dritto per la mia strada.<br />

In me c’è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole,<br />

che stancano perché non riescono a esprimere nulla.<br />

Bisogna sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche<br />

che ci sono necessarie. E questa nuova forma d’espressione deve maturare nel silenzio.<br />

Queste due ore e mezzo che ho davanti mi sembrano quasi un anno d’isolamento.<br />

Sono così riconoscente per queste poche ore e anche per la concentrazione che<br />

mi sta crescendo dentro.<br />

Tra poco camminerò di nuovo lungo tutti quei canali, cercherò di tacere, di dare ascolto<br />

a ciò che è realmente capitato dentro di me. Dovrà trasformarmi ancora molto, oggi.<br />

Ancora una cosa: credo proprio di avere come un regolatore interno. Un malumore<br />

mi avverte ogni volta che ho preso la strada sbagliata, e se continuo a essere onesta e<br />

aperta, se conservo la mia volontà di diventare quella che dovrò essere e di fare ciò che<br />

la mia coscienza mi prescrive di fare, di questi tempi, allora andrà tutto a posto. Credo<br />

che la vita pretenda molto da me e che mi riservi anche molto, ma devo saper ascoltare<br />

la mia voce interiore, devo rimanere onesta e aperta, e non sfuggire a quel sentimento.<br />

E proprio il fatto di dover percorrere la mia strada da sola mi fa sentire così forte.<br />

Nutrita di ora in ora dell’amore che provo per lui, e per gli altri. Infinite coppie<br />

si formano all’ultimo momento, per disperazione. Preferisco esser sola e per tutti.<br />

Leggerò ancora i miei vecchi diari. Non credo più che li straccerò. Forse, più tardi,<br />

mi aiuteranno a riprendere contatto con me stessa.<br />

A volte l’acqua è così limpida che si distingue ogni cosa sul fondo. Potresti dirlo<br />

in modo ancor più stomachevole, se la domanda è lecita?<br />

Volevo dir questo: era proprio come se la vita mi apparisse altrettanto chiara e<br />

trasparente nei suoi mille dettagli, nelle sue svolte e nei suoi movimenti. Come se avessi<br />

davanti un oceano e ne potessi distinguere il fondo, guardando attraverso l’acqua<br />

trasparente come cristallo. Chissà se riuscirò a scrivere per davvero, una volta o l’altra?<br />

Non sembra che lo creda molto, o mi sbaglio? Forse passerà molto tempo prima<br />

che io sia capace di descrivere un momento simile, un “momento alto” nella mia vita.<br />

Ora mi rendo conto di quanto tu mi abbia dato da portare, mio Dio. Tante cose belle e<br />

tante cose difficili. E quelle difficili si sono trasformate in belle ogni volta che ero disposta<br />

a sopportarle.<br />

Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio.<br />

Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti<br />

dal loro cuore, mio Dio.<br />

Mi metto davanti ai tuoi massimi enigmi, mio Dio. Ti sono riconoscente per questo,<br />

ho anche la forza di affrontarli, di sapere che non c’è risposta. Bisogna saper sopportare<br />

i tuoi misteri.<br />

Su, lasciatemi essere un pezzetto della vostra anima. Lasciatemi essere la baracca in cui<br />

si raccoglie la parte migliore, che esiste sicuramente in ognuno di voi. Io non ho bisogno<br />

di far così tanto, io voglio solo esserci. Lasciatemi essere l’anima in questo corpo. E prima<br />

o poi trovavo in ognuno di loro un gesto o uno sguardo più nobile, di cui credo fossero<br />

appena coscienti. E me ne sentivo il custode.<br />

Forse sarebbe anche la definizione più completa di come io sento la vita: io riposo<br />

in me stessa. E questo “me stessa”, la parte più profonda e ricca di me in cui riposo,<br />

io la chiamo “Dio”.<br />

In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. E quando<br />

dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale<br />

e profonda di me che ascolta la parte più essenziale e profonda dell’altro. Dio a Dio.<br />

A volte le persone sono per me come case con la porta aperta. Io entro e giro per<br />

corridoi e stanze, ogni casa è arredata in modo un po’ diverso ma in fondo è uguale<br />

alle altre, di ognuna si dovrebbe fare una dimora consacrata a te, mio Dio. Ti prometto,<br />

ti prometto che cercherò sempre di trovarti una casa e un ricovero. In fondo è una buffa<br />

immagine: io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono così tante case vuote,<br />

te le offro come all’ospite più importante. Perdonami questa metafora non troppo sottile.<br />

33


34<br />

Questi due mesi tra il filo spinato sono stati i mesi più intensi e più ricchi della mia vita<br />

e una tale conferma dei valori più importanti e più alti per me.<br />

Accadono proprio dei miracoli in una vita umana, la mia è una catena di miracoli<br />

interiori, fa bene poterlo di nuovo dire a qualcuno.<br />

Io non ho nostalgia, io mi sento a casa. Si è “a casa” . Si è a casa sotto il cielo. Si è<br />

a casa dovunque su questa terra, se si porta tutto in noi stessi.<br />

Avevo imparato a leggere in me stessa e così ero in grado di leggere anche negli altri.<br />

Era proprio come se le mie dita sensibili sfiorassero i contorni di questo tempo, e<br />

di questa vita. Com’è possibile che quel pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato,<br />

dove si riversava e scorreva tanto dolore umano, sia diventato un ricordo quasi dolce?<br />

Che il mio spirito non sia diventato più tetro in quel luogo, ma più luminoso e sereno?<br />

A Westerbork ho letto un tratto del nostro tempo che non mi sembra privo<br />

di significato. Ho amato tanto la vita quand’ero seduta a questa scrivania ed<br />

ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori.<br />

E là, tra le baracche popolate da uomini scacciati e perseguitati, ho trovato la conferma<br />

di questo amore. La vita in quelle baracche piene di correnti d’aria non contrastava<br />

affatto con la vita in questa camera protetta e tranquilla. Non sono mai stata<br />

tagliata fuori da una vita per così dire “passata”, per me esisteva solo una grande,<br />

significativa continuità. Come potrò descrivere tutto ciò? E far sentire quanto la vita<br />

sia bella e degna di esser vissuta e giusta, sì, proprio giusta? Forse Dio mi concederà<br />

quelle poche, semplici parole? Parole che siano anche colorite, appassionate e serie,<br />

ma soprattutto semplici? Come posso rappresentarlo con poche, tenere,<br />

leggere e robuste pennellate, il piccolo villaggio di baracche<br />

tra cielo e brughiera? Come posso far si che anche altri leggano dentro a tutte<br />

quelle persone, persone che devono esser decifrate come geroglifici, tratto dopo tratto,<br />

finché non ci si trova davanti a un unico, grande e comprensibile insieme,<br />

incorniciato da cielo e brughiera?<br />

Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me,<br />

in caratteri viventi. Ho letto tutto, con i miei occhi e con tutti i miei sensi, ma<br />

non saprò mai raccontarlo allo stesso modo. Potrei anche disperarmi per questo,<br />

se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,<br />

però con queste forze dobbiamo veramente lavorare.<br />

E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende<br />

ancor più inospitale.<br />

Il mio arricchimento di questi ultimi giorni: gli uccelli del cielo e i gigli del campo<br />

e Matteo, 6, 33: ma cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose<br />

vi saranno date in sovrappiù.<br />

Forse è per questo che mi sono sentita così raggiante e forte per il resto della giornata?<br />

Perché ho detto così di getto, così semplicemente, in mezzo a quel grigio quartiere<br />

popolare: sì, vedi, io credo in Dio.<br />

È vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un’intensità<br />

demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria,<br />

alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera. E chi mi dice che<br />

vivo troppo intensamente non sa che ci si può ritirare in una preghiera come nella cella<br />

di un convento, e che poi si prosegue con rinnovata pace ed energia.<br />

Voglio ricopiare ancora una volta Matteo, 6, 34: non siate dunque inquieti per il domani,<br />

perché il domani avrà le sue inquietudini; a ciascun giorno basta la sua pena.<br />

In fondo, il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree<br />

di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla<br />

anche sugli altri. E più pace c’è nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato.<br />

Se solo si potesse far capire alla gente che si può “lavorare” alla propria pace interiore,<br />

e continuare a essere produttivi e fiduciosi dentro di noi malgrado le paure e le voci<br />

che circolano. Che possiamo costringerci a inginocchiarci nell’angolo più remoto<br />

e tranquillo del nostro essere, e rimanerci fintanto che su di noi non si stenda nient’altro<br />

che un purissimo cielo. Da ieri sera ho potuto di nuovo sperimentare su me stessa<br />

quanto la gente soffra, è un bene doverselo ricordare e dover reagire ogni volta.<br />

E poi, continuare indisturbati a percorrere i vasti e sgombri paesaggi del proprio cuore.<br />

Ma non sono ancora a questo punto.<br />

Essere fedeli a ogni sentimento, a ogni pensiero che ha cominciato a germogliare.<br />

Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri<br />

momenti migliori. E dovunque si è, esserci “al cento per cento”.<br />

Il mio “fare” consisterà nell’ ”essere”!<br />

La realtà è qualcosa che bisogna prendere su di sé con tutto il suo dolore e con tutte<br />

le sue difficoltà, , e intanto che la si sopporta, la nostra pazienza aumenta. Ma l’idea<br />

del dolore, non il dolore “vero”, che è fruttuoso e può render la vita preziosa,<br />

quella va distrutta. E se si distruggono i preconcetti che imprigionano la vita come<br />

inferriate, allora si libera la vera vita e la vera forza che sono in noi, e allora si avrà<br />

anche la forza di sopportare il dolore reale, nella nostra vita e in quella dell’umanità.<br />

Si deve avere il coraggio di fermarsi, di essere talvolta vuoti e scoraggiati.<br />

Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire quelle altre cose.<br />

E la mia forza creativa si traduce in colloqui interiori con te, e le ondate del mio cuore<br />

sono diventate qui più lunghe, mosse e insieme tranquille, e mi sembra che<br />

la mia ricchezza interiore cresca ancora.<br />

Gli farò rispondere quel che mi fa piacere di sentire. È dunque così che vivono gli uomini:<br />

usano gli altri per farsi convincere di qualcosa in cui in fondo non credono; cercano<br />

negli altri uno strumento per coprire la propria voce interiore. Se ascoltassimo solo<br />

un po’ di più questa voce, se provassimo solo a farne risuonare una dentro di noi,<br />

quanto meno caos ci sarebbe.<br />

Voglio stare fra gli uomini, fra le loro paure, voglio vedere tutto da me e capirlo<br />

e raccontarlo più tardi.<br />

In me non c’è un poeta, in me c’è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia.<br />

In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e<br />

la sappia cantare.<br />

Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze<br />

che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o<br />

35


si giravano e rigiravano, donne e ragazze che dicevano così spesso durante il giorno:<br />

“non vogliamo pensare”, “non vogliamo sentire, altrimenti diventiamo pazze”,<br />

a volte provavo un’infinita tenerezza, me ne stavo sveglia e lasciavo che<br />

mi passassero davanti gli avvenimenti, le fin troppe impressioni di un giorno fin<br />

troppo lungo, e pensavo:<br />

“su, lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca”. Ora voglio esserlo<br />

un’altra volta. Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento.<br />

Sono coricata qui con tanta pazienza e di nuovo calma e già mi sento assai meglio;<br />

leggo le lettere di Rilke über Gott e ogni sua parola è carica di significato per me,<br />

avrei potuto scriverle io stessa, se le avessi scritte io le avrei scritte così e non<br />

diversamente. Mi sento anche la forza di partire, non penso più a far progetti e<br />

a correre rischi, andrà come andrà e sarà per il meglio.<br />

Ed è proprio questa la cosa che fa disperare, qui: la maggior parte delle persone<br />

non è in grado di sopportare il proprio destino e lo scarica sulle spalle altrui. E sotto<br />

quel peso, non sotto il proprio, si potrebbe anche soccombere.<br />

Quasi tutte le persone che sono qui sono molto più povere del necessario,<br />

perché registrano la loro nostalgia degli amici e della famiglia come una perdita<br />

nel libro dei conti della vita, mentre il fatto stesso che un cuore sia in grado<br />

di desiderare e di amare così tanto dovrebbe essere contato fra i beni più preziosi.<br />

Sai, se qui tu non hai una grande forza interiore, se non guardi alle apparenze come<br />

a pittoreschi accessori che non intaccano il grande splendore (non mi viene in mente<br />

un’altra parola) che può essere una parte inalienabile della tua anima,<br />

allora è proprio una situazione disperata.<br />

I due lati sono egualmente forti in me. Mi piace aver contatto con le persone.<br />

Mi sembra che la mia intensa partecipazione porti alla luce la loro parte migliore<br />

e più profonda, le persone si aprono davanti a me, ognuna è come una storia,<br />

raccontatami dalla vita stessa. E i miei occhi incantati non hanno che da leggere.<br />

La vita mi confida così tante storie, dovrei raccontarle a mia volta, renderle evidenti<br />

a coloro che non sono in grado di leggerle direttamente.<br />

A volte mi sedevo vicino a qualcuno, passavo un braccio intorno a una spalla,<br />

non dicevo molto e guardavo le persone in faccia. Nulla mi era nuovo, non una<br />

di quelle espressioni di dolore umano. Tutto mi pareva così familiare, come se sapessi<br />

e avessi già vissuto ogni cosa. Certi mi dicono: hai dei nervi d’acciaio a resistere.<br />

Non credo di avere dei nervi d’acciaio, credo anzi di avere dei nervi piuttosto sensibili,<br />

però sono in grado di “resistere”. Ho il coraggio di guardare faccia ogni dolore.<br />

E alla fine di ogni giornata mi dicevo sempre: voglio tanto bene agli uomini.<br />

Non provavo mai amarezza per quel che veniva fatto loro, sempre invece amore<br />

per come degli uomini fossero capaci di sopportare il dolore, ne fossero capaci<br />

per impreparati che fossero, dentro di sé.<br />

Quando soffro per gli uomini indifesi, non soffro forse per il lato indifeso di me stessa?<br />

Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.<br />

Perciò vi raccomando: rimanete al vostro posto di guardia se ne avete già uno<br />

dentro di voi, e per favore non rattristatevi né disperatevi per me, non c’è motivo.


38<br />

I GRUPPI<br />

ANCONA ANCONA Info:<br />

Lucia Albanesi<br />

Centro di psicosintesi<br />

Via Palestro 46,<br />

I-60125 Ancona,<br />

Tel. 3273285090; e-<strong>mail</strong>:<br />

ancona@psicosintesi.it<br />

ARBEDO ARBEDO ARBEDO Incontri serali,<br />

20.30-22.00. Info e Sede:<br />

Lotrecchiano Eliana<br />

<strong>via</strong> Molinazzo 19<br />

CH-6517 Arbedo<br />

Tel 091/829 34 34.<br />

AREZZO AREZZO Info: Alessandro<br />

e Donatella Rosati<br />

<strong>via</strong> D’Oliveto 2/F<br />

52024 Loro Ciuffenna AR<br />

tel/fax 055/975090 e<strong>mail</strong>:<br />

alessandrorosati@tin.it<br />

ARICCIA ARICCIA ARICCIA Sede e Info:<br />

Casa Sacro Cuore<br />

Via Appia Nuova 54<br />

I-00040 Ariccia/Roma<br />

Tel. 06/9339191 e-<strong>mail</strong>:<br />

galloro.scuore@gesuiti.it<br />

ASOLO ASOLO Sede e info:<br />

Centro Suore Dorotee<br />

Via Sottocastello 7<br />

I-31011 Asolo/VI<br />

Tel 0423/ 95 20 01<br />

ASSISI ASSISI Sede e info: Suore<br />

Francescane Missionarie<br />

<strong>via</strong> P. Pio 2, 06081 Assisi<br />

Tel. 075/813283<br />

BARI BARI Info: Michele<br />

Dell’Olio e Nicla D’Alonzo<br />

<strong>via</strong> MariaCristina di Savoia 79<br />

I-70124 Bari<br />

Tel. 080/5582 528<br />

Cell.: 3293176196, e-<strong>mail</strong>:<br />

micheledellolio@virgilio.it<br />

MARZO MARZO ‘12<br />

‘12<br />

1<br />

2<br />

3 BOLOGNA<br />

4 4 BOLOGNA<br />

BOLOGNA<br />

5 MS<br />

6 MS<br />

7 MENDRISIO<br />

8 MILANO<br />

9<br />

10 TORINO<br />

11 11 TORINO<br />

TORINO<br />

12 MS<br />

13 MS<br />

14 LUGANO<br />

15<br />

16<br />

17 ANCONA<br />

18 18 ANCONA<br />

ANCONA<br />

19 MS<br />

20 MS<br />

21 ARBEDO<br />

22 MILANO<br />

23 CASSANO<br />

24 BRESCIA<br />

25 25 BRESCIA<br />

BRESCIA<br />

26 DALMINE<br />

27 MS<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31 ERBA<br />

APRILE‘12<br />

APRILE‘12<br />

1 1 ERBA<br />

ERBA<br />

2 MS<br />

3 MS<br />

4 CONDINO<br />

5 CONDINO<br />

6 CONDINO<br />

7 CONDINO<br />

8 Pasqua<br />

Pasqua<br />

9 CON./ASS.<br />

10 CONDINO<br />

11 CONDINO<br />

12 CONDINO<br />

13 CONDINO<br />

14 CESENA<br />

15 CESENA<br />

CESENA<br />

16 MS<br />

17 MS<br />

18 LUGANO<br />

19 MILANO<br />

20<br />

21 AMECO<br />

22 AMECO<br />

AMECO<br />

23 MS<br />

24 MS<br />

25 MENDRISIO<br />

26 MILANO<br />

27<br />

28 SEZANO<br />

29 TRENTO<br />

TRENTO<br />

30<br />

CONDINO<br />

MAGGIO‘12<br />

MAGGIO‘12<br />

1 CONDINO<br />

2 CONDINO<br />

3 CONDINO<br />

4 CONDINO<br />

5 STINCHE<br />

6 STIN STIN / / ASS<br />

ASS<br />

7 ASSISI<br />

8 ASSISI<br />

9 ASSISI<br />

10 ASSISI<br />

11 ASSISI mattino<br />

12 BIGORIO<br />

13 13 BIGORIO<br />

BIGORIO<br />

14 CONDINO<br />

15 CONDINO<br />

16 CONDINO<br />

17 CONDINO<br />

18 CONDINO<br />

19 ERBA<br />

20 20 ERBA<br />

ERBA<br />

21 ARIC. sera<br />

22 ARICCIA<br />

23 ARICCIA<br />

24 ARICCIA<br />

25 ARICCIA<br />

26 ARIC. mattino<br />

27 27 Pentecoste<br />

Pentecoste<br />

BIGORIO BIGORIO Sede:<br />

Convento Santa Maria<br />

dei Frati Cappuccini<br />

CH-6954 Bigorio<br />

CASSANO CASSANO CASSANO D’ADDA<br />

D’ADDA DALMINE DALMINE Sede e info: :<br />

MENDRISIO<br />

MENDRISIO MENDRISIO Incontri<br />

Tel. 091/9431222<br />

Wanda Invernizzi<br />

Centro Yoga<br />

serali 20.00-22.00.<br />

<strong>via</strong> Quintino di Vona 29, <strong>via</strong> Don Luigi Rocchi 22 Info: Bianca Caverzasio<br />

BOLOGNA BOLOGNA info:<br />

Tel. 3388018667 // I -24044 Dalmine <strong>via</strong> Pollini 10<br />

Don Renzo<br />

0295355987 e-<strong>mail</strong>: Tel. 035/370216<br />

CH-6850 Mendrisio<br />

Istituto Don Calabria yoga.pranava@tele2.it<br />

Tel. 091/64 62981<br />

<strong>via</strong> Porettana Sud 84<br />

ERBA Sede: Oasi<br />

I-40043 Marzabotto CESENA CESENA Info:<br />

Santa Maria degli Angeli MILANO MILANO Sede: SIRPE<br />

Tel. 051/93 1392<br />

Daniele Roversi<br />

I -22036 Erba<br />

<strong>via</strong> Carlo Botta 25, Milano<br />

oppure<br />

Cell. 3283019219<br />

Tel. 031/641548<br />

Info: Spinoglio Maria Lui-<br />

Ghini Donatella<br />

Pietro Leonardi<br />

Info: Luisa Marnati sa, Milano e-<strong>mail</strong>:<br />

Tel. 051 5884478<br />

<strong>via</strong> Ligu-ria 94,<br />

Casella Po stale n. 127 marialuisa.spinoglio@fast-<br />

Cell. 333 1227308<br />

I-47023 Cesena,<br />

I-16035 Rapallo<br />

webnet.it<br />

Tel. 0547/303704 Cell. Cell. 335/8380569 e-<strong>mail</strong>: Tel 02/54 12 20 83<br />

BRESCIA BRESCIA Sede e info: 3299439974 e-<strong>mail</strong>: leo- info@luisamarnati.it<br />

Centro Suore Dorotee nardi.pietro@fastwebnet.it<br />

MILANO MILANO 3 3 Info:<br />

Via Sant’Emiliano 30,<br />

LUGANO LUGANO Info:<br />

Paola Celata Chiesa<br />

I -25124 Brescia<br />

CONDINO: CONDINO: vedi pag. 40 Daniela Theiler<br />

<strong>via</strong> Val Cannobina 6<br />

Tel. 030384721 e-<strong>mail</strong>:<br />

Via Godiscia, CH-6821 20152 Milano.<br />

suorcaty@materdivinaegr-<br />

Rovio, Tel 091 6494312 Tel. 02/4563152<br />

atiae.it<br />

Fax 091 6494350 e-<strong>mail</strong>:<br />

danielatheu@jahoo.it<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31<br />

GIUGNO‘12<br />

GIUGNO‘12<br />

1<br />

2 SEZANO<br />

3 3 3 TRENTO<br />

TRENTO<br />

4 CONDINO<br />

5 CONDINO<br />

6 CONDINO<br />

7 CONDINO<br />

8 CONDINO<br />

9 BOLOGNA<br />

10 10 BOLOGNA<br />

BOLOGNA<br />

11 CONDINO<br />

12 CONDINO<br />

13 CONDINO<br />

14 CONDINO<br />

15<br />

16 BARI<br />

17 17 BARI<br />

BARI<br />

18 BARI<br />

19 BARI<br />

20 BARI<br />

21 BARI<br />

22<br />

23 CONDINO<br />

24 CONDINO<br />

25 CONDINO<br />

26 CONDINO<br />

27 CONDINO<br />

28 CONDINO<br />

29 CONDINO<br />

30 CONDINO<br />

LUGLIO LUGLIO LUGLIO ‘12 ‘12<br />

‘12<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

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C<br />

O<br />

N<br />

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I<br />

N<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

AGOSTO AGOSTO ‘12<br />

‘12<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

D<br />

I<br />

N<br />

O<br />

P.ANDREACALENDARIO<br />

SETTEMBRE SETTEMBRE ‘12<br />

‘12<br />

1 CONDINO<br />

2 CONDINO<br />

CONDINO<br />

3 CONDINO<br />

4 CONDINO<br />

5 CONDINO<br />

6 CONDINO<br />

7 ASOLO<br />

8 ASOLO<br />

9 ASOLO ASOLO<br />

ASOLO<br />

10 ASOLO<br />

11 ASOLO<br />

12 ASOLO<br />

13 ASOLO<br />

14<br />

15 CONDINO<br />

16 CONDINO<br />

CONDINO<br />

17 CONDINO<br />

18 CONDINO<br />

19 CONDINO<br />

20 CONDINO<br />

21 CONDINO<br />

22 CONDINO<br />

23 CONDINO<br />

CONDINO<br />

24 CONDINO<br />

25 CONDINO<br />

26 CONDINO<br />

27 CONDINO<br />

28 CONDINO<br />

29 CESENA<br />

30 30 CESENA<br />

CESENA<br />

OTTOBRE‘12<br />

OTTOBRE‘12<br />

1 CESENA<br />

2 CESENA<br />

3 CESENA<br />

4 CESENA<br />

5 CESENA<br />

6 BOLOGNA<br />

7 BOLOGNA BOLOGNA<br />

BOLOGNA<br />

8 CONDINO<br />

9 CONDINO<br />

10 CONDINO<br />

11 CONDINO<br />

12 CONDINO<br />

13 BIGORIO<br />

14 BIGORIO<br />

BIGORIO<br />

15 CONDINO<br />

16 CONDINO<br />

17 CONDINO<br />

18 CONDINO<br />

19 CONDINO<br />

20 CONDINO<br />

21 CONDINO<br />

CONDINO<br />

22 CONDINO<br />

23 CONDINO<br />

24 CONDINO<br />

25 CONDINO<br />

26 CONDINO<br />

27 BRESCIA<br />

28 BRESCIA<br />

BRESCIA<br />

MS MS MS Sede: Santuario ROMA ROMA ROMA 3 3 info: AMECO STINCHE STINCHE Sede e info: TRENTO TRENTO Sede e Info:<br />

della Madonna del Sasso Vicolo dell’Orfeo 1 Eremo S. Pietro alle Stinche Villa Sant’Ignazio<br />

CH-6644 Orselina I-00141 Roma<br />

I-50020 Panzano in Chianti <strong>via</strong> alle Laste 22<br />

Info: Carla cheda<br />

Tel. 06/ 3340582 e-<strong>mail</strong>: Tel. 055/852066<br />

I-38100 Trento<br />

Tel. 091/ 751 58 19 ameco.iniziative@libero.it Fax 055/852086<br />

Tel. 0461/ 23 87 20.<br />

e-<strong>mail</strong>:<br />

ROMA ROMA 1 1 Info:<br />

SEZANO SEZANO Sede e info: TORINO TORINO Info:<br />

gbazzoli@libero.it<br />

Ducci Nazzarena<br />

Monastero del Bene Galetto Paola,<br />

<strong>via</strong> dell’Elettronica 16 Comune c/o Comunità Corso San Maurizio 19 bis. UDINE UDINE 1 1 Info:<br />

I - 00144 Roma<br />

Stimattini di Sezano I-10124 Torino<br />

Gabriella Benedetti<br />

Tel. 06/5923398 e-<strong>mail</strong>: Via Mezzomonte 28, Tel. 011/2481782<br />

<strong>via</strong> Quarto 11<br />

nazarena.ducci@libero.it I-37142 Verona<br />

Cell. 338/7596571 Sede: I-33100 Udine<br />

Tel. 347/2256997 e-mai: Madonna del Cenacolo Tel. 0432/234030.<br />

ROMA ROMA 2 2 Info: Red monasterodelbenecomu- pza G. Gozzano 4<br />

« Appunti di Viaggio » ne@g<strong>mail</strong>.com<br />

Tel. 011/8195905.<br />

C. Guidi 20, I-00149 Roma<br />

Tel. 06/47825030 e-<strong>mail</strong><br />

appunti@appuntidi<strong>via</strong>ggio.it<br />

29<br />

30<br />

31<br />

NOVEMBRE‘12<br />

NOVEMBRE‘12<br />

NOVEMBRE‘12<br />

1 santi<br />

2<br />

3 ERBA<br />

4 ERBA<br />

ERBA<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10 SEZANO<br />

11 TRENTO<br />

TRENTO<br />

12 MS<br />

13 MS<br />

14 MENDRISIO<br />

15 MILANO<br />

16<br />

17 BRESCIA<br />

18 BRESCIA<br />

BRESCIA<br />

19 MS<br />

20 MS<br />

21 ARBEDO<br />

22<br />

23<br />

24 URBINO<br />

25 URBINO<br />

URBINO<br />

26 MS<br />

27 MS<br />

28 MILANO<br />

29<br />

30<br />

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