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Giovanni Tarello: un - Consiglio Regionale della Campania

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<strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>:<br />

<strong>un</strong> “avvocato genovese”<br />

sopra <strong>un</strong> cavallo da battaglia,<br />

impetuoso e fiero<br />

di Pierluigi Chiassoni*<br />

“Non mi è possibile ripercorrere la storia <strong>della</strong> filosofia<br />

del diritto di questi ultimi trent’anni senza ritrovarmi<br />

continuamente, nei momenti decisivi di questa storia,<br />

a tu per tu con <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>”.<br />

I<br />

l discorso commemorativo pron<strong>un</strong>ziato da Norberto Bobbio nell’aula magna dell’Ateneo<br />

genovese il 3 giugno del 1987, a poco più di <strong>un</strong> mese dalla scomparsa<br />

di <strong>Tarello</strong>, si apre con queste parole1 .<br />

Pur scontate da iperbole, in virtù <strong>della</strong> risaputa schiettezza del loro autore, esse potrebbero<br />

apparire come suggerite dalla circostanza. Paradossalmente, però, alla luce dei diversificati<br />

interessi investigativi di <strong>Tarello</strong>, e dei suoi numerosi e innovativi lavori, pubblicati<br />

a partire dal 1957, le parole di Bobbio si rivelano riduttive2 .<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>, infatti, non fu presente soltanto nei “momenti decisivi” <strong>della</strong> storia <strong>della</strong><br />

filosofia del diritto, ma anche in momenti decisivi nell’evoluzione di altri settori <strong>della</strong><br />

cultura giuridica italiana ed europea, al p<strong>un</strong>to da rappresentare, nell’ideale galleria<br />

dei preclari giureconsulti ligustici, la figura di maggior spicco del secondo Novecento.<br />

Un primo aspetto <strong>della</strong> personalità di <strong>Tarello</strong> che ha richiamato l’attenzione di amici<br />

(ed avversari) è stato il suo peculiare “stile”. Bobbio, nell’accennare alla prima opera <strong>della</strong><br />

bibliografia tarelliana – <strong>un</strong> libretto dedicato alla “crisi del diritto”, tema in voga nell’Italia<br />

giuridica <strong>della</strong> seconda metà degli anni Cinquanta3 – osserva che essa, sebbene mancasse<br />

“ancora di quel mordente, letteralmente di quel gusto di mordere, che sarà <strong>un</strong>a caratteristica<br />

del suo stile, parlato e scritto”, conteneva però, qua e là, “qualche scatto polemico<br />

che faceva intravvedere lo scrittore dai dardi acuminati, e talora anche avvelenati,<br />

che sarebbe diventato” 4 . Un’altra descrizione dello stile di <strong>Tarello</strong>, forse la più immaginifica,<br />

si deve però a Uberto Scarpelli – fondatore, con Bobbio, <strong>della</strong> filosofia analitica<br />

del diritto italiana, ed annoverato da <strong>Tarello</strong> tra i suoi maestri. Paragonando il proprio<br />

stile, e il proprio percorso intellettuale, a quelli del più giovane collega, Scarpelli scrive:<br />

“Qualche volta, ripensando ai nostri destini, al tipo di lavoro che abbiamo coltivato, mi<br />

sono sentito come <strong>un</strong>o che abbia percorso a piedi, lentamente, prudentemente, <strong>un</strong> tratto<br />

abbastanza breve di <strong>un</strong>a strada. A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, ho visto passare, assai più veloce,<br />

con la capacità di andare lontano, <strong>un</strong> collega montato sopra <strong>un</strong> cavallo da battaglia, <strong>un</strong><br />

cavallo impetuoso, fiero e qualche volta anche bizzarro” 5 .<br />

Un secondo aspetto notevole <strong>della</strong> personalità di <strong>Tarello</strong> è stata la sua versatilità – e d’altronde,<br />

come lui stesso dichiarò per terzi, “<strong>un</strong> grande accademico (…) per essere gran-<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>.<br />

PERSONAGGIO<br />

21


PERSONAGGIO<br />

22<br />

de deve essere elastico, mutevole, capace di molti mestieri<br />

e versipelle” 6 .<br />

Si è insistito molto, a tale riguardo, nell’identificare i molteplici<br />

ruoli che <strong>Tarello</strong> ha saputo interpretare con valentìa<br />

sulla scena giuridica: sul suo essere stato – oltreché “filosofo<br />

del diritto”,“teorico del diritto”,“fine” e “avveduto”<br />

“metodologo”, “sociologo del diritto”, e “storico <strong>della</strong> cultura<br />

giuridica” – anche “giurista”: intendendo con ciò <strong>un</strong>o<br />

studioso del diritto a tutto tondo, che non si arrestava dinanzi<br />

ad alc<strong>un</strong> confine disciplinare, o barriera accademica,<br />

nel portare avanti le sue spregiudicate investigazioni<br />

su esperienze giuridiche del passato o contemporanee, e<br />

anzi tendeva a dissolvere quei confini, e ad abbattere quelle<br />

barriere, mettendone a nudo l’artificiosità e il loro essere,<br />

sovente, di ostacolo a <strong>un</strong>a proficua cooperazione<br />

scientifica tra sinceri, e severi, cultori del giure 7 .<br />

Due ruoli ulteriori meritano però d’essere qui richiamati,<br />

accanto ai precedenti, per rendere meno incompleto<br />

il profilo di <strong>un</strong>a personalità di studioso al di là del convenzionale,<br />

quale fu <strong>Tarello</strong>. Alludo al ruolo dell’avvocato<br />

genovese e al ruolo del servitore <strong>della</strong> cosa pubblica.<br />

Uno dei ruoli che <strong>Tarello</strong> amava talvolta assumere, soprattutto<br />

se presenziava a convegni di filosofi professionali<br />

(“puri”, “del diritto”, “<strong>della</strong> politica”, o “<strong>della</strong> morale”),<br />

era quello del (“modesto”) “avvocato genovese”: dello scettico,<br />

schietto, e perciò import<strong>un</strong>o, causidico che si chiedeva<br />

– e chiedeva agli illustri relatori, “col volto impassibile<br />

e senza lasciar trapelare minimamente l’intenzione ironica”<br />

–, a “che cosa gli servissero” i discorsi ascoltati 8 .Quella<br />

dell’avvocato genovese – scettico, schietto e import<strong>un</strong>o<br />

– non era però <strong>un</strong>a maschera indossata per civetteria intellettuale.<br />

Al contrario, essa era la forma esteriore dell’abito<br />

mentale radicalmente pragmatistico, che informa l’intera<br />

opera tarelliana e costituisce <strong>un</strong>o dei p<strong>un</strong>ti salienti <strong>della</strong><br />

sua metodologia investigativa. <strong>Tarello</strong> riteneva, in particolare,<br />

che la filosofia – giammai “pura”, ma sempre del<br />

diritto, <strong>della</strong> politica, <strong>della</strong> morale, <strong>della</strong> matematica, ecc.<br />

– fosse cosa socialmente utilissima, se condotta secondo i<br />

“suoi” canoni – che erano poi i canoni dell’empirismo, del<br />

neopositivismo logico, e <strong>della</strong> filosofia analitica del linguaggio.<br />

E diffidava in via pres<strong>un</strong>tiva delle costruzioni intellettuali<br />

dei “filosofi” di professione, per il rischio, a suo<br />

modo di vedere sempre in agguato, di <strong>un</strong> loro risolversi in<br />

oziose “metafisicherie”, opera di “pretenziosi superficiali”<br />

e di “sospirose anime belle”.<br />

In <strong>un</strong>’intervista rilasciata a Mario Bessone nel 1979, <strong>Tarello</strong><br />

confessa la propria giovanile aspirazione a divenire <strong>un</strong><br />

Grand Commis dello Stato 9 . Scrive <strong>Tarello</strong>: “ero <strong>un</strong>o studente<br />

di giurisprudenza, e stavo maturando <strong>un</strong>a solida vocazione<br />

burocratica. Avevo deciso (…) di mettere le competenze<br />

giuridiche che andavo acquisendo con sgobbonesca<br />

letizia al servizio <strong>della</strong> P.A.: sognavo pompose carriere


di solerte f<strong>un</strong>zionario, sotto il segno di <strong>un</strong>o dei dicasteri<br />

più tradizionali, come quello dell’Interno o <strong>della</strong> Giustizia;<br />

mi vedevo consigliere di prefettura, e poi viceprefetto,<br />

e poi prefetto, o, talvolta, sognando, china la testa sui libri,<br />

in magnifiche e dispotiche posizioni quali l’Ispettore<br />

generale degli istituti di pena, o il Capo <strong>della</strong> polizia (…)<br />

mi spiaceva <strong>un</strong> po’ che i tempi e i luoghi mi precludessero<br />

posizioni ancor più graziose, come quella di Governatore<br />

dell’Erzegovina, ma confidavo che nulla mi avrebbe precluso<br />

l’entrata, per concorso, nei quadri di <strong>un</strong> orgoglioso<br />

dicastero e, successivamente, <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga carriera di concorsi<br />

interni per meriti distinti e, da vecchio, l’ass<strong>un</strong>zione nell’empireo<br />

del <strong>Consiglio</strong> di Stato per concludere – Grand’ufficiale<br />

– <strong>un</strong>a onorata vita di burocratico servizio” 10 .Tali<br />

sogni, però, non poterono avverarsi. Il Ministro dell’Interno<br />

del tempo, l’on. Mario Scelba, aveva emanato “circolari<br />

rigidissime”: <strong>Tarello</strong> non poté accedere né ai corsi<br />

per allievi ufficiali, né ai pubblici concorsi. Così prosegue<br />

il racconto di <strong>Tarello</strong>: “non sei Uomo d’Ordine; la tua condotta<br />

politica non è ineccepibile; le informazioni date dal<br />

portiere alla polizia sono pessime; hai partecipato alla fondazione<br />

del Circolo Gobetti e <strong>della</strong> Società di Cultura;<br />

tuo nonno era com<strong>un</strong>ista, tanto è vero che i tedeschi l’avevano<br />

preso e che, liberato, è stato fatto alle elezioni democratiche<br />

Sindaco com<strong>un</strong>ista di Genova; tuo padre è com<strong>un</strong>ista;<br />

tua madre è <strong>un</strong>a pericolosa calvinista svizzera e<br />

questo annulla il vantaggio <strong>della</strong> prozia Badessa (…) non<br />

hai inclinazione a votare per i partiti dell’ordine; vuoi diventare<br />

f<strong>un</strong>zionario dello Stato per minarlo dall’interno” 11 .<br />

E pertanto – conclude <strong>Tarello</strong> – l’<strong>un</strong>ica carriera nella P.A. che gli rimanesse aperta era quella<br />

<strong>un</strong>iversitaria: <strong>un</strong>a carriera cui si dedicò prontamente e che percorse, come sappiamo<br />

da Scarpelli, con la velocità e la potenza di <strong>un</strong> cavallo da battaglia.<br />

Possiamo non credere a questa pretesa confessione di <strong>Tarello</strong>. Svariati indizi lessicali<br />

(“sgobbonesca letizia”, “Governatore dell’Erzegovina”, “onorata vita di burocratico servizio”)<br />

inducono a sospettare che <strong>Tarello</strong> intendesse, forse, prendersi gioco del suo compassato<br />

intervistatore, e di noi lettori con lui.<br />

Un altro documento, in origine non destinato a divenire di pubblico dominio, e d<strong>un</strong>que<br />

più credibile, sembra però accreditare la confessata “vocazione” di <strong>Tarello</strong> a divenire <strong>un</strong> solerte<br />

servitore <strong>della</strong> cosa pubblica, sia pure in <strong>un</strong> ruolo assai lontano da quello di Viceré<br />

delle Indie, o simili. Racconta Bobbio, che nell’ottobre del 1979 <strong>Tarello</strong> lo aveva invitato a<br />

tenere <strong>un</strong>a lezione all’<strong>un</strong>iversità di Genova; che egli aveva declinato l’invito di <strong>Tarello</strong>, con<br />

l’argomento, “<strong>un</strong> po’ specioso”, di essere oramai quasi “fuori ruolo” e di non parergli il caso<br />

“di continuare a fare lezioni, sia pure straordinarie, all’<strong>un</strong>iversità”; che <strong>Tarello</strong> gli rispose<br />

con <strong>un</strong>a lettera, datata 23 ottobre, nella quale – dopo avere osservato che Bobbio correva<br />

da <strong>un</strong>a parte all’altra dell’Italia a fare discorsi “ora all’udienza <strong>della</strong> Società degli Aletofili<br />

sardi e <strong>della</strong> Dialogante canavese, ora all’Associazione nazionale estimatori di Menghistu”<br />

ecc. – concludeva così:“Apprezzo tutte queste associazioni. Sono lodevoli. I loro membri<br />

sono, tutti, gente per bene. Niente da dire. Ma l’Università statale viene prima” 12 .<br />

Al di là del rifiuto opposto a <strong>Tarello</strong>, la dedizione di Bobbio al progresso morale e civile<br />

del Paese, contro ogni forma di pensiero tendenzioso e di oscurantismo è cosa nota;<br />

ed è noto che <strong>un</strong>a tale dedizione si è manifestata, anzitutto, nei corsi impartiti per quarant’anni<br />

nelle aule di Università statali.<br />

PERSONAGGIO<br />

23


PERSONAGGIO<br />

24<br />

Il palazzo, sede<br />

dell’attuale Università,<br />

in Strada Balbi.<br />

Acquaforte del 1769.<br />

Un’analoga dedizione traspare dai lavori di <strong>Tarello</strong>. Anche <strong>Tarello</strong> ritiene che il “luogo”<br />

di essa debba essere, anzitutto, l’Università statale: la quale, come ricorda a Bobbio con<br />

fugace app<strong>un</strong>to, “viene prima”.<br />

Il servizio alla cosa pubblica, in <strong>Tarello</strong>, governatore mancato di <strong>un</strong> impossibile oltremare,<br />

diviene servizio scientifico e didattico, a beneficio <strong>della</strong> formazione delle folte<br />

schiere di studenti delle facoltà di giurisprudenza statali riformate. Come non ricordare<br />

le sue lezioni per il corso di “Filosofia del diritto”? Erano lezioni dalla forte carica evocativa,<br />

durante le quali viaggiavamo con Pufendorf per il contado di Erfurt; assistevamo<br />

sbigottiti agli atti dell’affaire Calas; vedevamo passare, per le strade polverose <strong>della</strong><br />

Pomerania, la carrozza con le insegne di Federico II, sulla quale Samuel Cocceio meditava<br />

ardite riforme processuali; parteggiavamo per Bernardo Tanucci contro i parrucconi<br />

incipriati del Sacro Regio <strong>Consiglio</strong>, e, in <strong>un</strong>a parola, apprendevamo che cosa fosse<br />

il diritto nella prospettiva dei giuristi del passato, osservando la meccanica del loro<br />

operare, smontandone le “ideologie” pezzo a pezzo, e registrando le aspirazioni, le aspettative,<br />

e gli appetiti dei loro sovrani committenti.<br />

Occorre chiarire <strong>un</strong> ultimo p<strong>un</strong>to riguardo ai servigi che, secondo <strong>Tarello</strong>, <strong>un</strong> giurista<br />

– tarellianamente inteso: e d<strong>un</strong>que giurista positivo, storico, sociologo, e filosofo ad <strong>un</strong><br />

tempo – dovrebbe rendere alla cosa pubblica. Per <strong>Tarello</strong>, <strong>un</strong>a parte non secondaria dell’attività<br />

dei giuristi dovrebbe consistere nella demistificazione <strong>della</strong> cultura giuridica<br />

esistente (che nel suo caso era la cultura giuridica dei tardi anni Cinquanta): nel sottoporre<br />

a <strong>un</strong>a critica spassionata e radicale il complesso dei modi di pensare, di parlare,<br />

e di operare, sovente ereditati dalle epoche precedenti, che si perpetuano vuoi per acritica<br />

e inconsapevole adesione, vuoi per la loro f<strong>un</strong>zionalità a occultare interessi partigiani,<br />

o a favorire “doppie verità” percepite come “necessarie”.<br />

L’obiettivo – scientifico e di politica culturale, con immediate ricadute didattiche –<br />

<strong>della</strong> demistificazione <strong>della</strong> cultura giuridica costituisce la chiave che tiene assieme gli<br />

indirizzi di ricerca, apparentemente disparati, coltivati da <strong>Tarello</strong>: è l’idea, fondamentale<br />

e costante, che informa il suo operare nei diversi ruoli, cui ho accennato prima, del<br />

“filosofo del diritto”, del “teorico del diritto”, del “metodologo del diritto”, del “giurista<br />

positivo”, del “sociologo del diritto”, dello “storico <strong>della</strong> cultura giuridica”, dell’“avvocato<br />

genovese”, e del “servitore <strong>della</strong> cosa pubblica”.


La storiografia del diritto sembrava avere dimenticato, con l’eccezione di risalenti studi<br />

di Gioele Solari, i due secoli dell’età moderna nei quali ebbero origine buona parte delle<br />

istituzioni giuridiche nelle quali tuttora viviamo, e si dedicava non di rado a estenuate<br />

indagini documentali, non illuminate da “robusti” p<strong>un</strong>ti di vista ricostruttivi affinati<br />

alla luce <strong>della</strong> storia delle idee. In veste di “storico <strong>della</strong> cultura giuridica”, <strong>Tarello</strong> mise a<br />

p<strong>un</strong>to <strong>un</strong> modello di storiografia giuridica analitica, in cui la storia delle leggi e delle istituzioni<br />

deve procedere di pari passo con la storia delle idee, e delle ideologie, dei giuristi,<br />

che <strong>della</strong> prima costituiscono il motore intellettuale, accanto al braccio armato dei<br />

transe<strong>un</strong>ti detentori del potere politico 13 .<br />

La dottrina giuridica, con le consuete, poche eccezioni, si cullava nel mito <strong>della</strong> propria<br />

scientificità e tecnicità. Si riteneva che il compito <strong>della</strong> dogmatica fosse puramente concettuale:<br />

fornire ricostruzioni, rigorosamente adiafore, di “concetti” e di “istituti”, da cui<br />

ricavare, per via di pura logica, soluzioni giuridicamente corrette per qualsivoglia caso.<br />

Si riteneva inoltre che l’attività dei giudici fosse, parimenti, tecnica, logica, e adiafora. In<br />

veste di “metodologo del diritto” – e di attento osservatore, cronista, e “sociologo”, <strong>della</strong><br />

cultura giuridica del proprio tempo – <strong>Tarello</strong> esplorò la dottrina del diritto sindacale posteriore<br />

alla Costituzione, al fine di esibire ai colleghi giuristi, con l’ausilio di <strong>un</strong> esempio<br />

paradigmatico, <strong>un</strong>a prova inconfutabile del carattere necessariamente impegnato, e<br />

in molti casi altamente creativo, delle loro costruzioni dottrinali, e insistette sull’ass<strong>un</strong>zione<br />

di responsabilità morale e politica che, nel bene e nel male, il mestiere del giurista<br />

fatalmente comporta 14 . A tale esplorazione settoriale <strong>un</strong>ì ricerche sui caratteri del discorso<br />

dei giuristi in generale 15 ; ricerche sugli “orientamenti” e sugli “atteggiamenti” <strong>della</strong><br />

dottrina e <strong>della</strong> magistratura – orientamenti e atteggiamenti destinati a ripercuotersi<br />

fatalmente sul loro operare quali agenti, mediati e immediati, di mutamento del diritto<br />

positivo 16 ; nonché ricerche, infine, sulle ripercussioni, per il mestiere di giurista e di giudice,<br />

di quel rilevante mutamento strutturale rappresentato dall’introduzione, al vertice<br />

del sistema delle fonti del diritto italiano, di <strong>un</strong>a Costituzione rigida e sovrana (la Costituzione<br />

repubblicana), destinata a infondere di sé l’intero ordinamento, con l’inevitabile<br />

intermediazione attiva delle su menzionate categorie di operatori giuridici 17 . Un aspetto,<br />

quest’ultimo, che diverrà <strong>un</strong>o dei temi centrali delle più recenti teorie del diritto “neocostituzionalistiche”<br />

e “garantistiche”.<br />

La volta dell’Aula<br />

Magna dell’Università<br />

di Genova con l’affresco<br />

moderno di Francesco<br />

Menzio.<br />

PERSONAGGIO<br />

25


26<br />

L’atrio e il cortile<br />

dell’Università.<br />

La dottrina giuridica si esauriva tipicamente in velate proposte de iure condito e de iure<br />

condendo, accompagnate spesso da motivazioni scarse, o fondate su costruzioni concettuali<br />

astruse e incomprensibili. In veste di “giurista positivo”, <strong>Tarello</strong> indicò alla dottrina<br />

civilistica <strong>un</strong> modello “realistico” di dogmatica giuridica, esemplificato dal corso<br />

di diritto civile, da lui tenuto nell’anno accademico 1972-1973, e dedicato alla “Disciplina<br />

costituzionale <strong>della</strong> proprietà” 18 .<br />

La “filosofia del diritto” si risolveva in molti casi nelle astruse “metafisicherie” di sospirose<br />

anime belle, ed era com<strong>un</strong>que distante, troppo distante, dalla realtà del diritto. Qui <strong>Tarello</strong>,<br />

come ricorda Bobbio, fu <strong>un</strong>a presenza significativa nei “momenti decisivi” <strong>della</strong> storia <strong>della</strong><br />

disciplina, nel trentennio tra il 1957 e il 1987, sviluppando indagini in tre diverse direzioni.<br />

In primo luogo, <strong>Tarello</strong> svolse ricerche di teoria del linguaggio normativo, volte a forgiare<br />

l’apparato concettuale necessario ad analizzare i discorsi dei giuristi e degli altri<br />

operatori del diritto, distinguendo con cura gli en<strong>un</strong>ciati in f<strong>un</strong>zione precettiva da quelli<br />

in f<strong>un</strong>zione assertiva 19 .<br />

In secondo luogo, <strong>Tarello</strong> condusse ricerche per <strong>un</strong> lessico “decostruttivo” di teoria del<br />

diritto, in esito alle quali termini come “diritto”, “diritto positivo”, “obbligo giuridico”,<br />

“sistema giuridico”, “ordinamento giuridico”, e “positivismo giuridico” sono “definiti”,<br />

sulla base di attente rilevazioni lessicali e acute congetture sui contesti e sulle ideologie<br />

retrostanti, in modo da fornire al fruitore, non già <strong>un</strong> qualche concetto opaco, da utilizzare<br />

in modo servile, ma strutture concettuali aeree e articolate, delle quali fare <strong>un</strong><br />

uso consapevole e controllato 20 .<br />

In terzo luogo, last but not least, <strong>Tarello</strong> coltivò ricerche in tema d’interpretazione dei<br />

documenti normativi. Si riteneva fosse compito dei filosofi del diritto occuparsi “del<br />

problema” dell’interpretazione; si riteneva, inoltre, che l’interpretazione fosse attività<br />

conoscitiva la quale, magicamente, partiva da “norme” e perveniva a “norme”. Questi<br />

miti furono attaccati e dissolti da <strong>Tarello</strong> in <strong>un</strong>a serie di lavori, a partire dal 1966, che<br />

culmina con <strong>un</strong>o degli scritti più importanti nella cultura giuridica italiana del secondo<br />

Novecento. Alludo al volume, ben noto agli studenti <strong>della</strong> Facoltà giuridica genovese,<br />

su L’interpretazione <strong>della</strong> legge, scritto da <strong>Tarello</strong> per il “Trattato di diritto civile e<br />

commerciale” già diretto da Antonio Cicu e Francesco Messineo 21 .<br />

<strong>Tarello</strong> partecipò attivamente al rinnovamento <strong>della</strong> cultura giuridica italiana anche attraverso<br />

<strong>un</strong>a “politica delle riviste”: con l’assidua collaborazione alla rivista “Politica del diritto”,<br />

fondata nel 1971; con la fondazione, sempre nel 1971, di <strong>un</strong>a sua propria rivista, a<br />

vocazione interdisciplinare: i “Materiali per <strong>un</strong>a storia <strong>della</strong> cultura giuridica”, tuttora editi;<br />

partecipando infine alla nascita <strong>della</strong> “sociologia giuridica” in Italia – propugnata da Renato<br />

Treves e suggellata dalla pubblicazione, a partire dal 1974, <strong>della</strong> rivista “Sociologia<br />

del diritto” – nel consueto ruolo di convitato mastinesco e import<strong>un</strong>o.


Note<br />

* Professore straordinario di Teoria generale del Diritto, Università di Genova.<br />

1 N. BOBBIO, Ricordo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>, in “Materiali per <strong>un</strong>a storia <strong>della</strong> cultura giuridica”, 17,<br />

1987, p. 303. Nato a Genova il 4 ottobre 1934, <strong>Tarello</strong> morì il 20 aprile 1987.<br />

2 La più completa bibliografia degli scritti di <strong>Tarello</strong>, che include 192 lavori, può leggersi in Studi<br />

in memoria di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>. Volume I. Saggi storici, Milano, Giuffrè, 1990, pp. ix-xxi.<br />

3 G. TARELLO, Sul problema <strong>della</strong> crisi del diritto, Torino, Giappichelli, 1957.<br />

4 N. BOBBIO, Ricordo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>, cit., p. 304.<br />

5 U. SCARPELLI, Apertura, in L’opera di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong> nella cultura giuridica contemporanea, cit.,<br />

p. 13. Il passo prosegue così: “Interessi largamente com<strong>un</strong>i. Temperamenti diversi, che non ci impedivano<br />

tuttavia di avere incontri e scontri assai stimolanti. Benché (almeno per me) non di<br />

rado inquietanti”.<br />

6 G. TARELLO, Politiche del diritto e strategie dei giuristi. In margine alle considerazioni di Rodotà,<br />

in “Politica del diritto”, 17, 1986, p. 252.<br />

7 Fondamentali, sul p<strong>un</strong>to, due contributi di R. GUASTINI: Questione di stile, in “Materiali per <strong>un</strong>a<br />

storia <strong>della</strong> cultura giuridica”, 17, 1987, pp. 479-528, nonché la Introduzione alla seconda parte del<br />

volume L’opera di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong> nella cultura giuridica contemporanea, a cura di S. Castignone,<br />

Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 117-131. Si veda inoltre M. BARBERIS, <strong>Tarello</strong>, l’ideologia e lo spazio<br />

<strong>della</strong> teoria, in “Materiali per <strong>un</strong>a storia <strong>della</strong> cultura giuridica”, 17, 1987, pp. 317-355.<br />

8 N. BOBBIO, Ricordo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>, cit., p. 303.<br />

9 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>,<br />

Bologna, Zanichelli, 1979.<br />

10 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>,<br />

cit., p. 73.<br />

11 M. BESSONE (a cura di), Sullo stato dell’organizzazione giuridica. Intervista a <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>,<br />

cit., p. 74.<br />

12 N. BOBBIO, Ricordo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Tarello</strong>, cit., p. 311.<br />

13 In questo àmbito, l’opera fondamentale è G. TARELLO, Storia <strong>della</strong> cultura giuridica moderna.<br />

I. Assolutismo e codificazione del diritto, Bologna, Il Mulino, 1976; altri lavori storiografici concernono<br />

la cultura giuridica medioevale – si veda, p.e., Profili giuridici <strong>della</strong> questione <strong>della</strong> povertà<br />

nel francescanesimo prima di Ockam, Milano, Giuffrè, 1964 ; la cultura giuridica ottocentesca<br />

– si veda, p.e., la voce Scuola dell’Esegesi, in Novissimo Digesto Italiano, 1969, pp. 3-16 (estratto);<br />

la cultura giuridica contemporanea – si veda, p.e., Il realismo giuridico americano, Milano,<br />

Giuffrè, 1962; Dottrine del processo civile. Studi storici sulla formazione del diritto processuale civile,<br />

a cura di R. Guastini e G. Rebuffa, Bologna, Il Mulino, 1989.<br />

14 Cfr.G.TARELLO, Teorie e ideologie nel diritto sindacale. L’esperienza italiana dopo la Costituzione,<br />

Milano, Com<strong>un</strong>ità, I ed. 1967, II ed., con <strong>un</strong>a nuova Appendice, 1972.<br />

15 Cfr. G. TARELLO, Discorso assertivo e discorso precettivo nel linguaggio dei giuristi, in “Rivista internazionale<br />

di filosofia del diritto”, 44, 1967, pp. 419-435; La semantica del neustico. Osservazioni<br />

sulla parte descrittiva degli en<strong>un</strong>ciati precettivi, in Scritti in memoria di W. Cesarini Sforza,<br />

Milano, Giuffrè, 1968, pp. 761-795.<br />

16 Cfr.G.TARELLO, Orientamenti <strong>della</strong> magistratura e <strong>della</strong> dottrina sulla f<strong>un</strong>zione politica del giurista-interprete,<br />

in P. Barcellona (a cura di), L’uso alternativo del diritto, I. Scienza giuridica e<br />

analisi marxista, Bari, Laterza, 1973; Atteggiamenti dottrinali e mutamenti strutturali dell’organizzazione<br />

giuridica, in “Materiali per <strong>un</strong>a storia <strong>della</strong> cultura<br />

giuridica”, 11, 1981, pp. 157-166.<br />

17 Cfr.G.TARELLO, Gerarchie normative e interpretazione dei documenti<br />

normativi, in “Politica del diritto”, 5, 1977, pp. 499-526.<br />

18 Cfr.G.TARELLO, La disciplina costituzionale <strong>della</strong> proprietà. Lezioni<br />

introduttive, Corso di diritto civile 1972-73, Genova, Ecig,<br />

1973.<br />

19 Cfr.G.TARELLO, Studi sulla teoria generale dei precetti. I. Introduzione<br />

al linguaggio precettivo, in “Annali <strong>della</strong> Facoltà di<br />

Giurisprudenza”, Università di Genova, 7, 1968, pp. 1-113.<br />

20 Cfr., p.e., G. TARELLO, Diritto, en<strong>un</strong>ciati, usi. Studi di teoria e<br />

metateoria del diritto, Bologna, Il Mulino, 1974, parte I; Progetto<br />

per la voce “diritto” di <strong>un</strong>a enciclopedia, in “Politica del diritto”,<br />

2, 1971, pp. 741-747; Prospetto per la voce “ordinamento<br />

giuridico” di <strong>un</strong>a enciclopedia, in “Politica del diritto”, 5, 1975,<br />

pp. 73-102; Positive Law. From the Viewpoint of Italian Legal<br />

Culture, in Associazione Italiana di Diritto Comparato, Italian<br />

National Reports to the Xth International Congress of Comparative<br />

Law, Budapest 1978, Milano, Giuffrè, 1978, pp. 95-107.<br />

21 Cfr.G.TARELLO, L’interpretazione <strong>della</strong> legge, Milano, Giuf-<br />

frè, 1980.<br />

Il cortile dell’Università.<br />

PERSONAGGIO<br />

27

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