FOGLIO - marzo 2013 - I Siciliani giovani
FOGLIO - marzo 2013 - I Siciliani giovani
FOGLIO - marzo 2013 - I Siciliani giovani
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“A che serve essere vivi,<br />
se non c’è<br />
il coraggio di lottare?”<br />
Giuseppe Fava<br />
prima vista, le cose<br />
che colpiscono so-<br />
no due: primo,<br />
un voto (o un<br />
non-voto)<br />
decisamen-<br />
te di svol<br />
ta; secon-<br />
do, in tutta la cam-<br />
pagna elettorale non s’è<br />
mai parlato nè d’operai nè d’im-<br />
migrati. Strano: il caso Fiat, con<br />
la totale ristrutturazione dell’as-<br />
setto industriale, è stato l’avve-<br />
nimento più importante (un vero<br />
e proprio golpe sociale) dell’an-<br />
no; e sulla paura degli immigrati<br />
hanno campato per anni tutti i<br />
peggiori politici, e anche qualcu-<br />
no dei migliori. Puff, spariti.<br />
Non s’è parlato di mafia, che<br />
pure è forse il massimo potere.<br />
Non s’è parlato di società civile,<br />
salvo che per un paio di giorni e<br />
alla buona. Non s’è parlato di<br />
Europa, salvo che per farne un<br />
babau in bene o in male.<br />
Con tutto ciò, il popolo ha parla-<br />
to con estrema chiarezza: cam-<br />
biare profondamente, senza<br />
mezze misure. Su questo si misu-<br />
ra la politica, non sulle mano-<br />
vrette e le ripicche. Ci vuole un<br />
governo popolare, e ci può esse-<br />
re, che prenda i provvedimenti<br />
più essenziali per salvarci tutti.<br />
Mafia e Fiat, assenti dai pro-<br />
grammi sia di Bersani che di<br />
Grillo, ci debbono entrare.<br />
Attenzione: dum Romae consuli-<br />
tur, il quarto partito si muove.<br />
L’attentato di Napoli ne è un<br />
segnale. La manifestazione con-<br />
tro i giudici del 23, nata “politi-<br />
ca” ma facilmente trasformabile<br />
in mobilitazione della malavita,<br />
potrebbe esserne un altro.<br />
La struttura di Berlusconi va<br />
spazzata via esemplarmente e<br />
per sempre,e ciò è possibile ora.<br />
Sarebbe irresponsabile usarla<br />
per “bilanciare” degli avversari<br />
politici, in<br />
qualunque<br />
modo.<br />
Cambiaredavvero<br />
1 euro<br />
In Sicilia siamo espertissimi<br />
di “rivoluzioni”<br />
con i baroni (magari<br />
liberali) alle spalle.<br />
Non per parlar male dei baroni:<br />
ma noi “viddani” stavolta<br />
vorremmo qualche garanzia.<br />
Tipo parlare tutti, decidere<br />
davvero insieme. E soprattutto<br />
andare sullo specifico: che fine<br />
fanno ora i licenziamenti nelle fabbriche?<br />
Il sindacato e i diritti, dobbiamo<br />
finire di abolirli o farli tornare<br />
legali? Perché attualmente in<br />
moltissimi posti sono vietati.<br />
Fascismo: a parte le belle parole,<br />
lo potemmo finalmente abolire?<br />
Per molti di noi il fascismo, con<br />
altri nomi, c’è ancora:<br />
ad Adro come a<br />
Scampia è in funzio-<br />
si può ne ogni giorno, e di<br />
posti così qui da noi<br />
ce ne sono tanti.<br />
Politici: fidarsi ciecamente di loro (vecchi e nuovi) o prendere<br />
quel poco subito che si può avere ma intanto organizzarsi dal<br />
basso, come società civile e movimenti, per ottenere anche ciò<br />
che i partiti (vecchi e nuovi) non ci daranno?<br />
Cacciare i piccoli ladri ma risparmiare i ladroni grossi<br />
= cambiare tutto per non cambiare niente.<br />
E ora<br />
facciamo<br />
gli italiani<br />
<strong>marzo</strong> <strong>2013</strong><br />
Il foglio de<br />
Mentre i capi litigano e si scambiano ripicche, il popolo guarda la sua grande occasione. C’è una maggioranza<br />
di sinistra in Italia, spartita fra “ragionevoli” e “matti”,<br />
ma che vuole sostanzialmente le stesse cose. Ce la facciamo per<br />
una volta a unirci, a cancellare definitivamente le idee di Berlusconi,<br />
a chiudere vent’anni di dominio assoluto dei peggiori<br />
“imprenditori” e a rimettere sulle sue gambe questo paese?<br />
Articolo 41. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può<br />
svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare<br />
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.<br />
La legge determina i programmi e i controlli opportuni<br />
perché l'attività economica pubblica e privata possa<br />
essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.<br />
Proviamo a prendere sul serio la Costituzione antifascista, ad applicarla letteralmente<br />
e senza guardare in faccia nessuno? E’ l’unica soluzione possibile. E ora, uniti, si può.<br />
Anti-<br />
La mafia nelle sue varie forme<br />
è il problema principale<br />
dell’economia italiana, quello<br />
che ci impoverisce di più. Non è<br />
maa<br />
una patologia criminale ma il<br />
principale potere economico<br />
del paese, che ormai<br />
fa da modello anche<br />
a molta economia legale.<br />
In questo quadro, quali<br />
so-<br />
sono gli obiettivi<br />
dell'antimafia sociale?<br />
● Abolire subito il segreto bancario e<br />
imporre alle banche la trasparenza;<br />
● Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto<br />
di malversazione, corruzione o grande<br />
ciale<br />
evasione fiscale;<br />
● Assegnarli a cooperative di<br />
<strong>giovani</strong> lavoratori e sostenerle<br />
adeguatamente;<br />
● Anagrafe dei beni confiscati;<br />
● Sgravi fiscali ai commercianti<br />
che acquistano dalle<br />
dalle coop <strong>giovani</strong>li;<br />
gli obiettivi ● Stroncare gli scambi<br />
mafia-politica (art. 416 ter).<br />
DA’ UNA MANO<br />
A RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI:<br />
IBAN Banca Etica<br />
IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />
(“Associazione Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani")<br />
oppure C/C 001008725614<br />
(Conto corrente postale “Assoc.Culturale<br />
I <strong>Siciliani</strong> Giovani, via Cordai 47, Catania”)<br />
www.<br />
ISICILIANI.IT<br />
ITALIA<br />
Senza papa,<br />
senza duce<br />
e senza re<br />
CULTURA<br />
Camilleri e<br />
la Primavera<br />
di Messina<br />
CATANIA<br />
Ciancio,<br />
corso Martiri,<br />
le scuole<br />
SICILIA<br />
Cartoline<br />
dal MUOS<br />
Liberi<br />
tutti<br />
Rete,<br />
ora<br />
La rete è una bellissima cosa, e<br />
finalmente s’è visto il potere che<br />
ha. Però, noi vogliamo una rete<br />
che sia veramente collettiva e di<br />
tutti, che non “appartenga” a<br />
nessuno; che non escluda i pove-<br />
ri, che magari il computer non ce<br />
l’hanno. Per questo il nostro<br />
modello, che va avanti ormai da<br />
molti anni, è diverso da quello<br />
degli industriali. Compresi gli<br />
industriali della rivolta...<br />
(a proposito...)<br />
Come fai a votare davvero<br />
alla pari se le tv e i giornali<br />
appartengono tutte a pochis-<br />
sime persone? La rete non può<br />
bastare per tutto. E il fatto di<br />
non poter dare preferenze?<br />
Questi due punti vanno risolti<br />
insieme e subito, prima di<br />
cominciare a parlare anche<br />
lontanamente di elezioni, o<br />
non sarebbero elezioni vere.<br />
rete!<br />
(In Svizzera hanno fatto un<br />
referendum per tagliare i me-<br />
gastipendi dei manager e non<br />
solo dei politici. E qui in Italia,<br />
ci sta pensando nessuno?)
2<br />
PERIFERIE<br />
Morte di una<br />
scuola di quartiere<br />
Fino a due anni fa, in via Case Sante,nel quartiere<br />
dei Cappucini, a Catania, vi era un edificio scolastico<br />
a metà, circondato da uno sterrato coperto di sterpaglie<br />
e invaso dalle zecche. Nella parte abbandonata sirifugiavano<br />
senzatetto ed emigranti abbandonati a se stessi.<br />
La scuola faceva parte dell'istituto comprensivo Andrea<br />
Doria. Poi ci furono le battaglie del comitato dei genitori,<br />
affiancato da una società civile che sposò la causa del<br />
diritto allo studio e la scuola fu completata, grazie a loro.<br />
Un anno fa, dopo due anni di recupero e restauro di quella parte di<br />
plesso scolastico, la scuola viene<br />
inaugurata in pompa magna.<br />
Assessori e sindaco tagliano il<br />
nastro: “Ora avete una scuola”.<br />
Intanto nel quartiere di San<br />
Cristoforo, in via Cordai, si<br />
preparava la chiusura definitiva<br />
del plesso centrale della Doria.<br />
Una chiusura causata da una<br />
cattiva amministrazione che non<br />
pagava le mensilità ai proprietari<br />
che dopo anni di morosità<br />
sfrattarono definitivamente quel<br />
presidio di legalità, di resistenza<br />
contro l'evasione scolastica,<br />
unico argine contro l'oppressione<br />
mafiosa.<br />
Via Cordai rimase orfana di quel<br />
pezzo di Stato e consegnata allo<br />
spaccio di droghe e al controllo<br />
mafioso. Adesso, ogni sera<br />
"prendono servizio" <strong>giovani</strong><br />
pusher che probabilmente sono<br />
andati poco a scuola e che con<br />
quegli sporchi guadagni credono<br />
di "campare" la famiglia.<br />
Gli alunni della Doria vennero<br />
sparpagliati in altri plessi. Disagi<br />
per le famiglie e gli insegnanti,<br />
che si ritrovarono classi<br />
numerosissime con conseguente<br />
caduta della qualità formativa.<br />
Il comune di Catania, adesso,<br />
vorrebbe trasferire tutto alla<br />
Dusmet di Librino e chiudere<br />
anche il plesso di via Case Sante.<br />
Per farne che? Uffici per<br />
l'amministrazione comunale.<br />
Strano: l'anno scorso il Comune<br />
aveva deciso, per "fare cassa", di<br />
vendere immobili di proprietà<br />
pubblica, cioè di tutti noi, a<br />
società private.<br />
Ma se vendiamo gli immobili<br />
pubblici, dove mettiamo i nostri<br />
uffici amministrativi? Semplice!<br />
Nel plesso di via Case Sante.<br />
"Ma a maggio si vota per la<br />
nuova giunta e il nuovo consiglio<br />
comunale". Poco importa, i<br />
ragazzini non votano e per i loro<br />
genitori basterà una sporta della<br />
spesa in cambio di voti.<br />
Si decide dall'alto, senza<br />
consultare nessuno, senza<br />
neanche un tentativo di democrazia.<br />
Con il silenzio complice<br />
dell'opposizione nel consiglio<br />
comunale. Resta, oltre la rabbia,<br />
la speranza che ognuno di noi e<br />
tutti e tutte insieme diventiamo<br />
Stato che decide il proprio<br />
destino,attraverso una cittadinanza<br />
attiva e consapevole, che<br />
prenda in mano una vera "polis".<br />
Giovanni Caruso,<br />
I Cordai<br />
CATANIA<br />
Il martirio<br />
di Corso Martiri<br />
Inizio dei lavori in Corso Martiri della Libertà: “La prima operazione -<br />
annuncia Stancaneli - sarà quella della delimitazione e recinzione delle<br />
aree che in un secondo tempo saranno il teatro del risanamento vero e<br />
proprio. Si procederà anche allo sbancamento con le ruspe”.<br />
“E la comunità bulgara che vive là dentro”?<br />
“Se ne sta occupando l’assessore ai Servizi Sociali Pennisi. Con un<br />
piano morbido”.<br />
Che cos’è un “piano morbido”?<br />
Andiamo a Corso Martiri, nelle<br />
“fosse” dove vivono decine di<br />
famiglie bulgare accampate là<br />
dentro. Mentre cerchiamo un<br />
varco per entrare in una delle<br />
fosse, una porticina si apre dalla<br />
CATANIA<br />
recinzione, esce una donna. Sa<br />
che domani inizieranno i lavori?<br />
“No, qui non è venuto nessuno”.<br />
“Ma proprio nessun incaricato<br />
del comune?”. “No, nessuno!<br />
L’abbiamo saputo da voi<br />
giornalisti”. “Ma quanti siete?”<br />
La donna risponde, in stentato<br />
italiano: “Siamo in tanti”.<br />
Trovato il varco scendiamo giù<br />
nella fossa, e subito notiamo che<br />
i rifiuti di ogni tipo sono<br />
aumentati. Incontriamo Bobo, un<br />
bulgaro che vive da otto anni a<br />
Catania e che ha sempre fatto da<br />
portavoce per questa comunità,<br />
chiediamo se gli hanno comunicato<br />
lo sgombero. Non lo sa.<br />
Bobo è rassegnato e scoraggiato:<br />
nè lui nè gli altri sanno cosa li<br />
aspetta. “Cosa fareste voi al<br />
nostro posto?” chiede.<br />
Rispondiamo che la cosa più<br />
giusta, secondo noi, è chiedere<br />
all’assessore Pennisi di condividere<br />
con loro le decisioni, ma<br />
soprattutto chiedere prima dello<br />
sgombero dove andranno. Bobo<br />
è ancor più perplesso.<br />
“Siamo nelle mani di Dio - fa -<br />
ma anche degli uomini che<br />
stanno decidendo la nostra vita”.<br />
Le organizzazioni del terzo<br />
settore come Manitese,<br />
Penelope, Jesus Generation ed<br />
altre fanno parte del “presidio<br />
leggero”, un tavolo di lavoro<br />
voluto dall’assessore.<br />
Il Piano che completerà il<br />
“risanamento” del San Berillo<br />
ha un costo stimato di 200<br />
milioni di euro, tutti da finanziatori<br />
privati. Questi, per tranquilizzarsi<br />
la coscienza, donerebbero<br />
20mila euro per<br />
l’accompagnamento fuori dalle<br />
“fosse”. L’importante è che<br />
vadano via, l’interesse vero è la<br />
speculazione edilizia.<br />
La “fossa”.<br />
Ma perché non ospitare questa<br />
gente nelle case confiscate alla<br />
mafia e assegnate al Comune?<br />
Perchè non utilizzarle? Perchè<br />
gonfiare invece i portafogli dei<br />
privati?<br />
Da qualche giorno attorno alle<br />
fosse si sono alzati nuovi muri<br />
che chiuderanno le aree<br />
lasciando solo dei varchi.<br />
E quando si alzano i muri non si<br />
sa mai quando verranno buttati<br />
giù, anche se prima o poi al<br />
posto di quei muri arriverà il<br />
cemento che distrugge.<br />
l’importante è che la città non<br />
veda e non sappia.<br />
G.C.<br />
CITTADINANZA<br />
Un “laboratorio politico”<br />
ma nel quartiere<br />
Il Gapa organizza a San Cristoforo un laboratorio politico. Volontari e<br />
cittadini si incontrano per discutere dei problemi del quartiere. Con la<br />
volontà di mettere nero su bianco i pensieri, le esigenze e le speranze<br />
di chi vive, quotidianamente, questa realtà.<br />
Per acquisirne consapevolezza e<br />
portarle a conoscenza dell’altra<br />
parte della città, quella indifferente<br />
verso i problemi dei<br />
quartieri, ma sempre pronta a<br />
recarvisi per comprarsi la droga.<br />
Parlare di politica, quindi, per<br />
parlare di se stessi. Per parlare<br />
del lavoro che non c’è, del<br />
lavoro in nero o sottopagato,<br />
delle ingiustizie ogni giorno<br />
subite.<br />
Per parlare dei diritti negati, per<br />
parlare della sicurezza del<br />
quartiere. Parliamo per non<br />
sentirci soli, parliamo per<br />
condividere paure, parliamo per<br />
farci forza.<br />
PADRONI DELLA CITTA’<br />
Le indagini<br />
su Mario Ciancio<br />
E’<br />
vicina<br />
la data<br />
dei 150<br />
giorni da<br />
novembre<br />
fissata<br />
dalla Procura per approfondire<br />
l’inchiesta a carico di Mario<br />
Ciancio Sanfilippo, editore del<br />
quoti diano La Sicilia, e di<br />
vari altri giornali, tv e radio in<br />
Sicilia e nel Sud.<br />
Ciancio possiede anche lo<br />
stabilimento in cui vengono<br />
stampati i quotidiani nazionali<br />
per tutta la Sicilia e l'agenzia<br />
di pubblicità Publikom-pass.<br />
E' uno dei massimi imprenditori<br />
edili siciliani.Dal <strong>marzo</strong><br />
2009 è indagato dalla Procura<br />
di Catania per concorso<br />
esterno in associazione<br />
mafiosa. Il suo nome emerge<br />
all'interno di un'inchiesta sulla<br />
realizzazione del centro<br />
commerciale La<br />
Rinascente-Auchan. Diversi<br />
gli elementi, reali e da<br />
accertare, al vaglio dei<br />
magistrati per ricostruire i<br />
presunti rapporti tra l'editore<br />
etneo ed esponenti criminali:<br />
Parliamo per avanzare<br />
proposte di cambiamento, che<br />
dal basso guardino al basso.<br />
Parliamo per pensare politiche<br />
che si rivolgano a quegli<br />
uomini e a quelle donne<br />
bisognosi della sicurezza<br />
economica che soltanto un<br />
lavoro onesto può dare,<br />
politiche che si occupino di<br />
quei bambini e di quelle<br />
bambine, capaci di guardare il<br />
mondo con estrema crudele<br />
oggettività, capaci, con poche<br />
parole, di spogliare la verità,<br />
capaci di ragionare da grandi,<br />
ma senza essere passati per<br />
l’adolescenza.<br />
Il laboratorio vuole porre le<br />
loro storie al centro del<br />
dibattito politico, per dire che<br />
noi ci siamo e rivendichiamo<br />
la nostra cittadinanza. Questo<br />
laboratorio è una scommessa<br />
che il quartiere lancia a se<br />
stesso; è un’occasione per<br />
difendere il proprio presente e<br />
sognare il proprio futuro.<br />
Domenico Pisciotta,<br />
I Cordai<br />
Giornali, tv,<br />
radio, centri<br />
commerciali.<br />
E tanti amici...<br />
● L'intercettazione, nel 2001,<br />
in cui un indagato per mafia<br />
spiega a un presunto rappresentante<br />
del gruppo La<br />
Rinascente di aver fatto un<br />
giro insieme a Ciancio per<br />
individuare i terreni dove<br />
costruire il nuovo centro<br />
commerciale. Ciancio avrebbe<br />
anche "garantito" per le<br />
autorizzazioni necessarie.<br />
Anni dopo, il terreno scelto<br />
diventa edificabile con una<br />
variante al piano regolatore<br />
generale.<br />
● La mancata pubblicazione -<br />
per «insindacabile decisione<br />
del direttore Mario Ciancio e<br />
del condirettore Corigliano» -<br />
su La Sicilia dei necrologi del<br />
giornalista Giuseppe Fava e<br />
del commisario di Polizia<br />
Beppe Montana, uccisi dalla<br />
mafia rispettivamente nel<br />
1984 e '85.<br />
● Gli articoli dal tono<br />
apertamente dubitativo<br />
pubblicati dal quotidiano<br />
catanese durante le indagini<br />
per il delitto Fava e riguardanti<br />
le dichiarazioni del<br />
collaboratore di giustizia<br />
Maurizio Avola, che si era<br />
autoaccusato dell'omicidio del<br />
giornalista. Scritti ritenuti un<br />
tentativo di depistare le<br />
indagini.<br />
● I presunti rapporti col boss<br />
Pippo Ercolano. Che, come<br />
racconta il collaboratore di<br />
giustizia Angelo Siino,<br />
sarebbe piombato un giorno<br />
nella redazione de La Sicilia<br />
per minacciare un cronista che<br />
lo aveva definito mafioso.<br />
● La pubblicazione su La<br />
Sicilia di un comunicato in cui<br />
si annunciava senza alcuna<br />
ricostruzione del personaggio<br />
la nomina di Angelo Ercolano,<br />
incensurato nipote del boss, a<br />
capo della Federazione<br />
autotrasportatori di Catania.<br />
● La lettera su La Sicilia di<br />
Vincenzo Santapaola, figlio<br />
del boss Nitto, detenuto al<br />
carcere duro e quindi<br />
impossibilitato a comunicare<br />
con l'esterno. La missiva,<br />
trapelò in circostanze mai<br />
chiarite nell'ottobre del 2008 e<br />
la Sicilia la pubblicò senza<br />
alcuna contestualizzazione.<br />
● Le dichiarazioni di Massimo<br />
Ciancimino, figlio dell'ex<br />
sindaco mafioso di Palermo,<br />
secondo cui l'acquisizione di<br />
una quota del pacchetto<br />
azionario del Giornale di<br />
Sicilia da parte dell'editore<br />
catanese avrebbe coinvolto<br />
anche suo padre don Vito<br />
Ciancimino, vicino al boss<br />
Bernardo Provenzano.<br />
italia:<br />
il modello<br />
catania<br />
Sotto indagine non solo la<br />
linea editoriale della testata e i<br />
presunti rapporti di Ciancio<br />
con i boss, ma anche i suoi<br />
affari da imprenditore, a volte<br />
in società con personaggi<br />
riconducibili a organizzazioni<br />
criminale etnea. Si indaga<br />
sulla costruzione di un centro<br />
commerciale «nei territori<br />
limitrofi la tangenziale di<br />
Catania, direzione Siracusa,<br />
nei pressi del distributore Ip».<br />
Nel 2005 fra gli imprenditori<br />
indagati c’è Antonello<br />
Giostra, di Scaletta Zanclea a<br />
suo tempo condannato per<br />
bancarotta fraudolenta per<br />
aver riciclato denaro proveniente<br />
da usura mafiosa e ora<br />
indagato con Ciancio per<br />
riciclaggio con l’aggravante di<br />
aver favorito l’associazione<br />
mafiosa,.<br />
Tra i progetti da realizzare<br />
insieme, un centro commerciale<br />
da costruire a Misterbianco,<br />
per il quale Ciancio<br />
compra terreni per milioni di<br />
euro in contrada Cardinale.<br />
Tutto sembra procedere, fino a<br />
quando a mettersi di mezzo<br />
non è la concorrenza: e cioè<br />
l’interesse di un’altra società e<br />
di Cosa nostra, secondo i<br />
magistrati della parallela<br />
indagine Iblis, a costruire un<br />
diverso centro commerciale<br />
nella contrada Cubba<br />
confinante. Quello che oggi è<br />
il Centro Sicilia. I due soggetti<br />
però mantengono rapporti<br />
cordiali: firmano un<br />
protocollo d’intesa e, si sente<br />
nelle intercettazioni di<br />
esponenti della criminalità<br />
organizzata, Cosa nostra si<br />
vede costretta a «rallentare» il<br />
proprio progetto per il<br />
contemporaneo interesse di<br />
Ciancio. Una strana<br />
disponibilità.<br />
Si indaga anche su altre<br />
attività imprenditoriali di<br />
Ciancio: l’Outlet Sicilia<br />
Fashion Village ad Agira,<br />
appaltato ad una serie di<br />
imprese in associazione<br />
temporanea, tra cui quelle di<br />
Mariano Incarbone e Sandro<br />
Monaco, entrambi imputati in<br />
Iblis per concorso in associazione<br />
mafiosa; il "villaggio<br />
degli americani", residence<br />
per militari Usa di Sigonella<br />
da realizzarsi a fine 2004<br />
presso Lentini, anche stavolta<br />
in concorrenza con un<br />
progetto simile che interessava,<br />
secondo i magistrati, il<br />
boss Vincenzo Aiello. Tutti<br />
casi che, secondo la magistratura,<br />
rendono «sempre<br />
inverosimile la casuale<br />
presenza, in occasione della<br />
realizzazione di grandi opere,<br />
accanto al Ciancio Sanfilippo<br />
di personaggi vicini a Cosa<br />
Nostra». Come nel caso del<br />
centro commerciale Porte di<br />
Catania, che per primo ha<br />
attirato l’attenzione dei<br />
magistrati.<br />
CtZen
ROMA<br />
Sono tornate<br />
le baracche<br />
Forse erano fratelli. Il più grande aveva al massimo dodici anni. Il più<br />
piccolo, non più di cinque. Vivevano in una roulotte in una striscia di<br />
terra che divide la via del Mare alla via Ostiense, zona sud di Roma.<br />
Poco più avanti si apre l’Eur, con i suoi palazzi, i suoi uffici e la sua<br />
ricchezza. Era da un po’ che li<br />
tenevo d’occhio. La sera,<br />
tornando a casa, li vedevo<br />
correre e giocare con tricicli<br />
sgangherati, mentre i loro<br />
genitori cercavano un po’ di<br />
calore in un focarello improvvisato,<br />
con un po’ di legna buttata<br />
in una lattina d’olio. Una di<br />
quelle da 5 litri, d’alluminio.<br />
Una sera mi sono avvicinato<br />
chiedendo se avevano bisogno di<br />
qualcosa. Guardandomi<br />
diffidenti mi hanno risposto: «Di<br />
tutto». Il giorno dopo sono<br />
andato da Decathlon e ho<br />
comprato vestiti pesanti e<br />
coperte. Non di più. Il mio<br />
giornale non mi pagava da dieci<br />
mesi. Non potevo fare di più.<br />
Quando sono tornato da loro, ho<br />
trovato un camion dei pompieri e<br />
dei volontari della Croce Rossa.<br />
La roulotte aveva preso fuoco. E<br />
loro erano lì. Seduti e impauriti<br />
per lo scampato pericolo. Ma<br />
senza più un posto dove dormire.<br />
A Roma sono tornate le<br />
baracche. E i bambini sono<br />
tornati a morire nel Tevere. Ma<br />
continuiamo a far finta di niente.<br />
Vincenzo Mulè<br />
PALERMO<br />
Tutto e il rovescio di tutto<br />
Una città “esagerata”<br />
Probabilmente, a poche città al mondo è capitato, come a<br />
Palermo, di essere modificata, violentata, sventrata, abbrutita nel<br />
corso della sua storia. Come a poche città è capitato, al pari di<br />
Palermo, di raggiungere un prestigio di amplissimo riconoscimento<br />
anche in tempi in cui il passaggio della storia presentava<br />
direttrici ben distanti dal cuore del Mediterraneo.<br />
Non è un’annotazione campanilistica, ma più prosaicamente il<br />
profilo di una città dove tutto ha sempre un rovescio - le<br />
immagini più suggestive come le forme più evidenti di espressione<br />
- e dove il senso della misura e la consapevolezza della<br />
realtà sono solo opzioni. Una città irrazionale per storia ed<br />
“esagerata” per definizione.<br />
Il carattere eternamente torrenziale dei suoi fiumi – Papireto e<br />
Xemonia – condannati a fluire sotto terra senza storia e memoria<br />
è metafora di un irrazionale impeto esistenziale che pervade i<br />
palermitani, capaci di incredibile sopportazione, perfino<br />
dell’intollerabile, come di manifestazioni di grandeur non solo da<br />
belle époque, ma anche di un pensiero alto e innovativo.<br />
Quando Palermo diverrà normale?<br />
Giovanni Abbagnato<br />
PUBBLICITA’<br />
ROMA<br />
Piccole libertà<br />
In cima all'enorme portone la scritta “Porto fluviale resiste”. Dietro c'è il<br />
piccolo universo multietnico enato da una necessità primaria, la lotta per la<br />
casa. In un posto insolito, l'ex direzione magazzini del locale commissariato.<br />
Si tratta dell'occupazione di via del<br />
Porto Fluviale 12, a poche centinaia<br />
di metri da Piramide, punto di<br />
snodo della capitale.<br />
Partita nel 2003 con una quarantina<br />
di famiglie, oggi ne accoglie un<br />
centinaio, provenienti da tre diversi<br />
continenti, per un totale di 300<br />
persone circa, fra cui vari bambini.<br />
Ci sono una ludoteca, spazi per<br />
laboratori, e una sala da tè gestita da<br />
sole donne. Il sabato pome- riggio è<br />
il sorriso di Carmen a fare gli onori<br />
di casa, mentre l'aroma di tè<br />
speziato si spande nell'aria e<br />
Bouccy prepara i biscotti.<br />
Da una foto<br />
di Tano D’Amico<br />
Carmen potrebbe raccontare per<br />
ore, ma è l'ora di dare una mano<br />
in cucina e va a litigare con<br />
Bouccy o con qualcun altro per<br />
lavare i piatti. E prima di<br />
scomparire in cucina “ Tornate a<br />
trovarci” dice con lo stesso largo<br />
sorriso.<br />
Ti senti a casa come se ci fossi<br />
sempre stata.<br />
Bruna Iacopino<br />
EMILIA-ROMAGNA<br />
OCCHIELLO<br />
Una terra<br />
per le mafie<br />
Almeno 11 organizzazioni<br />
presenti sul territorio,dice Il<br />
Pg di Bologna Emilio<br />
Ledonne. Al Nord la mafia si<br />
presenta col volto rassicurante<br />
dei manager e la ‘ndrangheta è<br />
l’attore economico piu attivo.<br />
Il fatturato delle organizzazioni<br />
mafiose in Emilia<br />
Romagna è pari a 20 miliardi<br />
di euro, quasi il 10 % rispetto<br />
a quello di tutta Italia. I beni<br />
confiscati sono 110 e almeno<br />
l’8,6 % tra commercianti e<br />
imprenditori è coinvolto in<br />
attività di prestiti a strozzo.<br />
Nove attentati negli ultimi sei<br />
mesi (160 in tutta Italia), dice<br />
l’ultimo rapporto della DIA.<br />
Più che in Sicilia (7), e quasi<br />
quanto in Calabria (10).<br />
Il 30% delle imprese di<br />
autotrasporti (2.599 su 9.083)<br />
non risulta proprietario di<br />
alcun veicolo, mentre circa<br />
900 imprese risultano "non<br />
titolate a poter svolgere questa<br />
attività". Una regione prima in<br />
Italia per i lavoratori in nero e<br />
seconda sul fronte dei<br />
lavoratori irregolari: sono<br />
rispettivamente 7.849 e<br />
16.586.<br />
Salvo Ognibene<br />
www.diecieventicinque.it<br />
X LIBERTA’ DI STAMPA<br />
<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />
che cos’è<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è un giornale, è un<br />
pezzo di storia, ma è anche diciotto testate<br />
di base da Milano a Modica, da Catania a<br />
Roma, da Napoli a Bologna, a Trapani, a<br />
Palermo che hanno deciso di lavorare<br />
insieme per costituire una rete.<br />
Non solo inchieste e denunce, ma anche il<br />
racconto quotidiano di un Paese giovane,<br />
fatto da <strong>giovani</strong>, vissuto in prima persona<br />
dai protagonisti dell'Italia di domani.<br />
Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade.<br />
NISCEMI OCCHIELLO<br />
No-Muos: malmenate<br />
le mamme pacifiste<br />
A Niscemi, gli Usa cominciano a mostrare segni di nervosismo e tre<br />
donne finiscono in ospedale per mano della polizia italiana, usata come<br />
braccio violento contro le<br />
attiviste del Comitato Mamme<br />
No Muos, che da quasi due mesi<br />
presidiano i cancelli della base<br />
militare Usa, impedendo<br />
l'ingresso a chiunque. E'<br />
successo il 6 <strong>marzo</strong>, mentre una<br />
loro delegazione si trovava nella<br />
capitale a ritirare il premio<br />
Donne, Pace e Ambiente Wanga-<br />
ri Maathai, assegnato dall'asso-<br />
ciazione A Sud, la Casa Interna-<br />
zionale delle Donne e il sostegno<br />
della Commissione delle Elette<br />
del Comune di Roma.<br />
Dopo le cariche contro i<br />
manifestanti nella notte dell'11<br />
gennaio, per fare passare i Tir<br />
che trasportavano le gigantesche<br />
gru necessarie per montare le<br />
OTTO OCCHIELLO MARZO<br />
“Pane e rose!<br />
E pace!”<br />
antenne del Muos e la successiva,<br />
consequenziale entrata in<br />
scena delle Mamme, non si erano<br />
più verificati tentativi di forzare i<br />
blocchi stradali.<br />
La violenza poliziesca potrebbe<br />
rivelarsi un altro autogoal e<br />
apportare nuova linfa all'ampio<br />
fronte contrario alla realizzazione<br />
del “Muostro”, ormai<br />
consolidato dalla presenza delle<br />
centinaia di donne che hanno<br />
deciso di opporre i propri corpi ai<br />
convogli militari, per tutelare la<br />
propria salute dalle radiazioni<br />
elettromagnetiche delle antenne<br />
e, soprattutto, la salute dei loro<br />
figli.<br />
Sebastiano Gulisano<br />
Un 8 <strong>marzo</strong> di lotta, di resistenza, di tutela e rivendicazione dei diritti,<br />
contro violenza e femminicidio. Sotto questo segno abbiamo vissuto la<br />
giornata internazionale delle<br />
donne.<br />
Bread and roses, il pane e le<br />
rose, sicurezza economica e<br />
sociale, e qualità della vita:<br />
questo chiedevano le donne che<br />
marciavano a New York l’8<br />
<strong>marzo</strong> del 1908. Sfilavano tutte<br />
insieme nelle strade per ottenere<br />
un lavoro e una paga più<br />
dignitosi, il diritto di voto,<br />
l’abolizione del lavoro minorile.<br />
Protestavano da donne per i loro<br />
diritti di persone, di soggetto<br />
politico, e protestavano da<br />
madri, per difendere i diritti di<br />
figlie e figli.<br />
Pane e pace, urlavano le donne<br />
russe che l’8 <strong>marzo</strong> del 1917<br />
resistevano all’esercito cosacco<br />
dopo l’abdicazione dello zar.<br />
Pane, pace e rose: questo<br />
chiedono oggi le mamme No<br />
Muos di Niscemi, strattonate e<br />
malmenate, che con il proprio<br />
coraggio e con i propri corpi<br />
costituiscono un importante<br />
sostegno alla resistenza del<br />
presidio permanente che da<br />
novembre lotta contro<br />
l’installazione - nella riserva<br />
naturale della sughereta di<br />
Niscemi - di uno dei quattro<br />
terminali terrestri del sistema<br />
radio satellitare MUOS che la<br />
marina statunitense sta<br />
distribuendo in giro per il<br />
pianeta, e per lo smantellamento<br />
delle quarantasei antenne<br />
installate già nel lontano 1991.<br />
Anna Bucca<br />
3<br />
Appuntamenti<br />
16 <strong>marzo</strong> a Messina<br />
per chiudere definitivamente la<br />
partita del Ponte sullo Stretto e<br />
abolire la Stretto di Messina Spa<br />
30 <strong>marzo</strong> a Niscemi<br />
per revocare ed impedire la<br />
costruzione del Muos, il sistema<br />
d’antenne satellitari ad alto<br />
inquinamento elettromagnetico,<br />
smantellare le 46 micidiali antenne<br />
già installate , per la smilitarizzazione<br />
dei nostri territori.<br />
MESSINA<br />
C’è occupazione<br />
e occupazione...<br />
MESSINA<br />
Tempi duri per il Teatro<br />
Pinelli. Prima la denuncia per<br />
occupazione abusiva,<br />
imbrattamento dei muri e<br />
quant’altro, adesso le<br />
maximulte per avere interrotto<br />
per qualche ora il traffico<br />
cittadino. Tutto nel nome del<br />
rispetto della legalità, si<br />
capisce. “La legge si applica e<br />
non si interpreta. Che<br />
possiamo farci?” sembrano<br />
dire i bravi funzionari nel<br />
consegnare le cartelle<br />
esattoriali. Giusto. I codici<br />
vigenti non prevedono<br />
l’attività di ripulire scatoloni<br />
di cemento armato e riportarli<br />
a fare ciò per cui erano stati<br />
tirati su, cioè informare,<br />
divertire educare grandi e<br />
piccini. Sarebbe una delicata e<br />
primaria funzione sociale. E’<br />
solo “occupazione”. Va bene.<br />
Altre “occupazioni” però<br />
convivono sotto lo stesso cielo<br />
a Messina. Quella della<br />
poltrona di Rettore<br />
dell’Università, ad esempio.<br />
Un’altra delicata e non meno<br />
primaria funzione civile ed<br />
educativa per esercitare la<br />
quale bisognerebbe , minimo,<br />
non risultare condannati in<br />
primo grado a tre anni e sei<br />
mesi per aver “fatto pressioni”<br />
perché un concorso a docente<br />
fosse vinto dal figlio di un<br />
caro amico, per puro caso<br />
preside della facoltà dove il<br />
giovane vincitore avrebbe<br />
dovuto insegnare.<br />
L’onesto professore invece di<br />
dimettersi immediatamente si<br />
è anche autoprolungato il<br />
mandato. Occupazioni pure<br />
queste, peccato che qui in<br />
Questura abbiano poco da<br />
dire.<br />
Tonino Cafeo
4<br />
DISEGNI DI<br />
MAURO BIANI<br />
MOVIMENTI<br />
Più forza, più energia,<br />
più antimafia sociale<br />
E ora in tutta questa deflagrazione di bave e umori urlati dove finisce<br />
l’antimafia sociale? Dove può prendere radici un tema che già faticava<br />
nell’ordinaria attività istituzinale<br />
e oggi si ritrova a camminare<br />
sulle pareti irte dell’emergenza<br />
di un governo di scopo?<br />
Le domande sono importanti,<br />
dicono i bravi giornalisti, perché<br />
allenano il muscolo della<br />
curiosità e i tendini delle risposte<br />
non scontate, eppure in questo<br />
turbine di scenette e sceneggiate<br />
l’antimafia è sparita dall’agenda<br />
politica.<br />
Come se bastasse averne parlato<br />
in campagna elettorale per essere<br />
a posto con la coscienza e il<br />
proprio elettorato.<br />
PROMEMORIA<br />
Questo<br />
foglio<br />
In questi ultimi anni si è capito<br />
quanto sia fondamentale per un<br />
serio percorso di responsabilizzazione<br />
e alfabetizzazione antima-<br />
fiosa l’organicità dell’azione che<br />
non ha bisogno di personaggi o<br />
eventi straordinari ma del lavoro<br />
indefesso e continuo di narrazio-<br />
ne, istruzione e discussione come<br />
avviene nelle migliori famiglie a<br />
tavola durante la cena.<br />
Servirà più forza, servirà<br />
un’energia più vigorosa e unita<br />
per tenere il mento alto mentre ci<br />
diranno che la trattativa, le stragi<br />
CON I SICILIANI<br />
Tanti giornali liberi<br />
in rete e per le strade<br />
L’idea dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è nata (in quest’ultima versione) in una<br />
riunione a casa di Giambattista Scidà nell’estate del 2011: fare una rete<br />
di testate <strong>giovani</strong> di base, sia su carta che su web, sviluppare insieme<br />
un sito, una rivista pdf e una serie di ebook e, prima o poi, riportare in<br />
edicola un giornale ispirato ai <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava.<br />
Le testate che hanno aderito<br />
finora sono I Cordai, La<br />
Periferica e Ucuntu (Catania), Il<br />
Clandestino (Modica), Telejato<br />
(Partinico), Stampo Antimafioso<br />
(Milano), Diecieventicinque<br />
(Bologna), CtZen (Catania), La<br />
Domenica Settimanale (Napoli),<br />
Generazione Zero (Ragusa),<br />
Ancora questo non è I <strong>Siciliani</strong>, ma solo un foglio in cui<br />
si parla di loro. I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è in rete da un anno,<br />
è presente in una decina di città con una rete di<br />
<strong>giovani</strong> giornalisti che ha pochi eguali in Italia.<br />
E allora, come mai non siamo ancora in edicola?<br />
Semplice: i soldi. La sottoscrizione è riuscita bene<br />
fra i lettori poveri, ma non fra gli amici più titolati:<br />
la maggior parte dei quali ci colma generosamente<br />
di auguri e lodi, che però tipografi e cartiere tendono<br />
a non accettare.<br />
Dopo oltre un anno di buon lavoro, sul livello professionale<br />
dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> c’è poco -<br />
crediamo - da eccepire. In Lombardia<br />
come in Sicilia i nostri redattori<br />
fanno il loro dovere, scrivono, fanno inchieste, subiscono<br />
avvertimenti e querele. Vecchi colleghi e giornalisti<br />
nuovi lavorano tranquillamente a questo prodotto<br />
collettivo, che ha il suo baricentro nella rete ma che<br />
ha bisogno anche dell’edicola come fatto simbolico e di<br />
“ritorno in campo” pieno e totale.<br />
Perciò abbiamo poco da aggiungere. Sostenete<br />
I <strong>Siciliani</strong>, in quest’ennesima incarnazione<br />
della sua lunga storia. E’ un<br />
giornale di <strong>giovani</strong>, è un giornale<br />
di profondissime radici.<br />
Ne ha bisogno la Sicilia, ne ha<br />
bisogno il Paese. Non tradite<br />
con la vostra indifferenza<br />
coloro che stanno lottando<br />
anche per voi.<br />
e i rapporti tra mafia e politica<br />
sono cose del passato (e ce lo<br />
diranno, oggi più di ieri), mentre<br />
ci vorranno convincere che c’è<br />
altro da fare. Come è sempre<br />
successo un secondo prima di<br />
perdere. Di nuovo.<br />
Giulio Cavalli<br />
Radio Marsala.it (Marsala),<br />
DaSud (Calabria), Mamma!<br />
(Bologna), Antimafia Duemila,<br />
Liberainformazione, Agoravox.<br />
Il giornale è fatto da Gian Carlo<br />
Caselli, Nando dalla Chiesa,<br />
Giovanni Caruso, Giovanni<br />
Abbagnato, Francesco Appari,<br />
Lorenzo Baldo, Valerio Berra,<br />
Nando Benigno, Mauro Biani,<br />
Lello Bonaccorso, Paolo Brogi,<br />
Luciano Bruno, Anna Bucca,<br />
Elio Camilleri, Giulio Cavalli,<br />
Arnaldo Capezzuto, Ester<br />
Castano, Salvo Catalano,<br />
NAPOLI OCCHIELLO<br />
Un attentato politico<br />
Un attentato mafioso<br />
Per modalità, precisione e messaggio criptico più che un attacco della<br />
camorra sembra un'aggressione mafiosa quella sferrata contro Città della<br />
Scienza, gioiello sorto nel deserto dei suoli dell'ex acciaieria dell'Italsider<br />
del quartiere Bagnoli alla periferia Occidentale di Napoli. Era l'unica<br />
testimonianza materiale di un progetto di riconversione dell'area, che da<br />
vent'anni cerca disperatamente di chiudere la stagione legata al grande<br />
impianto produttivo siderurgico e costruire al suo posto un primo tassello<br />
di città post-industriale. Dopo il saccheggio della biblioteca dei Girolamini,<br />
il rogo di Città della Scienza, rappresenta ancora di più<br />
l'incenerimento della cultura, il dissiparsi di un luogo di conoscenza, di<br />
formazione per <strong>giovani</strong> e bambini.<br />
Sarà stata la camorra. E' colpa della camorra. Quanti alibi si nascondono<br />
dietro questa parola, per classi politiche, dirigenti e cittadini. La camorra<br />
è visibile, si combatte lo sanno bene i tanti magistrati e forze dell'ordine<br />
impegnati in prima linea. Contro le assenze, il mimetizzarsi, il nascondersi,<br />
il disinteressarsi, non si riesce proprio a combattere.<br />
Arnaldo Capezzuto<br />
La Domenica settimanale<br />
Carmelo Catania, Giulio Cavalli,<br />
Antonio Cimino, Giancarla<br />
Codrignani, Dario Costantino,<br />
Tano D’Amico, Fabio D’Urso,<br />
Jack Daniel, Riccardo De<br />
Gennaro, Giacomo Di Girolamo,<br />
Rosa Maria Di Natale, Francesco<br />
Feola, Norma Ferrara, Pino<br />
Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica<br />
Frasca, Renato Galasso, Rino<br />
Giacalone, Marcella Giammusso,<br />
Giuseppe Giustolisi, Carlo<br />
Gubitosa, Sebastiano Gulisano,<br />
Bruna Iacopino, Massimiliano<br />
Nicosia, Max Guglielmino,<br />
Diego Gutkowski, Bruna<br />
Iacopino, Margherita Ingoglia,<br />
Kanjano, Gaetano Liardo,<br />
Sabina Longhitano, Luca<br />
Salici, Michela<br />
Mancini, Antonio<br />
Mazzeo,Martina<br />
Mazzeo,<br />
Emanuele<br />
Midoli,<br />
Lu-<br />
ciano<br />
Mirone, Pino<br />
Maniaci, Attilio<br />
Occhipinti, Salvo<br />
Ognibene, Antonello<br />
Oliva, Riccardo Orioles, Pietro<br />
Orsatti, Salvo Perrotta, Giulio<br />
Petrelli, Aaron Pettinari,<br />
Giuseppe Pipitone, Antonio<br />
Roccuzzo, Vincenzo Rosa, Luca<br />
Rossomando, Giorgio Ruta, Luca<br />
Salici, Daniela Sammito, Mario<br />
Spada, Sara Spartà, Giuseppe<br />
Spina, Miriana Squillaci,<br />
Giudrppe Teri, Marilena Teri,<br />
Fabio Vita, Salvo Vitale,<br />
Chiara Zappalà, Andrea<br />
Zolea.<br />
OCCHIELLO<br />
Riepilogando...<br />
Internet batte tivvù.<br />
Tolleranza batte autodafè.<br />
Acqua pubblica batte acqua<br />
privata. Emilia batte Brianza.<br />
Sorridere civilmente batte<br />
toccare il culo. Humphrey<br />
batte Rambo, e Totò batte<br />
on.Trombetta. Sono tutte<br />
maggioranze molto larghe,<br />
dal cinquanta per cento in su.<br />
Il fatto che nessuno se ne<br />
accorga (compreso chi ne fa<br />
parte) non vuol dire che<br />
questa maggioranza non<br />
faccia storia.<br />
I partiti reali, dell'Italia reale,<br />
ora come ora sono questi. Gli<br />
altri - tutti gli altri, compresi<br />
quelli più nuovi - cercano con<br />
fatica di corrergli appresso.<br />
DA’ UNA MANO<br />
A RIPORTARE IN EDICOLA<br />
I SICILIANI:<br />
IBAN Banca Etica<br />
IT 28 B 05018 04600<br />
000000148119<br />
(“Assoc.Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani")<br />
oppure C/C 001008725614<br />
(Conto corrente postale Ass.Culturale<br />
I <strong>Siciliani</strong> Giovani,v.Cordai 47 Catania)<br />
I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, registr.Tribunale<br />
Catania n.23/2011 del 20/09/2011,<br />
dir.responsabile Riccardo Orioles<br />
Progetto grafico di<br />
Piergiorgio Maoloni<br />
(da un inedito del 1993)