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FOGLIO - marzo 2013 - I Siciliani giovani

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“A che serve essere vivi,<br />

se non c’è<br />

il coraggio di lottare?”<br />

Giuseppe Fava<br />

prima vista, le cose<br />

che colpiscono so-<br />

no due: primo,<br />

un voto (o un<br />

non-voto)<br />

decisamen-<br />

te di svol<br />

ta; secon-<br />

do, in tutta la cam-<br />

pagna elettorale non s’è<br />

mai parlato nè d’operai nè d’im-<br />

migrati. Strano: il caso Fiat, con<br />

la totale ristrutturazione dell’as-<br />

setto industriale, è stato l’avve-<br />

nimento più importante (un vero<br />

e proprio golpe sociale) dell’an-<br />

no; e sulla paura degli immigrati<br />

hanno campato per anni tutti i<br />

peggiori politici, e anche qualcu-<br />

no dei migliori. Puff, spariti.<br />

Non s’è parlato di mafia, che<br />

pure è forse il massimo potere.<br />

Non s’è parlato di società civile,<br />

salvo che per un paio di giorni e<br />

alla buona. Non s’è parlato di<br />

Europa, salvo che per farne un<br />

babau in bene o in male.<br />

Con tutto ciò, il popolo ha parla-<br />

to con estrema chiarezza: cam-<br />

biare profondamente, senza<br />

mezze misure. Su questo si misu-<br />

ra la politica, non sulle mano-<br />

vrette e le ripicche. Ci vuole un<br />

governo popolare, e ci può esse-<br />

re, che prenda i provvedimenti<br />

più essenziali per salvarci tutti.<br />

Mafia e Fiat, assenti dai pro-<br />

grammi sia di Bersani che di<br />

Grillo, ci debbono entrare.<br />

Attenzione: dum Romae consuli-<br />

tur, il quarto partito si muove.<br />

L’attentato di Napoli ne è un<br />

segnale. La manifestazione con-<br />

tro i giudici del 23, nata “politi-<br />

ca” ma facilmente trasformabile<br />

in mobilitazione della malavita,<br />

potrebbe esserne un altro.<br />

La struttura di Berlusconi va<br />

spazzata via esemplarmente e<br />

per sempre,e ciò è possibile ora.<br />

Sarebbe irresponsabile usarla<br />

per “bilanciare” degli avversari<br />

politici, in<br />

qualunque<br />

modo.<br />

Cambiaredavvero<br />

1 euro<br />

In Sicilia siamo espertissimi<br />

di “rivoluzioni”<br />

con i baroni (magari<br />

liberali) alle spalle.<br />

Non per parlar male dei baroni:<br />

ma noi “viddani” stavolta<br />

vorremmo qualche garanzia.<br />

Tipo parlare tutti, decidere<br />

davvero insieme. E soprattutto<br />

andare sullo specifico: che fine<br />

fanno ora i licenziamenti nelle fabbriche?<br />

Il sindacato e i diritti, dobbiamo<br />

finire di abolirli o farli tornare<br />

legali? Perché attualmente in<br />

moltissimi posti sono vietati.<br />

Fascismo: a parte le belle parole,<br />

lo potemmo finalmente abolire?<br />

Per molti di noi il fascismo, con<br />

altri nomi, c’è ancora:<br />

ad Adro come a<br />

Scampia è in funzio-<br />

si può ne ogni giorno, e di<br />

posti così qui da noi<br />

ce ne sono tanti.<br />

Politici: fidarsi ciecamente di loro (vecchi e nuovi) o prendere<br />

quel poco subito che si può avere ma intanto organizzarsi dal<br />

basso, come società civile e movimenti, per ottenere anche ciò<br />

che i partiti (vecchi e nuovi) non ci daranno?<br />

Cacciare i piccoli ladri ma risparmiare i ladroni grossi<br />

= cambiare tutto per non cambiare niente.<br />

E ora<br />

facciamo<br />

gli italiani<br />

<strong>marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

Il foglio de<br />

Mentre i capi litigano e si scambiano ripicche, il popolo guarda la sua grande occasione. C’è una maggioranza<br />

di sinistra in Italia, spartita fra “ragionevoli” e “matti”,<br />

ma che vuole sostanzialmente le stesse cose. Ce la facciamo per<br />

una volta a unirci, a cancellare definitivamente le idee di Berlusconi,<br />

a chiudere vent’anni di dominio assoluto dei peggiori<br />

“imprenditori” e a rimettere sulle sue gambe questo paese?<br />

Articolo 41. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può<br />

svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare<br />

danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.<br />

La legge determina i programmi e i controlli opportuni<br />

perché l'attività economica pubblica e privata possa<br />

essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.<br />

Proviamo a prendere sul serio la Costituzione antifascista, ad applicarla letteralmente<br />

e senza guardare in faccia nessuno? E’ l’unica soluzione possibile. E ora, uniti, si può.<br />

Anti-<br />

La mafia nelle sue varie forme<br />

è il problema principale<br />

dell’economia italiana, quello<br />

che ci impoverisce di più. Non è<br />

maa<br />

una patologia criminale ma il<br />

principale potere economico<br />

del paese, che ormai<br />

fa da modello anche<br />

a molta economia legale.<br />

In questo quadro, quali<br />

so-<br />

sono gli obiettivi<br />

dell'antimafia sociale?<br />

● Abolire subito il segreto bancario e<br />

imporre alle banche la trasparenza;<br />

● Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto<br />

di malversazione, corruzione o grande<br />

ciale<br />

evasione fiscale;<br />

● Assegnarli a cooperative di<br />

<strong>giovani</strong> lavoratori e sostenerle<br />

adeguatamente;<br />

● Anagrafe dei beni confiscati;<br />

● Sgravi fiscali ai commercianti<br />

che acquistano dalle<br />

dalle coop <strong>giovani</strong>li;<br />

gli obiettivi ● Stroncare gli scambi<br />

mafia-politica (art. 416 ter).<br />

DA’ UNA MANO<br />

A RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI:<br />

IBAN Banca Etica<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

(“Associazione Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani")<br />

oppure C/C 001008725614<br />

(Conto corrente postale “Assoc.Culturale<br />

I <strong>Siciliani</strong> Giovani, via Cordai 47, Catania”)<br />

www.<br />

ISICILIANI.IT<br />

ITALIA<br />

Senza papa,<br />

senza duce<br />

e senza re<br />

CULTURA<br />

Camilleri e<br />

la Primavera<br />

di Messina<br />

CATANIA<br />

Ciancio,<br />

corso Martiri,<br />

le scuole<br />

SICILIA<br />

Cartoline<br />

dal MUOS<br />

Liberi<br />

tutti<br />

Rete,<br />

ora<br />

La rete è una bellissima cosa, e<br />

finalmente s’è visto il potere che<br />

ha. Però, noi vogliamo una rete<br />

che sia veramente collettiva e di<br />

tutti, che non “appartenga” a<br />

nessuno; che non escluda i pove-<br />

ri, che magari il computer non ce<br />

l’hanno. Per questo il nostro<br />

modello, che va avanti ormai da<br />

molti anni, è diverso da quello<br />

degli industriali. Compresi gli<br />

industriali della rivolta...<br />

(a proposito...)<br />

Come fai a votare davvero<br />

alla pari se le tv e i giornali<br />

appartengono tutte a pochis-<br />

sime persone? La rete non può<br />

bastare per tutto. E il fatto di<br />

non poter dare preferenze?<br />

Questi due punti vanno risolti<br />

insieme e subito, prima di<br />

cominciare a parlare anche<br />

lontanamente di elezioni, o<br />

non sarebbero elezioni vere.<br />

rete!<br />

(In Svizzera hanno fatto un<br />

referendum per tagliare i me-<br />

gastipendi dei manager e non<br />

solo dei politici. E qui in Italia,<br />

ci sta pensando nessuno?)


2<br />

PERIFERIE<br />

Morte di una<br />

scuola di quartiere<br />

Fino a due anni fa, in via Case Sante,nel quartiere<br />

dei Cappucini, a Catania, vi era un edificio scolastico<br />

a metà, circondato da uno sterrato coperto di sterpaglie<br />

e invaso dalle zecche. Nella parte abbandonata sirifugiavano<br />

senzatetto ed emigranti abbandonati a se stessi.<br />

La scuola faceva parte dell'istituto comprensivo Andrea<br />

Doria. Poi ci furono le battaglie del comitato dei genitori,<br />

affiancato da una società civile che sposò la causa del<br />

diritto allo studio e la scuola fu completata, grazie a loro.<br />

Un anno fa, dopo due anni di recupero e restauro di quella parte di<br />

plesso scolastico, la scuola viene<br />

inaugurata in pompa magna.<br />

Assessori e sindaco tagliano il<br />

nastro: “Ora avete una scuola”.<br />

Intanto nel quartiere di San<br />

Cristoforo, in via Cordai, si<br />

preparava la chiusura definitiva<br />

del plesso centrale della Doria.<br />

Una chiusura causata da una<br />

cattiva amministrazione che non<br />

pagava le mensilità ai proprietari<br />

che dopo anni di morosità<br />

sfrattarono definitivamente quel<br />

presidio di legalità, di resistenza<br />

contro l'evasione scolastica,<br />

unico argine contro l'oppressione<br />

mafiosa.<br />

Via Cordai rimase orfana di quel<br />

pezzo di Stato e consegnata allo<br />

spaccio di droghe e al controllo<br />

mafioso. Adesso, ogni sera<br />

"prendono servizio" <strong>giovani</strong><br />

pusher che probabilmente sono<br />

andati poco a scuola e che con<br />

quegli sporchi guadagni credono<br />

di "campare" la famiglia.<br />

Gli alunni della Doria vennero<br />

sparpagliati in altri plessi. Disagi<br />

per le famiglie e gli insegnanti,<br />

che si ritrovarono classi<br />

numerosissime con conseguente<br />

caduta della qualità formativa.<br />

Il comune di Catania, adesso,<br />

vorrebbe trasferire tutto alla<br />

Dusmet di Librino e chiudere<br />

anche il plesso di via Case Sante.<br />

Per farne che? Uffici per<br />

l'amministrazione comunale.<br />

Strano: l'anno scorso il Comune<br />

aveva deciso, per "fare cassa", di<br />

vendere immobili di proprietà<br />

pubblica, cioè di tutti noi, a<br />

società private.<br />

Ma se vendiamo gli immobili<br />

pubblici, dove mettiamo i nostri<br />

uffici amministrativi? Semplice!<br />

Nel plesso di via Case Sante.<br />

"Ma a maggio si vota per la<br />

nuova giunta e il nuovo consiglio<br />

comunale". Poco importa, i<br />

ragazzini non votano e per i loro<br />

genitori basterà una sporta della<br />

spesa in cambio di voti.<br />

Si decide dall'alto, senza<br />

consultare nessuno, senza<br />

neanche un tentativo di democrazia.<br />

Con il silenzio complice<br />

dell'opposizione nel consiglio<br />

comunale. Resta, oltre la rabbia,<br />

la speranza che ognuno di noi e<br />

tutti e tutte insieme diventiamo<br />

Stato che decide il proprio<br />

destino,attraverso una cittadinanza<br />

attiva e consapevole, che<br />

prenda in mano una vera "polis".<br />

Giovanni Caruso,<br />

I Cordai<br />

CATANIA<br />

Il martirio<br />

di Corso Martiri<br />

Inizio dei lavori in Corso Martiri della Libertà: “La prima operazione -<br />

annuncia Stancaneli - sarà quella della delimitazione e recinzione delle<br />

aree che in un secondo tempo saranno il teatro del risanamento vero e<br />

proprio. Si procederà anche allo sbancamento con le ruspe”.<br />

“E la comunità bulgara che vive là dentro”?<br />

“Se ne sta occupando l’assessore ai Servizi Sociali Pennisi. Con un<br />

piano morbido”.<br />

Che cos’è un “piano morbido”?<br />

Andiamo a Corso Martiri, nelle<br />

“fosse” dove vivono decine di<br />

famiglie bulgare accampate là<br />

dentro. Mentre cerchiamo un<br />

varco per entrare in una delle<br />

fosse, una porticina si apre dalla<br />

CATANIA<br />

recinzione, esce una donna. Sa<br />

che domani inizieranno i lavori?<br />

“No, qui non è venuto nessuno”.<br />

“Ma proprio nessun incaricato<br />

del comune?”. “No, nessuno!<br />

L’abbiamo saputo da voi<br />

giornalisti”. “Ma quanti siete?”<br />

La donna risponde, in stentato<br />

italiano: “Siamo in tanti”.<br />

Trovato il varco scendiamo giù<br />

nella fossa, e subito notiamo che<br />

i rifiuti di ogni tipo sono<br />

aumentati. Incontriamo Bobo, un<br />

bulgaro che vive da otto anni a<br />

Catania e che ha sempre fatto da<br />

portavoce per questa comunità,<br />

chiediamo se gli hanno comunicato<br />

lo sgombero. Non lo sa.<br />

Bobo è rassegnato e scoraggiato:<br />

nè lui nè gli altri sanno cosa li<br />

aspetta. “Cosa fareste voi al<br />

nostro posto?” chiede.<br />

Rispondiamo che la cosa più<br />

giusta, secondo noi, è chiedere<br />

all’assessore Pennisi di condividere<br />

con loro le decisioni, ma<br />

soprattutto chiedere prima dello<br />

sgombero dove andranno. Bobo<br />

è ancor più perplesso.<br />

“Siamo nelle mani di Dio - fa -<br />

ma anche degli uomini che<br />

stanno decidendo la nostra vita”.<br />

Le organizzazioni del terzo<br />

settore come Manitese,<br />

Penelope, Jesus Generation ed<br />

altre fanno parte del “presidio<br />

leggero”, un tavolo di lavoro<br />

voluto dall’assessore.<br />

Il Piano che completerà il<br />

“risanamento” del San Berillo<br />

ha un costo stimato di 200<br />

milioni di euro, tutti da finanziatori<br />

privati. Questi, per tranquilizzarsi<br />

la coscienza, donerebbero<br />

20mila euro per<br />

l’accompagnamento fuori dalle<br />

“fosse”. L’importante è che<br />

vadano via, l’interesse vero è la<br />

speculazione edilizia.<br />

La “fossa”.<br />

Ma perché non ospitare questa<br />

gente nelle case confiscate alla<br />

mafia e assegnate al Comune?<br />

Perchè non utilizzarle? Perchè<br />

gonfiare invece i portafogli dei<br />

privati?<br />

Da qualche giorno attorno alle<br />

fosse si sono alzati nuovi muri<br />

che chiuderanno le aree<br />

lasciando solo dei varchi.<br />

E quando si alzano i muri non si<br />

sa mai quando verranno buttati<br />

giù, anche se prima o poi al<br />

posto di quei muri arriverà il<br />

cemento che distrugge.<br />

l’importante è che la città non<br />

veda e non sappia.<br />

G.C.<br />

CITTADINANZA<br />

Un “laboratorio politico”<br />

ma nel quartiere<br />

Il Gapa organizza a San Cristoforo un laboratorio politico. Volontari e<br />

cittadini si incontrano per discutere dei problemi del quartiere. Con la<br />

volontà di mettere nero su bianco i pensieri, le esigenze e le speranze<br />

di chi vive, quotidianamente, questa realtà.<br />

Per acquisirne consapevolezza e<br />

portarle a conoscenza dell’altra<br />

parte della città, quella indifferente<br />

verso i problemi dei<br />

quartieri, ma sempre pronta a<br />

recarvisi per comprarsi la droga.<br />

Parlare di politica, quindi, per<br />

parlare di se stessi. Per parlare<br />

del lavoro che non c’è, del<br />

lavoro in nero o sottopagato,<br />

delle ingiustizie ogni giorno<br />

subite.<br />

Per parlare dei diritti negati, per<br />

parlare della sicurezza del<br />

quartiere. Parliamo per non<br />

sentirci soli, parliamo per<br />

condividere paure, parliamo per<br />

farci forza.<br />

PADRONI DELLA CITTA’<br />

Le indagini<br />

su Mario Ciancio<br />

E’<br />

vicina<br />

la data<br />

dei 150<br />

giorni da<br />

novembre<br />

fissata<br />

dalla Procura per approfondire<br />

l’inchiesta a carico di Mario<br />

Ciancio Sanfilippo, editore del<br />

quoti diano La Sicilia, e di<br />

vari altri giornali, tv e radio in<br />

Sicilia e nel Sud.<br />

Ciancio possiede anche lo<br />

stabilimento in cui vengono<br />

stampati i quotidiani nazionali<br />

per tutta la Sicilia e l'agenzia<br />

di pubblicità Publikom-pass.<br />

E' uno dei massimi imprenditori<br />

edili siciliani.Dal <strong>marzo</strong><br />

2009 è indagato dalla Procura<br />

di Catania per concorso<br />

esterno in associazione<br />

mafiosa. Il suo nome emerge<br />

all'interno di un'inchiesta sulla<br />

realizzazione del centro<br />

commerciale La<br />

Rinascente-Auchan. Diversi<br />

gli elementi, reali e da<br />

accertare, al vaglio dei<br />

magistrati per ricostruire i<br />

presunti rapporti tra l'editore<br />

etneo ed esponenti criminali:<br />

Parliamo per avanzare<br />

proposte di cambiamento, che<br />

dal basso guardino al basso.<br />

Parliamo per pensare politiche<br />

che si rivolgano a quegli<br />

uomini e a quelle donne<br />

bisognosi della sicurezza<br />

economica che soltanto un<br />

lavoro onesto può dare,<br />

politiche che si occupino di<br />

quei bambini e di quelle<br />

bambine, capaci di guardare il<br />

mondo con estrema crudele<br />

oggettività, capaci, con poche<br />

parole, di spogliare la verità,<br />

capaci di ragionare da grandi,<br />

ma senza essere passati per<br />

l’adolescenza.<br />

Il laboratorio vuole porre le<br />

loro storie al centro del<br />

dibattito politico, per dire che<br />

noi ci siamo e rivendichiamo<br />

la nostra cittadinanza. Questo<br />

laboratorio è una scommessa<br />

che il quartiere lancia a se<br />

stesso; è un’occasione per<br />

difendere il proprio presente e<br />

sognare il proprio futuro.<br />

Domenico Pisciotta,<br />

I Cordai<br />

Giornali, tv,<br />

radio, centri<br />

commerciali.<br />

E tanti amici...<br />

● L'intercettazione, nel 2001,<br />

in cui un indagato per mafia<br />

spiega a un presunto rappresentante<br />

del gruppo La<br />

Rinascente di aver fatto un<br />

giro insieme a Ciancio per<br />

individuare i terreni dove<br />

costruire il nuovo centro<br />

commerciale. Ciancio avrebbe<br />

anche "garantito" per le<br />

autorizzazioni necessarie.<br />

Anni dopo, il terreno scelto<br />

diventa edificabile con una<br />

variante al piano regolatore<br />

generale.<br />

● La mancata pubblicazione -<br />

per «insindacabile decisione<br />

del direttore Mario Ciancio e<br />

del condirettore Corigliano» -<br />

su La Sicilia dei necrologi del<br />

giornalista Giuseppe Fava e<br />

del commisario di Polizia<br />

Beppe Montana, uccisi dalla<br />

mafia rispettivamente nel<br />

1984 e '85.<br />

● Gli articoli dal tono<br />

apertamente dubitativo<br />

pubblicati dal quotidiano<br />

catanese durante le indagini<br />

per il delitto Fava e riguardanti<br />

le dichiarazioni del<br />

collaboratore di giustizia<br />

Maurizio Avola, che si era<br />

autoaccusato dell'omicidio del<br />

giornalista. Scritti ritenuti un<br />

tentativo di depistare le<br />

indagini.<br />

● I presunti rapporti col boss<br />

Pippo Ercolano. Che, come<br />

racconta il collaboratore di<br />

giustizia Angelo Siino,<br />

sarebbe piombato un giorno<br />

nella redazione de La Sicilia<br />

per minacciare un cronista che<br />

lo aveva definito mafioso.<br />

● La pubblicazione su La<br />

Sicilia di un comunicato in cui<br />

si annunciava senza alcuna<br />

ricostruzione del personaggio<br />

la nomina di Angelo Ercolano,<br />

incensurato nipote del boss, a<br />

capo della Federazione<br />

autotrasportatori di Catania.<br />

● La lettera su La Sicilia di<br />

Vincenzo Santapaola, figlio<br />

del boss Nitto, detenuto al<br />

carcere duro e quindi<br />

impossibilitato a comunicare<br />

con l'esterno. La missiva,<br />

trapelò in circostanze mai<br />

chiarite nell'ottobre del 2008 e<br />

la Sicilia la pubblicò senza<br />

alcuna contestualizzazione.<br />

● Le dichiarazioni di Massimo<br />

Ciancimino, figlio dell'ex<br />

sindaco mafioso di Palermo,<br />

secondo cui l'acquisizione di<br />

una quota del pacchetto<br />

azionario del Giornale di<br />

Sicilia da parte dell'editore<br />

catanese avrebbe coinvolto<br />

anche suo padre don Vito<br />

Ciancimino, vicino al boss<br />

Bernardo Provenzano.<br />

italia:<br />

il modello<br />

catania<br />

Sotto indagine non solo la<br />

linea editoriale della testata e i<br />

presunti rapporti di Ciancio<br />

con i boss, ma anche i suoi<br />

affari da imprenditore, a volte<br />

in società con personaggi<br />

riconducibili a organizzazioni<br />

criminale etnea. Si indaga<br />

sulla costruzione di un centro<br />

commerciale «nei territori<br />

limitrofi la tangenziale di<br />

Catania, direzione Siracusa,<br />

nei pressi del distributore Ip».<br />

Nel 2005 fra gli imprenditori<br />

indagati c’è Antonello<br />

Giostra, di Scaletta Zanclea a<br />

suo tempo condannato per<br />

bancarotta fraudolenta per<br />

aver riciclato denaro proveniente<br />

da usura mafiosa e ora<br />

indagato con Ciancio per<br />

riciclaggio con l’aggravante di<br />

aver favorito l’associazione<br />

mafiosa,.<br />

Tra i progetti da realizzare<br />

insieme, un centro commerciale<br />

da costruire a Misterbianco,<br />

per il quale Ciancio<br />

compra terreni per milioni di<br />

euro in contrada Cardinale.<br />

Tutto sembra procedere, fino a<br />

quando a mettersi di mezzo<br />

non è la concorrenza: e cioè<br />

l’interesse di un’altra società e<br />

di Cosa nostra, secondo i<br />

magistrati della parallela<br />

indagine Iblis, a costruire un<br />

diverso centro commerciale<br />

nella contrada Cubba<br />

confinante. Quello che oggi è<br />

il Centro Sicilia. I due soggetti<br />

però mantengono rapporti<br />

cordiali: firmano un<br />

protocollo d’intesa e, si sente<br />

nelle intercettazioni di<br />

esponenti della criminalità<br />

organizzata, Cosa nostra si<br />

vede costretta a «rallentare» il<br />

proprio progetto per il<br />

contemporaneo interesse di<br />

Ciancio. Una strana<br />

disponibilità.<br />

Si indaga anche su altre<br />

attività imprenditoriali di<br />

Ciancio: l’Outlet Sicilia<br />

Fashion Village ad Agira,<br />

appaltato ad una serie di<br />

imprese in associazione<br />

temporanea, tra cui quelle di<br />

Mariano Incarbone e Sandro<br />

Monaco, entrambi imputati in<br />

Iblis per concorso in associazione<br />

mafiosa; il "villaggio<br />

degli americani", residence<br />

per militari Usa di Sigonella<br />

da realizzarsi a fine 2004<br />

presso Lentini, anche stavolta<br />

in concorrenza con un<br />

progetto simile che interessava,<br />

secondo i magistrati, il<br />

boss Vincenzo Aiello. Tutti<br />

casi che, secondo la magistratura,<br />

rendono «sempre<br />

inverosimile la casuale<br />

presenza, in occasione della<br />

realizzazione di grandi opere,<br />

accanto al Ciancio Sanfilippo<br />

di personaggi vicini a Cosa<br />

Nostra». Come nel caso del<br />

centro commerciale Porte di<br />

Catania, che per primo ha<br />

attirato l’attenzione dei<br />

magistrati.<br />

CtZen


ROMA<br />

Sono tornate<br />

le baracche<br />

Forse erano fratelli. Il più grande aveva al massimo dodici anni. Il più<br />

piccolo, non più di cinque. Vivevano in una roulotte in una striscia di<br />

terra che divide la via del Mare alla via Ostiense, zona sud di Roma.<br />

Poco più avanti si apre l’Eur, con i suoi palazzi, i suoi uffici e la sua<br />

ricchezza. Era da un po’ che li<br />

tenevo d’occhio. La sera,<br />

tornando a casa, li vedevo<br />

correre e giocare con tricicli<br />

sgangherati, mentre i loro<br />

genitori cercavano un po’ di<br />

calore in un focarello improvvisato,<br />

con un po’ di legna buttata<br />

in una lattina d’olio. Una di<br />

quelle da 5 litri, d’alluminio.<br />

Una sera mi sono avvicinato<br />

chiedendo se avevano bisogno di<br />

qualcosa. Guardandomi<br />

diffidenti mi hanno risposto: «Di<br />

tutto». Il giorno dopo sono<br />

andato da Decathlon e ho<br />

comprato vestiti pesanti e<br />

coperte. Non di più. Il mio<br />

giornale non mi pagava da dieci<br />

mesi. Non potevo fare di più.<br />

Quando sono tornato da loro, ho<br />

trovato un camion dei pompieri e<br />

dei volontari della Croce Rossa.<br />

La roulotte aveva preso fuoco. E<br />

loro erano lì. Seduti e impauriti<br />

per lo scampato pericolo. Ma<br />

senza più un posto dove dormire.<br />

A Roma sono tornate le<br />

baracche. E i bambini sono<br />

tornati a morire nel Tevere. Ma<br />

continuiamo a far finta di niente.<br />

Vincenzo Mulè<br />

PALERMO<br />

Tutto e il rovescio di tutto<br />

Una città “esagerata”<br />

Probabilmente, a poche città al mondo è capitato, come a<br />

Palermo, di essere modificata, violentata, sventrata, abbrutita nel<br />

corso della sua storia. Come a poche città è capitato, al pari di<br />

Palermo, di raggiungere un prestigio di amplissimo riconoscimento<br />

anche in tempi in cui il passaggio della storia presentava<br />

direttrici ben distanti dal cuore del Mediterraneo.<br />

Non è un’annotazione campanilistica, ma più prosaicamente il<br />

profilo di una città dove tutto ha sempre un rovescio - le<br />

immagini più suggestive come le forme più evidenti di espressione<br />

- e dove il senso della misura e la consapevolezza della<br />

realtà sono solo opzioni. Una città irrazionale per storia ed<br />

“esagerata” per definizione.<br />

Il carattere eternamente torrenziale dei suoi fiumi – Papireto e<br />

Xemonia – condannati a fluire sotto terra senza storia e memoria<br />

è metafora di un irrazionale impeto esistenziale che pervade i<br />

palermitani, capaci di incredibile sopportazione, perfino<br />

dell’intollerabile, come di manifestazioni di grandeur non solo da<br />

belle époque, ma anche di un pensiero alto e innovativo.<br />

Quando Palermo diverrà normale?<br />

Giovanni Abbagnato<br />

PUBBLICITA’<br />

ROMA<br />

Piccole libertà<br />

In cima all'enorme portone la scritta “Porto fluviale resiste”. Dietro c'è il<br />

piccolo universo multietnico enato da una necessità primaria, la lotta per la<br />

casa. In un posto insolito, l'ex direzione magazzini del locale commissariato.<br />

Si tratta dell'occupazione di via del<br />

Porto Fluviale 12, a poche centinaia<br />

di metri da Piramide, punto di<br />

snodo della capitale.<br />

Partita nel 2003 con una quarantina<br />

di famiglie, oggi ne accoglie un<br />

centinaio, provenienti da tre diversi<br />

continenti, per un totale di 300<br />

persone circa, fra cui vari bambini.<br />

Ci sono una ludoteca, spazi per<br />

laboratori, e una sala da tè gestita da<br />

sole donne. Il sabato pome- riggio è<br />

il sorriso di Carmen a fare gli onori<br />

di casa, mentre l'aroma di tè<br />

speziato si spande nell'aria e<br />

Bouccy prepara i biscotti.<br />

Da una foto<br />

di Tano D’Amico<br />

Carmen potrebbe raccontare per<br />

ore, ma è l'ora di dare una mano<br />

in cucina e va a litigare con<br />

Bouccy o con qualcun altro per<br />

lavare i piatti. E prima di<br />

scomparire in cucina “ Tornate a<br />

trovarci” dice con lo stesso largo<br />

sorriso.<br />

Ti senti a casa come se ci fossi<br />

sempre stata.<br />

Bruna Iacopino<br />

EMILIA-ROMAGNA<br />

OCCHIELLO<br />

Una terra<br />

per le mafie<br />

Almeno 11 organizzazioni<br />

presenti sul territorio,dice Il<br />

Pg di Bologna Emilio<br />

Ledonne. Al Nord la mafia si<br />

presenta col volto rassicurante<br />

dei manager e la ‘ndrangheta è<br />

l’attore economico piu attivo.<br />

Il fatturato delle organizzazioni<br />

mafiose in Emilia<br />

Romagna è pari a 20 miliardi<br />

di euro, quasi il 10 % rispetto<br />

a quello di tutta Italia. I beni<br />

confiscati sono 110 e almeno<br />

l’8,6 % tra commercianti e<br />

imprenditori è coinvolto in<br />

attività di prestiti a strozzo.<br />

Nove attentati negli ultimi sei<br />

mesi (160 in tutta Italia), dice<br />

l’ultimo rapporto della DIA.<br />

Più che in Sicilia (7), e quasi<br />

quanto in Calabria (10).<br />

Il 30% delle imprese di<br />

autotrasporti (2.599 su 9.083)<br />

non risulta proprietario di<br />

alcun veicolo, mentre circa<br />

900 imprese risultano "non<br />

titolate a poter svolgere questa<br />

attività". Una regione prima in<br />

Italia per i lavoratori in nero e<br />

seconda sul fronte dei<br />

lavoratori irregolari: sono<br />

rispettivamente 7.849 e<br />

16.586.<br />

Salvo Ognibene<br />

www.diecieventicinque.it<br />

X LIBERTA’ DI STAMPA<br />

<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />

che cos’è<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è un giornale, è un<br />

pezzo di storia, ma è anche diciotto testate<br />

di base da Milano a Modica, da Catania a<br />

Roma, da Napoli a Bologna, a Trapani, a<br />

Palermo che hanno deciso di lavorare<br />

insieme per costituire una rete.<br />

Non solo inchieste e denunce, ma anche il<br />

racconto quotidiano di un Paese giovane,<br />

fatto da <strong>giovani</strong>, vissuto in prima persona<br />

dai protagonisti dell'Italia di domani.<br />

Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade.<br />

NISCEMI OCCHIELLO<br />

No-Muos: malmenate<br />

le mamme pacifiste<br />

A Niscemi, gli Usa cominciano a mostrare segni di nervosismo e tre<br />

donne finiscono in ospedale per mano della polizia italiana, usata come<br />

braccio violento contro le<br />

attiviste del Comitato Mamme<br />

No Muos, che da quasi due mesi<br />

presidiano i cancelli della base<br />

militare Usa, impedendo<br />

l'ingresso a chiunque. E'<br />

successo il 6 <strong>marzo</strong>, mentre una<br />

loro delegazione si trovava nella<br />

capitale a ritirare il premio<br />

Donne, Pace e Ambiente Wanga-<br />

ri Maathai, assegnato dall'asso-<br />

ciazione A Sud, la Casa Interna-<br />

zionale delle Donne e il sostegno<br />

della Commissione delle Elette<br />

del Comune di Roma.<br />

Dopo le cariche contro i<br />

manifestanti nella notte dell'11<br />

gennaio, per fare passare i Tir<br />

che trasportavano le gigantesche<br />

gru necessarie per montare le<br />

OTTO OCCHIELLO MARZO<br />

“Pane e rose!<br />

E pace!”<br />

antenne del Muos e la successiva,<br />

consequenziale entrata in<br />

scena delle Mamme, non si erano<br />

più verificati tentativi di forzare i<br />

blocchi stradali.<br />

La violenza poliziesca potrebbe<br />

rivelarsi un altro autogoal e<br />

apportare nuova linfa all'ampio<br />

fronte contrario alla realizzazione<br />

del “Muostro”, ormai<br />

consolidato dalla presenza delle<br />

centinaia di donne che hanno<br />

deciso di opporre i propri corpi ai<br />

convogli militari, per tutelare la<br />

propria salute dalle radiazioni<br />

elettromagnetiche delle antenne<br />

e, soprattutto, la salute dei loro<br />

figli.<br />

Sebastiano Gulisano<br />

Un 8 <strong>marzo</strong> di lotta, di resistenza, di tutela e rivendicazione dei diritti,<br />

contro violenza e femminicidio. Sotto questo segno abbiamo vissuto la<br />

giornata internazionale delle<br />

donne.<br />

Bread and roses, il pane e le<br />

rose, sicurezza economica e<br />

sociale, e qualità della vita:<br />

questo chiedevano le donne che<br />

marciavano a New York l’8<br />

<strong>marzo</strong> del 1908. Sfilavano tutte<br />

insieme nelle strade per ottenere<br />

un lavoro e una paga più<br />

dignitosi, il diritto di voto,<br />

l’abolizione del lavoro minorile.<br />

Protestavano da donne per i loro<br />

diritti di persone, di soggetto<br />

politico, e protestavano da<br />

madri, per difendere i diritti di<br />

figlie e figli.<br />

Pane e pace, urlavano le donne<br />

russe che l’8 <strong>marzo</strong> del 1917<br />

resistevano all’esercito cosacco<br />

dopo l’abdicazione dello zar.<br />

Pane, pace e rose: questo<br />

chiedono oggi le mamme No<br />

Muos di Niscemi, strattonate e<br />

malmenate, che con il proprio<br />

coraggio e con i propri corpi<br />

costituiscono un importante<br />

sostegno alla resistenza del<br />

presidio permanente che da<br />

novembre lotta contro<br />

l’installazione - nella riserva<br />

naturale della sughereta di<br />

Niscemi - di uno dei quattro<br />

terminali terrestri del sistema<br />

radio satellitare MUOS che la<br />

marina statunitense sta<br />

distribuendo in giro per il<br />

pianeta, e per lo smantellamento<br />

delle quarantasei antenne<br />

installate già nel lontano 1991.<br />

Anna Bucca<br />

3<br />

Appuntamenti<br />

16 <strong>marzo</strong> a Messina<br />

per chiudere definitivamente la<br />

partita del Ponte sullo Stretto e<br />

abolire la Stretto di Messina Spa<br />

30 <strong>marzo</strong> a Niscemi<br />

per revocare ed impedire la<br />

costruzione del Muos, il sistema<br />

d’antenne satellitari ad alto<br />

inquinamento elettromagnetico,<br />

smantellare le 46 micidiali antenne<br />

già installate , per la smilitarizzazione<br />

dei nostri territori.<br />

MESSINA<br />

C’è occupazione<br />

e occupazione...<br />

MESSINA<br />

Tempi duri per il Teatro<br />

Pinelli. Prima la denuncia per<br />

occupazione abusiva,<br />

imbrattamento dei muri e<br />

quant’altro, adesso le<br />

maximulte per avere interrotto<br />

per qualche ora il traffico<br />

cittadino. Tutto nel nome del<br />

rispetto della legalità, si<br />

capisce. “La legge si applica e<br />

non si interpreta. Che<br />

possiamo farci?” sembrano<br />

dire i bravi funzionari nel<br />

consegnare le cartelle<br />

esattoriali. Giusto. I codici<br />

vigenti non prevedono<br />

l’attività di ripulire scatoloni<br />

di cemento armato e riportarli<br />

a fare ciò per cui erano stati<br />

tirati su, cioè informare,<br />

divertire educare grandi e<br />

piccini. Sarebbe una delicata e<br />

primaria funzione sociale. E’<br />

solo “occupazione”. Va bene.<br />

Altre “occupazioni” però<br />

convivono sotto lo stesso cielo<br />

a Messina. Quella della<br />

poltrona di Rettore<br />

dell’Università, ad esempio.<br />

Un’altra delicata e non meno<br />

primaria funzione civile ed<br />

educativa per esercitare la<br />

quale bisognerebbe , minimo,<br />

non risultare condannati in<br />

primo grado a tre anni e sei<br />

mesi per aver “fatto pressioni”<br />

perché un concorso a docente<br />

fosse vinto dal figlio di un<br />

caro amico, per puro caso<br />

preside della facoltà dove il<br />

giovane vincitore avrebbe<br />

dovuto insegnare.<br />

L’onesto professore invece di<br />

dimettersi immediatamente si<br />

è anche autoprolungato il<br />

mandato. Occupazioni pure<br />

queste, peccato che qui in<br />

Questura abbiano poco da<br />

dire.<br />

Tonino Cafeo


4<br />

DISEGNI DI<br />

MAURO BIANI<br />

MOVIMENTI<br />

Più forza, più energia,<br />

più antimafia sociale<br />

E ora in tutta questa deflagrazione di bave e umori urlati dove finisce<br />

l’antimafia sociale? Dove può prendere radici un tema che già faticava<br />

nell’ordinaria attività istituzinale<br />

e oggi si ritrova a camminare<br />

sulle pareti irte dell’emergenza<br />

di un governo di scopo?<br />

Le domande sono importanti,<br />

dicono i bravi giornalisti, perché<br />

allenano il muscolo della<br />

curiosità e i tendini delle risposte<br />

non scontate, eppure in questo<br />

turbine di scenette e sceneggiate<br />

l’antimafia è sparita dall’agenda<br />

politica.<br />

Come se bastasse averne parlato<br />

in campagna elettorale per essere<br />

a posto con la coscienza e il<br />

proprio elettorato.<br />

PROMEMORIA<br />

Questo<br />

foglio<br />

In questi ultimi anni si è capito<br />

quanto sia fondamentale per un<br />

serio percorso di responsabilizzazione<br />

e alfabetizzazione antima-<br />

fiosa l’organicità dell’azione che<br />

non ha bisogno di personaggi o<br />

eventi straordinari ma del lavoro<br />

indefesso e continuo di narrazio-<br />

ne, istruzione e discussione come<br />

avviene nelle migliori famiglie a<br />

tavola durante la cena.<br />

Servirà più forza, servirà<br />

un’energia più vigorosa e unita<br />

per tenere il mento alto mentre ci<br />

diranno che la trattativa, le stragi<br />

CON I SICILIANI<br />

Tanti giornali liberi<br />

in rete e per le strade<br />

L’idea dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è nata (in quest’ultima versione) in una<br />

riunione a casa di Giambattista Scidà nell’estate del 2011: fare una rete<br />

di testate <strong>giovani</strong> di base, sia su carta che su web, sviluppare insieme<br />

un sito, una rivista pdf e una serie di ebook e, prima o poi, riportare in<br />

edicola un giornale ispirato ai <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava.<br />

Le testate che hanno aderito<br />

finora sono I Cordai, La<br />

Periferica e Ucuntu (Catania), Il<br />

Clandestino (Modica), Telejato<br />

(Partinico), Stampo Antimafioso<br />

(Milano), Diecieventicinque<br />

(Bologna), CtZen (Catania), La<br />

Domenica Settimanale (Napoli),<br />

Generazione Zero (Ragusa),<br />

Ancora questo non è I <strong>Siciliani</strong>, ma solo un foglio in cui<br />

si parla di loro. I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è in rete da un anno,<br />

è presente in una decina di città con una rete di<br />

<strong>giovani</strong> giornalisti che ha pochi eguali in Italia.<br />

E allora, come mai non siamo ancora in edicola?<br />

Semplice: i soldi. La sottoscrizione è riuscita bene<br />

fra i lettori poveri, ma non fra gli amici più titolati:<br />

la maggior parte dei quali ci colma generosamente<br />

di auguri e lodi, che però tipografi e cartiere tendono<br />

a non accettare.<br />

Dopo oltre un anno di buon lavoro, sul livello professionale<br />

dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> c’è poco -<br />

crediamo - da eccepire. In Lombardia<br />

come in Sicilia i nostri redattori<br />

fanno il loro dovere, scrivono, fanno inchieste, subiscono<br />

avvertimenti e querele. Vecchi colleghi e giornalisti<br />

nuovi lavorano tranquillamente a questo prodotto<br />

collettivo, che ha il suo baricentro nella rete ma che<br />

ha bisogno anche dell’edicola come fatto simbolico e di<br />

“ritorno in campo” pieno e totale.<br />

Perciò abbiamo poco da aggiungere. Sostenete<br />

I <strong>Siciliani</strong>, in quest’ennesima incarnazione<br />

della sua lunga storia. E’ un<br />

giornale di <strong>giovani</strong>, è un giornale<br />

di profondissime radici.<br />

Ne ha bisogno la Sicilia, ne ha<br />

bisogno il Paese. Non tradite<br />

con la vostra indifferenza<br />

coloro che stanno lottando<br />

anche per voi.<br />

e i rapporti tra mafia e politica<br />

sono cose del passato (e ce lo<br />

diranno, oggi più di ieri), mentre<br />

ci vorranno convincere che c’è<br />

altro da fare. Come è sempre<br />

successo un secondo prima di<br />

perdere. Di nuovo.<br />

Giulio Cavalli<br />

Radio Marsala.it (Marsala),<br />

DaSud (Calabria), Mamma!<br />

(Bologna), Antimafia Duemila,<br />

Liberainformazione, Agoravox.<br />

Il giornale è fatto da Gian Carlo<br />

Caselli, Nando dalla Chiesa,<br />

Giovanni Caruso, Giovanni<br />

Abbagnato, Francesco Appari,<br />

Lorenzo Baldo, Valerio Berra,<br />

Nando Benigno, Mauro Biani,<br />

Lello Bonaccorso, Paolo Brogi,<br />

Luciano Bruno, Anna Bucca,<br />

Elio Camilleri, Giulio Cavalli,<br />

Arnaldo Capezzuto, Ester<br />

Castano, Salvo Catalano,<br />

NAPOLI OCCHIELLO<br />

Un attentato politico<br />

Un attentato mafioso<br />

Per modalità, precisione e messaggio criptico più che un attacco della<br />

camorra sembra un'aggressione mafiosa quella sferrata contro Città della<br />

Scienza, gioiello sorto nel deserto dei suoli dell'ex acciaieria dell'Italsider<br />

del quartiere Bagnoli alla periferia Occidentale di Napoli. Era l'unica<br />

testimonianza materiale di un progetto di riconversione dell'area, che da<br />

vent'anni cerca disperatamente di chiudere la stagione legata al grande<br />

impianto produttivo siderurgico e costruire al suo posto un primo tassello<br />

di città post-industriale. Dopo il saccheggio della biblioteca dei Girolamini,<br />

il rogo di Città della Scienza, rappresenta ancora di più<br />

l'incenerimento della cultura, il dissiparsi di un luogo di conoscenza, di<br />

formazione per <strong>giovani</strong> e bambini.<br />

Sarà stata la camorra. E' colpa della camorra. Quanti alibi si nascondono<br />

dietro questa parola, per classi politiche, dirigenti e cittadini. La camorra<br />

è visibile, si combatte lo sanno bene i tanti magistrati e forze dell'ordine<br />

impegnati in prima linea. Contro le assenze, il mimetizzarsi, il nascondersi,<br />

il disinteressarsi, non si riesce proprio a combattere.<br />

Arnaldo Capezzuto<br />

La Domenica settimanale<br />

Carmelo Catania, Giulio Cavalli,<br />

Antonio Cimino, Giancarla<br />

Codrignani, Dario Costantino,<br />

Tano D’Amico, Fabio D’Urso,<br />

Jack Daniel, Riccardo De<br />

Gennaro, Giacomo Di Girolamo,<br />

Rosa Maria Di Natale, Francesco<br />

Feola, Norma Ferrara, Pino<br />

Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica<br />

Frasca, Renato Galasso, Rino<br />

Giacalone, Marcella Giammusso,<br />

Giuseppe Giustolisi, Carlo<br />

Gubitosa, Sebastiano Gulisano,<br />

Bruna Iacopino, Massimiliano<br />

Nicosia, Max Guglielmino,<br />

Diego Gutkowski, Bruna<br />

Iacopino, Margherita Ingoglia,<br />

Kanjano, Gaetano Liardo,<br />

Sabina Longhitano, Luca<br />

Salici, Michela<br />

Mancini, Antonio<br />

Mazzeo,Martina<br />

Mazzeo,<br />

Emanuele<br />

Midoli,<br />

Lu-<br />

ciano<br />

Mirone, Pino<br />

Maniaci, Attilio<br />

Occhipinti, Salvo<br />

Ognibene, Antonello<br />

Oliva, Riccardo Orioles, Pietro<br />

Orsatti, Salvo Perrotta, Giulio<br />

Petrelli, Aaron Pettinari,<br />

Giuseppe Pipitone, Antonio<br />

Roccuzzo, Vincenzo Rosa, Luca<br />

Rossomando, Giorgio Ruta, Luca<br />

Salici, Daniela Sammito, Mario<br />

Spada, Sara Spartà, Giuseppe<br />

Spina, Miriana Squillaci,<br />

Giudrppe Teri, Marilena Teri,<br />

Fabio Vita, Salvo Vitale,<br />

Chiara Zappalà, Andrea<br />

Zolea.<br />

OCCHIELLO<br />

Riepilogando...<br />

Internet batte tivvù.<br />

Tolleranza batte autodafè.<br />

Acqua pubblica batte acqua<br />

privata. Emilia batte Brianza.<br />

Sorridere civilmente batte<br />

toccare il culo. Humphrey<br />

batte Rambo, e Totò batte<br />

on.Trombetta. Sono tutte<br />

maggioranze molto larghe,<br />

dal cinquanta per cento in su.<br />

Il fatto che nessuno se ne<br />

accorga (compreso chi ne fa<br />

parte) non vuol dire che<br />

questa maggioranza non<br />

faccia storia.<br />

I partiti reali, dell'Italia reale,<br />

ora come ora sono questi. Gli<br />

altri - tutti gli altri, compresi<br />

quelli più nuovi - cercano con<br />

fatica di corrergli appresso.<br />

DA’ UNA MANO<br />

A RIPORTARE IN EDICOLA<br />

I SICILIANI:<br />

IBAN Banca Etica<br />

IT 28 B 05018 04600<br />

000000148119<br />

(“Assoc.Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani")<br />

oppure C/C 001008725614<br />

(Conto corrente postale Ass.Culturale<br />

I <strong>Siciliani</strong> Giovani,v.Cordai 47 Catania)<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, registr.Tribunale<br />

Catania n.23/2011 del 20/09/2011,<br />

dir.responsabile Riccardo Orioles<br />

Progetto grafico di<br />

Piergiorgio Maoloni<br />

(da un inedito del 1993)

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