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Linee guida sulla fragilità

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III. FISIOPATOLOGIA E DETERMINANTI SOCIALI E INDIVIDUALI<br />

Riconoscere le caratteristiche biologiche della Fragilità età-correlate e comprendere<br />

le sue determinanti fisiopatologiche sono stati al centro della ricerca gerontologica degli<br />

ultimi anni. In particolare la ricerca si è concentrata sull’identificazione di marcatori<br />

biologici che permettano uno screening della <strong>fragilità</strong> in fase precoce quando le possibilità<br />

di prevenzione e di intervento hanno maggiore probabilità di successo (National Institute<br />

on Aging 2003).<br />

Numerosi Autori hanno focalizzato la loro attenzione sui problemi fisici indotti dalla<br />

<strong>fragilità</strong>. In particolare:<br />

• aumentata vulnerabilità per eventi avversi (Buchner 1992, Rockwood 2000, Ferrucci<br />

2003, Fried 2004);<br />

• disabilità transitoria (Rockwood 2000, Schuurmans 2004);<br />

• involuzione multisistemica (Buchner 1992, Fried 2001, 2004);<br />

• riduzione delle capacità adattative (Campbell 1997, Carlson 1998, Ferrucci 2002, 2003,<br />

Fretwell 1990, Fried 2001, 2004, Hamerman 1999);<br />

• presentazione atipica delle malattie (Jarrett 1995);<br />

• transitori deficit ADL, IADL (Tennstedt 1994, Woodhouse 1997)<br />

• elevato rischio di deterioramento fisico e cognitivo (Boyle 2010, Daniels 2010, British<br />

Columbia 2008, Robinson 2009, Robinson 2011)<br />

Come accennato nell’introduzione, l’elemento essenziale della <strong>fragilità</strong> è una<br />

vulnerabilità latente con la possibile perdita di capacità adattative.<br />

Recentemente la ricerca si è focalizzata sui determinanti della Fragilità:<br />

• stati infiammatori cronici che possono determinare aumento serico dell’interleuchina 6,<br />

riduzione dell’emoglobina e dell’ematocrito (Leng 2002);<br />

• deficit ormonali (in particolare IGF-I, DHEA-s), collegati ad una possibile alterazione<br />

immunitaria, pur in mancanza di una sicura relazione causale (Leng 2004, Walston<br />

2004);<br />

• cambiamento nell’espressione genica – telomeri accorciati (Wilson 2004);<br />

• riduzione della capacità dell’organismo di autocorreggersi a causa della perdita di<br />

efficacia dei sistemi complessi (riduzione della complessità). Sotto la soglia di <strong>fragilità</strong><br />

la persona perde la capacità di adattarsi di fronte ai fattori di stress (Lipsiz 1992, 2004)<br />

Bortz (2002) ha stimato che il 30% residuo della funzione multiorgano possa<br />

rappresentare la soglia minima per la funzionalità del sistema stesso. È quindi possibile<br />

perdere il 70% di una funzione senza alcuna manifestazione sintomatica, soprattutto se<br />

tale riduzione avviene in un tempo dilazionato.<br />

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