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ANCHE TU SU - Raffaello Corti

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A n c h e t u s u<br />

O ubliette<br />

ebook - numero 01<br />

raccolta delle poesie del concorso<br />

"anche tu su oubliette"<br />

mesi: settembre - ottobre - novembre - 2011


Il Concorso Nazionale Letterario “Anche tu su Oubliette”,<br />

promosso dal Web-Magazine OublietteMagazine e dalla Faster<br />

Keaton Produzioni, ha avuto una durata di tre mesi, nei quali<br />

per ogni mese (settembre – ottobre – novembre 2011) è<br />

stato indetto un bando, all’interno del Magazine, suddiviso in<br />

due sezioni (poesia inedita e poesia edita).<br />

La forza del concorso è stata una giuria mutevole che ogni<br />

mese ha valutato le poesie partecipanti sino a giungere al<br />

verdetto di un vincitore per ogni sezione di appartenenza e,<br />

di sei finalisti.<br />

I vincitori del concorso sono stati proclamati “Poeta del<br />

Mese” di OublietteMagazine ed inseriti nella categoria “Poesia”,<br />

oltre alla pubblicazione nell’ebook del concorso insieme<br />

alle poesie finaliste.<br />

Si ringraziano tutti i partecipanti, le quali poesie sono consultabili<br />

all’interno dei tre bandi di concorso.<br />

La redazione OublietteMagazine


A n c h e t u s u<br />

O u b l i e t t e<br />

SETTEMBRE 2011<br />

Giuria:<br />

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico<br />

letterario)<br />

Fabrizio Marrocu (Faster Keaton Produzioni)<br />

Fabio Costantino Macis (Fotografo)<br />

Laura Collu (Psicologa)<br />

Vincitori:<br />

Siddharta-Asia Lomartire (sezione A, poesia inedita)<br />

Carla Casu (sezione B, poesia edita)<br />

Finalisti:<br />

Tommaso De Beni<br />

Lidia Peritore<br />

Ricciardo Ferrari<br />

Ersilia Anna Petillo<br />

Ivonne Maestroni<br />

<strong>Raffaello</strong> <strong>Corti</strong>


Siddharta-Asia Lomartire<br />

“Donna di facili costumi”<br />

Tristezza,<br />

assolvimi<br />

da questa<br />

tua condanna.<br />

Che neanche<br />

gli occhi ne posson più,<br />

a furia di inumidirsi,<br />

e le carni,<br />

si seccan lentamente<br />

e neanche la parola<br />

vuol pronunciare<br />

il tuo nome,<br />

accompagnato quasi<br />

da una maledizione.<br />

Anche le pareti,<br />

son sazie<br />

di vedermi imprecare,<br />

e la luce,<br />

quasi spaventata,<br />

più non mi degna<br />

d ’a t t e n zio ni.<br />

Come una donna<br />

di malaffare,<br />

sei venuta a<br />

barattare<br />

quel mio immenso dono.<br />

Sei giunta solenne,<br />

maestosa,<br />

tramutandoti celermente<br />

in un illegittima pena.<br />

Tristezza,<br />

è cosi che sei venuta a me.


Carla Casu<br />

“Alla Musa”<br />

Come la notte che ti chiesi<br />

di asfodeli, ricordando canzoni<br />

in lingue ignote e familiari …<br />

… così procede il mio giorno,<br />

bagnato di certezze claudicanti.<br />

Ti osservo affacciata al balcone<br />

che incroci le nude gambe,<br />

aspettando schegge d’ardore …<br />

…<br />

e mostri al mattino un riso<br />

infantile, macchiato di rosso scarlatto.<br />

Ma fiera nella fedeltà al tuo<br />

io più dannato, dismessi i<br />

panni dell’amante possibile…<br />

… vesti le labbra sbiadite dal<br />

tempo, di merletti color agonia.<br />

Tratta dalla raccolta “La Donna”, AA.VV. Il Ginepro – poesiaèrivoluzione, 2010


Tommaso De Beni<br />

“Sabato sera, forse”<br />

L’elettroshock tra cielo e nuvola<br />

indora l’orizzonte, ti scuote<br />

un attimo prima di tornare<br />

alla strada e al pensiero.<br />

E’un vento caldo che non sa di pioggia,<br />

tutto sa di catastrofe imminente.<br />

“Puoi girare anche qua” dici.<br />

La macchina fa un rumore strano, mi pare.<br />

Cerco di guidare bene e vorrei chiedertelo:<br />

“Guido bene, vero?”<br />

L’auto che ci segue mi lancia una luce<br />

accecante, mi chiedo perché,<br />

“Non so” dici, “saranno loro”<br />

“No, non sono loro” dico io.<br />

Al primo semaforo rosso io e il conducente<br />

ci guardiamo in faccia alle spalle e capisco<br />

che forse ci potrebbe essere una rissa,<br />

una follia, uno scherzo, una violenza gratuita.<br />

Adesso vorrei lasciare il volante<br />

e guardare solo le foglie e il vento e la notte<br />

e farmi spaventare dai fulmini;<br />

il pannello dell’autoradio emana laser<br />

fantascientifici, fa caldo. Se apri il finestrino<br />

non sentiamo più la musica.<br />

Tra due rotonde o tre siamo arrivati,<br />

il volante ogni tanto trema, il cambio ogni<br />

tanto e il pedale sempre, è duro e la macchina,<br />

mi sembra, fa un rumore strano.<br />

Il parcheggio è pieno, un gran lampione<br />

il cassone verde di ferro l’odore di fritto,<br />

fa caldo dentro e fuori. Siamo arrivati.<br />

“We don’t need no education” dici,<br />

“Preferirei discutere di veteromarxismo forse”<br />

dico io, “con una vacca messicana” aggiungo<br />

e sono costretto a precisare “nel senso del bovino”<br />

al tuo primo pugno.<br />

Al ritorno la macchina continua a fare un rumore strano.


Lidia Peritore<br />

“Il pensatore stanco”<br />

Giunge il grido di un’aquila dalla vetta innevata<br />

s’ode a lungo ed agghiaccia nell’immensa vallata.<br />

Stride la cornacchia e fugge paurosa<br />

mentre ulula il lupo nella brughiera uggiosa.<br />

Che atmosfera tetra, si para innanzi agli occhi<br />

di chi assiste impassibile ai frammenti di un film,<br />

accartocciati nell’animo di un pensatore stanco<br />

fotogrammi sfumati dei suoi sogni di un dì!<br />

Sentieri mai violati da solenni idiozie<br />

si prospettano ai valichi di perdute follie<br />

ombreggiati crepuscoli di un pensatore stanco<br />

che ha visto ormai morire un dolce e amaro canto!<br />

Adesso, la vallata, si colora di rosa<br />

assolata risplende un’alba luminosa<br />

ma il pensatore stanco deluso del suo dire<br />

ha smesso di pensare e si è messo a dormire!


Ricciardo Ferrari<br />

“Poesia Emetica Incivile”<br />

Qualcuno mi spieghi questa crisi per pietà detta<br />

E le parole che la nominano e il sapore di piombo<br />

Viscido di questi sintagmi che sanno di vomito<br />

SPECULAZIONE speculum specchiata azione<br />

Spiegazione transustazione colazione culone<br />

C’è qualcosa di potentemente immondo e blasfemo<br />

In queste parole indigerite rigettate<br />

PIL meno di pile molto meno di pilastro è in mezzo a<br />

Depilato orripilante spillato, ci si arriva togliendo<br />

Verità e vita a parole di uomini e donne<br />

MERCATI non sono mecenati, si sa, sono mercanti<br />

Avvocati accecati mercantili accalcati su scale<br />

Mercalli virtuali che crollano per gioco e uccidono<br />

BORSA conosco quella della spesa e mi piace e la rispetto<br />

Non posso capire di più anche se vi sforzate di scassinare<br />

Il forziere dei suoni e dei significati


INDICE me lo taglierò per sempre e non vorrò mai più<br />

Giudicare nemmeno le parole che non sono innocenti<br />

Ma colpe non hanno solo responsabilità di chi le pronuncia<br />

E ci crede<br />

E alla fine CRISI crisalide cristo tisi risi tesi rischio e<br />

opportunità: Mimì muore e risorge farfalla in Cina<br />

Sana e felice, sbatte le ali e qua, cosa mi succede qua?<br />

E alla fine il fine non sarà di dire che sono orfano di Pasolini,<br />

se non del nulla che è madre del tutto, e come papà accudente<br />

neonati significanti nati morti pieni di piscio a lei mi appello<br />

Perché nel solito infinito formato assorba presto assorba<br />

Tutto e mi lasci la bocca muta e sorda a quel nauseante rutto


Ersilia Anna Petillo<br />

“Si vive veloci”<br />

Si vive veloci<br />

rincorrendo orizzonti costruiti<br />

su un artificiale sentiero di emozioni.<br />

Fuggiamo da dentro<br />

e ci proiettiamo su scie sbiadite<br />

consumate dal futuro.<br />

Orniamo il tempo<br />

per sentirlo affievolirsi lento<br />

per avere l’opportunità<br />

di ucciderlo<br />

di corsa.<br />

Non è facile destarsi<br />

non è uno scherzo sognare<br />

non è un’impresa la morte.<br />

Tratta da “Le stelle sul soffitto”, Photocity Edizioni, 2011


Ivonne Maestroni<br />

“Donne come noi”<br />

(A Tatiana…)<br />

Raggomitolate<br />

nell’angolo della solitudine<br />

ascoltiamo<br />

il suono delle lacrime<br />

scorrere<br />

sopra la pelle e i ricordi.<br />

Prigioniere<br />

di un amore<br />

gettato nel vuoto,<br />

circondate da fantasmi,<br />

interroghiamo il tempo,<br />

aspettando<br />

l’a n tic o s ole<br />

risplendere.<br />

Noi,<br />

donne uniche e speciali,<br />

raccogliamo<br />

i pezzi della nostra anima<br />

marginiamo<br />

ferite e dolori<br />

sognando di correre<br />

a passi leggeri<br />

lontano nell’infinito …<br />

Brividi di liberta’!<br />

Tratta da “Frammenti di me”, edizioni il Filo, 2007


<strong>Raffaello</strong> <strong>Corti</strong><br />

“Imperfezioni”<br />

Sono stato ciò che gli altri non hanno pensato fossi,<br />

ho vissuto ciò che gli altri pensavano non esistesse,<br />

sono ciò che risale<br />

colui che ride con una lacrima<br />

colui che piange con un sorriso.<br />

Tratta da “Visioni Imperfette”, Aletti Editore, 2010


A n c h e t u s u<br />

O u b l i e t t e<br />

OTTOBRE 2011<br />

Giuria:<br />

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario)<br />

Giuseppe Giulio (Recensionista Oubliette)<br />

Claudia Aru (Cantante)<br />

Carla Casu (Poeta)<br />

Vincitori:<br />

Rosaria Fiore (sezione A, poesia inedita)<br />

Alba Saiu (sezione B, poesia edita)<br />

Finalisti:<br />

Raffaele Bassano<br />

<strong>Raffaello</strong> <strong>Corti</strong><br />

Ivana Orlando<br />

Christian Iacomucci<br />

Mauro Barbetti<br />

Anna Maria Fochini


Rosaria Fiore<br />

“L’ultima ora di Virginia Woolf”<br />

Instabile ossessivo luccichio d’azzurro<br />

non sarei mai dovuta ritornare qui<br />

dove ogni ondata abbatte la mia mente<br />

e capovolge tutto un’altra volta<br />

riva presente cielo movimento<br />

né più né mai speranza casa terraferma<br />

solo una devastante nostalgia nel ventre<br />

di arrendermi supina all’orizzonte.


Alba Saiu<br />

“Sul palco delle illusioni”<br />

Anche questa sera, io,<br />

la Lolita vestita di sogni e speranze,<br />

danzo su questo palco delle illusioni<br />

di fronte a indiscreti sguardi<br />

che si posano languidi sul mio corpo<br />

scrutando ogni mio gesto e movimento.<br />

Io, la Lolita di questi uomini,<br />

di queste sagome appena visibili<br />

nell’impercettibile buio di un locale<br />

sperduto nelle ansie di una vita …<br />

Loro … che si avvicinano avidi di potere,<br />

che si sentono i padroni della mia notte.<br />

Loro, che domani al risveglio<br />

abbracceranno la triste realtà<br />

di una fiaba che avrebbero<br />

voluto vivere ma che invece<br />

hanno solo per un istante sognato.<br />

Io.<br />

Io che questa notte mi vestirò di niente<br />

per dare passione e inquietudine,<br />

io con il volto di bambina<br />

costretta ad essere donna,<br />

a dimostrare una femminilità<br />

che ancora si nasconde<br />

dietro bambole che riempiono


gli armadi della mia esistenza,<br />

di un’infanzia che mi è stata strappata<br />

senza chiedermi il permesso.<br />

Uomini.<br />

Seduti sulle loro illusioni,<br />

sulle mille convinzioni<br />

che una banconota sventolata<br />

possa riempire di amore<br />

le tante situazioni mancate<br />

e un’esistenza che ha il sapore del nulla.<br />

E domani sarò di nuovo qui,<br />

a ballare e ad ascoltare il mio cuore<br />

che velocemente aumenterà i battiti<br />

e picchierà sul tempo di questa malinconica follia,<br />

che ancora una volta mi vestirà<br />

di ingombranti respiri<br />

di inutili corpi maschili.<br />

Tratta dalla raccolta “Bolle di vetro”, Rupe Mutevole Edizioni, 2011


Raffaele Bassano<br />

“Quelli come me”<br />

Quelli come me<br />

sorridono<br />

anche con un cumulo di pensieri<br />

aggrovigliati nel cuore.<br />

Quelli come me<br />

se ci parli<br />

hanno le parole incerte,<br />

Quelli come me sorridono<br />

e arrossiscono<br />

se le chiami<br />

e dici il loro nome.<br />

Quelli come me<br />

si arrabbiano, urlano,<br />

non si convincono<br />

quando li sfiori<br />

con il fiore<br />

dell’ingiustizia.<br />

Quelli come me<br />

hanno le mani<br />

che vogliono comunicare<br />

ciò che si agita<br />

tra i pensieri e l’anima<br />

… e creano, costruiscono,<br />

dipingono e comunicano<br />

in un linguaggio<br />

spesso non comprensibile<br />

nemmeno a loro.<br />

Quelli come me<br />

stanno in silenzio<br />

ma pensano sempre<br />

i discorsi più impensati<br />

le immagini della vita<br />

Quelli come me<br />

se ti fai spazio<br />

tra la fiducia<br />

e il cuore<br />

ti donano …<br />

tutto l’amore.


<strong>Raffaello</strong> <strong>Corti</strong><br />

“Memorie migranti”<br />

Grigia la strada<br />

che si stende davanti a me,<br />

in questa terra sconosciuta<br />

la notte avvolge ogni rumore,<br />

è il silenzio la mia musica,<br />

richiamo di casa,<br />

ricordo di fragranze lontane.<br />

Socchiudo gli occhi<br />

nell’oscurità di questa stazione,<br />

apro le narici alla memoria,<br />

l’anima alle immagini.<br />

E lì ti rivedo, amore mio,<br />

i tuoi occhi posati nelle mie mani,<br />

come perle nere in controluce,<br />

il profilo del tuo corpo<br />

avvolto in sete multicolori,<br />

ogni piega un’emozione,<br />

ogni colore, un attimo d’amore.<br />

Ris u o n a n ell’a ria ,<br />

la candida voce di primavera<br />

di nostro figlia,<br />

genesi di un sentimento<br />

che ha radici nel tempo,<br />

lei, la nostra storia,<br />

depositaria futura<br />

della nostra memoria.<br />

E d’intorno il sole,<br />

brezze profumate di mare,<br />

sabbie calde<br />

su cui si posarono i nostri corpi,<br />

e che conservano ora<br />

i nostri lontani ricordi.<br />

Costruirò un ponte di sogni


per annullare la distanza che ci separa,<br />

e lo percorrerò un mattino d’estate<br />

a piedi nudi,<br />

percependo sulla pelle la mia terra,<br />

inseguendo l’ombra tua<br />

che il sole evidenzierà sul mio cammino.<br />

Un giorno ritornerò<br />

amore mio, terra mia,<br />

senza voi, sono polvere<br />

in balia dei venti dell’esistenza,<br />

e come frammento di vita<br />

tornerò a posarmi sulle antiche note,<br />

scritte per noi sullo spartito del tempo.<br />

Siamo radici, e dalla nuda madre<br />

rinasceranno uniti, nuovi fiori<br />

e nuovi profumi.


Ivana Orlando<br />

“L’ultimo degli Scriba”<br />

Intarsiate iridi<br />

cesellano audacia.<br />

Abbozzato ricciolo<br />

baldanzose boccacce<br />

designano acuta ironia.<br />

Anima<br />

escoriata<br />

da celati dedali<br />

sugge china.<br />

Incisore<br />

di inchiostro cruente<br />

guizza<br />

da grondante porpora<br />

incarnando battiti.<br />

Indole vitrea<br />

rigurgita trasparenza<br />

immolando legami.<br />

Spezzati silenzi<br />

scorgono contorni<br />

sbiaditi<br />

da prostrate tempere<br />

tinteggiando Umiltà!<br />

Prodigiosa Maestria<br />

padroneggia Poesia.<br />

… sshhh!<br />

“E’solo l’ultimo degli Scriba” …


Christian Iacomucci<br />

“Maree”<br />

Le scale ad ansa per risalir<br />

la foce dei tuoi sciami verbali.<br />

Tenteranno di torcerne i rami<br />

nel loro giorno di conquista.<br />

Di legno fradicio e sprangato il panorama<br />

e al di qua gentile il vetro che riflette<br />

la coagula pensosa rintanatasi tra i denti.<br />

Frapponi le ore alle pieghe della veste,<br />

siedi tranquilla e sorseggia<br />

il blando gorgoglio dell’orologio<br />

che semina i suoi passi<br />

lungo il tempo che esplori.<br />

Saprai ridere quando il caso lo vorrà,<br />

tacere i giorni esplosi di frastuono<br />

che spigoli abnegante per trovar risposte<br />

insite e semplificate nel silenzio.<br />

La tolda cui risali<br />

l’acqua che abbandoni<br />

Gli ultimi rapiti sguardi<br />

semichiusi per un mai sapersi.<br />

Mi dimetto dal mio seggio di profumi,<br />

scendo i pochi abbracci che mi attendono<br />

appostati su l’andito. Può non essere impossibile?<br />

Un rancore d’ora innanzi, dai riflessi a perla.<br />

Tratta dall’antologia “Lo spreco dei vent’anni”, Artemisia Edizioni, 2009


Mauro Barbetti<br />

“Una sera come altre”<br />

Serata accartocciata e clima accanto<br />

lo scricchiolio di oggetti come su navi in sosta<br />

a bordo nessuna presenza.<br />

Movimenti nella stanza<br />

uno sguardo dalla finestra<br />

l’attesa della mano incavata nell’altra mano<br />

il buio sul soffitto attento<br />

il sangue di oggi e quello che verrà<br />

note a margine e cartoline da<br />

il volume che occupo ristretto a<br />

poi la caduta pesante del buio<br />

dal soffitto<br />

sopra il letto<br />

sul corpo<br />

Tratta da “Primizie ed altro”, ed. La Scuola di Pitagora


Anna Maria Fochini Stabile<br />

“Trasformazione”<br />

Nella costanza<br />

d ell’e s s e r e<br />

vestiamo abiti sempre nuovi,<br />

testimoni<br />

distratti<br />

del tempo che passa,<br />

interpreti<br />

inconsapevoli<br />

sul palcoscenico<br />

della vita.<br />

Ci trasformiamo<br />

nella folle rincorsa<br />

di idoli e modelli,<br />

nel turbinio<br />

vorticoso<br />

degli accadimenti.<br />

Maschere<br />

dipinte sul volto<br />

ci convincono<br />

di essere altro.<br />

Tratta da “Spuma di mare”, edizioni Lulu, 2009


A n c h e t u s u<br />

O u b l i e t t e<br />

NOVEMBRE 2011<br />

Giuria:<br />

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario<br />

Marzia Carocci (Scrittrice e recensionista Oubliette)<br />

Alba Saiu (Poeta)<br />

Rosaria Fiore (Poeta)<br />

Vincitori:<br />

Alessandro Bertolino (sezione A, poesia inedita)<br />

Luca Gamberini (sezione B, poesia edita)<br />

Finalisti:<br />

Elena Condemi<br />

Marina Pieranunzi de Marinis<br />

Stefano Budicin<br />

Francesca Del Moro<br />

Grazia Finocchiaro<br />

Claudia Calcagno


Alessandro Bertolino<br />

“E lei, puntuale, ricompare”<br />

E’ un buon posto per parlare, il giardino<br />

dei limoni, maturi, silenziosi.<br />

Uno di loro, a fette, rischiarerà<br />

Il tè di questo tardo pomeriggio.<br />

Condito d’immancabili: “Ricordi … ?”<br />

scorre e non chiede nulla il breve tempo.<br />

Candida, profumata, la divisa:<br />

“Infermiera, ci porta la scatola?”<br />

Avvicinate le ruote al tavolo,<br />

ancora una volta rincorriamo la<br />

speranza, celata al fondo del vaso<br />

di Pandora. S’increspa, intanto, il mare.<br />

Pieno d’orgoglio giro l’immagine:<br />

“Guarda, la pelle dell’Irlanda: i prati!”<br />

Mio fratello da tanti anni tace,<br />

annuisce però, sorride, ascolta … .<br />

Viaggiano ansiose le mani, cercano.<br />

E lei, puntuale, ricompare, bella,<br />

col vestitino estivo: le ciliegie<br />

stampate fasciano il corpo esile.<br />

Entrambi la baciamo e la posiamo<br />

nello scrigno: fotografia a colori.<br />

Ritornerà stanotte, lei, la mamma<br />

a rimboccarci con le fiabe i sogni.


Luca Gamberini<br />

“Spirito libero”<br />

Ricordo tutto di te<br />

anche se non conosco nulla<br />

ti vedo<br />

cordiale, distratta,assorta, triste,<br />

così vicina<br />

ma deliziosamente irraggiungibile.<br />

Ho abituato i miei occhi<br />

a respirare il tuo profumo<br />

come un ladro timido e discreto<br />

quasi neanche me ne accorgo …<br />

Ho imparato a chiamarti<br />

anche se a me è estraneo il tuo nome<br />

ho scolpito nel mio ego il tuo sorriso<br />

dolce e intenso<br />

misurato e deciso.<br />

C’è complicità nel tuo sguardo<br />

c’è il desiderio di non soffrire<br />

ci sono tutti i giorni passati<br />

in fila<br />

uno dopo l’altro<br />

c’è un’energia che cattura<br />

e mi fa sentire<br />

felice, impacciato, leggero, disperato,<br />

in una frazione di attimo.


Non appari mai nei miei sogni<br />

perché i sogni non sono belli come decantano<br />

appari tutti i giorni nella mia realtà<br />

sei un’onda anomala<br />

che sbatte contro gli scogli della mia timidezza<br />

e infrangendosi disperde tutti i miei confusi pensieri.<br />

Mentre ti osservo da dietro le sbarre dei miei errori<br />

penso …<br />

vorrei fossi prigioniera<br />

libera sei inarrivabile<br />

sei impossibile per i miei occhi<br />

e non possiedo le chiavi per poter fuggire dall’inutile.<br />

Sei la tranquillità e il tormento<br />

sei l’inverno che lentamente mi sorprende<br />

sei la voglia di volare fino ad accarezzare il cielo<br />

sei la sveglia del mattino<br />

che vibra e fa pulsare il cuore<br />

a ogni battito una luce<br />

i tuoi occhi che sorridono<br />

Tratta dalla raccolta “Come un cane … con un cane”, Montedit, 2008


Elena Condemi<br />

“Appena ieri”<br />

Bacche sulle colline<br />

le visioni delle mie notti<br />

flauto del disinganno<br />

di colei che cede alla luna<br />

Attraverso le messi<br />

guardo il mare<br />

una volta fui corallo<br />

E’ appena ieri<br />

che ci incontrammo …<br />

Per non urtare il soffitto<br />

rincaso al crepuscolo<br />

e la porta diviene<br />

la nebbia mattutina.


Marina Pieranunzi de Marinis<br />

“Ninnananna”<br />

Cullerò<br />

i tuoi pensieri stanchi<br />

come una melodia<br />

o una ninnananna<br />

per acquietarli.<br />

Accarezzerò<br />

il tuo volto teso<br />

come un pallido sole<br />

o un alito di vento<br />

per non turbarlo.<br />

Ravviverò<br />

i tuoi occhi tristi<br />

con scintillio di lucciole<br />

e timide fiammelle<br />

perché non versino lacrime.<br />

Raggiungerò<br />

il tuo cuore oppresso<br />

con mille, piccoli,<br />

teneri voli<br />

perché riprenda a sperare.


Stefano Budicin<br />

“Una sera in Novembre”<br />

Una sera in Novembre m’apprestai<br />

come un vagabondo, a seguitare<br />

un cammino scostante, deciso<br />

al calar dei miei passi imprecisi.<br />

Ho seguito dei viali inondati<br />

da quei secchi capelli dei faggi<br />

laceri, spogli, sparpagliatissimi.<br />

Vago e mi sento preda<br />

del vacuo dondolìo di fogliame<br />

che la brezza, in un gioco sottile,<br />

manda e rimanda al nero terreno.<br />

Le mani nelle tasche accaldate<br />

riposano, e le braccia addolcite<br />

dal bacio della sera, sopiscono<br />

mansuete, come fiumi nebbiosi;<br />

Non un grido respira nel folto<br />

di nebbia che sporge dalle strade;<br />

non un’eco, od un acre bisbiglio,<br />

non un fischio che mite componga<br />

l’assenza di candor della notte.<br />

Mi percuotono l’ore distanti<br />

del mattino timido, e dell’orrido<br />

pomeriggio profeta di pioggia.<br />

E qui, febbricitante di noia,<br />

trafitto e più frustrato, il cipiglio<br />

lo tengo contratto e spalancato,<br />

per mandare al cartaceo respiro<br />

slegati sospiri di ventura.


Francesca Del Moro<br />

“L’h o u c cis o”<br />

L’h o u c cis o<br />

perché sono una persona<br />

fondamentalmente non aggressiva.<br />

Sono incapace di violenza,<br />

per questo l’ho ucciso.<br />

Non avrei saputo restituirgli<br />

la lenta morte quotidiana<br />

la metodica cancellazione<br />

di una persona,<br />

l’annientamento del corpo,<br />

lo spregio di un’intelligenza.<br />

Non avrei saputo essere a mia volta<br />

la puntuale goccia di disprezzo<br />

che giorno dopo giorno<br />

gli perfora il cranio.<br />

Non avrei saputo ridere di lui<br />

mentre in un angolo<br />

il suo corpo si deformava,<br />

il suo volto si sfigurava nel pianto,<br />

la sua voce si contraeva<br />

in fioche grida d’aiuto.<br />

Non avrei mai potuto<br />

schiacciare, infilandogli<br />

il tacco delle scarpe negli occhi,<br />

un essere già ripiegato<br />

sotto i miei piedi.<br />

Non avrei potuto vederlo<br />

agonizzare<br />

stretto tra le lamiere


Grazia Finocchiaro<br />

“Pioggia a Montmartre”<br />

Dal cielo plumbeo scrosciava<br />

tambureggiando la pioggia<br />

tra alberi discinti allineati<br />

nelle larghe piazze<br />

tra panchine vuote.<br />

Pochi passi per viali,<br />

nei pub tra luci sommesse<br />

traboccanti boccali,<br />

a dar vita all’asfalto<br />

fari abbaglianti.<br />

Era triste Montmartre …<br />

grugni mesti di pittori<br />

miraggio di volto ritratto<br />

colori trasudati da mani stanche<br />

di avventore attesa incessante<br />

… sul bohémien pioveva speranza.<br />

Quella sera a Montmartre …<br />

accostata al gruppo<br />

si agitavano i miei sensi<br />

lo sguardo si posava<br />

sui dipinti per terra sparsi,<br />

un bohémien asserì al passante<br />

… eh, hai fatto soldi tu …<br />

Montmartre …<br />

Domani pioverà sole sui colori,<br />

tempo nuovo, tanti avventori.<br />

Tratta dalla raccolta “Cristalli di Parole”, Carta e Penna editore, 2011


Claudia Calcagno<br />

“Prestigio dei sensi”<br />

C’è della pioggia sul chino piede,<br />

chi le ha parlato all’orecchio<br />

quando io trastullavo le onde<br />

in superficie dell’assopito sole?<br />

Nell’eretica realtà corposa di sgomento<br />

io scavo le tracce di questa cospirazione,<br />

astratte perché digiune,<br />

nessun atto ebbe inizio.<br />

Strofino nel mio avvedersi<br />

l’accertato stupore di ciò che mai giunse,<br />

ma nella diffidenza è difeso il dubbio.<br />

Si ricicla un fantasma<br />

che non lascia l’istante nello smarrimento.<br />

E’ il prestigio dei sensi quando tergono il sospetto.<br />

Tratta dalla raccolta “Oltre i confini dell’apparenza”, Aulino Editore, 2007


“Anche tu su Oubliette”

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