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Il Vigneto Storico di Avio - Trentino Wine Blog

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Questo vigneto presenta alcune caratteristiche che prese nel loro insieme lo rendono unico e<br />

degno <strong>di</strong> una valorizzazione.<br />

La completezza <strong>di</strong> elementi presenti (il pozzo con la vasca in cemento per la preparazione<br />

della poltiglia bordolese e la baracca utilizzata come deposito attrezzi accanto ad alcuni alberi da<br />

frutto ed un piccolo orto sono degli esempi) può essere considerata la più importante accanto alla<br />

vetusta dei materiali presenti altrimenti non riscontrabili.<br />

L’età delle viti è altrettanto importante, così come la <strong>di</strong>mensione non irrisoria tale da<br />

permettere sia la ricreazione <strong>di</strong> un paesaggio in cui poter immergersi e vivere un’esperienza<br />

particolare, sia la produzione <strong>di</strong> una quantità <strong>di</strong> uva e <strong>di</strong> vino tale da immaginare una sostenibilità<br />

economica della conduzione viticolo-enologica del vigneto.<br />

Importante è la localizzazione, in un territorio da sempre vissuto come luogo <strong>di</strong> frontiera,<br />

oggi tra le province <strong>di</strong> Trento e Verona, nel passato tra l’impero asburgico e il regno d’Italia, ma<br />

anche luogo <strong>di</strong> sovrapposizione, come tra due strade dei sapori (della Vallagarina e della Terra dei<br />

Forti), nel centro <strong>di</strong> una DOC (Terra dei Forti) che ricomprende il territorio della Valda<strong>di</strong>ge<br />

Veronese e della Bassa Vallagarina.<br />

La storia <strong>di</strong> questo vigneto nasce in Austra e passa in Italia, attraversa due guerre mon<strong>di</strong>ali e<br />

vede le proprie uve commercializzate con tre monete nazionali <strong>di</strong>verse (corone, lire, euro), accanto<br />

una storia più quoti<strong>di</strong>ana vissuta nel passaggio da una viticoltura quasi <strong>di</strong> sopravvivenza fino ad una<br />

viticoltura specializzata e industriale.<br />

Infine la possibilità <strong>di</strong> conservare in loco un serbatoio genetico importante per una varietà<br />

minore in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. Le varietà <strong>di</strong> uva che si sono <strong>di</strong>ffuse nel passato in epoca<br />

prefilloserica hanno consentito un trasferimento <strong>di</strong> popolazioni geneticamente <strong>di</strong>verse in <strong>di</strong>versi<br />

luoghi del pianeta garantendo nel tempo una sufficiente variabilità tale da evitare un’erosione<br />

genetica.<br />

Per le varietà considerate minori, almeno in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, il rischio <strong>di</strong> erosione è<br />

legato all’introduzione <strong>di</strong> pochi cloni derivanti da un solo ceppo <strong>di</strong> vite (nel vivaismo la<br />

riproduzione delle viti è agamica attraverso la tecnica dell’innesto) che con il tempo vanno a<br />

sostituire i vecchi vigenti spesso costituiti da popolazioni o tribù <strong>di</strong> piante <strong>di</strong>verse.<br />

<strong>Il</strong> risultato può essere negativo, perdendo la variabilità si possono perdere caratteristiche<br />

interessanti che non si sono selezionate all’epoca della scelta del materiali da cui far derivare i<br />

cloni. Se per le varietà <strong>di</strong>ffuse in tutto il pianeta è possibile tentare <strong>di</strong> ricostruire una variabilità<br />

partendo da materiale genetico proveniente dalle <strong>di</strong>verse aree viticole mon<strong>di</strong>ali, per le varietà<br />

minori questa possibilità è esclusa ed un eventuale erosione genetica <strong>di</strong>venta un danno permanete<br />

nella popolazione.

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