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Serbelloni e Volfango Mozart, approvate con Decreto Reale<br />
nel 1908, poi inserite nel Piano Regolatore Pavia Masera<br />
del 1912 come base planimetrica per le future costruzioni.<br />
L’edificazione procedette veloce e intensiva nei<br />
tratti in direzione di corso Venezia e i Bastioni Monforte<br />
(oggi viale Majno), ma abbisognava di maggiori attenzioni<br />
nelle parti contigue ai giardini verso la via San Damiano,<br />
in virtù del loro pregio ambientale. Via Mozart, in particolare,<br />
che tagliava in due l’ex giardino Sola-Busca e che risultava<br />
completamente attorniata dal verde, fu oggetto di<br />
una specifica riflessione che, in un certo senso, intendeva<br />
“compensare” la futura occupazione del suolo con la qualità<br />
e il decoro degli interventi architettonici.<br />
Ne è testimonianza la proposta di lottizzazione, elaborata<br />
in diverse varianti tra il 1924 e il 1930, dall’architetto Aldo<br />
Andreani su incarico della proprietà Sola Busca: proposta,<br />
non a caso soggetta all’approvazione della Soprintendenza<br />
ai Monumenti della Lombardia. Pur «mettendo a frutto<br />
buona parte dell’ex parco patrizio», il progetto<br />
(parzialmente realizzato) si premurava così di lasciare<br />
ampie zone libere e a verde, stabiliva un’area di rispetto<br />
tra il palazzo e le nuove costruzioni, “giocava” sull’alternanza<br />
tra edifici alti e bassi e su una complessiva cifra architettonica<br />
che, nella variazione di volumi e materiali, colori<br />
e dettagli, sembrava tradurre in pietra l’animazione pittoresca<br />
propria all’estetica dei giardini.<br />
Casa Necchi Campiglio andava quindi ad insediarsi in un<br />
contesto di grande fascino architettonico-paesaggistico<br />
dove, nei primi anni Trenta, erano già presenti architetture<br />
tre le più rappresentative dell’opera di Andreani. Si vedano<br />
in via Mozart palazzo Fidia (1926-1930), inconfondibile<br />
per l’altezza, il volume movimentato, le superfici ondulate<br />
e il colore acceso del rivestimento in mattoni; e più oltre,<br />
lungo la via Serbelloni, il complesso ai numeri 10-12<br />
(1927-1930) dove la pietra modellata e le parti a intonaco<br />
si compongono in un’architettura scultorea, quasi evocata<br />
dall’orecchio in bronzo posto a lato della porta di ingresso.<br />
Nel quartiere in costruzione si segnala già anche il nome<br />
di Piero Portaluppi che di lì a breve sarà l’architetto di villa<br />
Necchi Campiglio: sua è infatti in via Mozart 9, a lato di<br />
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