N.8 - Casablanca
N.8 - Casablanca
N.8 - Casablanca
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
MADE IN LINUX GNU<br />
S t o r i e d a l l e c i t t à d i f r o n t i e r a<br />
NEI QUARTIERI DI<br />
PALERMO E CATANIA<br />
LE DONNE NON SI<br />
RASSEGNANO AFFATTO:<br />
DIFENDONO LE SCUOLE<br />
DEI LORO FIGLI,<br />
SI ORGANIZZANO<br />
PER L'ACQUA E LA<br />
SOPRAVVIVENZA<br />
DA MARSALA<br />
A CARRARA<br />
STORIE DI DONNE<br />
TOSTE E<br />
"DI SUCCESSO"<br />
EdizioniLeSiciliane<br />
Nel 1984 gli imprenditori siciliaNi<br />
non facevano pubblicità<br />
sui giornali antimafioSI.<br />
Nel 1993 gli imprenditori siciliaNi<br />
non facevano pubblicità<br />
sui giornali antimafioSI.<br />
Nel 2007 gli imprenditori siciliaNi...<br />
"Suonala ancora, Sam"<br />
SATIRABIANIK&FFEOLAPIZZINO<br />
MORRIONE GIULIETTI DALLA CHIESA<br />
ANNO II NUM. 4<br />
giugno 2007<br />
2 EURO<br />
SUD/<br />
CATANIA<br />
IN SERIE A:<br />
CHI GIOCA BENE<br />
CHI GIOCA<br />
SPORCO<br />
QUANDO QUANDO LEI LEI<br />
SI SI RIBELLA RIBELLA<br />
D'ANTONA<br />
PALERMI RINALDI<br />
ALLA SINISTRA<br />
DEGLI UOMINI<br />
PARLANO LE<br />
DONNE "ROSSE"<br />
GIUSEPPE D'URSO/ MAFIA E P2 - PER NON DIMENTICARE
@__________________<br />
<strong>Casablanca</strong><br />
ANNO 2 NUMERO 4- GIUGNO 2007<br />
__________________<br />
GraziellaProto<br />
direttore<br />
graziella@sanlibero.it<br />
Riccardo Orioles<br />
direttore responsabile<br />
ricc@sanlibero.it<br />
Lillo Venezia<br />
vicedirettore<br />
lillo@sanlibero.it<br />
Lucio Tomarchio<br />
tecnologie<br />
lucio@sanlibero.it<br />
Con:<br />
Gian Carlo Caselli<br />
Beppe Lumia<br />
Claudio Fracassi<br />
Nando dalla Chiesa<br />
Umberto Santino<br />
don Luigi Ciotti<br />
Antonio Roccuzzo<br />
Nadia Furnari<br />
Rosa Laplena<br />
Marisa Acagnino<br />
Giovanni Abbagnato<br />
Rita Borsellino<br />
Sebastiano Gulisano<br />
Gianfranco Faillaci<br />
Fabio Gallina<br />
Vanessa Marchese<br />
Fabio D'Urso<br />
Piero Cimaglia<br />
Marco Benanti<br />
Carlo Gubitosa<br />
Alessandro Gagliardo<br />
Rosanna Scopelliti<br />
Aldo Pecora<br />
Dario Russo<br />
Antonio Mazzeo<br />
Luca Salici<br />
Luciano Bruno<br />
Giorgio Costanzo<br />
Rosario Giuè<br />
Augusto Cavadi<br />
Concetto Greco<br />
Sonia Giardina<br />
Carmelo Giardina<br />
Rocco Rossitto<br />
Luca Rossomando<br />
Francesco Feola<br />
Francesco Galante<br />
Francesco Di Pasquale<br />
Fabio Vita<br />
Antonella Consoli<br />
“Addiopizzo”<br />
“Il Pizzino”<br />
"Tele Jato"<br />
__________________<br />
Illustrazioni:<br />
Mauro Biani<br />
Amalia Bruno<br />
Canjano & Ferro<br />
__________________<br />
Progetto grafico: Studio O. (da<br />
un’idea di Piergiorgio Maoloni)<br />
__________________<br />
Redazione<br />
via Caronda 412, Catania<br />
(095) 0932490<br />
Pubblicità<br />
via Caronda 412, Catania<br />
(334)8093875<br />
__________________<br />
Stampa: Litocon srl<br />
litostampa e confezioni<br />
Contrada Torre Allegra<br />
Zona Industriale, Catania<br />
(095)291862<br />
__________________<br />
Editore<br />
Edizioni Le Siciliane<br />
di Graziella Rapisarda<br />
__________________<br />
Registrazione Tribunale di<br />
Catania n.23/06 del 12.7.06<br />
__________________<br />
«A che serve vivere,<br />
se non c’è<br />
il coraggio<br />
di lottare?»<br />
(Giuseppe Fava)<br />
__________________<br />
www.lesiciliane.org<br />
Commercianti antipizzo.Quanti sono?<br />
DAI, FAMMI<br />
SOGNARE!<br />
Duecento su diecimila<br />
Verrebbe ucciso, nell'omertà e dunque nella<br />
complicità della popolazione di Cinisi, Peppino<br />
Impastato anche oggi nel 2007? E chi lo<br />
sa. Fatto sta che l'attentato alla sua casa<br />
dell'altro giorno, con l'acido sulla porta in<br />
"avvertimento", è potuto avvenire in pieno<br />
giorno e senza che nessuno avesse visto o<br />
sentito, e men che mai riferito ai carabinieri<br />
alcunché. La cultura mafiosa non è molto diffusa,<br />
tutto sommato, a livello di massa in Sicilia.<br />
Ma dove lo è, come a Cinisi,<br />
bisognerebbe che non restasse senza conseguenze.<br />
* * *<br />
In Sicilia ci sono buoni e cattivi come<br />
dappertutto. Ci sono i ragazzi che fanno Addiopizzo,<br />
e ci sono i commercianti che il pizzo lo<br />
pagano felicemente: coi loro bravi politici di riferimento.<br />
Invitiamo alle manifestazioni tutt'e due?<br />
Facciamo finta di niente, o prendiamo atto<br />
che sotto la mafia la Sicilia è spaccata esattamente<br />
come l'Italia sotto il fascismo? Anche<br />
allora, il commerciante romano mica era "fascista":<br />
alle adunate ci andava malvolentieri,<br />
quando ci andava. Però gli conveniva che il<br />
negozietto ebreo, che gli faceva concorrenza,<br />
fosse tolto di mezzo.<br />
I ragazzi di Addiopizzo hanno tentato per due<br />
anni di seguito di convincere i commercianti<br />
palermitani a dire semplicemente "io sono<br />
contro il pizzo". Su circa diecimila<br />
commercianti, ne hanno convinto circa duecento.<br />
* * *<br />
Certo, non sono sono stati i brogli elettorali a<br />
far perdere (probabilmente) le elezioni<br />
3<br />
SFACCIATO...<br />
ANCORA<br />
NON SONO<br />
CONSORTE.<br />
Orlando. Però ci sono stati. A quanto corrispondono?<br />
Al tre, al quattro, al cinque per<br />
cento? E' che paese è quello in cui un partito<br />
numericamente rispettabile, che in certe occasioni<br />
potrebbe anche determinare le maggioranze,<br />
si basa sull'ideale di imbrogliare il<br />
voto?<br />
* * *<br />
"La mafia lottata dal popolo", le visite del Presidente,<br />
il giorno dell'antimafia, anzi dell'antiterrorismo<br />
e dell'antitutto: bene, benissimo,<br />
se ne sentiva il bisogno. Ma a che servono<br />
tutte le cerimonie e tutti i calendari di questo<br />
mondo, quando la casa di Peppino Impastato<br />
(o una cooperativa di Corleone o una calabrese)<br />
può essere ancora attaccata impunemente,<br />
quando i politici inquisiti per mafia<br />
tagliano nastri e quando chi fa antimafia sul<br />
serio schiatta e crepa da solo nel silenzio generale,<br />
ivi compreso quello del nostro amatissimo<br />
Presidente?<br />
* * *<br />
Sono le lotte dei poveri (i senzacasa, le cooperative<br />
contadine di Libera siciliane e calabresi,<br />
ecc.) quelle che fanno più paura al<br />
sistema mafioso.<br />
Su esse bisogna puntare al massimo, generalizzarle,<br />
sostenerle, avere una politica di<br />
alleanze (dai "moderati" agli "estremisti",<br />
senza puzze al naso) basata su di esse; e sviluppare<br />
una battaglia di comunicazione<br />
(giornali, tv, internet: nel nostro piccolo <strong>Casablanca</strong>,<br />
Sanlibero, TeleJato) senza la quale<br />
nessuna battaglia può essere generalizzata.<br />
Licausi, Radio Aut e Pio La Torre non sono<br />
dei nomi storici, sono semplicemente le cose<br />
da fare ora.
COPERTINA DI<br />
MAURO BIANI<br />
10 - Nella nuova sinistra conteranno?<br />
20 - Catania in serie A<br />
25 - Le Siciliane<br />
Chi l'ha detto che un'azienda per vincere dev'essere per forza arida e<br />
inumana? A Marsala e a Carrara due donne - José Rallo e Margherita Dogliani<br />
- stanno dimostrando esattamente il contrario. Ogni giorno.<br />
32 - Mafia e P2<br />
42 - Satira<br />
4<br />
STORIE DALLE CITTA' DI FRONTIERA<br />
Tre rosse in parlamento<br />
12 - Palermo, Catania: ribellioni<br />
Donne di quartiere<br />
Imprese di donne<br />
Le pagine gialle di Gelli<br />
"Mi chiamo Tux e sono un<br />
pinguino. Che ci faccio qui?<br />
Beh, io sono il simbolo di Linux,<br />
il sistema per computer<br />
libero e senza padroni. E<br />
questo giornale è fatto interamente<br />
in Linux.<br />
E' il pri-<br />
mo, in Italia!<br />
Anch'io sto<br />
facendo antimafia,<br />
a modo<br />
mio".<br />
Olga D'Antona, Manuela Palermi e Rosa Rinaldi: partiti diversi<br />
(per ora) ma identica volontà di non far tappezzeria.<br />
A San Cristoforo salvano la scuola minacciata dal Comune, allo<br />
Zen portano avanti la famiglia in situazioni ai margini della sopravvivenza.<br />
Chi tiene a galla la Sicilia, alla fine? Le siciliane.<br />
Che soddisfazione per i tifosi! Ma teppisti<br />
e notabili hanno fatto di tutto per lasciare<br />
la squadra (e la città) in serie B.<br />
Chi gioca e chi...<br />
Sapevate che i piduisti del periodo d'oro erano per lo più impegnati i<br />
in Sicilia o siciliani? E chi erano? Con chi avevano a che fare? Un'inchiesta<br />
ormai classica, purtroppo - probabilmente - da rileggere ancora...<br />
Che c'è da ridere<br />
Biani, Kanjano & Ferro, Feola, e naturalmente<br />
"Il Pizzino"... Un saluto al volo dalla migliore<br />
satira italiana, dura, allegra e antimafiosa.
@<br />
Tutti dovrebbero avere riconosciuto<br />
il diritto alla casa, le amministrazioni<br />
dovrebbero adoprarsi in questo senso<br />
con scelte concrete e a volte anche coraggiose,<br />
ma questo purtroppo non è il<br />
caso del comune di Palermo. Qui il problema<br />
della casa non è mai stato<br />
affrontato, non esiste la volontà di risolvere<br />
una emergenza abitativa che<br />
si è ormai cronicizzata.<br />
Il Comitato di lotta per la casa "12 luglio"<br />
propone uno strumento preciso<br />
per affrontare questa emergenza: l'utilizzo<br />
ai fini abitativi delle case confiscate<br />
alla mafia. Abbiamo ottenuto<br />
risultati importanti, fra cui l'assegnazione<br />
provvisoria di circa 60 alloggi confiscati.<br />
Sempre pochi rispetto alle<br />
esigenze e rispetto all'enorme patrimonio<br />
di beni. L'attività del comitato è<br />
stata costantemente boicottata ed ostacolata<br />
da esponenti politici della<br />
maggioranza. Ci siamo sempre oppo-<br />
Un anno di <strong>Casablanca</strong>? Un fatto<br />
straordinario, eccezionale, un avvenimento<br />
che va salutato con molta soddisfazione,<br />
che va festeggiato.<br />
<strong>Casablanca</strong> fa un giornalismo libero e<br />
indipendente, questa è la straordinarietà.<br />
L'Italia è un paese che soffre la<br />
mancanza di una vera informazione, i<br />
giornali piccoli o grandi, le televisioni,<br />
una miriade di testate, sono impegnati<br />
a fare altro, non raccontano i fatti, le<br />
realtà locali.<br />
E allora <strong>Casablanca</strong> che racconta, riferisce,<br />
espone, con molta libertà, assieme<br />
a pochi altri, “fa l’informazione che<br />
non c’è”.<br />
Va guardata con attenzione soprattutto<br />
per tutto l'impegno che ci sta dietro. Io<br />
penso che dovrebbero gioire anche coloro<br />
che ne sono stati criticati perchè la<br />
verità collettiva è una verità che vale<br />
Editoriali<br />
Il diritto alla casa<br />
Toni Pellicano<br />
COMITATO DI LOTTA PER LA CASA "XII LUGLIO"<br />
sti a logiche clientelari e compromessi<br />
denunciando pubblicamente ciò che i<br />
vari politici di turno volevano tenere nascosto.<br />
Le occupazioni abusive a Palermo sono<br />
molto diffuse; solo allo Zen2 gli abusivi<br />
sono oltre 3500, in via Mozambico<br />
il comune sa che da circa tre anni<br />
sette famiglie con gravi problemi occupano<br />
sette alloggi popolari, assegnati<br />
in base alla graduatoria circa un anno<br />
fa. Da ciò la motivazione dell'operazione<br />
sgombero per sistemare alcuni<br />
buttando in strada altri. Ma il Comitato<br />
"12 luglio" nell'ottobre 2006 ha ottenuto<br />
la sospensione dello sgombero,<br />
affinché il comune trovasse una soluzione<br />
dignitosa ai sette nuclei familiari abusivi<br />
per poi consegnare gli alloggi ai<br />
legittimi assegnatari.<br />
L'otto giugno alle 7 del mattino in via<br />
Mozambico a sorpresa si presentano<br />
polizia, carabinieri, vigili urbani, ambu-<br />
per tutti e vuole un paese più giusto.<br />
Una verità collettiva diventa fondamentale<br />
per avere editori più liberi.<br />
Perchè c'è così poca attenzione ai vari<br />
<strong>Casablanca</strong>? Ci sarebbe tutto un<br />
discorso da fare, su ciò che il berlusconismo<br />
ha lasciato nella nostra cultura.<br />
Io spero molto nella nuova legge sulla<br />
editoria. Aspetto di vedere la bozza del<br />
sottosegretario Levi. Non mi voglio pronunciare<br />
prima di aver letto la bozza.<br />
Sono pronto a fare una dura battaglia,<br />
ma spero, adesso con il centro sinistra,<br />
sia la volta buona per fare una buona<br />
legge. Penso ad un incontro allargato<br />
ai rappresentanti degli editori, giornalisti,<br />
realtà associative ed altri. C'è bisogno<br />
di editori seri ed onesti, di<br />
giornalisti coraggiosi che vogliono fare<br />
il loro mestiere. C'è bisogno di informazione<br />
libera, non suddita.<br />
5<br />
lanze, vigili del fuoco, e dirigenti<br />
dell'ufficio sgomberi. L'ordinanza, secondo<br />
la dirigente dottoressa Lo Voi,<br />
era firmata personalmente dal sindaco<br />
Cammarata (che ancora si doveva<br />
insediare). Era la prima volta che si<br />
presentavano gli assistenti sociali per i<br />
minori e le madri ed eventualmente trasferirli<br />
in case-famiglia, smembrando<br />
così il nucleo familiare). L'intervento<br />
del Comitato e di altre associazioni<br />
forse ha contribuito a convincere il dirigente<br />
del comune a sospendere momentaneamente<br />
lo sgombero. Ma<br />
soluzione ultima prospettata dal comune<br />
per l'emergenza casa sembra essere<br />
quella di destinare dei container in<br />
aperta campagna per uso abitativo.<br />
Il Comitato "12 luglio" non ci sta, siamo<br />
dalla parte dei più deboli perché vogliamo<br />
conquistare una giustizia<br />
sociale che viene quasi sempre calpestata.<br />
Il diritto all'informazione<br />
Beppe Giulietti<br />
ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTA' DI STAMPA "ARTICOLO VENTUNO"<br />
Questo anniversario di <strong>Casablanca</strong> mi<br />
sembra un buon auspicio anche più in<br />
generale. Certo, ci sarebbe bisogno di<br />
sostegno. E' una cosa che ripeto<br />
sempre, basterebbero poche cose -<br />
l'accesso al credito, le agevolazioni per<br />
la distribuzione, il telefono, le bollette<br />
dell'energia elettrica...<br />
Esiste anche una clausola che impegna<br />
le istituzioni locali, nel senso che<br />
dovrebbero garantire una piccola quota<br />
pubblicitaria alle realtà locali, ma tante<br />
guardano altrove e fanno finta di nulla.<br />
Occorre una riforma organica dell'editoria.<br />
Magari con dei controlli più idonei -<br />
sono d'accordo, c'è bisogno di controlli,<br />
soprattutto per smantellare tutto ciò<br />
che non risponde ai requisiti. Penso<br />
alle false cooperative, a tanti giornali di<br />
partito...<br />
Buon compleanno, <strong>Casablanca</strong>.
IL PIU' BEL GIORNALISMO<br />
LA SICILIA MIGLIORE<br />
6<br />
GLI ARTICOLI<br />
DI GIUSEPPE FAVA<br />
PER "I SICILIANI"<br />
A CURA DELLA<br />
FONDAZIONE FAVA
Promemoria<br />
LO SPIRITO<br />
DI UN GIORNALE<br />
GIUSEPPE FAVA<br />
Una volta, rispondendo a dei lettori, gli capitò<br />
di scrivere che cosa lui intendeva per<br />
giornalismo<br />
Egregi amici, voi avete tre idee politiche diverse, e mi<br />
piace immaginare che siate un democristiano, un socialista<br />
e un comunista cioè che copriate sostanzialmente<br />
l’arco politico che conta oggi in Italia. lo sono un socialista<br />
senza mai tessera (l’ho scritto altre volte) e perciò ferocemente<br />
critico nei confronti di tutti gli errori<br />
socialisti, continuamente pieno di passione e speranze,<br />
e continuamente deluso nei miei sogni civili. Ma evidentemente<br />
la vostra richiesta non riguardava il mio ideale<br />
politico (che è comunque un fatto gelosamente<br />
personale) e nemmeno la posizione politica del giornale,<br />
che è stata chiara e trasparente fin dal primo numero,<br />
quanto quello che voi chiamate il significato e io più<br />
esattamente vorrei definire lo spirito politico del Giornale<br />
del Sud. Una identità nella quale non gioca più la politica<br />
intesa nel senso grossolano del termine, ma il<br />
concetto di politica come criterio morale della vita sociale.<br />
Da questa prospettiva io posso serenamente e subito<br />
affermare che lo spirito politico di questo giornale è la<br />
verità. Onestamente la verità. Sempre la verità. Cioè la<br />
capacità di informare la pubblica opinione su tu/lo<br />
quello che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i<br />
crimini, le violenze, i progetti, le corruzioni. I fatti e i<br />
personaggi. E non soltanto quelli che hanno vita ufficiale<br />
e che arrivano al giornale con le loro gambe, i comunicati,<br />
i discorsi, gli ordini del giorno. poiché spesso sono<br />
truccati o camuffati per ingannare il cittadino, ma tutti<br />
gli infiniti fatti personali che animano la vita della società<br />
siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati, nascosti,<br />
interrati. Io sostengo che la vera notizia non è<br />
quella che il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente<br />
riesce a scoprire.<br />
Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti<br />
che in una società democratica e libera quale dovrebbe<br />
essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza<br />
essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità<br />
impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità,<br />
accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende<br />
il funzionamento dei servizi sociali, tiene<br />
continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la<br />
costante attenzione della giustizia, impone ai politici il<br />
buon governo.<br />
Se un giornale non è capace di questo, si fa carico<br />
anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si<br />
sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato<br />
indietro i criminali; ragazzi stroncati da<br />
overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro<br />
mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame<br />
mercato, ammalati che non sarebbero periti se la<br />
pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero.<br />
Un giornalista incapace - per vigliaccheria o calcolo<br />
- della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani<br />
che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni,<br />
le corruzioni, le violenze che non è stato capace<br />
di combattere. Il suo stesso fallimento!<br />
Ecco, lo spirito politico del Giornale del Sud è questo!<br />
La verità! Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e<br />
difendere la libertà! Se l’Europa degli anni trenta-quaranta<br />
non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin<br />
dalla prima sfida di violenza, non ci. sarebbe stata la<br />
strage della seconda guerra mondiale, decine di milioni<br />
di uomini non sarebbero caduti per riconquistare una libertà<br />
che altri, prima di loro, avevano ceduto per vigliaccheria.<br />
E’ una regola morale che si applica alla vita dei popoli<br />
e a quella degli individui. A coloro che stavano intanati,<br />
senza il coraggio di impedire la sopraffazione e la violenza,<br />
qualcuno disse: “Il giorno in cui toccherà a voi<br />
non riuscirete più a fuggire, nè la vostra voce sarà così<br />
alta che qualcuno possa venire a salvarvi!”.<br />
[dal Giornale del Sud, 11 ottobre 1981]<br />
7
Riformare<br />
l’università in<br />
modo morbido, quasi invisibile.<br />
Ma riformarla lo stesso, in profondità.<br />
Nel modo di insegnare e di<br />
apprendere. Nel modo di formare nuove<br />
classi dirigenti. E’ questo l’obiettivo di<br />
“Ethicamente”, il progetto che il ministero<br />
dell’Università e della Ricerca ha<br />
lanciato da poche settimane e che ha già<br />
trovato l’adesione di centinaia di docenti.<br />
Proprio così. Mentre si parla di concorsi,<br />
di finanziamenti, di status giuridici, di<br />
classi di laurea, di agenzie per la valutazione,<br />
si fa largo un’idea che può produrre<br />
sulla nostra università effetti<br />
altrettanto e più importanti dei mutamenti<br />
strutturali, incidendo sul suo<br />
software più che sul suo (importantissimo)<br />
hardware. Ci si è mai chiesti infatti<br />
che tipo di classi dirigenti sfornino oggi<br />
le nostre università?<br />
Certo, sappiamo che il livello medio<br />
della preparazione si sta abbassando in<br />
parallelo alla proliferazione delle sedi uni-<br />
Università<br />
Da tempo immemorabile i medici, prima di cominciare a<br />
esercitare la professione, s'impegnano a esercitarla<br />
rispettandone l'etica profonda e non solo le leggi<br />
formali. Perché solo loro e non tutti gli altri<br />
professionisti? Perché non cominciare a<br />
insegnare anche questo a partire<br />
dall'Università?<br />
Il progetto<br />
"Ethicamente"<br />
Un "giuramento<br />
d'Ippocrate"<br />
per tutte<br />
le professioni<br />
NANDO DALLA CHIESA<br />
SOTTOSEGRETARIO UNIVERSITA' E RICERCA<br />
versitarie. Sappiamo, per converso, di<br />
produrre un buon, anzi un ottimo gruzzolo<br />
di ricercatori ogni anno, che alimenta<br />
regolarmente la cosiddetta fuga dei<br />
cervelli e la qualità di molti atenei stranieri.<br />
Ma non sappiamo affatto quale sia il livello<br />
dell’etica professionale e dell’etica<br />
pubblica al quale, mediamente, i nostri<br />
giovani laureati ancoreranno domani il<br />
proprio sapere tecnico, scientifico o umanistico.<br />
Quale uso faranno cioè di quel sapere,<br />
che fondamento gli daranno nelle<br />
loro scelte quotidiane. Con quale senso<br />
delle loro responsabilità sociali lo eserciteranno<br />
e lo accresceranno negli anni<br />
successivi.<br />
Insomma: non sappiamo che cosa essi<br />
rappresenteranno in concreto per lo sviluppo<br />
civile dell’Italia.<br />
E questo è il grande buco nero dei<br />
rapporti tra università e società, tra università<br />
e futuro del paese.<br />
onsabilità sociali è destinato al declino.<br />
Al declino civile, anzitutto, perfettamente<br />
compatibile (entro certi limiti, sia<br />
chiaro…) con un aumento del benessere<br />
economico. E invece l’università, come<br />
ci viene detto e ripetuto – giustamente -<br />
a ogni Finanziaria, ha come suo primo<br />
8<br />
compito proprio quello di fare da battistrada<br />
allo sviluppo.<br />
“Ethicamente” si prefigge dunque di<br />
porre con sempre maggiore forza nei<br />
percorsi di formazione universitari il tema<br />
della crescita intrecciata - sinergica,<br />
verrebbe voglia di dire - della conoscenza<br />
e del fondamento etico che la deve<br />
orientare.<br />
La vera qualità<br />
della professione<br />
Perché la qualità vera della professionalità<br />
di un architetto, di un avvocato, di un<br />
consulente fiscale, di un dirigente di<br />
banca, di un magistrato, di un giornalista,<br />
di un pubblicitario, di un medico, e<br />
ovviamente di un professore universitario,<br />
non è affatto indipendente dal suo tenore<br />
etico, come la storia delle persone<br />
dimostra appena cala la polvere degli<br />
omaggi dovuti alla forza, alla ricchezza<br />
o al potere. Un giuramento di Ippocrate<br />
per ogni professione.<br />
Un giuramento non retorico ma consapevole.<br />
Immaginate un’università che si<br />
dia questo obiettivo e capirete che stiamo<br />
parlando di altro, di ben altro da ciò<br />
che abbiamo oggi sotto gli occhi…
Un Osservatorio<br />
nazionale su mafie e<br />
informazione, una<br />
rete nazionale fra<br />
tutti coloro che<br />
scrivono di mafia,<br />
una formazione di<br />
giovani che possano<br />
occuparsene in futuro<br />
Mi chiedo spesso perché e con qualestato<br />
d’animo un giovane che vive in una<br />
zona ad alta presenza mafiosa, intrisa di<br />
paure, interessi, conformismi, complicità,<br />
diffusa cultura dell’illegalità, trovi la<br />
forza di infrangere il muro d’indifferenza<br />
che lo circonda, sfociando quasi sempre<br />
nell’aperta disapprovazione e in ostilità,<br />
per assumere iniziative pubbliche di denuncia,<br />
di analisi critica, di alternativa ai<br />
silenzi e all’omertà.<br />
Ci sono certo motivazioni personali, modelli<br />
positivi che hanno lavorato in profondità<br />
nell’immaginario prima ancora<br />
che nella formazione di ciascuno,<br />
incontri e suggestioni di persone che non<br />
hanno accettato la prepotenza, la<br />
subalternità e la disonestà come inevitabili<br />
condizioni dell’essere, incontri che segnano<br />
per sempre vita e carattere,<br />
sviluppando impulsi di rivolta anche generazionale,<br />
per costruire un’alternativa a<br />
stereotipi e conformismi frutto di paura e<br />
di opportunismo.<br />
Sempre c’è anche la passione di chi vuole<br />
conoscere per informare gli altri, di<br />
chi non vuole dimenticare, di chi testimonia<br />
e vuole vivere una naturale ricerca di<br />
conoscenza e di memoria, che sono poi<br />
la materia prima del vero giornalismo e<br />
di una comunicazione onesta.<br />
Normalmente però con qualche prezzo<br />
personale da pagare, a partire dall’<br />
incomprensione, da diffidenze, a volte da<br />
rischio fisico, sempre da segnali di isolamento<br />
e di solitudine, nell’ ambiente sociale,<br />
fra coloro che costituiscono oggi e<br />
ancor più domani il naturale e possibile riferimento<br />
per prospettive di lavoro o di<br />
carriera, magari fra i coetanei e gli amici<br />
e perfino nella stessa cerchia familiare. E<br />
affrontando difficoltà di ogni genere, assenza<br />
o carenza di risorse materiali e organizzative,<br />
mancanza di collegamenti e di<br />
Informazione<br />
Liberanetwork:<br />
stampa, scuola<br />
e web<br />
ROBERTO MORRIONE<br />
RESPONSABILE INFORMAZIONE DI "LIBERA"<br />
scambio con esperienze più consolidate e<br />
incisive, lontananza ed estraneità da un<br />
quadro nazionale di iniziative, dalle istituzioni<br />
che rappresentano lo Stato e il rispetto<br />
delle leggi e dell’etica contro<br />
quella sub-cultura fatta di sopraffazioni e<br />
illegalità diffusa e vincente nel proprio<br />
territorio.<br />
E’ soprattutto per cominciare ad affrontare<br />
tutto questo, per rompere l’isolamento<br />
di tanti volontari, di associazioni, di<br />
gruppi di giovani che si muovono e agiscono<br />
sul terreno dell’informazione,<br />
della denuncia e dell’analisi, che sta nascendo<br />
e vuole operare l’Osservatorio nazionale<br />
sull’informazione per la legalità<br />
e contro le mafie, annunciato nell’autunno<br />
scorso agli Stati Generali organizzati<br />
da Libera.<br />
Si sta costituendo per questo a Roma,<br />
con il ruolo centrale dell’associazione diretta<br />
da Luigi Ciotti, una sorta di<br />
“network” per costruire un punto di riferimento,<br />
di scambio, di formazione anche<br />
professionale fra le realtà individuali e di<br />
gruppo impegnate, soprattutto (ma non solo)<br />
nel Meridione, sul terreno<br />
dell’informazione per denunciare e contrastare<br />
tutte le forme di criminalità organizzata<br />
e di illegalità, il sistema di<br />
passività, connivenze e complicità di cui<br />
godono a livello pubblico, politico, economico,<br />
amministrativo e imprenditoriale<br />
che costituisce il volto nuovo e più coperto<br />
delle mafie, del loro crescente potere<br />
ed espansione nel Paese e nel mondo.<br />
Insieme con una costante presenza on line,<br />
operata da un nucleo redazionale<br />
multimediale attivo a Roma, l’Osservatorio<br />
conta di animare e realizzare iniziative<br />
di formazione, seminari, scambi e<br />
forniture di materiali video, accesso a teche<br />
e archivi, progetti di stage nei territori<br />
esposti a livello di università e scuole<br />
di giornalismo, come interfaccia di realtà<br />
finora del tutto isolate e non comunicanti.<br />
Allo stesso tempo vuole essere un<br />
punto di riferimento e di sollecitazione<br />
per il sistema dei media presenti sul<br />
9<br />
mercato, a livello nazionale, regionale e<br />
territoriale, per cercare di costruire<br />
quella continuità di attenzione e capacità<br />
di approfondimento da parte<br />
dell’informazione che è finora mancata,<br />
esaurendosi nella pura cronaca della cosiddetta<br />
emergenza e lasciando enormi<br />
zone d’ombra e di oscurità sulle caratteristiche<br />
“normali” e quotidiane del<br />
complesso sistema criminale e delle sue<br />
reti di copertura a ogni livello.<br />
La partecipazione di organismi del<br />
giornalismo italiano,quali la Fnsi e Articolo<br />
21, di amministrazioni regionali e<br />
comunali motivate e sensibili a questa<br />
enorme questione nazionale, di università<br />
e di associazioni della società civile e<br />
del mondo del lavoro, in collegamento<br />
con le istituzioni dello Stato e con i<br />
compiti della scuola, daranno ulteriore<br />
spessore e significato a questo progetto,<br />
che sarà aperto a tanti giovani impegnati<br />
con varie forme editoriali, stampate, audiovisive<br />
e on line d’informazione e di<br />
denuncia in Sicilia, in Calabria, in<br />
Campania, in Puglia e in tante altre regioni<br />
del Centro-Sud e del Nord del Paese.<br />
E’ certo un percorso complesso e difficile,<br />
ma l’urgenza dell’iniziativa è<br />
enorme, l’offensiva silenziosa delle mafie<br />
estremamente avanzata, mentre le luci<br />
su quanto sta accadendo non si sono o<br />
non restano accese come dovrebbero.<br />
Ma non mancano sensibilità,<br />
comprensione della natura e della gravità<br />
del problema, preoccupazioni, col<br />
conseguente interesse a operare un salto<br />
di qualità nella diffusione dell’allarme e<br />
nella necessità di un’informazione adeguata<br />
e libera.<br />
Esistono motivazioni e risorse umane e<br />
materiali da mettere in campo: si tratta<br />
di integrarle e collegarle fra loro facendo<br />
vivere un concreto progetto.<br />
Diceva Luigi Ciotti agli Stati Generali:<br />
“il tempo è scaduto”. Dunque davvero,<br />
con le parole di Primo Levi, “se non ora,<br />
quando”?
Politica<br />
Tre donne<br />
di sinistra<br />
Sono molto poche le donne nel Parlamento italiano, e lo<br />
sono sia nella destra che nella sinistra. Quest'ultima<br />
comprende diversi piccoli partiti che, recentemente,<br />
hanno manifestato l'intenzione di unirsi per rinnovare la<br />
politica italiana. Come sarà questo rinnovamento? In esso,<br />
quanto conteranno le donne? Lo abbiamo chiesto a tre<br />
esponenti significativi di questi partiti: Olga D'Antona, Manuela<br />
Palermi e Rosa Rinaldi<br />
Rosa Rinaldi<br />
(Rifondazione Comunista)<br />
Con la formazione della sinistra democratica,<br />
c’è un rimescolamento di carte,<br />
un circolare di idee e proposte che spero<br />
non precipiti solo nella definizione<br />
dei rapporti di potere, in un dibattito<br />
chiuso in se stesso, autoreferenziale.<br />
Il paese reale, quello che ha disertato<br />
le elezioni amministrative ed ha “bastonato”<br />
pesantemente il centrosinistra,<br />
quello che sciopera nelle fabbriche<br />
contro l’aumento dell’età pensionabile,<br />
quello che muore ogni giorno nei cantieri,<br />
nei porti, nelle officine malsane,<br />
nelle aziende al nero, il popolo di Vicenza,<br />
le tante persone omosessuali, eterosessuali<br />
e transgender che aspettano<br />
una legislazione rispettosa dei diritti<br />
delle persone e non sessuofoba, gli abitanti<br />
della Campania, che letteralmente<br />
muoiono di spazzatura e di camorra, i<br />
giovani, che non ce la fanno a diventare<br />
adulti con la dignità del loro lavoro,<br />
i vecchi, che sempre più invecchiano<br />
da soli e affidati alle cure ora attente<br />
ora frettolose di mani straniere, che in<br />
Italia non hanno sufficienti diritti e riconoscimenti,<br />
insomma la vita di tutti i<br />
giorni, che dovrebbe essere il sale della<br />
politica, tutto ciò scompare nel dibattito<br />
politico per la costituzione della lea-<br />
dership del nuovo Partito di<br />
maggioranza relativo.<br />
Non deve e non può essere così anche<br />
a sinistra, l’occasione del rimescolamento<br />
di idee è troppo importante.<br />
Le donne, sono tante ed autorevoli,<br />
nella sinistra (mi è piaciuta la scelta<br />
della Sinistra democratica che da subito<br />
ha nominato una donna come capogruppo<br />
alla Camera). C’è un pensiero<br />
di donne che può illuminare e dare il sale<br />
ad una politica di sinistra che stenta<br />
a declinare pratica di governo con<br />
tensione ideale. Le donne possono in<br />
questa riapertura di dialoghi, progetti<br />
ed idee nella sinistra, dare un segno diverso<br />
a partire dal percorso che scelgono<br />
per sé e che propongono per tutti.<br />
Riapriamo la strada ad una ricerca<br />
collettiva a luoghi di pensiero ed azione<br />
femminista…le tante che della politica<br />
hanno passione e intelligenza, ma<br />
rifuggono dai luoghi istituzionali e vivono,<br />
nei movimenti, nella quotidianità<br />
delle contraddizioni reali il loro essere<br />
femministe…La donna di Catania, licenziata<br />
incinta al sesto mese, e quelle<br />
che ancora oggi muoiono di parto, in<br />
ospedale o rifiutate dagli ospedali…E<br />
quelle che sono morte di lavoro nero,<br />
bruciate in un materassificio al nero.<br />
Le donne, nella modernità continuano<br />
a vivere e a morire senza diritti.<br />
10<br />
Riaprire un dialogo a sinistra, rimettere<br />
in circolo idee, proposte ed energie<br />
è necessario per questo, a dar agio, diritti<br />
e dignità a chi oggi se li vede negati,<br />
questo rimescolamento non solo è<br />
positivo ma è necessario.<br />
Mi va di provarci con le altre dentro e<br />
fuori la compagine governativa.<br />
Manuela Palermi<br />
(Partito dei Comunisti Italiani)<br />
Finalmente si è capito. Pensare ad un<br />
partito unico oggi è fuori dalla storia,.<br />
La confederazione lascia autonomia,<br />
visibilità, organizzazione ai singoli<br />
partiti, ma tiene insieme la loro attività,<br />
tenta di portare a sintesi possibili diversità..,<br />
a sinistra l’esigenza di unità<br />
parte ed è sentita fortemente dalla base<br />
ancor prima che dai gruppi dirigenti,<br />
che pure in questi mesi hanno fatto significativi<br />
passi in avanti. Penso, a tal<br />
proposito al lavoro che facciamo in Senato<br />
o alla Camera: mai, su provvedimenti<br />
importanti e “di sinistra”, Pdci,<br />
Prc, Verdi e parte dei Ds - oggi Sinistra<br />
Democratica - hanno votato in modo<br />
diverso. Vorremmo seguitare a<br />
procedere in questo modo, cioè<br />
partendo dai contenuti, dalle cose da<br />
fare e tornare veramente su quei punti<br />
del Programma dell’Unione per i quali
iamo battuti e di cui oggi sembra si sia<br />
persa la memoria: la questione sociale,<br />
ecologista, la laicità dello Stato ed i temi<br />
del lavoro e delle pensioni.<br />
In questo momento crediamo che sia<br />
più opportuno badare alla “cosa” piuttosto<br />
che alla “forma”, ed è per questo<br />
che in ogni occasione parliamo di “sinistra<br />
senza aggettivi”, perché solo così<br />
sarà possibile includere e non escludere.<br />
Con Rifondazione ci accomuna – e<br />
non è poco – la parola “comunista”,<br />
ma non possiamo negare che alcune cose<br />
ci hanno diviso.<br />
Nel 1998 non ci siamo divisi perché eravamo<br />
matti, ci siamo divisi perché è<br />
emersa ad un certo punto in maniera dirompente<br />
su un episodio drammatico,<br />
quale è stato la caduta del primo governo<br />
Prodi, una profonda diversità sul<br />
modo di intendere la politica, i rapporti<br />
col sindacato, l’idea stessa di partito.<br />
Ma anche da qui, da questa diversità di<br />
culture politiche è venuta la proposta<br />
della confederazione.<br />
Sono contenta, ci abbiamo messo anni,<br />
ma finalmente a sinistra si è capito che<br />
le differenze che ci hanno diviso, che<br />
sono state differenze profonde di cultura,<br />
di pensiero, di pratica, non possono<br />
essere cancellate ma superate, andando<br />
avanti, cercando di essere più forti nel<br />
confronto con le forze moderate che<br />
attanagliano il Paese.<br />
Oggi credo che l’unità della sinistra,<br />
partendo (ripeto) dai contenuti, sia<br />
un’esigenza sentita dall’elettorato di sinistra<br />
anche molto deluso da questo primo<br />
anno di governo Prodi.<br />
E' necessario far fare a questo governo<br />
scelte coraggiose in materia di diritti, lavoro,<br />
giustizia sociale, spostando l’as-<br />
Politica<br />
se dell’Unione, che sta andando<br />
pericolosamente verso un centro moderato,<br />
un po’ più a sinistra. E questo non<br />
per il nostro bene ma per il bene di<br />
quelle classi i settori di società che<br />
abbiamo il dovere di rappresentare.<br />
Olga D'Antona<br />
(Sinistra Democratica)<br />
La separazione non è stata indolore.<br />
Ma ora siamo sereni! Abbiamo già<br />
dato inizio alla costruzione del nuovo ritrovato<br />
orgoglio identitario: entusiasmo,<br />
speranza. Il nostro movimento<br />
sarà plurale e unitario con l’ambizione<br />
di trovare una sintesi tra tutte le forze<br />
di sinistra.<br />
La sfida è difficile, ci anima di entusiasmo,<br />
ci restituisce vigore. Siamo pronti<br />
a mettere a disposizione di questa idea<br />
le nostre migliori energie. Cercheremo<br />
di mantenere un forte ancoraggio a sinistra<br />
per evitare derive gregarie, troppo<br />
spostate al centro. Nella consapevolezza<br />
che avere smarrito l’utopia, non<br />
coltivare dentro di sé la visione, il fine<br />
del proprio impegno, affievolisce l’entusiasmo<br />
spegne la passione. E di passione<br />
c’è bisogno. Abbiamo memoria del<br />
nostro passato, che guardiamo con motivato<br />
orgoglio, ma ora dobbiamo essere<br />
capaci di interpretare e dare risposte ai<br />
nuovi bisogni di una società profondamente<br />
cambiata e in continua, veloce<br />
trasformazione.<br />
Parleremo dei salari degli operai e<br />
delle pensioni degli anziani; degli<br />
emarginati, degli immigrati, dello<br />
sfruttamento dei nuovi schiavi, delle<br />
giovani donne straniere, adolescenti, poco<br />
più che bambine, costrette a prosti-<br />
11<br />
Da sinistra:<br />
Olga D'Antona, deputata<br />
della Sinistra Democratica,<br />
Manuela Palermi.<br />
capogruppo Verdi-Pdci<br />
al Senato e<br />
e Rosa Rinaldi (Prc),<br />
sottosegretaria<br />
al Lavoro.<br />
tuirsi sulle nostre strade. Parleremo di<br />
una società dove ciascuno sia libero di<br />
amare e di scegliere la persona con cui<br />
condividere la propria vita nel modo<br />
che crede, senza per questo essere<br />
considerato diverso ed essere trattato<br />
da diverso. Parleremo della preoccupazione<br />
per un clima sempre più caldo<br />
dove il sole, un tempo amico, ora ci<br />
brucia la pelle e ci contende l’acqua.<br />
Parleremo del bisogno d’Europa che<br />
c’è per affrontare i grandi temi globali,<br />
le ingiustizie che producono miseria,<br />
le guerre. Saremo costruttori di pace!<br />
Parleremo del nostro senso di legalità.<br />
Dei lavoratori in nero, della sicurezza<br />
sui luoghi di lavoro, di certi profitti<br />
delle banche che non garantiscono i risparmi<br />
dei cittadini e di certe speculazioni<br />
finanziarie.<br />
Parleremo di questione morale! Enrico<br />
Berlinguer per noi è ancora vivo, ed è<br />
ancora giovane! Vogliamo che, nel nostro<br />
movimento, siano valorizzate le<br />
competenze e l’impegno delle compagne,<br />
prezioso contributo di modernità<br />
e di cambiamento. Scegliere come<br />
capogruppo alla Camera una donna,<br />
alla sua prima legislatura, con un bagaglio<br />
di esperienza maturato nel mondo<br />
del lavoro con particolare riferimento<br />
alle discriminazioni femminili è stato<br />
un segnale.<br />
Dobbiamo trasmettere intorno a noi<br />
calore umano: che le persone sappiano<br />
che da noi possono trovare accoglienza,<br />
una comunità che condivide<br />
ideali e valori, che vuole aver cura<br />
delle relazioni umane perché è anche<br />
dalla qualità dei rapporti tra le persone<br />
che si deve distinguere il nostro movimento.
Palermo<br />
Le libere<br />
donne<br />
dello Zen<br />
GRAZIELLA PROTO<br />
Acqua niente perché sono abusivi. Perciò, acqua minerale.<br />
Luce niente, per lo stesso motivo. Perciò, un tanto a testa<br />
per l'allacciamento abusivo. Molti ragazzi spacciano,<br />
qualcuno vorrebbe smettere. Stato? Chissà dov'è. Eppure,<br />
questo quartiere resiste. Sfidando ogni legge della natura<br />
(e della questura), queste donne riescono in qualche modo<br />
a far sopravvivere le proprie famiglie e il quartiere. Prima<br />
di dare giudizi, pensate a cosa finora abbiamo dato loro<br />
“Scusi, come si arriva allo Zen2?” Ci<br />
guarda strano: “Per me la città finisce a<br />
viale Strasburgo”. Arriviamo lo stesso e<br />
posteggiamo davanti a una scuola.<br />
“Razzismo noi dello Zen1?” disse la signora<br />
sbracciandosi. Poi mettendo le mani<br />
ai fianchi a mo’ di provocazione si<br />
rivolse alla maestra di suo figlio: Siete<br />
voi classisti insegnanti perché se mio figlio<br />
ha una difficoltà voi me lo mettete<br />
per ultimo, la fate voi la discriminazione<br />
a quelli di qui”.<br />
“Tante mamme dello Zen 1 e 2 sono così,<br />
e alcuni insegnanti lo hanno sperimentato<br />
sulla loro pelle - spiega Sonia, la ragazza<br />
che aveva il compito di intercettarci -<br />
Certamente – aggiunge - tutto ciò è criticabile,<br />
però se si riesce ad entrare nei<br />
problemi, a individuare un obiettivo, e si<br />
convincono che è un loro diritto, le<br />
donne dello Zen partono in quarta. Mani<br />
ai fianchi e la battaglia è già iniziata”.<br />
Non sono tutte uguali. Però sul quartiere<br />
Zen di Palermo, è finita l'epoca dei titoli<br />
urlati, i massimi sistemi, i paletti, i<br />
distinguo. Mentre andiamo in giro nella<br />
zona chiamata Zen2, alla ricerca del<br />
centro sociale Catalano, gestito dall'Associazione<br />
Zen Insieme, assistiamo ad una<br />
chiacchierata tra due balconi:<br />
“Signora Maria, allora siamo d'accordo -<br />
diceva la signora Lucia, proprietaria abusiva<br />
di un appartamento alla sua vicina di<br />
casa, anche lei abusiva - a luglio lo faccia-<br />
mo questo cambio di casa, facciamo il trasloco,<br />
io scendo al primo piano, così mio<br />
marito non avrà più il problema delle scale<br />
e lei si trasferisce qui, vedrà che panorama<br />
dal terzo piano”.<br />
Parlavano a voce alta e alla luce del sole.<br />
“Per loro è tutto normale – dice Graziella<br />
– compresa la condizione di abusivi”.<br />
Lo Zen2, come lo Zen1, voleva essere un<br />
nuovo modello di edilizia popolare,<br />
all'insegna della vivibilità, della modernità,<br />
ma poi qualcosa non è andato per il<br />
verso giusto. Ci guardiamo intorno:<br />
"Per me la città<br />
finisce qui al viale"<br />
ovunque fotografie di Rita Borsellino<br />
candidata alla regione. La speranza e<br />
l’illusione dopo un anno sono ancora là,<br />
attaccati ai muri. Lunghissimi viali che si<br />
incrociano fra loro, spazi abbandonati pieni<br />
di erbacce e rottami. Corridoi di lamiere<br />
e cemento che si rincorrono creando<br />
un paesaggio angosciante e inquietante.<br />
Tra i panni stesi al sole, numerosi condizionatori<br />
d'aria – qui d'estate si muore<br />
per il caldo – e tante antenne paraboliche<br />
- le soap, e le trasmissioni tipo Amici o<br />
Uomini e donne, sono molto seguite.<br />
Non un fiore, non una piazza. Nulla di piacevole,<br />
di attraente.<br />
Vent'anni fa, intere famiglie o gruppi di<br />
persone hanno occupato abusivamente le<br />
12<br />
case, non ancora ultimate, vi portarono i<br />
loro mobili, e “Ci siamo arrangiati un pochettino..."<br />
dicono per spiegare che abusivamente<br />
si allacciarono anche la luce, il<br />
gas e l'acqua.<br />
Nessuno ricorda che l’amministrazione<br />
comunale in tutti questi anni abbia fatto<br />
qualche passo, qualche iniziativa, per<br />
tentare di risolvere la situazione che si è<br />
venuta a creare. In venti anni, nulla... Sono<br />
stati formalizzati molti allacciamenti<br />
per luce e gas, ancora non ci sono gli<br />
allacciamenti per l'acqua.<br />
Da un po’ di tempo il comune ha deciso<br />
di assegnare legalmente le case che sono<br />
state occupate abusivamente, ma pretende<br />
la messa in regola con l'acquedotto.<br />
L’acquedotto sostiene che non può<br />
fare i contratti: e tutto rimane com'è.<br />
“Qui allo Zen, il degrado lo abbiamo e ce<br />
lo teniamo, ma non deve venire più nessuno.<br />
La dobbiamo smettere con i giornalisti<br />
che vengono, fanno il servizio in tv e<br />
scompaiono”. Iosè è incazzatissima, è titolare<br />
di una specie di piccola pizzeria e<br />
si sente strumentalizzata.<br />
Arriviamo al centro sociale. “Bice si scusa<br />
ma è dovuta andare al funerale” ci dice<br />
Giusi la ragazza che ci viene incontro.<br />
Un funerale? Ci spiegano che è morta la<br />
signora M., una donna che il centro seguiva<br />
da parecchio tempo. La chiesa e<br />
l’abitazione della morta sono abbastanza<br />
vicine, ci avviamo.
FOTO DI<br />
NADIA FURNARI<br />
Palermo<br />
"Quelli che guadagnano un po' di soldi non sanno come<br />
spenderli. Non conoscono alternative oltre il quartiere"<br />
La scena che ci si presenta è dolorosa. Triste.<br />
Esagerata. C’è un grande schieramento<br />
di forze dell’ordine, e già questo<br />
crea tensione. Dopo lo schieramento dei<br />
poliziotti, dal furgone della polizia esce il<br />
giovane G. un minorenne imputato per<br />
spaccio. Sta ammanettato tra due poliziotti.<br />
Dietro richiesta della associazione<br />
Zen Insieme (da vent'anni nel quartiere<br />
con Bice Mortillaro), ha ottenuto due ore<br />
di permesso per vedere la mamma morta.<br />
Alcuni poliziotti entrano nella stanza della<br />
deceduta, fanno uscire tutti, e dopo fanno<br />
entrare G.. Sempre ammanettato, sempre<br />
scortato. La piccola folla di amici e<br />
parenti fuori dalla casa aspetta e il funerale<br />
slitta di qualche ora. G. si godrà la sua<br />
mamma distesa sopra il letto al centro<br />
della stanza, da solo. Anzi no, in compagnia<br />
dei poliziotti che lo scortano.<br />
“Qui la polizia viene solo per arrestare<br />
persone e quindi c’è un odio mortale per i<br />
poliziotti - dice Mirella – non si vede mai<br />
nessuno per tutelare, proteggere, vigilare.<br />
Il senso dell'abbandono, dell'esclusione,<br />
del disagio, è generalizzato - conclude”.<br />
“Io – dice Bice - sono qui dagli anni 90, le<br />
altre, spesso, sono costrette a cambiare.<br />
Abbiamo lavorato soprattutto sulle donne.<br />
All’inizio per conquistare la loro fiducia<br />
andavamo a trovarle a casa. Un caffé insieme,<br />
una chiacchierata... Erano per lo più<br />
donne giovanissime, quasi tutte donne isolate,<br />
sotto un controllo sociale che oggi è<br />
aumentato si estende anche alle giovanissime,<br />
e alle adolescenti...”<br />
“A causa della forma e della struttura dei<br />
palazzi, con il cortile interno, - lamentano<br />
a più voci - nelle famiglie non c’è privacy;<br />
Ognuno vede l’altro dal suo balcone e<br />
ognuno sente quello che dice l’altro: le case<br />
hanno le pareti molto sottili”.<br />
“Qui le donne sono vittime e complici – ri-<br />
"Vittime<br />
e complici"<br />
prende Bice accalorandosi - c’è una cosa<br />
di loro che io non accetto; ad un certo<br />
punto la madre decide che il figlio di tredici<br />
quattordici anni deve portare i soldi a casa.<br />
I ragazzini stanno tutto il giorno fuori<br />
perchè devono garantire la presenza; le loro<br />
mamme fanno finta di non sapere come<br />
portano i soldi. Prima che ci fosse questo<br />
spaccio così diffuso, i poveri ragazzi lavoravano<br />
dodici ore al giorno in qualche salumeria<br />
a portare le cose a casa per quattro<br />
soldi, ma andava bene così. Oppure, andavano<br />
di notte a raccogliere ferro vecchio.<br />
E’ un vissuto dell’adolescente che noi<br />
contestiamo e contrastiamo, e per loro,<br />
rappresenta il passaggio da adolescente ad<br />
adulto – aggiunge. - Adesso c'è lo spaccio.<br />
Quando c’è la mafia che avalla, il fatto<br />
che la madre lascia perdere tutto perché<br />
porta i soldi a casa, è grave. E’ grave - ripete”.<br />
Si ferma solo un attimo “Spesso i ra-<br />
13<br />
gazzi ci danno messaggi di aiuto, con uno<br />
stiamo avviando il sevizio civile internazionale<br />
perché lo stesso ci ha chiesto di<br />
andare via - riprende fiato e poi - con una<br />
altro stiamo avviando una altra piccola cosa,<br />
però tutto con molto cautela perché<br />
non verremmo che Lo Piccolo infastidito<br />
dicesse no questo non si fa”.<br />
Intanto, viene fuori che qualcuno dei ragazzi,<br />
stanco di stare sempre e a tutte le<br />
ore per strada, comincia a ribellarsi. Pur<br />
guadagnando. Quelli che guadagnano un<br />
po’ di soldi non sanno come spenderli.<br />
Non conoscono alternative oltre il quartiere.<br />
“Con lo spaccio – riprende Barbara che<br />
grazie al centro sociale ha studiato – c’è<br />
un certo benessere, nuovo, che penalizza<br />
le donne e i ragazzini, che partendo dal bisogno,<br />
ogni tanto uscivano dal quartiere.<br />
Adesso – aggiunge - è come se l’uomo dicesse<br />
ma tu vuoi andare al mare? Ti porto<br />
io. Vuoi la pizza? che problema c’è. Le<br />
donne hanno un nuovo disagio come se<br />
gli uomini avessero più potere con queste<br />
entrate. Io non ho avuto mai questi problemi,<br />
mio marito è una persona a modo”<br />
“Da quando hanno arrestato Provenzano, -<br />
raccontano Graziella, Alessandra e Nina,<br />
donne operatrici ed abitanti dello Zen - il<br />
latitante Lo Piccolo pare che sia il padrone<br />
dello Zen2 e si dice che la zona sia diventata<br />
il deposito della cocaina di tutta<br />
Palermo. Qui c’è spaccio e rifornimento.
"Ci sono duetre<br />
capetti al<br />
massimo e poi<br />
un esercito di<br />
ragazzi che<br />
fanno da<br />
schiavi"<br />
"Mi buttano<br />
fuori? Io<br />
faccio succedere<br />
il<br />
finimondo,<br />
m'incateno<br />
piuttosto!"<br />
Ci sono solo due al massimo tre capetti ed<br />
un esercito di ragazzi che fanno da schiavi.<br />
Sono quelli che poi vanno in carcere.<br />
Perché i più esposti. E d’altra parte con<br />
tutti questi labirinti è difficile anche per i<br />
carabinieri trovare qualcosa”.<br />
“Spesso siamo noi che vogliamo che le cose<br />
funzionino, più delle donne dello zen -<br />
interviene Dominique, bellissima con il<br />
suo pancione. Partorirà ad agosto ed ancora<br />
è qui nel quartiere, dove, dal suo ufficio<br />
cerca di dare soluzioni ad annosi<br />
problemi. Vuole restare a lavorare nel<br />
quartiere fino a quando lo potrà fare.<br />
* * *<br />
“L’occupazione abusiva dello Zen 2? -<br />
spiega Serafina - pare che sia stata come<br />
dire pilotata, qualcuno ha voluto così.<br />
Pensa che le case sono state occupate<br />
quando ancora non erano complete, mancavano<br />
gli infissi, le fogne, i muri non erano<br />
finiti. Lo stato non è riuscito a finire la<br />
struttura perché sono state prese prima.<br />
Palermo<br />
Forse non c'erano più soldi e non si potevano<br />
finire, in questo caso lo stato ha anche<br />
risparmiato - dice con ironia - Le hanno finite<br />
di costruire gli occupanti". "Però stiamo<br />
attenti – aggiunge - dalle case dei<br />
carabinieri, dei poliziotti, la gente abusiva<br />
è uscita dopo l’occupazione. Come mai?”.<br />
"Qui non c'era<br />
niente"<br />
“Qui non c’era niente, tutto a spese nostre<br />
abbiamo fatto - dice Margherita. Le case,<br />
le abbiamo costruite, perché non esistevano...<br />
ho dovuto mettere porte, servizi sanitari,<br />
finestre, adesso parlano di<br />
assegnazioni, ma ci vuole il contratto di casalotto<br />
e casalotto non lo vuole fare...”<br />
“Anche noi abbiamo fatto la richiesta per<br />
il contratto dell’acqua, ma siccome ci<br />
hanno detto che non era possibile, ci siamo<br />
allacciati abusivamente - raccontano<br />
al centro”.<br />
14<br />
"Abbiamo fatto<br />
richiesta per il<br />
contratto<br />
dell'acqua. Ci<br />
hanno detto<br />
che non era<br />
possibile"<br />
"Veniamo<br />
dallo Zen e<br />
lo vogliamo<br />
urlare" fa<br />
il rap dei<br />
ragazzi del<br />
quartiere...<br />
Tuttavia, senza il contratto ufficiale non<br />
si corre il rischio di essere buttati fuori?<br />
“Mi buttano fuoriii? Io faccio succedere il<br />
finimondo, piuttosto mi incateno, rompo<br />
teste... ho tre figli, da qui non esco manco<br />
con le cannonate" dice alzando la voce<br />
Margherita. Allo Zen è arrivata da pochi<br />
anni all’interno di un flusso migratorio caratteristico<br />
del quartiere nel senso che ci<br />
sono famiglie che utilizzano gli alloggi<br />
solo fino a quando non ne trovano uno<br />
più idoneo alle loro necessità. Chi ci riesce,<br />
si trasferisce perché si sente discriminato<br />
dal resto della città. Succubi di una<br />
forma di razzismo assurdo.<br />
Lo Zen è rifiutato dalla città; lo Zen2 è rifiutato<br />
dallo Zen1 che lo ritiene responsabile<br />
della cattiva fama che il quartiere ha<br />
a livello nazionale. “Veniamo dallo Zen e<br />
lo vogliamo urlare...”canta un rap fatto da<br />
un gruppo di ragazzi del quartiere, e il<br />
complessino musicale sta avendo<br />
parecchio successo. Anche fuori.
“Ogni insula si è evoluta o involuta per i<br />
fatti propri, e quindi fra le varie insule sono<br />
sorti dei conflitti con conseguente deterioramento<br />
dei rapporti sociali – fa Bice –<br />
i ragazzi di un centro sociale – aggiunge -<br />
non vogliono andare nell’altro che si trova<br />
dall’altro lato del rione perchè uno è il<br />
centro sociale dove si spaccia mentre<br />
nell’altro sono riusciti ad evitarlo”.<br />
A questo punto vengono fuori alcuni episodi<br />
a dimostrazione che gli abitanti dello<br />
Zen1 non hanno odio verso i loro vicini<br />
dello Zen2, tuttavia, si sottolinea da più<br />
parti, diversa è la loro storia.<br />
“Lo Zen1 è un quartiere autonomo perché<br />
ha tante cose che funzionano, tanti servizi,<br />
farmacie, negozi; - dobbiamo dirle queste<br />
cose esorta Serafina – E’ nato da un<br />
progetto che è stato pensato e studiato per<br />
condizioni di vita normali, case popolari<br />
assegnate regolarmente, seguendo una graduatoria.<br />
Le chiavi sono state distribuite e<br />
consegnate ai legittimi assegnatari, acco-<br />
Palermo<br />
munati tutti, dal fatto che erano assegnatari.<br />
Bastava questo per entrare in sintonia.<br />
All’inizio quasi tutti gli arrivati si attivavano<br />
per sbrigare i problemi. Bisogna dirle<br />
queste cose – dice Serafina e altre donne,<br />
più timide, concordano - Per agevolare la<br />
nascita della prima scuola - continua – c'è<br />
"Per fare nascere<br />
la prima scuola"<br />
stata molta collaborazione, tu pensi ai<br />
banchi, tu alla luce, tu al risanamento...” .<br />
Allo Zen2 è tutta un’altra storia. “Ci si è<br />
dovuti arrangiare”.<br />
Ma cosa manca di più allo Zen2? “Mancano<br />
i lampioni in buona parte del rione e<br />
questo crea problemi incredibili non appena<br />
inizia a fare buio - spiega Giusi”. “Lo<br />
Zen 2, è un quartiere del comune? Perché<br />
mancano i lampioni? Che qualcuno della<br />
amministrazione ci dica non mettiamo i<br />
lampioni allo Zen perchè li rompono.<br />
15<br />
“Invece nulla - interviene in modo molto<br />
colorito Nadia”. “In verità, spesso sono<br />
gli spacciatori che li rompono apposta<br />
interviene Graziella - per attenuare la visibilità”.<br />
“Si, ma il comune cosa fa?<br />
Incalza ancora Nadia”. In un paese civile<br />
è normale che lo stato ne prende solamente<br />
atto?”. A questo punto le donne del<br />
quartiere, operatrici o abitanti, si accalorano,<br />
si infervorano, si appassionano.<br />
“Io frequento questo centro da quattro<br />
anni, qui nel quartiere non ho amiche, sono<br />
più piccole di me. Se volessi fare una<br />
passeggiata? Non c’è nulla, trovi qualche<br />
panchina allo Zen1, qui al 2 non c’è<br />
nulla”.<br />
Giusi è una ragazza che vive allo Zen2,<br />
grazie al Centro studia, ha tanti progetti<br />
da realizzare. La gente dello Zen ha<br />
anche delle speranze, delle aspettative.<br />
Avrebbe bisogno di essere ascoltata,<br />
considerata, il problema più grosso è<br />
quello di arrivare a fine settimana.
Catania<br />
Le mamme<br />
riconquistano<br />
l'Andrea Doria<br />
GIUSEPPE SCATA'<br />
"E va bene: ve la lasciamo per altri due anni". E' finita così,<br />
per ora, la famosa battaglia della Scuola Andrea Doria,<br />
l'unica scuola del quartiere più popolare, San Cristoforo. Il<br />
Comune la voleva chiudere ma le mamme, con una lotta<br />
da Iliade, l'hanno difesa. In autunno i bambini torneranno<br />
a scuola ma gli speculatori, che volevano fare i loro affari<br />
su quel terreno, mica ci hanno rinunciato. Le mamme ora<br />
festeggiano, ma con gli occhi aperti...<br />
“Ringraziamo il comitato civico in difesa<br />
della Doria, ringraziamo il prefetto, l’arcivescovo,<br />
le Orsoline, il GAPA e tutte le<br />
persone che ci sono state vicine in questa<br />
lotta”. E’il 9 Giugno. La Giunta invia al<br />
fax dell' Andrea Doria la copia di una delibera<br />
preannunciata: la scuola resta in via<br />
Cordai 59 per altri due anni. Manca però<br />
un documento: la copia del nuovo<br />
contratto d'affitto e la garanzia che il plesso<br />
verrà messo a norma di sicurezza.<br />
"Avrete tutto", promette l'assessore Maimone.<br />
Le mamme festeggiano. Tolgono<br />
le catene ai cancelli, ma non buttano il<br />
lucchetto.<br />
* * *<br />
“C’era na vota nu rè bufè, biscotta e minè.<br />
Stu rè, bufè biscotta e minè…”,<br />
canticchia l’assessore Maimone in una sala<br />
del Palazzo degli Elefanti. Con la mano<br />
batte il ritmo e guarda negli occhi le<br />
madri dell’Andrea Doria. E’ il 22<br />
Maggio. Ci accomodiamo nella sala.<br />
L’elefantino di vetro, imbizzarrito, con la<br />
proboscide sollevata e al centro del tavolo,<br />
stavolta riflette diciassette volti: ancora<br />
le quattro donne della Doria,<br />
Maimone, l’assessore Drago, il capogabinetto<br />
Ferlito, una segretaria, il consigliere<br />
comunale per An Puccio La Rosa, un<br />
secondo consigliere, due funzionari comunali,<br />
e tre uomini del comitato cittadino<br />
in difesa della scuola, tra cui me, cronista<br />
per <strong>Casablanca</strong> e per I Cordai. Maimone<br />
parte e dice subito: “La scuola Andrea Doria<br />
non si tocca. Verrà semplicemente trasferita<br />
in un altro plesso, a poco più di<br />
cento metri”, qui si ferma e prende la carica,<br />
e poi, tutto d’un fiato: “Nella Livio<br />
Tempesta di via Gramignani, ristrutturata,<br />
ampliata, e finalmente a norma di sicurezza”.<br />
Dopo un suo piccolo movimento della mano<br />
la segretaria comincia a leggere una<br />
lettera dell’avvocato delle Orsoline: “Come<br />
già comunicato precedentemente,<br />
mettiamo in vendita il plesso”.<br />
"C'era una volta<br />
un re..."<br />
“Insomma”, dice stupefatto Maimone,<br />
“Il comune non può certo acquistare un<br />
immobile di 3 milioni di euro per<br />
spenderne poi 1 e mezzo per l’adeguamento<br />
strutturale! Sarebbero spese di tipo<br />
straordinario e la Corte dei Conti ci<br />
bloccherebbe subito”. “Ma la Tempesta<br />
che c’entra, è del quartiere Angeli custodi!”,<br />
urla una madre, e La Rosa, cronometro<br />
alla mano: “E’ vicinissima. Ieri ho<br />
fatto a piedi il tratto tra la Doria e la<br />
Tempesta, lo confesso, e sono solo 7 minuti.<br />
Li ho contati”.<br />
“Tra l’altro - incalza Maimone - i dati nazionali<br />
registrano un aumento dell’obesità<br />
tra i ragazzi, e quella passeggiata gli<br />
farà certo bene”. Attimo di silenzio. Una<br />
16<br />
delle madri cerca di farsi sentire tra un<br />
intervento e un altro: “Con quella scuola<br />
ci siamo cresciuti, per noi è come un monumento,<br />
è proprio davanti casa”. La Rosa<br />
e gli altri ridono.<br />
Ferlito, il capogabinetto, non ha un cronometro<br />
né una calcolatrice, e fa rapidi<br />
calcoli: “Insomma, alla Tempesta sono<br />
occupate solo 4 aule su 18, e i 240 bambini<br />
della Doria c'entreranno comodamente”.<br />
Da un angolo emerge la voce di Drago:<br />
“La Doria appartiene al passato. Costruiremo,<br />
come già in progetto, due scuole<br />
nuove nella zona di San Cristoforo. Noi<br />
abbiamo il dovere di tutelare quei ragazzi”.<br />
E Maimone, come per dare una<br />
benedizione: “Ogni bambino che sottraiamo<br />
alla strada è una conquista per la<br />
città”. Nuovamente silenzio. Un giornalista<br />
de I Cordai prende la parola: “Io ho<br />
visto il piano integrato di San Cristoforo<br />
e non risultano nuove scuole in fase di<br />
progettazione”.<br />
Drago si complimenta per la risposta ben<br />
articolata e aggiunge “Le costruiremo, le<br />
gare d’appalto sono già bandite”. Maimone<br />
chiede per telefono la planimetria per<br />
dimostrare quanto detto e dall’altro lato<br />
gli rispondono picche, “Io vi denuncio”,<br />
chiude, e poi: “Quei bambini sono i nostri<br />
bambini”, dice ancora, sovrapponendosi<br />
alla voce di La Rosa che afferma<br />
contento che le madri hanno capito tutto
FOTO DI GIUSEPPE SCATA'<br />
(AGENZIA LIBERA IMMAGINE)<br />
e sono d’accordo, mentre la donna gomito<br />
a gomito con lui ripete già da un paio<br />
di minuti: “Un buco nell’acqua, un buco<br />
nell’acqua…”. Ad un nuovo cenno della<br />
mano la segretaria rilegge la lettera<br />
dell’avvocato delle Orsoline, nessuna la<br />
ascolta, ma lei prosegue.<br />
E’ l’unica donna presente insieme a una<br />
ispettrice della Digos e alle quattro madri.<br />
La settima è inginocchiata dietro il tavolo<br />
e alle spalle degli uomini. Ha le<br />
mani sul volto e ormai non oppone più difesa<br />
alle pietre scagliatele addosso. E’<br />
inclinata da un lato e sanguina, ma non<br />
crolla ancora. E’ un grande dipinto della<br />
Lapidazione.<br />
“Stu rè, bufè biscotta e minè, aveva na<br />
figghia befigghia biscotta e minigghia…”.<br />
Il giorno dopo, alla Livio Tempesta: il<br />
cantiere è ancora aperto, e dei fili della luce<br />
scoperti fanno un arco sull’ingresso, dove<br />
un’isolata macchinetta del caffé dà il<br />
benvenuto.<br />
Cammino, seguito da un uomo: “La scuola<br />
è qui da sempre, è un pezzo di storia”,<br />
dice e saluta gli operai che pranzano, “A<br />
settembre 150 alunni sono stati spostati al<br />
plesso della Playa, e noi gli abbiamo promesso<br />
che sarebbero ritornati qui l’anno<br />
prossimo. Non c’è spazio per la Doria”.<br />
I corridoi sono appena intonacati e freschi<br />
e comincio a contare, anch’io senza<br />
cronometro e calcolatrice: 18 aule, di cui<br />
Catania<br />
quattro occupate, è proprio vero, la matematica<br />
non è un opinione. Ma sei di queste<br />
sono aule esattamente dimezzate,<br />
come se avessero usato un coltello da cucina<br />
su una torta alla crema, e due dovranno<br />
ospitare archivio e sala riunioni.<br />
“Io ho paura quando mio figlio va a pedi<br />
fino alla Playa, mica posso accompagnarlo.<br />
E nei giorni di pioggia?”, fa una<br />
donna, fuori di sé, e l’uomo, guardando i<br />
pontili del cantiere: “Lei sa che molti padri<br />
qui sono pescatori. Ecco, noi siamo in<br />
una barca sola nel mare, di notte. Senza<br />
stelle, e senza bussola, dove andiamo?”.<br />
Esco dalla Tempesta, prima di rimanerne<br />
inghiottito.<br />
"Una soluzione<br />
illogica"<br />
La Tempesta dichiara alla stampa che lo<br />
spostamento della Doria in via Gramignani<br />
è “una soluzione illogica”. Maimone<br />
reagisce e ribatte con una nuova idea: trasferire<br />
la Doria nelle dieci aule di via Case<br />
Sante, ma il preside della Doria,<br />
Santonocito, dice che lì c’è agibilità per<br />
soli quaranta alunni in più, come comunicato<br />
e raccomandato dallo stesso comune,<br />
con una circolare del 2005. E poi è<br />
quartiere Cappuccini. Non è certo necessario<br />
andare in alto mare o sulle banchine<br />
delle tonnare siciliane, per trovare dei profughi.<br />
Il 30 Maggio le mamme della Do-<br />
17<br />
"Questa scuola<br />
è il cuore<br />
di questo<br />
quartiere, non<br />
si può levare.<br />
Sarebbe come<br />
togliere la<br />
statua<br />
dell'elefante<br />
da piazza<br />
Duomo!"<br />
www.associazionegapa.org<br />
ria occupano la scuola: “La Doria è il<br />
cuore di San Cristoforo e di tutta la città.<br />
Allora sa che ci dico al sindaco, perché<br />
non togliamo l’elefante da piazza Duomo?!”.<br />
“Sta figghia, befigghia biscotta e minigghia<br />
aveva n’acceddu beceddu biscotta<br />
e mineddu…”.<br />
“Come possiamo noi educare i nostri<br />
bambini se il comune non vuole pagare<br />
nemmeno l’affitto di una scuola?”, urla<br />
sul palco la signora Di Fazio, durante lo<br />
sciopero generale del primo giugno.<br />
Più tardi il comitato civico in difesa della<br />
Doria, insieme alle donne di San Cristoforo,<br />
entra in prefettura. Maimone tira<br />
subito fuori un verbale senza firme e<br />
senza date e legge: “La Tempesta ha a<br />
disposizione 12 aule libere”, “Non è vero,<br />
quelle aule aspettano il ritorno degli<br />
studenti che abbiamo dovuto spostare al<br />
plesso Playa. Io l’ho scritto e firmato, e<br />
lei l’ha omesso”, dice il dirigente della<br />
Tempesta, e Maimone, rivolto al preside<br />
della Doria: “Perché ha chiesto ufficialmente<br />
la messa in sicurezza della<br />
scuola? E' un motivo in più per andare<br />
via dalla Doria”, e il preside: “La<br />
maggior parte delle scuole catanesi non è<br />
a norma. E poi io posso prendermi la responsabilità<br />
di una struttura che sta al di<br />
fuori della legge?”.<br />
A questo punto il prefetto, una signora di<br />
mezz'età, si intromette con un guizzo:
"D'accordo, d'accordo... contatterò di<br />
nuovo la proprietà delle Orsoline, e proverò<br />
a convincerla a non vendere”.<br />
All’uscita l’assessore è circondato dalle<br />
madri. Lui prende un grande foglio, lo<br />
apre sul cofano di un auto, e con il dito<br />
tocca un piccolo punto di un disegno San<br />
Cristoforo: “C’è già una gara per una nuova<br />
scuola”, “Ma sta parlando di un bando<br />
di idee, e per un progetto di scuola<br />
materna, mica è un appalto!” gli rispondono.<br />
“Lo cambiamo” fa lui, “Certo, fin<br />
quando è un’idea”, fa un altro. Un geometra<br />
chiede di guardare le carte e si china<br />
sul cofano, Maimone avvolge la pianta e<br />
la nasconde sottobraccio. “Perché non pa-<br />
Catania<br />
gate proprio l’affitto della Doria, e rispettate<br />
gli altri pagamenti?”. E lui “C’è<br />
un ordine di debitori da rispettare”, “Ma<br />
quello non è per i servizi? Che c’entrano<br />
gli affitti?!”.<br />
“…St’aceddu beceddu biscotta e mineddu<br />
ci vulò…”.<br />
"Ma che c'entrano<br />
gli affitti?"<br />
Il 6 Giugno al teatro ambasciatori di Catania<br />
c’è il progetto Legalità & Cittadinanza:<br />
la scuola incontra le istituzioni.<br />
La Doria non è stata invitata, ma un<br />
gruppo di madri e ragazzi entra lo stesso,<br />
si mette accanto al palco e apre gli stri-<br />
18<br />
"Non pagate neanche<br />
l'affitto<br />
delle scuole!"<br />
scioni: “Ma che legalità se la scuola chiuderà?”.<br />
“Prima di tutto do' il benvenuto alla Doria”,<br />
dice subito Maimone, appena<br />
afferra il microfono; “Scapagnini perché<br />
stai zitto, la scuola non è un diritto?”, e<br />
Scapagnini dirà: “Ragazzi dateci il<br />
tempo di risolvere il problema Doria”,<br />
“Staiu addivintannu vecchia a furia<br />
d’aspittari!”, gli rispondono. “E’ colpa<br />
delle Orsoline”, fa Maimone, “Ma se<br />
non pagate l’affitto?!”, ribatte Carla, 3°<br />
media della Doria.<br />
“A cu pigghia st’aceddu biceddu biscotta<br />
e mineddu, ci dugnu a me figghia<br />
befighhia biscotta e minigghia”.<br />
Le madri occupano, tenendo sotto
Catania<br />
"Grazie a una opportuna variante del piano regolatore<br />
San Cristoforo Sud è diventata una zona edificabile.<br />
Dove ora c'è la scuola potrebbero costruire anche palazzi..."<br />
il telefono, appena sequestrato al preside<br />
e avvolto nel filo come un pacco regalo.<br />
Si portano dietro i figli, “Ci aiu na casa<br />
pessa”, dicono, ma si fanno forza a vicenda.<br />
"Si sono fatti avanti<br />
certi costruttori..."<br />
Mangiano panini, pizze, qualche volta cucinano<br />
della pasta, e dormono nella vice<br />
presidenza. Quando il preside mette i<br />
doppi turni al plesso Doria di via<br />
Concordia, loro corrono e infilano un bel<br />
catenaccio al cancello. Bloccano lezioni,<br />
scrutini ed esami, e la mattina del 7 Giu-<br />
gno, come valanghe, raggiungono pure<br />
le aule della Doria di vie Case Sante, per<br />
protestare durante la recita di fine anno.<br />
“Questa occupazione è illegale”, dice il<br />
presidente della Prima municipalità, Messina.<br />
“Arriva ‘n tignusu vavusu biscotta e<br />
minnusu, afferra st’aceddu, va ni lu re e<br />
ci dici…” .<br />
“San Cristoforo Sud è diventata zona edificabile<br />
con una variante del piano regolatore.<br />
L’Andrea Doria è a San<br />
Cristoforo Sud, e se sulla carta vale 3 milioni<br />
di euro, domani il suo valore duplicherà,<br />
o triplicherà”, “Già degli<br />
imprenditori si sono fatti avanti, e ce n’è<br />
19<br />
uno in particolare”.<br />
“...Ca c’è l’aceddu! datimi a vostra<br />
figghia befigghia biscotta e minigghia”.<br />
"Domani il valore<br />
raddoppierà"<br />
“Ringraziamo anche Maimone... ma non<br />
diciamo grazie al consiglio di quartiere,<br />
che non si è mai interessato e ci ha<br />
abbandonato”.<br />
“Ma ‘u re ci dici: Vattinni tignusu vavusu<br />
biscotta e minnusu, ca voi a me<br />
figghia befigghia biscotta e minigghia”.<br />
(<strong>Casablanca</strong>, I Cordai)
Lo stadio di Catania – uno stadio non<br />
nuovissimo, ma in regola con le norme<br />
di sicurezza – si trova in piazza Filippo<br />
Raciti, nel vecchio quartiere di Cibali.<br />
Per arrivarci si percorre tutta via Giuseppe<br />
Fava, si passano ordinatamente i<br />
controlli ed è impossibile entrarci<br />
senza biglietto o portandosi appresso<br />
bombe, armi, fumogeni illegali. Sugli<br />
spalti, più di ventimila persone aspettano<br />
la partita sventolando bandiere rossazzurre.<br />
I catanesi sono famosi,<br />
perché nessun’altra tifoseria in Italia segue<br />
la squadra con tanto entusiasmo,<br />
perfino nelle trasferte a duemila chilometri<br />
di distanza. Ma sono famosi<br />
anche perché, quando incitano i loro<br />
giocatori o sfottono gli avversari, lo<br />
fanno sempre con ironia e senza violenza.<br />
Non si vedono croci celtiche o<br />
altri simboli vietati. Nessuno fa cori<br />
contro la polizia; se qualcuno ci provasse,<br />
verrebbe immediatamente zittito<br />
dall’unisono di ventimila fischi. Il custode<br />
dello stadio è un dipendente comunale<br />
assunto con concorso regolare; non<br />
si accompagna con gli ultrà violenti, né<br />
conserva per loro spranghe ed esplosivi;<br />
se vede movimenti strani, li denuncia<br />
subito a chi di dovere. Il<br />
Comune ha abolito l’inutile assesso-<br />
Sud<br />
Catania in serie A<br />
Chi gioca bene<br />
Chi gioca sporco<br />
GIANFRANCO FAILLACI<br />
Cosa significa far festa per la salvezza? Significa gioire per<br />
un risultato sportivo che è uno schiaffo al calcio degli<br />
imbrogli. Ma significa anche ricordare ciò che è accaduto il<br />
due febbraio. L'amministrazione comunale ha un obiettivo:<br />
far finta che i criminali di quella sera fossero appena<br />
sbarcati da Marte. Del resto, quest'amministrazione ha<br />
portato la città in serie C2. E, come sempre, approfitta<br />
della festa per prendere i voti e scappare<br />
rato “alla squadra di calcio” – buono solo<br />
a ramazzare voti tra gli ultrà – ma in<br />
compenso ha un assessorato allo sport<br />
efficiente e tempestivo. Del resto, dopo<br />
il risanamento del bilancio, le casse<br />
pubbliche possono sostenere tutte le<br />
spese necessarie alla città: da quelle<br />
urgentissime per alloggiare le scuole<br />
medie a quelle, pur sempre importanti,<br />
per mantenere lo stadio sicuro e<br />
all’altezza della serie A. Il Calcio Cata-<br />
In piazza<br />
Filippo Raciti<br />
nia è di conseguenza libero di investire<br />
tutte le sue risorse nel migliorare la<br />
squadra. Molti dei giocatori rossazzurri<br />
sono meridionali, alcuni proprio siciliani,<br />
ma c’è anche qualcuno che viene da<br />
lontano. Il giovane giapponese Morimoto,<br />
che oltre ad assomigliare in viso a<br />
Ronaldo è anche un centravanti solido<br />
e furbo, con i suoi gol ha fatto conoscere<br />
a Tokyo le immagini dell’Etna e del<br />
barocco catanese; per la prossima<br />
estate si prevede un flusso mai visto di<br />
turisti dall’Oriente. Tra i giocatori non<br />
nati in Sicilia c’è anche il capitano, Davide<br />
Baiocco, che a Catania è arrivato<br />
quando la squadra era in B, e ha trasci-<br />
20<br />
nato i compagni, con classe e coraggio,<br />
alla promozione più bella e alla<br />
salvezza più insperata. Il sogno di Davide<br />
– che non è un attaccante – è di segnare,<br />
quest’anno, il suo primo gol in<br />
rossazzurro. E di segnarlo davanti al<br />
suo pubblico, proprio al Massimino.<br />
Dipenderà solo da lui, perché certamente<br />
il campo del Catania non sarà<br />
mai più squalificato. I responsabili<br />
della morte di Filippo Raciti e di tutte<br />
le violenze del 2 febbraio sono già stati<br />
assicurati alla giustizia. Dopo un processo<br />
equo e rigoroso, i colpevoli sono<br />
stati condannati. Si sono costituiti<br />
parte civile i familiari della vittima, il<br />
Ministero degli Interni, il Comune e la<br />
Provincia, la società Calcio Catania e<br />
quindicimila abbonati. Ciascuno di loro<br />
ha obbligato i violenti a pagare tutti<br />
i danni, grandi e piccoli, causati dai loro<br />
reati. La gente adesso va allo stadio<br />
con una fondata speranza: che una<br />
notte come quella, a Catania, non si ripeterà<br />
mai più.<br />
***<br />
Alcune di queste cose potrebbero accadere<br />
il prossimo anno, altre potrebbero<br />
accadere in futuro e altre ancora, probabilmente,<br />
non accadranno mai. Ma<br />
far festa per la serie A, oggi, significa
Sud<br />
UN ARTICOLO DI GIUSEPPE FAVA<br />
ROSSAZZURRI CONTRO TUTTI<br />
da I Siciliani, settembre 1983<br />
Lo sport fattore essenziale della civiltà contemporanea e<br />
quindi il calcio – il più popolare degli sport – come<br />
componente della cultura di un territorio. E dunque la<br />
conquista della serie A del Catania, unica squadra di<br />
massima serie da Napoli in giù, una conquista dell’intero<br />
Sud. Il segno di una sfida che le grandi città meridionali,<br />
Palermo, Catania, Bari, persino il Messina, hanno ripetuto<br />
e perduto, decine di volte nel dopoguerra.<br />
Nella realtà, per come è avvenuta, per le straordinarie<br />
circostanze tecniche e passionali che l’hanno<br />
caratterizzata, la drammatica sequenza finale degli scontri,<br />
la partecipazione, quasi la sollevazione popolare che ha<br />
accompagnato gli atleti nell’ultima fase agonistica, la serie<br />
A del Catania sembra appartenere davvero a tutto il Sud.<br />
Quasi settantamila catanesi e siciliani presenti all’Olimpico<br />
nelle tre partite decisive (Lazio, Como, Cremonese), una<br />
città che in meno di un mese riesce a spendere quasi sette<br />
miliardi sol per essere presente alla lotta e partecipare al<br />
trionfo; sono fatti che non si spiegano e nemmeno<br />
giustificano, ma sicuramente confermano il teorema. Il<br />
calcio è anche cultura! Se Catania avesse uno stadio da<br />
centomila, per almeno cinque-sei partite del prossimo<br />
campionato, Roma, Juventus, Inter, Milan, Sampdoria,<br />
anche questo: pensare a come si potrebbe<br />
scrivere un’altra storia, gettare<br />
i semi di un futuro diverso. Intanto,<br />
sul campo neutro di Bologna, il Catania<br />
questa serie A se l’è riconquistata.<br />
Non ci credeva ormai nessuno, sia<br />
perché dopo il due febbraio la squadra<br />
non è mai più stata quella di prima,<br />
sia perché in Italia, quando si arriva<br />
agli sgoccioli del campionato, i risultati<br />
delle partite si conoscono generalmente<br />
in anticipo. All’indomani<br />
della vittoria del Milan in Champions<br />
League, contro una signora squadra come<br />
il Liverpool, non si trovava un italiano<br />
disposto a scommettere che<br />
Kakà, Gattuso e Seedorf avessero<br />
qualche probabilità di battere la modesta<br />
Reggina. E infatti il Milan ha<br />
puntualmente perso, cosicché la Reggina<br />
s’è salvata, come si è salvato il Siena<br />
battendo la fortissima Lazio. C’è<br />
stata una sola partita vera nell’ultima<br />
giornata, una sola partita in cui non potevano<br />
esserci risultati combinati. Per<br />
la semplice ragione che Catania e Chievo<br />
(la mezza sorpresa di quest’anno<br />
contro la sorpresa delle ultime sei stagioni)<br />
si giocavano senza tante cerimonie<br />
la serie A: o dentro, o fuori. È<br />
anche per questo che i gol dei due<br />
panchinari rossazzurri che hanno deciso<br />
il campionato – il colpo di testa<br />
rabbioso di Rossini, la zampata fameli-<br />
Udinese, riuscirebbe a gremirlo. Folle di decine di migliaia<br />
s’annunciano, infatti, per quegli incontri, da ogni città e<br />
paese dell’isola e della Calabria. E verranno anche dalla<br />
Puglia, dalla Lucania, da Malta, probabilmente anche dalla<br />
Tunisia.<br />
In proporzione alla grandezza e importanza civile della<br />
conquista, l’accanimento e l’intelligenza per difenderli. Il<br />
problema è di resistere a quello che sarà sicuramente<br />
l’assalto del Nord. Nessuno infatti può amare il Catania in<br />
serie A, come non furono mai amati Palermo o Bari;<br />
Catania è troppo lontana dal cuore e dagli interessi del<br />
calcio italiano. Costringere i sublimi protagonisti a<br />
scendere fino all’estremo Sud, subirne il clima come una<br />
prepotenza, affrontare la drammatica passionalità<br />
popolare, viene appunto intesa come una sfida. […]<br />
Oltretutto – lo sappiamo – il Catania rappresenta molto più<br />
che la squadra di calcio di una grande città: per il modo<br />
stesso come è avvenuta la conquista, per la trionfante<br />
passione del pubblico, il Catania significa anche il Sud.<br />
Non è retorica. In un momento in cui tutte le bandiere<br />
pendono sempre più flaccide, senza vento, quella sportiva<br />
almeno è la più pulita e la più innocente. Quindi anche la<br />
più civile!<br />
21<br />
C'è un uomo<br />
nuovo<br />
al governo:<br />
Matarrese<br />
ca di Minelli – lasciano in bocca un<br />
gusto speciale. Il gusto di un piatto genuino<br />
assaporato dopo troppi bocconi<br />
avariati, il gusto di un dispetto contro<br />
i potenti. In un calcio che – come se<br />
nulla fosse accaduto – ha ai suoi vertici<br />
ancora un Matarrese, e non ha saputo<br />
liberarsi nemmeno d’un Carraro.<br />
***<br />
È giusto far festa, per questa seconda<br />
promozione consecutiva in serie A.<br />
Altre squadre, che si sono salvate con<br />
molto minore gloria, non hanno avuto<br />
cuore di farla. Prendete il Torino, società<br />
dalla nobile storia ma dal presente<br />
miserello. Il suo proprietario, un<br />
editore berlusconiano che parla con la
Sud<br />
22
stessa voce del Cavaliere, l’ha messo<br />
su spendendo soldi a palate e<br />
comprando nazionali vecchi e nuovi. E<br />
la squadra è finita lì sotto, un punto più<br />
in basso del Catania e un punto più in<br />
alto della retrocessione, giocando probabilmente<br />
il calcio peggiore d’Italia.<br />
Non si sarebbe mai salvato, questo Torino,<br />
se a stagione praticamente finita<br />
non avesse vinto all’Olimpico di Roma.<br />
E non avrebbe mai vinto,<br />
all’Olimpico, se la Roma non se ne fosse<br />
andata in vacanza con la testa e con<br />
le gambe, e se uno dei suoi difensori<br />
più forti, Cristian Chivu, non avesse re-<br />
Una sola<br />
partita vera<br />
galato agli avversari il gol decisivo con<br />
un liscio da oratorio. Va bene, ciò non<br />
significa che quella sia stata una partita<br />
combinata. Però, quando il Catania ha<br />
giocato a Roma, si è trovato contro un<br />
avversario furente che ha – giustamente<br />
e sportivamente – infierito<br />
contro i rossazzurri fino a batterli per<br />
sette a zero. È stato questo, dunque, il<br />
campionato del Catania: il campionato<br />
d’una squadra del Sud, ricevuta nel<br />
calcio dei ricchi con lo sprezzo con cui<br />
si guardano gli emigranti. Nessuno le<br />
ha regalato nulla; la partita della<br />
salvezza ha dovuto giocarsela fino alla<br />
fine. Ma, alla fine, ha saputo vincerla<br />
da sola.<br />
***<br />
È giusto far festa, per la serie A ritrovata.<br />
Ma ciò non autorizza a dimenticarsi<br />
un solo istante di quel due<br />
febbraio. È giusto far festa, perché c’è<br />
un tempo per gemere e uno per ballare.<br />
Ma, dopo il tempo degli abbracci, viene<br />
anche quello in cui dagli abbracci bisogna<br />
sciogliersi. Se la salvezza del<br />
Catania significa davvero la vittoria di<br />
un calcio povero e bello, allora c’è<br />
molta gente che, di questa vittoria, non<br />
ha alcun diritto di appropriarsi. Tra questi,<br />
in prima fila, ci sono gli amministratori<br />
del Comune. Un Comune che<br />
rappresenta la perfetta antitesi di ciò<br />
che è il Catania in serie A. La squadra<br />
ha navigato per diversi mesi in alta clas-<br />
Sud<br />
sifica, e ha comunque mantenuto la<br />
categoria con merito e dignità; la città,<br />
grazie ai brocchi che la governano, figura<br />
da anni nella C2 della vivibilità urbana<br />
(nel 2006, secondo il Sole 24Ore,<br />
occupava il centotreesimo posto su<br />
centotre capoluoghi di provincia). La<br />
squadra è stata costruita con pochi<br />
soldi, puntando su giocatori giovani,<br />
bravi e spesso siciliani; la città ha un<br />
primo cittadino d’importazione, ed è<br />
tra quelle che pagano al proprio sindaco<br />
lo stipendio più caro (il sesto stipendio<br />
d’Italia, per l’esattezza). La<br />
squadra non ha mai ingannato il suo<br />
pubblico promettendo qualcosa di diverso<br />
dalla salvezza; il Comune ha preso<br />
una delle sue spiagge più belle –<br />
quella di San Giovanni Li Cuti –, ci ha<br />
fatto scaricare un po’ di spazzatura destinata<br />
a una discarica e ha provato a gabellarla<br />
per purissima sabbia<br />
vulcanica. Per convincersi di quanto poco<br />
questa serie A appartenga a chi governa<br />
Catania, basta osservare i lavori<br />
in corso per mettere a norma lo stadio.<br />
Il Comune non ha fatto nulla fino al<br />
due febbraio, e poco o nulla ha continuato<br />
a fare fino alla fine del campionato.<br />
Adesso i lavori sono iniziati ma,<br />
per una parte, le spese ha dovuto anticiparle<br />
il Calcio Catania. La società, anziché<br />
investire tutto quel che ha in cassa<br />
nell’ingaggio dei giocatori, ha dovuto<br />
comprare un costoso sistema di telecamere<br />
a circuito chiuso e perfino pagare<br />
le recinzioni di piazza Spedini: che è,<br />
Lavori in corso,<br />
ma chi paga?<br />
fuor di dubbio, una proprietà comunale<br />
e non della squadra di calcio. Il contributo<br />
della politica cittadina è dunque<br />
questo: chiedere alla squadra un aiuto,<br />
di fronte al proprio dissesto finanziario,<br />
per far sì che allo stadio e dintorni<br />
sia più difficile ammazzare la gente.<br />
Cos’ha a che fare, un’amministrazione<br />
ridotta a questo, con una squadra di serie<br />
A?<br />
***<br />
«In serie A il Catania sarà solo contro<br />
tutti». Lo scriveva Pippo Fava, nel<br />
23<br />
Una giunta imbottita<br />
di brocchi strapagati<br />
1983, all’indomani di una promozione<br />
bella ma effimera. Solo contro tutti, il<br />
Catania, lo è stato anche quest’anno. E<br />
lo sarà probabilmente anche il prossimo.<br />
Solo, perfino contro un pezzo di<br />
città che non perde occasione per<br />
imbandierarsi di rossazzurro, ma che<br />
in realtà usa la passione popolare come<br />
pretesto per i suoi cinici calcoli elettorali,<br />
o per la sua bestiale violenza. Bisogna<br />
saperlo, se si vuole che la serie<br />
A di oggi sia meno effimera di quella<br />
di allora. Pippo Fava, prima ancora che<br />
si consumasse quella breve stagione<br />
sportiva, fu ammazzato per volontà di<br />
un pezzo piccolo ma potentissimo di<br />
Catania. E ci fu un pezzo molto più<br />
grande della città di allora che cercò di<br />
farlo dimenticare, e perfino di negare<br />
che a Catania esistesse la mafia.<br />
Oggi un gruppo di criminali, limitato<br />
ma non minuscolo, ha devastato un<br />
quartiere e causato la morte di Filippo<br />
La violenza<br />
della città<br />
Raciti. E ben presto i politici di governo<br />
sono corsi a dichiarare che costoro<br />
«nulla hanno a che vedere con la<br />
città». Secondo l’amministrazione comunale<br />
il due febbraio andrebbe rapidamente<br />
derubricato a un caso,<br />
particolarmente sfortunato, di violenza<br />
negli stadi; mentre esso è stato, con<br />
ogni evidenza, un caso estremo della<br />
violenza di Catania. Quella sera, poco<br />
lontano dalla piazza degli scontri,<br />
abbiamo assistito a una scena istruttiva.<br />
Un ragazzino di otto o forse dieci<br />
anni, con il volto coperto da una<br />
sciarpa, tirava sassi contro alcuni poliziotti.<br />
Non ce l’aveva con l’arbitro, o<br />
con i giocatori del Palermo, o con i tifosi<br />
rosanero. Ce l’aveva con gli<br />
“sbirri”. Il papà allora gli ha preso la<br />
mano, gli ha detto bravo e se l’è<br />
portato a casa. Il male di Catania è in<br />
quel papà, e forse è già passato a quel<br />
ragazzino. Negare che esista questo<br />
male può essere omertà, idiozia, ignoranza<br />
o calcolo. Poco importa, in<br />
fondo. Quel che è certo, è che negare il<br />
male non è sano. E comunque, è una<br />
cosa da serie C2.
L’Udi lancia una proposta di legge d’iniziativa popolare<br />
“50E50 ovunque si decide” basata sul principio (art. 51<br />
della Costituzione) che l’accesso dei cittadini e delle cittadine<br />
alle assemblee elettive debba svolgersi in condizioni<br />
di pari opportunità. Si è deciso di promuovere questa<br />
iniziativa di democrazia paritaria perché i Partiti in Italia<br />
non hanno avuto la capacità gestire autonomamente il riequilibrio<br />
della rappresentanza.<br />
A questo fine, nei cinque articoli in cui si articola la proposta,<br />
si prevede che in tutte le assemblee elettive le candidature<br />
siano costituite da un numero uguale di uomini e<br />
di donne, disposti in ordine alternato per sesso, pena<br />
l’esclusione automatica della lista dalla prova elettorale.<br />
UDI<br />
Campagna per la raccolta delle<br />
50.000 firme<br />
necessarie alla proposta di legge<br />
d'iniziativa popolare<br />
"50e50 ovunque si decide"<br />
La norma dovrebbe trovare applicazione per tutti i tipi di<br />
elezioni, da quelle per le Circoscrizione comunali a<br />
quelle per i candidati italiani al Parlamento europeo, passando<br />
per le elezioni di Comuni, Città metropolitane, Province,<br />
Regioni a statuto ordinario, Camera e Senato. E,<br />
visto che si sta discutendo di riforma del sistema elettorale,<br />
la proposta prevede modalità di applicazione del<br />
principio paritario sia per le candidature effettuate sulla<br />
base di liste o di gruppi sia per quelle all’interno di collegi<br />
uninominali.<br />
La proposta di legge è stata depositata in Cassazione e<br />
da ora iniziano i nostri lavori per contribuire alla raccolta<br />
delle 50.000 firme necessarie.<br />
CENTRO DI RACCOLTA UDI CATANIA c/o MEDIA TRES – v.le Vittorio Veneto 76<br />
24
DISEGNI DI<br />
AMALIA BRUNO<br />
New York: Al Bleu Note tempio del<br />
jazz, quella sera c’è il tutto esaurito.<br />
Sul palco un’attraente signora: folti<br />
capelli neri che le scendono sul volto<br />
come una cascata, pantaloni neri ben<br />
modellati, fascianti e ricercati, camicia<br />
allegra e colorata, una voce calda,<br />
suadente e bellissima che conserva la<br />
sua caratteristica di dono della natura<br />
ma esprime anche studio e ricercatezza.<br />
Le musiche? Jazz, soprattutto,<br />
ma anche tanta musica<br />
brasiliana. Tante le canzoni di Caetano<br />
Veloso ma anche di Pino Danieli. Non<br />
è un’artista in cerca di fama, ma José<br />
Rallo, una intelligente imprenditrice siciliana<br />
che miscelando la sua passione<br />
per la musica e per il vino, nella sua<br />
strategia di marketing, usa i concerti<br />
per promuovere e vendere la sua idea,<br />
imporre i suoi prodotti... Una canzone<br />
per ogni tipo di vino e il motivo musicale<br />
segue o presenta i diversi tipi di<br />
rosso e di bianco, ora è caldo e sensuale,<br />
ora morbido e gentile “I mercati<br />
non si conquistano solo con i prodotti,<br />
ma anche trasmettendo cultura e un modo<br />
di essere – spiega Josè - Oggi -<br />
aggiunge - questo marchio rappresenta<br />
nel mondo una Sicilia solare, laboriosa,<br />
direi persino virtuosa nel saper cogliere<br />
e interpretare le vocazioni<br />
produttive del territorio.”<br />
Sul palco insieme a lei la band "Donna<br />
Fugata Music & Vine" un gruppo di fini<br />
musicisti fra cui suo marito, il<br />
percussionista Vincenzo Favara, sui tavoli<br />
bottiglie di Donnafugata. Un<br />
marchio e un logo che Josè e suo marito<br />
hanno portato da Roma a New<br />
York, da Mosca a Pechino e Shangai<br />
“Portiamo in giro in Italia e nel<br />
mondo, i nostri vini, raccontandoli con<br />
Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />
la musica. Io canto musica brasiliana,<br />
mio marito suona le percussioni, abbiamo<br />
una band, con un gruppo di amici<br />
che suona con noi da quasi venti anni<br />
e facciamo tournèe eno-musicali...<br />
cerchiamo di svegliare i sensi di chi<br />
ama la musica e il vino, suonando,<br />
cantando... facendo gustare contemporaneamente<br />
i nostri prodotti”. Strategie<br />
di marketing, dicono alcuni<br />
arricciando il naso e stringendo le<br />
labbra, e però la signora del jazz, la brasiliana<br />
di Marsala, è un ciclone di fantasia<br />
e sensibilità. Un fenomeno.<br />
Certamente lo scopo principale è la<br />
conquista dei mercati, tuttavia, Josè dimostra<br />
giornalmente che l’obiettivo lo<br />
si può raggiungere senza alienare le<br />
proprie sensibilità: Donnafugata è<br />
impegnata a produrre vini di qualità, rispettando<br />
l’ambiente, valorizzando e<br />
recuperando il territorio. Ma anche il risparmio<br />
energetico, energie alternative<br />
che sfruttano il sole, vendemmia<br />
notturna come facevano gli Elimi; Ed<br />
ancora, gli scavi archeologici, per ritrovare<br />
l’antica città,…….. borse di studio<br />
a giovani medici che vengono a<br />
specializzarsi in cardiochirurgia a Palermo.<br />
Alleanze con l’Università, con<br />
alcuni reparti ospedalieri, con associazioni<br />
culturali, il premio letterario Tomasi<br />
di Lampedusa. Nel giro di pochi<br />
anni l'affascinante manager che “coltiva”<br />
quotidianamente la creatività, e<br />
cioè la voglia di affrontare il lavoro trovando<br />
sempre nuove soluzioni, dinanzi<br />
ad un mercato che si evolve in<br />
maniera sempre più veloce ed imprevedibile...”<br />
trasforma le sue aziende in<br />
un punto di riferimento per tanti.<br />
Niente barriere. Niente steccati ed ideologie.<br />
Alla sua corte può andare sia<br />
Musica vino<br />
e jazz<br />
Un'azienda<br />
così<br />
25<br />
GRAZIELLA PROTO<br />
José Rallo, esperta di<br />
marketing, gestisce le<br />
sue aziende al ritmo di<br />
jazz e musica brasiliana.<br />
La maggior parte dei dipendenti<br />
sono donne.<br />
Produce vini e assieme<br />
al marito musicista va in<br />
giro per il mondo abbinando<br />
una canzone ad<br />
ogni tipo di vino. Grazie<br />
a Josè, la Donnafugata<br />
dei Rallo, è una delle prime<br />
aziende che utilizza<br />
l’energia eolica. Finanzia<br />
gli scavi di Elima<br />
e le borse di studio ai<br />
giovani medici che vengono<br />
a specializzarsi in<br />
cardio-chirurgia a Palermo.<br />
E' attenta al protocollo<br />
di Kyoto.<br />
Insomma, un fenomeno<br />
per la Sicilia<br />
Ermete Realacci, sia il ministro Alemanno,<br />
l’azienda è attenta alla qualità,<br />
ai mercati, ai guadagni, e contemporaneamente<br />
al Kyoto club, per promuovere<br />
l’adesione al protocollo sulla<br />
riduzione delle emissioni di gas serra;<br />
ha introdotto la vendemmia notturna<br />
per preservare gli aromi e ridurre<br />
l’uso di energie, si è convertita alla<br />
energia eolica.<br />
Le Siciliane
Le Siciliane<br />
“Per preservare gli aromi, dobbiamo<br />
raffreddare le uve e i mosti; dobbiamo<br />
tenere i vini a temperature controllate,<br />
insomma un grande consumo di<br />
energia elettrica... abbiamo pensato<br />
che poteva essere un buon segnale produrre<br />
energia pulita...”.<br />
Recentemente i Ds le hanno proposto<br />
di candidarsi per la Camera, ma lei ha<br />
rifiutato.<br />
“Non ho accettato questa proposta<br />
che, comunque, mi ha onorato, perché<br />
penso che far bene l’imprenditore<br />
rappresenti un impegno davvero<br />
importante al servizio della società e<br />
del Paese. Oggi la questione della selezione<br />
delle classi dirigenti non riguarda<br />
soltanto la sfera politica, ma<br />
tutta la società e in tutti i settori… si<br />
può essere classe dirigente anche se<br />
non si siede in una assemblea elettiva...”.<br />
Difficoltà come donna? Spiega che<br />
Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />
SCHEDA<br />
VIVERE NELLA RISERVA<br />
Quarant' anni superati da poco, due figli, anche loro perfettamente<br />
inseriti nella azienda familiare. Una loro foto molto<br />
suggestiva e tenera, promuove la vendemmia di notte a<br />
Contessa Entellina, l'azienda fiore all'occhiello dei Rallo antichi<br />
imprenditori di vino a Marsala e dintorni. Josè nasce a Roma<br />
ma cresce e studia a Marsala dove vivono i suoi genitori.<br />
Da giovanissima si rende conto che la Sicilia le va stretta,<br />
pensa che se resta a Marsala non avrebbe la possibilità di essere<br />
libera e indipendente. Le piace l’idea di essere una<br />
donna emancipata, di studiare in una scuola di eccellenza<br />
per avere il massimo, e così butta tutti i suoi libri e i suoi vestiti<br />
dentro una valigia e si trasferisce a Pisa dove si laurea in<br />
economia e commercio alla scuola Sant'Anna. All’inizio collabora<br />
con il Cnr, ma dopo poco tempo si lascerà affascinare<br />
dalla Andersen Consulting e poi dalla Artur Andersen e per lo-<br />
non ne ha avute mai, perche’ suo padre,<br />
già da tempo aveva spalancato le<br />
porte dell'azienda alle donne della famiglia,<br />
prima a Gabrielle la mamma di Josè<br />
e poi a lei. Pur in un ambiente in<br />
cui il problema della mafia incombe<br />
“Sono i comportamenti di ciascuno di<br />
noi a diventare, nei fatti, il migliore<br />
antidoto per certi mali... La mia è una<br />
famiglia di imprenditori che opera nel<br />
vino di qualità dal 1851 a Marsala.<br />
Non ha mai conosciuto la paura della<br />
mafia né quella del pizzo. - spiega -<br />
Un po’ diversa aggiunge - è la situazione<br />
tra le colline di Contessa Entellina,<br />
nel Belice, dove, accanto ad una cultura<br />
più chiusa ed arretrata, sussiste una<br />
mafia rurale... un atteggiamento fermo<br />
e una presenza costante sui luoghi di<br />
produzione ha tutelato l’azienda agricola<br />
da ingerenze e pressioni, a cui si<br />
può e si deve resistere”.<br />
Insomma, “fare l’imprenditrice in Sici-<br />
26<br />
lia offre grandi soddisfazioni se si<br />
hanno chiari gli obiettivi e gli strumenti<br />
con cui raggiungerli”. Mantenendo<br />
tutte le sensibilità e le<br />
attenzioni. Per esempio avere la<br />
maggior parte dei dipendenti donna<br />
“Direi che è un fatto assolutamente<br />
normale, interrompe - perché la metà<br />
della popolazione è donna. A questo<br />
aggiungiamo che oggi le donne rappresentano<br />
una risorsa innovativa, a 360<br />
gradi, e il loro contributo in termini di<br />
creatività, flessibilità e di empatia può<br />
determinare il successo di<br />
un’azienda… spesso sono più preparate,<br />
hanno più fantasia e, soprattutto,<br />
capacità di comunicare la passione<br />
che ci mettono nel proprio lavoro.<br />
Insomma Donnafugata è un’azienda al<br />
femminile, ma non fatta a tavolino,<br />
con quote rosa o simili espedienti che<br />
trovo francamente un po’ banali e<br />
persino offensivi".<br />
ro lavorerà in giro per il mondo. Si specializzerà nelle strategie<br />
di mercato e scoprirà l’importanza del team sul lavoro.<br />
Durante una vacanza estiva in Sicilia, si innamora e decide<br />
di non ripartire. A lui piace la Sicilia, forse gliela farà vedere<br />
con altri occhi oppure in tutti questi l'isola è davvero<br />
cambiata. Rimane. La sua passione per l’eccellenza? L’ha<br />
fatta sposare con la sua passione per la musica, cosa che<br />
condivide con il marito e la applica alla gestione delle sue<br />
cantine. La sua sensibilità per l’ambiente? Adesso vive<br />
dentro la riserva naturale dello Stagnone, si è resa conto<br />
forse che la Sicilia non poi così come lei la vedeva da ragazza.<br />
La sua attenzione, il suo impegno per le altre donna<br />
continua. "Le donne nelle aziende - spiega - sono fondamentali,<br />
io per le mie dipendenti cerco di creare le condizioni<br />
per la massima flessibilità”.
DISEGNI DI<br />
AMALIA BRUNO<br />
Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />
Più cultura<br />
e più politica<br />
nelle imprese<br />
delle donne<br />
"Non volevo far diventare il denaro o il<br />
successo personale l’obiettivo unico della<br />
mia vita. Così mi sono guardata intorno e<br />
ho deciso di offrire qualcosa partendo da<br />
me, incominciando dal mio mondo; mi sono<br />
rivolta alle mie dipendenti perché sono<br />
le più vicine a me. Non nego le conseguenze<br />
corrette sul marketing, ma non ho<br />
cercato quello”. Il tono è pacato, lei è<br />
molto dolce, e racconta la sua esperienza<br />
in maniera molto diretta, senza giri di parole.<br />
"La scelta delle donne è la risposta ad una<br />
seria di interrogativi che mi sono posta ad<br />
un certo punto della mia vita... da tempo<br />
mi era resa conto che dovevo fare qualcosa<br />
per aiutare le donne mie dipendenti, trovare<br />
ed offrire loro momenti, spazi, idee nuove<br />
ed alternative, insomma, opportunità<br />
per confrontarsi con il mondo della cultura,<br />
della politica…”. Margherita espone il<br />
suo pensiero con grazia, e leggerezza<br />
senza darsi arie da suffragetta. “Era una<br />
occasione anche per me – aggiunge – insieme<br />
avremmo potuto ritrovare vigore ed<br />
entusiasmo, uno stimolo per rimettersi in<br />
gioco, per provare a riprendersi un ruolo di<br />
protagoniste... nella società civile... nella<br />
politica... senza rimanere ai margini del sistema<br />
insomma. Non mi bastava più fare il<br />
mio lavoro – aggiunge quasi riflettendo fra<br />
sé – occuparmi delle problematiche del<br />
mercato, dell’economia...”. Si ferma un attimo<br />
e poi riprende “...sono convinta che bisogna<br />
ricominciare ad ascoltare il proprio<br />
cuore per poter riparlare di ideali; ripartire<br />
dal cuore se vogliamo dare alle nostre battaglie,<br />
il senso della libertà, della giustizia,<br />
della democrazia... io credo nel percorso iniziato...”<br />
Una convinzione profonda, e così<br />
un bel giorno, prende contatti con la<br />
commissione Pari Opportunità del comune<br />
e il biscottificio Piemonte della famiglia Dogliani<br />
si trasforma in una fucina dove<br />
affrontare una grande varietà di temi:<br />
guerra, violenza, amore, fecondazione assistita,<br />
spiritualità, mafia…Gli ospiti tantissimi,<br />
scrittrici, attrici, politiche, giornaliste.<br />
Tutte vengono appositamente per incontrasi<br />
con le dipendenti di Margherita, ed insieme<br />
fare tavole rotonde, pezzi<br />
teatrali,dibattiti. Un successo non previsto<br />
ma sperato e comunque superiore alle<br />
aspettative. Nella zona di Carrara le iniziative<br />
di Margherita sono divenute un appuntamento<br />
culturale atteso da tantissimi.<br />
Numerosa l’affluenza, tanti gli appuntamenti<br />
durante la stagione estiva. Non una<br />
semplice assemblea, ma un percorso<br />
all’interno di un progetto: far crescere le<br />
donne che hanno poco tempo per la cultura.<br />
Una formula vincente ed accattivante? Sicuramente<br />
tanto amore per le cose che fa.<br />
Eppure anni addietro Margherita aveva<br />
abbandonato quella realtà. Aveva preferito<br />
andare a studiare scienze politiche a Firenze,<br />
a differenza dei suoi due fratelli che<br />
sono rimasti assieme al papà, Franco a<br />
prenderne l’eredità professionale e<br />
Bernardo per gestire l’amministrazione.<br />
“Quando ritornai a casa, non mi sognavo assolutamente<br />
di sgomitare, ma ho dovuto<br />
farlo, ho dovuto lottare per apportare alcune<br />
modifiche”. “Vuoi lavorare qui? mi disse<br />
mio padre, bene c’è un posto di<br />
magazziniere” – aggiunse – E lei accettò<br />
quel posto di magazziniere; iniziava così la<br />
sua battaglia all’interno di una famiglia maschilista<br />
che forse non aveva né previsto<br />
né mai pensato, che una donna avrebbe<br />
portato una rivoluzione dentro il loro biscottificio.<br />
L’aziende di famiglia.<br />
L’impegno dentro il biscottificio comunque<br />
per Margherita è stato molto<br />
importante, proprio lì ha capito e si è resa<br />
conto della passione di suo padre per il suo<br />
mestiere, l’entusiasmo che metteva nel fare<br />
tutte quelle torte dalle forme strane e meravigliose,<br />
le colombe vive che per incanto<br />
uscivano dall’involucro di cioccolata ed iniziavano<br />
a volare. Quel mondo che per tanti<br />
anni aveva fuggito e non solo andandosene<br />
a Firenze,finalmente riusciva a<br />
comprenderlo. Le piaceva. Voleva migliorarlo.<br />
Sua l’idea di rinnovare a cominciare<br />
dal nome, da Piemonte a Dogliani “...anda-<br />
27<br />
Margherita Dogliani abita<br />
a Carrara e di mestiere<br />
fa l’imprenditrice.<br />
Titolare assieme ai suoi<br />
fratelli del biscottificio<br />
Piemonte, da alcuni anni<br />
in qua ogni estate organizza<br />
delle iniziative<br />
culturali e politiche per<br />
le sue dipendenti. La prima<br />
volta nel parcheggio<br />
dello stabilimento, negli<br />
anni successivi un po’<br />
più programmati<br />
re in Sicilia a promuovere il biscottificio<br />
Piemonte...” sua l’idea di portare in<br />
azienda interessi piacevoli ed allettanti, la<br />
fotografia, la pittura, il ballo, il teatro. La<br />
gestione Margherita Dogliani prende terreno,si<br />
diffonde.<br />
La Regione Toscana, su iniziativa della<br />
Commissione Pari Opportunità, ha creato<br />
una manifestazione per far si che l’esperienza<br />
del biscottificio di Margherita sia<br />
condivisa da altre imprenditrici .Durante<br />
la prima settimana di luglio, quattro<br />
aziende saranno protagoniste di incontri e<br />
tavole rotonde. Al biscottificio invece, gli<br />
incontri sono previsti durante la settimana<br />
del venti luglio e riguardano il problema<br />
dell’informazione e della mafia.<br />
“Il fenomeno mafioso esiste anche nella<br />
nostra città. La mentalità mafiosa è radicata<br />
e le espressioni più evidenti e concrete<br />
si riscontrano nel mondo del lavoro,<br />
nelle sue forme di clientelismo politico, riciclaggio<br />
di denaro... In Versilia, dove i locali<br />
sono molto grandi e più importanti,<br />
credo che ci siano situazioni di pizzo. Si, il<br />
pensiero che potesse riguardare la mia attività<br />
l'ho avuto ed ho avuto paura di<br />
affrontarlo”.<br />
Le Siciliane
Mi spacco, non produco più. Sto diventando<br />
una terra senz’acqua. Gli<br />
scienziati mi studiano, discutono del mio<br />
futuro, ormai parlano di me sempre in<br />
termini di desertificazione, dicono che<br />
l’alterazione del suolo insieme al deterioramento<br />
delle condizioni naturali ed ecologiche<br />
mi stanno trasformando in deserto.<br />
Sono già nello stadio che prelude al deserto.<br />
Tra Enna, Caltanisetta e Agrigento, si<br />
aprono le zone più a rischio in emergenza<br />
permanente, ma tutto il meridione è nella<br />
morsa della sete. I fenomeni di erosione e<br />
salinizzazione mi stanno togliendo ogni<br />
linfa vitale, così come lo sfruttamento<br />
intensivo, il disboscamento e l’abbandono<br />
delle terre divenute improduttive<br />
concorrono al mio impoverimento. Gli<br />
scienziati rilanciano l’allarme desertificazione<br />
in Sicilia, ma poi non giunge alcun<br />
provvedimento per ripristinare la fertilità<br />
delle mie parti moriture.<br />
Come me, anche i miei abitanti sono<br />
senz’acqua. Per molti è un terno al lotto<br />
vedere uscire l’acqua dal rubinetto. In<br />
tante città arriva sempre in maniera irregolare<br />
e quasi il 50% dell'acqua immessa in<br />
rete svanisce nel nulla. Niente acqua per<br />
me, niente acqua per gli uomini. Ad Agrigento<br />
arrivano persino a comprarla, un euro<br />
per 10 litri d’acqua e paradossalmente<br />
la diga Furore, fuori del paese, completata<br />
nel '92, non è mai entrata in funzione.<br />
Ma insomma, vi starete chiedendo, in<br />
Pianeta Sicilia<br />
SONIA GIARDINA<br />
Se la Terra potesse parlare... Parlerebbe di<br />
siccità, di acqua rubata, di deserti che si<br />
allargano su tutte le zone abitabili, anche in<br />
Sicilia. Parlerebbe di politica? E chi lo sa.<br />
Cos'è politica, oggi? Basta, diamole la parola<br />
Un euro per<br />
dieci litri<br />
La terra<br />
vista<br />
dalla<br />
Terra<br />
Sicilia c’è davvero così poca acqua?<br />
Se è vero che in molte zone le risorse idriche<br />
sono scarse, il vero problema nasce<br />
dalla loro gestione. Vi racconto allora cosa<br />
succede ogni giorno in Sicilia, cosa ho<br />
visto in passato e cosa vedo ancora oggi.<br />
A Lentini, l’acqua del Biviere va quasi<br />
tutta al polo industriale di Augusta-Priolo<br />
e all’ASI (Consorzio area sviluppo industriale)<br />
di Catania e, dati i costi esosi<br />
dell’acqua, i contadini per irrigare mi tri-<br />
Altro che<br />
petrolio<br />
vellano tutta. Lo stesso vale per Gela dove<br />
l'acqua potabile del lago va all'Eni e ai<br />
cittadini viene destinata quella del dissalatore.<br />
Dopo il petrolio viene l’acqua, la chiamano<br />
l’“oro blu del XXI secolo”. L’acqua<br />
va alle industrie e non alle colture e agli<br />
uomini. Hanno deciso di trasformare<br />
l’acqua da diritto naturale e gratuito in<br />
merce strategica per soddisfare gli interessi<br />
delle società private. Da bene collettivo<br />
gestito come cosa pubblica a bene<br />
privato, appannaggio di pochi. La storia<br />
si ripete uguale in Sicilia come nel resto<br />
del mondo.<br />
In India la Coca Cola continua a sottrarre<br />
l’acqua alla collettività per imbottigliare<br />
le sue bevande, e lì l’accesso all’acqua potabile<br />
è davvero una cosa rara. Ma c’è di<br />
più. Il valore globale dell'industria idrica<br />
tocca gli 800 miliardi di dollari l'anno. La<br />
domanda d‘acqua è in aumento e l’oro<br />
blu fa gola a tanti.<br />
Il servizio di gestione idrico segue così<br />
28<br />
sempre di più le logiche privatistiche:<br />
l’affidamento degli stessi acquedotti passa<br />
nelle mani dei privati. Tutto va ai<br />
danni della collettività che si vede<br />
sottratto un bene vitale. E la mafia fa affari<br />
d’oro grazie a un contesto politico che<br />
ha sempre favorito la sua presenza in questo<br />
mercato. Mafia e potere politico-economico<br />
stanno in questo modo spingendo<br />
solo al degrado ambientale e al disagio<br />
sociale.<br />
I danni che sto vivendo ogni giorno, io<br />
coi miei abitanti, si potrebbero affrontare<br />
in tanti modi, ma nessuno s’interessa più<br />
alla collettività e all’ambiente. Così ci sono<br />
dighe che aspettano ancora di essere<br />
finite, ce ne sono altre che vengono<br />
sfruttate solo in parte, come quella di<br />
Ancipa che contiene solo un ottavo<br />
dell’acqua che potrebbe realmente avere<br />
e che aspetta ancora di essere risistemata<br />
per la presenza di crepe e fenditure pericolose.<br />
E la mafia?<br />
Affari d'oro...<br />
La colpa non è solo del controllo mafioso;<br />
sopra di me domina una politica delle<br />
opere pubbliche basata sullo spreco e il<br />
clientelismo. Allora, sono solo una terra<br />
senz’acqua. La reclamo, come la reclamano<br />
i miei abitanti che a migliaia sono scesi<br />
in piazza a Palermo per dire no alla<br />
privatizzazione dell’acqua, per chiedere<br />
che rimanga una risorsa della collettività.<br />
"Il whisky è per bere, l'acqua per<br />
combattersi", diceva Mark Twain. E io<br />
mi desertifico.
Togli<br />
al mafioso<br />
e dai<br />
al cittadino<br />
GIORGIO COSTANZO<br />
Il 23 maggio a Catania è stata distribuita<br />
una mappa della città sulla quale erano riportati<br />
gli immobili appartenenti a due liste:<br />
quella della Catania Risorse e quella<br />
dei beni confiscati alla mafia. I firmatari,<br />
Addiopizzo ct, Cittàinsieme, <strong>Casablanca</strong>,<br />
il Gapa, L'Isola Possibile, l'Osservatorio<br />
sulla Mafia, Emergency e altre associazioni,<br />
volevano con questa denunciare il<br />
colpevole silenzio che da quasi cinque<br />
anni tiene i cittadini all’oscuro delle confische<br />
operate e ciò di fatto impedisce che<br />
la legge di Pio La Torre li risarcisca di<br />
quanto il dominio mafioso aveva loro<br />
sottratto. E, restando in tema di immobili,<br />
la “Catania Risorse” ben si abbina in<br />
quanto beni “confiscati ai cittadini”. Beni<br />
per i quali i catanesi dovranno da subito<br />
pagare un affitto che si sommerà al<br />
debito già presente.<br />
Il pamphlet è il risultato di due mesi di lavoro<br />
non ininterrotto. Le difficoltà non sono<br />
mancate sia dal punto di vista<br />
tecnologico che tecnico giornalistico ed<br />
essendo noi giovani ed inesperti ci siamo<br />
lasciati più volte prendere dallo<br />
sconforto.<br />
L'estrema difficoltà di reperire informazioni<br />
chiare su entrambi gli argomenti<br />
ha rallentato notevolmente il lavoro, ma<br />
abbiamo mantenuto la convinzione che es-<br />
Antimafia/ Catania<br />
Certo, è solo un inizio. Ma è<br />
la strada buona: è la prima<br />
volta, a Catania, che si tenta<br />
un lavoro così. Ma perché<br />
tanto segreto sui beni dei mafiosi?<br />
E chi li gestisce, ora?<br />
so fosse comunque<br />
necessario<br />
anche se non n<br />
completo.<br />
Certo, questo o<br />
è solo un primo<br />
passo: ma a<br />
una seconda e<br />
più completa a<br />
versione della a<br />
mappa è già in progettazione.<br />
Ci rendiamo conto che non è abbastanza,<br />
che il problema non si limita ai beni confiscati<br />
né a Catania. Droga, racket, riciclaggio,<br />
appalti truccati formano una rete<br />
più solida di quelle di cui finora disponiamo<br />
noi.<br />
Ma per quanto piccolo ed impreciso il nostro<br />
contributo di cittadini si somma agli<br />
sforzi delle mamme della Doria, dei lavoratori<br />
della Cesame, della comunità ortodossa,<br />
del comitato Librino Attivo, del<br />
comitato di via Asiago... insomma di<br />
tutti quelli che impavidamente e spudoratamente<br />
alzano la voce e domandano<br />
“di chi è questa città?”.<br />
Una domanda posta già tanto tempo fa<br />
ma improvvisamente e prepotentemente<br />
tornata d'attualità. Catania è dei cittadini<br />
che lamentano disservizi su ogni fronte?<br />
29<br />
O è degli amministratori che per non<br />
sancire il dissesto finanziario che li<br />
manderebbe a casa confondono le carte<br />
con operazioni rischiosissime? Dei soliti<br />
megaimprenditori che la fanno sventrare<br />
per creare posteggi funzionali allo sviluppo<br />
dei loro centri commerciali? (Ma<br />
il consumatore non spende non perché<br />
non trova posteggio ma perchè è ogni<br />
giorno più povero...). O forse Catania è<br />
dei mafiosi che aspettano in silenzio<br />
l'occasione buona per investire i capitali<br />
di riciclo?<br />
La mappa che abbiamo realizzato e distribuito<br />
alla commemorazione di Falcone<br />
non poteva certo fornire una risposta a<br />
tutte queste domande perché su un foglio<br />
A3 in bianco e nero una verità così<br />
complessa proprio non ci entra. Ma siamo<br />
appena all’inizio.<br />
VOCI DELLE RESISTENZE<br />
PRIMO CAMPEGGIO NAZIONALE DELLE RESISTENZE DALL'ANTIFASCISMO ALL'ANTIMAFIA<br />
5 - 8 LUGLIO 2007, MONTE SOLE (BOLOGNA)<br />
http://www.vocidelleresistenze.it info@vocidelleresistenze.it
Il Tribunale Civile di Palermo, accogliendo<br />
una istanza risarcitoria<br />
avanzata sembra fin dal 1984 da alcuni<br />
familiari delle vittime della strage di<br />
Ustica recentemente ha riconosciuto la<br />
responsabilità dei Ministeri Difesa e<br />
Trasporti. La condanna impone loro di<br />
rimborsare 15 familiari superstiti di<br />
quattro delle 81 vittime della scellerata<br />
strage.<br />
Inoltre, questa nuova sentenza costruisce<br />
una nuova possibilità di riattivare<br />
le indagini per strage: perchè, riconoscendo<br />
la validità delle tesi dei legali<br />
delle parti offese, afferma (meglio si ve-<br />
I ministeri<br />
sono responsabili<br />
drà quando saranno pubblicate le motivazioni)<br />
che i Ministeri sono<br />
responsabili e tenuti alla azione risarcitoria,<br />
in quanto, quale sia stata la causa<br />
della esplosione (bomba o missile)<br />
del DC9, in ciascuna delle ipotesi si<br />
profila una responsabilità omissiva<br />
delle competenze di sicurezza e garanzia<br />
che essi avrebbero dovuto garantire<br />
ai cittadini ed al traffico aereo<br />
attraverso i propri apparati.<br />
Sicuramente una buona notizia per<br />
quanti sperano che chi ha ancora in mano<br />
il fascicolo relativo alla strage<br />
(reato imprescrittibile) abbandoni la<br />
attuale inerzia e voglia ripartire da questa<br />
affermazione di responsabilità per<br />
cercare ancora una Verità assolutamente<br />
intelligibile, se solo lo si volesse<br />
e si avesse il coraggio di arrivare ai<br />
santuari della connivenza politica con<br />
la strage.<br />
Ustica<br />
"Ora si possono<br />
riaprire<br />
le indagini<br />
sulla strage"<br />
MARIO CIANCARELLA<br />
Dove non è arrivata la giustizia penale, è arrivata<br />
la sentenza di un tribunale civile: il governo è responsabile,<br />
almeno per omissione. A livello giudiziario<br />
e politico, il caso non è affatto chiuso<br />
L’assoluzione dei Generali è stata magari<br />
giusta e sacrosanta (ed è costretto a<br />
scriverlo uno dei loro più tenaci accusatori),<br />
perchè a loro non furono contestate<br />
correttamente le proprie<br />
responsabilità all’interno di uno scenario<br />
stragista affatto leggibile ed opponibile.<br />
Sarebbe stato necessario, per<br />
farlo correttamente, avere il coraggio<br />
di indagare le responsabilità dispositive<br />
dei vertici politici, ma nessuno a<br />
quelle responsabilità politiche intendeva<br />
arrivare.<br />
Se un Magistrato pur puntiglioso e coraggioso,<br />
non riesce o non vuol dare<br />
una fisionomia precisa alla dinamica<br />
della strage, come è poi possibile chiedere<br />
conto di un presunto depistaggio<br />
ai responsabili di Amministrazioni,<br />
Strutture ed Apparati sui quali non e’<br />
stata formulata alcuna ipotesi di corresponsabilità<br />
nell’evento indagato<br />
Certa stampa, purtroppo, anche la<br />
supponenza di alcuni giornalisti<br />
inconsapevolmente collaboravano<br />
all’oscuramento della verità giudiziaria,<br />
storica e politica sulla strage<br />
qualche politico infine, accettando di<br />
sposare una tesi, indimostrabile e depistante,<br />
rispetto alle responsabilità<br />
franco-americana, ed ha affossato<br />
completamente la possibilità di intuire,<br />
indagare e riscontrare la partecipazione<br />
direttiva degli statunitensi e la partecipazione<br />
dei francesi alla trappola -<br />
che avrebbe dovuto scattare ad Ustica<br />
contro il regime di Gheddafi. Una<br />
trappola miseramente fallita per i<br />
conflitti interni dei nostri servizi<br />
Si e’ arrivati a lamentare che vi fossero<br />
aerei a “targa spenta” quasi che questo<br />
inibisse piuttosto che allertare e mobili-<br />
30<br />
tare la Difesa Aerea; si è affermato che<br />
tracce di velivoli comparsi improvvisamente<br />
sul mare indicavano il decollo<br />
da una portaerei.<br />
Ma questo dissennato convincimento<br />
ha indotto a diradare la attenzione<br />
sulla attivazione dei corridoi di oscuramento<br />
dei radar civili che quel velivolo<br />
statunitense orbitante su La<br />
Maddalena stava certamente attivando<br />
L'oscuramento<br />
dei radar<br />
La tesi della natura endogena e autoreferenziale<br />
dei movimenti terroristici<br />
italiani, neri o rossi che fossero, predominando<br />
su tutto ha fatto si che il<br />
Parlamento non ha potuto discutere<br />
alcuna proposta della Commissione in<br />
ordine a provvedimenti legislativi necessari<br />
sui fenomeni di strage e sul depistaggio<br />
di cui tutti parlano ma pochi<br />
sanno che esso non è previsto in nessun<br />
comma del nostro codice. Non ci<br />
si è preoccupati di estendere anche<br />
agli eredi dei colpevoli accertati la responsabilità<br />
in solido alla azione risarcitoria<br />
nei confronti delle<br />
vittimanche. E così via.<br />
Dunque su Ustica, dopo questa<br />
sentenza, è possibile ripartire, se solo<br />
lo si voglia.<br />
A livello Giudiziario, ma anche e soprattutto<br />
a livello politico necessita<br />
una maggiore disponibilità ad ascoltare<br />
forse con maggiore attenzione, a verificare<br />
passaggi anche minimi che<br />
potrebbero essergli suggeriti sui<br />
“fondamentali” dell’Aeronautica, venuti<br />
meno il giorno della strage.
A Genova sono in corso tre importanti<br />
processi, due (sul blitz alla Diaz e le<br />
torture alla caserma di Bolzaneto)<br />
contro decine di agenti, funzionari e dirigenti<br />
delle forze dell'ordine, uno a carico<br />
di 25 manifestanti, accusati di<br />
devastazione e saccheggio. Durante le<br />
ultime udienze in tribunale, sono accadute<br />
alcune cose davvero rilevanti,<br />
sfuggite ai media nazionali, visto che vige<br />
la stravagante convenzione che considera<br />
quei processi come cronaca<br />
locale, quindi da relegare alle pagine<br />
dei liguri. Nelle ultime settimane le<br />
udienze hanno offerto i seguenti spunti.<br />
1) L'ex questore di Genova Francesco<br />
Colucci, ascoltato come testimone,<br />
contraddice a più riprese quanto detto<br />
ai pm su come si arrivò al blitz alla<br />
Diaz, arrivando a indicare come massimo<br />
responsabile gerarchico dell'operazione<br />
il dottor Lorenzo Murgolo,<br />
l'unico fra i 29 funzionari e dirigenti inizialmente<br />
indagati a non essere stato<br />
rinviato a giudizio. Colucci è ora indagato<br />
per falsa testimonianza.<br />
2) Lorenzo Murgolo, chiamato come testimone,<br />
si avvale della facoltà di non rispondere.<br />
Genova<br />
Nel luglio 2001<br />
l'Italia<br />
era una<br />
monarchia<br />
LORENZO GUADAGNUCCI<br />
COMITATO VERITÀ E GIUSTIZIA PER GENOVA<br />
3) L'ex vice capo della polizia Ansoino<br />
Andreassi, anche lui in qualità di testimone,<br />
rivela che sabato 21 luglio, con<br />
le manifestazioni ormai in chiusura, dal<br />
capo della polizia Gianni De Gennaro<br />
arrivò l'indicazione di eseguire quanti<br />
più arresti possibile, suggerimento evidentemente<br />
seguito al momento di decidere<br />
l'irruzione alla Diaz (chiusa con<br />
93 persone in manette, incluse le 60 costrette<br />
al ricovero in ospedale a causa<br />
del pestaggio). Richiesto di indicare<br />
chi fosse il responsabile gerarchico del<br />
blitz (gli alti dirigenti imputati sostengono<br />
che l'operazione non ne avesse<br />
uno...), Andreassi cita il defunto prefetto<br />
La Barbera ("era quello con più carisma...").<br />
4) Vista la "collaborazione" dei dirigenti<br />
di polizia, i pm rinunciano a sentire<br />
il capo della polizia De Gennaro: i<br />
pm non commentano la decisione, ma<br />
fanno capire di non potersi più aspettare<br />
una deposizione "genuina" dell'illustre<br />
"servitore dello Stato".<br />
5) Il tribunale civile stabilisce che il ministero<br />
dell'Interno deve risarcire, con<br />
5000 euro, la pediatra triestina Marina<br />
Spaccini, attivista della rete Lilliput, pe-<br />
CENTRO VETERINARIO<br />
La "macelleria messicana" rimarrà purtroppo nella<br />
storia della degradazione civile del nostro Paese.<br />
Ed anche di un'immaturità profonda delle istituzioni,<br />
ancora in buona misura pre-repubblicane<br />
FERRAROTTO H24<br />
PRONTO SOCCORSO 24 ORE<br />
DIURNO NOTTURNO FESTIVO<br />
Dirigenti Medici: Dott. A.D'Amico/ Dott. G.Marino/<br />
Dott.G.Pistorio/ Dott.ssa E.Sgalambro/<br />
Direttore Sanitario: Dott. G.Pistorio<br />
095.7312102 via Rametta 49/b-c Catania<br />
MEDICINA INTERNA/ LABORATORI DI ANALISI/ DIAGNOSTICA PER IMMAGINI/<br />
CHIRURGIA GENERALE/ ORTOPEDIA/ CHIURURGIA ORTOPEDICA/ TRAUMATOLOGIA<br />
31<br />
stata in piazza Manin il 20 luglio. Il<br />
giudice scrive che l'aggressione fu<br />
ingiustificata e frutto di un'azione sistematica<br />
decisa dalla polizia, e non<br />
l'eccesso di uno o più agenti.<br />
6) L'avvocato Ezio Menzione, durante<br />
il processo contro i 25, chiede che sia<br />
ascoltato come testimone Mario Placanica,<br />
l'ex Cc che avrebbe ucciso Carlo<br />
Giuliani il 21 luglio 2001 (scagionato<br />
dal gip per legittima difesa e uso legittimo<br />
delle armi): il giorno dopo, di buon<br />
mattino, l'avvocato riceve una telefonata<br />
in cui viene minacciato di morte.<br />
Tutto questo è avvenuto nelle ultime<br />
settimane. Se volessimo allargare l'arco<br />
temporale, troveremmo molte altre<br />
perle sull'ostruzionismo della polizia e<br />
sulla vigliaccheria di alti magistrati e<br />
governanti, contrapposte alla generosa<br />
tenacia di molti testimoni, alcuni avvocati,<br />
qualche magistrato. Ma in Italia vige<br />
il silenzio stampa. Meglio non<br />
ricordare che nel luglio 2001 fu sospeso<br />
lo stato di diritto e che una Costituzione,<br />
per buona o addirittura ottima<br />
che sia, è già morta quando non vive<br />
più nelle coscienze dei cittadini e nella<br />
vita pubblica del paese.
L'articolo che riproponiamo in queste pagine non è affatto<br />
uno scoop: è già uscito sui Siciliani vent'anni fa. Archeologia<br />
giornalistica, perciò? Certo: banchieri d'incerta origine,<br />
strane lobbies che coinvolgono generali, politici che<br />
complottano con tutt'e due... Tutto ciò, a quei tempi si<br />
chiamava P2. Ma son tempi passati. Oggigiorno, per fortuna,<br />
tutte queste brutte cose non si usano più...<br />
Per esempio: due gentiluomini palermitani,<br />
un bel giorno, decidono d'iscriversi<br />
alla P2. La cosa non è semplice: Gelli<br />
non accetta il primo venuto, ci vogliono<br />
referenze. Ma le referenze si trovano, e<br />
sulla domanda d'iscrizione dei due alla voce<br />
"può garantire sul loro conto" compare<br />
nientemeno che il nome - come si può<br />
leggere nella Relazione della Commissione<br />
parlamentare Anselmi, volume secondo,<br />
tomo secondo, pagine 871-872 e<br />
881-882 - del Presidente della Regione Siciliana<br />
Mario D'Acquisto.<br />
Il nome, evidentemente, non è privo di autorevolezza<br />
in campo gelliano. La garanzia<br />
è sufficiente, la domanda viene<br />
controfirmata dal capopiduista locale<br />
Bellassai, e i due palermitani approdano<br />
gioiosamente in loggia.<br />
Uno è Antonio D'Ancona, "proprietario"<br />
dell'Ufficio Registro e di una sezione dc<br />
di Palermo; l'altro Paolo Matassa Marchisotto,<br />
democristiano, architetto, cavaliere<br />
di Malta, "docente di teologia presso la Facoltà<br />
di Posillipo", dirigente dell'Ufficio<br />
di Presidenza della Regione, e per finire<br />
Commissario Governativo all'Azienda di<br />
Soggiorno di Acireale, il cui direttore è<br />
l'onorevole Giuseppe Aleppo.<br />
Nella scheda d'iscrizione è prevista la voce<br />
"eventuali ingiustizie subite nel corso<br />
della carriera" e Marchisotto, con molta<br />
serietà, compila: "mancata nomina a Direttore<br />
Regionale".<br />
Memoria/Mafia e P2<br />
La pagine<br />
gialle<br />
di Gelli<br />
GIUSEPPE D'URSO E RICCARDO ORIOLES<br />
Poco dopo, disgraziatamente, scoppia il<br />
caso P2: i due neofiti tornano a vita più o<br />
meno privata, mentre l'onorevole D'Acquisto<br />
continua tranquillamente a far politica<br />
e ad occuparsi, in particolare, delle minacciate<br />
fortune degli esattori Salvo.<br />
Questa piccola storia, gelosamente custodita<br />
con le schede personali dei piduisti<br />
nell'archivio uruguayano di Gelli, non è<br />
che una una delle tante sui piduisti siciliani,<br />
e non delle principali; tenendo conto<br />
del clima morale dei nostri enti pubblici<br />
regionali, ci si potrebbe anche sorridere<br />
su. Ma un'altra storia "siciliana" è quella<br />
di Sindona. E poi quelle di Musumeci, di<br />
Miceli, di Giudice. Tutta gente su cui c'è<br />
ben poco da sorridere.<br />
Sindona, Giudice,<br />
Musumeci, Miceli...<br />
Chi sono i piduisti siciliani? Che fine<br />
hanno fatto? Che cosa facevano? E soprattutto:<br />
a che cosa serviva un'organizzazione<br />
come la P2 in terra di mafia?<br />
Ufficialmente, il catalogo della P2 in Sicilia<br />
consta di trentadue nomi, diligentemente<br />
aggiornati in un apposito registro<br />
("Gruppo 1, Bellassai") dal capogruppo<br />
per la Sicilia Bellassai. Ma in realtà, sono<br />
molti di più.<br />
Dalle liste sequestrate a Gelli e dagli altri<br />
documenti in possesso della Commissio-<br />
32<br />
ne Anselmi, risulta infatti che i piduisti<br />
operanti in Sicilia erano almeno centosei<br />
(vedi elenco). Altri sessantasette (la cifra<br />
è largamente parziale) erano invece i piduisti<br />
di origine siciliana operanti in<br />
campo nazionale. Fra essi, personaggi di<br />
primissimo piano nelle varie trame eversive,<br />
come il banchiere Sindona, il magistrato<br />
Spagnuolo, i generali Giudice,<br />
Miceli e Musumeci.<br />
Particolare significativo, ai piduisti siciliani<br />
venivano spesso affidati incarichi di<br />
particolare responsabilità nell'organizzazione<br />
anche al di fuori della regione di<br />
provenienza: il fondamentale settore piemontese,<br />
ad esempio, era affidato al siciliano<br />
Ioli. Erano siciliani ben venti dei<br />
componenti del "gruppo centrale", personalmente<br />
diretto da Gelli, che raggruppava<br />
gli affiliati meglio inseriti nelle<br />
istituzioni. E così via.<br />
In conclusione, un affiliato su sei alla P2<br />
o era siciliano od operava in Sicilia: di<br />
gran lunga il gruppo regionale più consistente<br />
dopo quello toscano, che era peraltro<br />
alimentato da una tradizione e un<br />
radicamento massonici "ufficiali" infinitamente<br />
maggiori. Altro particolare significativo:<br />
la maggior parte dei piduisti<br />
siciliani non viene dalle province di più<br />
antica (e liberale) tradizione massonica<br />
come Messina e Siracusa, ma dalle province<br />
"nuove" di Palermo, Trapani e<br />
Catania.
Da sinistra:<br />
Gaetano Graci,<br />
Licio Gelli,<br />
Michele Sindona.<br />
Quanto ai singoli personaggi, è inutile dilungarsi<br />
sul ruolo - per esempio - di un<br />
Sindona: banchiere della mafia, l'uomo<br />
era anche - per usare le parole del giudice<br />
Turone - "il grande mediatore di un'associazione<br />
segreta"; l'intervento delle<br />
Famiglie mafiose palermitane e americane<br />
è decisivo e costante in tutte le sue operazioni,<br />
e così pure i contatti con i grandi<br />
imprenditori siciliani.<br />
Un altro piduista siciliano, Musumeci,<br />
era al centro del gruppo eversivo che manovrava<br />
di fatto - secondo le risultanze<br />
della Commissione Parlamentare d'inchiesta<br />
- il servizio segreto SISMI, dava copertura<br />
agli autori delle più efferate<br />
stragi terroristiche e utilizzava uomini come<br />
Pazienza e Carboni in contatto, a loro<br />
volta, con i rappresentanti delle Famiglie<br />
Memoria/Mafia e P2<br />
"Il grande mediatore di un'associazione segreta".<br />
Così un giudice definì un banchiere. Molti anni fa<br />
PERSONE<br />
GIUSEPPE D'URSO<br />
E LA SCOPERTA DELLA "MASSOMAFIA"<br />
Il co-autore di questo articolo, il professor Giuseppe D'Urso,<br />
è stato il primo in Italia a studiare la relazione fra strutture<br />
mafiose e massoneria. Questa relazione, che anche altri studi<br />
(De Lutiis, Flamigni, ecc.) rivelarono in seguito estremamente<br />
accentuata, fu da lui definita come "massomafia", a<br />
indicare il legame organico fra sistemi di potere occulto "bassi"<br />
e "alti", criminali e politico-imprenditoriali. Le logge deviate<br />
come principale camera di compensazione fra mafia<br />
comunemente intesa e "terzo livello".<br />
mafiose (Calò, ed altri); altri boss mafiosi<br />
(ad esempio Santapaola) ricorrono in vicende<br />
in qualche maniera legate alle<br />
attività di Musumeci. Un altro piduista siciliano,<br />
il generale Giudice, amico<br />
dell'imprenditore siciliano Rendo, è il protagonista<br />
di uno scandalo, il MiFoBiali,<br />
che si può considerare la prima grossa<br />
apparizione della P2.<br />
Un generale<br />
della Finanza<br />
Si potrebbe continuare. Ma forse a questo<br />
punto i dati sono sufficienti per una<br />
prima sommaria analisi, che è la seguente:<br />
nelle liste della P2, la componente<br />
"siciliana" quantitativamente è<br />
seconda solo a quella toscana e qualitati-<br />
Il professor D'Urso, uno dei principali protagonisti della<br />
battaglia dei Siciliani (e non solo: fu fra i fondatori della Rete,<br />
allora intesa come movimento organizzato di base e non<br />
come ennesimo partito tradizionale), è morto il 16 giugno<br />
1996, undici anni fa.<br />
La ripubblicazione di questo articolo vuol essere un richiamo<br />
ai filoni d'indagine che egli aprì a tutti i militanti antimafiosi,<br />
e un affettuoso tributo alla sua indimenticata memoria.<br />
G.P., R.O.<br />
33<br />
vamente non lo è a nessun'altra.<br />
La situazione è ancora più chiara se dalle<br />
liste "ufficiali" della P2 si passa ad altri<br />
strumenti operativi di cui Gelli si serviva<br />
con almeno altrettanta frequenza. Per<br />
esempio, il tabulato-agenda di 994 nomi<br />
sequestrato nella villa di Gelli a Castiglion<br />
Fibocchi e messo agli atti della<br />
Commissione Anselmi sotto la dizione<br />
"reperto 2/B".<br />
Qui, ai nomi che compaiono nelle liste se<br />
ne aggiungono altri non meno significativi;<br />
fra i siciliani, la novità più importante<br />
è data dalla presenza dell'industriale catanese<br />
Rendo, di cui s'è largamente riferito<br />
sull'ultimo numero del giornale. Ma che<br />
credibilità ha questa agenda, e in che<br />
termini entravano, i nomi in essa<br />
elencati, nell'organizzazione di Gelli?
E' presto per dare una risposta certa alle<br />
due domande. Ma, dall'analisi del documento,<br />
emergono incontestabilmente alcuni<br />
punti che possono fin d'ora essere dati<br />
per certi.<br />
Primo. L'agenda rivestiva nella mente di<br />
Gelli un'importanza estrema, e il suo<br />
contenuto doveva essere tenuto assolutamente<br />
segreto. L'agenda veniva infatti<br />
conservata in cassaforte e c'era l'ordine<br />
espresso, per i collaboratori di Gelli, di<br />
controllare che vi fosse rimessa al termine<br />
di ogni giornata di lavoro. Questo si<br />
evince, fra l'altro, dalla deposizione resa<br />
il 21 maggio 1981 alla Procura bresciana<br />
dalla segretaria personale di Licio Gelli,<br />
Carla Venturi: "Quanto all'uso<br />
dell'agenda con l'indirizzario, il<br />
commendatore l'adoperava direttamente<br />
(...). Quando lui era assente la tenevo in<br />
cassaforte". La deposizione viene<br />
confermata davanti alla Commissione<br />
Anselmi il 16 settembre 1982.<br />
Secondo. Rispetto alle varie liste P2, l'indirizzario<br />
dell'agenda è più recente e più<br />
"operativo", nel senso che viene più frequentemente<br />
aggiornato e dunque utilizzato<br />
per contatti correnti.<br />
Terzo. Le liste della P2 (riportate, nella<br />
Relazione Anselmi, nel libro primo tomo<br />
primo a pagine 803-874 e 885-942 e nel libro<br />
primo tomo secondo a pagine 213 e seguenti<br />
e 1126 e seguenti) contengono in<br />
totale 953 nomi. Di essi, ben 464 compaiono<br />
anche nel tabulato-agenda "2/B". Questi<br />
464 nomi sono accuratamente<br />
selezionati (militari, funzionari imprenditori,<br />
ecc.): il loro peso nelle istituzioni è<br />
in media decisamente maggiore di quello<br />
dei piduisti esclusi dal tabulato-agenda.<br />
Quarto. I 464 piduisti che compaiono nel<br />
tabulato-agenda "2/B" non solo sono in<br />
media più "importanti" degli altri; ma costituiscono<br />
anche il nucleo centrale<br />
attorno al quale il tabulato-agenda viene<br />
successivamente composto.<br />
Ciò è suggerito dalle dichiarazioni della<br />
Venturi ("L'agenda è stata scritta a macchina<br />
mediante trascrizione da un'altra<br />
agenda", Commissione Anselmi, data citata),<br />
ma è indubitabilmente provato dal<br />
fatto che molto spesso intere sequenze di<br />
nomi tratti dalle liste P2 vengono riportati<br />
pari pari nel tabulato-agenda,<br />
Memoria/Mafia e P2<br />
"Una lunga tradizione di influenza sulla<br />
politica non solo siciliana ma nazionale..."<br />
464 nomi<br />
nell'identico ordine (non strettamente alfabetico)<br />
e persino con la stessa divisione<br />
in pagine: a partire da queste sequenze, e<br />
in generale dall'elenco dei piduisti<br />
"scelti", il tabulato è stato costruito per<br />
successive aggiunte. Ed è logico pensare<br />
che i nomi successivamente aggiunti siano<br />
stati scelti in base a caratteristiche comuni<br />
a quelli del nucleo iniziale: a<br />
cominciare dalla disponibilità, quantomeno<br />
potenziale, ad essere coinvolti in iniziative<br />
"non ufficiali".<br />
L'agenda interna<br />
della P2<br />
Tutto questo per dire che il meccanismo<br />
piduista, in Italia e quindi in Sicilia, non<br />
si limita semplicemente alle liste P2 fin<br />
qui riconosciute. Esso, ad anni di<br />
distanza, non è noto che in parte; ma non<br />
è impossibile, attraverso l'analisi delle<br />
connessioni, ricostruirne altre parti. Il tabulato-agenda<br />
"2/B" è quantomeno uno<br />
strumento fondamentale per questa ricostruzione.<br />
Quanto alla Sicilia, abbiamo visto la<br />
connessione che almeno in un caso -<br />
quello del cavalier Mario Rendo -è stato<br />
possibile ipotizzare, sulla base di questo<br />
selezionati documento, fra le attività di Gelli e quelle<br />
Punti d'incontro<br />
di soggetti ufficialmente estranei al<br />
mondo della P2. Ma connessioni possono<br />
essere istituite anche in altri casi. Per<br />
esempio, almeno cinque piduisti siciliani<br />
compaiono anche fra i massoni affiliati<br />
(vedi elenco) "all'orecchio" del gran maestro<br />
Corona, in via del tutto anomala e riservata;<br />
sarebbe interessante sapere da<br />
che cosa è motivata, nel caso dei non-piduisti,<br />
questa strana riservatezza.<br />
La loggia "Normanni<br />
di Sicilia"<br />
Una connessione ancor più inquietante è<br />
data dalla presenza del capogruppo della<br />
P2 per la Sicilia, Salvatore Bellassai,<br />
nella loggia segreta "I Normanni di Sicilia",<br />
operante a Palermo (sede ufficiale,<br />
Monreale) dagli anni '50 fino al 13 novembre<br />
1979.<br />
Il carattere di riservatezza di questa<br />
loggia era tale che i suoi affiliati si conoscevano<br />
solo tramite pseudonimi (quello<br />
di Bellassai era "Saba"); anche qui, non<br />
si sa perché ci fosse bisogno di tanta segretezza.<br />
Dei "Normanni di Sicilia" s'ignora<br />
34<br />
infatti praticamente tutto, salvo il fatto<br />
che operavano su un terreno - quello<br />
delle associazioni paramassoniche palermitane<br />
- che dal dopoguerra in poi è<br />
stato il luogo privilegiato d'incontro di<br />
gran parte della classe dirigente siciliana.<br />
Ancora, sono noti i rapporti fra le operazioni<br />
"piduiste" finora note in Sicilia (rapimento<br />
Sindona) e i gruppi para-<br />
massonici autonomamente e da lungo<br />
tempo operanti nell'Isola, come la Camea<br />
di Michele Barresi e Joseph Miceli Crimi<br />
(più volte incontratosi con lo stesso Gelli<br />
per concordare insieme le iniziative da<br />
prendere): rispetto a costoro la P2, in Sicilia,<br />
aveva ben poco di nuovo da insegnare.<br />
Si tratta di gruppi con alle spalle una<br />
lunga tradizione di influenza non solo<br />
sulla politica siciliana, ma su quella nazionale:<br />
basti dire che viene dalla Sicilia,<br />
negli anni 50-60, l'iniziativa per l'unificazione<br />
fra le varie e disperse famiglie massoniche<br />
italiane e per il collegamento fra<br />
esse e le potenti centrali massoniche degli<br />
Stati Uniti (protagonisti dell'operazione,<br />
l'agente dei servizi segreti americani<br />
Frank Gigliotti e il principe siciliano Giovanni<br />
Alliata di Montereale, poi entrato<br />
nella P2).<br />
clandestini<br />
Altri nominativi, che non compaiono negli<br />
elenchi della P2, sono tuttavia in<br />
qualche maniera correlati con essi, e come<br />
tali oggetto d'indagine della Commissione<br />
Anselmi.<br />
Abbiamo già parlato dell'ex-presidente<br />
della Regione D'Acquisto, non piduista<br />
ma in grado di garantire per i piduisti;<br />
non è difficile credere che i casi analoghi<br />
al suo, nelle istituzioni e nell'economia regionali,<br />
siano tutt'altro che rari. E non è<br />
azzardato presumere che molte decisioni<br />
importanti per le istituzioni e per l'economia<br />
siciliane siano passate - quanto meno,<br />
a titolo di mediazione - all'interno di<br />
"punti d'incontro" occulti di varia natura:<br />
non esclusivamente siciliani, ma soprattutto<br />
siciliani.<br />
In un'economia assistita, come quella siciliana,<br />
e in una classe politica casuale, come<br />
quella siciliana, un sistema di potere<br />
occulto come quello di cui parliamo finisce<br />
per essere di fatto l'unico potere in<br />
grado d'imporre le sue scelte.
Se questo è vero, trovano una spiegazione<br />
non solamente le - apparentemente irrazionali<br />
- contorsioni del "modello di<br />
sviluppo", economico e politico, siciliano;<br />
ma anche l'improvvisa e del tutto anomala<br />
crescita di tutta una serie di singoli<br />
personaggi, finanziari e politici, che di<br />
questo modello sono insieme i padroni e i<br />
beneficiari.<br />
Le lobbies<br />
"siciliane"<br />
Da Scelba in poi, nessun uomo di partito<br />
siciliano ha più raggiunto - nel bene o nel<br />
male - una statura politica di rilevanza nazionale;<br />
eppure, il peso delle lobbies "siciliane"<br />
nei vari partiti e nel complesso<br />
degli apparati dello Stato è andato via via<br />
crescendo, fino a farsi su certe questioni<br />
determinante; ed ha raggiunto l'acme negli<br />
ultimi tre anni. Sulle esattorie dei<br />
Salvo, praticamente, è caduto un governo;<br />
si è fatto, e con successo, quadrato<br />
a Roma per non dare i poteri a Dalla Chiesa;<br />
l'affaire Calvi - cioè, l'affaire Sindona<br />
- ha sconvolto l'assetto bancario sul piano<br />
nazionale; sulle vicende d'una Procura di<br />
provincia, come quella catanese, sono pesantemente<br />
intervenuti i vertici nazionali<br />
di determinati partiti; e così per sabotare<br />
un'inchiesta di mafia, come quella del giudice<br />
Palermo. Tutto questo è ben strano.<br />
E, in tema di mafia: l'unico dato di fondo<br />
realmente certo, al di là del polverone, è<br />
che da alcuni anni a questa parte la mafia<br />
esegue dei delitti politici; non solo, ma li<br />
mette al centro della propria azione,<br />
anche a discapito della sicurezza di attività<br />
più lucrose (vedi omicidio Dalla Chiesa);<br />
in nome di quale superiore interesse?<br />
C'è un progetto politico, evidentemente.<br />
C'è un progetto e un partito, un "partito"<br />
modernissimo e arcaico, coi suoi collegamenti,<br />
i suoi obiettivi, la sua organizzazione.<br />
Un "partito" che solo parzialmente<br />
corrisponde al ceto politico-mafioso degli<br />
anni Cinquanta e Sessanta, ma che ha sviluppato<br />
un salto di qualità parallelo a<br />
quello segnato - sul piano più strettamente<br />
criminale - dalla mafia con la<br />
conquista del mercato della droga. Numerosi<br />
elementi insospettabili, apparentemente<br />
isolati, si ricollegano alle attività<br />
mafiose proprio attraverso la mediazione<br />
del progetto e del "partito".<br />
"Coerentemente alle dichiarazioni televisive<br />
del Presidente della Repubblica sulla<br />
massoneria propriamente detta e la loggia<br />
Memoria/Mafia e P2<br />
"L'improvvisa e anomala crescita<br />
di tutta una serie di personaggi..."<br />
P2, distinguendo fra la massoneria storica<br />
tradizionale e l'attuale massoneria italiana,<br />
La invito ad operare in riferimento<br />
alla nuova legge sulle società segrete e<br />
nel rispetto dell'articolo 18 della Costituzione<br />
italiana per ampia pubblicità dei nomi<br />
dei diciottomila affiliati come<br />
risultante dagli archivi sequestrati. La<br />
mancata pubblicità di tali nominativi provoca<br />
un'attenuazione della credibilità politica<br />
dei lavori della Commissione<br />
Parlamentare P2, essendo la massoneria<br />
il presumibile contesto naturale ed operativo<br />
dell'attività di detta loggia. L'opinione<br />
pubblica italiana richiede una democratica<br />
ed ampia informazione sui nomi degli<br />
affiliati alla massoneria al fine di fugare<br />
ogni sospetto sicuramente infondato su<br />
collegamenti di avallo e copertura a tutti i<br />
livelli passati e presenti a partire da<br />
componenti della stessa Commissione".<br />
Se la mafia<br />
fa politica...<br />
Quando la commissione parlamentare<br />
sulla P2 cercava - senza molto successo -<br />
di farsi dare le liste riservate delle varie<br />
massonerie, le arrivò, fra gli altri, anche<br />
questo messaggio. Arrivò, non casualmente,<br />
da Catania, dove in quel momento<br />
l'iniziativa della mafia - non solo<br />
di quella armata - era allo zenith. Chi<br />
l'aveva mandato, Giuseppe D'Urso, esprimeva<br />
in fondo un concetto di elementare<br />
buon senso: se la mafia "fa politica" e si<br />
avvale del segreto, cominciamo a<br />
sgombrare il campo da tutti i segreti più o<br />
meno artificiali che possono nascondere<br />
ogni cosa; facciamo un po' di luce, e lavoriamo.<br />
Ma, a qualche anno da allora, le<br />
organizzazioni segrete, in Sicilia come<br />
altrove, continuano a rimanere segrete: le<br />
logge innocue, e quelle di potere.<br />
Gli episodi di potere occulto - e mafioso -<br />
su cui, del resto, si hanno informazioni<br />
specifiche son ormai vecchi di diversi<br />
anni. Il tentato "golpe" siciliano di Sindona<br />
(in realtà un congegno per coinvolgere<br />
funzionari dello Stato, notabili politici e<br />
militari in un più terreno disegno di ristrutturazione<br />
dei poteri), per esempio, è<br />
del '79.<br />
Non si sa assolutamente che cosa abbiano<br />
fatto e che evoluzione abbiano subito, nei<br />
sei anni trascorsi da allora, le forze - soprattutto<br />
imprenditoriali - evocate in<br />
quell'occasione. Ai primi anni Ottanta risalgono,<br />
secondo le conferme di Bu-<br />
35<br />
scetta, le operazioni mafioso-piduiste di<br />
Pazienza e Calò. Ma siamo nell'85: cos'è<br />
successo nel frattempo? Quando scoppiò<br />
il caso P2, il vertice della piramide - veramente,<br />
l'Anselmi parla di due piramidi,<br />
collegate in un punto - coincideva ancora,<br />
almeno ufficialmente, con la persona<br />
di Gelli: ma adesso?<br />
La P2, o meglio il disegno affaristicoeversivo<br />
che nella P2 aveva uno degli<br />
strumenti, ai tempi di Bellassai contava<br />
in Sicilia su centosei nomi: ma adesso?<br />
E quanto a Catania: nell'agosto '79 gli uomini<br />
di Sindona potevano contare, in<br />
qualche modo, sull'amicizia del cavaliere<br />
Graci: i loro omologhi del 1985, sono<br />
ancora fermi a Graci? A Torino, nel processo<br />
per le tangenti (un processo, in buona<br />
sostanza, contro la P2), contro il<br />
principale testimone d'accusa si preparava<br />
un attentato di mafiosi catanesi...<br />
Di esempi, se ne potrebbero fare tanti. Il<br />
fatto è che dall'epoca del MiFoBiali,<br />
della prima P2 e di Sindona, il peso dei<br />
poteri occulti non è diminuito ma è<br />
andato crescendo; la "politicizzazione"<br />
della mafia siciliana non si è affievolita<br />
ma è aumentata; la presenza - in particolare<br />
- di "catanesi" fra un meccanismo e<br />
l'altro si è fatta sempre più consueta. Quest'ultimo<br />
dato, in particolare, merita una<br />
riflessione.<br />
Strane storie<br />
catanesi<br />
Catania ha una strana storia criminale. La<br />
mafia catanese, che oggi è probabilmente<br />
se non la più forte la più attiva, diventa<br />
mafia - da malavita di contrabbandieri -<br />
in epoca relativamente recente; analogamente,<br />
l'imprenditoria mafiosa catanese è<br />
molto posteriore rispetto a quella palermitana,<br />
e di molto più rapida accumulazione.<br />
L'una e l'altra, nel giro di circa tre<br />
anni - dal '79 all'81 - assumono una posizione<br />
di primissimo piano, scalzando in<br />
diversi casi le corrispondenti forze "palermitane"<br />
e non subendone contraccolpi<br />
degni di rilievo.<br />
Qual è il fattore che ha favorito questa così<br />
rapida trasformazione? E quale quello<br />
che ha garantito questa inspiegabile<br />
"immunità" (Dalla Chiesa: "...da Catania<br />
va alla conquista di Palermo...")?<br />
Le domande fondamentali, forse, oramai<br />
sono queste. Domande catanesi ma risposte<br />
- in buona parte - probabilmente<br />
anche romane.
Catania/ Affitti eccellenti<br />
L'affare<br />
di via Biondi<br />
e quello di<br />
via Bernini<br />
PIERO CIMAGLIA<br />
Scusi, sa dove si trova l’ufficio tecnico<br />
del Comune? «È proprio qui di fronte!».<br />
Il giornalaio si affaccia con noi dall’edicola<br />
e ci indica un palazzotto giallo pallido<br />
all’incrocio tra via Sangiuliano e Via<br />
Biondi. Quattro piani, 2.130 metri quadrati<br />
affittati dal Comune per 236.000 euro<br />
l’anno.<br />
Varcato il portone d’ingresso restiamo<br />
ammirati della bellezza dell’edificio. Ci<br />
fermiamo a guardare il ben riuscito risultato<br />
dei lavori di restauro. Un impiegato,<br />
compiaciuto della nostra<br />
ammirazione si avvicina e ci dice: «Bello,<br />
vero? Fino a qualche anno fa ci trovavamo<br />
in via Beato Bernardo, il palazzo<br />
dell’ESA, l’affitto era un po’ più alto,<br />
c’era un bel panorama ma certamente non<br />
era così accogliente».<br />
«Peccato – diciamo - che non sia di proprietà<br />
del Comune e con i problemi che<br />
hanno le finanze municipali pagare<br />
l’affitto sarà un bel problema».<br />
«In effetti è strano – ci risponde l’impiegato<br />
– che con tanti locali comunali lasciati<br />
vuoti, ogni anno si preferisca<br />
pagare l’affitto alla Finpop di Oreste<br />
Virlinzi. Ad esempio ci sarebbe il complesso<br />
di via Bernini. Non è bello come questo,<br />
ma vederlo diventare un rudere a<br />
causa dell’abbandono in cui si trova... è<br />
Orazio Virlinzi nel 2001 acquista un immobile<br />
e lo affitta al Comune. Il Comune nel 1999<br />
compra un immobile e l'abbandona a se stesso,<br />
preferendo pagare l’affitto a Virlinzi<br />
uno scandalo».<br />
Certo, via Bernini... quasi 5.000 metri quadrati<br />
circondati da sterpaglie, devastati<br />
dal vandalismo e dall’incuria del suo proprietario,<br />
il Comune di Catania. C’è chi dice<br />
che per questa struttura esista un<br />
progetto del Cnr, chi ricorda la volontà<br />
dell’Asl di trasferirci gli ambulatori e chi<br />
teme interessi speculativi, legati all’idea<br />
di utilizzare le aree vuote circostanti per<br />
costruirci un centro commerciale.<br />
Era stato proprio per risparmiare<br />
sull’affitto dell’ufficio tecnico, oltre che<br />
per rimediare ad uno sfratto esecutivo<br />
incombente, che gli amministratori comunali<br />
avevano deciso di comprare la struttura<br />
di via Bernini<br />
Fino al ’99 questa struttura era una proprietà<br />
della “Immobiliare Bernini spa”, una società<br />
della Banca Agricola Etnea. Per<br />
comprarla il Comune ha chiesto un mutuo<br />
di circa 4 milioni di euro e poi sembra essersene<br />
dimenticato. In questi anni c’era<br />
tutto il tempo di ristrutturarlo, dare ospitalità<br />
agli uffici tecnici del Comune e lasciare<br />
spazio anche ad altri uffici.<br />
Per l’acquisto del palazzo di via Biondi,<br />
invece, la Finpop ha pagato circa<br />
1.380.000 di euro. Il contratto di affitto risale<br />
al 2003 e dopo soli sei anni – sempre<br />
che il prezzo d’acquisto dichiarato sia<br />
SCHEDA<br />
UNA S.R.L. CHIAMATA "CATANIA RISORSE"<br />
Nel 2003 il Comune di Catania presenta un disavanzo di circa 40 milioni<br />
di euro. Questo debito va coperto entro la fine del 2006 se si vuole<br />
evitare la dichiarazione di dissesto. Ricorrere ad un mutuo? No, la<br />
legge vieta di pagare i debiti degli enti con altri debiti.<br />
Alla fine del 2006 il Comune costituisce la “Catania Risorse srl”. Il 30<br />
dicembre il Consiglio Comunale approva la vendita di 14 immobili<br />
alla nuova società ed il giorno dopo (domenica 31) viene firmato<br />
l’atto notarile. “Catania Risorse” dovrà versare al Comune quasi 65<br />
milioni di euro entro 180 giorni. Giusto il tempo di trovare una banca<br />
36<br />
quello reale – la Finpop rientrerà<br />
dell’investimento fatto.<br />
È vero che i 236.000 euro pagati dal Comune<br />
ad Oreste Virlinzi, uno dei più<br />
importanti imprenditori catanesi, non sono<br />
un prezzo eccessivo per le dimensioni<br />
e la bellezza dell’edificio. Se fosse stato<br />
affittato contemporaneamente a diverse<br />
famiglie, la Finpop avrebbe dovuto gestire<br />
numerosi contratti, avere a che fare col<br />
rischio di avere inquilini morosi... Meglio<br />
un contratto unico ed un solo inquilino.<br />
Se poi questo non paga, basta una sola<br />
esecuzione forzata. Se, ancora, l’inquilino<br />
non versa in buone condizioni economiche<br />
- come nel caso del Comune di Catania<br />
- ci si può magari rivalere sui beni di<br />
pregio venduti dallo stesso Comune alla<br />
sua società “Catania Risorse srl”.<br />
C’è un affitto che ha un certo peso sul bilancio<br />
comunale e che, quindi, contribuisce<br />
alla grave situazione finanziaria delle<br />
casse pubbliche. C’è il rischio che non si<br />
riesca a pagare regolarmente il canone. Ci<br />
sono degli immobili comunali di pregio<br />
che possono fare gola a chi ne vuole<br />
approfittare... È meglio fermarsi qui<br />
perché si rischia di “pensar male” e i nostri<br />
amministratori sono invece delle<br />
persone capaci, almeno di raggiungere lo<br />
scopo che si sono prefissati.<br />
disposta a prestargli lo stesso ammontare di denaro, contraendo il<br />
debito che lo stesso Comune non può contrarre ma che cerca così<br />
di accollare ad una propria società. Ma come dovrebbe fare “Catania<br />
Risorse” a restituire i soldi alla banca se non ha un euro di suo?<br />
Semplicemente facendo pagare l’affitto degli immobili allo stesso Comune<br />
che glieli ha venduti. Ma come farà il Comune a pagare gli<br />
affitti con la situazione che si ritrova? Entro il 2007 si dovranno trovare<br />
altri 42 milioni per il disavanzo 2004. Sempre che nel frattempo<br />
non si sia costretti comunque a dichiarare il fallimento.
Interviste/ Giambattista Scidà<br />
"La cultura,<br />
la giustizia<br />
e l'informazione"<br />
Catania senza<br />
ANTONIA COSENTINO<br />
- A cosa si riferisce nel richiamare il caso-Catania?<br />
"Il "fatto-Catania" comprende un’ormai<br />
inveterata devianza di fondamentali istituzioni<br />
e, attorno ad essa, un silenzio di<br />
tomba. La devianza, processo che non si<br />
arresta, ed il silenzio, condizione della<br />
sua impunità e del suo perpetuarsi, sono<br />
elementi di un articolato insieme: di una<br />
totalità alla quale si inchina il potere<br />
centrale, qualunque schieramento lo detenga".<br />
- Quale funzione ha avuto ed ha il<br />
mondo dell’informazione nelle vicende<br />
che hanno investito Catania dall’assassinio<br />
di Giuseppe Fava ad oggi?<br />
"Nel sistema di potere che domina e<br />
sfrutta Catania, un posto eminente ha il<br />
controllo, totale, dei processi di diffusione<br />
della notizia. Tutti nelle stesse mani –<br />
mani di grande imprenditore – i media locali<br />
sono in grado di oscurare un fatto, di<br />
ingigantirne un altro, di determinare,<br />
nell’una direzione o nell’altra, i contenuti<br />
della coscienza collettiva. Non sono uno<br />
specchio della realtà oggettiva, ma la<br />
fabbrica di una realtà praticamente più vera<br />
(è un paradosso), perché vissuta come<br />
tale dalla cittadinanza. Il quotidiano e le<br />
emittenti televisive possono cancellare un<br />
accadimento, o impedirgli di emergere, o<br />
ingombrare la scena con un altro, più o meno<br />
inventato. Il monopolio è padrone<br />
oltre che della notizia, della comunicazione<br />
tra catanesi, che i media rendono impossibile<br />
non appena taluno voglia far<br />
giungere ai concittadini un appello, una<br />
proposta, un invito: se l’invito, la proposta,<br />
l’appello spiacciono ai grandi interessi<br />
che tengono il campo. I catanesi non<br />
possono parlarsi tra loro, a distanza, come<br />
ordinariamente avviene in tutte le città<br />
attraverso i giornali.<br />
Padroni della notizia, lo sono anche<br />
dell’immagine degli individui: possono<br />
cacciarli di scena assoggettandoli ad una<br />
specie di damnatio memoriae, o promuoverli<br />
all’esistenza sociale. In una parola,<br />
non riferiscono ma creano. Niente esiste<br />
che essi non vogliano; e qualunque cosa<br />
che vogliono assume per lettori e spettatori<br />
l’esistenza che oggettivamente non ha.<br />
Il monopolio è invincibile. Catania, fu<br />
detto, è un geroglifico maligno, che uccide<br />
chi gli si avvicina per leggerlo e<br />
offrirne la decifrazione al pubblico. Fava,<br />
che provò, ci perse la vita. Uomini di buona<br />
volontà che, anni addietro, tentarono<br />
di far nascere un foglio alternativo, si videro<br />
rifiutare dalle agenzie del ramo ogni<br />
attività di distribuzione, e qualche uomo<br />
politico richiamare a rafforzare il rifiuto.<br />
Per fare un esempio recente: la “cronaca”<br />
del convegno, promosso da Rifondazione<br />
Comunista, sul tema “Liberiamoci dalla<br />
mafia – Da Portella della Ginestra a Catania”,<br />
ha amputato dal novero dei relatori<br />
tre di costoro. Per i lettori, sia le cose che<br />
loro hanno detto, sia il fatto che abbiamo<br />
detto qualcosa, sono scomparsi.<br />
Lo stesso è avvenuto con il “Caso Catania”,<br />
aperto dalle mie dichiarazioni<br />
(7.12.2000) e da quelle del magistrato Marino<br />
(gennaio 2001) davanti alla Commissione<br />
Antimafia, ma subito proclamato<br />
chiuso, proprio mentre esso andava spalancandosi;<br />
o tramutato da una questione<br />
di calci che erano stati dati alla Giustizia,<br />
in una di calci da dare a un pallone.<br />
Ma nulla di ciò potrebbe esser fatto (e<br />
neanche sarebbe tentato) senza la connivenza<br />
dei media a diffusione nazionale:<br />
connivenza che può essere assicurata solo<br />
dalle élites partitiche locali, e dalle loro<br />
possenti proiezioni in campo nazionale. Esse<br />
sono concordi nel volere che i problemi<br />
veri di Catania restino fasciati di<br />
silenzio: ignoti ai catanesi, ignoti a tutti<br />
nel Paese. Possenti proiezioni, ho detto:<br />
alcuni anni addietro erano tenuti da catanesi,<br />
contemporaneamente, il Ministero degli<br />
Interni, la Presidenza della<br />
Commissione Giustizia della Camera, la<br />
Presidenza della Federazione Editori<br />
Giornali, la Presidenza dell’Ordine dei<br />
Giornalisti. Bisogna aggiungere che, come<br />
sempre, l’Associazione Nazionale Magistrati<br />
era presieduta da un magistrato di<br />
37<br />
L'ex presidente del Tribunale<br />
minorile è una<br />
delle figure più autorevoli<br />
del movimento antimafia<br />
a Catania.<br />
Chiede un Procuratore<br />
della Repubblica non<br />
catanese. Ecco perché<br />
Catania, della cerchia egemone che detiene<br />
tutti i posti-guida della Procura della<br />
Repubblica".<br />
- Qual è il ruolo della magistratura nel<br />
caso-Catania?<br />
"Come in tutti i sistemi, nel sistema-Catania<br />
gli elementi che lo compongono (il<br />
monopolio dell’informazione, che è<br />
anche una grande impresa edile, con<br />
ingenti interessi nel tessuto del territorio<br />
urbano; le cerchie partitiche che, tutte<br />
insieme, hanno in mano l’avvenire comunale,<br />
qualunque spicchio dell’insieme<br />
vinca la competizione per il timone della<br />
nave: ma la rotta è sempre la stessa; e la<br />
magistratura requirente) si rafforzano vicendevolmente.<br />
Il ruolo dell’apparato giudiziario è essenziale,<br />
ma non lo è meno l’apporto che<br />
gli altri due elementi danno alla sopravvivenza<br />
del suo assetto presente, a dispetto<br />
di quanto emerso tra il dicembre del 2000<br />
e questi ultimi mesi nel quadro-Catania".<br />
- E quello della cultura?<br />
"Quanto alla cultura, Catania non sarebbe<br />
com’è se i suoi chierici fossero diversi.<br />
Purtroppo nessuno di essi nega consenso<br />
al sistema. Per non fare più di un<br />
esempio, la storiografia locale sulla mafia<br />
in genere, non ha una parola per la mafia<br />
a Catania".<br />
- L'ex magistrato antimafia Di Lello sostiene<br />
che i magistrati esprimono le<br />
contraddizioni interne alla società...<br />
"Di Lello ha ragione; e forse non c’è situazione<br />
come quella di Catania che meglio<br />
ne confermi e illustri la tesi. Basti<br />
pensare ai rapporti tra magistratura e mafia<br />
di San Giovanni La Punta".<br />
- Perché ritiene necessario che a ricoprire<br />
il ruolo di Procuratore della Repubblica<br />
di Catania debba essere una<br />
figura esterna alla città?<br />
"Un Procuratore della Repubblica estraneo<br />
all’ambiente, e non ricattabile da nessuno,<br />
e non in bisogno di sostegno né<br />
dall’informazione, né dalla politica,<br />
perché immediatamente forte di un vasto<br />
consenso, distruggerebbe il sistema".
Per chi vota<br />
l'internet?<br />
Storie<br />
dal partito<br />
che<br />
non c'è<br />
Un bambino che non<br />
riesce a parlare. Un<br />
padre di famiglia<br />
che ha perso il figlio<br />
in guerra e vuole<br />
giustizia contro chi<br />
ce l'ha mandato. Un<br />
appassionato di musica<br />
dai gusti raffinati.<br />
Uno studente<br />
che ha bisogno di libri<br />
per studiare.<br />
Che cos'hanno in comune<br />
questi quattro<br />
esseri umani?<br />
Da soli, nel mondo<br />
"ufficiale", sono isolati.<br />
Con l'internet<br />
non sono più soli ma<br />
entrano a far parte<br />
di una rete che li<br />
può aiutare<br />
Tecnologie<br />
Autismo<br />
Alpaca (Alternative Literacy with Pda<br />
and Augmentative Communication for Autism)<br />
è un nome altisonante per uno strumento<br />
semplice: un palmare, come quelli<br />
che usano ormai anche i controllori dei treni,<br />
ma personalizzato per le esigenze dei<br />
bambini autistici.<br />
Se tutto questo fosse stato realizzato nella<br />
Silicon Valley da Steve Jobs e brevettato<br />
con il marchio Apple tutte le più prestigiose<br />
riviste di tecnologia si sarebbero già<br />
mobilitate, ma Alpaca e' stato realizzato<br />
da un gruppo di sardi cocciuti che dal<br />
1999 producono con il marchio Sardiniaweb<br />
materiali che uniscono scienza, didattica<br />
ed educazione.<br />
A sostegno di questa ricerca completamente<br />
autonoma si è attivato anche Giuseppe<br />
Doneddu, direttore del Centro per i<br />
Militari<br />
Angelo Garro è un combattente nonviolento.<br />
Da quando suo figlio Roberto è<br />
morto in caserma in circostanze misteriose,<br />
Angelo e sua moglie Anna hanno focalizzato<br />
le loro energie vitali su un unico<br />
obiettivo: ottenere giustizia dalle istituzioni<br />
e impedire che altri genitori debbano<br />
piangere in tempo di pace la morte di un figlio<br />
in divisa.<br />
Le indagini hanno rivelato che Roberto è<br />
stato chiuso nella bara nudo, con il cadavere<br />
scomposto, disarticolato e ancora<br />
sporco di fango, ma per i tribunali dello<br />
stato italiano tutto questo è stato perfettamente<br />
regolare: non c'è stato nessun vilipendio<br />
di cadavere, né è opportuno<br />
indagare ancora sulla morte di Roberto.<br />
Se davvero esistesse una "par condicio"<br />
sui media allora il dibattito sul rifinanziamento<br />
delle missioni militari all'estero<br />
avrebbe dovuto includere anche Angelo<br />
38<br />
CARLO GUBITOSA<br />
disturbi pervasivi dello sviluppo<br />
dell'Ospedale Brotzu di Cagliari, che assieme<br />
ai suoi collaboratori utilizza da<br />
anni il sistema di comunicazione per<br />
immagini e oggi può disporre di uno strumento<br />
elettronico in più che i bambini<br />
usano per imparare a parlare associando<br />
nomi a oggetti oppure come strumento<br />
per la segnalazione di bisogni, grazie al<br />
touchscreen che permette di toccare una<br />
mela o un bicchiere d'acqua sullo<br />
schermo per esprimere fame o sete.<br />
Purtroppo in Italia se vuoi fare ricerca<br />
scientifica devi farti un Telethon su misura,<br />
e per questa ragione il centro del Dott.<br />
Doneddu ha organizzato una festa a sostegno<br />
di questa iniziativa. Chissà se hanno<br />
invitato anche Steve Jobs.<br />
Info: www.sardiniaweb.it<br />
Garro e i suoi "messaggi in bottiglia" telematici.<br />
"Oltre 10.000 morti in tempo di pace in<br />
Italia - scrive Angelo - aspettano ancora<br />
l'esito di una battaglia che solo noi genitori<br />
di militari caduti in servizio portiamo<br />
avanti da soli, per far approvare ad un<br />
Parlamento sordo e insensibile una proposta<br />
di legge che ne riconosca la dignità<br />
umana. Non serve essere legato ideologicamente<br />
o sentimentalmente ad alcuna<br />
forza politica per approvare o disapprovare<br />
questa linea di condotta del nostro<br />
Parlamento; noi da sempre siamo contrari<br />
a questo tipo di missioni che restituiscono<br />
alle nostre famiglie soldati ammalati<br />
se non addirittura morti a causa degli<br />
effetti dell'uranio impoverito o a causa di<br />
altre mai chiarite cause".<br />
Bookmark: www.alpinorobertogarro.it<br />
Info: cogemil.caduti@tiscali.it
Copyright<br />
"Il tuo indirizzo internet non appartiene<br />
agli Stati Uniti. A causa di restrizioni dovute<br />
al diritto d'autore siamo spiacenti di doverti<br />
negare l'accesso, ma non abbiamo<br />
altre alternative". Così muore Pandora,<br />
un affascinante esperimento musicale basato<br />
sui dati del progetto "Music Genome".<br />
Si tratta della ricerca lanciata da un<br />
gruppo di musicisti professionisti che<br />
hanno provato a classificare gli elementi<br />
fondamentali dei brani musicali, la melodia,<br />
l'armonia e il ritmo, proprio come<br />
fanno i biotecnologi col Dna per individuare<br />
somiglianze e affinità tra diversi<br />
soggetti della stessa specie. L'obiettivo è<br />
di suggerire ad un ascoltatore musica simile<br />
a quella che già conosce e gradisce, e<br />
che magari non ha mai ascoltato prima.<br />
Un fan degli U2 così può scoprire la musica<br />
dei meno noti Matchbox Twenty, dotata<br />
di un "corredo genetico" musicale<br />
con molti tratti in comune con quello<br />
della band di Bono Vox.<br />
Ho utilizzato Pandora con grande soddisfazione<br />
fino a quando una mail di Tim Westergren,<br />
uno dei fondatori del progetto,<br />
mi ha annunciato la sospensione dal servi-<br />
Libri ribelli<br />
Tecnologie<br />
Napoli è la città ricordata per i videoregistratori<br />
di legno venduti ai semafori, per il<br />
gioco delle tre carte, il sudore di Maradona<br />
venduto in bottiglia e le magliette con<br />
le cinture di sicurezza disegnate sopra per<br />
confondere i vigili, e proprio da Napoli<br />
arriva un'altra grande dimostrazione di genio<br />
e fantasia.<br />
Stavolta però a vincere non sono i truffatori,<br />
ma gli studenti truffati dal caro libri<br />
che rende il diritto allo studio una pia illusione.<br />
L'idea è semplice e brillante al<br />
tempo stesso: usare le reti di condivisione<br />
peer-to-peer per condividere libri e testi<br />
universitari anziché musica e video.<br />
Per scoprire come fare basta consultare le<br />
pagine di libreremo.org, un portale che<br />
cataloga più di 1500 testi PDF messi a<br />
disposizione da studenti e lettori che praticano<br />
l'equivalente digitale del "book-crossing".<br />
L'iniziativa è stata realizzata da varie<br />
realtà napoletane di movimento, tra cui i<br />
centri sociali Terra Terra e Officina 99 il<br />
collettivo musicale Get Up Kids e il Neapolis<br />
Hacklab. "Negli ultimi anni -<br />
raccontano i promotori del sito - la repressione<br />
e la propaganda tentano di condurci<br />
zio per tutti gli utenti che si collegano al<br />
di fuori degli Stati Uniti. Questa mossa<br />
danneggerà l'immagine già traballante<br />
delle case discografiche in un settore delicato<br />
come il pubblico giovanile, e anche<br />
gli autori meno famosi e le band indipendenti,<br />
che grazie a Pandora riuscivano<br />
a farsi scoprire da un pubblico selezionato<br />
già ben disposto verso i tratti somatici<br />
della loro musica. Gli utenti della rete<br />
potranno cercare solo quello che già conoscono<br />
rinunciando alla magnifica esperienza<br />
di scoprire musica nuova in una<br />
radio online che conosce i tuoi gusti e sa<br />
cosa farti ascoltare.<br />
Alcune industrie stavano già cominciando<br />
ad affacciarsi al progetto con<br />
l'intenzione di produrre dispositivi domestici<br />
da collegare ad internet per diffondere<br />
musica d'ambiente sempre in sintonia<br />
con i gusti dei padroni di casa. L'ottusa<br />
caccia al profitto dei signorotti del copyright,<br />
che ricorda molto da vicino le crociate<br />
e l'inquisizione, non e' solo<br />
fastidiosa per gli utenti, ma sta iniziando<br />
anche a diventare un pericolo per la cultura<br />
e lo sviluppo della tecnologia.<br />
sempre di più in un mondo dove i saperi<br />
costano cari, la cultura è appannaggio dei<br />
pochi che se la possono permettere, l'università<br />
è d'elite.<br />
Noi siamo invece fortemente convinti che<br />
la cultura sia uno stimolo al pensiero critico<br />
ed un elemento di emancipazione, e<br />
che la sua libera circolazione debba essere<br />
sostenuta il più possibile". I testi di libreremo.org<br />
sono manuali universitari,<br />
libri delle materie più varie, materiali utili<br />
per una cultura critica, per la ricerca<br />
scientifica o per semplice curiosità, testi<br />
in lingua originale, testi rari o fuori catalogo<br />
da anni perchè non adatti alle leggi di<br />
mercato. Ma quest'iniziativa non si tiene<br />
in piedi da sola, e ha bisogno di mani che<br />
possano scansionare e condividere un numero<br />
di testi sempre maggiore: è per questo<br />
che dalle pagine del sito fa capolino<br />
un invito a collaborare rivolto a "studenti,<br />
precari, lavoratori, collettivi, associazioni,<br />
realtà autorganizzate e chiunque abbia<br />
a cuore la conoscenza come bene collettivo".<br />
Io la mia parte l'ho fatta, e da oggi su<br />
Emule c'è qualche libro in più a disposizione<br />
di tutti.<br />
Bookmark: www.liberemo.org<br />
39<br />
Per il bambino autistico<br />
ci sarà un<br />
software che gli<br />
permette di comunicare<br />
(e lo fanno in<br />
Sardegna, mica chissà<br />
dove). Il padre del<br />
soldato avrà dove<br />
chiedere giustizia, e<br />
prima o poi - forse -<br />
l'avrà<br />
I libri, gli studenti<br />
cominceranno a<br />
scambiarseli in rete:<br />
ti dò quello che ho e<br />
mi dai quello che<br />
cercavo. E gli appassionati<br />
di musica?<br />
Beh, per loro è un<br />
guaio perché la tassa<br />
sulla musica è ancora<br />
in mano a pochi<br />
grossi appaltatori.<br />
Ma l'internet cambierà<br />
anche questo
i lettori<br />
Le tasse e<br />
la casa all'asta<br />
In Italia esiste un fenomeno di cui la stampa<br />
non parla molto che riguarda le espropriazioni<br />
immobiliari per debiti tributari. Il fenomeno,<br />
coinvolge centinaia di migliaia di contribuenti<br />
che per debiti tributari si vedono vendere<br />
all’asta l’immobile da parte dei concessionari<br />
della riscossione. Calcoliamo che in tutta Italia<br />
si tratta di oltre 500.000 immobili. Il fenomeno<br />
è drammaticamente in notevole aumento. I<br />
Concessionari della Riscossione mettono<br />
all’asta l’immobile senza procedere ad effettuare<br />
alcuna perizia che porterebbe invece a determinare<br />
il valore reale dell’immobile. La base<br />
d’asta viene determinata sul solo valore catastale;<br />
valore che nella maggior parte dei casi risulta<br />
assolutamente inferiore a quello reale.<br />
Una procedura che danneggia il contribuente<br />
moroso e che rischia di facilitare i poteri illegali<br />
nella partecipazioni alle aste consentendogli<br />
di fare buoni affari attraverso l’utilizzo di prestanomi<br />
e di riciclare denaro sporco. Le Aste<br />
vengono effettuate senza una preventiva e adeguata<br />
pubblicità, perché nella maggior parte<br />
dei casi la data di svolgimento dell’asta avviene<br />
solo con la pubblicazione nella bacheca<br />
della sede dei concessionari e in quotidiani a<br />
diffusione limitata.<br />
Temiamo e denunciamo che il dramma di molticontribuenti,<br />
spesso realmente impossibilitati<br />
ad adempiere al pagamento, può favorire le<br />
mafie (siciliana , ndrangheta, camorra, sacra<br />
corona unita, mafia finanziaria). Tutto ciò<br />
consente alle MAFIE di fare ottimi affari a<br />
prezzi di assoluto favore. La Federcontribuenti<br />
chiede che la Direzione Investigativa Antimafia<br />
verifichi e monitori questo nuovo potenziale business<br />
per le cosche e che la Magistratura<br />
accerti le responsabilità dei concessionari<br />
sulle valutazioni oggettive degli immobili stessi<br />
messi all’asta in maniera da determinare il<br />
giusto rapporto fra debito tributario e valore degli<br />
immobili messi all’asta. Inoltre chiediamo<br />
la verifica degli atti di pubblicizzazione delle<br />
aste stesse. L’allarme lanciato va colto con<br />
immediatezza dalle autorità competenti per evitare<br />
un nuovo business per i poteri illegali ma<br />
anche per usurai e speculatori senza scrupoli.<br />
Carmelo Finocchiaro, Federcontribuenti<br />
Una giornalista<br />
di Amburgo<br />
Gentile Signora Rapisarda, sono una giornalista<br />
tedesca di Amburgo. L’anno scorso,<br />
quando stavo a Palermo per una ricerca, ho conosciuto<br />
la Sua rivista <strong>Casablanca</strong> che mi ha<br />
piaciuta molto. Siccome sono molto interessata<br />
nella Sicilia e le sue vicende vorrei chiedere<br />
se sia possibile di abbonare <strong>Casablanca</strong><br />
anche vivendo in Germania.<br />
Maren Preiss, Amburgo<br />
Un ragazzo<br />
picchiato<br />
Agli amici e poi a quelli che scrivo di solito,<br />
fra cui giornalisti. Oggi ho pianto oggi ho<br />
filmato e registrato un ragazzo picchiato dalla<br />
polizia, un ragazzino, un tossico, ferite, costola<br />
incrinata, ematomi e la faccia (siamo a Brescia<br />
eh ragazzi, la società civile). Vorrei dire:<br />
giornalisti esseri meschini, ma lo so, la paura<br />
sottomette. Non so cosa sarei io se la polizia<br />
venisse a minacciarmi, a picchiarmi.<br />
Gualtiero Michelucci<br />
Più guardie mediche<br />
meno indennità<br />
Vogliono chiudere 175 guardie mediche nei<br />
piccoli comuni perchè bisogna risparmiare e<br />
oggi l'unico modo per risparmiare è: tagliare<br />
sulla sanità, sulla cultura, sui servizi sociali. A<br />
guardare in internet la busta paga dei deputati<br />
regionali, colpiscono le due cifre nei tondini<br />
della parte inferiore, dove si evidenzia lo stipendio<br />
del Presidente della Giunta Regionale<br />
e quello dell'assemblea. Voglio dire, 10.000 euri<br />
per un deputato non sarebbero nemmeno<br />
tanti, ma poi ci sono le varie indennità di<br />
commissione e via discorrendo. Mi chiedo: ma<br />
perchè dobbiamo pagare sempre e solo noi<br />
cittadini? Vi prego: indignatevi!<br />
Carlo Barbera<br />
Con i lavoratori<br />
della Conad<br />
Siamo accanto ai lavoratori delle ex Conad e<br />
Coem, come lo siamo stati in queste difficili<br />
settimane, con l'augurio che l'impegno assunto<br />
da Provincia e Comune si traduca in<br />
tempi strettissimi nella loro effettiva ricollocazione.<br />
Un ringraziamento ed un apprezzamento<br />
particolare vanno al sindacato per<br />
l'azione di sollecitazione che ha svolto fino ad<br />
oggi e al prefetto per aver sempre offerto la<br />
sua disponibilitá e la sua autorevolezza alla ricerca<br />
di una dignitosa soluzione di questa<br />
lunga vertenza.<br />
Sinistra Democratica Catania<br />
Un appello<br />
al Csm<br />
Catania vive una condizione di degrado civile<br />
e sociale: i fatti accaduti davanti allo stadio, e<br />
la conseguente drammatica morte dell’ispettore<br />
Raciti, nell’esplosione di tanta violenza, testimoniano<br />
gli effetti di un disagio che va<br />
addebitato anche alle carenze istituzionali e<br />
amministrative che si sono accumulate nel<br />
tempo.<br />
In tale contesto, sono stati avanzati seri dubbi<br />
sull’operato della Procura della Repubblica di<br />
Catania, in merito alla conduzione di vicende<br />
giudiziarie concernenti il fenomeno mafioso e<br />
l’attività della pubblica amministrazione.<br />
40<br />
Scrivere a: <strong>Casablanca</strong>,<br />
via Caronda 412, Catania<br />
Perplessità da cogliere, al fine di ripristinare<br />
nella città il pieno rispetto della legalità.<br />
In attesa che gli organi competenti procedano<br />
agli accertamenti richiesti da tale situazione, i<br />
sottoscritti cittadini auspicano che la nomina<br />
del nuovo Procuratore della Repubblica presso<br />
il Tribunale di Catania ricada su una figura<br />
che sia garante dell’autonomia della magistratura<br />
rispetto al potere politico, nonché di<br />
totale impermeabilità e indipendenza nei<br />
confronti dei potentati economici, e pertanto<br />
estranea agli ambienti cittadini.<br />
Salvatore Resca (Cittàinsieme), Claudio Fava<br />
(europarlamentare Sd), Goffredo D’Antona<br />
(pres. avvocati Foro democratico), Santo<br />
Liotta (senatore Prc), Giusi Milazzo (segr.prov.Cgil),<br />
Centineo Gabriele, (segr.Prov.Cgil),<br />
Elena Fava (Fondazione G.Fava),<br />
Dario Montana (impiegato), Riccardo Orioles<br />
(giornalista <strong>Casablanca</strong>), Renato Camarda<br />
(Isola possibile), Graziella Proto (<strong>Casablanca</strong>),<br />
Giovanni Caruso (Gapa), Maria Giovanna Italia<br />
(Arci), Pietro Mancuso (Iqbal Masiq), Francesco<br />
Manna (Prc Ct), Cannata Salvo (Pdci), Domenico<br />
Cosentino (insegnante), Cinzia Dato<br />
(parlamentare Unione), Bellante Bruna (insegnante),<br />
Domenico Stimolo (comitato partecipazione<br />
e democrazia), Barbara Crivelli (Flc<br />
Cgil), Mario Mario (funzionario Inail), Merlini<br />
Maria (Lab.Pasolini), Manlio Di Mauro (operatore<br />
turistico), Antonella Inserra (insegnante),<br />
Gaetano Torrisi (funzionario prov.Ct), Manuele<br />
Bonaccorsi (giornalista), Titta Prato (giornalista),<br />
Gianfranco Faillaci (insegnante), Nino De<br />
Cristofaro (insegnante), Santina Sconza (Isola<br />
possibile), Salvo (Cgil), Marcello Failla (impiegato),<br />
Vittorio Turco (insegnante), Luca Cangemi<br />
(insegnante), Dario Stazzone (Univ. Ct),<br />
M.oncetta Pagana (ostetrica), Celestina Costanzo<br />
(Cgil), Giancarlo Consoli (Comitato<br />
acqua), Laura Galesi (giornalista), Elena<br />
Brancati (insegnante), Rosario Lanza (giornalista),<br />
Pierpaolo Montalto (avvocato), Giuseppe<br />
Strazzulla (insegnante), Antonio Signorelli<br />
(Isola possibile), Giuseppe Giustolisi (giornalista),<br />
Giuseppe Carbonaro (impiegato), Elio<br />
Impellizzeri (insegnante), Failla Celestina<br />
(impiegata), Sergio Fisicaro (sociologo),<br />
Francesca Castelli (ass.sociale), Marco Benanti(giornalista),<br />
Mario Mario (docente univ.),<br />
Giusi D’Angelo (inf.scientifica), Annamaria<br />
Galvagna (insegnante), Giusi Messineo (impiegata),<br />
Lisa Bertini (Cittàlibera), Nino Marcantonio<br />
(pensionato), Rosario Accardi (psicologa),<br />
M.Rosaria Boscotrecase (impiegata), Filippa<br />
Lavore (pensionata), Maria Rosa D’angelo<br />
(psicologa), Domenico Scuderi (medico), Alfio<br />
Lombardo docente univ.), Grazia Giurato<br />
(Cittàinsieme), Pia Giulia Nucci (Asaec), Fabio<br />
Viola (Cittàinsieme), e altre firme.<br />
Info: P.Resca, Cittàinsieme, 368.3387539
Il primo numero di Pizzino, fogliaccio di satira<br />
infame e indipendente, è uscito dalla tipografia<br />
il 23 maggio 2005, una data simbolica e tragica<br />
per la Sicilia e per l’Italia.<br />
Pizzino però è tutt’altro che un simbolo, è il<br />
frutto del lavoro di decine persone che ormai<br />
da due anni lavorano ad un progetto di superamento<br />
e travisamento della realtà e del modo<br />
di fare informazione.<br />
Un lavoro fatto di idee, incontri, nottate davanti<br />
al computer, viaggi e testimonianze in Italia<br />
e silenzi dalla Sicilia le cui istituzioni sono<br />
sempre più “pacifiste” di fronte ad una mafia<br />
sempre più affarista e sotterranea. In altro modo<br />
ha risposto la gente, quella che vuole vederci<br />
chiaro, che cerca di resistere restando a<br />
Satira/ Il Pizzino<br />
Due anni<br />
di antimafia,<br />
allegramente<br />
GIAMPIERO CALDARELLA<br />
sud o che, pur essendo emigrata, non ha<br />
perso la speranza di lottare.<br />
Pizzino, pur essendo nato con scarsissimi<br />
mezzi e tanta buona volontà da parte del<br />
gruppo dei tre trentenni fondatori (Gianpiero<br />
Caldarella, Francesco Di Pasquale e Leonardo<br />
Vaccaro) ha resistito all’assordante volontà di<br />
silenzio dei nostri politici e degli organi di<br />
informazione “seri” e ultrasecolari. Un risultato<br />
possibile grazie alle centinaia di abbonati<br />
che ci hanno sostenuto, in Italia e<br />
all’estero. Nessuno ha mai guadagnato nulla<br />
per quello che ha fatto, né la redazione, né i<br />
collaboratori, i soldi sono sempre e solo serviti<br />
a pagare il numero successivo. Nessuno di<br />
noi ha mai bussato alla porta di una qua-<br />
42<br />
lunque istituzione o di privati per chiedere una<br />
lira per il progetto. Abbiamo cercato di fare<br />
quello che volevamo, opponendoci a quanti<br />
pensano che tutte le porcherie che ci sovrastano<br />
possano essere favorite dal silenzio di<br />
quanti assistono. Risate amare quelle di Pizzino,<br />
ogni numero un affare diverso. E così dopo<br />
i tanti già sfornati sul pizzo, sulla sanità,<br />
immondizia, immigrazione, ecc.. adesso stiamo<br />
mettendo giù il 16° numero.<br />
Nel nostro piccolo abbiamo cercato di riportare<br />
su carta un genere che in Italia era quasi<br />
scomparso da una decina di anni: la satira,<br />
quella senza compromessi, di pancia e di cuore.<br />
Abbiamo avuto, in questi anni, il piacere e<br />
la fortuna di confrontarci con autori d'indubbio
Il logo del Pizzino: i<br />
nostri lettori lo<br />
conoscono bene<br />
perché fin dall'inizio<br />
sigla l'ultima pagina di<br />
<strong>Casablanca</strong>. In questa<br />
pagina e in quella<br />
accanto alcune opere<br />
degli artisti che<br />
collaborano al Pizzino.<br />
valore che hanno dato il loro contributo per<br />
questo piccolo giornale come segno della loro<br />
stima per il lavoro fatto, ma anche come volontà<br />
di partecipare, di esserci. Sarebbero<br />
tantissimi i nomi che mi vengono in mente e<br />
che vorrei ringraziare: da Mauro Biani a Sergio<br />
Staino, da Massimo Bucchi a Giorgio Franzaroli,<br />
da Valeria Fici ad Antonio Norato, da Camilleri<br />
a Jonny Palomba, da Kanjano e Ferro a<br />
Sergio Nazzaro, da Gramshish a Molly Bezz a<br />
tanti altri a cui va tutto il nostro affetto. Facciamo<br />
minchiate, lo sappiamo, ma cerchiamo di<br />
farle bene, puntando sulla tutto qualità.<br />
Nel 2006 la giuria del 34° premio internazionale<br />
di satira politica di Forte dei Marmi ha assegnato<br />
a Pizzino il premio come rivista<br />
Satira/ Il Pizzino<br />
dell’anno e questo ci ha permesso di allargare<br />
i nostri orizzonti, il che significa continuare a<br />
rompere i coglioni con più forza. Ad esempio<br />
con radio24, dove ogni settimana, ormai da<br />
più di tre mesi, va in onda una rubrica di satira<br />
settimanale chiamata “u pizzinu”. E poi con<br />
“M” un periodico di satira allegato al quotidiano<br />
l’Unità che si avvia ora al quarto numero e<br />
che da settembre dovrebbe diventare settimanale.<br />
Su “M”, che è poi un’idea di Sergio Staino,<br />
lavora tutta la redazione di Pizzino, e la<br />
base è proprio a Palermo, quella città dove<br />
tanti pensano che difetti la voglia di fare e la<br />
professionalità. Non è così. Tra poco, il 19 giugno,<br />
arriverà a Palermo anche la mostra “Mafia<br />
Cartoon”, organizzata da Libera, presso la<br />
43<br />
biblioteca di Casa Professa e sarà un’altra<br />
occasione per confrontarsi in questa terra dove<br />
spesso il sonno della ragione genera mostri<br />
(mafiosi). Noi abbiamo un sogno: che<br />
Pizzino non sia più il nostro fogliaccio di satira,<br />
ma il vostro. E lo stesso vale anche per le<br />
validissime esperienze di editoria indipendente<br />
che stanno nascendo in questi anni<br />
e di cui siamo fieri come siciliani. Parliamo di<br />
<strong>Casablanca</strong>. Non ci interessa fare marchette,<br />
ma piuttosto fare network, fare un’altra Sicilia,<br />
prima che i soliti ignoti si facciano tutti i siciliani.<br />
Verrà un giorno in cui potremo finalmente<br />
toglierci le mutande di ferro e<br />
sbatterle in faccia a chi ci vorrebbe<br />
consenzienti e a 90° gradi. Ci vadano loro in
Satira/ Mauro Biani<br />
"Ok, il mondo è questo<br />
ma non starò seduto<br />
ad aspettare<br />
che si freghi da solo"<br />
Mauro Biani fa: il disegnatore per<br />
<strong>Casablanca</strong>; il disegnatore per<br />
altri giornali d'importanza (in paragone)<br />
trascurabile come Unità, Liberazione,<br />
Diario, ecc.; tiene uno<br />
dei migliori blog di satira [maurobiani.splinder.com];<br />
scrive libri<br />
(l'ultimo è "Mafia Cartoon, satira<br />
contro la mafia"); fa fumetti; è boyscout<br />
(lo è stato ma una volta<br />
scout sempre scout); ecc. ecc. e<br />
poi ancora ecc. Fortunata chi se lo<br />
sposa (ma è già sposato), fortunato<br />
chi lo pubblica e fortunati<br />
anche voi che lo leggete.<br />
44
Satira/ Mauro Biani<br />
45
Il taccuino<br />
metropolitano<br />
del signor F.<br />
Fantozzi, Monssù Travet,<br />
Akadijevic, Marcovaldo...<br />
Non è mai stato facile il<br />
rapporto fra l'omino narrante<br />
e la Grande Città. Adesso, la<br />
metropoli può chiamarsi<br />
indifferentemente<br />
Torpignattara o New York,<br />
cambia poco. I disegni di<br />
Feola sono ambientati qua o<br />
là, secondo dove si trova in<br />
quel momento. Adesso (vedi<br />
a destra) siamo alla periferia<br />
di Roma.<br />
Satira/ Francesco Feola<br />
46
Satira/ Kanjano & Ferro<br />
Un arancino<br />
vi seppellirà<br />
Da Palermo<br />
con furore<br />
L'ultimo personaggio di Kanjano e Ferro è...<br />
un arancino siciliano, di nome Coragu. Va in<br />
giro per il vasto mopndo e dice la sua,<br />
filtrandola ovviamente atttraverso il<br />
particolare punto di vista di un arancino (e<br />
per di più siciliano). Ma non lasciatevi<br />
ingannare dall'apparente bonomia<br />
gastronomica di Coragu. K. & F. sono i più<br />
cattivi fra tutti gli autori di satira di questi<br />
anni. Forse gli unici che meriterebbero di<br />
stare sul vecchio "Male"<br />
47
up&down<br />
Teresa Salgueiro<br />
e Lusitania<br />
Ensemble<br />
16 giugno<br />
ore 21.00<br />
Parco Trinità<br />
Vanenti<br />
Mascalucia CT<br />
Peter Gabriel<br />
5 luglio<br />
ore 21.00<br />
Piazza Grande<br />
Arezzo<br />
Biagio Antonacci<br />
6 luglio<br />
ore 21.00<br />
Velodromo<br />
Borsellino<br />
Palermo<br />
Vasco Rossi<br />
7 luglio<br />
ore 21.00<br />
Stadio<br />
Messina<br />
Noa<br />
8 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
Etna Blues festival<br />
15 luglio/ 21.00/<br />
Sandra Hall<br />
16 luglio/ 21.00/<br />
Joe Bonamassa<br />
17 luglio/ 21.00/<br />
John Mayall<br />
Area concerti p.<br />
Falcone-Borsellino<br />
Mascalucia CT<br />
Lou Reed<br />
8 luglio<br />
ore 21.00<br />
Piazza Grande<br />
Arezzo<br />
Negramaro<br />
(La finestra<br />
Tour 007)<br />
8 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro Antico<br />
Taormina<br />
Zucchero<br />
11 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro Antico<br />
Taormina<br />
Gilberto Gil<br />
12 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
Zucchero<br />
13/14 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro<br />
della Valle<br />
Agrigento<br />
Tomatito<br />
19 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
Ennio Morricone<br />
20 luglio<br />
ore 21.00<br />
Velodromo<br />
Borsellino<br />
Palermo<br />
RickyMartin<br />
20 luglio<br />
ore 21.00<br />
Porto/ Molo di<br />
Mezzogiorno<br />
Catania<br />
Pat Metheny<br />
21 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
TOSCA<br />
di Lucio Dalla<br />
25 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
Pino Daniele<br />
27 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
48<br />
by Lillo Venezia<br />
Cult & Cool<br />
Paolo Conte<br />
28 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
Fiorella<br />
Mannoia<br />
29 luglio<br />
ore 21.00<br />
Teatro di<br />
Verdura<br />
Palermo<br />
RAF<br />
25 agosto<br />
ore 21.00<br />
Teatro Antico<br />
Taormina<br />
Fiorella<br />
Mannoia<br />
26 agosto<br />
ore 21.00<br />
Teatro Antico<br />
Taormina<br />
Fino al 1 luglio<br />
MOSTRA/<br />
IMMAGINARIO<br />
BAROCCO<br />
Foto Giuseppe Leone<br />
Centro Culturale Le<br />
Ciminiere/ “Galleria<br />
d’Arte Moderna”/<br />
Piazzale Asia/<br />
Catania<br />
Fino al 1 luglio<br />
MOSTRA/ DUCEZIO<br />
Testi di Angelo<br />
Scandurra/<br />
Disegni di Totò Calì<br />
Centro Culturale Le<br />
Ciminiere/ Galleria<br />
d’Arte Moderna/<br />
Piazzale Asia/<br />
Catania
Caro lider<br />
ti scrivo<br />
Il nostro caro Lider della sinistra Fassino a ruota libera su<br />
Partito Democratico e dichiarazioni dei suoi partners naturali.<br />
Lo conosciamo in veste di segretario, per la sua forma<br />
fisica e il tono dei suoi muscoli, nerboruto e deciso<br />
almeno quanto la radicalità del suo cuoio capelluto (si<br />
dice che garrotasse i suoi avversari quando era<br />
compagno) e il suo “piglio Fassino” - frase fatta entrata<br />
nel gergo politichese da qualche secondo - ma poco<br />
sappiamo della sua storia personale.<br />
E meglio così. A differenza della matrioska Mussi, al<br />
nostro Pierino gli fu infuso spirito politico quando era<br />
ancora giovane pertica di prato: solo allora prese vita e<br />
balzò fuori da un volgare mattarellum. Ancora<br />
non si capisce se sia stata una torta in pieno teschio o la mattina<br />
un’abbondante sciacquatina allo zigomo, che il Piero - nostro caro<br />
segretario spaventapasseri - si sia incaponito a fondare un nuovo<br />
partitino degno degno di lui e dei suoi amichetti di giochi.<br />
Il nostro liderino ha chiarito: “Quel che più mi ha convinto è stato il<br />
superamento a pieni voti delle primarie, anche se i guai verranno<br />
adesso che entrerò al primo anno delle secondarie di 1°grado...”<br />
Vi chiedete del perchè democratico? Tant’è vero che mi chiamo<br />
Piero, devo mettere su questo nuovo soggetto che mi piace chiamarlo<br />
Partito Democratico mi sono detto tra me e me - che poi è<br />
stato il Congresso di Firenze - intanto è un demo, il gioco completo<br />
si vedrà più avanti quando impareremo a divertirci pure noialtri:<br />
intanto aderite!<br />
Le credenziali, mister anatroccolo...<br />
Prima di tutto, siamo gente onesta e perbene, ecco perchè in questo<br />
nuovo giochino saranno montate tutte le anime dei vecchi partiti<br />
bacchetton-rifomisti e della simpatiche canaglie del vecchio<br />
centro e poi sinistra, veltronini e montezemolini per stimolare la crescita,<br />
parisiani e margherite verdi per attennuare l’emicrania.<br />
Ma sopratutto, nel parto del mio partito avrà una parte chi è a parte<br />
della mie carte e della mia arte!<br />
Al paese dovremo rispondere di alcune domande capitali: cosa ne<br />
è stato della politica italiana dal ’48 in poi, dopo che, con la prima<br />
sconfitta del partito comunista, ci fu la fecondazione della mia<br />
mamma? E se mettiamo fosse stato un cesario senza complicanze<br />
? Cosa sarebbe, quindi, dell’Italia se non si fondasse il P.D., il partito<br />
della mitezza, dell’incoscienza di classe?<br />
Ma il mio occhio di vetro e la mia palla sinistra di cristallo mi aiutano<br />
a vedere il prossimo possibile sviluppo: una formazione che<br />
condisce il tutto con un po’ di sano ideologismo di fede: il Partito<br />
Democratico e Cristiano.<br />
Tenendo a mente le parole del maestro regista Roman Prodasky:<br />
una festa, un voto: ecco alcune delle dichiarazioni a caldo dei<br />
partners politici di spicco. Demente Mastella: Il Partito mi avrà fra i<br />
suoi soltanto se pone al suo centro la famiglia naturale di Ceppaloni:<br />
ministro, presidentessa regionale e pargoletti comparielli.<br />
Fabio matriosky Mussi: non sarà facile convincermi sono una botte<br />
di ferro. Franchino Rutelli, il galletto dell’aia politica: è un bel disegno<br />
degno di questo grande paese, a patto però che mi passino la<br />
brillantina gratis. Richetto Boselli: sono magro magro: entro<br />
dappertutto! Luca Cordero di Montezemolo: la sinistra io c’è nel<br />
sangue! Alfonsino Pecor Bill Scan: sono ancora indeciso, molto dipenderà<br />
se riuscirò ad abbinare la mìse di domani con la culotte<br />
che ho appena acquistato.<br />
Craxi (il Bettino) ne hic quidem in pace requiescere licet<br />
Toni Di Pietro: le nostre decine di elettori hanno le idee chiare: non<br />
vorrebbero prevalere sul resto del paese.<br />
Walter Cialtroni: augh!<br />
Anna La Rosa: con me, Chigi e Madama si darebbero un nuovo<br />
look che farebbe invidia a mezza l’Europa.<br />
Angelo Bagnasco: so che mi vorranno infilare ma io, fino a prova<br />
contraria, non ne posso fare parte: sono una di quelle eminenze di<br />
pelo corto e tombinale.<br />
Totò e Peppino: a muorte nonn’è ‘cchiù ‘na livella, già pecchè, come<br />
faceva a D.c, i tesserati, anche da muorti, ponno sempe votà,<br />
ma a noi chi c’ho ‘ffa fa? Un momento… ma ci sono i babbà?<br />
Francesco Di Pasquale GFL<br />
50<br />
E chiudiamola qui<br />
in libreria<br />
www.scomunicazione.it<br />
ESPATRIO<br />
Sapere qual'è la stella<br />
che si vedrà<br />
anche da lì.<br />
Rifarsi l'identità, lavarsi i denti;<br />
masticare a lungo la storia degli Dei<br />
e degli Ehi!.<br />
Sfamare la gatta e le anatre<br />
che non sanno volare.<br />
Ah, dimenticavo:<br />
cantare, cantare, cantare.<br />
Antonella Consoli
Un<br />
tempo gli<br />
imprenditorisiciliani<br />
non<br />
facevano<br />
pubblicità<br />
sui giornaliantimafiosi.<br />
Nè la facevano<br />
le<br />
pubbliche<br />
istituzioni.<br />
Nè i vari<br />
soggetti<br />
economici<br />
e istituzionali<br />
della sinistra.<br />
Per questo<br />
motivo i<br />
giornali come<br />
I Siciliani<br />
(che pure<br />
vendevano<br />
le loro copie,<br />
e non erano<br />
qualitativamenteinferiori<br />
alle testate<br />
"ufficiali")<br />
alla fine dovevano<br />
chiudere<br />
e aspettare<br />
tempi migliori:<br />
nessun giornale<br />
può sopravvivere<br />
a lungo<br />
senza pubblici-<br />
tà, neanche se i<br />
giornalisti lavorano gratis in nome<br />
della libera informazione. La carta<br />
e la stampa costano, e senza<br />
pubblicità non le si può pagare.<br />
Nel 1984 gli imprenditori siciliani<br />
non facevano pubblicità<br />
sui giornali antimafiosi.<br />
Nel 1993 gli imprenditori siciliani<br />
non facevano pubblicità<br />
sui giornali antimafiosi.<br />
Nel 2007 gli imprenditori siciliani...<br />
Questo, se volete, è un appello.<br />
Oppure semplicemente<br />
un promemoria per noi<br />
stessi e per i nostri lettori.<br />
Per abbonarsi a <strong>Casablanca</strong>: ordinario 30 euro, sostenitore 50 euro. Bonifico a: Graziella Rapisarda,<br />
Banca Popolare Italiana, Catania/ CC 183088/ ABI 5164/ CAB 16903<br />
Contattaci per organizzare la diffusione e l'edicola 52 nella tua città! - 095.0932490