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N.8 - Casablanca

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MADE IN LINUX GNU<br />

S t o r i e d a l l e c i t t à d i f r o n t i e r a<br />

NEI QUARTIERI DI<br />

PALERMO E CATANIA<br />

LE DONNE NON SI<br />

RASSEGNANO AFFATTO:<br />

DIFENDONO LE SCUOLE<br />

DEI LORO FIGLI,<br />

SI ORGANIZZANO<br />

PER L'ACQUA E LA<br />

SOPRAVVIVENZA<br />

DA MARSALA<br />

A CARRARA<br />

STORIE DI DONNE<br />

TOSTE E<br />

"DI SUCCESSO"<br />

EdizioniLeSiciliane<br />

Nel 1984 gli imprenditori siciliaNi<br />

non facevano pubblicità<br />

sui giornali antimafioSI.<br />

Nel 1993 gli imprenditori siciliaNi<br />

non facevano pubblicità<br />

sui giornali antimafioSI.<br />

Nel 2007 gli imprenditori siciliaNi...<br />

"Suonala ancora, Sam"<br />

SATIRABIANIK&FFEOLAPIZZINO<br />

MORRIONE GIULIETTI DALLA CHIESA<br />

ANNO II NUM. 4<br />

giugno 2007<br />

2 EURO<br />

SUD/<br />

CATANIA<br />

IN SERIE A:<br />

CHI GIOCA BENE<br />

CHI GIOCA<br />

SPORCO<br />

QUANDO QUANDO LEI LEI<br />

SI SI RIBELLA RIBELLA<br />

D'ANTONA<br />

PALERMI RINALDI<br />

ALLA SINISTRA<br />

DEGLI UOMINI<br />

PARLANO LE<br />

DONNE "ROSSE"<br />

GIUSEPPE D'URSO/ MAFIA E P2 - PER NON DIMENTICARE


@__________________<br />

<strong>Casablanca</strong><br />

ANNO 2 NUMERO 4- GIUGNO 2007<br />

__________________<br />

GraziellaProto<br />

direttore<br />

graziella@sanlibero.it<br />

Riccardo Orioles<br />

direttore responsabile<br />

ricc@sanlibero.it<br />

Lillo Venezia<br />

vicedirettore<br />

lillo@sanlibero.it<br />

Lucio Tomarchio<br />

tecnologie<br />

lucio@sanlibero.it<br />

Con:<br />

Gian Carlo Caselli<br />

Beppe Lumia<br />

Claudio Fracassi<br />

Nando dalla Chiesa<br />

Umberto Santino<br />

don Luigi Ciotti<br />

Antonio Roccuzzo<br />

Nadia Furnari<br />

Rosa Laplena<br />

Marisa Acagnino<br />

Giovanni Abbagnato<br />

Rita Borsellino<br />

Sebastiano Gulisano<br />

Gianfranco Faillaci<br />

Fabio Gallina<br />

Vanessa Marchese<br />

Fabio D'Urso<br />

Piero Cimaglia<br />

Marco Benanti<br />

Carlo Gubitosa<br />

Alessandro Gagliardo<br />

Rosanna Scopelliti<br />

Aldo Pecora<br />

Dario Russo<br />

Antonio Mazzeo<br />

Luca Salici<br />

Luciano Bruno<br />

Giorgio Costanzo<br />

Rosario Giuè<br />

Augusto Cavadi<br />

Concetto Greco<br />

Sonia Giardina<br />

Carmelo Giardina<br />

Rocco Rossitto<br />

Luca Rossomando<br />

Francesco Feola<br />

Francesco Galante<br />

Francesco Di Pasquale<br />

Fabio Vita<br />

Antonella Consoli<br />

“Addiopizzo”<br />

“Il Pizzino”<br />

"Tele Jato"<br />

__________________<br />

Illustrazioni:<br />

Mauro Biani<br />

Amalia Bruno<br />

Canjano & Ferro<br />

__________________<br />

Progetto grafico: Studio O. (da<br />

un’idea di Piergiorgio Maoloni)<br />

__________________<br />

Redazione<br />

via Caronda 412, Catania<br />

(095) 0932490<br />

Pubblicità<br />

via Caronda 412, Catania<br />

(334)8093875<br />

__________________<br />

Stampa: Litocon srl<br />

litostampa e confezioni<br />

Contrada Torre Allegra<br />

Zona Industriale, Catania<br />

(095)291862<br />

__________________<br />

Editore<br />

Edizioni Le Siciliane<br />

di Graziella Rapisarda<br />

__________________<br />

Registrazione Tribunale di<br />

Catania n.23/06 del 12.7.06<br />

__________________<br />

«A che serve vivere,<br />

se non c’è<br />

il coraggio<br />

di lottare?»<br />

(Giuseppe Fava)<br />

__________________<br />

www.lesiciliane.org<br />

Commercianti antipizzo.Quanti sono?<br />

DAI, FAMMI<br />

SOGNARE!<br />

Duecento su diecimila<br />

Verrebbe ucciso, nell'omertà e dunque nella<br />

complicità della popolazione di Cinisi, Peppino<br />

Impastato anche oggi nel 2007? E chi lo<br />

sa. Fatto sta che l'attentato alla sua casa<br />

dell'altro giorno, con l'acido sulla porta in<br />

"avvertimento", è potuto avvenire in pieno<br />

giorno e senza che nessuno avesse visto o<br />

sentito, e men che mai riferito ai carabinieri<br />

alcunché. La cultura mafiosa non è molto diffusa,<br />

tutto sommato, a livello di massa in Sicilia.<br />

Ma dove lo è, come a Cinisi,<br />

bisognerebbe che non restasse senza conseguenze.<br />

* * *<br />

In Sicilia ci sono buoni e cattivi come<br />

dappertutto. Ci sono i ragazzi che fanno Addiopizzo,<br />

e ci sono i commercianti che il pizzo lo<br />

pagano felicemente: coi loro bravi politici di riferimento.<br />

Invitiamo alle manifestazioni tutt'e due?<br />

Facciamo finta di niente, o prendiamo atto<br />

che sotto la mafia la Sicilia è spaccata esattamente<br />

come l'Italia sotto il fascismo? Anche<br />

allora, il commerciante romano mica era "fascista":<br />

alle adunate ci andava malvolentieri,<br />

quando ci andava. Però gli conveniva che il<br />

negozietto ebreo, che gli faceva concorrenza,<br />

fosse tolto di mezzo.<br />

I ragazzi di Addiopizzo hanno tentato per due<br />

anni di seguito di convincere i commercianti<br />

palermitani a dire semplicemente "io sono<br />

contro il pizzo". Su circa diecimila<br />

commercianti, ne hanno convinto circa duecento.<br />

* * *<br />

Certo, non sono sono stati i brogli elettorali a<br />

far perdere (probabilmente) le elezioni<br />

3<br />

SFACCIATO...<br />

ANCORA<br />

NON SONO<br />

CONSORTE.<br />

Orlando. Però ci sono stati. A quanto corrispondono?<br />

Al tre, al quattro, al cinque per<br />

cento? E' che paese è quello in cui un partito<br />

numericamente rispettabile, che in certe occasioni<br />

potrebbe anche determinare le maggioranze,<br />

si basa sull'ideale di imbrogliare il<br />

voto?<br />

* * *<br />

"La mafia lottata dal popolo", le visite del Presidente,<br />

il giorno dell'antimafia, anzi dell'antiterrorismo<br />

e dell'antitutto: bene, benissimo,<br />

se ne sentiva il bisogno. Ma a che servono<br />

tutte le cerimonie e tutti i calendari di questo<br />

mondo, quando la casa di Peppino Impastato<br />

(o una cooperativa di Corleone o una calabrese)<br />

può essere ancora attaccata impunemente,<br />

quando i politici inquisiti per mafia<br />

tagliano nastri e quando chi fa antimafia sul<br />

serio schiatta e crepa da solo nel silenzio generale,<br />

ivi compreso quello del nostro amatissimo<br />

Presidente?<br />

* * *<br />

Sono le lotte dei poveri (i senzacasa, le cooperative<br />

contadine di Libera siciliane e calabresi,<br />

ecc.) quelle che fanno più paura al<br />

sistema mafioso.<br />

Su esse bisogna puntare al massimo, generalizzarle,<br />

sostenerle, avere una politica di<br />

alleanze (dai "moderati" agli "estremisti",<br />

senza puzze al naso) basata su di esse; e sviluppare<br />

una battaglia di comunicazione<br />

(giornali, tv, internet: nel nostro piccolo <strong>Casablanca</strong>,<br />

Sanlibero, TeleJato) senza la quale<br />

nessuna battaglia può essere generalizzata.<br />

Licausi, Radio Aut e Pio La Torre non sono<br />

dei nomi storici, sono semplicemente le cose<br />

da fare ora.


COPERTINA DI<br />

MAURO BIANI<br />

10 - Nella nuova sinistra conteranno?<br />

20 - Catania in serie A<br />

25 - Le Siciliane<br />

Chi l'ha detto che un'azienda per vincere dev'essere per forza arida e<br />

inumana? A Marsala e a Carrara due donne - José Rallo e Margherita Dogliani<br />

- stanno dimostrando esattamente il contrario. Ogni giorno.<br />

32 - Mafia e P2<br />

42 - Satira<br />

4<br />

STORIE DALLE CITTA' DI FRONTIERA<br />

Tre rosse in parlamento<br />

12 - Palermo, Catania: ribellioni<br />

Donne di quartiere<br />

Imprese di donne<br />

Le pagine gialle di Gelli<br />

"Mi chiamo Tux e sono un<br />

pinguino. Che ci faccio qui?<br />

Beh, io sono il simbolo di Linux,<br />

il sistema per computer<br />

libero e senza padroni. E<br />

questo giornale è fatto interamente<br />

in Linux.<br />

E' il pri-<br />

mo, in Italia!<br />

Anch'io sto<br />

facendo antimafia,<br />

a modo<br />

mio".<br />

Olga D'Antona, Manuela Palermi e Rosa Rinaldi: partiti diversi<br />

(per ora) ma identica volontà di non far tappezzeria.<br />

A San Cristoforo salvano la scuola minacciata dal Comune, allo<br />

Zen portano avanti la famiglia in situazioni ai margini della sopravvivenza.<br />

Chi tiene a galla la Sicilia, alla fine? Le siciliane.<br />

Che soddisfazione per i tifosi! Ma teppisti<br />

e notabili hanno fatto di tutto per lasciare<br />

la squadra (e la città) in serie B.<br />

Chi gioca e chi...<br />

Sapevate che i piduisti del periodo d'oro erano per lo più impegnati i<br />

in Sicilia o siciliani? E chi erano? Con chi avevano a che fare? Un'inchiesta<br />

ormai classica, purtroppo - probabilmente - da rileggere ancora...<br />

Che c'è da ridere<br />

Biani, Kanjano & Ferro, Feola, e naturalmente<br />

"Il Pizzino"... Un saluto al volo dalla migliore<br />

satira italiana, dura, allegra e antimafiosa.


@<br />

Tutti dovrebbero avere riconosciuto<br />

il diritto alla casa, le amministrazioni<br />

dovrebbero adoprarsi in questo senso<br />

con scelte concrete e a volte anche coraggiose,<br />

ma questo purtroppo non è il<br />

caso del comune di Palermo. Qui il problema<br />

della casa non è mai stato<br />

affrontato, non esiste la volontà di risolvere<br />

una emergenza abitativa che<br />

si è ormai cronicizzata.<br />

Il Comitato di lotta per la casa "12 luglio"<br />

propone uno strumento preciso<br />

per affrontare questa emergenza: l'utilizzo<br />

ai fini abitativi delle case confiscate<br />

alla mafia. Abbiamo ottenuto<br />

risultati importanti, fra cui l'assegnazione<br />

provvisoria di circa 60 alloggi confiscati.<br />

Sempre pochi rispetto alle<br />

esigenze e rispetto all'enorme patrimonio<br />

di beni. L'attività del comitato è<br />

stata costantemente boicottata ed ostacolata<br />

da esponenti politici della<br />

maggioranza. Ci siamo sempre oppo-<br />

Un anno di <strong>Casablanca</strong>? Un fatto<br />

straordinario, eccezionale, un avvenimento<br />

che va salutato con molta soddisfazione,<br />

che va festeggiato.<br />

<strong>Casablanca</strong> fa un giornalismo libero e<br />

indipendente, questa è la straordinarietà.<br />

L'Italia è un paese che soffre la<br />

mancanza di una vera informazione, i<br />

giornali piccoli o grandi, le televisioni,<br />

una miriade di testate, sono impegnati<br />

a fare altro, non raccontano i fatti, le<br />

realtà locali.<br />

E allora <strong>Casablanca</strong> che racconta, riferisce,<br />

espone, con molta libertà, assieme<br />

a pochi altri, “fa l’informazione che<br />

non c’è”.<br />

Va guardata con attenzione soprattutto<br />

per tutto l'impegno che ci sta dietro. Io<br />

penso che dovrebbero gioire anche coloro<br />

che ne sono stati criticati perchè la<br />

verità collettiva è una verità che vale<br />

Editoriali<br />

Il diritto alla casa<br />

Toni Pellicano<br />

COMITATO DI LOTTA PER LA CASA "XII LUGLIO"<br />

sti a logiche clientelari e compromessi<br />

denunciando pubblicamente ciò che i<br />

vari politici di turno volevano tenere nascosto.<br />

Le occupazioni abusive a Palermo sono<br />

molto diffuse; solo allo Zen2 gli abusivi<br />

sono oltre 3500, in via Mozambico<br />

il comune sa che da circa tre anni<br />

sette famiglie con gravi problemi occupano<br />

sette alloggi popolari, assegnati<br />

in base alla graduatoria circa un anno<br />

fa. Da ciò la motivazione dell'operazione<br />

sgombero per sistemare alcuni<br />

buttando in strada altri. Ma il Comitato<br />

"12 luglio" nell'ottobre 2006 ha ottenuto<br />

la sospensione dello sgombero,<br />

affinché il comune trovasse una soluzione<br />

dignitosa ai sette nuclei familiari abusivi<br />

per poi consegnare gli alloggi ai<br />

legittimi assegnatari.<br />

L'otto giugno alle 7 del mattino in via<br />

Mozambico a sorpresa si presentano<br />

polizia, carabinieri, vigili urbani, ambu-<br />

per tutti e vuole un paese più giusto.<br />

Una verità collettiva diventa fondamentale<br />

per avere editori più liberi.<br />

Perchè c'è così poca attenzione ai vari<br />

<strong>Casablanca</strong>? Ci sarebbe tutto un<br />

discorso da fare, su ciò che il berlusconismo<br />

ha lasciato nella nostra cultura.<br />

Io spero molto nella nuova legge sulla<br />

editoria. Aspetto di vedere la bozza del<br />

sottosegretario Levi. Non mi voglio pronunciare<br />

prima di aver letto la bozza.<br />

Sono pronto a fare una dura battaglia,<br />

ma spero, adesso con il centro sinistra,<br />

sia la volta buona per fare una buona<br />

legge. Penso ad un incontro allargato<br />

ai rappresentanti degli editori, giornalisti,<br />

realtà associative ed altri. C'è bisogno<br />

di editori seri ed onesti, di<br />

giornalisti coraggiosi che vogliono fare<br />

il loro mestiere. C'è bisogno di informazione<br />

libera, non suddita.<br />

5<br />

lanze, vigili del fuoco, e dirigenti<br />

dell'ufficio sgomberi. L'ordinanza, secondo<br />

la dirigente dottoressa Lo Voi,<br />

era firmata personalmente dal sindaco<br />

Cammarata (che ancora si doveva<br />

insediare). Era la prima volta che si<br />

presentavano gli assistenti sociali per i<br />

minori e le madri ed eventualmente trasferirli<br />

in case-famiglia, smembrando<br />

così il nucleo familiare). L'intervento<br />

del Comitato e di altre associazioni<br />

forse ha contribuito a convincere il dirigente<br />

del comune a sospendere momentaneamente<br />

lo sgombero. Ma<br />

soluzione ultima prospettata dal comune<br />

per l'emergenza casa sembra essere<br />

quella di destinare dei container in<br />

aperta campagna per uso abitativo.<br />

Il Comitato "12 luglio" non ci sta, siamo<br />

dalla parte dei più deboli perché vogliamo<br />

conquistare una giustizia<br />

sociale che viene quasi sempre calpestata.<br />

Il diritto all'informazione<br />

Beppe Giulietti<br />

ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTA' DI STAMPA "ARTICOLO VENTUNO"<br />

Questo anniversario di <strong>Casablanca</strong> mi<br />

sembra un buon auspicio anche più in<br />

generale. Certo, ci sarebbe bisogno di<br />

sostegno. E' una cosa che ripeto<br />

sempre, basterebbero poche cose -<br />

l'accesso al credito, le agevolazioni per<br />

la distribuzione, il telefono, le bollette<br />

dell'energia elettrica...<br />

Esiste anche una clausola che impegna<br />

le istituzioni locali, nel senso che<br />

dovrebbero garantire una piccola quota<br />

pubblicitaria alle realtà locali, ma tante<br />

guardano altrove e fanno finta di nulla.<br />

Occorre una riforma organica dell'editoria.<br />

Magari con dei controlli più idonei -<br />

sono d'accordo, c'è bisogno di controlli,<br />

soprattutto per smantellare tutto ciò<br />

che non risponde ai requisiti. Penso<br />

alle false cooperative, a tanti giornali di<br />

partito...<br />

Buon compleanno, <strong>Casablanca</strong>.


IL PIU' BEL GIORNALISMO<br />

LA SICILIA MIGLIORE<br />

6<br />

GLI ARTICOLI<br />

DI GIUSEPPE FAVA<br />

PER "I SICILIANI"<br />

A CURA DELLA<br />

FONDAZIONE FAVA


Promemoria<br />

LO SPIRITO<br />

DI UN GIORNALE<br />

GIUSEPPE FAVA<br />

Una volta, rispondendo a dei lettori, gli capitò<br />

di scrivere che cosa lui intendeva per<br />

giornalismo<br />

Egregi amici, voi avete tre idee politiche diverse, e mi<br />

piace immaginare che siate un democristiano, un socialista<br />

e un comunista cioè che copriate sostanzialmente<br />

l’arco politico che conta oggi in Italia. lo sono un socialista<br />

senza mai tessera (l’ho scritto altre volte) e perciò ferocemente<br />

critico nei confronti di tutti gli errori<br />

socialisti, continuamente pieno di passione e speranze,<br />

e continuamente deluso nei miei sogni civili. Ma evidentemente<br />

la vostra richiesta non riguardava il mio ideale<br />

politico (che è comunque un fatto gelosamente<br />

personale) e nemmeno la posizione politica del giornale,<br />

che è stata chiara e trasparente fin dal primo numero,<br />

quanto quello che voi chiamate il significato e io più<br />

esattamente vorrei definire lo spirito politico del Giornale<br />

del Sud. Una identità nella quale non gioca più la politica<br />

intesa nel senso grossolano del termine, ma il<br />

concetto di politica come criterio morale della vita sociale.<br />

Da questa prospettiva io posso serenamente e subito<br />

affermare che lo spirito politico di questo giornale è la<br />

verità. Onestamente la verità. Sempre la verità. Cioè la<br />

capacità di informare la pubblica opinione su tu/lo<br />

quello che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i<br />

crimini, le violenze, i progetti, le corruzioni. I fatti e i<br />

personaggi. E non soltanto quelli che hanno vita ufficiale<br />

e che arrivano al giornale con le loro gambe, i comunicati,<br />

i discorsi, gli ordini del giorno. poiché spesso sono<br />

truccati o camuffati per ingannare il cittadino, ma tutti<br />

gli infiniti fatti personali che animano la vita della società<br />

siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati, nascosti,<br />

interrati. Io sostengo che la vera notizia non è<br />

quella che il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente<br />

riesce a scoprire.<br />

Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti<br />

che in una società democratica e libera quale dovrebbe<br />

essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza<br />

essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità<br />

impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità,<br />

accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende<br />

il funzionamento dei servizi sociali, tiene<br />

continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la<br />

costante attenzione della giustizia, impone ai politici il<br />

buon governo.<br />

Se un giornale non è capace di questo, si fa carico<br />

anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si<br />

sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato<br />

indietro i criminali; ragazzi stroncati da<br />

overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro<br />

mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame<br />

mercato, ammalati che non sarebbero periti se la<br />

pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero.<br />

Un giornalista incapace - per vigliaccheria o calcolo<br />

- della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani<br />

che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni,<br />

le corruzioni, le violenze che non è stato capace<br />

di combattere. Il suo stesso fallimento!<br />

Ecco, lo spirito politico del Giornale del Sud è questo!<br />

La verità! Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e<br />

difendere la libertà! Se l’Europa degli anni trenta-quaranta<br />

non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin<br />

dalla prima sfida di violenza, non ci. sarebbe stata la<br />

strage della seconda guerra mondiale, decine di milioni<br />

di uomini non sarebbero caduti per riconquistare una libertà<br />

che altri, prima di loro, avevano ceduto per vigliaccheria.<br />

E’ una regola morale che si applica alla vita dei popoli<br />

e a quella degli individui. A coloro che stavano intanati,<br />

senza il coraggio di impedire la sopraffazione e la violenza,<br />

qualcuno disse: “Il giorno in cui toccherà a voi<br />

non riuscirete più a fuggire, nè la vostra voce sarà così<br />

alta che qualcuno possa venire a salvarvi!”.<br />

[dal Giornale del Sud, 11 ottobre 1981]<br />

7


Riformare<br />

l’università in<br />

modo morbido, quasi invisibile.<br />

Ma riformarla lo stesso, in profondità.<br />

Nel modo di insegnare e di<br />

apprendere. Nel modo di formare nuove<br />

classi dirigenti. E’ questo l’obiettivo di<br />

“Ethicamente”, il progetto che il ministero<br />

dell’Università e della Ricerca ha<br />

lanciato da poche settimane e che ha già<br />

trovato l’adesione di centinaia di docenti.<br />

Proprio così. Mentre si parla di concorsi,<br />

di finanziamenti, di status giuridici, di<br />

classi di laurea, di agenzie per la valutazione,<br />

si fa largo un’idea che può produrre<br />

sulla nostra università effetti<br />

altrettanto e più importanti dei mutamenti<br />

strutturali, incidendo sul suo<br />

software più che sul suo (importantissimo)<br />

hardware. Ci si è mai chiesti infatti<br />

che tipo di classi dirigenti sfornino oggi<br />

le nostre università?<br />

Certo, sappiamo che il livello medio<br />

della preparazione si sta abbassando in<br />

parallelo alla proliferazione delle sedi uni-<br />

Università<br />

Da tempo immemorabile i medici, prima di cominciare a<br />

esercitare la professione, s'impegnano a esercitarla<br />

rispettandone l'etica profonda e non solo le leggi<br />

formali. Perché solo loro e non tutti gli altri<br />

professionisti? Perché non cominciare a<br />

insegnare anche questo a partire<br />

dall'Università?<br />

Il progetto<br />

"Ethicamente"<br />

Un "giuramento<br />

d'Ippocrate"<br />

per tutte<br />

le professioni<br />

NANDO DALLA CHIESA<br />

SOTTOSEGRETARIO UNIVERSITA' E RICERCA<br />

versitarie. Sappiamo, per converso, di<br />

produrre un buon, anzi un ottimo gruzzolo<br />

di ricercatori ogni anno, che alimenta<br />

regolarmente la cosiddetta fuga dei<br />

cervelli e la qualità di molti atenei stranieri.<br />

Ma non sappiamo affatto quale sia il livello<br />

dell’etica professionale e dell’etica<br />

pubblica al quale, mediamente, i nostri<br />

giovani laureati ancoreranno domani il<br />

proprio sapere tecnico, scientifico o umanistico.<br />

Quale uso faranno cioè di quel sapere,<br />

che fondamento gli daranno nelle<br />

loro scelte quotidiane. Con quale senso<br />

delle loro responsabilità sociali lo eserciteranno<br />

e lo accresceranno negli anni<br />

successivi.<br />

Insomma: non sappiamo che cosa essi<br />

rappresenteranno in concreto per lo sviluppo<br />

civile dell’Italia.<br />

E questo è il grande buco nero dei<br />

rapporti tra università e società, tra università<br />

e futuro del paese.<br />

onsabilità sociali è destinato al declino.<br />

Al declino civile, anzitutto, perfettamente<br />

compatibile (entro certi limiti, sia<br />

chiaro…) con un aumento del benessere<br />

economico. E invece l’università, come<br />

ci viene detto e ripetuto – giustamente -<br />

a ogni Finanziaria, ha come suo primo<br />

8<br />

compito proprio quello di fare da battistrada<br />

allo sviluppo.<br />

“Ethicamente” si prefigge dunque di<br />

porre con sempre maggiore forza nei<br />

percorsi di formazione universitari il tema<br />

della crescita intrecciata - sinergica,<br />

verrebbe voglia di dire - della conoscenza<br />

e del fondamento etico che la deve<br />

orientare.<br />

La vera qualità<br />

della professione<br />

Perché la qualità vera della professionalità<br />

di un architetto, di un avvocato, di un<br />

consulente fiscale, di un dirigente di<br />

banca, di un magistrato, di un giornalista,<br />

di un pubblicitario, di un medico, e<br />

ovviamente di un professore universitario,<br />

non è affatto indipendente dal suo tenore<br />

etico, come la storia delle persone<br />

dimostra appena cala la polvere degli<br />

omaggi dovuti alla forza, alla ricchezza<br />

o al potere. Un giuramento di Ippocrate<br />

per ogni professione.<br />

Un giuramento non retorico ma consapevole.<br />

Immaginate un’università che si<br />

dia questo obiettivo e capirete che stiamo<br />

parlando di altro, di ben altro da ciò<br />

che abbiamo oggi sotto gli occhi…


Un Osservatorio<br />

nazionale su mafie e<br />

informazione, una<br />

rete nazionale fra<br />

tutti coloro che<br />

scrivono di mafia,<br />

una formazione di<br />

giovani che possano<br />

occuparsene in futuro<br />

Mi chiedo spesso perché e con qualestato<br />

d’animo un giovane che vive in una<br />

zona ad alta presenza mafiosa, intrisa di<br />

paure, interessi, conformismi, complicità,<br />

diffusa cultura dell’illegalità, trovi la<br />

forza di infrangere il muro d’indifferenza<br />

che lo circonda, sfociando quasi sempre<br />

nell’aperta disapprovazione e in ostilità,<br />

per assumere iniziative pubbliche di denuncia,<br />

di analisi critica, di alternativa ai<br />

silenzi e all’omertà.<br />

Ci sono certo motivazioni personali, modelli<br />

positivi che hanno lavorato in profondità<br />

nell’immaginario prima ancora<br />

che nella formazione di ciascuno,<br />

incontri e suggestioni di persone che non<br />

hanno accettato la prepotenza, la<br />

subalternità e la disonestà come inevitabili<br />

condizioni dell’essere, incontri che segnano<br />

per sempre vita e carattere,<br />

sviluppando impulsi di rivolta anche generazionale,<br />

per costruire un’alternativa a<br />

stereotipi e conformismi frutto di paura e<br />

di opportunismo.<br />

Sempre c’è anche la passione di chi vuole<br />

conoscere per informare gli altri, di<br />

chi non vuole dimenticare, di chi testimonia<br />

e vuole vivere una naturale ricerca di<br />

conoscenza e di memoria, che sono poi<br />

la materia prima del vero giornalismo e<br />

di una comunicazione onesta.<br />

Normalmente però con qualche prezzo<br />

personale da pagare, a partire dall’<br />

incomprensione, da diffidenze, a volte da<br />

rischio fisico, sempre da segnali di isolamento<br />

e di solitudine, nell’ ambiente sociale,<br />

fra coloro che costituiscono oggi e<br />

ancor più domani il naturale e possibile riferimento<br />

per prospettive di lavoro o di<br />

carriera, magari fra i coetanei e gli amici<br />

e perfino nella stessa cerchia familiare. E<br />

affrontando difficoltà di ogni genere, assenza<br />

o carenza di risorse materiali e organizzative,<br />

mancanza di collegamenti e di<br />

Informazione<br />

Liberanetwork:<br />

stampa, scuola<br />

e web<br />

ROBERTO MORRIONE<br />

RESPONSABILE INFORMAZIONE DI "LIBERA"<br />

scambio con esperienze più consolidate e<br />

incisive, lontananza ed estraneità da un<br />

quadro nazionale di iniziative, dalle istituzioni<br />

che rappresentano lo Stato e il rispetto<br />

delle leggi e dell’etica contro<br />

quella sub-cultura fatta di sopraffazioni e<br />

illegalità diffusa e vincente nel proprio<br />

territorio.<br />

E’ soprattutto per cominciare ad affrontare<br />

tutto questo, per rompere l’isolamento<br />

di tanti volontari, di associazioni, di<br />

gruppi di giovani che si muovono e agiscono<br />

sul terreno dell’informazione,<br />

della denuncia e dell’analisi, che sta nascendo<br />

e vuole operare l’Osservatorio nazionale<br />

sull’informazione per la legalità<br />

e contro le mafie, annunciato nell’autunno<br />

scorso agli Stati Generali organizzati<br />

da Libera.<br />

Si sta costituendo per questo a Roma,<br />

con il ruolo centrale dell’associazione diretta<br />

da Luigi Ciotti, una sorta di<br />

“network” per costruire un punto di riferimento,<br />

di scambio, di formazione anche<br />

professionale fra le realtà individuali e di<br />

gruppo impegnate, soprattutto (ma non solo)<br />

nel Meridione, sul terreno<br />

dell’informazione per denunciare e contrastare<br />

tutte le forme di criminalità organizzata<br />

e di illegalità, il sistema di<br />

passività, connivenze e complicità di cui<br />

godono a livello pubblico, politico, economico,<br />

amministrativo e imprenditoriale<br />

che costituisce il volto nuovo e più coperto<br />

delle mafie, del loro crescente potere<br />

ed espansione nel Paese e nel mondo.<br />

Insieme con una costante presenza on line,<br />

operata da un nucleo redazionale<br />

multimediale attivo a Roma, l’Osservatorio<br />

conta di animare e realizzare iniziative<br />

di formazione, seminari, scambi e<br />

forniture di materiali video, accesso a teche<br />

e archivi, progetti di stage nei territori<br />

esposti a livello di università e scuole<br />

di giornalismo, come interfaccia di realtà<br />

finora del tutto isolate e non comunicanti.<br />

Allo stesso tempo vuole essere un<br />

punto di riferimento e di sollecitazione<br />

per il sistema dei media presenti sul<br />

9<br />

mercato, a livello nazionale, regionale e<br />

territoriale, per cercare di costruire<br />

quella continuità di attenzione e capacità<br />

di approfondimento da parte<br />

dell’informazione che è finora mancata,<br />

esaurendosi nella pura cronaca della cosiddetta<br />

emergenza e lasciando enormi<br />

zone d’ombra e di oscurità sulle caratteristiche<br />

“normali” e quotidiane del<br />

complesso sistema criminale e delle sue<br />

reti di copertura a ogni livello.<br />

La partecipazione di organismi del<br />

giornalismo italiano,quali la Fnsi e Articolo<br />

21, di amministrazioni regionali e<br />

comunali motivate e sensibili a questa<br />

enorme questione nazionale, di università<br />

e di associazioni della società civile e<br />

del mondo del lavoro, in collegamento<br />

con le istituzioni dello Stato e con i<br />

compiti della scuola, daranno ulteriore<br />

spessore e significato a questo progetto,<br />

che sarà aperto a tanti giovani impegnati<br />

con varie forme editoriali, stampate, audiovisive<br />

e on line d’informazione e di<br />

denuncia in Sicilia, in Calabria, in<br />

Campania, in Puglia e in tante altre regioni<br />

del Centro-Sud e del Nord del Paese.<br />

E’ certo un percorso complesso e difficile,<br />

ma l’urgenza dell’iniziativa è<br />

enorme, l’offensiva silenziosa delle mafie<br />

estremamente avanzata, mentre le luci<br />

su quanto sta accadendo non si sono o<br />

non restano accese come dovrebbero.<br />

Ma non mancano sensibilità,<br />

comprensione della natura e della gravità<br />

del problema, preoccupazioni, col<br />

conseguente interesse a operare un salto<br />

di qualità nella diffusione dell’allarme e<br />

nella necessità di un’informazione adeguata<br />

e libera.<br />

Esistono motivazioni e risorse umane e<br />

materiali da mettere in campo: si tratta<br />

di integrarle e collegarle fra loro facendo<br />

vivere un concreto progetto.<br />

Diceva Luigi Ciotti agli Stati Generali:<br />

“il tempo è scaduto”. Dunque davvero,<br />

con le parole di Primo Levi, “se non ora,<br />

quando”?


Politica<br />

Tre donne<br />

di sinistra<br />

Sono molto poche le donne nel Parlamento italiano, e lo<br />

sono sia nella destra che nella sinistra. Quest'ultima<br />

comprende diversi piccoli partiti che, recentemente,<br />

hanno manifestato l'intenzione di unirsi per rinnovare la<br />

politica italiana. Come sarà questo rinnovamento? In esso,<br />

quanto conteranno le donne? Lo abbiamo chiesto a tre<br />

esponenti significativi di questi partiti: Olga D'Antona, Manuela<br />

Palermi e Rosa Rinaldi<br />

Rosa Rinaldi<br />

(Rifondazione Comunista)<br />

Con la formazione della sinistra democratica,<br />

c’è un rimescolamento di carte,<br />

un circolare di idee e proposte che spero<br />

non precipiti solo nella definizione<br />

dei rapporti di potere, in un dibattito<br />

chiuso in se stesso, autoreferenziale.<br />

Il paese reale, quello che ha disertato<br />

le elezioni amministrative ed ha “bastonato”<br />

pesantemente il centrosinistra,<br />

quello che sciopera nelle fabbriche<br />

contro l’aumento dell’età pensionabile,<br />

quello che muore ogni giorno nei cantieri,<br />

nei porti, nelle officine malsane,<br />

nelle aziende al nero, il popolo di Vicenza,<br />

le tante persone omosessuali, eterosessuali<br />

e transgender che aspettano<br />

una legislazione rispettosa dei diritti<br />

delle persone e non sessuofoba, gli abitanti<br />

della Campania, che letteralmente<br />

muoiono di spazzatura e di camorra, i<br />

giovani, che non ce la fanno a diventare<br />

adulti con la dignità del loro lavoro,<br />

i vecchi, che sempre più invecchiano<br />

da soli e affidati alle cure ora attente<br />

ora frettolose di mani straniere, che in<br />

Italia non hanno sufficienti diritti e riconoscimenti,<br />

insomma la vita di tutti i<br />

giorni, che dovrebbe essere il sale della<br />

politica, tutto ciò scompare nel dibattito<br />

politico per la costituzione della lea-<br />

dership del nuovo Partito di<br />

maggioranza relativo.<br />

Non deve e non può essere così anche<br />

a sinistra, l’occasione del rimescolamento<br />

di idee è troppo importante.<br />

Le donne, sono tante ed autorevoli,<br />

nella sinistra (mi è piaciuta la scelta<br />

della Sinistra democratica che da subito<br />

ha nominato una donna come capogruppo<br />

alla Camera). C’è un pensiero<br />

di donne che può illuminare e dare il sale<br />

ad una politica di sinistra che stenta<br />

a declinare pratica di governo con<br />

tensione ideale. Le donne possono in<br />

questa riapertura di dialoghi, progetti<br />

ed idee nella sinistra, dare un segno diverso<br />

a partire dal percorso che scelgono<br />

per sé e che propongono per tutti.<br />

Riapriamo la strada ad una ricerca<br />

collettiva a luoghi di pensiero ed azione<br />

femminista…le tante che della politica<br />

hanno passione e intelligenza, ma<br />

rifuggono dai luoghi istituzionali e vivono,<br />

nei movimenti, nella quotidianità<br />

delle contraddizioni reali il loro essere<br />

femministe…La donna di Catania, licenziata<br />

incinta al sesto mese, e quelle<br />

che ancora oggi muoiono di parto, in<br />

ospedale o rifiutate dagli ospedali…E<br />

quelle che sono morte di lavoro nero,<br />

bruciate in un materassificio al nero.<br />

Le donne, nella modernità continuano<br />

a vivere e a morire senza diritti.<br />

10<br />

Riaprire un dialogo a sinistra, rimettere<br />

in circolo idee, proposte ed energie<br />

è necessario per questo, a dar agio, diritti<br />

e dignità a chi oggi se li vede negati,<br />

questo rimescolamento non solo è<br />

positivo ma è necessario.<br />

Mi va di provarci con le altre dentro e<br />

fuori la compagine governativa.<br />

Manuela Palermi<br />

(Partito dei Comunisti Italiani)<br />

Finalmente si è capito. Pensare ad un<br />

partito unico oggi è fuori dalla storia,.<br />

La confederazione lascia autonomia,<br />

visibilità, organizzazione ai singoli<br />

partiti, ma tiene insieme la loro attività,<br />

tenta di portare a sintesi possibili diversità..,<br />

a sinistra l’esigenza di unità<br />

parte ed è sentita fortemente dalla base<br />

ancor prima che dai gruppi dirigenti,<br />

che pure in questi mesi hanno fatto significativi<br />

passi in avanti. Penso, a tal<br />

proposito al lavoro che facciamo in Senato<br />

o alla Camera: mai, su provvedimenti<br />

importanti e “di sinistra”, Pdci,<br />

Prc, Verdi e parte dei Ds - oggi Sinistra<br />

Democratica - hanno votato in modo<br />

diverso. Vorremmo seguitare a<br />

procedere in questo modo, cioè<br />

partendo dai contenuti, dalle cose da<br />

fare e tornare veramente su quei punti<br />

del Programma dell’Unione per i quali


iamo battuti e di cui oggi sembra si sia<br />

persa la memoria: la questione sociale,<br />

ecologista, la laicità dello Stato ed i temi<br />

del lavoro e delle pensioni.<br />

In questo momento crediamo che sia<br />

più opportuno badare alla “cosa” piuttosto<br />

che alla “forma”, ed è per questo<br />

che in ogni occasione parliamo di “sinistra<br />

senza aggettivi”, perché solo così<br />

sarà possibile includere e non escludere.<br />

Con Rifondazione ci accomuna – e<br />

non è poco – la parola “comunista”,<br />

ma non possiamo negare che alcune cose<br />

ci hanno diviso.<br />

Nel 1998 non ci siamo divisi perché eravamo<br />

matti, ci siamo divisi perché è<br />

emersa ad un certo punto in maniera dirompente<br />

su un episodio drammatico,<br />

quale è stato la caduta del primo governo<br />

Prodi, una profonda diversità sul<br />

modo di intendere la politica, i rapporti<br />

col sindacato, l’idea stessa di partito.<br />

Ma anche da qui, da questa diversità di<br />

culture politiche è venuta la proposta<br />

della confederazione.<br />

Sono contenta, ci abbiamo messo anni,<br />

ma finalmente a sinistra si è capito che<br />

le differenze che ci hanno diviso, che<br />

sono state differenze profonde di cultura,<br />

di pensiero, di pratica, non possono<br />

essere cancellate ma superate, andando<br />

avanti, cercando di essere più forti nel<br />

confronto con le forze moderate che<br />

attanagliano il Paese.<br />

Oggi credo che l’unità della sinistra,<br />

partendo (ripeto) dai contenuti, sia<br />

un’esigenza sentita dall’elettorato di sinistra<br />

anche molto deluso da questo primo<br />

anno di governo Prodi.<br />

E' necessario far fare a questo governo<br />

scelte coraggiose in materia di diritti, lavoro,<br />

giustizia sociale, spostando l’as-<br />

Politica<br />

se dell’Unione, che sta andando<br />

pericolosamente verso un centro moderato,<br />

un po’ più a sinistra. E questo non<br />

per il nostro bene ma per il bene di<br />

quelle classi i settori di società che<br />

abbiamo il dovere di rappresentare.<br />

Olga D'Antona<br />

(Sinistra Democratica)<br />

La separazione non è stata indolore.<br />

Ma ora siamo sereni! Abbiamo già<br />

dato inizio alla costruzione del nuovo ritrovato<br />

orgoglio identitario: entusiasmo,<br />

speranza. Il nostro movimento<br />

sarà plurale e unitario con l’ambizione<br />

di trovare una sintesi tra tutte le forze<br />

di sinistra.<br />

La sfida è difficile, ci anima di entusiasmo,<br />

ci restituisce vigore. Siamo pronti<br />

a mettere a disposizione di questa idea<br />

le nostre migliori energie. Cercheremo<br />

di mantenere un forte ancoraggio a sinistra<br />

per evitare derive gregarie, troppo<br />

spostate al centro. Nella consapevolezza<br />

che avere smarrito l’utopia, non<br />

coltivare dentro di sé la visione, il fine<br />

del proprio impegno, affievolisce l’entusiasmo<br />

spegne la passione. E di passione<br />

c’è bisogno. Abbiamo memoria del<br />

nostro passato, che guardiamo con motivato<br />

orgoglio, ma ora dobbiamo essere<br />

capaci di interpretare e dare risposte ai<br />

nuovi bisogni di una società profondamente<br />

cambiata e in continua, veloce<br />

trasformazione.<br />

Parleremo dei salari degli operai e<br />

delle pensioni degli anziani; degli<br />

emarginati, degli immigrati, dello<br />

sfruttamento dei nuovi schiavi, delle<br />

giovani donne straniere, adolescenti, poco<br />

più che bambine, costrette a prosti-<br />

11<br />

Da sinistra:<br />

Olga D'Antona, deputata<br />

della Sinistra Democratica,<br />

Manuela Palermi.<br />

capogruppo Verdi-Pdci<br />

al Senato e<br />

e Rosa Rinaldi (Prc),<br />

sottosegretaria<br />

al Lavoro.<br />

tuirsi sulle nostre strade. Parleremo di<br />

una società dove ciascuno sia libero di<br />

amare e di scegliere la persona con cui<br />

condividere la propria vita nel modo<br />

che crede, senza per questo essere<br />

considerato diverso ed essere trattato<br />

da diverso. Parleremo della preoccupazione<br />

per un clima sempre più caldo<br />

dove il sole, un tempo amico, ora ci<br />

brucia la pelle e ci contende l’acqua.<br />

Parleremo del bisogno d’Europa che<br />

c’è per affrontare i grandi temi globali,<br />

le ingiustizie che producono miseria,<br />

le guerre. Saremo costruttori di pace!<br />

Parleremo del nostro senso di legalità.<br />

Dei lavoratori in nero, della sicurezza<br />

sui luoghi di lavoro, di certi profitti<br />

delle banche che non garantiscono i risparmi<br />

dei cittadini e di certe speculazioni<br />

finanziarie.<br />

Parleremo di questione morale! Enrico<br />

Berlinguer per noi è ancora vivo, ed è<br />

ancora giovane! Vogliamo che, nel nostro<br />

movimento, siano valorizzate le<br />

competenze e l’impegno delle compagne,<br />

prezioso contributo di modernità<br />

e di cambiamento. Scegliere come<br />

capogruppo alla Camera una donna,<br />

alla sua prima legislatura, con un bagaglio<br />

di esperienza maturato nel mondo<br />

del lavoro con particolare riferimento<br />

alle discriminazioni femminili è stato<br />

un segnale.<br />

Dobbiamo trasmettere intorno a noi<br />

calore umano: che le persone sappiano<br />

che da noi possono trovare accoglienza,<br />

una comunità che condivide<br />

ideali e valori, che vuole aver cura<br />

delle relazioni umane perché è anche<br />

dalla qualità dei rapporti tra le persone<br />

che si deve distinguere il nostro movimento.


Palermo<br />

Le libere<br />

donne<br />

dello Zen<br />

GRAZIELLA PROTO<br />

Acqua niente perché sono abusivi. Perciò, acqua minerale.<br />

Luce niente, per lo stesso motivo. Perciò, un tanto a testa<br />

per l'allacciamento abusivo. Molti ragazzi spacciano,<br />

qualcuno vorrebbe smettere. Stato? Chissà dov'è. Eppure,<br />

questo quartiere resiste. Sfidando ogni legge della natura<br />

(e della questura), queste donne riescono in qualche modo<br />

a far sopravvivere le proprie famiglie e il quartiere. Prima<br />

di dare giudizi, pensate a cosa finora abbiamo dato loro<br />

“Scusi, come si arriva allo Zen2?” Ci<br />

guarda strano: “Per me la città finisce a<br />

viale Strasburgo”. Arriviamo lo stesso e<br />

posteggiamo davanti a una scuola.<br />

“Razzismo noi dello Zen1?” disse la signora<br />

sbracciandosi. Poi mettendo le mani<br />

ai fianchi a mo’ di provocazione si<br />

rivolse alla maestra di suo figlio: Siete<br />

voi classisti insegnanti perché se mio figlio<br />

ha una difficoltà voi me lo mettete<br />

per ultimo, la fate voi la discriminazione<br />

a quelli di qui”.<br />

“Tante mamme dello Zen 1 e 2 sono così,<br />

e alcuni insegnanti lo hanno sperimentato<br />

sulla loro pelle - spiega Sonia, la ragazza<br />

che aveva il compito di intercettarci -<br />

Certamente – aggiunge - tutto ciò è criticabile,<br />

però se si riesce ad entrare nei<br />

problemi, a individuare un obiettivo, e si<br />

convincono che è un loro diritto, le<br />

donne dello Zen partono in quarta. Mani<br />

ai fianchi e la battaglia è già iniziata”.<br />

Non sono tutte uguali. Però sul quartiere<br />

Zen di Palermo, è finita l'epoca dei titoli<br />

urlati, i massimi sistemi, i paletti, i<br />

distinguo. Mentre andiamo in giro nella<br />

zona chiamata Zen2, alla ricerca del<br />

centro sociale Catalano, gestito dall'Associazione<br />

Zen Insieme, assistiamo ad una<br />

chiacchierata tra due balconi:<br />

“Signora Maria, allora siamo d'accordo -<br />

diceva la signora Lucia, proprietaria abusiva<br />

di un appartamento alla sua vicina di<br />

casa, anche lei abusiva - a luglio lo faccia-<br />

mo questo cambio di casa, facciamo il trasloco,<br />

io scendo al primo piano, così mio<br />

marito non avrà più il problema delle scale<br />

e lei si trasferisce qui, vedrà che panorama<br />

dal terzo piano”.<br />

Parlavano a voce alta e alla luce del sole.<br />

“Per loro è tutto normale – dice Graziella<br />

– compresa la condizione di abusivi”.<br />

Lo Zen2, come lo Zen1, voleva essere un<br />

nuovo modello di edilizia popolare,<br />

all'insegna della vivibilità, della modernità,<br />

ma poi qualcosa non è andato per il<br />

verso giusto. Ci guardiamo intorno:<br />

"Per me la città<br />

finisce qui al viale"<br />

ovunque fotografie di Rita Borsellino<br />

candidata alla regione. La speranza e<br />

l’illusione dopo un anno sono ancora là,<br />

attaccati ai muri. Lunghissimi viali che si<br />

incrociano fra loro, spazi abbandonati pieni<br />

di erbacce e rottami. Corridoi di lamiere<br />

e cemento che si rincorrono creando<br />

un paesaggio angosciante e inquietante.<br />

Tra i panni stesi al sole, numerosi condizionatori<br />

d'aria – qui d'estate si muore<br />

per il caldo – e tante antenne paraboliche<br />

- le soap, e le trasmissioni tipo Amici o<br />

Uomini e donne, sono molto seguite.<br />

Non un fiore, non una piazza. Nulla di piacevole,<br />

di attraente.<br />

Vent'anni fa, intere famiglie o gruppi di<br />

persone hanno occupato abusivamente le<br />

12<br />

case, non ancora ultimate, vi portarono i<br />

loro mobili, e “Ci siamo arrangiati un pochettino..."<br />

dicono per spiegare che abusivamente<br />

si allacciarono anche la luce, il<br />

gas e l'acqua.<br />

Nessuno ricorda che l’amministrazione<br />

comunale in tutti questi anni abbia fatto<br />

qualche passo, qualche iniziativa, per<br />

tentare di risolvere la situazione che si è<br />

venuta a creare. In venti anni, nulla... Sono<br />

stati formalizzati molti allacciamenti<br />

per luce e gas, ancora non ci sono gli<br />

allacciamenti per l'acqua.<br />

Da un po’ di tempo il comune ha deciso<br />

di assegnare legalmente le case che sono<br />

state occupate abusivamente, ma pretende<br />

la messa in regola con l'acquedotto.<br />

L’acquedotto sostiene che non può<br />

fare i contratti: e tutto rimane com'è.<br />

“Qui allo Zen, il degrado lo abbiamo e ce<br />

lo teniamo, ma non deve venire più nessuno.<br />

La dobbiamo smettere con i giornalisti<br />

che vengono, fanno il servizio in tv e<br />

scompaiono”. Iosè è incazzatissima, è titolare<br />

di una specie di piccola pizzeria e<br />

si sente strumentalizzata.<br />

Arriviamo al centro sociale. “Bice si scusa<br />

ma è dovuta andare al funerale” ci dice<br />

Giusi la ragazza che ci viene incontro.<br />

Un funerale? Ci spiegano che è morta la<br />

signora M., una donna che il centro seguiva<br />

da parecchio tempo. La chiesa e<br />

l’abitazione della morta sono abbastanza<br />

vicine, ci avviamo.


FOTO DI<br />

NADIA FURNARI<br />

Palermo<br />

"Quelli che guadagnano un po' di soldi non sanno come<br />

spenderli. Non conoscono alternative oltre il quartiere"<br />

La scena che ci si presenta è dolorosa. Triste.<br />

Esagerata. C’è un grande schieramento<br />

di forze dell’ordine, e già questo<br />

crea tensione. Dopo lo schieramento dei<br />

poliziotti, dal furgone della polizia esce il<br />

giovane G. un minorenne imputato per<br />

spaccio. Sta ammanettato tra due poliziotti.<br />

Dietro richiesta della associazione<br />

Zen Insieme (da vent'anni nel quartiere<br />

con Bice Mortillaro), ha ottenuto due ore<br />

di permesso per vedere la mamma morta.<br />

Alcuni poliziotti entrano nella stanza della<br />

deceduta, fanno uscire tutti, e dopo fanno<br />

entrare G.. Sempre ammanettato, sempre<br />

scortato. La piccola folla di amici e<br />

parenti fuori dalla casa aspetta e il funerale<br />

slitta di qualche ora. G. si godrà la sua<br />

mamma distesa sopra il letto al centro<br />

della stanza, da solo. Anzi no, in compagnia<br />

dei poliziotti che lo scortano.<br />

“Qui la polizia viene solo per arrestare<br />

persone e quindi c’è un odio mortale per i<br />

poliziotti - dice Mirella – non si vede mai<br />

nessuno per tutelare, proteggere, vigilare.<br />

Il senso dell'abbandono, dell'esclusione,<br />

del disagio, è generalizzato - conclude”.<br />

“Io – dice Bice - sono qui dagli anni 90, le<br />

altre, spesso, sono costrette a cambiare.<br />

Abbiamo lavorato soprattutto sulle donne.<br />

All’inizio per conquistare la loro fiducia<br />

andavamo a trovarle a casa. Un caffé insieme,<br />

una chiacchierata... Erano per lo più<br />

donne giovanissime, quasi tutte donne isolate,<br />

sotto un controllo sociale che oggi è<br />

aumentato si estende anche alle giovanissime,<br />

e alle adolescenti...”<br />

“A causa della forma e della struttura dei<br />

palazzi, con il cortile interno, - lamentano<br />

a più voci - nelle famiglie non c’è privacy;<br />

Ognuno vede l’altro dal suo balcone e<br />

ognuno sente quello che dice l’altro: le case<br />

hanno le pareti molto sottili”.<br />

“Qui le donne sono vittime e complici – ri-<br />

"Vittime<br />

e complici"<br />

prende Bice accalorandosi - c’è una cosa<br />

di loro che io non accetto; ad un certo<br />

punto la madre decide che il figlio di tredici<br />

quattordici anni deve portare i soldi a casa.<br />

I ragazzini stanno tutto il giorno fuori<br />

perchè devono garantire la presenza; le loro<br />

mamme fanno finta di non sapere come<br />

portano i soldi. Prima che ci fosse questo<br />

spaccio così diffuso, i poveri ragazzi lavoravano<br />

dodici ore al giorno in qualche salumeria<br />

a portare le cose a casa per quattro<br />

soldi, ma andava bene così. Oppure, andavano<br />

di notte a raccogliere ferro vecchio.<br />

E’ un vissuto dell’adolescente che noi<br />

contestiamo e contrastiamo, e per loro,<br />

rappresenta il passaggio da adolescente ad<br />

adulto – aggiunge. - Adesso c'è lo spaccio.<br />

Quando c’è la mafia che avalla, il fatto<br />

che la madre lascia perdere tutto perché<br />

porta i soldi a casa, è grave. E’ grave - ripete”.<br />

Si ferma solo un attimo “Spesso i ra-<br />

13<br />

gazzi ci danno messaggi di aiuto, con uno<br />

stiamo avviando il sevizio civile internazionale<br />

perché lo stesso ci ha chiesto di<br />

andare via - riprende fiato e poi - con una<br />

altro stiamo avviando una altra piccola cosa,<br />

però tutto con molto cautela perché<br />

non verremmo che Lo Piccolo infastidito<br />

dicesse no questo non si fa”.<br />

Intanto, viene fuori che qualcuno dei ragazzi,<br />

stanco di stare sempre e a tutte le<br />

ore per strada, comincia a ribellarsi. Pur<br />

guadagnando. Quelli che guadagnano un<br />

po’ di soldi non sanno come spenderli.<br />

Non conoscono alternative oltre il quartiere.<br />

“Con lo spaccio – riprende Barbara che<br />

grazie al centro sociale ha studiato – c’è<br />

un certo benessere, nuovo, che penalizza<br />

le donne e i ragazzini, che partendo dal bisogno,<br />

ogni tanto uscivano dal quartiere.<br />

Adesso – aggiunge - è come se l’uomo dicesse<br />

ma tu vuoi andare al mare? Ti porto<br />

io. Vuoi la pizza? che problema c’è. Le<br />

donne hanno un nuovo disagio come se<br />

gli uomini avessero più potere con queste<br />

entrate. Io non ho avuto mai questi problemi,<br />

mio marito è una persona a modo”<br />

“Da quando hanno arrestato Provenzano, -<br />

raccontano Graziella, Alessandra e Nina,<br />

donne operatrici ed abitanti dello Zen - il<br />

latitante Lo Piccolo pare che sia il padrone<br />

dello Zen2 e si dice che la zona sia diventata<br />

il deposito della cocaina di tutta<br />

Palermo. Qui c’è spaccio e rifornimento.


"Ci sono duetre<br />

capetti al<br />

massimo e poi<br />

un esercito di<br />

ragazzi che<br />

fanno da<br />

schiavi"<br />

"Mi buttano<br />

fuori? Io<br />

faccio succedere<br />

il<br />

finimondo,<br />

m'incateno<br />

piuttosto!"<br />

Ci sono solo due al massimo tre capetti ed<br />

un esercito di ragazzi che fanno da schiavi.<br />

Sono quelli che poi vanno in carcere.<br />

Perché i più esposti. E d’altra parte con<br />

tutti questi labirinti è difficile anche per i<br />

carabinieri trovare qualcosa”.<br />

“Spesso siamo noi che vogliamo che le cose<br />

funzionino, più delle donne dello zen -<br />

interviene Dominique, bellissima con il<br />

suo pancione. Partorirà ad agosto ed ancora<br />

è qui nel quartiere, dove, dal suo ufficio<br />

cerca di dare soluzioni ad annosi<br />

problemi. Vuole restare a lavorare nel<br />

quartiere fino a quando lo potrà fare.<br />

* * *<br />

“L’occupazione abusiva dello Zen 2? -<br />

spiega Serafina - pare che sia stata come<br />

dire pilotata, qualcuno ha voluto così.<br />

Pensa che le case sono state occupate<br />

quando ancora non erano complete, mancavano<br />

gli infissi, le fogne, i muri non erano<br />

finiti. Lo stato non è riuscito a finire la<br />

struttura perché sono state prese prima.<br />

Palermo<br />

Forse non c'erano più soldi e non si potevano<br />

finire, in questo caso lo stato ha anche<br />

risparmiato - dice con ironia - Le hanno finite<br />

di costruire gli occupanti". "Però stiamo<br />

attenti – aggiunge - dalle case dei<br />

carabinieri, dei poliziotti, la gente abusiva<br />

è uscita dopo l’occupazione. Come mai?”.<br />

"Qui non c'era<br />

niente"<br />

“Qui non c’era niente, tutto a spese nostre<br />

abbiamo fatto - dice Margherita. Le case,<br />

le abbiamo costruite, perché non esistevano...<br />

ho dovuto mettere porte, servizi sanitari,<br />

finestre, adesso parlano di<br />

assegnazioni, ma ci vuole il contratto di casalotto<br />

e casalotto non lo vuole fare...”<br />

“Anche noi abbiamo fatto la richiesta per<br />

il contratto dell’acqua, ma siccome ci<br />

hanno detto che non era possibile, ci siamo<br />

allacciati abusivamente - raccontano<br />

al centro”.<br />

14<br />

"Abbiamo fatto<br />

richiesta per il<br />

contratto<br />

dell'acqua. Ci<br />

hanno detto<br />

che non era<br />

possibile"<br />

"Veniamo<br />

dallo Zen e<br />

lo vogliamo<br />

urlare" fa<br />

il rap dei<br />

ragazzi del<br />

quartiere...<br />

Tuttavia, senza il contratto ufficiale non<br />

si corre il rischio di essere buttati fuori?<br />

“Mi buttano fuoriii? Io faccio succedere il<br />

finimondo, piuttosto mi incateno, rompo<br />

teste... ho tre figli, da qui non esco manco<br />

con le cannonate" dice alzando la voce<br />

Margherita. Allo Zen è arrivata da pochi<br />

anni all’interno di un flusso migratorio caratteristico<br />

del quartiere nel senso che ci<br />

sono famiglie che utilizzano gli alloggi<br />

solo fino a quando non ne trovano uno<br />

più idoneo alle loro necessità. Chi ci riesce,<br />

si trasferisce perché si sente discriminato<br />

dal resto della città. Succubi di una<br />

forma di razzismo assurdo.<br />

Lo Zen è rifiutato dalla città; lo Zen2 è rifiutato<br />

dallo Zen1 che lo ritiene responsabile<br />

della cattiva fama che il quartiere ha<br />

a livello nazionale. “Veniamo dallo Zen e<br />

lo vogliamo urlare...”canta un rap fatto da<br />

un gruppo di ragazzi del quartiere, e il<br />

complessino musicale sta avendo<br />

parecchio successo. Anche fuori.


“Ogni insula si è evoluta o involuta per i<br />

fatti propri, e quindi fra le varie insule sono<br />

sorti dei conflitti con conseguente deterioramento<br />

dei rapporti sociali – fa Bice –<br />

i ragazzi di un centro sociale – aggiunge -<br />

non vogliono andare nell’altro che si trova<br />

dall’altro lato del rione perchè uno è il<br />

centro sociale dove si spaccia mentre<br />

nell’altro sono riusciti ad evitarlo”.<br />

A questo punto vengono fuori alcuni episodi<br />

a dimostrazione che gli abitanti dello<br />

Zen1 non hanno odio verso i loro vicini<br />

dello Zen2, tuttavia, si sottolinea da più<br />

parti, diversa è la loro storia.<br />

“Lo Zen1 è un quartiere autonomo perché<br />

ha tante cose che funzionano, tanti servizi,<br />

farmacie, negozi; - dobbiamo dirle queste<br />

cose esorta Serafina – E’ nato da un<br />

progetto che è stato pensato e studiato per<br />

condizioni di vita normali, case popolari<br />

assegnate regolarmente, seguendo una graduatoria.<br />

Le chiavi sono state distribuite e<br />

consegnate ai legittimi assegnatari, acco-<br />

Palermo<br />

munati tutti, dal fatto che erano assegnatari.<br />

Bastava questo per entrare in sintonia.<br />

All’inizio quasi tutti gli arrivati si attivavano<br />

per sbrigare i problemi. Bisogna dirle<br />

queste cose – dice Serafina e altre donne,<br />

più timide, concordano - Per agevolare la<br />

nascita della prima scuola - continua – c'è<br />

"Per fare nascere<br />

la prima scuola"<br />

stata molta collaborazione, tu pensi ai<br />

banchi, tu alla luce, tu al risanamento...” .<br />

Allo Zen2 è tutta un’altra storia. “Ci si è<br />

dovuti arrangiare”.<br />

Ma cosa manca di più allo Zen2? “Mancano<br />

i lampioni in buona parte del rione e<br />

questo crea problemi incredibili non appena<br />

inizia a fare buio - spiega Giusi”. “Lo<br />

Zen 2, è un quartiere del comune? Perché<br />

mancano i lampioni? Che qualcuno della<br />

amministrazione ci dica non mettiamo i<br />

lampioni allo Zen perchè li rompono.<br />

15<br />

“Invece nulla - interviene in modo molto<br />

colorito Nadia”. “In verità, spesso sono<br />

gli spacciatori che li rompono apposta<br />

interviene Graziella - per attenuare la visibilità”.<br />

“Si, ma il comune cosa fa?<br />

Incalza ancora Nadia”. In un paese civile<br />

è normale che lo stato ne prende solamente<br />

atto?”. A questo punto le donne del<br />

quartiere, operatrici o abitanti, si accalorano,<br />

si infervorano, si appassionano.<br />

“Io frequento questo centro da quattro<br />

anni, qui nel quartiere non ho amiche, sono<br />

più piccole di me. Se volessi fare una<br />

passeggiata? Non c’è nulla, trovi qualche<br />

panchina allo Zen1, qui al 2 non c’è<br />

nulla”.<br />

Giusi è una ragazza che vive allo Zen2,<br />

grazie al Centro studia, ha tanti progetti<br />

da realizzare. La gente dello Zen ha<br />

anche delle speranze, delle aspettative.<br />

Avrebbe bisogno di essere ascoltata,<br />

considerata, il problema più grosso è<br />

quello di arrivare a fine settimana.


Catania<br />

Le mamme<br />

riconquistano<br />

l'Andrea Doria<br />

GIUSEPPE SCATA'<br />

"E va bene: ve la lasciamo per altri due anni". E' finita così,<br />

per ora, la famosa battaglia della Scuola Andrea Doria,<br />

l'unica scuola del quartiere più popolare, San Cristoforo. Il<br />

Comune la voleva chiudere ma le mamme, con una lotta<br />

da Iliade, l'hanno difesa. In autunno i bambini torneranno<br />

a scuola ma gli speculatori, che volevano fare i loro affari<br />

su quel terreno, mica ci hanno rinunciato. Le mamme ora<br />

festeggiano, ma con gli occhi aperti...<br />

“Ringraziamo il comitato civico in difesa<br />

della Doria, ringraziamo il prefetto, l’arcivescovo,<br />

le Orsoline, il GAPA e tutte le<br />

persone che ci sono state vicine in questa<br />

lotta”. E’il 9 Giugno. La Giunta invia al<br />

fax dell' Andrea Doria la copia di una delibera<br />

preannunciata: la scuola resta in via<br />

Cordai 59 per altri due anni. Manca però<br />

un documento: la copia del nuovo<br />

contratto d'affitto e la garanzia che il plesso<br />

verrà messo a norma di sicurezza.<br />

"Avrete tutto", promette l'assessore Maimone.<br />

Le mamme festeggiano. Tolgono<br />

le catene ai cancelli, ma non buttano il<br />

lucchetto.<br />

* * *<br />

“C’era na vota nu rè bufè, biscotta e minè.<br />

Stu rè, bufè biscotta e minè…”,<br />

canticchia l’assessore Maimone in una sala<br />

del Palazzo degli Elefanti. Con la mano<br />

batte il ritmo e guarda negli occhi le<br />

madri dell’Andrea Doria. E’ il 22<br />

Maggio. Ci accomodiamo nella sala.<br />

L’elefantino di vetro, imbizzarrito, con la<br />

proboscide sollevata e al centro del tavolo,<br />

stavolta riflette diciassette volti: ancora<br />

le quattro donne della Doria,<br />

Maimone, l’assessore Drago, il capogabinetto<br />

Ferlito, una segretaria, il consigliere<br />

comunale per An Puccio La Rosa, un<br />

secondo consigliere, due funzionari comunali,<br />

e tre uomini del comitato cittadino<br />

in difesa della scuola, tra cui me, cronista<br />

per <strong>Casablanca</strong> e per I Cordai. Maimone<br />

parte e dice subito: “La scuola Andrea Doria<br />

non si tocca. Verrà semplicemente trasferita<br />

in un altro plesso, a poco più di<br />

cento metri”, qui si ferma e prende la carica,<br />

e poi, tutto d’un fiato: “Nella Livio<br />

Tempesta di via Gramignani, ristrutturata,<br />

ampliata, e finalmente a norma di sicurezza”.<br />

Dopo un suo piccolo movimento della mano<br />

la segretaria comincia a leggere una<br />

lettera dell’avvocato delle Orsoline: “Come<br />

già comunicato precedentemente,<br />

mettiamo in vendita il plesso”.<br />

"C'era una volta<br />

un re..."<br />

“Insomma”, dice stupefatto Maimone,<br />

“Il comune non può certo acquistare un<br />

immobile di 3 milioni di euro per<br />

spenderne poi 1 e mezzo per l’adeguamento<br />

strutturale! Sarebbero spese di tipo<br />

straordinario e la Corte dei Conti ci<br />

bloccherebbe subito”. “Ma la Tempesta<br />

che c’entra, è del quartiere Angeli custodi!”,<br />

urla una madre, e La Rosa, cronometro<br />

alla mano: “E’ vicinissima. Ieri ho<br />

fatto a piedi il tratto tra la Doria e la<br />

Tempesta, lo confesso, e sono solo 7 minuti.<br />

Li ho contati”.<br />

“Tra l’altro - incalza Maimone - i dati nazionali<br />

registrano un aumento dell’obesità<br />

tra i ragazzi, e quella passeggiata gli<br />

farà certo bene”. Attimo di silenzio. Una<br />

16<br />

delle madri cerca di farsi sentire tra un<br />

intervento e un altro: “Con quella scuola<br />

ci siamo cresciuti, per noi è come un monumento,<br />

è proprio davanti casa”. La Rosa<br />

e gli altri ridono.<br />

Ferlito, il capogabinetto, non ha un cronometro<br />

né una calcolatrice, e fa rapidi<br />

calcoli: “Insomma, alla Tempesta sono<br />

occupate solo 4 aule su 18, e i 240 bambini<br />

della Doria c'entreranno comodamente”.<br />

Da un angolo emerge la voce di Drago:<br />

“La Doria appartiene al passato. Costruiremo,<br />

come già in progetto, due scuole<br />

nuove nella zona di San Cristoforo. Noi<br />

abbiamo il dovere di tutelare quei ragazzi”.<br />

E Maimone, come per dare una<br />

benedizione: “Ogni bambino che sottraiamo<br />

alla strada è una conquista per la<br />

città”. Nuovamente silenzio. Un giornalista<br />

de I Cordai prende la parola: “Io ho<br />

visto il piano integrato di San Cristoforo<br />

e non risultano nuove scuole in fase di<br />

progettazione”.<br />

Drago si complimenta per la risposta ben<br />

articolata e aggiunge “Le costruiremo, le<br />

gare d’appalto sono già bandite”. Maimone<br />

chiede per telefono la planimetria per<br />

dimostrare quanto detto e dall’altro lato<br />

gli rispondono picche, “Io vi denuncio”,<br />

chiude, e poi: “Quei bambini sono i nostri<br />

bambini”, dice ancora, sovrapponendosi<br />

alla voce di La Rosa che afferma<br />

contento che le madri hanno capito tutto


FOTO DI GIUSEPPE SCATA'<br />

(AGENZIA LIBERA IMMAGINE)<br />

e sono d’accordo, mentre la donna gomito<br />

a gomito con lui ripete già da un paio<br />

di minuti: “Un buco nell’acqua, un buco<br />

nell’acqua…”. Ad un nuovo cenno della<br />

mano la segretaria rilegge la lettera<br />

dell’avvocato delle Orsoline, nessuna la<br />

ascolta, ma lei prosegue.<br />

E’ l’unica donna presente insieme a una<br />

ispettrice della Digos e alle quattro madri.<br />

La settima è inginocchiata dietro il tavolo<br />

e alle spalle degli uomini. Ha le<br />

mani sul volto e ormai non oppone più difesa<br />

alle pietre scagliatele addosso. E’<br />

inclinata da un lato e sanguina, ma non<br />

crolla ancora. E’ un grande dipinto della<br />

Lapidazione.<br />

“Stu rè, bufè biscotta e minè, aveva na<br />

figghia befigghia biscotta e minigghia…”.<br />

Il giorno dopo, alla Livio Tempesta: il<br />

cantiere è ancora aperto, e dei fili della luce<br />

scoperti fanno un arco sull’ingresso, dove<br />

un’isolata macchinetta del caffé dà il<br />

benvenuto.<br />

Cammino, seguito da un uomo: “La scuola<br />

è qui da sempre, è un pezzo di storia”,<br />

dice e saluta gli operai che pranzano, “A<br />

settembre 150 alunni sono stati spostati al<br />

plesso della Playa, e noi gli abbiamo promesso<br />

che sarebbero ritornati qui l’anno<br />

prossimo. Non c’è spazio per la Doria”.<br />

I corridoi sono appena intonacati e freschi<br />

e comincio a contare, anch’io senza<br />

cronometro e calcolatrice: 18 aule, di cui<br />

Catania<br />

quattro occupate, è proprio vero, la matematica<br />

non è un opinione. Ma sei di queste<br />

sono aule esattamente dimezzate,<br />

come se avessero usato un coltello da cucina<br />

su una torta alla crema, e due dovranno<br />

ospitare archivio e sala riunioni.<br />

“Io ho paura quando mio figlio va a pedi<br />

fino alla Playa, mica posso accompagnarlo.<br />

E nei giorni di pioggia?”, fa una<br />

donna, fuori di sé, e l’uomo, guardando i<br />

pontili del cantiere: “Lei sa che molti padri<br />

qui sono pescatori. Ecco, noi siamo in<br />

una barca sola nel mare, di notte. Senza<br />

stelle, e senza bussola, dove andiamo?”.<br />

Esco dalla Tempesta, prima di rimanerne<br />

inghiottito.<br />

"Una soluzione<br />

illogica"<br />

La Tempesta dichiara alla stampa che lo<br />

spostamento della Doria in via Gramignani<br />

è “una soluzione illogica”. Maimone<br />

reagisce e ribatte con una nuova idea: trasferire<br />

la Doria nelle dieci aule di via Case<br />

Sante, ma il preside della Doria,<br />

Santonocito, dice che lì c’è agibilità per<br />

soli quaranta alunni in più, come comunicato<br />

e raccomandato dallo stesso comune,<br />

con una circolare del 2005. E poi è<br />

quartiere Cappuccini. Non è certo necessario<br />

andare in alto mare o sulle banchine<br />

delle tonnare siciliane, per trovare dei profughi.<br />

Il 30 Maggio le mamme della Do-<br />

17<br />

"Questa scuola<br />

è il cuore<br />

di questo<br />

quartiere, non<br />

si può levare.<br />

Sarebbe come<br />

togliere la<br />

statua<br />

dell'elefante<br />

da piazza<br />

Duomo!"<br />

www.associazionegapa.org<br />

ria occupano la scuola: “La Doria è il<br />

cuore di San Cristoforo e di tutta la città.<br />

Allora sa che ci dico al sindaco, perché<br />

non togliamo l’elefante da piazza Duomo?!”.<br />

“Sta figghia, befigghia biscotta e minigghia<br />

aveva n’acceddu beceddu biscotta<br />

e mineddu…”.<br />

“Come possiamo noi educare i nostri<br />

bambini se il comune non vuole pagare<br />

nemmeno l’affitto di una scuola?”, urla<br />

sul palco la signora Di Fazio, durante lo<br />

sciopero generale del primo giugno.<br />

Più tardi il comitato civico in difesa della<br />

Doria, insieme alle donne di San Cristoforo,<br />

entra in prefettura. Maimone tira<br />

subito fuori un verbale senza firme e<br />

senza date e legge: “La Tempesta ha a<br />

disposizione 12 aule libere”, “Non è vero,<br />

quelle aule aspettano il ritorno degli<br />

studenti che abbiamo dovuto spostare al<br />

plesso Playa. Io l’ho scritto e firmato, e<br />

lei l’ha omesso”, dice il dirigente della<br />

Tempesta, e Maimone, rivolto al preside<br />

della Doria: “Perché ha chiesto ufficialmente<br />

la messa in sicurezza della<br />

scuola? E' un motivo in più per andare<br />

via dalla Doria”, e il preside: “La<br />

maggior parte delle scuole catanesi non è<br />

a norma. E poi io posso prendermi la responsabilità<br />

di una struttura che sta al di<br />

fuori della legge?”.<br />

A questo punto il prefetto, una signora di<br />

mezz'età, si intromette con un guizzo:


"D'accordo, d'accordo... contatterò di<br />

nuovo la proprietà delle Orsoline, e proverò<br />

a convincerla a non vendere”.<br />

All’uscita l’assessore è circondato dalle<br />

madri. Lui prende un grande foglio, lo<br />

apre sul cofano di un auto, e con il dito<br />

tocca un piccolo punto di un disegno San<br />

Cristoforo: “C’è già una gara per una nuova<br />

scuola”, “Ma sta parlando di un bando<br />

di idee, e per un progetto di scuola<br />

materna, mica è un appalto!” gli rispondono.<br />

“Lo cambiamo” fa lui, “Certo, fin<br />

quando è un’idea”, fa un altro. Un geometra<br />

chiede di guardare le carte e si china<br />

sul cofano, Maimone avvolge la pianta e<br />

la nasconde sottobraccio. “Perché non pa-<br />

Catania<br />

gate proprio l’affitto della Doria, e rispettate<br />

gli altri pagamenti?”. E lui “C’è<br />

un ordine di debitori da rispettare”, “Ma<br />

quello non è per i servizi? Che c’entrano<br />

gli affitti?!”.<br />

“…St’aceddu beceddu biscotta e mineddu<br />

ci vulò…”.<br />

"Ma che c'entrano<br />

gli affitti?"<br />

Il 6 Giugno al teatro ambasciatori di Catania<br />

c’è il progetto Legalità & Cittadinanza:<br />

la scuola incontra le istituzioni.<br />

La Doria non è stata invitata, ma un<br />

gruppo di madri e ragazzi entra lo stesso,<br />

si mette accanto al palco e apre gli stri-<br />

18<br />

"Non pagate neanche<br />

l'affitto<br />

delle scuole!"<br />

scioni: “Ma che legalità se la scuola chiuderà?”.<br />

“Prima di tutto do' il benvenuto alla Doria”,<br />

dice subito Maimone, appena<br />

afferra il microfono; “Scapagnini perché<br />

stai zitto, la scuola non è un diritto?”, e<br />

Scapagnini dirà: “Ragazzi dateci il<br />

tempo di risolvere il problema Doria”,<br />

“Staiu addivintannu vecchia a furia<br />

d’aspittari!”, gli rispondono. “E’ colpa<br />

delle Orsoline”, fa Maimone, “Ma se<br />

non pagate l’affitto?!”, ribatte Carla, 3°<br />

media della Doria.<br />

“A cu pigghia st’aceddu biceddu biscotta<br />

e mineddu, ci dugnu a me figghia<br />

befighhia biscotta e minigghia”.<br />

Le madri occupano, tenendo sotto


Catania<br />

"Grazie a una opportuna variante del piano regolatore<br />

San Cristoforo Sud è diventata una zona edificabile.<br />

Dove ora c'è la scuola potrebbero costruire anche palazzi..."<br />

il telefono, appena sequestrato al preside<br />

e avvolto nel filo come un pacco regalo.<br />

Si portano dietro i figli, “Ci aiu na casa<br />

pessa”, dicono, ma si fanno forza a vicenda.<br />

"Si sono fatti avanti<br />

certi costruttori..."<br />

Mangiano panini, pizze, qualche volta cucinano<br />

della pasta, e dormono nella vice<br />

presidenza. Quando il preside mette i<br />

doppi turni al plesso Doria di via<br />

Concordia, loro corrono e infilano un bel<br />

catenaccio al cancello. Bloccano lezioni,<br />

scrutini ed esami, e la mattina del 7 Giu-<br />

gno, come valanghe, raggiungono pure<br />

le aule della Doria di vie Case Sante, per<br />

protestare durante la recita di fine anno.<br />

“Questa occupazione è illegale”, dice il<br />

presidente della Prima municipalità, Messina.<br />

“Arriva ‘n tignusu vavusu biscotta e<br />

minnusu, afferra st’aceddu, va ni lu re e<br />

ci dici…” .<br />

“San Cristoforo Sud è diventata zona edificabile<br />

con una variante del piano regolatore.<br />

L’Andrea Doria è a San<br />

Cristoforo Sud, e se sulla carta vale 3 milioni<br />

di euro, domani il suo valore duplicherà,<br />

o triplicherà”, “Già degli<br />

imprenditori si sono fatti avanti, e ce n’è<br />

19<br />

uno in particolare”.<br />

“...Ca c’è l’aceddu! datimi a vostra<br />

figghia befigghia biscotta e minigghia”.<br />

"Domani il valore<br />

raddoppierà"<br />

“Ringraziamo anche Maimone... ma non<br />

diciamo grazie al consiglio di quartiere,<br />

che non si è mai interessato e ci ha<br />

abbandonato”.<br />

“Ma ‘u re ci dici: Vattinni tignusu vavusu<br />

biscotta e minnusu, ca voi a me<br />

figghia befigghia biscotta e minigghia”.<br />

(<strong>Casablanca</strong>, I Cordai)


Lo stadio di Catania – uno stadio non<br />

nuovissimo, ma in regola con le norme<br />

di sicurezza – si trova in piazza Filippo<br />

Raciti, nel vecchio quartiere di Cibali.<br />

Per arrivarci si percorre tutta via Giuseppe<br />

Fava, si passano ordinatamente i<br />

controlli ed è impossibile entrarci<br />

senza biglietto o portandosi appresso<br />

bombe, armi, fumogeni illegali. Sugli<br />

spalti, più di ventimila persone aspettano<br />

la partita sventolando bandiere rossazzurre.<br />

I catanesi sono famosi,<br />

perché nessun’altra tifoseria in Italia segue<br />

la squadra con tanto entusiasmo,<br />

perfino nelle trasferte a duemila chilometri<br />

di distanza. Ma sono famosi<br />

anche perché, quando incitano i loro<br />

giocatori o sfottono gli avversari, lo<br />

fanno sempre con ironia e senza violenza.<br />

Non si vedono croci celtiche o<br />

altri simboli vietati. Nessuno fa cori<br />

contro la polizia; se qualcuno ci provasse,<br />

verrebbe immediatamente zittito<br />

dall’unisono di ventimila fischi. Il custode<br />

dello stadio è un dipendente comunale<br />

assunto con concorso regolare; non<br />

si accompagna con gli ultrà violenti, né<br />

conserva per loro spranghe ed esplosivi;<br />

se vede movimenti strani, li denuncia<br />

subito a chi di dovere. Il<br />

Comune ha abolito l’inutile assesso-<br />

Sud<br />

Catania in serie A<br />

Chi gioca bene<br />

Chi gioca sporco<br />

GIANFRANCO FAILLACI<br />

Cosa significa far festa per la salvezza? Significa gioire per<br />

un risultato sportivo che è uno schiaffo al calcio degli<br />

imbrogli. Ma significa anche ricordare ciò che è accaduto il<br />

due febbraio. L'amministrazione comunale ha un obiettivo:<br />

far finta che i criminali di quella sera fossero appena<br />

sbarcati da Marte. Del resto, quest'amministrazione ha<br />

portato la città in serie C2. E, come sempre, approfitta<br />

della festa per prendere i voti e scappare<br />

rato “alla squadra di calcio” – buono solo<br />

a ramazzare voti tra gli ultrà – ma in<br />

compenso ha un assessorato allo sport<br />

efficiente e tempestivo. Del resto, dopo<br />

il risanamento del bilancio, le casse<br />

pubbliche possono sostenere tutte le<br />

spese necessarie alla città: da quelle<br />

urgentissime per alloggiare le scuole<br />

medie a quelle, pur sempre importanti,<br />

per mantenere lo stadio sicuro e<br />

all’altezza della serie A. Il Calcio Cata-<br />

In piazza<br />

Filippo Raciti<br />

nia è di conseguenza libero di investire<br />

tutte le sue risorse nel migliorare la<br />

squadra. Molti dei giocatori rossazzurri<br />

sono meridionali, alcuni proprio siciliani,<br />

ma c’è anche qualcuno che viene da<br />

lontano. Il giovane giapponese Morimoto,<br />

che oltre ad assomigliare in viso a<br />

Ronaldo è anche un centravanti solido<br />

e furbo, con i suoi gol ha fatto conoscere<br />

a Tokyo le immagini dell’Etna e del<br />

barocco catanese; per la prossima<br />

estate si prevede un flusso mai visto di<br />

turisti dall’Oriente. Tra i giocatori non<br />

nati in Sicilia c’è anche il capitano, Davide<br />

Baiocco, che a Catania è arrivato<br />

quando la squadra era in B, e ha trasci-<br />

20<br />

nato i compagni, con classe e coraggio,<br />

alla promozione più bella e alla<br />

salvezza più insperata. Il sogno di Davide<br />

– che non è un attaccante – è di segnare,<br />

quest’anno, il suo primo gol in<br />

rossazzurro. E di segnarlo davanti al<br />

suo pubblico, proprio al Massimino.<br />

Dipenderà solo da lui, perché certamente<br />

il campo del Catania non sarà<br />

mai più squalificato. I responsabili<br />

della morte di Filippo Raciti e di tutte<br />

le violenze del 2 febbraio sono già stati<br />

assicurati alla giustizia. Dopo un processo<br />

equo e rigoroso, i colpevoli sono<br />

stati condannati. Si sono costituiti<br />

parte civile i familiari della vittima, il<br />

Ministero degli Interni, il Comune e la<br />

Provincia, la società Calcio Catania e<br />

quindicimila abbonati. Ciascuno di loro<br />

ha obbligato i violenti a pagare tutti<br />

i danni, grandi e piccoli, causati dai loro<br />

reati. La gente adesso va allo stadio<br />

con una fondata speranza: che una<br />

notte come quella, a Catania, non si ripeterà<br />

mai più.<br />

***<br />

Alcune di queste cose potrebbero accadere<br />

il prossimo anno, altre potrebbero<br />

accadere in futuro e altre ancora, probabilmente,<br />

non accadranno mai. Ma<br />

far festa per la serie A, oggi, significa


Sud<br />

UN ARTICOLO DI GIUSEPPE FAVA<br />

ROSSAZZURRI CONTRO TUTTI<br />

da I Siciliani, settembre 1983<br />

Lo sport fattore essenziale della civiltà contemporanea e<br />

quindi il calcio – il più popolare degli sport – come<br />

componente della cultura di un territorio. E dunque la<br />

conquista della serie A del Catania, unica squadra di<br />

massima serie da Napoli in giù, una conquista dell’intero<br />

Sud. Il segno di una sfida che le grandi città meridionali,<br />

Palermo, Catania, Bari, persino il Messina, hanno ripetuto<br />

e perduto, decine di volte nel dopoguerra.<br />

Nella realtà, per come è avvenuta, per le straordinarie<br />

circostanze tecniche e passionali che l’hanno<br />

caratterizzata, la drammatica sequenza finale degli scontri,<br />

la partecipazione, quasi la sollevazione popolare che ha<br />

accompagnato gli atleti nell’ultima fase agonistica, la serie<br />

A del Catania sembra appartenere davvero a tutto il Sud.<br />

Quasi settantamila catanesi e siciliani presenti all’Olimpico<br />

nelle tre partite decisive (Lazio, Como, Cremonese), una<br />

città che in meno di un mese riesce a spendere quasi sette<br />

miliardi sol per essere presente alla lotta e partecipare al<br />

trionfo; sono fatti che non si spiegano e nemmeno<br />

giustificano, ma sicuramente confermano il teorema. Il<br />

calcio è anche cultura! Se Catania avesse uno stadio da<br />

centomila, per almeno cinque-sei partite del prossimo<br />

campionato, Roma, Juventus, Inter, Milan, Sampdoria,<br />

anche questo: pensare a come si potrebbe<br />

scrivere un’altra storia, gettare<br />

i semi di un futuro diverso. Intanto,<br />

sul campo neutro di Bologna, il Catania<br />

questa serie A se l’è riconquistata.<br />

Non ci credeva ormai nessuno, sia<br />

perché dopo il due febbraio la squadra<br />

non è mai più stata quella di prima,<br />

sia perché in Italia, quando si arriva<br />

agli sgoccioli del campionato, i risultati<br />

delle partite si conoscono generalmente<br />

in anticipo. All’indomani<br />

della vittoria del Milan in Champions<br />

League, contro una signora squadra come<br />

il Liverpool, non si trovava un italiano<br />

disposto a scommettere che<br />

Kakà, Gattuso e Seedorf avessero<br />

qualche probabilità di battere la modesta<br />

Reggina. E infatti il Milan ha<br />

puntualmente perso, cosicché la Reggina<br />

s’è salvata, come si è salvato il Siena<br />

battendo la fortissima Lazio. C’è<br />

stata una sola partita vera nell’ultima<br />

giornata, una sola partita in cui non potevano<br />

esserci risultati combinati. Per<br />

la semplice ragione che Catania e Chievo<br />

(la mezza sorpresa di quest’anno<br />

contro la sorpresa delle ultime sei stagioni)<br />

si giocavano senza tante cerimonie<br />

la serie A: o dentro, o fuori. È<br />

anche per questo che i gol dei due<br />

panchinari rossazzurri che hanno deciso<br />

il campionato – il colpo di testa<br />

rabbioso di Rossini, la zampata fameli-<br />

Udinese, riuscirebbe a gremirlo. Folle di decine di migliaia<br />

s’annunciano, infatti, per quegli incontri, da ogni città e<br />

paese dell’isola e della Calabria. E verranno anche dalla<br />

Puglia, dalla Lucania, da Malta, probabilmente anche dalla<br />

Tunisia.<br />

In proporzione alla grandezza e importanza civile della<br />

conquista, l’accanimento e l’intelligenza per difenderli. Il<br />

problema è di resistere a quello che sarà sicuramente<br />

l’assalto del Nord. Nessuno infatti può amare il Catania in<br />

serie A, come non furono mai amati Palermo o Bari;<br />

Catania è troppo lontana dal cuore e dagli interessi del<br />

calcio italiano. Costringere i sublimi protagonisti a<br />

scendere fino all’estremo Sud, subirne il clima come una<br />

prepotenza, affrontare la drammatica passionalità<br />

popolare, viene appunto intesa come una sfida. […]<br />

Oltretutto – lo sappiamo – il Catania rappresenta molto più<br />

che la squadra di calcio di una grande città: per il modo<br />

stesso come è avvenuta la conquista, per la trionfante<br />

passione del pubblico, il Catania significa anche il Sud.<br />

Non è retorica. In un momento in cui tutte le bandiere<br />

pendono sempre più flaccide, senza vento, quella sportiva<br />

almeno è la più pulita e la più innocente. Quindi anche la<br />

più civile!<br />

21<br />

C'è un uomo<br />

nuovo<br />

al governo:<br />

Matarrese<br />

ca di Minelli – lasciano in bocca un<br />

gusto speciale. Il gusto di un piatto genuino<br />

assaporato dopo troppi bocconi<br />

avariati, il gusto di un dispetto contro<br />

i potenti. In un calcio che – come se<br />

nulla fosse accaduto – ha ai suoi vertici<br />

ancora un Matarrese, e non ha saputo<br />

liberarsi nemmeno d’un Carraro.<br />

***<br />

È giusto far festa, per questa seconda<br />

promozione consecutiva in serie A.<br />

Altre squadre, che si sono salvate con<br />

molto minore gloria, non hanno avuto<br />

cuore di farla. Prendete il Torino, società<br />

dalla nobile storia ma dal presente<br />

miserello. Il suo proprietario, un<br />

editore berlusconiano che parla con la


Sud<br />

22


stessa voce del Cavaliere, l’ha messo<br />

su spendendo soldi a palate e<br />

comprando nazionali vecchi e nuovi. E<br />

la squadra è finita lì sotto, un punto più<br />

in basso del Catania e un punto più in<br />

alto della retrocessione, giocando probabilmente<br />

il calcio peggiore d’Italia.<br />

Non si sarebbe mai salvato, questo Torino,<br />

se a stagione praticamente finita<br />

non avesse vinto all’Olimpico di Roma.<br />

E non avrebbe mai vinto,<br />

all’Olimpico, se la Roma non se ne fosse<br />

andata in vacanza con la testa e con<br />

le gambe, e se uno dei suoi difensori<br />

più forti, Cristian Chivu, non avesse re-<br />

Una sola<br />

partita vera<br />

galato agli avversari il gol decisivo con<br />

un liscio da oratorio. Va bene, ciò non<br />

significa che quella sia stata una partita<br />

combinata. Però, quando il Catania ha<br />

giocato a Roma, si è trovato contro un<br />

avversario furente che ha – giustamente<br />

e sportivamente – infierito<br />

contro i rossazzurri fino a batterli per<br />

sette a zero. È stato questo, dunque, il<br />

campionato del Catania: il campionato<br />

d’una squadra del Sud, ricevuta nel<br />

calcio dei ricchi con lo sprezzo con cui<br />

si guardano gli emigranti. Nessuno le<br />

ha regalato nulla; la partita della<br />

salvezza ha dovuto giocarsela fino alla<br />

fine. Ma, alla fine, ha saputo vincerla<br />

da sola.<br />

***<br />

È giusto far festa, per la serie A ritrovata.<br />

Ma ciò non autorizza a dimenticarsi<br />

un solo istante di quel due<br />

febbraio. È giusto far festa, perché c’è<br />

un tempo per gemere e uno per ballare.<br />

Ma, dopo il tempo degli abbracci, viene<br />

anche quello in cui dagli abbracci bisogna<br />

sciogliersi. Se la salvezza del<br />

Catania significa davvero la vittoria di<br />

un calcio povero e bello, allora c’è<br />

molta gente che, di questa vittoria, non<br />

ha alcun diritto di appropriarsi. Tra questi,<br />

in prima fila, ci sono gli amministratori<br />

del Comune. Un Comune che<br />

rappresenta la perfetta antitesi di ciò<br />

che è il Catania in serie A. La squadra<br />

ha navigato per diversi mesi in alta clas-<br />

Sud<br />

sifica, e ha comunque mantenuto la<br />

categoria con merito e dignità; la città,<br />

grazie ai brocchi che la governano, figura<br />

da anni nella C2 della vivibilità urbana<br />

(nel 2006, secondo il Sole 24Ore,<br />

occupava il centotreesimo posto su<br />

centotre capoluoghi di provincia). La<br />

squadra è stata costruita con pochi<br />

soldi, puntando su giocatori giovani,<br />

bravi e spesso siciliani; la città ha un<br />

primo cittadino d’importazione, ed è<br />

tra quelle che pagano al proprio sindaco<br />

lo stipendio più caro (il sesto stipendio<br />

d’Italia, per l’esattezza). La<br />

squadra non ha mai ingannato il suo<br />

pubblico promettendo qualcosa di diverso<br />

dalla salvezza; il Comune ha preso<br />

una delle sue spiagge più belle –<br />

quella di San Giovanni Li Cuti –, ci ha<br />

fatto scaricare un po’ di spazzatura destinata<br />

a una discarica e ha provato a gabellarla<br />

per purissima sabbia<br />

vulcanica. Per convincersi di quanto poco<br />

questa serie A appartenga a chi governa<br />

Catania, basta osservare i lavori<br />

in corso per mettere a norma lo stadio.<br />

Il Comune non ha fatto nulla fino al<br />

due febbraio, e poco o nulla ha continuato<br />

a fare fino alla fine del campionato.<br />

Adesso i lavori sono iniziati ma,<br />

per una parte, le spese ha dovuto anticiparle<br />

il Calcio Catania. La società, anziché<br />

investire tutto quel che ha in cassa<br />

nell’ingaggio dei giocatori, ha dovuto<br />

comprare un costoso sistema di telecamere<br />

a circuito chiuso e perfino pagare<br />

le recinzioni di piazza Spedini: che è,<br />

Lavori in corso,<br />

ma chi paga?<br />

fuor di dubbio, una proprietà comunale<br />

e non della squadra di calcio. Il contributo<br />

della politica cittadina è dunque<br />

questo: chiedere alla squadra un aiuto,<br />

di fronte al proprio dissesto finanziario,<br />

per far sì che allo stadio e dintorni<br />

sia più difficile ammazzare la gente.<br />

Cos’ha a che fare, un’amministrazione<br />

ridotta a questo, con una squadra di serie<br />

A?<br />

***<br />

«In serie A il Catania sarà solo contro<br />

tutti». Lo scriveva Pippo Fava, nel<br />

23<br />

Una giunta imbottita<br />

di brocchi strapagati<br />

1983, all’indomani di una promozione<br />

bella ma effimera. Solo contro tutti, il<br />

Catania, lo è stato anche quest’anno. E<br />

lo sarà probabilmente anche il prossimo.<br />

Solo, perfino contro un pezzo di<br />

città che non perde occasione per<br />

imbandierarsi di rossazzurro, ma che<br />

in realtà usa la passione popolare come<br />

pretesto per i suoi cinici calcoli elettorali,<br />

o per la sua bestiale violenza. Bisogna<br />

saperlo, se si vuole che la serie<br />

A di oggi sia meno effimera di quella<br />

di allora. Pippo Fava, prima ancora che<br />

si consumasse quella breve stagione<br />

sportiva, fu ammazzato per volontà di<br />

un pezzo piccolo ma potentissimo di<br />

Catania. E ci fu un pezzo molto più<br />

grande della città di allora che cercò di<br />

farlo dimenticare, e perfino di negare<br />

che a Catania esistesse la mafia.<br />

Oggi un gruppo di criminali, limitato<br />

ma non minuscolo, ha devastato un<br />

quartiere e causato la morte di Filippo<br />

La violenza<br />

della città<br />

Raciti. E ben presto i politici di governo<br />

sono corsi a dichiarare che costoro<br />

«nulla hanno a che vedere con la<br />

città». Secondo l’amministrazione comunale<br />

il due febbraio andrebbe rapidamente<br />

derubricato a un caso,<br />

particolarmente sfortunato, di violenza<br />

negli stadi; mentre esso è stato, con<br />

ogni evidenza, un caso estremo della<br />

violenza di Catania. Quella sera, poco<br />

lontano dalla piazza degli scontri,<br />

abbiamo assistito a una scena istruttiva.<br />

Un ragazzino di otto o forse dieci<br />

anni, con il volto coperto da una<br />

sciarpa, tirava sassi contro alcuni poliziotti.<br />

Non ce l’aveva con l’arbitro, o<br />

con i giocatori del Palermo, o con i tifosi<br />

rosanero. Ce l’aveva con gli<br />

“sbirri”. Il papà allora gli ha preso la<br />

mano, gli ha detto bravo e se l’è<br />

portato a casa. Il male di Catania è in<br />

quel papà, e forse è già passato a quel<br />

ragazzino. Negare che esista questo<br />

male può essere omertà, idiozia, ignoranza<br />

o calcolo. Poco importa, in<br />

fondo. Quel che è certo, è che negare il<br />

male non è sano. E comunque, è una<br />

cosa da serie C2.


L’Udi lancia una proposta di legge d’iniziativa popolare<br />

“50E50 ovunque si decide” basata sul principio (art. 51<br />

della Costituzione) che l’accesso dei cittadini e delle cittadine<br />

alle assemblee elettive debba svolgersi in condizioni<br />

di pari opportunità. Si è deciso di promuovere questa<br />

iniziativa di democrazia paritaria perché i Partiti in Italia<br />

non hanno avuto la capacità gestire autonomamente il riequilibrio<br />

della rappresentanza.<br />

A questo fine, nei cinque articoli in cui si articola la proposta,<br />

si prevede che in tutte le assemblee elettive le candidature<br />

siano costituite da un numero uguale di uomini e<br />

di donne, disposti in ordine alternato per sesso, pena<br />

l’esclusione automatica della lista dalla prova elettorale.<br />

UDI<br />

Campagna per la raccolta delle<br />

50.000 firme<br />

necessarie alla proposta di legge<br />

d'iniziativa popolare<br />

"50e50 ovunque si decide"<br />

La norma dovrebbe trovare applicazione per tutti i tipi di<br />

elezioni, da quelle per le Circoscrizione comunali a<br />

quelle per i candidati italiani al Parlamento europeo, passando<br />

per le elezioni di Comuni, Città metropolitane, Province,<br />

Regioni a statuto ordinario, Camera e Senato. E,<br />

visto che si sta discutendo di riforma del sistema elettorale,<br />

la proposta prevede modalità di applicazione del<br />

principio paritario sia per le candidature effettuate sulla<br />

base di liste o di gruppi sia per quelle all’interno di collegi<br />

uninominali.<br />

La proposta di legge è stata depositata in Cassazione e<br />

da ora iniziano i nostri lavori per contribuire alla raccolta<br />

delle 50.000 firme necessarie.<br />

CENTRO DI RACCOLTA UDI CATANIA c/o MEDIA TRES – v.le Vittorio Veneto 76<br />

24


DISEGNI DI<br />

AMALIA BRUNO<br />

New York: Al Bleu Note tempio del<br />

jazz, quella sera c’è il tutto esaurito.<br />

Sul palco un’attraente signora: folti<br />

capelli neri che le scendono sul volto<br />

come una cascata, pantaloni neri ben<br />

modellati, fascianti e ricercati, camicia<br />

allegra e colorata, una voce calda,<br />

suadente e bellissima che conserva la<br />

sua caratteristica di dono della natura<br />

ma esprime anche studio e ricercatezza.<br />

Le musiche? Jazz, soprattutto,<br />

ma anche tanta musica<br />

brasiliana. Tante le canzoni di Caetano<br />

Veloso ma anche di Pino Danieli. Non<br />

è un’artista in cerca di fama, ma José<br />

Rallo, una intelligente imprenditrice siciliana<br />

che miscelando la sua passione<br />

per la musica e per il vino, nella sua<br />

strategia di marketing, usa i concerti<br />

per promuovere e vendere la sua idea,<br />

imporre i suoi prodotti... Una canzone<br />

per ogni tipo di vino e il motivo musicale<br />

segue o presenta i diversi tipi di<br />

rosso e di bianco, ora è caldo e sensuale,<br />

ora morbido e gentile “I mercati<br />

non si conquistano solo con i prodotti,<br />

ma anche trasmettendo cultura e un modo<br />

di essere – spiega Josè - Oggi -<br />

aggiunge - questo marchio rappresenta<br />

nel mondo una Sicilia solare, laboriosa,<br />

direi persino virtuosa nel saper cogliere<br />

e interpretare le vocazioni<br />

produttive del territorio.”<br />

Sul palco insieme a lei la band "Donna<br />

Fugata Music & Vine" un gruppo di fini<br />

musicisti fra cui suo marito, il<br />

percussionista Vincenzo Favara, sui tavoli<br />

bottiglie di Donnafugata. Un<br />

marchio e un logo che Josè e suo marito<br />

hanno portato da Roma a New<br />

York, da Mosca a Pechino e Shangai<br />

“Portiamo in giro in Italia e nel<br />

mondo, i nostri vini, raccontandoli con<br />

Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />

la musica. Io canto musica brasiliana,<br />

mio marito suona le percussioni, abbiamo<br />

una band, con un gruppo di amici<br />

che suona con noi da quasi venti anni<br />

e facciamo tournèe eno-musicali...<br />

cerchiamo di svegliare i sensi di chi<br />

ama la musica e il vino, suonando,<br />

cantando... facendo gustare contemporaneamente<br />

i nostri prodotti”. Strategie<br />

di marketing, dicono alcuni<br />

arricciando il naso e stringendo le<br />

labbra, e però la signora del jazz, la brasiliana<br />

di Marsala, è un ciclone di fantasia<br />

e sensibilità. Un fenomeno.<br />

Certamente lo scopo principale è la<br />

conquista dei mercati, tuttavia, Josè dimostra<br />

giornalmente che l’obiettivo lo<br />

si può raggiungere senza alienare le<br />

proprie sensibilità: Donnafugata è<br />

impegnata a produrre vini di qualità, rispettando<br />

l’ambiente, valorizzando e<br />

recuperando il territorio. Ma anche il risparmio<br />

energetico, energie alternative<br />

che sfruttano il sole, vendemmia<br />

notturna come facevano gli Elimi; Ed<br />

ancora, gli scavi archeologici, per ritrovare<br />

l’antica città,…….. borse di studio<br />

a giovani medici che vengono a<br />

specializzarsi in cardiochirurgia a Palermo.<br />

Alleanze con l’Università, con<br />

alcuni reparti ospedalieri, con associazioni<br />

culturali, il premio letterario Tomasi<br />

di Lampedusa. Nel giro di pochi<br />

anni l'affascinante manager che “coltiva”<br />

quotidianamente la creatività, e<br />

cioè la voglia di affrontare il lavoro trovando<br />

sempre nuove soluzioni, dinanzi<br />

ad un mercato che si evolve in<br />

maniera sempre più veloce ed imprevedibile...”<br />

trasforma le sue aziende in<br />

un punto di riferimento per tanti.<br />

Niente barriere. Niente steccati ed ideologie.<br />

Alla sua corte può andare sia<br />

Musica vino<br />

e jazz<br />

Un'azienda<br />

così<br />

25<br />

GRAZIELLA PROTO<br />

José Rallo, esperta di<br />

marketing, gestisce le<br />

sue aziende al ritmo di<br />

jazz e musica brasiliana.<br />

La maggior parte dei dipendenti<br />

sono donne.<br />

Produce vini e assieme<br />

al marito musicista va in<br />

giro per il mondo abbinando<br />

una canzone ad<br />

ogni tipo di vino. Grazie<br />

a Josè, la Donnafugata<br />

dei Rallo, è una delle prime<br />

aziende che utilizza<br />

l’energia eolica. Finanzia<br />

gli scavi di Elima<br />

e le borse di studio ai<br />

giovani medici che vengono<br />

a specializzarsi in<br />

cardio-chirurgia a Palermo.<br />

E' attenta al protocollo<br />

di Kyoto.<br />

Insomma, un fenomeno<br />

per la Sicilia<br />

Ermete Realacci, sia il ministro Alemanno,<br />

l’azienda è attenta alla qualità,<br />

ai mercati, ai guadagni, e contemporaneamente<br />

al Kyoto club, per promuovere<br />

l’adesione al protocollo sulla<br />

riduzione delle emissioni di gas serra;<br />

ha introdotto la vendemmia notturna<br />

per preservare gli aromi e ridurre<br />

l’uso di energie, si è convertita alla<br />

energia eolica.<br />

Le Siciliane


Le Siciliane<br />

“Per preservare gli aromi, dobbiamo<br />

raffreddare le uve e i mosti; dobbiamo<br />

tenere i vini a temperature controllate,<br />

insomma un grande consumo di<br />

energia elettrica... abbiamo pensato<br />

che poteva essere un buon segnale produrre<br />

energia pulita...”.<br />

Recentemente i Ds le hanno proposto<br />

di candidarsi per la Camera, ma lei ha<br />

rifiutato.<br />

“Non ho accettato questa proposta<br />

che, comunque, mi ha onorato, perché<br />

penso che far bene l’imprenditore<br />

rappresenti un impegno davvero<br />

importante al servizio della società e<br />

del Paese. Oggi la questione della selezione<br />

delle classi dirigenti non riguarda<br />

soltanto la sfera politica, ma<br />

tutta la società e in tutti i settori… si<br />

può essere classe dirigente anche se<br />

non si siede in una assemblea elettiva...”.<br />

Difficoltà come donna? Spiega che<br />

Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />

SCHEDA<br />

VIVERE NELLA RISERVA<br />

Quarant' anni superati da poco, due figli, anche loro perfettamente<br />

inseriti nella azienda familiare. Una loro foto molto<br />

suggestiva e tenera, promuove la vendemmia di notte a<br />

Contessa Entellina, l'azienda fiore all'occhiello dei Rallo antichi<br />

imprenditori di vino a Marsala e dintorni. Josè nasce a Roma<br />

ma cresce e studia a Marsala dove vivono i suoi genitori.<br />

Da giovanissima si rende conto che la Sicilia le va stretta,<br />

pensa che se resta a Marsala non avrebbe la possibilità di essere<br />

libera e indipendente. Le piace l’idea di essere una<br />

donna emancipata, di studiare in una scuola di eccellenza<br />

per avere il massimo, e così butta tutti i suoi libri e i suoi vestiti<br />

dentro una valigia e si trasferisce a Pisa dove si laurea in<br />

economia e commercio alla scuola Sant'Anna. All’inizio collabora<br />

con il Cnr, ma dopo poco tempo si lascerà affascinare<br />

dalla Andersen Consulting e poi dalla Artur Andersen e per lo-<br />

non ne ha avute mai, perche’ suo padre,<br />

già da tempo aveva spalancato le<br />

porte dell'azienda alle donne della famiglia,<br />

prima a Gabrielle la mamma di Josè<br />

e poi a lei. Pur in un ambiente in<br />

cui il problema della mafia incombe<br />

“Sono i comportamenti di ciascuno di<br />

noi a diventare, nei fatti, il migliore<br />

antidoto per certi mali... La mia è una<br />

famiglia di imprenditori che opera nel<br />

vino di qualità dal 1851 a Marsala.<br />

Non ha mai conosciuto la paura della<br />

mafia né quella del pizzo. - spiega -<br />

Un po’ diversa aggiunge - è la situazione<br />

tra le colline di Contessa Entellina,<br />

nel Belice, dove, accanto ad una cultura<br />

più chiusa ed arretrata, sussiste una<br />

mafia rurale... un atteggiamento fermo<br />

e una presenza costante sui luoghi di<br />

produzione ha tutelato l’azienda agricola<br />

da ingerenze e pressioni, a cui si<br />

può e si deve resistere”.<br />

Insomma, “fare l’imprenditrice in Sici-<br />

26<br />

lia offre grandi soddisfazioni se si<br />

hanno chiari gli obiettivi e gli strumenti<br />

con cui raggiungerli”. Mantenendo<br />

tutte le sensibilità e le<br />

attenzioni. Per esempio avere la<br />

maggior parte dei dipendenti donna<br />

“Direi che è un fatto assolutamente<br />

normale, interrompe - perché la metà<br />

della popolazione è donna. A questo<br />

aggiungiamo che oggi le donne rappresentano<br />

una risorsa innovativa, a 360<br />

gradi, e il loro contributo in termini di<br />

creatività, flessibilità e di empatia può<br />

determinare il successo di<br />

un’azienda… spesso sono più preparate,<br />

hanno più fantasia e, soprattutto,<br />

capacità di comunicare la passione<br />

che ci mettono nel proprio lavoro.<br />

Insomma Donnafugata è un’azienda al<br />

femminile, ma non fatta a tavolino,<br />

con quote rosa o simili espedienti che<br />

trovo francamente un po’ banali e<br />

persino offensivi".<br />

ro lavorerà in giro per il mondo. Si specializzerà nelle strategie<br />

di mercato e scoprirà l’importanza del team sul lavoro.<br />

Durante una vacanza estiva in Sicilia, si innamora e decide<br />

di non ripartire. A lui piace la Sicilia, forse gliela farà vedere<br />

con altri occhi oppure in tutti questi l'isola è davvero<br />

cambiata. Rimane. La sua passione per l’eccellenza? L’ha<br />

fatta sposare con la sua passione per la musica, cosa che<br />

condivide con il marito e la applica alla gestione delle sue<br />

cantine. La sua sensibilità per l’ambiente? Adesso vive<br />

dentro la riserva naturale dello Stagnone, si è resa conto<br />

forse che la Sicilia non poi così come lei la vedeva da ragazza.<br />

La sua attenzione, il suo impegno per le altre donna<br />

continua. "Le donne nelle aziende - spiega - sono fondamentali,<br />

io per le mie dipendenti cerco di creare le condizioni<br />

per la massima flessibilità”.


DISEGNI DI<br />

AMALIA BRUNO<br />

Josè Rallo e Margherita Dogliani<br />

Più cultura<br />

e più politica<br />

nelle imprese<br />

delle donne<br />

"Non volevo far diventare il denaro o il<br />

successo personale l’obiettivo unico della<br />

mia vita. Così mi sono guardata intorno e<br />

ho deciso di offrire qualcosa partendo da<br />

me, incominciando dal mio mondo; mi sono<br />

rivolta alle mie dipendenti perché sono<br />

le più vicine a me. Non nego le conseguenze<br />

corrette sul marketing, ma non ho<br />

cercato quello”. Il tono è pacato, lei è<br />

molto dolce, e racconta la sua esperienza<br />

in maniera molto diretta, senza giri di parole.<br />

"La scelta delle donne è la risposta ad una<br />

seria di interrogativi che mi sono posta ad<br />

un certo punto della mia vita... da tempo<br />

mi era resa conto che dovevo fare qualcosa<br />

per aiutare le donne mie dipendenti, trovare<br />

ed offrire loro momenti, spazi, idee nuove<br />

ed alternative, insomma, opportunità<br />

per confrontarsi con il mondo della cultura,<br />

della politica…”. Margherita espone il<br />

suo pensiero con grazia, e leggerezza<br />

senza darsi arie da suffragetta. “Era una<br />

occasione anche per me – aggiunge – insieme<br />

avremmo potuto ritrovare vigore ed<br />

entusiasmo, uno stimolo per rimettersi in<br />

gioco, per provare a riprendersi un ruolo di<br />

protagoniste... nella società civile... nella<br />

politica... senza rimanere ai margini del sistema<br />

insomma. Non mi bastava più fare il<br />

mio lavoro – aggiunge quasi riflettendo fra<br />

sé – occuparmi delle problematiche del<br />

mercato, dell’economia...”. Si ferma un attimo<br />

e poi riprende “...sono convinta che bisogna<br />

ricominciare ad ascoltare il proprio<br />

cuore per poter riparlare di ideali; ripartire<br />

dal cuore se vogliamo dare alle nostre battaglie,<br />

il senso della libertà, della giustizia,<br />

della democrazia... io credo nel percorso iniziato...”<br />

Una convinzione profonda, e così<br />

un bel giorno, prende contatti con la<br />

commissione Pari Opportunità del comune<br />

e il biscottificio Piemonte della famiglia Dogliani<br />

si trasforma in una fucina dove<br />

affrontare una grande varietà di temi:<br />

guerra, violenza, amore, fecondazione assistita,<br />

spiritualità, mafia…Gli ospiti tantissimi,<br />

scrittrici, attrici, politiche, giornaliste.<br />

Tutte vengono appositamente per incontrasi<br />

con le dipendenti di Margherita, ed insieme<br />

fare tavole rotonde, pezzi<br />

teatrali,dibattiti. Un successo non previsto<br />

ma sperato e comunque superiore alle<br />

aspettative. Nella zona di Carrara le iniziative<br />

di Margherita sono divenute un appuntamento<br />

culturale atteso da tantissimi.<br />

Numerosa l’affluenza, tanti gli appuntamenti<br />

durante la stagione estiva. Non una<br />

semplice assemblea, ma un percorso<br />

all’interno di un progetto: far crescere le<br />

donne che hanno poco tempo per la cultura.<br />

Una formula vincente ed accattivante? Sicuramente<br />

tanto amore per le cose che fa.<br />

Eppure anni addietro Margherita aveva<br />

abbandonato quella realtà. Aveva preferito<br />

andare a studiare scienze politiche a Firenze,<br />

a differenza dei suoi due fratelli che<br />

sono rimasti assieme al papà, Franco a<br />

prenderne l’eredità professionale e<br />

Bernardo per gestire l’amministrazione.<br />

“Quando ritornai a casa, non mi sognavo assolutamente<br />

di sgomitare, ma ho dovuto<br />

farlo, ho dovuto lottare per apportare alcune<br />

modifiche”. “Vuoi lavorare qui? mi disse<br />

mio padre, bene c’è un posto di<br />

magazziniere” – aggiunse – E lei accettò<br />

quel posto di magazziniere; iniziava così la<br />

sua battaglia all’interno di una famiglia maschilista<br />

che forse non aveva né previsto<br />

né mai pensato, che una donna avrebbe<br />

portato una rivoluzione dentro il loro biscottificio.<br />

L’aziende di famiglia.<br />

L’impegno dentro il biscottificio comunque<br />

per Margherita è stato molto<br />

importante, proprio lì ha capito e si è resa<br />

conto della passione di suo padre per il suo<br />

mestiere, l’entusiasmo che metteva nel fare<br />

tutte quelle torte dalle forme strane e meravigliose,<br />

le colombe vive che per incanto<br />

uscivano dall’involucro di cioccolata ed iniziavano<br />

a volare. Quel mondo che per tanti<br />

anni aveva fuggito e non solo andandosene<br />

a Firenze,finalmente riusciva a<br />

comprenderlo. Le piaceva. Voleva migliorarlo.<br />

Sua l’idea di rinnovare a cominciare<br />

dal nome, da Piemonte a Dogliani “...anda-<br />

27<br />

Margherita Dogliani abita<br />

a Carrara e di mestiere<br />

fa l’imprenditrice.<br />

Titolare assieme ai suoi<br />

fratelli del biscottificio<br />

Piemonte, da alcuni anni<br />

in qua ogni estate organizza<br />

delle iniziative<br />

culturali e politiche per<br />

le sue dipendenti. La prima<br />

volta nel parcheggio<br />

dello stabilimento, negli<br />

anni successivi un po’<br />

più programmati<br />

re in Sicilia a promuovere il biscottificio<br />

Piemonte...” sua l’idea di portare in<br />

azienda interessi piacevoli ed allettanti, la<br />

fotografia, la pittura, il ballo, il teatro. La<br />

gestione Margherita Dogliani prende terreno,si<br />

diffonde.<br />

La Regione Toscana, su iniziativa della<br />

Commissione Pari Opportunità, ha creato<br />

una manifestazione per far si che l’esperienza<br />

del biscottificio di Margherita sia<br />

condivisa da altre imprenditrici .Durante<br />

la prima settimana di luglio, quattro<br />

aziende saranno protagoniste di incontri e<br />

tavole rotonde. Al biscottificio invece, gli<br />

incontri sono previsti durante la settimana<br />

del venti luglio e riguardano il problema<br />

dell’informazione e della mafia.<br />

“Il fenomeno mafioso esiste anche nella<br />

nostra città. La mentalità mafiosa è radicata<br />

e le espressioni più evidenti e concrete<br />

si riscontrano nel mondo del lavoro,<br />

nelle sue forme di clientelismo politico, riciclaggio<br />

di denaro... In Versilia, dove i locali<br />

sono molto grandi e più importanti,<br />

credo che ci siano situazioni di pizzo. Si, il<br />

pensiero che potesse riguardare la mia attività<br />

l'ho avuto ed ho avuto paura di<br />

affrontarlo”.<br />

Le Siciliane


Mi spacco, non produco più. Sto diventando<br />

una terra senz’acqua. Gli<br />

scienziati mi studiano, discutono del mio<br />

futuro, ormai parlano di me sempre in<br />

termini di desertificazione, dicono che<br />

l’alterazione del suolo insieme al deterioramento<br />

delle condizioni naturali ed ecologiche<br />

mi stanno trasformando in deserto.<br />

Sono già nello stadio che prelude al deserto.<br />

Tra Enna, Caltanisetta e Agrigento, si<br />

aprono le zone più a rischio in emergenza<br />

permanente, ma tutto il meridione è nella<br />

morsa della sete. I fenomeni di erosione e<br />

salinizzazione mi stanno togliendo ogni<br />

linfa vitale, così come lo sfruttamento<br />

intensivo, il disboscamento e l’abbandono<br />

delle terre divenute improduttive<br />

concorrono al mio impoverimento. Gli<br />

scienziati rilanciano l’allarme desertificazione<br />

in Sicilia, ma poi non giunge alcun<br />

provvedimento per ripristinare la fertilità<br />

delle mie parti moriture.<br />

Come me, anche i miei abitanti sono<br />

senz’acqua. Per molti è un terno al lotto<br />

vedere uscire l’acqua dal rubinetto. In<br />

tante città arriva sempre in maniera irregolare<br />

e quasi il 50% dell'acqua immessa in<br />

rete svanisce nel nulla. Niente acqua per<br />

me, niente acqua per gli uomini. Ad Agrigento<br />

arrivano persino a comprarla, un euro<br />

per 10 litri d’acqua e paradossalmente<br />

la diga Furore, fuori del paese, completata<br />

nel '92, non è mai entrata in funzione.<br />

Ma insomma, vi starete chiedendo, in<br />

Pianeta Sicilia<br />

SONIA GIARDINA<br />

Se la Terra potesse parlare... Parlerebbe di<br />

siccità, di acqua rubata, di deserti che si<br />

allargano su tutte le zone abitabili, anche in<br />

Sicilia. Parlerebbe di politica? E chi lo sa.<br />

Cos'è politica, oggi? Basta, diamole la parola<br />

Un euro per<br />

dieci litri<br />

La terra<br />

vista<br />

dalla<br />

Terra<br />

Sicilia c’è davvero così poca acqua?<br />

Se è vero che in molte zone le risorse idriche<br />

sono scarse, il vero problema nasce<br />

dalla loro gestione. Vi racconto allora cosa<br />

succede ogni giorno in Sicilia, cosa ho<br />

visto in passato e cosa vedo ancora oggi.<br />

A Lentini, l’acqua del Biviere va quasi<br />

tutta al polo industriale di Augusta-Priolo<br />

e all’ASI (Consorzio area sviluppo industriale)<br />

di Catania e, dati i costi esosi<br />

dell’acqua, i contadini per irrigare mi tri-<br />

Altro che<br />

petrolio<br />

vellano tutta. Lo stesso vale per Gela dove<br />

l'acqua potabile del lago va all'Eni e ai<br />

cittadini viene destinata quella del dissalatore.<br />

Dopo il petrolio viene l’acqua, la chiamano<br />

l’“oro blu del XXI secolo”. L’acqua<br />

va alle industrie e non alle colture e agli<br />

uomini. Hanno deciso di trasformare<br />

l’acqua da diritto naturale e gratuito in<br />

merce strategica per soddisfare gli interessi<br />

delle società private. Da bene collettivo<br />

gestito come cosa pubblica a bene<br />

privato, appannaggio di pochi. La storia<br />

si ripete uguale in Sicilia come nel resto<br />

del mondo.<br />

In India la Coca Cola continua a sottrarre<br />

l’acqua alla collettività per imbottigliare<br />

le sue bevande, e lì l’accesso all’acqua potabile<br />

è davvero una cosa rara. Ma c’è di<br />

più. Il valore globale dell'industria idrica<br />

tocca gli 800 miliardi di dollari l'anno. La<br />

domanda d‘acqua è in aumento e l’oro<br />

blu fa gola a tanti.<br />

Il servizio di gestione idrico segue così<br />

28<br />

sempre di più le logiche privatistiche:<br />

l’affidamento degli stessi acquedotti passa<br />

nelle mani dei privati. Tutto va ai<br />

danni della collettività che si vede<br />

sottratto un bene vitale. E la mafia fa affari<br />

d’oro grazie a un contesto politico che<br />

ha sempre favorito la sua presenza in questo<br />

mercato. Mafia e potere politico-economico<br />

stanno in questo modo spingendo<br />

solo al degrado ambientale e al disagio<br />

sociale.<br />

I danni che sto vivendo ogni giorno, io<br />

coi miei abitanti, si potrebbero affrontare<br />

in tanti modi, ma nessuno s’interessa più<br />

alla collettività e all’ambiente. Così ci sono<br />

dighe che aspettano ancora di essere<br />

finite, ce ne sono altre che vengono<br />

sfruttate solo in parte, come quella di<br />

Ancipa che contiene solo un ottavo<br />

dell’acqua che potrebbe realmente avere<br />

e che aspetta ancora di essere risistemata<br />

per la presenza di crepe e fenditure pericolose.<br />

E la mafia?<br />

Affari d'oro...<br />

La colpa non è solo del controllo mafioso;<br />

sopra di me domina una politica delle<br />

opere pubbliche basata sullo spreco e il<br />

clientelismo. Allora, sono solo una terra<br />

senz’acqua. La reclamo, come la reclamano<br />

i miei abitanti che a migliaia sono scesi<br />

in piazza a Palermo per dire no alla<br />

privatizzazione dell’acqua, per chiedere<br />

che rimanga una risorsa della collettività.<br />

"Il whisky è per bere, l'acqua per<br />

combattersi", diceva Mark Twain. E io<br />

mi desertifico.


Togli<br />

al mafioso<br />

e dai<br />

al cittadino<br />

GIORGIO COSTANZO<br />

Il 23 maggio a Catania è stata distribuita<br />

una mappa della città sulla quale erano riportati<br />

gli immobili appartenenti a due liste:<br />

quella della Catania Risorse e quella<br />

dei beni confiscati alla mafia. I firmatari,<br />

Addiopizzo ct, Cittàinsieme, <strong>Casablanca</strong>,<br />

il Gapa, L'Isola Possibile, l'Osservatorio<br />

sulla Mafia, Emergency e altre associazioni,<br />

volevano con questa denunciare il<br />

colpevole silenzio che da quasi cinque<br />

anni tiene i cittadini all’oscuro delle confische<br />

operate e ciò di fatto impedisce che<br />

la legge di Pio La Torre li risarcisca di<br />

quanto il dominio mafioso aveva loro<br />

sottratto. E, restando in tema di immobili,<br />

la “Catania Risorse” ben si abbina in<br />

quanto beni “confiscati ai cittadini”. Beni<br />

per i quali i catanesi dovranno da subito<br />

pagare un affitto che si sommerà al<br />

debito già presente.<br />

Il pamphlet è il risultato di due mesi di lavoro<br />

non ininterrotto. Le difficoltà non sono<br />

mancate sia dal punto di vista<br />

tecnologico che tecnico giornalistico ed<br />

essendo noi giovani ed inesperti ci siamo<br />

lasciati più volte prendere dallo<br />

sconforto.<br />

L'estrema difficoltà di reperire informazioni<br />

chiare su entrambi gli argomenti<br />

ha rallentato notevolmente il lavoro, ma<br />

abbiamo mantenuto la convinzione che es-<br />

Antimafia/ Catania<br />

Certo, è solo un inizio. Ma è<br />

la strada buona: è la prima<br />

volta, a Catania, che si tenta<br />

un lavoro così. Ma perché<br />

tanto segreto sui beni dei mafiosi?<br />

E chi li gestisce, ora?<br />

so fosse comunque<br />

necessario<br />

anche se non n<br />

completo.<br />

Certo, questo o<br />

è solo un primo<br />

passo: ma a<br />

una seconda e<br />

più completa a<br />

versione della a<br />

mappa è già in progettazione.<br />

Ci rendiamo conto che non è abbastanza,<br />

che il problema non si limita ai beni confiscati<br />

né a Catania. Droga, racket, riciclaggio,<br />

appalti truccati formano una rete<br />

più solida di quelle di cui finora disponiamo<br />

noi.<br />

Ma per quanto piccolo ed impreciso il nostro<br />

contributo di cittadini si somma agli<br />

sforzi delle mamme della Doria, dei lavoratori<br />

della Cesame, della comunità ortodossa,<br />

del comitato Librino Attivo, del<br />

comitato di via Asiago... insomma di<br />

tutti quelli che impavidamente e spudoratamente<br />

alzano la voce e domandano<br />

“di chi è questa città?”.<br />

Una domanda posta già tanto tempo fa<br />

ma improvvisamente e prepotentemente<br />

tornata d'attualità. Catania è dei cittadini<br />

che lamentano disservizi su ogni fronte?<br />

29<br />

O è degli amministratori che per non<br />

sancire il dissesto finanziario che li<br />

manderebbe a casa confondono le carte<br />

con operazioni rischiosissime? Dei soliti<br />

megaimprenditori che la fanno sventrare<br />

per creare posteggi funzionali allo sviluppo<br />

dei loro centri commerciali? (Ma<br />

il consumatore non spende non perché<br />

non trova posteggio ma perchè è ogni<br />

giorno più povero...). O forse Catania è<br />

dei mafiosi che aspettano in silenzio<br />

l'occasione buona per investire i capitali<br />

di riciclo?<br />

La mappa che abbiamo realizzato e distribuito<br />

alla commemorazione di Falcone<br />

non poteva certo fornire una risposta a<br />

tutte queste domande perché su un foglio<br />

A3 in bianco e nero una verità così<br />

complessa proprio non ci entra. Ma siamo<br />

appena all’inizio.<br />

VOCI DELLE RESISTENZE<br />

PRIMO CAMPEGGIO NAZIONALE DELLE RESISTENZE DALL'ANTIFASCISMO ALL'ANTIMAFIA<br />

5 - 8 LUGLIO 2007, MONTE SOLE (BOLOGNA)<br />

http://www.vocidelleresistenze.it info@vocidelleresistenze.it


Il Tribunale Civile di Palermo, accogliendo<br />

una istanza risarcitoria<br />

avanzata sembra fin dal 1984 da alcuni<br />

familiari delle vittime della strage di<br />

Ustica recentemente ha riconosciuto la<br />

responsabilità dei Ministeri Difesa e<br />

Trasporti. La condanna impone loro di<br />

rimborsare 15 familiari superstiti di<br />

quattro delle 81 vittime della scellerata<br />

strage.<br />

Inoltre, questa nuova sentenza costruisce<br />

una nuova possibilità di riattivare<br />

le indagini per strage: perchè, riconoscendo<br />

la validità delle tesi dei legali<br />

delle parti offese, afferma (meglio si ve-<br />

I ministeri<br />

sono responsabili<br />

drà quando saranno pubblicate le motivazioni)<br />

che i Ministeri sono<br />

responsabili e tenuti alla azione risarcitoria,<br />

in quanto, quale sia stata la causa<br />

della esplosione (bomba o missile)<br />

del DC9, in ciascuna delle ipotesi si<br />

profila una responsabilità omissiva<br />

delle competenze di sicurezza e garanzia<br />

che essi avrebbero dovuto garantire<br />

ai cittadini ed al traffico aereo<br />

attraverso i propri apparati.<br />

Sicuramente una buona notizia per<br />

quanti sperano che chi ha ancora in mano<br />

il fascicolo relativo alla strage<br />

(reato imprescrittibile) abbandoni la<br />

attuale inerzia e voglia ripartire da questa<br />

affermazione di responsabilità per<br />

cercare ancora una Verità assolutamente<br />

intelligibile, se solo lo si volesse<br />

e si avesse il coraggio di arrivare ai<br />

santuari della connivenza politica con<br />

la strage.<br />

Ustica<br />

"Ora si possono<br />

riaprire<br />

le indagini<br />

sulla strage"<br />

MARIO CIANCARELLA<br />

Dove non è arrivata la giustizia penale, è arrivata<br />

la sentenza di un tribunale civile: il governo è responsabile,<br />

almeno per omissione. A livello giudiziario<br />

e politico, il caso non è affatto chiuso<br />

L’assoluzione dei Generali è stata magari<br />

giusta e sacrosanta (ed è costretto a<br />

scriverlo uno dei loro più tenaci accusatori),<br />

perchè a loro non furono contestate<br />

correttamente le proprie<br />

responsabilità all’interno di uno scenario<br />

stragista affatto leggibile ed opponibile.<br />

Sarebbe stato necessario, per<br />

farlo correttamente, avere il coraggio<br />

di indagare le responsabilità dispositive<br />

dei vertici politici, ma nessuno a<br />

quelle responsabilità politiche intendeva<br />

arrivare.<br />

Se un Magistrato pur puntiglioso e coraggioso,<br />

non riesce o non vuol dare<br />

una fisionomia precisa alla dinamica<br />

della strage, come è poi possibile chiedere<br />

conto di un presunto depistaggio<br />

ai responsabili di Amministrazioni,<br />

Strutture ed Apparati sui quali non e’<br />

stata formulata alcuna ipotesi di corresponsabilità<br />

nell’evento indagato<br />

Certa stampa, purtroppo, anche la<br />

supponenza di alcuni giornalisti<br />

inconsapevolmente collaboravano<br />

all’oscuramento della verità giudiziaria,<br />

storica e politica sulla strage<br />

qualche politico infine, accettando di<br />

sposare una tesi, indimostrabile e depistante,<br />

rispetto alle responsabilità<br />

franco-americana, ed ha affossato<br />

completamente la possibilità di intuire,<br />

indagare e riscontrare la partecipazione<br />

direttiva degli statunitensi e la partecipazione<br />

dei francesi alla trappola -<br />

che avrebbe dovuto scattare ad Ustica<br />

contro il regime di Gheddafi. Una<br />

trappola miseramente fallita per i<br />

conflitti interni dei nostri servizi<br />

Si e’ arrivati a lamentare che vi fossero<br />

aerei a “targa spenta” quasi che questo<br />

inibisse piuttosto che allertare e mobili-<br />

30<br />

tare la Difesa Aerea; si è affermato che<br />

tracce di velivoli comparsi improvvisamente<br />

sul mare indicavano il decollo<br />

da una portaerei.<br />

Ma questo dissennato convincimento<br />

ha indotto a diradare la attenzione<br />

sulla attivazione dei corridoi di oscuramento<br />

dei radar civili che quel velivolo<br />

statunitense orbitante su La<br />

Maddalena stava certamente attivando<br />

L'oscuramento<br />

dei radar<br />

La tesi della natura endogena e autoreferenziale<br />

dei movimenti terroristici<br />

italiani, neri o rossi che fossero, predominando<br />

su tutto ha fatto si che il<br />

Parlamento non ha potuto discutere<br />

alcuna proposta della Commissione in<br />

ordine a provvedimenti legislativi necessari<br />

sui fenomeni di strage e sul depistaggio<br />

di cui tutti parlano ma pochi<br />

sanno che esso non è previsto in nessun<br />

comma del nostro codice. Non ci<br />

si è preoccupati di estendere anche<br />

agli eredi dei colpevoli accertati la responsabilità<br />

in solido alla azione risarcitoria<br />

nei confronti delle<br />

vittimanche. E così via.<br />

Dunque su Ustica, dopo questa<br />

sentenza, è possibile ripartire, se solo<br />

lo si voglia.<br />

A livello Giudiziario, ma anche e soprattutto<br />

a livello politico necessita<br />

una maggiore disponibilità ad ascoltare<br />

forse con maggiore attenzione, a verificare<br />

passaggi anche minimi che<br />

potrebbero essergli suggeriti sui<br />

“fondamentali” dell’Aeronautica, venuti<br />

meno il giorno della strage.


A Genova sono in corso tre importanti<br />

processi, due (sul blitz alla Diaz e le<br />

torture alla caserma di Bolzaneto)<br />

contro decine di agenti, funzionari e dirigenti<br />

delle forze dell'ordine, uno a carico<br />

di 25 manifestanti, accusati di<br />

devastazione e saccheggio. Durante le<br />

ultime udienze in tribunale, sono accadute<br />

alcune cose davvero rilevanti,<br />

sfuggite ai media nazionali, visto che vige<br />

la stravagante convenzione che considera<br />

quei processi come cronaca<br />

locale, quindi da relegare alle pagine<br />

dei liguri. Nelle ultime settimane le<br />

udienze hanno offerto i seguenti spunti.<br />

1) L'ex questore di Genova Francesco<br />

Colucci, ascoltato come testimone,<br />

contraddice a più riprese quanto detto<br />

ai pm su come si arrivò al blitz alla<br />

Diaz, arrivando a indicare come massimo<br />

responsabile gerarchico dell'operazione<br />

il dottor Lorenzo Murgolo,<br />

l'unico fra i 29 funzionari e dirigenti inizialmente<br />

indagati a non essere stato<br />

rinviato a giudizio. Colucci è ora indagato<br />

per falsa testimonianza.<br />

2) Lorenzo Murgolo, chiamato come testimone,<br />

si avvale della facoltà di non rispondere.<br />

Genova<br />

Nel luglio 2001<br />

l'Italia<br />

era una<br />

monarchia<br />

LORENZO GUADAGNUCCI<br />

COMITATO VERITÀ E GIUSTIZIA PER GENOVA<br />

3) L'ex vice capo della polizia Ansoino<br />

Andreassi, anche lui in qualità di testimone,<br />

rivela che sabato 21 luglio, con<br />

le manifestazioni ormai in chiusura, dal<br />

capo della polizia Gianni De Gennaro<br />

arrivò l'indicazione di eseguire quanti<br />

più arresti possibile, suggerimento evidentemente<br />

seguito al momento di decidere<br />

l'irruzione alla Diaz (chiusa con<br />

93 persone in manette, incluse le 60 costrette<br />

al ricovero in ospedale a causa<br />

del pestaggio). Richiesto di indicare<br />

chi fosse il responsabile gerarchico del<br />

blitz (gli alti dirigenti imputati sostengono<br />

che l'operazione non ne avesse<br />

uno...), Andreassi cita il defunto prefetto<br />

La Barbera ("era quello con più carisma...").<br />

4) Vista la "collaborazione" dei dirigenti<br />

di polizia, i pm rinunciano a sentire<br />

il capo della polizia De Gennaro: i<br />

pm non commentano la decisione, ma<br />

fanno capire di non potersi più aspettare<br />

una deposizione "genuina" dell'illustre<br />

"servitore dello Stato".<br />

5) Il tribunale civile stabilisce che il ministero<br />

dell'Interno deve risarcire, con<br />

5000 euro, la pediatra triestina Marina<br />

Spaccini, attivista della rete Lilliput, pe-<br />

CENTRO VETERINARIO<br />

La "macelleria messicana" rimarrà purtroppo nella<br />

storia della degradazione civile del nostro Paese.<br />

Ed anche di un'immaturità profonda delle istituzioni,<br />

ancora in buona misura pre-repubblicane<br />

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31<br />

stata in piazza Manin il 20 luglio. Il<br />

giudice scrive che l'aggressione fu<br />

ingiustificata e frutto di un'azione sistematica<br />

decisa dalla polizia, e non<br />

l'eccesso di uno o più agenti.<br />

6) L'avvocato Ezio Menzione, durante<br />

il processo contro i 25, chiede che sia<br />

ascoltato come testimone Mario Placanica,<br />

l'ex Cc che avrebbe ucciso Carlo<br />

Giuliani il 21 luglio 2001 (scagionato<br />

dal gip per legittima difesa e uso legittimo<br />

delle armi): il giorno dopo, di buon<br />

mattino, l'avvocato riceve una telefonata<br />

in cui viene minacciato di morte.<br />

Tutto questo è avvenuto nelle ultime<br />

settimane. Se volessimo allargare l'arco<br />

temporale, troveremmo molte altre<br />

perle sull'ostruzionismo della polizia e<br />

sulla vigliaccheria di alti magistrati e<br />

governanti, contrapposte alla generosa<br />

tenacia di molti testimoni, alcuni avvocati,<br />

qualche magistrato. Ma in Italia vige<br />

il silenzio stampa. Meglio non<br />

ricordare che nel luglio 2001 fu sospeso<br />

lo stato di diritto e che una Costituzione,<br />

per buona o addirittura ottima<br />

che sia, è già morta quando non vive<br />

più nelle coscienze dei cittadini e nella<br />

vita pubblica del paese.


L'articolo che riproponiamo in queste pagine non è affatto<br />

uno scoop: è già uscito sui Siciliani vent'anni fa. Archeologia<br />

giornalistica, perciò? Certo: banchieri d'incerta origine,<br />

strane lobbies che coinvolgono generali, politici che<br />

complottano con tutt'e due... Tutto ciò, a quei tempi si<br />

chiamava P2. Ma son tempi passati. Oggigiorno, per fortuna,<br />

tutte queste brutte cose non si usano più...<br />

Per esempio: due gentiluomini palermitani,<br />

un bel giorno, decidono d'iscriversi<br />

alla P2. La cosa non è semplice: Gelli<br />

non accetta il primo venuto, ci vogliono<br />

referenze. Ma le referenze si trovano, e<br />

sulla domanda d'iscrizione dei due alla voce<br />

"può garantire sul loro conto" compare<br />

nientemeno che il nome - come si può<br />

leggere nella Relazione della Commissione<br />

parlamentare Anselmi, volume secondo,<br />

tomo secondo, pagine 871-872 e<br />

881-882 - del Presidente della Regione Siciliana<br />

Mario D'Acquisto.<br />

Il nome, evidentemente, non è privo di autorevolezza<br />

in campo gelliano. La garanzia<br />

è sufficiente, la domanda viene<br />

controfirmata dal capopiduista locale<br />

Bellassai, e i due palermitani approdano<br />

gioiosamente in loggia.<br />

Uno è Antonio D'Ancona, "proprietario"<br />

dell'Ufficio Registro e di una sezione dc<br />

di Palermo; l'altro Paolo Matassa Marchisotto,<br />

democristiano, architetto, cavaliere<br />

di Malta, "docente di teologia presso la Facoltà<br />

di Posillipo", dirigente dell'Ufficio<br />

di Presidenza della Regione, e per finire<br />

Commissario Governativo all'Azienda di<br />

Soggiorno di Acireale, il cui direttore è<br />

l'onorevole Giuseppe Aleppo.<br />

Nella scheda d'iscrizione è prevista la voce<br />

"eventuali ingiustizie subite nel corso<br />

della carriera" e Marchisotto, con molta<br />

serietà, compila: "mancata nomina a Direttore<br />

Regionale".<br />

Memoria/Mafia e P2<br />

La pagine<br />

gialle<br />

di Gelli<br />

GIUSEPPE D'URSO E RICCARDO ORIOLES<br />

Poco dopo, disgraziatamente, scoppia il<br />

caso P2: i due neofiti tornano a vita più o<br />

meno privata, mentre l'onorevole D'Acquisto<br />

continua tranquillamente a far politica<br />

e ad occuparsi, in particolare, delle minacciate<br />

fortune degli esattori Salvo.<br />

Questa piccola storia, gelosamente custodita<br />

con le schede personali dei piduisti<br />

nell'archivio uruguayano di Gelli, non è<br />

che una una delle tante sui piduisti siciliani,<br />

e non delle principali; tenendo conto<br />

del clima morale dei nostri enti pubblici<br />

regionali, ci si potrebbe anche sorridere<br />

su. Ma un'altra storia "siciliana" è quella<br />

di Sindona. E poi quelle di Musumeci, di<br />

Miceli, di Giudice. Tutta gente su cui c'è<br />

ben poco da sorridere.<br />

Sindona, Giudice,<br />

Musumeci, Miceli...<br />

Chi sono i piduisti siciliani? Che fine<br />

hanno fatto? Che cosa facevano? E soprattutto:<br />

a che cosa serviva un'organizzazione<br />

come la P2 in terra di mafia?<br />

Ufficialmente, il catalogo della P2 in Sicilia<br />

consta di trentadue nomi, diligentemente<br />

aggiornati in un apposito registro<br />

("Gruppo 1, Bellassai") dal capogruppo<br />

per la Sicilia Bellassai. Ma in realtà, sono<br />

molti di più.<br />

Dalle liste sequestrate a Gelli e dagli altri<br />

documenti in possesso della Commissio-<br />

32<br />

ne Anselmi, risulta infatti che i piduisti<br />

operanti in Sicilia erano almeno centosei<br />

(vedi elenco). Altri sessantasette (la cifra<br />

è largamente parziale) erano invece i piduisti<br />

di origine siciliana operanti in<br />

campo nazionale. Fra essi, personaggi di<br />

primissimo piano nelle varie trame eversive,<br />

come il banchiere Sindona, il magistrato<br />

Spagnuolo, i generali Giudice,<br />

Miceli e Musumeci.<br />

Particolare significativo, ai piduisti siciliani<br />

venivano spesso affidati incarichi di<br />

particolare responsabilità nell'organizzazione<br />

anche al di fuori della regione di<br />

provenienza: il fondamentale settore piemontese,<br />

ad esempio, era affidato al siciliano<br />

Ioli. Erano siciliani ben venti dei<br />

componenti del "gruppo centrale", personalmente<br />

diretto da Gelli, che raggruppava<br />

gli affiliati meglio inseriti nelle<br />

istituzioni. E così via.<br />

In conclusione, un affiliato su sei alla P2<br />

o era siciliano od operava in Sicilia: di<br />

gran lunga il gruppo regionale più consistente<br />

dopo quello toscano, che era peraltro<br />

alimentato da una tradizione e un<br />

radicamento massonici "ufficiali" infinitamente<br />

maggiori. Altro particolare significativo:<br />

la maggior parte dei piduisti<br />

siciliani non viene dalle province di più<br />

antica (e liberale) tradizione massonica<br />

come Messina e Siracusa, ma dalle province<br />

"nuove" di Palermo, Trapani e<br />

Catania.


Da sinistra:<br />

Gaetano Graci,<br />

Licio Gelli,<br />

Michele Sindona.<br />

Quanto ai singoli personaggi, è inutile dilungarsi<br />

sul ruolo - per esempio - di un<br />

Sindona: banchiere della mafia, l'uomo<br />

era anche - per usare le parole del giudice<br />

Turone - "il grande mediatore di un'associazione<br />

segreta"; l'intervento delle<br />

Famiglie mafiose palermitane e americane<br />

è decisivo e costante in tutte le sue operazioni,<br />

e così pure i contatti con i grandi<br />

imprenditori siciliani.<br />

Un altro piduista siciliano, Musumeci,<br />

era al centro del gruppo eversivo che manovrava<br />

di fatto - secondo le risultanze<br />

della Commissione Parlamentare d'inchiesta<br />

- il servizio segreto SISMI, dava copertura<br />

agli autori delle più efferate<br />

stragi terroristiche e utilizzava uomini come<br />

Pazienza e Carboni in contatto, a loro<br />

volta, con i rappresentanti delle Famiglie<br />

Memoria/Mafia e P2<br />

"Il grande mediatore di un'associazione segreta".<br />

Così un giudice definì un banchiere. Molti anni fa<br />

PERSONE<br />

GIUSEPPE D'URSO<br />

E LA SCOPERTA DELLA "MASSOMAFIA"<br />

Il co-autore di questo articolo, il professor Giuseppe D'Urso,<br />

è stato il primo in Italia a studiare la relazione fra strutture<br />

mafiose e massoneria. Questa relazione, che anche altri studi<br />

(De Lutiis, Flamigni, ecc.) rivelarono in seguito estremamente<br />

accentuata, fu da lui definita come "massomafia", a<br />

indicare il legame organico fra sistemi di potere occulto "bassi"<br />

e "alti", criminali e politico-imprenditoriali. Le logge deviate<br />

come principale camera di compensazione fra mafia<br />

comunemente intesa e "terzo livello".<br />

mafiose (Calò, ed altri); altri boss mafiosi<br />

(ad esempio Santapaola) ricorrono in vicende<br />

in qualche maniera legate alle<br />

attività di Musumeci. Un altro piduista siciliano,<br />

il generale Giudice, amico<br />

dell'imprenditore siciliano Rendo, è il protagonista<br />

di uno scandalo, il MiFoBiali,<br />

che si può considerare la prima grossa<br />

apparizione della P2.<br />

Un generale<br />

della Finanza<br />

Si potrebbe continuare. Ma forse a questo<br />

punto i dati sono sufficienti per una<br />

prima sommaria analisi, che è la seguente:<br />

nelle liste della P2, la componente<br />

"siciliana" quantitativamente è<br />

seconda solo a quella toscana e qualitati-<br />

Il professor D'Urso, uno dei principali protagonisti della<br />

battaglia dei Siciliani (e non solo: fu fra i fondatori della Rete,<br />

allora intesa come movimento organizzato di base e non<br />

come ennesimo partito tradizionale), è morto il 16 giugno<br />

1996, undici anni fa.<br />

La ripubblicazione di questo articolo vuol essere un richiamo<br />

ai filoni d'indagine che egli aprì a tutti i militanti antimafiosi,<br />

e un affettuoso tributo alla sua indimenticata memoria.<br />

G.P., R.O.<br />

33<br />

vamente non lo è a nessun'altra.<br />

La situazione è ancora più chiara se dalle<br />

liste "ufficiali" della P2 si passa ad altri<br />

strumenti operativi di cui Gelli si serviva<br />

con almeno altrettanta frequenza. Per<br />

esempio, il tabulato-agenda di 994 nomi<br />

sequestrato nella villa di Gelli a Castiglion<br />

Fibocchi e messo agli atti della<br />

Commissione Anselmi sotto la dizione<br />

"reperto 2/B".<br />

Qui, ai nomi che compaiono nelle liste se<br />

ne aggiungono altri non meno significativi;<br />

fra i siciliani, la novità più importante<br />

è data dalla presenza dell'industriale catanese<br />

Rendo, di cui s'è largamente riferito<br />

sull'ultimo numero del giornale. Ma che<br />

credibilità ha questa agenda, e in che<br />

termini entravano, i nomi in essa<br />

elencati, nell'organizzazione di Gelli?


E' presto per dare una risposta certa alle<br />

due domande. Ma, dall'analisi del documento,<br />

emergono incontestabilmente alcuni<br />

punti che possono fin d'ora essere dati<br />

per certi.<br />

Primo. L'agenda rivestiva nella mente di<br />

Gelli un'importanza estrema, e il suo<br />

contenuto doveva essere tenuto assolutamente<br />

segreto. L'agenda veniva infatti<br />

conservata in cassaforte e c'era l'ordine<br />

espresso, per i collaboratori di Gelli, di<br />

controllare che vi fosse rimessa al termine<br />

di ogni giornata di lavoro. Questo si<br />

evince, fra l'altro, dalla deposizione resa<br />

il 21 maggio 1981 alla Procura bresciana<br />

dalla segretaria personale di Licio Gelli,<br />

Carla Venturi: "Quanto all'uso<br />

dell'agenda con l'indirizzario, il<br />

commendatore l'adoperava direttamente<br />

(...). Quando lui era assente la tenevo in<br />

cassaforte". La deposizione viene<br />

confermata davanti alla Commissione<br />

Anselmi il 16 settembre 1982.<br />

Secondo. Rispetto alle varie liste P2, l'indirizzario<br />

dell'agenda è più recente e più<br />

"operativo", nel senso che viene più frequentemente<br />

aggiornato e dunque utilizzato<br />

per contatti correnti.<br />

Terzo. Le liste della P2 (riportate, nella<br />

Relazione Anselmi, nel libro primo tomo<br />

primo a pagine 803-874 e 885-942 e nel libro<br />

primo tomo secondo a pagine 213 e seguenti<br />

e 1126 e seguenti) contengono in<br />

totale 953 nomi. Di essi, ben 464 compaiono<br />

anche nel tabulato-agenda "2/B". Questi<br />

464 nomi sono accuratamente<br />

selezionati (militari, funzionari imprenditori,<br />

ecc.): il loro peso nelle istituzioni è<br />

in media decisamente maggiore di quello<br />

dei piduisti esclusi dal tabulato-agenda.<br />

Quarto. I 464 piduisti che compaiono nel<br />

tabulato-agenda "2/B" non solo sono in<br />

media più "importanti" degli altri; ma costituiscono<br />

anche il nucleo centrale<br />

attorno al quale il tabulato-agenda viene<br />

successivamente composto.<br />

Ciò è suggerito dalle dichiarazioni della<br />

Venturi ("L'agenda è stata scritta a macchina<br />

mediante trascrizione da un'altra<br />

agenda", Commissione Anselmi, data citata),<br />

ma è indubitabilmente provato dal<br />

fatto che molto spesso intere sequenze di<br />

nomi tratti dalle liste P2 vengono riportati<br />

pari pari nel tabulato-agenda,<br />

Memoria/Mafia e P2<br />

"Una lunga tradizione di influenza sulla<br />

politica non solo siciliana ma nazionale..."<br />

464 nomi<br />

nell'identico ordine (non strettamente alfabetico)<br />

e persino con la stessa divisione<br />

in pagine: a partire da queste sequenze, e<br />

in generale dall'elenco dei piduisti<br />

"scelti", il tabulato è stato costruito per<br />

successive aggiunte. Ed è logico pensare<br />

che i nomi successivamente aggiunti siano<br />

stati scelti in base a caratteristiche comuni<br />

a quelli del nucleo iniziale: a<br />

cominciare dalla disponibilità, quantomeno<br />

potenziale, ad essere coinvolti in iniziative<br />

"non ufficiali".<br />

L'agenda interna<br />

della P2<br />

Tutto questo per dire che il meccanismo<br />

piduista, in Italia e quindi in Sicilia, non<br />

si limita semplicemente alle liste P2 fin<br />

qui riconosciute. Esso, ad anni di<br />

distanza, non è noto che in parte; ma non<br />

è impossibile, attraverso l'analisi delle<br />

connessioni, ricostruirne altre parti. Il tabulato-agenda<br />

"2/B" è quantomeno uno<br />

strumento fondamentale per questa ricostruzione.<br />

Quanto alla Sicilia, abbiamo visto la<br />

connessione che almeno in un caso -<br />

quello del cavalier Mario Rendo -è stato<br />

possibile ipotizzare, sulla base di questo<br />

selezionati documento, fra le attività di Gelli e quelle<br />

Punti d'incontro<br />

di soggetti ufficialmente estranei al<br />

mondo della P2. Ma connessioni possono<br />

essere istituite anche in altri casi. Per<br />

esempio, almeno cinque piduisti siciliani<br />

compaiono anche fra i massoni affiliati<br />

(vedi elenco) "all'orecchio" del gran maestro<br />

Corona, in via del tutto anomala e riservata;<br />

sarebbe interessante sapere da<br />

che cosa è motivata, nel caso dei non-piduisti,<br />

questa strana riservatezza.<br />

La loggia "Normanni<br />

di Sicilia"<br />

Una connessione ancor più inquietante è<br />

data dalla presenza del capogruppo della<br />

P2 per la Sicilia, Salvatore Bellassai,<br />

nella loggia segreta "I Normanni di Sicilia",<br />

operante a Palermo (sede ufficiale,<br />

Monreale) dagli anni '50 fino al 13 novembre<br />

1979.<br />

Il carattere di riservatezza di questa<br />

loggia era tale che i suoi affiliati si conoscevano<br />

solo tramite pseudonimi (quello<br />

di Bellassai era "Saba"); anche qui, non<br />

si sa perché ci fosse bisogno di tanta segretezza.<br />

Dei "Normanni di Sicilia" s'ignora<br />

34<br />

infatti praticamente tutto, salvo il fatto<br />

che operavano su un terreno - quello<br />

delle associazioni paramassoniche palermitane<br />

- che dal dopoguerra in poi è<br />

stato il luogo privilegiato d'incontro di<br />

gran parte della classe dirigente siciliana.<br />

Ancora, sono noti i rapporti fra le operazioni<br />

"piduiste" finora note in Sicilia (rapimento<br />

Sindona) e i gruppi para-<br />

massonici autonomamente e da lungo<br />

tempo operanti nell'Isola, come la Camea<br />

di Michele Barresi e Joseph Miceli Crimi<br />

(più volte incontratosi con lo stesso Gelli<br />

per concordare insieme le iniziative da<br />

prendere): rispetto a costoro la P2, in Sicilia,<br />

aveva ben poco di nuovo da insegnare.<br />

Si tratta di gruppi con alle spalle una<br />

lunga tradizione di influenza non solo<br />

sulla politica siciliana, ma su quella nazionale:<br />

basti dire che viene dalla Sicilia,<br />

negli anni 50-60, l'iniziativa per l'unificazione<br />

fra le varie e disperse famiglie massoniche<br />

italiane e per il collegamento fra<br />

esse e le potenti centrali massoniche degli<br />

Stati Uniti (protagonisti dell'operazione,<br />

l'agente dei servizi segreti americani<br />

Frank Gigliotti e il principe siciliano Giovanni<br />

Alliata di Montereale, poi entrato<br />

nella P2).<br />

clandestini<br />

Altri nominativi, che non compaiono negli<br />

elenchi della P2, sono tuttavia in<br />

qualche maniera correlati con essi, e come<br />

tali oggetto d'indagine della Commissione<br />

Anselmi.<br />

Abbiamo già parlato dell'ex-presidente<br />

della Regione D'Acquisto, non piduista<br />

ma in grado di garantire per i piduisti;<br />

non è difficile credere che i casi analoghi<br />

al suo, nelle istituzioni e nell'economia regionali,<br />

siano tutt'altro che rari. E non è<br />

azzardato presumere che molte decisioni<br />

importanti per le istituzioni e per l'economia<br />

siciliane siano passate - quanto meno,<br />

a titolo di mediazione - all'interno di<br />

"punti d'incontro" occulti di varia natura:<br />

non esclusivamente siciliani, ma soprattutto<br />

siciliani.<br />

In un'economia assistita, come quella siciliana,<br />

e in una classe politica casuale, come<br />

quella siciliana, un sistema di potere<br />

occulto come quello di cui parliamo finisce<br />

per essere di fatto l'unico potere in<br />

grado d'imporre le sue scelte.


Se questo è vero, trovano una spiegazione<br />

non solamente le - apparentemente irrazionali<br />

- contorsioni del "modello di<br />

sviluppo", economico e politico, siciliano;<br />

ma anche l'improvvisa e del tutto anomala<br />

crescita di tutta una serie di singoli<br />

personaggi, finanziari e politici, che di<br />

questo modello sono insieme i padroni e i<br />

beneficiari.<br />

Le lobbies<br />

"siciliane"<br />

Da Scelba in poi, nessun uomo di partito<br />

siciliano ha più raggiunto - nel bene o nel<br />

male - una statura politica di rilevanza nazionale;<br />

eppure, il peso delle lobbies "siciliane"<br />

nei vari partiti e nel complesso<br />

degli apparati dello Stato è andato via via<br />

crescendo, fino a farsi su certe questioni<br />

determinante; ed ha raggiunto l'acme negli<br />

ultimi tre anni. Sulle esattorie dei<br />

Salvo, praticamente, è caduto un governo;<br />

si è fatto, e con successo, quadrato<br />

a Roma per non dare i poteri a Dalla Chiesa;<br />

l'affaire Calvi - cioè, l'affaire Sindona<br />

- ha sconvolto l'assetto bancario sul piano<br />

nazionale; sulle vicende d'una Procura di<br />

provincia, come quella catanese, sono pesantemente<br />

intervenuti i vertici nazionali<br />

di determinati partiti; e così per sabotare<br />

un'inchiesta di mafia, come quella del giudice<br />

Palermo. Tutto questo è ben strano.<br />

E, in tema di mafia: l'unico dato di fondo<br />

realmente certo, al di là del polverone, è<br />

che da alcuni anni a questa parte la mafia<br />

esegue dei delitti politici; non solo, ma li<br />

mette al centro della propria azione,<br />

anche a discapito della sicurezza di attività<br />

più lucrose (vedi omicidio Dalla Chiesa);<br />

in nome di quale superiore interesse?<br />

C'è un progetto politico, evidentemente.<br />

C'è un progetto e un partito, un "partito"<br />

modernissimo e arcaico, coi suoi collegamenti,<br />

i suoi obiettivi, la sua organizzazione.<br />

Un "partito" che solo parzialmente<br />

corrisponde al ceto politico-mafioso degli<br />

anni Cinquanta e Sessanta, ma che ha sviluppato<br />

un salto di qualità parallelo a<br />

quello segnato - sul piano più strettamente<br />

criminale - dalla mafia con la<br />

conquista del mercato della droga. Numerosi<br />

elementi insospettabili, apparentemente<br />

isolati, si ricollegano alle attività<br />

mafiose proprio attraverso la mediazione<br />

del progetto e del "partito".<br />

"Coerentemente alle dichiarazioni televisive<br />

del Presidente della Repubblica sulla<br />

massoneria propriamente detta e la loggia<br />

Memoria/Mafia e P2<br />

"L'improvvisa e anomala crescita<br />

di tutta una serie di personaggi..."<br />

P2, distinguendo fra la massoneria storica<br />

tradizionale e l'attuale massoneria italiana,<br />

La invito ad operare in riferimento<br />

alla nuova legge sulle società segrete e<br />

nel rispetto dell'articolo 18 della Costituzione<br />

italiana per ampia pubblicità dei nomi<br />

dei diciottomila affiliati come<br />

risultante dagli archivi sequestrati. La<br />

mancata pubblicità di tali nominativi provoca<br />

un'attenuazione della credibilità politica<br />

dei lavori della Commissione<br />

Parlamentare P2, essendo la massoneria<br />

il presumibile contesto naturale ed operativo<br />

dell'attività di detta loggia. L'opinione<br />

pubblica italiana richiede una democratica<br />

ed ampia informazione sui nomi degli<br />

affiliati alla massoneria al fine di fugare<br />

ogni sospetto sicuramente infondato su<br />

collegamenti di avallo e copertura a tutti i<br />

livelli passati e presenti a partire da<br />

componenti della stessa Commissione".<br />

Se la mafia<br />

fa politica...<br />

Quando la commissione parlamentare<br />

sulla P2 cercava - senza molto successo -<br />

di farsi dare le liste riservate delle varie<br />

massonerie, le arrivò, fra gli altri, anche<br />

questo messaggio. Arrivò, non casualmente,<br />

da Catania, dove in quel momento<br />

l'iniziativa della mafia - non solo<br />

di quella armata - era allo zenith. Chi<br />

l'aveva mandato, Giuseppe D'Urso, esprimeva<br />

in fondo un concetto di elementare<br />

buon senso: se la mafia "fa politica" e si<br />

avvale del segreto, cominciamo a<br />

sgombrare il campo da tutti i segreti più o<br />

meno artificiali che possono nascondere<br />

ogni cosa; facciamo un po' di luce, e lavoriamo.<br />

Ma, a qualche anno da allora, le<br />

organizzazioni segrete, in Sicilia come<br />

altrove, continuano a rimanere segrete: le<br />

logge innocue, e quelle di potere.<br />

Gli episodi di potere occulto - e mafioso -<br />

su cui, del resto, si hanno informazioni<br />

specifiche son ormai vecchi di diversi<br />

anni. Il tentato "golpe" siciliano di Sindona<br />

(in realtà un congegno per coinvolgere<br />

funzionari dello Stato, notabili politici e<br />

militari in un più terreno disegno di ristrutturazione<br />

dei poteri), per esempio, è<br />

del '79.<br />

Non si sa assolutamente che cosa abbiano<br />

fatto e che evoluzione abbiano subito, nei<br />

sei anni trascorsi da allora, le forze - soprattutto<br />

imprenditoriali - evocate in<br />

quell'occasione. Ai primi anni Ottanta risalgono,<br />

secondo le conferme di Bu-<br />

35<br />

scetta, le operazioni mafioso-piduiste di<br />

Pazienza e Calò. Ma siamo nell'85: cos'è<br />

successo nel frattempo? Quando scoppiò<br />

il caso P2, il vertice della piramide - veramente,<br />

l'Anselmi parla di due piramidi,<br />

collegate in un punto - coincideva ancora,<br />

almeno ufficialmente, con la persona<br />

di Gelli: ma adesso?<br />

La P2, o meglio il disegno affaristicoeversivo<br />

che nella P2 aveva uno degli<br />

strumenti, ai tempi di Bellassai contava<br />

in Sicilia su centosei nomi: ma adesso?<br />

E quanto a Catania: nell'agosto '79 gli uomini<br />

di Sindona potevano contare, in<br />

qualche modo, sull'amicizia del cavaliere<br />

Graci: i loro omologhi del 1985, sono<br />

ancora fermi a Graci? A Torino, nel processo<br />

per le tangenti (un processo, in buona<br />

sostanza, contro la P2), contro il<br />

principale testimone d'accusa si preparava<br />

un attentato di mafiosi catanesi...<br />

Di esempi, se ne potrebbero fare tanti. Il<br />

fatto è che dall'epoca del MiFoBiali,<br />

della prima P2 e di Sindona, il peso dei<br />

poteri occulti non è diminuito ma è<br />

andato crescendo; la "politicizzazione"<br />

della mafia siciliana non si è affievolita<br />

ma è aumentata; la presenza - in particolare<br />

- di "catanesi" fra un meccanismo e<br />

l'altro si è fatta sempre più consueta. Quest'ultimo<br />

dato, in particolare, merita una<br />

riflessione.<br />

Strane storie<br />

catanesi<br />

Catania ha una strana storia criminale. La<br />

mafia catanese, che oggi è probabilmente<br />

se non la più forte la più attiva, diventa<br />

mafia - da malavita di contrabbandieri -<br />

in epoca relativamente recente; analogamente,<br />

l'imprenditoria mafiosa catanese è<br />

molto posteriore rispetto a quella palermitana,<br />

e di molto più rapida accumulazione.<br />

L'una e l'altra, nel giro di circa tre<br />

anni - dal '79 all'81 - assumono una posizione<br />

di primissimo piano, scalzando in<br />

diversi casi le corrispondenti forze "palermitane"<br />

e non subendone contraccolpi<br />

degni di rilievo.<br />

Qual è il fattore che ha favorito questa così<br />

rapida trasformazione? E quale quello<br />

che ha garantito questa inspiegabile<br />

"immunità" (Dalla Chiesa: "...da Catania<br />

va alla conquista di Palermo...")?<br />

Le domande fondamentali, forse, oramai<br />

sono queste. Domande catanesi ma risposte<br />

- in buona parte - probabilmente<br />

anche romane.


Catania/ Affitti eccellenti<br />

L'affare<br />

di via Biondi<br />

e quello di<br />

via Bernini<br />

PIERO CIMAGLIA<br />

Scusi, sa dove si trova l’ufficio tecnico<br />

del Comune? «È proprio qui di fronte!».<br />

Il giornalaio si affaccia con noi dall’edicola<br />

e ci indica un palazzotto giallo pallido<br />

all’incrocio tra via Sangiuliano e Via<br />

Biondi. Quattro piani, 2.130 metri quadrati<br />

affittati dal Comune per 236.000 euro<br />

l’anno.<br />

Varcato il portone d’ingresso restiamo<br />

ammirati della bellezza dell’edificio. Ci<br />

fermiamo a guardare il ben riuscito risultato<br />

dei lavori di restauro. Un impiegato,<br />

compiaciuto della nostra<br />

ammirazione si avvicina e ci dice: «Bello,<br />

vero? Fino a qualche anno fa ci trovavamo<br />

in via Beato Bernardo, il palazzo<br />

dell’ESA, l’affitto era un po’ più alto,<br />

c’era un bel panorama ma certamente non<br />

era così accogliente».<br />

«Peccato – diciamo - che non sia di proprietà<br />

del Comune e con i problemi che<br />

hanno le finanze municipali pagare<br />

l’affitto sarà un bel problema».<br />

«In effetti è strano – ci risponde l’impiegato<br />

– che con tanti locali comunali lasciati<br />

vuoti, ogni anno si preferisca<br />

pagare l’affitto alla Finpop di Oreste<br />

Virlinzi. Ad esempio ci sarebbe il complesso<br />

di via Bernini. Non è bello come questo,<br />

ma vederlo diventare un rudere a<br />

causa dell’abbandono in cui si trova... è<br />

Orazio Virlinzi nel 2001 acquista un immobile<br />

e lo affitta al Comune. Il Comune nel 1999<br />

compra un immobile e l'abbandona a se stesso,<br />

preferendo pagare l’affitto a Virlinzi<br />

uno scandalo».<br />

Certo, via Bernini... quasi 5.000 metri quadrati<br />

circondati da sterpaglie, devastati<br />

dal vandalismo e dall’incuria del suo proprietario,<br />

il Comune di Catania. C’è chi dice<br />

che per questa struttura esista un<br />

progetto del Cnr, chi ricorda la volontà<br />

dell’Asl di trasferirci gli ambulatori e chi<br />

teme interessi speculativi, legati all’idea<br />

di utilizzare le aree vuote circostanti per<br />

costruirci un centro commerciale.<br />

Era stato proprio per risparmiare<br />

sull’affitto dell’ufficio tecnico, oltre che<br />

per rimediare ad uno sfratto esecutivo<br />

incombente, che gli amministratori comunali<br />

avevano deciso di comprare la struttura<br />

di via Bernini<br />

Fino al ’99 questa struttura era una proprietà<br />

della “Immobiliare Bernini spa”, una società<br />

della Banca Agricola Etnea. Per<br />

comprarla il Comune ha chiesto un mutuo<br />

di circa 4 milioni di euro e poi sembra essersene<br />

dimenticato. In questi anni c’era<br />

tutto il tempo di ristrutturarlo, dare ospitalità<br />

agli uffici tecnici del Comune e lasciare<br />

spazio anche ad altri uffici.<br />

Per l’acquisto del palazzo di via Biondi,<br />

invece, la Finpop ha pagato circa<br />

1.380.000 di euro. Il contratto di affitto risale<br />

al 2003 e dopo soli sei anni – sempre<br />

che il prezzo d’acquisto dichiarato sia<br />

SCHEDA<br />

UNA S.R.L. CHIAMATA "CATANIA RISORSE"<br />

Nel 2003 il Comune di Catania presenta un disavanzo di circa 40 milioni<br />

di euro. Questo debito va coperto entro la fine del 2006 se si vuole<br />

evitare la dichiarazione di dissesto. Ricorrere ad un mutuo? No, la<br />

legge vieta di pagare i debiti degli enti con altri debiti.<br />

Alla fine del 2006 il Comune costituisce la “Catania Risorse srl”. Il 30<br />

dicembre il Consiglio Comunale approva la vendita di 14 immobili<br />

alla nuova società ed il giorno dopo (domenica 31) viene firmato<br />

l’atto notarile. “Catania Risorse” dovrà versare al Comune quasi 65<br />

milioni di euro entro 180 giorni. Giusto il tempo di trovare una banca<br />

36<br />

quello reale – la Finpop rientrerà<br />

dell’investimento fatto.<br />

È vero che i 236.000 euro pagati dal Comune<br />

ad Oreste Virlinzi, uno dei più<br />

importanti imprenditori catanesi, non sono<br />

un prezzo eccessivo per le dimensioni<br />

e la bellezza dell’edificio. Se fosse stato<br />

affittato contemporaneamente a diverse<br />

famiglie, la Finpop avrebbe dovuto gestire<br />

numerosi contratti, avere a che fare col<br />

rischio di avere inquilini morosi... Meglio<br />

un contratto unico ed un solo inquilino.<br />

Se poi questo non paga, basta una sola<br />

esecuzione forzata. Se, ancora, l’inquilino<br />

non versa in buone condizioni economiche<br />

- come nel caso del Comune di Catania<br />

- ci si può magari rivalere sui beni di<br />

pregio venduti dallo stesso Comune alla<br />

sua società “Catania Risorse srl”.<br />

C’è un affitto che ha un certo peso sul bilancio<br />

comunale e che, quindi, contribuisce<br />

alla grave situazione finanziaria delle<br />

casse pubbliche. C’è il rischio che non si<br />

riesca a pagare regolarmente il canone. Ci<br />

sono degli immobili comunali di pregio<br />

che possono fare gola a chi ne vuole<br />

approfittare... È meglio fermarsi qui<br />

perché si rischia di “pensar male” e i nostri<br />

amministratori sono invece delle<br />

persone capaci, almeno di raggiungere lo<br />

scopo che si sono prefissati.<br />

disposta a prestargli lo stesso ammontare di denaro, contraendo il<br />

debito che lo stesso Comune non può contrarre ma che cerca così<br />

di accollare ad una propria società. Ma come dovrebbe fare “Catania<br />

Risorse” a restituire i soldi alla banca se non ha un euro di suo?<br />

Semplicemente facendo pagare l’affitto degli immobili allo stesso Comune<br />

che glieli ha venduti. Ma come farà il Comune a pagare gli<br />

affitti con la situazione che si ritrova? Entro il 2007 si dovranno trovare<br />

altri 42 milioni per il disavanzo 2004. Sempre che nel frattempo<br />

non si sia costretti comunque a dichiarare il fallimento.


Interviste/ Giambattista Scidà<br />

"La cultura,<br />

la giustizia<br />

e l'informazione"<br />

Catania senza<br />

ANTONIA COSENTINO<br />

- A cosa si riferisce nel richiamare il caso-Catania?<br />

"Il "fatto-Catania" comprende un’ormai<br />

inveterata devianza di fondamentali istituzioni<br />

e, attorno ad essa, un silenzio di<br />

tomba. La devianza, processo che non si<br />

arresta, ed il silenzio, condizione della<br />

sua impunità e del suo perpetuarsi, sono<br />

elementi di un articolato insieme: di una<br />

totalità alla quale si inchina il potere<br />

centrale, qualunque schieramento lo detenga".<br />

- Quale funzione ha avuto ed ha il<br />

mondo dell’informazione nelle vicende<br />

che hanno investito Catania dall’assassinio<br />

di Giuseppe Fava ad oggi?<br />

"Nel sistema di potere che domina e<br />

sfrutta Catania, un posto eminente ha il<br />

controllo, totale, dei processi di diffusione<br />

della notizia. Tutti nelle stesse mani –<br />

mani di grande imprenditore – i media locali<br />

sono in grado di oscurare un fatto, di<br />

ingigantirne un altro, di determinare,<br />

nell’una direzione o nell’altra, i contenuti<br />

della coscienza collettiva. Non sono uno<br />

specchio della realtà oggettiva, ma la<br />

fabbrica di una realtà praticamente più vera<br />

(è un paradosso), perché vissuta come<br />

tale dalla cittadinanza. Il quotidiano e le<br />

emittenti televisive possono cancellare un<br />

accadimento, o impedirgli di emergere, o<br />

ingombrare la scena con un altro, più o meno<br />

inventato. Il monopolio è padrone<br />

oltre che della notizia, della comunicazione<br />

tra catanesi, che i media rendono impossibile<br />

non appena taluno voglia far<br />

giungere ai concittadini un appello, una<br />

proposta, un invito: se l’invito, la proposta,<br />

l’appello spiacciono ai grandi interessi<br />

che tengono il campo. I catanesi non<br />

possono parlarsi tra loro, a distanza, come<br />

ordinariamente avviene in tutte le città<br />

attraverso i giornali.<br />

Padroni della notizia, lo sono anche<br />

dell’immagine degli individui: possono<br />

cacciarli di scena assoggettandoli ad una<br />

specie di damnatio memoriae, o promuoverli<br />

all’esistenza sociale. In una parola,<br />

non riferiscono ma creano. Niente esiste<br />

che essi non vogliano; e qualunque cosa<br />

che vogliono assume per lettori e spettatori<br />

l’esistenza che oggettivamente non ha.<br />

Il monopolio è invincibile. Catania, fu<br />

detto, è un geroglifico maligno, che uccide<br />

chi gli si avvicina per leggerlo e<br />

offrirne la decifrazione al pubblico. Fava,<br />

che provò, ci perse la vita. Uomini di buona<br />

volontà che, anni addietro, tentarono<br />

di far nascere un foglio alternativo, si videro<br />

rifiutare dalle agenzie del ramo ogni<br />

attività di distribuzione, e qualche uomo<br />

politico richiamare a rafforzare il rifiuto.<br />

Per fare un esempio recente: la “cronaca”<br />

del convegno, promosso da Rifondazione<br />

Comunista, sul tema “Liberiamoci dalla<br />

mafia – Da Portella della Ginestra a Catania”,<br />

ha amputato dal novero dei relatori<br />

tre di costoro. Per i lettori, sia le cose che<br />

loro hanno detto, sia il fatto che abbiamo<br />

detto qualcosa, sono scomparsi.<br />

Lo stesso è avvenuto con il “Caso Catania”,<br />

aperto dalle mie dichiarazioni<br />

(7.12.2000) e da quelle del magistrato Marino<br />

(gennaio 2001) davanti alla Commissione<br />

Antimafia, ma subito proclamato<br />

chiuso, proprio mentre esso andava spalancandosi;<br />

o tramutato da una questione<br />

di calci che erano stati dati alla Giustizia,<br />

in una di calci da dare a un pallone.<br />

Ma nulla di ciò potrebbe esser fatto (e<br />

neanche sarebbe tentato) senza la connivenza<br />

dei media a diffusione nazionale:<br />

connivenza che può essere assicurata solo<br />

dalle élites partitiche locali, e dalle loro<br />

possenti proiezioni in campo nazionale. Esse<br />

sono concordi nel volere che i problemi<br />

veri di Catania restino fasciati di<br />

silenzio: ignoti ai catanesi, ignoti a tutti<br />

nel Paese. Possenti proiezioni, ho detto:<br />

alcuni anni addietro erano tenuti da catanesi,<br />

contemporaneamente, il Ministero degli<br />

Interni, la Presidenza della<br />

Commissione Giustizia della Camera, la<br />

Presidenza della Federazione Editori<br />

Giornali, la Presidenza dell’Ordine dei<br />

Giornalisti. Bisogna aggiungere che, come<br />

sempre, l’Associazione Nazionale Magistrati<br />

era presieduta da un magistrato di<br />

37<br />

L'ex presidente del Tribunale<br />

minorile è una<br />

delle figure più autorevoli<br />

del movimento antimafia<br />

a Catania.<br />

Chiede un Procuratore<br />

della Repubblica non<br />

catanese. Ecco perché<br />

Catania, della cerchia egemone che detiene<br />

tutti i posti-guida della Procura della<br />

Repubblica".<br />

- Qual è il ruolo della magistratura nel<br />

caso-Catania?<br />

"Come in tutti i sistemi, nel sistema-Catania<br />

gli elementi che lo compongono (il<br />

monopolio dell’informazione, che è<br />

anche una grande impresa edile, con<br />

ingenti interessi nel tessuto del territorio<br />

urbano; le cerchie partitiche che, tutte<br />

insieme, hanno in mano l’avvenire comunale,<br />

qualunque spicchio dell’insieme<br />

vinca la competizione per il timone della<br />

nave: ma la rotta è sempre la stessa; e la<br />

magistratura requirente) si rafforzano vicendevolmente.<br />

Il ruolo dell’apparato giudiziario è essenziale,<br />

ma non lo è meno l’apporto che<br />

gli altri due elementi danno alla sopravvivenza<br />

del suo assetto presente, a dispetto<br />

di quanto emerso tra il dicembre del 2000<br />

e questi ultimi mesi nel quadro-Catania".<br />

- E quello della cultura?<br />

"Quanto alla cultura, Catania non sarebbe<br />

com’è se i suoi chierici fossero diversi.<br />

Purtroppo nessuno di essi nega consenso<br />

al sistema. Per non fare più di un<br />

esempio, la storiografia locale sulla mafia<br />

in genere, non ha una parola per la mafia<br />

a Catania".<br />

- L'ex magistrato antimafia Di Lello sostiene<br />

che i magistrati esprimono le<br />

contraddizioni interne alla società...<br />

"Di Lello ha ragione; e forse non c’è situazione<br />

come quella di Catania che meglio<br />

ne confermi e illustri la tesi. Basti<br />

pensare ai rapporti tra magistratura e mafia<br />

di San Giovanni La Punta".<br />

- Perché ritiene necessario che a ricoprire<br />

il ruolo di Procuratore della Repubblica<br />

di Catania debba essere una<br />

figura esterna alla città?<br />

"Un Procuratore della Repubblica estraneo<br />

all’ambiente, e non ricattabile da nessuno,<br />

e non in bisogno di sostegno né<br />

dall’informazione, né dalla politica,<br />

perché immediatamente forte di un vasto<br />

consenso, distruggerebbe il sistema".


Per chi vota<br />

l'internet?<br />

Storie<br />

dal partito<br />

che<br />

non c'è<br />

Un bambino che non<br />

riesce a parlare. Un<br />

padre di famiglia<br />

che ha perso il figlio<br />

in guerra e vuole<br />

giustizia contro chi<br />

ce l'ha mandato. Un<br />

appassionato di musica<br />

dai gusti raffinati.<br />

Uno studente<br />

che ha bisogno di libri<br />

per studiare.<br />

Che cos'hanno in comune<br />

questi quattro<br />

esseri umani?<br />

Da soli, nel mondo<br />

"ufficiale", sono isolati.<br />

Con l'internet<br />

non sono più soli ma<br />

entrano a far parte<br />

di una rete che li<br />

può aiutare<br />

Tecnologie<br />

Autismo<br />

Alpaca (Alternative Literacy with Pda<br />

and Augmentative Communication for Autism)<br />

è un nome altisonante per uno strumento<br />

semplice: un palmare, come quelli<br />

che usano ormai anche i controllori dei treni,<br />

ma personalizzato per le esigenze dei<br />

bambini autistici.<br />

Se tutto questo fosse stato realizzato nella<br />

Silicon Valley da Steve Jobs e brevettato<br />

con il marchio Apple tutte le più prestigiose<br />

riviste di tecnologia si sarebbero già<br />

mobilitate, ma Alpaca e' stato realizzato<br />

da un gruppo di sardi cocciuti che dal<br />

1999 producono con il marchio Sardiniaweb<br />

materiali che uniscono scienza, didattica<br />

ed educazione.<br />

A sostegno di questa ricerca completamente<br />

autonoma si è attivato anche Giuseppe<br />

Doneddu, direttore del Centro per i<br />

Militari<br />

Angelo Garro è un combattente nonviolento.<br />

Da quando suo figlio Roberto è<br />

morto in caserma in circostanze misteriose,<br />

Angelo e sua moglie Anna hanno focalizzato<br />

le loro energie vitali su un unico<br />

obiettivo: ottenere giustizia dalle istituzioni<br />

e impedire che altri genitori debbano<br />

piangere in tempo di pace la morte di un figlio<br />

in divisa.<br />

Le indagini hanno rivelato che Roberto è<br />

stato chiuso nella bara nudo, con il cadavere<br />

scomposto, disarticolato e ancora<br />

sporco di fango, ma per i tribunali dello<br />

stato italiano tutto questo è stato perfettamente<br />

regolare: non c'è stato nessun vilipendio<br />

di cadavere, né è opportuno<br />

indagare ancora sulla morte di Roberto.<br />

Se davvero esistesse una "par condicio"<br />

sui media allora il dibattito sul rifinanziamento<br />

delle missioni militari all'estero<br />

avrebbe dovuto includere anche Angelo<br />

38<br />

CARLO GUBITOSA<br />

disturbi pervasivi dello sviluppo<br />

dell'Ospedale Brotzu di Cagliari, che assieme<br />

ai suoi collaboratori utilizza da<br />

anni il sistema di comunicazione per<br />

immagini e oggi può disporre di uno strumento<br />

elettronico in più che i bambini<br />

usano per imparare a parlare associando<br />

nomi a oggetti oppure come strumento<br />

per la segnalazione di bisogni, grazie al<br />

touchscreen che permette di toccare una<br />

mela o un bicchiere d'acqua sullo<br />

schermo per esprimere fame o sete.<br />

Purtroppo in Italia se vuoi fare ricerca<br />

scientifica devi farti un Telethon su misura,<br />

e per questa ragione il centro del Dott.<br />

Doneddu ha organizzato una festa a sostegno<br />

di questa iniziativa. Chissà se hanno<br />

invitato anche Steve Jobs.<br />

Info: www.sardiniaweb.it<br />

Garro e i suoi "messaggi in bottiglia" telematici.<br />

"Oltre 10.000 morti in tempo di pace in<br />

Italia - scrive Angelo - aspettano ancora<br />

l'esito di una battaglia che solo noi genitori<br />

di militari caduti in servizio portiamo<br />

avanti da soli, per far approvare ad un<br />

Parlamento sordo e insensibile una proposta<br />

di legge che ne riconosca la dignità<br />

umana. Non serve essere legato ideologicamente<br />

o sentimentalmente ad alcuna<br />

forza politica per approvare o disapprovare<br />

questa linea di condotta del nostro<br />

Parlamento; noi da sempre siamo contrari<br />

a questo tipo di missioni che restituiscono<br />

alle nostre famiglie soldati ammalati<br />

se non addirittura morti a causa degli<br />

effetti dell'uranio impoverito o a causa di<br />

altre mai chiarite cause".<br />

Bookmark: www.alpinorobertogarro.it<br />

Info: cogemil.caduti@tiscali.it


Copyright<br />

"Il tuo indirizzo internet non appartiene<br />

agli Stati Uniti. A causa di restrizioni dovute<br />

al diritto d'autore siamo spiacenti di doverti<br />

negare l'accesso, ma non abbiamo<br />

altre alternative". Così muore Pandora,<br />

un affascinante esperimento musicale basato<br />

sui dati del progetto "Music Genome".<br />

Si tratta della ricerca lanciata da un<br />

gruppo di musicisti professionisti che<br />

hanno provato a classificare gli elementi<br />

fondamentali dei brani musicali, la melodia,<br />

l'armonia e il ritmo, proprio come<br />

fanno i biotecnologi col Dna per individuare<br />

somiglianze e affinità tra diversi<br />

soggetti della stessa specie. L'obiettivo è<br />

di suggerire ad un ascoltatore musica simile<br />

a quella che già conosce e gradisce, e<br />

che magari non ha mai ascoltato prima.<br />

Un fan degli U2 così può scoprire la musica<br />

dei meno noti Matchbox Twenty, dotata<br />

di un "corredo genetico" musicale<br />

con molti tratti in comune con quello<br />

della band di Bono Vox.<br />

Ho utilizzato Pandora con grande soddisfazione<br />

fino a quando una mail di Tim Westergren,<br />

uno dei fondatori del progetto,<br />

mi ha annunciato la sospensione dal servi-<br />

Libri ribelli<br />

Tecnologie<br />

Napoli è la città ricordata per i videoregistratori<br />

di legno venduti ai semafori, per il<br />

gioco delle tre carte, il sudore di Maradona<br />

venduto in bottiglia e le magliette con<br />

le cinture di sicurezza disegnate sopra per<br />

confondere i vigili, e proprio da Napoli<br />

arriva un'altra grande dimostrazione di genio<br />

e fantasia.<br />

Stavolta però a vincere non sono i truffatori,<br />

ma gli studenti truffati dal caro libri<br />

che rende il diritto allo studio una pia illusione.<br />

L'idea è semplice e brillante al<br />

tempo stesso: usare le reti di condivisione<br />

peer-to-peer per condividere libri e testi<br />

universitari anziché musica e video.<br />

Per scoprire come fare basta consultare le<br />

pagine di libreremo.org, un portale che<br />

cataloga più di 1500 testi PDF messi a<br />

disposizione da studenti e lettori che praticano<br />

l'equivalente digitale del "book-crossing".<br />

L'iniziativa è stata realizzata da varie<br />

realtà napoletane di movimento, tra cui i<br />

centri sociali Terra Terra e Officina 99 il<br />

collettivo musicale Get Up Kids e il Neapolis<br />

Hacklab. "Negli ultimi anni -<br />

raccontano i promotori del sito - la repressione<br />

e la propaganda tentano di condurci<br />

zio per tutti gli utenti che si collegano al<br />

di fuori degli Stati Uniti. Questa mossa<br />

danneggerà l'immagine già traballante<br />

delle case discografiche in un settore delicato<br />

come il pubblico giovanile, e anche<br />

gli autori meno famosi e le band indipendenti,<br />

che grazie a Pandora riuscivano<br />

a farsi scoprire da un pubblico selezionato<br />

già ben disposto verso i tratti somatici<br />

della loro musica. Gli utenti della rete<br />

potranno cercare solo quello che già conoscono<br />

rinunciando alla magnifica esperienza<br />

di scoprire musica nuova in una<br />

radio online che conosce i tuoi gusti e sa<br />

cosa farti ascoltare.<br />

Alcune industrie stavano già cominciando<br />

ad affacciarsi al progetto con<br />

l'intenzione di produrre dispositivi domestici<br />

da collegare ad internet per diffondere<br />

musica d'ambiente sempre in sintonia<br />

con i gusti dei padroni di casa. L'ottusa<br />

caccia al profitto dei signorotti del copyright,<br />

che ricorda molto da vicino le crociate<br />

e l'inquisizione, non e' solo<br />

fastidiosa per gli utenti, ma sta iniziando<br />

anche a diventare un pericolo per la cultura<br />

e lo sviluppo della tecnologia.<br />

sempre di più in un mondo dove i saperi<br />

costano cari, la cultura è appannaggio dei<br />

pochi che se la possono permettere, l'università<br />

è d'elite.<br />

Noi siamo invece fortemente convinti che<br />

la cultura sia uno stimolo al pensiero critico<br />

ed un elemento di emancipazione, e<br />

che la sua libera circolazione debba essere<br />

sostenuta il più possibile". I testi di libreremo.org<br />

sono manuali universitari,<br />

libri delle materie più varie, materiali utili<br />

per una cultura critica, per la ricerca<br />

scientifica o per semplice curiosità, testi<br />

in lingua originale, testi rari o fuori catalogo<br />

da anni perchè non adatti alle leggi di<br />

mercato. Ma quest'iniziativa non si tiene<br />

in piedi da sola, e ha bisogno di mani che<br />

possano scansionare e condividere un numero<br />

di testi sempre maggiore: è per questo<br />

che dalle pagine del sito fa capolino<br />

un invito a collaborare rivolto a "studenti,<br />

precari, lavoratori, collettivi, associazioni,<br />

realtà autorganizzate e chiunque abbia<br />

a cuore la conoscenza come bene collettivo".<br />

Io la mia parte l'ho fatta, e da oggi su<br />

Emule c'è qualche libro in più a disposizione<br />

di tutti.<br />

Bookmark: www.liberemo.org<br />

39<br />

Per il bambino autistico<br />

ci sarà un<br />

software che gli<br />

permette di comunicare<br />

(e lo fanno in<br />

Sardegna, mica chissà<br />

dove). Il padre del<br />

soldato avrà dove<br />

chiedere giustizia, e<br />

prima o poi - forse -<br />

l'avrà<br />

I libri, gli studenti<br />

cominceranno a<br />

scambiarseli in rete:<br />

ti dò quello che ho e<br />

mi dai quello che<br />

cercavo. E gli appassionati<br />

di musica?<br />

Beh, per loro è un<br />

guaio perché la tassa<br />

sulla musica è ancora<br />

in mano a pochi<br />

grossi appaltatori.<br />

Ma l'internet cambierà<br />

anche questo


i lettori<br />

Le tasse e<br />

la casa all'asta<br />

In Italia esiste un fenomeno di cui la stampa<br />

non parla molto che riguarda le espropriazioni<br />

immobiliari per debiti tributari. Il fenomeno,<br />

coinvolge centinaia di migliaia di contribuenti<br />

che per debiti tributari si vedono vendere<br />

all’asta l’immobile da parte dei concessionari<br />

della riscossione. Calcoliamo che in tutta Italia<br />

si tratta di oltre 500.000 immobili. Il fenomeno<br />

è drammaticamente in notevole aumento. I<br />

Concessionari della Riscossione mettono<br />

all’asta l’immobile senza procedere ad effettuare<br />

alcuna perizia che porterebbe invece a determinare<br />

il valore reale dell’immobile. La base<br />

d’asta viene determinata sul solo valore catastale;<br />

valore che nella maggior parte dei casi risulta<br />

assolutamente inferiore a quello reale.<br />

Una procedura che danneggia il contribuente<br />

moroso e che rischia di facilitare i poteri illegali<br />

nella partecipazioni alle aste consentendogli<br />

di fare buoni affari attraverso l’utilizzo di prestanomi<br />

e di riciclare denaro sporco. Le Aste<br />

vengono effettuate senza una preventiva e adeguata<br />

pubblicità, perché nella maggior parte<br />

dei casi la data di svolgimento dell’asta avviene<br />

solo con la pubblicazione nella bacheca<br />

della sede dei concessionari e in quotidiani a<br />

diffusione limitata.<br />

Temiamo e denunciamo che il dramma di molticontribuenti,<br />

spesso realmente impossibilitati<br />

ad adempiere al pagamento, può favorire le<br />

mafie (siciliana , ndrangheta, camorra, sacra<br />

corona unita, mafia finanziaria). Tutto ciò<br />

consente alle MAFIE di fare ottimi affari a<br />

prezzi di assoluto favore. La Federcontribuenti<br />

chiede che la Direzione Investigativa Antimafia<br />

verifichi e monitori questo nuovo potenziale business<br />

per le cosche e che la Magistratura<br />

accerti le responsabilità dei concessionari<br />

sulle valutazioni oggettive degli immobili stessi<br />

messi all’asta in maniera da determinare il<br />

giusto rapporto fra debito tributario e valore degli<br />

immobili messi all’asta. Inoltre chiediamo<br />

la verifica degli atti di pubblicizzazione delle<br />

aste stesse. L’allarme lanciato va colto con<br />

immediatezza dalle autorità competenti per evitare<br />

un nuovo business per i poteri illegali ma<br />

anche per usurai e speculatori senza scrupoli.<br />

Carmelo Finocchiaro, Federcontribuenti<br />

Una giornalista<br />

di Amburgo<br />

Gentile Signora Rapisarda, sono una giornalista<br />

tedesca di Amburgo. L’anno scorso,<br />

quando stavo a Palermo per una ricerca, ho conosciuto<br />

la Sua rivista <strong>Casablanca</strong> che mi ha<br />

piaciuta molto. Siccome sono molto interessata<br />

nella Sicilia e le sue vicende vorrei chiedere<br />

se sia possibile di abbonare <strong>Casablanca</strong><br />

anche vivendo in Germania.<br />

Maren Preiss, Amburgo<br />

Un ragazzo<br />

picchiato<br />

Agli amici e poi a quelli che scrivo di solito,<br />

fra cui giornalisti. Oggi ho pianto oggi ho<br />

filmato e registrato un ragazzo picchiato dalla<br />

polizia, un ragazzino, un tossico, ferite, costola<br />

incrinata, ematomi e la faccia (siamo a Brescia<br />

eh ragazzi, la società civile). Vorrei dire:<br />

giornalisti esseri meschini, ma lo so, la paura<br />

sottomette. Non so cosa sarei io se la polizia<br />

venisse a minacciarmi, a picchiarmi.<br />

Gualtiero Michelucci<br />

Più guardie mediche<br />

meno indennità<br />

Vogliono chiudere 175 guardie mediche nei<br />

piccoli comuni perchè bisogna risparmiare e<br />

oggi l'unico modo per risparmiare è: tagliare<br />

sulla sanità, sulla cultura, sui servizi sociali. A<br />

guardare in internet la busta paga dei deputati<br />

regionali, colpiscono le due cifre nei tondini<br />

della parte inferiore, dove si evidenzia lo stipendio<br />

del Presidente della Giunta Regionale<br />

e quello dell'assemblea. Voglio dire, 10.000 euri<br />

per un deputato non sarebbero nemmeno<br />

tanti, ma poi ci sono le varie indennità di<br />

commissione e via discorrendo. Mi chiedo: ma<br />

perchè dobbiamo pagare sempre e solo noi<br />

cittadini? Vi prego: indignatevi!<br />

Carlo Barbera<br />

Con i lavoratori<br />

della Conad<br />

Siamo accanto ai lavoratori delle ex Conad e<br />

Coem, come lo siamo stati in queste difficili<br />

settimane, con l'augurio che l'impegno assunto<br />

da Provincia e Comune si traduca in<br />

tempi strettissimi nella loro effettiva ricollocazione.<br />

Un ringraziamento ed un apprezzamento<br />

particolare vanno al sindacato per<br />

l'azione di sollecitazione che ha svolto fino ad<br />

oggi e al prefetto per aver sempre offerto la<br />

sua disponibilitá e la sua autorevolezza alla ricerca<br />

di una dignitosa soluzione di questa<br />

lunga vertenza.<br />

Sinistra Democratica Catania<br />

Un appello<br />

al Csm<br />

Catania vive una condizione di degrado civile<br />

e sociale: i fatti accaduti davanti allo stadio, e<br />

la conseguente drammatica morte dell’ispettore<br />

Raciti, nell’esplosione di tanta violenza, testimoniano<br />

gli effetti di un disagio che va<br />

addebitato anche alle carenze istituzionali e<br />

amministrative che si sono accumulate nel<br />

tempo.<br />

In tale contesto, sono stati avanzati seri dubbi<br />

sull’operato della Procura della Repubblica di<br />

Catania, in merito alla conduzione di vicende<br />

giudiziarie concernenti il fenomeno mafioso e<br />

l’attività della pubblica amministrazione.<br />

40<br />

Scrivere a: <strong>Casablanca</strong>,<br />

via Caronda 412, Catania<br />

Perplessità da cogliere, al fine di ripristinare<br />

nella città il pieno rispetto della legalità.<br />

In attesa che gli organi competenti procedano<br />

agli accertamenti richiesti da tale situazione, i<br />

sottoscritti cittadini auspicano che la nomina<br />

del nuovo Procuratore della Repubblica presso<br />

il Tribunale di Catania ricada su una figura<br />

che sia garante dell’autonomia della magistratura<br />

rispetto al potere politico, nonché di<br />

totale impermeabilità e indipendenza nei<br />

confronti dei potentati economici, e pertanto<br />

estranea agli ambienti cittadini.<br />

Salvatore Resca (Cittàinsieme), Claudio Fava<br />

(europarlamentare Sd), Goffredo D’Antona<br />

(pres. avvocati Foro democratico), Santo<br />

Liotta (senatore Prc), Giusi Milazzo (segr.prov.Cgil),<br />

Centineo Gabriele, (segr.Prov.Cgil),<br />

Elena Fava (Fondazione G.Fava),<br />

Dario Montana (impiegato), Riccardo Orioles<br />

(giornalista <strong>Casablanca</strong>), Renato Camarda<br />

(Isola possibile), Graziella Proto (<strong>Casablanca</strong>),<br />

Giovanni Caruso (Gapa), Maria Giovanna Italia<br />

(Arci), Pietro Mancuso (Iqbal Masiq), Francesco<br />

Manna (Prc Ct), Cannata Salvo (Pdci), Domenico<br />

Cosentino (insegnante), Cinzia Dato<br />

(parlamentare Unione), Bellante Bruna (insegnante),<br />

Domenico Stimolo (comitato partecipazione<br />

e democrazia), Barbara Crivelli (Flc<br />

Cgil), Mario Mario (funzionario Inail), Merlini<br />

Maria (Lab.Pasolini), Manlio Di Mauro (operatore<br />

turistico), Antonella Inserra (insegnante),<br />

Gaetano Torrisi (funzionario prov.Ct), Manuele<br />

Bonaccorsi (giornalista), Titta Prato (giornalista),<br />

Gianfranco Faillaci (insegnante), Nino De<br />

Cristofaro (insegnante), Santina Sconza (Isola<br />

possibile), Salvo (Cgil), Marcello Failla (impiegato),<br />

Vittorio Turco (insegnante), Luca Cangemi<br />

(insegnante), Dario Stazzone (Univ. Ct),<br />

M.oncetta Pagana (ostetrica), Celestina Costanzo<br />

(Cgil), Giancarlo Consoli (Comitato<br />

acqua), Laura Galesi (giornalista), Elena<br />

Brancati (insegnante), Rosario Lanza (giornalista),<br />

Pierpaolo Montalto (avvocato), Giuseppe<br />

Strazzulla (insegnante), Antonio Signorelli<br />

(Isola possibile), Giuseppe Giustolisi (giornalista),<br />

Giuseppe Carbonaro (impiegato), Elio<br />

Impellizzeri (insegnante), Failla Celestina<br />

(impiegata), Sergio Fisicaro (sociologo),<br />

Francesca Castelli (ass.sociale), Marco Benanti(giornalista),<br />

Mario Mario (docente univ.),<br />

Giusi D’Angelo (inf.scientifica), Annamaria<br />

Galvagna (insegnante), Giusi Messineo (impiegata),<br />

Lisa Bertini (Cittàlibera), Nino Marcantonio<br />

(pensionato), Rosario Accardi (psicologa),<br />

M.Rosaria Boscotrecase (impiegata), Filippa<br />

Lavore (pensionata), Maria Rosa D’angelo<br />

(psicologa), Domenico Scuderi (medico), Alfio<br />

Lombardo docente univ.), Grazia Giurato<br />

(Cittàinsieme), Pia Giulia Nucci (Asaec), Fabio<br />

Viola (Cittàinsieme), e altre firme.<br />

Info: P.Resca, Cittàinsieme, 368.3387539


Il primo numero di Pizzino, fogliaccio di satira<br />

infame e indipendente, è uscito dalla tipografia<br />

il 23 maggio 2005, una data simbolica e tragica<br />

per la Sicilia e per l’Italia.<br />

Pizzino però è tutt’altro che un simbolo, è il<br />

frutto del lavoro di decine persone che ormai<br />

da due anni lavorano ad un progetto di superamento<br />

e travisamento della realtà e del modo<br />

di fare informazione.<br />

Un lavoro fatto di idee, incontri, nottate davanti<br />

al computer, viaggi e testimonianze in Italia<br />

e silenzi dalla Sicilia le cui istituzioni sono<br />

sempre più “pacifiste” di fronte ad una mafia<br />

sempre più affarista e sotterranea. In altro modo<br />

ha risposto la gente, quella che vuole vederci<br />

chiaro, che cerca di resistere restando a<br />

Satira/ Il Pizzino<br />

Due anni<br />

di antimafia,<br />

allegramente<br />

GIAMPIERO CALDARELLA<br />

sud o che, pur essendo emigrata, non ha<br />

perso la speranza di lottare.<br />

Pizzino, pur essendo nato con scarsissimi<br />

mezzi e tanta buona volontà da parte del<br />

gruppo dei tre trentenni fondatori (Gianpiero<br />

Caldarella, Francesco Di Pasquale e Leonardo<br />

Vaccaro) ha resistito all’assordante volontà di<br />

silenzio dei nostri politici e degli organi di<br />

informazione “seri” e ultrasecolari. Un risultato<br />

possibile grazie alle centinaia di abbonati<br />

che ci hanno sostenuto, in Italia e<br />

all’estero. Nessuno ha mai guadagnato nulla<br />

per quello che ha fatto, né la redazione, né i<br />

collaboratori, i soldi sono sempre e solo serviti<br />

a pagare il numero successivo. Nessuno di<br />

noi ha mai bussato alla porta di una qua-<br />

42<br />

lunque istituzione o di privati per chiedere una<br />

lira per il progetto. Abbiamo cercato di fare<br />

quello che volevamo, opponendoci a quanti<br />

pensano che tutte le porcherie che ci sovrastano<br />

possano essere favorite dal silenzio di<br />

quanti assistono. Risate amare quelle di Pizzino,<br />

ogni numero un affare diverso. E così dopo<br />

i tanti già sfornati sul pizzo, sulla sanità,<br />

immondizia, immigrazione, ecc.. adesso stiamo<br />

mettendo giù il 16° numero.<br />

Nel nostro piccolo abbiamo cercato di riportare<br />

su carta un genere che in Italia era quasi<br />

scomparso da una decina di anni: la satira,<br />

quella senza compromessi, di pancia e di cuore.<br />

Abbiamo avuto, in questi anni, il piacere e<br />

la fortuna di confrontarci con autori d'indubbio


Il logo del Pizzino: i<br />

nostri lettori lo<br />

conoscono bene<br />

perché fin dall'inizio<br />

sigla l'ultima pagina di<br />

<strong>Casablanca</strong>. In questa<br />

pagina e in quella<br />

accanto alcune opere<br />

degli artisti che<br />

collaborano al Pizzino.<br />

valore che hanno dato il loro contributo per<br />

questo piccolo giornale come segno della loro<br />

stima per il lavoro fatto, ma anche come volontà<br />

di partecipare, di esserci. Sarebbero<br />

tantissimi i nomi che mi vengono in mente e<br />

che vorrei ringraziare: da Mauro Biani a Sergio<br />

Staino, da Massimo Bucchi a Giorgio Franzaroli,<br />

da Valeria Fici ad Antonio Norato, da Camilleri<br />

a Jonny Palomba, da Kanjano e Ferro a<br />

Sergio Nazzaro, da Gramshish a Molly Bezz a<br />

tanti altri a cui va tutto il nostro affetto. Facciamo<br />

minchiate, lo sappiamo, ma cerchiamo di<br />

farle bene, puntando sulla tutto qualità.<br />

Nel 2006 la giuria del 34° premio internazionale<br />

di satira politica di Forte dei Marmi ha assegnato<br />

a Pizzino il premio come rivista<br />

Satira/ Il Pizzino<br />

dell’anno e questo ci ha permesso di allargare<br />

i nostri orizzonti, il che significa continuare a<br />

rompere i coglioni con più forza. Ad esempio<br />

con radio24, dove ogni settimana, ormai da<br />

più di tre mesi, va in onda una rubrica di satira<br />

settimanale chiamata “u pizzinu”. E poi con<br />

“M” un periodico di satira allegato al quotidiano<br />

l’Unità che si avvia ora al quarto numero e<br />

che da settembre dovrebbe diventare settimanale.<br />

Su “M”, che è poi un’idea di Sergio Staino,<br />

lavora tutta la redazione di Pizzino, e la<br />

base è proprio a Palermo, quella città dove<br />

tanti pensano che difetti la voglia di fare e la<br />

professionalità. Non è così. Tra poco, il 19 giugno,<br />

arriverà a Palermo anche la mostra “Mafia<br />

Cartoon”, organizzata da Libera, presso la<br />

43<br />

biblioteca di Casa Professa e sarà un’altra<br />

occasione per confrontarsi in questa terra dove<br />

spesso il sonno della ragione genera mostri<br />

(mafiosi). Noi abbiamo un sogno: che<br />

Pizzino non sia più il nostro fogliaccio di satira,<br />

ma il vostro. E lo stesso vale anche per le<br />

validissime esperienze di editoria indipendente<br />

che stanno nascendo in questi anni<br />

e di cui siamo fieri come siciliani. Parliamo di<br />

<strong>Casablanca</strong>. Non ci interessa fare marchette,<br />

ma piuttosto fare network, fare un’altra Sicilia,<br />

prima che i soliti ignoti si facciano tutti i siciliani.<br />

Verrà un giorno in cui potremo finalmente<br />

toglierci le mutande di ferro e<br />

sbatterle in faccia a chi ci vorrebbe<br />

consenzienti e a 90° gradi. Ci vadano loro in


Satira/ Mauro Biani<br />

"Ok, il mondo è questo<br />

ma non starò seduto<br />

ad aspettare<br />

che si freghi da solo"<br />

Mauro Biani fa: il disegnatore per<br />

<strong>Casablanca</strong>; il disegnatore per<br />

altri giornali d'importanza (in paragone)<br />

trascurabile come Unità, Liberazione,<br />

Diario, ecc.; tiene uno<br />

dei migliori blog di satira [maurobiani.splinder.com];<br />

scrive libri<br />

(l'ultimo è "Mafia Cartoon, satira<br />

contro la mafia"); fa fumetti; è boyscout<br />

(lo è stato ma una volta<br />

scout sempre scout); ecc. ecc. e<br />

poi ancora ecc. Fortunata chi se lo<br />

sposa (ma è già sposato), fortunato<br />

chi lo pubblica e fortunati<br />

anche voi che lo leggete.<br />

44


Satira/ Mauro Biani<br />

45


Il taccuino<br />

metropolitano<br />

del signor F.<br />

Fantozzi, Monssù Travet,<br />

Akadijevic, Marcovaldo...<br />

Non è mai stato facile il<br />

rapporto fra l'omino narrante<br />

e la Grande Città. Adesso, la<br />

metropoli può chiamarsi<br />

indifferentemente<br />

Torpignattara o New York,<br />

cambia poco. I disegni di<br />

Feola sono ambientati qua o<br />

là, secondo dove si trova in<br />

quel momento. Adesso (vedi<br />

a destra) siamo alla periferia<br />

di Roma.<br />

Satira/ Francesco Feola<br />

46


Satira/ Kanjano & Ferro<br />

Un arancino<br />

vi seppellirà<br />

Da Palermo<br />

con furore<br />

L'ultimo personaggio di Kanjano e Ferro è...<br />

un arancino siciliano, di nome Coragu. Va in<br />

giro per il vasto mopndo e dice la sua,<br />

filtrandola ovviamente atttraverso il<br />

particolare punto di vista di un arancino (e<br />

per di più siciliano). Ma non lasciatevi<br />

ingannare dall'apparente bonomia<br />

gastronomica di Coragu. K. & F. sono i più<br />

cattivi fra tutti gli autori di satira di questi<br />

anni. Forse gli unici che meriterebbero di<br />

stare sul vecchio "Male"<br />

47


up&down<br />

Teresa Salgueiro<br />

e Lusitania<br />

Ensemble<br />

16 giugno<br />

ore 21.00<br />

Parco Trinità<br />

Vanenti<br />

Mascalucia CT<br />

Peter Gabriel<br />

5 luglio<br />

ore 21.00<br />

Piazza Grande<br />

Arezzo<br />

Biagio Antonacci<br />

6 luglio<br />

ore 21.00<br />

Velodromo<br />

Borsellino<br />

Palermo<br />

Vasco Rossi<br />

7 luglio<br />

ore 21.00<br />

Stadio<br />

Messina<br />

Noa<br />

8 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

Etna Blues festival<br />

15 luglio/ 21.00/<br />

Sandra Hall<br />

16 luglio/ 21.00/<br />

Joe Bonamassa<br />

17 luglio/ 21.00/<br />

John Mayall<br />

Area concerti p.<br />

Falcone-Borsellino<br />

Mascalucia CT<br />

Lou Reed<br />

8 luglio<br />

ore 21.00<br />

Piazza Grande<br />

Arezzo<br />

Negramaro<br />

(La finestra<br />

Tour 007)<br />

8 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro Antico<br />

Taormina<br />

Zucchero<br />

11 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro Antico<br />

Taormina<br />

Gilberto Gil<br />

12 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

Zucchero<br />

13/14 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro<br />

della Valle<br />

Agrigento<br />

Tomatito<br />

19 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

Ennio Morricone<br />

20 luglio<br />

ore 21.00<br />

Velodromo<br />

Borsellino<br />

Palermo<br />

RickyMartin<br />

20 luglio<br />

ore 21.00<br />

Porto/ Molo di<br />

Mezzogiorno<br />

Catania<br />

Pat Metheny<br />

21 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

TOSCA<br />

di Lucio Dalla<br />

25 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

Pino Daniele<br />

27 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

48<br />

by Lillo Venezia<br />

Cult & Cool<br />

Paolo Conte<br />

28 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

Fiorella<br />

Mannoia<br />

29 luglio<br />

ore 21.00<br />

Teatro di<br />

Verdura<br />

Palermo<br />

RAF<br />

25 agosto<br />

ore 21.00<br />

Teatro Antico<br />

Taormina<br />

Fiorella<br />

Mannoia<br />

26 agosto<br />

ore 21.00<br />

Teatro Antico<br />

Taormina<br />

Fino al 1 luglio<br />

MOSTRA/<br />

IMMAGINARIO<br />

BAROCCO<br />

Foto Giuseppe Leone<br />

Centro Culturale Le<br />

Ciminiere/ “Galleria<br />

d’Arte Moderna”/<br />

Piazzale Asia/<br />

Catania<br />

Fino al 1 luglio<br />

MOSTRA/ DUCEZIO<br />

Testi di Angelo<br />

Scandurra/<br />

Disegni di Totò Calì<br />

Centro Culturale Le<br />

Ciminiere/ Galleria<br />

d’Arte Moderna/<br />

Piazzale Asia/<br />

Catania


Caro lider<br />

ti scrivo<br />

Il nostro caro Lider della sinistra Fassino a ruota libera su<br />

Partito Democratico e dichiarazioni dei suoi partners naturali.<br />

Lo conosciamo in veste di segretario, per la sua forma<br />

fisica e il tono dei suoi muscoli, nerboruto e deciso<br />

almeno quanto la radicalità del suo cuoio capelluto (si<br />

dice che garrotasse i suoi avversari quando era<br />

compagno) e il suo “piglio Fassino” - frase fatta entrata<br />

nel gergo politichese da qualche secondo - ma poco<br />

sappiamo della sua storia personale.<br />

E meglio così. A differenza della matrioska Mussi, al<br />

nostro Pierino gli fu infuso spirito politico quando era<br />

ancora giovane pertica di prato: solo allora prese vita e<br />

balzò fuori da un volgare mattarellum. Ancora<br />

non si capisce se sia stata una torta in pieno teschio o la mattina<br />

un’abbondante sciacquatina allo zigomo, che il Piero - nostro caro<br />

segretario spaventapasseri - si sia incaponito a fondare un nuovo<br />

partitino degno degno di lui e dei suoi amichetti di giochi.<br />

Il nostro liderino ha chiarito: “Quel che più mi ha convinto è stato il<br />

superamento a pieni voti delle primarie, anche se i guai verranno<br />

adesso che entrerò al primo anno delle secondarie di 1°grado...”<br />

Vi chiedete del perchè democratico? Tant’è vero che mi chiamo<br />

Piero, devo mettere su questo nuovo soggetto che mi piace chiamarlo<br />

Partito Democratico mi sono detto tra me e me - che poi è<br />

stato il Congresso di Firenze - intanto è un demo, il gioco completo<br />

si vedrà più avanti quando impareremo a divertirci pure noialtri:<br />

intanto aderite!<br />

Le credenziali, mister anatroccolo...<br />

Prima di tutto, siamo gente onesta e perbene, ecco perchè in questo<br />

nuovo giochino saranno montate tutte le anime dei vecchi partiti<br />

bacchetton-rifomisti e della simpatiche canaglie del vecchio<br />

centro e poi sinistra, veltronini e montezemolini per stimolare la crescita,<br />

parisiani e margherite verdi per attennuare l’emicrania.<br />

Ma sopratutto, nel parto del mio partito avrà una parte chi è a parte<br />

della mie carte e della mia arte!<br />

Al paese dovremo rispondere di alcune domande capitali: cosa ne<br />

è stato della politica italiana dal ’48 in poi, dopo che, con la prima<br />

sconfitta del partito comunista, ci fu la fecondazione della mia<br />

mamma? E se mettiamo fosse stato un cesario senza complicanze<br />

? Cosa sarebbe, quindi, dell’Italia se non si fondasse il P.D., il partito<br />

della mitezza, dell’incoscienza di classe?<br />

Ma il mio occhio di vetro e la mia palla sinistra di cristallo mi aiutano<br />

a vedere il prossimo possibile sviluppo: una formazione che<br />

condisce il tutto con un po’ di sano ideologismo di fede: il Partito<br />

Democratico e Cristiano.<br />

Tenendo a mente le parole del maestro regista Roman Prodasky:<br />

una festa, un voto: ecco alcune delle dichiarazioni a caldo dei<br />

partners politici di spicco. Demente Mastella: Il Partito mi avrà fra i<br />

suoi soltanto se pone al suo centro la famiglia naturale di Ceppaloni:<br />

ministro, presidentessa regionale e pargoletti comparielli.<br />

Fabio matriosky Mussi: non sarà facile convincermi sono una botte<br />

di ferro. Franchino Rutelli, il galletto dell’aia politica: è un bel disegno<br />

degno di questo grande paese, a patto però che mi passino la<br />

brillantina gratis. Richetto Boselli: sono magro magro: entro<br />

dappertutto! Luca Cordero di Montezemolo: la sinistra io c’è nel<br />

sangue! Alfonsino Pecor Bill Scan: sono ancora indeciso, molto dipenderà<br />

se riuscirò ad abbinare la mìse di domani con la culotte<br />

che ho appena acquistato.<br />

Craxi (il Bettino) ne hic quidem in pace requiescere licet<br />

Toni Di Pietro: le nostre decine di elettori hanno le idee chiare: non<br />

vorrebbero prevalere sul resto del paese.<br />

Walter Cialtroni: augh!<br />

Anna La Rosa: con me, Chigi e Madama si darebbero un nuovo<br />

look che farebbe invidia a mezza l’Europa.<br />

Angelo Bagnasco: so che mi vorranno infilare ma io, fino a prova<br />

contraria, non ne posso fare parte: sono una di quelle eminenze di<br />

pelo corto e tombinale.<br />

Totò e Peppino: a muorte nonn’è ‘cchiù ‘na livella, già pecchè, come<br />

faceva a D.c, i tesserati, anche da muorti, ponno sempe votà,<br />

ma a noi chi c’ho ‘ffa fa? Un momento… ma ci sono i babbà?<br />

Francesco Di Pasquale GFL<br />

50<br />

E chiudiamola qui<br />

in libreria<br />

www.scomunicazione.it<br />

ESPATRIO<br />

Sapere qual'è la stella<br />

che si vedrà<br />

anche da lì.<br />

Rifarsi l'identità, lavarsi i denti;<br />

masticare a lungo la storia degli Dei<br />

e degli Ehi!.<br />

Sfamare la gatta e le anatre<br />

che non sanno volare.<br />

Ah, dimenticavo:<br />

cantare, cantare, cantare.<br />

Antonella Consoli


Un<br />

tempo gli<br />

imprenditorisiciliani<br />

non<br />

facevano<br />

pubblicità<br />

sui giornaliantimafiosi.<br />

Nè la facevano<br />

le<br />

pubbliche<br />

istituzioni.<br />

Nè i vari<br />

soggetti<br />

economici<br />

e istituzionali<br />

della sinistra.<br />

Per questo<br />

motivo i<br />

giornali come<br />

I Siciliani<br />

(che pure<br />

vendevano<br />

le loro copie,<br />

e non erano<br />

qualitativamenteinferiori<br />

alle testate<br />

"ufficiali")<br />

alla fine dovevano<br />

chiudere<br />

e aspettare<br />

tempi migliori:<br />

nessun giornale<br />

può sopravvivere<br />

a lungo<br />

senza pubblici-<br />

tà, neanche se i<br />

giornalisti lavorano gratis in nome<br />

della libera informazione. La carta<br />

e la stampa costano, e senza<br />

pubblicità non le si può pagare.<br />

Nel 1984 gli imprenditori siciliani<br />

non facevano pubblicità<br />

sui giornali antimafiosi.<br />

Nel 1993 gli imprenditori siciliani<br />

non facevano pubblicità<br />

sui giornali antimafiosi.<br />

Nel 2007 gli imprenditori siciliani...<br />

Questo, se volete, è un appello.<br />

Oppure semplicemente<br />

un promemoria per noi<br />

stessi e per i nostri lettori.<br />

Per abbonarsi a <strong>Casablanca</strong>: ordinario 30 euro, sostenitore 50 euro. Bonifico a: Graziella Rapisarda,<br />

Banca Popolare Italiana, Catania/ CC 183088/ ABI 5164/ CAB 16903<br />

Contattaci per organizzare la diffusione e l'edicola 52 nella tua città! - 095.0932490

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