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1° parte - Udine Cultura

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Su superfici piatte e levigate, come i talli<br />

algali o le foglie di Posidonia,<br />

generalmente si sviluppano colonie<br />

unilaminari molto piccole (Microporella<br />

spp., Callopora spp., Fenestrulina malusii,<br />

Electra posidoniae) o piccoli ciuffi flessibili<br />

(Crisia spp., Bugula spp., Scrupocellaria<br />

spp.). Su substrati più consistenti, altre<br />

specie incrostanti si accrescono in più<br />

strati ordinatamente sovrapposti, mentre<br />

specie massive a ramificazioni tozze<br />

risultanti dalla sovrapposizione<br />

disordinata di zooidi.<br />

Raramente i briozoi sono i costituenti<br />

principali o “costruttori primari” delle<br />

biocostruzioni del coralligeno. Tuttavia,<br />

essi rappresentano uno dei gruppi<br />

animali che maggiormente contribuisce<br />

alla sua edificazione con oltre 170 specie<br />

nel Mediterraneo e, solitamente, con<br />

numerose colonie. Il ruolo di<br />

biocostruttore primario è espletato solo<br />

da poche specie capaci di formare<br />

strutture erette relativamente grandi che,<br />

oltre a contribuire fattivamente alla<br />

biocostruzione con i loro consistenti<br />

scheletri carbonatici, si elevano rispetto<br />

al fondale circostante e riducono<br />

solitamente la corrente a livello locale.<br />

Reteporella<br />

Molti briozoi, tuttavia, svolgono il ruolo di<br />

“costruttori secondari” e “leganti”. I primi,<br />

come le alghe laminari, formano<br />

incrostazioni che coprono, avvolgono e<br />

consolidano altri organismi a scheletro<br />

rigido e anche a corpo molle. La<br />

temporanea incorporazione nella<br />

biocostruzione di questi ultimi organismi<br />

e la loro successiva decomposizione<br />

contribuisce alla creazione di cavità che<br />

potranno essere tappezzate e stabilizzate<br />

dai leganti che rivestono le pareti delle<br />

cavità interne riducendone i lumi,<br />

ispessendo e rinforzando quindi la<br />

struttura. Numerose specie criptiche di<br />

piccola taglia, sia incrostanti che erette,<br />

sfruttano proprio le microcavità e<br />

anfrattuosità create dall’accrescimento<br />

e dalla giustapposizione degli scheletri<br />

vivendo al loro interno e fungendo da<br />

“abitanti”. Alcuni taxa, infine, a colonie<br />

erette rigide e più spesso flessibili,<br />

fungono da “intrappolatori” contribuendo<br />

a smorzare l’idrodinamismo locale e<br />

favorendo conseguentemente la<br />

deposizione del sedimento, la cui<br />

successiva e spesso precoce litificazione<br />

contribuisce a irrobustire ulteriormente la<br />

biocostruzione. Anche gli scheletri delle<br />

colonie degli intrappolatori costituiscono<br />

una <strong>parte</strong> bioclastica spesso rilevante di<br />

questi sedimenti. Al contrario, sebbene<br />

alcuni briozoi sviluppino colonie<br />

perforanti, capaci di approfondirsi nel<br />

substrato carbonatico fino a 1-2 mm dalla<br />

superficie, non è mai stato descritto un<br />

ruolo distruttivo da <strong>parte</strong> della fauna a<br />

briozoi nelle biocostruzioni coralligene.<br />

Le colonie incrostanti, che spesso<br />

superano alcuni centimetri quadrati in<br />

estensione, si alternano alle lamine algali,<br />

che si accrescono non strettamente<br />

addossate le une alle altre ma lasciando<br />

cavità più o meno ampie, quasi sempre<br />

con polarità opposta all’alga per la natura<br />

sciafila dei briozoi che, ad eccezione di un<br />

limitato numero di specie, colonizzano di<br />

preferenza la pagina inferiore. Al<br />

contrario, le incrostazioni di briozoi sono<br />

del tutto subordinate o assenti quando le<br />

lamine algali sono fittamente addossate.<br />

Questa differente distribuzione è stata<br />

correlata con una maggiore predilezione<br />

dei briozoi per un idrodinamismo<br />

moderato e una loro esclusione dalle<br />

aree/fasi ad idrodinamismo<br />

particolarmente accentuato.<br />

Da sottolineare, inoltre, una marcata<br />

variabilità spaziale anche a scala di<br />

poche decine di centrimetri che ha<br />

un parallelismo, a scala diversa, nei<br />

popolamenti delle grotte.<br />

In termini di massa carbonatica prodotta<br />

alcune specie di briozoi, come Pentapora<br />

fascialis, Turbicellepora incrassata,<br />

Adeonella calveti, Celleporina<br />

mangnevillana, mostrano valori rilevanti<br />

(30-300 g/m 2 in peso secco e in<br />

condizioni eccezionali fino a 1240 g/m 2<br />

in peso secco per Pentapora fascialis)<br />

Pentapora fascialis<br />

e i briozoi rappresentano pertanto il<br />

phylum animale più importante in alcuni<br />

popolamenti del coralligeno e nelle<br />

facies di grotte semi-oscure.<br />

Analogamente, è di estrema rilevanza la<br />

produzione carbonatica annuale stimata<br />

per Pentapora fascialis (>1000 g<br />

CaCO 3/m 2), paragonabile a quella di<br />

alcuni coralli madreporari.<br />

Per quanto riguarda le interazioni trofiche,<br />

i briozoi che vivono nel coralligeno, come<br />

molti invertebrati bentonici, non utilizzano<br />

come fonte di cibo altri organismi del<br />

coralligeno, ma stabiliscono relazioni<br />

con il sistema pelagico. Si nutrono<br />

cioè di microplancton e particelle<br />

organiche presenti nella colonna<br />

d’acqua, filtrando attivamente l’acqua<br />

circostante la colonia. Vengono quindi<br />

definiti organismi sospensivori.<br />

Per quanto riguarda l’occupazione del<br />

substrato diverse strategie sono state<br />

descritte per i briozoi, dalla competizione<br />

diretta con altri organismi sessili fino<br />

alla produzione di prodotti chimici<br />

biologicamente attivi.<br />

Quando un briozoo incontra un altro<br />

organismo, può crescere parzialmente<br />

sopra l’altro senza necessariamente<br />

distruggerlo, oppure può ricoprirlo<br />

totalmente inducendone la morte,<br />

oppure entrambi gli organismi crescono<br />

ricoprendosi parzialmente lungo il<br />

margine di contatto. È tipico il caso di<br />

specie che fomano colonie planari<br />

estese e dei ciclostomi con colonie<br />

munite di estese lamine basali i cui bordi<br />

si accrescono molto rapidamente<br />

sollevandosi in modo da elevarsi al di<br />

sopra dei competitori e ricoprirli<br />

rapidamente. In alcuni casi, soprattutto<br />

in incontri fra colonie ap<strong>parte</strong>nenti a<br />

specie diverse di briozoi, la crescita può<br />

bloccarsi ad una certa distanza,<br />

probabilmente in seguito all’emissione di<br />

sostanze chimiche di riconoscimento o,<br />

molto più raramente e limitatamente a<br />

poche interazioni intraspecifiche, colonie<br />

originatesi da uno stesso clone possono<br />

coalescere continuando ad accrescersi<br />

in una direzione di crescita comune.<br />

Incrostanti pluristratificati possono<br />

utilizzare la gemmazione frontale per<br />

mantenere lo spazio precedentemente<br />

conquistato.<br />

Un’ulteriore strategia è quella delle<br />

specie erette che si sottraggono alla<br />

competizione per il substrato<br />

sollevandosi rapidamente e sviluppando<br />

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