Il Giorno di Giuseppe Parini - Liberta' Educazione Associazione
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GIUSEPPE PARINI<br />
IL GIORNO<br />
Analisi, commento e versione in lingua corrente a cura della<br />
cl. III A magistrale A.S. 1999/2000<br />
Prefazione e revisione del prof. Davide Grassi<br />
LICEO SCIENTIFICO “L. DA VINCI” - SEZIONE MAGISTRALE DI<br />
PONTREMOLI<br />
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PREFAZIONE DEL PROF. DAVIDE<br />
GRASSI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Parini</strong> è un testo<br />
molto noto, ma forse non sempre<br />
stu<strong>di</strong>ato e approfon<strong>di</strong>to con i dovuti<br />
particolari e soprattutto con l’attenzione<br />
che merita un Maestro del pensiero<br />
laico ed illuminista quale fu, a mio<br />
giu<strong>di</strong>zio, l’Abate milanese. Per questo<br />
motivo mi è parso utile fornire agli<br />
studenti un sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico costituito<br />
dall’ integrale dell’opera,<br />
commentata, parafrasata ed<br />
accompagnata dall’analisi stilistica e<br />
retorica. Tale sussi<strong>di</strong>o potrà, così,<br />
servire per strumento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e per la<br />
migliore conoscenza dell’opera, che<br />
merita la lettura e l’analisi integrale.<br />
Tuttavia non è questo l’unico motivo per<br />
il quale questo lavoro è stato scritto e<br />
prodotto. Esso, infatti, si inserisce in un<br />
più ampio progetto <strong>di</strong>dattico ed in una<br />
più vasta prospettiva metodologica, che<br />
è stata elaborata ed in parte già<br />
realizzata, almeno nella sua fase<br />
iniziale. Mi riferisco alla stampa della<br />
versione in lingua corrente del Principe<br />
<strong>di</strong> Niccolò Machiavelli, avvenuta nel<br />
novembre 1999 ad opera dell’allieva<br />
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Silvia Beccari, che con tanta<br />
encomiabile pazienza ha lavorato alla<br />
realizzazione del libro. Questa volta il<br />
lavoro si presenta più ambizioso,<br />
almeno nella sua fase realizzatoria.<br />
Infatti alla produzione dell’opera hanno<br />
lavorato tutte le allieve della classe III A<br />
magistrale dell’Istituto “Malaspina” <strong>di</strong><br />
Pontremoli. In tal modo ciò che prima<br />
era stato il prodotto <strong>di</strong> un’unica mente,<br />
si è trasformato in un lavoro risultante<br />
dalla collaborazione <strong>di</strong> un’intera classe<br />
scolastica, che si è de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o<br />
dell’autore e all’analisi dell’opera. Non<br />
più quin<strong>di</strong> un unico soggetto attivo, ma<br />
una pluralità <strong>di</strong> soggetti, che hanno<br />
insieme realizzato e concretizzato un<br />
interessante materiale <strong>di</strong>dattico prodotto<br />
per lo stu<strong>di</strong>o della Letteratura. Devo,<br />
inoltre, aggiungere che la versione in<br />
lingua corrente, che accompagna<br />
l’analisi ed il commento dell’opera,<br />
appare, anche in questo caso, un<br />
interessantissimo ed efficace strumento<br />
propedeutico, per poter avvicinare tutti<br />
gli studenti (e non solo quelli forniti <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> capacità, <strong>di</strong> doti e <strong>di</strong> mezzi –<br />
magari familiari-) allo stu<strong>di</strong>o ed alla<br />
conoscenza degli autori e delle opere.<br />
In tal modo la barriera che separa la<br />
1
Nostra Letteratura dalla fruizione <strong>di</strong> un<br />
più ampio pubblico -barriera che ha<br />
origini antiche e che affonda le sue<br />
ra<strong>di</strong>ci nella cultura umanistica e<br />
nell’arcaismo cristallizzato della nostra<br />
lingua letteraria- potrà essere meglio<br />
superata ed avvicinare così i <strong>di</strong>scenti<br />
alla <strong>di</strong>retta ed integrale conoscenza dei<br />
capolavori della nostra Letteratura.<br />
Senza contare che ciò che è stato fatto,<br />
e specificamente la resa della lingua del<br />
1700 in Italiano moderno, è risultato poi<br />
un viaggio affascinante nelle strutture<br />
della nostra lingua. Ciò non può che<br />
fare piacere a chi della Storia della<br />
lingua italiana ha fatto argomento dei<br />
propri stu<strong>di</strong> universitari, nella ferma<br />
convinzione che, a fronte della<br />
mutevolezza e della precarietà<br />
dell’interpretazione contenutistica delle<br />
“incertezze filosofiche” che<br />
caratterizzano i singoli autori, l’analisi<br />
linguistica rappresenta un baluardo <strong>di</strong><br />
“certezza” e <strong>di</strong> scientificità per un’analisi<br />
corretta del pensiero dell’uomo, o<br />
quantomento ne potrà rappresentare il<br />
presupposto essenziale, presupposto<br />
che coniuga, in un sinolo interattivo, la<br />
cultura e l’approccio storico-letterario<br />
con quello scientifico e filologico.<br />
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Nel presentare il lavoro, voglio<br />
ringraziare con sincerità le mie allieve,<br />
che, con tanta buona volontà, hanno<br />
prodotto questo libro, de<strong>di</strong>cando parte<br />
del loro tempo alla cultura e non alla<br />
vuota ricerca <strong>di</strong> futili superficialità.<br />
In un’epoca che ha fatto del il proprio credo e il proprio<br />
<strong>di</strong>svalore fondamentale, l’impegno <strong>di</strong> chi<br />
sceglie <strong>di</strong> passare il proprio tempo per<br />
lo stu<strong>di</strong>o e per la cultura è veramente un<br />
fatto <strong>di</strong> rilievo e merita <strong>di</strong> essere<br />
premiato e sinceramente apprezzato e<br />
lodato.<br />
Un particolare ringraziamento va inoltre<br />
al mio amico e collega, prof. Antonio<br />
Bianchi, che si è rivelato un vali<strong>di</strong>ssimo<br />
collaboratore nella redazione delle note<br />
al testo e nella revisione dell’opera<br />
prima della sua definitiva stesura.<br />
Prof. Davide Grassi<br />
2
AVVERTENZE<br />
Del <strong>Giorno</strong> <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> esistono due<br />
redazioni <strong>di</strong>stinte, (oltre che a varie<br />
lezioni e rielaborazioni successive). Una<br />
redazione corrisponde all’originario<br />
progetto, <strong>di</strong> un’opera che doveva essere<br />
<strong>di</strong>visa in tre parti. Di queste parti l’autore<br />
realizzò la prima e la seconda, cioè il<br />
Mattino (1763) e il Mezzogiorno (1765)<br />
che possono essere considerati poemi<br />
a sé stanti. La terza parte, che doveva<br />
intitolarsi La Sera, non venne alla luce.<br />
In seguito <strong>Parini</strong> elaborò una seconda<br />
redazione, che però rimase autografa e<br />
non fu pubblicata. Essa corrisponde ad<br />
un progetto dell’opera in quattro parti: <strong>Il</strong><br />
Mattino, <strong>Il</strong> Meriggio, <strong>Il</strong> Vespro, La Notte.<br />
Queste ultime due parti furono, poi,<br />
messe insieme ai due poemi del 1763<br />
e 1765 dall’e<strong>di</strong>tore Reina (1801) e da<br />
altri successivi. Si è pertanto operata<br />
una contaminazione tra due versioni<br />
dell’opera, che corrispondono a fasi<br />
<strong>di</strong>fferenti dell’autore e a due <strong>di</strong>versi<br />
schemi <strong>di</strong> impostazione.<br />
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<strong>Il</strong> nostro lavoro si basa, invece, su<br />
un’unica versione e precisamente su<br />
quella che non è stata pubblicata ed è<br />
conservata autografa in quattro parti: <strong>Il</strong><br />
Mattino, <strong>Il</strong> Meriggio, <strong>Il</strong> Vespro, La Notte.<br />
Tale versione ci è sembrata più<br />
rispondente al pensiero dello scrittore e<br />
comunque essa ha il pregio <strong>di</strong> non<br />
operare contaminazioni tra scritti <strong>di</strong> fasi<br />
<strong>di</strong>verse e concepiti per opere<br />
<strong>di</strong>versamente strutturate. Si è, in<br />
pratica, voluto evitare la confusione che<br />
–come sottolinea Dante Isella- ha<br />
accompagnato a lungo questo testo,<br />
mentre è preferibile (secondo lo stesso<br />
Isella) , anche per un approccio più<br />
filologicamente corretto, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong><br />
tanta manualistica scolastica ancora<br />
dura a morire.<br />
3
SCHEMA DEL LAVORO<br />
INTRODUZIONE: (<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong>, caratteristiche e<br />
struttura dell’opera, temi centrali) Serena Fiori<br />
LA LINGUA DEL GIORNO: (Caratteristiche<br />
linguistiche dell’opera) Eleonora Pinelli<br />
ANALISI DELL’OPERA<br />
IL MATTINO: (Commento introduttivo)<br />
Barbara Pennucci<br />
1-136 Agostini<br />
137-266 Bazzigalupi<br />
267-469 Bellacci<br />
470-665 Cappè<br />
666-864 Cocchi<br />
865-1064 Del Ponte<br />
1065-1166 Fiori<br />
IL MERIGGIO: (Commento introduttivo)<br />
Barbara Ricci<br />
1-206 Franchini<br />
207-405 Lombar<strong>di</strong><br />
406-593 Magnani<br />
594-793 Montali<br />
794-911 Pennucci<br />
912-1041 Pinelli<br />
1042-1179 Ricci<br />
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IL VESPRO: (Commento introduttivo) Giulia<br />
Agostini<br />
1-188 Silvestri<br />
189- 349 Tagliatti<br />
LA NOTTE: (Commento introduttivo) Sara<br />
Bazzigalupi<br />
1-224 Tedeschi<br />
225-464 Tomaselli<br />
465-673 Vasoli<br />
4
INTRODUZIONE<br />
A CURA DI SERENA FIORI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> è il capolavoro <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>: incompiuto<br />
poema in endecasillabi sciolti. L’opera è <strong>di</strong>visa<br />
in quattro parti, e il poeta in vita ne pubblicò<br />
solo due: <strong>Il</strong> Mattino nel 1763 e <strong>Il</strong> Mezzogiorno<br />
nel 1765. Negli ultimi anni della sua vita si<br />
de<strong>di</strong>cò con grande impegno alla composizione<br />
delle due parti mancanti, <strong>Il</strong> Vespro e La Notte.<br />
L’oggetto del poema è il racconto <strong>di</strong> una<br />
giornata esemplare della vita <strong>di</strong> un giovane<br />
nobile, scan<strong>di</strong>ta nei quattro momenti della<br />
giornata, corrispondenti alle quattro parti<br />
dell’opera. <strong>Il</strong> racconto è svolto dal punto <strong>di</strong><br />
vista del precettore, che intende guidare il<br />
“Giovin signore” attraverso le <strong>di</strong>stinte tappe<br />
della sua giornata. <strong>Il</strong> precettore incarna una<br />
prospettiva decisamente critica e <strong>di</strong>ssacratoria.<br />
In questo modo le meschinità, le vanità, i vizi e<br />
la corruzione del mondo aristocratico<br />
<strong>di</strong>vengono oggetto <strong>di</strong> una caricatura feroce e <strong>di</strong><br />
una denuncia antinobiliare. Prendendo quin<strong>di</strong><br />
a enunciare i propri insegnamenti, il precettore<br />
mostra come la propria funzione sia piuttosto<br />
quella <strong>di</strong> scrivere la vita reale del suo rampollo<br />
che non quella <strong>di</strong> educarlo veramente a<br />
qualcosa.<br />
La descrizione si apre all’alba che vede tutti i<br />
comuni mortali riprendere i propri lavori,<br />
mentre il Giovin signore va finalmente a<br />
dormire, stanco del teatro e del gioco. <strong>Parini</strong><br />
utilizza il meccanismo antifrastico, per mezzo<br />
del quale il narratore giustifica questa <strong>di</strong>versità,<br />
affermando che tutti gli altri devono lavorare<br />
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proprio perché il Giovin signore possa invece<br />
oziare e <strong>di</strong>vertirsi. Dietro questa maschera<br />
ironica si nasconde la denuncia della<br />
assur<strong>di</strong>tà e ingiustizia della classe nobiliare.<br />
MODELLI E FONTI<br />
Nel Settecento vi è un grande ricorso alla<br />
poesia per tematiche <strong>di</strong> carattere filoisofico,<br />
sociale, politico, perfino tecnico – scientifico.<br />
L’opera <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> si colloca all’interno <strong>di</strong> questa<br />
tendenza, non soltanto italiana, ma europea. È<br />
risaputo infatti che <strong>Parini</strong> prese come modelli<br />
opere a livello internazionale. Per citare un<br />
esempio possiamo ricordare “The rape of the<br />
lock” dell’inglese Alexander Pope; l’opera uscì<br />
in Italia tradotta dal padovano Antonio Conti<br />
nel 1756, proprio nel periodo in cui <strong>Parini</strong> stava<br />
componendo <strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong>.<br />
Nella tra<strong>di</strong>zione letteraria italiana, l’uso del<br />
poemetto sopracitato conta numerosi esempi<br />
tra Seicento e Settecento, benchè nessuno <strong>di</strong><br />
essi possa competere con il risultato artistico<br />
raggiunto da <strong>Parini</strong>. Insieme a questo modello<br />
dobbiamo considerare i classici, ai quali <strong>Parini</strong><br />
guarda costantemente. È opportuno ricordare<br />
Le Georgiche <strong>di</strong> Virgilio e Le Satire <strong>di</strong> Orazio.<br />
Ma non va comunque <strong>di</strong>menticata l’ideologia<br />
fondamentale del Poema, rappresentata dalla<br />
cultura illuminista e specialmente da quella <strong>di</strong><br />
Rousseau che <strong>Parini</strong> pre<strong>di</strong>lige.<br />
5
LA METRICA E LO STILE<br />
<strong>Parini</strong> sceglie come metro della sua opera<br />
l’endecasillabo sciolto, cioè privo <strong>di</strong> rime, il<br />
quale è proprio <strong>di</strong> una poesia <strong>di</strong>dascalica,<br />
<strong>di</strong>vulgativa, polemica, satirica, largamente<br />
<strong>di</strong>ffusa nel Settecento. Poiché si riscontra sia<br />
in situazioni epiche che in contesti <strong>di</strong>dascalici e<br />
il suo uso è già attestato nel Rinascimento,<br />
l’endecasillabo sciolto risponde alla volontà<br />
classicistica <strong>di</strong> riprodurre l’andamento narrativo<br />
<strong>di</strong>dascalico dell’esametro latino. È<br />
interessante, però, notare come <strong>Parini</strong><br />
giustifichi questa scelta <strong>di</strong> metro non per<br />
questa tra<strong>di</strong>zione illustre, ma per la<br />
consapevolezza <strong>di</strong> utilizzare uno stile “alla<br />
moda” cioè pienamente aggiornato e moderno.<br />
Sapientissima è la costruzione<br />
dell’endecasillabo pariniano, piegato a tutte le<br />
sfumature espressive e narrative grazie ad<br />
un’attenta dosatura <strong>di</strong> cesure, accenti, fonemi.<br />
L’utilizzo dell’enjambement dà solennità al<br />
costrutto sintattico. D’altra parte lo scopo<br />
pariniano è quello <strong>di</strong> far cooperare<br />
organicamente la metrica e lo stile. In più la<br />
satira pariniana non agisce abbassando il<br />
registro eroico in modo da deformarlo e<br />
sconvolgerlo, ma piuttosto mantendo fermo il<br />
registro eroico sul piano formale, applicato<br />
però ad oggetti, personaggi e situazioni<br />
inadeguati ad esso, cioè niente affatto eroici.<br />
Insomma, <strong>Parini</strong> non trasporta nel fango gli<br />
eroi tra<strong>di</strong>zionali, ma innalza il fango al livello<br />
degli eroi classici. Infine è da ricordare<br />
l’incre<strong>di</strong>bile raffinatezza dello stile pariniano,<br />
che riguarda ogni piano del <strong>di</strong>scorso: la<br />
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morfologia, il lessico, le costruzioni sintattiche<br />
e le figure retoriche.<br />
LO SPAZIO E IL TEMPO DEL RACCONTO<br />
Nel <strong>Giorno</strong> prevale il momento descrittivo su<br />
quello drammatico – narrativo, così che<br />
assume una notevole importanza lo spazio<br />
della rappresentazione. Si possono <strong>di</strong>stinguere<br />
due tipologie spaziali: gli interni e gli esterni. I<br />
primi sono assai più numerosi e qualificanti, ed<br />
è in essi che si svolge la vita fastosa e<br />
superficiale del Giovin signore. Gli interni<br />
rappresentati corrispondono ai vari luoghi del<br />
palazzo nobiliare, la camera da letto, la sala<br />
della toeletta, il salotto per il caffè, le varie sale<br />
del palazzo, tutte quante caratterizzate da una<br />
crescente severità nel <strong>di</strong>ritto d’accesso. Con<br />
questa chiusura degli interni si vuole delineare<br />
il privilegio sociale, ovvero isolandosi dalla<br />
popolazione, l’interno del palazzo <strong>di</strong>venta uno<br />
stile <strong>di</strong> vita fondato sul sopruso e privo <strong>di</strong><br />
giustificazioni e valori morali, retto soltanto<br />
dalla propria fastosità.<br />
Al contrario, gli esterni sono introdotti nel<br />
poema con l’esplicito scopo <strong>di</strong> fare contrasto<br />
con la vita nobiliare e non per rappresentare la<br />
propria naturalità e la propria socialità. Non<br />
minore importanza ha il tempo, che costituisce,<br />
anzi, il criterio organizzativo della materia<br />
narrata. Infatti non è da <strong>di</strong>menticare che il titolo<br />
stesso del poema, nonché i titoli delle quattro<br />
parti in cui esso è sud<strong>di</strong>viso: Mattino,<br />
Mezzogiorno e poi Mattino, Meriggio, Vespro,<br />
Notte, sono centrati sulla corrispondenza tra<br />
ore della giornata e capitoli del racconto. Infine<br />
6
vi è la concentrazione <strong>di</strong> molti eventi, sia pure<br />
insignificanti, in un’unica giornata, la quale è<br />
costretta, in termini realistici, a <strong>di</strong>latarsi in<br />
modo artificiale per non far scorgere la vita<br />
superficiale e frivola del protagonista.<br />
I PROTAGONISTI: IL PRECETTORE E IL<br />
GIOVIN SIGNORE<br />
<strong>Il</strong> protagonista ufficiale del <strong>Giorno</strong> è il Giovin<br />
signore, a cui il narratore si rivolge attraverso<br />
la seconda persona singolare, ora<br />
descrivendo, per mezzo del modo in<strong>di</strong>cativo,<br />
ora esortando, per mezzo dell’imperativo. <strong>Il</strong><br />
fatto è che <strong>di</strong> questo protagonista non viene<br />
detto neppure il nome ed egli non pronuncia<br />
nemmeno una battuta. È un personaggio per<br />
cui la personalità è l’identità. Al contrario, una<br />
posizione più complessa è quella del<br />
narratore, il quale può essere interpretato<br />
come il vero protagonista dell’opera. <strong>Il</strong><br />
narratore presenta se stesso come precettore<br />
della vita e quin<strong>di</strong> dei piaceri del Giovin<br />
signore, quin<strong>di</strong> si mostra inserito in un<br />
meccanismo <strong>di</strong> complicità nei confronti del<br />
Giovine. Ma si tratta, anche qui, <strong>di</strong> una<br />
maschera: <strong>di</strong>etro la finzione del precettore si<br />
nasconde un <strong>di</strong>ssimulato castigatore dei<br />
costumi corrotti. In qualunque modo vi è una<br />
complicità tra il Giovin signore ed il precettore.<br />
<strong>Il</strong> primo, vivendo senza senso critico una vita<br />
<strong>di</strong> apparenze, la crede eroica, così che il<br />
precettore ne offre la corrispondente<br />
definizione linguistica, proponendo<br />
un’interpretazione appunto eroica dei miseri<br />
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eventi, cui è ridotta la giornata tipo <strong>di</strong> un<br />
aristocratico.<br />
GLI ALTRI PERSONAGGI DEL POEMA:<br />
FIGURE SOCIALI E TIPI UMANI<br />
La maggior parte degli altri personaggi del<br />
poema, a partire dalla dama, manca –come il<br />
Giovin signore – <strong>di</strong> spessore psicologico e <strong>di</strong><br />
personalità. Infatti sono anonimi anche gli altri<br />
personaggi dell’opera, tanto che appartengono<br />
all’ampio corteggio dei servitori e non al<br />
mondo dei pari. <strong>Il</strong> mondo dei nobili non<br />
presenta margini <strong>di</strong> libertà maggiori <strong>di</strong> quelli<br />
concessi ai servi. La debolezza caratteriale dei<br />
padroni risulta semmai aggravata<br />
dall’invadenza <strong>di</strong> nevrosi e <strong>di</strong> ossessioni,<br />
scambiate, magari, per qualità e doti.<br />
LE FAVOLE MITOLOGICHE<br />
Alcune parti che formano il poema pariniano<br />
contengono favole mitologiche. Per esempio, <strong>Il</strong><br />
Mattino e <strong>Il</strong> Mezzogiorno ospitano due favole<br />
ciascuno: <strong>Il</strong> Mattino quella <strong>di</strong> Amore e Imene e<br />
quella dell’origine della cipria; <strong>Il</strong> Mezzogiorno<br />
quella del Piacere e quella del gioco del tric<br />
trac. Nella Notte si trova, infine, la favola<br />
dell’origine e degli sviluppi del canapè.<br />
La funzione <strong>di</strong> tali inserti mitologici entro la<br />
trama del poema è molteplice. Da una parte<br />
servono per nobilitare la materia del racconto,<br />
poiché i miti costituiscono esemplificazioni<br />
dell’origine e del significato storico <strong>di</strong> fenomeni<br />
sociali, e pertanto rispondono alla cultura<br />
dell’<strong>Il</strong>luminismo; però d’altra parte servono<br />
7
anche a sottolineare la struttura raffinata del<br />
poema. Un’importanza particolare riveste la<br />
favola del Piacere, poiché in essa viene<br />
affrontato il tema della <strong>di</strong>seguaglianza tra gli<br />
uomini e quin<strong>di</strong> la loro <strong>di</strong>visione in classi<br />
sociali. La favola narra che gli uomini erano<br />
originariamente uguali, legati a bisogni primari<br />
ed attenti solo a fuggire i dolori. Le <strong>di</strong>versità<br />
nacquero allorchè fu mandato sulla Terra dagli<br />
Dei il Piacere; nel tentativo <strong>di</strong> raggiungere<br />
questo gli uomini si <strong>di</strong>visero, con la<br />
conseguenza che quelli che seppero<br />
sviluppare una sensibilità più raffinata<br />
primeggiarono, mentre rimasero al rango <strong>di</strong><br />
subalterni tutti gli altri.<br />
IL GIORNO NEL SISTEMA DEI GENERI<br />
LETTERARI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> si colloca all’incrocio <strong>di</strong> <strong>di</strong> vari generi<br />
letterari. Da una parte si basa sul poema<br />
<strong>di</strong>dascalico, anche per quanto riguarda la<br />
metrica. È però la costruzione antifrastica e<br />
ironica della struttura pariniana che crea una<br />
pregiu<strong>di</strong>ziale satirica che non può essere<br />
ignorata. Infatti <strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> rientra in una<br />
tra<strong>di</strong>zione satirico – burlesca. La poetica<br />
pariniana gioca però anche su un doppio<br />
registro, cioè su una sproporzione tra altezza<br />
del registro stilistico e irrilevanza dei contenuti<br />
referenziali.<br />
LA RETORICA DELLO STRANIAMENTO<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista narratologico, come si è<br />
visto, il poema presenta uno sfasamento ed<br />
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una tensione tra punto <strong>di</strong> vista esibito dal<br />
narratore e punto <strong>di</strong> vista risultante dalla<br />
costruzione d'autore; dal punto <strong>di</strong> vista stilistico<br />
- retorico, una funzione portante è stata<br />
riconosciuta alla nobilitazione operata dalle<br />
perifrasi e dalle inversioni sintattiche. Un altro<br />
elemento importantissimo è anche l’ironia,<br />
utilizzata dall’autore in modo antifrastico, per<br />
fare <strong>di</strong>re al precettore il contrario <strong>di</strong> quello che<br />
pensa. In questo modo la denuncia nobiliare<br />
<strong>di</strong>venta sempre più consistente<br />
nell’interpretazione dell’opera; però è proprio<br />
per questo opportuno aggiungere che,<br />
mancando dentro l’opera un punto <strong>di</strong> vista<br />
alternativo alla società nobiliare, vuota e<br />
corrotta, il lettore deve mettersi a fare i conti<br />
con una narrazione ostaggio <strong>di</strong> quella società<br />
che chiede l’attribuzione <strong>di</strong> un significato<br />
dall’esterno per essere “liberata”. In questo<br />
modo la scrittura letteraria è coinvolta in un<br />
processo ambivalente, poiché da un lato essa<br />
si configura in termini <strong>di</strong> inatten<strong>di</strong>bilità, <strong>di</strong><br />
inautenticità e <strong>di</strong> finzione, dall’altro valorizza la<br />
possibilità <strong>di</strong> poter smascherare la parola<br />
posseduta e definita del potere. Questa<br />
ambivalenza costituisce un elemento<br />
interessantissimo nel capolavoro pariniano.<br />
LA RICEZIONE DEL GIORNO TRA I<br />
CONTEMPORANEI E NELL’OTTOCENTO<br />
Durante il periodo in cui <strong>Parini</strong> scrisse la sua<br />
opera giovò all’autore la presenza <strong>di</strong> un<br />
ambiente prestigioso a lui favorevole, come il<br />
Circolo dei Trasformati, che era in grado <strong>di</strong><br />
apprezzare la raffinata fattura dei suoi versi.<br />
8
GIUSEPPE BARETTI fu un importante critico<br />
legato all’Accademia. Egli fece la prima<br />
recensione al Mattino appena stampato. Nel<br />
1763 salutò il poema pariniano con adesione<br />
convinta al messaggio. PIETRO VERRI si<br />
contrappose al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Baretti non appena<br />
venne pubblicato <strong>Il</strong> Mezzogiorno. Verri aveva<br />
molte ragioni, anche personali, per non gra<strong>di</strong>re<br />
il successo <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>; ed oltre a ciò c’era poi tra<br />
i due una <strong>di</strong>versità ideologica profonda, che<br />
collocava i due intellettuali ai poli opposti dello<br />
schieramento illuminista: <strong>Parini</strong> era su<br />
posizioni moderate, Verri su posizioni ra<strong>di</strong>cali.<br />
La generazione successiva propose, anche<br />
attraverso la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> FOSCOLO e <strong>di</strong><br />
LEOPARDI, una vera e propria mitizzazione<br />
dell’uomo – <strong>Parini</strong>: <strong>di</strong>gnitoso, incorrotto e<br />
modello <strong>di</strong> virtù civili. In più la contrapposizione<br />
tra l’uomo e il poeta avrebbe avuto larga<br />
fortuna tra gli intellettuali dell’Ottocento,<br />
arrivando fino a DE SANCTIS. Intanto<br />
MANZONI aveva criticato la poetica<br />
aristocratica <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, inadatta a rivolgersi a<br />
una cerchia allargata <strong>di</strong> lettori.<br />
I GIUDIZI DELLA CRITICA ATTUALE<br />
La prima metà del Novecento è dominata da<br />
una prospettiva idealista; pertanto vengono<br />
valorizzati i momenti “puri” isolando gli episo<strong>di</strong><br />
e gli elementi del poema meno <strong>di</strong>rettamente<br />
collegati all’intento polemico e ideologico. È<br />
questa la prospettiva <strong>di</strong> ATTILIO<br />
MOMIGLIANO e <strong>di</strong> DOMENICO PETRINI.<br />
Conseguenza della valorizzazione<br />
dell’elemento letterario puro, operato dai critici<br />
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crociani è la rilettura positiva e allargata<br />
dell’Arca<strong>di</strong>a, come fase durevole e dominante<br />
della cultura settecentesca. È questa la lettura<br />
<strong>di</strong> MARIO FUBINI. Tra i critici più recenti<br />
ricor<strong>di</strong>amo WALTER BINNI che <strong>di</strong>stingue due<br />
fasi nell’opera pariniana: una legata alla<br />
poetica del sensismo e alla cultura illuminista<br />
(a questa si rifarebbe la prima parte del<br />
<strong>Giorno</strong>) e un’altra, invece, segnata da posizioni<br />
neoclassiche <strong>di</strong> minor impegno civile e <strong>di</strong><br />
ripiegamento (a questa fase apparterebbe la<br />
seconda parte dell’opera). Infine DANTE<br />
ISELLA ha fornito una pregevole e<strong>di</strong>zione<br />
critica dell’opera, interessante sotto l’aspetto<br />
filologico e linguistico. Non particolarmente<br />
intenso, se non decisamente in ribasso, è lo<br />
stu<strong>di</strong>o del <strong>Giorno</strong> e <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> negli ultimi anni.<br />
9
LA LINGUA DEL <br />
A CURA DI ELEONORA PINELLI<br />
<strong>Parini</strong> ebbe della poesia una concezione assai<br />
vicina a quella dei classici, tendente insieme al<br />
piacere e all’utile. Fu però uomo del suo<br />
tempo, appoggiò le riforme e lottò contro<br />
privilegi, ingiustizie e mentalità antiquate <strong>di</strong><br />
certi ambienti. <strong>Il</strong> linguaggio del “<strong>Giorno</strong>”<br />
rispecchia le scelte del <strong>Parini</strong>, la sua adesione<br />
al rinnovamento culturale propugnato<br />
dall’<strong>Il</strong>luminismo, l’accettazione dell’estetica del<br />
sensismo, l’esigenza <strong>di</strong> conciliare le nuove<br />
ideologie con la migliore tra<strong>di</strong>zione classica.<br />
Ecco, allora la sua attenzione alle cose ed alla<br />
natura, l’aggettivazione precisa e concreta,<br />
che evidenzia la realtà in tutte le sue<br />
sfaccettature e , nel contempo, una poesia con<br />
una funzione <strong>di</strong> utilità morale e <strong>di</strong> tono<br />
altisonante. Caratteristica del “<strong>Giorno</strong>” è infatti<br />
l’assenza <strong>di</strong> qualsiasi tono <strong>di</strong>messo e<br />
colloquiale. <strong>Parini</strong>, in questa satira della<br />
nobiltà, usò un linguaggio sempre elevato per<br />
almeno due motivi.<br />
<strong>Il</strong> primo è legato alla struttura stessa<br />
dell’opera. <strong>Il</strong> “Giovin signore” è presentato<br />
come un eroe, quasi un semi<strong>di</strong>o, anche se con<br />
intenti ironici, dato che la sua giornata si rileva<br />
piena <strong>di</strong> occupazioni futili. Le espressioni<br />
solenni, dunque, si adattano al mondo<br />
esteriore del protagonista, ma contrastano con<br />
la materia realmente trattata, generando effetti<br />
ironici. Infatti tutto il <strong>di</strong>scorso del<br />
si fonda sulla figura<br />
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dell’antifrasi, secondo cui viene affermato il<br />
contrario <strong>di</strong> ciò che si vuol fare intendere.<br />
Alla base dell’altro motivo c’era la volontà del<br />
<strong>Parini</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, a gran parte del mondo<br />
culturale dell’epoca, che la tra<strong>di</strong>zione letteraria<br />
offriva ancora strumenti vali<strong>di</strong>ssimi. È proprio<br />
la grazia del linguaggio classicheggiante che<br />
favorisce il riso sottile, l’ironico giro <strong>di</strong> frase, il<br />
periodare armonioso e leggero, e che lascia<br />
trasparire più chiaramente il giu<strong>di</strong>zio. Questo<br />
linguaggio classicheggiante, insomma,<br />
ingigantisce dall’esterno la visibile figura del<br />
“Giovin signore”, mostrandone <strong>di</strong> riflesso<br />
l’inconsistenza materiale e spirituale. <strong>Il</strong> tono<br />
descrittivo prevale su quello narrativo. D’altra<br />
parte la rappresentazione <strong>di</strong> un eroe negativo,<br />
<strong>di</strong> una vita che non è azione, determina un<br />
ritmo narrativo lento, una mancanza <strong>di</strong><br />
movimento; soprattutto due elementi<br />
concorrono ad ottenere questo ritmo: il tempo<br />
e lo spazio della vicenda. Quella descritta non<br />
è una giornata particolare, precisa, ma una<br />
giornata “tipo”: le ore in cui si collocano le<br />
vicende sono poche (perché il signorotto si<br />
alza a giorno fatto), ma la monotonia <strong>di</strong> gesti e<br />
parole le fa sembrare lunghissime. Anche lo<br />
spazio ristretto, limitato e quasi sempre chiuso,<br />
dà l’impressione <strong>di</strong> un mondo morto e <strong>di</strong> un<br />
tempo infinito e vuoto. È proprio per<br />
interrompere questa lentezza e questo vuoto<br />
che <strong>Parini</strong> inserì le rappresentazioni della<br />
nobiltà guerriera <strong>di</strong> un tempo e delle classi<br />
popolari (soggetti contrapposti per sentimenti<br />
ed azioni alla nobiltà protagonista del poema)<br />
e le favole mitologiche (quella <strong>di</strong> Amore e<br />
Imene e del Piacere, ad esempio), al<br />
10
contempo esemplificazioni dell’origine e del<br />
significato storico <strong>di</strong> fenomeni sociali. La<br />
poesia, comunque, si concentra nella<br />
descrizione, nel particolare, nella sfumatura.<br />
Lo stile molto raffinato è fondato soprattutto<br />
sugli iperbati. Ad esempio: MT v. 498<br />
antifrastica viene manifestata la denuncia <strong>di</strong><br />
<strong>Parini</strong> dell’assur<strong>di</strong>tà e dell’ingiustizia <strong>di</strong> questo<br />
comportamento. Arriva poi il momento del<br />
risveglio; in questo momento il giovane deve<br />
affrontare alcune preoccupazioni su come<br />
debbano essere i suoi movimenti, come ad<br />
esempio lo sba<strong>di</strong>gliare in modo aristocratico.<br />
Viene poi portata la colazione al “Giovin<br />
signore” e anche qui c’è la necessità <strong>di</strong><br />
scegliere tra vari cibi. In seguito arrivano le<br />
prime visite: il maestro <strong>di</strong> ballo, <strong>di</strong> canto, <strong>di</strong><br />
violino, che esaltano, ancora in chiave<br />
antifrastica, le virtù del nobile. Una volta che il<br />
giovane si è levato da letto, avviene la<br />
vestizione, con abiti alla moda e tipici <strong>di</strong> una<br />
vanità aristocratica; si compie anche il rito<br />
dell’incipriatura, che sottolinea la personalità<br />
del giovane. <strong>Il</strong> pensiero del nobile viene poi<br />
rivolto alla propria dama, <strong>di</strong> cui egli è cavalier<br />
servente; invia così un messaggero, per<br />
sapere se abbia o meno trascorso una<br />
piacevole notte. Nel frattempo il signore è<br />
impegnato a leggere libri illuministi, ancora in<br />
chiave ironica, in quanto <strong>Parini</strong> cerca <strong>di</strong> fare<br />
emergere l’intelligenza <strong>di</strong> tale figura. Infine il<br />
“Giovin signore”, pronto per mostrarsi, sale<br />
sulla carrozza, e si <strong>di</strong>rige dalla propria dama<br />
per il pranzo.<br />
vv. 1-136 a cura <strong>di</strong> Giulia Agostini<br />
Nei primi versi del poema <strong>Parini</strong> descrive il<br />
risveglio del Giovin signore, mettendolo a<br />
confronto con quello <strong>di</strong> un villano e <strong>di</strong> un<br />
fabbro. <strong>Il</strong> risveglio del giovane appare<br />
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sicuramente meno faticoso degli altri due<br />
personaggi, ed è descritto con minuzia. <strong>Parini</strong><br />
racconta come il giovane, dopo aver<br />
festeggiato fino a tarda notte, al mattino venga<br />
svegliato dai servi con molta cautela; vari<br />
comportamenti sono descritti con similitu<strong>di</strong>ni e<br />
metafore.<br />
1. Sorge il mattino 1 in compagnia dell'alba<br />
2. Dinanzi al sol che <strong>di</strong> poi grande appare<br />
3. Su l'estremo orizzonte a render lieti<br />
4. Gli animali e le piante e i campi e l'onde 2 .<br />
5. Allora il buon villan sorge dal caro<br />
6. Letto 3 cui la fedel moglie e i minori<br />
7. Suoi 4 figlioletti intiepi<strong>di</strong>r la notte:<br />
8. Poi sul dorso portando i sacri arnesi<br />
9. Che prima ritrovò Cerere o Pale 5<br />
10. Move seguendo i lenti bovi, e scote<br />
11. Lungo il picciol sentier da i curvi rami<br />
12. Fresca rugiada che <strong>di</strong> gemme al paro 6<br />
13. La nascente del sol luce rifrange.<br />
14. Allora sorge il fabbro, e la sonante<br />
15. Officina 7 riapre, e all'opre torna<br />
16. L'altro <strong>di</strong> non perfette; o se <strong>di</strong> chiave<br />
17. Ardua e ferrati ingegni all'inquieto<br />
18. Ricco l'arche assecura; o se d'argento<br />
19. E d'oro incider vuol gioielli e vasi<br />
20. Per ornamento a nova sposa o a 8 mense.<br />
21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci e mostri in capo<br />
22. Qual istrice pungente 9 irti i capelli<br />
1<br />
il Mattino, l’Alba = personificazioni<br />
2<br />
Gli animali e… e…e = enumerazione polisindetica e anafora<br />
<strong>di</strong> “e”<br />
3<br />
caro / letto = enjambement<br />
4<br />
minori / suoi = enjambement<br />
5<br />
Cerere e Pale = <strong>di</strong>vinità agresti<br />
6<br />
<strong>di</strong> gemme al paro = similitu<strong>di</strong>ne<br />
7<br />
sonante / officina = enjambement<br />
8<br />
a nova sposa o a mense = anafora <strong>di</strong> “a”<br />
9<br />
qual istrice pungente = similitu<strong>di</strong>ne<br />
12
23. Al suon <strong>di</strong> mie parole? Ah il tuo mattino<br />
24. Signor questo non è. Tu col cadente<br />
25. Sol 10 non sedesti a parca cena, e al lume<br />
26. Dell'incerto crepuscolo non gisti<br />
27. Ieri a posar qual nei tugurj suoi<br />
28. Entro a rigide coltri il vulgo vile 11<br />
29. A voi celeste prole a voi 12 concilio<br />
30. Almo <strong>di</strong> semidei altro concesse<br />
31. Giove benigno: e con altr'arti e leggi<br />
32. Per novo calle a me guidarvi è d'uopo.<br />
33. Tu tra le veglie e le canore scene<br />
34. E il patetico gioco oltre più assai<br />
35. Producesti la notte: e stanco alfine<br />
36. In aureo cocchio col fragor <strong>di</strong> calde<br />
37. Precipitose rote e il calpestio<br />
38. Di volanti corsier 13 lunge agitasti<br />
39. <strong>Il</strong> queto aere notturno; e le tenèbre<br />
40. Con fiaccole superbe intorno apristi 14<br />
41. Siccome allor che il Siculo terreno<br />
42. Da l'uno a l'altro mar rimbombar fèo<br />
43. Pluto 15 col carro a cui splendeano innanzi<br />
44. Le tede de le Furie anguicrinite 16 .<br />
45. Tal ritornasti a i gran palagi 17 : e quivi<br />
46. Cari conforti a te porgea la mensa<br />
47. Cui ricoprien prurigginosi cibi<br />
48. E licor lieti <strong>di</strong> Francesi colli<br />
49. E d'Ispani e <strong>di</strong> Toschi o l'Ungarese<br />
50. Bottiglia 18 a cui <strong>di</strong> 19 ver<strong>di</strong> ellere Bromio 20<br />
10<br />
cadente / sol = enjambement<br />
11<br />
vulgo vile = allitterazione in “v”<br />
12<br />
A voi celeste prole a voi … = anafora e metafora<br />
antifrastica<br />
13<br />
volanti corsier = metafora<br />
14<br />
le tenèbre … apristi = metafora<br />
15<br />
Pluto = <strong>di</strong>o degli inferi<br />
16<br />
Furie anguicrinite = <strong>di</strong>vinità infernali dai capelli<br />
serpentiformi<br />
17<br />
Siccome allor … Tal … palagi = similitu<strong>di</strong>ne<br />
18<br />
Ungarese / bottiglia = enjambement (si allude al Tokaj)<br />
19<br />
e licor lieti <strong>di</strong> … e <strong>di</strong> Ispani e <strong>di</strong> … <strong>di</strong> ver<strong>di</strong> = anafora <strong>di</strong> “e”<br />
e “<strong>di</strong>” allitterazione in “l”<br />
20 Bromio = Bacco<br />
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51. Concedette corona, e <strong>di</strong>sse: or sie<strong>di</strong><br />
52. De le mense reina. Alfine il Sonno<br />
53. Ti sprimacciò <strong>di</strong> propria man le còltrici<br />
54. Molle cedenti, ove te accolto il fido<br />
55. Servo calò le ombrifere cortine:<br />
56. E a te soavemente i lumi 21 chiuse<br />
57. <strong>Il</strong> gallo che li suole aprire altrui. 22<br />
58. Dritto è però che a te gli stanchi sensi<br />
59. Da i tenaci papaveri Morfeo 23<br />
60. Prima non solva che già grande il giorno 24<br />
61. Fra gli spiragli penetrar contenda<br />
62. De le dorate imposte; e la parete<br />
63. Pingano a stento in alcun lato i rai<br />
64. Del sol ch'eccelso a te pende sul capo 25 .<br />
65. Or qui principio le leggiadre cure<br />
66. Denno aver del tuo giorno: e quin<strong>di</strong> io deggio<br />
67. Sciorre il mio legno 26 , e co' precetti miei<br />
68. Te ad alte imprese ammaestrar cantando.<br />
69. Già i valetti gentili u<strong>di</strong>r lo squillo<br />
70. De' penduli metalli 27 a cui da lunge<br />
71. Moto improvviso la tua destra impresse;<br />
72. E corser pronti a spalancar gli opposti<br />
73. Schermi a la luce 28 ; e rigi<strong>di</strong> osservàro<br />
74. Che con tua pena non osasse Febo 29<br />
75. Entrar <strong>di</strong>retto a saettarte i lumi 30<br />
76. Ergi dunque il bel fianco, e si ti appoggia<br />
77. Alli origlier 31 che lenti degradando<br />
78. All'omero ti fan molle sostegno;<br />
21<br />
lumi = metonimia per occhi<br />
22<br />
il gallo … altrui = metafora<br />
23<br />
Morfeo = <strong>di</strong>o del sonno (personificazione)<br />
24<br />
grande il giorno = metonimia<br />
25<br />
Del sol … capo = metafora<br />
26<br />
Sciorre il mio legno = metafora classica e metonimia (legno<br />
per barca)<br />
27<br />
lo squillo / De’ penduli metalli = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />
campanello – esempio <strong>di</strong> applicazione delle teorie sensistiche<br />
introdotte in Italia da Con<strong>di</strong>llac<br />
28<br />
gli opposti / Schermi a la luce = enjambement e anastrofe<br />
29<br />
Febo = <strong>di</strong>o del sole (personificazione)<br />
30<br />
Entrar … lumi = metafora<br />
31<br />
origlier = francesismo per cuscini<br />
13
79. E coll'in<strong>di</strong>ce destro lieve lieve<br />
80. Sovra gli occhi trascorri, e ne <strong>di</strong>legua<br />
81. Quel che riman de la Cimmeria nebbia 32 ;<br />
82. Poi de' labbri formando un picciol arco<br />
83. Dolce a vedersi 33 tacito sba<strong>di</strong>glia.<br />
84. Ahi se te in sì vezzoso atto mirasse 34<br />
85. <strong>Il</strong> duro capitan quando tra l'arme<br />
86. Sgangherando la bocca un grido innalza<br />
87. Lacerator <strong>di</strong> ben costrutti orecchi,<br />
88. S'ei te mirasse allor, certo vergogna<br />
89. Avria <strong>di</strong> sè più che Minerva 35 il giorno<br />
90. Che <strong>di</strong> flauto sonando al fonte scorse<br />
91. <strong>Il</strong> turpe aspetto de le guance enfiate.<br />
92. Ma il damigel ben pettinato i crini<br />
93. Ecco s'innoltra; e con sommessi accenti<br />
94. Chiede qual più de le bevande usate<br />
95. Sorbir tu goda in preziosa tazza.<br />
96. In<strong>di</strong>che merci son tazza e bevande:<br />
97. Scegli qual più desii. S'oggi a te giova<br />
98. Porger dolci a lo stomaco fomenti<br />
99. Onde con legge il natural calore<br />
100. V'arda temprato, e al <strong>di</strong>gerir ti vaglia,<br />
101. Tu il cioccolatte eleggi, onde tributo<br />
102. Ti <strong>di</strong>è il Guatimalese e il Caribeo 36<br />
103. Che <strong>di</strong> barbare penne avvolto ha il crine:<br />
104. Ma se noiosa ipocondria ti opprime,<br />
105. O troppo intorno a le <strong>di</strong>vine membra<br />
106. A<strong>di</strong>pe cresce 37 , de' tuoi labbri onora<br />
107. La nettarea bevanda 38 ove abbronzato<br />
108. Arde e fumica il grano a te d'Aleppo<br />
32 Quel … nebbia = perifrasi per in<strong>di</strong>care il sonno (I Cimmeri<br />
abitavano, secondo Omero, nei pressi dell’Ade, in una regione<br />
coperta dalla nebbia. Cfr. O<strong>di</strong>ssea XI, 14)<br />
33 Dolce a vedersi = espressione latineggiante modellata sul<br />
supino passivo in –u. Cfr. dulce visu<br />
34 se … sì vezzoso … mirasse = allitterazione in “s”<br />
35 Minerva = dea della sapienza<br />
36 Guatimalese e Caribeo = popolazioni amerinde<br />
37 O troppo … cresce = perifrasi per in<strong>di</strong>care che il Giovin<br />
signore tende ad ingrassare<br />
38 nettarea bevanda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè, paragonato<br />
al nettare degli dei<br />
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109. Giunto e da Moca 39 che <strong>di</strong> mille navi 40<br />
110. Popolata mai sempre insuperbisce.<br />
111. Certo fu d'uopo che da i prischi seggi<br />
112. Uscisse un regno, e con audaci vele<br />
113. Fra straniere procelle e novi mostri<br />
114. E teme e rischi ed inumane fami 41<br />
115. Superasse i confin per tanta etade<br />
116. Inviolati 42 ancora: e ben fu dritto<br />
117. Se Pizzarro e Cortese 43 umano sangue<br />
118. Più non stimàr quel ch'oltre l'Oceàno<br />
119. Scorrea le umane membra; e se tonando<br />
120. E fulminando alfin spietatamente<br />
121. Balzaron giù da i gran<strong>di</strong> aviti troni<br />
122. Re Messicani e generosi Incassi,<br />
123. Poi che nuove così venner delizie<br />
124. O gemma degli eroi 44 al tuo palato<br />
125. Cessi '1 cielo però che in quel momento<br />
126. Che le scelte bevande a sorbir pren<strong>di</strong>,<br />
127. Servo in<strong>di</strong>screto a te improvviso annunci<br />
128. O il villano sartor che non ben pago<br />
129. D'aver teco <strong>di</strong>viso i ricchi drappi<br />
130. Oso sia ancor con polizza infinita<br />
131. Fasti<strong>di</strong>rti la mente; o <strong>di</strong> lugubri<br />
132. Panni 45 ravvolto il garrulo forense<br />
133. Cui de' paterni tuoi campi e tesori<br />
134. <strong>Il</strong> periglio s'affida; o il tuo castaldo<br />
135. Che già con l'alba a la città <strong>di</strong>scese<br />
136. Bianco <strong>di</strong> gelo mattutin la chioma 46<br />
39 Aleppo e Moca = località del Me<strong>di</strong>o oriente, Aleppo in Siria<br />
e Moca in Arabia<br />
40 mille navi = iperbole<br />
41 e con audaci … e novi … e teme e rischi ed inumane fami =<br />
anafora <strong>di</strong> “e”<br />
42 confin … inviolati = perifrasi per in<strong>di</strong>care le Colonne<br />
d’Ercole<br />
43 Pizzarro e Cortese = conquistatori spagnoli, famosi per le<br />
loro crudeltà – il tono <strong>di</strong> questi versi è chiaramente sarcastico,<br />
in quanto si finge che la conquista delle Americhe sia<br />
avvenuta per garantire al Giovin signore il cioccolato e il caffè<br />
44 O gemma degli eroi = metafora antifrastica riferita al<br />
Giovin signore<br />
45 lugubri / Panni = enjambement<br />
14
vv. 137-266 a cura <strong>di</strong> Sara Bazzigaluppi<br />
Continua la mattinata del Giovin signore con<br />
la visita del maestro <strong>di</strong> ballo, del maestro <strong>di</strong><br />
canto, del maestro <strong>di</strong> violino e, infine, del<br />
precettore <strong>di</strong> Francese. Si procede poi alla<br />
vestizione e alla toeletta, descritte con<br />
eleganza <strong>di</strong> particolari. Ha inizio il tema della<br />
satira contro il cicisbeismo.<br />
137. Così zotica pompa i tuoi maggiori<br />
138. Al <strong>di</strong> nascente si vedean <strong>di</strong>ntorno:<br />
139. Ma tu gran prole 47 in cui si fèo scendendo<br />
140. E più mobile il senso e più 48 gentile<br />
141. Ah sul primo tornar de' lievi spirti<br />
142. All'uficio <strong>di</strong>urno ah 49 non ferirli<br />
143. D'imagini 50 si sconce. Or come i detti<br />
144. Di costor soffrirai barbari e ru<strong>di</strong>;<br />
145. Come il penoso articolar <strong>di</strong> voci<br />
146. Smarrite titubanti al tuo cospetto;<br />
147. E tra l'obliquo profondar d'inchini<br />
148. Del calzar polveroso in su i tapeti<br />
149. Le impresse orme indecenti? 51 Ahimè che fatto<br />
150. <strong>Il</strong> salutar licore agro e in<strong>di</strong>gesto<br />
151. Ne le viscere tue te 52 allor faria<br />
152. E in casa e fuori e nel teatro e al corso 53<br />
46<br />
Servo in<strong>di</strong>screto … O il villano sartor … o … il garrulo<br />
forense … o il tuo castaldo = i personaggi in rassegna<br />
costituiscono un’elencazione <strong>di</strong> soggetti che potrebbero, in<br />
qualche modo, infasti<strong>di</strong>re il Giovin signore<br />
47<br />
gran prole = iperbole ironica e metonimia per figlio<br />
48<br />
E più … e più = iterazione e polisindeto<br />
49<br />
Ah … ah = iterazione<br />
50<br />
ferirli / D'imagini = enjambement e metafora<br />
51<br />
Come il penoso … orme indecenti? = interrogativa retorica<br />
52<br />
tue te = allitterazione<br />
53<br />
E in casa e fuori e nel teatro e al corso = enumerazione e<br />
polisindeto<br />
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153. Ruttar plebeiamente il giorno intero! 54<br />
154. Non fia che attenda già ch'altri lo annunci<br />
155. Gra<strong>di</strong>to ognor benchè improvviso il dolce<br />
156. Mastro 55 che il tuo bel piè come a lui piace<br />
157. Guida e corregge 56 . Egli all'entrar s'arresti<br />
158. Ritto sul limitare, in<strong>di</strong> elevando<br />
159. Ambe le spalle qual testudo il collo 57<br />
160. Contragga alquanto, e ad un medesmo tempo<br />
161. <strong>Il</strong> mento inchini, e con l'estrema falda<br />
162. Del piumato cappello il labbro tocchi.<br />
163. E non men <strong>di</strong> costui facile al letto 58<br />
164. Del mio signor t'innoltra o tu che addestri<br />
165. A modular con la flessibil voce<br />
166. Soavi canti 59 ; e tu che insegni altrui<br />
167. Come vibrar con maestrevol arco 60<br />
168. Sul cavo legno armoniose fila 61 .<br />
169. Nè la squisita a terminar corona 62<br />
170. Che segga intorno a te manchi o signore<br />
171. <strong>Il</strong> precettor del tenero i<strong>di</strong>oma<br />
172. Che da la Senna de le Grazie madre 63<br />
173. Pur ora a sparger <strong>di</strong> celeste ambrosia 64<br />
174. Venne all'Italia nauseata 65 i labbri 66 .<br />
54<br />
Ruttar plebeiamente il giorno intero! = abbassamento del<br />
registro linguistico<br />
55<br />
il dolce / Mastro = enjambement<br />
56<br />
Mastro che il tuo bel piè come a lui piace / Guida e<br />
corregge = perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong> ballo<br />
57<br />
qual testudo il collo = similitu<strong>di</strong>ne e latinismo (testudo)<br />
58<br />
E non men <strong>di</strong> costui facile al letto = litote<br />
59<br />
o tu che addestri / A modular con la flessibil voce / Soavi<br />
canti = perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong> canto<br />
60<br />
maestrevol arco = enallage<br />
61<br />
e tu che insegni altrui / Come vibrar con maestrevol arco /<br />
Sul cavo legno armoniose fila = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />
maestro <strong>di</strong> violino<br />
62<br />
Nè la squisita a terminar corona = iperbato<br />
63<br />
da la Senna de le Grazie madre = metonimia per in<strong>di</strong>care<br />
Parigi<br />
64<br />
celeste ambrosia = metafora<br />
65<br />
nauseata = <strong>di</strong>sgustata dalla propria lingua<br />
66<br />
<strong>Il</strong> precettor del tenero i<strong>di</strong>oma / Che da la Senna de le Grazie<br />
madre / Pur ora a sparger <strong>di</strong> celeste ambrosia / Venne all'Italia<br />
15
175. All'apparir <strong>di</strong> lui l'Itale voci<br />
176. Tronche cedano il campo al lor tiranno 67 :<br />
177. E a la nova inefabil melo<strong>di</strong>a<br />
178. De' sovrumani accenti 68 o<strong>di</strong>o ti nasca<br />
179. Più grande in sen contro a le bocche impure 69<br />
180. Ch'osan macchiarse ancor <strong>di</strong> quel sermone 70<br />
181. Onde in Valchiusa fu lodata e pianta 71<br />
182. Già la bella Francese 72 ; e i culti campi<br />
183. All'orecchio de i re cantati furo<br />
184. Lungo il fonte gentil da le bell'acque 73 .<br />
185. Or te questa o signor leggiadra schiera 74<br />
186. Al novo <strong>di</strong> trattenga: e <strong>di</strong> tue voglie<br />
187. Irresolute 75 ancora or quegli or questi 76<br />
188. Con piacevol <strong>di</strong>scorso il vano adempia,<br />
189. Mentre tu chie<strong>di</strong> lor tra i lenti sorsi<br />
190. Dell'ardente bevanda 77 a qual cantore 78<br />
191. Nel vicin verno 79 si darà la palma 80<br />
192. Sovra le scene; e s'egli è il ver che rieda<br />
193. L'astuta Frine 81 che ben cento folli<br />
nauseata i labbri = ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong><br />
Francese<br />
67<br />
al lor tiranno = la lingua francese<br />
68<br />
De' sovrumani accenti = iperbole e metonimia per in<strong>di</strong>care<br />
la lingua francese<br />
69<br />
le bocche impure = enallage<br />
70<br />
macchiarse ancor <strong>di</strong> quel sermone = metafora<br />
71<br />
lodata e pianta = allusione alle due sezioni dei “Rerum<br />
vulgarium fragmenta” in vita e in morte <strong>di</strong> Madonna Laura<br />
72<br />
la bella Francese = Laura, nata e vissuta in Provenza<br />
73<br />
quel sermone / Onde … e i culti campi … bell’acque =<br />
ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care la lingua italiana, con la quale in<br />
Valchiusa fu lodata e compianta Laura da Petrarca (1304 –<br />
1374), e con la quale Luigi Alamanni (1495 – 1556) scrisse il<br />
suo poema “La coltivazione dei campi”, de<strong>di</strong>cato al re <strong>di</strong><br />
Francia Francesco I (1515 – 1547)<br />
74<br />
Or te questa o signor leggiadra schiera = iperbato<br />
75<br />
voglie / Irresolute = enjambement<br />
76<br />
or quegli or questi = iterazione<br />
77<br />
ardente bevanda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè<br />
78<br />
cantore = cantante lirico<br />
79<br />
vicin verno = allitterazione<br />
80<br />
la palma = metafora<br />
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194. Milor<strong>di</strong> 82 rimandò nu<strong>di</strong> al Tamigi 83 ;<br />
195. O se il brillante danzator Narcisso 84<br />
196. Torni pur anco ad agghiacciare i petti 85<br />
197. De' palpitanti Italici mariti 86 .<br />
198. Così poi che gran pezzo a i novi albori<br />
199. Del tuo mattin teco scherzato fia<br />
200. Non senza aver da te rimosso 87 in prima<br />
201. L'ipocrita pudore e quella schifa<br />
202. Che le accigliate gelide matrone 88<br />
203. Chiaman modestia, alfine o a lor talento<br />
204. O da te congedati escan costoro.<br />
205. Doman quin<strong>di</strong> potrai o l'altro forse<br />
206. <strong>Giorno</strong> a i precetti lor porgere orecchio 89<br />
207. Se a' bei momenti tuoi cure minori<br />
208. Porranno asse<strong>di</strong>o 90 . A voi <strong>di</strong>vina schiatta 91<br />
209. Più assai che a noi mortali il ciel concesse<br />
210. Domabile midollo 92 entro al cerèbro 93 ,<br />
211. Si che breve lavoro unir vi puote<br />
212. Ampio tesor d'ogni scienza ed arte 94 .<br />
81 L'astuta Frine = antonomasia. Frine fu una celebre<br />
cortigiana dell’antica Grecia; col suo nome il poeta intende<br />
in<strong>di</strong>care qualche astuta avventuriera <strong>di</strong> analoghi costumi<br />
82 cento folli / Milor<strong>di</strong> = si notino: l’iperbole “cento”,<br />
l’enjambement e il calco semantico “Milor<strong>di</strong>” per in<strong>di</strong>care gli<br />
aristocratici inglesi<br />
83 Tamigi = metonimia per Londra<br />
84 Narcisso = antonomasia; Narciso nella mitologia era figlio<br />
del fiume Cefiso e della ninfa Liriope, morto annegato per<br />
essersi invaghito della propria immagine riflessa nell’acqua.<br />
Col suo nome il poeta in<strong>di</strong>ca qualche vano ballerino infatuato<br />
della sua bellezza per il quale le dame spasimavano<br />
ingelosendo i mariti<br />
85 agghiacciare i petti = metafora<br />
86 palpitanti Italici mariti = enallage<br />
87 Non senza aver da te rimosso = litote<br />
88 matrone = latinismo<br />
89 l'altro forse / <strong>Giorno</strong> a i precetti lor porgere orecchio =<br />
enjambement e iperbato<br />
90 Porranno asse<strong>di</strong>o = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />
91 A voi <strong>di</strong>vina schiatta = iperbole ironica<br />
92 Domabile midollo = metonimia per mente duttile<br />
93 cerèbro = latinismo per cervello<br />
16
213. <strong>Il</strong> vulgo intanto a cui non lice 95 il velo<br />
214. Aprir de' venerabili misterj 96<br />
215. Fie pago assai poi che vedrà sovente<br />
216. Ire o tornar 97 dal tuo palagio i primi<br />
217. D'arte maestri 98 ; e con aperte fauci<br />
218. Stupefatto berà le tue sentenze 99 .<br />
219. Ma già vegg'io che le oziose lane 100<br />
220. Premer non sai più lungamente: e in vano<br />
221. Te l'ignavo tepor lusinga e molce 101 ,<br />
222. Però che te più gloriosi affanni<br />
223. Aspettan l'ore ad illustrar del giorno.<br />
224. O voi dunque del primo or<strong>di</strong>ne 102 servi<br />
225. Che <strong>di</strong> nobil signor ministri al fianco<br />
226. Siete incontaminati 103 , or dunque voi<br />
227. Al mio <strong>di</strong>vino Achille al mio Rinaldo 104<br />
228. L'armi apprestate 105 . Ed ecco in un baleno<br />
229. I damigelli a' cenni tuoi star pronti.<br />
230. Già ferve il gran lavoro 106 . Altri ti veste<br />
231. La serica zimarra 107 ove bei fregi<br />
232. Diramansi Chinesi; altri 108 se il chiede<br />
233. Più la stagione a te le membra copre<br />
234. Di stese infino al piè tiepide pelli 109 ;<br />
94<br />
Ampio tesor d'ogni scienza ed arte = iperbato e ironia<br />
95<br />
lice = latinismo<br />
96<br />
il velo / Aprir … misterj = metafora<br />
97<br />
Ire o tornar = antitesi<br />
98<br />
i primi / D'arte maestri = enjambement e iperbato<br />
99<br />
berà le tue sentenze = metafora<br />
100<br />
le oziose lane = metonimia per letto ed enallage. Cfr.<br />
Petrarca “Rerum vulgarium fragmenta” VII, 1<br />
101<br />
lusinga e molce = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong> e latinismo<br />
102<br />
primo or<strong>di</strong>ne = appartenenti alla prima schiera (con<br />
reminiscenza della terminologia militare latina primi or<strong>di</strong>nis).<br />
Sono i servi addetti alle mansioni più delicate e perciò scelti<br />
103<br />
incontaminati = ironia sarcastica<br />
104<br />
Al mio <strong>di</strong>vino Achille al mio Rinaldo = iterazione. Achille<br />
è l’eroe dell’<strong>Il</strong>iade, Rinaldo è un personaggio della<br />
Gerusalemme liberata<br />
105<br />
L'armi apprestate = metafora<br />
106<br />
Già ferve il gran lavoro = ironia<br />
107<br />
serica zimarra = veste da camera <strong>di</strong> seta<br />
108<br />
Altri … altri = iterazione<br />
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235. Questi al fianco ti cinge il bianco lino 110<br />
236. Che sciorinato poi cada e <strong>di</strong>fenda<br />
237. I calzonetti; e quei d'alto curvando<br />
238. <strong>Il</strong> cristallino rostro 111 in su le mani<br />
239. Ti versa onde odorate 112 , e da le mani 113<br />
240. In limpido bacin sotto le accoglie;<br />
241. Quale il sapon del re<strong>di</strong>vivo muschio 114<br />
242. Olezzante all'intorno; e qual ti porge<br />
243. <strong>Il</strong> macinato <strong>di</strong> quell'arbor frutto<br />
244. Che a Rodope fu già vaga donzella,<br />
245. E piagne in van sotto mutate spoglie<br />
246. Demofoonte ancor Demofoonte 115 ;<br />
247. Un <strong>di</strong> soavi essenze intrisa spugna<br />
248. Onde tergere i denti; e l'altro appresta<br />
249. Onde 116 imbiancar le guance util licore 117 .<br />
250. Assai Signore a te pensasti: or volgi<br />
251. L'alta mente 118 per poco ad altri obbietti<br />
252. Non men degni <strong>di</strong> te 119 . Sai che compagna<br />
253. Con cui partir 120 de la giornata illustre<br />
109<br />
Di stese infino al piè tiepide pelli = iperbato. Si tratta <strong>di</strong><br />
una calda pelliccia che arriva fino ai pie<strong>di</strong><br />
110<br />
bianco lino = metonimia per salvietta che protegge i<br />
calzoni<br />
111<br />
<strong>Il</strong> cristallino rostro = sineddoche per brocca <strong>di</strong> cristallo.<br />
Rostro è il becco<br />
112<br />
onde odorate = allitterazione e metafora<br />
113<br />
le mani … le mani = epifora (vv. 238-239)<br />
114<br />
re<strong>di</strong>vivo muschio = il muschio è un animale che secerne un<br />
umore con il quale si fabbricano i profumi, i quali<br />
impregnando il sapone, sembrano far rivivere la bestia<br />
115<br />
<strong>Il</strong> macinato <strong>di</strong> quell'arbor frutto / Che a Rodope fu già vaga<br />
donzella, / E piagne in van sotto mutate spoglie / Demofoonte<br />
ancor Demofoonte = ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care la farina <strong>di</strong><br />
mandorle. <strong>Il</strong> mito greco, svolto per altro anche nelle Heroides<br />
<strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o, narrava che Filli, credendosi abbandonata da<br />
Demofoonte, suo promesso sposo, si gettò in mare da un<br />
<strong>di</strong>rupo del monte Rodope in Tracia, e fu dagli dei trasformata<br />
in mandorlo<br />
116<br />
Onde … Onde = anafora (vv. 248-249)<br />
117<br />
util licore = cosmetico preparato con la biacca<br />
118<br />
or volgi / L'alta mente = iperbole ironica<br />
119<br />
Non men degni <strong>di</strong> te = litote<br />
17
254. I travagli e le glorie 121 il ciel destina<br />
255. Al giovane signore. Impalli<strong>di</strong>sci?<br />
256. Ahi non parlo <strong>di</strong> nozze. Antiquo e vieto<br />
257. Dottor 122 sarei se così folle io dessi<br />
258. A te consiglio. Di tant'alte doti 123<br />
259. Già non orni così lo spirto e i membri<br />
260. Perchè in mezzo a la fulgida carriera 124<br />
261. Tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo<br />
262. Di cotesto a ragion detto bel mondo 125 ,<br />
263. In tra i severi <strong>di</strong> famiglia padri 126<br />
264. Relegato ti giacci a no<strong>di</strong> avvinto 127<br />
265. Di giorno in giorno più noiosi e fatto<br />
266. Ignobil fabbro de la razza umana 128<br />
vv. 267 – 469 a cura <strong>di</strong> Pamela Bellacci<br />
Tema centrale del passo è la favola <strong>di</strong> Amore<br />
e Imene sull’origine dei cicisbei; si spiega<br />
come accade che donne sposate si leghino ai<br />
loro “cavalier serventi”.<br />
267. D'altra parte il marito ahi quanto spiace,<br />
268. E lo stomaco move a i delicati<br />
269. Del vostr'orbe felice 129 abitatori<br />
270. Qualor de' semplicetti avoli nostri<br />
271. Portar osa in ridevole trionfo 130<br />
120<br />
partir = <strong>di</strong>videre (latinismo)<br />
121<br />
I travagli e le glorie = antitesi ironica<br />
122<br />
Antiquo e vieto / Dottor = enjambement e latinismi<br />
(precettore arcaico e noioso)<br />
123<br />
Di tant'alte doti = allitterazione in dentale sorda e sonora<br />
124<br />
fulgida carriera = iperboloe ironica<br />
125<br />
bel mondo = calco semantico sul Francese per in<strong>di</strong>care la<br />
società aristocratica<br />
126<br />
In tra i severi <strong>di</strong> famiglia padri = iperbato<br />
127<br />
Relegato ti giacci a no<strong>di</strong> avvinto = metafora<br />
128<br />
Ignobil fabbro de la razza umana = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />
paternità, che è sentita dal nobile come degradante funzione<br />
riproduttiva<br />
129<br />
orbe felice = variazione iperbolica del “bel mondo”<br />
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272. La rimbambita fè 131 la pu<strong>di</strong>cizia<br />
273. Severi nomi. E qual non suole a forza<br />
274. Entro a' melati petti 132 eccitar bile<br />
275. Quando i computi vili del castaldo<br />
276. Le vendemmie i ricolti i pedagoghi 133<br />
277. Di que' si dolci suoi bambini altrui<br />
278. Gongolando ricorda 134 ; e non vergogna<br />
279. Di mischiar cotai fole a peregrini<br />
280. Subbietti 135 a nuove del <strong>di</strong>r forme 136 a sciolti<br />
281. Da volgar fren concetti 137 , onde s'avviva<br />
282. De' begli spirti il conversar sublime.<br />
283. Non però tu senza compagna 138 andrai;<br />
284. Chè tra le fide altrui giovani spose<br />
285. Una te n'offre inviolabil rito 139<br />
286. Del bel mondo onde sei parte si cara.<br />
287. Tempo fu già che il pargoletto Amore 140<br />
288. Dato era in guar<strong>di</strong>a al suo fratello Imene 141 ;<br />
289. Tanto la madre lor temea che il cieco<br />
290. Incauto nume 142 perigliando gisse<br />
291. Misero e solo per oblique vie 143 ;<br />
130 ridevole trionfo = allitterazione in “r”<br />
131 rimbambita fè = enallage: la fede che si ad<strong>di</strong>ce ai vecchi<br />
rimbambiti<br />
132 melati petti = metafora (animi squisitamente sensibili)<br />
133 Le vendemmie i ricolti i pedagoghi = enumerazione<br />
asindetica<br />
134 altrui / Gongolando ricorda = enjambement<br />
135 peregrini / Subbietti = enjambement<br />
136 a nuove del <strong>di</strong>r forme = perifrasi per in<strong>di</strong>care i neologismi<br />
137 a sciolti / Da volgar fren concetti = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
<strong>di</strong>scorsi liberi da inibizioni caratteristiche delle persone <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zione modesta<br />
138 Non però tu senza compagna = litote<br />
139 inviolabil rito = allude al costume del cicisbeismo. La<br />
parola cicisbeo sembra <strong>di</strong> origine onomatopeica, dal<br />
cicaleccio dei colloqui galanti<br />
140 pargoletto Amore = personificazione. Si noti l’aulicismo<br />
pargoletto<br />
141 Imene = <strong>di</strong>o delle nozze<br />
142 cieco / Incauto nume = enjambement e perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care l’Amore, raffigurato spesso bendato<br />
143 oblique vie = metafora<br />
18
292. E che, bersaglio 144 a gl'in<strong>di</strong>screti colpi<br />
293. Di senza guida e senza freno arciere 145 ,<br />
294. Immaturo al suo fin corresse il seme<br />
295. Uman 146 che nato è a dominar la terra.<br />
296. Quin<strong>di</strong> la prole mal secura 147 all'altra 148<br />
297. In cura dato avea sì lor <strong>di</strong>cendo:<br />
298. Ite o figli del par; tu più possente<br />
299. <strong>Il</strong> dardo scocca 149 , e tu più 150 cauto il reggi<br />
300. A certa meta 151 . Così ognor congiunta<br />
301. Iva la dolce coppia; e in un sol regno,<br />
302. E d'un nodo comun l'alme strignea 152 .<br />
303. Allora fu che il sol mai sempre uniti<br />
304. Vedea 153 un pastore ed una pastorella 154<br />
305. Starsi al prato a la selva al colle al fonte 155 :<br />
306. E la suora <strong>di</strong> lui 156 vedeali poi<br />
307. Uniti ancor nel talamo beato 157<br />
308. Ch'ambo gli amici numi a piene mani 158<br />
309. Gareggiando spargean <strong>di</strong> gigli e rose.<br />
310. Ma che non puote anco in <strong>di</strong>vini petti 159<br />
311. Se mai s'accende ambizion 160 d'impero?<br />
312. Crebber l'ali ad Amor, crebbe l'ar<strong>di</strong>re 161 ;<br />
144<br />
bersaglio = apposizione fortemente prolettica<br />
145<br />
Di senza guida e senza freno arciere = iterazione e<br />
metafora (arciere = amore)<br />
146<br />
seme / Uman = enjambement<br />
147<br />
prole mal secura = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />
148<br />
altra = è Imene<br />
149<br />
<strong>Il</strong> dardo scocca = metafora<br />
150<br />
tu più … tu più = iterazione<br />
151<br />
certa meta = perifrasi per in<strong>di</strong>care il matrimonio<br />
152<br />
l'alme strignea = metafora (alme è un latinismo)<br />
153<br />
il sol … Vedea = umanizzazione<br />
154<br />
pastore … pastorella = poliptoto<br />
155<br />
al prato a la selva al colle al fonte = enumerazione <strong>di</strong><br />
ascendenza lirica e iterazione <strong>di</strong> al<br />
156<br />
la suora <strong>di</strong> lui = perifrasi per in<strong>di</strong>care la luna, in mitologia<br />
Diana, sorella del Sole Febo<br />
157<br />
talamo beato = enallage<br />
158<br />
a piene mani = catacresi<br />
159<br />
<strong>di</strong>vini petti = metafora<br />
160<br />
Se mai s'accende ambizion = metafora<br />
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313. Onde a brev'aere prima in<strong>di</strong> securo<br />
314. A vie maggior fidossi, e fiero alfine 162<br />
315. Entrò nell'alto, e il grande arco crollando<br />
316. E il capo risonar fece a quel moto<br />
317. <strong>Il</strong> duro acciar 163 che a tergo la faretra<br />
318. Gli empie, e gridò: solo regnar vogl'io.<br />
319. Disse, e volto a la madre: Amore adunque<br />
320. <strong>Il</strong> più possente in fra gli dei, il primo<br />
321. Di Citerea 164 figliuol ricever leggi,<br />
322. E dal minor german ricever leggi 165<br />
323. Vile alunno 166 anzi servo? Or dunque Amore<br />
324. Non oserà fuor ch'una unica volta<br />
325. Fiedere 167 un'alma come questo schifo<br />
326. Da me pur chiede? E non potrò giammai<br />
327. Da poi ch'io strinsi un laccio 168 anco <strong>di</strong>sciorlo<br />
328. A mio talento, e se m'aggrada, un altro<br />
329. Strignerne ancora? E lascerò pur ch'egli<br />
330. Di suoi unguenti impece a me i miei 169 dar<strong>di</strong><br />
331. Perchè men velenosi e men 170 crudeli<br />
332. Scendano a i petti? Or via perchè non togli<br />
333. A me da le mie man 171 quest'arco e queste<br />
334. Armi 172 da le mie spalle, e ignudo lasci<br />
335. Quasi rifiuto de gli dei Cupido?<br />
336. Oh il bel viver che fia quando tu solo<br />
337. Regni in mio loco! Oh il bel 173 vederti, lasso!<br />
338. Stu<strong>di</strong>arti a torre da le languid'alme 174<br />
161<br />
Crebber l'ali ad Amor, crebbe l'ar<strong>di</strong>re = poliptoto e<br />
personificazione <strong>di</strong> Amore<br />
162<br />
fidossi, e fiero alfine = allitterazione della “f”<br />
163<br />
duro acciar = metonimia<br />
164<br />
Citerea = epiteto <strong>di</strong> Venere, regina <strong>di</strong> Citera<br />
165<br />
ricever leggi (vv. 321-322) = epifora<br />
166<br />
alunno = latinismo<br />
167<br />
Fiedere = latinismo<br />
168<br />
strinsi un laccio = espressione metaforica che si ripete nel<br />
trattare il legame dell’amore<br />
169<br />
impece a me i miei = allitterazione in “m” – impece: il<br />
verbo potenzia metaforicamente il sostantivo unguenti<br />
170<br />
men … men = iterazione<br />
171<br />
A me da le mie man = allitterazione in “m”<br />
172<br />
queste / Armi = enjambement<br />
173<br />
Oh il bel … Oh il bel = iterazione<br />
19
339. La stanchezza e il fasti<strong>di</strong>o, e spander gelo<br />
340. Di foco 175 in vece! Or genitrice inten<strong>di</strong>:<br />
341. Vaglio e vo' regnar solo. A tuo piacere<br />
342. Tra noi parti l'impero, ond'io con teco 176<br />
343. Abbia omai pace; e in compagnia d'Imene<br />
344. Me non veggan mai più le umane genti.<br />
345. Amor qui tacque; e minaccioso in atto<br />
346. Parve all'Idalia dea 177 chieder risposta.<br />
347. Ella tenta placarlo, e preghi e pianti 178<br />
348. Sparge ma in van; tal ch'a i due figli volta<br />
349. Con questo <strong>di</strong>r pose al contender fine:<br />
350. Poi che nulla tra voi pace esser puote,<br />
351. Si <strong>di</strong>vidano i regni: e perchè l'uno<br />
352. Sia dall'altro fratello ognor <strong>di</strong>sgiunto<br />
353. Sien 179 <strong>di</strong>versi tra voi e il tempo e l'opra.<br />
354. Tu che <strong>di</strong> strali altero a fren non ce<strong>di</strong><br />
355. L'alme ferisci 180 , e tutto il giorno impera;<br />
356. E tu che <strong>di</strong> fior placi<strong>di</strong> 181 hai corona<br />
357. Le salme accoppia, e con l'ardente face 182<br />
358. Regna la notte. Or quin<strong>di</strong> almo Signore<br />
359. Venne il rito gentil che ai fred<strong>di</strong> sposi<br />
360. Le tenebre concede e de le spose<br />
361. Le caste membra; e a voi beata gente 183<br />
362. E <strong>di</strong> più nobil mondo il cor <strong>di</strong> queste<br />
363. E 184 il dominio del <strong>di</strong> largo destina 185 .<br />
364. Dunque ascolta i miei detti, e meco appren<strong>di</strong><br />
365. Quai tu deggia il mattin cure a la bella 186<br />
174<br />
le languid'alme = allitterazione in “l”<br />
175<br />
gelo / Di foco = enjambement e ossimoro<br />
176<br />
teco = latinismo<br />
177<br />
Idalia dea = Venere, alla quale era sacra la città <strong>di</strong> Idalio<br />
nell’isola <strong>di</strong> Cipro<br />
178<br />
e preghi e pianti = allitterazione <strong>di</strong> “p” e iterazione <strong>di</strong> “e”<br />
179<br />
Sia … Sien = poliptoto in posizione forte all’inizio dei due<br />
versi<br />
180 L'alme ferisci = metafora<br />
181 fior placi<strong>di</strong> = i papaveri che danno la tranquillità (enallage)<br />
182 face = fiaccola (latinismo) insegna <strong>di</strong> Imene<br />
183 e a voi beata gente = espressione ironica<br />
184 E … E = anafora<br />
185 dominio del <strong>di</strong> largo destina = allitterazione in “d”<br />
186 Quai tu deggia il mattin cure a la bella = iperbato<br />
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366. Che spontanea o pregata a te si <strong>di</strong>ede<br />
367. In tua dama quel <strong>di</strong> lieto che a fida<br />
368. Carta 187 , nè senza testimoni 188 furo<br />
369. A vicenda commessi i patti santi<br />
370. E le con<strong>di</strong>zion del caro nodo 189 .<br />
371. Già la dama gentile i vaghi rai 190<br />
372. Al novo giorno aperse; e suo primiero<br />
373. Pensier 191 fu dove teco ir più convenga<br />
374. A vegliar questa sera; e gravemente<br />
375. Consultò 192 con lo sposo a lei vicino,<br />
376. O a baciarle la man pur <strong>di</strong>anzi ammesso 193 .<br />
377. Ora è tempo o Signor che il fido servo<br />
378. E il più accorto tra' tuoi voli 194 al palagio<br />
379. Di lei chiedendo se tranquilli sonni<br />
380. Dormio la notte; e se d'immagin liete<br />
381. Le fu Mòrfeo 195 cortese. E ver che ieri<br />
382. Al partir l'ammirasti in viso tinta<br />
383. Di freschissime rose 196 ; e più che mai<br />
384. Viva e snella balzar teco dal cocchio;<br />
385. E la vigile tua mano per vezzo<br />
386. Ricusar sorridendo allor che l'ampie<br />
387. Scale 197 salì del maritale albergo:<br />
388. Ma ciò non basti ad acquetarti; e mai<br />
389. Non obliar si giusti ufici 198 . Ahi quanti<br />
390. Genj malvagi 199 fra l'orror notturno 200<br />
187<br />
fida / Carta = enjambement – si intende il contratto<br />
matrimoniale (metonimia)<br />
188<br />
nè senza testimoni = litote<br />
189<br />
caro nodo = nota metafora per matrimonio. Si allude<br />
all’usanza in base alla quale si prevedevano e si<br />
legittimavano, anche nel contratto matrimoniale, i rapporti<br />
della dama con il cicisbeo<br />
190<br />
vaghi rai = metonimia per occhi<br />
191<br />
primiero / Pensier = enjambement e allitterazione<br />
192<br />
gravemente / Consultò = ironia<br />
193<br />
O a baciarle la man pur <strong>di</strong>anzi ammesso = iperbato<br />
194<br />
voli = iperbole<br />
195<br />
Morfeo = <strong>di</strong>o del sonno<br />
196<br />
tinta / Di freschissime rose = enjambement e metafora<br />
197<br />
ampie / Scale = enjambement<br />
198<br />
obliar … ufici = latinismi<br />
199<br />
Genj malvagi = spiriti maligni<br />
20
391. Godono uscire, ed empier <strong>di</strong> perigli<br />
392. La placida quiete de' viventi!<br />
393. Poria, tolgalo il cielo, il picciol cane<br />
394. Con latrato improvviso i cari sogni<br />
395. Troncar 201 de la tua dama; ond'ella, scossa<br />
396. Da subito capriccio, a rannicchiarse<br />
397. Astretta fosse <strong>di</strong> sudor gelato<br />
398. E la fronte bagnando e il guancial molle.<br />
399. Anco poria colui che si de' tristi<br />
400. Come de' lieti sogni è genitore 202 ,<br />
401. Crearle in mente <strong>di</strong> nemiche idee<br />
402. In un congiunte orribile chimera 203 ;<br />
403. Tal che agitata e in ansioso affanno<br />
404. Gridar tentasse, e non però potesse<br />
405. Aprire a i gri<strong>di</strong> tra le fauci il varco 204 .<br />
406. Sovente ancor de la passata sera<br />
407. La perduta nel gioco aurea moneta<br />
408. Non men che al cavalier suole a la dama<br />
409. Lunga vigilia 205 cagionar: talora<br />
410. Nobile invi<strong>di</strong>a de la bella amica<br />
411. Vagheggiata da molti: e tal or breve<br />
412. Gelosia n'è cagione. A questo aggiugni<br />
413. Gl'importuni mariti i quai nel capo<br />
414. Ravvolgendosi ancor le viete usanze,<br />
415. Poi che cessero ad altri il giorno, quasi<br />
416. Aggian fatto gran cosa, aman d'Imene<br />
417. Con superstizion serbare i dritti 206 ,<br />
418. E dell'ombra notturna esser tiranni,<br />
419. Ahi con qual noia de le caste spose<br />
200<br />
fra l'orror notturno = allitterazione in “r”<br />
201<br />
i cari sogni / Troncar = enjambement e metafora<br />
202<br />
colui che si de' tristi / Come de' lieti sogni è genitore =<br />
perifrasi per in<strong>di</strong>care il Sonno<br />
203<br />
In un congiunte orribile chimera = iperbato e metafora –<br />
nella Chimera, il famoso mostro del mito classico, si<br />
mescolavano i tratti <strong>di</strong> leone, capra e serpente; allo stesso<br />
modo nell’incubo si fondono paurosamente <strong>di</strong>verse idee<br />
204<br />
Aprire a i gri<strong>di</strong> tra le fauci il varco = espressione<br />
metaforica<br />
205<br />
vigilia = veglia (latinismo)<br />
206<br />
d'Imene / Con superstizion serbare i dritti = perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care i <strong>di</strong>ritti coniugali<br />
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420. Ch'in<strong>di</strong> preveggon fra non molto il fiore<br />
421. Di lor fresca beltade 207 a sè rapito.<br />
422. Mentre che il fido messagger sen rieda<br />
423. Magnanimo signor già non starai<br />
424. Ozioso però. Nel campo amato<br />
425. Pur in questo momento il buon cultore<br />
426. Suda e incallisce al vomere la mano<br />
427. Lieto che i suoi sudor 208 ti fruttin poi<br />
428. Dorati cocchi e pellegrine mense 209 .<br />
429. Ora per te l'industre artier sta fiso<br />
430. Allo scarpello all'asce al subbio all'ago 210 :<br />
431. Ed ora in tuo favor contende o veglia<br />
432. <strong>Il</strong> ministro <strong>di</strong> Temi 211 . Ecco te pure<br />
433. La tavoletta 212 or chiama. Ivi i bei pregi<br />
434. De la natura accrescerai con l'arte,<br />
435. Ond'oggi, uscendo, del beante aspetto 213<br />
436. Beneficar potrai le genti, e grato<br />
437. Ricompensar <strong>di</strong> sue fatiche il mondo.<br />
438. Ogni cosa è già pronta. All'un de' lati<br />
439. Crepitar s'odon le fiammanti brage<br />
440. Ove si scalda industrioso e vario<br />
441. Di ferri arnese 214 a moderar del fronte<br />
442. Gl'indocili capei. Stuolo d'Amori<br />
443. Invisibil sul foco agita i vanni 215 ,<br />
444. E per entro vi soffia alto gonfiando<br />
445. Ambe le gote. Altri <strong>di</strong> lor v'appressa<br />
207 il fiore / Di lor fresca beltade = metafora per in<strong>di</strong>care la<br />
bellezza<br />
208 Suda … sudor = figura etimologica<br />
209 ti fruttin poi … pellegrine mense = si noti il sarcasmo e la<br />
metonimia pellegrine mense (cibi raffinati)<br />
210 Allo scarpello all'asce al subbio all'ago = enumerazione<br />
asindetica<br />
211 <strong>Il</strong> ministro <strong>di</strong> Temi = l’avvocato, servitore <strong>di</strong> Temi, dea<br />
della Giustizia<br />
212 tavoletta = la toilette (calco semantico)<br />
213 beante aspetto = che dona beatitu<strong>di</strong>ne, vi è un’ironia circa<br />
il ri<strong>di</strong>colo compenso che il nobile offre alle fatiche altrui<br />
214 industrioso e vario / Di ferri arnese = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
il vario apparato <strong>di</strong> ferri <strong>di</strong> cui si serve il lavoro del<br />
parrucchiere<br />
215 vanni = penne delle ali<br />
21
446. Pauroso la destra; e prestamente<br />
447. Ne rapisce un de' ferri: altri 216 rapito<br />
448. Tenta com'arda in su l'estrema cima<br />
449. Sospendendol dell'ala; e cauto attende<br />
450. Pur se la piuma si contragga o fume:<br />
451. Altri un altro 217 ne scote; e de le ceneri<br />
452. Fuligginose 218 il ripulisce e terge.<br />
453. Tali a le vampe dell'Etnèa fucina,<br />
454. Sorridente la madre, i vaghi Amori<br />
455. Eran ministri all'ingegnoso fabbro:<br />
456. E sotto a i colpi del martel frattanto<br />
457. L'elmo sorgea del fondator Latino 219 .<br />
458. All'altro lato con la man rosata 220<br />
459. Como 221 e <strong>di</strong> fiori inghirlandato il crine 222<br />
460. I bissi scopre ove <strong>di</strong> Idalj arre<strong>di</strong> 223<br />
461. Almo tesor la tavoletta espone.<br />
462. Ivi e nappi 224 eleganti e <strong>di</strong> canori<br />
463. Cigni morbide piume 225 ; ivi raccolti<br />
464. Di lucide odorate onde vapori;<br />
465. Ivi 226 <strong>di</strong> polvi 227 fuggitive al tatto<br />
466. Color <strong>di</strong>versi o ad imitar d'Apollo<br />
467. L'aurato biondo o il biondo cenerino 228<br />
216 Altri <strong>di</strong> lor … altri rapito = iterazione<br />
217 Altri un altro = poliptoto<br />
218 ceneri / Fuligginose = enjambement<br />
219 Tali a le vampe … del fondator Latino = la similitu<strong>di</strong>ne<br />
rievoca l’episo<strong>di</strong>o del libro VIII dell’Eneide, nel quale Venere<br />
si reca nella fucina <strong>di</strong> Vulcano sotto l’Etna e lo convince, con<br />
le sue seduzioni, a fabbricare le armi per il figlio Enea<br />
220 man rosata = metafora<br />
221 Como = <strong>di</strong>vinità delle mense<br />
222 inghirlandato il crine = accusativo <strong>di</strong> relazione<br />
223 Idalj arre<strong>di</strong> = strumenti cari a Venere idalia<br />
224 nappi = boccetti<br />
225 <strong>di</strong> canori / Cigni morbide piume = perifrasi per in<strong>di</strong>care i<br />
piumini per cospargere <strong>di</strong> cipria<br />
226 Ivi e nappi … ivi raccolti … Ivi <strong>di</strong> polvi = iterazione e<br />
anafora<br />
227 polvi = polveri (latinismo)<br />
228 L'aurato biondo o il biondo cenerino = chiasmo e<br />
iterazione. – il primo biondo era caratteristico <strong>di</strong> Apollo, il<br />
secondo delle Muse<br />
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468. Che de le sacre Muse in su le spalle<br />
469. Casca ondeggiando tenero e gentile 229 .<br />
vv. 470 – 665 a cura <strong>di</strong> Monia Cappè<br />
Prosegue la toeletta del Giovin signore con<br />
l’acconciatura, affidata alle mani del<br />
parrucchiere, un’attività che consente<br />
comunque al Nostro <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla lettura <strong>di</strong><br />
libri francesi alla moda o <strong>di</strong> ricevere un<br />
mercante che gli offre le sue cianfrusaglie.<br />
470. Che se a nobil eroe le fresche labbra<br />
471. Repentino spirar <strong>di</strong> rigid'aura 230<br />
472. Offese alquanto, v'è stemprato il seme<br />
473. De la fredda cucurbita 231 : e se mai<br />
474. Pallidetto ei si scorga, è pronto all'uopo<br />
475. Arcano a gli altri eroi vago cinabro 232 .<br />
476. Nè quando a un semideo 233 spuntar sul volto<br />
477. Pustula temeraria osa pur fosse,<br />
478. Multiforme <strong>di</strong> nei copia 234 vi manca 235 ,<br />
479. Ond'ei l'asconda in sul momento, ed esca<br />
480. Più periglioso a saettar coi guar<strong>di</strong> 236<br />
481. Le belle inavvedute, a guerrier pari 237<br />
482. Che, già poste le bende a la ferita,<br />
483. Più glorioso e furibondo insieme<br />
229<br />
gentile = aggettivo della tra<strong>di</strong>zione stilnovista<br />
230<br />
Repentino spirar <strong>di</strong> rigid'aura = allitterazione in “r”<br />
231<br />
cucurbita = zucca (latinismo)<br />
232<br />
Arcano a gli altri eroi vago cinabro = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
il rossetto sconosciuto agli eroi della tra<strong>di</strong>zione<br />
233<br />
semideo = ironia<br />
234<br />
Multiforme <strong>di</strong> nei copia = iperbato<br />
235<br />
Né … vi manca = litote<br />
236<br />
a saettar coi guar<strong>di</strong> = metafora<br />
237<br />
guerrier pari = similitu<strong>di</strong>ne<br />
22
484. Sbaragliando le schiere 238 entra nel folto.<br />
485. Ma già velocemente il mio Signore<br />
486. Tre volte e quattro il gabinetto scorse 239<br />
487. Col crin <strong>di</strong>sciolto e su gli omeri sparso,<br />
488. Quale a Cuma solea l'orribil maga 240<br />
489. Quando agitata dal possente nume 241<br />
490. Vaticinar s'u<strong>di</strong>a. Così dal capo<br />
491. Evaporar lasciò de gli olj sparsi<br />
492. <strong>Il</strong> nocivo fermento 242 e de le polvi<br />
493. Che roder gli porien la molle cute,<br />
494. O d'atroci emicranie a lui lo spirto<br />
495. Trafigger lungamente 243 . Or ecco avvolto<br />
496. Tutto in can<strong>di</strong><strong>di</strong> lini 244 a la grand'opra<br />
497. E più grave del <strong>di</strong> s'appresta e siede.<br />
498. Nembo <strong>di</strong>ntorno a lui vola d'odori 245<br />
499. Che a le varie manteche 246 ama rapire<br />
500. L'aura vagante lungo i vasi ugnendo<br />
501. Le leggerissim'ale <strong>di</strong> farfalla 247 :<br />
502. E lo speglio patente 248 a lui <strong>di</strong>nanzi<br />
503. Altero sembra <strong>di</strong> raccor nel seno<br />
504. L'imagin <strong>di</strong>va 249 ; e stassi a gli occhi suoi<br />
505. Severo esplorator de la tua mano<br />
506. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto.<br />
507. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto 250<br />
238 Sbaragliando le schiere = metafora<br />
239 Tre volte e quattro il gabinetto scorse = paro<strong>di</strong>a del registro<br />
epico<br />
240 orribil maga = si intende la Sibilla che profetizzava a<br />
Cuma; quando era ispirata assumeva un aspetto orribile<br />
241 possente nume = si intende Apollo<br />
242 nocivo fermento = le sostanze nocive alla salute contenute<br />
nei cosmetici<br />
243 Quale a Cuma … trafigger lungamente = ampia<br />
similitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> intonazione epica<br />
244 can<strong>di</strong><strong>di</strong> lini = metonimia<br />
245 Nembo <strong>di</strong>ntorno a lui vola d'odori = iperbato<br />
246 manteche = pomate (latinismo)<br />
247 Le leggerissim'ale <strong>di</strong> farfalla = il verso, <strong>di</strong> suono chiaro e<br />
lieve è in sintonia con l’immagine della farfalla il cui volo<br />
sembra davvero identificarsi coi moti dell’aura vagante<br />
248 speglio patente = largo specchio (latinismo)<br />
249 L'imagin <strong>di</strong>va = ironia<br />
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508. Tu pria chie<strong>di</strong> all'eroe qual più gli aggrade<br />
509. Spargere al crin, se i gelsomini o il biondo<br />
510. Fior d'arancio 251 piuttosto o la giunchiglia<br />
511. O l'ambra preziosa 252 a gli avi nostri.<br />
512. Ma se la sposa altrui cara all'eroe<br />
513. Del talamo nuzial si lagna, e scosse<br />
514. Pur or da lungo peso i casti lombi 253 ,<br />
515. Ah fuggi allor tutti gli odori ah fuggi 254 ;<br />
516. Chè mici<strong>di</strong>al potresti a un sol momento<br />
517. Più vite insi<strong>di</strong>ar 255 : semplici sieno<br />
518. I tuoi balsami allor: nè oprarli ar<strong>di</strong>sci<br />
519. Pria che <strong>di</strong> lor deciso aggian le nari<br />
520. Del mio signore e tuo. Pon mano poi<br />
521. Al pettin liscio 256 , e con l'ottuso dente 257<br />
522. Lieve solca le chiome; in<strong>di</strong> animoso<br />
523. Le turba e le scompiglia; e alfin da quella<br />
524. Alta 258 confusion traggi e <strong>di</strong>spiega,<br />
525. Opra <strong>di</strong> tua gran mente, or<strong>di</strong>n superbo 259<br />
526. Io breve a te parlai; ma il tuo lavoro<br />
527. Breve 260 non fia però; nè al termin giunto<br />
528. Prima sarà che da' più strani eventi<br />
529. S'involva o tronchi all'alta impresa il filo 261 .<br />
530. Fisa i guar<strong>di</strong> a lo speglio; e là sovente<br />
531. <strong>Il</strong> mio signor vedrai morder le labbra<br />
532. Impaziente, ed arrossir nel volto.<br />
250<br />
O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />
parrucchiere – il verso è ripetuto; l’aggettivo volubile è<br />
polisemico, perché in<strong>di</strong>ca la creatività e l’incontentabilità del<br />
parrucchiere<br />
251<br />
biondo / Fior d'arancio = enjambement<br />
252<br />
l'ambra preziosa = si tratta dell’ambra grigia, sostanza <strong>di</strong><br />
origine animale, impiegata per fabbricare profumi<br />
253<br />
scosse … i casti lombi = perifrasi per in<strong>di</strong>care il parto<br />
254<br />
Ah fuggi … ah fuggi = iterazione<br />
255<br />
potresti a un sol momento / Più vite insi<strong>di</strong>ar = iperbole<br />
ironica<br />
256<br />
Pon mano poi / Al pettin liscio = allitterazione in “p”<br />
257<br />
l'ottuso dente = il pettine con i denti arrotondati<br />
258<br />
quella / Alta = enjambement<br />
259<br />
Opra <strong>di</strong> tua gran mente, or<strong>di</strong>n superbo = iperbato<br />
260<br />
breve … Breve = iterazione<br />
261<br />
tronchi all'alta impresa il filo = metafora<br />
23
533. Sovente ancor, se men dell'uso esperta<br />
534. Parrà tua destra, del convulso piede<br />
535. Udrai lo scalpitar breve e frequente,<br />
536. Non senza un tronco articolar <strong>di</strong> voce 262<br />
537. Che condanni e minacci. Anco t'aspetta<br />
538. Veder talvolta il cavalier sublime 263<br />
539. Furiando agitarsi, e destra e manca<br />
540. Porsi a la chioma, e <strong>di</strong>ssipar con l'ugne<br />
541. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> molt'ore in un momento.<br />
542. Che più? Se per tuo male un <strong>di</strong> vaghezza<br />
543. D'accordar ti prendesse al suo sembiante 264<br />
544. Gli e<strong>di</strong>fici del capo 265 , e non curassi<br />
545. Ricever leggi da colui che venne<br />
546. Pur ier <strong>di</strong> Francia 266 , ah quale atroce folgore 267 ,<br />
547. Meschino! allor ti penderia sul capo?<br />
548. Tu allor l'eroe vedresti ergers'in pie<strong>di</strong>,<br />
549. E per gli occhi versando ira e <strong>di</strong>spetto 268<br />
550. Mille strazj imprecarti 269 , e scender fino<br />
551. Ad usurpar le infami voci al vulgo 270<br />
552. Per farti onta maggiore, e <strong>di</strong> bastone<br />
553. <strong>Il</strong> tergo minacciarti, e violento<br />
554. Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo 271<br />
555. Rotti cristalli 272 e calamistri 273 e vasi<br />
556. E pettini ad un tempo. In simil guisa,<br />
557. Se del tonante 274 all'ara o de la Dea<br />
262<br />
Non senza un tronco articolar <strong>di</strong> voce = litote; si intende<br />
voce spezzata dall’ira<br />
263<br />
il cavalier sublime = ironia<br />
264<br />
prendesse al suo sembiante = allitterazione<br />
265<br />
Gli e<strong>di</strong>fici del capo = metafora<br />
266<br />
colui che venne / Pur ier <strong>di</strong> Francia = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
chi segue la moda francese<br />
267<br />
atroce folgore = metafora iperbolica per in<strong>di</strong>care la furia<br />
signorile<br />
268<br />
per gli occhi versando ira e <strong>di</strong>spetto = metafora<br />
269<br />
Mille strazj imprecarti = iperbole<br />
270<br />
Ad usurpar le infami voci al vulgo = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
espressioni grossolane <strong>di</strong> insulto, caratteristiche del popolino<br />
271<br />
cosa, al suol spargendo = allitterazione in “s”<br />
272<br />
Rotti cristalli = metonimia<br />
273<br />
calamistri = i ferri per arricciare i capelli<br />
274<br />
tonante = epiteto <strong>di</strong> Giove<br />
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558. Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo 275<br />
559. Tauro spezzava i raddoppiati no<strong>di</strong><br />
560. E libero fuggia 276 , vedeansi a terra<br />
561. Cader tripo<strong>di</strong> tazze bende scuri<br />
562. Litui coltelli 277 , e d'orri<strong>di</strong> mugiti<br />
563. Commosse rimbombar le arcate volte,<br />
564. E d'ogni lato astanti e sacerdoti<br />
565. Palli<strong>di</strong> all'urto e all'impeto involarse<br />
566. Del feroce animal che pria si queto<br />
567. Gia <strong>di</strong> fior cinto; e sotto a la man sacra<br />
568. Umiliava le dorate corna 278 .<br />
569. Tu non pertanto coraggioso e forte<br />
570. Dura e ti serba a la miglior fortuna.<br />
571. Quasi foco <strong>di</strong> paglia è foco d'ira 279<br />
572. In nobil petto. <strong>Il</strong> tuo signor vedrai<br />
573. Mansuefatto 280 a te chieder perdono,<br />
574. E sollevarti oltr'ogni altro mortale<br />
575. Con preghi e scuse a niun altro concesse;<br />
576. Tal che securo sacerdote a lui<br />
577. Immolerai lui stesso, e pria d'ognaltro<br />
578. Larga otterrai del tuo lavor mercede 281 .<br />
579. Or Signore a te riedo. Ah non sia colpa<br />
580. Dinanzi a te s'io travviai col verso<br />
581. Breve parlando ad un mortal 282 cui degni<br />
582. Tu de gli arcani tuoi. Sai che a sua voglia<br />
583. Questi ogni <strong>di</strong> volge e governa i capi<br />
584. De' semidei 283 più chiari: e le matrone<br />
275<br />
de la Dea / Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo = perifrasi<br />
per in<strong>di</strong>care Iside, la dea che recuperò da Nilo il fallo del<br />
marito Osiride, fatto a pezzi da Tisifone<br />
276<br />
In simil guisa … e libero fuggia = similitu<strong>di</strong>ne col toro,<br />
poiché il signore arrabbiato viene paragonato ad un toro prima<br />
<strong>di</strong> essere sacrificato<br />
277<br />
Cader tripo<strong>di</strong> tazze bende scuri / Litui coltelli =<br />
enumerazione asindetica<br />
278<br />
dorate corna = metafora<br />
279<br />
Quasi foco <strong>di</strong> paglia è foco d'ira = metafora e iterazione<br />
280<br />
Mansuefatto = latinismo<br />
281<br />
Larga otterrai del tuo lavor mercede = iperbato<br />
282<br />
mortal = si intende il parrucchiere, al quale l’io lirico si è<br />
rivolto precedentemente tralasciando il suo ruolo <strong>di</strong> precettore<br />
del Giovin signore<br />
24
585. Che da i sublimi cocchi alto <strong>di</strong>sdegnano<br />
586. Chinar lo sguardo a la pedestre turba 284 ,<br />
587. Non <strong>di</strong>sdegnan sovente entrar con lui<br />
588. In festevoli motti allor ch'esposti<br />
589. A la sua man sono i ridenti avorj<br />
590. Del bel collo 285 e del crin l'aureo volume 286 .<br />
591. Però m'o<strong>di</strong> benigno or ch'io t'apprendo<br />
592. L'ore a passar più graziose intanto<br />
593. Che il pettin creator doni a le chiome<br />
594. Leggiadra o almen non più veduta forma.<br />
595. Breve libro elegante 287 a te <strong>di</strong>nanzi<br />
596. Tra gli arnesi vedrai che l'arte aduna<br />
597. Per <strong>di</strong>sputare a la natura il vanto<br />
598. Del renderti si caro a gli occhi altrui.<br />
599. Ei ti lusingherà forse con liscia<br />
600. Purpurea pelle 288 onde vestito avrallo<br />
601. O Mauritano conciatore o Siro 289 :<br />
602. E d'oro fregi delicati e vago<br />
603. Mutabile color 290 che il collo imite<br />
604. De la colomba v'avrà sparso intorno<br />
605. Squisito legator Batavo o Franco 291 :<br />
606. E forse incisa con venereo stile<br />
607. Vi fia serie d'imagini interposta,<br />
608. Lavor che vince la materia, e donde<br />
609. Fia che nel cor ti si ridesti e viva<br />
610. La stanca <strong>di</strong> piaceri offusa voglia 292 .<br />
283 semidei = ironia<br />
284 la pedestre turba = la folla dei pedoni (latinismo)<br />
285 i ridenti avorj / Del bel collo = metafora per in<strong>di</strong>care il<br />
candore sfolgorante del collo<br />
286 del crin l'aureo volume = metafora<br />
287 Breve libro elegante = si tratta <strong>di</strong> un libro in cui vengono<br />
esposti i precetti per rendere la bellezza del Giovin signore<br />
un’opera d’arte<br />
288 liscia / Purpurea pelle = enjambement<br />
289 O Mauritano conciatore o Siro = si allude al libro rilegato<br />
con pelle conciata in Marocco o in Siria<br />
290 vago / Mutabile color = enjambement – si allude al colore<br />
screziato che si soleva dare al taglio delle pagine, oppure ai<br />
risguar<strong>di</strong> del libro<br />
291 Squisito legator Batavo o Franco = raffinato rilegatore<br />
olandese o francese<br />
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611. Or tu il libro gentil con lenta mano<br />
612. Togli, e non senza sba<strong>di</strong>gliare un poco<br />
613. Aprilo a caso o pur là dove il parta 293<br />
614. Tra l'uno e l'altro foglio in<strong>di</strong>ce nastro 294 .<br />
615. O de la Francia Proteo multiforme 295<br />
616. Scrittor 296 troppo biasmato e troppo a torto 297<br />
617. Lodato ancor, che sai con novi mo<strong>di</strong><br />
618. Imban<strong>di</strong>r ne' tuoi scritti eterno cibo 298<br />
619. A i semplici palati, e se maestro<br />
620. Di color che a sè fingon <strong>di</strong> sapere,<br />
621. Tu appresta al mio signor leggiadri studj<br />
622. Con quella tua fanciulla all'Anglo infesta,<br />
623. Onde l'Enrico tuo vinto è d'assai 299 ,<br />
624. L'Enrico tuo che in vano abbatter tenta<br />
625. L'Italian Goffredo 300 ar<strong>di</strong>to scoglio 301<br />
626. Contro a la Senna d'ogni vanto altera.<br />
627. Tu de la Francia onor, tu in mille scritti 302<br />
292<br />
E forse incisa con venereo stile … ottusa voglia = si <strong>di</strong>ce<br />
che il libro sarà illustrato da una serie <strong>di</strong> immagini erotiche<br />
con un lavoro che sa vincere la materia e che è quin<strong>di</strong> in grado<br />
<strong>di</strong> ridestare nel cuore del Giovin signore la voglia sfibrata <strong>di</strong><br />
piacere<br />
293<br />
parta = <strong>di</strong>vida (latinismo)<br />
294<br />
in<strong>di</strong>ce nastro = il segnalibro<br />
295<br />
O de la Francia Proteo multiforme = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
Voltaire, che viene paragonato a Proteo per la sua versatilità.<br />
Proteo era un <strong>di</strong>o marino che poteva trasformarsi a proprio<br />
piacimento<br />
296<br />
multiforme / Scrittor = enjambement<br />
297<br />
Scrittor troppo biasmato e troppo a torto = si notino<br />
l’allitterazione in “t” e l’iterazione <strong>di</strong> troppo<br />
298<br />
Imban<strong>di</strong>r ne' tuoi scritti eterno cibo = metafora<br />
gastronomica<br />
299<br />
Con quella tua fanciulla all'Anglo infesta, / Onde l'Enrico<br />
tuo vinto è d'assai = allusione a Giovanna d’Arco,<br />
protagonista del poema voltairiano “La pucelle d’Orléans”<br />
che <strong>Parini</strong> giu<strong>di</strong>ca superiore all’altro poema <strong>di</strong> Voltaire<br />
“L’Henriade”, che ha per protagonista il re francese Enrico IV<br />
300<br />
L'Italian Goffredo = Goffredo <strong>di</strong> Buglione, cioè la<br />
“Gerusalemme liberata” che <strong>Parini</strong> ritiene superiore alle<br />
opere <strong>di</strong> Voltaire<br />
301<br />
ar<strong>di</strong>to scoglio = metafora<br />
25
628. Celebrata da' tuoi novella Aspasia<br />
629. Taide novella 303 a i facili sapienti<br />
630. De la Gallica Atene 304 i tuoi precetti<br />
631. Tu 305 pur detta al mio eroe: e a lui non meno<br />
632. Pasci l'alto pensier 306 tu che all'Italia,<br />
633. Poi che rapirle i tuoi l'oro e le gemme,<br />
634. Invi<strong>di</strong>asti il fedo loto 307 ancora<br />
635. Onde macchiato è il Certaldese 308 o l'altro<br />
636. Per cui va si famoso il pazzo Conte 309 .<br />
637. Questi o signore i tuoi stu<strong>di</strong>ati autori<br />
638. Fieno e mill'altri 310 che guidàro in Francia<br />
639. I bendati Sultani i Regi Persi<br />
640. E le peregrinanti Arabe dame,<br />
641. O che con penna liberale a i cani<br />
642. Ragion donàro e a i barbari se<strong>di</strong>li,<br />
643. E <strong>di</strong>er feste e conviti e liete scene<br />
644. A i polli ed alle gru d'amor maestre 311 .<br />
645. Oh pascol degno d'anima sublime 312<br />
302<br />
Tu de la Francia onor, tu in mille scritti = iterazione e<br />
iperbole<br />
303<br />
novella Aspasia / Taide novella = si tratta <strong>di</strong> Ninon de<br />
Lenclos (1620 – 1705) personaggio celebre per il suo spirito e<br />
per i suoi costumi alquanto liberi, autrice <strong>di</strong> numerosi scritti<br />
brillanti. <strong>Parini</strong> la paragona ad Aspasia, celebre etera greca,<br />
amante <strong>di</strong> Pericle, e a Taide, personaggio <strong>di</strong> Terenzio e <strong>di</strong><br />
Dante<br />
304<br />
la Gallica Atene = perifrasi per in<strong>di</strong>care Parigi<br />
305<br />
Tu = Jaean de La Fontaine (1621 – 1695), celebre al tempo<br />
<strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, oltre che per le Fables, per i suoi Contes, nei quali<br />
prendeva spunti da argomenti licenziosi delle novelle <strong>di</strong><br />
Boccaccio e dell’Orlando furioso dell’Ariosto<br />
306<br />
Pasci l'alto pensier = metafora gastronomica ed ironia<br />
307<br />
il fedo loto = latinismo e metafora<br />
308<br />
il Certaldese = Giovanni Boccaccio (1313 – 1375)<br />
309<br />
l'altro / Per cui va si famoso il pazzo Conte = Ludovico<br />
Ariosto (1474 – 1533)<br />
310<br />
mill'altri = iperbole<br />
311<br />
I bendati sultani … maestre = si allude alle mode letterarie<br />
allora dominanti in Francia; i romanzi orientaleggianti (Le<br />
lettere persiane <strong>di</strong> Montesquieu), la fortuna avuta dalle Mille<br />
e una notte, e la moda dei romanzi allegorici che facevano<br />
parlare animali e cose<br />
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646. Oh chiara oh nobil mente 313 ! A te ben dritto<br />
647. E' che s'incurvi riverente il vulgo,<br />
648. E gli oracoli attenda 314 . Or chi fie dunque<br />
649. Si temerario che in suo cor ti beffe<br />
650. Qualor partendo da sì gravi studj<br />
651. Del tuo paese l'ignoranza accusi,<br />
652. E tenti aprir col tuo felice raggio 315<br />
653. La Gotica caliggine 316 che annosa<br />
654. Siede su gli occhi a le misere genti?<br />
655. Così non mai ti venga estranea cura<br />
656. Questi a troncar si preziosi istanti 317<br />
657. In cui del pari e a la dorata chioma 318<br />
658. Splendor dai novo ed al celeste ingegno 319<br />
659. Non pertanto avverrà che tu sospenda<br />
660. Quin<strong>di</strong> a poco il versar de' libri amati,<br />
661. E che ad altro ti volga. A te quest'ora<br />
662. Condurrà il merciaiol che in patria or torna<br />
663. Pronto inventor <strong>di</strong> lusinghiere fole 320<br />
664. E liberal <strong>di</strong> forastieri nomi<br />
665. A merci che non mai varcàro i monti<br />
vv. 666 – 864 a cura <strong>di</strong> Veronica Cocchi<br />
<strong>Il</strong> Giovin signore continua ad agghindarsi e ad<br />
impomatarsi. Abbiamo a questo punto il<br />
celebre episo<strong>di</strong>o della cipria: la polvere viene<br />
312<br />
Oh pascol degno d'anima sublime = metafora e ironia<br />
313<br />
Oh pascol … Oh chiara oh nobil mente = anafora e<br />
iterazione<br />
314<br />
A te ben dritto … oracoli attenda = pungente ironia<br />
315<br />
E tenti aprir col tuo felice raggio = metafora illuministica<br />
316<br />
La Gotica caliggine = metafora per in<strong>di</strong>care il pensiero<br />
oscurantista <strong>di</strong> origine me<strong>di</strong>oevale<br />
317<br />
Questi a troncar si preziosi istanti = metafora<br />
318<br />
dorata chioma = metafora<br />
319<br />
celeste ingegno = ironia<br />
320<br />
lusinghiere fole = le brillanti invenzioni del ciarlatano, che<br />
fanno presa sul nobile credulone - Cfr. Goldoni, “La famiglia<br />
dell’antiquario”<br />
26
sparsa sui capelli per simulare le gesta degli<br />
antenati, che erano ricoperti <strong>di</strong> fuligine e <strong>di</strong><br />
sangue.<br />
666. Tu a lui cre<strong>di</strong> ogni detto. E chi vuoi ch'ose<br />
667. Unqua mentire ad un tuo pari in faccia?<br />
668. Ei fia che venda se a te piace o cambi<br />
669. Mille fregi e lavori 321 a cui la moda<br />
670. Di viver concedette un giorno intero<br />
671. Tra le folte d'inezie illustri tasche:<br />
672. Poi lieto se n'andrà con l'una mano<br />
673. Pesante 322 <strong>di</strong> molt'oro; e in cor gioiendo<br />
674. Spregerà le bestemmie imprecatrici<br />
675. E il gittato lavoro e i vani passi 323<br />
676. Del calzolar <strong>di</strong>serto e del drappiere;<br />
677. E <strong>di</strong>rà lor: "Ben degna pena avete<br />
678. O troppo ancor religiosi servi<br />
679. De la necessitade 324 , antiqua è vero<br />
680. Madre e donna dell'arti, or non<strong>di</strong>meno<br />
681. Fatta cenciosa e vile. Al suo possente<br />
682. Amabil vincitor v'era assai meglio<br />
683. O miseri ubbi<strong>di</strong>re. <strong>Il</strong> lusso il lusso 325<br />
684. Oggi sol puote dal ferace corno<br />
685. Versar su l'arti 326 a lui vassalle applausi<br />
686. E non contesi mai premj e ricchezze".<br />
687. L'ore fien queste ancor che a te ne vegna<br />
688. <strong>Il</strong> delicato miniator <strong>di</strong> belle<br />
689. Che de la corte d'Amatunta 327 uscio<br />
690. Stipen<strong>di</strong>ato ministro atto a gli affari<br />
691. Sollecitar dell'amorosa <strong>di</strong>va.<br />
692. Or tu l'affretta impaziente e sprona<br />
693. Si ch'a te porga il desiato avorio<br />
321<br />
Mille fregi e lavori = iperbole<br />
322<br />
mano / Pesante = enjambement<br />
323<br />
gittato … passi = metafora<br />
324<br />
O troppo … necessitade = metafora<br />
325<br />
<strong>Il</strong> lusso, il lusso = ripetizione che accentua l’ironia<br />
pariniana<br />
326<br />
Versar su l’arti = metafora<br />
327<br />
Amatunta = Si intende Venere: dalla città <strong>di</strong> Amatunte<br />
nell’isola <strong>di</strong> Cipro, sacra alla dea<br />
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694. Che de le amate forme impresso ride,<br />
695. Sia che il pennel cortese 328 ivi <strong>di</strong>spieghi<br />
696. L'alme 329 sembianze del tuo viso, ond'aggia<br />
697. Tacito pasco allor che te non vede<br />
698. La pu<strong>di</strong>ca d'altrui sposa a te cara;<br />
699. Sia che <strong>di</strong> lei medesma al vivo esprima<br />
700. <strong>Il</strong> vago aspetto; o se ti piace ancora<br />
701. D'altra beltà furtiva a te presenti<br />
702. Con più largo confin le amiche membra 330 .<br />
703. Doman fie poi che la concessa imago<br />
704. Entro arnese gentil 331 per te si chiuda<br />
705. Con opposto cristallo ove tu faccia<br />
706. Sovente paragon <strong>di</strong> tua beltade 332<br />
707. Con la beltà de la tua dama; o a i guar<strong>di</strong><br />
708. Degl'invi<strong>di</strong> la tolga, e in sen l'asconda<br />
709. Sagace tabacchiera; o a te riluca<br />
710. Sul minor <strong>di</strong>to 333 in fra le gemme e l'oro 334 ;<br />
711. O de le grazie del tuo viso desti<br />
712. Soavi rimembranze al braccio avvolta<br />
713. Dell'altrui fida sposa a cui se' caro.<br />
714. Ed ecco alfin che a le tue luci 335 appare<br />
715. L'artificio compiuto. Or cauto osserva<br />
716. Se bene il simulato al ver s'adegue,<br />
717. Vie più rigido assai se il tuo sembiante<br />
718. Esprimer denno i colorati punti<br />
719. Che l'arte ivi <strong>di</strong>spose. Or brune troppo<br />
720. A te parran le guance, or fia ch'ecceda<br />
721. Mal frenata la bocca, or qual conviene 336<br />
722. A camuso Etiòpe il naso fia 337 .<br />
723. Anco sovente d'accusar ti piaccia<br />
724. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>pintor che non atteggi ar<strong>di</strong>to<br />
725. L'agili membra e il <strong>di</strong>gnitoso busto;<br />
328 pennel cortese = metafora<br />
329 alme = latinismo<br />
330 amiche membra = metafora<br />
331 arnese gentil = perifrasi per in<strong>di</strong>care il medaglione<br />
332 beltade = provenzalismo<br />
333 Sul minor <strong>di</strong>to = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mignolo<br />
334 in fra le gemme e l’oro = perifrasi per in<strong>di</strong>care gli anelli<br />
335 luci = metonimia per occhi<br />
336 Or brune … or fia … or qual = iterazione<br />
337 or qual … fia = perifrasi per naso nero<br />
27
726. O che mal tra le leggi a la tua forma<br />
727. Dia contorno o la posi o la panneggi.<br />
728. E' ver che tu del grande <strong>di</strong> Crotone 338<br />
729. Non conosci la scola, e mai tua destra 339<br />
730. Non abbassossi a la volgar matita<br />
731. Che fu nell'altra età cara a' tuoi pari<br />
732. Cui non gustate ancora eran più dolci<br />
733. E più nobili cure a te serbate.<br />
734. Ma che non puote quel d'ogni scienza<br />
735. Gusto 340 trionfator che all'or<strong>di</strong>n vostro<br />
736. In vece <strong>di</strong> maestro il ciel concesse;<br />
737. E d'onde a voi coniò le altere menti<br />
738. Acciò che possan dell'uman confine<br />
739. Oltrepassar la paludosa nebbia 341<br />
740. E d'etere più puro abitatrici<br />
741. Non fallibili scérre il vero e il bello?<br />
742. Però qual più ti par loda o ripren<strong>di</strong><br />
743. Non men fermo d'allor che a scranna sie<strong>di</strong><br />
744. Raffael 342 giu<strong>di</strong>cando o l'altro egregio<br />
745. Che del gran nome suo l'A<strong>di</strong>ge onora 343 ;<br />
746. E a le tavole ignote i noti nomi<br />
747. Grave comparti <strong>di</strong> color che primi<br />
748. Furo nell'arte. Ah s'altri è si procace<br />
749. Ch'osi rider <strong>di</strong>te, costui pavente<br />
750. L'augusta maestà del tuo cospetto,<br />
751. Si volga a la parete, e mentre cerca<br />
752. Por freno in van col morder de le labbra<br />
753. A lo scrosciar de le importune risa<br />
754. Che scoppian da' precordj, violenta<br />
755. Convulsione a lui deforme il volto,<br />
756. E lo affoghi aspra tosse 344 e lo punisca<br />
757. Di sua temerità. Ma tu non pensa<br />
338<br />
grande <strong>di</strong> Crotone = perifrasi per Zeusi<br />
339<br />
destra = metonimia per mano<br />
340<br />
Gusto = personificazione<br />
341<br />
Oltrepassar … nebbia = metafora<br />
342<br />
Raffael = si intende il grande Raffaello Sanzio (1483 –<br />
1520)<br />
343<br />
l'altro egregio / Che del gran nome suo l'A<strong>di</strong>ge onora =<br />
perifrasi per in<strong>di</strong>care Paolo Caliari detto il Veronese (1528 –<br />
1588)<br />
344<br />
E lo … tosse = metafora<br />
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758. Ch'altri ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> te rider giammai;<br />
759. E mai sempre imperterrito deci<strong>di</strong>.<br />
760. Or giunta è alfin del dotto pettin 345 l'opra:<br />
761. E il maestro elegante 346 intorno spande<br />
762. Da la man scossa polveroso nembo 347 ,<br />
763. Onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.<br />
764. D'orribil piato risonar s'u<strong>di</strong>o<br />
765. Già la corte d'Amore 348 . I tar<strong>di</strong> vegli<br />
766. Grinzuti 349 osàr co' giovani nipoti<br />
767. Contendere <strong>di</strong> grado in faccia al soglio<br />
768. Del comune lor <strong>di</strong>o 350 . Rise la fresca<br />
769. Gioventude 351 animosa; e d'agri motti<br />
770. Libera punse la senil baldanza. 352<br />
771. Gran tumulto nascea, se non che Amore 353<br />
772. Ch'ogni <strong>di</strong>seguaglianza o<strong>di</strong>a in sua corte<br />
773. A spegner 354 mosse i perigliosi sdegni:<br />
774. E a quei che militando incanutiro<br />
775. Suoi servi apprese a simular 355 con arte<br />
776. I duo bei fior che in giovanile gota<br />
777. Educa e nudre <strong>di</strong> sua man natura 356 :<br />
778. In<strong>di</strong> fe' cenno; e in un balen fur visti<br />
779. Mille alati ministri 357 alto volando<br />
780. Scoter lor piume, onde fioccò leggera<br />
781. Can<strong>di</strong>da polve 358 che a posar poi venne<br />
782. Su le giovani chiome; e in bianco volse<br />
345<br />
dotto pettin = metafora<br />
346<br />
maestro elegante = perifrasi per in<strong>di</strong>care il parrucchiere<br />
347<br />
polveroso nembo = perifrasi per in<strong>di</strong>care la cipria<br />
348<br />
Amore = personificazione<br />
349<br />
vegli / Grinzuti = enjambement<br />
350<br />
comune lor <strong>di</strong>o = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />
351<br />
Gioventude = latinismo<br />
352<br />
e d’agri … baldanza = metafora<br />
353<br />
Amore = personificazione<br />
354<br />
spegner = metafora<br />
355<br />
Suoi servi apprese a simular = allitterazione in “s”<br />
356<br />
I duo … natura = tra<strong>di</strong>zionale metafora per i colori<br />
dell’incarnato (giglio e rosa) – Cfr. Guinizzelli “Io voglio del<br />
ver la mia donna laudare / ed asembrali la rosa e lo giglio”<br />
357<br />
Mille alati ministri = iperbole e perifrasi per in<strong>di</strong>care gli<br />
Amorini<br />
358<br />
Can<strong>di</strong>da polve = perifrasi per in<strong>di</strong>care la cipria<br />
28
783. E il biondo e il nero e l'o<strong>di</strong>ato rosso 359 .<br />
784. L'occhio così nell'amorosa reggia<br />
785. Più non <strong>di</strong>stinse le due opposte eta<strong>di</strong> 360 :<br />
786. E solo vi restò giu<strong>di</strong>ce il tatto 361 .<br />
787. Tu pertanto o signor tu che se' il primo<br />
788. Fregio ed onor dell'Acidalio regno 362<br />
789. I sacri usi ne serba. Ecco che sparsa<br />
790. Già da provvida man la bianca polve<br />
791. In piccolo stanzin con l'aere pugna 363 ,<br />
792. E de gli atomi 364 suoi tutto riempie<br />
793. Egualmente <strong>di</strong>visa. Or ti fa core,<br />
794. E in seno a quella vorticosa nebbia<br />
795. Animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!<br />
796. Tale il grand'avo tuo tra il fumo e il foco<br />
797. Orribile <strong>di</strong> Marte 365 furiando<br />
798. Gittossi allor che i palpitanti Lari 366<br />
799. De la patria <strong>di</strong>fese, e ruppe e in fuga<br />
800. Mise l'oste feroce. Ei non<strong>di</strong>meno<br />
801. Fuligginoso il volto e d'atro sangue<br />
802. Asperso e <strong>di</strong> sudore e co' capelli<br />
803. Stracciati ed irti de la mischia uscio<br />
804. Spettacol fero a i citta<strong>di</strong>ni stessi<br />
805. Per sua man salvi 367 ; ove tu, assai più vago<br />
359<br />
l’o<strong>di</strong>ato rosso = riferimento ai pregiu<strong>di</strong>zi popolari sulle<br />
persone dai capelli rossi<br />
360<br />
opposte eta<strong>di</strong> = latinismo e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
giovinezza e vecchiaia<br />
361<br />
E solo vi restò giu<strong>di</strong>ce il tatto = l’unico senso a non poter<br />
essere ingannato e perciò in grado <strong>di</strong> appurare la reale età<br />
delle persone – si nota anche qui l’influenza delle teorie<br />
sensiste (Cfr. nota n° 27)<br />
362<br />
Acidalio regno = regno <strong>di</strong> Venere, così chiamato da una<br />
fonte in Beozia, nella quale la dea si lavava<br />
363<br />
con laere pugna = espressione metaforica<br />
364<br />
atomi = è evidente il gusto per un linguaggio filosofico <strong>di</strong><br />
derivazione materialista. Cfr. teorie atomistiche <strong>di</strong> Democrito<br />
e <strong>di</strong> Epicuro<br />
365<br />
Marte = <strong>di</strong>o della guerra, adoperato in espressione<br />
metaforica<br />
366<br />
palpitanti Lari = gli dei protettori della famiglia e anche<br />
della patria che era considerata una grande famiglia, sono detti<br />
palpitanti perché ansiosi relativamente all’esito della battaglia<br />
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806. E leggiadro a vederse in bianca spoglia<br />
807. Scenderai quin<strong>di</strong> a poco a bear gli occhi<br />
808. De la cara tua patria a cui dell'avo<br />
809. <strong>Il</strong> forte braccio e il viso almo celeste sia<br />
810. Del nipote dovean portar salute.<br />
811. Non ve<strong>di</strong> omai 368 qual con solerte mano<br />
812. Rechin <strong>di</strong> vesti a te pubblico arredo<br />
813. I damigelli tuoi? Rodano e Senna 369<br />
814. Le tesserono a gara; e qui cucille<br />
815. Opulento sartor cui su lo scudo<br />
816. Serpe intrecciato a forbici eleganti<br />
817. <strong>Il</strong> titol <strong>di</strong> monsù: nè sol dà leggi<br />
818. A la materia la stagion <strong>di</strong>verse,<br />
819. Ma qual più si conviene al giorno e all'ora<br />
820. Varj sono il lavoro e la ricchezza.<br />
821. Vieni o fior de gli eroi 370 vieni; e qual suole<br />
822. Nel più dubbio de' casi alto monarca<br />
823. Avanti al trono suo convocar lento<br />
824. Di satrapi concilio 371 a cui nell'ampia<br />
825. Calvizie de la fronte il senno appare;<br />
826. Tal <strong>di</strong> limpi<strong>di</strong> spegli a un cerchio in mezzo<br />
827. Grave t'assi<strong>di</strong>, e lor sentenza ascolta.<br />
828. Un giacendo al tuo piè mostri qual deggia<br />
829. Liscia e piana salir su per le gambe<br />
830. La docil calza 372 : un sia presente al volto,<br />
831. Un <strong>di</strong>etro al capo 373 : e la percossa luce 374<br />
832. Quinci e quin<strong>di</strong> tornando, a un tempo solo<br />
833. Tutto al giu<strong>di</strong>zio de' tuoi guar<strong>di</strong> esponga<br />
834. L'apparato dell'arte. Intanto i servi<br />
835. A te su<strong>di</strong>no intorno; e qual piegate<br />
836. Le ginocchia in sul suol prono ti stringa 375<br />
367<br />
Ei … salvi = descrizione concitata e drammatica <strong>di</strong> una<br />
battaglia sottolineata da particolari realistici e cruenti<br />
368<br />
Non ve<strong>di</strong> omai = formula <strong>di</strong> transizione a scopo <strong>di</strong>dattico<br />
369<br />
Rodano e Senna = metonimie per in<strong>di</strong>care rispettivamente<br />
Lione e Parigi, famosi centri <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> tessuti pregiati<br />
370<br />
fior de gli eroi = metafora antifrastica<br />
371<br />
qual … Di satrapi concilio = similitu<strong>di</strong>ne con intento<br />
antifrastico<br />
372<br />
docil calza = particolare dell’abbigliamento settecentesco<br />
373<br />
un sia presente … Un <strong>di</strong>etro al capo = iterazione<br />
374<br />
percossa luce = perifrasi per in<strong>di</strong>care lo specchio<br />
29
837. <strong>Il</strong> molle piè <strong>di</strong> luci<strong>di</strong> fermagli;<br />
838. E qual del biondo crin che i no<strong>di</strong> eccede<br />
839. Su le schiene ondeggiante in negro velo<br />
840. I tesori raccoglia; e qual 376 già pronto<br />
841. Venga spiegando la nettarea veste.<br />
842. Fortunato garzone a cui la moda<br />
843. In fiorài canestri e <strong>di</strong> vermiglia<br />
844. Seta 377 coperti preparò tal copia 378<br />
845. D'ornamenti e <strong>di</strong> pompe! Ella pur ieri<br />
846. A te dono ne feo. La notte intera<br />
847. Faticaron per te cent'aghi e cento 379 ;<br />
848. E <strong>di</strong> percossi e ripercossi 380 ferri<br />
849. Per le tacite case andò il rimbombo:<br />
850. Ma non in van poi che <strong>di</strong> novo fasto<br />
851. Oggi superbo nel bel mondo andrai;<br />
852. E per entro l'invi<strong>di</strong>a e lo stupore<br />
853. Passerai de' tuoi pari eguale a un <strong>di</strong>o 381<br />
854. Folto bisbiglio sollevando intorno.<br />
855. Figlie de la memoria 382 inclite suore<br />
856. Che invocate scendendo i feri nomi<br />
857. De le squadre <strong>di</strong>verse e de gli eroi<br />
858. Annoveraste a i gran<strong>di</strong> che cantàro<br />
859. Achille Enea e il non minor Buglione 383 ,<br />
860. Or m'è d'uopo <strong>di</strong> voi. Tropp'ardua impresa<br />
861. E insuperabil senza vostr'aita<br />
862. Fia ricordare al mio signor <strong>di</strong> quanti<br />
863. Leggiadri arnesi graverà sue vesti 384<br />
375<br />
sul suol prono ti stringa = allitterazione in “s” e in “r”<br />
376<br />
E qual del biondo … e qual già pronto = iterazione<br />
377<br />
vermiglia / Seta = enjambement<br />
378<br />
copia = latinismo<br />
379<br />
Faticaron per te cent'aghi e cento = iperbole e metafora<br />
380<br />
percossi e ripercossi = replicazione<br />
381<br />
eguale a un <strong>di</strong>o = similitu<strong>di</strong>ne<br />
382<br />
Figlie de la memoria = perifrasi per in<strong>di</strong>care le Muse, figlie<br />
<strong>di</strong> Zeus e <strong>di</strong> Mnemosine. L’invocazione alle Muse, prima <strong>di</strong><br />
iniziare a ricordare i gran<strong>di</strong> della letteratura, è un topos della<br />
poesia epica. Cfr. l’incipit dell’<strong>Il</strong>iade, dell’O<strong>di</strong>ssea, la protasi<br />
della Gerusalemme liberata<br />
383<br />
i gran<strong>di</strong> … Buglione = perifrasi per in<strong>di</strong>care Omero,<br />
Virgilio e Tasso che cantarono rispettivamente le imprese <strong>di</strong><br />
Achille, <strong>di</strong> Enea, e <strong>di</strong> Goffredo <strong>di</strong> Buglione, pari agli altri due<br />
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864. Pria che <strong>di</strong> sé nel mondo esca a far pompa.<br />
vv. 865 – 1064 a cura <strong>di</strong> Silvia Del Ponte<br />
Graziosa descrizione <strong>di</strong> interni e <strong>di</strong> oggetti<br />
preziosi ed esotici: una boccetta <strong>di</strong> cristallo<br />
piena <strong>di</strong> profumo, un cuscino ripieno <strong>di</strong> erbe<br />
profumate, un vasetto <strong>di</strong> cristallo <strong>di</strong> rocca …<br />
865. Ma qual <strong>di</strong> tanti e sì leggiadri arnesi<br />
866. Sì felice 385 sarà che innanzi a gli altri<br />
867. Signor 386 venga a formar tua nobil soma?<br />
868. Tutti importan del pari. Ecco l'astuccio<br />
869. Di pelli rilucenti ornato e d'oro 387<br />
870. Sdegnar la turba, e gli occhi tuoi primiero<br />
871. Occupar <strong>di</strong> sua mole. Esso a cent'usi 388<br />
872. Opportuno si vanta: e ad esso in grembo<br />
873. Atta a gli orecchi a i denti a i peli all'ugne 389<br />
874. Vien forbita famiglia 390 . A i primi onori<br />
875. Seco 391 s'affretta 392 d'odorifer'onda<br />
876. Pieno cristal 393 che a la tua vita in forse 394<br />
877. Doni conforto allor che il vulgo 395 ar<strong>di</strong>sca<br />
878. Troppo accosto vibrar da la vil salma<br />
879. Fasti<strong>di</strong>osi effiuvj 396 a le tue nari.<br />
384 Leggiadri arnesi graverà sue vesti = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
gli ornamenti del Giovin signore, in senso eroicomico<br />
385 felice = latinismo (fortunato)<br />
386 Signor = allocuzione<br />
387 ornato e d'oro = anastrofe<br />
388 a cent'usi = iperbole<br />
389 a gli orecchi a i denti a i peli all’ugne = iterazione<br />
390 forbita famiglia = allitterazione<br />
391 Seco = latinismo<br />
392 Seco s’affretta = allitterazione<br />
393 Pieno cristal = metonimia<br />
394 a la tua vita in forse = iperbole . <strong>Il</strong> poeta esagera<br />
ironicamente i rischi che il Signore può correre, mescolandosi<br />
troppo da vicino al volgo<br />
395 vulgo = latinismo<br />
30
880. Nè men pronto <strong>di</strong> quello e all'uopo 397 stesso<br />
881. L'imitante un cuscin purpureo drappo 398<br />
882. Reca turgido il sen d'erbe odorate<br />
883. Che l'aprica 399 montagna in tuo favore<br />
884. Al possente meriggio educa e scalda.<br />
885. Ecco vien poi da cristallina rupe<br />
886. Tolto nobil vasello. In<strong>di</strong> traluce 400<br />
887. Prezioso confetto ove a gli aromi<br />
888. Stimolanti 401 s'unì l'ambra o la terra<br />
889. Che il Giappon manda a profumar de' gran<strong>di</strong><br />
890. L'etereo fiato 402 , o quel che il Caramano<br />
891. Fa gemer latte dall'inciso capo<br />
892. De' papaveri suoi 403 ; perchè se mai<br />
893. Non ben felice 404 amor l'alma t'attrista,<br />
894. Lene serpendo 405 per li membri acquete<br />
895. A te gli spirti 406 , e ne la mente induca<br />
896. Lieta stupi<strong>di</strong>tà che mille 407 adune<br />
897. Imagin dolci e al tuo desio conformi.<br />
898. A tanto arredo il cannocchial succeda<br />
899. E la chiusa tra l'oro Anglica lente 408 .<br />
900. Quel 409 notturno favor ti presti 410 allora<br />
901. Che al teatro t'assi<strong>di</strong>, e t'avvicini<br />
396<br />
fasti<strong>di</strong>osi effluvj = allitterazione<br />
397<br />
uopo = latinismo<br />
398<br />
L'imitante un cuscin purpureo drappo = iperbato<br />
399<br />
aprica = soleggiata (latinismo)<br />
400<br />
da seganalre l’assonanza rupe – traluce (vv. 885,886)<br />
401<br />
aromi / Stimolanti = enjambement<br />
402<br />
etereo fiato = alito (ironia)<br />
403<br />
o quel che … suoi = perifrasi per in<strong>di</strong>care l’oppio, che gli<br />
abitanti della Caramania, in Asia minore, ricavavano dal<br />
lattice dei papaveri<br />
404<br />
Non ben felice = litote<br />
405<br />
Lene serpendo = lene serpendo<br />
406<br />
per li membri acquete / A te gli spirti = enjambement e<br />
iperbato<br />
407<br />
mille = iperbole<br />
408<br />
E la chiusa tra l'oro Anglica lente = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />
lorgnette (l’occhialino), montata in oro e con lente <strong>di</strong> marca<br />
inglese<br />
409<br />
Quel = si intende il cannocchiale<br />
410<br />
notturno favor ti presti = iperbato<br />
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902. O i piè leggeri o le canore labbra<br />
903. Da la scena remota; o con maligno<br />
904. Guardo 411 dell'alte vai logge spiando<br />
905. Le abitate tenèbre; o miri altronde 412<br />
906. Gli ognor nascenti e moribon<strong>di</strong> amori 413<br />
907. De le tenere dame 414 , onde s'appresti<br />
908. All'eloquenza tua nel <strong>di</strong> venturo<br />
909. Lunga e grave materia. A te la lente<br />
910. Nel giorno assista; e de gli sguar<strong>di</strong> tuoi<br />
911. Economa presieda; e si li parta<br />
912. Che il mirato da te vada superbo,<br />
913. Nè i mal visti accusarte osin giammai.<br />
914. La lente ancor su l'occhio tuo sedendo<br />
915. Irrefragabil giu<strong>di</strong>ce condanni 415<br />
916. O approvi <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o 416 i muri e gli archi<br />
917. O 417 <strong>di</strong> Tizian 418 le tele 419 : essa a le vesti<br />
918. A i libri a i volti 420 feminili applauda<br />
919. Severa o li <strong>di</strong>spregi: e chi del senso<br />
920. Comun 421 sì privo fia che insorger osi<br />
921. Contro al sentenziar de la tua lente 422 ?<br />
922. Non per questa però sdegna o signore 423<br />
923. Giunto a lo speglio in Gallico sermone 424<br />
411 maligno / Guardo<br />
412 O i piè … o le canore … o con maligno … o miri =<br />
polisindeto e iterazione<br />
413 Gli ognor nascenti e moribon<strong>di</strong> amori = antitesi e iperbato<br />
414 tenere dame = enallage dell’aggettivo<br />
415 assista … presieda … parta … sedendo … condanni =<br />
umanizzazione degli oggetti<br />
416 Palla<strong>di</strong>o = Andrea Palla<strong>di</strong>o (1508 – 1580) celebre<br />
architetto vicentino<br />
417 O approvi … O <strong>di</strong> Tizian = anafora<br />
418 Tizian = Tiziano Vecellio (1490 – 1576) celebre pittore,<br />
nato a Pieve <strong>di</strong> Cadore<br />
419 tele = sineddoche<br />
420 a le vesti / A i libri a i volti = iterazione<br />
421 senso / Comun = enjambement<br />
422 Contro al sentenziar de la tua lente = umanizzazione degli<br />
oggetti<br />
423 o signore = apostrofe<br />
424 Gallico sermon = latinismo e perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />
lingua francese<br />
31
924. <strong>Il</strong> vezzoso giornal 425 , non le notate 426<br />
925. Eburnee tavolette 427 a guardar preste<br />
926. Tuoi sublimi pensier 428 fin ch'abbian luce<br />
927. Doman tra i belli spirti; e non isdegna<br />
928. La picciola guaina 429 ove al tuo cenno<br />
929. Mille ognora stan pronti argentei spilli 430 .<br />
930. Oh quante volte a cavalier sagace<br />
931. Ho vedut'io le man render beate 431<br />
932. Uno apprestato a tempo unico spillo!<br />
933. Ma dove ahi dove 432 inonorato e solo<br />
934. Lasci '1 coltello a cui l'oro e l'acciaro<br />
935. Donàr gemina 433 lama, e a cui la madre<br />
936. De la gemma più bella d'Anfitrite 434<br />
937. Diè manico elegante, onde il colore<br />
938. Con dolce variar l'iride imìta?<br />
939. Verrà il tempo verrà 435 che ne' superbi<br />
940. Convivj 436 ognaltro avanzerai per fama<br />
941. D'esimio trinciatore 437 ; e i plausi e i gri<strong>di</strong><br />
942. De' tuoi gran pari ecciterai qualora,<br />
943. Pollo o fagian con le forcine in alto<br />
944. Sospeso, a un colpo il priverai dell'anca<br />
945. Mirabilmente. Or qual più resta omai<br />
425 <strong>Il</strong> vezzoso giornal = un giornale forse <strong>di</strong> moda<br />
426 non le notate = allitterazione<br />
427 Eburnee tavolette = perifrasi per in<strong>di</strong>care il tacquino per<br />
annotazioni rilegato in avorio, pronto a custo<strong>di</strong>re le battute<br />
che il Giovin signore sfoggerà nella conversazione il giorno<br />
dopo, facendo finta, forse, <strong>di</strong> improvvisarle<br />
428 sublimi pensier = ironia<br />
429 picciola guaina = astuccio (latinismo)<br />
430 Mille ognora stan pronti argentei spilli = iperbato e<br />
iperbole<br />
431 sagace – beate = assonanza<br />
432 Ma dove ahi dove = ripetizione<br />
433 gemina = latinismo. Si intende una doppia lama: una <strong>di</strong><br />
acciaio, una dorata<br />
434 la madre / De la gemma più bella d'Anfitrite = perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care la madreperla. Anfitrite, figlia dell’Oceano e moglie<br />
<strong>di</strong> Nettuno, sta qui per mare, la cui gemma più bella è la perla<br />
435 Verrà … verrà = iterazione<br />
436 superbi / Convivj = enjambement<br />
437 esimio trinciatore = iperbole ironica<br />
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946. Onde colmar tue tasche inclito 438 ingombro 439 ?<br />
947. Ecco a molti colori oro <strong>di</strong>stinto,<br />
948. Ecco 440 nobil testuggine 441 su cui<br />
949. Voluttuose imagini lo sguardo<br />
950. Invitan de gli eroi 442 . Copia 443 squisita<br />
951. Di fumido rapè quivi è serbata<br />
952. E <strong>di</strong> spagna oleoso 444 , onde lontana<br />
953. Pur come suol fasti<strong>di</strong>oso insetto 445<br />
954. Da te fugga la noia. Ecco che smaglia<br />
955. Cupido 446 a te <strong>di</strong> circondar le <strong>di</strong>ta<br />
956. Vivo splendor <strong>di</strong> preziose anella 447 .<br />
957. Ami la pietra ove si stanno ignude<br />
958. Sculte le Grazie 448 , e che il Giudeo 449 ti fece<br />
959. Creder opra d'Argivi allor ch'ei chiese<br />
960. Tanto tesoro 450 , e d'eru<strong>di</strong>to il nome<br />
961. Ti comparti prostrandosi a' tuoi pie<strong>di</strong>?<br />
962. Vuoi tu i lieti 451 rubini? O più t'aggrada<br />
963. Sceglier quest'oggi l'In<strong>di</strong>co 452 adamante 453<br />
964. Là dove il lusso incantator costrinse<br />
965. La fatica e il sudor 454 <strong>di</strong> cento buoi 455<br />
438<br />
inclito = latinismo<br />
439<br />
inclito ingombro = ossimoro<br />
440<br />
Ecco … Ecco (vv. 947-48) = anafora<br />
441<br />
nobil testuggine = metonimia per contenitore fatto <strong>di</strong><br />
tartaruga<br />
442<br />
lo sguardo / Invitan de gli eroi = iperbato<br />
443<br />
Copia = latinismo<br />
444<br />
Di fumido rapè … E <strong>di</strong> Spagna oleoso = due qualità <strong>di</strong><br />
tabacco da naso<br />
445<br />
come suol fasti<strong>di</strong>oso insetto = similitu<strong>di</strong>ne – si noti la rima<br />
interna : fasti<strong>di</strong>oso oleoso<br />
446<br />
smaglia / Cupido = umanizzazione degli oggetti<br />
447<br />
anella = latinismo<br />
448<br />
ignude / Sculte le Grazie = enjambement. Si in<strong>di</strong>ca un<br />
cammeo in cui sono incise le Grazie nella loro nu<strong>di</strong>tà (sculte<br />
participio latineggiante, ripreso al v. 969)<br />
449<br />
Giudeo = metonimia (il commerciante ebreo)<br />
450<br />
Tanto tesoro = iperbole e allitterazione<br />
451<br />
lieti = con valore attivo <br />
452<br />
In<strong>di</strong>co = da notare l’esotismo dell’aggettivo<br />
453<br />
adamante = <strong>di</strong>amante (provenzalismo: adamas) Cfr. Guido<br />
Guinizzelli “Al cor gentil …”<br />
32
966. Che pria vagando per le tue campagne<br />
967. Facean sotto a i lor piè nascere i beni?<br />
968. Pren<strong>di</strong> o tutti o qual vuoi 456 ; ma l'aureo cerchio 457<br />
969. Che sculto intorno è d'amorosi motti<br />
970. Ognor teco 458 si vegga, e il minor <strong>di</strong>to 459<br />
971. Premati alquanto, e sovvenir ti faccia<br />
972. Dell'altrui fida sposa a cui se' caro.<br />
973. Vengane alfin de gli orioi gemmati<br />
974. Venga 460 il duplice pondo 461 ; e a te de l'ore<br />
975. Che all'alte imprese <strong>di</strong>spensar conviene<br />
976. Faccia rigida prova. Ohimè che vago<br />
977. Arsenal 462 minutissimo <strong>di</strong> cose<br />
978. Ciondola quin<strong>di</strong>, e ripercosso insieme<br />
979. Molce 463 con soavissimo tintinno 464 !<br />
980. Ma v'hai tu il meglio? Ah si che i miei precetti<br />
981. Sagace prevenisti. Ecco risplende<br />
982. Chiuso in breve cristallo il dolce pegno<br />
983. Di fortunato amor: lungi o profani 465 ,<br />
984. Chè a voi tant'oltre penetrar non lice 466 .<br />
985. Compiuto è il gran lavoro. O<strong>di</strong> Signore 467<br />
986. Sonar già intorno la ferrata zampa 468<br />
987. De' superbi corsier che irrequieti<br />
988. Ne' grand'atrj sospinge arretra e volge 469<br />
989. La <strong>di</strong>sciplina dell'ar<strong>di</strong>to auriga.<br />
990. Sorgi e t'appresta 470 a render bal<strong>di</strong> e lieti<br />
454<br />
fatica e il sudor = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />
455<br />
cento buoi = iperbole<br />
456<br />
o tutti o qual vuoi = polisindeto e iterazione<br />
457<br />
l'aureo cerchio = metonimia per anello<br />
458<br />
teco = latinismo<br />
459<br />
minor <strong>di</strong>to = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mignolo<br />
460<br />
Venga … Venga (vv 973-74) = anafora<br />
461<br />
il duplice pondo = si tratta del peso <strong>di</strong> due orologi ornati <strong>di</strong><br />
pietre preziose. Da notare il latinismo pondo<br />
462<br />
vago / Arsenal = enjambement<br />
463<br />
Molce = latinismo<br />
464<br />
tintinno = onomatopea<br />
465<br />
lungi o profani = apostrofe<br />
466<br />
lice = latinismo<br />
467<br />
O<strong>di</strong> Signore = apostrofe<br />
468<br />
ferrata zampa = sineddoche<br />
469<br />
sospinge arretra e volge = climax <strong>di</strong>scendente<br />
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991. Del tuo nobile incarco i bruti ancora.<br />
992. Ma a possente signor scender non lice<br />
993. Da le stanze superne 471 infin che al gelo<br />
994. O al meriggio non abbia il cocchier stanco<br />
995. Durato un pezzo, onde l'uom servo intenda<br />
996. Per quanto immensa via 472 natura il parta<br />
997. Dal suo signore. Or dunque i miei precetti<br />
998. Io seguirò, chè varie al tuo mattino<br />
999. Portar dee cure il variar 473 de' giorni:<br />
1000. Tu dolce intanto prenderai solazzo<br />
1001. Ad agitar fra le tranquille <strong>di</strong>ta<br />
1002. Dell'oriolo i ciondoli vezzosi.<br />
1003. Signore al ciel non è cosa più cara<br />
1004. Di tua salute: e troppo a noi mortali<br />
1005. E' il viver de' tuoi pari util tesoro 474 .<br />
1006. Uopo è talor che da gli egregi affanni 475<br />
1007. T'allevj alquanto, e con pietosa mano 476<br />
1008. <strong>Il</strong> teso per gran tempo arco rallente 477 .<br />
1009. Tu dunque allor che placida mattina<br />
1010. Vestita riderà 478 d'un bel sereno<br />
1011. Esci pedestre, e le abbattute membra<br />
1012. All'aura salutar snoda e rinfranca.<br />
1013. Di nobil cuoio a te la gamba calzi<br />
1014. Purpureo stivaletto, onde giammai<br />
1015. Non profanin tuo piè la polve o il limo 479<br />
1016. Che l'uom calpesta. A te s'avvolga intorno<br />
1017. Veste leggiadra che sul fianco sciolta<br />
1018. Sventoli andando; e le formose braccia<br />
470<br />
Sorgi e t'appresta = apostrofe<br />
471<br />
stanze superne = allitterazione<br />
472<br />
Per quanto immensa via = iperbole ironica<br />
473<br />
varie … variar = figura etimologica<br />
474<br />
Signore al ciel non è cosa più cara / Di tua salute: e troppo<br />
a noi mortali / E' il viver de' tuoi pari util tesoro = captatio<br />
benevolentiae ironica<br />
475<br />
egregi affanni = ossimoro<br />
476<br />
pietosa mano = enallage<br />
477<br />
<strong>Il</strong> teso per gran tempo arco rallente = iperbato e<br />
allitterazione<br />
478<br />
placida mattina / Vestita riderà = umanizzazione della<br />
Natura<br />
479<br />
polve o il limo = latinismi<br />
33
1019. Stringa in maniche anguste a cui vermiglio<br />
1020. O cilestro ermesino 480 orni gli estremi<br />
1021. Del bel color che l'elitropio 481 tigne<br />
1022. O pur 482 d'oriental can<strong>di</strong>do bisso<br />
1023. Voluminosa benda in<strong>di</strong> a te fasci<br />
1024. La snella gola. E il crin... Ma il crin 483 signore<br />
1025. Forma non abbia ancor da la man dotta 484<br />
1026. Dell'artefice suo; chè troppo fora 485 ,<br />
1027. Ahi troppo 486 grave error lasciar tant'opra<br />
1028. De le licenziose aure 487 in balia.<br />
1029. Nè senz'arte però vada negletto 488<br />
1030. Su gli omeri a cader; ma o che natura<br />
1031. A te il nodrisca; o che da ignote 489 fronti<br />
1032. <strong>Il</strong> più famoso parrucchier lo involi,<br />
1033. E lo adatti al tuo capo, in sul tuo capo 490<br />
1034. Ripiegato l'afferri e lo sospenda<br />
1035. Con testugginei denti il pettin curvo.<br />
1036. Ampio cappello alfin che il <strong>di</strong>sco agguagli<br />
1037. Del gran lume Febeo 491 tutto ti copra,<br />
1038. E allo sguardo profan tuo nume asconda.<br />
1039. Poi che così le belle membra ornate<br />
1040. Con artificj negligenti 492 avrai,<br />
1041. Esci soletto a respirar talora<br />
1042. I mattutini fiati: e lieve canna<br />
1043. Brandendo con la man, quasi baleno<br />
1044. Le vie trascorri, e premi ed urta il vulgo 493<br />
480<br />
ermesino = seta leggiera proveniente da Ornus, nel Golfo<br />
persico<br />
481<br />
elitropio = grecismo per girasole<br />
482<br />
O cilestro … O pur (vv. 1020-1022) = anafora<br />
483<br />
E il crin … ma il crin = sospensione e ana<strong>di</strong>plosi<br />
484<br />
Forma non abbia ancor da la man dotta = assonanza<br />
paragrammatica<br />
485<br />
dotta – fora = assonanza vocalica<br />
486<br />
troppo … / Ahi troppo = ana<strong>di</strong>plosi<br />
487<br />
aure = aulicismo<br />
488<br />
negletto = latinismo<br />
489<br />
o che natura … o che da ignote = polisindeto e iterazione<br />
490<br />
capo … capo = iterazione<br />
491<br />
lume Febeo = perifrasi per in<strong>di</strong>care il sole<br />
492<br />
artificj negligenti = ossimoro<br />
493<br />
e lieve canna … e premi ed urta il vulgo = polisindeto<br />
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1045. Che s'oppone al tuo corso. In altra guisa<br />
1046. Fora 494 colpa l'uscir; però che andrièno<br />
1047. Mal dal vulgo <strong>di</strong>stinti i primi eroi<br />
1048. Tal giorno ancora, o d'ogni giorno forse<br />
1049. Fien qualch'ore serbate al molle ferro 495<br />
1050. Che i peli a te rigermoglianti a pena 496<br />
1051. D'in su la guancia miete 497 ; e par che invidj<br />
1052. Ch'altri fuor che sè solo indaghi o scopra<br />
1053. Unqua 498 il tuo sesso. Arroge a questo il giorno<br />
1054. Che <strong>di</strong> lavacro universal 499 convienti<br />
1055. Terger le vaghe membra. E' ver che allora<br />
1056. D'esser mortal dubiterai 500 ; ma innalza<br />
1057. Tu allor la mente a i gran<strong>di</strong> aviti onori<br />
1058. Che fino a te per secoli cotanti<br />
1059. Misti scesero al chiaro altero sangue 501 ;<br />
1060. E il pensier ubbioso al par <strong>di</strong> nebbia 502<br />
1061. Per lo vasto vedrai aere smarrirsi 503<br />
1062. A i raggi de la gloria 504 onde t'investi;<br />
1063. E <strong>di</strong> te pago sorgerai qual pria<br />
1064. Gran semideo che a sé solo somiglia 505<br />
vv. 1065 – 1166 a cura <strong>di</strong> Serena Fiori<br />
Completata la sua preparazione il giovane<br />
aristocratico può finalmente raggiungere la sua<br />
dama in carrozza con una corsa folle per le vie<br />
494<br />
Fora = sarebbe (latinismo)<br />
495<br />
molle ferro = ossimoro<br />
496<br />
i peli a te rigermoglianti a pena = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />
barba<br />
497<br />
miete = metafora<br />
498<br />
Unqua = latinismo<br />
499<br />
lavacro universal = aulicismo<br />
500<br />
D'esser mortal dubiterai = ironia<br />
501<br />
chiaro altero sangue = ironia<br />
502<br />
al par <strong>di</strong> nebbia = similitu<strong>di</strong>ne<br />
503<br />
Per lo vasto vedrai aere smarrirsi = iperbato<br />
504<br />
i raggi de la gloria = metafora<br />
505<br />
qual pria / Gran semideo che a sé solo somiglia =<br />
similitu<strong>di</strong>ne e allitterazione in “s”<br />
34
della città, mettendo in serio pericolo<br />
l’incolumità dei passanti.<br />
1065. Fama è così che il dì quinto le Fate 506<br />
1066. Loro salma immortal vedean coprirsi<br />
1067. Già d'orribili scaglie, e in feda serpe<br />
1068. Volta strisciar sul suolo a sè 507 facendo<br />
1069. De le marcate spire impeto e forza:<br />
1070. Ma il primo sol le rivedea più belle<br />
1071. Far beati gli amanti e a un volger d'occhi<br />
1072. Mescere a voglia lor la terra e il mare.<br />
1073. Assai l'auriga bestemmiò finora<br />
1074. I tuoi nobili indugi: assai 508 la terra<br />
1075. Calpestàro i cavalli. Or via veloce<br />
1076. Reca o servo gentil, reca 509 il cappello<br />
1077. Ch'ornan fulgi<strong>di</strong> no<strong>di</strong>: e tu frattanto<br />
1078. Fero genio <strong>di</strong> Marte a guardar posto<br />
1079. De la stirpe de' numi il caro fianco,<br />
1080. Al mio giovan eroe cigni la spada<br />
1081. Corta e lieve non già, ma qual richiede<br />
1082. La stagion bellicosa 510 al suol cadente,<br />
1083. E <strong>di</strong> triplice taglio armata e d'else<br />
1084. Immane. Quanto esser può mai sublime<br />
1085. L'annoda pure onde 511 la impugni all'uopo 512<br />
1086. La destra furibonda in un momento.<br />
1087. Nè <strong>di</strong>sdegnar con le sanguigne <strong>di</strong>ta 513<br />
1088. Di ripulire ed or<strong>di</strong>nar quel nastro 514<br />
1089. Onde l'else è superbo. Industre stu<strong>di</strong>o<br />
1090. E' <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da mano. Al mio signore<br />
1091. Dianzi donollo, e gliel appese al brando<br />
1092. L'altrui fida consorte a lui si cara.<br />
506<br />
Fama … Fate = allitterazione<br />
507<br />
scaglie, e in feda serpe / Volta strisciar sul suolo a sé =<br />
allitterazione<br />
508<br />
Assai … assai = iterazione<br />
509<br />
Reca … reca = iterazione<br />
510<br />
stagion bellicosa = metafora<br />
511<br />
annoda … onde = allitterazione<br />
512<br />
uopo = latinismo Cfr. opus est<br />
513<br />
sanguigne <strong>di</strong>ta = aggettivazione icastica<br />
514<br />
nastro = sineddoche<br />
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1093. Tal del famoso Artù 515 vide la corte<br />
1094. Le infiammate d'amor donzelle ar<strong>di</strong>te<br />
1095. Ornar <strong>di</strong> piume e <strong>di</strong> purpuree fasce<br />
1096. I fatati guerrier; si che poi lieti<br />
1097. Correan mortale ad incontrar periglio 516<br />
1098. In selve orrende fra i giganti e i mostri 517 .<br />
1099. Volgi o invitto campion, volgi 518 tu pure<br />
1100. <strong>Il</strong> generoso piè dove la bella<br />
1101. E de gli eguali tuoi scelto drappello 519<br />
1102. Sba<strong>di</strong>gliando t'aspetta all'alte mense.<br />
1103. Vieni, e godendo, nell'uscire il lungo<br />
1104. Or<strong>di</strong>n 520 superbo <strong>di</strong> tue stanze ammira.<br />
1105. Or già siamo all'estreme: alza i bei lumi 521<br />
1106. A le pendenti tavole vetuste 522<br />
1107. Che a te de gli avi tuoi serbano ancora<br />
1108. Gli atti e le forme. Quei che in duro dante 523<br />
1109. Strigne le membra, e cui si grande ingombra<br />
1110. Traforato collar le gran<strong>di</strong> spalle,<br />
1111. Fu <strong>di</strong> macchine autor; cinse d'invitte<br />
1112. Mura 524 i Penati 525 ; e da le nere torri<br />
1113. Signoreggiando il mar, verso le aduste<br />
1114. Spiagge 526 la predatrice Africa spinse.<br />
1115. Ve<strong>di</strong> quel magro a cui canuto e raro<br />
1116. Pende il crin da la nuca, e l'altro a cui<br />
1117. Su la guancia pienotta e sopra il mento<br />
515 Artù = leggendario re celtico (Artus), protagonista <strong>di</strong><br />
numerosi romanzi del ciclo brettone. Cfr. Chrétien de Troyes:<br />
Lancelot, Cliges, Perceval … La sua presenza nell’opera<br />
testimonia la profonda cultura letteraria <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>. – Si nota il<br />
fascino degli oggetti, messo in evidenza dall’ambientazione<br />
cortese<br />
516 Correan mortale ad incontrar periglio = iperbato<br />
517 Tal … sì che … mostri = similitu<strong>di</strong>ne<br />
518 Volgi … volgi = iterazione<br />
519 scelto drappello = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />
520 lungo / Or<strong>di</strong>n = enjambement<br />
521 lumi = metonimia per occhi<br />
522 pendenti tavole vetuste = allitterazione in “t”<br />
523 duro dante = allitterazione<br />
524 invitte / Mura = enjambement<br />
525 Penati = gli dei della Patria<br />
526 aduste / Spiagge = enjambement<br />
35
1118. Serpe triplice pelo 527 ? Ambo s'adornano<br />
1119. Di toga magistral cadente a i pie<strong>di</strong>:<br />
1120. L'uno a Temi 528 fu sacro: entro a' Licei<br />
1121. La gioventù pellegrinando ei trasse<br />
1122. A gli oracoli suoi; in<strong>di</strong> sedette<br />
1123. Nel senato de' padri; e le <strong>di</strong>sperse<br />
1124. Leggi 529 raccolte, ne fe' parte al mondo:<br />
1125. L'altro sacro ad Igeia 530 . Non o<strong>di</strong> ancora<br />
1126. Presso a un secol <strong>di</strong> vita il buon vegliardo<br />
1127. Di lui narrar quel che da' padri suoi<br />
1128. Nonagenarj udì, com'ei spargesse<br />
1129. Su la plebe infelice oro 531 e salute<br />
1130. Pari a Febo 532 suo nume? Ecco quel grande<br />
1131. A cui si fosco parruccon s'innalza 533<br />
1132. Sopra la fronte spaziosa; e scende 534<br />
1133. Di minuti botton serie infinita<br />
1134. Lungo la veste. Ri<strong>di</strong>? Ei novi aperse<br />
1135. Studj a la patria; ei <strong>di</strong> perenne aita<br />
1136. I miseri dotò; portici e vie<br />
1137. Stese per la cittade; e da gli ombrosi<br />
1138. Lor lontani recessi a lei dedusse<br />
1139. Le pure onde 535 salubri, e ne' quadrivj<br />
1140. E in mezzo a gli ampli fori alto le fece<br />
1141. Salir scherzando a rinfrescar la state 536<br />
1142. Madre <strong>di</strong> morbi popolari. Oh come<br />
1143. Ar<strong>di</strong> a tal vista <strong>di</strong> beato orgoglio<br />
1144. Magnanimo garzon! Folle! A cui parlo?<br />
1145. Ei già più non m'ascolta: o<strong>di</strong>ò que' ceffi<br />
527 Ve<strong>di</strong> quel magro … Pende … e l’altro … guancia pienotta<br />
… triplice pelo = rappresentazione realistica secondo i canoni<br />
del sensismo<br />
528 Temi = la dea della Giustizia Cfr. <strong>Parini</strong> “La salubrità<br />
dell’aria” v. 116 <br />
529 <strong>di</strong>sperse / Leggi = enjambement<br />
530 Igeia = la dea della salute: perifrasi per in<strong>di</strong>care il me<strong>di</strong>co<br />
531 oro = metonimia per denaro<br />
532 Febo = <strong>di</strong>o del sole (Apollo)<br />
533 si fosco parruccon s'innalza = allitterazione in “s”<br />
534 Sopra la fronte spaziosa; e scende = allitterazione in “s”<br />
535 onde = metonimia per acque<br />
536 Salir scherzando a rinfrescar la state = allitterazione in “s”<br />
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1146. <strong>Il</strong> suo guardo gentil: noia lui prese<br />
1147. Di si vieti racconti: e già s'affretta<br />
1148. Giù per le scale impaziente. Ad<strong>di</strong>o<br />
1149. De gli uomini delizia e <strong>di</strong> tua stirpe,<br />
1150. E de la patria tua gloria e sostegno 537 .<br />
1151. Ecco che umili in bipartita schiera 538<br />
1152. T'accolgono i tuoi servi. Altri già pronto<br />
1153. Via se ne corre ad annunciare al mondo<br />
1154. Che tu vieni a bearlo; altri 539 a le braccia<br />
1155. Timido ti sostien mentre il dorato<br />
1156. Cocchio 540 tu sali, e tacito e severo<br />
1157. Sur un canto ti sdrai. Apriti o vulgo 541<br />
1158. E ce<strong>di</strong> il passo al trono ove s'asside<br />
1159. <strong>Il</strong> mio signore. Ah te meschin s'ei perde<br />
1160. Un sol per te de' preziosi istanti!<br />
1161. Temi il non mai da legge o verga o fune<br />
1162. Domabile cocchier: temi 542 le rote<br />
1163. Che già più volte le tue membra<br />
1164. Avvolser seco, e del tuo impuro sangue<br />
1165. Corser macchiate, e il suol <strong>di</strong> lunga striscia<br />
1166. Spettacol miserabile! segnàro 543 .<br />
IL MERIGGIO<br />
A CURA DI BARBARA RICCI<br />
Nella prima redazione questa parte, a sé<br />
stante, si intitolava “<strong>Il</strong> Mezzogiorno”.<br />
Successivamente la parte venne revisionata,<br />
537<br />
De gli uomini delizia e <strong>di</strong> tua stirpe, / E de la patria tua<br />
gloria e sostegno = metafora e iperbato<br />
538<br />
bipartita schiera = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />
539<br />
Altri … altri = iterazione<br />
540<br />
dorato / Cocchio = enjambement<br />
541<br />
vulgo = latinismo<br />
542<br />
Temi … temi = iterazione<br />
543<br />
Avvolser seco … sangue / corser … suol … striscia /<br />
Spettacol miserabile! segnaro = allitterazione in “s” – si nota<br />
la sottolineatura della scena cruenta<br />
36
con significativi mutamenti <strong>di</strong> carattere<br />
linguistico – strutturale e con spostamenti <strong>di</strong><br />
episo<strong>di</strong>. <strong>Il</strong> titolo venne cambiato in “Meriggio”.<br />
Motivo conduttore del “Meriggio” è il<br />
cicisbeismo, quel costume per cui una dama<br />
sposata aveva <strong>di</strong>ritto ad un cavalier servente.<br />
La scena si apre con la dama, davanti alla<br />
toilette, circondata da alcuni “giovani eroi” che<br />
spettegolano sugli amori altrui, mentre il<br />
marito, in <strong>di</strong>sparte, sorride. Arriva, quin<strong>di</strong>, il<br />
“Giovin signore”, che fa <strong>di</strong>leguare tutti i<br />
presenti. I due giovani siedono vicino,<br />
scambiandosi complimenti e battute pungenti.<br />
Viene poi il momento del pranzo, durante il<br />
quale si assaggiano le vivande prelibate, più<br />
per voluttà, propria degli spiriti raffinati, che per<br />
bisogno, proprio della plebe. Qui si inserisce la<br />
favola mitologica del Piacere: un tempo gli<br />
uomini erano uguali tra loro; poi gli dei<br />
inviarono sulla terra il Piacere, il quale fece<br />
sviluppare in alcuni uomini una maggiore<br />
sensibilità, così che costoro primeggiarono,<br />
lasciando gli altri in balia degli istinti primitivi.<br />
Tra i commensali, che siedono alla mensa c’è<br />
una serie <strong>di</strong> tipi umani, tra cui un grande<br />
mangiatore, ma spicca soprattutto il<br />
vegetariano, che condanna l'uccisione degli<br />
animali. A questo punto si inserisce l’episo<strong>di</strong>o<br />
della “Vergine cuccia”. Infatti la dama, udendo<br />
il vegetariano, versa una lacrima, ricordando la<br />
sua cagnetta, colpita un giorno dal calcio <strong>di</strong> un<br />
servitore. Questi fu licenziato e condannato a<br />
chiedere, senza risultato, l’elemosina, insieme<br />
alla moglie ed ai figli, così da risarcire la<br />
“Vergine cuccia” del suo dolore. <strong>Il</strong> “Giovin<br />
signore”, durante il pranzo, deve badare ai<br />
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bisogni della dama e contemporaneamente<br />
partecipare brillantemente alla conversazione,<br />
facendo sfoggio della sua cultura. Esalta,<br />
infatti, il commercio, <strong>di</strong>sprezzando, invece,<br />
l’agricoltura, <strong>di</strong>scute con l’astronomo e<br />
l’ingegnere, inserendo nella conversazione<br />
qualche vocabolo scientifico, ascoltato<br />
precedentemente; si beffa del poeta, parlando<br />
<strong>di</strong> filosofia. Dopo il pranzo, i convitati si<br />
trasferiscono in un’altra stanza, a prendere il<br />
caffè, mentre fuori del palazzo una folla <strong>di</strong><br />
men<strong>di</strong>canti, con le narici spalancate, gusta i<br />
profumi della mensa. Mentre si prepara il tric<br />
trac, gioco in voga a quel tempo, il “Giovin<br />
signore” sceglie con cura la carrozza, con la<br />
quale portare in giro la dama, nella<br />
passeggiata pomeri<strong>di</strong>ana.<br />
VV. 1 – 206 a cura <strong>di</strong> Franchini Stefania<br />
All’inizio <strong>di</strong> questa seconda parte il poeta ci<br />
avverte che descriverà il Giovin signore<br />
impegnato nella partecipazione ai banchetti<br />
illustri. Vi sono riferimenti al banchetto che<br />
Didone aveva dato in onore <strong>di</strong> Enea e ai<br />
conviti presenti nell’O<strong>di</strong>ssea. È ripreso il<br />
motivo del cicisbeismo, già incontrato nel<br />
“Mattino”, attraverso la rappresentazione <strong>di</strong><br />
schermaglie amorose. Notevoli sono la<br />
macchietta del marito docile e compiacente, la<br />
similitu<strong>di</strong>ne col musulmano, la caricatura del<br />
saluto galante alla dama, la comme<strong>di</strong>a<br />
dell’amore trai due protagonisti. In ultimo vi è<br />
una <strong>di</strong>gressione sulla truce gelosia dei tempi<br />
passati.<br />
37
1. Ar<strong>di</strong>rò ancor fra i desinari illustri<br />
2. Sul meriggio innoltrarmi umil cantore,<br />
3. Poi che troppa <strong>di</strong> te cura mi punge 544<br />
4. Signor, ch'io spero un dì veder maestro<br />
5. E <strong>di</strong>ttator 545 <strong>di</strong> graziosi mo<strong>di</strong><br />
6. All'alma 546 gioventù che Italia onora.<br />
7. Tal fra le tazze 547 e i coronati vini 548<br />
8. Onde all'ospite suo fe' lieta pompa<br />
9. La punica regina 549 , i canti alzava<br />
10. Jopa 550 crinito; e la regina in tanto<br />
11. Dal bel volto straniero 551 iva beendo<br />
12. L'oblivion del misero Sichèo 552 :<br />
13. E tale 553 , allor che l'orba Itaca 554 in vano<br />
14. Chiedea a Nettun 555 la prole <strong>di</strong> Laerte 556 ,<br />
15. Femio 557 s'u<strong>di</strong>a co' versi e con la cetra<br />
16. La facil mensa 558 rallegrar de' proci 559 ,<br />
17. Cui dell'errante Ulisse i pingui agnelli<br />
18. E i petrosi licori 560 e la consorte 561<br />
544<br />
troppa <strong>di</strong> te cura mi punge = metafora<br />
545<br />
<strong>di</strong>ttator = arbitro<br />
546<br />
alma = latinismo<br />
547<br />
Tal fra le tazze = allitterazione in “t” – similitu<strong>di</strong>ne<br />
548<br />
i coronati vini = metonimia per in<strong>di</strong>care le tazze <strong>di</strong> vino<br />
adorne <strong>di</strong> fiori<br />
549<br />
La punica regina = perifrasi per in<strong>di</strong>care Didone , regina <strong>di</strong><br />
Cartagine<br />
550 Jopa = il cantore <strong>di</strong> Didone , <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Atlante Cfr.<br />
Eneide I, 740-746<br />
551 Dal bel volto straniero = sineddoche per in<strong>di</strong>care Enea<br />
552 beendo / L'oblivion del misero Sichèo = metafora; Sicheo<br />
era il marito <strong>di</strong> Didone, ucciso dal fratello <strong>di</strong> lei Pigmalione –<br />
cfr. Eneide I, 749 ><br />
553 E tale … = similitu<strong>di</strong>ne<br />
554 l'orba Itaca = Itaca privata del suo re<br />
555 Nettun = <strong>di</strong>o del mare<br />
556 la prole <strong>di</strong> Laerte = perifrasi per in<strong>di</strong>care Ulisse<br />
557 Femio = il cantore <strong>di</strong> Ulisse<br />
558 facil mensa = perché non pagata<br />
559 proci = i pretendenti alla mano <strong>di</strong> Penelope<br />
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19. Convitavano in folla. Amici or china<br />
20. Giovin Signore al mio cantar gli orecchi,<br />
21. Or che tra nuove Elise e nuovi proci<br />
22. E tra fedeli ancor Penelopèe 562<br />
23. Ti guidano a la mensa i versi miei.<br />
24. Già dall'alto del cielo il sol fuggendo 563<br />
25. Verge all'occaso 564 : e i piccoli mortali<br />
26. Dominati dal tempo escon <strong>di</strong> novo<br />
27. A popolar le vie ch'all'oriente<br />
28. Spandon ombra già grande. A te null'altro<br />
29. Dominator fuor che te stesso è dato<br />
30. Stirpe <strong>di</strong> numi 565 : e il tuo meriggio è questo.<br />
31. Al fin <strong>di</strong> consigliarsi al fido speglio<br />
32. La tua dama cessò. Cento già volte 566<br />
33. O chiese o rimandò 567 novelli ornati;<br />
34. E cento ancor 568 de le agitate ognora<br />
35. Damigelle or con vezzi or 569 con garriti 570<br />
36. Rovesciò la fortuna. A sè medesma<br />
37. Quante volte convien piacque e <strong>di</strong>spiacque 571 ;<br />
38. E quante volte 572 è d'uopo a sè ragione<br />
39. Fece e a' suoi lodatori. I mille intorno<br />
40. Dispersi arnesi 573 al fin raccolse in uno<br />
41. La consapevol del suo cor ministra 574 :<br />
42. Al fin velata <strong>di</strong> legger zendado 575<br />
560<br />
i petrosi licori = enallage per in<strong>di</strong>care i vini prodotti dalla<br />
petrosa Itaca<br />
561<br />
la consorte = Penelope<br />
562<br />
tra nuove Elise e nuovi proci / E tra fedeli ancor Penelopèe<br />
= antonomasie. Elissa era un altro nome <strong>di</strong> Didone<br />
563<br />
il sol fuggendo = metafora<br />
564<br />
Verge all'occaso = latinismi<br />
565<br />
Stirpe <strong>di</strong> numi = iperbole ironica<br />
566<br />
Cento già volte = iperbole<br />
567<br />
O … o = iterazione e polisindeto<br />
568<br />
E cento ancor = iperbole<br />
569<br />
or … or = iterazione<br />
570<br />
vezzi … garriti = antitesi<br />
571<br />
piacque e <strong>di</strong>spiacque = antitesi<br />
572<br />
Quante volte … E quante volte = anafora<br />
573<br />
I mille intorno / Dispersi arnesi = iperbole e iperbato<br />
574<br />
La consapevol del suo cor ministra = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
la cameriera preferita<br />
38
43. È l'ara tutelar <strong>di</strong> sua beltade:<br />
44. E la seggiola sacra un po' rimossa<br />
45. Languidetta l'accoglie. Intorno a lei<br />
46. Pochi giovani eroi 576 van rimembrando<br />
47. I cari lacci altrui, mentre da lunge<br />
48. Ad altra intorno i cari lacci vostri 577<br />
49. Pochi giovani eroi 578 van rimembrando.<br />
50. <strong>Il</strong> marito gentil queto sorride<br />
51. A le lor celie; o, s'ei si cruccia alquanto,<br />
52. Del tuo lungo tardar solo si cruccia 579 .<br />
53. Nulla però <strong>di</strong> lui cura te prenda 580<br />
54. Oggi o Signore. E s'ei del vulgo a paro 581<br />
55. Prostrò l'animo imbelle; e non sdegnosse<br />
56. Di chiamarsi marito, a par del vulgo 582<br />
57. Senta la fame esercitargli in petto<br />
58. Lo stimol fier de gli oziosi sughi<br />
59. Avi<strong>di</strong> d'esca 583 : o se a i mariti alcuno<br />
60. D'anima generosa impeto resta,<br />
61. Ad altra mensa il piè rivolga; e d'altra<br />
62. Dama 584 al fianco si assida, il cui marito<br />
63. Pranzi altrove lontan d'un'altra 585 al fianco<br />
64. Che lungi abbia lo sposo: e cosi nuove<br />
65. Anella 586 intrecci a la catena immensa<br />
66. Onde alternando Amor l'anime avvince 587 .<br />
67. Pur sia che vuol; tu baldanzoso innoltra<br />
68. Ne le stanze più interne. Ecco precorre<br />
575<br />
zendado = velo. Citazione da ”Orlando furioso” VII, 28.2<br />
<br />
576<br />
Pochi giovani eroi = iperbole ironica<br />
577<br />
I cari lacci altrui … i cari lacci vostri = metafore e<br />
iterazione. – si noti la posizione chiastica<br />
578<br />
Pochi giovani eroi = ripresa del v. 46<br />
579<br />
si cruccia alquanto … si cruccia = iterazione<br />
580<br />
Nulla però <strong>di</strong> lui cura te prenda = iperbato e invocazione<br />
581<br />
E s'ei del vulgo a paro = similitu<strong>di</strong>ne<br />
582<br />
a par del vulgo = ripresa della fine del v. 54 con inversione<br />
dei sintagmi<br />
583<br />
lo stimol fier … esca = metafore sensistiche<br />
584<br />
d'altra / Dama = enjambement<br />
585<br />
Ad altra mensa … d’altra … d’un’altra = iterazione<br />
586<br />
nuove / Anella = enjambement<br />
587<br />
e così nuove / Anella … avvince = metafora<br />
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69. Ad annunciarti al gabinetto estremo<br />
70. <strong>Il</strong> noto scalpiccio de' pie<strong>di</strong> tuoi.<br />
71. Già lo sposo t'incontra. In un baleno<br />
72. Sfugge dall'altrui man l'accorta mano 588<br />
73. De la tua dama: e il suo bel labbro 589 in tanto<br />
74. Ti apparecchia un sorriso. Ognun s'arretra<br />
75. Che conosce tuoi dritti; e si conforta<br />
76. Con le adulte speranze 590 , a te lasciando<br />
77. Libero e scarco 591 il più beato seggio.<br />
78. Tal, colà dove in fra gelose mura<br />
79. Bizanzio ed Ispaàn 592 guardano il fiore<br />
80. De la beltà 593 che il popolato Egèo 594<br />
81. Manda e l'Armeno e il Tartaro e il Circasso 595<br />
82. Per delizia d'un solo, a bear entra<br />
83. L'ardente sposa il grave Musulmano 596 .<br />
84. Nel maestoso passeggiar gli ondeggiano 597<br />
85. Le late 598 spalle, e su per l'alta testa<br />
86. Le avvolte fasce 599 : dall'arcato ciglio<br />
87. Intorno ei volge imperioso il guardo:<br />
88. Ed ecco al suo apparire umil chinarsi<br />
89. E il piè ritrar l'effeminata occhiuta<br />
90. Turba 600 che d'alto sorridendo ei spregia.<br />
588 dall’altrui man l’accorta mano = iterazione ed enallage<br />
589 labbro = sineddoche per bocca<br />
590 adulte speranze = le speranze mature (latinismo)<br />
591 Libero e scarco = <strong>di</strong>ttologia sinonimica<br />
592 Bizanzio ed Ispaàn = Costantinopoli e Ispahan in Persia<br />
593 il fiore / De la beltà = enjambement e metafora<br />
594 il popolato Egèo = metonimia per in<strong>di</strong>care le popolose<br />
isole del Mare Egeo<br />
595 e l'Armeno e il Tartaro e il Circasso = polisindeto e<br />
metonimie per in<strong>di</strong>care il popolo armeno, il tartaro e il<br />
circasso<br />
596 Tal … a bear … Musulmano = questa similitu<strong>di</strong>ne si<br />
spiega con il gusto per l’esotico che si è riscontrato anche<br />
nella <strong>di</strong>gressione sulle letture mattutine del Giovin signore. Vi<br />
è comunque ironia nel paragonare al signore <strong>di</strong> un harem la<br />
presunzione galante del nobile<br />
597 Nel maestoso passeggiar gli ondeggiano = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
598 late = larghe (latinismo)<br />
599 Le avvolte fasce = perifrasi per in<strong>di</strong>care il turbante<br />
39
91. Or comanda o signor che tutte a schiera<br />
92. Vengan le grazie tue 601 ; si che a la dama<br />
93. Quanto elegante esser più puoi ti mostri.<br />
94. Tengasi al fianco la sinistra mano<br />
95. Sotto al breve giubbon celata; e l'altra<br />
96. Sul finissimo lin 602 posi, e s'asconda<br />
97. Vicino al cor; sublime alzisi il petto;<br />
98. Sorgan gli omeri entrambi; a lei converso<br />
99. Scenda 603 il duttile collo; a i lati un poco<br />
100. Stringansi i labbri; ver lo mezzo acuti<br />
101. Escano alquanto; e da la bocca poi,<br />
102. Compen<strong>di</strong>ata in forma tal, sen fugga<br />
103. Un non inteso mormorio 604 . Qual fia<br />
104. Che a tante <strong>di</strong> beltade arme possenti<br />
105. Schermo si opponga? 605 Ecco la destra ignuda<br />
106. Già la bella ti cede. Or via la strigni;<br />
107. E con soavi negligenze al labbro<br />
108. Qual tua cosa l'appressa; e cader lascia<br />
109. Sovra i tiepi<strong>di</strong> avorj 606 un doppio bacio 607 .<br />
110. Sie<strong>di</strong> fra tanto; e d'una mano istrascica<br />
111. Più a lei vicin la seggioletta. Ognaltro<br />
112. Tacciasi; ma tu sol curvato alquanto<br />
113. Seco susurra ignoti detti, a cui<br />
114. Concor<strong>di</strong>n vicendevoli sorrisi<br />
115. E sfavillar <strong>di</strong> cupidette luci 608 ,<br />
116. Che amor <strong>di</strong>mostri o che il somigli al meno<br />
117. Ma rimembra o signor che troppo nuoce<br />
118. In amoroso cor lunga e ostinata<br />
119. Tranquillità 609 . Nell'oceàno ancora<br />
600<br />
l'effeminata occhiuta / Turba = enjambement e perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care la folla effeminata e vigile degli eunuchi<br />
601<br />
le grazie tue = metonimia per in<strong>di</strong>care le buone maniere.<br />
602<br />
finissimo lin = metonimia per camicia<br />
603<br />
Sorgan … Scenda = antitesi<br />
604<br />
Tengasi … mormorio = è descritto l’inchino<br />
605<br />
Qual fia / Che a tante <strong>di</strong> beltade arme possenti / Schermo si<br />
opponga? = iperbato e metafora<br />
606<br />
i tiepi<strong>di</strong> avorj = metafora per in<strong>di</strong>care le mani bianche e<br />
calde<br />
607<br />
Ecco la destra ignuda … bacio = è descritto il baciamano<br />
608<br />
cupidette luci = metafora per in<strong>di</strong>care gli sguar<strong>di</strong> che<br />
brillano <strong>di</strong> desiderio<br />
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120. Perigliosa è la calma. Ahi quante volte<br />
121. Dall'immobile prora il buon nocchiero<br />
122. Invocò la tempesta; e sì crudele<br />
123. Soccorso 610 ancor gli fu negato; e giacque<br />
124. Affamato assetato estenuato 611<br />
125. Dal venenoso aere 612 stagnante oppresso<br />
126. Fra le inutili ciurme al suol languendo!<br />
127. Dunque a te giovi de la scorsa notte<br />
128. Ricordar le vicende; e con obliqui<br />
129. Motti pugnerla alquanto 613 , o se nel volto<br />
130. Paga più che non suole accòr fu vista<br />
131. <strong>Il</strong> novello straniero, e co' bei labbri<br />
132. Semiaperti aspettar quasi marina<br />
133. Conca 614 la soavissima rugiada<br />
134. De' novi accenti; o se cupida 615 troppo<br />
135. Col guardo accompagnò <strong>di</strong> loggia in loggia<br />
136. L'almo alunno <strong>di</strong> Marte 616 , idol vegliante<br />
137. De' femminili voti 617 , a la cui chioma<br />
138. Col lauro trionfal mille s'avvolgono<br />
139. E mille fron<strong>di</strong> 618 dell'Idalio mirto 619 .<br />
140. Colpevole o innocente allor la bella<br />
141. Dama 620 improvviso adombrerà la fronte<br />
142. D'un nuvoletto <strong>di</strong> verace sdegno<br />
143. O simulato, e la nevosa spalla 621<br />
609 lunga e ostinata / Tranquillità = enjambement – si sostiene<br />
che la bellezza dell’amore risiede nella continua irrequietezza<br />
610 crudele / Soccorso = enjambement<br />
611 Affamato assetato estenuato = climax asindetico<br />
612 venenoso aere = latinismi<br />
613 e con obliqui / Motti pugnerla alquanto = enjambement e<br />
metafora<br />
614 quasi marina / Conca = enjambement e similitu<strong>di</strong>ne<br />
615 cupida = latinismo<br />
616 L'almo alunno <strong>di</strong> Marte = perifrasi per in<strong>di</strong>care l’ufficiale<br />
617 idol vegliante / De' femminili voti = metafora per in<strong>di</strong>care<br />
l’ufficiale quale idolo dei sogni ad occhi aperti delle donne<br />
618 Col lauro trionfal mille … E mille = iperbole e iterazione –<br />
si intende che le corone dell’ufficiale non sono solo <strong>di</strong> alloro,<br />
simbolo delle vittorie militari, ma anche <strong>di</strong> mirto, simbolo<br />
delle conquiste amorose<br />
619 Idalio mirto = il mirto era la pianta sacra a Venere<br />
620 la bella / Dama = enjambement<br />
40
144. Scoterà un poco; e volgeransi al fine<br />
145. Gli altri a bear le sue parole estreme.<br />
146. Fors'anco rintuzzar <strong>di</strong> tue rampogne<br />
147. Saprà l'agrezza, e noverarti a punto<br />
148. Le visite furtive a i cocchi a i tetti 622<br />
149. E all'alte logge de le mogli illustri<br />
150. Di ricchi popolari 623 , a cui sovente<br />
151. Scender per calle dal piacer segnato 624<br />
152. La maestà <strong>di</strong> cavalier 625 non teme.<br />
153. Felice te, se mesta o <strong>di</strong>sdegnosa<br />
154. Tu la gui<strong>di</strong> a la mensa; o se tu puoi<br />
155. Solo piegarla a tollerar de' cibi<br />
156. La nausea universal! Sorridan pure<br />
157. A le vostre dolcissime querele 626<br />
158. I convitati; e l'un l'altro percota<br />
159. Col gomito maligno 627 . Ahi non <strong>di</strong> meno<br />
160. Come fremon lor alme! e quanta invi<strong>di</strong>a<br />
161. Ti portan te mirando unico scopo<br />
162. Di si bell'ire! Al solo sposo è dato<br />
163. In cor nodrir 628 magnanima quiete,<br />
164. Aprir nel volto 629 ingenuo riso e tanto<br />
165. Docil fidanza ne le innocue luci 630 .<br />
166. Oh tre fiate avventurosi e quattro 631<br />
167. Voi del nostro buon secolo mariti 632<br />
168. Quanto <strong>di</strong>versi da' nostr'avi! Un tempo<br />
169. Uscia d'averno con viperei crini,<br />
170. Con torbid'occhi irrequieti, e fredde<br />
621<br />
la nevosa spalla = metafora<br />
622<br />
tetti = sineddoche<br />
623<br />
ricchi popolari = si tratta dei ricchi borghesi<br />
624<br />
calle dal piacer segnato = metafora per significare una<br />
strada in<strong>di</strong>cata dalla ricerca <strong>di</strong> piacere<br />
625<br />
La maestà <strong>di</strong> cavalier = metonimia<br />
626<br />
dolcissime querele = ossimoro e latinismo<br />
627<br />
gomito maligno = enallage<br />
628<br />
In cor nodrir = metafora<br />
629<br />
In cor nodrir magnanima quiete / Aprir nel volto ingenuo<br />
riso = chiasmo<br />
630<br />
luci = metonimia per occhi<br />
631<br />
Oh tre fiate avventurosi e quattro = paro<strong>di</strong>a del registro<br />
epico<br />
632<br />
Voi del nostro buon secolo mariti = iperbato<br />
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171. Tenaci branche 633 un indomabil mostro 634 ,<br />
172. Che ansando e anelando intorno giva<br />
173. A i nuziali letti, e tutto empiea<br />
174. Di sospetto e <strong>di</strong> fremito e <strong>di</strong> sangue 635 .<br />
175. Allor gli antri domestici le selve<br />
176. L'onde le rupi 636 alto ulular s'u<strong>di</strong>èno<br />
177. Di femminili stri<strong>di</strong> 637 . Allor le belle<br />
178. Dame 638 con mani incrocicchiate 639 , e luci<br />
179. Pavide 640 al ciel tremando lagrimando<br />
180. Tra la pompa feral de le lugubri<br />
181. Sale 641 vedean dal truce sposo offrirsi<br />
182. Le tazze attossicate o i nu<strong>di</strong> stili 642 .<br />
183. Ahi pazza Italia 643 , il tuo furor medesmo<br />
184. Oltre l'alpe oltre il mar 644 destò le risa<br />
185. Presso a gli emuli tuoi, che <strong>di</strong> gelosa<br />
186. Titol ti <strong>di</strong>èro; e t'è serbato ancora<br />
187. Ingiustamente. Non <strong>di</strong> cieco amore<br />
633<br />
fredde / Tenaci branche = enjambement<br />
634<br />
Uscia d’averno … indomabil mostro = perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care la gelosia immaginata come una Furia infernale con<br />
vipere al posto dei capelli<br />
635<br />
Di sospetto e <strong>di</strong> fremito e <strong>di</strong> sangue = climax ascendente e<br />
polisindeto<br />
636<br />
gli antri domestici le selve / L'onde le rupi = enumerazione<br />
asindetica<br />
637<br />
alto ulular s'u<strong>di</strong>èno / Di femminili stri<strong>di</strong> = questa<br />
descrizione effettuata con cupe tinte preromantiche ha<br />
chiaramente una sfumatura paro<strong>di</strong>stica, in quanto si tratta <strong>di</strong><br />
una materia truculenta, lontana dal gusto e dall’equilibrio <strong>di</strong><br />
<strong>Parini</strong><br />
638<br />
le belle / Dame = enjambement<br />
639<br />
incrocicchiate = l’aggettivo rende in maniera evidente<br />
l’atteggiamento delle mani convulsamente intrecciate in gesto<br />
<strong>di</strong> preghiera<br />
640<br />
luci / Pavide = enjambement e metonimia<br />
641<br />
lugubri / Sale = enjambement<br />
642<br />
Le tazze attossicate o i nu<strong>di</strong> stili = chiasmo. Cfr. Alfieri<br />
“Filippo” Atto V, sc. IV in cui il re offre a scelta ai due<br />
amanti <br />
643<br />
Ahi pazza Italia = l’Italia per questi eccessi si era fatta la<br />
fama <strong>di</strong> gelosa, coprendosi <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo <strong>di</strong> fronte agli stranieri<br />
644<br />
Oltre l'alpe oltre il mar = iterazione<br />
41
188. Vicendevol desire alterno impulso,<br />
189. Non <strong>di</strong> costume simiglianza or guida 645<br />
190. Giovani incauti al talamo bramato 646 :<br />
191. Ma la prudenza co i canuti padri<br />
192. Siede 647 librando il molto oro 648 e i <strong>di</strong>vini<br />
193. Antiquissimi sangui 649 : e allor che l'uno<br />
194. Bene all'altro risponda, ecco Imenèo 650<br />
195. Scoter sue faci 651 ; e unirsi al freddo sposo,<br />
196. Di lui non già ma de le nozze amante<br />
197. La fred<strong>di</strong>ssima vergine 652 , che in core<br />
198. Già i riti volge del bel mondo; e lieta<br />
199. La in<strong>di</strong>fferenza maritale 653 affronta.<br />
200. Cosi non fien de la crudel Megera 654<br />
201. Più temuti gli sdegni. Oltre Pirene 655<br />
202. Contenda or pur le desiate porte 656<br />
203. A i gravi amanti; e <strong>di</strong> femminee risse<br />
204. Turbi oriente. Italia oggi si ride<br />
205. Di quello ond'era già derisa 657 : tanto<br />
206. Puote una sola età volger le menti<br />
vv. 207 – 405 a cura <strong>di</strong> Arianna Lombar<strong>di</strong><br />
Tema centrale <strong>di</strong> questi versi è l’origine della<br />
<strong>di</strong>suguaglianza tra gli uomini, inserita<br />
all’interno <strong>di</strong> una favola mitologica. <strong>Il</strong><br />
precettore, rivolgendosi al nobile, ironicamente<br />
645<br />
Non <strong>di</strong> cieco amore … non <strong>di</strong> costume … guida = litote<br />
646<br />
talamo bramato = enallage<br />
647<br />
la prudenza … Siede = personificazione<br />
648<br />
il molto oro = metonimia<br />
649<br />
i <strong>di</strong>vini / Antiquissimi sangui = metonimia e enjambement<br />
650<br />
Imenèo = il <strong>di</strong>o del matrimonio<br />
651<br />
faci = latinismo<br />
652<br />
freddo sposo … fred<strong>di</strong>ssima vergine = il <strong>Parini</strong> insiste nella<br />
condanna <strong>di</strong> una vita sentimentale fondata sull’insincerità<br />
653<br />
in<strong>di</strong>fferenza maritale = Cfr. nota precedente<br />
654<br />
Megera = una delle tre Furie; qui antonomasia per gelosia<br />
655<br />
Pirene = i Pirenei in Spagna<br />
656 desiate porte = enallage<br />
657 ride … derisa = antitesi<br />
gli spiega come il Piacere, inviato sulla terra<br />
dai Celesti, abbia mo<strong>di</strong>ficato la società umana<br />
<strong>di</strong>videndo quanti erano dotati <strong>di</strong> organi più<br />
sensibili e perfetti da quanti invece erano dotati<br />
<strong>di</strong> “ebeti fibre”: gli uni furono in grado <strong>di</strong><br />
assecondare gli stimoli del Piacere, gli altri si<br />
mostrarono sensibili solo a quelli del bisogno;<br />
gli uni <strong>di</strong>edero origine alla nobiltà, gli altri alla<br />
plebe. L’attenzione si riconcentra poi sul<br />
Giovin signore, colto nell’esercizio delle sue<br />
varie funzioni <strong>di</strong> cavalier servente della dama a<br />
mensa<br />
207. Ma già rimbomba d'una in altra sala<br />
208. Signore il nome tuo. Di già l'u<strong>di</strong>ro<br />
209. L'ime officine 658 ove al volubil tatto<br />
210. De gl'ingenui palati arduo s'appresta<br />
211. Solletico che molle i nervi scota 659<br />
212. E varia seco voluttà conduca<br />
213. Fino al centro dell'alma 660 . In bianche spoglie 661<br />
214. Affrettansi a compir la nobil opra<br />
215. Gravi ministri 662 : e lor sue leggi detta<br />
216. Una gran mente del paese uscita<br />
217. Ove Colberto e Risceliù 663 fur chiari 664 .<br />
218. Forse con tanta maestade in fronte<br />
219. Presso a le navi ond'<strong>Il</strong>io arse e cadèo 665<br />
658<br />
L'ime officine = latinismo: si tratta delle cucine situate<br />
nella parte bassa della casa<br />
659<br />
arduo s'appresta / Solletico che molle i nervi scota =<br />
metafora<br />
660<br />
al centro dell'alma = è evidente l’influsso su <strong>Parini</strong> della<br />
contemporanea psicologia sensistica<br />
661<br />
bianche spoglie = vestiti <strong>di</strong> bianco<br />
662<br />
Gravi ministri = i cuochi<br />
663<br />
Colberto e Risceliù = Colbert e Richelieu, ministri<br />
rispettivamente <strong>di</strong> Luigi XIV e <strong>di</strong> Luigi XIII<br />
664<br />
Una gran mente … chiari = perifrasi per in<strong>di</strong>care un cuoco<br />
francese<br />
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42
220. A gli ospiti famosi il grande Achille<br />
221. Disegnava la cena: e seco in tanto<br />
222. Le vivande cocean su i lenti fochi<br />
223. Pàtroclo 666 fido e il guidator <strong>di</strong> carri<br />
224. Automedonte 667 . O tu sagace mastro 668<br />
225. Di lusinghe al palato, udrai fra poco<br />
226. Sonar le lo<strong>di</strong> tue dall'alta mensa.<br />
227. Chi fia che ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> trovar mai fallo<br />
228. Nel tuo lavoro? 669 <strong>Il</strong> tuo signor fia tosto<br />
229. Campion de le tue glorie: e male a quanti<br />
230. Cercator <strong>di</strong> conviti 670 oseran motto<br />
231. Pronunciar contro a te; chè sul cocente<br />
232. Meriggio 671 andran peregrinando poi<br />
233. Miseri e stanchi; e non avran cui piaccia<br />
234. Più popolar de le lor bocche i pranzi 672 .<br />
235. Imban<strong>di</strong>ta è la mensa. In piè d'un salto<br />
236. Alzati e porgi almo garzon la mano<br />
237. A la tua dama; e lei dolce cadente<br />
238. Sopra <strong>di</strong> te col tuo valor sostieni,<br />
239. E al pranzo l'accompagna. I convitati<br />
240. Vengan dopo <strong>di</strong> voi: quin<strong>di</strong> lo sposo<br />
241. Ultimo segua. O prole alta <strong>di</strong> numi 673 ,<br />
242. Non vergognate <strong>di</strong> donar voi anco<br />
243. Brevi al cibo momenti 674 . A voi non vile<br />
244. Cura fia questa. A quei soltanto è vile 675<br />
245. Che il duro irrefrenabile bisogno<br />
246. Stimola e caccia 676 . All'impeto <strong>di</strong> quello<br />
247. Cedan l'orso la tigre il falco il nibbio<br />
665<br />
Presso a le navi … cadeo = riferimento ai poemi della<br />
classicità Cfr. Eneide III, 1-3<br />
666<br />
Patroclo = il grande amico <strong>di</strong> Achille<br />
667<br />
Automedonte = l’auriga <strong>di</strong> Achille<br />
668<br />
O tu sagace mastro = apostrofe al cuoco esperto<br />
669<br />
Chi fia … lavoro? = interrogativa retorica<br />
670<br />
Cercator <strong>di</strong> conviti = i parassiti<br />
671<br />
cocente / Meriggio = enjambement<br />
672<br />
Più popolar de le lor bocche i pranzi = sineddoche e<br />
allitterazione in “p”<br />
673<br />
O prole alta <strong>di</strong> numi = invocazione ironica<br />
674<br />
Brevi al cibo momenti = iperbato<br />
675<br />
vile … vile = epifora (vv. 243 – 244)<br />
676<br />
Stimola e caccia = metafora<br />
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248. L'orca il delfino 677 e quanti altri animanti 678<br />
249. Crescon qua giù: ma voi con rosee labbra<br />
250. La sola voluttade al pasto appelli,<br />
251. La sola voluttà 679 che le celesti<br />
252. Mense 680 apparecchia, e al nèttare 681 convita<br />
253. I viventi per sè dei sempiterni 682 .<br />
254. Vero forse non è 683 ; ma un giorno è fama<br />
255. Che fur gli uomini eguali: e ignoti nomi<br />
256. Fur nobili e plebei 684 . Al cibo al bere<br />
257. All'accoppiarse d'ambo i sessi al sonno 685<br />
258. Uno istinto medesmo un'egual forza 686<br />
259. Sospingeva gli umani: e niun consiglio<br />
260. Nulla scelta d'obbietti o lochi o tempi<br />
261. Era lor conceduto. A un rivo stesso<br />
262. A un medesimo frutto a una stess'ombra 687<br />
263. Convenivano insieme i primi padri<br />
264. Del tuo sangue o signore e i primi padri 688<br />
265. De la plebe spregiata: e gli stess'antri<br />
266. E il medesimo suol porgeano loro<br />
267. <strong>Il</strong> riposo e l'albergo, e a le lor membra<br />
268. I medesmi animai le irsute vesti.<br />
269. Sola una cura a tutti era comune 689<br />
677 Cedan l'orso la tigre il falco il nibbio / L'orca il delfino =<br />
enumerazione asindetica. – si noti come vi siano due animali<br />
<strong>di</strong> terra, due d’aria, due marini<br />
678 animanti = latinismo<br />
679 La sola voluttade … La sola voluttà = anafora (vv. 250 –<br />
251)<br />
680 celesti / Mense = enjambement<br />
681 nèttare = la bevanda degli dei<br />
682 I viventi per sè dei sempiterni = ironia<br />
683 Vero forse non è = da questo verso inizia la favola del<br />
Piacere, celebre episo<strong>di</strong>o del <strong>Giorno</strong>, in cui si finge <strong>di</strong><br />
giustificare la <strong>di</strong>suguaglianza tra gli uomini – l’affermazione è<br />
ironica<br />
684 nobili e plebei = antitesi<br />
685 Al cibo al bere / All’accoppiarse … al sonno = iterazione<br />
686 Uno istinto medesmo un'egual forza = chiasmo<br />
687 A un rivo stesso / A un medesimo frutto a una stess’ombra<br />
= iterazione<br />
688 i primi padri … i primi padri = epifora (vv. 263 – 264)<br />
43
270. Di sfuggire il dolore 690 : e ignota cosa<br />
271. Era il desire a gli uman petti ancora.<br />
272. L'uniforme de gli uomini sembianza<br />
273. Spiacque a' celesti: e a variar lor sorte<br />
274. <strong>Il</strong> Piacer 691 fu spe<strong>di</strong>to. Ecco il bel Genio 692 ,<br />
275. Qual già d'<strong>Il</strong>io 693 su i campi Iride 694 o Giuno<br />
276. A la terra s'appressa 695 : e questa ride<br />
277. Di riso 696 ancor non conosciuto. Ei move<br />
278. E l'aura estiva del cadente rivo<br />
279. E dei clivi odorosi 697 a lui blan<strong>di</strong>sce<br />
280. Le vaghe membra; e lenemente sdrucciola 698<br />
281. Sul tondeggiar de' muscoli gentile 699 .<br />
282. A lui giran <strong>di</strong>ntorno i vezzi e i giochi;<br />
283. E come ambrosia le lusinghe scorrono 700<br />
284. Da le fraghe del labbro 701 ; e da le luci<br />
285. Socchiuse 702 languidette umide fuora<br />
286. Di tremulo fulgore escon scintille 703 ,<br />
287. Ond'arde l'aere che scendendo ei varca 704 .<br />
689 … cura comune = l’aggettivazione vuol rendere il motivo<br />
dell’uguaglianza nelle cose stesse. Cfr. nei versi precedenti:<br />
<br />
690 sfuggire il dolore = si avverte l’influenza della filosofia<br />
empirico-sensista<br />
691 <strong>Il</strong> Piacer = personificazione<br />
692 il bel Genio = personificazione per il Piacere<br />
693 <strong>Il</strong>io = Troia<br />
694 Iride = messaggera degli dei<br />
695 Qual già d’<strong>Il</strong>io … s’appressa = similitu<strong>di</strong>ne<br />
696 ride / Di riso = figura etimologica in enjambement<br />
697 E l’aura estiva … E dei clivi odorosi = anafora<br />
698 Le vaghe membra; e lenemente sdrucciola = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
699 Sul tondeggiar de' muscoli gentile = si intende la dolce<br />
roton<strong>di</strong>tà delle forme – è evidente il richiamo sensista<br />
700 E come ambrosia le lusinghe scorrono = similitu<strong>di</strong>ne. Si<br />
noti il verso sdrucciolo<br />
701 Da le fraghe del labbro = metafora<br />
702 le luci / Socchiuse = enjambement e metonimia<br />
703 Di tremulo fulgore escon scintille = metafora<br />
704 Ond'arde l'aere… varca = allitterazione in “r” e metafora<br />
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288. Al fin sul dorso tuo 705 sentisti o terra<br />
289. Sua prima orma stamparsi: e tosto un lento<br />
290. Fremere 706 soavissimo si sparse 707<br />
291. Di cosa in cosa; e ognor crescendo tutte<br />
292. Di natura le viscere commosse 708 :<br />
293. Come nell'arsa state il tuono s'ode 709 ,<br />
294. Che <strong>di</strong> lontano mormorando viene,<br />
295. E col profondo suon <strong>di</strong> monte in monte<br />
296. Sorge; e la valle e la foresta intorno<br />
297. Mugon <strong>di</strong> smisurato alto rimbombo 710 .<br />
298. Oh beati fra gli altri e cari al cielo<br />
299. Viventi a cui con miglior man Titàno 711<br />
300. Formò gli organi egregi, e meglio tese<br />
301. E <strong>di</strong> fluido agilissimo inondolli! 712<br />
302. Voi l'ignoto solletico sentiste<br />
303. Del celeste motore 713 . In voi ben tosto<br />
304. La voglia s'infiammò 714 , nacque il desio:<br />
305. Voi primieri scopriste il buono il meglio<br />
306. Voi con foga 715 dolcissima correste<br />
307. A possederli. Allor quel de i duo sessi,<br />
308. Che necessario in prima era soltanto 716 ,<br />
309. D'amabile e <strong>di</strong> bello il nome ottenne.<br />
310. Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride 717 fu dato<br />
705<br />
sul dorso tuo = metafora<br />
706<br />
lento / Fremere = enjambement<br />
707<br />
soavissimo si sparse = allitterazione<br />
708<br />
Di natura le viscere commosse = metafora<br />
709<br />
Come nell'arsa state il tuono s'ode = similitu<strong>di</strong>ne<br />
710<br />
Mugon <strong>di</strong> smisurato alto rimbombo = verso onomatopeico<br />
e allitterazione in “m”<br />
711<br />
Titàno = metonimia per in<strong>di</strong>care Prometeo della stirpe dei<br />
Titani, che secondo il mito avrebbe creato l’uomo col fango,<br />
infondendogli la vita con una scintilla rapita al sole<br />
712<br />
E <strong>di</strong> fluido agilissimo inondolli! = allitterazione in “l”<br />
713<br />
celeste motore = perifrasi per in<strong>di</strong>care il Piacere, principio<br />
che mette in moto un nuovo modo <strong>di</strong> vivere<br />
714<br />
La voglia s'infiammò, nacque il desio = metafora e<br />
chiasmo<br />
715<br />
Voi primieri … Voi con foga = anafora<br />
716<br />
quel de i duo sessi, / Che necessario in prima era soltanto =<br />
perifrasi per in<strong>di</strong>care il sesso femminile<br />
44
311. <strong>Il</strong> primo esempio: tra femminei volti<br />
312. A <strong>di</strong>stinguer s'apprese: e fur sentite<br />
313. Primamente le grazie. Allor tra mille<br />
314. Sapor 718 fur noti i più soavi. Allora<br />
315. Fu il vin preposto all'onda 719 ; e il vin si elesse<br />
316. Figlio de' tralci più riarsi 720 , e posti<br />
317. A più fervido sol ne' più sublimi<br />
318. Colli dove più zolfo 721 il suolo impingua.<br />
319. Cosi l'uom si <strong>di</strong>vise: e fu il signore<br />
320. Da i mortali <strong>di</strong>stinto, a cui nel seno<br />
321. Giacquero ancor l'èbeti fibre 722 , inette<br />
322. A rimbalzar sotto a i soavi colpi<br />
323. De la nova cagione onde fur tocche;<br />
324. E quasi bovi al suol curvati 723 ancora<br />
325. Dinanzi al pungol del bisogno 724 andàro;<br />
326. E tra la servitude e la viltade<br />
327. E il travaglio e l'inopia 725 a viver nati<br />
328. Ebber nome <strong>di</strong> plebe. Or tu garzone<br />
329. Che per mille feltrato invitte reni<br />
330. Sangue racchiu<strong>di</strong> 726 , poi che in altra etade<br />
331. Arte forza o fortuna i padri tuoi<br />
332. Gran<strong>di</strong> rendette 727 ; poi che il tempo al fine<br />
717<br />
Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride = secondo la leggenda Paride sarebbe<br />
stato scelto come giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una gara <strong>di</strong> bellezza tra Era,<br />
Atena, Afro<strong>di</strong>te. Vinse Afro<strong>di</strong>te<br />
718<br />
tra mille / Sapor = enjambement e iperbole<br />
719<br />
onda = metonimia per acqua<br />
720<br />
tralci più riarsi = sineddoche. Si intende il vino prodotto<br />
con le vigne cresciute sui terreni più asciutti<br />
721<br />
più riarsi … più fervido … più sublimi … più zolfo =<br />
l’iterazione <strong>di</strong> più vuole esprimere la rara qualità <strong>di</strong> un vino<br />
che deve essere frutto <strong>di</strong> tante con<strong>di</strong>zioni favorevoli e mette in<br />
evidenza il gusto raffinatissimo dei nobili toccati dal Piacere<br />
722<br />
l'èbeti fibre = le fibre nervose più insensibili. Ebeti è<br />
latinismo<br />
723<br />
E quasi bovi al suol curvati = similitu<strong>di</strong>ne<br />
724<br />
Dinanzi al pungol del bisogno = metafora<br />
725<br />
E tra la servitude e la viltade / E il travaglio e l’inopia =<br />
iterazione e anafora ed enumerazione polisindetica<br />
726<br />
Che per mille feltrato invitte reni / Sangue racchiu<strong>di</strong> =<br />
iperbole ironica e iperbato<br />
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333. Lor <strong>di</strong>visi tesori in te raccolse,<br />
334. Go<strong>di</strong> de gli ozj tuoi a te da i numi<br />
335. Concessa parte: e l'umil vulgo in tanto<br />
336. Dell'industria donato 728 a te ministri<br />
337. Ora i piaceri tuoi, nato a recarli<br />
338. Su la mensa regal, 729 non a gioirne.<br />
339. Ecco splende il gran desco. In mille forme<br />
340. E <strong>di</strong> mille sapor <strong>di</strong> color mille 730<br />
341. La variata ere<strong>di</strong>tà de gli avi<br />
342. Scherza in nobil <strong>di</strong> vasi or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>sposta 731 .<br />
343. Già la dama s’appressa: e già da i servi 732<br />
344. <strong>Il</strong> morbido per lei seggio s’adatta.<br />
345. Tu signor <strong>di</strong> tua mano all’agil fianco<br />
346. <strong>Il</strong> sottopon si che lontana troppo<br />
347. Ella non sieda o da vicin col petto<br />
348. Ahi <strong>di</strong> troppo non prema: in<strong>di</strong> un bel salto<br />
349. Spicca, e chino raccogli a lei del lembo<br />
350. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ffuso volume 733 : e al fin t’assi<strong>di</strong><br />
351. Prossimo a lei. A cavalier gentile<br />
352. <strong>Il</strong> lato abbandonar de la sua dama<br />
353. Non fia lecito mai; se già non sorge<br />
354. Strana cagione a meritar ch’ei tolga<br />
355. Tanta licenza. Un nume 734 ebber gli antiqui<br />
356. Immobil sempre, che al medesmo padre<br />
727<br />
Arte forza o fortuna i padri tuoi / Gran<strong>di</strong> rendette =<br />
allitterazione in “r” – i tre termini gettano un’ombra sul<br />
costituirsi delle fortune nobiliari, formatesi per violenza o per<br />
fortuna o per astuzia, non con l’onesto lavoro<br />
728<br />
Dell'industria donato = costrutto latineggiante (donare<br />
aliquem aliqua re)<br />
729<br />
regal, = aggettivo iperbolico<br />
730<br />
In mille forme / E <strong>di</strong> mille sapor <strong>di</strong> color mille = iperbole e<br />
iterazione<br />
731 Scherza in nobil <strong>di</strong> vasi or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>sposta = iperbato<br />
732 Già la dama … già da i servi = iterazione<br />
733 del lembo / <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ffuso volume = le vaste pieghe dell’abito<br />
(volume è latinismo)<br />
734 Un nume = vi è un chiaro riferimento a Livio “Ab Urbe<br />
con<strong>di</strong>ta” I, 55 in cui si racconta la storia del <strong>di</strong>o Termine.<br />
Questi, quando a Roma fu costruito il tempio <strong>di</strong> Giove sul<br />
Campidoglio, restò dov’era, mentre le immagini degli altri dei<br />
vennero trasferite<br />
45
357. De gli dei 735 non cedette allor ch’ei scese<br />
358. <strong>Il</strong> Campidoglio ad abitar, sebbene<br />
359. E Giuno e Febo e Venere e Gra<strong>di</strong>vo 736<br />
360. E tutti gli altri dei da le lor se<strong>di</strong><br />
361. Per riverenza del tonante 737 usciro.<br />
362. In<strong>di</strong>stinto ad ognaltro il loco sia<br />
363. All’alta mensa intorno: e, s’alcun arde<br />
364. Ambizioso <strong>di</strong> brillar fra gli altri 738 ,<br />
365. Brilli 739 altramente. Oh come i varj ingegni<br />
366. La libertà del genial convito<br />
367. Desta ed infiamma! 740 Ivi il gentil motteggio 741 ,<br />
368. Malizioso svolazzando reca<br />
369. Sopra le penne fuggitive ed agita<br />
370. Ora i raccolti da la fama errori 742<br />
371. De le belle lontane, or de gli amanti<br />
372. Or de’ mariti i semplici costumi;<br />
373. E gode <strong>di</strong> mirar l’intento sposo<br />
374. Rider primiero, e <strong>di</strong> crucciar con lievi<br />
375. Minacce 743 in cor de la sua fida sposa<br />
376. I timi<strong>di</strong> segreti. Ivi abbracciata<br />
377. Co’ festivi racconti esulta e scherza<br />
378. L’elegante licenza 744 . Or nuda appare<br />
379. Come le Grazie 745 ; or con leggiadro velo<br />
380. Solletica più scaltra 746 ; e pur fatica<br />
735<br />
padre / De gli dei = enjambement e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
Giove<br />
736<br />
E Giuno e Febo e Venere e Gra<strong>di</strong>vo = enumerazione<br />
polisindetica. Gra<strong>di</strong>vo è Marte<br />
737<br />
tonante = epiteto <strong>di</strong> Giove<br />
738<br />
arde / Ambizioso <strong>di</strong> brillar fra gli altri = metafora.<br />
739<br />
Brillar … Brilli = poliptoto<br />
740<br />
Desta ed infiamma! = metafora<br />
741<br />
motteggio = personificazione per in<strong>di</strong>care la mal<strong>di</strong>cenza<br />
che l’autore ingentilisce con eufemismi (gentil, malizioso) e<br />
raffigura come un Amorino in stile rococò<br />
742<br />
Ora i raccolti da la fama errori = iperbato (errori sono le<br />
avventure sentimentali)<br />
743<br />
lievi / Minacce = enjambement<br />
744<br />
L’elegante licenza = metonimia per <strong>di</strong>scorsi licenziosi fatti<br />
con spirito e con grazia<br />
745<br />
Or nuda appare / Come le Grazie = similitu<strong>di</strong>ne – si<br />
intende il <strong>di</strong>scorso apertamente licenzioso<br />
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381. Di richiamar de le matrone al volto<br />
382. Quella rosa natia che caro fregio<br />
383. Fu dell’avole nostre; ed or ne’ campi<br />
384. Cresce solinga; e tra i selvaggi scherzi<br />
385. A le rozze villane il viso adorna 747 .<br />
386. Forse a la bella <strong>di</strong> sua man le dapi 748<br />
387. Piacerà ministrar, che novi al senso<br />
388. Gusti otterran da lei. Tu dunque il ferro 749 ,<br />
389. Che forbito ti giace al destro lato,<br />
390. Quasi spada sollecito snudando 750 ,<br />
391. Fa che in alto lampeggi; e chino a lei<br />
392. Magnanimo lo ce<strong>di</strong>. Or si vedranno<br />
393. De la can<strong>di</strong>da mano all’opra intenta<br />
394. I muscoli giocar soavi e molli 751 :<br />
395. E le grazie 752 piegandosi con essa<br />
396. Vestiran nuove forme, or da le <strong>di</strong>ta<br />
397. Fuggevoli 753 scorrendo, ora su l’alto<br />
398. De’ bei no<strong>di</strong> insensibili aleggiando,<br />
399. Ed or de le pozzette in sen cadendo<br />
400. Che de’ no<strong>di</strong> 754 al confin v’impresse Amore 755 .<br />
401. Mille baci 756 <strong>di</strong> freno impazienti<br />
746 or con leggiadro velo / Solletica più scaltra = si intendono<br />
le espressioni velate che stuzzicano maggiormente l’interesse<br />
747 Quella rosa natia che caro fregio / Fu dell’avole nostre; ed<br />
or ne’ campi / Cresce solinga; e tra i selvaggi scherzi / A le<br />
rozze villane il viso adorna = metafora per in<strong>di</strong>care lo<br />
spontaneo rossore sintomo del pudore femminile, tipico delle<br />
gentildonne antiche e che il poeta trova ora solo fra le<br />
conta<strong>di</strong>ne<br />
748 le dapi = le vivande (latinismo)<br />
749 il ferro = metonimia per coltello<br />
750 Quasi spada sollecito snudando = similitu<strong>di</strong>ne e<br />
allitterazione in “s”<br />
751 I muscoli giocar soavi e molli = riferimento alle teorie<br />
sensiste<br />
752 le grazie = personificazione<br />
753 <strong>di</strong>ta / Fuggevoli = enjambement<br />
754 no<strong>di</strong> = giunture. <strong>Il</strong> poeta sembra vedere le grazie<br />
personificate aggirarsi intorno alle varie parti della mano<br />
(<strong>di</strong>ta, giunture e pozzette), regolandone con eleganza i<br />
movimenti<br />
755 Amore = personificazione<br />
46
402. Ecco sorgon dal labbro a i convitati:<br />
403. Già s’arrischian già volano già un guardo 757<br />
404. Sfugge da gli occhi tuoi, che i vanni audaci<br />
405. Fulmina ed arde 758 e tue ragion <strong>di</strong>fende<br />
vv. 406 – 593 a cura <strong>di</strong> <strong>Il</strong>aria Magnani<br />
Abbiamo la descrizione dei partecipanti al<br />
banchetto, rappresentati con manie e<br />
caratteristiche proprie.<br />
406. Sol de la fida sposa a cui se’ caro<br />
407. <strong>Il</strong> tranquillo marito immoto siede:<br />
408. E nulla impression l’agita o move<br />
409. Di brama o <strong>di</strong> timor; però che Imene 759<br />
410. Da capo a piè fatollo. Imene 760 or porta<br />
411. Non più serti <strong>di</strong> rose al crine avvolti;<br />
412. Ma stupido papavero grondante<br />
413. Di crassa onda letèa 761 , che solo insegna<br />
414. Pur <strong>di</strong>anzi era del Sonno 762 . Ahi quante volte<br />
415. La dama delicata invoca il Sonno<br />
416. Che al talamo presieda; e seco in vece<br />
417. Trova Imenèo 763 ; e timida s’arretra<br />
418. Quasi al meriggio stanca villanella 764 ,<br />
419. Che fra l’erbe innocenti adagia il fianco<br />
420. Lieta e secura; e <strong>di</strong> repente vede 765<br />
421. Un serpe, e balza in pie<strong>di</strong> inorri<strong>di</strong>ta,<br />
422. E le rigide man stende, e ritragge 766<br />
756<br />
Mille baci = iperbole<br />
757<br />
Già s’arrischian già volano già un guardo = iterazione <strong>di</strong><br />
“già”<br />
758<br />
i vanni audaci / Fulmina ed arde = metafora. I vanni sono<br />
le ali dei baci<br />
759<br />
Imene = <strong>di</strong>vinità protettrice dei matrimoni<br />
760<br />
Imene … Imene = iterazione<br />
761<br />
crassa onda letèa = metafora. <strong>Il</strong> Lete è il fiume dell’oblio.<br />
762<br />
Sonno = personificazione<br />
763<br />
Imeneo = metonimia per il desiderio erotico del marito<br />
764<br />
Quasi … villanella = similitu<strong>di</strong>ne<br />
765<br />
repente vede = assonanza<br />
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423. <strong>Il</strong> cubito, e l’anelito sospende,<br />
424. E immota e muta 767 e con le labbra aperte<br />
425. <strong>Il</strong> guarda obliquamente. Ahi quante volte<br />
426. Incauto amante a la sua lunga pena<br />
427. Cercò sollievo; e d’invocar credendo<br />
428. Imène, ahi folle! invocò 768 il Sonno: e questi<br />
429. Di fredda oblivion 769 l’alma gli asperse 770 ;<br />
430. E d’invincibil noia e <strong>di</strong> torpente<br />
431. In<strong>di</strong>fferenza 771 gli ricinse il core 772 .<br />
432. Ma se a la dama <strong>di</strong>spensar non piace<br />
433. Le vivande o non giova, allor tu stesso<br />
434. La bell’opra 773 intrapren<strong>di</strong>. A gli occhi altrui<br />
435. Più così smaglierà l’enorme gemma,<br />
436. Dolc’esca a gli usurai che quella osàro 774<br />
437. A le promesse <strong>di</strong> signor preporre<br />
438. Villanamente; e contemplati fièno<br />
439. I manichetti, la più nobil opra<br />
440. Che tessesser giammai angliche Aracni 775 .<br />
441. Invi<strong>di</strong>eran tua delicata mano<br />
442. I convitati; inarcheran le ciglia<br />
443. Al <strong>di</strong>fficil lavoro: e d’oggi in poi<br />
444. Ti fia ceduto il trinciator coltello<br />
445. Che al cadetto guerrier serban le mense.<br />
446. Sia tua cura fra tanto errar su i cibi<br />
447. Con sollecita occhiata, e prontamente<br />
448. Scoprir qual d’essi a la tua bella è caro;<br />
449. E qual <strong>di</strong> raro augel, <strong>di</strong> stranio pesce<br />
450. Parte 776 le aggrada. <strong>Il</strong> tuo coltello Amore<br />
766 stende e ritragge = hysteron proteron<br />
767 immota e muta = paronomasia<br />
768 d’invocar … invocò = poliptoto<br />
769 oblivion = latinismo<br />
770 l’alma gli asperse = metafora<br />
771 torpente / In<strong>di</strong>fferenza = enjambement<br />
772 gli ricinse il core = metafora<br />
773 opra = sincope per opera<br />
774 osàro = sincope per osarono<br />
775 angliche Aracni = antonomasia per tessitrici inglesi.<br />
Aracne era una fanciulla abile nella tessitura, che per aver<br />
sfidato Atena in quell’arte, venne trasformata in ragno. Cfr.<br />
Ovi<strong>di</strong>o Metamorfosi<br />
776 E qual <strong>di</strong> raro augel … parte = iperbato<br />
47
451. Anatomico renda, Amor 777 che tutte<br />
452. De gli animanti annoverar le membra 778<br />
453. Puote, e <strong>di</strong>scerner sa qual aggian tutte<br />
454. Uso e natura. Più d’ognaltra cosa<br />
455. Però ti caglia rammentar mai sempre<br />
456. Qual più cibo le noccia o qual più 779 giovi;<br />
457. E l’un rapisci a lei, l’altro conce<strong>di</strong><br />
458. Come d’uopo a te pare. Oh <strong>di</strong>o, la serba<br />
459. Serbala 780 a i cari figli. Essi, dal giorno<br />
460. Che le alleviàro il delicato fianco<br />
461. Non la rivider più: d’ignobil petto<br />
462. Esaurirono i vasi 781 : e la ricolma<br />
463. Nitidezza lasciàro al sen materno.<br />
464. Sgridala, se a te par ch’avida troppo<br />
465. Al cibo agogni; e le ricorda i mali,<br />
466. Che forse avranno altra cagione, e ch’ella<br />
467. Al cibo imputerà nel dì venturo.<br />
468. Nè al cucinier perdona, a cui non calse<br />
469. Tanta salute. A te ne’ servi altrui<br />
470. Ragion fu data in quel beato istante<br />
471. Che la noia e l’amore ambo vi strinse<br />
472. In dolce nodo; e pose or<strong>di</strong>ni e leggi.<br />
473. Per te sgravato d’o<strong>di</strong>oso incarco<br />
474. Ti fia grato colui che dritto vanta<br />
475. D’impor novo cognome a la tua dama 782 ;<br />
476. E pinte strascinar su gli aurei cocchi 783<br />
477. Giunte a quelle <strong>di</strong> lei le proprie insegne:<br />
478. Dritto 784 sacro a lui sol, ch’altri giammai<br />
479. Audace non tentò <strong>di</strong>vider seco.<br />
480. Ve<strong>di</strong> come col guardo a te fa cenno<br />
481. Pago ridendo, e a le tue leggi applaude;<br />
482. Mentre l’alta forcina in tanto ei volge<br />
483. Di gra<strong>di</strong>te vivande al piatto ancora.<br />
484. Non però sempre a la tua bella intorno<br />
777 Amore … Amor = iterazione e personificazione<br />
778 De gli animanti … le membra = iperbato<br />
779 Qual più … qual più = iterazione<br />
780 serba / Serbala = ana<strong>di</strong>plosi<br />
781 vasi = metonimia per latte<br />
782 Colui che … dama = perifrasi per in<strong>di</strong>care il marito<br />
783 E pinte strascinar su gli aurei cocchi = iperbato<br />
784 Dritto = sincope per <strong>di</strong>ritto<br />
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485. Su<strong>di</strong>n 785 gli studj tuoi. Anco tal volta<br />
486. Fia lecito goder brevi riposi;<br />
487. E de la quercia trionfale all’ombra,<br />
488. Te de la polve olimpica tergendo,<br />
489. Al vario ragionar de gli altri eroi 786<br />
490. Porgere orecchio 787 ; e il tuo sermone a i loro<br />
491. Frammischiar ozioso. Uno già scote<br />
492. Le architettate del bel crine anella<br />
493. Su la guancia ondeggianti; e ad ogni scossa<br />
494. De’ convitati a le narici manda<br />
495. Vezzoso nembo 788 d’Arabi profumi.<br />
496. A lo spirto 789 <strong>di</strong> lui l’alma natura<br />
497. Fu pro<strong>di</strong>ga cosi che più non seppe<br />
498. Di che il volto abbellirgli; e all’arte <strong>di</strong>sse:<br />
499. Tu compi il mio lavoro: e l’arte suda 790<br />
500. Sollecita <strong>di</strong>ntorno all’opra illustre.<br />
501. Molli tinture preziose linfe<br />
502. Polvi pastiglie delicati unguenti<br />
503. Tutto arrischia per lui. Quanto <strong>di</strong> novo<br />
504. E mostruoso più sa tesser spola<br />
505. O bulino intagliar gallico ed anglo<br />
506. A lui primo concede. Oh lui beato<br />
507. Che primo ancor <strong>di</strong> non più viste forme<br />
508. Tabacchiera mostrò. L’etica invi<strong>di</strong>a<br />
509. I gran<strong>di</strong> eguali a lui lacera e mangia;<br />
510. Ed ei pago <strong>di</strong> sè, superbamente<br />
511. Crudo, fa loro balenar su gli occhi<br />
512. L’ultima gloria onde Parigi ornollo.<br />
513. Forse altera cosi d’Egitto in faccia<br />
514. Vaga prole <strong>di</strong> Sèmele 791 apparisti<br />
515. I giocon<strong>di</strong> rubini 792 alto levando<br />
785 Su<strong>di</strong>n gli studj tuoi= metonimia<br />
786 E de la quercia … eroi = iperbato<br />
787 Porgere orecchio = metafora<br />
788 Vezzoso nembo = metafora<br />
789 spirto = sincope<br />
790 l’arte suda = metonimia<br />
791 Sèmele = la madre <strong>di</strong> Dioniso, incenerita da Giunone. Cfr.<br />
Ovi<strong>di</strong>o, Metamorfosi, IV e Dante, Inferno, XXX: <br />
792 rubini = metafora per chicchi<br />
48
516. Del grappolo primiero: e tal tu forse<br />
517. Tessalico garzon 793 mostrasti a Jolco 794<br />
518. L’auree lane 795 rapite al fero drago.<br />
519. Or ve<strong>di</strong> or ve<strong>di</strong> 796 qual magnanim’ira<br />
520. Nell’eroe che dell’altro a canto siede<br />
521. A sì novo spettacolo si desta!<br />
522. Ve<strong>di</strong> quanto ei s’affanna; e il pasto sembra<br />
523. Obliar declamando! Al certo al certo 797<br />
524. <strong>Il</strong> nemico è a le porte. Oimè i Penati<br />
525. Tremano e in forse è la civil salute!<br />
526. Ma no; più grave a lui più preziosa<br />
527. Cura lo infiamma. Oh depravato ingegno<br />
528. De gli artefici nostri! 798 In van si spera<br />
529. Da la inerte lor man lavoro egregio<br />
530. Felice invenzion d’uom nobil degna.<br />
531. Chi sa intrecciar chi sa 799 pulir fermaglio<br />
532. A patrizio calzar; chi tesser drappo<br />
533. Soffribil tanto che d’ornar presuma<br />
534. I membri <strong>di</strong> signor che un lustro a pena<br />
535. Conti <strong>di</strong> feudo? In van s’adopra e stanca<br />
536. Chi la lor mente sonnolenta e crassa<br />
537. Cerca destar: <strong>di</strong> là dall’Alpi 800 è d’uopo<br />
538. Appellar l’eleganza: e chi giammai<br />
539. Fuor che il genio <strong>di</strong> Francia osato avria<br />
540. Su i menomi lavori i grechi ornati<br />
541. Condur felicemente? Andò romito<br />
542. <strong>Il</strong> bongusto finora spaziando<br />
543. Per le auguste cornici e per gli eccelsi<br />
544. Timpani 801 de le moli a i numi sacre<br />
545. O a gli uomini scettrati 802 ; ed or ne scende<br />
546. Vago al fin d’agitar gli austeri fregi<br />
547. Entro a le man <strong>di</strong> cavalieri e dame.<br />
793 Tessalico garzon = antonomasia per Giasone<br />
794 Jolco = località della Tessaglia, patria <strong>di</strong> Giasone<br />
795 L’auree lane = il vello d’oro<br />
796 Or ve<strong>di</strong> or ve<strong>di</strong> = iterazione<br />
797 Al certo al certo = iterazione<br />
798 Oh depravato ingegno / De gli artefici nostri! = epifonema<br />
799 Chi sa … chi sa = iterazione<br />
800 <strong>di</strong> là dall’Alpi = francesismo<br />
801 eccelsi / Timpani = enjambement<br />
802 uomini scettrati = perifrasi per in<strong>di</strong>care i re<br />
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548. Ben tosto si vedrà strascinar anco<br />
549. Fra i nuziali doni e i lievi veli 803<br />
550. Le greche travi: e docile trastullo<br />
551. Fien de la moda le colonne e gli archi<br />
552. Ove sedeano i secoli canuti 804 .<br />
553. "Commercio" alto gridar, gridar "commercio" 805<br />
554. All’altro lato de la mensa or o<strong>di</strong><br />
555. Con fanatica voce: e tra il fragore<br />
556. D’un peregrino d’eloquenza fiume 806<br />
557. Di bella novità stampate al conio<br />
558. Le forme appren<strong>di</strong>, onde assai meglio poi<br />
559. Brillantati i pensier picchin lo spirto. 807<br />
560. Tu pur grida "commercio": e un motto ancora<br />
561. La tua bella ne <strong>di</strong>ca. Empiono è vero<br />
562. <strong>Il</strong> nostro suol <strong>di</strong> Cerere 808 i favori,<br />
563. Che per folti <strong>di</strong> biade immensi campi<br />
564. Ergesi altera; e pur ne mostra a pena<br />
565. Tra le spighe confuso il crin dorato. 809<br />
566. Bacco e Vertunno 810 i lieti poggi e il monte<br />
567. Ne coronan <strong>di</strong> poma 811 : e Pale 812 amica<br />
568. Latte ne preme a larga mano; e tonde<br />
569. Can<strong>di</strong><strong>di</strong> velli; e per li prati pasce<br />
570. Mille al palato uman vittime sacre 813 .<br />
571. Sorge fecondo il lin soave cura<br />
572. De’ verni rusticali: e d’infinita<br />
573. Serie 814 ne cinge le campagne<br />
574. Che vale or ciò? Su le natie lor balze il tanto<br />
575. Per la morte <strong>di</strong> Tisbe arbor famoso. 815<br />
803<br />
lievi veli = allitterazione<br />
804<br />
sedeano i secoli canuti = metafora<br />
805<br />
"Commercio" alto gridar, gridar "commercio" = chiasmo<br />
806<br />
D’un peregrino d’eloquenza fiume = metafora e iperbato<br />
807<br />
pensier picchin lo spirto = allitterazione in “p”<br />
808<br />
Cerere = dea delle messi<br />
809<br />
crin dorato = metafora<br />
810<br />
Vertunno = <strong>di</strong>vinità agreste<br />
811<br />
poma = latinismo<br />
812<br />
Pale = <strong>di</strong>vinità agreste<br />
813<br />
Mille al palato uman vittime sacre = iperbole e iperbato<br />
814<br />
infinita / Serie = enjambement<br />
815<br />
il tanto / Per la morte <strong>di</strong> Tisbe arbor famoso.= perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care il gelso, albero i cui fiori si macchiarono <strong>di</strong> rosso,<br />
49
576. Rodan le capre; ruminando 816 il bue<br />
577. Per li prati natii vada; e la plebe<br />
578. Non <strong>di</strong>ssimile a lor si nudra e vesta<br />
579. De le fatiche sue 817 : ma a le grand’alme<br />
580. Di troppo agevol ben schife Cillenio 818<br />
581. <strong>Il</strong> comodo ministri, a cui le miglia<br />
582. Pregio acquistino e l’oro: e d’ogn’intorno<br />
583. "Commercio" risonar s’oda "commercio". 819<br />
584. Tale da i letti de la molle rosa<br />
585. Sibari 820 un dì gridar soleva; e i lumi 821<br />
586. Disdegnando volgea da i frutti aviti<br />
587. Troppo per lei ignobil cura; e mentre<br />
588. Cartagin dura 822 a le fatiche e Tiro 823<br />
589. Pericolando per l’immenso sale 824<br />
590. Con l’oro altrui le voluttà cambiava,<br />
591. Sibari si volgea su l’altro lato;<br />
592. E non premute ancor rose cercando<br />
593. Pur <strong>di</strong> commercio novellava e d’arti<br />
vv. 594 – 793 a cura <strong>di</strong> <strong>Il</strong>aria Montali<br />
Prosegue la descrizione dei commensali, tra<br />
cui si <strong>di</strong>stingue un vegetariano, che non<br />
mangia carne per pietà verso gli animali. Alla<br />
dama torna così alla mente l’episo<strong>di</strong>o della<br />
Vergine cuccia: la sua adorata cagnetta aveva<br />
morsicato il piede <strong>di</strong> un servo, ricevendone un<br />
dopo il sacrificio <strong>di</strong> Tisbe e Piramo Cfr. Ovi<strong>di</strong>o Metamorfosi<br />
IV, 55-166<br />
816<br />
Rodan le capre; ruminando = allitterazione in “r”<br />
817<br />
De le fatiche sue = metonimia<br />
818<br />
Cillenio = epiteto <strong>di</strong> Mercurio<br />
819<br />
"Commercio" risonar s’oda "commercio". = chiasmo<br />
820<br />
Sibari = colonia dorica dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, famosa per<br />
il lusso degli abitanti<br />
821<br />
lumi = metonimia per occhi<br />
822<br />
cura … dura = rima interna<br />
823<br />
Cartagine … Tiro = note colonie fenice<br />
824<br />
sale = metonimia per mare<br />
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calcio; per questo il servo era stato licenziato<br />
dalla dama.<br />
594. Ma chi è quell’eroe che tanta parte<br />
595. Colà ingombra <strong>di</strong> loco; e mangia e fiuta<br />
596. E guata; e 825 de le altrui fole ridendo<br />
597. Sì superba <strong>di</strong> ventre agita mole?<br />
598. Oh <strong>di</strong> mente acutissima dotate<br />
599. Mamme 826 del suo palato! 827 Oh da’ mortali<br />
600. Invi<strong>di</strong>abil anima che siede<br />
601. Fra l’ammiranda lor testura, e quin<strong>di</strong><br />
602. L’ultimo del piacer deliquio sugge! 828<br />
603. Chi più acuto <strong>di</strong> lui penètra e intende<br />
604. La natura migliore? O chi più industre<br />
605. Converte a suo piacer l’aria 829 la terra<br />
606. E il ferace <strong>di</strong> mostri ondoso abisso?<br />
607. Qualora ei viene al desco altrui paventano<br />
608. Suo gusto inesorabile le smilze<br />
609. Ombre 830 de gli avi, che per l’aria lievi<br />
610. Aggiransi vegliando ancor <strong>di</strong>ntorno<br />
611. A i ceduti tesori; e piangon lasse<br />
612. Le mal spese vigilie, i sobrj pasti,<br />
613. Le in preda all’aquilon case 831 , le antique<br />
614. Digiune rozze, gli scommessi cocchi<br />
615. Forte assordanti per stridente ferro 832<br />
616. Le piazze e i tetti 833 : e lamentando vanno<br />
617. Gl’invan nudati rustici, le fami<br />
618. Mal desiate, e de le sacre toghe<br />
619. L’armata in vano autorità sul vulgo 834 .<br />
825<br />
e mangia e fiuta / E guata; e … = iterazione <strong>di</strong> “e” e climax<br />
826<br />
Mamme = metafora<br />
827<br />
Oh <strong>di</strong> mente … palato! = apostrofe<br />
828<br />
Oh da mortali / Invi<strong>di</strong>abile anima … sugge = apostrofe e<br />
metafora<br />
829<br />
Converte a suo piacer l’aria … = metafora<br />
830<br />
smilze / Ombre = enjambement<br />
831<br />
Le in preda all’aquilon case = iperbato<br />
832<br />
Forte assordanti per stridente ferro = allittrazione in “t” e<br />
in “r”<br />
833<br />
tetti = sineddoche<br />
834<br />
L’armata in vano autorità sul vulgo = iperbato<br />
50
620. L’altro vicin chi fia? Per certo il caso<br />
621. Congiunse accorto 835 i duo leggiadri estremi,<br />
622. Perchè doppio spettacolo campeggi;<br />
623. E l’un dell’altro al par più lustri e splenda.<br />
624. Falcato <strong>di</strong>o de gli orti 836 , a cui la greca<br />
625. Làmsaco 837 d’asinelli offrir solea<br />
626. Vittima degna, al giovane seguace<br />
627. Del sapiente <strong>di</strong> Samo 838 i doni tuoi<br />
628. Reca sul desco. Egli ozioso siede<br />
629. Aborrendo le carni; e le narici<br />
630. Schifo raggrinza; e in nauseanti rughe<br />
631. Ripiega i labbri; e poco pane 839 in tanto<br />
632. Rumina lentamente. Altro giammai<br />
633. A la squallida ine<strong>di</strong>a eroe non seppe<br />
634. Durar sì forte: nè lassezza il vinse<br />
635. Nè deliquio giammai nè febbre ardente 840 :<br />
636. Tanto importa lo aver scalze le membra<br />
637. Singolare il costume e nel bel mondo<br />
638. Onor <strong>di</strong> filosofico talento.<br />
639. Qual anima è volgar la sua pietate<br />
640. Serbi per l’uomo: e facile ribrezzo<br />
641. Dèstino in lei del suo simile i danni<br />
642. O i bisogni o le piaghe. <strong>Il</strong> cor <strong>di</strong> questo<br />
643. Sdegna comune affetto; e i dolci moti<br />
644. A più lontano limite sospigne.<br />
645. "Pera colui che prima osò la mano<br />
646. Armata alzar su l’innocente agnella<br />
647. E sul placido bue 841 : nè il truculento<br />
648. Cor gli piegàro i teneri belati 842 ,<br />
835<br />
Congiunse accorto = allitterazione<br />
836<br />
Falcato <strong>di</strong>o de gli orti = perifrasi per in<strong>di</strong>care Priapo,<br />
rappresentato con una falce in mano<br />
837<br />
Lamsaco = località della Nisia in cui era particolarmente<br />
vivo il culto <strong>di</strong> Priapo<br />
838<br />
Del sapiente <strong>di</strong> Samo = perifrasi per in<strong>di</strong>care Pitagora, la<br />
cui filosofia proibiva il consumo delle carni<br />
839<br />
Ripiega i labbri; e poco pane = allitterazione in “p”<br />
840<br />
nè lassezza … Né deliquio … né febbre ardente =<br />
iterazione e climax<br />
841<br />
Pera colui … bue = imprecazione. Cfr. <strong>Parini</strong> La salubrità<br />
dell’aria v. 25 <br />
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649. Nè i pietosi mugiti 843 , nè le molli<br />
650. Lingue lambenti 844 tortuosamente<br />
651. La man che il loro fato aimè stringea".<br />
652. Tal ei parla o signor 845 : ma sorge in tanto<br />
653. A quel pietoso favellar da gli occhi<br />
654. De la tua dama dolce lagrimetta<br />
655. Pari a le stille tremule brillanti 846 ,<br />
656. Che a la nova stagion 847 gemendo vanno<br />
657. Da i palmiti <strong>di</strong> Bacco 848 entro commossi<br />
658. Al tiepido spirar de le prim’aure<br />
659. Fecondatrici 849 . Or le sovvien del giorno,<br />
660. Ahi fero giorno! allor che la sua bella<br />
661. Vergine cuccia 850 de le Grazie alunna 851 ,<br />
662. Giovanilmente vezzeggiando, il piede<br />
663. Villan 852 del servo con gli eburnei denti 853<br />
664. Segnò <strong>di</strong> lieve nota 854 : e questi audace<br />
665. Col sacrilego piè 855 lanciolla: ed ella<br />
666. Tre volte rotolò; tre volte scosse 856<br />
667. Lo scompigliato pelo, e da le vaghe<br />
668. Nari 857 soffiò la polvere rodente 858 :<br />
842 teneri belati = sinestesia<br />
843 pietosi mugiti = metafora<br />
844 molli / Lingue lambenti = enjambement e allitterazione in<br />
“l”<br />
845 o signor = intervento dell’io narrante<br />
846 Pari a le stille tremule brillanti = similitu<strong>di</strong>ne<br />
847 nova stagion = perifrasi per primavera<br />
848 Da i palmiti <strong>di</strong> Bacco = perifrasi per in<strong>di</strong>care le foglie della<br />
vite<br />
849 aure / Fecondatrici = enjambement<br />
850 bella / Vergine cuccia = enjambement e perifrasi (la<br />
cagnetta)<br />
851 de le Grazie alunna = iperbato e latinismo<br />
852 piede / Villan = enjambement e enallage antifrastica.<br />
L’aggettivo villano deve essere inteso in senso ironico e va<br />
riferito al sostantivo “servo”<br />
853 eburnei denti = metafora antifrastica<br />
854 Segnò <strong>di</strong> lieve nota = perifrasi eufemistica<br />
855 sacrilego piè = iperbole ironica<br />
856 Tre volte rotolò; tre volte scosse = iterazione e paro<strong>di</strong>a del<br />
registro epico. Cfr. Virgilio, Eneide VI, vv. 700 – 701 e<br />
Dante, Purgatorio II, vv. 79-81<br />
51
669. In<strong>di</strong> i gemiti alzando, aita aita 859<br />
670. Parea <strong>di</strong>cesse; e da le aurate volte<br />
671. A lei la impietosita Eco 860 rispose;<br />
672. E dall’infime chiostre i mesti servi<br />
673. Asceser tutti; e da le somme stanze<br />
674. Le damigelle pallide tremanti<br />
675. Precipitàro 861 . Accorse ognuno: il volto<br />
676. Fu d’essenze spruzzato a la tua dama:<br />
677. Ella rinvenne al fine. Ira e dolore<br />
678. L’agitavano ancor: fulminei sguar<strong>di</strong> 862<br />
679. Gettò sul servo; e con languida voce<br />
680. Chiamò tre volte la sua cuccia 863 : e questa<br />
681. Al sen le corse; in suo tenor vendetta<br />
682. Chieder sembrolle: e tu vendetta avesti<br />
683. Vergine cuccia de le Grazie alunna 864 .<br />
684. L'empio servo 865 tremò; con gli occhi al suolo<br />
685. Udì la sua condanna. A lui non valse<br />
686. Merito quadrilustre: a lui non valse 866<br />
687. Zelo d’arcani ufici. Ei nudo andonne<br />
688. De le assise spogliato onde pur <strong>di</strong>anzi<br />
689. Era insigne a la plebe: e in van novello<br />
690. Signor 867 sperò; chè le pietose dame<br />
691. Inorri<strong>di</strong>ro; e del misfatto atroce 868<br />
692. O<strong>di</strong>àr l’autore. <strong>Il</strong> perfido si giacque<br />
693. Con la squallida prole e con la nuda<br />
694. Consorte a lato su la via spargendo<br />
695. Al passeggero inutili lamenti 869 :<br />
857<br />
vaghe / Nari = enjambement<br />
858<br />
polvere rodente = allitterazione in “r”<br />
859<br />
aita aita = iterazione e onomatopea<br />
860<br />
Eco = ninfa amata da Zeus, trasformata in pura voce<br />
861<br />
E da l’infime chiostre … Asceser … e da le somme stanze<br />
… precipitaro = antitesi<br />
862<br />
fulminei sguar<strong>di</strong> = metafora<br />
863<br />
Chiamò tre volte la sua cuccia Cfr. nota 246<br />
864<br />
Vergine cuccia de le Grazie alunna = è ripetuto il v. 661<br />
865<br />
L'empio servo = aggettivazione antifrastica<br />
866<br />
A lui non valse … a lui non valse = epifora<br />
867<br />
novello / Signor = enjambement<br />
868<br />
misfatto atroce = aggettivazione antifrastica<br />
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696. E tu vergine cuccia idol placato<br />
697. Da le vittime umane 870 isti superba.<br />
698. Nè senza i miei precetti o senza 871 scorta<br />
699. Ineru<strong>di</strong>to andrai signor, qualora<br />
700. <strong>Il</strong> perverso destin dal fianco amato<br />
701. Ti allontani a la mensa. Avvien sovente<br />
702. Che con l’aio seguace o con l’amico<br />
703. Un grande illustre or l’Alpi or l’oceàno<br />
704. Varchi e scenda in Ausonia 872 , orribil ceffo<br />
705. Per natura o per arte, a cui Ciprigna 873<br />
706. Rose le nari 874 ; o sale impuro e crudo<br />
707. Snudò i denti ineguali. Ora il <strong>di</strong>stingue<br />
708. Risibil gobba, or furiosi sguar<strong>di</strong><br />
709. Obliqui o loschi: or rantoloso avvolge<br />
710. Fra le tumide 875 fauci ampio volume<br />
711. Di voce, che gorgoglia 876 , ed esce al fine<br />
712. Come da inverso fiasco onda che goccia 877 ;<br />
713. Or d’avi or <strong>di</strong> cavalli ora 878 <strong>di</strong> Frini 879<br />
714. Instancabile parla; or de’ celesti<br />
715. Le folgori deride 880 . Aurei monili<br />
716. E nastri e gemme gloriose pompe<br />
717. L’ingombran tutto: e gran titolo suona 881<br />
718. Dinanzi a lui. Qual più tra noi risplende<br />
869 Con la squallida prole e con la nuda / Consorte … inutili<br />
lamenti = l’aggettivazione evidenzia la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà<br />
a cui viene costretto il servo con la sua famiglia<br />
870 idol placato / Da le vittime umane = metafora<br />
871 senza … senza = iterazione<br />
872 Ausonia = antico nome dell’Italia<br />
873 Ciprigna = metonimia per malattia venerea<br />
874 Rose le nari = espressione metaforica<br />
875 denti ineguali … Risibil gobba … furiosi sguar<strong>di</strong> / Obliqui<br />
o loschi: or rantoloso … tumide fauci = aggettivazione<br />
realistica, secondo i canoni sensistici<br />
876 gorgoglia = verbo onomatopeico<br />
877 Come da inverso fiasco onda che goccia = similitu<strong>di</strong>ne<br />
878 Or … or … ora = iterazione<br />
879 Frini = antonomasia per cortigiane<br />
880 or de’ clesti / Le folgori deride = allusione alle idee<br />
ateistiche dell’<strong>Il</strong>luminismo francese, alle quali <strong>Parini</strong> si<br />
oppose sempre con tenacia<br />
881 gran titolo suona = metafora<br />
52
719. Inclita stirpe ch’onorar non voglia<br />
720. D’un ospite sì degno i Lari 882 suoi?<br />
721. Ei però col compagno ammessi fièno<br />
722. Di Giuno a i fianchi 883 : e tu lontan da lei<br />
723. Co’ Silvani capripe<strong>di</strong> 884 n’andrai<br />
724. Presso al marito; e pranzerai negletto<br />
725. Fra il popol folto de gli dei minori.<br />
726. Ma negletto 885 non già da gli occhi andrai<br />
727. De la dama gentil, che a te rivolti<br />
728. Incontreranno i tuoi. L’aere 886 a quell’urto<br />
729. Arderà <strong>di</strong> faville 887 : e Amor con l’ali<br />
730. L’agiterà. 888 Nel fortunato incontro<br />
731. I messagger pacifici dell’alma<br />
732. Cambieran lor novelle: e alternamente<br />
733. Spinti ritorneranno a voi con dolce<br />
734. Delizioso tremito su i cori.<br />
735. Allor tu le ubbi<strong>di</strong>sci; o se t’invita<br />
736. Le vivande a gustar, che a lei vicine<br />
737. L’or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>spose; o se 889 a te chiede in vece<br />
738. Quella che innanzi a te sue voglie pugne 890<br />
739. Non col soave odor, ma con le nove<br />
740. Leggiadre forme 891 onde abbellir la seppe<br />
741. Dell’ammirato cucinier la mano 892 .<br />
742. Con la mente si pascono le <strong>di</strong>ve 893<br />
743. Sopra le nubi del brillante Olimpo:<br />
744. E lor labbra immortali irrita 894 e move<br />
745. Non la materia, ma il <strong>di</strong>vin lavoro.<br />
746. Nè allor men destro ad ubbi<strong>di</strong>r sarai<br />
747. Che <strong>di</strong> raro licor la bella strigne<br />
882<br />
Lari = <strong>di</strong>vinità del focolare domestico<br />
883<br />
Di Giuno a i fianchi = designazione iperbolica della donna<br />
884<br />
Silvani capripe<strong>di</strong> = perifrasi per in<strong>di</strong>care i satiri<br />
885<br />
negletto = latinismo<br />
886<br />
aere = latinismo<br />
887<br />
Arderà <strong>di</strong> faville = metafora<br />
888<br />
Amor con l’ali / L’agiterà.= personificazione e metafora<br />
889<br />
o se … o se = iterazione<br />
890<br />
sue voglie pugne = metafora<br />
891<br />
nove / Leggiadre forme = enjambement<br />
892<br />
Dell’ammirato cucinier la mano = iperbato<br />
893<br />
Con la mente si pascono le <strong>di</strong>ve = espressione metaforica<br />
894<br />
lor labbra immortali irrita = allitterazione in “r”<br />
748. Colmo bicchiere, a lo cui orlo intorno<br />
749. Serpe striscia dorata 895 ; e par che <strong>di</strong>ca:<br />
750. "Lungi o labbra profane: a i labbri solo<br />
751. De la <strong>di</strong>va che qui soggiorna e regna<br />
752. È il castissimo calice 896 serbato:<br />
753. Nè cavalier con alito maschile<br />
754. Osi appannarne il nitido cristallo 897 ;<br />
755. Nè dama convitata unqua 898 presuma<br />
756. I labbri apporvi; e sien pur casti e puri 899 ,<br />
757. E quanto esser può mai cari all’Amore 900 ".<br />
758. Tu al cenno de’ bei guar<strong>di</strong> e de la destra,<br />
759. Che reggendo il bicchier sospesa ondeggia<br />
760. Affettuoso atten<strong>di</strong>. I lumi 901 tuoi<br />
761. Di gioia sfavillando accolgan pronti<br />
762. <strong>Il</strong> brin<strong>di</strong>si segreto: e ti prepara<br />
763. In simil modo a tacita risposta 902 .<br />
764. Ecco d’estro già punta ecco 903 la Musa<br />
765. Brin<strong>di</strong>si grida all’uno e all’altro amante;<br />
766. All’altrui fida sposa a cui se’ caro,<br />
767. E a te signor sua dolce cura e nostra.<br />
768. Quale annoso licor Lièo 904 vi mesce,<br />
769. Tale Amore a voi mesca eterna gioia 905<br />
770. Non gustata al marito, e da coloro<br />
771. Invi<strong>di</strong>ata che gustata l’hanno.<br />
772. Veli con l’ali sue sagace oblio 906<br />
773. Le alterne infedeltà che un cor dall’altro<br />
895<br />
Serpe striscia dorata = metafora – si nota il fascino degli<br />
oggetti<br />
896<br />
castissimo calice = allitterazione<br />
897<br />
cristallo = metonimia per bicchiere<br />
898<br />
unqua = latinismo<br />
899<br />
I labbri apporvi; e sien pur casti e puri = allitterazione in<br />
“r” e <strong>di</strong>ttologia sinonimica<br />
900<br />
Amore = personificazione<br />
901<br />
lumi = metonimia per occhi<br />
902<br />
tacita risposta = ossimoro<br />
903<br />
Ecco … ecco = iterazione<br />
904<br />
Lièo = epiteto <strong>di</strong> Bacco, che significa colui che scioglie<br />
dalle cure<br />
905<br />
mesca eterna gioia = metafora<br />
906<br />
Veli con l’ali sue sagace oblio = metafora e allitterazione<br />
in “v,l,s”<br />
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53
774. Porieno un giorno separar per sempre:<br />
775. E solo a gli occhi vostri Amor <strong>di</strong>scopra<br />
776. Le alterne infedeltà, che in ambo i petti 907<br />
777. Ventilar ponno le cedenti fiamme 908 .<br />
778. Di sempiterno in<strong>di</strong>ssolubil nodo<br />
779. Canti augurj per voi vano cantore 909 :<br />
780. Nostra nobile musa a voi desia<br />
781. Sol quanto piace a voi durevol nodo.<br />
782. Duri 910 fin che a voi piace 911 : e non si scioglia<br />
783. Senza che Fama 912 sopra l’ale immense<br />
784. Tolga l’alta novella 913 ; e grande n’empia<br />
785. Col reboato dell’aperta tromba 914<br />
786. L’ampia cittade e dell’Enotria 915 i monti,<br />
787. E le piagge sonanti, e s’esser puote,<br />
788. La bianca Teti 916 e Gua<strong>di</strong>ana e Tule 917 .<br />
789. <strong>Il</strong> mattutino gabinetto il corso<br />
790. <strong>Il</strong> teatro e la mensa in vario stile 918<br />
791. Ne ragionin gran tempo. Ognun ne chieda<br />
792. <strong>Il</strong> dolente marito: ed ei dall’alto<br />
793. La lamentabil favola cominci<br />
vv. 794 – 911 a cura <strong>di</strong> Barbara Pennucci<br />
907 petti = metonimia<br />
908 cedenti fiamme = metafora<br />
909 Canti augurj per voi vano cantore = figura etimologica e<br />
allitterazione in “v”<br />
910 durevol … / Duri = figura etimologica<br />
911 piace a voi … a voi piace = chiasmo<br />
912 Fama = personificazione<br />
913 sopra l’ale immense / Tolga l’alta novella = metafora<br />
914 Col reboato dell’aperta tromba = verso allitterante e<br />
onomatopeico<br />
915 Enotria = antica denominazione dell’Italia<br />
916 bianca Teti = antonomasia per in<strong>di</strong>care il mare<br />
biancheggiante <strong>di</strong> onde spumose<br />
917 Gua<strong>di</strong>ana e Tule = perifrasi per in<strong>di</strong>care le terre bagnate<br />
dal fiume Gua<strong>di</strong>ana in Spagna e l’Islanda<br />
918 vario stile = reminiscenza petrarchesca (Canzoniere I: del<br />
vario stil …) in funzione antifrastica<br />
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Abbiamo la descrizione <strong>di</strong> alcuni cibi e<br />
l’esaltazione dell’ambiente in cui avviene il<br />
banchetto. Notiamo la satira nei confronti delle<br />
<strong>di</strong>scussioni conviviali, nelle quali si affrontano<br />
vari temi. In seguito, emerge <strong>di</strong> nuovo l’ironia<br />
<strong>di</strong> <strong>Parini</strong> quando loda i nobili che sono in grado<br />
<strong>di</strong> conoscere il Latino e la Scienza, mentre in<br />
realtà non è così. <strong>Il</strong> poeta paragona questi<br />
nobili ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Archimede, facendo loro<br />
credere <strong>di</strong> essere persone colte. Si affronta poi<br />
il tema dell’amore e citando il pianeta Venere<br />
l’autore allude all’incostanza amorosa dei<br />
nobili.<br />
794. Tal su le scene, ove agitar solea<br />
795. L’ombre tinte <strong>di</strong> sangue 919 Argo piagnente 920 ,<br />
796. Squallido messo al palpitante coro<br />
797. Narrava come furiando E<strong>di</strong>po<br />
798. Al talamo sen corse incestuoso 921 ,<br />
799. Come le porte rovescionne 922 , come 923<br />
800. Al subito spettacolo ristette<br />
801. Quando vicina del nefando letto<br />
802. Vide in un corpo solo e sposa e madre 924<br />
803. Pender strozzata; e del fatale uncino<br />
804. Le mani armosse; e con le proprie mani 925<br />
805. A sè le care luci 926 da la testa<br />
806. Con le man proprie misero strapposse 927 .<br />
919<br />
L’ombre tinte <strong>di</strong> sangue = metafora per in<strong>di</strong>care i<br />
personaggi delle trage<strong>di</strong>e<br />
920<br />
Argo piagnente = perifrasi per in<strong>di</strong>care i tragici greci<br />
921<br />
Incestuoso = allusione al mito <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po<br />
922<br />
rovescionne = enclisi pronominale<br />
923<br />
Come … come = iterazione<br />
924<br />
e sposa e madre = iterazione<br />
925<br />
Le mani armosse; e con le proprie mani = iterazione<br />
enfatica in chiasmo<br />
926<br />
luci = metonimia per occhi<br />
927<br />
strapposse = enclisi pronominale; è riassunta in questo<br />
verbo la vicenda della trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle<br />
54
807. Ma già volge al suo fine il pranzo illustre:<br />
808. Già Como e Dionisio 928 al desco intorno<br />
809. Rapi<strong>di</strong>ssimamente in danza girano 929<br />
810. Con la libera Gioia 930 . Ella saltando<br />
811. Or questo or 931 quel de’ convitati lieve<br />
812. Tocca col <strong>di</strong>to: e al suo toccar 932 scoppiettano<br />
813. Brillanti vivacissime scintille,<br />
814. Ch’altre ne destan poi. Sonan le risa:<br />
815. <strong>Il</strong> clamoroso <strong>di</strong>sputar s’accende:<br />
816. La nobil vanità pugne le menti 933 :<br />
817. E l’amor <strong>di</strong> sè sol, baldo scorrendo 934 ,<br />
818. Porge un scettro a ciascuno; e <strong>di</strong>ce: "regna".<br />
819. Questi i concili <strong>di</strong> Bellona 935 , e quegli<br />
820. Pènetra i tempj de la Pace 936 . Un guida<br />
821. I condottieri: a i consiglier consiglio 937<br />
822. L’altro dona; e <strong>di</strong>vide e capovolge 938<br />
823. Con seste ar<strong>di</strong>te 939 il pelago e la terra.<br />
824. Qual <strong>di</strong> Pallade 940 l’arti e de le Muse 941<br />
825. Giu<strong>di</strong>ca e libra; qual 942 ne scopre acuto<br />
826. L’alte cagioni; e i gran principj abbatte<br />
928<br />
Como e Dionisio = il primo è il <strong>di</strong>o dei banchetti, il<br />
secondo è il <strong>di</strong>o del vino<br />
929<br />
Rapi<strong>di</strong>ssimamente in danza girano = endecasillabo<br />
sdrucciolo, con ritmo molto veloce<br />
930<br />
Gioia = personificazione<br />
931<br />
Or … or = iterazione<br />
932<br />
Tocca … toccar = poliptoto<br />
933<br />
s’accende … pugne le menti = metafore<br />
934<br />
sè sol, baldo scorrendo = allitterazione<br />
935<br />
concili <strong>di</strong> Bellona = perifrasi per problemi militari (Bellona<br />
era una <strong>di</strong>vinità guerriera). Cfr. Foscolo Ode all’amica<br />
risanata v. 67-68 <br />
936<br />
tempi della Pace = perifrasi per in<strong>di</strong>care le questioni che si<br />
pongono in pace<br />
937<br />
consiglier consiglio = figura etimologica<br />
938<br />
e <strong>di</strong>vide e capovolge = iterazione e ironia tipica dell’autore<br />
939<br />
seste ar<strong>di</strong>te = audaci compassi<br />
940<br />
Pallade = dea della sapienza e delle arti<br />
941<br />
Muse = le nove figlie <strong>di</strong> Zeus e <strong>di</strong> Mnemosine (la<br />
Memoria) – sono immagini metaforiche<br />
942<br />
Qual … qual = iterazione<br />
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827. Cui creò la natura, e che tiranni<br />
828. Sopra il senso de gli uomini regnàro<br />
829. Gran tempo in Grecia, e nel paese Tosco<br />
830. Rinacquer poi più poderosi e forti 943 .<br />
831. Cotanto adunque <strong>di</strong> saper fia dato<br />
832. A nobil capo? Oh letti oh specchi oh mense<br />
833. Oh corsi oh scene oh feu<strong>di</strong> oh sangue oh avi 944<br />
834. Che per voi non s’apprende? Or tu signore<br />
835. Co’ voli ar<strong>di</strong>ti del felice ingegno 945<br />
836. Sovra ognaltro t’innalza. <strong>Il</strong> campo è questo<br />
837. Ove splender più dei. Nulla scienza,<br />
838. Sia quant’esser mai puote arcana o grande,<br />
839. Ti spaventi giammai. Se cosa u<strong>di</strong>sti<br />
840. O leggesti al mattino onde tu deggia<br />
841. Gloria sperar; qual cacciator che segue<br />
842. Circuendo la fera, e sì la guida<br />
843. E volge <strong>di</strong> lontan che a poco a poco<br />
844. A le insi<strong>di</strong>e s’accosta e dentro piomba,<br />
845. Tal tu il sermone altrui volgi sagace<br />
846. Fin che là cada ove spiegar ti giove<br />
847. <strong>Il</strong> tuo novo tesoro 946 . E se pur ieri<br />
848. Scesa in Italia pellegrina forma<br />
849. Del parlar t’è già nota, allor tu stu<strong>di</strong>a<br />
850. Materia espor che favellando ammetta<br />
851. La nova gemma 947 ; e poi che il punto hai colto,<br />
852. Ratto la scopri; e sfolgorando abbaglia<br />
853. Qual altra è mente che superba andasse<br />
854. Di squisita eloquenza a i gran convivj.<br />
855. In simil guisa il favoloso mago 948 ,<br />
943 Gran tempo in Grecia, e nel paese Tosco / Rinacquer poi<br />
più poderosi e forti = allusione allo splendore dell’arte<br />
classica e del Rinascimento toscano<br />
944 Oh letti … oh avi = iterazione con forte senso ironico<br />
945 Co’ voli ar<strong>di</strong>ti del felice ingegno = espressione metaforica,<br />
in cui il signore viene paragonato ad un’audace aquila che<br />
vola sopra tutto<br />
946 qual cacciator … Tal tu il sermone … tesoro = ampia<br />
similitu<strong>di</strong>ne in cui il signore è paragonato ad un cacciatore<br />
che cattura la sua preda<br />
947 Scesa in Italia … la nova gemma = lunga perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care il neologismo<br />
55
856. Che fe’ gran tempo desiar l’amante 949<br />
857. All’animosa vergin <strong>di</strong> Dordona 950 ,<br />
858. Da i cavalier che l’assalien bizzarri<br />
859. Oprar lasciava ogni lor possa ed arte<br />
860. Poi ecco in mezzo a la terribil pugna<br />
861. Strappava il velo a lo incantato scudo 951 ;<br />
862. E quei sorpresi dal bagliore immenso<br />
863. Ciechi spingeva e soggiogati a terra.<br />
864. Talor <strong>di</strong> Zoroastro 952 o d’Archimede 953<br />
865. Discepol sederà teco a la mensa 954 .<br />
866. Tu a lui ti 955 volgi, seco lui ragiona,<br />
867. Suo linguaggio ne appren<strong>di</strong>; e quello poi<br />
868. Qual se innato a te fosse alto ripeti.<br />
869. Nè paventar quel che l’antica fama<br />
870. Narra de’ lor compagni 956 . Oggi la <strong>di</strong>va<br />
871. Urania 957 il crin compose; e gl’irti alunni<br />
872. Smarriti 958 vergognosi balbettanti 959<br />
873. Trasse da le lor cave, ove già tempo<br />
874. Col profondo silenzio e con la notte<br />
875. Tenean consiglio: e le servili braccia<br />
876. Fornien <strong>di</strong> leve onnipotenti 960 , ond’alto<br />
877. Salisser poi pirami<strong>di</strong> obelischi<br />
948 il favoloso mago = perifrasi per in<strong>di</strong>care Atlante,<br />
personaggio dell’Orlando furioso<br />
949 amante = si intende Ruggero<br />
950 animosa vergin <strong>di</strong> Dordona = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
Bradamante, coraggiosa eroina dell’Orlando furioso<br />
951 incantato scudo = allusione allo scudo incantato <strong>di</strong> Atlante,<br />
che abbagliava i nemici<br />
952 Zoroastro = leggendario astronomo persiano<br />
953 Archimede = celeberrimo scienziato greco<br />
954 Discepol sederà teco a la mensa = perifrasi per in<strong>di</strong>care gli<br />
scienziati<br />
955 Tu … ti = poliptoto<br />
956 Né paventar … compagni = la leggenda attribuiva agli<br />
scienziati la fama <strong>di</strong> scarsa socievolezza<br />
957 <strong>di</strong>va / Urania = enjambement. Urania è la musa<br />
dell’Astronomia. Cfr. Manzoni “Urania” (1809)<br />
958 alunni / Smarriti = enjambement<br />
959 Smarriti vergognosi balbettanti = asindeto e climax<br />
960 e le servili braccia / Fornien <strong>di</strong> leve onnipotenti = metafora<br />
per in<strong>di</strong>care macchine per il lavoro manuale<br />
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878. Ad eternar de’ popoli superbi<br />
879. I gravi casi: o pur con feri <strong>di</strong>cchi 961<br />
880. Stavan contra i gran letti 962 : o <strong>di</strong> pignone 963<br />
881. Audace armati, spaventosamente<br />
882. Cozzavan con la piena, e giù a traverso<br />
883. Spezzate rovesciate <strong>di</strong>ssipavano 964<br />
884. Le tetre corna 965 : decima fatica<br />
885. D’Ercole 966 invitto. Ora i selvaggi amici<br />
886. Urania ingentilì 967 . Bal<strong>di</strong> e leggiadri<br />
887. Nel gran mondo li guida, o tra il clamore<br />
888. De’ frequenti convivi, o pur tra i vezzi<br />
889. De’ gabinetti 968 ; ove a la docil dama<br />
890. E al caro cavalier mostran qual via<br />
891. Venere tenga, e in quante forme o quali<br />
892. Suo volto luci<strong>di</strong>ssimo si cangi 969 .<br />
893. Nè del poeta temerai che beffi<br />
894. Con satira in<strong>di</strong>screta i detti tuoi;<br />
895. O che a maligne risa esponer osi<br />
896. Tuo talento immortale. All’alta mensa<br />
897. Voi lo innalzaste 970 ; e tra la vostra luce<br />
898. Beato l’avvolgeste 971 ; e de le Muse<br />
899. A <strong>di</strong>spetto e d’Apollo al sacro coro<br />
900. L’ascriveste de’ vati 972 . Ei de la mensa<br />
961<br />
<strong>di</strong>cchi = le <strong>di</strong>ghe<br />
962<br />
gran letti = sineddoche per fiumi<br />
963<br />
pignone = rostro che sporgeva dalla <strong>di</strong>ga per rompere la<br />
corrente<br />
964<br />
Spezzate rovesciate <strong>di</strong>ssipavano = endecasillabo sdrucciolo<br />
965<br />
tetre corna = metafora per in<strong>di</strong>care la forza del fiume<br />
966<br />
fatica / D’Ercole = enjambement. La decima fatica <strong>di</strong><br />
Ercole fu la lotta contro il fiume Acheloo<br />
967<br />
Urania ingentilì = allusione alla <strong>di</strong>ffusione, tipica del<br />
Settecento, della letteratura <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica<br />
968<br />
vezzi / De’ gabinetti = enjambement. <strong>Il</strong> gabinetto era la<br />
stanza <strong>di</strong> ricevimento della dama<br />
969<br />
qual via / Venere tenga … Suo volto … si cangi = verso<br />
ironico in cui l’autore sottolinea l’incostanza dell’amore<br />
970<br />
A l’alta mensa / Voi lo innalzaste = metafora<br />
971<br />
e tra lo vostra luce / Beato l’avvolgeste = metafora<br />
972<br />
e de le Muse / a <strong>di</strong>spetto e d’Apollo al sacro coro /<br />
L’ascriveste de’ vati = metafora in cui si evidenzia come il<br />
56
901. Fece il suo Pindo 973 : e guai a lui se quin<strong>di</strong><br />
902. Le dee sdegnate giù precipitando<br />
903. Con le forchette il cacciano 974 . Meschino!<br />
904. Più non poria su le dolenti membra<br />
905. Del suo infermo signor chiedere aita<br />
906. Da la buona Salute 975 ; o con alate<br />
907. O<strong>di</strong> 976 ringraziar, nè tesser inni<br />
908. Al barbato figliuol <strong>di</strong> Febo intonso 977 .<br />
909. Più del giorno natale i chiari albori<br />
910. Salutar non potrebbe; e l’auree frecce 978<br />
911. Nomi-sempiternanti all’arco imporre 979 .<br />
vv. 912 – 1041 a cura <strong>di</strong> Eleonora Pinelli<br />
Si parla dell’imposizione ai nobili da parte della<br />
Moda <strong>di</strong> conoscenze relative ad Orazio,<br />
Petronio, Rousseau e Voltaire per far sfoggio<br />
<strong>di</strong> una cultura che non è tale. Infatti i nobili<br />
ricavano dalle nuove idee filosofiche solo ciò<br />
che è loro comodo, evitando i veri principi.<br />
Negli ultimi versi vengono descritti i poveri,<br />
ammoniti dai nobili che hanno da poco<br />
terminato il pranzo ricco <strong>di</strong> vivande, e pertanto<br />
la vista <strong>di</strong> questi miserabili rappresenta un<br />
attentato ai loro stomaci da poco appagati.<br />
<strong>Parini</strong>, comunque, sembra utilizzare toni <strong>di</strong><br />
accusa e <strong>di</strong> critica nei confronti <strong>di</strong> Voltaire e <strong>di</strong><br />
poeta cortigiano non sia, agli occhi <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, poeta degno del<br />
nome che porta<br />
973 Pindo = il monte delle muse<br />
974 Le dee sdegnate … cacciano = metafora<br />
975 Salute = personificazione<br />
976 alate / O<strong>di</strong> = enjambement e personificazione<br />
977 barbato figliuol <strong>di</strong> Febo intonso = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
Esculapio, <strong>di</strong>o della me<strong>di</strong>cina, figlio <strong>di</strong> Apollo.<br />
978 auree frecce = metafora<br />
979 Nomi-sempiternanti all’arco imporre = metafora<br />
Rousseau; pare infatti <strong>di</strong>staccarsi dalle loro<br />
idee antireligiose.<br />
912. Non più gli urti festevoli 980 , o sul naso<br />
913. L’elegante scoccar d’illustri <strong>di</strong>ta<br />
914. Fora dato sperare. A lui tu dunque<br />
915. Non <strong>di</strong>sdegna o signor 981 volger talora<br />
916. Tu’ amabil voce; a lui tu canta i versi<br />
917. Del delicato cortigian d’Augusto 982 ,<br />
918. O <strong>di</strong> quel che tra Venere e Lièo<br />
919. Pinse Trimalcion 983 : la Moda 984 impone<br />
920. Ch’Arbitro 985 o Flacco 986 a i begli spirti ingombri<br />
921. Spesso le tasche. Oh come il vate amico<br />
922. Te udrà meravigliando il sermon prisco 987<br />
923. O sciogliere o frenar 988 qual più ti piace!<br />
924. E per la sua faretra e per li cento<br />
925. Destrier focosi che in Arca<strong>di</strong>a 989 pasce 990<br />
926. Ti giurerà che <strong>di</strong> Donato 991 al paro<br />
927. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>fficil sermone inten<strong>di</strong> e gusti!<br />
928. E questo ancor <strong>di</strong> rammentar fia tempo<br />
929. I novi Sofi 992 che la Gallia o l’Alpe 993<br />
980 urti festevoli = ossimoro<br />
981 o signor = intervento del narratore<br />
982 delicato cortigian d’Augusto = perifrasi per in<strong>di</strong>care Orazio<br />
983 quel che … Trimalcion = perifrasi per in<strong>di</strong>care Petronio<br />
arbitro che, in un capitolo del Satyricon, descrisse il ricco<br />
Trimalcione preda dell’ubriachezza (Lièo è epiteto <strong>di</strong> Bacco)<br />
e della lussuria (Venere)<br />
984 Moda = personificazione<br />
985 Arbitro = Petronio<br />
986 Flacco = Orazio<br />
987 sermon prisco = perifrasi per in<strong>di</strong>care la Lingua latina<br />
988 O sciogliere o frenar = iterazione. Si allude al fatto <strong>di</strong><br />
pronunciare il Latino allungando o abbreviando le sillabe<br />
senza alcun criterio<br />
989 Arca<strong>di</strong>a = mitica regione della Grecia<br />
990 E per la sua faretra … pasce = metafora. Si ironizza sulle<br />
finzioni dei poeti arca<strong>di</strong>ci<br />
991 Donato = notissimo grammatico latino del IV sec. D.C<br />
992 Sofi = gli enciclope<strong>di</strong>sti e in generale gli illuministi<br />
francesi<br />
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57
930. Ammirando persegue; e <strong>di</strong>r qual arse<br />
931. De’ volumi infelici, o andò macchiato<br />
932. D’infame nota 994 ; e quale asilo appresti<br />
933. Filosofia al morbido Aristippo 995<br />
934. Del secol nostro, e qual ne appresti al novo<br />
935. Diogene 996 dell’auro sprezzatore<br />
936. E della opinione de’ mortali. 997<br />
937. Lor famosi volumi, o a te <strong>di</strong>scesi<br />
938. Per calle obliquo 998 e compri a gran tesoro 999 ,<br />
939. O da cortese man prestati, fièno<br />
940. Lungo ornamento a lo tuo speglio innante.<br />
941. Poi che brevi gli avrai scorsi momenti<br />
942. Ornandoti o a la man garrendo 1000 indotta<br />
943. Del parrucchier; poi che t’avran più notti<br />
944. Conciliato il facil sonno, al fine<br />
945. Anco a lo speglio passeran <strong>di</strong> lei,<br />
946. Che comuni ha con te studj e licèo,<br />
947. Ove togato in cattedra elegante<br />
948. Siede interprete Amore 1001 . Or fia la mensa<br />
949. <strong>Il</strong> favorevol loco, onde al sol esca<br />
993<br />
Alpe = sineddoche per Svizzera. È un chiaro riferimento al<br />
ginevrino Rousseau<br />
994<br />
qual arse … D’infame nota = allusione ai libri bruciati per<br />
decreto della Magistratura come immorali o politicamente<br />
pericolosi<br />
995<br />
morbido Aristippo = Voltaire paragonato al filosofo antico<br />
fondatore dell’Edonismo<br />
996<br />
novo / Diogene = enjambement. Rousseau è paragonato<br />
all’antico filosofo cinico che ostentava <strong>di</strong>sprezzo per le<br />
ricchezze<br />
997<br />
e quale asilo appresti / Filosofia al morbido Aristippo … e<br />
qual ne appresti al novo / Diogene … de’ mortali = metafore<br />
in cui si allude all’esilio al quale furono costretti Voltaire e<br />
Rousseau per evitare le persecuzioni politiche cui sarebbero<br />
stati soggetti in Francia. Vi è una punta ironica quando si<br />
afferma che la Filosofia (nella tra<strong>di</strong>zione povera e inutile) è<br />
invece ora in grado <strong>di</strong> fornire comode residenze a questi<br />
filosofi alla moda<br />
998<br />
Per calle obliquo = metafora<br />
999<br />
a gran tesoro = iperbole<br />
1000<br />
garrendo = rimproverando<br />
1001<br />
Amore = personificazione<br />
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950. De’ brevi studj il glorioso frutto.<br />
951. Chi por freni oserà d’inclita stirpe<br />
952. All’animo a la mente? 1002 <strong>Il</strong> vulgo tema<br />
953. Oltre natura: e quei cui dona il vulgo 1003<br />
954. Titol <strong>di</strong> saggio me<strong>di</strong>ti romito<br />
955. <strong>Il</strong> ver celato 1004 ; e al fin cada adorando<br />
956. La sacra nebbia 1005 che lo avvolge intorno.<br />
957. Ma tu come sublime aquila 1006 vola<br />
958. Dietro a i sofi novelli. Alto <strong>di</strong>a plauso<br />
959. Tutta la mensa 1007 al tuo poggiare 1008 audace.<br />
960. Te con lo sguardo e con l’orecchio beva 1009<br />
961. La dama da le tue labbra 1010 rapita:<br />
962. Con cenno approvator vezzosa il capo<br />
963. Pieghi sovente: e il calcolo e la massa<br />
964. E la inversa ragion 1011 sonino ancora<br />
965. Su la bocca amorosa. Or più non o<strong>di</strong>a<br />
966. De le scole il sermone Amor 1012 maestro 1013 :<br />
967. E l’accademia 1014 e i portici 1015 passeggia<br />
968. De’ filosofi al fianco; e con la molle<br />
969. Mano 1016 accarezza le cadenti barbe 1017 .<br />
1002<br />
Chi por freni oserà d’inclita stirpe / All’animo a la mente?<br />
= interrogativa retorica<br />
1003<br />
<strong>Il</strong> vulgo tema … dona il vulgo = iterazione e chiasmo<br />
1004<br />
<strong>Il</strong> ver celato = perifrasi per in<strong>di</strong>care la religione<br />
1005<br />
La sacra nebbia = perifrasi per in<strong>di</strong>care le superstizioni<br />
religiose<br />
1006 come sublime aquila = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1007 Tutta la mensa = metonimia per commensali<br />
1008 poggiare = levarsi in volo<br />
1009 beva = metafora<br />
1010 labbra = metonimia per parole<br />
1011 e il calcolo e la massa / E la inversa ragion = iterazione. Si<br />
tratta <strong>di</strong> locuzioni e termini tipici del linguaggio scientifico<br />
che il Giovin signore introduce a sproposito nei propri<br />
<strong>di</strong>scorsi<br />
1012 Amor = personificazione<br />
1013 scole il sermone Amor maestro = allitterazione in “s” e in<br />
“r”<br />
1014 accademia = allusione per antonomasia all’Accademia <strong>di</strong><br />
Platone<br />
1015 portici = allusione agli aristotelici<br />
1016 molle / Mano = enjambement e allitterazione<br />
58
970. Ma guardati o signor guardati 1018 oh <strong>di</strong>o<br />
971. Dal tossico mortal che fuora esala<br />
972. Da i volumi famosi 1019 : e occulto poi<br />
973. Sa per le luci penetrato all’alma<br />
974. Gir serpendo ne’ cori; e con fallace<br />
975. Lusinghevole stil 1020 corromper tenta<br />
976. <strong>Il</strong> generoso de le stirpi orgoglio,<br />
977. Che ti scevra dal vulgo. Udrai da quelli<br />
978. Che ciascun de’ viventi all’altro è pari;<br />
979. E caro a la natura e caro al cielo 1021<br />
980. E’ non manco <strong>di</strong>te colui che regge<br />
981. I tuoi destrieri e quel ch’ara i tuoi campi 1022 ;<br />
982. E che la tua pietade o il tuo rispetto<br />
983. Devrien fino a costor scender vilmente.<br />
984. Folli sogni d’infermo! Intatti lascia<br />
985. Così strani consigli: e solo attigni<br />
986. Ciò che la dolce voluttà rinfranca,<br />
987. Ciò che scioglie i desiri e ciò 1023 che nudre<br />
988. La libertà magnanima 1024 . Tu questo<br />
989. Reca solo a la mensa; e sol da questo<br />
990. Plauso cerca ed onor: così dell’api<br />
991. L’industrioso popolo ronzando<br />
992. Gira <strong>di</strong> fiore in fior <strong>di</strong> prato in prato 1025 ;<br />
993. E i <strong>di</strong>ssimili sughi 1026 raccogliendo<br />
994. Tesoreggia nell’arnie: un giorno poi<br />
995. Ne van colme le pàtere 1027 dorate<br />
1017<br />
accarezza le cadenti barbe = allitterazione in “c” e in “r”<br />
1018<br />
guardati o signor guardati = iterazione che sottolinea con<br />
enfasi la funzione conativa<br />
1019<br />
Dal tossico mortal … volumi famosi = metafora per<br />
in<strong>di</strong>care la pericolosità <strong>di</strong> alcune dottrine filosofiche<br />
1020<br />
fallace / Lusinghevole stil = enjambement e allitterazione<br />
in “l”<br />
1021<br />
E caro a la natura e caro al cielo = iterazione<br />
1022<br />
ciascun de’ viventi all’altro è pari … campi = viene<br />
definito il principio <strong>di</strong> uguaglianza<br />
1023<br />
Ciò che … Ciò che … ciò che = anafora<br />
1024<br />
nudre / La libertà magnanima = enjambement ed<br />
eufemismo sarcastico<br />
1025<br />
<strong>di</strong> fiore in fior <strong>di</strong> prato in prato = iterazione<br />
1026<br />
<strong>di</strong>ssimili sughi = metafora per in<strong>di</strong>care il polline <strong>di</strong> fiori<br />
<strong>di</strong>versi e allitterazione in “s”<br />
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996. Sopra l’ara de’ numi; e d’ogni lato<br />
997. Ribocca la fragrante alma dolcezza.<br />
998. Or versa pur dall’odorato grembo<br />
999. I tuoi doni o Pomona 1028 ; e l’ampie colma<br />
1000. Tazze 1029 che d’oro e <strong>di</strong> color <strong>di</strong>versi<br />
1001. Fregia il Sassone 1030 industre. E tu da i greggi<br />
1002. Rustica Pale 1031 coronata vieni<br />
1003. Di melissa olezzante o <strong>di</strong> ginebro 1032 ;<br />
1004. E co’ lavori tuoi <strong>di</strong> presso latte 1033<br />
1005. Declina vergognando a chi ti chiede;<br />
1006. Ma deporli non osa. In su la mensa<br />
1007. Porien deposti le celesti nari 1034<br />
1008. Pungere ahi troppo; e con ignobil senso<br />
1009. Gli stomachi agitar: soli torreggino<br />
1010. Sul ripiegato lino in varia forma<br />
1011. I latti tuoi cui <strong>di</strong> serbato verno<br />
1012. Assodarono i sali 1035 , e fecer atti<br />
1013. A <strong>di</strong>lettar con subito rigore<br />
1014. Di convitato cavalier le labbra.<br />
1015. Tu signor che farai poi che la dama<br />
1016. Con la mano e col piè lieve puntando<br />
1017. Move in giro i begli occhi; e altrui dà cenno<br />
1018. Che <strong>di</strong> sorger è tempo? In piè d’un salto<br />
1019. Balza primo <strong>di</strong> tutti; a lei soccorri,<br />
1020. La seggiola rimovi, la man porgi,<br />
1021. Guidala in altra stanza, e più non soffri<br />
1022. Che lo stagnante de le dapi 1036 odore 1037<br />
1027 pàtere = tazze (latinismo)<br />
1028 Pomona = dea della frutta (celebre l’affresco del<br />
Pontormo, che raffigura Vertumno e Pomona nella Villa<br />
me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Poggio a Caiano)<br />
1029 l’ampie colma / Tazze = iperbato<br />
1030 Sassone = allusione alle celebri ceramiche <strong>di</strong> Sassonia<br />
1031 Pale = <strong>di</strong>vinità pastorale<br />
1032 Di melissa olezzante o <strong>di</strong> ginebro = piante aromatiche<br />
1033 presso latte = perifrasi per in<strong>di</strong>care il formaggio<br />
1034 celesti nari = punta ironica<br />
1035 I latti tuoi … i sali = perifrasi per in<strong>di</strong>care i gelati <strong>di</strong> crema<br />
fatti con il ghiaccio, conservato dall’inverno precedente,<br />
mescolato a sale<br />
1036 dapi = vivande (latinismo)<br />
1037 Che lo stagnante de le dapi odore = iperbato<br />
59
1023. <strong>Il</strong> celabro 1038 le offenda 1039 . Ivi con gli altri<br />
1024. Gratissimo vapor la invita, ond’empie<br />
1025. L’aere 1040 il caffè, che preparato fuma 1041<br />
1026. In tavola minor, cui vela ed orna<br />
1027. In<strong>di</strong>ca tela 1042 . Ridolente 1043 gomma<br />
1028. Quinci arde in tanto, e va lustrando e purga 1044<br />
1029. L’aere profano, e fuor caccia de’ cibi<br />
1030. Le volanti reliquie 1045 . Egri 1046 mortali,<br />
1031. Che la miseria e la fidanza 1047 un giorno<br />
1032. Sul meriggio guidàro a queste porte<br />
1033. Tumultuosa ignuda atroce folla 1048<br />
1034. Di tronche membra e <strong>di</strong> squallide facce<br />
1035. E <strong>di</strong> bare e <strong>di</strong> grucce 1049 , or via da lunge<br />
1036. Vi confortate; e per le alzate nari<br />
1037. Del <strong>di</strong>vin pran<strong>di</strong>o il nettare 1050 beete,<br />
1038. Che favorevol aura a voi conduce:<br />
1039. Ma non osate i limitari illustri 1051<br />
1040. Asse<strong>di</strong>ar, fasti<strong>di</strong>oso offrendo<br />
1041. Spettacolo <strong>di</strong> mali ai nostri eroi.<br />
1038 <strong>Il</strong> celabro = cervello<br />
1039 <strong>Il</strong> celabro le offenda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mal <strong>di</strong> testa<br />
1040 aere = aria (latinismo)<br />
1041 caffè, che preparato fuma = allitterazione in “f”<br />
1042 In<strong>di</strong>ca tela = perifrasi per in<strong>di</strong>care la tovaglia <strong>di</strong> seta<br />
in<strong>di</strong>ana<br />
1043 Ridolente = profumata (latinismo)<br />
1044 e va lustrando e purga = iterazione ed en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />
1045 Le volanti reliquie = metafora per in<strong>di</strong>care l’odore dei cibi<br />
che resta nella stanza<br />
1046 Egri = malati (latinismo)<br />
1047 fidanza = arcaismo per fiducia<br />
1048 Tumultuosa ignuda atroce folla = asindeto trimembre<br />
1049 Di tronche membra e <strong>di</strong> squallide facce / E <strong>di</strong> bare e <strong>di</strong><br />
grucce = enumerazione particolarmente realistica attraverso<br />
efficaci sineddochi<br />
1050 nettare = bevanda degli dei, qui metafora per in<strong>di</strong>care il<br />
profumo del pranzo<br />
1051 limitari illustri = allitterazione in “l” ed enallage<br />
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vv. 1042 – 1179 a cura <strong>di</strong> Barbara Ricci<br />
L’ultima parte del Meriggio è de<strong>di</strong>cata alla<br />
passeggiata sul corso in carrozza e al gioco da<br />
organizzare prima <strong>di</strong> uscire. Qui si colloca il<br />
racconto sulle origini del gioco del tric-trac.<br />
1042. E a te nobil garzon la tazza in tanto 1052<br />
1043. Apprestar converrà, che i lenti sorsi<br />
1044. Ministri poi de la tua bella a i labbri 1053<br />
1045. E memore avvertir s’ella più goda,<br />
1046. O sobria o liberal 1054 temprar col dolce<br />
1047. La bollente bevanda 1055 : o se più forse<br />
1048. L’ami così come sorbir la gode<br />
1049. Barbara sposa 1056 , allor che molle assisa<br />
1050. Ne’ broccati <strong>di</strong> Persia al suo signore<br />
1051. Con le <strong>di</strong>ta pieghevoli il selvoso<br />
1052. Mento 1057 vezzeggia; e la svelata fronte<br />
1053. Alzando il guarda; e quelli sguar<strong>di</strong> 1058 han possa<br />
1054. Di far che a poco a poco <strong>di</strong> man cada<br />
1055. Al suo signore la fumante canna 1059 .<br />
1056. Mentre i labbri e la man v’occupa e scalda<br />
1057. L’odoroso licor 1060 , sublimi cose<br />
1058. Macchinerà tua infaticabil mente.<br />
1059. Quale oggi coppia <strong>di</strong> corsier de’ il carro<br />
1060. Condur de la tua bella; o l’alte moli<br />
1061. Che per le fredde piagge educa il Cimbro;<br />
1062. O quei che abbeverò la Drava; o quelli<br />
1063. Che a le vigili guar<strong>di</strong>e un dì fuggiro<br />
1052<br />
tazza in tanto = allitterazione in “t”<br />
1053<br />
labbri = metonimia per bocca<br />
1054<br />
O sobria o liberal = iterazione<br />
1055<br />
bollente bevanda = allitterazione in “b” e perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care il caffè<br />
1056<br />
Barbara sposa = similitu<strong>di</strong>ne con la sposa orientale, che<br />
beve il caffè amaro<br />
1057<br />
selvoso / Mento = enjambement e metafora<br />
1058<br />
guarda … sguar<strong>di</strong> = figura etimologica<br />
1059<br />
fumante canna = perifrasi per in<strong>di</strong>care la pipa o il narghilè<br />
1060<br />
odoroso licor = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè<br />
60
1064. De la stirpe Campana 1061 : oggi qual meglio<br />
1065. Si convegna ornamento a i dorsi alteri;<br />
1066. Se semplici e negletti, o se pomposi<br />
1067. Di ricche nappe e variate stringhe<br />
1068. Andran su l’alto collo i crin volando,<br />
1069. E sotto a cuoi vermigli e ad auree fibbie 1062<br />
1070. Ondeggeranno li riton<strong>di</strong> fianchi.<br />
1071. Quale oggi 1063 cocchio trionfanti al corso<br />
1072. Vi porterà; se quel cui l’oro copre<br />
1073. Fulgido al sole; e de’ vostr’alti aspetti<br />
1074. Per cristallo settemplice concede<br />
1075. Al popolo bearsi 1064 ; o quel, che tutto<br />
1076. Caliginoso e tristo e a la marmorea<br />
1077. Tomba simil 1065 che de’ vostr’avi chiude<br />
1078. I cadaveri eccelsi, ammette a pena<br />
1079. Cupido sguardo altrui. Cotanta mole<br />
1080. Di cose a un tempo sol nell’alto ingegno<br />
1081. Tu verserai 1066 ; poi col supremo auriga 1067<br />
1082. Arduo consiglio ne terrai; non senza<br />
1083. Qualche lieve garrir 1068 con la tua dama.<br />
1084. Servi l’auriga ogni tua legge: e in tanto<br />
1085. Altra cura subentri. Or mira i pro<strong>di</strong><br />
1086. Compagni 1069 tuoi che, ministrato a pena<br />
1087. Dolce conforto <strong>di</strong> vivande a i membri,<br />
1088. Già scelto il campo, e già 1070 <strong>di</strong>stinti in bande<br />
1089. Preparansi giocando a fieri assalti. 1071<br />
1061<br />
o l’alte moli / Che per le fredde piagge educa il Cimbro …<br />
De la stirpe Campana = elencazione delle <strong>di</strong>verse razze <strong>di</strong><br />
cavalli: quelli <strong>di</strong> grande taglia, provenienti dall’Holstein,<br />
regione tedesca un tempo abitata dai Cimbri; quelli<br />
dell’Ungheria, che si sono abbeverati nel fiume Drava; infine<br />
quelli <strong>di</strong> razza campana<br />
1062<br />
ricche nappe … variate stringhe … cuoi vermigli … auree<br />
fibbie = fascino degli oggetti<br />
1063<br />
Quale oggi = ripresa del verso 1059<br />
1064<br />
e de’ vostr’alti aspetti … Al popolo bearsi = iperbato<br />
1065<br />
marmorea / Tomba simil = enjambement e similitu<strong>di</strong>ne<br />
1066<br />
verserai = metafora<br />
1067<br />
supremo auriga = il cocchiere che siede in alto, a cassetta<br />
1068<br />
non senza / Qualche lieve garrir = litote<br />
1069<br />
pro<strong>di</strong> / Compagni = enjambement<br />
1070<br />
Già … già = iterazione<br />
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1090. Così a queste, o signore 1072 , illustre inganno<br />
1091. Ore lente 1073 si faccia. E s’altri ancora<br />
1092. Vuole Amor 1074 che s’inganni; altronde pugni<br />
1093. La turba 1075 convitata; e tu da un lato<br />
1094. Sol con la dama tua quel gioco eleggi,<br />
1095. Che due soltanto a un tavoliere ammetta.<br />
1096. Già per ninfa gentil tacito ardea<br />
1097. D’insoffribile ardor 1076 misero amante,<br />
1098. Cui null’altra eloquenza usar con lei<br />
1099. Fuor che quella de gli occhi era concesso:<br />
1100. Poi che il rozzo marito ad Argo eguale 1077<br />
1101. Vigilava mai sempre; e quasi biscia 1078<br />
1102. Ora piegando or 1079 allungando il collo<br />
1103. Ad ogni verbo con gli orecchi acuti<br />
1104. Era presente. Oimè, come con cenni<br />
1105. O con notate tavole giammai<br />
1106. O con 1080 servi sedotti a la sua 1081 bella<br />
1107. Chieder pace ed aita? Ogni d’Amore<br />
1108. Stratagemma finissimo vincea<br />
1109. La gelosia del rustico marito.<br />
1110. Che più lice 1082 sperare? Al tempio ei viene<br />
1111. Del nume accorto che le serpi annoda<br />
1112. All’aurea verga, e il capo e le calcagna<br />
1113. D’ali fornisce 1083 . A lui si prostra umile;<br />
1071<br />
scelto il campo … fieri assalti = ironia: il tavolo da gioco<br />
è paragonato al campo <strong>di</strong> battaglia<br />
1072<br />
o signore = intervento dell’io narrante<br />
1073<br />
queste … Ore lente = iperbato<br />
1074<br />
Amor = personificazione<br />
1075<br />
turba = latinismo<br />
1076<br />
ardea … ardor = figura etimologica<br />
1077<br />
ad Argo eguale = similitu<strong>di</strong>ne. Argo era il mostro<br />
mitologico dai cento occhi<br />
1078<br />
quasi biscia = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1079<br />
Ora … or = iterazione<br />
1080<br />
O con … O con = anafora<br />
1081<br />
servi sedotti a la sua = allitterazione in “s”<br />
1082<br />
lice = latinismo<br />
1083<br />
nume accorto che le serpi annoda / All’aurea verga, e il<br />
capo e le calcagna / D’ali fornisce = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
Mercurio, <strong>di</strong>o del commercio e degli inganni, che ha come<br />
61
1114. E in questi detti lagrimando il prega.<br />
1115. "O propizio a gli amanti, o buon figliuolo<br />
1116. De la can<strong>di</strong>da Maia 1084 , o tu 1085 che d’Argo<br />
1117. Deludesti i cent’occhi, e a lui rapisti<br />
1118. La guardata giovenca 1086 , i preghi accogli<br />
1119. D’un amante infelice; e a lui conce<strong>di</strong><br />
1120. Se non gli occhi ingannar, gli orecchi almeno<br />
1121. D’importuno marito". Ecco si scote<br />
1122. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>vin simulacro, a lui s’inchina,<br />
1123. Con la verga pacifica la fronte<br />
1124. Gli percote tre volte 1087 : e il lieto amante<br />
1125. Sente dettarsi ne la mente un gioco,<br />
1126. Che i mariti assor<strong>di</strong>sce 1088 . A lui <strong>di</strong>resti<br />
1127. Che l’ali del suo piè concesse ancora<br />
1128. <strong>Il</strong> supplicato <strong>di</strong>o, cotanto ei vola<br />
1129. Velocissimamente a la sua donna.<br />
1130. Là bipartita tavola prepara,<br />
1131. Ov’èbano ed avorio intarsiati<br />
1132. Regnan sul piano, e partono alternando<br />
1133. In due volte sei case ambe le sponde.<br />
1134. Quin<strong>di</strong>ci nere d’èbano rotelle<br />
1135. E d’avorio bianchissimo altrettante<br />
1136. Stan <strong>di</strong>vise in due parti; e moto e norma<br />
1137. Da duo da<strong>di</strong> gittati attendon, pronte<br />
1138. Gli spazj ad occupar, e quinci e quin<strong>di</strong><br />
1139. Pugnar contrarie. Oh cara a la fortuna<br />
1140. Quella che corre innanzi all’altre; e seco<br />
1141. Trae la compagna, onde il nemico assalto<br />
insegna il caduceo, verga adornata <strong>di</strong> due serpi intrecciate, e<br />
che porta cappello e sandali alati<br />
1084 Maia = figlia <strong>di</strong> Atlante, Titano, e <strong>di</strong> Pleione, ninfa del<br />
mare<br />
1085 O propizio … o buon figliolo… o tu = iterazione ed<br />
invocazione<br />
1086 La guardata giovenca = perifrasi per in<strong>di</strong>care la ninfa Io,<br />
che Giunone per gelosia aveva trasformato in giovenca<br />
1087 tre volte = paro<strong>di</strong>a del registro epico<br />
1088 un gioco, / Che i mariti assor<strong>di</strong>sce = si tratta del tric trac,<br />
una sorta <strong>di</strong> dama, le cui mosse erano regolate dal lancio <strong>di</strong><br />
due da<strong>di</strong>. Nei versi seguenti (vv. 1130 – 1147) sono descritte,<br />
anche con metafore militari, le regole del gioco e la forma<br />
della scacchiera<br />
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1142. Forte sostenga! Oh giocator felice<br />
1143. Chi pria l’estrema casa occupa; e l’altro<br />
1144. De gli spazj a sè dati or<strong>di</strong>n riempie<br />
1145. Con doppio segno! Ei trionfante allora<br />
1146. Da la falange il suo rival combatte;<br />
1147. E in proprio ben rivolge i colpi ostili.<br />
1148. Al tavolier s’assidono ambidue<br />
1149. L’amante cupi<strong>di</strong>ssimo e la ninfa.<br />
1150. Quella una sponda ingombra e questi l’altra.<br />
1151. <strong>Il</strong> marito col gomito s’appoggia<br />
1152. All’un de’ lati; ambo gli orecchi tende;<br />
1153. E sotto al tavolier <strong>di</strong> quando in quando<br />
1154. Guata con gli occhi. Or l’agitar de i da<strong>di</strong><br />
1155. Entro a sonanti bòssoli comincia,<br />
1156. Ora il picchiar de’ bòssoli sul piano,<br />
1157. Ora il vibrar lo sparpagliar l’urtare<br />
1158. <strong>Il</strong> cozzar dei duo da<strong>di</strong>, or de le mosse<br />
1159. Rotelle il martellar. 1089 Torcesi e freme<br />
1160. Sbalor<strong>di</strong>to il geloso 1090 : a fuggir pensa,<br />
1161. Ma rattienlo il sospetto. <strong>Il</strong> fragor cresce<br />
1162. <strong>Il</strong> rombazzo il frastono il rovinio 1091 :<br />
1163. Ei più regger non puote, in pie<strong>di</strong> balza,<br />
1164. E con ambe le man tura gli orecchi.<br />
1165. Tu vincesti o Mercurio. <strong>Il</strong> cauto amante<br />
1166. Poco <strong>di</strong>sse: e la bella intese assai 1092 .<br />
1167. Tal ne la ferrea età 1093 , quando gli sposi<br />
1168. Folle superstizion 1094 chiamava allarme<br />
1169. Giocato fu. Ma poi che l’aureo venne<br />
1170. Secol 1095 <strong>di</strong> novo; e che del prisco errore<br />
1089 Or l’agitar … Ora il picchiar … Ora il vibrar … or … il<br />
martellar = iterazione che sottolinea i vari momenti del gioco<br />
1090 il geloso = il marito. <strong>Il</strong> termine è me<strong>di</strong>ato dalla tra<strong>di</strong>zione<br />
lirica occitanica (gilos)<br />
1091 <strong>Il</strong> fragor cresce / <strong>Il</strong> rombazzo il frastono il rovinio =<br />
climax e asindeto<br />
1092 Poco <strong>di</strong>sse: e la bella intese assai = antitesi e chiasmo. Si<br />
nota che la bella è al centro del verso, a sottolineare<br />
l’importanza della figura della dama, oggetto <strong>di</strong> tutte le<br />
attenzioni<br />
1093 la ferrea età = metafora per in<strong>di</strong>care l’epoca me<strong>di</strong>oevale<br />
1094 Folle superstizion = perifrasi per in<strong>di</strong>care la gelosia<br />
1095 l’aureo venne / Secol = iperbato e metafora<br />
62
1171. Si spogliàro i mariti 1096 , al sol <strong>di</strong>letto<br />
1172. La dama e il cavalier volsero il gioco<br />
1173. Che la necessità trovato avea.<br />
1174. Fu superfluo il romor: <strong>di</strong> molle panno<br />
1175. La tavola vestissi e de’ patenti<br />
1176. Bòssoli il sen 1097 : lo schiamazzio molesto<br />
1177. Tal rintuzzossi: e durò al gioco il nome,<br />
1178. Che ancor l’antico strepito <strong>di</strong>nota.<br />
IL VESPRO<br />
A CURA DI GIULIA AGOSTINI<br />
<strong>Il</strong> “Vespro” è la terza parte dell’opera <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>.<br />
Venne pubblicato nel 1801 dal frate Francesco<br />
Reina, a causa della morte <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, assieme<br />
alla “Notte”. Comprende all’incirca 350 versi, ai<br />
quali sono stati aggiunti altri versi della parte<br />
conclusiva del “Meriggio”, come testimonia la<br />
prima e<strong>di</strong>zione scritta dal poeta. <strong>Il</strong> Vespro<br />
quin<strong>di</strong> può essere considerata una parte<br />
dell’opera in alcuni punti incompleta. In questi<br />
versi <strong>Parini</strong> ci racconta la serata del “Giovin<br />
signore”, e quin<strong>di</strong> la serata <strong>di</strong> qualsiasi nobile.<br />
<strong>Il</strong> Vespro si articola su un episo<strong>di</strong>o principale:<br />
la passeggiata in carrozza del “Giovin signore”<br />
con la sua Dama. La passeggiata dei due<br />
viene spesso interrotta da varie visite; una <strong>di</strong><br />
queste conduce il “Giovin signore” e la Dama<br />
alla casa <strong>di</strong> un’amica <strong>di</strong> quest’ultima, che il<br />
1096 del prisco errore / Si spogliàro i mariti = metafora<br />
1097 <strong>di</strong> molle panno / La tavola vestissi e de’ patenti / Bossoli<br />
il sen = metafora<br />
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giorno precedente aveva avuto una crisi<br />
isterica. Qui il “Giovin signore” si trova a<br />
calmare gli animi delle dame presenti, che si<br />
<strong>di</strong>vertono a infasti<strong>di</strong>rsi, attraverso pettegolezzi<br />
sull’accaduto, l’una con l’altra. Più tar<strong>di</strong>, poi, i<br />
due giovani nobili riprendono la loro<br />
passeggiata, e questa volta vanno a trovare<br />
una giovane donna che ha partorito da poco il<br />
figlio primogenito. <strong>Il</strong> lieto evento, in questa<br />
casa, viene celebrato e cantato da alcuni poeti<br />
presenti; il “Giovin signore” si <strong>di</strong>mostra<br />
in<strong>di</strong>gnato <strong>di</strong> questi poeti, che egli stesso<br />
definisce e . Le uniche<br />
parole pronunciate dal nobile sono rivolte al<br />
neonato, a cui <strong>di</strong>ce che sarà simile al suo<br />
genitore. Nella decrizione della passeggiata in<br />
carrozza <strong>Parini</strong> sottolinea abbondantemente la<br />
ricchezza della nobiltà, in quanto sono tante le<br />
carrozze in giro per le strade. La passeggiata è<br />
comunque ritenuta una costante della classe<br />
nobiliare, priva, però, <strong>di</strong> principii e <strong>di</strong><br />
significato. Naturalmente, come in tutta l’opera<br />
pariniana, questo aspetto è raccontato con la<br />
struttura antifrastica. Alcuni critici, però, hanno<br />
notato che nel “Vespro” ed anche nella “Notte”<br />
la polemica antinobiliare si fa più tenue e<br />
sfumata. Non c’è un vero e proprio<br />
cambiamento ideologico, perché resta il<br />
carattere ironico che fa risaltare il vuoto <strong>di</strong><br />
quell’ambiente, ma questa ironia –secondo i<br />
critici- perde gran parte dello sdegno morale<br />
del poeta.<br />
63
vv. 1 – 188 a cura <strong>di</strong> Patrizia Silvestri<br />
In questa prima parte del Vespro viene svolto<br />
soprattutto il tema dell’amicizia; degna <strong>di</strong> nota<br />
è la scena in cui il giovin Marchese balza al<br />
collo del giovin Conte e gli imprime le gote <strong>di</strong><br />
baci.<br />
1. Ma de gli augelli e de le fere il giorno<br />
2. E de’ pesci squammosi e de le piante<br />
3. E dell’umana plebe 1098 al suo fin corre.<br />
4. Già sotto al guardo de la immensa luce<br />
5. Sfugge l’un mondo: e a berne i vivi raggi 1099<br />
6. Cuba s’affretta e il Messico e l’altrice<br />
7. Di molte perle California estrema 1100 :<br />
8. E da’ maggiori colli e dall’eccelse<br />
9. Rocche il sol manda gli ultimi saluti 1101<br />
10. All’Italia fuggente; e par che brami<br />
11. Rivederti o Signor prima che l’alpe<br />
12. O l’appennino o il mar curvo 1102 ti celi<br />
13. A gli occhi suoi. Altro finor non vide<br />
14. Che <strong>di</strong> falcato mietitore i fianchi<br />
15. Su le campagne tue piegati e lassi,<br />
16. E su le armate mura or braccia or spalle<br />
17. Carche <strong>di</strong> ferro, e su le aeree capre 1103<br />
18. De gli e<strong>di</strong>ficj tuoi man scabre e arsicce 1104 ,<br />
19. E villan polverosi innanzi a i carri<br />
20. Gravi del tuo ricolto, e su i canali<br />
21. E su i fertili laghi irsuti petti<br />
1098 e de le fere … E de’ pesci … e de le piante / E dell’umana<br />
plebe = iterazione ed anafora<br />
1099 berne i vivi raggi = metafora<br />
1100 l’altrice / Di molte perle California estrema = iperbato. La<br />
California, posta all’estremo occidente dell’America, è<br />
produttrice <strong>di</strong> perle<br />
1101 il sol manda gli ultimi saluti = metafora<br />
1102 O l’appennino o il mar curvo = iterazione<br />
1103 or braccia or spalle / Carche <strong>di</strong> ferro, e su le aeree capre =<br />
iterazione e allitterazione in “r”<br />
1104 scabre e arsicce = allitterazione in “s” e in “r”<br />
22. Di remigante che le alterne merci 1105<br />
23. A’ tuoi como<strong>di</strong> guida ed al tuo lusso;<br />
24. Tutti ignobili aspetti. Or colui veggia<br />
25. Che da tutti servito a nullo serve 1106 .<br />
26. Pronto è il cocchio felice 1107 . Odo le rote<br />
27. Odo 1108 i lieti corsier che all’alma sposa<br />
28. E a te suo fido cavalier nodrisce<br />
29. <strong>Il</strong> placido marito. In<strong>di</strong> la pompa<br />
30. Affrettasi de’ servi 1109 ; e quin<strong>di</strong> attende<br />
31. Con insigni berretti e argentee mazze<br />
32. Can<strong>di</strong>da gioventù che al corso 1110 agogna<br />
33. I moti espor de le vivaci membra:<br />
34. E nell’audace cor forse presume<br />
35. A te rapir de la tua bella i voti.<br />
36. Che tar<strong>di</strong> omai? Non ve<strong>di</strong> tu com’ella<br />
37. Già con morbide piume a i crin leggeri<br />
38. La bionda che svani polve rendette 1111 ;<br />
39. E con morbide piume 1112 in su la guancia<br />
40. Fe’ più vermiglie rifiorir che mai<br />
41. Le dall’aura predate amiche rose 1113 ?<br />
42. Or tu nato <strong>di</strong> lei ministro e duce 1114<br />
43. L’assisti all’opra; e <strong>di</strong> novelli odori<br />
44. La tabacchiera e i bei cristalli aurati 1115<br />
45. Con la perita mano a lei rintègra:<br />
46. Tu il ventaglio le scegli adatto al giorno;<br />
1105 i carri / Gravi … ricolto … fertili … irsuti … remigante<br />
… alterne merci = allitterazione in “r”<br />
1106 Che da tutti servito a nullo serve = si nota la sottile ironia<br />
(il Giovin signore non serve a nulla); servito … serve =<br />
poliptoto<br />
1107 cocchio felice = metafora<br />
1108 Odo … Odo = iterazione<br />
1109 In<strong>di</strong> la pompa / Affrettasi de’ servi = iperbato<br />
1110 corso = si allude alla passeggiata che si svolgeva sul corso<br />
<strong>di</strong> Porta orientale<br />
1111 La bionda che svani polve rendette = iperbato<br />
1112 con morbide piume = ripresa del v. 37. Si allude al ritocco<br />
del trucco<br />
1113 Le dall’aura predate amiche rose = iperbato.<br />
1114 ministro e duce = antitesi<br />
1115 La tabacchiera e i bei cristalli aurati = fascino degli<br />
oggetti<br />
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64
47. E tenta poi fra le giocose <strong>di</strong>ta<br />
48. Come agevole scorra. Oh qual con lieti<br />
49. Nè ben celati a te guar<strong>di</strong> e sorrisi<br />
50. Plaude la dama al tuo sagace tatto! 1116<br />
51. Ecco ella sorge; e del partir dà cenno:<br />
52. Ma non senza sospetti e senza 1117 baci<br />
53. A le vergini ancelle il cane affida<br />
54. Al par de’ giochi al par 1118 de’ cari figli<br />
55. Grave sua cura 1119 : e il misero dolente<br />
56. Mal tra le braccia contenuto e i petti<br />
57. Balza e guaisce in suon che al rude vulgo<br />
58. Ribrezzo porta <strong>di</strong> stridente lima 1120 ;<br />
59. E con rara celeste melo<strong>di</strong>a<br />
60. Scende a gli orecchi de la dama e al core.<br />
61. Mentre così fra i generosi affetti<br />
62. E le intese blan<strong>di</strong>zie e i sensi arguti<br />
63. E del cane 1121 e <strong>di</strong> sè la bella oblia<br />
64. Pochi momenti; tu <strong>di</strong> lei più saggio<br />
65. Usa del tempo: e a chiaro speglio innante<br />
66. I bei membri ondeggiando alquanto libra<br />
67. Su le gracili gambe; e con la destra<br />
68. Molle 1122 verso il tuo sen piegata e mossa<br />
69. Scopri la gemma 1123 che i bei lini 1124 annoda;<br />
70. E in un <strong>di</strong> quelle ond’hai si grave il <strong>di</strong>to<br />
71. L’invi<strong>di</strong>ato folgorar cimenta:<br />
72. Poi le labbra componi; ad arte i guar<strong>di</strong><br />
73. Tempra qual più ti giova; e a te sorri<strong>di</strong>.<br />
74. Al fin tu da te sciolto, ella dal cane<br />
75. Ambo al fin v’appressate. Ella da i lumi 1125<br />
76. Spande sopra <strong>di</strong> te quanto a lei lascia<br />
1116<br />
Oh qual con lieti / Nè ben celati a te guar<strong>di</strong> e sorrisi /<br />
Plaude la dama al tuo sagace tatto! = iperbato<br />
1117<br />
non senza … senza = iterazione e litote<br />
1118<br />
Al par … al par = iterazione<br />
1119<br />
cura = latinismo<br />
1120<br />
rude vulgo / Ribrezzo porta <strong>di</strong> stridente lima =<br />
allitterazione in “r”<br />
1121<br />
E le intese … E del cane = anafora<br />
1122<br />
destra / Molle = enjambement<br />
1123<br />
gemma = la spilla (sineddoche)<br />
1124<br />
lini = le trine della camicia (metonimia)<br />
1125<br />
lumi = metonimia per occhi<br />
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77. D’eccitata pietà l’amata belva 1126 ;<br />
78. E tu sopra <strong>di</strong> lei da gli occhi versi<br />
79. Quanto in te <strong>di</strong> piacer destò il tuo volto.<br />
80. Tal seguite ad amarvi: e insieme avvinti,<br />
81. Tu a lei sostegno, ella <strong>di</strong> te 1127 conforto,<br />
82. Itene omai de’ cari no<strong>di</strong> vostri<br />
83. Grato <strong>di</strong>spetto a provocar nel mondo.<br />
84. Qual primiera sarà che da gli amati<br />
85. Voi sul vespro nascente alti palagi<br />
86. Fuor conduca o Signor voglia 1128 leggiadra?<br />
87. Fia la santa Amistà 1129 , non più feroce<br />
88. Qual ne’ prischi eccitar tempi godea 1130<br />
89. L’un per l’altro a morir gli agresti eroi 1131 ;<br />
90. Ma placata e innocente al par <strong>di</strong> questi<br />
91. Onde la nostra età sorge sì chiara<br />
92. Di Giove alti incrementi 1132 . Oh dopo i tar<strong>di</strong><br />
93. De lo specchio consigli e dopo i giochi<br />
94. Dopo le mense 1133 , amabil dea, tu insegni<br />
95. Come il giovin Marchese al collo balzi<br />
96. Del giovin Conte; e come a lui <strong>di</strong> baci<br />
97. Le gote imprima; e come il braccio annode<br />
98. L’uno al braccio dell’altro; e come insieme 1134<br />
99. Passeggino elevando il molle mento 1135<br />
100. E volgendolo in guisa <strong>di</strong> colombe 1136 ;<br />
101. E palpinsi 1137 e sorridansi e rispondansi 1138<br />
102. Con un vezzoso tu. Tu 1139 fra le dame<br />
1126<br />
amata belva = metafora<br />
1127<br />
Tu a lei sostegno, ella <strong>di</strong> te = poliptoto<br />
1128<br />
Qual primiera … voglia = iperbato<br />
1129<br />
Amistà = personificazione<br />
1130<br />
Qual ne’ prischi eccitar tempi godea = iperbato<br />
1131<br />
agresti eroi = i rozzi eroi primitivi<br />
1132<br />
Di Giove alti incrementi = nobile progenitura <strong>di</strong> Giove (vi<br />
è una punta <strong>di</strong> ironia)<br />
1133<br />
dopo … dopo i giochi / Dopo le mense = iterazione<br />
1134<br />
Come il giovin Marchese …e come a lui …e come il<br />
braccio …e come insieme = iterazione<br />
1135<br />
molle mento = allitterazione<br />
1136<br />
in guisa <strong>di</strong> colombe = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1137<br />
E volgendolo … E palpinsi = anafora<br />
1138<br />
E palpinsi e sorridansi e rispondansi = polisindeto ed<br />
enclisi pronominale<br />
65
103. Sul mobil arco de le argute lingue<br />
104. I già pronti a scoccar dar<strong>di</strong> trattieni 1140<br />
105. S’altra giugne improvviso a cui rivolti<br />
106. Pendean <strong>di</strong> già: tu fai che a lei presente<br />
107. Non osin <strong>di</strong>spiacer le fide amiche:<br />
108. Tu le carche faretre 1141 a miglior tempo<br />
109. Di serbar le consigli. Or meco scen<strong>di</strong>;<br />
110. E i generosi ufici e i cari sensi<br />
111. Meco detta al mio eroe; tal che, famoso<br />
112. Per entro al suon de le future eta<strong>di</strong> 1142 ,<br />
113. E a Pilade 1143 s’eguagli e a quel che trasse<br />
114. <strong>Il</strong> buon Tesèo da le Tenarie foci 1144 .<br />
115. Se da i regni che l’alpe o il mar <strong>di</strong>vide<br />
116. Dall’Italico lido 1145 in patria or giunse<br />
117. <strong>Il</strong> caro amico; e da i perigli estremi<br />
118. Sorge d’arcano mal, che in dubbio tenne<br />
119. Lunga stagione i fisici eloquenti 1146 ,<br />
120. Magnanimo garzone andrai tu forse<br />
121. Trepido ancora per l’amato capo 1147<br />
122. A porger voti sospirando? Forse<br />
123. Con alma dubbia e palpitante i detti<br />
124. E i guar<strong>di</strong> e il viso 1148 esplorerai de’ molti<br />
125. Che il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> voi menti si chiare<br />
126. Fra i primi assunse d’Esculapio alunni 1149 ?<br />
1139<br />
… tu. Tu … = ana<strong>di</strong>plosi<br />
1140<br />
Tu fra le dame / Sul mobil arco de le argute lingue / I già<br />
pronti a scoccar dar<strong>di</strong> trattieni = iperbato e metafora. – Si<br />
coglie una sottile ironia<br />
1141<br />
carche faretre = continua la metafora già iniziata, con la<br />
quale si paragonano le mal<strong>di</strong>cenze alle frecce<br />
1142<br />
suon de le future eta<strong>di</strong> = metafora<br />
1143<br />
Pilade = personaggio mitologico che offrì la propria vita<br />
in cambio <strong>di</strong> quella dell’amico Oreste<br />
1144<br />
quel che trasse / <strong>Il</strong> buon Tesèo da le Tenarie foci =<br />
perifrasi per in<strong>di</strong>care Ercole che liberò Teseo dall’inferno (le<br />
Tenarie foci sono l’ingresso dell’inferno)<br />
1145<br />
da i regni che l’alpe … Italico lido = vari paesi confinanti<br />
con l’Italia<br />
1146<br />
i fisici eloquenti = i me<strong>di</strong>ci chiacchieroni (punta ironica)<br />
1147<br />
amato capo = sineddoche<br />
1148<br />
E i guar<strong>di</strong> e il viso = iterazione<br />
1149<br />
d’Esculapio alunni = perifrasi per in<strong>di</strong>care i me<strong>di</strong>ci<br />
127. O <strong>di</strong> leni origlieri 1150 all’omer lasso<br />
128. Porrai sostegno; e vital sugo 1151 a i labbri<br />
129. Offrirai <strong>di</strong> tua mano? O pur con lieve<br />
130. Bisso 1152 il ma<strong>di</strong>do fronte a lui tergendo,<br />
131. E le aurette agitando, il tardo sonno<br />
132. Inviterai a fomentar con l’ali 1153<br />
133. La nascente salute? Ahi no; tu lascia<br />
134. Lascia che il vulgo <strong>di</strong> sì tenui cure<br />
135. Le brevi anime ingombri; e d’un sol atto<br />
136. Ren<strong>di</strong> l’amico tuo felice a pieno.<br />
137. Sai che fra gli ozj del mattino illustri 1154 ,<br />
138. Del gabinetto al tripode sedendo,<br />
139. Grand’arbitro del bello oggi creasti<br />
140. Gli eccellenti nell’arte. Onor cotanto<br />
141. Basti a darti ragion su le lor menti<br />
142. E su l’opre <strong>di</strong> loro. Util ciascuno<br />
143. A qualch’uso ti fia. Da te mandato<br />
144. Con acuto epigramma il tuo poeta<br />
145. La mentita virtù 1155 trafigger puote 1156<br />
146. D’una bella ostinata: e l’elegante<br />
147. Tuo <strong>di</strong>pintor 1157 può con lavoro egregio<br />
148. Tutti dell’amicizia onde ti vanti<br />
149. Compen<strong>di</strong>ar gli ufici 1158 in breve carta 1159 ;<br />
150. O se tu vuoi che semplice vi splenda<br />
151. Di nuda maestade il tuo gran nome;<br />
152. O se in antica lapide imitata<br />
153. Inciso il brami; o se 1160 in trofeo sublime<br />
154. Accumulate a te mirar vi piace<br />
155. Le domestiche insegne, in<strong>di</strong> un lione<br />
1150<br />
origlieri = cuscini (francesismo)<br />
1151<br />
vital sugo = perifrasi per in<strong>di</strong>care le me<strong>di</strong>cine<br />
1152<br />
lieve / Bisso = enjambement<br />
1153<br />
ali = metafora per ventaglio<br />
1154<br />
gli ozj del mattino illustri = iperbato<br />
1155<br />
mentita virtù = ossimoro<br />
1156<br />
trafigger puote = metafora<br />
1157<br />
elegante / Tuo <strong>di</strong>pintor = enjambement<br />
1158<br />
Tutti dell’amicizia onde ti vanti / Compen<strong>di</strong>ar gli ufici =<br />
iperbato<br />
1159<br />
breve carta = metonimia per biglietto da visita<br />
1160<br />
O se tu vuoi … O se in antica … o se = anafora e<br />
iterazione<br />
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66
156. Rampicar furibondo e quin<strong>di</strong> l’ale<br />
157. Spiegar l’augel che i fulmini ministra 1161 ,<br />
158. Qua timpani e vessilli e lance e spade,<br />
159. E là scettri e collane e manti e velli 1162<br />
160. Cascanti argutamente 1163 . Ora ti vaglia<br />
161. Questa carta o signor serbata all’uopo;<br />
162. Or fia tempo d’usarne. Esca e con essa<br />
163. Del caro amico tuo voli a le porte<br />
164. Alcun de’ nuncj 1164 tuoi; quivi deponga<br />
165. La tessera beata 1165 ; e fugga; e torni<br />
166. Ratto su l’orme tue pietoso eroe,<br />
167. Che già pago <strong>di</strong> te ratto 1166 a traverso<br />
168. E de’ trivii e del popolo <strong>di</strong>legui.<br />
169. Già il dolce amico tuo nel cor commosso,<br />
170. E non senza versar 1167 qualche <strong>di</strong> pianto<br />
171. Tenera stilla 1168 il tuo bel nome or legge,<br />
172. Seco <strong>di</strong>cendo: "oh ignoto al duro vulgo<br />
173. Sollievo almo de’ mali! Oh sol concesso<br />
174. Facil commercio a noi alme sublimi<br />
175. E d’affetti e <strong>di</strong> cure! Or venga il giorno<br />
176. Che sì grate alternar nobili veci<br />
177. A me sia dato! 1169 " Tale sba<strong>di</strong>gliando<br />
178. Si lascia da la man lenta cadere<br />
179. L’amata carta; e te la carta 1170 e il nome<br />
180. Soavemente in grembo al sonno oblia.<br />
181. Tu fra tanto 1171 colà rapido il corso<br />
1161<br />
l’augel che i fulmini ministra = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
l’aquila<br />
1162<br />
timpani e vessilli e lance e spade, / E là scettri e collane e<br />
manti e velli = enumerazione e polisindeto<br />
1163<br />
argutamente = con arguzia. Allude al concettismo<br />
seicentesco che ebbe un ampio terreno su cui sbizzarrirsi<br />
nell’immaginare emblemi<br />
1164<br />
nuncj = latinismo<br />
1165<br />
tessera beata = metonimia per in<strong>di</strong>care il biglietto da<br />
visita, reso beato dal nome che porta<br />
1166<br />
Ratto su l’orme … ratto = iterazione<br />
1167<br />
E non senza versar = litote<br />
1168<br />
qualche <strong>di</strong> pianto / Tenera stilla = iperbato<br />
1169<br />
oh ignoto … Oh sol … Or venga … dato = invocazione e<br />
iterazione<br />
1170<br />
L’amata carta; e te la carta = iterazione e metonimia<br />
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182. Declinando intrapren<strong>di</strong> ove la dama<br />
183. Co’ labbri desiosi 1172 e il premer lungo<br />
184. Del ginocchio sollecito ti spigne<br />
185. Ad altre opre cortesi. Ella non meno<br />
186. All’imperio possente 1173 a i cari moti<br />
187. Dell’amistà risponde. A lei non meno 1174<br />
188. Palpita nel bel petto 1175 un cor gentile 1176<br />
vv. 189 – 349 a cura <strong>di</strong> Debora Tagliatti<br />
Abbiamo la descrizione della visita della dama<br />
a un’amica, reduce da un attacco isterico. E’<br />
questo il pretesto per evidenziare rapporti<br />
umani basati sul vuoto, su una ostilità<br />
mascherata da una falsa attenzione verso il<br />
prossimo. Segue la visita all’amica che ha<br />
appena partorito.<br />
189. Che fa l’amica sua? Misera! Ieri,<br />
190. Qual fusse la cagion, fremer fu vista<br />
191. Tutta improvviso, ed agitar repente 1177<br />
192. Le vaghe membra. Indomito rigore<br />
193. Occupolle 1178 le cosce; e strana forza<br />
194. Le sospinse le braccia. <strong>Il</strong>livi<strong>di</strong>ro<br />
195. I labbri onde l’Amor l’ali rinfresca 1179 ;<br />
196. Enfiò la neve de la bella gola 1180 ;<br />
197. E celato candor da i lini 1181 sparsi<br />
1171<br />
Tu fra tanto = allitterazione in “t”<br />
1172<br />
labbri desiosi = metonimia<br />
1173<br />
non meno / … possente … risponde. = litote<br />
1174<br />
non meno … non meno = epifora<br />
1175<br />
Palpita nel bel petto = allitterazione in “p”<br />
1176<br />
cor gentile = allusione alla poetica del Dolce stil nuovo.<br />
Cfr. Guinizzelli “Al cor gentil rempaira sempre Amore”<br />
1177<br />
fremer … improvviso, ed agitar repente = allitterazione in<br />
“r”<br />
1178<br />
Occupolle = enclisi pronominale<br />
1179<br />
Amor l’ali rinfresca = personificazione e metafora<br />
1180<br />
la neve de la bella gola = metafora<br />
67
198. Effuso rivelossi 1182 a gli occhi altrui.<br />
199. Gli Amori 1183 si schermiron con la benda;<br />
200. E in<strong>di</strong>etro rifuggironsi le Grazie 1184 .<br />
201. In vano il cavaliere, in van lo sposo<br />
202. Tentò frenarla, in van 1185 le damigelle<br />
203. Che su lo sposo e il cavaliere e lei<br />
204. Scorrean col guardo; e poi 1186 ristrette insieme<br />
205. Malignamente 1187 sorrideansi in volto.<br />
206. Ella truce guatando curvò in arco<br />
207. Duro e feroce le gentili schiene 1188<br />
208. Scalpitò col bel piede; e ripercosse<br />
209. La mille volte 1189 ribaciata 1190 mano<br />
210. Del tavolier ne le pugnenti sponde 1191 .<br />
211. Livida pesta scapigliata 1192 e scinta<br />
212. Al fin stancò tutte le forze; e cadde<br />
213. Insopportabil pondo 1193 sopra il letto.<br />
214. Nè fra l’intime stanze o fra le chiuse<br />
215. Gemine porte 1194 il prezioso evento<br />
216. Tacque ignoto molt’ore. Ivi la Fama 1195<br />
1181<br />
lini = metonimia<br />
1182<br />
rivelossi = enclisi pronominale<br />
1183<br />
Amori = personificazione<br />
1184<br />
Grazie = personificazione. Le Grazie o Cariti erano figlie<br />
<strong>di</strong> Zeus ed Eurimone e incarnavano i valori della grazia e<br />
della bellezza; per questo era consueta la loro presenza nel<br />
seguito <strong>di</strong> Afro<strong>di</strong>te<br />
1185<br />
In vano il cavalier, in van lo sposo … in van le damigelle<br />
= iterazione<br />
1186<br />
e il cavaliere e lei … e poi = iterazione e polisindeto<br />
1187<br />
Malignamente = maliziosamente: viene messa in evidenza<br />
la falsità e l’ipocrisia dei rapporti umani all’interno del mondo<br />
nobiliare<br />
1188<br />
le gentili schiene = plurale poetico<br />
1189<br />
mille volte = iperbole<br />
1190<br />
ripercosse … ribaciata = ri – prefisso iterativo<br />
1191<br />
Del tavolier ne le pugnenti sponde = iperbato<br />
1192<br />
Livida pesta scapigliata = asindeto<br />
1193<br />
pondo = latinismo<br />
1194<br />
chiuse / Gemine porte = enjambement e latinismo<br />
1195<br />
Fama = personificazione. Era rappresentata come una<br />
giovane donna con cento occhi e molti orecchi. Corrispondeva<br />
alla greca Ossa<br />
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217. Con uno il colse de’ cent’occhi suoi;<br />
218. E il bel pegno rapito 1196 uscì portando<br />
219. Fra le adulte 1197 matrone, a cui segreto<br />
220. Dispetto 1198 fanno i pargoletti amori,<br />
221. Che da la maestà de gli otto lustri 1199<br />
222. Fuggon volando a più scherzosi ni<strong>di</strong> 1200 .<br />
223. Una è fra lor che gli altrui no<strong>di</strong> or cela<br />
224. Comoda e strigne; or d’ispida virtude<br />
225. Arma suoi detti 1201 ; e furibonda in volto<br />
226. E infiammata ne gli occhi alto declama<br />
227. Interpreta ingran<strong>di</strong>sce 1202 i sagri arcani<br />
228. De gli amorosi gabinetti; e a un tempo<br />
229. O<strong>di</strong>ata e desiata 1203 eccita il riso<br />
230. Or co’ proprj misterj or 1204 con gli altrui.<br />
231. La vide la notò, sorrise alquanto<br />
232. La volatile dea 1205 , <strong>di</strong>sse: tu sola<br />
233. Sai vincere il clamor de la mia tromba.<br />
234. Disse, e in lei si mutò. Prese il ventaglio,<br />
235. Prese 1206 le tabacchiere, il cocchio ascese;<br />
236. E là venne trottando ove de’ gran<strong>di</strong><br />
237. È il consesso più folto. In un momento<br />
238. Lo sba<strong>di</strong>gliar s’arresta. In un momento 1207<br />
239. Tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri 1208<br />
1196<br />
bel pegno rapito = metafora<br />
1197<br />
adulte = mature: latinismo o eufemismo<br />
1198<br />
segreto / Dispetto = enjambement<br />
1199<br />
otto lustri = perifrasi per in<strong>di</strong>care i quaranta anni<br />
1200<br />
Fuggon volando a più scherzosi ni<strong>di</strong> = metafora<br />
1201<br />
Una è fra lor che gli altrui no<strong>di</strong> or cela / Comoda e strigne;<br />
or d’ispida virtude / Arma suoi detti = questi versi contengono<br />
una perifrasi per in<strong>di</strong>care la dama che funge da mezzana;<br />
un’iterazione <strong>di</strong> or; un’antitesi (cela / Comoda … d’ispida<br />
virtude / Arma); una metafora (Arma suoi detti)<br />
1202<br />
declama / Interpreta ingran<strong>di</strong>sce = climax e allitterazione<br />
in “i”<br />
1203<br />
O<strong>di</strong>ata e desiata = antitesi<br />
1204<br />
Or … or = iterazione<br />
1205<br />
La volatile dea = perifrasi per in<strong>di</strong>care la fama<br />
1206<br />
Prese … Prese = iterazione<br />
1207<br />
In un momento … In un momento = epifora<br />
1208<br />
Tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri = iterazione <strong>di</strong><br />
tutti; allitterazione in “chi”<br />
68
240. Si raccolgono in lei: ed ella 1209 al fine,<br />
241. E ansando e percotendosi 1210 con ambe<br />
242. Le mani 1211 le ginocchia, il fatto espone<br />
243. E del fatto 1212 le origini riposte.<br />
244. Riser le dame allor pronte domane 1213<br />
245. A fortuna simil, se mai le vaghe<br />
246. Lor fantasie commoverà negato<br />
247. Da i mariti compenso a un gioco avverso 1214 ,<br />
248. O in faccia a lor per deità maggiore 1215<br />
249. Negligenza d’amante, o al can <strong>di</strong>letto<br />
250. Nata subita tosse: e rise ancora<br />
251. La tua dama con elle: e in cor <strong>di</strong>spose<br />
252. Di teco visitar l’egra 1216 compagna.<br />
253. Ite al pietoso uficio, itene 1217 or dunque:<br />
254. Ma lungo consigliar duri tra voi<br />
255. Pria che a la meta il vostro cocchio arrive.<br />
256. Se visitar, non già veder l’amica<br />
257. Forse a voi piace, tacita a le porte<br />
258. La volubile rota il corso arresti 1218 :<br />
259. E il giovanetto messagger salendo<br />
260. Per le scale sublimi 1219 a lei v’annunzj<br />
261. Si che voi non volenti ella non voglia 1220 .<br />
262. Ma, se vaghezza poi ambo vi prende<br />
263. Di spiar chi sia seco 1221 , e <strong>di</strong> turbarle<br />
264. L’anima un poco, e ricercarle in volto<br />
265. De’ suoi casi la serie, il cocchio allora<br />
1209 in lei: ed ella = poliptoto<br />
1210 E ansando e percotendosi = iterazione, allitterazione in<br />
“nd”<br />
1211 ambe / Le mani = enjambement<br />
1212 fatto … fatto = iterazione<br />
1213 Riser le dame allor pronte domane = allitterazione in “r” e<br />
in “d”<br />
1214 negato / Da i mariti compenso a un gioco avverso =<br />
iperbato<br />
1215 deità maggiore = metafora<br />
1216 egra = latinismo<br />
1217 Ite … itene = iterazione<br />
1218 tacita … il corso arresti = metafora<br />
1219 scale sublimi = allitterazione in “s”<br />
1220 voi non volenti ella non voglia = allitterazione e poliptoto<br />
1221 spiar chi sia seco = allitterazione in “s”<br />
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266. Entri: e improvviso ne rimbombi e frema 1222<br />
267. L’atrio superbo. Egual piacere inonda 1223<br />
268. Sempre il cor de le belle o che opportune<br />
269. O giungano importune 1224 alle lor pari.<br />
270. Già le fervide amiche 1225 ad incontrarse<br />
271. Volano 1226 impazienti; un petto all’altro<br />
272. Già premonsi abbracciando; alto le gote<br />
273. D’alterni baci risonar già fanno;<br />
274. Già 1227 strette per la man co’ dotti fianchi 1228<br />
275. Ad un tempo amendue cadono a piombo 1229<br />
276. Sopra il sofà. Qui l’una un sottil motto<br />
277. Vibra al cor 1230 dell’amica; e a i casi allude<br />
278. Che la Fama narrò: quella repente<br />
279. Con un altro l’assale. Una nel viso<br />
280. Di bell’ire s’infiamma 1231 : e l’altra i vaghi<br />
281. Labbri 1232 un poco si morde: e cresce in tanto<br />
282. E quinci ognor più violento e quin<strong>di</strong> 1233<br />
283. <strong>Il</strong> trepido agitar de i duo ventagli.<br />
284. Così, se mai al secol <strong>di</strong> Turpino 1234<br />
285. Di ferrate guerriere un paro illustre<br />
286. Si scontravan per via, ciascuna ambiva<br />
287. L’altra provar quel che valesse in arme 1235 ;<br />
288. E dopo le accoglienze oneste e belle<br />
289. Abbassavan lor lance e co’ cavalli<br />
290. Urtavansi 1236 feroci; in<strong>di</strong> infocate<br />
1222<br />
rimbombi e frema = onomatopea<br />
1223<br />
piacere inonda = metafora<br />
1224<br />
opportune … importune = antitesi<br />
1225<br />
fervide amiche = in senso ironico<br />
1226<br />
Volano = metafora iperbolica<br />
1227<br />
Già …Già … Già = anafora (vv. 270,272,274)<br />
1228<br />
dotti fianchi = metonimia<br />
1229<br />
cadono a piombo = metafora ironica<br />
1230<br />
Vibra al cor = metafora ironica<br />
1231<br />
Di bell’ire s’infiamma = metafora e metonimia<br />
1232<br />
vaghi / Labbri = enjambement<br />
1233<br />
quinci … quin<strong>di</strong> = antitesi<br />
1234<br />
Turpino = arcivescovo <strong>di</strong> Reims, personaggio della corte<br />
<strong>di</strong> Carlo Magno<br />
1235<br />
Così … ciascuna ambiva / L’altra provar … arme =<br />
similitu<strong>di</strong>ne<br />
1236<br />
Urtavansi = enclisi pronominale<br />
69
291. Di magnanima stizza 1237 i gran tronconi<br />
292. Gittavan via de lo spezzato cerro 1238 ,<br />
293. E correan con le destre a gli elsi enormi.<br />
294. Ma <strong>di</strong> lontan per l’alta selva fiera<br />
295. Un messagger con clamoroso suono<br />
296. Venir s’u<strong>di</strong>va galoppando; e l’una<br />
297. Richiamare a re Carlo, o al campo l’altra<br />
298. Del giovane Agramante 1239 . Osa tu pure<br />
299. Osa 1240 invitto garzone il ciuffo e i ricci<br />
300. Si ben finti stamane all’urto esporre<br />
301. De’ ventagli sdegnati 1241 : e a nuove imprese<br />
302. La tua bella invitando, i casi estremi<br />
303. De la pericolosa ira sospen<strong>di</strong> 1242 .<br />
304. Oh solenne a la patria oh 1243 all’orbe intero<br />
305. <strong>Giorno</strong> fausto e beato al fin sorgesti<br />
306. Di non più visto in ciel roseo splendore<br />
307. A sparger l’orizzonte. Ecco la sposa<br />
308. Di Ramni eccelsi 1244 l’inclit’alvo 1245 al fine<br />
309. Sgravò <strong>di</strong> maschia desiata prole<br />
310. La prima volta 1246 . Da le lucid’aure<br />
311. Fu il nobile vagito accolto a pena,<br />
312. Che cento messi a precipizio usciro<br />
313. Con le gambe pesanti 1247 e lo spron duro<br />
314. Stimolando i cavalli, e il gran convesso<br />
1237<br />
infocate / Di magnanima stizza = metafora ed ossimoro<br />
1238<br />
i gran tronconi / Gittavan via de lo spezzato cerro =<br />
iperbato e metonimia<br />
1239<br />
e l’una / Richiamare a re Carlo, o al campo l’altra / Del<br />
giovane Agramante = richiamo a episo<strong>di</strong> e personaggi<br />
dell’Orlando furioso<br />
1240<br />
Osa … Osa = iterazione<br />
1241<br />
ventagli sdegnati = metonimia<br />
1242<br />
i casi estremi / De la pericolosa ira sospen<strong>di</strong> = iperbato<br />
1243<br />
Oh … oh = invocazione e iterazione<br />
1244<br />
Ramni eccelsi = aristocratici <strong>di</strong> antichissima nobiltà. I<br />
Ramni (o Ramnes) erano una delle tre tribù originarie<br />
dell’antica Roma (le altre due erano costituite dai Tities e dai<br />
Luceres)<br />
1245<br />
inclit’alvo = latinismo per nobile ventre<br />
1246<br />
Sgravò <strong>di</strong> maschia desiata prole / La prima volta = si<br />
allude al parto<br />
1247<br />
gambe pesanti = pesanti a causa degli stivali<br />
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315. Dell’etere sonoro alto ferendo<br />
316. Di scutiche e <strong>di</strong> corni 1248 : e qual si sparse<br />
317. Per le citta<strong>di</strong> popolose, e <strong>di</strong>ede<br />
318. A i famosi congiunti il lieto annunzio:<br />
319. E qual 1249 per monti a stento rampicando<br />
320. Trovò le rocche e le cadenti mura<br />
321. De’ prischi 1250 feu<strong>di</strong> ove la polve e l’ombra<br />
322. Abita e il gufo; e i rugginosi ferri 1251<br />
323. Sopra le rote mal sedenti al giorno<br />
324. Di novo espose, e fe’ scoppiarne il tuono;<br />
325. E i gioghi de’ vassalli e le vallèe 1252<br />
326. Ampie e le marche 1253 del gran caso empièo.<br />
327. Nè le Muse devote, onde gran plauso<br />
328. Venne l’altr’anno a gl’imenei felici,<br />
329. Già si tacquero 1254 al parto. Anzi, qual suole<br />
330. Là su la notte dell’ardente agosto<br />
331. Turba <strong>di</strong> grilli, e più lontano ancora<br />
332. Innumerabil popolo <strong>di</strong> rane<br />
333. Sparger d’alto frastuono i prati e i laghi,<br />
334. Mentre cadon su lor fendendo il buio<br />
335. Lucide strisce 1255 , e le palu<strong>di</strong> accende<br />
336. Fiamma improvvisa 1256 che lambisce e vola;<br />
337. Tal 1257 sorsero i cantori a schiera a schiera 1258 ;<br />
338. E tal piovve su lor foco febèo 1259 ,<br />
339. Che <strong>di</strong> motti ventosi alta compaggine 1260<br />
1248<br />
e il gran convesso / Dell’etere sonoro alto ferendo / Di<br />
scutiche e <strong>di</strong> corni = metafora per in<strong>di</strong>care l’annunzio del lieto<br />
evento<br />
1249<br />
e qual … E qual = iterazione<br />
1250<br />
prischi = latinismo<br />
1251<br />
i rugginosi ferri = metonimia<br />
1252<br />
vassalli e le vallèe = allitterazione in “v” e in “l”<br />
1253<br />
le marche = le regioni poste ai confini<br />
1254<br />
Né le Muse … si tacquero = litote<br />
1255<br />
Lucide strisce = metonimia per stelle cadenti<br />
1256<br />
Fiamma improvvisa = i fuochi fatui<br />
1257<br />
qual suole / Là su la notte … Tal = ampia similitu<strong>di</strong>ne in<br />
cui il primo termine è costituito da grilli e rane ai quali<br />
vengono paragonati i cantori del lieto evento (il parto). È<br />
evidente il <strong>di</strong>stanziamento ironico dell’io narrante.<br />
1258<br />
a schiera a schiera = ripetizione<br />
1259<br />
foco febèo = allitterazione e metafora<br />
70
340. Fe’ <strong>di</strong>videre in righe, o in simil suono 1261<br />
341. Uscir pomposamente. Altri scoperse<br />
342. In que’ vagiti Alcide 1262 , altri d’Italia<br />
343. <strong>Il</strong> soccorso promise, altri 1263 a Bizanzio<br />
344. Minacciò lo sterminio. A tal clamore<br />
345. Non ar<strong>di</strong> la mia Musa 1264 unir sue voci:<br />
346. Ma del parto <strong>di</strong>vino al molle orecchio 1265<br />
347. Appressò non veduta; e molto in poco<br />
348. Strinse <strong>di</strong>cendo: "Tu sarai simile<br />
349. Al tuo gran genitore 1266<br />
LA NOTTE<br />
A CURA DI SARA BAZZIGALUPPI<br />
Dell’opera “La Notte” rimangono poco meno <strong>di</strong><br />
700 versi, oltre ad un cospicuo numero <strong>di</strong><br />
frammenti più o meno lunghi, che sarebbero<br />
stati collocati al loro posto in una successiva<br />
elaborazione. Dopo aver invocato la Notte,<br />
perché aiuti il poeta a guidare il “Giovin<br />
signore” anche in questa ultima parte del<br />
giorno, <strong>Parini</strong> presenta la Notte come una<br />
1260<br />
Che <strong>di</strong> motti ventosi alta compaggine = metafora e<br />
iperbato; si noti l’endecasillabo sdrucciolo<br />
1261<br />
simil suono = allitterazione in “s”<br />
1262<br />
Alcide = appellativo <strong>di</strong> Eracle, figlio <strong>di</strong> Alcmena e nipote<br />
<strong>di</strong> Alceo<br />
1263<br />
Altri … altri … altri = iterazione<br />
1264<br />
Musa = metonimia per poesia<br />
1265<br />
molle orecchio = sinestesia<br />
1266<br />
Al tuo gran genitore = emistichio settenario. – si nota la<br />
pungente ironia dell’io narrante<br />
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figura inquietante, segnata dalla minaccia e<br />
dall’ignoto. Segue poi un’antitesi tra la notte<br />
come momento <strong>di</strong> riposo dei vecchi nobili,<br />
affaticati dalle commissioni quoti<strong>di</strong>ane, e la<br />
notte come momento <strong>di</strong> piacere dei giovani<br />
nobili, con balli e feste. Dopo il timore che il<br />
“Giovin signore” abbia avuto un incidente,<br />
scontrandosi con un’altra carrozza, il poeta lo<br />
ritrova beatamente sdraiato a godersi il fresco<br />
con la sua dama. Si recano insieme ad un<br />
grande ricevimento notturno, dove nella sala<br />
più lussuosa del palazzo c’è la <br />
seduta sul “canapè”. Questo particolare <strong>di</strong>vano<br />
–secondo la tra<strong>di</strong>zione mitologica- fu inventato<br />
da Amore per consentire, in un angolo buio, la<br />
complicità degli amanti. <strong>Il</strong> giovane nobile<br />
passeggia tra i suoi pari, in una rassegna che<br />
è nota come ed è<br />
questo il momento culminante del grande<br />
ricevimento notturno. Nel palazzo, dove il<br />
“Giovin signore” è ospite, è descritta una folla<br />
<strong>di</strong> persone deformate (anche fisicamente) dalla<br />
vanità, dai vizi e dai della<br />
propria vita. Ognuno è de<strong>di</strong>to ad un<br />
“passatempo”, ad una mania, in cui si<br />
concentra tutta la sua personalità. Ad esempio,<br />
uno sa fare schioccare la frusta, uno suona la<br />
cornetta, un altro si dà al gioco, un altro pensa<br />
ai cavalli… Infine abbiamo la padrona <strong>di</strong> casa,<br />
che mostra la propria abilità nel <strong>di</strong>sporre i<br />
tavoli e gli ospiti: gli amanti del gioco delle<br />
carte in un tavolo, le dame rivali l’una <strong>di</strong> fronte<br />
all’altra, in modo tale che gli altri possano<br />
sentire i loro battibecchi, i nuovi amori in<br />
posizione privilegiata…<br />
71
vv. 1 – 224 a cura <strong>di</strong> Federica Tedeschi<br />
E’ la parte più cupa e tetra del poema,<br />
soprattutto quando l’autore fa riferimento alle<br />
ombre terribili, alle alte torri <strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong><br />
teschi e agli uccelli tipicamente notturni, come<br />
le upupe, i gufi e agli animali che non amano la<br />
luce del sole. <strong>Parini</strong> parla <strong>di</strong> fantasmi<br />
nell’oscurità, fino ad arrivare a citare l’Amore,<br />
Venere e le altre <strong>di</strong>vinità che corrono nella<br />
notte. <strong>Il</strong> poeta parla poi dello scontro fra la<br />
carrozza del suo Giovin signore con un’altra:<br />
questo sarà motivo per far parlare il mondo <strong>di</strong><br />
lui. L’ultima parte è de<strong>di</strong>cata al rapporto del<br />
Giovin signore con la sua dama, citando<br />
Amore, testimone del desiderio adultero. Vi è<br />
anche un riferimento al gioco, passione <strong>di</strong><br />
molta gente per <strong>di</strong>menticare le delusioni<br />
d’amore.<br />
1. Nè tu contenderai benigna Notte 1267 ,<br />
2. Che il mio Giovane illustre io cerchi e gui<strong>di</strong><br />
3. Con gli estremi precetti entro al tuo regno.<br />
4. Già <strong>di</strong> tenebre involta e <strong>di</strong> perigli,<br />
5. Sola squallida 1268 mesta alto sedevi 1269<br />
6. Su 1270 la timida terra 1271 . <strong>Il</strong> debil raggio<br />
7. De le stelle remote e de' pianeti,<br />
8. Che nel silenzio camminando vanno 1272 ,<br />
9. Rompea gli orrori tuoi 1273 sol quanto è duopo<br />
1267 Né tu … Notte = personificazione e apostrofe<br />
1268 squallida = latinismo<br />
1269 Sola squallida mesta alto sedevi = allitterazione in “s”<br />
1270 sedevi / su = enjambement<br />
1271 timida terra = allitterazione in “t”<br />
1272 camminando vanno = metafora<br />
1273 orrori tuoi = metonimia<br />
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10. A sentirli assai più. Terribil ombra<br />
11. Giganteggiando si vedea salire<br />
12. Su 1274 per le case e su per l'alte torri<br />
13. Di teschi antiqui seminate al piede.<br />
14. E upupe e gufi e mostri 1275 avversi al sole<br />
15. Svolazzavan per essa; e con ferali<br />
16. Stri<strong>di</strong> 1276 portavan miseran<strong>di</strong> augurj.<br />
17. E lievi dal terreno e smorte fiamme<br />
18. Sorgeano in tanto; e quelle smorte fiamme 1277<br />
19. Di su <strong>di</strong> giù vagavano per l'aere<br />
20. Orribilmente tacito ed opaco;<br />
21. E al sospettoso adultero, che lento<br />
22. Col cappel su le ciglia e tutto avvolto<br />
23. Entro al manto sen gìa con l'armi ascose,<br />
24. Colpieno il core, e lo strignean d'affanno 1278 .<br />
25. E fama è ancor che pallide fantasime 1279<br />
26. Lungo le mura de i deserti tetti 1280<br />
27. Spargean lungo acutissimo lamento,<br />
28. Cui <strong>di</strong> lontano per lo vasto buio<br />
29. I cani rispondevano ululando 1281 .<br />
30. Tal fusti o Notte 1282 allor che gl'inclit'avi,<br />
31. Onde pur sempre il mio garzon si vanta,<br />
32. Eran duri ed alpestri 1283 ; e con l'occaso 1284<br />
33. Cadean dopo lor cene al sonno in preda;<br />
34. Fin che l'aurora sba<strong>di</strong>gliante 1285 ancora 1286<br />
35. Li richiamasse a vigilar 1287 su l'opre<br />
1274<br />
salire / Su = allitterazione e enjambement<br />
1275<br />
E upupe e gufi e mostri = iterazione e allitterazione in “u”<br />
– le upupe sono ritenute erroneamente uccelli notturni<br />
1276<br />
ferali / Stri<strong>di</strong> = enjambement<br />
1277<br />
e smorte fiamme … e quelle smorte fiamme = epifora<br />
1278<br />
strignean d'affanno = metafora<br />
1279<br />
E fama è ancor che pallide fantasime = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
1280<br />
deserti tetti = sineddoche<br />
1281<br />
lungo acutissimo … Cui … buio … ululando =<br />
allitterazione in “u”<br />
1282<br />
Notte = personificazione<br />
1283<br />
alpestri = rozzi (metafora)<br />
1284<br />
occaso = latinismo (tramonto)<br />
1285<br />
sba<strong>di</strong>gliante = ipallage<br />
1286<br />
… l'aurora … ancora = rima interna<br />
72
36. Dei per novo cammin guidati rivi 1288<br />
37. E su i campi nascenti; onde poi gran<strong>di</strong><br />
38. Furo i nipoti e le citta<strong>di</strong> e i regni 1289 .<br />
39. Ma ecco Amore 1290 , ecco la madre Venere 1291 ,<br />
40. Ecco del gioco, ecco 1292 del fasto i Genj 1293 ,<br />
41. Che trionfanti per la notte scorrono 1294 ,<br />
42. Per la notte 1295 , che sacra è al mio signore<br />
43. Tutto davanti a lor tutto 1296 s'irra<strong>di</strong>a<br />
44. Di nova luce. Le inimiche tenebre<br />
45. Fuggono 1297 riversate; e l'ali spandono 1298<br />
46. Sopra i covili, ove le fere e gli uomini<br />
47. Da la fatica condannati dormono.<br />
48. Stupefatta la Notte 1299 intorno vedesi 1300<br />
49. Riverberar più che <strong>di</strong>nanzi al sole<br />
50. Auree cornici, e <strong>di</strong> cristalli e spegli<br />
51. Pareti adorne, e vesti varie, e bianchi<br />
52. Omeri 1301 e braccia, e pupillette mobili,<br />
53. E tabacchiere preziose, e fulgide<br />
54. Fibbie 1302 ed anella e mille cose e mille 1303 .<br />
1287 a vigilar = metafora<br />
1288 a vigilar su l'opre / Dei per novo cammin guidati rivi =<br />
enjambement e iperbato<br />
1289 i nipoti e le citta<strong>di</strong> e i regni = climax e polisindeto<br />
1290 Amore = personificazione<br />
1291 Venere = dea dell’amore<br />
1292 ecco … ecco … Ecco … ecco = iterazione<br />
1293 Genj = personificazione<br />
1294 Che trionfanti per la notte scorrono = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
1295 per la notte … Per la notte = iterazione<br />
1296 Tutto … tutto = iterazione<br />
1297 tenebre / Fuggono = enjambement e metafora<br />
1298 l'ali spandono = metafora<br />
1299 Stupefatta la Notte = allitterazione in “t”<br />
1300 Di nova luce. Le inimiche tenebre / Fuggono riversate; e<br />
l'ali spandono / Sopra i covili, ove le fere e gli uomini / Da la<br />
fatica condannati dormono. / Stupefatta la Notte intorno<br />
vedesi = si noti la sequenza dei cinque endecasillabi sdruccioli<br />
1301 bianchi / Omeri = enjambement<br />
1302 fulgide / Fibbie = allitterazione e enjambement<br />
1303 e <strong>di</strong> cristalli e spegli / Pareti adorne, e vesti varie, e<br />
bianchi / Omeri e braccia, e pupillette mobili, / E tabacchiere<br />
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55. Cosi l'eterno caos, allor che Amore 1304<br />
56. Sopra posovvi e il fomentò con l'ale 1305 ,<br />
57. Sentì il generator moto crearsi,<br />
58. Sentì 1306 schiuder la luce; e sè medesmo<br />
59. Vide meravigliando e i tanti aprirsi<br />
60. Tesori <strong>di</strong> natura 1307 entro al suo grembo.<br />
61. O de' miei studj glorioso alunno 1308 ,<br />
62. Tu seconda me dunque, or ch'io t'invito<br />
63. Glorie novelle ad acquistar là dove<br />
64. O la veglia frequente o 1309 l'ampia scena<br />
65. I gran<strong>di</strong> eguali tuoi, degna de gli avi<br />
66. E de i titoli loro e <strong>di</strong> lor sorte<br />
67. E de i pubblici voti, ultima cura<br />
68. Dopo le tavolette 1310 e dopo i prandj 1311<br />
69. E dopo 1312 i corsi clamorosi occùpa.<br />
70. Or dove ahi dove senza me t'aggiri<br />
71. Lasso! 1313 da poi che in compagnia del sole<br />
72. T'involasti pur <strong>di</strong>anzi a gli occhi miei?<br />
73. Qual palagio ti accoglie; o qual ti copre<br />
74. Da i nocenti vapor ch'Espero 1314 mena<br />
75. Tetto arcano e solingo 1315 ; o <strong>di</strong> qual 1316 via<br />
preziose, e fulgide / Fibbie ed anella e mille cose e mille = in<br />
questi versi notiamo l’iterazione della “e”, che costituisce<br />
anche un polisindeto; il ritmo, inoltre, viene rallentato, grazie<br />
all’enumerazione degli oggetti. – si noti l’iperbole <br />
1304 Amore = personificazione<br />
1305 fomentò con l'ale = metafora<br />
1306 Sentì … Sentì = anafora<br />
1307 e i tanti aprirsi / Tesori <strong>di</strong> natura = iperbato<br />
1308 O de' miei studj glorioso alunno = apostrofe<br />
1309 O … o = iperbato<br />
1310 tavolette = calco semantico dal Francese toilette<br />
1311 prandj = latinismo<br />
1312 E de i titoli … e <strong>di</strong> lor … E de i pubblici … e dopo … E<br />
dopo = iterazione e anafora<br />
1313 Or dove ahi dove senza me t'aggiri<br />
Lasso! = apostrofe ed intervento dell’io narrante<br />
1314 Espero = la stella della sera (personificazione)<br />
1315 o qual ti copre … tetto arcano e solingo = iperbato. Si<br />
tratta <strong>di</strong> una casa misteriosa e solitaria, sede <strong>di</strong> appuntamenti<br />
clandestini<br />
73
76. L'ombre ignoto trascorri, ove la plebe<br />
77. Affrettando tenton s'urta e confonde<br />
78. Ahimè, tolgalo il ciel 1317 , forse il tuo cocchio,<br />
79. Ove il varco è più angusto, il cocchio altrui<br />
80. Incontrò violento: e qual dei duo<br />
81. Retroceder convegna; e qual 1318 star forte,<br />
82. Dispùtano gli aurighi alto gridando.<br />
83. Sdegna invitto garzon sdegna 1319 d'alzare<br />
84. Fra il rauco suon <strong>di</strong> Stèntori 1320 plebei<br />
85. Tu' amabil voce; e taciturno aspetta,<br />
86. Sia che a l'un piaccia rovesciar dal carro<br />
87. Lo suo rivale; o rovesciato 1321 anch'esso<br />
88. Perigliar tra le rote; e te per l'alto<br />
89. De lo infranto cristal mandar carpone.<br />
90. Ma l'avverso cocchier d'un picciol urto<br />
91. Pago sen fugge o d'un resister breve:<br />
92. Al fin libero andrai. Tu non pertanto<br />
93. Doman chie<strong>di</strong> vendetta; alto sonare<br />
94. Fa il sacrilego fatto; osa preten<strong>di</strong> 1322 ,<br />
95. E i tribunali minimi e i supremi<br />
96. Sconvolgi agita assorda 1323 : il mondo s'empia<br />
97. Del grave caso; e per un anno almeno<br />
98. Parli <strong>di</strong> te, de' tuoi corsier, del cocchio<br />
99. E del cocchiere 1324 . Di sì fatte cose<br />
100. Voi progenie d'eroi famosi 1325 andate<br />
101. Ne le bocche de gli uomini gran tempo.<br />
102. Forse ciarlier fasti<strong>di</strong>oso indugia<br />
103. Te con la dama tua nel vuoto corso.<br />
104. Forse 1326 a nova con lei gara d'ingegno<br />
1316 Qual palagio … qual ti copre … qual via = iterazione<br />
1317 tolgalo il ciel = allitterazione in “l”<br />
1318 e qual de i duo … e qual = iterazione<br />
1319 Sdegna … sdegna = iterazione<br />
1320 Stentori = Stentore era un auriga, personaggio dell’<strong>Il</strong>iade,<br />
dotato <strong>di</strong> una voce potentissima. Qui sta per i cocchieri, che<br />
schiamazzano rumorosamente<br />
1321 rovesciar … rovesciato = poliptoto<br />
1322 sonare / Fa … osa preten<strong>di</strong> = climax<br />
1323 Sconvolgi agita assorda = climax ascendente asindetico<br />
1324 de' tuoi corsier, del cocchio / E del cocchiere =<br />
enumerazione, allitterazione in “c” e figura etimologica<br />
1325 progenie d'eroi famosi = ironia<br />
105. Tu mal cauto venisti: e già la bella<br />
106. Teco 1327 del lungo repugnar s'a<strong>di</strong>ra;<br />
107. Già la man, che tu baci arretra, e tenta<br />
108. Liberar da la tua; e già 1328 minaccia<br />
109. Ricovrarsi al suo tetto 1329 , e quivi sola<br />
110. Involarse ad ognuno in fin che il sonno 1330<br />
111. Venga pietoso a tranquillar suoi sdegni.<br />
112. Tu in van chie<strong>di</strong> mercè; <strong>di</strong> mente in vano<br />
113. Tu 1331 a lei te stesso sconsigliata incolpi:<br />
114. Ella niega placarse. <strong>Il</strong> cocchio freme<br />
115. Dell'alterno clamore; e il cocchio 1332 in tanto<br />
116. Giace immobil fra l'ombra: e voi sue care<br />
117. Gemme 1333 il bel mondo impaziente aspetta.<br />
118. Ode il cocchiere al fin d'ambe le voci<br />
119. Un comando in<strong>di</strong>stinto; e bestemmiando<br />
120. Sferza i corsieri; e via precipitando<br />
121. Ambo vi porta: e mal sa dove ancora.<br />
122. Folle! Di che temei? Sperdano i venti<br />
123. Ogni augurio infelice. Ora il mio eroe<br />
124. Fra l'amico tacer del vuoto corso<br />
125. Lieto si sta la fresca 1334 ora godendo<br />
126. Che dal monte lontan spira e consola.<br />
127. Siede al fianco <strong>di</strong> lui lieta non meno 1335<br />
128. L'altrui cara consorte. Amor 1336 nasconde<br />
129. La incauta face 1337 ; e il fiero dardo alzando 1338<br />
130. Allontana i maligni. O nume invitto 1339 ,<br />
131. Non sospettar <strong>di</strong> me; ch'io già non vegno<br />
1326 Forse … Forse = anafora<br />
1327 Tu … Teco =poliptoto<br />
1328 Già … già = iterazione<br />
1329 tetto = sineddoche<br />
1330 sonno = personificazione<br />
1331 Tu … Tu = anafora<br />
1332 <strong>Il</strong> cocchio … il cocchio = iterazione<br />
1333 care / Gemme = enjambement e metafora<br />
1334 si sta la fresca = allitterazione in “s”<br />
1335 lieta non meno = litote<br />
1336 Amor = personificazione<br />
1337 La incauta face = metafora<br />
1338 e il fiero dardo alzando = iperbato e metafora<br />
1339 O nume invitto = invocazione e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
l’amore<br />
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74
132. Invido esplorator, ma fido amico<br />
133. De la coppia beata, a cui tu vegli.<br />
134. E tu signor tronca gl'indugi 1340 . Assai<br />
135. Fur gioconde quest'ombre, allor che prima<br />
136. Nacque il vago desio, che te congiunse<br />
137. All'altrui cara sposa or son due lune 1341 .<br />
138. Ecco il te<strong>di</strong>o a la fin serpe tra i vostri<br />
139. Così lunghi ritiri 1342 : e tempo è ormai<br />
140. Che in più degno <strong>di</strong> te pubblico agone<br />
141. Splendano i genj tuoi 1343 . Mira la Notte 1344 ,<br />
142. Che col carro stellato alta sen vola<br />
143. Per l'eterea campagna 1345 ; e a te col <strong>di</strong>to<br />
144. Mostra Tèseo nel ciel, mostra Polluce,<br />
145. Mostra 1346 Bacco ed Alcide 1347 e gli altri egregi,<br />
146. Che per mille d'onore ardenti prove 1348<br />
147. Colà fra gli astri a sfolgorar saliro 1349 .<br />
148. Svegliati a i gran<strong>di</strong> esempi; e meco affretta.<br />
149. Loco è, ben sai, ne la città famoso,<br />
150. Che splen<strong>di</strong>da matrona apre al notturno<br />
151. Concilio de' tuoi pari 1350 , a cui la vita<br />
152. Fora senza <strong>di</strong> ciò mal grata e vile.<br />
153. Ivi le belle, e <strong>di</strong> feconda prole<br />
154. Inclite madri 1351 ad obliar sen vanno<br />
155. Fra la sorte del gioco i tristi eventi<br />
156. De la sorte 1352 d'amore, onde fu il giorno<br />
1340 tronca gl'indugi = metafora<br />
1341 or son due lune = perifrasi e metonimia per in<strong>di</strong>care due<br />
mesi fa<br />
1342 il te<strong>di</strong>o a la fin serpe tra i vostri / Così lunghi ritiri =<br />
enjambement e metafora<br />
1343 Che in più degno <strong>di</strong> te pubblico agone / Splendano i genj<br />
tuoi = iperbato<br />
1344 Notte = personificazione<br />
1345 l'eterea campagna = metafora<br />
1346 Mostra … Mostra = anafora<br />
1347 Tèseo … Polluce … Bacco … Alcide = <strong>di</strong>vinità e<br />
personaggi mitologici trasformati in altrettante costellazioni<br />
1348 per mille d'onore ardenti prove = iperbole<br />
1349 astri a sfolgorar saliro = allitterazione in “s”<br />
1350 notturno / Concilio de' tuoi pari = enjambement e perifrasi<br />
1351 le belle, e <strong>di</strong> feconda prole / Inclite madri = perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care le nonne<br />
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157. Agitato e sconvolto. Ivi le gran<strong>di</strong><br />
158. Avole auguste 1353 e i genitor leggiadri<br />
159. De' già celebri eroi il senso e l'onta<br />
160. Volgon de gli anni a rintuzzar fra l'ire<br />
161. Magnanime 1354 del gioco. Ivi la turba<br />
162. De la feroce gioventù <strong>di</strong>vina 1355<br />
163. Scende a pugnar 1356 con le mutabil'arme<br />
164. Di vaghi giubboncei, d'atti vezzosi,<br />
165. Di bei mo<strong>di</strong> 1357 del <strong>di</strong>r 1358 stamane appresi;<br />
166. Mentre la vanità fra il dubbio marte 1359<br />
167. Nobil furor ne' forti petti inspira 1360 ;<br />
168. E con vario destin dando e togliendo<br />
169. La combattuta palma 1361 alto abbandona<br />
170. I leggeri vessilli all'aure in preda.<br />
171. Ecco che già <strong>di</strong> cento faci e cento 1362<br />
172. Gran palazzo rifulge. Multiforme<br />
173. Popol <strong>di</strong> servi 1363 baldanzosamente<br />
174. Sale scende s'aggira 1364 . Urto e fragore<br />
175. Di rote <strong>di</strong> flagelli e <strong>di</strong> 1365 cavalli 1366<br />
176. Che vengono che vanno, e stri<strong>di</strong> e fischi 1367<br />
177. Di gente, che domandan che rispondono 1368 ,<br />
178. Assordan l'aria all'alte mura intorno.<br />
1352 sorte …sorte = iterazione<br />
1353 Ivi le gran<strong>di</strong> / Avole auguste = enjambement e<br />
allitterazione<br />
1354 ire / Magnanime = enjambement e ossimoro<br />
1355 feroce gioventù <strong>di</strong>vina = ironia<br />
1356 pugnar = latinismo<br />
1357 Di vaghi … Di bei mo<strong>di</strong> = anafora<br />
1358 Di bei mo<strong>di</strong> / Del <strong>di</strong>r = allitterazione in “d”<br />
1359 marte = antonomasia e metafora<br />
1360 furor ne' forti petti inspira = allitterazione in “r” (Petti è<br />
metonimia)<br />
1361 combattuta palma = metonimia<br />
1362 cento faci e cento = iperbole<br />
1363 Multiforme / Popol <strong>di</strong> servi = enjambement<br />
1364 Sale scende s'aggira = allitterazione in “s” e asindeto<br />
1365 Di … <strong>di</strong> … <strong>di</strong> = iterazione<br />
1366 flagelli … cavalli = allitterazione in “l”<br />
1367 e stri<strong>di</strong> e fischi = allitterazione in “i” e polisindeto<br />
1368 Che vengono … che vanno … che domandan … che<br />
rispondono = iterazione<br />
75
179. Tutto è strepito e luce. O tu, che porti 1369<br />
180. La dama e il cavalier dolci mie cure,<br />
181. Primo <strong>di</strong> carri guidator, qua volgi;<br />
182. E fra il denso <strong>di</strong> rote arduo cammino 1370<br />
183. Con Olimpica man splen<strong>di</strong> 1371 ; e d'un corso<br />
184. Subentrando i grand'atrj, a <strong>di</strong>etro 1372 lascia<br />
185. Qual pria le porte ad occupar tendea.<br />
186. Quasi a propria virtù plauda al gran fatto<br />
187. <strong>Il</strong> generoso eroe: plauda 1373 la bella,<br />
188. Che con l'agil pensier scorre gli aurighi<br />
189. De le <strong>di</strong>ve rivali; e novi al petto<br />
190. Sente nascer per te teneri orgogli.<br />
191. Ma il bel carro s'arresta: e a te signore,<br />
192. A te 1374 prima <strong>di</strong> lei sceso d'un salto,<br />
193. Affidata la dea, lieve balzando,<br />
194. Col sonante calcagno il suol percote 1375 .<br />
195. Largo <strong>di</strong>nanzi a voi fiammeggi e gron<strong>di</strong>,<br />
196. Sopra l'ara de' numi ad arder nato,<br />
197. <strong>Il</strong> tesoro dell'api 1376 : e a lei da tergo<br />
198. Pronta <strong>di</strong> servi mano a terra proni 1377<br />
199. Lo smisurato lembo alto sospenda:<br />
200. Somma felicità, che lei separa<br />
201. Da le ricche viventi 1378 , a cui per anco,<br />
202. Misere! sopra il suol l'estrema veste<br />
203. Sibila per la polvere strisciando 1379 .<br />
204. Ahi, se fresco sdegnuzzo 1380 i vostri petti<br />
1369<br />
O tu, che porti = invocazione al cocchiere del Giovin<br />
signore<br />
1370<br />
E fra il denso <strong>di</strong> rote arduo cammino = iperbato<br />
1371<br />
Con Olimpica man splen<strong>di</strong> = metafora<br />
1372<br />
Subentrando i grand'atrj, a <strong>di</strong>etro = allitterazione in “t” e<br />
in “r”<br />
1373<br />
plauda … plauda = iterazione<br />
1374<br />
a te, signore, / A te = iterazione e anafora<br />
1375<br />
Col sonante calcagno il suol percote = allitterazione in “c”<br />
1376<br />
<strong>Il</strong> tesoro dell'api = perifrasi per in<strong>di</strong>care i ceri<br />
1377<br />
Pronta <strong>di</strong> servi mano a terra proni = iperbato<br />
1378<br />
le ricche viventi = le ricche non aristocratiche che non<br />
avevano <strong>di</strong>ritto al vestito con strascico<br />
1379<br />
Misere! sopra il suol l'estrema veste / Sibila per la polvere<br />
strisciando = allitterazione in “s” con la quale <strong>Parini</strong> ha<br />
cercato <strong>di</strong> rendere l’intimo <strong>di</strong>sprezzo della dama<br />
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205. Dianzi forse agitò, tu chino e grave<br />
206. A lei porgi la destra; e seco innoltra,<br />
207. Quale ibèro amador 1381 quando, raccolta<br />
208. Dall'un lato la cappa, contegnoso<br />
209. Guida l'amanza 1382 a <strong>di</strong>portarsi al vallo,<br />
210. Dove il tauro 1383 , abbassando i corni irati 1384 ,<br />
211. Spinge gli uomini in alto; o gemer s'ode<br />
212. Crepitante Giudeo per entro al foco 1385 .<br />
213. Ma no; chè l'amorosa onda 1386 pacata<br />
214. Oggi siede per voi: e quanto è duopo<br />
215. A vagarvi il piacer solo la increspa<br />
216. Una lieve aleggiando aura soave 1387 .<br />
217. Snello adunque e vivace offri a la bella<br />
218. Mollemente piegato il destro braccio<br />
219. Ella la manca v'inserisca. Premi<br />
220. Tu col gomito un poco. Anch'ella un poco 1388<br />
221. Ti 1389 risponda premendo; e a la tua lena<br />
222. Dolce peso 1390 a portar tutta si doni,<br />
223. Mentre a piccioli salti ambo affrettate<br />
224. Per le sonanti scale 1391 alto celiando.<br />
1380<br />
se fresco sdegnuzzo = allitterazione in “s”<br />
1381<br />
Quale ibèro amador = similitu<strong>di</strong>ne. Si tratta <strong>di</strong> un amante<br />
spagnolo: la scena offre un esempio <strong>di</strong> quelli che il Russo ha<br />
definito gli , <strong>di</strong> origine esotica del <strong>Parini</strong><br />
1382<br />
amanza = provenzalismo<br />
1383<br />
tauro = latinismo<br />
1384<br />
i corni irati = metonimia<br />
1385<br />
Crepitante Giudeo per entro al foco = allusione agli auto –<br />
da – fé in cui gli Ebrei venivano condannati al rogo<br />
dall’inquisizione spagnola<br />
1386<br />
l'amorosa onda = metafora<br />
1387<br />
Una lieve aleggiando aura soave = iperbato<br />
1388<br />
un poco … un poco = iterazione<br />
1389<br />
Tu … Ti = poliptoto<br />
1390<br />
Dolce peso = ossimoro<br />
1391<br />
sonanti scale = allitterazione in “s”<br />
76
vv. 225 – 464 a cura <strong>di</strong> Serena Tomaselli<br />
La parte più importante del passo è costituita<br />
dalla sfilata degli “imbecilli”; in essa il<br />
pessimismo <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> si intensifica. I nobili<br />
personaggi che popolano i saloni si mettono in<br />
luce per le loro sciocche manie prive <strong>di</strong> senso<br />
(schioccare la frusta, soffiare nella tromba …).<br />
<strong>Il</strong> passatempo più assurdo è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfare<br />
sontuosi arazzi, riducendo in fili minutissimi i<br />
loro <strong>di</strong>segni.<br />
225. Oh come al tuo venir gli archi e le volte<br />
226. De' gran titoli tuoi forte rimbombano 1392 !<br />
227. Come a quel suon volubili 1393 le porte<br />
228. Cedono spalancate; ed a quel suono<br />
229. Degna superbia in cor ti bolle 1394 ; e face<br />
230. L'anima eccelsa rigonfiar 1395 più vasta!<br />
231. Entra in tal forma; e del tuo grande ingombra<br />
232. Gli spazj fortunati. Ecco <strong>di</strong> stanze<br />
233. Or<strong>di</strong>n lungo a voi s'apre. Altra <strong>di</strong> servi<br />
234. Infimo gregge alberga, 1396 ove tra lampi<br />
235. Di molteplice lume acceso e spento 1397 ,<br />
236. E fra sempre incostanti ombre schiamazza<br />
237. <strong>Il</strong> sermon patrio 1398 e la facezia e il riso 1399<br />
238. Dell'energica plebe. Altra <strong>di</strong> vaghi<br />
239. Zazzerati donzelli 1400 è certa sede,<br />
1392<br />
De' gran titoli tuoi forte rimbombano = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
1393<br />
volubili = latinismo (che girano con facilità)<br />
1394<br />
Degna superbia in cor ti bolle = metafora<br />
1395<br />
L'anima eccelsa rigonfiar = metafora<br />
1396<br />
Ecco <strong>di</strong> stanze / Or<strong>di</strong>n lungo a voi s'apre. Altra <strong>di</strong> servi /<br />
Infimo gregge alberga, = iperbato<br />
1397<br />
acceso e spento = antitesi<br />
1398<br />
<strong>Il</strong> sermon patrio = perifrasi per in<strong>di</strong>care il <strong>di</strong>aletto<br />
milanese<br />
1399<br />
e la facezia e il riso = polisindeto e iterazione<br />
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240. Ove accento stranier misto al natio 1401<br />
241. Molle susurra: e s'apparecchia in tanto<br />
242. Copia 1402 <strong>di</strong> carte e multiforme avorio 1403 ,<br />
243. Arme l'uno a la pugna, in<strong>di</strong>ce l'altro<br />
244. D'alti cimenti e <strong>di</strong> vittorie illustri 1404 .<br />
245. Al fin più interna, e <strong>di</strong> gran luce e d'oro<br />
246. E <strong>di</strong> ricchi tapeti 1405 aula superba<br />
247. Sta servata per voi prole de' numi 1406 .<br />
248. Io, <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate 1407 ,<br />
249. Come ar<strong>di</strong>rò <strong>di</strong> penetrar fra i cori<br />
250. De' semidei 1408 , ne lo cui sangue in vano<br />
251. Gocciola impura cercheria con vetro<br />
252. Indagator 1409 colui che vide a nuoto<br />
253. Per l'onda genitale il picciol uomo? 1410<br />
254. Qui tra i servi m' arresto; e qui da loro<br />
255. Nuove del mio signor virtu<strong>di</strong> ascose 1411<br />
1400 vaghi / Zazzerati donzelli = enjambement. Si tratta <strong>di</strong><br />
servi <strong>di</strong>stinti in parrucchino (zazzerati) che preparavano carte<br />
da gioco e gettoni d’avorio da usare nelle partite. Donzelli è<br />
un hapax ironico<br />
1401 Ove accento stranier misto al natio = per alcuni<br />
commentatori significa che questi servitori erano in parte<br />
stranieri, per altri significa che parlavano un misto <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletto<br />
e <strong>di</strong> Francese<br />
1402 Copia = latinismo<br />
1403 multiforme avorio = metonimia per gettoni<br />
1404 Arme l'uno a la pugna, in<strong>di</strong>ce l'altro / D'alti cimenti e <strong>di</strong><br />
vittorie illustri = metafora <strong>di</strong> ambito militare: le carte sono le<br />
armi, i gettoni sono i segni dell’andamento dela gara<br />
1405 e <strong>di</strong> gran luce e d'oro / E <strong>di</strong> ricchi tapeti = iterazione <strong>di</strong> “e”<br />
e climax<br />
1406 prole de' numi = ironia<br />
1407 <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate = poeta sconosciuto<br />
proveniente da stirpe plebea (ironia)<br />
1408 Come ar<strong>di</strong>rò … De’ semidei = interrogativa retorica<br />
ironica<br />
1409 vetro / Indagator = enjambement e metonimia per<br />
microscopio<br />
1410 ne lo cui sangue in vano / Gocciola impura cercheria con<br />
vetro / Indagator colui che vide a nuoto / Per l'onda genitale il<br />
picciol uomo? = allusione all’olandese A. Van Leuwenhoeck<br />
(1632 – 1723) scopritore degli spermatozoi<br />
77
256. Tacito apprenderò. Ma tu sorri<strong>di</strong><br />
257. Invisibil Camena 1412 ; e me rapisci<br />
258. Invisibil 1413 con te fra li negati<br />
259. Ad ognaltro profano a<strong>di</strong>ti 1414 sacri.<br />
260. Già il mobile de' seggi or<strong>di</strong>ne augusto 1415<br />
261. Sovra i tiepi<strong>di</strong> strati 1416 in cerchio volge:<br />
262. E fra quelli eminente i fianchi estende<br />
263. <strong>Il</strong> grave canapè 1417 . Sola da un lato<br />
264. La matrona del loco ivi si posa;<br />
265. E con la man, che lungo il grembo cade<br />
266. Lentamente il ventaglio apre e socchiude<br />
267. Or <strong>di</strong> giugner è tempo. Ecco le snelle<br />
268. E le gravi per molto a<strong>di</strong>pe dame 1418 ,<br />
269. Che a passi velocissimi s'affrettano 1419<br />
270. Nel gran consesso. I cavalieri egregi<br />
271. Lor camminano a lato: ed elle, intorno<br />
272. A la sede maggior vortice fatto<br />
273. Di sè medesme, con sommessa voce<br />
274. Brevi note bisbigliano 1420 ; e <strong>di</strong>leguansi<br />
275. Dissimulando fra le se<strong>di</strong>e 1421 umili.<br />
276. Un tempo il canapè nido giocondo<br />
277. Fu <strong>di</strong> risi e <strong>di</strong> scherzi, allor che l'ombre<br />
278. Abitar gli fu grato ed i tranquilli<br />
279. Del palagio recessi. 1422 Amor 1423 primiero<br />
1411<br />
Nuove del mio signor virtu<strong>di</strong> ascose = iperbato e ironia<br />
1412<br />
Camena = la Musa (latinismo)<br />
1413<br />
Invisibil … Invisibil = anafora (vv. 257-258)<br />
1414<br />
a<strong>di</strong>ti = stanze (latinismo)<br />
1415<br />
Già il mobile de' seggi or<strong>di</strong>ne augusto = iperbato<br />
1416<br />
i tiepi<strong>di</strong> strati = i tappeti (metonimia)<br />
1417<br />
canapè = particolare forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>vano. – inizia l’episo<strong>di</strong>o<br />
della favola del canapè, che da una parte è una specie <strong>di</strong> mito<br />
sull’origine <strong>di</strong>vina dell’arnese elegante, dall’altra una<br />
narrazione dolorosa della caduta dell’oggetto da nido<br />
giocondo <strong>di</strong> risi e scherzi a triste sede <strong>di</strong> tossi e sba<strong>di</strong>gli<br />
1418<br />
Ecco le snelle / E le gravi per molto a<strong>di</strong>pe dame = antitesi<br />
(snelle – gravi) e latinismo (a<strong>di</strong>pe)<br />
1419<br />
Che a passi velocissimi s'affrettano = endecasillabo<br />
sdrucciolo<br />
1420<br />
Brevi note bisbigliano = allitterazione<br />
1421<br />
<strong>di</strong>leguansi / Dissimulando fra le se<strong>di</strong>e = allitterazione <strong>di</strong><br />
“d” e “s”<br />
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280. Trovò l'opra ingegnosa. Io voglio, ei <strong>di</strong>sse,<br />
281. Dono a le amiche mie far d'un bel seggio,<br />
282. Che tre ad un tempo 1424 nel suo grembo accoglia.<br />
283. Così, qualor de gl'importuni altronde<br />
284. Volga la turba 1425 , sederan gli amanti<br />
285. L'uno a lato dell'altro, ed io con loro.<br />
286. Disse, percosse ambe le palme 1426 ; e l'ali<br />
287. Aprì volando 1427 impaziente all'opra.<br />
288. Ecco il bel fabbro 1428 lungo pian <strong>di</strong>spone<br />
289. Di tavole contesto 1429 , e molli cigne 1430 ,<br />
290. A reggerlo vi dà vaghe colonne,<br />
291. Che del silvestre Pane 1431 i piè leggieri<br />
292. Imitano scendendo; al dorso poi<br />
293. V'alza patulo appoggio 1432 ; e il volge a i lati,<br />
294. Come far soglion 1433 flessuosi acanti 1434<br />
295. O ricche corna d'Arcade 1435 montone.<br />
296. In<strong>di</strong>, predando a le vaganti aurette<br />
297. L'ali e le piume, le condensa e chiude<br />
298. In tumido cuscin, che tutta ingombri<br />
299. La macchina elegante 1436 : e al fin l'adorna<br />
300. Di molli sete 1437 e <strong>di</strong> vernici e d'oro.<br />
1422 tranquilli / Del palagio recessi. = enjambement e iperbato<br />
1423 Amor = personificazione<br />
1424 tre ad un tempo = i due amanti insieme ad Amore<br />
1425 la turba = latinismo<br />
1426 le palme = sineddoche<br />
1427 l'ali / Aprì volando = metafora<br />
1428 il bel fabbro = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />
1429 contesto = latinismo<br />
1430 molli cigne = cinghie elastiche<br />
1431 Pane = Pan, <strong>di</strong>vinità dei boschi, raffigurato con pie<strong>di</strong><br />
caprini<br />
1432 patulo appoggio = ampia spalliera. Patulo è latinismo. Cfr.<br />
Virgilio Ecloghe I,1 <br />
1433 Come far soglion … = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1434 flessuosi acanti = la pianta che viene riprodotta nella<br />
decorazione del capitello corinzio<br />
1435 Arcade = epiteto esornativo. L’Arca<strong>di</strong>a era per<br />
antonomasia il paese pastorale<br />
1436 La macchina elegante = perifrasi per in<strong>di</strong>care il canapè<br />
78
301. Quanto il dono d'Amor piacque a le belle!<br />
302. Quanti 1438 pensier lor balenàro in mente!<br />
303. Tutte il chiesero a gara: ognuna il volle<br />
304. Ne le stanze più interne: applause ognuna 1439<br />
305. A la innata energia del vago arnese 1440 ,<br />
306. Mal repugnante e mal 1441 cedente insieme<br />
307. Sotto ai mobili fianchi 1442 . Ivi sedendo<br />
308. Si ritrasser le amiche; e da lo sguardo<br />
309. De' maligni lontane, a i fi<strong>di</strong> orecchi<br />
310. Si mormoràro i delicati arcani 1443 .<br />
311. Ivi la coppia de gli amanti, a lato<br />
312. Dell'arbitra sagace 1444 , o i no<strong>di</strong> strinse 1445 ;<br />
313. O calmò l'ira, e nuove leggi apprese.<br />
314. Ivi sovente l'amador 1446 faceto<br />
315. Raro volume 1447 all'altrui cara sposa<br />
316. Lesse spiegando; e con sorrisi arguti<br />
317. Fe' tra i fogli notar lepida imago 1448 .<br />
318. <strong>Il</strong> fortunato seggio 1449 invi<strong>di</strong>a mosse<br />
319. De le se<strong>di</strong>e minori al popol vario:<br />
320. E fama è che talora invi<strong>di</strong>a mosse 1450<br />
321. Anco ai talami stessi. Ah perchè mai<br />
1437 molli cigne … vaghe colonne … flessuosi acanti … molli<br />
sete = si noti l’aggettivazione costante in <strong>di</strong>rezione del<br />
morbido e del gentile, tipica <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, preciso descrittore<br />
<strong>di</strong>dascalico – sensista, ma ingentilito <strong>di</strong> grazia rococò<br />
1438 Quanto … Quanti = poliptoto<br />
1439 ognuna il volle … applause ognuna = chiasmo<br />
1440 vago arnese = il canapè<br />
1441 Mal … mal = iterazione<br />
1442 Sotto ai mobili fianchi = si intende la resistenza elastica<br />
del canapè che insieme cede e resiste sotto il movimento dei<br />
corpi<br />
1443 i delicati arcani = i segreti amorosi<br />
1444 arbitra sagace = l’astuta mezzana<br />
1445 i no<strong>di</strong> strinse = metafora<br />
1446 l'amador = spagnolismo<br />
1447 Raro volume = latinismo per libro<br />
1448 lepida imago = immagine licenziosa – tutta la scena ha un<br />
tono eufemistico. Si vuole infatti far capire che l’innamorato<br />
mostra alla dama un libro proibito dalle illustrazioni lascive<br />
1449 <strong>Il</strong> fortunato seggio = enallage<br />
1450 invi<strong>di</strong>a mosse … invi<strong>di</strong>a mosse = epifora (vv. 318 – 320)<br />
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322. Vinto da insana ambizione uscìo<br />
323. Fra lo immenso tumulto e fra il clamore<br />
324. De le veglie solenni! Avvi due Genj<br />
325. Fasti<strong>di</strong>osi e tristi 1451 , a cui <strong>di</strong>er vita<br />
326. L'Ozio e la Vanità, che noti al nome<br />
327. Di Puntiglio e <strong>di</strong> Noia 1452 , erran cercando<br />
328. Gli alti palagi e le vigilie illustri 1453<br />
329. De la prole de' numi 1454 . Un 1455 ne le mani<br />
330. Porta verga fatale 1456 , onde sospende<br />
331. Ne' miseri percossi ogni lor voglia;<br />
332. E <strong>di</strong> macchine al par 1457 , che l'arte inventi<br />
333. Modera l'alme a suo talento e guida:<br />
334. L'altro piove da gli occhi atro vapore 1458 ;<br />
335. E da la bocca sba<strong>di</strong>gliante esala<br />
336. Alito lungo 1459 , che sembiante a i pigri<br />
337. Soffi 1460 dell'austro, si <strong>di</strong>lata e volve,<br />
338. E d'inane torpor le menti occùpa.<br />
339. Questa del canapè coppia infelice 1461<br />
340. Allor prese l'imperio; e i risi e i giochi<br />
341. Ed Amor 1462 ne sospinse. <strong>Il</strong> trono è questo<br />
342. Ove le madri de le madri eccelse 1463<br />
1451 Genj / Fasti<strong>di</strong>osi e tristi = enjambement<br />
1452 Ozio … Vanità … Puntiglio … Noia = personificazioni<br />
1453 vigilie illustri = latinismo (solenni ricevimenti notturni)<br />
1454 De la prole de' numi = iperbole ironica<br />
1455 Un = il Puntiglio<br />
1456 verga fatale = la bacchetta incantata<br />
1457 E <strong>di</strong> macchine al par = similitu<strong>di</strong>ne – il gusto per le<br />
macchine artificiali era <strong>di</strong> moda nel Settecento<br />
1458 L'altro piove da gli occhi atro vapore = si intende la Noia,<br />
che fa piovere dagli occhi uno scuro vapore. Nei versi<br />
successivi ci sono altri particolari descrittivi che rendono la<br />
rappresentazione psicologica della Noia: bocca sba<strong>di</strong>gliante,<br />
alito lungo, pigri soffi, inane torpor<br />
1459 esala / Alito lungo = allitterazione in “l”<br />
1460 i pigri / Soffi = enjambement<br />
1461 Questa del canapè coppia infelice = iperbato; si allude al<br />
Puntiglio e alla Noia, che hanno preso possesso del canapè,<br />
scacciandone Amore<br />
1462 e i risi e i giochi / Ed Amor = polisindeto e iterazione <strong>di</strong><br />
“e”<br />
1463 le madri de le madri eccelse = perifrasi per in<strong>di</strong>care le ave<br />
79
343. De' primi eroi esercitan lor tosse;<br />
344. Ove l'inclite mogli 1464 , a cui beata<br />
345. Rendon la vita titoli <strong>di</strong>stinti<br />
346. Sba<strong>di</strong>gliano <strong>di</strong>stinte 1465 . Ah, se tu sai,<br />
347. Fuggi ratto o signor, fuggi 1466 da tanto<br />
348. Pernicioso influsso: e là fra i seggi<br />
349. De le più miti dèe 1467 , quin<strong>di</strong> remoto<br />
350. Con l'alma gioventù scherza e t'allegra.<br />
351. Quanta folla d'eroi! 1468 Tu, che modello<br />
352. D'ogni nobil virtù, d'ogn'atto eccelso,<br />
353. Esser dei fra' tuoi pari, i pari tuoi 1469<br />
354. A conoscere appren<strong>di</strong> 1470 ; e in te raccogli<br />
355. Quanto <strong>di</strong> bello e glorioso e grande<br />
356. Sparse in cento <strong>di</strong> loro 1471 arte o natura 1472 .<br />
357. Altri <strong>di</strong> lor ne la carriera illustre<br />
358. Stampa i primi vestigi 1473 ; altri gran parte<br />
359. Di via già corse 1474 ; altri 1475 a la meta è giunto 1476 .<br />
360. In vano il vulgo temerario a gli uni<br />
361. Di fanciulli dà nome; e quelli adulti,<br />
362. Questi già vegli 1477 <strong>di</strong> chiamare ar<strong>di</strong>sce:<br />
363. Tutti son pari. Ognun folleggia e scherza;<br />
1464 l'inclite mogli = ironia<br />
1465 <strong>di</strong>stinti … <strong>di</strong>stinte = poliptoto dall’effetto comico: la<br />
<strong>di</strong>stinzione nei titoli viene messa in relazione alla <strong>di</strong>stinzione<br />
nel modo <strong>di</strong> sba<strong>di</strong>gliare<br />
1466 Fuggi … fuggi = iterazione e paro<strong>di</strong>a del registro epico<br />
Cfr. Virgilio Eneide III, 44 <br />
1467 le più miti dèe = dame più arrendevoli<br />
1468 Quanta folla d'eroi! = inizia da questo verso quella che il<br />
Momigliano ha definito <br />
1469 dei fra' tuoi pari, i pari tuoi = chiasmo<br />
1470 A conoscere appren<strong>di</strong> = esortazione <strong>di</strong>dattica<br />
1471 in cento <strong>di</strong> loro = iperbole<br />
1472 Tu che modello / d’ogni nobil virtù … arte o natura =<br />
tutto il periodo è venato da una pungente ironia<br />
1473 Stampa i primi vestigi = metafora (vestigi è latinismo)<br />
1474 gran parte / Di via già corse = metafora<br />
1475 Altri … altri … altri = iterazione<br />
1476 a la meta è giunto = metafora<br />
1477 vegli = aulicismo Cfr. Dante Purgatorio I, 31<br />
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364. Ognun giu<strong>di</strong>ca e libra 1478 ; ognun 1479 del pari<br />
365. L'altro abbraccia e vezzeggia: in ciò soltanto<br />
366. Non simili 1480 tra lor, che ognun sua cura<br />
367. Ha <strong>di</strong>letta fra l'altre onde più brilli.<br />
368. Questi è 1481 l'almo garzon, che con maestri<br />
369. Da la scutica 1482 sua moti <strong>di</strong> braccio 1483<br />
370. Desta sibili egregi; e l'ore illustra<br />
371. L'aere agitando de le sale immense,<br />
372. Onde i prischi 1484 trofei pendono e gli avi.<br />
373. L'altro è l'eroe 1485 , che da la guancia enfiata<br />
374. E dal torto oricalco 1486 a i trivj annuncia<br />
375. Suo talento immortal, qualor dall'alto<br />
376. De' famosi palagi emula il suono<br />
377. Di messagger, che frettoloso arrive.<br />
378. Quanto è vago a mirarlo allor che in veste<br />
379. Cinto spe<strong>di</strong>ta 1487 , e con le gambe assorte<br />
380. In amplo cuoio 1488 , cavalcando ai campi<br />
381. Rapisce il cocchio, ove la dama è assisa<br />
382. E il marito e l'ancella e il figlio e il cane! 1489<br />
383. Quegli or esce 1490 <strong>di</strong> là dove ne' fori 1491<br />
384. Si ministran bevande ozio e novelle.<br />
385. Ei v'andò mattutin, partinne al pranzo,<br />
1478 giu<strong>di</strong>ca e libra = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />
1479 Ognun … Ognun … ognun = iterazione<br />
1480 Non simili = litote<br />
1481 Questi è = il primo degli imbecilli è quello che si <strong>di</strong>verte a<br />
far schioccare la frusta con abili moti del braccio<br />
1482 scutica = frusta<br />
1483 maestri / Da la scutica sua moti <strong>di</strong> braccio = inversione in<br />
enjambement<br />
1484 prischi = latinismo (antichi)<br />
1485 L'altro è l'eroe = il secondo imbecille ha la mania <strong>di</strong> fare il<br />
trombettiere<br />
1486<br />
torto oricalco = la tromba ricurva<br />
1487<br />
veste / Cinto spe<strong>di</strong>ta = veste succinta. Enjambement e<br />
latinismo<br />
1488<br />
amplo cuoio = metonimia per stivali<br />
1489<br />
E il marito e l'ancella e il figlio e il cane! = polisindeto ed<br />
anticlimax<br />
1490 Quegli or esce = il terzo imbecille è il frequentatore delle<br />
botteghe <strong>di</strong> caffè<br />
1491 fori = latinismo per piazze<br />
80
386. Vi tornò fino a notte 1492 : e già sei lustri 1493<br />
387. Volgon da poi che il bel tenor <strong>di</strong> vita<br />
388. Giovinetto intraprese. Ah chi <strong>di</strong> lui<br />
389. Può sedendo trovar più grati sonni<br />
390. O più lunghi sba<strong>di</strong>gli; o più fiate<br />
391. D'atro rapè 1494 solleticar le nari;<br />
392. O a voce 1495 popolare orecchi e fede<br />
393. Prestar più ingordo e declamar più forte?<br />
394. Ecco che il segue 1496 del figliuol <strong>di</strong> Maia<br />
395. <strong>Il</strong> più celebre alunno 1497 , al cui consiglio<br />
396. Nel gran dubbio de' casi ognaltro cede;<br />
397. Sia che da<strong>di</strong> versati 1498 , o pezzi eretti 1499 ,<br />
398. O giacenti pe<strong>di</strong>ne 1500 , o brevi o gran<strong>di</strong> 1501<br />
399. Carte 1502 mescan la pugna 1503 . Ei sul mattino<br />
400. Le stupide micranie o l'aspre tossi<br />
401. Molce giocando a le canute dame.<br />
402. Ei, già tolte le mense, i nati or ora<br />
403. Giochi 1504 a le belle declinanti insegna.<br />
404. Ei 1505 la notte raccoglie a sè <strong>di</strong>ntorno<br />
1492 Ei v'andò mattutin, partinne al pranzo, / Vi tornò fino a<br />
notte = si richiamano le parti originarie dell’opera (<strong>Il</strong> Mattino,<br />
<strong>Il</strong> Mezzogiorno, La Sera)<br />
1493 sei lustri = perifrasi per in<strong>di</strong>care 30 anni<br />
1494 rapè = qualità <strong>di</strong> tabacco scura<br />
1495 O più lunghi … o più fiate … O a voce = polisindeto e<br />
iterazione e anafora (vv. 390 – 392)<br />
1496 Ecco che il segue = il quarto imbecille è il giocatore<br />
accanito<br />
1497 del figliuol <strong>di</strong> Maia / <strong>Il</strong> più celebre alunno = perifrasi per<br />
in<strong>di</strong>care il giocatore esperto. Mercurio, <strong>di</strong>o del gioco, era<br />
figlio <strong>di</strong> Maia<br />
1498 da<strong>di</strong> versati = il gioco dei da<strong>di</strong><br />
1499 pezzi eretti = scacchi<br />
1500 giacenti pe<strong>di</strong>ne = la dama o il tric – trac<br />
1501 o pezzi … O giacenti … o brevi o gran<strong>di</strong> = polisindeto e<br />
iterazione<br />
1502 gran<strong>di</strong> / Carte = enjambement – le carte gran<strong>di</strong> sono alla<br />
francese, quelle piccole all’italiana<br />
1503 mescan la pugna = metafora <strong>di</strong> ambito bellico<br />
1504 i nati or ora / Giochi = iperbato<br />
1505 Ei sul mattino … Ei, già tolte … Ei = anafora (vv. 402 –<br />
404)<br />
405. Schiera d'eroi 1506 , che nobil estro infiamma 1507<br />
406. D'apprender l'arte, onde l'altrui fortuna<br />
407. Vincasi e domi; e del soave amico<br />
408. Nobil parte de' campi all'altro ceda.<br />
409. Vuoi su lucido carro in <strong>di</strong> solenne<br />
410. Gir trionfando 1508 al corso? Ecco quell'uno 1509 ,<br />
411. Che al lavor ne presieda. E legni e pelli<br />
412. E ferri e sete e carpentieri e fabbri 1510<br />
413. A lui son noti: e per l'Ausonia 1511 tutta<br />
414. E noto ei pure. <strong>Il</strong> Càlabro <strong>di</strong> feu<strong>di</strong><br />
415. E d'or<strong>di</strong>ni superbo 1512 ; i duchi e i prenci,<br />
416. Che pascon Mongibello 1513 ; e fin gli stessi<br />
417. Gran nipoti Romani 1514 a lui sovente<br />
418. Ne commetton la cura: ed ei sen vola<br />
419. D'una in altra officina in fin che sorga,<br />
420. Auspice lui 1515 , la fortunata mole 1516 .<br />
421. Poi <strong>di</strong> tele ricinta, e contro all'onte<br />
422. De la pioggia e del sol ben forte armata,<br />
423. Mille e più passi 1517 l'accompagna ei stesso<br />
424. Fuor de le mura; e con soave sguardo<br />
425. La segue ancor sin che la via declini.<br />
426. Ve<strong>di</strong> giugner colui 1518 , che <strong>di</strong> cavalli<br />
1506 Schiera d’eroi = ironia<br />
1507 nobil estro infiamma = metafora<br />
1508 Gir trionfando = iperbole<br />
1509 Ecco quell'uno = il quinto imbecille è il <strong>di</strong>lettante<br />
carrozziere<br />
1510 E legni e pelli / E ferri e sete e carpentieri e fabbri =<br />
enumerazione polisindetica, che esalta l’eccezionale<br />
competenza <strong>di</strong> questo maniaco<br />
1511 Ausonia = Italia<br />
1512 <strong>Il</strong> Càlabro <strong>di</strong> feu<strong>di</strong> / E d'or<strong>di</strong>ni superbo = gli aristocratici<br />
calabresi<br />
1513 i duchi e i prenci, / Che pascon Mongibello = gli<br />
aristocratici siciliani. Mongibello è l’Etna<br />
1514 Gran nipoti Romani = gli aristocratici romani, quasi tutti<br />
nipoti <strong>di</strong> papi<br />
1515 Auspice lui = latinismo (sotto la sua <strong>di</strong>rezione)<br />
1516 la fortunata mole = la carrozza (paro<strong>di</strong>a del registro epico)<br />
1517 Mille e più passi = iperbole<br />
1518 Ve<strong>di</strong> giugner colui = il sesto imbecille è il conoscitore <strong>di</strong><br />
razze equine<br />
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81
427. Invitto domator 1519 <strong>di</strong>vide il giorno<br />
428. Fra i cavalli e la dama. Or de la dama<br />
429. La man tiepida preme; or de' cavalli<br />
430. Liscia i dorsi pilosi 1520 , ovver col <strong>di</strong>to<br />
431. Tenta a terra prostrato 1521 i ferri e l'ugna.<br />
432. Aimè misera lei quando s'in<strong>di</strong>ce<br />
433. Fiera altrove frequente! Ei l'abbandona;<br />
434. E per monti inaccessi e valli orrende 1522<br />
435. Trova i lochi remoti, e cambia o merca 1523 .<br />
436. Ma lei beata poi quand'ei sen torna<br />
437. Sparso <strong>di</strong> limo 1524 ; e novo fasto adduce<br />
438. Di frementi corsieri; e gli avi loro 1525<br />
439. E i costumi e le patrie a lei soletta<br />
440. Molte lune 1526 ripete! Or ve<strong>di</strong> l'altro 1527 ,<br />
441. Di cui più <strong>di</strong>ligente o più costante<br />
442. Non fu mai damigella o a tesser no<strong>di</strong><br />
443. O d'aurei 1528 drappi a separar lo stame 1529 .<br />
444. A lui turgide ancora ambe le tasche<br />
445. Son d'ascose materie. Eran già queste<br />
446. Prezioso tapeto, in cui <strong>di</strong>stinti<br />
447. D'oro e lucide lane i casi apparvero<br />
448. D'<strong>Il</strong>io infelice 1530 : e il cavalier, sedendo<br />
449. Nel gabinetto de la dama, ormai<br />
450. Con ostinata man 1531 tutte <strong>di</strong>vise<br />
1519<br />
Invitto domator = epiteto<br />
1520<br />
pilosi = hapax<br />
1521<br />
Tenta a terra prostrato = allitterazione in “t”<br />
1522<br />
E per monti inaccessi e valli orrende = iperbole ironica<br />
1523<br />
e cambia o merca = paro<strong>di</strong>a del registro epico con<br />
reminiscenza dantesca Cfr. Para<strong>di</strong>so XVI, 61 <br />
1524<br />
Sparso <strong>di</strong> limo = infangato<br />
1525<br />
gli avi loro = si intendono le genealogie equine<br />
1526<br />
Molte lune = molti mesi (metonimia)<br />
1527<br />
Or ve<strong>di</strong> l'altro = l’ultimo imbecille è lo sfilacciatore <strong>di</strong><br />
arazzi<br />
1528<br />
o più costante … o a tesser … o d’aurei = iterazione<br />
1529<br />
stame = filo (latinismo)<br />
1530<br />
i casi apparvero / D'<strong>Il</strong>io infelice = si tratta dei resti <strong>di</strong> un<br />
arazzo raffigurante la guerra <strong>di</strong> Troia<br />
1531<br />
Con ostinata man = l’aggettivo rende con fine notazione<br />
psicologica il pensiero fisso del maniaco<br />
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451. In fili minutissimi le genti<br />
452. D'Argo e <strong>di</strong> Frigia 1532 . Un fianco solo avanza<br />
453. De la bella rapita 1533 ; e poi l'eroe,<br />
454. Pur giunto al fin <strong>di</strong> sua decenne impresa 1534 ,<br />
455. Andrà superbo al par d'ambo gli Atri<strong>di</strong> 1535 .<br />
456. Ma chi l'opre <strong>di</strong>verse o i varj ingegni<br />
457. Tutti esprimer poria, poi che le stanze<br />
458. Folte già son <strong>di</strong> cavalieri e dame? 1536<br />
459. Tu per quelle t'avvolgi. Ar<strong>di</strong>to e baldo<br />
460. Vanne, torna, ti assi<strong>di</strong>, ergiti, ce<strong>di</strong>,<br />
461. Premi, chie<strong>di</strong> perdono, o<strong>di</strong>, domanda,<br />
462. Sfuggi, accenna, schiamazza, entra 1537 e ti mesci<br />
463. A i <strong>di</strong>vini drappelli 1538 ; e a un punto empiendo<br />
464. Ogni cosa <strong>di</strong> te mira e conosci<br />
vv. 465 – 673 a cura <strong>di</strong> Deborah Vasoli<br />
Mentre continuano le conversazioni su<br />
argomenti frivoli, la padrona <strong>di</strong> casa fa<br />
sistemare i tavoli da gioco e i relativi occupanti<br />
secondo il grado sociale e la situazione<br />
sentimentale <strong>di</strong> ciascuno. Iniziano i<br />
giochi:quello dei tarocchi, quello delle ombre e<br />
la cavagnola, una specie <strong>di</strong> tombola nella<br />
quale i numeri estratti vengono segnati su<br />
cartelle illustrate.<br />
1532 le genti / D'Argo e <strong>di</strong> Frigia = i Greci (D’ Argo) e i<br />
Troiani (<strong>di</strong> Frigia) – è una sineddoche<br />
1533 la bella rapita = perifrasi per in<strong>di</strong>care Elena<br />
1534 decenne impresa = si intende l’opera <strong>di</strong> sfilacciatura<br />
dell’arazzo durata 10 anni come la guerra <strong>di</strong> Troia<br />
1535 al par d'ambo gli Atri<strong>di</strong> = similitu<strong>di</strong>ne. Gli Atri<strong>di</strong> sono<br />
Menelao ed Agamennone<br />
1536 Ma chi … dame? = interrogativa retorica<br />
1537 Vanne, torna, ti assi<strong>di</strong>, ergiti, ce<strong>di</strong>, / Premi, chie<strong>di</strong><br />
perdono, o<strong>di</strong>, domanda, / Sfuggi, accenna, schiamazza, entra<br />
= enumerazione asindetica<br />
1538 A i <strong>di</strong>vini drappelli = allitterazione in “d” e ironia<br />
82
465. Là i vezzosi d'amor novi seguaci 1539<br />
466. Lor nascenti fortune ad alta voce<br />
467. Confidansi all'orecchio; e ridon forte;<br />
468. E saltellando batton palme a palme:<br />
469. Sia che a leggiadre imprese Amor li gui<strong>di</strong><br />
470. Fra le oscure mortali 1540 : o che gli assorba<br />
471. De le <strong>di</strong>ve lor pari 1541 entro alla luce.<br />
472. Qui gli antiqui d'Amor noti campioni 1542<br />
473. Con voci esili e dall'ansante petto<br />
474. Fuor tratte a stento rammentando vanno<br />
475. Le superate al fin tristi vicende 1543 .<br />
476. In<strong>di</strong> gl'imberbi eroi 1544 , cui <strong>di</strong>ede il padre<br />
477. La prima coppia <strong>di</strong> destrier pur ieri,<br />
478. Con animo viril celiano al fianco<br />
479. Di provetta beltà 1545 , che a i risi loro<br />
480. Alza scoppi <strong>di</strong> risa 1546 ; e il nudo spande,<br />
481. Che <strong>di</strong> veli mal chiuso i guar<strong>di</strong> cerca,<br />
482. Che il cercarono 1547 un tempo 1548 . In<strong>di</strong> gli adulti,<br />
483. A la cui fronte il primo ciuffo appose<br />
484. Fallace parrucchier 1549 , scherzan vicini<br />
485. A la sposa novella; e <strong>di</strong> bei motti<br />
1539 Là i vezzosi d'amor novi seguaci = i damerini alle loro<br />
prime imprese amorose<br />
1540 Fra le oscure mortali = le donne borghesi<br />
1541 De le <strong>di</strong>ve lor pari = le dame del loro rango<br />
1542 Qui gli antiqui d'Amor noti campioni = i cavalier serventi<br />
veterani<br />
1543 Le superate al fin tristi vicende = iperbato<br />
1544 gl'imberbi eroi = i giovinetti<br />
1545 provetta beltà = metonimia per dama matura dalle grazie<br />
sfiorite<br />
1546 risi … risa = poliptoto<br />
1547 Che <strong>di</strong> veli … Che il cercarono = anafora (vv. 481 – 482)<br />
1548 e il nudo spande, / Che <strong>di</strong> veli mal chiuso i guar<strong>di</strong> cerca, /<br />
Che il cercarono un tempo = la dama matura mette in mostra<br />
con vesti impu<strong>di</strong>che le nu<strong>di</strong>tà per attrarre gli sguar<strong>di</strong> maschili<br />
che un tempo la cercavano spontaneamente. <strong>Il</strong> poliptoto cerca<br />
– cercarono evidenzia questo cambiamento<br />
1549 Fallace parrucchier = il parrucchiere è così chiamato<br />
perché abile a manipolare i capelli finti che ingannano lo<br />
sguardo sembrando veri<br />
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486. Tendonle insi<strong>di</strong>a 1550 , ove <strong>di</strong> lei s'intrichi<br />
487. L'alma inesperta e il timido pudore 1551 .<br />
488. Folli! Chè ai detti loro ella va incontro<br />
489. Valorosa così come una madre<br />
490. Di <strong>di</strong>eci eroi 1552 . V'ha in altra parte assiso<br />
491. Chi <strong>di</strong> lieti racconti ovver <strong>di</strong> fole<br />
492. Non ascoltate mai 1553 raro promette<br />
493. A le dame trastullo; e ride e narra<br />
494. E ride ancor 1554 , benchè a le dame in tanto<br />
495. Sovra l'arco de' labbri 1555 aleggi e penda<br />
496. Insolente sba<strong>di</strong>glio. Avvi chi altronde<br />
497. Con fortunato stu<strong>di</strong>o in novi sensi<br />
498. Le parole converte 1556 ; o i simil suoni<br />
499. Pronto a colpir <strong>di</strong>vinamente scherza.<br />
500. Alto al genio <strong>di</strong> lui plaude il ventaglio<br />
501. De le pingui matrone, a cui la voce<br />
502. Di vernacolo accento anco risponde 1557 .<br />
503. Ma le giovani madri, al latte avvezze<br />
504. Di più nuove dottrine 1558 , il sottil naso<br />
505. Aggrinzan fasti<strong>di</strong>te; e pur col guardo<br />
506. Chieder sembran pietade a i belli spirti,<br />
507. Che lor siedono a lato; e a cui gran copia<br />
508. D'eru<strong>di</strong>ta efemeride 1559 <strong>di</strong>stilla<br />
1550<br />
<strong>di</strong> bei motti / Tendonle insi<strong>di</strong>a = metafora. I bei motti<br />
sono le battute a doppio senso<br />
1551<br />
L'alma inesperta e il timido pudore = chiasmo<br />
1552<br />
così come una madre / Di <strong>di</strong>eci eroi = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1553<br />
fole / Non ascoltate mai = enjambement – le fole sono i<br />
racconti umoristici<br />
1554<br />
e ride e narra / E ride ancor = iterazione<br />
1555<br />
l'arco de' labbri = metafora<br />
1556<br />
chi altronde / Con fortunato stu<strong>di</strong>o in novi sensi / Le<br />
parole converte = è colui che usa le parole in doppio senso<br />
1557<br />
a cui la voce / Di vernacolo accento anco risponde = a<br />
quelle battute risuona la <strong>di</strong>vertita risposta in <strong>di</strong>aletto delle<br />
anziane dame<br />
1558<br />
al latte avvezze / Di più nuove dottrine = metafora – si<br />
intende che le giovani dame sono abituate ad una cultura più<br />
raffinata e alla moda<br />
1559<br />
gran copia / D’eru<strong>di</strong>ta efemeride = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />
una gran quantità <strong>di</strong> giornali dotti. – <strong>Il</strong> poeta allude<br />
chiaramente alle riviste <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica <strong>di</strong>ffuse nel<br />
83
509. Volatile 1560 scienza entro a la mente.<br />
510. Altri altrove 1561 pugnando audace 1562 innalza<br />
511. Sovra d'ognaltro il palafren 1563 , ch'ei sale,<br />
512. O il poeta o il cantor, che lieti ei rende<br />
513. De le sue mense. Altri dà vanto all'else 1564<br />
514. Lucido e bello de la spada, ond'egli<br />
515. Solo, e per casi non più visti, al fine<br />
516. Fu dal più dotto Anglico artier 1565 fornito.<br />
517. Altri grave nel volto ad altri espone<br />
518. Qual per l'appunto a gran convito apparve<br />
519. Or<strong>di</strong>n <strong>di</strong> cibi 1566 : ed altri stupefatto,<br />
520. Con profondo pensier con alte <strong>di</strong>ta 1567<br />
521. Conta <strong>di</strong> quanti tavolieri a punto<br />
522. Grande insolita veglia andò superba.<br />
523. Un fra l'in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o inflessi alquanto,<br />
524. Molle ridendo, al suo vicin la gota<br />
525. Preme furtivo: e l'un da tergo all'altro<br />
526. <strong>Il</strong> pendente cappel sotto all'ascella<br />
527. Ratto invola; e del colpo a sè dà plauso 1568 .<br />
528. Qual d'ogni lato i molti servi in tanto<br />
529. E seggi e tavolieri e luci e carte 1569<br />
530. Supellettile augusta entran portando?<br />
531. E sordo stropicciar <strong>di</strong> mossi scanni 1570 ,<br />
Settecento. Efemeride è un singolare usato al posto del<br />
plurale, alla latina<br />
1560<br />
Volatile = superficiale<br />
1561<br />
Altri altrove = paronomasia<br />
1562<br />
pugnando audace = iperbole e latinismo<br />
1563<br />
il palafren = il cavallo (termine aulico)<br />
1564<br />
else = le impugnature delle spade<br />
1565<br />
più dotto Anglico artier = il più esperto artigiano armaiolo<br />
inglese<br />
1566<br />
Qual per l'appunto a gran convito apparve / Or<strong>di</strong>n <strong>di</strong> cibi =<br />
iperbato<br />
1567<br />
Con profondo pensier con alte <strong>di</strong>ta = ironia<br />
1568<br />
Un fra l’in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o … dà plauso = sono qui<br />
descritte due macchiette che chiudono questo sguardo<br />
d’insieme; uno prende per il ganascino il vicino, ridendo<br />
scioccamente, l’altro sottrae ad un invitato il cappello<br />
1569<br />
E seggi e tavolieri e luci e carte = enumerazione degli<br />
oggetti e polisindeto<br />
1570<br />
E sordo stropicciar <strong>di</strong> mossi scanni = allitterazione in “s”<br />
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532. E cigolìo 1571 <strong>di</strong> tavole spiegate 1572<br />
533. Odo vagar fra le sonanti risa<br />
534. Di giovani festivi e fra le acute<br />
535. Voci 1573 <strong>di</strong> dame cicalanti a un tempo,<br />
536. Come intorno a selvaggio antico moro 1574<br />
537. Sull'imbrunir del dì garrulo stormo<br />
538. Di frascheggianti passere novelle? 1575<br />
539. Sola in tanto rumor tacita siede<br />
540. La matrona del loco: e chino il fronte<br />
541. E increspate le ciglia 1576 , i sommi labbri<br />
542. Appoggia in sul ventaglio, arduo pensiere<br />
543. Macchinando tra sè. Me<strong>di</strong>ta certo 1577<br />
544. Come al candor come al pudor 1578 si deggia<br />
545. La cara figlia preservar, che torna<br />
546. Doman da i chiostri, ove il sermon d'Italia<br />
547. Pur giunse ad obliar, meglio eru<strong>di</strong>ta<br />
548. De le Galliche grazie 1579 . Oh qual <strong>di</strong>mane 1580<br />
549. Ne i genitor, ne' convitati, a mensa<br />
550. Ben cicalando ecciterai stupore<br />
551. Bella fra i lari tuoi vergin straniera! 1581<br />
1571 E sordo … E cigolio = anafora <strong>di</strong> “e” (vv. 531 – 532)<br />
cigolio è hapax<br />
1572 tavole spiegate = tavoli da gioco con cerniera che si<br />
possono ripiegare<br />
1573 acute / Voci = enjambement<br />
1574 moro = gelso<br />
1575 Come intorno … novelle = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1576 e chino il fronte / E increspate le ciglia = complementi <strong>di</strong><br />
relazione<br />
1577 Me<strong>di</strong>ta certo = ipotesi da parte del precettore che verrà<br />
smentita al v. 552 – forse, egli <strong>di</strong>ce, la dama sta pensando alle<br />
responsabilità che l’aspettano con il ritorno della figlia<br />
dall’educandato straniero (chiostri) in cui la fanciulla ha<br />
<strong>di</strong>menticato l’Italiano, imparando meglio il Francese.<br />
Immagina poi la giovane, straniera in casa sua (fra i lari tuoi),<br />
mentre affascina i commensali con la sua cultura esotica<br />
1578 Come al candor come al pudor = iterazione<br />
1579 le Galliche grazie = perifrasi ironica per in<strong>di</strong>care la<br />
conoscenza del Francese e allitterazione<br />
1580 <strong>di</strong>mane = toscanismo Cfr. Dante, Inferno XXXIII, 37<br />
<br />
84
552. Errai. Nel suo pensier volge <strong>di</strong> cose<br />
553. L'alta madre d'eroi mole più grande 1582 :<br />
554. E nel dubbio crudel col guardo invoca<br />
555. De le amiche l'aita; e a sè con mano<br />
556. <strong>Il</strong> fido cavalier chiede a consiglio.<br />
557. Qual mai del gioco a i tavolier <strong>di</strong>versi<br />
558. Or<strong>di</strong>n porrà 1583 , che de le <strong>di</strong>ve accolte<br />
559. Nulla obliata si <strong>di</strong>spetti; e nieghi<br />
560. Più qui tornare ad aver scorno ed onte?<br />
561. Come, con pronto antiveder, del gioco<br />
562. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ssimil tenore a i genj eccelsi 1584<br />
563. Assegnerà conforme; 1585 ond'altri poi<br />
564. Non isba<strong>di</strong>gli lungamente, e pianga<br />
565. Le mal gittate ore notturne, e lei<br />
566. De lo infelice oro perduto 1586 incolpi?<br />
567. Qual paro e quale al tavolier medesmo<br />
568. E <strong>di</strong> campioni e <strong>di</strong> guerriere audaci<br />
569. Fia che tra loro a tenzonar congiunga,<br />
570. Sì che giammai, per miserabil caso,<br />
571. La vetusta patrizia, ella e lo sposo<br />
572. Ambo <strong>di</strong> regi favolosa stirpe 1587 ,<br />
573. Con lei non scenda al paragon 1588 , che al grado<br />
574. Per breve serie <strong>di</strong> scrivani 1589 or ora<br />
575. Fu de' nobili assunta: e il cui marito<br />
576. Gli atti e gli accenti ancor serba del monte 1590 ?<br />
577. Ma che non può sagace ingegno e molta<br />
1581<br />
Bella fra i lari tuoi vergin straniera! = iperbato per<br />
in<strong>di</strong>care l’assur<strong>di</strong>tà della situazione<br />
1582<br />
L'alta madre d'eroi mole più grande = iperbole ironica<br />
1583<br />
Qual mai del gioco a i tavolier <strong>di</strong>versi / Or<strong>di</strong>n porrà =<br />
iperbato<br />
1584<br />
i genj eccelsi = iperbole ironica<br />
1585<br />
Come, con pronto antiveder … conforme = iperbato<br />
1586<br />
infelice oro perduto = metonimia ed enallage<br />
1587<br />
Ambo <strong>di</strong> regi favolosa stirpe = iperbole ironica<br />
1588<br />
scenda al paragon = metafora bellica<br />
1589<br />
Per breve serie <strong>di</strong> scrivani = si intende per merito <strong>di</strong><br />
qualche generazione <strong>di</strong> burocrati. – si allude alla così detta<br />
nobiltà <strong>di</strong> toga<br />
1590<br />
Gli atti e gli accenti ancor serba del monte = metafora per<br />
in<strong>di</strong>care un marito che conserva ancora tratti dell’originaria<br />
rozzezza<br />
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578. D'anni e <strong>di</strong> casi esperienza? 1591 Or ecco<br />
579. Ella compose i fi<strong>di</strong> amanti; e lungi<br />
580. De la stanza nell'angol più remoto<br />
581. <strong>Il</strong> marito costrinse, a dì sì lieti<br />
582. Sognante ancor d'esser geloso. Altrove<br />
583. Le occulte altrui, ma non fuggite all'occhio 1592<br />
584. Dotto 1593 <strong>di</strong> lei benchè nascenti a pena<br />
585. Dolci cure d'amor, fra i meno intenti<br />
586. O i meno acuti a penetrar nell'alte<br />
587. Dell'animo latèbre 1594 , in grembo al gioco<br />
588. Pose 1595 a crescer felici: e già in duo cori<br />
589. Grazia e mercè de la bell'opra ottiene.<br />
590. Qua gl'illustri e le illustri; e là gli estremi<br />
591. Ben seppe unir de' novamente compri<br />
592. Feu<strong>di</strong> 1596 , e de' prischi 1597 gloriosi nomi<br />
593. Cui mancò la fortuna. 1598 Anco le piacque<br />
594. Accozzar le rivali, onde spiarne<br />
595. I mal chiusi <strong>di</strong>spetti 1599 . Anco per celia<br />
596. Più secoli adunò 1600 , grato aspettando<br />
597. E per gli altri e per sè riso dall'ire<br />
598. Settagenarie 1601 , che nel gioco accense 1602<br />
599. Fien, con molta rauce<strong>di</strong>ne e con molto 1603<br />
600. Tentennar <strong>di</strong> parrucche e cuffie alate 1604 .<br />
1591<br />
Ma che … esperienza? = interrogativa retorica<br />
1592<br />
Le occulte altrui, ma non fuggite all'occhio = iperbato<br />
1593<br />
all'occhio / Dotto = enjambement<br />
1594<br />
nell'alte / Dell'animo latèbre = enjambement e metafora<br />
1595<br />
in grembo al gioco / Pose = metafora<br />
1596<br />
compri / Feu<strong>di</strong> = enjambement<br />
1597<br />
prischi = latinismo<br />
1598<br />
Qua … fortuna = la padrona <strong>di</strong> casa ha <strong>di</strong>sposto da un lato<br />
gli aristocratici <strong>di</strong> purissima nobiltà (gli illustri e le illustri), da<br />
un altro ha messo insieme coloro che hanno comprato da poco<br />
il titolo nobiliare in compagnia <strong>di</strong> nobili illustri ai quali però<br />
sono venute meno le ricchezze<br />
1599<br />
accozzar … <strong>di</strong>spetti = in questa <strong>di</strong>sposizione la matrona<br />
ha ceduto un tantino alla malignità<br />
1600<br />
Più secoli adunò = metonimia – si intendono nobildonne<br />
tanto vecchie la cui età assommata risultava plurisecolare<br />
1601<br />
ire / Settagenarie = settantenni. enjambement<br />
1602<br />
accense = latinismo e metafora<br />
1603<br />
molta … molto = poliptoto<br />
85
601. Già per l'aula beata a cento intorno 1605<br />
602. Dispersi tavolier seggon le <strong>di</strong>ve<br />
603. Seggon 1606 gli eroi, che dell'Esperia 1607 sono<br />
604. Gloria somma o speranza 1608 . Ove 1609 <strong>di</strong> quattro<br />
605. Un drappel si raccoglie: e dove un altro<br />
606. Di tre soltanto. Ivi <strong>di</strong> molti e gran<strong>di</strong><br />
607. Fogli <strong>di</strong>pinti 1610 il tavolier si sparge:<br />
608. Qui <strong>di</strong> pochi e <strong>di</strong> brevi 1611 . Altri combatte 1612 ;<br />
609. Altri sta sopra a contemplar gli eventi<br />
610. De la instabil fortuna e i tratti egregi<br />
611. Del sapere o dell'arte 1613 . In fronte a tutti<br />
612. Grave regna il consiglio 1614 : e li circonda<br />
613. Maestoso silenzio. Erran sul campo<br />
614. Agevoli ventagli, onde le dame<br />
615. Cercan ristoro all'agitato spirto<br />
616. Dopo i miseri casi. Erran sul campo 1615<br />
617. Lucide tabacchiere. In<strong>di</strong> sovente<br />
618. Un'util rimembranza un pronto avviso<br />
1604<br />
cuffie alate = cuffie con lembi che coprono le orecchie,<br />
paragonabili ad ali<br />
1605<br />
a cento intorno = iperbole<br />
1606<br />
seggon … Seggon = iterazione<br />
1607<br />
Esperia = Italia<br />
1608<br />
Gloria somma o speranza = ironia<br />
1609<br />
Ove … brevi = a un tavolo giocano in quattro ai tarocchi,<br />
a un altro in tre con poche carte piccole al gioco delle<br />
“ombre”<br />
1610<br />
gran<strong>di</strong> / Fogli <strong>di</strong>pinti = enjambement<br />
1611<br />
<strong>di</strong> molti e gran<strong>di</strong> … <strong>di</strong> pochi e <strong>di</strong> brevi = antitesi<br />
1612<br />
combatte = metafora <strong>di</strong> ambito bellico. – il patetico gioco<br />
accennato in sintesi nel “Mattino” viene qui svolto in chiave<br />
paro<strong>di</strong>stica <strong>di</strong> accesa battaglia, in cui il tavolo da gioco è<br />
“campo” i ventagli e le tabacchiere “mezzi” per i combattenti<br />
per attingere nuove energie contro la “instabil fortuna” e gli<br />
avversi “destini del gioco”. Le reazioni psicologiche degli<br />
“eroi” sono seguite con ironia dal poeta che si aggira trai vari<br />
focolai <strong>di</strong> battaglia<br />
1613<br />
Del sapere o dell'arte = vi è forse un’allusione alla capcità<br />
<strong>di</strong> barare<br />
1614<br />
il consiglio = personificazione<br />
1615<br />
Erran sul campo … Erran sul campo = epifora (vv. 613 –<br />
616)<br />
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619. Con le <strong>di</strong>ta si attigne: e spesso volge<br />
620. I destini del gioco e de la veglia<br />
621. Un atomo <strong>di</strong> polve 1616 . Ecco sen ugne<br />
622. La panciuta matrona intorno al labbro<br />
623. Le calugini adulte 1617 : ecco sen ugne 1618<br />
624. Le nari delicate e un po' <strong>di</strong> guancia<br />
625. La sposa giovinetta 1619 . In vano il guardo<br />
626. D'esperto cavalier, che già su lei<br />
627. Me<strong>di</strong>ta nel suo cor future imprese,<br />
628. Le domina dall'alto i pregi ascosi 1620 :<br />
629. E in van d'un altro timidetto ancora<br />
630. <strong>Il</strong> pertinace piè l'estrema punta<br />
631. Del bel piè le sospigne 1621 . Ella non sente<br />
632. O non vede o non cura 1622 . Entro a que' fogli 1623 ,<br />
633. Ch'ella con man si lieve or<strong>di</strong>na o turba,<br />
634. De le pompe muliebri a lei concesse<br />
635. Or s'agita la sorte 1624 . Ivi è raccolto<br />
636. <strong>Il</strong> suo cor la sua mente 1625 . Amor 1626 sorride;<br />
637. E luogo e tempo a ven<strong>di</strong>carsi aspetta.<br />
638. Chi la vasta quiete osa da un lato<br />
639. Romper con voci 1627 successive or aspre<br />
640. Or molli or alte ora profonde 1628 , sempre<br />
1616<br />
Un atomo <strong>di</strong> polve = la presa <strong>di</strong> tabacco è assunta in<br />
maniera eroicomica dal <strong>Parini</strong> come l’elemento imponderabile<br />
che può cambiare il corso del gioco<br />
1617<br />
Le calugini adulte = la peluria delle labbra<br />
1618<br />
Ecco sen ugne … ecco sen ugne = epifora<br />
1619<br />
La panciuta matrona … Le calugini adulte … Le nari<br />
delicate … La sposa giovinetta = chiasmo e antitesi<br />
1620<br />
i pregi ascosi = metafora (le bellezze nascoste della<br />
scollatura)<br />
1621<br />
<strong>Il</strong> pertinace piè l'estrema punta / Del bel piè le sospigne =<br />
allitterazione in “p” – quadretto <strong>di</strong> settecentesca galanteria: la<br />
damina immersa nel gioco è al centro <strong>di</strong> approcci amorosi<br />
1622<br />
Ella non sente / O non vede o non cura = iterazione <strong>di</strong> non<br />
1623<br />
que' fogli = metonimia per carte<br />
1624<br />
De le pompe muliebri a lei concesse / Or s'agita la sorte =<br />
si intende che nel gioco viene scommesso dalla dama il<br />
denaro assegnatole dal marito per pagare i propri lussi<br />
1625<br />
ivi è raccolto / <strong>Il</strong> suo cor la sua mente = metafora<br />
1626<br />
Amor = personificazione<br />
1627<br />
Romper con voci = metafora<br />
86
641. Con tenore 1629 ostinato al par <strong>di</strong> secchi,<br />
642. Che scendano e ritornino piagnenti 1630<br />
643. Dal cupo alveo 1631 dell'onda 1632 ; o al par <strong>di</strong> rote 1633 ,<br />
644. Che sotto al carro pesante, per lunga<br />
645. Odansi strada scricchiolar 1634 lontano?<br />
646. L'ampia tavola 1635 è questa, a cui s'aduna<br />
647. Quanto mai per aspetto e per maturo<br />
648. Senno 1636 il nobil concilio ha <strong>di</strong> più grave 1637<br />
649. O fra le <strong>di</strong>ve socere 1638 o fra i nonni<br />
650. O fra 1639 i celibi già da molti lustri<br />
651. Memorati nel mondo. In sul tapeto<br />
652. Sorge grand'urna 1640 , che poi scossa in volta<br />
653. La dovizia 1641 de' numeri comparte<br />
654. Fra i giocator, cui numerata 1642 è innanzi<br />
655. D'immagini <strong>di</strong>verse alma vaghezza 1643 .<br />
656. Qual finge il vecchio 1644 , che con man la negra<br />
657. Sopra le gran<strong>di</strong> porporine brache<br />
658. Veste raccoglie 1645 ; e rubicondo il naso 1646<br />
1628 or aspre / Or molli or alte ora profonde = iterazione <strong>di</strong><br />
“or” ed antitesi<br />
1629 tenore = tono della voce<br />
1630 piagnenti = metafora<br />
1631 cupo alveo = metonimia per pozzo<br />
1632 Al par <strong>di</strong> secchi … onda = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1633 o al par <strong>di</strong> rote = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1634 Odansi strada scricchiolar = allitterazione in “s” e iperbato<br />
1635 L'ampia tavola = la tavola per il gioco della cavagnola,<br />
una specie <strong>di</strong> tombola<br />
1636 maturo / Senno = enjambement<br />
1637 il nobil concilio ha <strong>di</strong> più grave = ironia<br />
1638 <strong>di</strong>ve socere = il secondo termine annulla il primo<br />
1639 O fra … O fra = anafora (vv. 649 – 650)<br />
1640 grand'urna = urna dalla quale si estraevano i numeri per la<br />
cavagnola<br />
1641 dovizia = moltitu<strong>di</strong>ne (latinismo)<br />
1642 numeri … numerata = figura etimologica<br />
1643 D'immagini <strong>di</strong>verse alma vaghezza = le cartelle della<br />
cavagnola erano figurate<br />
1644 Qual finge il vecchio = su una cartella è raffigurata la<br />
maschera veneziana <strong>di</strong> Pantalone, vestito <strong>di</strong> nero con i clazoni<br />
rossi<br />
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659. Di grave stizza alto minaccia e grida<br />
660. L'aguzza barba <strong>di</strong>menando. Quale<br />
661. Finge colui 1647 , che con la gobba enorme<br />
662. E il naso enorme e la forchetta enorme 1648<br />
663. Le cadenti lasagne avido ingoia.<br />
664. Quale il multicolor zanni leggiadro 1649 ,<br />
665. Che, col pugno posato al fesso legno 1650 ,<br />
666. Sovra la punta dell'un piè s'innoltra;<br />
667. E la succinta natica rotando,<br />
668. Altrui volge faceto il nero ceffo 1651 .<br />
669. Nè d'animali ancor copia vi manca,<br />
670. O al par d'umana creatura 1652 l'orso<br />
671. Ritto in due pie<strong>di</strong>, o il miccio, o la ridente<br />
672. Simmia 1653 , o il caro asinello 1654 , onde a sè grato<br />
673. E giocatrici e giocator 1655 fan speglio 1656<br />
1645<br />
che con man la negra / Sopra le gran<strong>di</strong> porporine brache /<br />
Veste raccoglie = iperbato<br />
1646<br />
rubicondo il naso = accusativo alla greca<br />
1647<br />
Quale / Finge colui = su un’altra cartella è raffigurato<br />
Pulcinella, mentre sta <strong>di</strong>vorando lasagne che tiene sospese in<br />
alto con la forchetta<br />
1648<br />
gobba enorme / E il naso enorme e la forchetta enorme =<br />
iterazione ed epifora<br />
1649<br />
Quale il multicolor zanni leggiadro = una terza cartella<br />
raffigura Arlecchino (o zanni) in abito multicolore e armato <strong>di</strong><br />
spatola<br />
1650<br />
fesso legno = metonimia per spatola. – questa era spaccata<br />
perché risuonasse con effetto più plateale nelle scene <strong>di</strong><br />
bastonature frequenti nella comme<strong>di</strong>a dell’arte<br />
1651<br />
il nero ceffo = la maschera nera che gli copriva il volto<br />
1652<br />
O al par d'umana creatura = similitu<strong>di</strong>ne<br />
1653<br />
ridente / Simmia = enjambement<br />
1654<br />
O al par … o il miccio, o la ridente / Simmia, o il caro<br />
asinello = polisindeto e iterazione<br />
1655<br />
E giocatrici e giocator = poliptoto<br />
1656<br />
Né … speglio = sulle altre cartelle sono riprodotti alcuni<br />
animali: l’orso, il gatto, la scimmia, l’asinello. I giocatori<br />
fissano con tale intensità queste cartelle, che hanno davanti,<br />
da sembrare rispecchiarsi in quelle figure animalesche<br />
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88
“IL GIORNO”<br />
DI<br />
GIUSEPPE PARINI<br />
Con testo a fronte in<br />
lingua corrente<br />
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Versione in lingua corrente del<br />
“<strong>Giorno</strong>”<br />
<strong>di</strong> G. <strong>Parini</strong><br />
curata dalle allieve della<br />
Cl. III A magistrale<br />
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90
IL MATTINO<br />
1. Sorge il mattino in compagnia dell’alba<br />
2. Dinanzi al sol che <strong>di</strong> poi grande appare<br />
3. Su l’estremo orizzonte a render lieti<br />
4. Gli animali e le piante e i campi e l’onde.<br />
5. Allora il buon villan sorge dal caro<br />
6. Letto cui la fedel moglie e i minori<br />
7. Suoi figlioletti intiepi<strong>di</strong>r la notte:<br />
8. Poi sul dorso portando i sacri arnesi<br />
9. Che prima ritrovò Cerere o Pale<br />
10. Move seguendo i lenti bovi, e scote<br />
11. Lungo il picciol sentier da i curvi rami<br />
12. Fresca rugiada che <strong>di</strong> gemme al paro<br />
13. La nascente del sol luce rifrange.<br />
14. Allora sorge il fabbro, e la sonante<br />
15. Officina riapre, e all’opre torna<br />
16. L’altro <strong>di</strong> non perfette; o se <strong>di</strong> chiave<br />
17. Ardua e ferrati ingegni all’inquieto<br />
18. Ricco l’arche assecura; o se d’argento<br />
19. E d’oro incider vuol gioielli e vasi<br />
20. Per ornamento a nova sposa o a mense.<br />
21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci e mostri in capo<br />
22. Qual istrice pungente irti i capelli<br />
23. Al suon <strong>di</strong> mie parole? Ah il tuo mattino<br />
24. Signor questo non è. Tu col cadente<br />
25. Sol non sedesti a parca cena, e al lume<br />
26. Dell’incerto crepuscolo non gisti<br />
27. Ieri a posar qual nei tugurj suoi<br />
28. Entro a rigide coltri il vulgo vile<br />
29. A voi celeste prole a voi concilio<br />
30. Almo <strong>di</strong> semidei altro concesse<br />
31. Giove benigno: e con altr’arti e leggi<br />
32. Per novo calle a me guidarvi è d’uopo.<br />
33. Tu tra le veglie e le canore scene<br />
34. E il patetico gioco oltre più assai<br />
35. Producesti la notte: e stanco alfine<br />
36. In aureo cocchio col fragor <strong>di</strong> calde<br />
37. Precipitose rote e il calpestio<br />
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IL MATTINO<br />
1. <strong>Il</strong> Mattino si alza in compagnia dell’alba<br />
2. Incontro al sole mattutino che più tar<strong>di</strong> appare grande<br />
3. All’orizzonte più lontano per rendere felici<br />
4. Gli animali, le piante, i campi e i corsi d’acqua.<br />
5. Quando sorge il Mattino l’onesto conta<strong>di</strong>no si alza dal caro<br />
6. Letto che la moglie fedele e i suoi figli<br />
7. Più piccoli intiepi<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> notte:<br />
8. Poi portando sulla schiena gli arnesi agricoli<br />
9. Che per la prima volta furono inventati da Cerere e Pale<br />
10. Va verso il campo con i buoi lenti, e scuote,<br />
11. Passando lungo il piccolo sentiero dai rami ricurvi,<br />
12. La fresca rugiada che come una gemma<br />
13. Rifrange i raggi del sole nascente.<br />
14. Allora si alza il fabbro, e la risonante<br />
15. Bottega riapre, e torna ai lavori<br />
16. Non terminati il giorno prima; o se per mezzo <strong>di</strong> una chiave<br />
17. Di complicata struttura o <strong>di</strong> congegni metallici<br />
18. Renda sicuri gli scrigni del ricco timoroso; o se d’argento<br />
19. E d’oro vuole incidere gioielli e vasi<br />
20. Per l’ornamento a una sposa o a un banchetto.<br />
21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci, e mostri sul capo,<br />
22. Quale istrice dagli aculei pungenti, i capelli irti<br />
23. Al suono delle mie parole? Ah non è <strong>di</strong> questa specie<br />
24. <strong>Il</strong> tuo mattino, Signore. Tu al tramonto<br />
25. Non sedesti ad una tavola frugale, e alla luce<br />
26. Del crepuscolo incerto non sei andato<br />
27. Ieri a riposarti su un letto scomodo,<br />
28. Come è costretto a fare il popolino.<br />
29. A voi, <strong>di</strong>scendenti degli dei, a voi assemblea<br />
30. Colma <strong>di</strong> semidei terreni altro vi concesse<br />
31. <strong>Il</strong> benigno Giove: e con stile e argomenti <strong>di</strong>versi<br />
32. Per una strada <strong>di</strong>fferente mi conviene guidarvi.<br />
33. Tu tra le conversazioni fino a tarda notte e i teatri lirici<br />
34. E l’appassionante gioco molto <strong>di</strong> più<br />
35. Protraesti la notte: e stanco infine<br />
36. Nel cocc