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Indice<br />
p. 3 R. Mischi, Il Laboratorio didattico per le energie rinnovabili<br />
p. 5 M. Malpetti, le foto della Assemblea musicale<br />
p. 8 Greta Moschini, Sondaggio sul gradimento dell’assemblea<br />
p.10 Dai nostri inviati, Freschi freschi dall’assemblea “musicale”<br />
p.12 L. Minotto, I progetti del <strong>Fermi</strong>: il <strong>Fermi</strong> -x<br />
p.15 C. Iftime, I risultati del sondaggio sul nuovo giornalino online<br />
p.17 N. Catalano, <strong>Fermi</strong>, in Italia solo … fermi<br />
p.21 S. Garilli, L’Onda studentesca contro gli scogli della riforma Gelmini<br />
p.26 D. Gandolfini, Chi le ha viste?<br />
p.29 M. Andreoli, I genocidi dimenticati<br />
p.35 L. Perego, Vi racconto la mia vita<br />
p.36 E. Aliano, Essere come si è<br />
p.39 G. Ghirardini, Dio creò la donna e disse: “ho fatto un miracolo”<br />
p.40 V. Facchini Rublev, Wikipedia …<br />
p.43 M. Avolio, Il più grande acceleratore di particelle del mondo<br />
p.44 B. Bocchi e A. Girelli, Viaggio nel mono dei sogni<br />
p.49 A. Papotti e I.Cassisa, Immagini … Pensieri<br />
p.52 M. Lucchini, Una storia qualunque (terza puntata)<br />
p.62 V. Meneghello, L’assassina e il vampiro (capitolo 3)<br />
p.66 G. Ghirardini, The twins (capitolo 1)<br />
p.68 A. Guariglia, Marracash (recensione)<br />
p.70 N. De Mita, Trigon (recensione)<br />
p.72 S. Abdelkamel, Inception (recensione)<br />
p.73 S. Zamboni, Studenti o … animali?<br />
p.75 Giochi enigmistici, alcuni a cura di A. Girelli<br />
Copertina:<br />
fotografia di Maura Malpetti<br />
fotocomposizione di Mattia Avolio e Slava Facchini Rublev<br />
Controcopertina<br />
fotografia di Maura Malpetti<br />
2
Finalmente, dopo anni di intenso<br />
lavoro di progettazione e<br />
realizzazione,<br />
lo scorso 10<br />
Febbraio è<br />
stato<br />
inaugurato il<br />
laboratorio per<br />
le energie<br />
rinnovabili. Un<br />
fiore<br />
all’occhiello<br />
della nostra<br />
scuola,<br />
originatosi da<br />
una “pazza”<br />
idea del<br />
sottoscritto e del prof Sandro Sutti e<br />
frutto di un fantastico lavoro di rete<br />
tra insegnanti e tecnici del <strong>Fermi</strong>,<br />
Enti locali, Fondazione comunità<br />
mantovana, Associazioni di<br />
categoria e Aziende e Professionisti<br />
privati.<br />
L’insieme del laboratorio è<br />
composto da 4 sezioni:<br />
1) Banco prova motori (in cui si<br />
sperimenta l’uso tradizionale<br />
dell'energia fossile);<br />
2) Impianto fotovoltaico da 6,84 kW<br />
di picco, che ha una produzione<br />
annua 7100 kW h, e rende alla<br />
scuola, tra incentivi e produzione<br />
effettiva, circa 4200 €/anno;<br />
a proposito del <strong>Fermi</strong><br />
Prima una grande idea e un grande sforzo collettivo.<br />
Adesso un grande risultato e un grande vanto:<br />
il Laboratorio didattico per le Energie rinnovabili del <strong>Fermi</strong><br />
Figura 1 L'intervento del Dirigente Scolastico Provinciale<br />
3<br />
3) Impianto di produzione,<br />
accumulo di idrogeno e<br />
trasformazione<br />
dello stesso in<br />
energia<br />
elettrica<br />
quando<br />
necessario;<br />
è<br />
4) Impianto<br />
geotermico con<br />
pompa di<br />
calore a<br />
trascinamento<br />
elettrico, con<br />
sonde<br />
geotermiche di<br />
tipo verticale<br />
ciascuna della profondità di circa 93<br />
m; ha una Potenza termica di 10<br />
kW e una Potenza in freddo di 8<br />
kW.<br />
Il suo costo complessivo e<br />
comprensivo di ogni voce di spesa
è stato di 240.000 €, reperiti in<br />
larghissima misura da<br />
sponsorizzazioni<br />
private.<br />
pubbliche e<br />
Ma a questo<br />
punto non si<br />
tratta di fare dei<br />
calcoli di mero<br />
risparmio<br />
energetico e<br />
valutare in<br />
quanto tempo la<br />
spesa sarà<br />
ammortizzata.<br />
Perché,<br />
dicevamo,<br />
come<br />
questo non è in<br />
primo luogo un impianto di<br />
produzione di energia bensì una<br />
enorme opportunità di<br />
insegnamento<br />
applicate.<br />
delle scienze<br />
Infatti questo laboratorio, unico nel<br />
suo genere nel panorama della<br />
scuola italiana, è stato pensato sin<br />
da subito come supporto alla<br />
didattica in scala reale. Esso<br />
consentirà, non solo alle classi del<br />
nostro istituto ma anche a quelle<br />
delle scuole di tutta Mantova e<br />
Figura 2 Il taglio del nastro<br />
4<br />
provincia, di fare esperienze<br />
didattiche davvero interessanti.<br />
Tra l’altro vale la pena di<br />
sottolineare che per i due impianti<br />
più complessi,<br />
quello<br />
dell'idrogeno e<br />
del fotovoltaico,<br />
lo studente può<br />
approcciare lo<br />
studio di questo<br />
tipo di impianti<br />
tramite modelli in<br />
piccola scala in<br />
cui può e deve<br />
mettere subito le<br />
mani, ovviamente<br />
dopo aver acquisito i necessari<br />
presupposti teorici.<br />
Nel laboratorio è inoltre possibile<br />
valutare i problemi classici della<br />
termodinamica come il<br />
trasferimento e la trasformazione<br />
dell'energia, concetti di difficile<br />
comprensione dal punto di vista<br />
teorico, mentre con questo<br />
laboratorio è possibile, attraverso<br />
misurazioni, rendere piacevole<br />
l'apprendimento.<br />
Questo laboratorio però non è solo<br />
termodinamica: è anche chimica,<br />
elettrotecnica, sistemi e regolazione<br />
automatica degli impianti,<br />
informatica: insomma tutto ciò che<br />
si insegna nella nostra scuola.<br />
Speriamo che tutto ciò possa anche<br />
contribuire all'evoluzione del<br />
territorio mantovano in una logica di<br />
sviluppo sostenibile.<br />
Renato Mischi
11 Febbraio 2011<br />
Megassemblea musicale!!!<br />
5
TUTTE LE FOTOGRAFIE SONO DELLA<br />
6<br />
NOSTRA INVIATA MAURA MALPETTI
Ed ecco i risultati del sondaggio sull’assemblea<br />
Partecipanti (665)<br />
Prime<br />
Seconde<br />
Terze<br />
Quarte<br />
Quinte<br />
1) In generale come pensi<br />
Sia stata l'assemblea?<br />
1. Scarsa<br />
2. Discreta<br />
3. Buona<br />
4. Molto buona<br />
2) Ti è piaciuta l'idea di utilizzare<br />
7 postazioni per eventi diversi?<br />
8<br />
1. Sì<br />
2. No<br />
3. Non molto<br />
Partecipanti(che hanno<br />
compilato il questionario) 665<br />
Prime 33,68%<br />
Seconde 17,59%<br />
Terze 17,89%<br />
Quarte 18,50%<br />
Quinte 12,33%<br />
1) In generale come pensi<br />
Sia stata l'assemblea?<br />
1. Scarsa 0,15%<br />
2. Discreta 4,51%<br />
3. Buona 32,63%<br />
4. Molto buona 62,71%<br />
2) Ti è piaciuta l'idea di utilizzare<br />
7 postazioni per eventi diversi?<br />
1. Sì 95,94%<br />
2. No 0,30%<br />
3. Non molto 3,76%
3) Sei riuscito a partecipare a tutti<br />
E tre gli eventi scelti inizialmente?<br />
9<br />
1. Sì<br />
2. No<br />
3. Solo a 2<br />
4. Solo a 1<br />
4) Pensi che 7 postazioni siano adeguate<br />
per l'organizzazione di un'assemblea?<br />
1. Sì, è il numero<br />
ideale<br />
2. Sarebbe meglio<br />
Diminuire il numero<br />
3. Sarebbe meglio<br />
Aumentare il numero<br />
4. No, sono<br />
Decisamente troppe<br />
5) Secondo il tuo parere, era meglio il<br />
vecchio sistema di assemblea (divisione<br />
biennio e triennio con un unico evento)<br />
o il nuovo?<br />
1. Meglio il nuovo<br />
2. Meglio il vecchio<br />
3) Sei riuscito a partecipare a tutti<br />
E tre gli eventi scelti inizialmente?<br />
1. Sì 97,14%<br />
2. No 0,15%<br />
3. Solo a 2 2,71%<br />
4. Solo a 1 0%<br />
4) Pensi che 7 postazioni siano adeguate<br />
per l'organizzazione di un'assemblea?<br />
1. Sì, è il numero ideale 62,71%<br />
2. Sarebbe meglio<br />
Diminuire il numero 26,62%<br />
3. Sarebbe meglio<br />
Aumentare il numero 9,32%<br />
4. No, sono<br />
Decisamente troppe 1,35%<br />
5) Secondo il tuo parere, era meglio il<br />
vecchio sistema di assemblea (divisione<br />
biennio e triennio con un unico evento) o il<br />
nuovo?<br />
1. Meglio il nuovo 99,55%<br />
2. Meglio il vecchio 0,45%<br />
a cura di Greta Moschini
Freschi freschi dall’assemblea “musicale”<br />
Kabìla<br />
Immaginate di passeggiare<br />
tranquillamente per la vostra<br />
strada… Immaginate di svoltare<br />
l’angolo e di essere avvolti da un<br />
suono lontano di percussioni…<br />
Immaginate di vedere cinque ragazzi<br />
che, sopra lunghi e colorati tappeti,<br />
diffondono come un cuore pulsante il<br />
ritmo dell’ Africa…<br />
Chi sono loro? Sono i Kabìla!<br />
“Abbiamo scelto il nome Kabìla, che in swahili significa tribù, proprio perché<br />
rispecchia l’unità presente nel nostro gruppo” dice Catia, in veste di portavoce<br />
della compagnia. “Quello che ci unisce” prosegue “è la forte passione per<br />
questi strumenti e per l’Africa”.<br />
È proprio dopo un viaggio in Burkina Faso che questo gruppo di musicisti<br />
decide di portare i suoni e i colori di quel vicino ma così lontano continente tra<br />
le nebbiose strade di Mantova, ma non solo… da sei anni a questa parte<br />
potete trovare i Kabìla in feste locali, serate a tema, discoteche ma anche al<br />
Ferrara Busker Festival, una grandissima manifestazione dedicata<br />
interamente agli artisti di strada.<br />
Sei ancora lì? Cosa aspetti?! Fatti trasportare dal suono dei djembe e dei<br />
kenkeni nella magica Africa<br />
Dai nostri inviati<br />
Nicolò Gavioli e<br />
Valentina Monteleone<br />
Hammersmith e Opera House<br />
In uno spazietto angusto, al termine del lungo corridoio del Biennio, si sono<br />
esibiti gli Hammersmith e gli Opera House. Tutto qui? Ma certo che no!<br />
Questo gruppi hanno letteralmente strabiliato per la loro straordinaria<br />
10
dinamicità e il numero di pubblico che complessivamente ha assistito ne è<br />
una riprova, e non era uno spettacolo per i soli amanti della musica rock: ogni<br />
spettatore si è esaltato e divertito<br />
subendo l’ondata di voglia di<br />
movimento che derivava dagli<br />
assoli di chitarre elettriche, dai<br />
motivi travolgenti dei bassisti e<br />
dall’energia della batteria.<br />
Hammmersmith è una rock band<br />
formata da quattro giovani<br />
mantovani, tra cui Stefano<br />
Buttarelli, che frequenta il nostro<br />
istituto ed è un virtuoso del basso. Hanno suonato cover dei Led Zeppelin,<br />
Jimi Hendrix ed un paio di canzoni scritte da loro, non meno cariche di<br />
brillantezza. Già conosciuti nella provincia per le loro esibizioni, gli<br />
Hammersmith hanno vinto anche una competizione (“Anche se il premio non<br />
ci è mai arrivato” come afferma il cantante perplesso).<br />
Ma non è tutto, una grande prestazione l’hanno offerta anche gli Opera<br />
House, il cui nome deriva dal celebre teatro di Sidney. Pur peccando<br />
dell’assenza del cantante (convalescente), per mezzo del prestito del<br />
cantante dell’altro gruppo per qualche canzone e del bassista Riccardo<br />
Capucci per le restanti, loro si sono<br />
esibiti senza intoppi sotto le note di<br />
Jimmy Hendrix, Bon Jovi, Pink Floyd e<br />
della coppia De Gregori/Vasco<br />
(arrangiata in chiave rock). Seppure alla<br />
nostra domanda “Ci raccontate una<br />
barzelletta?” abbiano risposto che Nicolò,<br />
il loro cantante, ne è una vivente, lo<br />
spettacolo è stato molto gradito e non si<br />
è rimpianta la sua mancanza. E quale<br />
dolcezza avrà avuto per loro lo scroscio di applausi fioccati alla fine di ogni<br />
pezzo? Di sicuro c’è che il sacrificio di ogni prova in piccole cantine o garage<br />
è stato ripagato.<br />
Altroché miagolii sofferenti, questa sì che è buona musica!<br />
11<br />
Dal nostro inviato<br />
Matteo Lucchini
E la Bossanova?<br />
C’era solo un musicista, ma bravissimo.<br />
Poca gente purtroppo, per un genere<br />
non molto conosciuto tra noi giovani.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
E restiamo incantati a sognare su questi ritmi dolci che ci parlano dei mari del<br />
Sud.<br />
Dai nostri inviati<br />
Mattia Avolio e<br />
Edoardo Nodari<br />
I PROGETTI DEL FERMI: IL FERMI -X<br />
12<br />
Lo spazio, meta<br />
irraggiungibile per molti, ma<br />
non per noi del <strong>Fermi</strong>, che<br />
lo conquisteremo grazie ad<br />
un razzo del tutto<br />
autoprogettato. E’ questo<br />
che si cela dietro la sigla<br />
<strong>Fermi</strong>-x.<br />
Per il secondo episodio del<br />
ciclo ”I PROGETTI DEL<br />
FERMI” ho dunque<br />
intervistato i ragazzi del<br />
settore delle pubblic<br />
relations del <strong>Fermi</strong> – x,
ovvero Agata Bottoli e Vittorio<br />
Gerola.<br />
-Quando è nato il progetto e chi<br />
ha avuto l'idea?<br />
-Il progetto è nato circa un anno fa,<br />
l'idea è venuta dalla scuola (più<br />
specificatamente dalla preside) che<br />
ha coinvolto sempre più gente, a<br />
partire dagli alunni e naturalente<br />
insegnanti; e anche collaboratori<br />
esterni fondamentali come Fabrizio<br />
Bovi, giornalista scientifico.<br />
-Com’è stata presa l'idea in<br />
generale?<br />
È stata presa molto bene da parte<br />
dell'istituto, grazie soprattutto al<br />
fatto che sono stati coinvolti<br />
moltissimi ragazzi fin dalle battute<br />
iniziali, ma si sono verificati subito<br />
dei problemi causati dalla novità del<br />
progetto e quindi dalla poca<br />
conoscenza di questo tipo di<br />
esperienze (ricordo che è il primo<br />
progetto di questo tipo in Italia).<br />
-In quanti avevate iniziato?<br />
All'inizio servivano soltanto ragazzi<br />
del triennio e saremo stati in 30 - 40,<br />
poi da gennaio abbiamo deciso di<br />
aprire le porte ai compagni del<br />
biennio per progetti paralleli (come<br />
la mongolfiera e l'aereo<br />
modellismo).<br />
-Che peso ha la collaborazione<br />
dall'esterno?<br />
13<br />
C'è stata molta collaborazione<br />
dall'esterno, soprattutto bisogna<br />
ringraziare la”Rocket Emotions” per<br />
la costruzione e l'analisi dei<br />
materiali del razzo, alcune aziende<br />
esterne contattate da Bovi che<br />
hanno dato aiuti e informazioni, e<br />
infine anche la “Marconi”, che<br />
costruirà l'involucro della sonda.<br />
-Come sono divisi i lavori<br />
all'interno del progetto?<br />
Ogni sezione ha un lavoro adatto<br />
alle sue competenze: i chimici<br />
fanno simulazioni con la<br />
strumentazione e studiano il<br />
propellente da utilizzare, gli<br />
informatici hanno predisposto un<br />
sistema di telemetria e preparano<br />
tutti i componenti informatici, i<br />
meccanici pensano alla lavorazione<br />
della rampa e dell'involucro del<br />
razzo e gli elettronici ed<br />
elettrotecnici pensano a tutta<br />
l'apparecchiatura elettronica da<br />
porre all'interno del razzo; infine i<br />
liceali, oltre ad eseguire calcoli in<br />
supporto alle altre sezioni, svolgono<br />
un lavoro di management e pubblic<br />
relations.<br />
-Come si può partecipare al<br />
progetto?<br />
Basta chiedere ad un qualsiasi<br />
partecipante al progetto e, in un
modo o nell'altro, si viene<br />
efficacemente inseriti.<br />
-Vi sono già stati Stage legati al<br />
progetto?<br />
Alcuni studenti sono riusciti ad<br />
ottenere stage vari: un alunno di<br />
meccanica ha ottenuto uno stage<br />
estivo alla “Marconi”, fabbrica molto<br />
importante nel settore della<br />
meccanica; e due informatici hanno<br />
ottenuto uno stage in un'azienda di<br />
Parma sempre nello studio dei<br />
motori. Si spera che anche i<br />
progetti collaterali del biennio<br />
possano avere sbocchi analoghi in<br />
futuro.<br />
-Quanto manca alla fine del<br />
progetto?<br />
Al momento non si può sapere,<br />
teoricamente dovrebbe essere a<br />
giugno, ma dato che ci sono state<br />
moltissime modifiche e problemi<br />
14<br />
vari, non si può conoscere la data<br />
esatta.<br />
-A che punto è comunque la<br />
lavorazione del razzo?<br />
Si sta lavorando alla rampa di<br />
lancio, verrà effettuato un lancio di<br />
prova fino a mille metri con un<br />
satellite che verrà emesso, si sta<br />
anche pensando di battere un<br />
record europeo, cioè quello del<br />
lancio più alto: si vuole infatti<br />
arrivare fino a 13000 metri e il<br />
lancio è stato programmato in<br />
America.<br />
-Quali sono stati i costi?<br />
Sono stati molti e molto ingenti, a<br />
partire da quello per il motore (che<br />
non possiamo autofabbricarci per<br />
ovvi motivi), che dobbiamo farci<br />
portare dall'America, da un azienda<br />
che costruisce anche i motori degli<br />
Space Shuttle. Perciò siamo<br />
sempre alla ricerca di<br />
sponsorizzazioni.<br />
-Quali sono le caratteristiche<br />
tecniche del razzo?<br />
Il razzo della prova di febbraio è<br />
alto 3,10 m e ha una sezione di 12-<br />
15 cm, ha 3 alette inferiori per la<br />
stabilità (l'aerodinamica è stata<br />
studiata dagli alunni anche grazie<br />
agli aiuti della “Rocket Emotion”),<br />
ha un sistema di telemetria ideato<br />
dagli informatici (esiste un video su<br />
youtube:http://www.youtube.com/w<br />
atch?v=9LjkrKwRrMM) grazie al<br />
quale si può localizzare il razzo<br />
anche attraverso il GPS e<br />
attraverso segnali radio si possono<br />
avere informazioni sullo stato del<br />
razzo.<br />
-Vi sono progetti complementari?<br />
Come tutti sapranno ormai, vi è<br />
questo progetto della mongolfiera
che verrà utilizzata per eventi<br />
esterni, potremmo anche essere<br />
chiamati da aziende o comuni per<br />
molti eventi, insomma un potenziale<br />
buon introito economico.<br />
Che dire dunque alla fine di questa<br />
intervista? Che questo è un ottimo<br />
progetto che merita tutta<br />
l'attenzione necessaria, la gente<br />
15<br />
all'interno è fantastica ed è molto<br />
disponibile e attiva. Speriamo che il<br />
progetto si concluda nel migliore<br />
dei modi.<br />
Vi aspetto sul prossimo numero con<br />
l'intervista ai laboratori artistici.<br />
Lorenzo MInotto<br />
_____________________________________________________________<br />
ECCO I RISULTATI DI UN PARZIALE SONDAGGIO<br />
SUL NUOVO GIORNALINO ONLINE<br />
Nel mese di gennaio, dopo l’uscita<br />
del solo primo numero, in alcune<br />
classi è stato condotto un<br />
sondaggio a campione che<br />
riguardava la conoscenza e la<br />
lettura del nuovo giornalino online.<br />
Le domande sono state rivolte a<br />
due classi prime, a due classi<br />
seconde, a due classi terze, a due<br />
classi quarte e infine a due classi<br />
quinte.<br />
Le domande, erano 6.<br />
Eccole, insieme alle risposte<br />
ricevute.<br />
1) Hai letto il nuovo giornalino?<br />
ll 10% dei circa 240 studenti ha<br />
risposto di SI, purtroppo circa il<br />
90% ha risposto di NO. Ripetiamo<br />
però che si trattava del primo<br />
numero, che ha comunque avuto in<br />
totale oltre 750 viste, mentre le
visite del secondo hanno superato<br />
le 900.<br />
A coloro che hanno risposto di no<br />
alla domanda precedente è stato<br />
chiesto: 2) “ Perche non l’hai letto?”<br />
Il 31% ha risposto che non ne<br />
conosceva l’esistenza, mentre al<br />
67% non interessava e il restante<br />
2% ha dichiarato di non avere<br />
internet.<br />
A coloro che hanno risposto di sì<br />
alla prima domanda è stato invece<br />
domandato: 3) Dai un giudizio sugli<br />
articoli in generale.<br />
16<br />
Il 4% ne ha dato un giudizio<br />
insufficiente, il 48% ha espresso un<br />
giudizio sufficiente, mentre l’altro<br />
48% ha dato un ottimo giudizio.<br />
Abbiamo poi domandato: 4) Dai un<br />
giudizio sulla nuova grafica.<br />
Il 16% ne ha dato un giudizio<br />
sufficiente, mentre l’84% ha<br />
espresso un ottimo giudizio.<br />
Infine a chi ha avuto modo di<br />
vedere il formato web dello scorso<br />
anno sono state rivolte un paio di<br />
domande in più.<br />
5) Preferisci questa nuova<br />
interfaccia o quella dello scorso<br />
anno? (ed era questa la cosa che in<br />
questa fase ci interessava<br />
maggiormente)<br />
Il A quanto pare, la scelta di<br />
quest’anno ha “pagato”: infatti 95%<br />
gradisce la nuova interfaccia,<br />
mentre il 5% preferisce la vecchia.<br />
6) Preferisci in ogni caso il giornale<br />
on-line o quello stampato?<br />
E qui, come nel sondaggio<br />
effettuato lo scorso anno vince<br />
nettamente la carta. L’85%<br />
gradisce di più il giornalino<br />
stampato, mentre solo il 15%<br />
preferisce quello on-line.<br />
A cura di Catalin Iftime<br />
con la collaborazione di altri giornalisti
<strong>Fermi</strong>, in Italia solo fermi…<br />
Come noi tutti sappiamo, Enrico <strong>Fermi</strong> è colui che,<br />
grazie alle molte e molto importanti scoperte in ambito<br />
nucleare, si guadagnò nel 1938 il Nobel per la fisica.<br />
Ma non tutti sanno che il suo fu uno dei più gravi<br />
episodi di fuga di cervelli<br />
l'acceleratore Cockcraft - Walton<br />
dall’Italia all’estero.<br />
Lo scienziato italiano aveva formulato una teoria del<br />
tutto nuova ed importante, ma aveva bisogno di<br />
constatare la veridicità delle proprie congetture. Ma per<br />
fare ciò aveva bisogno di un potente (per l’epoca)<br />
acceleratore di particelle. Nel novembre 1936, <strong>Fermi</strong> e<br />
Domenico Marretta, direttore dell'Istituto di Sanità<br />
pubblica, presentarono la proposta per realizzare un<br />
acceleratore di tipo Cockcraft-Walton da 1MeV,il quale<br />
doveva realizzarsi presso l'Istituto di Sanità pubblica (<br />
viene tuttora utilizzato in ambito terapeutico).<br />
<strong>Fermi</strong> motivò la richiesta di tale strumento con un documento ufficiale che<br />
dice:<br />
«Le ricerche sulla radioattività hanno avuto negli ultimi anni, presso tutte le<br />
nazioni civili, uno sviluppo eccezionalmente intenso e fecondo. Questo<br />
movimento non accenna in alcun modo a declinare, ma tende anzi a<br />
estendersi a nuovi e vasti campi non solo della fisica, ma anche della<br />
chimica e della biologia. L'Italia ha avuto finora un ruolo preminente in queste<br />
ricerche [...]. D'altra parte la tecnica radioattiva ha potuto impiegare in gran<br />
parte come sorgenti primarie le sostanze radioattive naturali, così che i<br />
mezzi ordinari di un laboratorio fisico universitario hanno potuto, con limitati<br />
aiuti esterni, essere sufficienti allo sviluppo delle ricerche. Accanto alla<br />
tecnica delle sorgenti naturali si è andata sviluppando in tutti i grandi paesi<br />
esteri quella delle sorgenti artificiali. [...] Queste sorgenti hanno intensità<br />
migliaia di volte superiore a quelle delle sostanze naturali. È chiaro come<br />
queste circostanze rendano vano pensare ad un'efficace concorrenza con<br />
l'estero se anche in Italia non si trova il modo di organizzare le ricerche su un<br />
piano adeguato.»<br />
e continuava sottolineando che:<br />
17
«Nel settore della fisica è stato<br />
appena iniziato uno studio di<br />
ricognizione delle proprietà di un<br />
centinaio di nuovi corpi radioattivi<br />
(per circa la metà scoperti in Italia).<br />
[...] Oltre a questo campo di ricerca<br />
sistematica, che da solo potrebbe<br />
occupare per parecchi anni l'attività<br />
di vari ricercatori, vi sono ancora<br />
numerosissimi problemi insoluti<br />
relativi alla struttura nucleare e alle<br />
proprietà del neutrone, dal cui<br />
studio è naturale presumere una<br />
notevole messe di risultati.»<br />
18<br />
<strong>Fermi</strong> non si limitava a sottolineare<br />
l'importanza della ricerca di base, ma<br />
evidenziava anche le possibili<br />
ricadute pratiche:<br />
«Un altro importante campo di<br />
studi, per il quale si hanno già<br />
promettentissimi inizi, è<br />
l'applicazione di sostanze<br />
radioattive artificiali quali indicatori<br />
per l'analisi di reazioni chimiche.<br />
Non meno importanti si<br />
prospettano le applicazioni nel<br />
campo biologico e medico. Tale<br />
importanza è stata riconosciuta in<br />
vari paesi nei quali le ricerche sulla<br />
radioattività artificiale sono<br />
largamente sovvenzionate da<br />
istituzioni mediche. Alcune<br />
applicazioni riguardano la<br />
sostituzione delle sostanze<br />
radioattive a quelle naturali per gli<br />
usi terapeutici.»<br />
-------------------------------------------------------------------------------------------------------<br />
La richiesta finale da parte di <strong>Fermi</strong> era di 300.000 lire più 230.000 per le<br />
spese di personale e gestione.<br />
Nel 1937 lo stesso <strong>Fermi</strong> si recò a Berkeley per studiare il modo di costruire<br />
un ciclotrone economico, ma questa pianificazione non portò a nulla per il<br />
crescente isolamento politico e scientifico che <strong>Fermi</strong> cominciò a subire dopo<br />
la morte di Corbino e che si accentuò ulteriormente con l'improvvisa morte di<br />
Guglielmo Marconi, che, in quanto presidente del CNR e dell'Accademia<br />
d'Italia, era un influente ed ascoltato protettore del gruppo.<br />
Nel maggio 1938, la proposta di <strong>Fermi</strong> venne definitivamente affossata con<br />
la giustificazione che non vi erano soldi a sufficienza. Venne solo concesso<br />
un contributo di 150.000 lire per l'anno 1938-1939. Questa decisione segnò<br />
la morte della fisica nucleare italiana, proprio alcuni mesi prima<br />
dell'assegnazione del premio Nobel per la fisica. Ennesima dimostrazione di<br />
quanto la politica italiana sia stata da sempre insensibile alla ricerca, e
quanto sia indispensabile fare affidamento su favoritismi e conoscenze<br />
personali.<br />
In questo periodo maturò<br />
la decisione di lasciare<br />
l'Italia per volare oltre<br />
oceano, dato che negli<br />
USA vi erano<br />
finanziamenti adeguati<br />
per la ricerca.<br />
Tra l’altro la situazione,<br />
con l'annessione<br />
dell'Austria da parte della<br />
Germania nazista,<br />
cominciava a degenerare rapidamente.<br />
Nel luglio 1938 cominciò anche la campagna antisemita in Italia con la<br />
pubblicazione del manifesto della razza e le successive leggi razziali, per cui<br />
<strong>Fermi</strong> dovette rinunciare alla collaborazione di alcuni suoi assistenti. La<br />
stessa moglie, Laura Capon, essendo ebrea, era soggetta alle persecuzioni<br />
razziali imposte dal regime, insieme ai figli.<br />
Il 10 novembre del 1938. il prof. Enrico <strong>Fermi</strong> ricevette, all'età di soli<br />
trentasette anni, l'annuncio ufficiale del conferimento del premio Nobel. Ma in<br />
Italia la notizia ebbe un’eco modesta in quanto il regime, che controllava i<br />
mezzi della stampa, era preoccupato per l'imperfezione razziale della famiglia<br />
<strong>Fermi</strong>. Il capostipite di una famiglia impura non doveva diventare simbolo di<br />
orgoglio per gli italiani.<br />
Perciò l'illustre scienziato italiano decise che,<br />
dopo la consegna del premio a Stoccolma,<br />
avrebbe fatto rotta con la famiglia verso gli<br />
Stati Uniti, dove la Columbia University di<br />
New York lo aveva invitato per una serie di<br />
lezioni.<br />
Il clima respirato dal fisico è facilmente<br />
intuibile dal rapporto di un controllo di routine<br />
fatto da un informatore del ministro dell'Interno, in seguito alla cerimonia che<br />
la Magneti Marelli, società di cui <strong>Fermi</strong> era consulente scientifico, organizzò<br />
per festeggiare il neo premio Nobel, dove erano state invitate tutte le maggiori<br />
autorità della regione.<br />
Dal racconto dell'informatore:<br />
19
«Mi viene riferito che in occasione della cerimonia [...] per festeggiare<br />
l'accademico Enrico <strong>Fermi</strong>, premio Nobel 1938 per la fisica, erano state<br />
invitate tutte le autorità cittadine. Da sua altezza reale il duca di Bergamo,<br />
al prefetto, segretario generale, membri e gerarchi fascisti, podestà,<br />
questore, ecc. Pare che all'ultimo momento, a eccezione del duca di<br />
Bergamo, nessuna delle citate autorità, e specialmente politiche, abbia<br />
voluto intervenire. Si dice che la causa sia dovuta al fatto che il festeggiato,<br />
ammogliato a un'israelita, avrebbe ripetutamente manifestato la sua<br />
disapprovazione verso la campagna anti-ebraica, dichiarandosi invece ben<br />
felice di avere per compagna una giudea.»<br />
Il comportamento di Enrico <strong>Fermi</strong> durante la consegna del premio fece<br />
scalpore all'interno dell'informazione del regime fascista, in quanto non<br />
indossava né l’uniforme fascista né quella di accademico italiano e perché<br />
salutò con la stretta di mano e non con il saluto romano.<br />
Nei giorni successivi Otto Hahn e Fritz<br />
Strassmann rilevarono, in seguito al<br />
bombardamento dell'uranio con<br />
neutroni, la presenza di bario<br />
radioattivo, cioè di un elemento con<br />
numero atomico intermedio (simile alla<br />
scoperta del gruppo di <strong>Fermi</strong> degli<br />
elementi con numero atomico<br />
superiore denominati esperio e ausonio). I due scienziati tedeschi<br />
ipotizzarono per la prima volta la possibile fissione dell'uranio.<br />
Dopo aver ricevuto il premio Nobel, <strong>Fermi</strong> andò a Copenaghen da Bohr, per<br />
poi imbarcarsi il 24 dicembre 1938 sul transatlantico Franconia diretto a New<br />
York.<br />
La storia deve servire da monito per farci riflettere su quanto sia realmente<br />
tutelato l’impegno per il progresso e la ricchezza intellettuale di chiunque,<br />
che deve andare al di là dei pregiudizi.<br />
E quanto sia importante investire sui giovani e la ricerca, che sono il vero<br />
motore del dinamismo di una società moderna, perché cercare di<br />
risparmiare sulla ricerca, come abbiamo visto, potrebbe portare perdite ben<br />
aldilà di ciò che si è risparmiato in origine.<br />
Nico Catalano<br />
20
Attualità e dintorni<br />
(riceviamo e volentieri pubblichiamo)<br />
L'ONDA STUDENTESCA CONTRO GLI<br />
SCOGLI DELLA RIFORMA GELMINI<br />
La riforma Gelmini dell'istruzione di<br />
primo e secondo grado e delle<br />
università è entrata in vigore il 29<br />
gennaio 2011. Ad accompagnare<br />
nei due anni abbondanti la nascita,<br />
la crescita e l'approvazione del<br />
testo di riforma è stato un<br />
vastissimo fronte studentesco che<br />
ha nel suo complesso meritato<br />
l'etichetta di<br />
'Onda<br />
anomala'.<br />
Nell'Italia del<br />
terzo governo<br />
Berlusconi è<br />
apparso<br />
subito chiaro<br />
il distacco<br />
incolmabile<br />
fra la piazza e<br />
la casta di palazzo, chiusa al<br />
dialogo e a tratti addirittura capace<br />
di schernire gli studenti e i valori<br />
per cui essi avevano deciso di<br />
manifestare. Uscite infelici che<br />
hanno visto protagonisti il Ministro<br />
dell'Economia Tremonti (''Con la<br />
cultura non si mangia'') o lo stesso<br />
Presidente del Consiglio (''I veri<br />
studenti sono a casa a studiare'')<br />
non hanno fatto altro che<br />
confermare questa tendenza<br />
fastidiosa quanto dannosa ed<br />
21<br />
hanno sottolineato il ruolo<br />
subalterno che l'attuale governo<br />
affida all'istruzione e alla ricerca nel<br />
futuro del Paese.<br />
La rabbia provocata da questo<br />
distacco fra realtà quotidiana degli<br />
studenti e teatrino della politica,<br />
insieme all'innesto inevitabile di<br />
elementi più interessati allo sfogo<br />
personale e di<br />
matrice<br />
anarchica che<br />
ai problemi<br />
della riforma e<br />
della desolante<br />
demagogia<br />
messa in<br />
vetrina da<br />
buona parte<br />
della<br />
maggioranza politica ha contribuito<br />
a macchiare il movimento<br />
studentesco di accuse infamanti,<br />
particolarmente acute dopo gli<br />
scontri tra manifestanti e polizia del<br />
14 dicembre 2010 a Roma. Se<br />
l'Italia del televoto e<br />
dell'informazione spettacolarizzata<br />
ricorderà solo le immagini di giovani<br />
incappucciati alla caccia selvaggia<br />
di isolate forze dell'ordine, il Paese<br />
con la P maiuscola, quello vivo e<br />
vegeto, ancora capace di
distinguere tra propaganda e realtà,<br />
non potrà invece dimenticare le<br />
marce pacifiche che nel biennio<br />
2008-2010 sono state capaci di<br />
riscuotere il consenso e la<br />
solidarietà di lavoratori, precari,<br />
intellettuali e cittadini di passaggio,<br />
tanto colpiti dalla determinazione<br />
studentesca da applaudirla con<br />
passione e<br />
forse un po’<br />
di nostalgia.<br />
Un tale<br />
dispiego di<br />
consapevole<br />
gioventù non<br />
può che<br />
essere un<br />
segnale<br />
positivo in<br />
questi anni<br />
di crisi<br />
economica mondiale e di quella<br />
morale italiana, che dà<br />
l'impressione di trascinare la<br />
maggioranza della popolazione in<br />
una spirale di fatalistica<br />
rassegnazione per gli scandali a<br />
ripetizione che tartassano<br />
immagine e futuro della Penisola.<br />
L'accusa più degradante che gli<br />
studenti in piazza hanno dovuto<br />
subire è stata quella di manifestare<br />
senza conoscere il motivo della<br />
protesta, di riempire le piazze<br />
rumorosamente con il solo scopo di<br />
attaccare il governo.<br />
22<br />
Premettendo che non tutti gli<br />
studenti in piazza conoscono alla<br />
perfezione ciò per cui urlano slogan<br />
e bloccano strade, è chiara<br />
l'inconsistenza di tale accusa, in<br />
quanto un fenomeno delle<br />
dimensioni dell''Onda' non può<br />
formarsi spontaneamente, senza<br />
una base consapevole dell'oggetto<br />
della protesta<br />
e un<br />
numeroso<br />
seguito<br />
quantomeno<br />
preparato<br />
circa<br />
l'operato<br />
generale di<br />
chi<br />
amministra il<br />
Paese.<br />
Fenomeni di<br />
massa così riusciti sono un indice<br />
di evidente disagio globale che i<br />
professionisti di Palazzo non<br />
dovrebbero ignorare, o peggio,<br />
manipolare secondo necessità<br />
politica.<br />
A scanso di equivoci entriamo nel<br />
merito della Riforma Gelmini<br />
sottolineandone contraddizioni,<br />
incognite e, con uno slancio di<br />
coerenza democratica, anche<br />
possibili pregi (sottolineare la<br />
parola possibili è sacrosanto),<br />
concentrandoci in particolare sulle<br />
più contestate modifiche<br />
universitarie.
Il disegno di legge, più volte<br />
corretto da emendamenti dei partiti<br />
politici di opposizione, fonda la sua<br />
carica rinnovatrice e<br />
propagandistica sulla lotta al<br />
baronaggio e alla parentopoli<br />
universitaria. Si fregia del merito di<br />
eliminare le assunzioni familiari dei<br />
docenti, attraverso il divieto, da<br />
parte degli atenei, di assumere<br />
professori imparentati fino al quarto<br />
grado con essi. Ma anche la<br />
proposta di riforma più convincente<br />
della legge Gelmini presenta due<br />
macroscopiche contraddizioni. La<br />
prima è l'eccezione prevista per il<br />
rapporto di parentela che lega<br />
marito e moglie, clamorosamente<br />
immune dal divieto antiparentopoli.<br />
La seconda è la possibilità per<br />
l'ateneo di assumere i 'protetti'<br />
purché in un dipartimento (facoltà)<br />
diverso da quello del docente<br />
imparentato. In sostanza la legge<br />
non elimina la pratica più diffusa del<br />
problema clientelare delle<br />
università italiane, le<br />
raccomandazioni incrociate.<br />
Smascherato in parte il primo vanto<br />
della 'epocale' riforma<br />
23<br />
dell'istruzione, passiamo all'analisi<br />
di un altro punto nodale: la<br />
semiprivatizzazione degli atenei<br />
italiani. La legge prevede l'innesto<br />
nel Consiglio di Amministrazione<br />
(Cda) di un numero di privati di<br />
rinomata capacità gestionale, che<br />
varia da due a tre su undici<br />
elementi. Il pretesto per questa<br />
novità cruciale è l'apertura degli<br />
atenei a maggiori rapporti con il<br />
mondo del lavoro, il rischio<br />
concreto per le università è quello<br />
di perdere la loro essenziale<br />
matrice pubblica, vedendosi<br />
influenzate da logiche private<br />
facilmente riconducibili ad altre<br />
politico-affaristiche. Lo spettro della<br />
malapolitica nella gestione<br />
universitaria si fa tanto più temibile<br />
considerando che dalla riforma<br />
Gelmini in avanti sarà proprio il Cda<br />
a decidere quali corsi di laurea<br />
aprire e quali bloccare,<br />
scavalcando il Senato Accademico<br />
composto di soli docenti interni. Il<br />
contentino del mandato unico (6<br />
anni) per il Rettore non basta a<br />
diluire le forzature tremende di<br />
questa apertura al privato, anche<br />
perché il potere dello stesso nel<br />
Cda aumenta tutto a discapito della<br />
rappresentanza di docenti e<br />
studenti.<br />
Sull'intera riforma Gelmini troneggia<br />
poi la falce dei tagli al<br />
finanziamento ordinario degli atenei,<br />
che colpiranno le entrate
universitarie da qui al 2014<br />
andando ad influenzare diversi<br />
settori. Tagli aspramente criticati<br />
nel contesto della filosofia<br />
economica che li ha generati.<br />
Dimagrire l'istruzione e la ricerca in<br />
tempo di crisi è una scelta che molti<br />
Stati europei hanno sconfessato<br />
(su tutti la Germania), vedendo in<br />
questi ambiti le molle per un<br />
successivo rilancio produttivo di<br />
qualità.<br />
A soffrire questa magra di<br />
finanziamenti è in particolare il<br />
fondo per le borse di studio. La<br />
riforma elimina l'obbligo di<br />
assegnarle almeno alla metà dei<br />
dottorandi (ossia ai laureati in cerca<br />
di specializzazione) e introduce il<br />
criterio del merito nell'assegnazione<br />
delle borse di<br />
studio per i<br />
laureandi,<br />
adombrando<br />
la centralità<br />
del reddito.<br />
Diminuiscono<br />
in sostanza le<br />
possibilità di<br />
studenti a<br />
basso reddito<br />
e ad alta media di ricevere sussidi<br />
per continuare gli studi, in quanto<br />
aumenta la concorrenza, con la<br />
partecipazione all'asta degli aiuti<br />
statali anche di studenti benestanti.<br />
Per altro i fondi per queste borse di<br />
studio meritocratiche non sono stati<br />
24<br />
ancora stabiliti e verranno<br />
regolamentati con un futuro decreto,<br />
fatto che contribuisce a lasciare un<br />
ulteriore alone di mistero e<br />
preoccupazione sull'incisività della<br />
legge.<br />
Il volano della protesta, l'elemento<br />
che ha unito giovani e giovanissimi,<br />
studenti e professori, è stata<br />
comunque la nuova<br />
regolamentazione circa la carriera<br />
del ricercatore, figura essenziale<br />
nello sviluppo qualitativo di ogni<br />
economia capitalistica che si rispetti.<br />
L'accusa al ministro Gelmini e, di<br />
riflesso, al governo Berlusconi, è<br />
quella di alimentare la fuga di<br />
cervelli all'estero allontanando la<br />
ricerca dal Paese con<br />
provvedimenti sciagurati. La riforma<br />
dell'istruzione<br />
in questione<br />
getta nella<br />
mischia una<br />
pioggia di<br />
rischi per la<br />
ricerca, nella<br />
direzione del<br />
precariato dei<br />
ricercatori<br />
italiani.<br />
Premettendo che la situazione del<br />
ricercatore medio in Italia non era<br />
rosea prima della riforma, c'è però<br />
da aggiungere che in un'ottica di<br />
chiaro sfruttamento del ricercatore<br />
rispetto al docente associato,<br />
quantomeno era garantito un
contratto a tempo indeterminato.<br />
Ora il ricercatore vedrà la sua<br />
carriera appesa ad un filo per un<br />
totale di 8 anni (tra rinnovi e<br />
proroga), con la probabile<br />
prospettiva di non essere assunto<br />
alla fine di questo logorante periodo<br />
per mancanza di fondi, vedendosi<br />
quindi costretto a ripiegare sui<br />
pubblici concorsi con il solo<br />
risarcimento di qualche titolo in più<br />
nel curriculum.<br />
La nuova struttura<br />
per la ricerca<br />
implementata dalla<br />
riforma potrebbe<br />
risolvere lo<br />
sfruttamento dei<br />
ricercatori solo in<br />
un contesto<br />
totalmente diverso, estraneo ai<br />
continui tagli del settore e al blocco<br />
delle assunzioni dei docenti<br />
decretato dal Governo Berlusconi<br />
per il prossimo anno accademico.<br />
Lo scenario più che probabile è un<br />
deplorevole 'usa e getta' di<br />
ricercatori, scartati dagli atenei al<br />
termine degli 8 anni di 'prova' e<br />
sostituiti da nuovi precari. La<br />
flessibilità del lavoro, formula<br />
magica con cui si nasconde la<br />
parola 'precariato', è probabilmente<br />
il colpo più basso che la riforma<br />
Gelmini infligge all'istruzione<br />
italiana, e a lungo termine, alla sua<br />
stessa economia.<br />
25<br />
Nel settore dell'istruzione di primo e<br />
secondo grado spicca l'introduzione<br />
del maestro unico alle elementari e<br />
un drastico taglio delle ore di<br />
insegnamento negli Istituti tecnici e<br />
professionali superiori, in<br />
particolare di alcune materie di<br />
indirizzo con la riduzione delle ore<br />
di lezione, delle relative cattedre e<br />
quindi del personale docente. Il<br />
tutto in un'ottica di tagli (da molti<br />
definiti<br />
indiscriminati) e di<br />
conseguente<br />
alleggerimento<br />
dell'intero sistema<br />
di istruzione<br />
nazionale.<br />
Entrando nello<br />
specifico della<br />
riforma è difficile non sentire il<br />
profumo della propaganda di<br />
governo, resa manifesta dall'abuso<br />
di concetti quali 'meritocrazia' e<br />
'lotta al baronaggio'. I<br />
provvedimenti che gettano qualche<br />
luce di speranza sulla limitazione<br />
dei localismi e dei meccanismi<br />
clientelari non mancano, ma sono<br />
storpiati da contraddizioni evidenti<br />
che lasciano nel cittadino informato<br />
il dubbio se si tratti di incapacità o<br />
malafede di chi la legge ha steso e<br />
votato. Se a ciò aggiungiamo la<br />
chiara pericolosità di alcune parti<br />
del testo di riforma, ne viene fuori<br />
un quadro non idilliaco che<br />
giustifica l'immensa mobilitazione
studentesca, se non altro per i punti<br />
di domanda irrisolti che pendono<br />
come spade di Damocle<br />
sull'istruzione italiana.<br />
Occorre chiudere condannando<br />
apertamente i gruppi di studenti e di<br />
delinquenti comuni che hanno<br />
portato la disputa sul piano dello<br />
scontro fisico di matrice antistatale<br />
o che semplicemente hanno<br />
26<br />
ricercato la violenza fine a se<br />
stessa.<br />
Non è una condanna retorica o<br />
buonista, ma solo la presa di<br />
coscienza che cosi facendo questi<br />
gruppi hanno remato in direzione<br />
contraria agli intenti dei<br />
manifestanti, favorendo (questo è<br />
chiaro) il tentativo di screditare l'<br />
'Onda studentesca' da parte di<br />
politicanti in malafede.<br />
Simone Garilli<br />
(ex studente del Tecnologico, studia<br />
lettere a Verona e vuole specializzarsi in<br />
giornalismo. I suoi eroi sono Borsellino e<br />
Falcone; il suo modello è Saviano)<br />
______________________________________________________________________<br />
CHI LE HA VISTE?<br />
Purtroppo di continuo sui quotidiani,<br />
alla tv, o alla radio sentiamo parlare<br />
di bambini, ragazze e adolescenti<br />
che non fanno più ritorno a casa e<br />
sembrano scomparire nel nulla. Un<br />
caso ormai noto all’opinione<br />
pubblica e, purtroppo, risolto<br />
tragicamente è stato quello di Sara<br />
Scazzi, seguito insistentemente dai<br />
mass media. La ragazza di<br />
Avetrana scompare il 26 agosto<br />
scorso e solo il 7 settembre lo zio,<br />
Michele Misseri, crolla e confessa<br />
agli inquirenti l’orribile omicidio, in<br />
cui pare implicata anche la cugina<br />
della vittima. Anche per questo il<br />
caso non è ancora chiuso, tante<br />
sono le incoerenze, con una sola<br />
certezza. Due famiglie distrutte:<br />
quella della vittima e quella del o<br />
degli assassini.<br />
Stiamo ora seguendo con angoscia<br />
molti altri fatti, non ultimo quello di
Yara Gambirasio, rapita, si pensa,<br />
lo scorso 26 novembre, solo 3 mesi<br />
dopo la scomparsa di Sara. Per lei<br />
la storia è diversa, e, anche se la<br />
ragazza manca da casa da troppi<br />
mesi e si pensa al peggio, gli<br />
investigatori stanno battendo tutte<br />
le strade possibili per ritrovarla e un<br />
alone di speranza avvolge ancora<br />
la famiglia di Brembate (Bergamo).<br />
E ci sono molti, moltissimi altri casi<br />
quasi dimenticati, come quello di<br />
Denise Pipitone, che svanì nel nulla,<br />
a Mazara del Vallo, in un<br />
pomeriggio di settembre del 2004 e<br />
la cui madre ancora lotta per<br />
ritrovarla; o di Angela Celentano,<br />
scomparsa durante un pic nic<br />
familiare sul Monte Faito, vicino a<br />
Napoli, il 10 agosto 1996, o ancora,<br />
quello di Emanuela Orlandi,<br />
scomparsa a Roma il 22 giugno<br />
1983, di Alessandro Ciavarella,<br />
sedicenne, che sparì dal suo paese,<br />
Monte Sant’Angelo in provincia di<br />
Foggia, l’11 gennaio del 2009.<br />
Infine più recentemente, mentre<br />
scrivo, si è aperto il caso delle<br />
piccole Livia Clara e Alessia Vera<br />
Shepp, due gemelline scomparse<br />
dopo il suicidio del padre meno di<br />
un mese fa.<br />
In Italia,” i dati sui minori scomparsi<br />
sono forniti dalla Direzione Centrale<br />
Anticrimine della Polizia di Stato.<br />
Aggiornati al 4 marzo 2010, essi<br />
evidenziano che nel 2009 sono stati<br />
ben 1.033 i minori italiani e stranieri<br />
27<br />
per i quali sono state attivate le<br />
segnalazioni di ricerca sul territorio<br />
nazionale e che risultano ancora<br />
inseriti nell’archivio delle ricerche.<br />
Nel solo periodo che va dal 1<br />
gennaio al 4 marzo 2010 risultano<br />
222. Dal 2007 al 2009 si è verificato<br />
un costante incremento, che mostra<br />
come la maggior parte delle<br />
scomparse riguardi minori di<br />
nazionalità straniera” (fonte<br />
Tgcom.it).<br />
La Polizia di Stato ha aperto il sito<br />
internet www.bambiniscomparsi.it,<br />
dove si può segnalare l’eventuale<br />
avvistamento di questi minori.<br />
La prima cosa che ci si chiede è:<br />
“Chi c’è veramente dietro a questi<br />
casi?” .C’è chi pensa ad atti mafiosi,<br />
chi più semplicemente a rapimenti<br />
finalizzati alla richiesta di riscatto,<br />
chi a prostituzione, pedofilia,<br />
Sara e Yara<br />
violenze di vario tipo, non escluso il<br />
macabro traffico degli organi.<br />
Fortunatamente, se si può dire così<br />
in molti casi sono addirittura questi<br />
stessi ragazzi o ragazze<br />
adolescenti a scomparire per voler<br />
provare un’esperienza “nuova”, non<br />
comprensibile, facendo perdere le
proprie tracce. Un fenomeno in<br />
spaventoso aumento come<br />
conferma un recente studio. Ma<br />
nella maggior parte dei casi dietro<br />
alle misteriose scomparse si<br />
nasconde un “mostro”..<br />
«Dietro a episodi come la<br />
scomparsa di<br />
Yara<br />
Gambirasio c'è<br />
una mente<br />
demoniaca»:<br />
ha per<br />
esempio<br />
dichiarato<br />
all'Adnkronos<br />
monsignor<br />
Ernesto<br />
Vecchi,<br />
vescovo vicario di Bologna.<br />
Secondo il prelato, «il demonio è<br />
bello, benvestito e affascinante. Gli<br />
risulta facile trarre in inganno chi<br />
non è abbastanza forte da<br />
resistergli». Per Mons Vecchi «si<br />
tratta di un'entità trasversale, che<br />
può trovarsi ovunque in ogni<br />
situazione e, al giorno d'oggi, può<br />
annidarsi anche nel mondo del<br />
web, dei social network e<br />
soprattutto di Facebook»<br />
Forse il caso più famoso è quello di<br />
Natascha Kampusch, che, se<br />
ricordate, fu segregata dal 18<br />
maggio 1998 nello scantinato o<br />
garage, che per l’occasione era<br />
stato reso abitabile con l’aggiunta<br />
persino di un bagno, di Wolfgang<br />
28<br />
Priklopil un tecnico elettronico<br />
all’epoca 40enne, che l’aveva rapita<br />
proprio quella mattina mentre stava<br />
andando a scuola, un caso in<br />
sospeso per anni e che alla fine<br />
sembrava con un finale scontato,<br />
ormai certo, ma non per lei perché,<br />
proprio la<br />
mattina del 24<br />
agosto 2006,<br />
dopo 8 anni di<br />
“prigionia”,<br />
Natascha<br />
riesce a<br />
scappare dal<br />
suo rapitore<br />
che fino a<br />
quel<br />
momento la<br />
teneva prigioniera, in modo<br />
insospettabile, in un quartiere<br />
periferico di Vienna. Pare che la<br />
ragazza sia riuscita a fuggire in un<br />
momento di disattenzione<br />
dell’uomo, forse un gesto meditato<br />
da molto tempo. Ora Natascha,<br />
austriaca di 22 anni, ha raccontato<br />
tutta la sua storia in un libro “3096<br />
Tage” (3096 giorni) in cui racconta<br />
della sua prigionia durata 8 anni.<br />
Sperano in un finale simile le<br />
famiglie di Yara e di molti altri<br />
ragazzi scomparsi, di cui magari<br />
non si è sentito parlare dai media,<br />
ma che anche loro stanno vivendo<br />
momenti di dolore.<br />
Casi diversi ma accomunati da<br />
tante e tante domande, da filoni di<br />
Figura 3 Natascha Kampusch all'età del suo rapimento, il suo rapitore<br />
all’età in cui la rapì, poi suicidatosi dopo la fuga della ragazza, Natascha 8<br />
anni dopo
incertezza e da misteri irrisolti da<br />
film poliziesco senza un finale, un<br />
finale difficile da trovare, un finale<br />
che non possiamo dare per<br />
scontato, perché non ci sarà mai<br />
una certezza, che proverà<br />
veramente come è andata, perché<br />
ci sarà sempre un avvocato che si<br />
appellerà a prove che<br />
riaccenderanno dubbi, come nel<br />
caso di Sara Scazzi.<br />
Resta la domanda ultima: chi può<br />
avere una mente così demoniaca<br />
da poter rapire, segregare,<br />
violentare, uccidere delle<br />
adolescenti, chi? Chi si permette di<br />
rimanere nell’oscurità di questi casi<br />
per mesi o addirittura per anni,<br />
senza un minimo di coscienza, di<br />
29<br />
amore, di animo?<br />
Molti casi e misteri rimarranno<br />
purtroppo irrisolti; o forse si saprà<br />
veramente come è andata solo fra<br />
molti e molti anni, come per il caso<br />
di Elisa Claps scomparsa nel ’93, i<br />
cui poveri resti sono ritrovati nel<br />
2010 nel sottotetto di una chiesa. E<br />
per tutti un mare di incertezze, di<br />
perplessità e la domanda assilante:<br />
perché? perché in una società così<br />
evoluta come la nostra succedono<br />
ancora queste cose?<br />
Intanto un grandissimo abbraccio a<br />
tutte queste famiglie.<br />
I GENOCIDI DIMENTICATI<br />
Diego Gandolfini<br />
Il 27 Gennaio si è commemorato come al solito il genocidio ad opera dei<br />
Tedeschi a danno del popolo ebreo. Sei milioni di Ebrei sterminati insieme ad<br />
altre centinaia di migliaia di vittime della pulizia etnica (zingari in primo luogo)<br />
che il Terzo Reich ha fatto in tutta Europa.
La Shoa è stata indubbiamente il peggior genocidio della storia. Ma è forse<br />
stato l’unico? E stato l’unico caso in cui l’uomo ha mostrato tutto il suo odio, il<br />
suo cinismo e il suo sadismo?<br />
Ovviamente no. La Storia dei genocidi inizia dall’alba dei tempi, ma i più<br />
brutali e sistematici sono sicuramente quelli iniziati alla fine del’Ottocento e<br />
proseguiti nel Novecento.<br />
In questo articolo si parla di quei genocidi che non vengono quasi menzionati<br />
sui libri di storia.<br />
Il genocidio armeno<br />
Il 24 Gennaio 2010 è stato commemorato il 95° anniversario del genocidio<br />
armeno. In questo massacro morirono circa 200.000 Armeni secondo le fonti<br />
turche, mentre la maggior parte delle altre fonti riporta un numero compreso<br />
tra 1.300.000 e 2.000.000 di morti.<br />
Quali furono le cause della persecuzione armena da parte del governo turco?<br />
Il fatto è che i Turchi temevano che la popolazione armena, priva di un<br />
proprio organismo statale,<br />
potesse allearsi coi russi,<br />
nemici dello Stato turco.<br />
Nel 1909 ci fu il primo<br />
eccidio con almeno 30.000<br />
vittime armene nella<br />
regione della Cilicia.<br />
Pochi anni dopo, nel 1915,<br />
alcuni battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono un’operazione di<br />
reclutamento tra gli armeni che avevano militato nell’esercito ottomano.<br />
D’altro canto l’esercito francese fomentava un movimento rivoluzionario<br />
armeno contro il governo turco, alleato degli Imperi centrali, finanziandolo e<br />
armandolo.<br />
Nella notte tra il 23 e il 24 aprile vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite<br />
armena di Costantinopoli. In un solo mese più di mille intellettuali armeni, tra<br />
cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati parlamentari furono deportati<br />
verso l’Anatolia e massacrati lungo la strada. Ne seguì una vera e propsria<br />
guerra “partigiana” degli armeni contro l’esercito regolare, parallela a quella<br />
che i Turchi combattevano contro l’impero russo.<br />
I turchi compirono arresti e deportazioni di massa. Le “marce della morte”<br />
coinvolsero circa 1.200.000 e furono organizzate dall’esercito turco con la<br />
supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco. Le foto di Armin T. Wegener<br />
30
sono la testimonianza di quei fatti. Malgrado le controversie storico-politiche<br />
(saranno trattate nella sezione che segue), un ampio ventaglio di analisti<br />
concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio<br />
moderno.<br />
La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai<br />
“Turchi” come propaganda e a sottolinearne il progetto politico mirante alla<br />
creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi,<br />
sostenendo l'inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l'attenzione<br />
sul fatto che non tutti i numerosi armeni d'Istanbul furono coinvolti nel<br />
massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione<br />
paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la<br />
Seconda guerra mondiale.<br />
Il governo turco continua ancora oggi a<br />
rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni<br />
degli Armeni ed è questa una delle cause di<br />
attrito tra Unione Europea e Turchia. Una<br />
recente legge francese punisce con il carcere<br />
la negazione del genocidio armeno. Per<br />
converso, già da tempo la magistratura turca<br />
punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre<br />
anni il fatto di nominare in pubblico l'esistenza<br />
del genocidio degli Armeni. In tale denuncia,<br />
comunque ritirata, è incappato lo scrittore<br />
turco Orhan Pamuk, a seguito di un'intervista<br />
ad un giornale svizzero in cui accennava al<br />
fenomeno. Il governo turco attuale sta<br />
favorendo l'apertura al riconoscimento di<br />
questa pagina di storia, ma incontra tenaci resistenze.<br />
In vista dell’entrata della Turchia nell’UE la questione del negazionismo turco<br />
è stata presa in considerazione da molte figure politiche europee e il<br />
Parlamento europeo e lo Stato del Vaticano hanno riconosciuto l’olocausto<br />
armeno. Ma ancora oggi il genocidio non appare se non di sfuggita sui libri di<br />
storia italiani e di altri paesi. Molti giovani , me compreso, sono venuti a<br />
conoscenza della strage grazie al gruppo di alternative metal di origine<br />
armena “System of a Down” . I componenti di questo gruppo hanno infatti<br />
avuto molti lutti in famiglia durante l’olocausto armeno e grazie alla loro<br />
denuncia molte più persone sono a conoscenza dei fatti.<br />
31
Il “Popolo senza Patria”: i Curdi<br />
I Curdi sono un gruppo etnico<br />
medio orientale iranico che abita<br />
nella parte settentrionale e nordorientale<br />
della Mesopotamia. Tale<br />
territorio, a volte indicato col termine<br />
Kurdistan, è compreso negli attuali<br />
stati di Iran, Iraq, Siria,Turchia ed in<br />
misura minore Armenia. Si stima<br />
che i Curdi siano fra 20 e 30 milioni<br />
e che quindi costituiscano uno dei<br />
più grandi gruppi etnici privi di unità<br />
nazionale. Il problema curdo nasce<br />
a seguito della spartizione dei<br />
territori dopo la Prima Guerra Mondiale, gli stati in cui tutt’ora vivono i curdi<br />
negarono ad essi la possibilità di creare uno stato indipendente, temendo che<br />
potesse diventare una minaccia.<br />
Da allora in poi il "Popolo senza Patria", come viene comunemente definito,<br />
continua a brancolare nel buio, vittima di continui tentativi di eliminazione<br />
fisica o di forzata assimilazione culturale. Gli esempi di pulizia etnica peggiori<br />
si sono verificati e continuano a verificarsi in Iraq e in Turchia, dove dagli anni<br />
Sessanta ad oggi migliaia di curdi, in maggioranza donne, anziani e bambini,<br />
vengono deportati, arrestati, imprigionati ed uccisi senza alcuna accusa,<br />
tranne quella di appartenere alla propria etnia.<br />
Vittime recenti della feroce dittatura di<br />
Saddam Hussein, (che negava loro perfino il<br />
diritto ad usare la propria lingua o di dare un<br />
nome curdo ai propri figli), i curdi furono<br />
letteralmente sterminati a migliaia, anche<br />
attraverso l'utilizzo delle armi chimiche, quali<br />
i gas velenosi; i loro villaggi vennero rasi al<br />
suolo, la loro cultura estirpata, fino quando la<br />
comunità internazionale non si decise finalmente ad intervenire bloccando il<br />
massacro.<br />
Dai numerosi documenti raccolti e dalle informazioni riportateci da Kanan<br />
Makiya, un intellettuale di sinistra, professore e architetto che lasciò l'Iraq nel<br />
1968, emergono immagini agghiaccianti: testimonianze di sopravvissuti che<br />
raccontano di torture inflitte sotto forma di fustigazioni, lapidazioni,<br />
32
amputazioni, esecuzioni sommarie e altrettante pagine documentali<br />
comprovanti progetti per la creazione di fosse comuni destinate a seppellire il<br />
popolo curdo.<br />
In Turchia, fin dalla nascita della repubblica, lo Stato si adoperò con forza per<br />
negare qualsiasi riconoscimento all'identità curda come facente parte del<br />
popolo turco, attraverso una propaganda di disinformazione nelle scuole, alla<br />
televisione e nei campi militari. Lo stato pose in essere feroci campagne di<br />
repressione sia ideologica che culturale: i libri che parlavano del popolo curdo<br />
fuono banditi, i nomi curdi dei villaggi furono modificati con nomi turchi,<br />
l'utilizzo della lingua parlata curda fu vietato e severamente multato; si arrivò<br />
addirittura a considerare un crimine passibile di pena di morte semplicemente<br />
il proclamarsi "curdo".<br />
In Siria, il governo procedette con solerzia all'"annullamento" del popolo<br />
curdo mediante l'esclusione dello stesso dalle scuole e la deportazione degli<br />
arrestati in campi di concentramento, appositamente costruiti; venne attuata<br />
una "arabizzazione"di tutte le località curde e molti contadini curdi furono<br />
costretti a lasciare i loro terreni. Le autorità arrivarono a negare la<br />
cittadinanza ai curdi siriani, accusandoli di essersi illegalmente infiltrati in<br />
Siria dalla Turchia e dall'Iraq.<br />
L’orrore in Ruanda<br />
Prima di essere uno Stato autonomo,<br />
il Ruanda, come tutti gli Stati africani,<br />
era una colonia, prima belga, poi<br />
tedesca.<br />
La percezione di due diverse etnie<br />
presenti nel paese nacque con<br />
l’introduzione della carta di identità.<br />
La popolazione autoctona venne<br />
infatti divisa in Tutsi e Hutu.<br />
I Tutsi erano i più agiati economicamente e facevano parte dell’aristocrazia<br />
ruandese. Gli Hutu invece erano i braccianti e solitamente lavoravano le terre<br />
per i Tutsi. I Tutsi furono stati estromessi dal potere dagli Hutu, che<br />
costituivano l'85% della popolazione e che dalla rivoluzione del 1959<br />
detennero completamente il potere. Il 6 aprile del 1994 l'aereo presidenziale<br />
dell'allora presidente Juvénal Habyarimana, al potere con un governo<br />
dittatoriale dal 1973, fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente<br />
33
era di ritorno insieme al collega del Burundi Cyprien Ntaryamira da un<br />
colloquio di pace. Ancora oggi è ignoto chi fece partire quel missile.<br />
Il giorno dopo 7 aprile a Kigali e nelle<br />
zone controllate dalle forze governative<br />
(FAR, Forze Armate Ruandesi), con il<br />
pretesto della vendetta, iniziarono i<br />
massacri della popolazione Tutsi e di<br />
quella parte degli Hutu che era<br />
imparentata con questi o schierata su<br />
posizioni più moderate, ad opera della<br />
Guardia Presidenziale e dei gruppi<br />
paramilitari Interahamwe e<br />
Impuzamugambi, con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale<br />
dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista<br />
"RTLM" che invitava a seviziare e ad uccidere gli "scarafaggi" tutsi.<br />
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo. Uno dei<br />
massacri più efferati fu compiuto a Gikongoro, l’allora sede dell’istituto tecnico<br />
di Murambi: oltre 27.000 persone vennero massacrate senza pietà e la notte<br />
dalle fosse comuni il sangue uscì andando ad inumidire il terreno. Per dare<br />
un’idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno<br />
vennero uccise circa ottomila persone, circa 333 in un’ora, ovvero 5 vite al<br />
minuto. Il massacro non avvenne per<br />
mezzo di bombe o mitragliatrici, ma<br />
principalmente con il più rudimentale<br />
machete e con terribili bastoni chiodati,<br />
fatti importare per l’occasione dalla<br />
Cina.<br />
Il genocidio ruandese ebbe termine<br />
nel luglio 1994 con la vittoria del RPF<br />
nel suo scontro con le forze<br />
governative. Giunto a controllare<br />
l’intero paese l’RPF attuò una risposta al genocidio che aggravò ulteriormente<br />
la situazione umanitaria in quanto comportò la fuga di circa un milione di<br />
profughi Hutu verso i paesi confinanti Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda.<br />
Le vittime di questa guerra civile furono dagli 800.000 a 1.071.000.<br />
34<br />
Matteo Andreoli
Vi racconto la mia vita<br />
Una storia immaginaria ma vera (di Lorenzo Perego)<br />
Ogni giorno mi alzo molto presto e il<br />
padrone ci porta tessuti e altre cose<br />
per fare scarpe di una marca molto<br />
famosa. Io …<br />
... lavoro in continuazione, per più di<br />
15 ore al giorno. Io …<br />
(alcune foto sono dell’autore)<br />
..sono pagata 550 taka alla settimana<br />
(neanche sei euro). Eppure …<br />
… lo so che le scarpe che faccio<br />
andranno poi in negozi famosi e<br />
saranno rivendute a un prezzo molto<br />
più alto. E poi …<br />
35
… quelle stesse scarpe andranno<br />
poi distrutte e buttate nella<br />
spazzatura dopo pochi mesi che<br />
saranno state usate.<br />
Sono io …<br />
quella bambina. E ho questa faccina<br />
triste, piena di dolore! Sono qui perché<br />
mia madre è morta e mio padre non ce<br />
la fa a guadagnare abbastanza per<br />
mantenere tutta la famiglia.<br />
Pensami<br />
quando tratti male le tue scarpe di marca…..<br />
Essere come si è<br />
36<br />
Questa è una storia che mi è stata<br />
raccontata da una amica, che<br />
chiameremo Chiara.<br />
È la storia di una ragazza, che lei<br />
ha conosciuto su un gioco online.<br />
Ha accettato di parlare del rapporto<br />
profondo, che va al di la<br />
dell’amicizia, che può nascere fra<br />
due persone separate da uno<br />
schermo. La ragazzina si chiama<br />
Rachele (nome inventato).
Parto col dire che si sono<br />
conosciute ormai più di tre anni fa<br />
grazie a questo gioco. Strinsero<br />
subito un rapporto di amicizia,<br />
all’inizio leggero e legato solo al<br />
gioco ma che col tempo diventò<br />
molto più forte. Rachele disse di<br />
avere 18 anni, di frequentare<br />
l’ultimo anno di liceo, e che<br />
praticava equitazione, Loro due<br />
trovarono molte somiglianze tra i<br />
loro caratteri. Vennero fuori paure,<br />
pensieri e problemi. Rachele<br />
sapeva fare ragionare Chiara e<br />
renderla felice. L’amicizia continuò<br />
e si rafforzò. Chiara era felice di<br />
giocare con lei, di parlarle della sua<br />
vita, di cercare un appiglio in lei, in<br />
un momento che per lei era<br />
disastroso. Finché un giorno non<br />
ebbe più notizie di Rachele. Tutte le<br />
sere di solito si chiamavamo o<br />
tramite skype o tramite cellulare,<br />
oppure si mandavano una mail per<br />
raccontarsi cosa avessero fatto<br />
durante la giornata. Quindi a Chiara<br />
parve strano ma poi pensò che non<br />
fosse poi così grave. Una sera<br />
chiamò Rachele. Rispose una voce<br />
maschile che le spiegò che<br />
Rachele era in ospedale sotto una<br />
tenda iperbarica, per un’infezione<br />
alle ossa, che fortunatamente<br />
poteva essere risolta, però per la<br />
sua giovane età, le cure erano<br />
troppo aggressive, e quindi si<br />
sottoponeva a terapie del genere<br />
periodicamente.<br />
37<br />
Chiara pensò subito. “giovane età?”<br />
Ma tralasciò questo particolare. A<br />
lei interessava sentire la sua voce,<br />
vedere il suo viso e parlare con lei,<br />
per aiutarla come lei aveva fatto<br />
tempo prima. Sentiva un vuoto<br />
immenso, e anche rabbia, poiché<br />
non le aveva mai parlato della sua<br />
condizione, mentre Chiara si era<br />
messa a nudo in tutto con lei. La<br />
considerava una bugiarda, una<br />
falsa, e passava da periodi di<br />
profonda tristezza a periodi di<br />
rabbia.<br />
Lasciò un messaggio e le venne<br />
detto che sarebbe stata richiamata<br />
non appena fosse stata meglio.<br />
Chiara si sentiva molto sola,<br />
rileggeva le mail che si erano scritte<br />
per due anni senza però trovare<br />
alcuna traccia che potesse farle<br />
capire che Rachele era malata. Si<br />
dava la colpa per non averlo capito<br />
e mandava ogni giorno un<br />
messaggio speri , e rispose. Dopo<br />
molti minuti di felicità però Chiara<br />
sentì il tono della sua voce<br />
cambiare: Rachele divenne seria e<br />
le disse che aveva bisogno di
vederla, la pregò di andare da lei.<br />
Chiara accettò, di buon grado,<br />
felicissima di poterla vedere<br />
finalmente di persona. Prese il<br />
treno pochi giorni dopo, e dopo<br />
quattro ore di viaggio arrivò e trovò<br />
facilmente la casa. Le aprì una<br />
signora che lei pensò che fosse la<br />
nonna, che la accolse con un<br />
grande abbraccio. Incontrò il fratello,<br />
il padre e la zia, ma si sentiva a<br />
disagio. Sentiva che nell’aria c’era<br />
qualcosa che non andava. La<br />
portarono nella stanza di Rachele,<br />
e le dissero: “Non ti impressionare”.<br />
Davanti a lei c’era un lettino<br />
d’ospedale, con dentro una<br />
bambina, magra e pallida, con i<br />
capelli rossi, ritti e arruffati. La<br />
guardava sorridendo, nessuna<br />
traccia di dolore o di paura su quel<br />
viso da bambina. Le lasciarono sole,<br />
e Rachele le disse di volerle dare<br />
delle spiegazioni. Le disse che si<br />
era voluta spacciare per una<br />
ragazza più grande, senza<br />
menzionare la sua malattia poiché<br />
per una benedetta volta voleva<br />
apparire come una persona<br />
38<br />
normale. Le parlò del senso di<br />
distacco che vedeva in tutte le<br />
persone che la guardavano. E<br />
adesso che aveva trovato un’amica<br />
che la amava per come si era<br />
proposta, era felice, ma aveva<br />
paura di perderla.<br />
Chiara replicò che non si era<br />
accorta di niente, che anche in<br />
voce le era sembrata una ragazza<br />
matura, felice e disinvolta,<br />
pronta ad aiutare tutti. E che<br />
non le voleva bene solo<br />
perché aveva la sua stessa<br />
età o perché faceva delle<br />
cose “fiche”. Le voleva bene,<br />
poiché le era stata vicina.<br />
Parlarono a lungo,<br />
piangendo, ridendo e<br />
scherzando, finalmente si<br />
abbracciarono come avevano tanto<br />
desiderato in quei due anni.<br />
Quando Chiara se ne andò, si<br />
lasciarono con una promessa, che<br />
non si sarebbero mai più nascoste<br />
niente, che avrebbero continuato a<br />
vedersi e a sentirsi in un modo o<br />
nell’altro. E così è stato, nell’ultimo<br />
anno si sono viste più volte, si sono<br />
scritte centinaia di volte e hanno<br />
passato migliaia di minuti al<br />
telefono. E Rachele sta meglio, ha<br />
ripreso ad andare a scuola, a vivere<br />
le sue giornate.<br />
Molti pensano che le amicizie<br />
separate dagli schermi dei pc<br />
valgono poco, io per primo lo<br />
ammetto. Ma in questo caso ho
dovuto rimangiarmi tutto. Ho<br />
imparato molte cose, e me le hanno<br />
insegnate Rachele e Chiara. Si fa<br />
presto a crearsi un’altra identità su<br />
un gioco online, si fa presto a far<br />
credere alle altre persone di essere<br />
come realmente non si è. Spesso ci<br />
si chiede come mai molte persone<br />
reagiscono così, forse per difesa,<br />
forse per vergogna. L’importante è<br />
capirle e accettarle così come sono.<br />
E’ comunque bellissimo vivere un<br />
rapporto così intenso con un’altra<br />
39<br />
persona. Io so che Chiara non ha<br />
mai smesso di voler bene a<br />
Rachele, tutte le volte che la vede<br />
si emoziona ed è felice che lei non<br />
la abbia mai dimenticata, nemmeno<br />
in quel momento pesante della sua<br />
vita.<br />
Emanuele Aliano<br />
Le donne solo dagli ultimi decenni hanno fatto la<br />
loro entrata ne mondo del lavoro, mentre in<br />
precedenza venivano catalogate come coloro che<br />
non sapevano fare nulla nella vita. Erano<br />
considerate come delle domestiche, e delle<br />
“donne - oggetto” Una cosa davvero disdicevole.<br />
Gli uomini, tornando a casa dal lavoro, dicevano di<br />
essere solo loro che portavano avanti la famiglia,<br />
facendo sentire le donne<br />
come degli automi che<br />
pulivano casa, accudivano figli ecc. ecc.<br />
Applicare ancora nel 21° secolo la convinzione del<br />
maschilismo secondo la quale gli uomini sono migliori<br />
delle donne oggi, in cui le donne lavorano fuori casa<br />
altrettanto se non più degli uomini, è, ancor più che in<br />
passato, assolutamente antistorico. Un insulso<br />
razzismo contro le donne.<br />
Per ricordare il valore indiscusso delle donne<br />
prendiamo l’esempio di Rosa Park, una donna nera<br />
che combatté per un posto in autobus con un bianco durante il periodo delle
discriminazioni razziali contro i neri negli Stati Uniti. Nonostante fosse portata<br />
in carcere, continuò a mantenere la propria idea. Quest’esempio dimostra<br />
che le donne sanno imporsi e avere anche la meglio sugli uomini.<br />
Eppure assistiamo ancora al genocidio<br />
femminile in Cina, col quale vengono<br />
eliminate molte bambine perché, non<br />
potendo avere per legge più di due figli, i<br />
contadini preferiscono i maschi che<br />
consentono di avere un contributo<br />
maggiore nel lavoro dei campi.<br />
Quando una donna viene stuprata,<br />
quando avvengono delle violenze<br />
domestiche da parte dei mariti, le donne spesso non possono reagire e<br />
denunciare i maschi perché sono perseguitate e minacciate. Spesso vengono<br />
sfigurate con l’acido. E nessuno dice niente.<br />
Più di 140 milioni di donne nel mondo sono vittima di molestie, violenze,<br />
stupri, tratta, aborto selettivo. Inoltre la maggior parte delle violenze sono<br />
subite in famiglia.<br />
E’ giusto tutto ciò?<br />
No, è ora di dire basta, di denunciare con forza e combattere a fondo queste<br />
orribile piaghe sociali.<br />
Giorgia Ghirardini<br />
________________________________________________________________________<br />
Wikipedia<br />
un’idea geniale e una collaborazione planetaria.<br />
Ma non è tutt’oro quello che luccica …<br />
Wikipedia, chi è costei ?<br />
Wikipedia è una gigantesca enciclopedia online,<br />
liberamente modificabile e implementabile da<br />
chiunque. Ed è uno dei siti più visitati al mondo con<br />
oltre 60 milioni di visite giornaliere e più di 750.000<br />
40
articoli in lingua italiana.<br />
Come funziona ?<br />
Wikipedia permette a tutti di modificare il proprio contenuto. Ciò significa che<br />
chiunque, anche utenti non registrati al portale di Wikipedia, può modificare<br />
gli articoli di questa enciclopedia online. Questo porta a determinati vantaggi:<br />
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Infatti ogni articolo ha una sua specifica area in cui può essere discusso: in<br />
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41
Critiche a Wikipedia<br />
Wikipedia presenta alcune problematiche nella sua organizzazione: la prima<br />
sta proprio nel fatto che è un enciclopedia modificabile da chiunque, ovvero<br />
anche dai non esperti; ciò, affiancato all’assenza di controlli da parte di<br />
persone qualificate, rende possibile la presenza di errori ed omissioni<br />
all’interno dell’enciclopedia. Inoltre, essendo modificabile da chiunque,<br />
l’enciclopedia è soggetta ad atti di “vandalismo”. E’ già più volte successo per<br />
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di quelle di una qualsiasi<br />
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Progetti gemelli<br />
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promuove la diffusione di contenuti liberi. Wikipedia è uno dei progetti di<br />
questa fondazione. Tra gli altri progetti che, come Wikipedia, seguono il<br />
principio di libera modifica dei contenuti, possiamo citare:<br />
Wikibooks: un vasto archivio di libri virtuali realizzati da parte degli utenti.<br />
Wikispecies: una directory che descrive le specie degli esseri viventi finora<br />
conosciuti e classificati.<br />
Wikizionario: un vero e proprio vocabolario della lingua italiana.<br />
42<br />
Slava Facchini Rublev
Il più grande acceleratore di particelle del mondo<br />
Quello del Cern di Ginevra, il Large<br />
Hadron Collider, è il più grande<br />
acceleratore di particelle del mondo.<br />
Esso corre per 27 km sotto la<br />
frontiera tra Svizzera e Francia.<br />
Inaugurato nel 2008, fu fermato per<br />
un guasto 48 ore dopo. Ma di<br />
recente ha raggiunto la potenza<br />
massima mai toccata, generando<br />
7.000 miliardi di elettronvolt e<br />
riuscendo quasi a far collidere due<br />
fasci di protoni per creare le<br />
condizioni simili a quelle del Big<br />
Bang da cui sarebbe nato l'universo.<br />
Infatti, dopo due fallimenti che si<br />
erano verificati nelle prime ore della<br />
giornata, i protoni al momento dello<br />
scontro hanno viaggiato a una<br />
velocità molto vicina a quella della<br />
luce. Ora i ricercatori, che dovranno<br />
analizzare i dati raccolti,<br />
spegneranno l'Lhc per riaccenderlo<br />
dopo lavori di manutenzioni e<br />
43<br />
potenziamento che dureranno<br />
quasi un anno.<br />
A quel punto la potenza sarà<br />
raddoppiata a 14 Tev, un livello che<br />
si avvicina ulteriormente a quelli<br />
sperimentati nei primi istanti di vita<br />
dell'Universo.<br />
Il Large Hadron Collider finora<br />
aveva avuto una vita piuttosto<br />
sfortunata. Inaugurato il 10<br />
settembre 2008, dopo appena 36<br />
ore venne spento per un guasto<br />
dovuto a un collegamento elettrico<br />
difettoso fra due dei magneti<br />
superconduttori della macchina. Nei<br />
successivi lavori di riparazione<br />
furono installati altri 53 magneti<br />
difettosi.<br />
Con Lhc i ricercatori (tra cui molti<br />
italiani, che rappresentano i<br />
secondi finanziatori e la seconda<br />
comunità scientifica del Cern)<br />
hanno l'obiettivo di verificare<br />
l'esistenza delle particelle più<br />
piccole e sfuggenti, come il celebre<br />
Bosone di Higgs, ribattezzata la<br />
"particella di Dio", e comprendere la<br />
natura della materia e dell'energia<br />
"oscura" che costituiscono<br />
rispettivamente il 23% e il 72%<br />
dell'universo. L'energia e la materia<br />
visibile coprono infatti solo il 5% del<br />
totale dell'universo.<br />
Mattia Avolio
Un sole meraviglioso, l’acqua cristallina, una spiaggia stupenda, un clima<br />
favoloso, tutto ciò che si può trovare solo nei<br />
viaggi di Licia Colò oppure direttamente ai<br />
Caraibi...: era questa la scena che avevo<br />
davanti… Drin… Drin… Un suono piuttosto<br />
inusuale per quel paradiso… Il cellulare non<br />
l’ho portato... Di nuovo la mia stanza… La<br />
nebbia tipica della pianura… Purtroppo stavo sognando!!!<br />
Che peccato! Mi sarebbe piaciuto che<br />
invece fosse tutto vero!<br />
E a voi è mai capitato di sperare che i vostri<br />
sogni fossero realtà?<br />
Se volete scoprire alcune curiosità sul mondo dei sogni… LEGGETE<br />
QUESTO ARTICOLO…<br />
QUALI SONO LE DIVERSE FASI DEL SONNO?<br />
Ci sono 5 diverse fasi in cui il nostro corpo<br />
reagisce in modo diverso al sonno. La prima è<br />
quella della veglia in cui siamo coscienti e la<br />
respirazione si fa più pesante. Ha la durata di<br />
circa 20 min e passiamo per questo stadio per<br />
due volte, alla mattina e alla sera. La seconda è<br />
quella in cui è più facile svegliarsi ed è<br />
estremamente facile ricordare i sogni in questo<br />
stato. La terza dura circa 30 minuti ed è molto<br />
difficile ricordarne i sogni. La quarta è la fase in<br />
cui si è totalmente incoscienti ed è impossibile<br />
ricordare i sogni. Poi c’è la fase REM, quella più<br />
studiata perché è quella in cui il tracciato<br />
dell’encefalogramma mostra che l’attività è simile<br />
a quella della veglia.<br />
Se ci si sveglia in questa fase i sogni si ricordano. È chiamata REM dalla<br />
sigla Rapid Eye Movement, infatti in questo stadio c’è un grande movimento<br />
degli occhi.<br />
44
SOGNAMO SOLO NOI?<br />
Alcuni studi sembrerebbero rispondere<br />
no, non proprio. Si pensa infatti che anche gli<br />
animali abbiano la fase REM, ma non si riesce<br />
ancora a dire con certezza se anche loro,<br />
come noi, riescono a sognare. Guardando i nostri<br />
animali domestici come il cane o il gatto, ma<br />
anche il coniglio e il criceto forse, possiamo<br />
vedere come si agitano durante il sonno:<br />
scodinzolano, guaiscono e si muovono.<br />
Ci sono due teorie, la prima è che durante la fase<br />
REM consolidino le loro avventure della giornata,<br />
la seconda è che questi movimenti siano<br />
residui dell’attività mentale giornaliera.<br />
PERCHÉ QUANDO DORMIAMO A VOLTE CI<br />
SEMBRA DI CADERE?<br />
Una situazione non rara è quella di svegliarsi all’improvviso con la<br />
sensazione di cadere nel vuoto; ci sono due spiegazioni: se questa<br />
sensazione non avviene durante la fase REM, vuol dire che l’organismo sta<br />
subendo un processo di transizione dalla veglia al sonno in cui rilassiamo i<br />
muscoli e si interrompono i segnali sensoriali. Quando succede questo noi<br />
riviviamo un’esperienza già vissuta come una caduta dalla scala o da una<br />
sedia e questo porta alla sensazione della caduta nel vuoto; quando invece<br />
accade nella fase REM, questa situazione può essere contestualizzata al<br />
sogno che si sta facendo, ossia alle sensazioni della nostra visione onirica.<br />
45<br />
SI RIUSCIRANNO A REGISTRARE<br />
I SOGNI?<br />
Secondi alcuni studi di John Dylan<br />
Haynes del “Bernstein Center for<br />
Computational Neuroscience” di<br />
Berlino, si potranno registrare i propri<br />
sogni e rivederli alla mattina. Un<br />
passo avanti verso queste nuove<br />
tecnologie lo hanno già fatto altri<br />
scienziati, infatti in Giappone il
“Computational Neuroscience Laboratories” ha scoperto un meccanismo per<br />
riuscire a riprodurre delle immagini in bianco e nero (non ancora dei video)<br />
provenienti dalle figure che si formano nell’occhio umano. Sono arrivati a<br />
questo intercettando i segnali elettrici che la retina invia al cervello e li hanno<br />
trasmessi ad un computer che decodifica i segnali celebrali. Per il momento si<br />
riescono solamente a tradurre le immagini che l’occhio vede, non ancora<br />
quelle che il cervello produce.<br />
QUESTIONE DI … ETICA?<br />
Quando la fantascienza si fa scienza e si scopre che<br />
forse un giorno potremo registrare i nostri sogni,<br />
sorgono polemiche e opinioni diverse a riguardo.<br />
C’è chi sostiene che questi studi siano stati condotti<br />
per la ricerca di terapie utili per pazienti affetti da<br />
gravi patologie che impediscono la comunicazione.<br />
Infatti se si riuscisse ad ottenere le informazioni<br />
direttamente dal cervello, non bisognerebbe<br />
muovere nemmeno un muscolo per comunicare e<br />
sarebbe possibile addirittura visualizzare le<br />
allucinazioni.<br />
Però bisogna stare attenti: si potrebbe addirittura<br />
pensare a un futuro in cui invece di scrivere le e-mail basterà pensarle,<br />
creando un flusso di informazioni che poi appaiono su un monitor.<br />
Purtroppo però, come avvertono gli esperti, dovremmo iniziare a<br />
preoccuparci della nostra privacy, alla quale al giorno d’oggi viene attribuita<br />
sempre meno importanza, come dimostrano i social network, anch’essi frutto<br />
di progressi tecnologici.<br />
Dovremmo perciò chiederci: siamo veramente sicuri di volere che i nostri<br />
sogni, i nostri pensieri più intimi, possano essere letti senza alcun problema<br />
da una macchina? E di perdere la libertà di sognare?<br />
ARTE,MUSICA,PREMI NOBEL … DA SOGNO!<br />
Per noi, che valore ha al giorno d’oggi un sogno? Spesso non ce li ricordiamo,<br />
a volte li raccontiamo a amici o parenti per la loro bizzarria, ma forse pochi si<br />
fermano a pensare al loro significato, al perché ci si ritrovi a sognare<br />
determinate situazioni.<br />
All’interpretazione dei sogni oggi viene data sempre meno importanza, forse<br />
perché viviamo in una realtà in cui la scienza e la tecnologia razionalizzano<br />
46
tutto ciò che facciamo e siamo. Consideriamo così l’interpretazione dei sogni<br />
qualcosa di vago, astratto e soprattutto irrazionale<br />
da non prendere alla lettera, un po’ come leggere<br />
l’oroscopo.<br />
Eppure un tempo i sogni sono stati talmente<br />
importanti da cambiare il corso della storia o<br />
addirittura della scienza.<br />
Pensiamo a Giuseppe, che nella Genesi interpreta<br />
i sogni del faraone. Oppure al Libro di Daniele in<br />
cui il sogno del re babilonese Nabucodonosor<br />
viene interpretato dal profeta Daniele. In effetti<br />
nella Bibbia ci appare chiaro che il sogno è uno<br />
dei canali di comunicazione divina tra Dio e l’uomo.<br />
Passando ai Romani, Cicerone scrive che Publio Cornelio Scipione Emiliano<br />
vide in sogno suo nonno, Scipione l’Africano.<br />
Inoltre ci sono anche molti artisti e scienziati che si ispirarono ai sogni.<br />
Ecco alcune scoperte da premio Nobel:<br />
Il chimico Kekulè sognò la struttura molecolare del benzene (un anello<br />
chiuso di atomi di carbonio), sottoforma di un serpente che si morde la<br />
coda.<br />
Otto Loewi sognò l’esperimento per dimostrare la trasmissione chimica<br />
degli impulsi elettrici nei nervi del cuore delle rane.<br />
Mendeleev scoprì in sogno la tavola periodica.<br />
Arte e musica:<br />
Robert louis Stevenson vide 2 scene del suo famoso racconto “Lo<br />
strano caso del dr Jekyll e mr Hyde”.<br />
Salvador Dalì si faceva svegliare apposta per dipingere direttamente<br />
su tela le visioni a cui assisteva nel mondo dei sogni.<br />
Paul McCarteney sognò la melodia di Yesterday.<br />
E questi sono solo alcuni esempi …<br />
CHI INIZIÒ A STUDIARE I SOGNI?<br />
Chi poteva essere se non loro? Ovviamente i Greci!<br />
47
Ebbene sì, anche per loro il sogno era un modo per accedere alla dimensione<br />
divina capace di rivelare il futuro e mettersi in contatto con l’aldilà. Nella<br />
mitologia greca i sogni derivavano dal dio del sonno Hypnos.<br />
Addirittura il greco Artemidoro di<br />
Daldi studiò i sogni e arrivò a<br />
classificarli in 5 gruppi e distinse<br />
quelli premonitori dalle semplici<br />
rielaborazioni delle esperienze<br />
vissute. Artemidoro anticipò così gli<br />
studi condotti da Freud di ben 17<br />
secoli!.<br />
UN SOGNO NON INTERPRETATO<br />
È COME UNA LETTERA NON LETTA (Dal libro del Talmud)<br />
Il grande Sigmund Freud credeva nell’interpretazione dei sogni come<br />
rappresentazione nell’inconscio di fantasie rimosse dalla coscienza durante il<br />
giorno e rappresentate e drammatizzate durante la notte in modo<br />
inconsapevole. Freud fu l’inventore della psicoanalisi: ma che cos’è? La<br />
psicoanalisi è innanzitutto lo studio dei fenomeni psichici inconsci e anche<br />
una cura contro l’isteria e la nevrosi.<br />
PER CONCLUDERE<br />
Ci sono diverse teorie sui sogni, alcuni lI considerano come una predizione<br />
del futuro, altri uno sfogo delle emozioni sentite durante la giornata, altri<br />
ancora come una cosa negativa: “Mai sognare: il momento di coscienza che<br />
accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta.” (Primo Levi).<br />
Ed in effetti, risvegliarsi nel proprio letto nell’uggioso inverno mantovano<br />
mentre svaniscono il sole meraviglioso, l’acqua cristallina, la spiaggia<br />
stupenda del sogno … E’ veramente un dramma!<br />
Beatrice Bocchi<br />
e Alice Girelli<br />
48
Alice<br />
Papotti<br />
Isabella<br />
Cassisa<br />
IMMAGINI …<br />
PENSIERI<br />
49
Rosso<br />
Rosso fuoco<br />
Come l’amore<br />
L’amore di un cuore<br />
Che batte per un altro…<br />
Dove il grigio unisce cielo ed acqua<br />
50<br />
L’uomo viaggia senza meta<br />
Alla ricerca di qualcuno<br />
Che gli dica chi è. …
Un grande appuntamento a metà marzo!<br />
“LE QUATTRO STAGIONI”<br />
Mostra fotografica<br />
della nostra giornalista<br />
Maura Malpetti<br />
QUANDO?<br />
Sabato 12 e Domenica 13 marzo<br />
(h 10:00-12:00 e 16:00-19:00)<br />
Lunedì 14 e Mercoledì 16 marzo<br />
(h 17:00-19:00)<br />
Sabato 19 e Domenica 20 marzo<br />
(h 10:00-12:00 e 16:00-19:00)<br />
DOVE?<br />
Sala Civica di Pozzolo<br />
Via Roma n°57/b<br />
Marmirolo – MN<br />
51
acconti<br />
Una storia qualunque<br />
III Puntata<br />
“Chi diamine siete?” spalanco la portiera dell'auto e mi gratto quel gran<br />
bernoccolo che rosseggiante svetta da poco sulla mia fronte corrugata, come<br />
un vulcano appena nato dalla crosta terreste. Non ci so proprio fare con i<br />
bambini, da quando frequentavo il Grest parrocchiale: quando facevo l'arbitro<br />
del torneo di beach volley ricevevo solo pallonate sulla zucca! Quindi ora<br />
cerco di usare un tono duro: “Non si spiano le persone, a meno che non<br />
recitino in un reality show, capito?”.<br />
Penso di essere stato autoritario con<br />
quel piccolo gruppetto di nanetti che si è<br />
fermato intorno a me, ed invece c'è chi<br />
mi guarda sorridendo, mostrando la<br />
fessura creata dalla caduta del primo<br />
incisivo, chi si rotola a terra, chi da gli<br />
spintoni all'amico giocando a fare il<br />
lottatore di wrestling: sembra non<br />
abbiano capito una parola di quello che<br />
gli ho appena detto.<br />
Inizio a spazientirmi, ma nessun “avanti”, “sciò”, “pedalare”, “raus” ha effetto;<br />
comincio a credere di aver involontariamente parcheggiato vicino ad un<br />
istituto per sordomuti.<br />
In effetti quei bambini hanno<br />
qualcosa di diverso da quelli che<br />
sono abituato a vedere, forse perché<br />
ho sempre visto ragazzini che<br />
giocano da soli ai videogiochi,<br />
scansando ogni amico che chiede<br />
“Me lo fai provare?” e che se non<br />
posseggono subito quello che<br />
vogliono fanno il muso per intere<br />
notti. La spensieratezza governa<br />
quest'altri, insomma in loro vedo che<br />
52
si accontentano di stare in compagnia, di rincorrersi, di scherzare: si<br />
divertono se sono insieme, non se hanno.<br />
Mi guardo intorno: a lato della strada, dopo qualche metro di pantano, si<br />
estendono dei prati verde acceso, tanto che penso che la rugiada mattutina<br />
deve essere così delicata e silenziosa da non turbare il loro equilibrio di<br />
vitalità. Purtroppo su di essi siedono in modo grottesco giganti metallici dalle<br />
fredde mandibole e dagli organi meccanici: rovinano, calpestano e ignari<br />
contaminano per poi ripartire per la loro lunga corsa; si tratta di un gruppo di<br />
vecchie roulotte grigiastre corrose dalle piogge e consunte dal tempo. Penso<br />
a tutte le strade che avranno percorso da quando sono state acquistate linde<br />
e scintillanti ad ora, declassate come un tessuto che da tovaglia diviene<br />
logoro ed umile straccio per la comare. L'unico elemento colorato è una<br />
bandiera variopinta distesa sul cofano di qualche camper, come una specie di<br />
emblema: è formata da una banda azzurra ed una verde, con un grande sole<br />
centrale, che ricorda il rosone di certe cattedrali.<br />
A terra, poco vicino a<br />
me, vengo colpito da<br />
una sincera tristezza;<br />
un giornale sfoggia le<br />
sue ultime pagine in<br />
bella vista, stropicciate<br />
e tutte rotte, tanto che<br />
l'inchiostro di quelle<br />
foto e la giovinezza<br />
dei soggetti sembra<br />
sfumare nel fango ed<br />
esserne strappata via<br />
dall'imperturbabile e rigorosa morte, colei che alita in silenzio sulle persone il<br />
suo sospiro malsano.<br />
Assorto in questa baraonda di pensieri, mi stacco dalla situazione in cui mi<br />
trovo (maledetti i miei viaggi mentali!) e proprio mentre sto per formulare il<br />
significato della vita, un marmocchio mi tira un calcio sul ginocchio facendolo<br />
sfumare e tramutandolo in un urlaccio sconsiderato. I suoi amichetti<br />
udendomi scappano gridando, immaginandomi forse come il cattivo di una<br />
fiaba di turno.<br />
“Ti sembra questo il modo di trattare dei bambini piccoli?”, sento una voce<br />
alle mie spalle poco lontana.<br />
“Bambini loro?! Dalla loro “delicatezza” e dai calci che tirano si direbbero più<br />
53
una squadra di rugby, la mia rotula è schizzata via in stile medaglia d'oro nel<br />
lancio del disco!” sputate queste parole e dando le spalle a quella entità<br />
continuo a lamentarmi sul fatto che non ci sono più i giovani di una volta, non<br />
esistono più le mezze stagioni e che con la crisi il prezzo dei peperoni è<br />
aumentato come vedo fare i vecchietti dal Gino, che in un orecchio portano<br />
l'apparecchio dell'amplifon e nell'altro un'auricolare bluetooth collegato con la<br />
sede l'IPCCPILP (Istituto Pensionati Che Commentano Periodicamente I<br />
Lavori Pubblici), per riuscire ad avere una soffiata e fiondarsi di colpo sul<br />
luogo 2 giorni prima che i muratori arrivino a posare un mattone.<br />
“Sei proprio un maleducato lo sai?!” domanda ancora retoricamente quella<br />
persona.<br />
“E tu sei proprio un...tu sei...tut-tutttu-t”<br />
sembro un apparecchio<br />
telefonico guasto perché, proprio<br />
mentre pronuncio quelle parole, volto<br />
le spalle verso quella persona ed<br />
appena LA guardo la mia lingua<br />
inizia a farfugliare un grammelot di<br />
borbottii intraducibili ma che,<br />
insomma, fanno capire che sono<br />
imbarazzato: mi trovo infatti di fronte<br />
ad una ragazza.<br />
Su di una ciocca bionda dei suoi capelli, onda su cui il Sole si specchia e<br />
rimira la sua maestosità, si infrange un narciso, dando un tocco di<br />
spensieratezza al suo viso dalle fini sopracciglia ora corrugate.<br />
“tuuu...” - riprendo - “chi sei?”<br />
“Io sono Flor...cioè, sono molto inalberata!”<br />
“Inalberata è il nome o il cognome?” domando senza fare caso alla mia<br />
gaffe. È dal suo lungo silenzio che capisco che la famiglia “Inalberati” non<br />
esiste, è più che altro un aggettivo poco<br />
usato che significa “arrabbiati”, perciò<br />
riprendo: “Innanzitutto scusami per la mia<br />
reazione esagerata, in fondo quei mocciosetti<br />
facevano solo spionaggio, chi al giorno d'oggi<br />
non lo fa? Nazioni, guardoni, telespettatori,<br />
poliziotti davanti una villa di Arcore, è la<br />
regola! Riavvolgiamo il file presentazioni.avi e<br />
ricominciamo dall'inizio, d'accordo?”<br />
54
“Va bene” risponde sospirando, un po' stordita dalla mia dialettica: “Ma<br />
promettimi di andare a chiedere scusa a quegli angioletti. Sai, loro per me<br />
sono come fratelli. Sono Flora, e tu?” Detto questo mi guarda con i suoi freddi<br />
occhi, pezzi di ghiaccio immersi nell'intenso blu oceanico. Essi si sciolgono in<br />
venature di cristallo perpetrate nella retina, come le radici di un albero<br />
secolare, stanziate nella storia e nella vita di generazioni di persone,<br />
formando motivi intarsiati degni della precisione e del tatto di un liutaio<br />
Stradivari.<br />
Il nostro sfuggevole scambio di sguardi mi ricorda i viaggi notturni, silenziosi e<br />
tranquilli; la sola conversazione possibile è lo scambio di lampeggi con l'auto<br />
in transito, e via di nuovo a puntare le torce nel buio avvolgente: tutto questo<br />
nella durata di un respiro.<br />
Mi presento il mio nome è Andrea Battis..” un'idea panzana mi si riflette in<br />
mente e per un attimo ferma il mio discorsetto: un filamento di tungsteno si è<br />
appena reso incandescente come in una primitiva lampadina. “Stavo dicendo,<br />
mi chiamo Andrew Steward Douglas-Hamilton, ma tu puoi chiamarmi<br />
Andrea”.<br />
Let's stop for a while,<br />
please! Cari lettori,<br />
capisco di aver avuto<br />
un'idea molto stupida:<br />
spacciarmi per<br />
proveniente da una<br />
famiglia aristocratica<br />
quale non sono, ma<br />
chi non ha mai<br />
compiuto azioni folli o<br />
completamente contrarie al proprio carattere per fare colpo su di una<br />
ragazza? Ricordo il mio amico Antonio, mesi fa andò sotto casa di Giulia con<br />
registratore e chitarra in piena notte, per suonarle una serenata amorosa: le<br />
cantò tutto il repertorio di Gigi D'Alessio compreso il suo ultimo inedito<br />
strappa-cuori chiamato “Bella come una mozzarella”. Solo dopo aver notato<br />
le sirene rosso-blu di una volante in arrivo, si accorse di aver sbagliato casa e<br />
si nascose in tutta fretta in un cespuglio. Per il compleanno gli regalammo un<br />
navigatore GPS e sarcasticamente una pinzetta, si era infatti tuffato in un<br />
arbusto di pungitopo. Oppure Giuseppe Cuzzo, un ragazzo del mio paese<br />
che giusto sei mesi fa proclamava lo “sciopero del sapone” se Mariella non<br />
avesse ricambiato il suo amore. Beh, credo mi basti dire che solo cambiando<br />
55
l'iniziale del suo cognome capite la sua attuale condizione igienico-sanitaria!<br />
Credo però che per lui più che uno sciopero sotto sotto sia un vantaggio, non<br />
più coda in banca, davanti alle poste o in mensa.<br />
A sentire le mie parole, Flora sembra presa da sconforto, come se il sangue<br />
le si gelasse nelle vene, ma, grazie a una straordinaria capacità di<br />
nascondere le emozioni come dietro ad una maschera di creta, tipica degli<br />
attori teatrali, non me ne accorgo.<br />
“Hai proprio uno strano nome, chissà quant'è difficile trovare un campanello<br />
di casa così grande per<br />
farci stare tutte quelle<br />
lettere! Sempre che tu ce<br />
l'abbia una casa, o vivi in<br />
quella specie di lattina?” -<br />
indica la mia auto che,<br />
infangata dai pneumatici<br />
agli specchietti, non fa<br />
certo una bella figura.<br />
“Certo che ce l'ho una<br />
casa, anzi, una reggia con<br />
tre cucce per il cane e un<br />
sacco di maggiordomi,<br />
tiè!” – dato che sono in<br />
ballo, perché non ballare?- E come mai i maggiordomi?” “Ovviamente perché<br />
sono ricchissimo e ho bisogno di qualcuno che mi faccia i massaggi ai piedi e<br />
mi legga le favole prima di andare a dormire!”<br />
“Strano, non avrei mai detto che tu fossi un 'nobile'; hai la camicia sgualcita<br />
dal sudore, una faccia paonazza e, diciamolo, non emani di certo un buon<br />
odore. Mi ricordi i mendicanti per le vie di Bruxelles! Non ti ho mai visto da<br />
queste parti, sei nuovo?” “In realtà non so nemmeno dove mi trovo”, rispondo<br />
secco e accigliato, senza far troppo caso alle sue ultime parole. Comincio a<br />
sentirmi un bugiardo smarrito, senza una bussola che mi orienti<br />
geograficamente e che non mi faccia commettere altre azioni scriteriate.<br />
“Su, principino” (allora ci è cascata!) “Non fare quella faccia! Vieni a casa mia,<br />
così farai una doccia e disinfetteremo quel taglietto sul volto”<br />
Vedere il suo sorriso allargarsi e le sue labbra farsi sempre più sottili e<br />
sinuose mi conforta molto; l’ho conosciuta da cinque minuti ma mi pare di<br />
averla a fianco da tutta la vita: è proprio vero che la bontà si può incarnare<br />
quando meno te l’aspetti in mani sconosciute, ma aperte e pronte a dare.<br />
56
Camminiamo per un centinaio di metri fino a che non mi indica la sua casa,<br />
all’ultimo piano di un palazzo sciatto e dimesso, in una specie di mansarda a<br />
cui si accede solo tramite delle apposite scale esterne alla residenza. “Da un<br />
paio di mesi vivo qui, da sola”. Quando<br />
le chiedo se prima viveva coi genitori<br />
non mi risponde, si limita ad aprire<br />
quell’imponente porta lisa dai graffi e<br />
dal tempo. Devo dire che nel momento<br />
in cui quella porta cigolante si apre<br />
sono pieno di pregiudizi, mi aspetto di<br />
trovare montagne di piatti inzaccherati<br />
in cucina, un caos entropico dove per<br />
evitare malattie avrei dovuto aggirarmi<br />
avvolto nel cellophane. Invece quella casa è “bella dentro” e “brutta fuori”,<br />
accogliente, ma in un certo senso mistica e rigorosamente militaresca nel suo<br />
ordine: le luci soffuse delle candele riempiono le poche sale di un’atmosfera<br />
medievale ed un opprimente arazzo fiammingo è appeso ad una parete e<br />
sembra giudicare chi gli si avvicina, scindendo chi prepotentemente crede di<br />
sapere tutte le allegorie cinquecentesche nascoste al suo interno da chi lo<br />
paragona a quei tappeti persiani che “Il Baffo” vendeva una volta in<br />
televisione, dove tra un respiro affannato ed una parola spiaccicata bandiva<br />
uno sconto dopo l’altro. Accanto ad un divano-letto ed una piccola televisione,<br />
vi è una parete ricoperta da libri dalle vecchie rilegature in motivi dorati,<br />
paiono quei malloppi di manuali che<br />
ognuno ha in casa e che non ha mai<br />
avuto il coraggio di aprire per la loro<br />
prolissità, quasi servissero per bellezza,<br />
col solo scopo di far credere il proprietario<br />
un intellettuale. Le pagine di questi tomi<br />
sono invece sciupate nel loro graduale<br />
ingiallire, come se letti periodicamente<br />
con euforia; non li apro, non li sfoglio,<br />
quasi impaurito dalla loro eterea<br />
solennità.<br />
Su di una scrivania c'è un piccolo libretto<br />
aperto a metà, appena Flora si allontana riesco a carpire qualche frase<br />
stampata su di esso:<br />
“Que j'aime voir, chère indolente, De ton corps si beau, Comme une étoffe<br />
57
vacillante, Miroiter la peau!”<br />
“Sono versi di una poesia” - penso tra me e me - “Deve amare molto l'arte<br />
delle rime, delle metafore, delle anastrofi e quant'altro! Chissà...” - ella si<br />
accorge che sto leggendo quel volumetto e lo chiude bruscamente con<br />
furtiva nonchalance, per poi cambiare discorso al fine di distogliere la mia<br />
attenzione: “Ti piace la mia casa? È un po' strana, lo so, ma così la sento<br />
veramente mia. Comunque il bagno è da quella parte se vuoi darti una<br />
rinfrescata” “Si, ti ringrazio. Certo mi piace molto, complimenti per l'atmosfera<br />
vintage che si respira, sei una<br />
bravissima arredatrice” e<br />
sfacciatamente le chiedo: “Dopo ti<br />
andrebbe di farmi da Cicerone per il<br />
paese?” mi avvio per il piccolo corridoio<br />
che porta alla toilette. I suoi occhi si<br />
spalancano di colpo, le “schegge” di<br />
iride che li compongono sembrano un<br />
vulcano che erutta lapilli ghiacciati,<br />
Flora è terribilmente scossa.<br />
Sfortunatamente non me ne accorgo per la seconda volta perché le do le<br />
spalle.“Si” sussurra lei con un filo di voce “Anche se non ti devi aspettarti<br />
molto, questo è solo un piccolo paesino”. “I suoi complimenti sono scontati, si<br />
capisce da un miglio che non sono sinceri. Ed in più la mia casa non ha nulla<br />
a che vedere con il vintage!” - pensa subito dopo. Un'ora dopo camminiamo<br />
lungo stradine instabili su cui la neve, come sempre vanitosa e megalomane,<br />
ha apposto la sua firma ovunque. Quella scena mi ricorda il velo di zucchero<br />
che gli anni scorsi amavo stendere sul pandoro i giorni di festa, oggi, invece,<br />
è il primo giorno di feste natalizie e mi<br />
trovo lontano centinaia di chilometri da casa. Questo pensiero rende<br />
l'espressione del mio volto grave ed<br />
introversa, per scacciarlo chiedo<br />
senza giri di parole a Flora chi<br />
fossero i bambini che<br />
disgraziatamente avevo conosciuto<br />
qualche ora prima: “Sono i figli della<br />
popolazione rom di questo posto, a<br />
parte qualche donna i loro genitori<br />
sono chi al lavoro, chi a sbronzarsi<br />
in qualche taverna e perciò non li vedono quasi mai. Li vado a trovare ogni<br />
58
pomeriggio, per fargli capire che qualcuno che gli vuole bene c'è, talvolta<br />
sento gli italiani fare di tutte le erbe un fascio e dire crudeltà atroci sui popoli<br />
rom, ho perciò voluto toccare con mano la situazione. Ti assicuro, sono delle<br />
brave persone, sono diversi dal nostro modo d'intendere la socialità e la<br />
civiltà, ma non sono criminali” la situazione è incredibile: sono incantato dal<br />
movimento cadenzato delle sue labbra, dal modo in cui timidamente ritrae le<br />
mani nella fodera della giacca e da ogni suo piccolo particolare che non ho<br />
ascoltato nemmeno una parola: che il cobra reale, incantato dal suono del<br />
piffero, provi amore per il suonatore?<br />
Le nostre orme si perdono nella neve e, sovrapponendosi, diventano una<br />
sola cosa. Decido di parlarle del motivo per cui sono finito in quel posto. Flora<br />
mi ascolta in silenzio, guardandosi gli scarponi di tanto in tanto: voglio in<br />
qualche modo vantarmi della mia piccola avventura, del mio self-control<br />
mantenuto dopo l'incidente e delle mie incredibili abilità (ho in qualche modo<br />
“gonfiato” il racconto; ho aggiunto particolari sul fatto che sono una specie di<br />
aristocratico che guidava una macchina costosissima prima che la rompessi<br />
per salvare un gattino e la barattassi con la Polo del primo meccanico<br />
venutomi in soccorso), ma sembra non creda alle mie parole, o non mi voglia<br />
per nulla ascoltare.<br />
“Devo fare una telefonata, scusami<br />
un secondo, qui non c'è campo” mi<br />
dice lasciandomi insoddisfatto, ma<br />
con un sorriso beota sulla faccia.<br />
Mi pare di conoscere due Flora: la<br />
prima è quella incontrata al campo<br />
rom, estroversa e solare, la<br />
seconda è quella con cui ho a che<br />
fare ora: fredda e vuota.<br />
Decido così che rivelerò a Flora<br />
che quella dell'aristocratico è tutto<br />
uno stupido scherzo, non solo perché penso che abbia capito tutto ma anche<br />
perché non voglio spacciarmi per qualcuno che non sono, solo per fare colpo<br />
su di una ragazza. Sembra una frase da film ma: “Voglio che si innamori di<br />
me per le mie capacità interiori”. La strada cinque minuti fa era percorsa da<br />
diverse persone, prima di tutte una vecchietta dal capo velato, com'è<br />
tradizione delle donne molto anziane anche qui in Italia. Quante storie,<br />
quante esperienze, quanti consigli avrebbe avuto da dire e raccontare a un<br />
giovane come me se solo gliel'avessi chiesto prima che scomparisse dalla<br />
59
mia vista; a proposito di scomparire: alzo gli occhi un istante e la strada ora è<br />
vuota di colpo, l'unico movimento rimasto è quello del vento che fastidioso mi<br />
soffia nelle orecchie scompigliandomi i capelli.<br />
Non vedo tornare Flora perciò la vado a cercare nella via dove è appena<br />
scomparsa dietro l'angolo. La vedo, faccio un gesto con le braccia per<br />
richiamare la sua attenzione ma non si muove di un millimetro, ha un viso<br />
stravolto. Inizio a correrle incontro: ma appena le sono vicino urla con tutto il<br />
fiato che ha in gola “Vattene! Da te non voglio niente!” indietreggio di qualche<br />
passo sbigottito, ed un piccolo foglietto di carta mi cade di tasca senza che<br />
me ne accorga. Improvvisamente la mia schiena urta contro qualcosa: mi<br />
volto di scatto, due scure entità incappucciate mi prendono per le braccia,<br />
sembrano inamovibili e statuari come bronzi di Riace, imponenti e sovrumani.<br />
Sono terrorizzato, cerco di opporre resistenza ma le loro mani sono salde<br />
come tenaglie metalliche. Non ho il tempo di gridare aiuto che un ago mi<br />
perfora la giugulare, mi sento svenire, le strade sotto i miei piedi si fanno<br />
centomila, i miei piedi non sentono più la terra sottostante che<br />
vorticosamente è iniziata a girare in un bagliore di luccichii. Il mio corpo<br />
diventa pesante, non riesco più a stare sveglio, solo un suono delicato entra<br />
nel mio cervello prima del collasso: “C13”.<br />
Perdo i sensi.<br />
Torniamo indietro di qualche istante, nel<br />
momento in cui un piccolo fogliettino<br />
spiegazzato mi è caduto di tasca, Flora lo<br />
ha raccolto con un'aria di sufficienza e<br />
quasi calma. Lo ha letto mentre venivo<br />
sedato; la sua espressione si è contratta,<br />
le sue narici si sono inarcate e gli occhi le<br />
si sono chiusi, sperando che tutto si<br />
trattasse di un sogno, anticipando il<br />
tremore dei bulbi oculari. È inginocchiata<br />
a terra, è scoppiata in un pianto a dirotto che nasce dal profondo del cuore,<br />
quando il dolore le invade anima e corpo. Silenziosamente tra sé: “Cosa ho<br />
fatto” - La sua voce tremolante spezzava queste tre parole in una nuvola di<br />
versi animaleschi. Le gocce di pianto foravano la poca neve su cui aveva<br />
immerso i lunghi capelli. “Cosa ho fatto!!” ha urlato alzando il capo stravolto e<br />
paonazzo ma mantenendo le mani al suolo che graffiavano la neve e la<br />
spremevano nella rabbia. Una fiammella di speranza sfugge all'universo<br />
cinereo che tutto inghiotte, le era venuta un'idea, una parola che forse mi<br />
60
avrebbe salvato solo se fossi riuscito a non dimenticarla nel mio sonno<br />
forzato ma rivelatore. E, mentre quei “mostri” stanno trascinando via il mio<br />
corpo, mi sussurra una parola all'orecchio per poi sparire in quell'inverno,<br />
nell'ombra, nel freddo, nel vento e nel pianto.<br />
Note dell’autore<br />
Pochi giorni fa, tornando a casa da scuola, ho trovato nella cassetta delle<br />
lettere una strana busta, senza indirizzo, mittente o destinatario, macchiata e<br />
consunta: su di un lembo tracce di rossetto, sull'altro una piccola introduzione<br />
al contenuto in lingua francese, scritta da una mano che si direbbe frettolosa<br />
e tremante: era sbavata ed intraducibile in più punti e l'ultima frase non era<br />
conclusa. Non sapendo a chi fosse stata spedita, preso dalla curiosità l'ho<br />
aperta: vi riporto ora quelle parole:<br />
21 Dicembre 2010<br />
Cantastorie stonato,<br />
marciavo nel cemento<br />
e soffiavo nel vento<br />
il candido colore effimero dell'inverno, e stracciavo<br />
pezzi malvissuti di una vita squadrata, finché<br />
non ti ho conosciuta:<br />
la vanità di un narciso variopinto<br />
scandisce il pulsare del mio cuore,<br />
in una via irta e mai battuta.<br />
Cerchi la primavera nel sorriso di un bimbo,<br />
l'attesa dell'odore del polline<br />
e la calca dei papaveri scarlatti è il tuo limbo.<br />
Questo foglietto è un piccolo frammento di un puzzle che solo oggi è riuscito ad<br />
attecchire nel mio cuore prima arido ma ora florido, dei tuoi occhi blu cobalto.<br />
Andrea<br />
61<br />
Matteo Lucchini
L’ASSASSINA E IL VAMPIRO<br />
CAPITOLO 3: 14 ANNI. UNA STRANA SCOPERTA.<br />
Ci vestimmo alla svelta e andammo<br />
dal Supremo che ci chiese dei<br />
dettagli sull’accaduto della notte<br />
precedente, dell’incontro con quegli<br />
uomini misteriosi. “Ora andate a<br />
fare il vostro allenamento” ci disse<br />
infine.<br />
Max si avviò e io non mi mossi, gli<br />
lanciai un’occhiata di intesa e lui<br />
capì le mie intenzioni. “Supremo,<br />
potrei parlarvi?” chiesi e nel<br />
frattempo Max era già sparito.<br />
“Certo, parla Ethel”<br />
“È una questione non molto<br />
importante, ma penso che sia<br />
giusto che io abbia una risposta”<br />
“Continua pure”<br />
“Io, in quanto assassina, sono<br />
destinata a rimanere sola? Oppure<br />
posso stare anch’io con un<br />
assassino come le altre donne del<br />
castello?” chiesi leggermente<br />
insicura.<br />
“Lo sapevo. Lo sapevo che questo<br />
giorno sarebbe arrivato. Che<br />
62<br />
questa domanda sarebbe arrivata”<br />
“Quindi?” chiesi più sicura di prima.<br />
“Tu sei una ragazza, quindi non ti<br />
posso privare del tuo destino e<br />
nemmeno della tua vita; quindi puoi<br />
sceglierti un assassino come le<br />
altre ragazze, nessuno te lo vieta”<br />
mi disse sorridendomi.<br />
Era la prima volta che vedevo il<br />
Supremo sorridere, anche se era<br />
l’unica cosa che potevo scorgere<br />
sotto il suo cappuccio.<br />
“Maestro” dissi in segno di saluto, e<br />
presi la via della palestra dove mi<br />
stavano aspettando Max, Brett ed<br />
Eric, a cui dovevo dare la buona<br />
notizia.<br />
Raggiunsi la palestra, aprii la porta<br />
di colpo e corsi verso Max, che<br />
stava lottando contro Eric, e gli<br />
saltai addosso, baciandolo.<br />
“Ma che…?” fece appena in tempo<br />
a dire.<br />
“Posso! Possiamo stare insieme!”<br />
urla di gioia.<br />
Il suo viso si illuminò: “Davvero?”<br />
“Sì, il Supremo mi ha detto: ” risposi sprizzando<br />
gioia.<br />
Max mi baciò, si mise a ridere di<br />
gioia e mi ribaciò. “Ok, sono<br />
contento per voi, ma dobbiamo
continuare l’allenamento” disse<br />
Brett., stranamente turbato.<br />
“Sì, Brett ha ragione. Dobbiamo<br />
continuare con l’allenamento” ribadì<br />
Eric, che ci sorrise cercando di<br />
nascondere un velo di<br />
preoccupazione.<br />
“Ok, avete ragione” dissi.<br />
“Ci rimettiamo subito al lavoro” finì<br />
la mia frase Max.<br />
Ci allenammo concentratissimi<br />
entrambi, talmente tanto che quasi<br />
battemmo i nostri maestri.<br />
Dopo l’allenamento i nostri padri se<br />
ne andarono veloci come il vento.<br />
Chissà per quale motivo …, mi<br />
chiesi e decisi di seguirli con Max.<br />
Andarono a parlare con il Supremo<br />
e noi origliammo ciò che si stavano<br />
dicendo.<br />
“Maestro, siamo preoccupati” disse<br />
Eric.<br />
“E perché mai?” chiese il<br />
Supremo.<br />
“Perché quando Ethel è<br />
rientrata in palestra ha detto<br />
che voi le avevate riferito che<br />
poteva scegliersi un<br />
assassino” rispose Brett.<br />
63<br />
“E qual è il problema?” chiese il<br />
Supremo.<br />
“Qui non c’è nessun problema. Il<br />
vero problema è quello che voi le<br />
avevate detto prima: voi non<br />
potevate privarla del suo destino”<br />
rispose Eric.<br />
“E quello che ci stiamo chiedendo è<br />
quale sia questo destino di cui voi<br />
parlate” finì Brett.<br />
Io e Max ci guardammo incuriositi e<br />
sorpresi, ma continuammo ad<br />
ascoltare.<br />
“Il destino di Ethel? Lei non è stata<br />
scelta per caso. Io sapevo che lei<br />
era destinata ad essere<br />
un’assassina, anche perché frutto<br />
di un vero amore, come anche Max<br />
ha lo stesso identico destino”<br />
rispose il Supremo.<br />
“Quindi, Maestro, mi state dicendo<br />
che sapevate che sarebbe nata una<br />
bambina?” chiese Eric.<br />
“Certo, e sapevo che era nata per<br />
essere l’assassina” rispose il<br />
Supremo, pronunciando l’ultima<br />
parola con un tono diverso.<br />
“Voi avevate detto che anche Max<br />
ha lo stesso destino …” disse Brett.<br />
“Sì. Anche lui è frutto di un amore
vero e lui ed Ethel sono destinati a<br />
stare insieme; e credo che oggi me<br />
lo sia venuta a chiedere per questo<br />
motivo” rispose il Supremo.<br />
Io guardai Max sempre più<br />
sorpresa e confusa. Io e lui<br />
eravamo destinati? Destinati a fare<br />
cosa? E come faceva a sapere che<br />
io e Max stavamo insieme? E cosa<br />
voleva dire che io ero nata per<br />
essere l’assassina?<br />
Avevo bisogno di quelle risposte e<br />
anche Max la pensava allo stesso<br />
modo, quindi uscimmo dal<br />
nascondiglio: “Cosa significa? Qual<br />
è il nostro destino?” chiedemmo<br />
all’unisono.<br />
“Voi qui?!” fu la risposta dei nostri<br />
maestri.<br />
Il Supremo alzò le mani per farci<br />
tacere tutti e ci rispose: “Non mi<br />
sembra giusto che voi lo sappiate<br />
prima, avete saputo fin troppo.”<br />
“Ma, Supremo … Cosa vuol dire<br />
che io ed Ethel abbiamo lo stesso<br />
destino?” chiese Max<br />
precedendomi.<br />
“Significa che niente è un caso. Ma<br />
non posso dirvi altro. Ora andate e<br />
vivete la vita insieme come avete<br />
fatto da quando eravate piccoli fino<br />
ad oggi” ci rispose il Supremo.<br />
Sentite quelle parole, le mie<br />
domande scomparvero e decisi che<br />
quando sarebbe stato il momento<br />
avrei avuto le mie risposte. Max mi<br />
baciò, mi prese per mano e io gli<br />
sorrisi.<br />
64<br />
“Un’ultima domanda, Maestro –<br />
dissi – Cosa vuol dire che io e Max<br />
siamo frutto di un amore vero?”<br />
“Significa che sia io che tua madre,<br />
Grace, eravamo veramente<br />
innamorati, come anche Brett e<br />
Lucy” mi rispose Eric.<br />
“Ma scusa – cominciò Max – quanti<br />
anni avevate quando siamo nati?<br />
Perché avete la stessa età, vero?”<br />
“Sì, anzi siamo praticamente<br />
gemelli. Siamo nati lo stesso<br />
giorno, come voi. Comunque<br />
avevamo quindici anni quando siete<br />
nati, mentre le vostre madri<br />
avevano quattordici anni” rispose<br />
Brett.<br />
Come se io diventassi madre<br />
adesso, pensai.<br />
“Quindi, a conti fatti, voi avete<br />
ventinove anni” disse Max.<br />
“Esattamente.”<br />
“Be’, ok… Ora andiamo!” dissi<br />
tirando Max.<br />
“Sì, andiamo”rispose.<br />
Raggiungemmo l’uscita del castello<br />
per capitare nell’enorme giardino e
ci unimmo con il gruppo dei nostri<br />
amici.<br />
“Ehi ciao! Come ve la passate?” ci<br />
chiese Matt.<br />
“Benissimo, grazie. E tu?” chiesi.<br />
“Ehi, Max! Non dirmi che hai fatto<br />
colpo!” disse Lewis, vedendoci per<br />
mano.<br />
“Eh, già! Mi dispiace, Lew, ma lei è<br />
mia!” rispose Max scherzosamente.<br />
“Oh, no! Come avete potuto farmi<br />
questo – disse facendo finta di<br />
svenire – E tu, Et, come hai potuto<br />
scegliere codesto soggetto invece<br />
del sottoscritto? Come?!” disse in<br />
tono drammatico.<br />
Scoppiai a ridere e dissi: “Alzati,<br />
Lew, e piantala!”<br />
La nostra banda era formato da<br />
Matt, il migliore amico di Max,<br />
Lewis, il più scherzoso, Ben, il<br />
fratello gemello di Matt, Seth e<br />
Chris.<br />
Comunque Lewis si era alzato ed<br />
era andato da Ben, facendo finta di<br />
piangere e Seth disse: “Mi dispiace<br />
Lewis! Ti va sempre male! Anche<br />
con Elisabeth ti è andata male!”<br />
“Questo lo dici tu! Ieri sera è andata<br />
splendidamente … E il mio letto<br />
non l’ho usato solo io!” disse<br />
riprendendosi dalla scenata.<br />
Io feci una smorfia, ma sperai che<br />
nessuno mi notasse; perché io non<br />
riuscivo a sopportare Elisabeth, che<br />
era la più troia di tutte, andava con<br />
tutti, anche se il suo vero obiettivo<br />
era Max, considerato il ragazzo più<br />
65<br />
bello, ma lui l’aveva rifiutata<br />
pubblicamente facendole fare una<br />
figura di merda.<br />
“Hai ragione, Ethel! Scusa! Non<br />
dovevo parlarne in tua presenza,<br />
ma sai che sei solo tu il mio vero e<br />
unico pensiero” disse Lewis<br />
riprendendo la scenata.<br />
“Certo, certo” dissi soffocando una<br />
risata.<br />
“Max, preparati, perché dobbiamo<br />
andare al villaggio. C’è un<br />
personaggio un po’ scomodo che<br />
dobbiamo eliminare” disse Chris.<br />
“D’accordo, vengo” rispose Max e<br />
si girò verso di me e mi baciò.<br />
“Max! Non la vedi solo per qualche<br />
ora… Ce la farai a sopravvivere?”<br />
chiese Matt, mentre Max mi diede<br />
un altro bacio.<br />
“Ma scusate – dissi dopo essermi<br />
staccata dal bacio di Max e<br />
attirando l’attenzione di tutto il<br />
gruppo – È così divertente<br />
sfottere?”<br />
“Sì, e non sai quanto!” rispose Ben.<br />
“Ma avete rotto! – disse Max,<br />
anticipandomi – Comunque, per la<br />
cronaca, ce la farò a resistere<br />
senza Ethel, non morirò anche se<br />
non la vedo per qualche ora!” disse<br />
a Chris.<br />
“Mah, è tutto da vedere” gli rispose<br />
Matt. Max lo guardò storto, si girò<br />
verso di me e mi baciò di nuovo per<br />
poi sparire all’uscita del castello.<br />
Valentina Meneghello
Prefazione<br />
Era un giorno come tutti gli altri. Ma da quel giorno la mia vita cambiò.<br />
Capitolo 1:”Oh Un fantasma O.O”<br />
Era la mattina del 1 novembre 2010, Zoe Stuart stava allegramente<br />
scendendo dall’autobus per dirigersi verso la propria scuola; ma nel momento<br />
in cui accese la sua canzone preferita “What’s my name” tutto il paesaggio<br />
attorno a lei si bloccò come congelato, e la ragazza vide una figura ambigua<br />
simile a lei.<br />
Era un’esile figura che stava dirigendosi verso di lei, Zoe, presa dal panico, si<br />
mise ad urlare con tutta la voce che possedeva; ma la figura continuava ad<br />
avvicinarsi a lei …<br />
Zoe chiuse gli occhi per non vedere.<br />
Sentì di essere finalmente al sicuro ma per poco, un filo di voce roca si udì<br />
dietro di lei; congelata dalla paura Zoe non si<br />
mosse … La voce continuò a parlare e a ripetere la<br />
stessa frase” S-A-B-R-I-N-A Stuart cercami ….”<br />
Zoe scappò; corse a più non posso fino allo<br />
sfinimento; quando sentì di essere al sicuro si<br />
accorse di essere ritornata alla sua scuola; vide<br />
l’insegna della scuola ed entrò. Sentì un suono, “Tic<br />
Tic”, era la sveglia. Solo allora si accorse che stava<br />
aveva sognato.<br />
La giornata passò tranquillamente; a scuola le<br />
avevano dato una notizia stupenda: con la vincita<br />
che ha fatto con il gruppo studio di chimica sarebbe<br />
potuta andare a Londra con i suoi 4 amici: Megan,<br />
Max, Ashley e Anna.<br />
Tutti e 5 i ragazzi erano decisamente felici del premio. Si sarebbero imbarcati<br />
l’indomani.<br />
Zoe stava finendo di completare la valigia quando ricevette la telefonata di<br />
Ashley :”Zoe, mi dispiace, non posso venire; ho preso la varicella e devo<br />
stare a letto per tre settimane. Mi hanno detto che vi daranno una ragazza di<br />
Londra per aiutarvi nella ricerca.” “Ok” Zoe rispose ” Guarisci presto e non<br />
pensare alla ricerca. Ci vediamo al ritorno. Ciaoo!”<br />
66
Ripose il telefono e rimase a pensare:”Chi<br />
sarà questa ragazza??!”<br />
Il mattino dopo Zoe si recò in aeroporto<br />
dove incontrò Megan, una ragazza bionda<br />
alta circa un metro e ottanta, solare ma<br />
nello stesso tempo un po’ cupa: un misto<br />
di emozione e tristezza.<br />
Megan con un cenno del capo salutò Zoe la quale, scossa dal suo strano<br />
comportamento, si avvicinò e le chiese “Ma che è successo che mi saluti<br />
così?” Lei rispose ”Lo sai benissimo!” Zoe perplessa le rispose “Che cosa<br />
dovrei sapere?” Sperando che la sua amica non avesse capito che a lei<br />
piaceva Max, lo stesso ragazzo che piaceva alla amica…<br />
“Max non è ancora arrivato e Anna mi ha detto che ritarderà” rispose Megan<br />
“Come facciamo se perdiamo l’aereo? Tutti i nostri piani andranno rovinati da<br />
un orribile contrattempo! ”Zoe sentendo quelle parole fece un sospiro …<br />
“Evviva non mi ha scoperta…”<br />
Per fortuna, quando mancavano circa 10 minuti alla partenza, si sentirono<br />
due voci: ”Ragazze, eccoci, skusatteee ….!” gli occhi di Zoe quasi si<br />
riempirono di lacrime quando vide Max.<br />
Anna si era portata una marea di valigie solo per una settimana, una cosa<br />
incredibile; era una ragazza mora non molto alta , mentre Max era biondo,<br />
con gli occhi azzurro/verdi. Era vestito con un’adorabile maglietta rigata rossa<br />
e nera. Stupenda!.<br />
Al loro arrivo a Londra furono destinati a<br />
4 stanze differenti, ogni ragazzo da solo.<br />
Alla cena tutti si riunirono nella hall<br />
dell’Hotel per mangiare, risero e si<br />
divertirono tutta la sera. Poi, stanchi per<br />
il viaggio, si salutarono e andarono a<br />
dormire. Da mezz’ora Zoe stava<br />
leggendo “L’eredità di Schuyler” quando<br />
sentì bussare la porta. Era Max. Entrò<br />
nella stanza e disse: ”Non riuscivo a<br />
dormire” Lei rispose “Perché??” ”Non so il perché, ma da quando ti ho vista<br />
commossa oggi mi si è accesa una luce e non ho più potuto smettere di<br />
pensare a te”.<br />
La ragazza svenne. Quando si risvegliò, era stesa sul letto e Max era seduto<br />
sulla sedia davanti a lei. Le chiese: “Che cosa è successo? Ero venuto per<br />
prendere il quaderno per la lezione di domani e sei svenuta. Zoe pensò: “Ma<br />
67
allora ho sognato ad occhi aperti! che scema!” Disse ”Credo sia stato un calo<br />
di zuccheri” e gli diede il quaderno. Poi Max se ne andò a dormire.<br />
Li sveglio Anna che si mise a strepitare “Ragazzi venite a vedereeeeeeee!”<br />
Intontiti uscirono dalle loro camere e si accorsero che erano solo le 5 di<br />
mattina: ma lei voleva che contemplassero l’alba dietro la brughiera.<br />
Un ora dopo, fatta colazione, la signora Petterson (direttrice della<br />
competizione) li radunò tutti nel salotto dell’hotel: ”Ragazzi e ragazze, oggi<br />
sarà un giorno molto speciale per tutti voi; ogni gruppo inizierà a fare la<br />
propria relazione su un elemento chimico a Londra. Quindi vi auguro buona<br />
ricerca e che vinca la squadra migliore.<br />
Giorgia Ghirardini<br />
_____________________________________________________________<br />
Fabio Rizzo in arte Marracash<br />
nasce nel 1980 a Nicosia. I suoi<br />
genitori sono originari della Sicilia,<br />
ma per questioni lavorative si<br />
trasferiscono presto a Milano, dove<br />
lui cresce. A diciotto anni comincia<br />
a rappare, con il nome d'arte<br />
Marracash, per via del suo aspetto<br />
dai tratti e colori mediterranei.<br />
Entra a far parte della Dogo Gang:<br />
il suo nome figura nella crew<br />
recensioni<br />
Marracash<br />
68<br />
accanto a quello di Don Joe, Guè<br />
Pequeno e Jake La Furia. L'esordio<br />
avviene nel 2004, quando Fabio<br />
prende parte alle registrazioni del<br />
mixtape "PMC Vs Club Dogo".<br />
Il nome di Marracash comincia però<br />
a farsi largo nel 2005 quando<br />
pubblica online il suo primo singolo<br />
"Popolare", prodotto da Don Joe. Il<br />
brano anticipa l'uscita di "Roccia<br />
Music", un disco ricco di ospiti che<br />
raccoglie una rosa di nomi influenti<br />
dell'ambiente hip hop: da<br />
FatFatCorFunk ai Co'Sang, da<br />
Vincenzo da via Anfossi a Bassi<br />
Maestro.<br />
Il 2008 è particolarmente<br />
importante per la carriera del<br />
rapper: la Universal pubblica il suo
album d'esordio “Omonimo”<br />
anticipato dal singolo "Badabum<br />
cha cha". Anche in questo caso,<br />
l'artista dimostra la sua fedeltà alla<br />
crew dei Dogo: le basi sono<br />
prodotte dai suoi compagni di crew<br />
Don Joe e Deleterio.<br />
Nel 2010 esce<br />
invece il disco più<br />
recente, Fino a qui<br />
tutto bene, per chi<br />
ha visto il film<br />
prodotto Mathieu<br />
Kassovitz (L'odio,<br />
del 1995) il titolo<br />
suona<br />
stranamente<br />
familiare e la frase<br />
che dà il titolo al<br />
disco non poteva<br />
essere più appropriata: perché è il<br />
racconto di una società che sta<br />
andando verso lo schianto dopo un<br />
volo di 50 piani.<br />
Nel disco Marracash ci parla, a<br />
modo suo, di tutto questo.<br />
Toccando temi quali politica,<br />
droghe, ragazze, vita mondana ed<br />
eccessi, parlando di come è<br />
cambiata la società davanti ai suoi<br />
occhi.<br />
Le produzioni sono davvero di alto<br />
livello, e tra le collaborazioni<br />
leggiamo i Crookers e The Bloody<br />
Beetroots, la parte musicale è<br />
valida in ogni pezzo, senza essere<br />
noiosa, fuori luogo. Passando alle<br />
liriche, Marracash è uno dei<br />
personaggi migliori della scena<br />
69<br />
italiana. Tecnicamente si avvicina<br />
molto alla perfezione: rispetto delle<br />
figure metriche tradizionali senza<br />
perdere flow e musicalità, e senza<br />
essere troppo pesante<br />
sull'ascoltatore che non è un<br />
abituale del genere.<br />
Fino a qui tutto<br />
bene è un<br />
contenitore di<br />
pensieri e concetti,<br />
di esperienze<br />
portate con una<br />
velata maturità<br />
dell'artista. Il<br />
rapper siciliano è<br />
cresciuto rispetto<br />
ai dischi<br />
precedenti, come<br />
artista e come<br />
mentalità. Concludendo con le<br />
opinioni personali, posso dire che lo<br />
considero un ottimo album. Fabio<br />
non sciocca, non esce dal coro, ma<br />
porta quello che sa fare come lo sa<br />
fare lui; l'album suona in modo<br />
personale, non imitando tendenze o<br />
altri artisti.<br />
Detto questo, non resta che<br />
aspettare il prossimo con la<br />
certezza di ascoltare un disco<br />
ancora migliore.<br />
Alessandro Guariglia
TRIGUN<br />
Trigun è un anime che parla della<br />
storia di Vash the Stempede, un<br />
abile pistolero che vive in un mondo<br />
arido dove risplendono due soli.<br />
Essendo stato incolpato di aver<br />
distrutto un centro abitato, Vash è<br />
considerato un criminale, perciò<br />
sulla sua testa è stata posta una<br />
taglia di 60 miliardi di dollari ed è<br />
stato soprannominato il “tifone<br />
umanoide”.<br />
In realta Vash è un bravissima<br />
persona, disposto sempre ad<br />
aiutare gli altri, con la passione per<br />
le ciambelle e per le donne; nella<br />
saga è accompagnato da due<br />
bellissime ragazze: Meryl e Milly.<br />
Successivamente al gruppo si unirà<br />
anche Nicholas D. Wolfwood, un<br />
prete e un ottimo pistolero; che con<br />
sé porta sempre un’enorme croce,<br />
una straordinaria arma da<br />
combattimento.<br />
70<br />
Con il suo aiuto, Vash riuscirà a<br />
sconfiggere gli assassini assoldati<br />
da Legato per ucciderlo.<br />
Legato lavora per Knives, un uomo<br />
pazzo e malvagio che vuole<br />
distruggere l’umanità. Ma è anche il<br />
fratello gemello del nostro<br />
protagonista.<br />
Nella parte finale della storia ci sarà<br />
uno scontro avvincente tra i due<br />
fratelli, da cui dipenderanno le sorti<br />
dell’intera popolazione del mondo.<br />
Trigun è un anime davvero<br />
coinvolgente, che, anche se molto<br />
breve, è ricco di azione e di scene<br />
sia comiche che drammatiche.<br />
Ne consiglio decisamente la visione.<br />
Nicola de Mita
Inception<br />
Anno: 2010<br />
Regista: Christian Nolan<br />
Genere: thriller drammatico<br />
Il film parla di Dom Cobb, estrattore<br />
di sogni per professione,<br />
interpretato da un fantastico<br />
Leonardo Di Caprio, che, infiltratosi<br />
nei sogni di Saito, ricco uomo<br />
d’affari giapponese, prova a<br />
praticargli l’estrazione, cioè rubare<br />
informazioni dal suo subconscio.<br />
Il piano è rovinato dalla defunta<br />
moglie di Cobb, Mal, che sotto<br />
forma di una visione interviene,<br />
mandando tutto all’aria.<br />
Saito, viste le potenti capacità<br />
estrattive di Dom, decide di<br />
proporgli un accordo, dove chiede<br />
al professionista di praticare<br />
l’inception, un pericoloso processo<br />
che consiste nell’impiantare nella<br />
mente della vittima un’idea, in<br />
sostanza l’opposto di un’estrazione.<br />
Lo scopo finale è convincere<br />
Robert Fischer, figlio del rivale in<br />
affari di Saito, a dividere il suo<br />
71<br />
patrimonio dopo la morte del padre;<br />
in cambio il ricco giapponese<br />
farebbe in modo che Cobb<br />
rivedesse i suoi due bambini,<br />
lasciati in affido ai nonni, poiché lui<br />
è ricercato per il presunto omicidio<br />
della moglie.<br />
Cobb accetta, ma ha bisogno di<br />
molti aiutanti, e per questo insieme<br />
all’amico e socio Arthur, recluta<br />
Eames, falsario capace di cambiare<br />
aspetto nel mondo onirico, e Yusuf,<br />
chimico anestesista. Manca però<br />
l’elemento di cui la squadra ha più<br />
bisogno: il cosiddetto “architetto”,<br />
cioè colui/lei che progetterà il sogno.<br />
A tale proposito sarà assunta<br />
Arianna, una giovane studentessa,<br />
che sarà addestrata personalmente<br />
da Cobb, il quale, oltre ad<br />
insegnarle i trucchi del mestiere, le<br />
rivela che dovrà creare un oggetto<br />
personalizzato, chiamato Totem,<br />
che ogni estrattore possiede e di<br />
cui solo lui conosce il vero<br />
funzionamento: ad esempio quello<br />
di Cobb è una trottola metallica,<br />
che gira e poi si ferma se ci si trova<br />
nella realtà, altrimenti gira all’infinito.<br />
Il padre di Fisher muore a Sidney, e<br />
così, i protagonisti, condividendo<br />
l’aereo verso Los Angeles con il
giovane Fisher, partono verso la<br />
loro impresa che non si prospetta<br />
per nulla facile: essendo<br />
l’anestetico troppo forte, se si<br />
subisce un danno fisico nel sogno<br />
si rischia di morire e finire<br />
intrappolati in un limbo fra mondo<br />
reale e mondo onirico.<br />
E qui parte il “vero” film; di cui<br />
preferisco non anticipare altro, per<br />
cui, se siete interessati, vi consiglio<br />
vivamente di guardarlo.<br />
Alla fine della pellicola, soprattutto<br />
alla prima visione, resterete pieni di<br />
dubbi e perplessità.<br />
72<br />
Ascoltando, ad esempio, il dialogo<br />
tra Dom e Arianna, ci chiediamo se<br />
sia tutta pura invenzione del regista<br />
o se queste qualità del nostro<br />
cervello siano veritiere: abbiamo<br />
così tante capacità e non ne siamo<br />
a conoscenza?<br />
Magari anche noi fra qualche<br />
decennio saremo capaci di<br />
condividere o entrare nei sogni<br />
altrui (se lo chiede anche l’articolo<br />
VIAGGIO NEL MONDO DEI<br />
SOGNI), ma sembra ancora una<br />
realtà molto lontana.<br />
Nel frattempo vi consiglio di<br />
guardare Inception, un film che<br />
davvero merita molto.<br />
Sara Abdelkamel
Il genere umano è in continua<br />
evoluzione; e questa evoluzione nei<br />
secoli ha delineato un nuovo profilo<br />
di umano: lo studente.<br />
Ora, i professori che, in tanti anni<br />
d’insegnamento, ne hanno visti di<br />
questi strani ragazzi che cercano la<br />
loro individualità vestendosi tutti<br />
allo stesso modo, si sono messi a<br />
suddividere il genere-studente in<br />
tante diverse specie.<br />
Addentrandomi negl’angoli<br />
più bui della scuola, ho<br />
infatti scoperto che essi ci<br />
osservano, ci studiano e …<br />
ci classificano!!!<br />
Il primo tipo di studente<br />
classificato in ordine<br />
alfabetico è l’ameba, ovvero<br />
la classica faccia da schiaffi;<br />
quello per cui un insegnante prega<br />
che le leggi che tutelano i ragazzi<br />
svaniscano come per magia e, d’un<br />
tratto, si possa ritornare ai metodi<br />
classici: bacchettate sulle mani e<br />
punizioni di ogni genere! È quello,<br />
che, se anche sei uno studente,<br />
vorresti metterti in fila dietro al profe<br />
per frustarlo anche tu. Lo studente<br />
ameba è convinto di essere<br />
simpatico, ma non lo è per niente.<br />
Per i più sfortunati, che<br />
usufruiscono del trasporto pubblico,<br />
Enigmistica e humor<br />
Studenti o… animali?<br />
73<br />
lo studente ameba è quello che urla<br />
quando cerchi di dormire, quello<br />
che tiene lo zaino in spalla<br />
nonostante non ci sia neanche lo<br />
spazio per respirare, insomma: una<br />
tragedia!<br />
Al secondo tipo è stato assegnato<br />
un nome particolare: secchione.<br />
Nelle mie ricerche ho scoperto che i<br />
nostri profe spesso si confondono<br />
sul significato; il secchione non è lo<br />
studente che eccelle in<br />
ogni materia, non è il più<br />
bravo della classe. Il<br />
secchione è quello che fa<br />
credere di essere bravo;<br />
in realtà ha sviluppato un<br />
sofisticato sistema di<br />
bigliettini che, ovviamente,<br />
non condivide coi<br />
compagni, ed ha anche rinunciato<br />
alla sua dignità di studente per fare<br />
il “lecc….o” coi professori.<br />
Fortunatamente, il sistema non<br />
funziona con tutti gli insegnanti,<br />
altrimenti noi studenti “medi”<br />
saremmo decisamente nei guai.<br />
L’ultimo tipo, a il più<br />
pericoloso è: lo<br />
squalo. Lo squalo è<br />
facilmente<br />
riconoscibile perché<br />
è quello che ha
sempre il sorriso stampato sulla<br />
faccia. Sempre e comunque. E<br />
sapete perché? Perché è<br />
consapevole del fatto di avervi già<br />
fregato. È il più pericoloso non<br />
tanto per l’aspetto fisico, che di<br />
solito comunque lo aiuta, ma per gli<br />
attacchi psicologici. Quando uno<br />
squalo vi guarda e sorride, voi siete<br />
già stati colpiti e iniziate a<br />
sprofondare. Dal momento della<br />
“fatale occhiata”, infatti, lo studentemedio<br />
entra in paranoia e si fa dei<br />
complessi; anche i professori ne<br />
risentono, soprattutto quando<br />
devono rispondere a domande<br />
impossibili le cui risposte gli squali<br />
hanno studiato per filo e per segno.<br />
La presenza di questi tipi di studenti<br />
oramai è stata riscontrata in tutti<br />
gl’istituti, ma, cari insegnanti, ora vi<br />
riveleremo il nostro segreto più<br />
grande.<br />
Lo studente-medio è molto simile a<br />
un bradipo; come il bradipo, infatti,<br />
uno studente ha bisogno di almeno<br />
20 ore di riposo per iniziare bene la<br />
giornata scolastica. Il suo<br />
rendimento è tanto più alto quanto<br />
più si sente riposato. E’ per questo<br />
che gli studenti meritevoli di<br />
74<br />
encomio sono pochi: gl’altri non<br />
dormono abbastanza. Eppure<br />
sappiate che ci sono tra noi molti<br />
volenterosi; che si impegnano ad<br />
addormentarsi sui banchi perché<br />
vogliono recuperare il sonno<br />
arretrato e quindi migliorare il loro<br />
profitto scolastico.<br />
Il problema è che voi ci male<br />
interpretate; associate lo<br />
“svenimento da banco” a una<br />
scarsa volontà di fare bene e ci<br />
punite sempre, invece di<br />
incoraggiarci. Lo studente è anche<br />
molto sensibile; con l’arrivo<br />
dell’inverno lui va inevitabilmente in<br />
letargo. Si tratta di un letargo<br />
settimanale. Il letargo inizia il lunedì<br />
mattina col suono della campana e<br />
termina il sabato pomeriggio.<br />
Durante la settimana il battito<br />
cardiaco è molto rallentato; per<br />
questo per lui andare a scuola è<br />
molto pericoloso: basta una lezione<br />
particolarmente noiosa per<br />
provocare un arresto. In questi casi,<br />
può salvarlo solo una scarica di<br />
adrenalina che faccia riprendere la<br />
normale funzione cardiaca: occorre<br />
la playstation. Date un joystick a<br />
uno studente-bradipo e vi stupirete<br />
della sua vitalità.<br />
Ecco il mio consiglio; provate a fare<br />
lezione con la playstation e<br />
resterete meravigliati del nostro<br />
livello di attenzione!<br />
Sara Zamboni
I FIAMMIFERI<br />
1. Da questa immagine in che<br />
modo si riesce a trovare<br />
un’uguaglianza che risulti vera<br />
spostando solamente un<br />
fiammifero?<br />
2. Lo ammetto, il primo era facile,<br />
era giusto per riscaldarsi… Già<br />
questo è più intrigante. Con solo sei fiammiferi prova a costruire 4<br />
triangoli equilateri e uguali tra loro (senza piegarli o spezzarli).<br />
LE PARENTELE<br />
3. Se un uomo ha sei figli e ognuno di questi ha una sorella,<br />
quanti figli (maschi e femmine) ha in tutto l’uomo?<br />
4. Un uomo può sposare la sorella della sua vedova?<br />
I DITLOIDI<br />
5. Bisogna trovare quelle parole che iniziano con le lettere indicate e che<br />
diano alla frase un senso compiuto:<br />
1000 A in un M<br />
7 G in una S<br />
12 S in un C (argomento : geometria)<br />
20 R in I (argomento: geografia)<br />
ANAGRAMMI<br />
6. Trova un’altra parola di senso compiuto che si scriva cambiando<br />
l’ordine delle lettere e che appartenga allo stesso argomento<br />
TEATRO;<br />
BIBLIOTECARIO;<br />
QUAL È QUEL NUMERO CHE VA SOSTITUITO AL ? PERCHÉ LE<br />
SEQUENZE RISULTINO GIUSTE?<br />
7. Quindici, 8, Ventidue, 8, Dieci, 5, Tredici, 7, Trentuno, ?<br />
8. 22 VE, 31 TO, 20 VI, 19 ?<br />
75<br />
a cura di Alice Girelli
ANAGRAMMI<br />
Trova le soluzioni delle definizioni anagrammando le parole corrispondenti.<br />
Le sillabe iniziali di 4 delle parole così trovate, mescolate alle altre 3 “inutili”,<br />
comporranno il nome di un ambiente del “<strong>Fermi</strong>”<br />
Ingoia senza masticare<br />
Affettato poco … astuto<br />
Nelle aule un tempo era scura<br />
Stancato … in pentola<br />
Atterrare senza terra<br />
Che appartiene alla sfera dell’uso del cervello<br />
Fa rima con una cosa che può rompere<br />
QUESITI INTELLIGENTI<br />
76<br />
PRESENTE<br />
ALMESA<br />
LAGNAVA<br />
FASTOTU<br />
ARMAMERA<br />
MALENTE<br />
ASSASTA<br />
LA MALEDIZIONE DEI FARAONI<br />
Siamo in Egitto. A causa di un’avaria ai motori un airbus inglese con a bordo<br />
89 turisti tenta un atterraggio di emergenza nel deserto, ma va a schiantarsi<br />
contro la piramide di Cheope. Dove verranno sepolti i sopravvissuti?<br />
DAI TU LA RISPOSTA “GIUSTA”<br />
Come si chiama il latte di una mucca pulita?<br />
Com’è una donna scollata?<br />
Quando un bancario muore in che cassa viene deposto?<br />
Come si chiamava Vecchioni da ragazzo?<br />
Se la mucca fa mu il merlo come fa?<br />
Le galline terrorizzate come fanno le uova?<br />
Che tipo di ritmi balla esclusivamente un ottico?<br />
Cosa formano le mucche quando si mettono vicine?<br />
Che cosa diventa un agente che si dà delle arie?<br />
Che cosa hai se offendi un partigiano reggiano?<br />
Se il mio capo si droga, io cosa sono?<br />
Di cosa soffrono le tende da sole?<br />
Che tipo di lana producono le pecore di Murano?
REBUS<br />
(6, 1, 5)<br />
M DA<br />
(8, 7)<br />
NU T<br />
(6, 2, 6)<br />
DI<br />
77
(10, 1, 7)<br />
SB AN MP<br />
TERRICCIO ROSSO<br />
ARTI GRECHE<br />
OPERA PRIMA<br />
TAVOLA ROBUSTA<br />
ATTORI VALENTI<br />
CANTANTE D’OPERA<br />
SCIAMI DI VESPE<br />
FRANA ROVINOSA<br />
FORMA SMAGLIANTE<br />
IMBOTTITURA PESANTE<br />
SOLUZIONI DEI REBUS DI GENNAIO<br />
BRAVI SALTINBANCHI (c’era un errore ortografico perché si scrive<br />
SALTIMBANCHI)<br />
SE STERZI LA MACCHINA SLITTA SULLA NEVE<br />
FORESTA DI LATIFOGLIE<br />
78