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Dispensa n.2 Autovalori nascosti nei sistemi interconnessi Sono dati ...

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<strong>Dispensa</strong> <strong>n.2</strong><br />

<strong>Autovalori</strong> <strong>nascosti</strong> <strong>nei</strong> <strong>sistemi</strong> <strong>interconnessi</strong><br />

<strong>Sono</strong> <strong>dati</strong> due <strong>sistemi</strong> lineari, Σ1 e Σ2, ciascuno avente un solo ingresso e una<br />

sola uscita, ma spazi di stato a dimensioni eventualmente diverse, pari a n1<br />

e, rispettivemante, n2. Tali <strong>sistemi</strong> sono descritti dalle relazioni<br />

˙xi = Aixi + Biui<br />

yi = Cixi + Diui<br />

per i = 1, 2<br />

in cui Ai è una matrice ni ×ni, Bi è un vettore colonna ni ×1, Ci è un vettore<br />

riga 1 × ni e Di è uno scalare. Le funzioni di trasferimento di tali <strong>sistemi</strong><br />

hanno l’espressione<br />

Ti(s) = Ci(sI − Ai) −1 Bi + Di<br />

per i = 1, 2 .<br />

Si supponga che nessuno dei due <strong>sistemi</strong> possieda autovalori <strong>nascosti</strong>, cioè<br />

che, per i = 1, 2, i poli della funzione di trasferimento Ti(s) concidano, con<br />

identica molteplicità, con gli autovalori della matrice Ai.<br />

Si vuole studiare in quali condizioni il sistema ottenuto interconnettendo<br />

Σ1 e Σ2 in cascata, in parallelo o in retroazione possieda eventualmente autovalori<br />

<strong>nascosti</strong>.<br />

1. Si consideri la connessione in cascata (che corrisponde a porre u2 = y1 e<br />

a definire u = u1, y = y2), la cui rappresentazione ingresso-stata-uscita ha la<br />

forma <br />

˙x1<br />

˙x2<br />

=<br />

<br />

A1 0 x1 B1<br />

+<br />

B2C1 A2 x2 B2D1<br />

y = ( 0 C2 )<br />

<br />

x1<br />

x2<br />

+ D2u .<br />

Tale rappresentazione ha uno spazio di stato a dimensione n1 + n2. Sussiste<br />

in proposito il seguente risultato:<br />

• Il sistema (1) non possiede autovalori <strong>nascosti</strong> se e solo se nessun polo<br />

di T1(s) è uno zero di T2(s) e nessuno zero di T1(s) è polo di T2(s).<br />

1<br />

<br />

u<br />

(1)


Dimostrazione. Per ipotesi i due <strong>sistemi</strong> Σ1 e Σ2 non hanno autovalori<br />

<strong>nascosti</strong>. Di conseguenza, se T1(s) e T2(s) vengono scritte come rapporto di<br />

polinomi primi, nella forma<br />

T1(s) = N1(s)<br />

D1(s) , T2(s) = N2(s)<br />

D2(s) ,<br />

si può affermare che D1(s) ha grado n1 e che D2(s) ha grado n2.<br />

Si consideri ora la funzione di trasferimento del sistema interconnesso (1),<br />

che può essere evidentemente scritta nella forma<br />

T (s) = T1(s)T2(s) = N1(s) N2(s)<br />

D1(s) D2(s) .<br />

Il sistema interconnesso non ha autovalori <strong>nascosti</strong> se e solo se il polinomio<br />

N(s) = N1(s)N2(s) e il polinomio D(s) = N1(s)N2(s) sono primi tra loro. Se<br />

infatti ciò accade, la funzione T (s) presenta un numero di poli esattamente<br />

pari a n1 + n2, uguale alla dimensione dello spazio di stato del sistema (1) e<br />

quindi tale sistema non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>. Viceversa, se i polinomi<br />

N(s) e D(s) non sono primi tra loro, la funzione T (s) presenta un numero di<br />

poli strettamente inferiore alla dimensione dello spazio di stato del sistema (1)<br />

e quindi tale sistema certamente possiede autovalori <strong>nascosti</strong>. La condizione<br />

che nessun polo di T1(s) sia uno zero di T2(s) e nessuno zero di T1(s) sia polo<br />

di T2(s) è proprio la condizione che assicura che N(s) e D(s) siano primi.<br />

Si noti inoltre che, ove la condizione indicata non risulti soddifatta, il/i<br />

polo/poli di Ti(s) in comune con lo/gli zero/zeri di Tj(s) individua/-duano<br />

lo/gli autovalori <strong>nascosti</strong> di (1).<br />

2. Si consideri la connessione in parallelo (che corrisponde a porre u1 = u2 =<br />

u e a definire y = y1 + y2), la cui rappresentazione ingresso-stata-uscita ha<br />

la forma <br />

˙x1<br />

˙x2<br />

=<br />

<br />

A1 0 x1 B1<br />

+<br />

0 A2 x2 B2<br />

y = ( C1 C2 )<br />

<br />

x1<br />

x2<br />

<br />

u<br />

+ (D1 + D2)u .<br />

Tale rappresentazione ha uno spazio di stato a dimensione n1 + n2. Sussiste<br />

in proposito il seguente risultato:<br />

2<br />

(2)


• Il sistema (2) non possiede autovalori <strong>nascosti</strong> se e solo se le matrici<br />

A1 a A2 non hanno autovalori in comune (o, il che e lo stesso, se le<br />

due funzioni T1(s) e T2(s) non hanno poli in comune).<br />

Dimostrazione. Si userà il criterio stabilito nella <strong>Dispensa</strong> n.1 per stabilire<br />

se il sistema (2) abbia o meno autovalori <strong>nascosti</strong>. In proposito, osservando<br />

la (2), si ponga<br />

<br />

A1 0<br />

A =<br />

0 A2<br />

<br />

, B =<br />

B1<br />

B2<br />

<br />

, C = ( C1 C2 ) .<br />

Il sistema non possiede autovalori <strong>nascosti</strong> se e solo se, per ogni autovalore<br />

λi di A, si risulta<br />

rango ( (A − λiI) B ) = n e rango<br />

essendo, ovviamente<br />

n = n1 + n2 .<br />

<br />

(A − λiI)<br />

= n , (3)<br />

C<br />

Ora, si tenga presente che, essendo A una matrice diagonale a blocchi,<br />

un suo autovalore λi è certamente o autovalore di A1 o autovalore di A2. Si<br />

supponga che λi sia autovalore di A1 e non sia autovalore di A2 e si consideri<br />

la matrice ( (A − λiI) B ), che assume la forma dettagliata<br />

<br />

(A1 − λiI) 0 B1<br />

. (4)<br />

0 (A2 − λiI) B2<br />

Per ipotesi, la matrice (A2 − λiI) è non-singolare (in quanto λi non è autovalore<br />

di A2). Moltiplicando a destra la (4) per la matrice nonsingolare<br />

⎛<br />

I<br />

⎜<br />

⎝ 0<br />

0<br />

−(A2 − λiI)<br />

0<br />

−1B2 ⎞<br />

⎟<br />

(A2 − λiI) ⎠<br />

0 I 0<br />

(operazione che non altera il rango) si ottiene la matrice<br />

<br />

(A1 − λiI) B1<br />

<br />

0<br />

0 0 I<br />

. (5)<br />

nella quale la matrice I in basso a destra ha dimensione n2 × n2.<br />

3


Si ricordi, a questo punto, che la matrice ( (A1 − λiI) B1 ) ha rango n1,<br />

in quanto per ipotesi il sistema Σ1 non ha autovalori <strong>nascosti</strong>. Si deduce<br />

allora immediatamente che la matrice (5), la cui struttura è triangolare a<br />

blocchi, ha rango n1 +n2 e quindi anche la matrice (4) ha rango n1 +n2: vale<br />

pertanto la condizione a sinistra nella (3).<br />

Il ragionamento può essere ripetuto identicamente assumendo che λi sia<br />

autovalore di A2 e non sia autovalore di A1. In definitiva, allora, si può<br />

affermare che se A1 e A2 non hanno autovalori in comune, la condizione a<br />

destra nella (3) vale per ogni autovalore di A. Analogamente si prova che, in<br />

tali ipotesi, anche la condizione a sinistra nella (3) vale per ogni autovalore<br />

di A, completando cosi la dimostrazione del fatto che se A1 e A2 non hanno<br />

autovalori in comune, il sistema non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>.<br />

Per provare il risultato reciproco, si supponga ora che λi sia un autovalore<br />

comune ad A1 e A2 e si osservi che in questo caso, nella matrice (4), la<br />

sottomatrice quadrata<br />

<br />

(A1 − λiI) 0<br />

<br />

0 (A2 − λiI)<br />

non può avere rango superiore a n1 + n2 − 2, in quanto il blocco in alto a<br />

sinistra ha rango non superiore a n1 − 1 e quello in basso a destra ha rango<br />

non superiore a n2 − 1. La matrice (4) si ottiene dalla (6) per aggiunta di<br />

una sola colonna, quindi il suo rango non può superare n1 + n2 − 1. Di<br />

conseguenza, la condizione a sinistra nella (3) non può essere soddisfatta e il<br />

sistema ha almeno un autovalore nascosto (di fatto, l’autovalore λi). Si noti<br />

che lo stesso ragionamento prova che anche la condizione a destra nella (3)<br />

non può essere soddisfatta.<br />

3. Si consideri ora il caso in cui il sistema Σ1 abbia D1 = 0, in cui il sistema<br />

Σ2 abbia n2 = 0 e D2 = 1, si ponga u1 = u − y1 e si definisca y = y2. Si<br />

ottiene in questo modo il classico schema di controllo a retroazione negativa<br />

unitaria. Riscritto il sistema Σ1 nella forma<br />

˙x = Ax + Bu1<br />

y1 = Cx ,<br />

il controllo a retroazione negativa unitaria dà luogo al sistema<br />

˙x = (A − BC)x + Bu<br />

y = Cx .<br />

4<br />

(6)<br />

(7)<br />

(8)


E’ abitudine, in questo contesto, indicare con dAP (s) il polinomio caratteristico<br />

del sistema ad anello aperto, cioè del sistema (7), e con dCH(s) il<br />

polinomio caratteristico del sistema ad anello chiuso, cioè del sistema (8),<br />

ponendo quindi<br />

dAP (s) = det(sI − A)<br />

Sussiste il seguente risultato:<br />

dCH(s) = det(sI − A + BC) .<br />

• Se sistema (7) non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>, anche il sistema (8)<br />

non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>, e viceversa.<br />

Dimostrazione. In base al criterio stabilito nella <strong>Dispensa</strong> n.1, il sistema<br />

(8) non ha autovalori <strong>nascosti</strong> se e solo se, per ogni autovalore λi di A − BC,<br />

rango ( (A − BC − λiI) B ) = n e<br />

<br />

(A − BC − λiI)<br />

rango<br />

= n ,<br />

C<br />

(9)<br />

essendo n la dimensione dello spazio di stato del sistema stesso.<br />

Considerando la relazione a sinistra, si osservi che<br />

( (A − BC − λiI) B ) = ( (A − λiI)<br />

<br />

I<br />

B )<br />

−C<br />

<br />

0<br />

I<br />

e quindi (poichè il prodotto a destra – per una matrice non singolare – non<br />

altera il rango)<br />

rango ( (A − BC − λiI) B ) = rango ( (A − λiI) B ) . (10)<br />

Si tenga ora presente che, per ogni valore di λi, la matrice<br />

( (A − λiI) B )<br />

ha certamente rango n. Infatti, se λi non è autovalore di A, la matrice in<br />

questione ha rango n in quanto la sottomatrice (A − λiI) è non-singolare,<br />

mentre, se λi è autovalore di A, la matrice in questione ha rango n per l’ipotesi<br />

che il sistema (7) non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>. Dalla (10) si deduce allora<br />

che la relazione a sinistra nella (9) vale per ogni ogni autovalore λi di A−BC.<br />

Analogo risultato si ottiene per quanto riguarda la relazione a destra nella<br />

(9), partendo questa volta dalla trasformazione<br />

<br />

(A − BC − λiI)<br />

=<br />

C<br />

I −B<br />

0 I<br />

5<br />

<br />

(A − λiI)<br />

C<br />

.


La prova del fatto che se il sistema (8) non ha autovalori <strong>nascosti</strong> anche il<br />

sistema (7) non ne ha è assolutamente identica.<br />

A proposito dello schema a retroazione negativa unitaria, sussiste anche<br />

il seguente interessante risultato.<br />

• I polinomi dAP (s) e dCH(s) sono primi tra loro se e solo se il sistema<br />

(7) non possiede autovalori <strong>nascosti</strong>.<br />

Dimostrazione. Per dimostrare la parte “se”, si supponga – per assurdo<br />

– che i due polinomi abbiano un autovalore λ in comune. Per definizione, la<br />

matrice A avrà un autovalore destro non nullo v associato a λ :<br />

Av = λv , (11)<br />

e la matrice A − BC avrà un autovalore sinistro non nullo w associato allo<br />

stesso λ :<br />

w(A − BC) = wλ . (12)<br />

Moltiplicando la prima a sinistra per w e la seconda a destra per v si<br />

ottiene<br />

wBCv = 0 .<br />

Si può quindi affermare che, necessariamente, o wB = 0 o Cv = 0. Se<br />

vale la seconda, tenendo presente la (11) si ottiene<br />

<br />

(A − λI)<br />

v = 0<br />

C<br />

e questo contraddice l’ipotesi che (7) non ha autovalori <strong>nascosti</strong>. Se vale la<br />

prima, tenendo presente la (12) si ottiene<br />

w ( (A − BC − λI) B ) = 0<br />

e questo mostra che (8) ha almeno un autovalore nascosto. Questo fatto, a<br />

sua volta, contraddice ancora l’ipotesi che (7) non ha autovalori <strong>nascosti</strong> in<br />

quanto, come dimostrato in precedenza, se (7) non ha autovalori <strong>nascosti</strong>,<br />

(8) non può avere autovalori <strong>nascosti</strong>.<br />

6


Per dimostrare la parte “solo se”, si supponga – per assurdo – che il sistema<br />

(7) abbia autovalori <strong>nascosti</strong> e che quindi, per un certo certo autovalore<br />

λ di A, risulti<br />

rango ( (A − λI) B ) < n oppure rango<br />

<br />

(A − λI)<br />

< n . (13)<br />

C<br />

Si supponga che valga la relazione a sinistra e che quindi esista un vettore<br />

non nullo v tale che <br />

(A − λI)<br />

v = 0 .<br />

C<br />

Da questa, è immediato dedurre che<br />

(A − BC − λI)v = 0 .<br />

Essendo v non nullo, questo prova che λ è un autovalore di A − BC, contraddicendo<br />

l’ipotesi che i polinomi dAP (s) e dCH(s) sono primi. Analoga<br />

contraddizione si può ottenere se vale la relazione a destra nella (13) e questo<br />

completa la dimostrazione.<br />

7

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