Documenti del monastero di S. Sepolcro in ... - Itinerari Medievali

Maria Grazia Freschi
Documenti del monastero di S. Sepolcro di Piacenza (secc. XII-metà XIV)
presso l’Archivio di Stato di Parma
[Edito a stampa in La Via Francigena nell’Emilia occidentale, a cura di R.
Greci, Bologna 2002, pp. 55-90. © Maria Grazia Freschi. Distribuito in formato
digitale da Itinerari medievali]
La chiesa di S. Sepolcro di Piacenza sorgeva sull’antica via percorsa dai
pellegrini verso Roma o Gerusalemme; la sua fondazione è stata messa in
rapporto con i pellegrinaggi in Terra Santa.
Pare che una prima chiesa dedicata al Santo Sepolcro fosse stata fondata già tra
l’856 e il 938 da un ignoto fedele a ricordo del pellegrinaggio in Palestina, fuori
dalle mura, in “Strada Levata” (l’attuale via Taverna), sull’asse della Via
Francigena.
Improbabile è stata ritenuta la notizia tramandata dallo storico G.V. Boselli che
identificava lo sconosciuto fondatore con l’autore del famoso Itinerario di S.
Antonino 1 .
Dalle fonti documentarie apprendiamo che la chiesa, dedicata in origine, così
come l’annesso convento di benedettini neri, alla SS. Trinità e alla Gran Madre
di Dio 2 , fu ricostruita nel 1055 e ad essa furono annessi un convento di
benedettini neri e un ospedale ricovero, beneficiario di un terzo dei beni che i
fondatori avevano donato al monastero, che, insieme agli altri ospedali annessi
a chiese (S. Antonio fuori mura, S. Antonio entro mura, S. Maria di Campagna,
Chiesa della
Misericordia, S. Macario, S. Matteo, S. Brigida, S. Ilario, S. Maria Maddalena,
1 Cfr. P. RACINE, Dalla dominazione longobarda all’anno Mille, in Storia di Piacenza, vol. I,
Dalle origini all’anno Mille, Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, Piacenza Tip. Le.
Co., 1990, p. 252. Il testo dell’Itinerario è stato pubblicato da C. MILANI, Itinerarium Antonini
Piacentini. Un viaggio in Terra Santa del 560-570 d. C., Milano 1977.
2 KEHR ricorda tra i fondatori un Michele e un Mauro citando come fonte di questa notizia e di
poche altre il Campi, (PM. CAMPI, Dell’historia ecclesiastica di Piacenza, Piacenza 1651-
1662, I, 260, 336, 513 e 514); l’autore fa seguire il regesto di 6 privilegi pontifici concessi al
monastero rispettivamente da Alessandro II nel 1070, Gregorio VII nel 1074, Alessandro III nel
1181, Lucio III nel 1182, Urbano III nel 1186 e Clemente III nel 1187-88. P.F. KEHR, Regesta
Pontifacum Romanorum, Italia Pontificia, V, Aemilia rive Provincia Ravennas, Berlino 1911,
pp. 504-505.
1

S. Antonino, S. Stefano, S. Bernardo, S. Anna, S. Salvatore, Spirito Santo e S.
Lazzaro), venivano a costituire una rete di infrastrutture di accoglienza per i
pellegrini su questo percorso.
Studi recenti danno notizia del gran numero di ospedali che cominciarono ad
essere annessi alle chiese piacentine secondo le disposizioni del Concilio di
Aquisgrana dell’816, e ricordano, oltre a quelli già nominati di S. Antonino, di
S. Brigida (tenu-to dai monaci di S. Colombano di Bobbio), di S. Sepolcro, di
S. Lazzaro, della Misericordia presso la porta di Strada Levata, altri di S.
Larzano di Rivergaro, di S. Sisto, fondato dalla regina Angilberga, di S.
Ambiogio sotto la giurisdizione del monastero di S. Savino; tutti insieme daranno
vita nel 1471 all’Ospedale grande che costituirà il nucleo dell’attuale
Ospedale civile 3 .
Un tal Andrea di Maurone, che avrebbe poi anche donato alla chiesa terre
intorno all’oratorio di S. Clemente, viene ricordato come uno dei fondatori del
monastero e della chiesa 4 .
La chiesa e il monastero furono consacrati dal vescovo Dionigi, che
concesse anche molti privilegi, beni e diritti d’acqua sul Trebbia, mantenendo
tuttavia il controllo giurisdizionale sul monastero e sulla chiesa. L’abate era
nominato dai monaci, secondo la regola benedettina, ma doveva ricevere
l’approvazione del vescovo, doveva consegnare un cero di 3 lire all’altare della
Madonna della chiesa madre o nelle mani del vescovo e, ogni anno,
nell’anniversario della fondazione, era tenuto ad accogliere convenientemente i
canonici che si sarebbero recati in processione al monastero 5 .
Molte furono le donazioni fatte alla chiesa e al monastero: il vescovo
Dionigi aggiunse nel 1061 un terzo mulino ai due già precedentemente donati;
tra i benefattori privati Giselberto e la moglie Miranda donarono alcune terre
situate «alla Costa delle campagne piacentine» 6 , e una «divota vedova Gisla de’
Bruni» dispose un lascito a favore del monastero, secondo una pratica diffusa
anche tra persone di umili condizioni a beneficio di chiese parrocchiali e di
ospedali 7 . Infine, scrive il Campi: «Comparso dipoi l’anno Millecento
sessant’uno incominciò a rilucere tra’ Piacentini un plcciol raggio della pietà di
Alberto, nato d’uno chiamato Morono, e poi per questo cognominato ei de’
Moroni: il qual essendo assai ricco, e facoltoso, e volendo soccorrere alle
3 Cfr. T. ZUCCONI, Guglielmo da Saliceto e il progresso della medicina, in Storia di
Piacenza, vol. II, Dal vescovo conte alla signoria (996-1313), Piacenza Cassa di Risparmio di
Piacenza e Vigevano, Tip. Le. Co., 1990, p. 411 e, nello stesso volume, P. RACINE, La chiesa
piacentina nell’età del comune alle pagine 354-355.
4 CAMPI, Dell’historia ecclesiastica di Piacenza cit., I, 348.
5 Ibid, p. 342.
6 Ibid., p. 52.
7 P. RACINE, Il movimento ereticale, in Storia di Piacenza, vol. II, cit., p.383.
2

isogna de’ Reverendi Monaci di S. Sepolcro, imprestò loro per carità il dì 7
gennaio 26 lire di danari di moneta di Piacenza, notabil somma in tai giorni. Né
molto stette il pio huomo a mandar fuori la vampa della sua ardente divotione,
quando indi ad alcuni anni (secondo che avviseremo più innanzi) si pose a
fondar nella patria una nuova mansione di Regolari Canonici» 8 .
Il monastero era stato legittimato una prima volta dal privilegio di
Alessandro II del 17 novembre 1070, fatta «salva però la canonica riverenza del
vescovo di Piacenza e della Matrice Chiesa», poi nel 1074 da Gregorio VII e
nel 1181 da Alessandro III 9 . Nel 1186 papa Urbano III confermò la protezione
apostolica al monastero già accordata dai suoi predecessori, riconoscendogli
tutti i privilegi che gli aveva concesso il vescovo Dionigi: continuavano così a
dipendere dall’abate di S. Sepolcro anche le chiese di S. Nicolò e di S. Macario
(o S. Nazaro di Piacenza) 10 , di S. Damiano [SS. Coma e Damiano] e di S.
Vitale di Cremona. Le ragioni del monastero sulle due chiese cremonesi
risultano poi cedute nell’ottobre del 1192 «all’abate di S. Stefano oltre Po, con
riserva di due libre d’incenso ogni anno da recarsi nel Sabato Santo da esso
sull’altare del Santissimo Sepolcro in Piacenza. Ma comunque ne seguisse poi
le dette due chiese ancor nell’anno 1483 erano sotto l’abate di S. Sepolcro, che
Alessandro de’ Mariani chiamossi e diede il luogo a’ Padri Olivetani». Del
resto già nel febbraio precedente il monastero, nella persona dell’abate, aveva
dato a «godere fino ad anni ventiquattro a venire alla chiesa di S. Pietro della
Cadè un bosco, che il Monasterio suo possedea lungo il fiume Chario e nella
ripa etiandio di Pelosello, con questa conditione, che il converso, od agente
della Cadè tenuto fosse a guardare e salvare con buona fede e senza frode
massimamente dalle bestie il detto bosco…» 11 .
Risultano anche notizie relative alle discordie sul controllo delle acque e dei
mulini: in un documento del 1183 si ha notizia di una lite tra S. Sepolcro e i
monasteri di S. Benedetto e di S. Eufemia riguardo a 16
canali e mezzo di acqua nel rivo comune 12 ; in un altro del 1335 i monaci si
rifiutano di pagare la gabella delle ruote dei mulini perché il mulino non
macinava 13 . Nell’ampio intervallo che separa i due episodi ben si collocano
anche quelli narrati nei documenti di seguito regestati ai nn. 13-16, 33, 55.
L’abate e i monaci di S. Sepolcro non furono sempre ossequenti alle
imposizioni vescovili: nell’anno 1308, per far fronte ai debiti della diocesi, il
8 CAMPI, cit., I, 342.
9 Cfr. KEHR, Regesta Pontificum Romanorunt cit., p. 505.
10 Cfr. L. CERRI, Note storiche piacentine, IV, p. 4, dove si legge S. Macario, mentre in
Campi, cit., 1I, 68 troviamo S. Nazario.
11 Ibid., I, 74.
12 Ibid., I, 60.
13 Ibid., III, 78.
3

vescovo emanò un editto che stabiliva per ogni chiesa la somma da
corrispondere, pena la scomunica, ma l’abate e i monaci di S. Sepolcro
rifiutarono di pagare «sì perché un tal ordine stabilito s’era senza consenso loro,
anzi ne pur esservi chiamati, come perché ostavano etiandio in contrario i
privilegi dell’essentione et immunità [...] concesse da’ precessori Vescovi, col
beneplacito dei Canonici della Cattedrale et anche la confermatione apostolica
di tai privilegi, i quali essibivano di mostrar incontinente, et insieme il
presentaneo possesso della loro libertà» 14 . Poiché il vescovo non volle dar loro
ascolto i monaci si rivolsero direttamente al papa. Se non è dato sapere come la
questione si sia risolta in quest’occasione, è noto invece che nel 1313 papa
Clemente V esaudì la supplica dei monaci irritati perché, sebbene il monastero
fosse sottoposto solo alla Santa Sede, il vicario del vescovo aveva comandato
che S. Sepolcro, la chiesa di S. Nazaro, di Valeria, di Grazzano, di Centora, e di
Vurzano, soggette al monastero, dovessero pagare una tassa in denaro per la
spesa sostenuta dal clero per inviare un procuratore al Concilio di Vienne 15 . Nel
tempo si era evidentemente allentata la «canonica riverenza del vescovo di
Piacenza e della Chiesa Matrice» professata in passato dal monastero e
menzionata nel privilegio di Alessandro II, e si era rinsaldata, anche per motivi
di interesse, l’idea di una più diretta soggezione alla Santa Sede.
In un punto il Campi ci informa di come nell’anno1256 «il Pallavicino
aggravando la mano sopra il clero, con gravissime essazioni li molestava e
allora fu che l’abbate di S. Sepolcro Gherardo per questa tassa del Pallavicino a
nome del monastero suo e della Chiesa di Santa Maria d’Urzano soggetta a S.
Sepolcro hebbe a sborsare trentatre lire e diciotto soldi e prete Salvo Rettore di
S. Gabriele di Valeria, chiesa pur sottoposta a quell’abbatia, soldi sei e danari
sette e mezzo» 16 .
Come altri monasteri, a partire dal XIII secolo anche S. Sepolcro fu
coinvolto in una decadenza morale ed economica, che portò all’inizio del XV
secolo all’istituzione della commenda, per cui il monastero fu affidato a un
abate commendatario a scopo disciplinare e di controllo amministrativo. Di tale
decadenza ci parla il Campi per l’anno 1431: «E di vero, che egli era cosa da
stupire, e da piagnere insieme il vedere da questi dì nella patria nostra un così
ricco, e nobile Monasterio (come poco dianzi quell’ancora di S. Sisto) e le
antichissime, et illustri Chiese di S. Savino, di S. Sepolcro, di S. Alessandro,
tutte Abbatie; la Prepositura di S. Eufemia, i Priorati claustrali di S. Vittoria, di
S. Salvatore, della Santissima Trinità, di S. Bartolomeo vecchio, et altri derelitti
affatto, e vuoti di persone, eccetto che dell’Abbate, ò Prior solo con un
14 Ibid., III, 38.
15 Ibid., III, 46.
16 Ibid., II, 213.
4

compagno, ò servidore, e conseguentemente privi del debito culto, et honor di
Dio; mercè di tante turbolenze e disastri patiti dalla povera Città» 17 . La misura
della decadenza in cui versava il monastero si può apprezzare dalla
testimonianza di due documenti conservati nel fondo notarile presso l’Archivio
di Stato di Piacenza, secondo i quali nel luglio 1368 soltanto l’abate Filippo
Vicedomini risiedeva nel monastero, e nel maggio dell’anno seguente esso era
del tutto deserto 18 .
I monaci benedettini rimasero nel monastero di S. Sepolcro fino al 23
maggio 1484 quando il papa Sisto IV e il duca Giangaleazzo Maria Sforza
approvarono la presa di possesso del monastero dei monaci benedettini bianchi
della riforma di Monte Oliveto con a capo l’abate Giovanni Pirovani, chiamati
dall’abate commendatario Alessandro Mariani di Carpi, intenzionato a riportare
il monastero all’antica disciplina; lo stesso aveva ceduto l’ospedale di S.
Sepolcro nel 1471 per la fusione degli ospedali piacentini nell’ospedale grande.
Scrive Poggiali che Mariani lasciò ai monaci olivetani il monastero: «con patto
che gli pagassero annualmente, sua vita natural durante, mille lire di Piacenza,
venticinque moggia di frumento, e dieci veggiole di vino ed alquante stanze per
abitazion sua gli lasciassero in questo monastero» 19 .
I monaci olivetani, mossi dallo stato del monastero e della chiesa, ne
iniziarono nel 1488 la ricostruzione; l’opera fu continuata dal nuovo abate
Giovanni Antonio Codacci che nel 1513 pose la prima pietra della nuova
chiesa, ultimata nel 1534 sotto la direzione dell’architetto piacentino Alessio
Tramello e grazie alla sollecitudine dei monaci che, sempre secondo quanto
attesta il Poggiali poco oltre, «spesero in esse fabbriche
digentosessantacinquemila lire di que’ tempi siccome da vecchi libri loro
apparisce» 20 .
La chiesa nel 1796 fu chiusa al culto e adibita ad ospedale militare durante la
guerra tra francesi e tedeschi, ceduta nel 1815 agli austriaci, fu in seguito
assegnata all’ospedale e divenne poi proprietà del governo, fino a quando nel
1903 fu riaperta al culto per iniziativa del vescovo Scalabrini nell’ambito di una
riorganizzazione delle parrocchie piacentine.
17 Ivi, III, 205.
18 Cfr. P. PONZINI, Organizzazione ecclesiastica e vita religiosa in Storia di Piacenza, vol.
III, Dalla Signoria viscontea al principato farnesiano (1313-1545), Cassa di Risparmio di
Piacenza e Vigevano, Piacenza, Tip. Le. Co., 1997, alle pagine 317-318 e alla nota 77.
19 C. POGGIALI, Memorie storiche della città di Piacenza, Piacenza 1757-1766, (Rist. anast.
Piacenza, Tip.Le.Co.1975) VIII, p. 84.
20 L’unico mastro di spesa rimastoci della costruzione del monastero è conservato in ASPR,
Conventi e confraternite, Olivetani di San Sepolcro a Piacenza, Registro A3. VII Debitores et
creditores, ed è citato alla nota 87 da B. ADORNI, L’architettura del prima Rinascimento, in
Storia di Piacenza, vol. III, cit., pp. 629-639.
5

Pergamene inedite appartenenti all’antico archivio del monastero di S.
Sepolcro si conservano presso l’Archivio di Stato di Parma nel Fondo Conventi
e Confraternite, Olivetani, XCVIII, S. Sepolcro di Piacenza, busta 8 21 .
I documenti ivi contenuti sono così distribuiti: XII secolo (6 pergamene);
XIII secolo (35 pergamene); XIV secolo (14 pergamene); XV secolo (12
pergamene); XVI secolo (2 pergamene).
Dopo un preliminare lavoro di lettura delle pergamene dal XII secolo alla
metà del XIV, quasi tutte ben conservate 22 , si è provveduto alla compilazione
dei regesti di tutti i documenti presi in esame, al termine dei quali si è scelto di
indicare anche il nome del notaio rogatario del documento. L’indagine ha
evidenziato la prevalenza di contratti di locazione, di vendita, permute,
donazioni, divisioni di terre, ingrossazioni, dichiarazioni di proprietà,
controversie sulle competenze di gestione e di spesa dei mulini; per lo più i
documenti vedono come attori il monastero di S. Sepolcro da un lato e privati
cittadini dall’altro, ma alcuni ci informano anche dei rapporti del monastero con
la chiesa di S. Antonino, o col Comune, nella persona dell’ingrossatore o dei
magistri aquae.
Dal loro spoglio, sebbene non sia stato possibile a proposito di alcuni
microtoponimi identificare le corrispondenti località moderne, si delinea il
territorio d’interesse e d’influenza del monastero, nell’arco cronologico
considerato, tra le località di Centora, Grazzano, Vigolzone, Villò, Revegiasium
(Rivergaro?).
21 I regesti di altri documenti antichi di S. Sepolcro e dei monasteri di Parma piacenza
soppressi nel periodo napoleonico, che appartengono al Diplomatico dell’Archivio di Stato di
Parma e all’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Patina, sono pubblicati in G. DREI, Le
carte degli archivi parmensi dei secoli X-XL, Parma 1930-1950 e in U. BENASSI, Codice
diplomatico parmense, sec. IX, vol. I, Deputazione di Storia Patria, Parma 1910.
22 Di un documento non è stato fatto il regesto perché la pergamena, gravemente danneggiata,
non ne ha reso possibile la lettura. Si tratta di un documento del notaio Nicolaus Sapor, datato
Centora, 4 giugno, tra il 1190 e il 1199.
6

1
Cartula donationis
1121 agosto 23, Piacenza
Ansaldo Cavatorta e la moglie Isabella, figlia di Gunbodi, donano al
monastero di S. Sepolcro di Piacenza tutti i possedimenti che hanno nel luogo
di Centora, che misurano **** iugeri.
Orig., in ASPR, Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di Piacenza, [A].
Teudaldus notarius sacri palacii.
2
Carta oblationis
1134 dicembre 25, Piacenza
I fratelli Gislenzone, Giovanni, Bernardo, Uberto, figli del fu Desalvo
Ardecione, donano al monastero di S. Sepolcro di Piacenza un manso di terre
coltivate, viti, terre arabili, prati, gerbida e boschi, lavorato dal figlio di
Lanzone, di loro proprietà, posto in Vigolzone, nel luogo detto Clozanum, che
misura circa *** iugeri.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Bonusvicinus notarius.
3
Carta investiturae ad fictum
1144 settembre 9, Piacenza
Mauro, abate del monastero di S. Sepolcro, col consenso dei suoi monaci,
investe a titolo di affitto, Giovanni Bagocium, che agisce anche a nome del
fratello Alberto monaco e di Gerardino, di una pecia di terra, posta in Grazzano,
presso C a m p u m U b a l d i, che misura 7 pertiche, dietro pagamento annuo
di 3 soldi piacentini, da versare all’abate o ad un incaricato del monastero alla
festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
7

Bonusvicinus notarius sacri palatii.
4
Cartula vendicionis
1158 aprile 5, Piacenza
Malus Vaslettus e Ysembardus, suo figlio, ricevono da Giovanni Mondano
di Grazzano, figlio del fu ******** 19 libbre di buoni denari d’argento
piacentini e 11 soldi e 4 denari, in cambio di 20 pertiche e 16 tavole di terra
aratoria, che possiedono nel luogo di Cervoli e di Grazzano, che in parte
avevano acquistato da Oberto Mugiano e fratelli e in parte, cioè 14 pertiche, era
di loro proprietà.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro
diPiacenza, [A].
Iohannes notarius sacri palacii.
5
Carta renunciationis
1197 gennaio 8, Piacenza
Alberto Civeria e sua moglie Alegrenza, alla presenza e col consenso della
madre di lei Elena, rinunciano, nei confronti del monastero di S. Sepolcro, in
cambio di 23 soldi piacentini, ad un sedime di terra di quattro pertiche meno tre
tavole, che Stefano di Centora, padre di Alegrenza, teneva in affitto dal
monastero stesso nel luogo di Centora tra il rivo e la chiesa, per l’annuo censo
di quattro soldi meno tre denari piacentini e due galline.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus Aimonus notarius sacri palatii.
6
Carta investiturae ad fictum
1202 aprile 23, Piacenza
Gregorio, abate del monastero di S. Sepolcro, con il consenso dei confratelli,
8

del priore Iacopo e di Guidone di Ottavello, ospitaliero del soprascritto
monastero, investe a titolo di affitto Oberto giudice di Petra Cavurna, di 5 iugeri
di terra coltivata, posta nel territorio di Grazzano e di Cervoli e posseduta per
un terzo dal suddetto ospedale, dietro pagamento annuo di quattro moggia di
frumento e segale in parti uguali e di una benna di rape, da corrispondersi alla
festa di S. Maria di ferragosto.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus Aimonus notarius sacri palatii.
7
Carta investiturae ad fictum
1204 marzo 10,Piacenza
Gregorio, abate del monastero di S. Sepolcro, con il consenso dei confratelli,
investe a titolo d ’ affitto Vivianum de lanonis di Grazzano di dodici
pecie di terra coltivata e vineata con un casamento sopra, poste in Grazzano,
dietro pagamento di 6 staia di frumento e 6 di segale per iugero, ogni anno, alla
festa di S. Maria di ferragosto e 6 soldi e mezzo pia-centini e 1 benna di rape,
alla festa di S. Martino. La prima pecia si trova in Braidis e misura 5 pertiche e
5 tavole meno 1 piede; la seconda presso Clausum de Strata e misura 1 pertica
e mezzo; la terza presso Crosas de Vurzano, misura 12 pertiche; la quarta,
presso Rivum Carbonarium, misura 1 pertica e 15 tavole; la quinta presso
Stradella Marchesana, misura 2 pertiche e 8 tavole; la sesta, presso Cepata,
misura 11 pertiche e 3 tavole; la settima, in Concatiis, misura 9 pertiche meno 6
piedi; l’ottava in Linalibus de Vurzano, misura 6 pertiche e 6 tavole e mezzo; la
nona, presso S. Cassiano, misura 5 pertiche meno 2 tavole; la decima, presso
Olices, misura 5 pertiche e 13 tavole; l ’ undicesima, in Pradellis, misura 2
pertiche e 16 tavole; Casale infine, con la vigna, misura 6 pertiche meno 6
tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus Aimonus notarius sacri palatii.
9

8
Confesso
1211 giugno mercoledì, piacenza
Alberto Antico e Lanfranco Boccapicina dichiarano di aver acquistato sotto
il consolato di Giovanni Bonamena e di Leonardo de Rozo 2 canali d’acqua dal
comune; Gregorio, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, Agado
Aginone, Alberto Burgarone e Nicola Gorgone dichiara-no di aver acquistato
dallo stesso comune, oltre 14 anni fa, altri canali che associarono secondo tali
accordi: ciascuno affronti le spese necessarie per la sesta parte in cavo rivo e
abbia la sesta parte d’acqua e mantenga il rivo e la bocca del rivo secondo la
propria parte.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus Aimonus notarius sacri palatii.
9
Ingrossazione
1212 giugno 25, Piacenza
Gandolfo di Rizzolo, stimatore della città, con l’accordo e la volontà
dell’abate di S. Sepolcro da una parte e di Salvo di Centora dall’altra, fa tra loro
tale ingrossazione e permuta nel territorio di Centora: assegna all’abate 7
pertiche e 3 tavole dalla terra dello stesso Salvo, che è del feudo di Gandolfo di
Rocha, nel luogo detto S. Pietro; in cambio dà a Salvo dalla terra del monastero
sotto a Clauso Patarorum 5 pertiche e 14 tavole di terra coltivata.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Bergondius notarius.
10
Carta venditionis
1213 novembre 23, Piacenza
Raimondo Sperone dichiara di aver venduto al prezzo di 40 libre pia-centine
a Gerardo, sindaco del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, che agiva a nome
10

dell ’ abate Gregorio, quattro pecie di terra poste nel territorio di Centora, una di
3 iugeri, l’altra di 5 pertiche e 9 tavole situata nel luogo detto S. Pietro, la terza
di 11 pertiche e 15 tavole posta in Baldimento e chiamata Casale de Vecis, e
una pecia di 9 pertiche posta in Rizzolo. Queste terre misurano 4 iugeri 7
pertiche e 15 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Leonardo Taliaferri notaius sacri palacii.
11
Ingrossazione
1216 agosto 11, Piacenza
Amido Rondana, stimatore e ingrossatore della città di Piacenza assegna al
monaco Antonio, che agisce a nome di Gregorio, abate del monastero di S.
Sepolcro di Piacenza, una pecia di prato di 7 pertiche e 13 tavole della terra di
Savino in Solarolo, e in cambio assegna a Savino, anche se assente, 10 pertiche
di prato della terra del monastero nel luogo detto Glarile.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Petrus Pecius notarius sacri palacii.
12
Carta investiturae ad fictum
1224 marzo 26, Piacenza
Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, col consenso dei
confratelli, investe a titolo di affitto perpetuo Gerardo Meiarium di Centora, di
3 pertiche e 2 tavole di terra, di proprietà del monastero, poste nel Borgo di
Centora con sopra 1 casamento, all’affitto annuo di 2 soldi piacentini per
pertica, e 2 buoni capponi, da pagarsi alla festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
11

Iacobus Aimonus notarius.
13
Nomina di arbitri
1225 gennaio 16, Piacenza
Giacomo, abate del monastero di S. Sepolcro, a nome dei confratelli, e
Oberto Pratonus, che tiene in affitto la terza parte del mulino di Franduino
Bornii, da una parte, e Salvo di Sancta Mustiola e Giacomo di Gragnano, tutori
testamentari dei figli di Azone di Gragnano dall’altra, si affidano a Oddone
Savino e a Ferro di Besenzono riguardo ad ogni lite o questione relative
all’acqua del rivo che scorre dal mulino di sopradetti minori, posto in
Gragnano, fino al mulino del monastero e di Oberto Pratonus, posto in Centora.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus deLombardo notarius sacri palacii.
14
Controversia
1225 gennaio 20, Piacenza
Giacomo, abate del monastero di S. Sepolcro, e Oberto Pratonus da una
parte, e Salvo di Sancta Mustiola e Giacomo di Gragnano, tutori testamentari
dei figli di Azone di Gragnano dall’altra, si affidano a Oddone Savino e a Ferro
di Besenzono riguardo alla lite che era tale: l’abate Giacomo e Oberto dicono
che i minori devono mondare il rivo fino alla Chiusa di Loza Vetula e che non
devono squarzare la riva del fiume. Salvo e Giacomo dicono che il Comune di
Piacenza fece fare una strada che va al mercato Burioni, la quale ha sottratto il
consueto corso del Loza a scapito del mulino dei minori. Oddone Savino e
Ferro di Besenzono dicono che la ceppata deve sempre essere libera a spese del
comune e la riva del fiume da un capo all’altro della ceppata non deve essere
squarzata, e comandano a Salvo e a Giacomo di fare mondare il letto del fiume
una volta all’anno e più, se c’è bisogno, e di fare questo letto ampio 4 braccia; e
all’abate e a Oberto Pratono di mondare il letto da Loza Vetula in su fino al
confine segnato.
12

Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gandulfus Pescha notarius.
Segue sulla pergamena copia autentica del notaio Rufinus Muzzinus in data
1265 agosto 24, Piacenza.
15
Carta investiturae ad fictum
1228 aprile 28, Piacenza
Giacomo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, col consenso dei
confratelli, investe Plasia, moglie di Oberto Pignocchi, tutrice di Giovanni, di
Guglielmo, di Ruffino e di Andreolo, suoi figli, e Alberto Marchionum, suo
fratello e socio della soprascritta tutela, a titolo d’affitto, di un mulino di
proprietà del monastero, in Centora, del tetto dello stesso mulino e
dell’acquedotto, per 25 anni, dietro pagamento annuo al monastero di 7 moggia
tra frumento e mistura di grano, da consegnare 1/3 nella festa di Pasqua, 1/3 al
primo di agosto, 1/3 a Natale, e con l’impegno di fare il tetto e di coprirlo di
coppi per 3 anni. Essi debbono inoltre provvedere alla manutenzione del tetto,
del rivo e dei ponti a loro spese; debbono consentire al monastero il
rifornimento di acqua necessaria per irrigare i prati; devono allevare a loro
spese 2 porci e consegnarne uno al monastero, alla festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iacobus Aimonus notarius.
16
Carta investiturae ad fictum
1235 febbraio 11, Piacenza
Giacomo, abate del monastero di S. Sepolcro da una parte, e Zanello di
Castello di Monte Ventano e suo fratello Pietro dall’altra stipulano tra loro tale
patto: l’abate affitta ai fratelli il mulino del monastero di Centora perché lo
levino e facciano la casa e il tetto del mulino. I fratelli promettono all’abate di
rilevare e di ben preparare il mulino per macinare e il tetto della casa dello
13

stesso mulino perché si possa bene abitare. A loro l’abate dà tutto il legname di
cui abbiano bisogno, ferro e utensili; i fratelli, una volta rilevati e fatti il mulino
e la casa, dovranno custodire, aggranare, manutenere, lavorare il mulino e dare
al monastero 2 parti di tutta la molitura che ricaveranno; dovranno tenere per sé
queste 2 parti fino a che saranno pagati delle 3 libre e mezzo piacentine che
devono avere come pagamento del lavoro di fare il mulino e la casa. Dal giorno
del pagamento essi dovranno tenere in affitto per 10 anni continui, dal
monastero, detto mulino con acqua duttile e la casa del mulino, e pagare
all’abate 7 moggia di grano, cioè 4 di frumento e 3 di mistura quale ricaveranno
dalla molitura, da pagare 1/3 alla festa di Pasqua, 1/3 al primo di agosto e 1/3 a
Natale.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Guillielmus de Dertona notarius.
17
Carta permutationis
1239 maggio 30, Piacenza
Ugone Bellengario dà a Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di
Piacenza, a titolo di permuta, una pecia di terra, posta nel territorio di Centora,
nel luogo detto Beccaria, di 24 pertiche e mezzo, una pecia di 18 pertiche posta
in Cerreto, due pecie poste presso Linalem vicino a Pratum Misericordiae, una
di 20 pertiche meno 6 tavole, l’altra di 11 pertiche e 9 tavole. Gerardo abate dà
in cambio a Ugone, a nome del monastero, tutto quanto possiede nel territorio
di Corneliano, affittato o non affittato, cioè tutto ciò che Guido Catalis di
Corneliano tiene ora e che suo padre teneva in questo territorio, casamento,
vigneti, terra coltivata e non coltivata, dove lo stesso Guido abita; tutto ciò che
Pietro di Gesta e la moglie Boina Burgana ora tengono; tutto ciò che i Cagnani
di Vico Iustino ora tengono nel predetto territorio. Inoltre dà’allo stesso Ugone
mandato di ogni diritto che il monastero aveva nei confronti di ogni persona e
in particolare dei soprascritti detentori o enfiteuti.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Guido Pulvinus notarius sacri palacii.
14

18
Carta donationis
1240 settembre 26, Piacenza
Gerardo di Castelnuovo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, dà a
Egidio, vescovo di Piacenza, tutto ciò che Antonino de Burgo tiene in
Vigolzone, per il quale paga d’affitto al monastero 5 moggia e 4 staia di
frumento a ferragosto e 3 veggiole di mosto al tempo della vendemmia, com’è
contenuto in un documento del notaio Alberto di Villò; tutto ciò che Gerardo
Alegardi di Viurçano tiene in affitto dal monastero, per cui paga ogni anno a
ferragosto 20 staia di frumento come è scritto nel documento del notaio
Guidone Salimbeni, e ottiene dal vescovo lo scioglimento dall’obbligazione di
10 moggia di frumento, che il monastero di S. Sepolcro di Piacenza era tenuto a
dare ogni anno al vescovo di Piacenza, secondo un accordo contenuto in un
documento di Antonino Allegarde.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gerardus Blancus notarius sacri palacii.
Segue sulla pergamena copia autentica del notaio Georgius Bellotus datata
1324 agosto 7, Piacenza.
19
Carta investiturae ad fictum
1240 dicembre, 13, Piacenza
Alberto Siccamelica, abate del monastero di S. Benedetto, col consenso dei
confratelli, e a nome del monastero, investe, a titolo di affitto perpetuo, Gerardo
de Rolandis di Colonixio di Vigolzone, di tre peck di terra, poste nel territorio
di Vigolzone, nel luogo detto Colonixius, delle quali una di terra coltivata si
trova presso Revegiasium e misura 33 pertiche; la seconda di terra coltivata
vicina alla prima, misura 6 pertiche e mezzo; la terza pecia di terra coltivata
presso il rivo di Colonixius misura 39 tavole. Gerardo de Rolandis promette di
pagare al monastero, ogni anno al primo di agosto, l’affitto di 27 sestari e una
mina di frumento pulito e mondo.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
15

Albertus de Safignanus notarius.
20
Divisione di terre
1248 marzo 18, Grazzano
Martino, Oberto e Giacomo de Ianonis di Grazzano ricevono da Gerardo,
abate del monastero di S. Sepolcro, il permesso di dividere le terre del
monastero poste a Grazzano da quelle della Chiesa di S. Antonino e di porre i
confini e dichiarano i possedimenti del monastero: una pecia di terra retochata
che misura 40 pertiche e mezzo situata presso Concharias; una pecia di terra
coltivata che misura 12 pertiche e tre tavole posta vicino alla casa di Ianonis;
una pecia di terra posta in S. Caxano di 19 pertiche e mezzo, un’altra posta in
Casaliis che misura 6 pertiche e 16 tavole con casamento e vigneto, per
complessivi 6 iugeri, 6 pertiche e 12 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Opizo Fur[narius] sacri imperialis palacii notarius.
21
Confessio
1248 marzo 18, Grazzano
Dietro richiesta di Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza,
Oberto de Ianonis dichiara le seguenti terre che tiene in affitto dal monastero:
una pecia di terra coltivata e retochata posta in Stradella Marchexana e presso il
Rivo Carbonario che misura 26 pertiche e mezzo; una pecia di terra coltivata e
retochata posta presso Strata Mulateria che misura 47 pertiche e 18 tavole; una
pecia di terra di 3 pertiche, una pecia con casamento che misura 3 pertiche e 18
ta-vole; una pecia di terra coltivata e retochata posta presso Campo di San
Caxano di 14 pertiche e 4 tavole; un’altra presso Concarias di 1 pertica, per
complessivi 8 iugeri e 4 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
16

Opizo Fur[narius] sacri imperialis palacii notarius.
22
Confessio
1248 marzo 23, Graziano
Dietro richiesta di Ottone, monaco del monastero di S. Sepolcro di Piacenza,
Oberto Montenario di Grazzano dichiara le terre che tiene in affitto dal
monastero assieme a Perone e Giacomo Montenario e Giovanni di Colonixio:
una pecia di terra retochata posta in Stradella Marchexana e presso il Rivo
Lombrigarium, che misura 16 pertiche e 6 tavole una pecia presso Stradella
Marchexana e Rivo Carbonarium che misura 3 pertiche e 6 tavole; una pecia di
terra coltivata, posta presso Castegnales che misura 16 pertiche e 9 tavole e una
vicina di 11 pertiche e 2 tavole; una pecia che misura 2 pertiche e 6 tavole e una
pecia di terra retochata di 8 pertiche e 18 tavole; una che misura 1 pertica e 9
tavole, per complessivi 5 iugeri e 8 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Opizo Fur[narius] sacri imperialis palacii notarius.
23
Confessio
1248 marzo 23, Grazzano
Dietro richiesta di Ottone, monaco del monastero di S. Sepolcro di Piacenza,
Guido Baccocius e Giacomo suo fratello dichiaran le terre che tengono in affitto
dal monastero in Grazzano per 5 soldi piacentini: una pecia di terra coltivata
che misura 3 pertiche meno 6 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Opizo Fur[narius] sacri imperialis palacii notarius.
17

24
Carta donationis
1249 aprile 24, Piacenza
Federico di Roncarolo e suo fratello Giacomo donano al monastero di S.
Sepolcro, nelle mani di Gerardo abate, sé stessi come converso e come monaco,
e i loro beni, che si trovano nel territorio di Centora in misura di 6 iugeri, e nel
territorio di Roncarolo in misura di 7 iugeri. Federico dichiara che i suoi debiti
sono 9 libbre con Corrado de Andito, circa 3 libbre con Alberto di Rivalta, 11
soldi con Sallando Pellipario e 9 soldi con Pietro di Manobio.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
lulianus Guidonis notarius.
25
Carta promissionis
1258 ottobre 29, Piacenza
Isembardo di Mondonico e Rolando suo fratello acconsentono, assi-curano e
promettono di mantenere ferma la vendita fatta da Enrico di Mondonico, loro
fratello, a Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro, di due pecie di terra
poste nel territorio di Centora, una di 16 pertiche, situata presso braida Sancti
Petri, che è del medesimo monastero, e l’altra nel luogo detto Rizzolo presso
un’altra braida, detta di Baldimento, dello stesso monastero, come era
contenuto in un documento del notaio Giuliano Pulvinus.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro
diPiacenza, [A]
Iohannes de Mixano notarius.
26
Carta permutationis
1264 marzo 12, Piacenza
L’abate Gerardo del monastero di S. Sepolcro, col consenso dei suoi monaci
18

e a nome del monastero, dà a titolo di permuta a Gerardo Bornio le terre di
proprietà del monastero poste in Centora oltre la Trebbia: 10 pertiche di terra
coltivata presso le Molie Sottane e presso S. Pietro, 2 pertiche di terra in Serato
vicino alla casa del detto Gerardio Bornio, 2 pertiche di terra coltivata in
[Cone]rato. Gerardo Bornio in cambio dà all’abate una pecia di terra prativa
posta presso Foppa vicino al Rivo Filiciani, che misura 12 pertiche.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Opizo Fur[narius]sacri imperiali palacii notarius.
27
Carta permutationis
1264 dicembre 13, Piacenza
Federico Mazaburinus dà a Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di
Piacenza, a titolo di permuta, anche a nome del fratello, una pecia di terra che
misura 12 pertiche posta in Colonisio. L’abate dà in cambio a Federico una
pecia di terra che misura 10 pertiche e mezzo dalla terra di proprietà del
monastero che Gerardo di Rolando ha in affitto e un’altra pecia che misura 1
pertica e 15 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Giuseppe Bulzo notaio.
28
Carta permutationis
1265 novembre 24, Piacenza
Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, dà a Isembardo
Malvasletus, a titolo di permuta, una pezziola di terra gerbida e prativa, che
misura 22 tavole, posta a Centora, presso il luogo detto Molie Sottane, oltre il
canale de Felicianis fino alla Loza e una pezziola di terra gerbida e spinosa, che
misura 22 tavole, posta oltre il detto fiume verso est fino al canale de Felicianis.
Isembardo dà in cambio all’abate una pezziola di terra prativa, che misura 2
19

pertiche, posta a Centora, presso S. Pietro.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Pietro Ziliano notaio.
29
Carta venditionis
1267 giugno 20, Piacenza
Fulcone Rubeus di Viustino, figlio del fu Alberto Rubeus di Viustino,
dichiara di aver ricevuto da Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di
Piacenza, 5 libbre e 12 soldi e 6 denari piacentini per la vendita all’abate di una
pecia di terra prativa, che misura 7 pertiche e mezzo, posta in Centora, presso il
luogo detto Molie Sottane vicino al Loza, terra della quale era
venuto in possesso in seguito a una divisione fatta con i suoi fratelli, come è
contenuto nel documento datato1254 maggio 18 del notaio Ugone di
Rivalg[iasium].
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Raynaldo di Tevigi notaio.
30
Carta venditionis
1267 settembre 16, Piacenza
Riccardo e Alberto, figli di Alberto Rubeus di Viustino, i quali dichiarano di
avere più di 25 anni e di non avere nessun curatore, affermano di aver ricevuto
da Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza 51 libbre piacentine
per la vendita all’abate di una pecia di terra coltivata, che misura 6 iugeri e
10 tavole posta in Centora, nel luogo detto galdimento, con l’accordo che
l’abate tenga il denaro fino alla prossima festa di S. Martino per pagare i loro
creditori.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
20

Piacenza, [A]
Guido Pulvinus notarius.
Seguono sulla pergamena 2 documenti dello stesso notaio e con la stessa
data che contengono le dichiarazioni dei pagamenti fatti ai creditori.
31
Confesso di pagamento
1268 marzo 23, Piacenza
Riccardo e Alberto, figli di Alberto Rubeus di Viustino, i quali dichiarano di
avere più di 25 anni e di non avere nessun curatore, affermano di aver ricevuto
da Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza 4 libbre 7 soldi e 6
denari piacentini, rimasti da pagare dal prezzo di 51 libbre piacentine, per cui
vendettero all’abate una pecia di terra coltivata,.che misura 6 iugeri e 10 tavole
posta in Centora, nel luogo detto Baldimento.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Raynaldo di Tevigi notaio.
32
Carta venditionis
1270 febbraio 1, Piacenza
Raynaldo Ghislandus Maior e Oberto, suo figlio, dichiarano di aver ricevuto
24 libbre e 6 soldi piacentini da Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro di
Piacenza, per la vendita all’abate di una pecia di terra che misura 27 pertiche,
posta in Centora, nel luogo detto Baldimento.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Raynaldo di Tevigi notaio.
21

33
Refutatio
1274 giugno 19, Piacenza
Gerardo, abate del monastero di S. Sepolcro, a nome del monastero da una
parte e Rinaldo Gislandus dall’altra, dichiarano di opporsi a ciò che-fu deciso
con la sentenza di Giovanni di Albonassio e Enrico Buragius, maestri delle
acque, come contenuto nel documento fatto da Giovanni Pulvino notaio, in cui
l’abate Rinaldo da una parte e Salvo di Gragnano dall’altra, fecero un
compromesso sulle spese da fare per la pulizia del rivo di Gragnano, che scorre
dal mulino degli stessi: Rinaldo doveva provvedere alle spese del mulino del
rivo assieme al monastero a partire dal termine cruciato posto in mezzo al rivo
fino a Loçiam Veterem. Rinaldo dichiara che ciò non spetta né a lui, né al
monastero, poiché essi detta che la questione dei mulini debba essere tale
quale era prima di detta sentenza.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Rufino Rebonus notaio.
34
Richiesta di documento
1274 luglio 31, Piacenza
Tedaldo Sapalavagius di Vigolzone, in presenza di Francesco Milio console
di giustizia di banconovissimo, chiede che gli sia consegnato il documento
tratto dell’imbreviatura del notaio Guidone Pulvino che riguarda tale permuta:
1264 dicembre 6, Piacenza
Tedaldo Sapalovagius di Vigolzone dà a titolo di permuta a Gerardo, abate
del monastero di S. Sepolcro, una pecia di terra di 9 pertiche, posta nel territorio
di Colonisio detto Roveraschum; l’abate dà in cambio a Tedaldo una pecia di
terra di 6 pertiche, di proprietà del monastero che Gerardo di Rolando tiene in
affitto, posta sotto al borgo di Vigolzone dove si dice Valle di Streva.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
piacenza, [A].
22

Guizzarlo di Pigazzano notaio.
Segue copia autentica del notaio Gifredus Betlotus in data 1286 novembre
12, Piacenza.
35
Carta permutationis
1276 gennaio 13, Piacenza
Alberico, abate del monastero e i monaci di S. Sepolcro, a nome del
monastero, dà a Caracio Braccioforte, a titolo di permuta una chiusura di terra,
posta nel borgo di Centora che misura 9 pertiche, delle quali 6 pertiche con una
casa paleata le tiene e le lavora, a nome della chiesa, Ulimis e le altre 3 pertiche
le ha e le lavora Alberto Tefoldus per la chiesa. Ugualmente dà una pecia di
terra coltivata, seminata a spelta, posta in Cerreto che misura 4 iugeri. Caracio
dà in cambio al monastero 35 pertiche di terra coltivata posta in Centora, nel
luogo detto Baldimento, la quale acquistò da Raro rre, figlio del fu Bernardo di
Castronovo, come è contenuto nell’imbreviatura fatta dal notaio Pagano di
Roncarolo e una pecia di terra coltivata posta nel luogo detto Baldimento,
seminata a frumento che misura 17 pertiche.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi eConfraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Petrus Curtus notarius.
36
Lite
1280 ottobre 22
Lite contestata tra Roglerio monaco e sindaco del monastero di S. Sepolcro
da una parte e dall’altra Enrico Spinazatum procuratore di Bernardo Cassolo di
Albarola, riguardo a questo libretto, la cui forma è: il monaco Roglerio, sindaco
e procuratore del monastero, contro Bernardo Cassolo di Albarola, dice che lo
stesso Bernardo tiene e possiede una pecia di terra coltivata che misura 6
pertiche, nel territorio di Grazzano, nel luogo detto Stradella Marchexana. La
quale pecia di terra è indivisa all’interno di una pecia di terra retochata che
misura in tutto 16 pertiche e 6 tavole. La quale pecia di 6 pertiche il sindaco del
23

monastero dice che pertiene allo stesso monastero per diritto di proprietà e
perciò chiede al detto Bernardo, a nome del monastero, che consegni la predetta
terra libera da lui, coi frutti ricavati da 12 anni. Detto Enrico contesta a nome di
Bernardo che né lui né Bernardo sono tenuti alle predette cose e non devono
farle.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, rt. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
37
Lite
1280 dicembre 7, Piacenza
Roglerio, monaco e sindaco del monastero di S. Sepolcro, nella causa che ha
con Bernardo Caxollo di Albarola riguardo a una pecia di terra coltivata che
misura 6 pertiche posta in Grazzano, nel luogo detto Stradella Marchexana,
dichiara che Bernardo possiede questa pecia che si trova indivisa all’interno di
una pecia di terra di 16 pertiche e 6 tavole. A ciò Bernardo ribatte di non avere
la pecia di 6 pertiche che ha i confini dichiarati dall’abate e di avere una pecia
di terra ma non posta nella pecia di 16 pertiche e 6 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
38
Carta investiturae ad fictum
1282 marzo 8, Piacenza
Alberico, abate di S. Sepolcro, ricevendo per l’investitura 12 denari
piacentini, investe Gebonum, figlio del fu Giacomo Mondano, a titolo di affitto
perpetuo, di tre pecie di terra: una pecia coltivata retochata, posta in Grazzano
presso Stradella Marchexana o presso Rivo Carbonario, che misura circa 26
pertiche e mezzo, una pecia di terra retochata presso la Strada Mulateria di 50
pertiche e 18 tavole, una con casa-menti posta in Borgo di Gragnano, che
misura 3 pertiche e 18 tavole, una presso strada Caxanum di 15 pertiche e 4
tavole retochata; Gebonum paga come affitto ogni anno a ferragosto 5 sestari di
24

frumento e 5 di segale e 2 soldi piacentini e la quarta parte di una buona benna
di rape alla festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A]
Notaio Giorgio Bellotus.
39
Carta permutationis
1284 marzo, Piacenza
Alberico, abate del monastero, col consenso dei monaci, dà a titolo di
permuta a Palmerio de Furnaria 9 pertiche di terra coltivata castagnaria poste
nel territorio di Vigolzone in Campo Grande o presso Rivum Carbonarium, nel
luogo detto Canale di Settima. Palmerio dà in cambio al monastero 9 pertiche e
9 tavole di terra retochata poste in Colonisio, nel luogo detto Podia, e 1 pertica
di terra coltivata, posta in ******.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Rufinus Muxinus notarius.
40
Confessio
1285 novembre 11, Piacenza
Su istanza di Roglerio di Viuzano e di Novello di Lapata, monaci e sindaci
del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, a nome di Alberico di Bonoavere,
abate del detto monastero, Gerardo Savino di Vigolzone giura, su mandato di
Azzone Podixi console di giustizia di banco nuovissimo, e dichiara possessi del
monastero posti in Vigolzone: una pecia di terra coltivata nel Luogo detto Rivo
Carbonario che misura 27 pertiche, una pecia di terra coltivata che misura 13
pertiche e 18 tavole posta vicino alla strada, una pecia di 8 pertiche posta nel
luogo detto Nucem Pigorum, una pecia di terra casamentata posta nel luogo
detto Cassa-men t u m che misura 2 pertiche meno 4 tavole, una pecia di terra
vineata posta nel luogo detto Vineam de Surno di 8 pertiche, una pecia di terra
25

prativa posta in Prato di Burgillo di 6 pertiche e 4 tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gandolfo Bigolo notaio.
41
Confessio
1285 novembre 13, Piacenza
Su istanza e richiesta di Rogrerio di Vuizano e di Novello Laporta, sindaci
del monastero, a nome di Alberico Bonoavere, abate del monastero, Giovanni
Mondano e Raynerio Monterarius di Grazzano, su mandato di Azone Podixio
console di giustizia di banco novissimo, dichiarano queste terre possedute dal
monastero di S. Sepolcro nel territorio di Grazzano: una pecia di terra coltivata
e retochata nel detto territorio, presso Stradella Marchexana, che misura 27
pertiche e 18 tavole, una pecia di terra che misura 40 pertiche e 12 tavole di
terra retochata, posta nel luogo detto Concarias.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gandolfo Bigolo notaio.
42
Carta.investiturae ad fictum
1288 maggio 11, Piacenza
Palmerio Burgaronus investe a titolo di affitto perpetuo Giacomo Todisco di
Verano, detto Bonvicino, di tutta la decima e del diritto di decima che Palmerio
ha su una terra coltivata che misura 3 iugeri posta in Verano, nel luogo detto
Valle Recia, la quale lo stesso Giacomo tiene in affitto dal monastero di S.
Sepolcro.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Giacomo de Ugiano notaio.
26

43
Carta investiturae ad fictum
1301 aprile 8, Piacenza
Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro, ricevendo per
l’investitura 5 soldi piacentini, investe a titolo di affitto perpetuo Mussa, moglie
di Petracio Bagnollo e Candida, moglie di Aroldo Cassuli di Settima, di una
pecia di terra coltivata in Vigolzone, posta nel luogo detto Casale di quelli di
Clausso, che misura 7 pertiche meno 4, dietro pagamento di 6 sestari di
frumento con una benna di bello e mondo ogni anno nella festa di S. Maria di
agosto.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A]
Obertun Gualdratus notarius.
44
Carta permutationis
1302 aprile 3, Piacenza
Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro, e i monaci Giacomo,
Lanfranco, Baynaldo, Pietro, Guidotto, danno a titolo di permuta a Isembardo
Filiciano, figlio del fu Oberto Filiciano chierico, 6 pertiche di terra coltivata da
una pecia del monastero posta in Centora, nel luogo detto Brayda. Isembardo dà
in cambio al monastero 6 pertiche di terra coltivata dalla pecia di sua proprietà
posta in Centora, nel luogo detto Basseria.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Carlo Agguario notaio.
45
Carta investiturae ad fictum
1305 agosto 12, Piacenza
27

Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, con il
consenso dei monaci del monastero, ricevendo per l’investitura un agnello,
investe a titolo di affitto per 29 anni Pietro de Rolandis di Collonissio delle
seguenti terre: una pecia di terra coltivata posta in Collonissio, nel luogo detto
Stradella in Rovegiasio, che misura 11 pertiche e 3 tavole; una pecia di terra
coltivata retochata in due parti, posta nel medesimo territorio, che misura 39
pertiche; una pecia di terra coltivata, posta in Mo r t i c i i s che misurai 8
pertiche; una pecia di terra coltivata posta in Vigolzone, nel luogo detto in
Valle, che misura 3 pertiche. Fissano come prezzo d’affitto 4 moggia e 4 staia
di frumento con una benna di bello, secco e mondo, da consegnare alla festa di
S. Maria di agosto.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Iohannes Oddolamis notarius.
46
Carta investiturae ad fictum
1305 ottobre, 16 Piacenza
Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro, a nome del
monastero, investe Ingeramo de Filiismichaelibus,che promette all’abate di
migliorare e bonificare questa terra, di una pecia di terra coltivata posta in
Grazzano, nel luogo detto Ortum Mondanorum, che misura 11 pertiche; una
pecia di terra coltivata presso Sanctum Caxanum, che misura 4 pertiche; una
pecia di terra coltivata persso tradella Marchexana che misura 7 pertiche,
ugualmente di un casale che misura 1 pertica presso Cassali Mondanorum su
cui è una casa coppata e murata di terra battuta, all’affitto annuo di 5 staia e 1/4
di frumento, 5 staia e 1/4 di segale e nomine condicionis 22 denari e 1/4 di
benna di rape.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Baxano de Burigacio notaio.
28

47
Carta venditionis
1308 febbraio 8, Piacenza
Tommaso Catarius notaio, ricevendo 20 denari piacentini da Giacomo de
Furnaria, figlio di Oberto, fa vendita, cessione, restituzione allo stesso Giacomo
dell’affitto annuo di 1 moggio di bel frumento con una benna alla festa di Santa
Maria di agosto che Giacomo de Furnaria rendeva a Tommaso per 7 pertiche di
terra da una pecia di 18 pertiche posta in Vigolzone, nel luogo detto ad
Nucetum e di queste 7 pertiche Giacomo fece vendita a Tommaso, come è
contenuto nei documenti di vendita fatti dal notaio Azone di Valdetario, in data
1305 indit. III sabato 28 maggio; di ciò Tommaso promise di fare restituzione,
come è contenuto nei documenti di vendita, d’affitto e promessa fatti dal notaio
Azone di Valdetario in data indic. III sabato 28 maggio.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A]
Giovanni Vacheta notaio.
48
Divisione
1318 novembre 11, Piacenza
Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro, e Oberto della Mussa
canonico della chiesa di S. Antonino, sindaco e procuratore del Capitolo della
chiesa, dividono quattro pecie di terra coltivata che il monastero e la chiesa
possiedono in comune, poste in Grazzano: una pecia di terra coltivata e
casamentata, posta in Canale, che misura 7 pertiche, 12 tavole e 8 piedi, la metà
verso est assegnata per sorte alla chiesa di S. Antonino, la metà verso ovest al
monastero di S. Sepolcro; una pecia posta in Campo di Mezzo che misura 11
pertiche e 21 tavole, la metà verso est è assegnata dalla sorte alla chiesa di S.
Antonino, la metà verso ovest al monastero di S. Sepolcro; una pecia posta in
Concatiis, che misura 5 pertiche e 6 tavole, la metà verso sud è assegnata dalla
sorte alla chiesa di S. Antonino, la metà veso nord al monastero di S. Sepolcro;
una pecia di terra vineata posta in borgo di Graziano che misura 1 pertica, 14
tavole e 5 piedi, su cui c’è un forno, la metà verso est assegnata per sorte alla
chie-sa di S. Antonino, la metà verso ovest al monastero di S. Sepolcro.
29

Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gabriele de Mussis notaio.
49
Procura
1318 novembre 11, Piacenza
II Capitolo della chiesa di S. Antonino, nella persona del canonico Giovanni
Cupallata e vicario di Sucino de Avergnatis, preposto di detta chiesa, fanno
sindaco procuratore Oberto della Mussa per tutti i documenti per la divisione di
otto pecie di terra coltivata posta in Graziano.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gabriele de Mussis notaio.
50
Divisione
1318 novembre 11, Piacenza
Tommaso Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro, e Oberto della Mussa
canonico della chiesa di S. Antonino, sindaco e procuratore del Capitolo della
chiesa, dividono quattro pecie di terra coltivata che il monastero e la chiesa
possiedono in comune, poste in Grazzano: una pecia di terra coltivata e
casamentata, posta i n Canale, che misura 20 pertiche, 12 tavole e 8 piedi con
una casa cuppata e gradizzata, la metà verso est è assegnata per sorte alla chiesa
di S. Antonino, la metà verso ovest al monastero di S. Sepolcro. Una pecia
posta in Concatiis, che misura 19 pertiche e 5 tavole, la metà verso est è
assegnata per sorte alla chiesa di S. Antonino, la metà verso ovest al monastero
di S. Sepolcro; una pecia posta in Campo Medio, che misura 9 pertiche e 11
tavole, la metà verso sud è toccata in sorte al monastero di S. Sepolcro, la metà
verso nord è toccata in sorte alla Chiesa di S. Antonino; una pecia presso Rivo
Carbonario, che misura 20 pertiche e 2 tavole e mezzo, la metà verso nord è
toccata in sorte alla chiesa di S. Antonino, la metà verso sud al monastero di S.
Sepolcro.
30

Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Gabriele de Mussis notaio.
51
Carta investiturae ad fictum
1333 febbraio 16, Piacenza
Oberto, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, investe a titolo di
affitto per 29 anni Guglielmo Mondano, Gerardo e Giovanni, figli del fu Pietro
Mondano di Grazzano, di una pecia di terra che misura 1 pertica casamentata
con una casa coppata e de pastonis, posta in capo di borgo Grazzano verso
Piacenza, ricevendo per l’investitura 6 buoni capponi e concordando l’affitto di
11 denari e mezzo piacentini da pagare ogni anno alla festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Francesco de Surdis notaio.
52
Carta investiturae ad fictum
1335 febbraio [22], Piacenza
Lanfranco Todisco di Verano detto Bonvicino, figlio del fu Giacomo,
ricevendo per l’investitura 8 libbre piacentine, investe a titolo di affitto per
mille anni Oberto, abate del monastero di S. Sepolcro e i monaci Lanfranco
Toxum, Oberto Danedum, Rufino Cistonum, Rondana, che agiscono a nome
del monastero di S. Sepolcro, di tutta la decima di 3 iugeri di terra coltivata in
Verano, nel luogo detto Valle Regia. Lanfranco dice che questa decima spetta e
riguarda lui per l’investitura in Giacomo, suo padre, fatta da Palmerio
Bulgaronum notaio, nel documento scritto da Giacomo di Ugiano e imbreviato
da Oberto di Cogno notaio nel 1288 maggio 11. Ugualmente di una pecia di
terra coltivata di 12 pertiche posta in capo di borgo Verano, nel luogo detto ad
Crosam, e di una pecia di terra coltivata posta nel luogo detto Stradella che
misura 13 pertiche. L’abate e i monaci promettono di pagare a Lanfranco e ai
31

suoi successori un affitto di 4 denari piacentini l’anno per 1000 anni nella festa
di ferragosto, al patto che se non sarà cercato l’affitto, il monastero non sia
pregiudicato da queste terre.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Francesco de Surdis notaio.
53
Sentenza
1346 maggio 11, Piacenza
Il giudice Paolo de Nuto, assessore del podestà di Piacenza Ottorino Burro e
Filippino de Meioratis, giudice e assessore del podestà di Piacenza Giovanni di
Borxano chiedono di redigere in pubblica forma gli atti del notaio Pietro de
Rebuffis il primo in data 1346 febbraio 14, l’altro 1346 marzo 31, il contenuto
dei quali è al seguente: al giudice Paolo de Nuto ordina a Pietro de Canale di
porre in tenutam et corporalem possessionem Bartolomeo Bocardo, sindaco e
procuratore dell’abate di S. Sepolcro, di una pecia di terra coltivata posta in
Grazzano nel luogo detto Planis di Rivo Carbonario verso Stradella
Marchexana, che misura 14 pertiche e 10 tavole; di una pecia di terra presso
Orto Mondanorum vicino a Stratam Mulateriam che misura 21
pertiche e 25 tavole; di una pecia di terra presso Paliolas de Subtus che misura 9
pertiche e 12 tavole; di una pecia di terra casamentata con una casa cupata e
murata de pastoni bus e con una cascina paleata con corte. II giudice Filippino
de Meioratis comandava Giovanni Garcius di porre in tenutam et corporalem
possessionem Guglielmo de Cogno, priore della chiesa di S. Giacomo di Ponte
Albarola, sindaco e procuratore dell’abate di S. Sepolcro, di una pecia di terra
coltivata retochata in parte posta in Grazzano, nel luogo detto in Planis di Rivo
Carbonario che pone capo a Stradella Marchexana e misura 14 pertiche e 10
tavole; di una pecia di terra casamentata con una casa cupata e murata de
pastonibus e una cascina paleata con corte che misura circa 1 pertica e 21
tavole.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [A].
Oddone Ferarius di Sariano notaio.
32

54
Carta locationis
1355 aprile 22, Piacenza
Oberto, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, col consenso dei
monaci del monastero, concedono a titolo di locazione per 9 anni a Giovanni
Garberio, figlio del fu Giovanni Garberio di Tanascha che ora dimora in
Vigolzone, 2 pertiche e 9 tavole di terra coltivata e prativa da una pecia di terra
coltivata e prativa che misura complessivamente 26 pertiche, posta in
Vigolzone, nel luogo detto Rivo Carbonario, stabillendo come prezzo di affitto
5 soldi e 7 denari piacentini da pagare ogni anno alla festa di S. Martino.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [AI.
Bartolomeo Ad obatus notaio.
55
Nomina di arbitri
1355 giugno 18, Piacenza
Oberto Fontana, abate del monastero di S. Sepolcro di Piacenza, e
Guglielmo Cambellus, sindaco del monastero da una parte e dall’altra Ulmerius
Mancasolla, figlio del fu Giacomo, a nome anche di Francesco Mancassolla,
suo fratello e di Ludovico Fontana figlio del fu Goffredo, che dichiarano di
avere più di 25 anni, e Opizello e Cabrioto Fontana, a nome della madre
Franceschina, si affidano a Obertino Arcelli, Lanfranco Fontana e Giacomo
Garcutum come compositori e arbitri di ogni controversia sul corso d’acqua del
rivo vecchio macinatorio di Gragnano che esce dal fiume Creine e scorre per il
territorio di Rivalta, Tuna, Casaliggio, Gragnano, Gragnano sotto, Centora,
Rottofreno, Santimento, Calendasco.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [AI.
Gabriele Ferarius di Sariano notaio.
33

56
Citatio
1356 febbraio 12, Piacenza
Guido de Conradis e Tridino Vettelen, vicario diocesano del vescovo conte
di Piacenza Pietro, Giacomo Ferar[ius] della chiesa di Piacenza e Leonardo de
Arcelis della chiesa di S. Antonino di Piacenza, come è contenuto nel
documento redatto dal notaio Azone Pelizario, prepositi subesecutori
commissari deputati da Simone de Budhitia, uditore del papa, per fare una
citazione dell’abate e del convento del monastero di S. Sepolcro di Piacenza,
vista un’appellacione fatta da quelli, la consegnano a Oberto Malvicini Fontana,
abate del monastero di S. Sepolcro, ordinando che fosse fatto un pubblico
documento, alla presenza di Giovanni de Groppo, che agisce a nome dei vicini
della parrocchia di S. Nazzaro di Strada Levata di Piacenza e presentò le lettere
del detto Simone, in forza delle quali ci fu suddetta citazione, diciarando
tuttavia di non aver mai visto e di non avere il documento della procura.
Orig. in ASPR, Parma, Fondo Conventi e Confraternite, n. 8, S. Sepolcro di
Piacenza, [AI.
Petrus Crosus imperiali auctoritate notarius publicus.
34

LUOGHI
Albarola 36; 37; 53
Baldimento 10; 25; 30; 31; 32; 35
Basseria 44
Beccaria 17
Braidis 7
Brayda 44
Burioni 14
Calendasco 55
Campo di Mezzo 48
Campo Grande 17
Campo Medio 21
Campum Ubaldi 3
Canale 28; 39; 48; 50; 53
Casale 7; 10; 43; 46
Casale de Vecis 10
Casaliggio 55
Cassali Mondanorum 46
Cassamentum 40
Castegnales 22
Castelnuovo 18
Caxanum 38; 46
Centora 1; 5; 9; 10; 12; 13; 15; 16;
17; 24; 25; 26; 28; 29; 30; 31; 32;
35; 44; 55
Cepata 7
Cerreto 17; 35
Cervoli 4; 6
Clauso Patarorum 9
Clausso 43
Clausum de Strata 7
Clozanum 2
Colonisio 19; 22; 27; 34; 39
Concatiis 7; 48; 50
INDICE ANALITICO
(I numeri indicano il documento corrispondente)
35
Concharias 20; 21; 41
Corneliano 17
Creine, fiume 55
Crosam 52
Crosas de Vurzano 7
Felicianis 28
Foppa 26
Glarile 11
Gragnano 13; 14; 33; 38; 55
Grazzano 3; 4; 6; 7; 20; 21; 22; 23; 36;
37; 38; 41; 46; 48;,49; 50; 51; 53
Lapata 40
Linalem 17
Linalibus de Vurzano 7
Loçiam Veterem 33
Loza 14; 28; 29
Loza Vetula 14
Molie Sottane 26; 28; 29
Monte Ventano 16
Morticiis 45
Nucem Pigorum 40
Nucetum 47
Olices 7
Ortum Mondanorum 46; 53
Paliolas de Subtus 53
Petra Çavurna 6
Planfis 53
Podia 39

Pradellis 7
Prato di Burgillo 40
Pratum Misericordiae 17
Revegiasium 19
Rivalgiasium 29
Rivalta 24; 55
Rivo Filiciani 26
Rivum Carbonarium 7; 21; 22; 38; 39; 40;
50; 53; 54
Rivum Lombrigarium 22
Rizzolo 9;
Roncarolo 1204;; 35;
Rottofreno 55
Roveraschum 34
San Cassiano 7
San Pietro 9; 10; 26; 28
Sancta Mustiola 13; 14
Santimento 55
Sariano 55
Serato 26
Settima 7; 39; 43
Solarolo l l
Strada Levata (via Taverna) 56
NOTAI
Adobatus, Bartolomeo 54
Agguario, Carlo 44
Aimonus, Iacobus 5; 6; 7; 8; 12; 15
Bellotus, Georgius 18; 38
Bellotus, Gifredus 34
Bergondius 9
Bigolo, Gandolfo 40; 41
Blancus, Gerardus 18
Bonusvicinus 2; 3
Bulgaronum, Palmerio 52
36
Stradella 7; 21; 22; 36; 37; 38; 41; 45; 46;
52; 53
Stradella in Rovegiasio 45
Stradella Marchesana 7; 21; 22; 36; 37;
38; 41; 46; 53
Strata Mulateria 21; 38; 53
Tanascha 54
Trebbia 26
Tuna 55
Valle 34; 42; 45; 52
Valle Recia 42; 52
Verano 42; 52
Vico Iustino 17
Vigolzone 2; 18; 19; 34; 39; 40; 45; 47;
54
Villò 18
Vineam de Surno 40
Viurçano 18
Viustino 29; 30; 31
Viuzano 40
Vuizano 41
Vurzano 7
Bulzo, Giuseppe 27
Catarius,Tommaso 47
Crosus, Petrus 56
Curtus, Petrus 35
de Burigacio, Baxano 46
de Dertona, Guillielmus 16
de Lombardo, tacobus 13
de Mixano, Iohannes 25
de Mussis, Gabriele 48; 49; 50

de Rebufis, Petrus 53
de Safignanus, Albertus 19
de Surdis, Francesco 51; 52
de Ugiano, Giacomo 42; 52
di Cogno, Oberto 52
di Pigazzano, Guizzardo 34
di Tevigi, Raynaldo 29; 31; 32
di Valdetario, Azone 47
di Villò, Alberto 18
Ferarius, Gabriele 55
Ferarius, Oddone 53
Furnarius, Opizo 20; 21; 22; 23;
26
Gualdratus, Obertus 43
Guidonis, Iulianus 24
Iohannes 4
Muxinus, Rufinus 39
Muzzinus, Rufinus 14
37
Oddolamis, Iohannes 45
Pecius, Petrus 11
Pelizario, Azone 56
Pescha, Gandulfus 14
Pulvino, Giovanni 33
Pulvino, Giuliano 25
Pulvino, Guidone 17; 30; 34
Rebonus, Rufino 33
Salimbeni, Guidone 18
Taliaferri, Leonardo 10
Teudaldus 1
Vacheta, Giovanni 47
Ziliano, Pietro 28