Le origini della leggenda - RunaBianca.it
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MEGALITISMO: LA SCIENZA SACRA<br />
INDAGINI: IL FANTASMA DI AZZURRINA<br />
PIRAMIDI BOSNIA: INCREDIBILI SCOPERTE<br />
ARCHEOLOGIA<br />
STORIA<br />
ANNO I<br />
AGOSTO 2011<br />
SCIENZA<br />
E MISTERO OMAGGIO<br />
RE ARTÙ<br />
ITALIANO<br />
<strong>Le</strong> <strong>origini</strong> <strong>della</strong> <strong>leggenda</strong><br />
IN QUESTO NUMERO: 21 ARTICOLI 14 NEWS 8 LIBRI 7 VIDEO 5 SITI WEB<br />
163<br />
PAGINE<br />
2
SOMMARIO AGOSTO 2011 | N.2<br />
Ed<strong>it</strong>oriale<br />
News<br />
Video<br />
Libri<br />
S<strong>it</strong>i web<br />
Mostre & eventi<br />
PERLE DI SAGGEZZA<br />
La Scienza dell’Universo<br />
di Lilly Antinea Astore<br />
5<br />
7<br />
19<br />
21<br />
25<br />
27<br />
29<br />
LA BIBBIA SVELATA<br />
Dalle traduzioni letterali <strong>della</strong><br />
Bibbia ricaviamo che non<br />
ci hanno raccontato tutto e<br />
nemmeno il vero<br />
di Mauro Biglino<br />
35<br />
I SENTIERI DI OGMA<br />
I Druidi e il magico potere di<br />
una sapienza perduta<br />
di Fabio Truppi<br />
39<br />
ARTICOLI<br />
Piramidi bosniache: scoperta<br />
una struttura sotterranea<br />
unica al mondo<br />
La storia dei popoli europei può essere riscr<strong>it</strong>ta<br />
di Vincenzo Di Gregorio<br />
43<br />
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
<strong>Le</strong> vicende che han fatto nascere la <strong>leggenda</strong><br />
di re Artù<br />
di Mario Moiraghi<br />
55<br />
Castello di Montebello:<br />
Il mistero di Azzurrina<br />
Parapsicologia e percezioni extrasensoriali si<br />
incontrano<br />
di Michele Morettini<br />
RUBRICHE<br />
63<br />
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />
Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
La scoperta <strong>della</strong> più antica chiesa cristiana.<br />
Parte II<br />
di Gabriele Rossi Osmida<br />
71<br />
Ai piedi di Sai Baba<br />
Quel mattino seduta nel Tempio a Wh<strong>it</strong>field...<br />
di Tullia Parvathi Turazzi<br />
79<br />
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
Lo spazio importante all’interno del quale vivere<br />
di Alessandro Bertirotti<br />
La riscoperta del Nuovo<br />
Mondo<br />
La potenza dimenticata del sacro nome<br />
“America”<br />
di Claudio Piani e Diego Baratono<br />
Terra di nessuno<br />
Il mistero, più spir<strong>it</strong>uale e molto meno<br />
fenomenico<br />
di Nikola Duper<br />
83<br />
89<br />
95<br />
Il Diluvio Universale e la<br />
<strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
Gli <strong>it</strong>aliani in prima linea nella ricerca sul campo<br />
di Francesco Arduini<br />
99<br />
La lettera T ed il suo significato<br />
nel sacro primordiale<br />
Alla ricerca di significati perduti <strong>della</strong> nostra<br />
storia<br />
di Enrico Calzolari<br />
109<br />
Il mistero dei Teschi di<br />
Cristallo<br />
La <strong>leggenda</strong> sui misteri dell’origine <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a<br />
di Giuseppe Di Stadio<br />
113<br />
Alieni e Bibbia<br />
L’energia magnetica emanata da qualsiasi corpo<br />
di Marco Marafante<br />
Il segreto dell’uomo<br />
v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
La geometria generatrice<br />
di Alfonso Rubino<br />
117<br />
123<br />
2 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
AGOSTO 2011 | N.2<br />
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong><br />
precessione degli equinozi<br />
Nelle piramidi di Teotihuacan (Messico) e<br />
Giza (Eg<strong>it</strong>to)<br />
di Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
133<br />
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle<br />
interferenze mentali. Presentazione di un<br />
caso. Parte II<br />
139<br />
di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Radioestesia e lettura<br />
dell’Universo<br />
L’energia magnetica emanata da qualsiasi corpo<br />
di Stefano Delle Rose<br />
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
Funzione e ragione ultima di questa<br />
dimensione dello spir<strong>it</strong>o<br />
di Hoseki Vannini<br />
La “Scienza Sacra” dei<br />
costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
Parte I<br />
di Marisa Grande<br />
Anticipazioni Runa Bianca<br />
numero 3 settembre 2011<br />
145<br />
149<br />
155<br />
163<br />
Tutti i dir<strong>it</strong>ti di riproduzione degli articoli<br />
pubblicati sono riservati. Manoscr<strong>it</strong>ti e originali,<br />
anche se non pubblicati, non si rest<strong>it</strong>uiscono.<br />
Il loro invio implica il consenso gratu<strong>it</strong>o<br />
alla pubblicazione da parte dell’autore. È vietata<br />
la riproduzione anche parziale di testi, e<br />
fotografie, documenti, etc. senza il consenso<br />
scr<strong>it</strong>to dell’autore e <strong>della</strong> rivista Runa Bianca.<br />
La responsabil<strong>it</strong>à dei testi e delle immagini<br />
pubblicate è imputabile ai soli autori.<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
Lilly Antinea Astore<br />
Enrico Baccarini<br />
Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Per contattare la redazione,<br />
collaborare, segnalare libri,<br />
eventi potete scrivere a<br />
redazione@runabianca.<strong>it</strong><br />
www.runabianca.<strong>it</strong><br />
Alessandro Bertirotti<br />
Alfonso Rubino<br />
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Enrico Calzolari<br />
Fabio Truppi<br />
Francesco Arduini<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
Giulia M. D’Ambrosio<br />
Giuseppe Di Stadio<br />
Hoseki Vannini<br />
Marco Marafante<br />
Mario Moiraghi<br />
Marisa Grande<br />
Mauro Biglino<br />
Michele Morettini<br />
Nikola Duper<br />
Stefano Delle Rose<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
SOMMARIO<br />
COMITATO REDAZIONALE<br />
HANNO COLLABORATO<br />
SVILUPPO E PROGETTO GRAFICO<br />
Runa Bianca 3
Sulle tracce di Noè<br />
Angelo Palego e la Montagna dell’Arca<br />
Francesco Arduini<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
La ricerca <strong>it</strong>aliana dell’Arca<br />
Libro-intervista con l’intento di esporre in maniera sistematica le<br />
informazioni e i risultati che ha raggiunto in più di venticinque anni<br />
di ricerche sul monte Ararat.
EDITORIALE<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
Non c’è due senza tre...<br />
Siamo al terzo numero di Runa Bianca<br />
(anche se il numero 0 ho il sospetto<br />
abbia rovinato per sempre la cronologia).<br />
Anche questa volta vi sono grandi nov<strong>it</strong>à,<br />
grandi nomi e grandi contenuti. Il mese<br />
di luglio ha visto lo scendere in campo <strong>della</strong><br />
nostra redazione non solo come testata “giornalistica”<br />
ma come vera protagonista <strong>della</strong> ricerca.<br />
Dopo l’ultimo articolo pubblicato sulle<br />
piramidi bosniache, abbiamo deciso di recarci<br />
sul posto con alcune attrezzature per indagini<br />
non invasive, al fine di renderci conto personalmente<br />
su alcune delle ricerche che stavano<br />
svolgendosi in Bosnia. Con nostra grossa<br />
sorpresa ci siamo imbattuti in una “anomalia”<br />
molto particolare posta nel sottosuolo dei<br />
tunnel di Ravne. Il sospetto che sia una sepoltura<br />
di personaggi molto importanti verrà<br />
confermato solo dopo che saranno conclusi<br />
gli scavi archeologici, che son sub<strong>it</strong>o iniziati.<br />
Runa Bianca ha immediatamente emesso un<br />
comunicato stampa a cui è segu<strong>it</strong>o un articolo<br />
molto dettagliato, e forse prolisso. Ce ne<br />
scusiamo, ma abbiamo r<strong>it</strong>enuto che la scoperta<br />
sia di portata storica, anche solo per il<br />
tipo di “struttura” che rimane, qualsiasi sia la<br />
sua funzione, un unicum mondiale a livello<br />
archeologico. Per la prima volta a Visoko si<br />
potrà disporre di materiale sicuramente databile<br />
che servirà per scrivere o riscrivere un<br />
pezzo importante <strong>della</strong> storia europea. Ai primi<br />
di settembre a Sarajevo verrà tenuta una<br />
conferenza sui risultati dei lavori effettuati in<br />
questo anno presso le piramidi bosniache.<br />
Ci auguriamo che per quella data si avrà una<br />
chiara e dettagliata relazione sulla vera natura<br />
di questa struttura. In questo mese abbiamo<br />
anche implementato i mezzi comunicativi<br />
<strong>della</strong> Runa Bianca. Si è voluto creare una<br />
sezione video da affiancare agli articoli scr<strong>it</strong>ti.<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Vincenzo Di Gregorio<br />
Il nostro intento è cercare di comunicare con<br />
suoni e immagini alcune emozioni che non si<br />
possono trasmettere con la “carta stampata”.<br />
L’esperimento di questo mese è stato applicato<br />
su due articoli: quello <strong>della</strong> “spada nella<br />
roccia” di San Galgano, e quella dell’anomalia<br />
rinvenuta a mezzo di un georadar nei tunnel<br />
di Ravne. Nel video di San Galgano si è pensato<br />
di comunicare la storia “umana” dello scr<strong>it</strong>tore,<br />
raccontando il suo percorso personale<br />
che lo ha portato da “semplice” ingegnere a<br />
storico prima e scr<strong>it</strong>tore medievalista dopo.<br />
Una ricerca lunga e sofferta che è durata oltre<br />
un decennio e che ancora oggi può riservare<br />
delle sorprese inaspettate… a volte indagare<br />
nel nostro passato diventa un modo per conoscere<br />
il nostro futuro. L’altro video riguarda<br />
la scoperta dell’anomalia bosniaca. In questi<br />
video, che vedono come soggetti due protagonisti<br />
di questa indagine, la cosa più notevole<br />
non è tanto l’eccezional<strong>it</strong>à dell’evento,<br />
quanto l’emozione dello stesso. Entrambi i<br />
video son stati girati quasi in diretta dentro i<br />
tunnel di Ravne a pochi minuti dall’individuazione<br />
dell’anomalia. La luce è quella di una<br />
torcia che si faceva passare da mano in mano,<br />
ed i sorrisi, la voce tremolante è la chiave di<br />
lettura del perché esiste questo eMagazine.<br />
Nessuna ricompensa economica attende uno<br />
solo dei protagonisti di quei video, ma solo la<br />
passione che quando raggiunge questi livelli,<br />
non può non portare frutto. La passione è<br />
il “fuoco sacro” che spinge<br />
tutti noi a fare sempre più<br />
e sempre meglio... e la qual<strong>it</strong>à<br />
alla lunga “paga” sempre.<br />
Quindi... buona lettura<br />
del numero di agosto <strong>della</strong><br />
Runa Bianca.<br />
Arch. Vincenzo Di Gregorio<br />
Runa Bianca 5
NEWS<br />
tempo di lettura 44 minuti<br />
<strong>Le</strong> notizie più interessanti dal web<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta tomba anomala<br />
presso la Piramide del<br />
Sole a Visoko in Bosnia-<br />
Erzegovina<br />
Il 22 luglio è stata scoperta una tomba,<br />
di una tipologia mai vista prima, all’interno<br />
di uno dei tunnel Ravne nei pressi<br />
<strong>della</strong> Piramide del Sole del famoso gruppo di<br />
piramidi scoperte nel 2005 a Visoko (Bosnia-<br />
Erzegovina).<br />
La Fondazione Bosniaca (Archaeological<br />
Park: Bosnian Pyramid of the Sun), che cura<br />
gli scavi sulle piramidi a Visoko, si avvale da<br />
poco più di un anno <strong>della</strong> collaborazione di<br />
un gruppo <strong>it</strong>aliano di ricerca (SB Research<br />
Group) cap<strong>it</strong>anato dal Prof. De Bertolis dell’univers<strong>it</strong>à<br />
di Trieste.<br />
La settimana scorsa la redazione di Runa<br />
Bianca è stata contattata dal Prof. De Bertolis<br />
per avvalersi <strong>della</strong> collaborazione dell’Arch.<br />
Vincenzo Di Gregorio e di alcune apparecchiature<br />
tra cui anche un georadar sofisticato<br />
costru<strong>it</strong>o nelle officine di Pisa.<br />
Già in passato negli stessi luoghi altri avevano<br />
tentato di scandagliare con dei georadar<br />
il terreno, ma con poca fortuna. Grazie invece<br />
al georadar in dotazione e con l’esperienza di<br />
Di Gregorio si è riusc<strong>it</strong>i ad individuare un’anomalia<br />
posta sotto il piano di calpestio di un<br />
tratto dei tunnel Ravne.<br />
Ad un primo esame la struttura rilevata<br />
potrebbe essere una sepoltura composta da<br />
due corpi posti a profond<strong>it</strong>à differenti: il primo<br />
a 1, 5 metri di profond<strong>it</strong>à ed il secondo a<br />
3 metri. Due camere sovrapposte interamente<br />
in pietra con una morfologia simile a due<br />
rombi, al loro interno il tracciato del georadar<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
mostra delle aree bianche corrispondenti ad<br />
aria. Si può presumere la presenza di due salme<br />
sospese nel mezzo. <strong>Le</strong> dimensioni delle<br />
sepolture risultano essere quelle canoniche<br />
di 1 x 2 metri circa. La profond<strong>it</strong>à dell’intero<br />
complesso però arriva a circa 4, 3 metri.<br />
Gli scavi sono iniziati il 25 luglio e sono<br />
tutt’ora in corso. Se venisse accertato che la<br />
struttura sia realmente una sepoltura doppia<br />
Runa Bianca 7
NEWS<br />
sarebbe un unicum nella storia dell’archeologia.<br />
La struttura a “rombi” contrapposti evidenziata<br />
dal tracciato del georadar, e illustrata<br />
da uno schizzo prospettico 3D indicativo, non<br />
è stata sinora mai osservata in un complesso<br />
funerario. Poiché la metodologia di sepoltura<br />
è strettamente connessa alla cultura del popolo<br />
che l’ha creata, questa particolarissima<br />
tomba potrebbe gettare luce su un periodo<br />
storico poco conosciuto e addir<strong>it</strong>tura su di un<br />
popolo probabilmente ancora sconosciuto.<br />
Da studi effettuati con tecniche non invasive<br />
dallo staff <strong>della</strong> redazione <strong>della</strong> rivista<br />
Runa Bianca è emerso altresì che la tomba è<br />
intatta, e quindi se arricch<strong>it</strong>a da un corredo funerario,<br />
lo stesso è in loco esattamente come<br />
è stato messo dai suoi costruttori. Lo studio<br />
del corredo funerario servirà, forse per la prima<br />
volta, per ottenere importantissime informazioni<br />
sugli utilizzatori dei tunnel di Ravne,<br />
del loro periodo, <strong>della</strong> loro cultura e <strong>della</strong> loro<br />
religione, che si sospetta fosse legata al culto<br />
<strong>della</strong> madre terra e per questo avessero scelto<br />
dei tunnel per deporre i loro personaggi di<br />
maggior spicco.<br />
Ai primi di settembre a Sarajevo verranno<br />
comunicati i risultati dei lavori effettuati<br />
quest’anno presso le piramidi bosniache, e la<br />
redazione di Runa Bianca con questa sua eccezionale<br />
scoperta, avrà un posto di rilievo in<br />
questo convegno.<br />
Per maggiori informazioni e aggiorna-<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
menti si può contattare la redazione di Runa<br />
Bianca all’indirizzo redazione@runabianca.<br />
<strong>it</strong> oppure vis<strong>it</strong>are il s<strong>it</strong>o www.runabianca.<strong>it</strong> e<br />
www.antik<strong>it</strong>era.net che seguiranno da vicino<br />
lo sviluppo <strong>della</strong> scoperta.<br />
Antik<strong>it</strong>era.net<br />
26 luglio 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperta nel Lazio antica<br />
montagna sacra<br />
Una montagna sacra nel cuore dell’Etruria,<br />
dove, nell’età del bronzo, si<br />
offrivano voti agli dei pagani e si<br />
bruciavano oggetti sacri in loro onore. Hanno<br />
portato alla luce questo gli archeologi<br />
dell’univers<strong>it</strong>à Sapienza di Roma e <strong>della</strong> soprintendenza<br />
ai Beni archeologici dell’Etruria<br />
meridionale sul monte Cimino, in provincia<br />
di V<strong>it</strong>erbo. La scoperta, «una delle più importanti<br />
<strong>della</strong> protostoria del Lazio», con reperti<br />
risalenti al 1000 a.C., è stata illustrata oggi sul<br />
luogo del r<strong>it</strong>rovamento in local<strong>it</strong>à La faggeta,<br />
a Soriano nel Cimino. Sulla somm<strong>it</strong>à del monte,<br />
a oltre mille metri di altezza, tra i faggi,<br />
negli ultimi tre anni l’equipe degli archeologi,<br />
coordinati dal professor Andrea Cardarelli,<br />
ha condotto gli scavi portando alla luce «una<br />
serie di stratificazioni di materiali derivanti da<br />
8 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Enrico Baccarini<br />
roghi cultuali».<br />
Una «chiara evidenza votiva», secondo il<br />
docente <strong>della</strong> Sapienza, perchè, spiega, «le<br />
attiv<strong>it</strong>à religiose del mille avanti Cristo passavano<br />
proprio attraverso il fuoco. Venivano<br />
bruciate offerte per gli dei: oggetti sacri, cibo<br />
o animali». Gli scavi stanno portando alla luce<br />
anche una recinzione muraria che circonda<br />
tutto il monte Cimino, anch’essa risalente<br />
all’età del bronzo. «Sono tante le domande<br />
che questi scavi ci hanno susc<strong>it</strong>ato - spiega<br />
Laura D’Erme <strong>della</strong> Sovrintendenza ai Beni<br />
archeologici dell’Etruria meridionale -: quali<br />
rapporti intercorrevano tra gli ab<strong>it</strong>anti del<br />
monte Cimino e la vicinissima comun<strong>it</strong>à di<br />
Soriano? La montagna era ab<strong>it</strong>ata dalla classe<br />
dominante? Era questo il punto di riferimento<br />
religioso dell’Etruria?». Entusiasta <strong>della</strong> scoperta<br />
il neo sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio<br />
Menicacci, che commenta: «Abbiamo un<br />
terr<strong>it</strong>orio ricco di reperti archeologici, dalla<br />
preistoria all’archeologia industriale. Questa<br />
è la terza campagna di scavi che continueremo<br />
a sostenere con risorse sempre maggiori.<br />
Ci stiano attivando affinchè i reperti restino<br />
a Soriano. Il mio sogno è realizzare su questa<br />
montagna un s<strong>it</strong>o archeologico aperto, che si<br />
possa vis<strong>it</strong>are e diventi un volano per il turismo<br />
<strong>della</strong> zona».<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
ANSA<br />
26 luglio 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Scoperto un mosaico sotto<br />
le Terme di Adriano<br />
Colle Oppio delle meraviglie. Un<br />
nuovo Apollo emerge dalle viscere<br />
del colle. Per Roma è un evento, un<br />
nuovo eccezionale r<strong>it</strong>rovamento a due passi<br />
dalla Domus Aurea, dal Colosseo e dall’area<br />
archeologica centrale. Un mosaico di grandi<br />
dimensioni.<br />
L’eccezionale manufatto è riaffiorato non<br />
lontano dall’affresco <strong>della</strong> «C<strong>it</strong>tà Dipinta», che<br />
era stato trovato nel criptoportico traianeo<br />
nel febbraio del 1998.<br />
L’area è ancora quella del fortunato tunnel<br />
traianeo, il mosaico ha al centro le figure<br />
di Apollo e delle muse. E proprio Apollo era<br />
il dio raffigurato in grande evidenza con una<br />
statua nell’affresco <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà ideale grande<br />
una decina di metri quadri.<br />
Siamo sotto la grande esedra del complesso<br />
termale ideato per Traiano nel 109 dell’era<br />
volgare dal geniale arch<strong>it</strong>etto Apollodoro<br />
di Damasco, la nuova scoperta riguarda con<br />
tutta probabil<strong>it</strong>à un edificio precedente l’impianto<br />
traianeo.<br />
È toccato agli archeologi <strong>della</strong> sovrintendenza<br />
comunale guidati da R<strong>it</strong>a Volpe, che<br />
hanno in carico questa zone del sottosuolo<br />
traianeo adiacente alla Domus Aurea, sco-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 9
NEWS<br />
prire il gioiello del criptoportico. Il mosaico,<br />
proprio come il celebre affresco di «Apollo<br />
e le muse Clio e Euterpe» (I sec.) conservato<br />
a Pompei, o l’antico frontone del tempio di<br />
Luni conservato a Firenze, r<strong>it</strong>rarrebbe il dio<br />
<strong>della</strong> poesia e del Sole.<br />
“Ci sono altri dieci metri da scavare in profond<strong>it</strong>à<br />
– aggiunge Giovanni Caruso, l’altro<br />
archeologo del comune – Tutto questo fa<br />
parte di un edificio di età Flavia coetaneo <strong>della</strong><br />
Domus Aurea. Il piano di calpestio alla base<br />
insomma risale al 60 dell’era volgare. Sopra il<br />
criptoportico e il mosaico ci sono le terme di<br />
Traiano inaugurate nel 109 d.C.<br />
Il criptoportico che in età moderna aveva<br />
osp<strong>it</strong>ato una polveriera napoleonica è oggetto<br />
di fortunate indagini dalla seconda metà<br />
degli anni ’90.<br />
Fu lì infatti, nel febbraio del 1998, che in<br />
fondo alla lunga galleria di sessanta metri<br />
(larga otto) fu riportato alla luce il celebre<br />
affresco a volo d’uccello di una c<strong>it</strong>tà che fu<br />
presto defin<strong>it</strong>a «C<strong>it</strong>tà Dipinta» e che secondo<br />
l’immaginifico cr<strong>it</strong>ico d’arte Federico Zeri accorso<br />
a vederlo avrebbe potuto rappresentare<br />
perfino l’antica Londinum (Londra).<br />
L’affresco lasciò senza fiato la prima che<br />
lo vide, l’archeologa Elisabetta Carnabuci:<br />
la rappresentazione di una c<strong>it</strong>tà , con la sua<br />
cerchia di mura turr<strong>it</strong>e, mostrava sulla sinistra<br />
l’azzurro di un fiume attraversato da un ponte<br />
e con i camminamenti esterni.<br />
In basso un mausoleo dai toni dorati e una<br />
fila di case rosse, vicino un quadriportico colonnato<br />
e sul lim<strong>it</strong>e destro un tempio ed altri<br />
edifici su un’altura. Al centro <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà infine<br />
una statua dorata di dimensioni colossali posta<br />
all’incrocio tra due strade.<br />
E ancora: un teatro, accanto al quale ecco<br />
svettare una statua d’Apollo su alto basamento.<br />
Lo stesso dio raffigurato nel soggetto del<br />
mosaico appena scoperto, che segue di 6<br />
anni il rinvenimento di un altro importante<br />
pavimento a tessere.<br />
Per ulteriori informazioni vedere qui e qui,<br />
mentre questo è il link specifico del Ministero<br />
dei Beni Culturali.<br />
Il Fatto Storico<br />
31 luglio 2011<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Molte statue menhir trovate<br />
in un muro in Sardegna<br />
La sorprendente scoperta nella campagna<br />
sarda di un piccolo muro a secco<br />
fatto interamente di pietre erette rotte,<br />
molte delle quali scolp<strong>it</strong>e con figure umane<br />
stilizzate, potrebbe rendere il s<strong>it</strong>o presso<br />
Cuccuru e Lai, nei pressi di Samugheo, uno<br />
dei più importanti santuari preistorici dell’isola.<br />
Mauro Perra, archeologo direttore del<br />
Museo Villanovaforru, ha detto che il r<strong>it</strong>rovamento<br />
potrebbe essere importante come le<br />
statue del Monte Prama, una scoperta unica<br />
con enormi valori storici e scientifici.<br />
I menhir rotti risalgono all’età del rame,<br />
o circa 5000 anni fa, e si identificano perfettamente<br />
sul muro a secco, come essi sono<br />
stati spezzati probabilmente circa 70 anni fa,<br />
quando fu costru<strong>it</strong>o il muro.<br />
Gli archeologi iniziarono a studiare l’area<br />
negli anni novanta, quando fu fatto uno scavo<br />
nei pressi di una tomba di giganti a Paule<br />
Lutturi; poi, nell’agosto del 2008 hanno trovato<br />
una serie di statue-menhir (pietre erette<br />
scolp<strong>it</strong>e con tratti umani). Infine, in questo<br />
mese di luglio un nuovo scavo ha portato alla<br />
10 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Enrico Baccarini<br />
scoperta di circa 300 pezzi di pietre erette rotte.<br />
“Intorno al III millennio a.C., i menhir antropomorfi<br />
si diffusero in tutta Europa. In Sardegna<br />
si possono trovare a Mandrolisai, Barigadu,<br />
a Laconi e Isili - in ogni area hanno i propri<br />
tratti simbolici. Alcune delle pietre scoperte a<br />
Samugheo hanno scolp<strong>it</strong>i volti, figure umane<br />
stilizzate e rovesciate a forma di u e un fregio<br />
centrale, con una griglia o un disegno a spina<br />
di pesce, “ ha dichiarato Mauro Perra.<br />
Su alcune delle statue scoperte di recente<br />
c’è anche un pugnale intagliato. “Questo è tipico<br />
delle pietre scolp<strong>it</strong>e trovate nelle Alpi, “<br />
ha detto il signor Perra. “È lo stesso disegno<br />
trovato sui menhir <strong>della</strong> Lunigiana. “Questo<br />
significa che la Sardegna preistorica non era<br />
una piccola isola isolata, ma un luogo che era<br />
parte di un più ampio movimento culturale”,<br />
ha aggiunto.<br />
Alcuni dei simboli scolp<strong>it</strong>i sulle pietre trovati<br />
presso Cuccuru e Lai sono completamente<br />
diversi da quelli delle pietre di Laconi. “Il<br />
vero significato dei simboli è ancora sconosciuto,<br />
ma queste pietre erette possono ben<br />
essere marcatori terr<strong>it</strong>oriali, “ Perra ha detto.<br />
<strong>Le</strong> pietre più alte scoperte hanno circa 1, 20<br />
m di altezza, ma la stragrande maggioranza è<br />
malamente rotta. Ora l’obiettivo delle autor<strong>it</strong>à<br />
locali e <strong>della</strong> Soprintendenza Archeologica<br />
è di organizzare un laboratorio per consentire<br />
agli esperti di ripristinare le pietre rotte.<br />
Svelata la funzione del<br />
misterioso oggetto egizio<br />
recuperato nel 1906<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
L’Unione Sarda<br />
1 Agosto 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Un oggetto misterioso, recuperato da<br />
una tomba egizia, ha sconcertato gli<br />
archeologi per anni. L’oggetto è stato<br />
trovato nella tomba di Kha antico arch<strong>it</strong>etto<br />
egiziano che ha aiutato a costruire le tombe<br />
dei Faraoni ‘intorno al 1400 a.C. Nel corso<br />
degli anni è stato studiato nei minimi dettagli<br />
ma nessuno è stato in grado di determinare<br />
esattamente la funzione per cui il dispos<strong>it</strong>ivo<br />
fu creato, ma ora il fisico Amelia Sparavigna,<br />
Facoltà di Ingegneria del Pol<strong>it</strong>ecnico di<br />
Torino, susc<strong>it</strong>ando un mare di polemiche, ha<br />
sugger<strong>it</strong>o che potrebbe essere il più vecchio<br />
goniometro mai conosciuto al mondo. L’arch<strong>it</strong>etto<br />
Kha contribu<strong>it</strong>o a costruire le tombe<br />
dei faraoni durante la 18° inastia, intorno al<br />
1400 a.C. La sua tomba fu scoperta intatta nel<br />
1906 dall’archeologo Ernesto Schiaparelli a<br />
Deir-al-Medina, vicino alla Valle dei Re.<br />
Express News<br />
1 Agosto 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Ceramica lap<strong>it</strong>a trovata alle<br />
isole Fiji<br />
Per la prima volta, ceramica Lap<strong>it</strong>a è<br />
stata scoperta a Vanua <strong>Le</strong>vu, la seconda<br />
isola dell’arcipelago delle Fiji,<br />
un tempo conosciuta come l’Isola del legno<br />
di sandalo. La ceramica data al 1100 a.C. ed è<br />
stata trovata nell’Isola Vorovoro Island presso<br />
Labasa.<br />
L’archeologo capo del Museo di Fiji, Sepeti<br />
Matararaba, ha detto che si r<strong>it</strong>eneva che Bourewa<br />
in Nadroga fosse il primo insediamento<br />
umano delle Fiji, ma che questa nuova scoperta<br />
a Vorovoro indica che i primi ab<strong>it</strong>anti<br />
non si stabilirono solamente a Baurewa ma si<br />
dispersero, popolando anche Vorovoro. Matararaba<br />
ha aggiunto che un professore <strong>della</strong><br />
Simeon Fraser Univers<strong>it</strong>y con alcuni studenti<br />
sta compiento una raccolta in superficie <strong>della</strong><br />
ceramica a Vanua <strong>Le</strong>vu.<br />
Fiji Village e Antik<strong>it</strong>era.net<br />
1 agosto 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Luogo sacro dell’Età del<br />
Bronzo in Italia Centrale<br />
Archeologi <strong>it</strong>aliani hanno trovato una<br />
montagna sacra, dove gli Etruschi<br />
adoravano i loro dèi e bruciavano<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 11
NEWS<br />
oggetti consacrati in loro onore, nell’Età del<br />
Bronzo (3000 anni fa). Esperti <strong>della</strong> Soprintendenza<br />
Archeologica dell’Etruria meridionale<br />
e dell’Univers<strong>it</strong>à La Sapienza di Roma<br />
hanno scoperto il s<strong>it</strong>o sul Monte Cimino presso<br />
V<strong>it</strong>erbo, 80 km a nord di Roma. La scoperta<br />
è considerata una delle più importanti per la<br />
storia antica <strong>della</strong> region, con resti archeologici<br />
risalenti al 1000 a.C.<br />
Gli archeologi, diretti dal Professor Andrea<br />
Cardarelli <strong>della</strong> Sapienza, hanno condotto<br />
scavi sulla cima, a 1000 m di quota, per gli<br />
ultimi tre anni. Cardarelli ha detto che sono<br />
stati trovati numerosi materiai, connessi ai<br />
fuochi cultuali e ‘l’evidenza di offerte votive’.<br />
“<strong>Le</strong> attiv<strong>it</strong>à religiose, 1000 anni a.C., comportavano<br />
il sacrificio col fuoco, “ egli afferma. “<strong>Le</strong><br />
offerte erano bruciate in onore degli dèi - oggetti<br />
sacri, cibi o animali”. Sono stati trovati<br />
anche i resti di antiche mura che cingevano<br />
la montagna.<br />
“Questi scavi hanno sollevato parecchi interrogativi,<br />
“ dice Laura D’Erme <strong>della</strong> Soprintendenza<br />
archeologica. “Quali rapporti intrattenevano<br />
gli ab<strong>it</strong>anti del Monte Cimino con la<br />
vicina comun<strong>it</strong>à di Soriano? Forse la montagna<br />
era ab<strong>it</strong>ata dalla classe dirigente? Era un<br />
riferimento religioso per l’intera Etruria”?<br />
ANSA<br />
1 Agosto 2011<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Il comasco che rubò la<br />
“Gioconda”<br />
Chi ha portato la Gioconda in Francia,<br />
che ora il Louvre si rifiuta di<br />
prestare agli Uffizi? È radicata convinzione<br />
che sia stato Napoleone. E invece<br />
il celeberrimo dipinto è arrivato in Francia<br />
proprio con <strong>Le</strong>onardo, mentre muoveva<br />
alla volta di Francesco I al quale, nel 1517,<br />
l’avrebbe venduta per 4mila scudi d’oro.<br />
Ma <strong>della</strong> pista napoleonica era convinto un<br />
comasco, Vincenzo Peruggia, che voleva rest<strong>it</strong>uire<br />
Monna Lisa all’Italia. Giusto cent’anni<br />
fa decise di rubare il dipinto e ci riuscì. Era uno<br />
stuccatore e decoratore impegnato in restau-<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
ri proprio nel museo parigino con una squadra<br />
di operai del Comasco. Giustificò l’impresa<br />
quale naturale ed ovvia rest<strong>it</strong>uzione all’Italia<br />
di opere d’arte sottratte a suo tempo da<br />
Napoleone Bonaparte come bottino di guerra<br />
durante le sue campagne mil<strong>it</strong>ari in Italia.<br />
Ogni lunedì il Louvre era chiuso al pubblico,<br />
ma pieno di artisti autorizzati a copiare le<br />
opere dei grandi maestri, di cr<strong>it</strong>ici e di operai<br />
addetti alle manutenzioni. La mattina del<br />
21 agosto 1911 Peruggia esce di casa alle<br />
7.15, ev<strong>it</strong>ando la pettegola portinaia e passando<br />
poi sotto il naso del custode del museo,<br />
che sonnecchia, e punta al Salon Carrè.<br />
A passo sicuro e ignorando altri capolavori<br />
assoluti esposti nella galleria parigina - come<br />
quelli di Veronese, Rubens, Raffaello e Tiziano<br />
- si impadronisce lesto <strong>della</strong> Gioconda,<br />
appesa fra un Giorgione e un Correggio. La<br />
porta al piano di sopra attraverso una scala<br />
12 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Enrico Baccarini<br />
di servizio, toglie la cornice, nasconde la piccola<br />
tavola sotto il suo camiciotto da lavoro<br />
e torna a casa nella vicina Rue de l’Hôp<strong>it</strong>al<br />
Saint Louis. Lì nasconde il dipinto sotto il<br />
piano di un tavolino grande poco più dell’opera<br />
(77x53 centimetri). Sono le 9 quando si<br />
riprecip<strong>it</strong>a al Louvre e si mette al lavoro, mentre<br />
alcuni notano l’assenza dell’opera, ma<br />
pensano che sia nello studio del fotografo.<br />
Quando la faccenda si chiarisce, si scatena<br />
un putiferio, ma il direttore dei Musei nazionali<br />
è in vacanza, il ministro dell’Istruzione<br />
al mare e il sottosegretario alle Belle arti,<br />
Dujardin-Beaumetz, lasciando l’ufficio, ha<br />
dato disposizioni di non essere disturbato.<br />
Arrivato in campagna trova un telegramma<br />
che annuncia il furto inatteso, pensa a<br />
uno scherzo e non ci fa caso. Il giorno dopo<br />
“<strong>Le</strong> Figaro” sbra<strong>it</strong>a: «La Joconde a disparu».<br />
<strong>Le</strong> indagini sono colossali, con ben<br />
1.350 sospettati (tra i quali Picasso e Apollinaire).<br />
Viene sent<strong>it</strong>o anche Peruggia, poi<br />
viene fatta una perquisizione a sorpresa<br />
nella sua casa: il comasco accoglie gelido<br />
gli agenti e li lascia rovistare, inutilmente.<br />
Appena arrivato in Italia, si mette in contatto<br />
con un antiquario fiorentino per riconsegnare<br />
l’opera agli Uffizi. Ingenuo, probabilmente<br />
credeva di aver fatto bene e<br />
si aspettava persino una ricompensa: una<br />
pensione o un lavoro in un museo <strong>it</strong>aliano<br />
come stuccatore o decoratore. La vicenda gli<br />
fruttò invece un anno e 15 giorni di carcere.<br />
Chi era questo eroe dei nostri tempi? Nato a<br />
Dumenza (all’epoca in provincia di Como) l’8<br />
ottobre del 1881 ed emigrato in Francia nel<br />
1909, Peruggia, dopo essersi adattato a ogni<br />
lavoro, fu assunto come imbianchino e prestò<br />
servizio in alcuni appalti al Louvre, grazie a un<br />
diploma di disegnatore di ornato. Nel 1911<br />
compì il furto che lo rese celebre (negli anni<br />
seguenti spesso regalava in giro cartoline<br />
con stampata la Gioconda) ma venne presto<br />
chiamato a fare il soldato e finì prigioniero.<br />
Dopo il confl<strong>it</strong>to si sposò e tornò in Francia,<br />
dove morì di infarto l’8 ottobre del 1925, giorno<br />
del suo compleanno e anche <strong>della</strong> moglie<br />
Annunciata (lei aveva 29 anni, Vincenzo 44).<br />
Al quotidiano francese “Excelsior”, che l’intervistò<br />
il 13 dicembre 1913, giorno del suo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
arresto, Peruggia - con il narcisismo tipico di<br />
tanti artisti - dichiarò: «Ho rubato la Gioconda<br />
perché sono p<strong>it</strong>tore, <strong>it</strong>aliano e futurista.<br />
Mi propongo di sost<strong>it</strong>uirla con il quadro di un<br />
milanese. Questo maestro sono io; il quadro,<br />
un capolavoro, si chiama “Il caos dell’autobus”.<br />
Il tema fu celebrato da Filippo Tommaso<br />
Marinetti in un delizioso poema. Non ho<br />
ancora potuto mettere il progetto in esecuzione,<br />
perché se è facile far sparire una tela<br />
dal Louvre, vi sfido a farne entrare una sola».<br />
La figlia aveva all’epoca poco più di un anno.<br />
La moglie sposò poi nel 1927 il fratello di<br />
Vincenzo, Ernesto, che morì nel 1947 mentre<br />
i giornali t<strong>it</strong>olavano «È morto il ladro<br />
<strong>della</strong> Gioconda», creando una certa confusione<br />
e qualche imbarazzo. Il film girato<br />
da Castellani nel 1978 riportò questi dati<br />
errati e fece morire l’uomo solo e alcolizzato,<br />
mentre Vincenzo morì a Saint Maur des<br />
Fosses. In un altro recente film, L’uomo che<br />
rubò la Gioconda, è Alessandro Preziosi a<br />
interpretare il ladro e assistiamo a un’altra<br />
falsificazione: qui il Peruggia ruba il quadro<br />
per dimostrare il suo amore a una ragazza.<br />
Tra i libri che si possono leggere sull’argomento<br />
segnaliamo Ho rubato la Gioconda di<br />
Pietro Macchione, che ne è anche ed<strong>it</strong>ore e<br />
ha da poco ristampato l’opera in versione aggiornata.<br />
Lorenzo Morandotti<br />
Il Corriere di Como<br />
31 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
L’origine delle ali degli<br />
insetti<br />
Avrebbero avuto origine da placche<br />
<strong>della</strong> regione toracica, con il reclutamento<br />
di geni delle zampe per<br />
regolarne lo sviluppo .<br />
Un nuovo ordine di insetti dal Cretaceo inferiore<br />
del Sud America è stato scoperto da<br />
un gruppo di ricercatori del Museo di storia<br />
naturale di Stoccarda, che ne riferiscono in un<br />
articolo pubblicato su un numero monografico<br />
dedicato agli insetti del Cretaceo <strong>della</strong> rivi-<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 13
NEWS<br />
sta Insect Systematics&Evolution.<br />
Grazie al fatto che a essere stati scoperto<br />
sono stati sia esemplari adulti alati sia larve,<br />
tutti ottimamente conservati, Arnold H. Staniczek,<br />
Günter Bechly e collaboratori sono<br />
stati in grado di chiarire la posizione filogenetica<br />
di questi animali che rappresenterebbero<br />
gli antenati estinti delle attuali effimere.<br />
I Coxoplectoptera differiscono tuttavia in<br />
modo significativo sia dalle effimere e sia dagli<br />
altri insetti alati. Forn<strong>it</strong>i di venature delle<br />
ali simili a quelle delle effimere, di un torace<br />
e di ali che ricordano quelle delle libellule e<br />
zampe che richiamano quelle delle mantidi,<br />
religiose, questi insetti alati sembrano un mosaico<br />
di vari animali. <strong>Le</strong> larve ricordano invece<br />
i gamberetti d’acqua dolce.<br />
Per quanto riguarda il loro stile di v<strong>it</strong>a vi<br />
sono alcuni aspetti enigmatici. Diverse caratteristiche<br />
anatomiche e del s<strong>it</strong>o di r<strong>it</strong>rovamento<br />
sembrano suggerire con forza che essi<br />
vivessero in un hab<strong>it</strong>at fluviale, mentre la loro<br />
singolare anatomia fa pensare che fossero<br />
dei predatori, che con molto probabilmente,<br />
a dispetto delle ali di cui erano dotati, si nascondevano<br />
all’interno di buche scavate nel<br />
letto dei fiumi.<br />
La scoperta di questi nuovi organismi - osservano<br />
i ricercatori - può fornire importanti<br />
indizi per chiarire l’origine evolutiva delle ali<br />
degli insetti, un tema ancor oggi alquanto<br />
controverso. Gli scienziati presumono che le<br />
ali abbiamo avuto origine da placche <strong>della</strong><br />
regione toracica, con il reclutamento di geni<br />
delle zampe per regolarne lo sviluppo.<br />
Corriere <strong>della</strong> Sera<br />
21 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
Ragni enormi e invulnerabili<br />
in Groenlandia<br />
The Register riferisce di<br />
un’équipe scientifica danese che ha<br />
L’inglese<br />
rilevato come i giganteschi aracnidi<br />
carnivori <strong>della</strong> Groenlandia conosciuti come<br />
“ragni lupo” (Pardosa glacialis) hanno da qualche<br />
tempo preso ad aumentare le proprie di-<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
mensioni medie - presumibilmente a causa<br />
del riscaldamento terrestre - fino a dieci percento<br />
l’anno. La testata calcola che, se dovesse<br />
proseguire la tendenza, tra cinquant’anni<br />
saranno dei bestioni grandi come delle camionette.<br />
Peggio, saranno anche coperti di<br />
una resistentissima armatura, superiore a<br />
quella attualmente in uso sui mezzi mil<strong>it</strong>ari,<br />
dello spessore di 26 cm, praticamente invulnerabile<br />
alle armi leggere.<br />
The Register e Antik<strong>it</strong>era.net<br />
30 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
R<strong>it</strong>ornano animali estinti<br />
L’inglese Daily Mail riferisce dell’eccessivo<br />
entusiasmo con cui la comun<strong>it</strong>à<br />
scientifica conferma l’avvenuta estinzione<br />
di intere razze d’animali. Secondo uno<br />
studio c<strong>it</strong>ato dalla testata, circa un terzo di<br />
tutte le specie di mammiferi dichiarate estinte<br />
rispuntano poi vive e vegete. Il caso più recente<br />
nell’ordine del tempo riguarda l’okapi,<br />
14 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Enrico Baccarini<br />
una sorta di cugino più basso <strong>della</strong> giraffa che<br />
vive nell’Africa centrale. Considerato estinto<br />
da 80 anni, l’animale è riapparso quattro<br />
anni fa. Pare fosse più timido che scomparso.<br />
Altri casi riguardano il solenodonte cubano,<br />
una sorta di gigantesco toporagno; la volpe<br />
volante di Vanikoro delle Isole Salomone, un<br />
raro pipistrello; il ratto centrale <strong>della</strong> roccia,<br />
un piccolo rod<strong>it</strong>ore dell’Australia; e altri ancora.<br />
Hanno in comune, a quanto pare, la scarsa<br />
voglia di farsi contare dagli scienziati.<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Daily Mail e Antik<strong>it</strong>era.net<br />
27 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
Pianta carnivora che mangia<br />
ratti<br />
Il Daily Mail ha dato notizia <strong>della</strong> scoperta<br />
nelle giungle delle Filippine di una<br />
pianta carnivora capace di inghiottire e<br />
digerire - interi - ratti e altri rod<strong>it</strong>ori. La pianta,<br />
con vistose macchie di colore popora e a<br />
vaga forma d’imbuto, intrappola le prede nel<br />
fluido che raccoglie al suo interno, dove prima<br />
annegano e poi vengono diger<strong>it</strong>e dagli<br />
acidi e enzimi che l’organismo secerne. I succhi<br />
digestivi disciolgono le parti molli delle<br />
v<strong>it</strong>time, lasciando solo le ossa. Al vegetale è<br />
stato dato il nome di Nepenthes attenboroughii<br />
in onore del noto divulgatore scientifico<br />
inglese Sir David Attenborough, che si è dichiarato<br />
“assolutamente lusingato” dal riconoscimento.<br />
Daily Mail e Antik<strong>it</strong>era.net<br />
31 luglio 2011<br />
SCIENZA<br />
I computer del futuro? Grafene<br />
invece che silicio<br />
La scoperta che vale un Nobel: un materiale<br />
derivato dalla graf<strong>it</strong>e (quella<br />
delle mat<strong>it</strong>e) con proprietà superiori.<br />
La Silicon Valley è ormai sorpassata e quel<br />
nome che indicava fino a poco tempo fa il<br />
cuore dell’innovazione tecnologica potrebbe<br />
presto essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla Graphene<br />
Valley . Sì perché i nuovi pc potrebbero mandare<br />
in pensione il silicio per far posto al grafene,<br />
leggero e incredibilmente più resistente<br />
dell’acciaio, straordinario conduttore di elettric<strong>it</strong>à<br />
e di calore e duro, durissimo. Più dei<br />
diamanti. Non solo: la nuova generazione di<br />
computer e smartphone composti da questa<br />
leggerissima sostanza sarebbe anche meno<br />
affamata di energia.<br />
GRAZIE A DUE FISICI RUSSI - Un tempo la<br />
parola grafene faceva pensare alle mine delle<br />
mat<strong>it</strong>e, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da graf<strong>it</strong>e. Ma da quando,<br />
nell’ormai lontano 2004, i ricercatori dell’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Manchester Andre Geim e Konstantin<br />
Novoselov sono risusc<strong>it</strong>i a ricavare dalla<br />
graf<strong>it</strong>e il grafene, questo miracoloso materiale<br />
è stato incoronato ufficialmente erede del<br />
silicio. È cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da una molecola bidimensionale<br />
di atomi di carbonio, viene utilizzato<br />
nei semiconduttori e in futuro i processori al<br />
grafene potrebbero essere molto più leggeri,<br />
piccoli e soprattutto più veloci degli attuali.<br />
Geim e Novoselov si sono aggiudicati un Nobel<br />
per la scoperta e la notizia non sorprende.<br />
GLI ESPERIMENTI DEL VENERDI’ SERA - <strong>Le</strong><br />
univers<strong>it</strong>à di mezzo mondo sono già al lavoro<br />
per mettere a punto apparecchiature con<br />
l’innovativo materiale, come per esempio<br />
computer touchscreen, abbandonando completamente<br />
il silicio. La coppia di scienziati,<br />
che ha lavorato gom<strong>it</strong>o a gom<strong>it</strong>o per un decennio<br />
(Novoselov era uno studente di Geim),<br />
era sol<strong>it</strong>a dedicare ogni venerdì sera ad esperimenti<br />
fuori dagli schemi, non strettamente<br />
correlati ai loro comp<strong>it</strong>i principali. E proprio<br />
durante una di queste serate i due hanno<br />
usato del normale nastro adesivo per rimuovere<br />
dei sottili strati di carbonio da un pezzo<br />
di graf<strong>it</strong>e e si sono r<strong>it</strong>rovati tra le mani un materiale<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da uno strato monoatomico<br />
(vale a dire con uno spessore equivalente<br />
alle dimensioni di un solo atomo) di atomi di<br />
carbonio. Secondo Novoselov, nonostante<br />
le interessanti proprietà fisiche scoperte nel<br />
corso <strong>della</strong> sperimentazione possano avere<br />
un immediato uso pratico nello sviluppo di<br />
apparecchiature elettroniche, «un’ulteriore<br />
comprensione delle capac<strong>it</strong>à elettroniche<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 15
NEWS<br />
di questo materiale rappresenterà un passo<br />
avanti verso la totale sost<strong>it</strong>uzione del silicio».<br />
Emanuela Di Pasqua<br />
Il Corriere <strong>della</strong> Sera<br />
25 luglio 2011<br />
MISTERO<br />
Il Nobel Montagnier: “Il dna<br />
si teletrasporta da cellula a<br />
cellula”<br />
Una ricerca dello scienziato francese<br />
dimostrerebbe che i geni viaggiano<br />
sulle onde elettromagnetiche. Ma<br />
non tutti sono d’accordo. Il 1953 è stato l’anno<br />
<strong>della</strong> scoperta <strong>della</strong> conformazione a doppia<br />
elica. Il 1968 quello degli enzimi di restrizione,<br />
capaci di tagliare il dna in particolari punti.<br />
Nel 1983 Kary Mullis ha inventato la PCR,<br />
un sistema per riprodurre velocemente copie<br />
identiche di un segmento di dna. Il 2001, poi,<br />
è stato l’anno del sequenziamento del genoma<br />
umano. Il 2011,<br />
invece, potrebbe<br />
essere l’anno <strong>della</strong><br />
scoperta delle proprietàelettromagnetiche<br />
del dna.<br />
In questi giorni,<br />
infatti, il premio<br />
nobel Luc Montagnier<br />
ha reso pubblici<br />
gli ultimi risultati<br />
di una ricerca<br />
potenzialmente<br />
rivoluzionaria su<br />
come il dna sarebbe<br />
in grado di<br />
“teletrasportarsi”<br />
tram<strong>it</strong>e emissioni elettromagnetiche. L’ipotesi<br />
dello scienziato francese è che i singoli filamenti<br />
di dna (e, volendo, anche i singoli geni)<br />
sono in grado di emettere onde elettromagnetiche<br />
che si propagano attraverso la formazione<br />
di nanostrutture d’acqua. Non solo,<br />
questa proprietà permetterebbe ad alcuni<br />
microorganismi di infettare cellule a distanza,<br />
con un processo che ricorda il teletrasporto.<br />
a cura di Enrico Baccarini<br />
Ma partiamo dall’inizio: la dimostrazione<br />
delle proprietà elettromagnetiche del dna.<br />
Lo strumento utilizzato dalla squadra di<br />
ricerca consiste in un solenoide all’interno<br />
del quale viene alloggiata una provetta contenente<br />
la soluzione biologica da analizzare.<br />
Il materiale biologico viene ecc<strong>it</strong>ato elettromagneticamente<br />
e i segnali risultanti vengono<br />
catturati e amplificati tram<strong>it</strong>e computer. I<br />
risultati registrati sono senza precedenti: le<br />
soluzioni biologiche ricavate da colture cellulari<br />
batteriche e virali emettono onde elettromagnetiche<br />
a bassissima frequenza (tra i 500<br />
e i 3000 Hz), e i medesimi risultati vengono<br />
ottenuti analizzando il solo dna estratto dagli<br />
stessi microorganismi. Non solo, si è anche<br />
notato che le emissioni elettromagnetiche<br />
non dipendono dalla quant<strong>it</strong>à di cellule utilizzate<br />
nella coltura, e che anche singoli geni<br />
sono in grado di produrre simili emissioni.<br />
Va bene, questo significa che le singole<br />
molecole di dna, se sottoposte a ecc<strong>it</strong>azione<br />
elettromagnetica, sono in grado di riemettere<br />
segnali captabili: ma come si arriva al teletrasporto<br />
di dna da una cellula all’altra? È qui<br />
che interviene l’elemento più provocatorio<br />
(e controverso) dello studio di Montagnier. I<br />
ricercatori hanno notato che le emissioni del<br />
dna provocavano cambiamenti nelle nanostrutture<br />
dell’acqua. Successivamente hanno<br />
dimostrato che queste emissioni potevano<br />
influire anche sulle nanostrutture una soluzione<br />
acquosa priva di elementi biologici.<br />
Ipotizzando che queste specifiche nanostrutture<br />
potessero fungere da impalcatura per la<br />
riproduzione <strong>della</strong> molecola em<strong>it</strong>tente, hanno<br />
inser<strong>it</strong>o nella provetta contenente acqua<br />
gli elementi necessari alla sintesi di dna (enzima<br />
polimerasi, nucleotidi e primer).<br />
Quando sono andati ad analizzare il dna<br />
prodotto, hanno trovato sequenze per il 98%<br />
identiche a quelle originali.<br />
Sostanzialmente, dunque, il dna sarebbe<br />
in grado di trasferire informazioni sulla propria<br />
struttura attraverso l’acqua, al punto da<br />
poter ricostruire la molecola in un altro ambiente<br />
acquoso. Una scoperta del genere<br />
sarebbe già sufficiente a fare scalpore, ma a<br />
Luc Montagnier non basta. Il virologo Premio<br />
Nobel arriva a ipotizzare che questa proprietà<br />
16 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Enrico Baccarini<br />
venga utilizzata dai microrganismi per infettare<br />
altre cellule. “ Dobbiamo supporre che<br />
in presenza di cellule eucariote la sintesi dei<br />
componenti del micoplasma (lipidi di membrana,<br />
ribosomi) possa essere istru<strong>it</strong>a dal dna<br />
del micoplasma”, spiega Montagnier , “ Un’unica<br />
cellula di micoplasma è, quindi, sufficiente<br />
a generare l’infezione totale dei linfoc<strong>it</strong>i”.<br />
Affermazioni come questa hanno creato non<br />
poche perpless<strong>it</strong>à all’interno <strong>della</strong> comun<strong>it</strong>à<br />
scientifica. Alcuni, come il chimico Derek<br />
Lowe, sostengono che la tesi di Montagnier<br />
non è supportata da una quant<strong>it</strong>à sufficiente<br />
di dati e da prove incontrovertibili di riproducibil<strong>it</strong>à.<br />
Nel frattempo, la squadra di Montagnier<br />
sta già ipotizzando applicazioni mediche di<br />
questa scoperta, principalmente nell’amb<strong>it</strong>o<br />
dello studio dell’HIV. Per saperne di più, è<br />
possibile consultare il paper forn<strong>it</strong>o dall’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Milano Bicocca.<br />
traduzione di Fabio Deotto per Mysterium<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Daily Wired<br />
27 luglio 2011<br />
MISTERO<br />
UFO invisibili? Non all’occhio<br />
elettronico<br />
Il fenomeno UFO ha un’unica origine?<br />
Indipendentemente dalle personali convinzioni<br />
sull’ipotesi aliena è un dato di<br />
fatto che le divers<strong>it</strong>à, in ogni tipo di avvistamento,<br />
sono spesso così nette da far sorgere<br />
il sospetto su come l’ufologia presenti sfumature<br />
diverse. In un’ inchiesta in quattro puntate,<br />
l’ IngegnerDonatello Guerrera espone i<br />
risultati di uno studio effettuato su un campione<br />
di 57 avvistamenti. Casi direttamente o<br />
indirettamente indagati dal Centro Ufologico<br />
di Benevento e Centro Ufologico Med<strong>it</strong>erraneo.<br />
Nella prima puntata dell’inchiesta sono<br />
stati sviscerati gli obiettivi <strong>della</strong> ricerca. Nella<br />
seconda puntata invece, Guerrera si è maggiormente<br />
focalizzato sulle varie forme che<br />
assumerebbero gli oggetti volanti in diversi<br />
avvistamenti. Una catalogazione esatta e precisa<br />
è utopia, in quanto il fenomeno UFO è in<br />
continuo aggiornamento e soprattutto esistono<br />
variabili imprevedibili. Anche per questo<br />
motivo lo studio dell’ Ingegner Guerrera<br />
si è ancorato ad un numero di avvistamenti<br />
contenuto e in un arco di tempo (tre anni)<br />
piuttosto delim<strong>it</strong>ato.<br />
Sembra di poter notare che anche i colori<br />
degli UFO tendono a variare di volta in volta…<br />
“I colori più comuni, per quanto riguarda le<br />
sfere, sono il bianco, il rosso l’arancione e il giallo<br />
e la luce emessa viene anche descr<strong>it</strong>ta come<br />
“pulsante” o “interm<strong>it</strong>tente” e in qualche caso<br />
cambiano colore.<br />
Spesso, i colori indicano i livelli di attiv<strong>it</strong>à degli<br />
ufo e quelli di colore rosso o arancione fanno<br />
trasparire appunto una bassa attiv<strong>it</strong>à, per cui<br />
gli ovni si vedono molto lenti o addir<strong>it</strong>tura stazionari”.<br />
Come mai, soprattutto di giorno, gli UFO<br />
non sarebbero facilmente percepibili da un<br />
occhio umano?<br />
“Gli ufo, con la luce diurna, sono spesso di<br />
aspetto metallico e/o visibili solo in frequenze<br />
non percepibili dall’occhio umano, bensì solo<br />
da fotocamere e videocamere. Spesso tendono<br />
a “spegnersi” e ricomparire poco dopo. Per<br />
quanto riguarda gli oggetti discoidali si presentano<br />
frequentemente di aspetto metallico,<br />
quindi di colore grigio. Una caratteristica comune<br />
per tutte le tipologie di avvistamenti è la<br />
totale assenza di rumore”.<br />
Gli avvistamenti di massa sfuggono a questa<br />
catalogazione?<br />
“Gli avvistamenti di massa sono decisamente<br />
più rari, come ad esempio è successo il<br />
13 marzo 1997 a Phoenix, Arizona, in cui oltre<br />
10.000 persone videro un oggetto a forma di<br />
“V” lungo circa 1500 metri, così grande da riuscire<br />
a contenere quaranta aerei B2. È proprio<br />
grazie ai punti comuni di una miriade di testimonianze,<br />
foto e filmati, che si riesce a fare un<br />
lavoro di catalogazione, ma attenzione, onde<br />
ev<strong>it</strong>are fraintendimenti, questo non significa di<br />
certo che tutti gli avvistamenti vengono catalogati<br />
come di origine per forza di cose extraterrestre<br />
o non convenzionale”.<br />
NotizieFresche<br />
31 luglio 2011<br />
NEWS<br />
Runa Bianca 17
La linea dell’Orso<br />
Gesù, Maddalena, Re Artù, catari,<br />
templari<br />
Davide Ursi<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Una linea sottile ma ben delineata<br />
che va da Gesù ai templari passando attraverso il <strong>leggenda</strong>rio Re<br />
Artù raccontata all’autore da un personaggio misterioso incontrato<br />
a Rennes le Château. Un romanzo avvincente e ricco di spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à.
VIDEO<br />
tempo di lettura 3 minuti<br />
La videoteca virtuale di Runa Bianca<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Amedeo Guillet<br />
La <strong>leggenda</strong> del<br />
comandante diavolo<br />
La storia straordinaria di un uomo dai<br />
mille volti: ufficiale, agente segreto,<br />
ambasciatore, stalliere, acquaiolo,<br />
scaricatore di porto e soprattutto guerriglie-<br />
ro. Un uomo camaleontico, imprevedibile e<br />
temerario che per restare fedele al suo codice<br />
d’onore cambierà ident<strong>it</strong>à, patria e lingua. La<br />
sua avventura comincia con la disfatta fascista<br />
in Africa orientale. GUARDA VIDEO >><br />
Scoperta probabile tomba<br />
nel tunnel Ravne<br />
A<br />
pochi minuti dalla scoperta di un’anomalia<br />
nei tunnel di Ravne, Visoko<br />
(Bosnia) l’intervista al Prof. De Bertolis<br />
del gruppo SB Research Group. Successivamente,<br />
in mer<strong>it</strong>o alla scoperta effettuata<br />
il 22 Luglio nei tunnel di Ravne a Visoko (Bosnia)<br />
l’intervista all’arch. Vincenzo Di Grego-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
ARCHEOSTORIA<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
rio. Entrambi i video son stati girati dentro i<br />
tunnel di Ravne, la luce è quella di una torcia<br />
che si faceva passare da mano in mano, i sorrisi<br />
e la voce tremolante tradiscono l’emozione<br />
dell’evento. Sulla scoperta più avanti l’articolo<br />
in queste stesse pagine di Di Gregorio.<br />
GUARDA VIDEO 1 >><br />
GUARDA VIDEO 2 >><br />
SCIENZA<br />
L’acqua che scorre sul suolo<br />
di Marte<br />
Sul suolo marziano ci sarebbe acqua<br />
allo stato liquido che scorre durante<br />
la primavera e l’estate sui pendii del<br />
Pianeta Rosso, per poi r<strong>it</strong>irarsi durante l’inver-<br />
Runa Bianca 19
VIDEO<br />
so. Acqua salata, capace di non trasformarsi<br />
in ghiaccio alle rigide temperature marziane,<br />
che disegna dei piccolissimi ruscelli. L’annuncio<br />
<strong>della</strong> Nasa e le spettacolari immagini <strong>della</strong><br />
scoperta. GUARDA VIDEO >><br />
Addio, Space Shuttle<br />
Si chiude un cap<strong>it</strong>olo dell’epopea spaziale,<br />
con il lancio <strong>della</strong> navetta americana<br />
Atlantis che segna la fine delle<br />
missioni dello Space Shuttle. Una storia lunga<br />
trent’anni che ha conosciuto i suoi momenti<br />
di gloria e le sue tragedie. GUARDA VIDEO >><br />
La spada nella roccia<br />
SCIENZA<br />
MISTERO<br />
Intervista all’ing. Mario Moiraghi in mer<strong>it</strong>o<br />
alle vicende di San Galgano e a come<br />
le sue gesta fecero fiorire la <strong>leggenda</strong> di<br />
re artù. Il percorso personale di Moiraghi che<br />
lo ha portato da “semplice” ingegnere a storico<br />
prima e scr<strong>it</strong>tore medievalista dopo. Una<br />
ricerca lunga e sofferta che è durata oltre un<br />
decennio e che ancora oggi può riservare del-<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
le sorprese inaspettate. GUARDA VIDEO >><br />
A caccia di Azzurrina<br />
MISTERO<br />
Terra Incogn<strong>it</strong>a si spinge fino ai confini<br />
più labili e incerti <strong>della</strong> ricerca<br />
scientifica e, dopo gli oggetti volanti<br />
non identificati, la nostra bussola punta ora<br />
in direzione del paranormale. Numerosi sono<br />
i castelli che in Italia osp<strong>it</strong>erebbero presenze<br />
non ben defin<strong>it</strong>e, ma uno in particolare sembra<br />
essere il fulcro di indagine di numerosi<br />
gruppi di studiosi: il castello di Montebello,<br />
dimora <strong>della</strong> piccola Guendalina scomparsa<br />
nel nulla nel 1375. Era albina e, per proteggerla<br />
dal pregiudizio popolare, la madre<br />
tentava di colorarle i capelli con pigmenti di<br />
natura vegetale con scarso successo, ottenendo<br />
solo dei riflessi azzurri per la quale fu<br />
soprannominata da tutti “Azzurrina”. Grazie<br />
ad un permesso speciale, Terra Incogn<strong>it</strong>a ha<br />
potuto seguire Daniele Gullà e la sua squadra<br />
nelle indagini presso il famoso castello. Ecco i<br />
risultati che sono emersi durante le ricerche.<br />
GUARDA VIDEO >><br />
20 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
LIBRI<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Archeologia e infrastrutture<br />
Il tracciato fondamentale<br />
<strong>della</strong> linea C <strong>della</strong> metropol<strong>it</strong>ana<br />
di Roma: prime indagini<br />
archeologiche<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
A cura di Roberto Egidi,<br />
Fedora Filippi e Sonia<br />
Martonele<br />
Casa Ed<strong>it</strong>rice <strong>Le</strong>o S.Olschki<br />
p. 328, 2011, € 84,00<br />
È<br />
questo un primo<br />
rendiconto<br />
delle indagini archeologiche<br />
preventive<br />
svoltesi dal 2006 al 2009 lungo il Tracciato<br />
Fondamentale <strong>della</strong> nuova Linea C <strong>della</strong> metropol<strong>it</strong>ana<br />
di Roma. La linea – progettata con<br />
lo scopo di migliorare la mobil<strong>it</strong>à urbana – attraversa<br />
quasi per intero una c<strong>it</strong>tà complessa<br />
e ricca di beni culturali come Roma e ne intercetta<br />
inev<strong>it</strong>abilmente anche le preesistenze<br />
archeologiche esistenti nel sottosuolo; le Amministrazioni<br />
pubbliche competenti si sono<br />
dovute relazionare sul piano operativo con i<br />
soggetti incaricati dell’esecuzione, sia determinando<br />
innovative scelte tecnologiche nella<br />
fase delle indagini preliminari, sia obbligando<br />
a varianti anche sostanziali rispetto al progetto<br />
originario.<br />
In sostanza, si evidenzia qui l’importanza<br />
dell’«archeologia preventiva», ovvero l’anticipazione<br />
delle ricerche mediante scavi e<br />
sondaggi anche di lim<strong>it</strong>ata estensione già nel<br />
corso dell’elaborazione del progetto preliminare,<br />
al fine di lim<strong>it</strong>are eventuali scoperte for-<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
La libreria virtuale di Runa Bianca<br />
tu<strong>it</strong>e. Si sono così potute affrontare ricerche<br />
altrimenti impensabili nel centro di Roma,<br />
con scoperte imprevedibili e talora anche di<br />
grande portata per l’urbanistica <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà<br />
antica, soprattutto nel Campo Marzio, ai margini<br />
di piazza Venezia e a ridosso del Foro di<br />
Traiano.<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Lunigiana. Terra di templari<br />
di Luigi Battistini e<br />
Enrico Calzolari<br />
Marna<br />
p. 184, 2006, € 20,00<br />
In questo libro vengono<br />
presentate le<br />
tracce che i Templari<br />
hanno lasciato nella<br />
“Lunigiana storica”, terra<br />
posta fra la Pianura Padana<br />
e il Mar Tirreno, che nel Medioevo comprendeva<br />
le valli <strong>della</strong> Magra e del Vara, le Cinque<br />
Terre e la Versilia fino al castello Aghinolfi.<br />
Gran parte di queste tracce sono riconducibili<br />
alla “simbologia templare” e a conoscenze segrete<br />
che qui vengono rivelate. La ricca presenza<br />
in loco di petroglifi contenenti simboli<br />
utilizzati dai Templari, spesso anche risalenti a<br />
epoche precedenti, ha consent<strong>it</strong>o di costruire<br />
un vero e completo “corpus epigrafico”, finora<br />
mai tentato dagli studiosi <strong>della</strong> Lunigiana. Nel<br />
libro viene presentata anche una valida difesa<br />
storica e giuridica dell’antico Ordine del Tempio<br />
e viene ribad<strong>it</strong>a la necess<strong>it</strong>à, ormai non<br />
più procrastinabile, che l’Ordine, attualmente<br />
ancora “sospeso”, torni ad essere corpo vivo di<br />
Santa Romana Chiesa, adeguandone gli scopi<br />
originali all’attuale momento storico. Gli au-<br />
Runa Bianca 21
LIBRI<br />
tori, laureati entrambi presso l’Univers<strong>it</strong>à di<br />
Pisa, hanno avuto percorsi lavorativi diversi e<br />
una grande passione per la storia e la ricerca.<br />
SCIENZA<br />
La Mente ama. Per capire<br />
cosa siamo con gli affetti e<br />
la nostra storia di Alessandro Bertirotti<br />
Il Pozzo di Micene<br />
p. 176, 2011, € 18,00<br />
Sentir parlare di<br />
amore in relazione<br />
alla mente<br />
appare una contraddizione<br />
in termini ma solo<br />
se ci fermiamo a quella<br />
vecchia e stantia dicotomia<br />
che vuole mente<br />
e cuore su piani diversi e con comp<strong>it</strong>i prettamente<br />
diversi.<br />
Già Ovidio nell’Ars amatoria qualche secolo<br />
or sono ci ammoniva con una prescrizione:<br />
“Convinc<strong>it</strong>i che ami, pur desiderando fuggevolmente,<br />
e poi credilo tu stesso” … e aggiungeva.<br />
“Ama veramente solo colui che riesce a<br />
convincersi di ardere di passione”.<br />
Dunque in noi è possibile r<strong>it</strong>rovare questo<br />
meccanismo che in genere chiamiamo amare<br />
e forse Ovidio percepiva l’importanza di quello<br />
che oggi molti antropologi, affetti da insano<br />
psicologismo, definiscono motivazione.<br />
Per meglio dire la motivazione dovrebbe<br />
essere quell’impulso conscio o inconscio ad<br />
agire per soddisfare carenze intervenute a<br />
turbare l’equilibrio di adattamento. Si traduce<br />
nell’espressione dei motivi che inducono un<br />
individuo a una determinata azione.<br />
Anche l’amore ha queste caratteristiche,<br />
questo fondamento, che in noi lavora su basi<br />
biologiche oltre che psichiche, data la naturale<br />
attrazione che i nostri feromoni susc<strong>it</strong>ano<br />
reciprocamente quando si avvicina un altro<br />
essere umano.<br />
L’amore per qualcosa o per qualcuno sembra<br />
essere la componente energetica di attivazione<br />
<strong>della</strong> motivazione. Ma allora perché,<br />
visto che ogni individuo, come tutti gli esseri<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
viventi che tende all’omeostasi, si innamora?<br />
Perché va alla ricerca di s<strong>it</strong>uazioni confl<strong>it</strong>tuali?<br />
Perché si dibatte tra questioni affettive<br />
non sempre soddisfacenti, perché andare<br />
verso a tutto ciò che ci potrebbe travolgere,<br />
metterci in discussioni talvolta devastare?<br />
Meglio fare come Gozzano, che non amava<br />
che le rose che non colse, privando se stesso<br />
e la signorina Felic<strong>it</strong>a di una possibile gioia<br />
di vivere oppure decisamente amare.<br />
Alla domanda sul perché di questa insana<br />
inclinazione Alessandro risponde spesso che<br />
innamorarsi è da deficienti, ed io mi chiedo<br />
perché lo dica con tale convinzione…sarà<br />
frutto di esperienza diretta e conseguente<br />
consapevolezza.<br />
Troppi innamoramenti lo hanno fatto riflettere<br />
al punto da dare un t<strong>it</strong>olo al suo libro<br />
così esplic<strong>it</strong>o ed inappellabile quasi quanto il<br />
sottot<strong>it</strong>olo, che rec<strong>it</strong>a una promessa : per capire<br />
ciò che siamo con gli affetti e la propria<br />
storia.<br />
Fromm sostiene che l’amore è una un’attenzione<br />
attiva, funzionale alla v<strong>it</strong>a ed alla cresc<strong>it</strong>a<br />
di noi stessi e di quelli che amiamo, per<br />
cui senza amore non c’è cresc<strong>it</strong>a, conoscenza,<br />
espansione, senza amore forse non sarebbe<br />
stata necessaria neppure l’antropologia.<br />
In fondo, come Lui, noi tutti viviamo o abbiamo<br />
vissuto questa straordinaria condizione<br />
di soggetti attivi nella dinamica dell’innamoramento<br />
in cui anche il tempo può diventare<br />
relativo così come lo spazio che ci circonda<br />
vista la specifica condizione di benessere<br />
che il sentirsi amati e, se fortunati, anche ricambiati<br />
genera.<br />
In sostanza siamo tutti un po’ “deficienti”<br />
ovvero manchiamo, chi più chi meno, di quella<br />
quota di razional<strong>it</strong>à esistenziale, di cinismo<br />
relazionale che potrebbe, se affetti da costanza<br />
e diligenza, ‘proteggerci’ dai piaceri/dispiaceri<br />
dell’amore.<br />
Per dirla in sintesi il nostro antropologo<br />
con queste pagine, senza presunzione di fornirci<br />
regole di ver<strong>it</strong>à assoluta, semplicemente<br />
ci sollec<strong>it</strong>a ad una profonda riflessione su un<br />
assunto dal quale muove tutto il suo ragionamento:<br />
‘la mente ama’, intendendo dotare la<br />
mente di una condizione sostanziale che si<br />
nutre dell’un<strong>it</strong>à tra mente e cuore.<br />
22 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Sono passati secoli e milioni di parole da<br />
quando l’essere umano si è posto il problema<br />
<strong>della</strong> sua ‘un<strong>it</strong>à, Platone docet, si sono formulate<br />
altrettante ipotesi per tentare di sviluppare<br />
una tesi a sostegno di questo assunto, riconoscendo<br />
nel prodotto di ogni nostro agire<br />
una base fondamentale che niente altro è se<br />
non l’amore inteso come energia psico-fisica.<br />
L’amore, sostiene Bertirotti, conduce alla<br />
conoscenza, apre la sfera <strong>della</strong> coscienza e<br />
sempre l’amore ne determina i lim<strong>it</strong>i.<br />
Un adagio popolare sull’amore ammonisce<br />
sulla cec<strong>it</strong>à che lo caratterizza, condizione<br />
indispensabile sembra a lenire la consapevolezza<br />
<strong>della</strong> fin<strong>it</strong>udine dell’esistenza che ci farebbe<br />
naturalmente soccombere.<br />
Non senza interrogativi mi sono presa l’incombenza<br />
poco agevole di presentare questo<br />
lavoro, comp<strong>it</strong>o ancor più difficile se a<br />
scrivere è un caro amico, cercando di essere,<br />
per quanto possibile, attenta alle argomentazioni,<br />
ai riferimenti scientifici, allo sviluppo<br />
delle proposizioni che sostengono la tesi inclusa<br />
nel t<strong>it</strong>olo.<br />
Consiglio la lettura di questo saggio che,<br />
pur nella sua straordinaria compless<strong>it</strong>à di impianto<br />
multidisciplinare, ci può regalare un<br />
motivo in più per riconoscere la necess<strong>it</strong>à di<br />
amare e metterci in gioco, con quanto ci circonda,<br />
rispetto ad un vissuto pregno di quel<br />
materialismo che troppo spesso ci porta lontano<br />
dal grande mistero che è l’uomo.<br />
Marcella Matelli<br />
Scienza <strong>della</strong> natura e<br />
stregoni di passaggio<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
SCIENZA<br />
di Alessandro Giuliani e<br />
Carlo M. Modonesi<br />
Jaca Book<br />
p. 114, 2011, € 12,00<br />
Alessandro Giuliani<br />
e Carlo<br />
Modonesi sono<br />
due uomini di scienza<br />
dotati di un ottimismo<br />
che poggia sul raffinato<br />
“canone” artigiano che da<br />
Galileo in poi ha ispirato la grande tradizione<br />
scientifica nel “penetrare” il mondo naturale.<br />
Una natura che per altro non è contemplata<br />
solo dalla scienza, ma anche dall’arte e<br />
dalla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à.<br />
Il mantenimento e l’abbandono di quel<br />
canone comporta la differenza tra la bella e<br />
la brutta scienza. Tale mantenimento è un<br />
comp<strong>it</strong>o di primaria importanza, soprattutto<br />
in questi tempi in cui le scienze naturali, e le<br />
tecnologie derivate, stanno attraversando un<br />
momento particolarmente cr<strong>it</strong>ico per la loro<br />
capac<strong>it</strong>à di incidere, come mai accaduto prima,<br />
nella storia futura del pianeta e <strong>della</strong> nostra<br />
specie.<br />
In questo libro gli autori conducono per<br />
mano il lettore sui sentieri delle scienze naturali<br />
contemporanee, svelando insidie, trabocchetti<br />
e responsabil<strong>it</strong>à di molta brutta scienza<br />
che regna sovrana nell’agone mediatico ad<br />
uso di pol<strong>it</strong>ici irresponsabili ed interessi economici<br />
pregiudicati. Ma gli autori mostrano<br />
anche i passaggi incontaminati che possono<br />
dischiudersi quando la pratica scientifica recupera<br />
la sua dimensione concreta e contemplativa<br />
e il valore fondamentale <strong>della</strong> sacral<strong>it</strong>à<br />
<strong>della</strong> natura.<br />
MISTERO<br />
La Bibbia Decifrata.<br />
Contraddizioni e misteri<br />
nelle Sacre Scr<strong>it</strong>ture<br />
di V<strong>it</strong>torio Di Cesare<br />
Eremon Edizioni<br />
p. 240, 2011, € 16,00<br />
<strong>Le</strong> ricerche archeologiche<br />
condotte in Israele,<br />
anziché produrre<br />
certezze hanno acceso<br />
infuocati dibatt<strong>it</strong>i sul<br />
piano religioso e pol<strong>it</strong>ico.<br />
Quali contraddizioni<br />
storiche esistono nella Bibbia da far dire<br />
che sarebbe necessario riscriverla? Perché si<br />
difende a spada tratta o si contesta la realtà<br />
delle figure patriarcali di Abramo e Mosè,<br />
di re Davide e Salomone? Gerusalemme fu<br />
LIBRI<br />
Runa Bianca 23
LIBRI<br />
davvero una grande c<strong>it</strong>tà? I celebri testi di<br />
Qumran furono scr<strong>it</strong>ti davvero dagli Esseni?<br />
Chi e perché vorrebbe clonare Cristo dal suo<br />
sangue preso dalla Sindone? Una ventata revisionista<br />
coinvolge e sconvolge la cosiddetta<br />
Biblical Archaeology. In questo libro un’inchiesta<br />
dall’originale finale sugli enigmi <strong>della</strong><br />
Bibbia e sulle realtà parallele del monoteismo<br />
ebraico-cristiano.<br />
MISTERO<br />
Sulle tracce di Noè. Angelo<br />
Palego e la Montagna<br />
dell’Arca<br />
di Francesco Arduini<br />
Ass. Terre Sommerse<br />
p. 130, 2011, € 18,00<br />
Il libro-intervista<br />
con l’intento di<br />
esporre in maniera<br />
sistematica le informazioni<br />
e i risultati raggiunti<br />
in più di venticinque<br />
anni di ricerche sul<br />
monte Ararat. Tenendo<br />
sempre presente che le matematiche certezze<br />
appartengono più all’uomo di fede che<br />
all’uomo di scienza, l’autore precisa la sua<br />
cautela verso qualsiasi ferma convinzione<br />
possa trapelare dalle dichiarazioni contenute<br />
nelle pagine del libro.<br />
ROMANZO<br />
Glaucus il mistero <strong>della</strong><br />
necropoli<br />
di Mauro Olla<br />
GC Edizioni<br />
p. 104, 2009, € 6,90<br />
Cos’è accaduto<br />
al professor<br />
Antygonos, improvvisamentescomparso<br />
mentre stava dirigendo<br />
una serie di scavi archeologici<br />
nella necropoli<br />
di Sulk C<strong>it</strong>y? Chi si nasconde dietro le sette<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
necrofile che imperversano nottetempo in<br />
quel luogo dimenticato? E, soprattutto, cosa<br />
potrebbe accadere, in un futuro ad alto tasso<br />
tecnologico, se una sola persona si impadronisse<br />
delle poche testimonianze superst<strong>it</strong>i di<br />
un’antica cultura e di antichi strumenti <strong>della</strong><br />
comunicazione, ormai perduti nei meandri<br />
più remoti <strong>della</strong> memoria del genere umano?<br />
Nella Sardegna sud-occidentale del 25° secolo,<br />
in cui persino i nomi delle local<strong>it</strong>à soggiacciono<br />
all’egemonia globale <strong>della</strong> lingua inglese,<br />
due giovani ex colleghi univers<strong>it</strong>ari, un<br />
archeologo e una robotista, cercano, unendo<br />
le rispettive conoscenze, di dare una risposta<br />
a questi e altri dilemmi.<br />
ROMANZO<br />
Marathon. La battaglia che<br />
ha cambiato la storia<br />
di Andrea Ferdiani<br />
Newton Compton<br />
p. 327, 2011, € 9,90<br />
480 a.C. La flotta<br />
greca attende<br />
con ansia di<br />
conoscere l’es<strong>it</strong>o <strong>della</strong><br />
battaglia che si combatte<br />
alle Termopili, tra<br />
gli uomini del gran re<br />
Serse e i 300 eroi guidati<br />
da <strong>Le</strong>onida. Su una<br />
delle navi, Eschilo, in servizio come opl<strong>it</strong>a,<br />
riceve la vis<strong>it</strong>a di una donna misteriosa, che<br />
gli racconta la sua personale versione <strong>della</strong><br />
battaglia di Maratona, alla quale lo stesso<br />
poeta aveva partecipato dieci anni prima. I<br />
ricordi dei due interlocutori si intrecciano per<br />
ricostruire le ver<strong>it</strong>à mai raccontate del primo<br />
combattimento campale tra greci e persiani,<br />
ma soprattutto quel che accadde sub<strong>it</strong>o<br />
dopo, quando gli araldi dovettero correre ad<br />
Atene per comunicare la v<strong>it</strong>toria greca, prima<br />
che i sosten<strong>it</strong>ori dei persiani aprissero le<br />
porte agli invasori. Marathon è la cronaca di<br />
una battaglia e di una corsa in cui i tre protagonisti<br />
mettono in gioco la loro amicizia e la<br />
loro stessa v<strong>it</strong>a, per disputarsi l’amore di una<br />
donna e scoprire i lim<strong>it</strong>i delle loro ambizioni.<br />
24 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
SITI WEB<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
ARCHEOSTORIA<br />
Ancient Lives<br />
ancientlives.org<br />
br<strong>it</strong>annica di Oxford sta<br />
cercando decine di migliaia di vo-<br />
L’univers<strong>it</strong>à<br />
lontari che aiutino gli specialisti a<br />
trascrivere i testi in greco r<strong>it</strong>rovati su oltre<br />
due milioni di antichi papiri nella c<strong>it</strong>tà di Ossirinco<br />
in Eg<strong>it</strong>to e finora rimasti in gran parte<br />
ined<strong>it</strong>i. La conoscenza del greco non è affatto<br />
necessaria, fa sapere il “Times”: basterà solo<br />
trascrivere le lettere, al resto penseranno gli<br />
specialisti che, esaminando i primi frammenti,<br />
hanno già scoperto il testo di un Vangelo<br />
apocrifo risalente al terzo secolo.<br />
La maggior parte dei documenti, scoperti<br />
nei primi anni del Novecento e databili fra il<br />
500 avanti Cristo e l’anno Mille dell’era cristiana,<br />
riguarda lettere, ricevute o conti ma non<br />
mancano libri ed altri testi letterari. L’univers<strong>it</strong>à<br />
ha messo on-line una prima tranche di<br />
200mila papiri, insieme a un software di riconoscimento<br />
delle lettere che dovrebbe permettere<br />
agli utenti di trascrivere il testo: se<br />
avrà successo, il progetto verrà allargato alla<br />
parte rimanente dei documenti, dato che il<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
Una selezione di blog, s<strong>it</strong>i e portali<br />
numero dei ricercatori è insufficiente per poter<br />
portare a termine il lavoro.<br />
I Castelli<br />
www.icastelli.<strong>it</strong><br />
ARCHEOSTORIA<br />
Portale <strong>it</strong>aliano dedicato al patrimonio<br />
castellano, fornisce il giusto peso e valore<br />
ai castelli ed alle torri d’Italia, da<br />
loro uno spazio, un’immagine, una voce, ma<br />
soprattutto una luce, una luce nuova, caratterizzata<br />
dal bisogno che questi edifici hanno<br />
di essere conosciuti e valorizzati. Finalmente<br />
con il progetto icastelli.<strong>it</strong>, i castelli d’<strong>it</strong>alia<br />
tornano a risplendere, ad illuminare il nostro<br />
terr<strong>it</strong>orio, ad avere quel ruolo dominante che<br />
avevano ed hanno fin dal Medioevo, un ruolo<br />
che nasce prima di tutto dalla loro collocazione<br />
all’interno del paesaggio, rurale o urbano<br />
che sia. Il s<strong>it</strong>o si propone di raggruppare<br />
sotto il proprio portale tutti i castelli e le torri<br />
presenti in Italia, un progetto difficile ed ambizioso,<br />
ma di importanza primaria e necessaria,<br />
non solo per dare la possibil<strong>it</strong>à a tutti<br />
quanti di scoprire e riscoprire la nostra storia,<br />
ricca di cultura, bellezza artistica e paesaggi-<br />
Runa Bianca 25
SITI WEB<br />
stica, ma anche per poter offrire un servizio a<br />
tutti coloro che lavorano nel mondo dell’arte<br />
e dell’arch<strong>it</strong>ettura fortificata <strong>it</strong>aliana.<br />
Molecularlab<br />
www.molecularlab.<strong>it</strong><br />
SCIENZA<br />
Il s<strong>it</strong>o offre un ampio sguardo approfond<strong>it</strong>o<br />
al mondo dell’ingegneria genetica<br />
e biomolecolare, attraverso immagini,<br />
animazioni interattive e notizie quotidiane di<br />
carattere scientifico, medico, genetico, biotecnologico,<br />
bioetico.<br />
Il s<strong>it</strong>o, orientato sia ai neof<strong>it</strong>i che ai più<br />
esperti, ha una forte interazione con il pubblico,<br />
che può commentare le notizie, confrontarsi<br />
nel forum e offrire la propria esperienza<br />
agli altri su Scienza, Ricerca, Biotech e Biologia<br />
Molecolare:<br />
MISTERO<br />
Dal Tramonto all’Alba<br />
www.daltramontoallalba.<strong>it</strong><br />
Sviluppatosi nel 2001 dall’incontro<br />
<strong>della</strong> passione comune di Michele<br />
Morettini e per il mondo <strong>della</strong> ricerca<br />
di “confine”, in breve tempo il s<strong>it</strong>o diventa<br />
punto di riferimento Italiano per tutti gli<br />
appassionati in materia, grazie anche alla<br />
collaborazione di moltissimi ricercatori che<br />
iniziano a scrivere su argomenti come parapsicologia,<br />
ufologia, esoterismo, criptozoologia,<br />
luoghi misteriosi, antiche civiltà e<br />
moltissime altre tematiche. Nel 2003 viene<br />
creata l’Associazione Culturale Dal Tramonto<br />
all’Alba (www.daltramontoallalba.org) con lo<br />
scopo di portare avanti lo studio, la ricerca e<br />
la divulgazione delle tematiche che rientrano<br />
nell’amb<strong>it</strong>o del paranormale con particolare<br />
attenzione alle fenomenologie PK a carattere<br />
infestatorio, all’ufologia e all’esoterismo;<br />
la catalogazione delle segnalazioni di eventi<br />
paranormali o avvistamenti ufologici e la promozione<br />
di vis<strong>it</strong>e e manifestazioni culturali.<br />
Il portale contiene più di 500 articoli e saggi,<br />
realizzati in questi anni dagli oltre 200 autori<br />
che vi hanno collaborato.<br />
Extremamente<br />
www.extremamente.<strong>it</strong><br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
MISTERO<br />
Il blog ideato e curato <strong>della</strong> nota giornalista<br />
e conduttrice televisiva Sabrina Pieragostini.<br />
Uno spazio dove poter trattare<br />
liberamente di avvistamenti UFO e di cripto-<br />
zoologia, di teorie archeologiche alternative<br />
e di fenomeni Esp. Con l’occhio curioso di chi<br />
non vuole credere a tutti i costi, ma semplicemente<br />
provare a capire.<br />
26 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
MOSTRE & EVENTI<br />
tempo di lettura 5 minuti<br />
<strong>Le</strong> rassegne da non perdere<br />
7 Giugno - 20 Settembre 2011<br />
R<strong>it</strong>ratti<br />
<strong>Le</strong> tante facce del potere<br />
Musei cap<strong>it</strong>olini<br />
Via del Campidoglio, 1 - Roma<br />
E<br />
Il r<strong>it</strong>ratto è uno dei modi per tramandare<br />
la memoria di sé nel tempo. Attraverso<br />
le numerose tecniche artistiche<br />
adottate – p<strong>it</strong>tura, scultura, fotografia e<br />
infine la più sconvolgente di tutte, la cinematografia,<br />
perché non congela la figura in un<br />
momento eterno, ma le dà una parvenza di<br />
mobil<strong>it</strong>à e di v<strong>it</strong>a – non muta il desiderio degli<br />
uomini di esorcizzare la morte lasciando ai<br />
posteri un’immagine di sé capace di sopravvivere<br />
nei secoli. La comparsa di un oggetto,<br />
non solo artistico, come sost<strong>it</strong>uto dell’individuo<br />
è stata una delle prime azioni compiute<br />
dagli uomini, sia lasciando l’impronta delle<br />
proprie mani sulle pareti delle grotte, sia rivestendo<br />
i teschi degli antenati con argilla fino<br />
a dare loro un aspetto umano sia ancora erigendo<br />
sulle tombe segnacoli che ne dichiarino<br />
la presenza oltre la morte.<br />
Partendo da questa riflessione, la mostra<br />
a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi<br />
Presicce “R<strong>it</strong>ratti. <strong>Le</strong> tante facce del potere”<br />
- Roma, Musei Cap<strong>it</strong>olini dal 10 marzo al 25<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
ARCHEOSTORIA<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
settembre 2011 - rappresenta una duplice occasione<br />
per il vis<strong>it</strong>atore.<br />
Da un lato, attraverso una ricchissima scelta<br />
di r<strong>it</strong>ratti di altissimo livello artistico - oltre<br />
150 pezzi tra teste, busti e statue a figura intera<br />
provenienti dai maggiori musei europei - si<br />
conoscerà meglio quali furono le <strong>origini</strong> del<br />
r<strong>it</strong>ratto romano, e quali i modi di rappresentazione<br />
dei romani in un arco di tempo che va<br />
dalla c<strong>it</strong>tà repubblicana all’età tardo-antica. Si<br />
parte dai primi r<strong>it</strong>ratti in terracotta e in bronzo<br />
e si attraversa la vasta produzione in marmo<br />
e in bronzo di età imperiale.<br />
La mostra è la seconda tappa del progetto<br />
“I Giorni di Roma”, 5 mostre con cadenza<br />
annuale. Tre di queste presentano un taglio<br />
cronologico (“L’età <strong>della</strong> conquista” - già realizzata<br />
ai cap<strong>it</strong>olini da marzo a settembre<br />
2010, ha riscosso grande successo - dalla<br />
seconda guerra punica fino a Giulio Cesare;<br />
“L’età dell’equilibrio” da Traiano fino a Marco<br />
Aurelio; “L’età dell’angoscia” dalla dinastia dei<br />
Severi fino a Diocleziano), intervallate da due<br />
con un taglio tematico (“R<strong>it</strong>ratti. <strong>Le</strong> tante facce<br />
del potere” che è quella del 2011 e “Costruire<br />
un Impero”), che si presentano come zoom di<br />
approfondimento sul complesso fenomeno<br />
<strong>della</strong> cultura artistica romana già impostato<br />
con la prima esposizione.<br />
Tel. 06/0608<br />
www.museicap<strong>it</strong>olini.org<br />
Runa Bianca 27
MOSTRE & EVENTI<br />
9-11 Settembre 2011<br />
Il sapere scientifico <strong>della</strong> scuola<br />
Scienza in classe e comunicazione pubblica<br />
Secondo Convegno nazionale<br />
Museo d’Arte Moderna “V.Colonna”<br />
Via Gramsci, 1 - Pescara<br />
SCIENZA<br />
Su18 è un progetto sull’educazione<br />
scientifica. La comunicazione pubblica<br />
<strong>della</strong> scienza prodotta a scuola si<br />
trasforma in un contesto di apprendimento<br />
per gli studenti e di ricerca e formazione per<br />
gli insegnanti.<br />
Su18 nasce dalla scuola ed è organizzata<br />
come un’associazione di scuole, una rete di<br />
reti con un assetto dinamico e ampliabile per<br />
permettere lo sviluppo di nuovi progetti e<br />
garantire sia la flessibil<strong>it</strong>à che l’autonomia dei<br />
poli terr<strong>it</strong>oriali.<br />
Su18 favorisce la diffusione di nuove metodologie<br />
d’insegnamento in cui lo studente<br />
é al centro del suo percorso di apprendimento.<br />
Sviluppa e gestisce iniziative per comunicare<br />
la scienza prodotta all’interno delle scuole<br />
dagli studenti di ogni ordine e grado.<br />
Promuove e realizza progetti di ricerca e<br />
percorsi di formazione sul rapporto tra insegnamento,<br />
apprendimento e comunicazione<br />
<strong>della</strong> scienza.<br />
Stimola il dialogo e l’interazione tra il sapere<br />
scientifico <strong>della</strong> scuola e quello delle<br />
ist<strong>it</strong>uzioni (univers<strong>it</strong>à, industria, enti di ricerca,<br />
fondazioni, associazioni) con l’obiettivo di<br />
estendere il progetto a tutti i livelli terr<strong>it</strong>oriali<br />
(regionale, nazionale, europeo).<br />
Combatte la dispersione scolastica e lavora<br />
sulla motivazione di studenti e docenti.<br />
A Su18 possono partecipare tutti gli allievi<br />
a cura di Andrea Cr<strong>it</strong>elli<br />
delle scuole dell’infanzia, elementari, medie e<br />
superiori pubbliche e par<strong>it</strong>arie.<br />
I ragazzi hanno la possibil<strong>it</strong>à di costruire,<br />
analizzare percorsi scientifici sperimentali e<br />
imparare a comunicare in pubblico. Vengono<br />
valorizzate le loro capac<strong>it</strong>à relazionali e le<br />
competenze dinamiche (spir<strong>it</strong>o d’iniziativa,<br />
problem solving, capac<strong>it</strong>à di organizzazio-ne,<br />
pensiero autonomo).<br />
Ai docenti Su18 offre aggiornamento,<br />
scambi alla pari e l’ingresso in un circu<strong>it</strong>o<br />
come formatori, ricercatori o utenti. Su18 è<br />
un’opportun<strong>it</strong>à per acquisire stimoli e nuove<br />
idee, rinnovare la didattica e realizzare curricoli<br />
più efficaci e motivanti.<br />
Su18 propone alle scuole diversi livelli di<br />
coinvolgimento: <strong>Le</strong> scuole polo, che gestiscono<br />
le sedi espos<strong>it</strong>ive e i progetti; le scuole<br />
<strong>della</strong> rete di servizi, che collaborano occupandosi<br />
di comunicazione, documentazione,<br />
s<strong>it</strong>o, sezione multimediale e accoglienza; le<br />
scuole espos<strong>it</strong>rici e le scuole vis<strong>it</strong>atrici. Inoltre<br />
ci sono anche ist<strong>it</strong>uti che contribuiscono alla<br />
formazione, alla ricerca e al mon<strong>it</strong>oraggio.<br />
Su18 nasce nel 1997 a Milano, da un’idea<br />
dei docenti dell’area scientifica dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />
Sperimentale Rinasc<strong>it</strong>a A. Livi, in collaborazione<br />
con l’Associazione Rinasc<strong>it</strong>a per il 2000.<br />
Oggi, 2009, le sedi sono: Milano, Mantova,<br />
Monza, Rozzano, Pavia, Lodi, Brescia, Sestri<br />
<strong>Le</strong>vante, Pescara, Siena. Su18 ha anche un’estensione<br />
in Mozambico.<br />
Su18, oltre a essere un Progetto sulla comunicazione<br />
pubblica <strong>della</strong> scienza prodotta<br />
a scuola, lavora sulla formazione dei docenti<br />
e si occupa di ricerca sull’immaginario di studenti,<br />
docenti, famiglie e scienziati.<br />
Contribuisce concretamente a diffondere<br />
una cultura <strong>della</strong> scienza più estesa e profonda,<br />
condizione per una partecipazione attiva<br />
del c<strong>it</strong>tadino alla v<strong>it</strong>a e allo sviluppo del Paese.<br />
Tel. 02/88444498 (10 – 12,30)<br />
Fax 02/88444503<br />
18mi.rinasc<strong>it</strong>a@tiscali.<strong>it</strong><br />
18pescara@libero.<strong>it</strong><br />
www.scienza-under-18.org<br />
28 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
PERLE DI SAGGEZZA<br />
tempo di lettura 11 minuti<br />
La Scienza dell’Universo<br />
Il termine “esoterico” ha origine dal greco<br />
esoterikos che vuol dire dall’interno, contrapposto<br />
ad “essoterico”, o dall’esterno.<br />
Per i filosofi greci esso si usava per qualificare<br />
l’insegnamento riservato ad alcuni.<br />
Vi si riscontra una nozione di él<strong>it</strong>e spir<strong>it</strong>uale,<br />
solo alla quale certe ver<strong>it</strong>à sarebbero<br />
accessibili.<br />
La nozione di él<strong>it</strong>e è purtroppo mal vista<br />
nel nostro secolo, in cui si dà molta importanza<br />
al concetto di socializzazione: occorre dunque<br />
comprendere bene<br />
che far parte di una scuola<br />
esoterica non è mai<br />
stato considerato come<br />
un privilegio arb<strong>it</strong>rario,<br />
né come un privilegio di<br />
casta o di fortuna.<br />
L’insegnamento esoterico<br />
è invece il privilegio<br />
di coloro che cercano<br />
ardentemente la ver<strong>it</strong>à<br />
per sè stessa e sono<br />
pronti a sacrificare tutto<br />
per essa.<br />
“Molti sono i chiamati,<br />
ma pochi gli eletti”, si dice.<br />
La ragione è che non si è<br />
eletti che da noi stessi,<br />
attraverso lo sforzo effettivo<br />
che siamo pronti<br />
a fare per accedere ad<br />
una più ampia comprensione<br />
<strong>della</strong> v<strong>it</strong>a, “a un più<br />
gran bene” direbbe Platone o, come direbbe<br />
Teilhard De Chardin, “ad un più essere”.<br />
Una regola <strong>della</strong> tradizione dice che “non<br />
vi sono segreti, ma gradi di comprensione.”<br />
Esoterismo non significa in nessun modo<br />
“dottrina nascosta”. L’esoterismo non ha come<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
TEILHARD DE CHARDIN<br />
di Lilly y Antinea Astore<br />
fine né come mezzo il celare delle ver<strong>it</strong>à che<br />
non sono altro che evidenze accessibili a tutti,<br />
ma la contrario ha per scopo di far conoscere<br />
una ver<strong>it</strong>à che è nascosta solo ad uno sguardo<br />
superficiale.<br />
Tale realtà invisibile è al di là delle apparenze<br />
sensibili: questo è anche il senso <strong>della</strong><br />
parola occultismo.<br />
L’esoterismo e l’occultismo sono così chiamati<br />
solo perché si occupano del fondo delle<br />
cose, <strong>della</strong> trama vivente, delle leggi dell’universo,<br />
di cui i nostri sensi<br />
non ci lasciano percepire<br />
che riflessi esteriori<br />
e apparenti: la Scienza<br />
dell’interior<strong>it</strong>à delle cose.<br />
L’esoterismo è dunque<br />
la scienza di quell’universo<br />
che si dice inconscio,<br />
apparentemente<br />
misterioso e irrazionale,<br />
da cui il poeta e il profeta<br />
traggono la loro ispirazione<br />
e il mago il suo potere.<br />
È lo sfondo di ogni<br />
religione.<br />
Esiste una posizione<br />
complementare (o<br />
equilibrio) fra l’Interiore<br />
e l’Esteriore, lo spir<strong>it</strong>o ed<br />
il verbo, la sostanza e la<br />
forma, la fede e il r<strong>it</strong>o.<br />
Nel linguaggio spir<strong>it</strong>uale<br />
“segreto” significa<br />
sacro e “mistero” significa ministero.<br />
I m<strong>it</strong>i, i simboli e i r<strong>it</strong>i non sono che le chiavi<br />
intellettuali e sensibili che permettono di penetrare<br />
nell’universo spir<strong>it</strong>uale.<br />
Se il profeta Isaia diceva: “tutto ciò che è<br />
glorioso sarà ricoperto di un velo”, S. Luca repli-<br />
Runa Bianca 29
PERLE DI SAGGEZZA<br />
cava, in un dialogo a distanza di tempo: “nulla<br />
è nascosto che non debba essere scoperto, nulla<br />
di segreto che non debba essere conosciuto”.<br />
Jean-Cloude Frère pose un giorno la domanda:<br />
“chi si dice depos<strong>it</strong>ario di una tradizione<br />
esoterica, vi si può interrogare a questo<br />
propos<strong>it</strong>o?”; il saggio Lanza Del Vasto De la<br />
Borie Noble, rispose: “No! Per definizione non<br />
crediate che il segreto riguardante queste cose<br />
provenga dal desiderio di tenerle per sé o, di avvolgersi<br />
in un aureola torbida. Il segreto di tutte<br />
le tradizioni esoteriche, ve lo posso spiegare in<br />
tre parole: conoscenza, possesso e dono di sè<br />
stessi. Tutto il resto è favola e apparenze. Ma<br />
queste tre parole si possono dire a tutti senza<br />
che la gente le comprenda…il segreto famoso<br />
che si mantiene da sé.”<br />
Un punto comune a tutte le dottrine esoteriche<br />
è la necess<strong>it</strong>à di un’ ascesa spir<strong>it</strong>uale<br />
che può essere parimenti fisica, psicologica e<br />
mentale, per mezzo <strong>della</strong><br />
quale l’iniziato, ossia<br />
l’introdotto, contempla il<br />
concetto che si è iniziati<br />
solo attraverso sè stessi,<br />
che entrare nel mondo<br />
spir<strong>it</strong>uale è il frutto di<br />
una decisione personale<br />
e perseverante. È scr<strong>it</strong>to<br />
infatti: ”il regno dei cieli<br />
appartiene a coloro che<br />
se lo conquistano, l’incontro<br />
del discepolo con<br />
il maestro non è che l’incontro<br />
con sè stesso, su<br />
un’ottava superiore dell’esistenza”.<br />
Quindi esso tende<br />
verso il suo obiettivo,<br />
che è in un primo tempo<br />
la visione del divino,<br />
e in un secondo tempo<br />
la fusione con il divino<br />
(occorre qui intendere la parola divino come<br />
sorgente e risultato di ogni manifestazione).<br />
La religione essoterica presenta un dio<br />
esterno all’uomo, un dio creatore e buono,<br />
certamente, ma inaccessibile e giustiziere, al<br />
quale non ci si può rivolgere che in termini di<br />
supplica.<br />
LANZA DEL VASTO DE LA BORIE NOBLE<br />
Lilly Antinea Astore<br />
La religione esoterica conosce invece un<br />
Dio interiore, Dio d’amore che è “di più di noi<br />
stessi”, e che agisce, crea, ama e realizza tutto<br />
attraverso la scorza esterna del nostro modesto<br />
essere terrestre.<br />
Un altro punto comune agli insegnamenti<br />
esoterici è che sono trasmessi oralmente,<br />
ossia in maniera vivente e ispirata. Il Verbo<br />
del maestro, <strong>della</strong> guida, non ha altro scopo<br />
se non quello di svegliare il verbo interiore e<br />
assop<strong>it</strong>o del discepolo, come la maieutica di<br />
Socrate o l’arte di partorire: “non si apprende<br />
nulla che già non si sappia”.<br />
I testi sacri non sono che dei promemoria<br />
dell’espressione del Verbo, <strong>della</strong> ver<strong>it</strong>à, e non<br />
la ver<strong>it</strong>à stessa. Il segreto esteriore che circonda<br />
eventualmente questo insegnamento<br />
orale, come pure i gruppi o le scuole dove<br />
esso è insegnato, è ugualmente una protezione<br />
contro la vana curios<strong>it</strong>à, l’incomprensione<br />
ostile, ma è anche<br />
una protezione contro<br />
la vana protezione del<br />
profano, dell’essere non<br />
preparato, per il quale<br />
la rivelazione prematura<br />
di certi aspetti delle<br />
ver<strong>it</strong>à potrebbe tradursi<br />
in un grave trauma, analogo,<br />
sul piano psichico,<br />
ad uno shock elettrico<br />
sul piano fisico, ed è<br />
per questo anche che vi<br />
sono sempre dei gradi<br />
d’iniziazione che permettono<br />
di progredire<br />
senza pericolo.<br />
L’iniziazione fornisce<br />
una conoscenza che, per<br />
il suo potere effettivo,<br />
può rivelarsi pericolosa<br />
se nelle mani di chi non<br />
può ancora padroneggiarla<br />
nel modo giusto: per questo è importante<br />
che il progresso tecnico vada sempre di<br />
pari passo con la cresc<strong>it</strong>a morale.<br />
Per riassumere possiamo dire che l’esoterismo<br />
è la scienza dell’interior<strong>it</strong>à dell’Essere,<br />
un’ontologia che trascende tutte le speculazioni<br />
puramente intellettuali, attraverso la<br />
30 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Lilly Antinea Astore<br />
percezione e la sperimentazione diretta.<br />
È anche la scienza <strong>della</strong> global<strong>it</strong>à dell’Essere,<br />
vale a dire l’affermazione e la descrizione<br />
di una un<strong>it</strong>à organica fra tutte le parti dell’universo,<br />
fra ogni parte e il tutto (ad esempio<br />
l’uomo e il cosmo), ed di un’un<strong>it</strong>à fondamentale<br />
di tutti i modi di procedere verso la ricerca<br />
di una conoscenza.<br />
L’esoterismo fornisce per ogni problema<br />
un punto di vista impersonale e a-temporale<br />
delle applicazioni universali.<br />
Se è relativamente facile afferrare quella<br />
che è l’affin<strong>it</strong>à tra quello che è l’esoterismo e<br />
la religione, è più difficile per noi occidentali,<br />
ab<strong>it</strong>uati a delle barriere intellettuali anal<strong>it</strong>iche,<br />
vedere in che cosa l’esoterismo è una<br />
scienza, malgrado il suo aspetto sperimentale<br />
non trascurabile e il suo apparato teorico.<br />
Già nel 1889, nel libro “I Grandi Iniziati”, Schuré<br />
poneva così il problema : “Il peggiore male del<br />
nostro tempo è che la scienza e la religione vi<br />
appaiono come forse nemiche e irriducibili, un<br />
male intellettuale tanto più dannoso perché<br />
viene dall’alto e si insinua silenziosamente, ma<br />
decisamente in tutti gli spir<strong>it</strong>i come un veleno<br />
sottile che si respira nell’aria”.<br />
Ora, ogni male dell’intelligenza diviene<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
PERLE DI SAGGEZZA<br />
con il tempo un male dell’anima e conseguentemente<br />
un male sociale. Gli scienziati, che<br />
praticano il metodo sperimentale per lo studio<br />
dell’universo visibile con una precisione<br />
meravigliosa e anche grandi risultati, si fanno<br />
delle ver<strong>it</strong>à un’idea tutta esteriore e materiale.<br />
Essi pensano che ci si avvicini ad essa via via<br />
che si accumula un più gran numero di fatti.<br />
Nel loro campo hanno sicuramente ragione,<br />
ma l’aspetto più grave è che i filosofi hanno<br />
fin<strong>it</strong>o per pensare nello stesso modo. Su questa<br />
via è certo che le cause prime e i fini ultimi<br />
rimarranno per sempre impenetrabili a quella<br />
che è l’essenza umana. La ver<strong>it</strong>à era invece<br />
un’altra cosa per i saggi teosofi dell’Oriente e<br />
<strong>della</strong> Grecia. Essi sapevano senza dubbio che,<br />
la Ver<strong>it</strong>à, non si può abbracciarla né equilibrarla<br />
senza una conoscenza sommaria del<br />
mondo fisico; ma sapevano anche che la Ver<strong>it</strong>à<br />
risiede prima di tutto in noi stessi, nei principi<br />
intellettuali e nella v<strong>it</strong>a spir<strong>it</strong>uale dell’anima.<br />
Per essi l’anima era la sola, la divina realtà,<br />
la chiave dell’universo. Raccogliendo la<br />
loro volontà al suo centro, sviluppando le loro<br />
facoltà latenti, essi raggiungevano quel focolare<br />
vivente, quel principio Divino che chiamavano<br />
Dio, la cui Luce fa intendere gli uomini<br />
TRIANGOLO FILOSOFICO DELLA CONOSCENZA, DOVE L’ESOTERISMO APPARE CONTEMPORANEAMENTE<br />
COME LA SORGENTE E LA SINTESI DELLA RELIGIONE DELLA SCIENZA<br />
SCIENZA<br />
ESOTERISMO<br />
RELIGIONE<br />
Runa Bianca 31
PERLE DI SAGGEZZA<br />
e gli esseri. Si può concepire questo triangolo<br />
filosofico <strong>della</strong> conoscenza, dove l’esoterismo<br />
appare contemporaneamente come la sorgente<br />
e la sintesi <strong>della</strong> religione <strong>della</strong> scienza.<br />
All’origine dei tempi, quando per l’uomo<br />
non si trattava che di dominare, controllare,<br />
dirigere le forze <strong>della</strong> natura, considerate<br />
come emanazione di un mondo divino, in<br />
senso a lui utile, tutta la conoscenza rivestiva<br />
contemporaneamente un aspetto tecnico,<br />
pratico, e un aspetto mistico, indissolubilmente<br />
legati.<br />
Solo molto tempo<br />
dopo, nell’età di Luce apparente<br />
e di vero oscurantismo,<br />
la dimensione<br />
magica <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a è<br />
stata rinnegata dall’una<br />
e dall’altra. Paradossalmente<br />
la scienza rigettò<br />
la visione metafisica<br />
dell’universo perché<br />
troppo prim<strong>it</strong>iva, non<br />
seria, idealista, nebulosa;<br />
mentre la religione rigettò<br />
l’aspetto util<strong>it</strong>ario e<br />
tecnico dell’esoterismo,<br />
considerandolo troppo<br />
materialista e perciò demoniaco.<br />
Fino ad ora la scienza<br />
ha studiato l’insieme dei<br />
fenomeni dell’universo, ALBERT EINSTEIN<br />
ignorando in maniera<br />
deliberata la loro sorgente unica, mentre la<br />
religione parla <strong>della</strong> sorgente, omettendo di<br />
indicare la relazione organica e vivente che<br />
esiste tra questa sorgente e l’insieme delle<br />
manifestazioni concrete del nostro ambiente<br />
materiale; a tal punto che essa finisce per perdere<br />
anche di vista il suo specifico oggetto,<br />
divenuto troppo astratto.<br />
Quest’oblio di una visione globale dell’essere<br />
è alla base di ogni malattia sia fisica che<br />
mentale, filosofica ed anche pol<strong>it</strong>ica.<br />
L’esoterismo, attraverso la reintegrazione<br />
universale che propone, pretende di poter ristabilire<br />
l’armonia su tutti i piani.<br />
La scienza è dunque un aspetto <strong>della</strong> conoscenza.<br />
Per fortuna, poiché il suo dinami-<br />
Lilly Antinea Astore<br />
smo la spinge a superarsi continuamente<br />
nell’esplorazione del mondo fenomenico e<br />
nella formulazione delle leggi essenziali che<br />
essa ne deduce, finisce, quasi suo malgrado,<br />
per pervenire ad una concezione metafisica<br />
dell’universo. Così come la biologia ci insegna<br />
che la v<strong>it</strong>a si sviluppa e si propaga solo<br />
attraverso la trasmissione di informazioni<br />
fondamentali, formatrici ed attive (il codice<br />
genetico), la fisica ci dice che la luce stessa<br />
è un vettore o un supporto d’informazioni<br />
che sono all’origine di<br />
tutte le strutture fisicochimiche<br />
dell’universo.<br />
La scienza è arrivata alla<br />
deduzione che “la materia<br />
è intelligente”; ma il<br />
problema dell’origine di<br />
questa intelligenza resta<br />
(scientificamente) posto,<br />
non di meno il linguaggio<br />
scientifico potrebbe<br />
formulare in maniera<br />
chiara, coerente, intellettualmentesoddisfacente<br />
le grandi intuizioni,<br />
le grandi certezze delle<br />
tradizioni spir<strong>it</strong>uali e religiose.<br />
Un aforisma popolare<br />
ripreso dalla bibbia dice<br />
che “non vi è nulla di nuovo<br />
sotto il sole”. Per essere<br />
compresa, la formula dovrebbe<br />
aggiungere “e al di là del sole”; se tutto<br />
è in continuo movimento ed in continua evoluzione<br />
nel mondo fenomenico, si può non<br />
di meno constatare che non c’è alcuna reale<br />
nov<strong>it</strong>à nell’ordine delle idee e nelle leggi <strong>della</strong><br />
natura. Ogni idea apparentemente nuova<br />
è il prodotto di un concorso di circostanze e<br />
di condizioni che la precedono, e si deve convenire<br />
che la grav<strong>it</strong>azione universale esisteva<br />
prima che Newton la formulasse, come d’altronde<br />
la relativ<strong>it</strong>à di Einstein. Se esistono innovazioni<br />
nel campo del pensiero, Newton e<br />
Einstein non hanno inventato niente.<br />
Ver<strong>it</strong>à ed efficacia sono due concetti fondamentali<br />
e interdipendenti: la Ver<strong>it</strong>à che<br />
non si traduce nel reale rimane sterile pensie-<br />
32 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Lilly Antinea Astore<br />
ro, mentre l’atto non dettato dalla Ver<strong>it</strong>à non<br />
è degno di avere espressione nel mondo. Si<br />
può dire che la scienza è il dominio delle leggi<br />
formulate, la religione è quello delle leggi esistenziali<br />
non formulate, e l’esoterismo quello<br />
delle leggi non scr<strong>it</strong>te.<br />
Victor Hugo diceva ”la scienza è l’asintoto<br />
<strong>della</strong> ver<strong>it</strong>à; se ne avvicina continuamente<br />
ma non la raggiunge mai”: man mano che la<br />
scienza umana estende quelle che sono le<br />
sue conquiste teoriche, la religione e l’esoterismo<br />
perdono apparentemente di contenuto<br />
a prof<strong>it</strong>to però <strong>della</strong> tecnologia, che è una<br />
esternizzazione, un’applicazione pratica, uno<br />
sfruttamento di second’ordine. Resta, comunque,<br />
un ordine cosmico al quale, volente o nolente,<br />
lo scienziato deve sottomettersi. Se Prometeo<br />
può pretendere di essere la sua stessa<br />
legge, è perché il suo essere è un’incarnazione<br />
parziale dell’ordine cosmico, altrimenti<br />
non sarebbe niente: e se non lo riconoscesse<br />
sarebbe annichil<strong>it</strong>o. Il grande astronomo Fred<br />
Hoyle, in ”Frontiere dell’Astronomia” afferma:<br />
“Il gioco di testa o croce è un gioco d’azzardo,<br />
un gioco sul caso. È per caso anche che molte<br />
cose ci vengono alla mente: il preciso momento<br />
- per esempio - in cui un’idea prende forma in<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
LiLLy AntineA Astore<br />
È una studiosa eclettica con interessi<br />
in svariati campi che spaziano<br />
dalle Scienze di confine,<br />
all’esoterismo, dall’archeoastronomia,<br />
all’Arte ed all’Ufologia.<br />
È Cavaliere dell’Ordine Mistico Rosacrociano.<br />
A soli 15 anni intraprende il suo percorso di ricerca<br />
partecipando con un’innovativa relazione<br />
sul tema del “Rinnovamento”, presentata per la<br />
prima volta durante le conferenze organizzate<br />
presso le Univers<strong>it</strong>à di Bologna e Camerino organizzate<br />
da Massimo Inardi, Peter Kolosimo, Roul<br />
Bocci ed il Conte Pelliccione Di Poli. In campo<br />
esoterico collabora con il “Centro Studi” di <strong>Le</strong>cce<br />
di Franco Maria Rosa dalla quale apprende ed<br />
approfondisce le Medicine olistiche. In campo<br />
culturale è Rappresentante internazionale <strong>della</strong><br />
“Synergetic-art”, movimento artistico-culturale<br />
PERLE DI SAGGEZZA<br />
un cervello umano” ma il caso è un concetto di<br />
cui si è portati ad abusare anche troppo.<br />
Quando non arriviamo a comprendere<br />
qualche cosa, troppo spesso siamo tentati<br />
d’ammettere che la nostra ignoranza deriva<br />
dal fatto che non siamo riusc<strong>it</strong>i ad individuare<br />
qualche capriccio del caso.<br />
Nel grande teatro i cui l’universo offre<br />
quello che è il suo spettacolo, i ruoli accoppiati<br />
di quella che viene chiamata coincidenza e<br />
del caso non esistono affatto: dai sistemi di<br />
galassie che si estendono su enormi distanze,<br />
fino al più umile dei pianeti e delle creature<br />
che vi possono vivere, sembra che esista una<br />
catena solidamente forgiata di cause ed effetti”.<br />
Ora, il principio di casual<strong>it</strong>à è espresso da<br />
tutte le cosmogonie degli insegnamenti esoterici,<br />
i quali, anche se interessano il mistero e<br />
le dimensioni sconosciute dell’universo, non<br />
sono comunque razionali. Ogni manifestazione<br />
materiale ha una causa spir<strong>it</strong>uale, e tutte<br />
le manifestazioni materiali si collegano le une<br />
alle altre attraverso una relazione di causa ed<br />
effetto che risale alla causa originale. Questa<br />
affermazione è alla base di ogni religione autentica.<br />
fondato da Marisa Grande, che si prefigge come<br />
obbiettivo finale la ricomposizione di un sapere<br />
globale, una conoscenza collettiva, coniugando<br />
tra loro nuovi ed antichi saperi ed annullando i<br />
rigidi settorialismi accademici. Nell’amb<strong>it</strong>o ufologico<br />
è da anni collaboratrice <strong>della</strong> RETE-UFO,<br />
per la quale presta anche il volto nella conduzione<br />
<strong>della</strong> web TV “UFORAMA ON TV”, visibile<br />
su YouTube. Parallelamente a queste attiv<strong>it</strong>à di<br />
ricerca entra nel mondo <strong>della</strong> Comunicazione<br />
ed inizia a collaborare con famose em<strong>it</strong>tenti radiofoniche.<br />
Nel 1990 è creatrice e conduttrice<br />
del programma radiofonico “DIMENSIONEX: IN-<br />
DAGINI NEL MISTERO” un programma radiofonico<br />
che affronta in maniera sinergica numerose e<br />
controverse tematiche per lo più ignorate dalla<br />
Scienza ufficiale e dall’ informazione generalista<br />
e che la consacra tra le principali divulgatrici in<br />
Italia delle tematiche legate al mistero, all’esoterismo,<br />
all’ufologia e all’archeo-astronomia.<br />
Runa Bianca 33
LA BIBBIA SVELATA<br />
tempo di lettura 6 minuti<br />
Dalle traduzioni letterali <strong>della</strong> Bibbia ricaviamo che<br />
non ci hanno raccontato tutto e nemmeno il vero<br />
P<br />
roseguiamo il nostro viaggio nell’Antico<br />
Testamento per dire che chi segue<br />
determinati temi e legge la Bibbia<br />
con animo aperto e mente libera dai dogmatismi<br />
coglie vari aspetti che la teologia è<br />
stata costretta a rielaborare in chiave m<strong>it</strong>ica,<br />
allegorica, metaforica ecc… Ma la letteral<strong>it</strong>à<br />
del testo si rivela decisamente più affascinante.<br />
Sono innumerevoli gli esempi: le visioni<br />
dei carri celesti di Ezechiele, la vicenda del<br />
cosiddetto rapimento di Elia (anche se il termine<br />
rapimento risulta improprio alla luce<br />
dei fatti narrati dagli autori biblici), la visione<br />
di Zaccaria, molto meno conosciuta ma la cui<br />
traduzione diretta rimanda alla chiara ed inequivocabile<br />
rappresentazione di Oggetti Volanti<br />
Non (meglio) Identificati.<br />
Ci sono inoltre passi che vengono inspiegabilmente<br />
tralasciati e cost<strong>it</strong>uiscono invece<br />
interessantissime conferme<br />
indirette che assumono invece<br />
le caratteristiche<br />
di fondamentali elementi<br />
di prova.<br />
Facciamo alcuni<br />
esempi utili a<br />
chiarire il valore<br />
di questi particolariapparentemente<br />
marginali<br />
ma capaci invece<br />
di chiarire gli eventi<br />
meglio di ogni altra<br />
pretestuosa interpretazione<br />
di ordine teologico<br />
o dottrinale.<br />
Avremo modo di approfondire<br />
singoli temi negli articoli futuri e quindi per<br />
ora ci lim<strong>it</strong>iamo a fornire alcuni spunti.<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Mauro Biglino<br />
g<br />
Chi sa cosa fanno e come si comportano i<br />
discepoli di Elia prima e dopo la sua sal<strong>it</strong>a in<br />
cielo avvenuta su di un carro volante?<br />
La riposta a questa domanda ci dice che<br />
quel comportamento era coerente solo nel<br />
caso di un vero prelevamento e non lo si potrebbe<br />
in alcun modo spiegare diversamente.<br />
Chi tiene conto <strong>della</strong> parole di Zaccaria<br />
che, dopo avere visto gli oggetti volanti e le<br />
‘femmine’ che li pilotano, definisce un rapporto<br />
preciso tra quegli OVNI e la terra di<br />
Shin’ar (Sumer) che S<strong>it</strong>chin ci racconta essere<br />
il luogo in cui tutto è nato perché degli OVNI<br />
e dei loro piloti era l’originaria base terrena?<br />
Come si possono comprendere le conseguenze<br />
legate alla manifestazione <strong>della</strong> gloria<br />
di Dio a Mosè, se non si sa che il termine<br />
ebraico (kevòd) non rimanda a concetti di ordine<br />
astratto (come erroneamente interprato<br />
dai greci poi segu<strong>it</strong>i dalla tradizione) ma ad<br />
un ‘qualcosa di pesante’ che noi<br />
potremmo assimilare ad un<br />
aereo, un carro armato,<br />
un TIR…?<br />
Chi spiega perché<br />
Dio non era in<br />
grado di controllare<br />
gli effetti<br />
di questa sua<br />
manifestazione<br />
che risultava essereinev<strong>it</strong>abilmente<br />
mortale<br />
per chi la osservava<br />
da vicino?<br />
Chi può spiegare con<br />
coerenza il comportamento<br />
degli ‘angeli’ (mal’akim) che incontrano<br />
Abramo e Lot, compiendo una serie<br />
di atti che sarebbero ridicoli se attribu<strong>it</strong>i ad<br />
Runa Bianca 35
LA BIBBIA SVELATA<br />
esseri spir<strong>it</strong>uali?<br />
Come spiegare la descrizione di quell’individuo<br />
(angelo?) che incontra Davide in un<br />
luogo così poco elevato come l’aia di una povera<br />
casa e gli incute un grande terrore?<br />
La riposta a queste e altre questioni, alcune<br />
delle quali vedremo tra breve, cost<strong>it</strong>uisce<br />
appunto testimonianza indiretta: i contenuti<br />
di quei racconti non sarebbero comprensibili<br />
se fossero semplicemente ricondotti all’amb<strong>it</strong>o<br />
delle esperienze spir<strong>it</strong>uali, oniriche, estatiche,<br />
mistiche… e ancor meno lo sarebbero<br />
se fossero considerati delle semplici allegorie,<br />
come spesso si fa al fine di annullarne la pericolos<strong>it</strong>à<br />
e renderli innocui per le ver<strong>it</strong>à dottrinali<br />
che da questi vengono messe in crisi.<br />
D’altra parte si sa bene che gli angeli <strong>della</strong><br />
tradizione cristiana hanno ‘ricevuto le ali’ solo<br />
nel IV secolo dopo Cristo, ad opera dei teologi<br />
<strong>della</strong> Cappadocia, e che sono stati dichiarati<br />
formalmente ‘spir<strong>it</strong>uali’ solo nel corso del IV<br />
Concilio Lateranense tenutosi nel 1213.<br />
La traduzione letterale invece non lascia<br />
Mauro Biglino<br />
ad<strong>it</strong>o a dubbi e rivela che chi attribuisce all’origine<br />
dell’Antico Testamento una visione<br />
spir<strong>it</strong>ualista è v<strong>it</strong>tima di un grande fraintendimento.<br />
Noi continuiamo a seguire Rashi de Troyes,<br />
cerchiamo il significato letterale e proseguiamo<br />
con altri contenuti che cost<strong>it</strong>uiscono testimonianza<br />
indiretta e non riconducibile a<br />
questioni di interpretazione.<br />
Altri elementi sono infatti portatori di una<br />
evidenza illuminante: uno di questi è il concetto<br />
di Benedizione che è stato oggetto di<br />
elaborazioni continue che lo hanno portato<br />
ad assumere delle caratteristiche spir<strong>it</strong>uali<br />
anche se in origine era chiaramente un atto<br />
dalla valenza interamente materiale, si riferiva<br />
in modo esclusivo a beni di ordine terreno,<br />
non coinvolgeva l’anima né v<strong>it</strong>e future.<br />
Il suo significato originario rivela quindi, ad<br />
una osservazione attenta, aspetti importanti<br />
sulla personal<strong>it</strong>à e sugli obiettivi degli Elohìm<br />
che la Chiesa Romana si ostina ad identificare<br />
con un Dio unico e trascendente.<br />
36 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Mauro Biglino<br />
I Dieci Comandamenti che conosciamo<br />
non sono quelli sui quali l’Elohìm dice espressamente<br />
di voler fondare la sua Alleanza.<br />
Quelli trasmessi a noi dalla Chiesa hanno una<br />
componente etica che consente la costruzione<br />
di una religione, mentre i Comandamenti<br />
che l’Elohìm fa scrivere sulla pietra, definendoli<br />
fondamentali, non possono essere utilizzati<br />
per questo fine: nessuno aderirebbe ad<br />
una religione fondata su quel tipo di regole<br />
che si sono invece rivelate utili a costruire un<br />
popolo attraverso un’alleanza molto concreta<br />
tra un individuo potente (ma non trascendente)<br />
ed una massa di persone alla ricerca<br />
di una collocazione defin<strong>it</strong>iva nella geografia<br />
del medioriente.<br />
L’Elohìm degli Ebrei aveva altri fini: la religione<br />
e la teologia non interessavano minimamente<br />
a quel viaggiatore dello spazio che<br />
non amava parlare di sé, dell’anima, dell’aldilà:<br />
gli ebrei sapevano bene chi o cosa fosse e<br />
tutte le vicende dei reciproci rapporti dimostrano<br />
come la questione teologica fosse totalmente<br />
inesistente.<br />
Ciò che contava era il rispetto di un patto<br />
che era stato proposto e che poteva anche<br />
non essere accettato; questa possibil<strong>it</strong>à di<br />
‘non accettare’ è un aspetto che non viene<br />
mai ricordato dalla tradizione religiosa che invece<br />
ha artificiosamente costru<strong>it</strong>o la figura di<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
MAuro BigLino<br />
Realizzatore di numerosi prodotti<br />
multimediali di carattere<br />
storico, culturale e didattico per<br />
importanti case ed<strong>it</strong>rici <strong>it</strong>aliane,<br />
collaboratore di riviste, studioso<br />
di storia delle religioni, è traduttore di ebraico<br />
antico per conto delle Edizioni San Paolo:<br />
dalla Bibbia stuttgartensia (Codice di <strong>Le</strong>ningrado)<br />
ha tradotto 23 libri dell’Antico Testamento<br />
di cui 17 già pubblicati. Da circa 30 anni si occupa<br />
dei cosiddetti testi sacri nella convinzione<br />
che solo la conoscenza e l’analisi diretta di ciò<br />
che hanno scr<strong>it</strong>to gli antichi redattori possa aiutare<br />
a comprendere veramente il pensiero religioso<br />
formulato dall’uman<strong>it</strong>à nella sua storia.<br />
Tra i suoi libri ricordiamo: Resurrezione reincarnazione.<br />
Favole consolatorie o realtà? Una ricerca<br />
per liberi pensatori (Infin<strong>it</strong>o Records, 2009), Chiesa<br />
romana cattolica e massoneria. Realmente così<br />
diverse? Una ricerca per liberi pensatori (Infin<strong>it</strong>o<br />
Records, 2009), Il libro che cambierà per sempre<br />
le nostre idee sulla Bibbia (Infin<strong>it</strong>o<br />
Records, 2010) e...<br />
Il Dio Alieno<br />
<strong>della</strong> Bibbia<br />
Infin<strong>it</strong>o Ed<strong>it</strong>ori, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
LA BIBBIA SVELATA<br />
un Dio al quale non si può e non si deve dire<br />
di no perché egli è (sarebbe) il creatore onnipotente,<br />
onnisciente, spir<strong>it</strong>uale, trascendente,<br />
assoluto: nulla di più lontano dalla figura<br />
presente nel racconto biblico che ci presenta<br />
un individuo certamente molto potente, ma<br />
al quale si poteva anche negare il consenso.<br />
In realtà l’idea di un Dio unico è sorta nel<br />
corso delle elaborazioni teologiche successive<br />
agli eventi di cui la Bibbia ci dà conto:<br />
il monoteismo non apparteneva agli autori<br />
ebrei che con grande naturalezza parlavano<br />
<strong>della</strong> molteplic<strong>it</strong>à degli Elohìm.<br />
Per loro questa molteplic<strong>it</strong>à non cost<strong>it</strong>uiva<br />
un problema: era la normal<strong>it</strong>à <strong>della</strong> s<strong>it</strong>uazione<br />
vissuta dal popolo che nel corso <strong>della</strong> sua<br />
storia non ha fatto altro che tradire continuamente<br />
il patto di fedeltà rivolgendosi di volta<br />
in volta a quello degli Elohìm che pareva<br />
fornire maggiori garanzie. E possiamo anche<br />
comprendere quei poveri ebrei: l’Elohìm che<br />
si faceva chiamare Yahwèh non ha mai mantenuto<br />
compiutamente nessuna delle sue<br />
ripetute promesse: è sufficiente leggere con<br />
molta attenzione la Bibbia per capire che non<br />
è stato in grado di farlo.<br />
Ma altro ancora ci rivela la lettura libera del<br />
testo masoretico…<br />
Runa Bianca 37
I SENTIERI DI OGMA<br />
tempo di lettura 6 minuti<br />
I Druidi e il magico potere di una<br />
sapienza perduta<br />
Parlare oggi di Corporazione Druidica<br />
Nazionale, di concorsi letterari in<br />
poesia bardica o di scuole druidiche<br />
<strong>it</strong>aliane, così come di comun<strong>it</strong>à druidiche internazionali,<br />
può apparire a primo acch<strong>it</strong>o<br />
anacronistico e bizzarro, per chi dei druidi ha<br />
una conoscenza non approfond<strong>it</strong>a o comunque<br />
mediata esclusivamente dalle vaghe nozioni<br />
scolastiche. Forse più nota al pubblico è<br />
la fortuna letteraria che il druidismo ha avuto<br />
nella narrativa fantasy moderna, a partire<br />
dall’immaginifica saga di Shannara del prolifico<br />
scr<strong>it</strong>tore americano Terry Brooks. Eppure<br />
difficile trovare in altre antiche civiltà una figura<br />
così pregna di mistero e fascino come<br />
quella tipicamente celtica del druido.<br />
Benché l’etimologia del termine rimanga<br />
per molti versi incerta e discussa - sebbene<br />
molti la colleghino alla radice <strong>della</strong> parola<br />
‘quercia’ o la traducano con ‘molto saggio’, non<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
DUE DRUIDI IN UN’INCISIONE OTTOCENTESCA<br />
di Fabio Truppi pp<br />
senza evidenti significati acclusi - il Druido<br />
rappresenta indubbiamente un elemento sociale<br />
derivato dalla lontana e fondamentale<br />
dimensione dello sciamanesimo presente<br />
in ogni antica civiltà umana. <strong>Le</strong> sue funzioni<br />
dunque non possono prescindere da quelle<br />
di colui (o colei) che già alla fine del Paleol<strong>it</strong>ico<br />
tracciava figure magiche e simboliche sulle<br />
pareti delle rocce e negli anfratti più inaccessibili<br />
delle grotte, con l’intento di gettare un<br />
ponte ideale tra la sfera fisica umana, caduca<br />
e mutevole, e quella metafisica e misteriosa<br />
del sovrannaturale e del divino. Non a caso la<br />
primissima forma d’arte, quella appunto figurativa<br />
delle p<strong>it</strong>ture rupestri, nasce proprio in<br />
concom<strong>it</strong>anza dell’attiv<strong>it</strong>à magico-religiosa<br />
dello sciamano, il quale, tentando di propiziare<br />
gli dei per la buona riusc<strong>it</strong>a <strong>della</strong> caccia<br />
o per la semplice sopravvivenza di uno o più<br />
individui, si collocava inequivocabilmente<br />
come cardine sociale all’interno<br />
dei clan, capace di offrire<br />
aiuto psicologico e spir<strong>it</strong>uale<br />
in un mondo<br />
selvaggio, impietoso<br />
e cruento.<br />
A tal propos<strong>it</strong>o,<br />
secoli e secoli<br />
dopo, l’influenza<br />
eserc<strong>it</strong>ata dall’uomo<br />
interprete delle<br />
volontà divine<br />
e delle manifestazioni<br />
naturali, si<br />
riverserà in quella<br />
del druido celtico,<br />
il quale senza soluzione<br />
di continu<strong>it</strong>à<br />
perpetrerà tale funzione<br />
arrogandosi di dir<strong>it</strong>to la ca-<br />
Runa Bianca 39
I SENTIERI DI OGMA<br />
pac<strong>it</strong>à di preservare le più arcane conoscenze<br />
e di tramandarle ai più mer<strong>it</strong>evoli. Per questo<br />
motivo la tripart<strong>it</strong>a società celtica 1 , che non<br />
contemplava alcuna gerarchia sociale o rete<br />
pol<strong>it</strong>ica, fatta eccezione per l’attendente del<br />
re, terrà in alta considerazione i druidi, tanto<br />
che neppure al sovrano sarà concesso prendere<br />
un’importante decisione senza il loro assenso.<br />
<strong>Le</strong> notizie che abbiamo sui druidi, in ver<strong>it</strong>à,<br />
differiscono a seconda degli autori e<br />
delle epoche, ma fortunatamente più che<br />
contraddirsi esse si completano; è possibile<br />
che all’inizio essi formassero un’unica classe<br />
ma poi la loro organizzazione si sviluppò,<br />
divenne più complessa e perciò si articolò in<br />
classi diverse. Una di queste riuniva in Gallia<br />
i cosiddetti Vates, specializzati in sociologia,<br />
in storia e in scienze naturali; ai margini <strong>della</strong><br />
collettiv<strong>it</strong>à druidica c’erano i Bardes, sorta di<br />
poeti-cantastorie ufficiali <strong>della</strong> società celtica<br />
1) Re, sacerdoti e guerrieri.<br />
ALFABETO OGAM<br />
Fabio Truppi<br />
e nello stesso tempo, cronisti. Infatti, in un’epoca<br />
in cui non esistevano i giornali, gli avvenimenti<br />
erano divulgati da interminabili e<br />
accattivanti cantilene che il popolo ascoltava<br />
con passione.<br />
In Irlanda, a fianco dei druidi, compaiono i<br />
Filid, che svolgevano in qualche modo le funzioni<br />
scientifiche e poetiche ed erano - quanto<br />
a dign<strong>it</strong>à - uguali ai druidi, nonché disposti<br />
secondo una rigida gerarchia. Gli antichi avevano<br />
sent<strong>it</strong>o parlare di loro fin dal IV sec. a.C. e<br />
anch’essi avevano un profondo rispetto per le<br />
loro conoscenze e la loro effettiva saggezza.<br />
Tuttavia, non si ha alcun testo che riassuma<br />
l’insegnamento dei druidi o che illustri<br />
qualche originale verso di poesia bardica, ma<br />
sappiamo che, senza essere esoterica o segreta,<br />
tale ered<strong>it</strong>à culturale era riservata agli<br />
allievi delle loro scuole, specializzate in seminari<br />
agresti (similmente ai peripatetici 2 <strong>della</strong><br />
2) Filosofi che riferivano i loro insegnamenti<br />
esclusivamente camminando all’aperto.<br />
40 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Fabio Truppi<br />
tradizione greca), lontani dall’ag<strong>it</strong>azione del<br />
mondo e frequentati preferibilmente dai figli<br />
dell’aristocrazia.<br />
I druidi, pertanto, erano essenzialmente<br />
dei sacerdoti che presiedevano alle cerimonie<br />
del culto e soprattutto celebravano i sacrifici.<br />
Tutte le conoscenze e i segreti, compreso l’utilizzo<br />
di una scr<strong>it</strong>tura ‘iniziatica’ denominata<br />
Ogam, erano appannaggio dei druidi. La loro<br />
era considerata una sorta di magia naturale<br />
capace di interpretare la realtà e ristabilirne<br />
gli eterni equilibri. Scandivano il tempo secondo<br />
av<strong>it</strong>ici r<strong>it</strong>uali. L’intera concezione del<br />
tempo, per i Celti, era regolata sulle fasi <strong>della</strong><br />
luna, patrona <strong>della</strong> fecond<strong>it</strong>à <strong>della</strong> terra e<br />
delle donne, basata su quattro grandi eventi<br />
stagionali, di cui l’Irlanda ha conservato il<br />
nome. L’anno cominciava il 1° maggio, cioè<br />
con la stagione dei giorni più lunghi. In bretone<br />
giugno è detto ‘mezza estate’. L’inverno<br />
cominciava il 1° novembre, in bretone inizio<br />
dei ‘mesi neri’, così come mostra il nome di ottobre<br />
‘sotto-autunno’.<br />
I druidi erano anche custodi degli alberi,<br />
la cui simbologia era altamente considerata.<br />
Com’è ben noto, la quercia era particolarmente<br />
sacra, poiché vi si raccoglieva il vischio,<br />
ossia la preziosa pianta nata sull’albero sacro,<br />
senza contatto con la terra, per cui dalle proprietà<br />
divine. D’altronde i boschi, più ancora<br />
dei laghi e dei fiumi, erano luoghi pregni di<br />
presenza divina. Il bosco era a tal punto parte<br />
integrante <strong>della</strong> cultura dei Celti che per loro<br />
non era possibile dissociarlo dagli sforzi per<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
FABio truppi<br />
Nato a Francavilla Fontana (Br),<br />
è laureato in Conservazione dei<br />
Beni Culturali (Beni Arch<strong>it</strong>ettonici,<br />
Archeologici e dell’Ambiente),<br />
discutendo nel 2002<br />
una brillante Tesi su Atlantide con l’ausilio del<br />
professore e archeologo Riccardo Guglielmino,<br />
docente di Archeologia e Antich<strong>it</strong>à Egee all’Univers<strong>it</strong>à<br />
degli Studi di <strong>Le</strong>cce, pubblicata dalle<br />
Edizioni Bardi di Roma nel 2004. Ch<strong>it</strong>arrista e<br />
appassionato di letteratura fantastica, nonché<br />
vinc<strong>it</strong>ore di numerosi concorsi letterari nazionali,<br />
svolge attualmente attiv<strong>it</strong>à<br />
di docenza in <strong>Le</strong>ttere.<br />
Atlantide. Tra m<strong>it</strong>o e<br />
archeologia<br />
Bardi Ed<strong>it</strong>ore, 2004<br />
vai scheda libro >><br />
I SENTIERI DI OGMA<br />
abbattere il nemico. Con molta probabil<strong>it</strong>à,<br />
infatti, gli alberi condensavano un indispensabile<br />
mezzo di contatto genuinamente tangibile<br />
tra la terra e l’oltremondo divino, tanto<br />
da cost<strong>it</strong>uire un punto di riferimento imprescindibile<br />
per sondare il futuro e preparare i<br />
vaticinii. Com’è immaginabile, per i Romani<br />
abbattere i santuari forestali dei Celti divenne<br />
un’azione cinicamente strategica quanto<br />
sconfiggerne le truppe sul campo di battaglia.<br />
La visione <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a che i Celti acquisivano<br />
per mezzo dell’insegnamento druidico, l’assenza<br />
di paura per la morte e dell’aldilà, non si<br />
spiegherebbero senza una credenza radicata<br />
nell’immortal<strong>it</strong>à dell’anima e nella possibil<strong>it</strong>à<br />
per l’uomo di conoscere le forme di esistenza<br />
più diverse. Infatti il loro amore per la v<strong>it</strong>a in<br />
tutte le sue manifestazioni, la loro apertura<br />
verso tutte le esperienze, rivela in loro il senso<br />
dell’un<strong>it</strong>à del cosmo, più di duemila anni prima<br />
che la scienza moderna, con tutte le sue<br />
tecniche, avesse solo cominciato a supporla.<br />
Come gli sciamani nelle società preistoriche,<br />
quindi, i druidi rappresentavano il cardine<br />
dell’un<strong>it</strong>à dell’impero spir<strong>it</strong>uale celtico,<br />
i promulgatori dell’armonia e <strong>della</strong> sapienza,<br />
i signori degli elementi (acqua, fuoco, vento,<br />
terra). Fu proprio per questo che i conquistatori<br />
romani arrivarono a sopprimerne la casta<br />
e a proibire severamente le loro riunioni e il<br />
culto, in modo da colpire al cuore la società<br />
celtica, decretandone così il suo prematuro<br />
declino.<br />
Runa Bianca 41
La storia dei popoli europei può essere riscr<strong>it</strong>ta<br />
Piramidi bosniache: scoperta una<br />
struttura sotterranea unica al mondo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Vincenzo Di Gregorio g<br />
tempo di lettura 20 minuti<br />
Runa Bianca 43
Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
deviazione stradale mi indirizzava<br />
su di una strada sterrata bo-<br />
L’ultima<br />
sniaca, piena di fossi e buche. In quel<br />
momento mi chiesi se mai sarei arrivato alla<br />
meta: le piramidi di Visoko.<br />
La mia tabella di marcia, da quando ero<br />
part<strong>it</strong>o dall’Italia, era saltata puntualmente<br />
almeno una decina di volte… eh già… siamo<br />
nei Balcani, e nei Balcani le cose non avvengono<br />
come ci immaginiamo.<br />
Qua tutto ha un suo r<strong>it</strong>mo proprio, che ti<br />
avvolge e non ti lascia fare quello che vorresti…<br />
a meno che lo assecondi, come le onde<br />
del mare che si muovono lente. Chi vuole<br />
contrastarle si r<strong>it</strong>rova chiuso in cabina con il<br />
mal di mare. La vera saggezza è sintonizzarsi<br />
sulla stessa “lunghezza d’onda”… e quindi…<br />
ho assecondato la strada sterrata ed i suoi 10<br />
km orari. <strong>Le</strong> ore si sommavano alle ore e la<br />
mente correva indietro nel tempo, alla casual<strong>it</strong>à<br />
di eventi che mi avevano portato su quella<br />
strada per Visoko.<br />
All’inizio dell’anno un amico mi aveva inv<strong>it</strong>ato<br />
ad una conferenza tenuta a Brescia, dove<br />
per la prima volta feci la conoscenza con il<br />
gruppo <strong>it</strong>aliano SB research group (cap<strong>it</strong>anato<br />
dal prof. De Bertolis dell’univers<strong>it</strong>à di Trieste)<br />
che stava collaborando con la Fondazione <strong>della</strong><br />
piramide del Sole bosniaca. Avevo spesso<br />
sent<strong>it</strong>o parlare delle piramidi bosniache, ma<br />
le notizie che mi erano arrivate spaziavano da<br />
ipotesi new-age di dubbio valore scientifico,<br />
a foto di scavi che evidenziavano strutture la<br />
cui natura non si capiva se fosse artificiale o<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
meno.<br />
Finalmente, per la prima volta, avevo l’occasione<br />
di ascoltare in <strong>it</strong>aliano dei ricercatori<br />
che si erano recati sul posto e potevano darmi<br />
la conferma <strong>della</strong> natura artificiale delle piramidi.<br />
Poiché era da una dozzina d’anni che studiavo<br />
le piramidi <strong>it</strong>aliane di Montevecchia,<br />
ero molto interessato a capire se vi fossero altre<br />
piramidi in Europa che potessero avere la<br />
stessa metodologia di realizzazione.<br />
<strong>Le</strong> “classiche” piramidi egizie erano costru<strong>it</strong>e<br />
con giustapposizione di blocchi di pietra<br />
squadrata. Quelle <strong>it</strong>aliane e bosniache invece<br />
erano realizzate utilizzando delle formazioni<br />
naturali e “mo<strong>della</strong>ndole” a forma di piramide,<br />
spigoli compresi.<br />
Quello che venne detto in quella conferenza<br />
fu sufficiente per rendermi conto che<br />
molte cose erano ancora da scoprire e che<br />
le notizie che giravano in internet non erano<br />
né vere né si avvicinavano lontanamente alla<br />
compless<strong>it</strong>à del fenomeno.<br />
Dovevo verificare di persona. Mi presentai<br />
al gruppo e, avendo loro appreso che avevo a<br />
disposizione diverse attrezzature per indagini<br />
non invasive quali: macchine fotografiche<br />
all’infrarosso vicino, termiche ed un georadar<br />
dell’ultima generazione... mi fu offerto di andare<br />
insieme in Bosnia.<br />
In quell’occasione ci lasciammo da buoni<br />
amici ripromettendoci di andare in Bosnia insieme<br />
dopo qualche settimana.<br />
Per la dogana non avrei avuto problemi<br />
...ALLA FINE ANCHE LE STRADE TERMINANO E QUASI PER MIRACOLO MI APPARE IL CARTELLO DI VISOKO.<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
perchè mi avrebbero rilasciato loro,<br />
come gruppo, una dichiarazione come<br />
lasciapassare.<br />
Purtroppo, pochi giorni prima, caddi<br />
da una scala rompendomi un piede.<br />
Forse nulla succede per caso e in<br />
qualche maniera, misteriosa ma efficace,<br />
questo semplice incidente sarebbe<br />
stato involontariamente la causa di<br />
una probabile grande scoperta archeologica.<br />
Ma arriviamo al luglio del 2011, a<br />
quattro mesi dalla mia caduta. Il tanto<br />
atteso viaggio in Bosnia si compie e<br />
sono lì… sulla strada sterrata, con un<br />
furgoncino pieno zeppo di attrezzature<br />
e di entusiasmo.<br />
Alla fine anche le strade terminano<br />
e quasi per miracolo mi appare il cartello<br />
di Visoko. Sulla sinistra, la sagoma<br />
<strong>della</strong> più grande piramide europea.<br />
Sagoma che avevo visto tante volte in<br />
televisione, su riviste e sul web… alla<br />
fine ero arrivato.<br />
Albergo pul<strong>it</strong>o, cibo buono, caffè<br />
pessimo; per il resto, i giorni trascorsi a<br />
Visoko son volati tra ricerche appassionanti<br />
e chiacchiere con vari studiosi in<br />
un misto di <strong>it</strong>aliano/finlandese/bosniaco<br />
ed il mio inglese scolastico.<br />
Si respirava un’aria internazionale,<br />
con volontari giunti da tutte le parti<br />
del mondo, dagli Stati Un<strong>it</strong>i all’Australia,<br />
dalla Spagna all’Olanda.<br />
Etnie diverse, linguaggi diversi, ma<br />
un<strong>it</strong>i tutti dalla stessa passione di “sapere”<br />
e “conoscere”.<br />
La fondazione <strong>della</strong> piramide del<br />
sole, cap<strong>it</strong>anata da Osmanagic, aveva<br />
condotto scavi e saggi di scavo presso<br />
la piramide del sole ma anche a 2,5 km<br />
da essa, nei cosiddetti tunnel di Ravne.<br />
Già nel 2007, infatti, le ricerche spinsero<br />
Osmanagic a scoprire dei tunnel<br />
che erano stati riemp<strong>it</strong>i di terra, ma che<br />
dopo il primo esame si rivelarono molto<br />
interessanti e promettenti.<br />
Sin da sub<strong>it</strong>o, l’opinione <strong>della</strong> comun<strong>it</strong>à<br />
scientifica si divise in due… il<br />
sol<strong>it</strong>o dualismo: saranno artificiali o<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
LA DICHIARAZIONE LASCIAPASSARE PER LA DOGANA<br />
MURI A SECCO IN ALCUNI TRATTI SECONDARI DEI TUNNEL DI RAVNE<br />
Runa Bianca 45
Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo Vincenzo Di Gregorio<br />
naturali?<br />
La forma del tunnel, spesso a ogiva, portava<br />
a r<strong>it</strong>enere che fossero scavati dall’uomo,<br />
mentre molti sostenevano che la costante<br />
presenza dell’acqua aveva scolp<strong>it</strong>o quel dedalo<br />
di tunnel rendendolo simile ad un labirinto.<br />
Vi era un altro mistero da dipanare: il motivo<br />
che ha spinto “qualcuno”, in un’epoca imprecisata,<br />
a chiudere tutti questi tunnel con<br />
centinaia di tonnellate di terra sino a circa 300<br />
metri dall’ingresso delle gallerie.<br />
<strong>Le</strong>ntamente si delineavano alcune ipotesi<br />
per spiegare altrettante domande. Se erano<br />
tunnel artificiali:<br />
• chi aveva compiuto questi scavi lunghi<br />
alcuni chilometri?<br />
• per quale ragione? Alcuni ipotizzavano<br />
fossero delle miniere, dando alle stesse<br />
un utilizzo util<strong>it</strong>aristico. Ma questa ipotesi<br />
cozzava col materiale di cui sono<br />
composti i tunnel di Ravne, un conglomerato<br />
di cemento e ghiaia tipica<br />
di depos<strong>it</strong>i alluvionali o di fiumi, in cui<br />
difficilmente si potranno trovare inglobati<br />
dei materiali utili per qualsiasi tipo<br />
di miniera.<br />
• In che periodo storico? La totale assenza<br />
di qualsiasi tipo di manufatto databile<br />
aveva sinora imped<strong>it</strong>o di ricavare<br />
dati utili per risolvere questo ques<strong>it</strong>o.<br />
Ma anche se si potesse conoscere il periodo<br />
di realizzazione dei tunnel, rimaneva<br />
indeterminato il periodo <strong>della</strong> chiusura degli<br />
stessi con le tonnellate di terra.<br />
In questo stadio di incertezza su quasi<br />
tutto, un primo barlume di scoperta archeologica<br />
venne quando, poco tempo fa, furono<br />
scoperti dei muri a secco sotto alcuni tratti secondari<br />
dei tunnel di Ravne.<br />
La costruzione dei muri non derimeva il<br />
dilemma sulla creazione dei tunnel (naturali<br />
e quindi scavati dall’acqua, o artificiali) ma ne<br />
sanciva un loro utilizzo da parte di una popolazione<br />
che poteva non necessariamente<br />
essere la stessa degli eventuali costruttori iniziali.<br />
Questi dubbi non fermavano i volontari<br />
che, con carretti in legno improvvisati, continuavano<br />
nel monotono ma efficace lavoro di<br />
svuotamento delle gallerie.<br />
Si stan facendo scavi in diversi punti sulla<br />
grande piramide e zone lim<strong>it</strong>rofe, al fine di determinarne<br />
l’effettiva artificial<strong>it</strong>à <strong>della</strong> model-<br />
... PER FORTUNA, UN PAIO DI COLLABORATORI DELLA FONDAZIONE ERANO DOTATI DI UN FUORISTRADA<br />
DI MARCA RUSSA ASSOLUTAMENTE MIRACOLOSO.<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
lazione. Per questo tornava molto utile il mio<br />
georadar al fine di determinare la presenza di<br />
strutture sotterranee, murature o quant’altro<br />
potesse dare delle utili indicazioni all’utilizzo<br />
di quel terr<strong>it</strong>orio.<br />
Purtroppo, un paio di ore prima del sopralluogo,<br />
un temporale estivo inondò l’intera<br />
area con una discreta quant<strong>it</strong>à d’acqua.<br />
Il georadar soffre molto a causa dell’umid<strong>it</strong>à<br />
in quanto l’acqua assorbe interamente le sue<br />
onde.<br />
Arrivati sul pendio inclinato <strong>della</strong> piramide,<br />
mi resi sub<strong>it</strong>o conto che il georadar non<br />
dava il massimo nella profond<strong>it</strong>à di scansione.<br />
A questo si aggiunse il fatto che<br />
l’articolazione del mio piede aveva<br />
deciso di non collaborare... ed il terreno<br />
inclinato e scosceso non agevolava<br />
un suo cambio di opinione.<br />
Per fortuna, un paio di collaboratori<br />
<strong>della</strong> Fondazione erano dotati di<br />
un fuoristrada di marca russa assolutamente<br />
miracoloso. Entrando in<br />
mezzo al bosco e arrampicandosi<br />
senza problemi apparenti su una superficie<br />
ad erba intrisa d’acqua con<br />
pendenze da 20/30 gradi, son venuti<br />
a recuperarmi e a riportarmi al<br />
parcheggio dove avevamo lasciato i<br />
mezzi.<br />
Giunto lì, mi assalì la consapevolezza<br />
che quel tipo di terreno mi<br />
era completamente precluso ad ulteriori<br />
indagini. Questo comportava<br />
che il mio viaggio di ricerca a Visoko,<br />
così tanto agognato, sarebbe fin<strong>it</strong>o<br />
miseramente… a meno che... fossi<br />
potuto andare in una qualche zona<br />
pianeggiante.<br />
Beh, tra tutti i posti attualmente<br />
oggetti di scavo <strong>della</strong> Fondazione, i<br />
tunnel di Ravne erano sicuramente<br />
quelli più pianeggianti.<br />
Dichiarammo a Osmanagich questa<br />
intenzione e ricevemmo come<br />
risposta che molto probabilmente<br />
sarebbe stato del tempo sprecato, in<br />
quanto altri ricercatori mun<strong>it</strong>i di georadar<br />
avevano passato tutti i tunnel<br />
sinora scoperti, trovando solo un<br />
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Vincenzo Di Gregorio<br />
sottofondo di roccia naturale.<br />
Non avevo scelta: o i tunnel di Ravne, o<br />
smontavo tutto e r<strong>it</strong>ornavo in Italia con la<br />
convinzione di aver sprecato una grande occasione.<br />
Decisi quindi di cercare di scansionare i<br />
tunnel in maniera molto accurata e con calma...<br />
tanto mi restavano ancora tre giorni prima<br />
<strong>della</strong> mia partenza.<br />
A circa 150 metri dall’ingresso del tunnel,<br />
quando meno me lo aspettavo, improvvisamente<br />
lo schermo del mio computer collegato<br />
al georadar comincia a tracciare una figura<br />
complessa di natura sicuramente artificiale.<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
...QUANDO SUL MONITOR DEL MIO COMPUTER APPARVE PER LA PRIMA VOLTA QUESTA STRANA FIGURA,<br />
MI SEMBRÒ CHE IL PRIMO ROMBO SI RIFLETTESSE, COME SE VI FOSSE UNA SORTA DI SPECCHIO INTORNO<br />
AI 2,5 METRI.<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
Si trattava di qualcosa<br />
mai visto sinora. Una<br />
struttura composta da<br />
due rombi accostati verticalmente,<br />
e da altri dettagli<br />
che mer<strong>it</strong>avano di<br />
essere approfond<strong>it</strong>i.<br />
Occorre specificare<br />
che questo modello di<br />
georadar è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da<br />
due antenne trasm<strong>it</strong>tenti<br />
e da una ricevente. Due<br />
antenne con differenti<br />
frequenze di emissione e<br />
con caratteristiche diverse.<br />
La prima dà maggiori<br />
dettagli ma scende meno<br />
in profond<strong>it</strong>à, soprattutto<br />
in presenza d’acqua, la<br />
seconda fornisce meno<br />
particolari e più sfocati,<br />
ma scende di più.<br />
Per quel tipo di ricerca,<br />
la prima antenna<br />
era più che sufficiente<br />
riuscendo a raggiungere<br />
profond<strong>it</strong>à intorno ai<br />
2/2,5 metri.<br />
Quando sul mon<strong>it</strong>or<br />
del mio computer apparve<br />
per la prima volta<br />
questa strana figura, mi<br />
sembrò che il primo rombo<br />
si riflettesse, come se<br />
vi fosse una sorta di specchio<br />
intorno ai 2,5 metri.<br />
Quella foschia diffusa<br />
rappresentava l’acqua<br />
che assorbiva le onde del<br />
georadar... ma c’era qualcosa<br />
che non andava...<br />
quel riflesso non lo avevo mai visto in tutte<br />
le scansioni che avevo fatto... e poi... che tipo<br />
di riflesso può esserci se l’acqua assorbe le<br />
onde... e se le assorbe, come può rifletterle?<br />
È allora che evidenziai il tracciato <strong>della</strong> seconda<br />
antenna, quella più “miope” ma molto<br />
più “performante” alle grandi profond<strong>it</strong>à.<br />
Con stupore mi accorsi che quello che<br />
sembrava un riflesso, era una seconda strut-<br />
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...NON ERANO RIFLESSI, MA UNA STRUT-<br />
TURA DI FORMA MAI VISTA PRIMA<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
tura simile alla prima che<br />
arrivava ad una profond<strong>it</strong>à<br />
superiore ai 4 metri.<br />
La certezza che non fosse<br />
un effetto speculare mi<br />
fu confermato dall’esame<br />
dei due elementi racchiusi<br />
dai bracci lunghi di questi<br />
rombi. Mentre il primo aveva<br />
un andamento orizzontale<br />
il secondo era caratterizzato<br />
da due masse a sviluppo<br />
verticale... no... non<br />
erano riflessi, bensì una<br />
struttura di forma mai vista<br />
prima, di natura sicuramente<br />
artificiale sepolta da<br />
tempo immemorabile in un<br />
tunnel che era stato chiuso<br />
da tonnellate di terra.<br />
Il sospetto che quella<br />
“cosa” che stava sotto i miei<br />
piedi potesse essere la causa<br />
principe di tutto quel lavoro,<br />
mi sfiorò. Così come<br />
mi sfiorò l’idea che potessi<br />
essere in presenza di una<br />
sepoltura “doppia”, due<br />
persone legate da vincoli<br />
parentali: mar<strong>it</strong>o e moglie?<br />
Forse un Re ed una Regina?<br />
Con calma e con la sensazione<br />
che il tempo si<br />
fosse fermato, verificai le<br />
misure max <strong>della</strong> struttura:<br />
erano 2 x 1 metro, quelle di<br />
un letto.<br />
In piena euforia per questa<br />
scoperta, abbiamo chiamato<br />
Osmanavich e l’archeologa<br />
Sara Acconci che era<br />
impegnata in scavi in esterno sulla piramide.<br />
L’anomalia che il video mostrava “imponeva”<br />
una pausa a quei lavori di scavo.<br />
I tunnel di Ravne sono oggetto di continua<br />
frequentazione di turisti e vis<strong>it</strong>atori, ed anche<br />
in quella occasione non mancarono alcune<br />
persone che si fermarono incurios<strong>it</strong>e dai sorrisi<br />
di tutti gli astanti e, ad uno di loro, chiesi<br />
di scattarci questa foto ricordo dell’evento.<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
Che sia una foto “fresca-fresca”, appena dopo<br />
la scoperta, lo si può vedere dai sorrisi, a trentadue<br />
denti, di tutti.<br />
Da sinistra a destra Heikki Savolainen tecnico<br />
finlandese del suono che stava compiendo<br />
dei lavori di misurazione acustica all’interno<br />
dei tunnel (per conto del SBRG), prof. Semir<br />
Osmanagich (fondatore <strong>della</strong> Fondazione<br />
<strong>della</strong> Piramide del sole), prof. Paolo De Bertolis<br />
(capo <strong>della</strong> SB Research Group), arch. Vincenzo<br />
Di Gregorio (fondatore dell’eMagazine<br />
<strong>RunaBianca</strong>), e il georadar col video bloccato<br />
sull’immagine dell’anomalia appena rilevata.<br />
Strette di mano tra tutti ed improvvisamente<br />
sono comparse le cineprese ed ognuno<br />
ha girato un filmato (da inserire su youtube)<br />
che immortalasse questo evento storico.<br />
Questi sono due dei video girati quasi in<br />
diretta il giorno <strong>della</strong> scoperta:<br />
1- Dichiarazione del prof. De Bertolis<br />
(http://www.youtube.com/<br />
watch?v=KXI1Ld4Th9w)<br />
2- Dichiarazione dell’arch. Vincenzo Di<br />
Gregorio (http://www.youtube.com/<br />
watch?v=gRdtDMA8q2w)<br />
In fondo, era la prima volta da quando si<br />
scavava a Visoko, nei tunnel di Ravne, che si<br />
r<strong>it</strong>rovava un manufatto di natura apertamente<br />
artificiale e databile, senza che nessun “detrattore”<br />
possa, né ora né in futuro, ipotizzare<br />
che sia “naturale” e che in quei tunnel non ci<br />
sia nulla di archeologicamente significativo.<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
Il giorno dopo, ovviamente, l’ho passato<br />
a perfezionare le misurazioni, al fine di poter<br />
trarre da quel manufatto il maggior numero<br />
di informazioni da fornire alla Fondazione. Infatti<br />
solo uno scavo archeologico avrebbe potuto<br />
chiarire, una volta per tutte, cosa ci fosse<br />
“dietro” a quei tracciati del georadar.<br />
(nella foto Prof. De Bertolis del gruppo<br />
SBRG, arch. Di Gregorio di <strong>RunaBianca</strong>, Prof.<br />
Semir Osmanagich <strong>della</strong> Fondazione <strong>della</strong> piramide<br />
del Sole)<br />
Quella mattina la si passò a cercare di capire<br />
altre cose <strong>della</strong> struttura.<br />
Ripassando più volte dove ormai si sapeva,<br />
emersero nuovi dettagli su questo “manufatto”.<br />
Utilizzando l’antenna da 700 hertz, che ha<br />
come difetto una minore penetrazione del<br />
terreno ma, per contro, una maggiore definizione<br />
dei dettagli, si è constatata l’esistenza<br />
di svariati elementi posti orizzontalmente<br />
(paralleli al suolo) sui fianchi <strong>della</strong> struttura<br />
(come indicato dalla figura). L’ipotesi più probabile<br />
era che servissero ad una maggiore<br />
stabil<strong>it</strong>a’ <strong>della</strong> struttura stessa ed eventualmente<br />
anche a scopi di drenaggio dell’acqua,<br />
abbondante all’interno dei tunnel.<br />
L’ipotesi del “tombarolo<br />
sfigato”<br />
Continuando a passare su e giù per quel<br />
tratto di tunnel, ho notato che il terreno adiacente<br />
alla struttura non era “naturale”.<br />
Sembrava che vi fosse stato uno scavo<br />
molto esteso intorno all’anomalia ed un successivo<br />
riempimento.<br />
Incrociando i dati si vedeva molto distintamente<br />
un taglio netto, sia a destra sia a sinistra,<br />
per oltre 8 metri di lunghezza.<br />
Questo stava a dimostrare inequivocabilmente<br />
che i costruttori di quella<br />
struttura misteriosa da 4,30 metri di<br />
profond<strong>it</strong>à, hanno effettuato uno sbancamento<br />
di quasi 8 metri di lunghezza.<br />
Essendo il sottosuolo composto da roccia e<br />
conglomerato, si vede molto chiaramente<br />
come questo scavo fu successivamente riemp<strong>it</strong>o<br />
utilizzando magari il materiale ricavato<br />
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Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
dallo scavo stesso. Queste operazioni sono<br />
ben evidenziate da un andamento rettilineo e<br />
molto netto dei bordi del riempimento effettuati<br />
successivamente alla costruzione <strong>della</strong><br />
struttura interrata.<br />
Ma ecco apparire al centro un altro cambio<br />
di dens<strong>it</strong>à del terreno, molto ben evidenziato<br />
dal georadar. Dopo averlo osservato attentamente,<br />
ne ho dedotto che non poteva essere<br />
stato fatto un riempimento con materiali<br />
di differente dens<strong>it</strong>à, in quella maniera così<br />
netta… a meno che vi fosse stato un lasso di<br />
tempo tra un riempimento e l’altro.<br />
È quindi ipotizzabile che dapprima sia<br />
stato effettuato lo scavo, poi è stata collocata<br />
la struttura, riemp<strong>it</strong>a la fossa col materiale<br />
ricavato dallo scavo e, in ultimo, qualcuno ha<br />
cercato di raggiungere la parte inferiore <strong>della</strong><br />
struttura con un pozzo di circa 3 metri di<br />
profond<strong>it</strong>à. Successivamente, questo pozzo<br />
è stato riemp<strong>it</strong>o con materiale differente dal<br />
primo riempimento (con granulometria più<br />
fine). Questa differenza di materiale ci conferma<br />
l’ipotesi che i due scavi siano stati effet-<br />
Sbancamento<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
tuati in tempi differenti. Ma chi poteva aver<br />
compiuto uno scavo di quel tipo e per quali<br />
final<strong>it</strong>à?<br />
La prima idea che mi è venuta in mente è<br />
quella di un “tombarolo sfigato”.<br />
Se ammettiamo come possibile l’ipotesi<br />
<strong>della</strong> tomba regale… è ovvio che i corpi ed<br />
il loro corredo siano stati segu<strong>it</strong>i da una folla<br />
di persone molto ampia che li avrà visti introdurre<br />
nei tunnel per essere lì sepolti. Un<br />
eventuale tombarolo, attratto da un corredo<br />
abbastanza ricco, può essere entrato successivamente<br />
per depredare le salme.<br />
Entra nei tunnel e trova quel tratto in cui il<br />
pavimento rileva tracce recenti di scavo, per 8<br />
metri di lunghezza.<br />
Sapendo che la tomba si trovava lì sotto,<br />
scava un pozzo nella posizione più ovvia,<br />
quella del centro dello scasso, mancando clamorosamente<br />
la tomba in quanto i costruttori<br />
l’hanno posta volutamente decentrata, in<br />
basso a sinistra.<br />
Il tombarolo, quando giunge alla profond<strong>it</strong>à<br />
di circa 3 metri, si ferma accorgendosi di<br />
Barre di contenimento<br />
IN EVIDENZA TRATTEGGIATO LO SBANCAMENTO EFFETTUATO DAI COSTRUTTORI<br />
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Runa Bianca 51
Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
non stare scavando nel posto giusto. Qualsiasi<br />
tombarolo, anche se deluso, non poteva<br />
mollare proprio in quel momento, ma avrebbe<br />
tentato di fare un altro pozzo, e poi un altro<br />
ancora, con la certezza che la tomba agognata<br />
fosse proprio lì sotto.<br />
Ma non si vedono altri pozzi, da ciò si può<br />
dedurre che non abbia potuto farli perché ne<br />
sia stato imped<strong>it</strong>o! È stato sorpreso in fragrante?<br />
O non ha avuto il tempo di farlo perché<br />
i tunnel sono stati “semplicemente” sigillati<br />
defin<strong>it</strong>ivamente da tonnellate di terra… sino<br />
al 1997. Questo ci dà però la certezza che se<br />
tombe sono, non sono mai state violate. Ma<br />
non solo: il nostro tombarolo non sapeva che<br />
la tomba era stata messa in un angolo dello<br />
scavo, ma sapeva molto bene a che in profond<strong>it</strong>à<br />
si trovava la tomba col corredo più ricco,<br />
in quanto ha interrotto il suo scavo a 3 metri.<br />
Ed è a 3 metri che si trova infatti una delle due<br />
sepolture, quella più bassa.<br />
Ovviamente occorre sempre attendere<br />
che sia fin<strong>it</strong>o lo scavo attualmente in corso<br />
per capire se siamo realmente in presenza di<br />
una sepoltura, e sul tipo di corredo lì nascosto.<br />
Labirinti Sacri<br />
Però ci piace, per un momento, provare a<br />
sondare i vari scenari che si aprono qualora si<br />
prospettasse un reale uso tombale di questa<br />
anomalia. Il fatto che si sia potuta individuare<br />
il primo giorno in cui siamo scesi nei tunnel di<br />
Ravne, può essere frutto di una fortu<strong>it</strong>a coincidenza<br />
o del fatto che quella tomba non sia<br />
l’unica presente nei labirinti di Ravne.<br />
Ma dove possono essere le altre, e perché<br />
si è voluto collocare delle sepolture in tunnel<br />
sotterranei (ripeto: ipotizzando che l’uso sepolcrale<br />
<strong>della</strong> struttura si dimostri ver<strong>it</strong>iero)?<br />
La mente non può non r<strong>it</strong>ornare ai famosi<br />
muretti a secco che si trovano in vari punti<br />
lungo il tunnel principale. La terra che riempie<br />
quei rami di tunnel non è mai stata levata<br />
(tranne in un paio di casi) ed in quei casi si è<br />
visto che, qualche metro dopo il primo muretto,<br />
se ne trovava un altro, e poi un altro, e<br />
poi un altro, ed ogni tratto era sempre inter-<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
rato.<br />
Che senso aveva chiudere dei pezzi di tunnel<br />
interrando a più riprese, e in tempi diversi,<br />
se non vi fossero esigenze di trasformare quei<br />
tratti di tunnel in altrettante “camere mortuarie”?<br />
Ma perché farsi seppellire in quei labirinti?<br />
Non dimentichiamo che i tunnel di Ravne<br />
(una volta svuotati dell’acqua e <strong>della</strong> terra)<br />
possono a buon dir<strong>it</strong>to essere considerati dei<br />
veri e propri labirinti.<br />
Non può sfuggire che in passato svariati<br />
popoli hanno dato al labirinto vari significati<br />
simbolici e diversi utilizzi. Il labirinto è, dal<br />
punto di vista arch<strong>it</strong>ettonico, una specie di<br />
“edificio” senza apparente final<strong>it</strong>à, da percorrere<br />
e/o da vis<strong>it</strong>are. In tutta l’area med<strong>it</strong>erranea<br />
ne son stati costru<strong>it</strong>i molti e solo di alcuni<br />
ce n’è giunta testimonianza.<br />
Qualche esempio: uno dei più antichi è<br />
quello vicino al lago Moeris, in Eg<strong>it</strong>to, fatto costruire<br />
dal faraone Amenemhet, di cui ce n’è<br />
giunta traccia grazie alle descrizioni di storici<br />
come Erodoto, Diodoro siculo, Plinio e Strabone;<br />
(http://www.loggiatac<strong>it</strong>o740.<strong>it</strong>/pdf/<br />
Il%20Labirinto.pdf) quello cretese di Cnosso,<br />
legato al m<strong>it</strong>o del Minotauro, detto Unicursale,<br />
perché formato da un’unica via che intriga,<br />
avvolge e va verso un centro, a cui si avvicina<br />
e si allontana successivamente (http://www.<br />
mariateresalupo.<strong>it</strong>/simbolim<strong>it</strong>ialchimiafiabe/<br />
labirinto.html); quello greco dell’isola di <strong>Le</strong>mno;<br />
quello del re etrusco Porsenna a Chiusi,<br />
che era (casualmente) la sua Tomba. (http://<br />
<strong>it</strong>.wikipedia.org/wiki/Labirinto_di_Porsenna).<br />
Si sono trovati labirinti incisi nella roccia<br />
anche risalenti a 6000 anni fa, come quello<br />
r<strong>it</strong>rovato in una tomba del neol<strong>it</strong>ico in Sardegna,<br />
o quello di Tikla in Madhya Pradesh. Nei<br />
mosaici romani a Susa in Tunisia; sino al medioevo,<br />
come quello nel pavimento delle cattedrali:<br />
quella di Chatres (http://utenti.quipo.<br />
<strong>it</strong>/base5/combinatoria/labirchartres.htm), del<br />
Duomo di Lucca.<br />
O come semplice formazione di mucchi<br />
di pietre, come quello r<strong>it</strong>rovato nei pressi di<br />
Bijapur in Madras, noto come Lakshmanamandal...<br />
L’elenco potrebbe continuare all’infin<strong>it</strong>o.<br />
In tutta l’Europa pre-celtica era diffusissimo<br />
52 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
il culto <strong>della</strong> Dea Madre, <strong>della</strong> Grande Madre<br />
Terra. In contrapposizione al sole che veniva<br />
adorato in altari posti su alture, gli altari dedicati<br />
alla Madre Terra erano collocati sottoterra<br />
(stiamo semplificando per esigenze espos<strong>it</strong>ive).<br />
Lo scavare strutture ipogee sempre<br />
più elaborate o estese significava, per<br />
quei popoli, addentrarsi nel grembo<br />
<strong>della</strong> Dea Madre soprattutto se insieme<br />
alla terra c’era legata la presenza di<br />
acqua o di laghi sotterranei. L’acqua è<br />
il simbolo universale <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a, che in<br />
questo contesto si legava alla morte e<br />
alla resurrezione.<br />
Ma se andiamo indietro nel tempo<br />
e nella memoria, troviamo che questi<br />
concetti sono stati legati alla figura geometrica<br />
del triangolo, con due differenti<br />
significati.<br />
Col vertice verso il basso simboleggia<br />
una coppa, o se volete, può simboleggiare<br />
l’utero di una donna che nelle<br />
culture dell’India è chiamato Shakti.<br />
Col vertice verso l’alto rappresenta<br />
il simbolo maschile: Shiva.<br />
Non possiamo non notare una<br />
stretta correlazione formale con lo<br />
schema <strong>della</strong> struttura che stiamo esaminando.<br />
Sempre nell’ipotesi <strong>della</strong> doppia sepoltura,<br />
possiamo vedere come ognuno<br />
dei due corpi diventa l’elemento di<br />
unione tra il principio maschile e femminile<br />
espresso nei due triangoli contrapposti.<br />
Ma se lo interpretiamo in chiave religiosa,<br />
per quei popoli il principio femminile era la<br />
Madre Terra e quello maschile era il Dio Sole.<br />
Due triangoli contrapposti in cui il defunto<br />
cost<strong>it</strong>uiva il “tra<strong>it</strong> d’union”, l’elemento di unione<br />
tra la terra ed il cielo: l’Axis Mundi.<br />
Ci risulta quasi impossibile pensare che<br />
questa particolarissima forma sia stata esegu<strong>it</strong>a<br />
per caso, ancor di più se si pensa che<br />
appena qualche mese fa, in un tunnel lì vicino,<br />
è stata rinvenuta una pietra con inciso un<br />
triangolo equilatero con un cenno ad un’altro<br />
triangolo rovesciato.<br />
Il primo triangolo è molto ben defin<strong>it</strong>o, il<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
secondo è solo abbozzato ma ben percepibile.<br />
Due triangoli equilateri che si incastrano<br />
formando una stella a sei punte forma quello<br />
che viene defin<strong>it</strong>o: il sigillo di Salomone.<br />
Questa simbologia fa parte dell’uman<strong>it</strong>à<br />
Shiva<br />
Shakti<br />
SHIVA SIMBOLO MASCHILE E SHAKTI SIMBOLO FEMMINILE<br />
da tempi antichissimi e l’abbinamento alla figura<br />
di Salomone è dettato solo per esprimere<br />
la “saggezza” che biblicamente era legata al<br />
personaggio, ma sicuramente l’età <strong>della</strong> sua<br />
creazione si perde nella notte dei tempi.<br />
Nell’accezione attuale, l’unione e l’incastro<br />
dei due triangoli esprime un’un<strong>it</strong>à che può<br />
rappresentare l’essere umano, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da<br />
due princìpi simboleggiati dai due triangoli:<br />
- quello verso l’alto è il principio spir<strong>it</strong>uale<br />
- quello verso il basso è il principio materiale.<br />
Come si vede, vi è una continu<strong>it</strong>à di utilizzo<br />
di simbologie millenarie fatte da popoli di<br />
Runa Bianca 53
Piramidi bosniache: scoperta una struttura sotterranea unica al mondo<br />
diversa cultura. Nel caso che stiamo esaminando<br />
potremmo essere in presenza di un<br />
popolo antecedente a quelli a noi noti ma<br />
che conosceva con estrema dimestichezza i<br />
significati di certi simboli soprattutto legati<br />
alla Madre Terra ed al Sole.<br />
Ma di che epoca?<br />
Per rispondere a quest’ultima domanda<br />
dovremmo solo pazientare un mese ed<br />
aspettare che gli scavi archeologici, ormai in<br />
corso, ci possano defin<strong>it</strong>ivamente chiarire anche<br />
quest’ultimo ques<strong>it</strong>o.<br />
Ma anche conoscendo il “quando”, non<br />
saranno esaur<strong>it</strong>e tutte le domande, anzi, si<br />
apriranno delle porte che condurranno ad altri<br />
filoni di ricerca. Per esempio, la pietra r<strong>it</strong>rovata<br />
col triangolo inciso potrebbe far parte di<br />
un “ex-voto” lasciato in dono alla Dea Madre<br />
presso il suo templio.<br />
Ricordiamo infatti che quasi tutti i popoli<br />
che adoravano la Grande Madre lo facevano<br />
nelle viscere <strong>della</strong> terra e lì collocavano i loro<br />
santuari.<br />
È quindi molto probabile che, insieme ad<br />
altre sepolture, possa emergere dai tunnel di<br />
Ravne anche un santuario dedicato alla Madre<br />
Terra che giustifica sia la creazione di questi<br />
tunnel labirintici, sia un utilizzo tombale di<br />
parte degli stessi.<br />
Ma per questo occorre aspettare le nuove<br />
campagne di scavo che riprenderanno a Visoko<br />
l’anno prossimo.<br />
Vincenzo Di gregorio<br />
Arch<strong>it</strong>etto ed imprend<strong>it</strong>ore, da<br />
sempre appassionato di archeologia,<br />
noto come scopr<strong>it</strong>ore<br />
delle cosiddette “piramidi di<br />
Montevecchia” i cui studi sono<br />
stati pubblicati nel libro dal t<strong>it</strong>olo Il Mistero delle<br />
Piramidi Lombarde (Fermento, 2009). Fondatore<br />
di Antik<strong>it</strong>era.net (uno dei più noti s<strong>it</strong>i web di<br />
news archeologiche e di misteri) e <strong>della</strong> rivista<br />
Runa Bianca (www.runabianca.<strong>it</strong>). Per le sue ricerche<br />
si avvale di foto aeree sia nel visibile che<br />
nell’infrarosso, fondando una società finalizzata<br />
alla ricerca chiamata “ludi ricerche” che fa capo<br />
Video correlati :<br />
http://www.youtube.com/watch?v=GifbODUEiQ4<br />
http://www.youtube.com/watch?v=1luJUb9UYLI<br />
http://www.youtube.com/watch?v=w-nCEnFd2RY<br />
http://www.youtube.com/watch?v=ciJqpyYFia0<br />
al s<strong>it</strong>o web: www.aereofoto.<strong>it</strong>. Suoi studi son<br />
stati mostrati in diverse riviste di settore, e su<br />
reti televisive quali: Voyager<br />
(rai2), Mistero (<strong>it</strong>alia1), Mediolanum<br />
Chanel (Sky), OdeonTV.<br />
Il Mistero delle<br />
Piramidi Lombarde<br />
Fermento, 2009<br />
vai scheda libro >><br />
Vincenzo Di Gregorio<br />
MANUFATTO RITROVATO CON INCISA STELLA DI DAVIDE<br />
54 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
<strong>Le</strong> vicende che han fatto nascere la <strong>leggenda</strong> di re Artù<br />
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Mario Moiraghi<br />
tempo di lettura 13 minuti<br />
Runa Bianca 55
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
La Grolla<br />
A partire dalla metà del secolo XI, la cultura<br />
europea fu attraversata da un oggetto misterioso,<br />
chiamato Graal.<br />
Secondo il Perceval, racconto del poeta<br />
francese Chrétien de Troyes, un cavaliere vissuto<br />
in area franco bretone aveva avuto la singolare<br />
e fuggevole visione di un Graal.<br />
Poco tempo dopo, cinque anni o poco più,<br />
un poeta tedesco, Wolfram von Eschenbach,<br />
scrisse il “Parsifal”, una riedizione del Perceval,<br />
con alcune note cr<strong>it</strong>iche nei confronti di<br />
Chrétien, al quale rimproverava una certa<br />
mancanza di rigore e di chiarezza nell’esposizione<br />
<strong>della</strong> vicenda e il mancato riferimento<br />
alle fonti d’origine.<br />
Cosa fosse un Graal non fu chiaro fin dall’inizio.<br />
Chrétien e Wolfram ne avevano parlato,<br />
senza spiegarne il significato. I commentatori,<br />
in generale, dettero alla parola il significato<br />
di vaso, affine, fra l’altro, al termine <strong>it</strong>aliano<br />
grolla. In tempi di Crociate e di r<strong>it</strong>rovamenti<br />
di reliquie in Terrasanta, la visione di un vaso,<br />
di un calice, forse contenente il sangue di Cristo,<br />
era decisamente suggestiva e il racconto<br />
ebbe successo e notorietà.<br />
Ma gral era anche affine a parole orientali<br />
che indicavano pietre o pietre preziose o perle.<br />
E fu proposta anche l’interpretazione del<br />
Graal come “pietra”.<br />
Nella confusione, fu comunque chiaro che<br />
il cavaliere che per primo lo aveva visto ne<br />
aveva sub<strong>it</strong>o parlato ad altri colleghi e tutti<br />
costoro si erano immediatamente gettati alla<br />
ricerca dell’oggetto in questione, sotto il patrocinio<br />
di un certo re Artù, capo dei Cavalieri<br />
<strong>della</strong> Tavola Rotonda.<br />
Ad ingarbugliare la trama si aggiunsero<br />
altri poeti e scr<strong>it</strong>tori, che si dicevano a conoscenza<br />
dei fatti, i quali avevano anche affermato<br />
che il Graal era custod<strong>it</strong>o da Cavalieri<br />
Templari e, forse, era fin<strong>it</strong>o in mano agli eretici.<br />
Anzi: era la coppa che aveva contenuto il<br />
sangue di Cristo, o il calice dell’Ultima Cena, o<br />
molto altro ancora.<br />
Galgano<br />
Mario Moiraghi<br />
Come se ciò non bastasse, la v<strong>it</strong>a di un santo<br />
non notissimo, san Galgano di Montesiepi,<br />
presso Chiusdino, un piccolo borgo non lon-<br />
RAFFIGURAZIONE DI SAN GALGANO CHE CONSEGNA LA SPADA A SAN MICHELE<br />
56 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
tano da Siena, rivelava incredibili affin<strong>it</strong>à<br />
con la vicenda di Parsifal, il <strong>leggenda</strong>rio<br />
cavaliere del Graal.<br />
E, nel centro <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a di Galgano,<br />
campeggiava una spada piantata nella<br />
roccia, troppo simile a quella che consacrò<br />
re Artù per essere una coincidenza.<br />
La storia di questo santo porta una<br />
data antica, essendo stata narrata, in un<br />
regolare processo di beatificazione, nel<br />
1185, prima che i poeti dell’Europa del<br />
nord cantassero la vicenda <strong>della</strong> Tavola<br />
Rotonda e dei suoi cavalieri.<br />
Correva l’anno 1185, quando Galgano<br />
fu elevato agli onori degli altari, e da<br />
quella data compare in modo preciso il<br />
fenomeno dapprima strisciante poi valanghivo,<br />
di Parsifal e del Graal. L’assonanza<br />
fra Galgano e l’arturiano Galvano<br />
non prova nulla, ma rientra nelle molte<br />
incredibili coincidenze.<br />
Sia ben chiaro: è assurdo anche solo<br />
sospettare che il cosiddetto Ciclo Bretone,<br />
quello del Graal per intenderci, abbia<br />
avuto come fonte ispiratrice San Galgano.<br />
Ma il problema, come vedremo, non<br />
si pone in questi termini.<br />
È difficilissimo affrontare questi scenari<br />
in modo schematico e sintetico.<br />
Si tenterà comunque di tentare una prima<br />
sommaria panoramica dei problemi emergenti.<br />
Fare chiarezza<br />
Qui occorre chiarire alcune cose:<br />
• In area bretone, ma in tutta l’Europa<br />
di quel tempo, non esisteva nessuna<br />
consuetudine “di corte” simile al sistema<br />
cortese che i racconti del Graal tratteggiano.<br />
• Erano esist<strong>it</strong>i infin<strong>it</strong>i condottieri con il<br />
nome contenente qualcosa simile ad<br />
“Artù” (che fra l’altro si r<strong>it</strong>rovava anche<br />
in amb<strong>it</strong>o etrusco) ma nessuno di<br />
loro aveva nulla a che fare con il comportamento<br />
dell’Artù: erano sempre e<br />
comunque combattenti o condottieri<br />
senza contorni graaliani e cortesi.<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Mario Moiraghi<br />
GALGANO IN UNA TELA DI RUTILIO MANETTI CONSERVATO NEL-<br />
LA CHIESA DI SAN MICHELE A CHIUSDINO<br />
• C’erano anche infin<strong>it</strong>e spade, con nomi<br />
suggestivi e storie suggestive, ma mai<br />
l’associazione spada/pietra/infissione,<br />
nei termini in cui si presentano in questi<br />
anni.<br />
• <strong>Le</strong> avventure di molti eroi nord europei,<br />
successivamente accostati ad Artù<br />
dagli studiosi, avevano roboanti avventure<br />
guerresche, con spade, scudi,<br />
cavalli, sangue, eccetera, ma nessuno<br />
di loro aveva vissuto avventure coerentemente<br />
caratterizzate dagli stessi<br />
elementi tipici dell’ambiente arturiano:<br />
ponti perigliosi, spade spezzate e<br />
ricomposte, simbolici gorghi di acque,<br />
…<br />
Sia chiaro: tutto c’era e preesisteva, come<br />
si può dire delle infin<strong>it</strong>e e molteplici fattezze<br />
dei volti (lo diciamo in termini allegorici), ma<br />
nessuna combinazione di particolari che fa-<br />
Runa Bianca 57
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
TESTA DI SAN GALGANO CONSERVATA IN UN RELIQUIARIO<br />
NELLA CHIESA DI SAN MICHELE A CHIUSDINO<br />
cesse assomigliare qualcuno e qualcosa alle<br />
fisionomie dei personaggi e delle avventure<br />
<strong>della</strong> Tavola Rotonda.<br />
L’unico pezzo di carta, anzi di pergamena,<br />
che fosse simile, anzi identico, ad una parte<br />
<strong>della</strong> v<strong>it</strong>a di Parsifal, era il processo di canonizzazione<br />
di San Galgano di Montesiepi.<br />
Un paio di dozzine di elementi presenti<br />
nella storia del santo di Montesiepi si r<strong>it</strong>rovano<br />
nella v<strong>it</strong>a di Parsifal: troppo per essere solo<br />
una coincidenza.<br />
Persia o quasi<br />
<strong>Le</strong> sorprese non sono fin<strong>it</strong>e. Innumerevoli<br />
studiosi, anche coloro che non sono né fantasisti<br />
né esoterici, hanno notato che i romanzi<br />
del Graal rivelano ineludibili connessioni con<br />
la storia, la m<strong>it</strong>ologia, la cultura di un area approssimativamente<br />
persiana. Per intenderci, i<br />
protagonisti si muovono in uno scenario collocabile<br />
alle sorgenti dell’Indo.<br />
Ne fanno fede infin<strong>it</strong>i dettagli del racconto:<br />
paesaggi, animali, vegetazione, ab<strong>it</strong>i, gioielli,<br />
tessuti, costumi sociali e perfino il non<br />
trascurabile fatto che, in quei tempi, esisteva<br />
in area persiana una consuetudine “di corte”<br />
identica a quella descr<strong>it</strong>ta nel Ciclo di Artù.<br />
Basterebbe c<strong>it</strong>are il fatto che giocavano a<br />
Scacchi e che facevano escursioni alle sorgenti<br />
dell’Indo. Chi sa di scacchi conosce l’origine<br />
e i tempi di arrivo in Europa di questo gioco.<br />
E sa che non erano consuetudine europea di<br />
quei tempi. Più precisamente, essi giungono<br />
fra noi nel secolo XII.<br />
Esiste poi un complesso di elementi culturali,<br />
disseminati e nascosti fra le pieghe dei testi<br />
di Chrétien e Wolfram, che evocano e ricalcano<br />
in modo sorprendente la cultura sociale<br />
e religiosa dell’antica Persia<br />
<strong>Le</strong> tessere del mosaico<br />
Mario Moiraghi<br />
Tentando di schematizzare il complesso di<br />
elementi in qualche modo anomali, rispetto<br />
alla lettura corrente dei Romanzi di Bretagna,<br />
possiamo individuare almeno i seguenti elementi:<br />
• analogie ambientali e sociali con l’Asia<br />
Centrale,<br />
• tracce culturali e religiose <strong>della</strong> cultura<br />
persiana e mazdeica,<br />
• elementi in comune con San Galgano.<br />
Questa connessione fra la Persia e l’ambiente<br />
di Galgano, per inciso, non è così improbabile<br />
come potrebbe credersi. La zona<br />
di Chiusdino, in quei tempi, ricadeva sotto<br />
l’influenza di Pisa e i pisani avevano un canale<br />
commerciale ben defin<strong>it</strong>o con quella parte<br />
di Oriente. Anche le Cost<strong>it</strong>uzioni Pisane vengono<br />
fatte risalire a modelli probabilmente<br />
orientali e le carte nautiche dell’epoca testimoniano<br />
il collegamento fin con le zone ad<br />
58 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
oriente del Mar Nero.<br />
Potremmo analizzarle in modo sintetico,<br />
rinviando a successive più precise analisi che<br />
potranno essere affrontate in altra sede.<br />
Per quanto riguarda il paesaggio in cui si<br />
svolgono le azioni dei Cavalieri <strong>della</strong> Tavola<br />
Rotonda, emergono elementi ambientali che<br />
possono apparire fantastici ma appartengono<br />
ad un defin<strong>it</strong>o quadro terr<strong>it</strong>oriale. Non si<br />
tratta di un casuale e fantasioso assemblaggio<br />
di dettagli fiabeschi.<br />
I Cavalieri si muovono lungo sentieri fiancheggiati<br />
da v<strong>it</strong>i e olivi, che, dalle parti di Glastonbury<br />
forse esistevano con abbondanza in<br />
un’altra era climatica. Non importa, potrebbe<br />
essere una libertà <strong>della</strong> fantasia degli autori.<br />
Ma all’improvviso, fra i cespugli di cardamomo<br />
e terebinto (sic) i nostri intravvedono una<br />
lince e, più in là, un pavone, lasciando intuire<br />
che qualche signore bretone non ha chiuso il<br />
recinto dei suoi animali esotici. Per inciso: anche<br />
il cardamomo deve essere stato allevato<br />
con difficoltà, in Bretagna, perché le enciclopedie<br />
divulgative dicono che vive fra l’India e<br />
la Malaysia, nello Sri Lanka e a Ceylon. Qualche<br />
variante alligna in Nepal e nel Sikkim, in<br />
Cina, Vietnam, Thailandia e Birmania. Mentre<br />
il Terebinto vive, al massimo in Marocco, Portogallo,<br />
Turchia, Siria e Palestina. Bretagna,<br />
Acqu<strong>it</strong>ania e regioni confinanti niente di<br />
niente.<br />
Il pavone è simbolo <strong>della</strong> Persia e la lince è<br />
Mario Moiraghi<br />
presente in un vastissimo areale asiatico con<br />
qualche inspiegabile presenza in Svizzera. In<br />
Bretagna no.<br />
Lo sconcerto affiora quando appare un<br />
cavaliere che, sull’elmo, porta una gabbietta<br />
con una mangusta viva. La mangusta è un<br />
simpatico animaletto che assale ed uccide i<br />
serpenti più pericolosi. Qualcuno forse ricorderà<br />
una famosa mangusta, Rikki Tikki Tavi,<br />
che si incontrava nei racconti di Kipling, ambientati<br />
in India. Qualche mangusta si trova<br />
nel deserto del Kalahari, in Africa meridionale.<br />
In Bretagna o in Gran Bretagna si trova al<br />
massimo in qualche zoo privato, sempreché<br />
non si venga denunciati per possesso di animale<br />
esotico.<br />
Cavalieri e dame girano vest<strong>it</strong>i di tessuti<br />
damascati e abbigliati con achmardi, sciam<strong>it</strong>o<br />
rosso, seta di Ninive, seta d’Arabia. A parte<br />
il richiamo di Damasco (stoffe damascate) è<br />
evidente l’esotic<strong>it</strong>à dei tessuti, tutti originari<br />
dell’Oriente. Lo sciam<strong>it</strong>o, per fare un esempio<br />
concreto, viene dall’Iran e si diffonde attraverso<br />
la Siria e Bisanzio. L’achmardi è una seta<br />
verde broccata d’oro, usata in Oriente.<br />
Ma una trattazione a parte mer<strong>it</strong>a il gioco<br />
degli scacchi. Di essi si parla in più d’uno<br />
dei racconti del Graal. Gli scacchi compaiono<br />
con irruenza sia nel racconto di Chrétien che<br />
nel racconto di Wolfram, coinvolti nell’azione<br />
narrativa come oggetti ab<strong>it</strong>ualmente presenti<br />
nell’arredamento degli ambienti. Gli scacchi<br />
LA CAPPELLA DI MONTESIEPI A POCA DISTANZA DALL’ABBAZIA DI SAN GALGANO<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Runa Bianca 59
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
sono un giuoco di origine indiana, giunti in<br />
occidente fra i secoli XI e XII, tram<strong>it</strong>e la cultura<br />
persiana, tanto da essere considerati a lungo<br />
e impropriamente un giuoco persiano a pieno<br />
t<strong>it</strong>olo. È da escludere il fatto che possano<br />
essere stati utilizzati in ipotetiche corti o ambienti<br />
europei ai presunti tempi dell’Artù bretone<br />
(attorno al 500 o 600 d.C.), ed è anche<br />
improbabile una loro ampia diffusione in area<br />
europea nel periodo fra il 1100 e il 1200.<br />
La loro ripetuta presenza, come passatempo<br />
ab<strong>it</strong>uale in quegli anni, può essere solo<br />
spiegata dal fatto che gli ambienti nel quale si<br />
muovono i Cavalieri <strong>della</strong> Tavola Rotonda siano<br />
certamente orientali, se non decisamente<br />
persiani.<br />
Considerazioni analoghe potrebbero<br />
estendersi alle simil<strong>it</strong>udini fra la v<strong>it</strong>a di Galgano<br />
e le esperienze giovanili di Parsfal. Gli<br />
spunti fondanti <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a di Parsifal, sui quali<br />
i commenti degli infin<strong>it</strong>i interpreti del Graal<br />
si sono accan<strong>it</strong>i, per dimostrare simbolismi,<br />
connessioni, riferimenti, misteri, legami, … ci<br />
sono tutti, nella testimonianza fiabesca e nella<br />
realtà documentale <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a di Galgano e<br />
<strong>della</strong> Cappella di Montesiepi, unico vero concreto<br />
e precoce monumento di un’avventura<br />
di tipo graaliano, un monumento storicamente<br />
attendibile e certo, nella sua realtà fisica e<br />
nella sua appartenenza temporale al medioevo<br />
più luminoso.<br />
Fra questi elementi di contatto e consonanza<br />
tra Galgano e Parsifal, possiamo iniziare<br />
ad elencare i seguenti, in una lista sintetica:<br />
- La Madre Vedova.<br />
- Il tentativo di dissuadere il figlio<br />
dall’avventura.<br />
- La visione di san Michele, in analogia<br />
all’incontro di Parsifal con i Cavalieri.<br />
- La percezione, come quella di Parsifal,<br />
di dover far parte di una cavalleria celeste<br />
e non terrena.<br />
- La necess<strong>it</strong>à di divenire adulto, di acquistare<br />
autonomia dalla madre.<br />
- L’erranza del cavaliere, alla ricerca di un<br />
aiuto o di un sostegno.<br />
- L’erranza del cavaliere in preda allo<br />
sconforto o all’oblio.<br />
- Il cavallo che gli indica la via, riscontrabile<br />
in alcune versioni dei racconti del<br />
Graal.<br />
- Il Ponte Periglioso di Cinvat.<br />
- L’acqua vorticosa sotto il ponte.<br />
- L’arrivo nel mezzo degli Apostoli-Cavalieri<br />
riun<strong>it</strong>i in attesa.<br />
- Il tempio circolare, detto Rotunda, di<br />
trasparente analogia con la Tavola Rotonda.<br />
- La singolar tenzone con il demonio.<br />
- La lancia o il palo di significato confl<strong>it</strong>tuale,<br />
demoniaco o sanguinario.<br />
- La spada nella roccia,<br />
- La spada spezzata e rinsaldata.<br />
- La singolare assonanza fra Galgano e<br />
Galvano, nipote di Artù.<br />
Si tratta di una serie di coincidenze che è<br />
difficile r<strong>it</strong>enere casuale e che dovrebbe costringere<br />
gli studiosi a più profonde riflessioni.<br />
Sia detto ancora con chiarezza: Galgano<br />
non ha nulla a che fare con il Graal, ma lo studio<br />
comparato delle due vicende fa emergere<br />
la certezza di un’influenza letteraria eserc<strong>it</strong>ata<br />
dalla v<strong>it</strong>a di Galgano, storicamente documentata,<br />
su alcuni aspetti <strong>della</strong> Materia di Bretagna.<br />
Il quadro enigmatico<br />
Mario Moiraghi<br />
Anz<strong>it</strong>utto è inspiegabile, oltre ogni lim<strong>it</strong>e,<br />
l’apparente trascuratezza di cui è stata oggetto<br />
la matrice persiana dell’intera vicenda del<br />
Graal.<br />
È poi eccessivamente forzata e inaccettabile<br />
la localizzazione nelle lande franco-bretoni,<br />
troppo generica e superficiale la connessione<br />
con l’area e la cultura celtica. È sorprendente<br />
la passiv<strong>it</strong>à e l’acquiescenza con la quale la<br />
cultura europea ha accettato e ancora accetti<br />
il radicamento <strong>della</strong> saga arturiana in area<br />
bretone, in presenza di anomalie così evidenti.<br />
Anche un’analisi preliminare e sommaria<br />
permette di giungere a conclusioni che sconvolgono<br />
l’interpretazione degli ultimi ottocento<br />
anni e che si possono così riassumere:<br />
• La storia scr<strong>it</strong>ta di Galgano è incontrovertibilmente<br />
anteriore ai racconti del<br />
60 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
Graal.<br />
• La storia di Parsifal contiene innumerevoli<br />
punti di contatto con la storia<br />
di san Galgano, tanto da far supporre<br />
che, prima di giungere in Aqu<strong>it</strong>ania o<br />
in Bretagna, la storia <strong>della</strong> Tavola Rotonda<br />
o <strong>della</strong> spada nella roccia si sia<br />
compiuta sulle colline, fra Siena e Pisa.<br />
• La Corte di Artù e i Cavalieri <strong>della</strong> Tavola<br />
Rotonda sono figure <strong>della</strong> Corte Persiana<br />
medievale e premedievale, con<br />
palesi richiami alle radici più remote<br />
e autentiche <strong>della</strong> cultura dell’antico<br />
Iran.<br />
• L’ambiente naturale, le usanze, i luoghi<br />
e i nomi sono solidamente connessi<br />
con il sistema terr<strong>it</strong>oriale e sociale<br />
di un’area compresa fra le sorgenti<br />
dell’Indo, il Mar Caspio e il Golfo Persico.<br />
• La vicenda del Graal è strettamente<br />
connessa, se non totalmente identificabile,<br />
con la vicenda dei Re Magi. Ma<br />
questa è un’altra storia.<br />
Questo, in sintesi, l’approdo del nostro<br />
viaggio.<br />
È un approdo molto lontano da quelli noti<br />
ed accettati, ed è stato raggiunto tenendo<br />
ABBAZIA DI SAN GALGANO<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Mario Moiraghi<br />
conto che le culture di cui si tratta, persiana,<br />
celtica, bretone, cristiana, sono strettamente<br />
connesse da matrici ed elementi comuni.<br />
Accanto a queste tesi di fondo sono quindi<br />
possibili molte altre affin<strong>it</strong>à e molti altri collegamenti<br />
storici, religiosi, linguistici e culturali,<br />
che arricchiscono ma non smentiscono le tesi<br />
sostenute.<br />
La Cerca continua, deve<br />
continuare<br />
Il cosiddetto mistero del Graal continuerà,<br />
perché si regge su teoremi e dimostrazioni<br />
false, perché l’area bretone non conserva testimonianze<br />
di cose che non le appartengono,<br />
perché le stesse trascrizioni di Chrétien e<br />
Wolfram sono state, in origine, volutamente<br />
calate in un ambiente improprio e perché una<br />
miriade di continuatori e di commentatori<br />
hanno volutamente avallato il falso, perché<br />
era gradevole e utile alle monarchie, alle signorie,<br />
alle chiese, ai predicatori, agli opinion<br />
makers dell’epoca.<br />
Ma le discrepanze con le testimonianze e<br />
perfino con i grandi temi dell’uman<strong>it</strong>à sono<br />
troppe, essenziali, inconciliabili in modo radicale.<br />
Runa Bianca 61
La spada nella roccia <strong>it</strong>aliana<br />
La Croce, impugnata e strappata dal terreno<br />
dove era conf<strong>it</strong>ta, non può trasformarsi in<br />
spada: non è questo il senso del messaggio<br />
cristiano, messaggio reso evidente da Galgano<br />
che rifiuta la violenza e trasforma la spada<br />
in Croce.<br />
Come già accennato, è assurdo anche solo<br />
sospettare che il cosiddetto Ciclo Bretone si<br />
ispiri a San Galgano. Lo scenario più probabile<br />
è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da una fiaba persiana, portata<br />
in Toscana dai canali pisani e qui arricch<strong>it</strong>asi<br />
<strong>della</strong> personal<strong>it</strong>à, a quei tempi prestigiosa, di<br />
Galgano, che servì per dare corpo alla figura<br />
di Parsifal. Questa ipotesi è ragionevole, ma<br />
va confermata e sostenuta da prove più concrete,<br />
razionali e tangibili, come non hanno<br />
fatto gli studiosi del Graal.<br />
Occorre cercare, cercare ancora. Ma dove?<br />
Eppure qualche traccia si profila:<br />
• Quale affidabil<strong>it</strong>à storica possiede la<br />
v<strong>it</strong>a di Galgano?<br />
• Sono state esegu<strong>it</strong>e tutte le ricerche<br />
possibili, anche genetiche, sui resti di<br />
Galgano e sugli altri reperti esistenti,<br />
MArio MoirAghi<br />
Nato a Milano, nel 1942, si dedica<br />
attualmente alla realizzazione<br />
di testi storici e scientifici,<br />
allo studio di eventi sociali di<br />
rilievo e alla progettazione di<br />
piani operativi per la gestione di s<strong>it</strong>uazioni di rischio<br />
ambientale e di emergenza. Possiede una<br />
formazione culturale certamente eclettica, che,<br />
partendo da una base classica e letteraria, si è<br />
sviluppata nei t<strong>it</strong>oli di Ingegneria, al Pol<strong>it</strong>ecnico<br />
di Milano, di Economia aziendale, alla Bocconi,<br />
in associazione con corsi di specializzazione di<br />
vario genere, in materia ambientale, economica,<br />
amministrativa e sociale. In campo linguistico,<br />
in aggiunta a quattro lingue moderne, al<br />
greco antico e al latino, ha compiuto studi sulle<br />
calligrafie medievali, sulle lingue del bacino<br />
mesopotamico e sull’egiziano geroglifico. Ha<br />
operato in settori industriali privati, nel campo<br />
del controllo ambientale, come coordinatore<br />
di progetto, presso società multinazionali eu-<br />
Mario Moiraghi<br />
come le braccia mummificate, custod<strong>it</strong>e<br />
nella cappella di Montesiepi?<br />
• I georadar hanno analizzato tutto, o restano<br />
zone d’ombra, nella Cappella di<br />
Montesiepi?<br />
• Chi ha portato la <strong>leggenda</strong> dalla Toscana<br />
in Bretagna?<br />
• Quale fu il vero ruolo dell’ambiente<br />
culturale pisano?<br />
Ma non basta.<br />
• Come la mettiamo con Geoffrey de<br />
Montmouth, con Beda, Nennio e gli<br />
altri che (apparentemente) hanno parlato<br />
di Artù anni o secoli prima?<br />
• E poi: come c’entra in tutta questa faccenda<br />
Maria Maddalena?<br />
• E i Re Magi?<br />
La caccia alla soluzione dell’enigma è<br />
aperta, occorrono approfondimenti e, forse,<br />
qualche strada è già indicata. Il panorama è<br />
ricco di possibili sviluppi e affascinanti stimoli.<br />
Occorre ev<strong>it</strong>are accuratamente le trappole<br />
del mistero-a-tutti-i-costi.<br />
ropee e americane. È stato dirigente pubblico,<br />
nell’amb<strong>it</strong>o di un’amministrazione regionale,<br />
ricoprendo anche incarichi di livello nazionale.<br />
Docente univers<strong>it</strong>ario per circa un decennio,<br />
nel settore del governo delle s<strong>it</strong>uazioni di emergenza<br />
e <strong>della</strong> protezione civile, ha insegnato in<br />
varie scuole di perfezionamento post laurea,<br />
in diverse sedi <strong>it</strong>aliane. Ha diretto riviste scientifiche<br />
e pubblicato numerosi articoli tecnici e<br />
storici, per riviste <strong>it</strong>aliane e di lingua inglese. Realizza<br />
conferenze nei campi di competenza ed<br />
ha organizzato importanti<br />
convegni culturali. Gestisce<br />
il s<strong>it</strong>o www.scriptorium.<strong>it</strong>.<br />
Il grande libro<br />
del Graal<br />
Ancora, 2006<br />
vai alla scheda libro >><br />
62 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Parapsicologia e percezioni extrasensoriali si incontrano<br />
Castello di Montebello:<br />
Il mistero di Azzurrina<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Michele Morettini<br />
tempo di lettura 9 minuti<br />
Runa Bianca 63
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina<br />
Questa storia inizia nel 1375, con la<br />
scomparsa di una bambina. Guendalina,<br />
chiamata da tutti “Azzurrina”,<br />
era la figlia di Ugolinuccio, signore di Montebello.<br />
Guendalina era albina. La superstizione<br />
popolare del tempo collegava l’albinismo<br />
con eventi di natura magica se non diabolica.<br />
Per questo Ugolinuccio aveva deciso di farla<br />
sempre scortare da un paio di guardie e non<br />
la faceva mai uscire di casa per proteggerla<br />
dalle dicerie e dal pregiudizio popolare. La<br />
RITRATTO DELLA PICCOLA GUENDALINA CHIAMATA DA TUTTI “AZZURRINA”<br />
madre le tingeva ripetutamente i capelli con<br />
pigmenti di natura vegetale, estremamente<br />
volatili. Questi, complice la scarsa capac<strong>it</strong>à<br />
dei capelli albini di trattenere il pigmento,<br />
Michele Morettini<br />
avevano dato alla bimba riflessi azzurri come<br />
i suoi occhi che ne originarono il soprannome<br />
di Azzurrina. Un primo documento scr<strong>it</strong>to che<br />
narra la storia <strong>della</strong> scomparsa di Azzurrina risale<br />
al 1620, chiamato “Mons Belli et Deline”;<br />
Montebello e Guendalina. Si hanno quindi<br />
quasi tre secoli di <strong>leggenda</strong> popolare tramandata<br />
oralmente. Il testo racconta che il 21 giugno<br />
1375, giorno del solstizio d’estate, mentre<br />
fuori imperversava un forte temporale e si<br />
combatteva una delle innumerevoli battaglie<br />
contro la famiglia dei Montefeltro,<br />
Azzurrina si trovava<br />
in una galleria segu<strong>it</strong>a come<br />
al sol<strong>it</strong>o da due guardie; la<br />
piccola stava giocando con<br />
la sua palla di pezza. Improvvisamente<br />
questa le cadde<br />
in quella che era la ghiacciaia.<br />
Ovviamente la bambina<br />
cercò di andare a riprenderla<br />
scendendo le scale. <strong>Le</strong><br />
guardie non se ne curarono<br />
poiché quella che Azzurrina<br />
aveva imboccato era l’unica<br />
entrata ed usc<strong>it</strong>a. Sarebbe<br />
dovuta quindi risalire qualche<br />
istante dopo. Improvvisamente<br />
un urlo terrificante<br />
proveniente dalla ghiacciaia<br />
spinse i due armigeri a correre<br />
in cerca <strong>della</strong> piccola.<br />
Sfortunatamente non venne<br />
mai più r<strong>it</strong>rovata. Secondo<br />
la <strong>leggenda</strong> il 21 di giugno<br />
di ogni anno lustro, se fuori<br />
vi è un temporale, è ancora<br />
possibile sentire il pianto di<br />
Azzurrina. Il castello è stato<br />
riaperto al pubblico nel<br />
1989 e dal 1990 (anno <strong>della</strong><br />
prima acquisizione psicofonica<br />
realizzata casualmente<br />
dalle telecamere <strong>della</strong> RAI,<br />
durante la registrazione di<br />
un programma) vengono effettuati<br />
periodicamente esperimenti medianici<br />
e ricerche parapsicologiche.<br />
La nostra Associazione ha avuto l’onore<br />
di partecipare attivamente alle ricerche del<br />
64 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina<br />
21 giugno 2011 insieme a Daniele Gullà,<br />
Mattia Mascagni e Marino Fantuzzi. L’esperienza<br />
è stata estremamente interessante, sia<br />
dal punto di vista delle tecnologie utilizzate,<br />
che dal fronte delle metodologie applicate.<br />
Il rigore <strong>della</strong> ricerca scientifica affiancato al<br />
sottile mondo delle percezioni extrasensoriali:<br />
oramai questo è un connubio che solo i più<br />
ostinati negazionisti non riescono ancora ad<br />
accettare. In questi ultimi anni le indagini al<br />
Castello di Montebello hanno forn<strong>it</strong>o oggettivi<br />
parametri di studio e hanno contribu<strong>it</strong>o<br />
ad accrescere il bagaglio di conoscenze sul<br />
mondo <strong>della</strong> ricerca di confine; molto probabilmente<br />
anche quest’anno tutti i parametri<br />
mon<strong>it</strong>orati, le foto/video acquisizioni<br />
multispettrali effettuate e i dati repertati ci<br />
aiuteranno a fare un passo avanti in questo<br />
tipo di indagini. Sostanzialmente, la ricerca è<br />
Michele Morettini<br />
stata suddivisa in due parti: nel pomeriggio<br />
mediante l’utilizzo di una sofisticata apparecchiatura,<br />
un geo-radar, il ricercatore Daniele<br />
Gullà è riusc<strong>it</strong>o a mappare il sottosuolo all’interno<br />
e all’esterno del castello di Montebello,<br />
così da georeferenziare cav<strong>it</strong>à o passaggi<br />
segreti non conosciuti. L’idea è stata quella di<br />
verificare se particolari cav<strong>it</strong>à artificiali potessero<br />
essere ricondotte a possibili “camere segrete”<br />
sconosciute alla storia, cosi da spiegare<br />
in qualche modo la misteriosa scomparsa di<br />
Azzurrina.<br />
E qualcosa devo dire è sub<strong>it</strong>o emerso: in<br />
una stanza dell’ala sinistra del Castello (adib<strong>it</strong>a<br />
a bookshop) il geo-radar ha mappato una<br />
piccola camera rettangolare a 1,5 metri di<br />
profond<strong>it</strong>à, defin<strong>it</strong>a decisamente interessante<br />
dallo stesso Gullà; altro riscontro importante,<br />
anticipato da una acquisizione extrasen-<br />
DANIELE GULLÀ EFFETTUA RILIEVI CON IL GEO-RADAR ALL’INTERNO DEL CASTELLO DI MONTEBELLO<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Runa Bianca 65
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina<br />
soriale di Mattia Mascagni, è stato fatto all’interno<br />
di una piccola stanzetta simile ad una<br />
cella, s<strong>it</strong>a nella parte destra del castello (non<br />
lontano dal vano di Azzurrina); Mattia a segu<strong>it</strong>o<br />
dell’evento E.S.P. ha indicato a Daniele<br />
il punto ove mappare il terreno e il geo-radar<br />
ha effettivamente segnalato una cav<strong>it</strong>à. Infine<br />
nella stanza <strong>della</strong> cassaforte, proprio davanti<br />
l’antico mobile, su indicazione di una percezione<br />
di Marino Fantuzzi è stato rinvenuto<br />
un oggetto circolare, posizionato a quasi 2<br />
metri di profond<strong>it</strong>à. L’oggetto metallico (presumibilmente<br />
di bronzo con alcune componenti<br />
in oro) potrebbe essere un antico piatto<br />
di rame o magari uno scudo; è interessante<br />
confrontare questo riscontro strumentale,<br />
la percezione ed uno scatto <strong>della</strong> ricerca del<br />
2010 che r<strong>it</strong>raeva nelle immediate vicinanze<br />
<strong>della</strong> cassaforte un elemento “extra”, a quanto<br />
Michele Morettini<br />
pare una figura antropomorfa che ricorda un<br />
cavaliere medievale. Proprio questi ultimi due<br />
punti sono anche stati oggetto di una segnalazione<br />
in remote viewing da parte di Florentina<br />
Richeldi, una sens<strong>it</strong>iva che non ha potuta<br />
partecipare al sopralluogo. Il giorno stesso<br />
aveva indicato, senza peraltro conoscere il<br />
posto né Mattia o Marino, gli stessi due punti<br />
– definendoli interessanti a livello energetico<br />
- concentrandosi su una mappa del castello.<br />
La documentazione di tale visione a distanza<br />
è disponibile per essere consultata e tra l‘altro<br />
c’è la data certa che ne attesta l’autentic<strong>it</strong>à.<br />
Oltre questi primi e importanti riscontri,<br />
i rilievi effettuati hanno prodotto moltissimi<br />
risultati che saranno analizzati e divulgati<br />
prossimamente.<br />
Successivamente, Mattia Mascagni e<br />
Marino Fantuzzi grazie alla loro particolare<br />
IL GRUPPO DI SENSITIVI MENTRE EFFETTUA ESPERIMENTI DI PSICOSCOPIA AMBIENTALE<br />
66 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina<br />
sensibil<strong>it</strong>à extrasensoriale hanno effettuato<br />
esperimenti di psicoscopia ambientale (aiutati<br />
anche da altri sens<strong>it</strong>ivi simpatizzanti del<br />
gruppo di ricerca), ovvero hanno cercato di<br />
mettersi in rapporto con l’ambiente per cercare<br />
di acquisire determinate informazioni<br />
che fanno riferimento alla “storia” di quel luogo.<br />
L’esperimento è sfociato in un vero e proprio<br />
contatto sensoriale “real-time” con presunte<br />
ed indefin<strong>it</strong>e energie senzienti; mentre<br />
il gruppo di sens<strong>it</strong>ivi effettuava questo tipo<br />
di esperimento, il nostro gruppo di ricerca<br />
(composto dal sottoscr<strong>it</strong>to, Michele Morettini<br />
e da Stefania Ferrari) effettuava riprese<br />
fotografiche ad ampio spettro (UV-B – Visibile<br />
– Near IR) e rilevazioni riguardo possibili<br />
fluttuazioni del campo elettromagnetico<br />
(effettuati anche da <strong>Le</strong>ea, una collaboratrice<br />
del gruppo di Daniele Gullà); Daniele Gullà invece<br />
mediante l’utilizzo di un nuovo apparecchio<br />
appos<strong>it</strong>amente realizzato per lo studio<br />
e la ricerca nel campo Metafonico, cercava<br />
riscontri in relazione al fenomeno delle voci<br />
elettroniche (l’utilizzo di questa nuova apparecchiatura<br />
sembra aver dato es<strong>it</strong>i molto interessanti).<br />
Anche in questo caso tutti i dati riguardo<br />
i parametri geo-fisici raccolti, le riprese fotografiche<br />
effettuate, le considerazioni dei<br />
sens<strong>it</strong>ivi e le registrazioni effettuate con l’attrezzatura<br />
EVP saranno studiati e incrociati,<br />
cosi da poter avere un quadro generale<br />
sull’esperimento condotto. Dopo una breve<br />
pausa serale, il gruppo di ricerca si è dedicato<br />
alla vera e propria ricerca di “Azzurrina” e dei<br />
fenomeni a lei connessi. Sono state montate<br />
telecamere ad infrarossi ad alta sensibil<strong>it</strong>à<br />
con tanto di sorgenti di radiazione infrarossa<br />
in vari punti del Castello, compreso il famoso<br />
vano di azzurrina. Alle telecamere in ogni<br />
punto sono stati montanti microfoni professionali,<br />
cosi da acquisire in contemporanea<br />
parametri video e audio. All’interno del vano<br />
di Azzurrina il nostro gruppo di ricerca ha effettuato<br />
rilievi statici sulla fluttuazione termica<br />
(mediante sensore termico interfacciato<br />
ad un personal computer) e geo-elettro-magnetica<br />
(mediante un TriField Natural EM meter).<br />
Una volta posizionata tutta la strumenta-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Michele Morettini<br />
zione e attivati tutti i sensori di acquisizione è<br />
stato tentato un esperimento mai realizzato<br />
prima: è stata mandata in filodiffusione una<br />
musica nei pressi del vano di azzurrina, musica<br />
che rievocava fedelmente le musiche del<br />
1300, suonata addir<strong>it</strong>tura con strumenti simili<br />
a quelli dell’epoca. Il concetto è stato quello<br />
di immettere nell’ambiente un suono fedele a<br />
quello che si poteva udire all’epoca, cercando<br />
così di “ecc<strong>it</strong>are” il contesto energetico PSI e<br />
verificare la risposta dell’ambiente stesso mediante<br />
le strumentazioni posizionate.<br />
Infine è stato tentato un ulteriore esperimento:<br />
il gruppo di sens<strong>it</strong>ivi riun<strong>it</strong>osi nel cortile,<br />
ha effettuato nuovi esperimenti di percezione<br />
extrasensoriale ambientale, anche<br />
in questo caso sono state fatte fotografie ad<br />
ampio spettro e registrazioni con l’attrezzatura<br />
psicofonica. Questo ultimo tentativo di<br />
approccio medianico ha concluso la giornata<br />
di ricerca al Castello.<br />
Dopo alcuni giorni di lavoro sui dati acquis<strong>it</strong>i,<br />
Mattia Mascagni e Marino Fantuzzi<br />
hanno presentato in esclusiva a Terra Incogn<strong>it</strong>a<br />
Magazine i primi risultati riconducibili a<br />
fenomenologie paranormali occorse durante<br />
il sopralluogo. Si tratta dell’acquisizione di tre<br />
voci psicofoniche, molto interessanti, tutte<br />
registrate all’interno del vano di Azzurrina e<br />
di una foto con elemento “extra”, ripresa da<br />
Daniele Gullà. Ecco il video anteprima di Terra<br />
Incogn<strong>it</strong>a.<br />
Ci tengo a segnalare anche un vero e<br />
proprio documentario realizzato sempre da<br />
Terra Incogn<strong>it</strong>a, davvero professionale, che<br />
ripercorre le fasi salienti <strong>della</strong> ricerca del 21<br />
giugno. Chiaramente questi primi dati usc<strong>it</strong>i<br />
sono solo un’anteprima, molto altro materiale<br />
è allo studio e sicuramente una volta terminate<br />
le analisi potremo avere un quadro<br />
completo <strong>della</strong> ricerca effettuata.<br />
Voglio concludere con una notizia molto<br />
interessante usc<strong>it</strong>a pochi giorni fa, che sicuramente<br />
metterà la parola fine alle “tendenziose”<br />
supposizioni nate attorno alla oramai<br />
celebre foto di Azzurrina, ripresa da Mattia<br />
Mascagni ed elaborata da Daniele Gullà nella<br />
sessione di esperimenti del 2010.<br />
La foto è stata periziata ed è emerso senza<br />
ombra di dubbio che il file RAW (originale)<br />
Runa Bianca 67
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina Michele Morettini<br />
LA FAMOSA IN OGGETTO, SCATTATA DA MATTIA MASCAGNI ED ELABORATA DA DANIELE GULLÀ DURAN-<br />
TE LE RICERCHE DEL 2010. COPYRIGHT MATTIA MASCAGNI E DANIELE GULLÀ<br />
non è stato assolutamente modificato e quindi<br />
l’elemento “extra” apparso in foto è assolutamente<br />
genuino. Riportiamo di segu<strong>it</strong>o una<br />
nota del ricercatore sulla questione, tratta dal<br />
suo s<strong>it</strong>o personale e il collegamento al file<br />
<strong>della</strong> perizia:<br />
Sono ormai diversi anni che mi occupo<br />
dello studio riguardo i fenomeni anomali o<br />
più volgarmente detti “paranormali” ed ho<br />
notato con grande piacere che la passione<br />
per la ricerca non viene mai a mancare.<br />
Come molti sanno, il paranormale, è<br />
un argomento molto delicato e discusso<br />
principalmente perché nessuno detiene la<br />
legge assoluta del sapere e perché a causa<br />
di vari ciarlatani, tale argomento, viene<br />
spesso sporcato da chi si approf<strong>it</strong>ta dell’ingenu<strong>it</strong>à<br />
e debolezze altrui vantando t<strong>it</strong>oli<br />
inesistenti e senza avvalersi di strumentazioni<br />
tecnologiche idonee per poter vedere<br />
l’invisibile.<br />
Nel momento in cui un ricercatore singolo<br />
o un team di studiosi riesce ad ottene-<br />
re buoni risultati, pubblicandoli, si espongono<br />
a loro volta, consci di essere passibili<br />
a cr<strong>it</strong>iche discordanti.<br />
Sin quì tutto nella norma, finchè l’ignoranza<br />
di alcuni soggetti sfocia in commenti<br />
poco piacevoli e signorili in cui si possono<br />
notare insinuazioni del fatto che tali risultati<br />
siano artificiosi o addir<strong>it</strong>tura creati come<br />
falsi. Ovviamente, è bene ricordare che ogni<br />
soggetto è libero di esprimere il proprio parere<br />
facendo ben attenzione che non vengano<br />
mai a mancare educazione e rispetto.<br />
Io sono un ricercatore e con grande rispetto<br />
per il mondo invisibile, in tutte le sue<br />
sfaccettature, lavoro con dedizione, sacrificio,<br />
onestà ed umiltà al fine di proporre ciò<br />
che emerge dai dati che riesco ad ottenere.<br />
Inoltre posso vantare la fortuna di lavorare<br />
con persone accred<strong>it</strong>ate in amb<strong>it</strong>o<br />
forense e scientifico, che periziano minuziosamente<br />
ogni singolo dato raccolto in fase<br />
di ricerca.<br />
Detto ciò, quanto segue è una perizia<br />
fatta nei confronti dello scatto fotografico<br />
68 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Castello di Montebello: Il mistero di Azzurrina Michele Morettini<br />
MICHELE MORETTINI, DANIELE GULLÀ, MATTIA MASCAGNI, MARINO FANTUZZI, STEFANIA FERRARI<br />
avente per soggetto la <strong>leggenda</strong>ria figura<br />
di “Azzurrina”, da me ottenuto il 21/06/10<br />
durante il mon<strong>it</strong>oraggio organizzato da<br />
Daniele Gullà, tenutosi presso il Castello di<br />
Montebello, mon<strong>it</strong>oraggio a cui era presente<br />
anche una squadra del CICAP.<br />
Per una consultazione completa <strong>della</strong> perizia<br />
sulla fotografia è possibile scaricarne<br />
copia dal s<strong>it</strong>o di Mattia Mascagni (www.mattiamascagni.<strong>it</strong>/download/perizia_azzurrina.<br />
pdf).<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Miche<strong>Le</strong> Morettini<br />
Michele Morettini ricercatore<br />
nel campo delle tematiche “di<br />
confine”. Ideatore del progetto<br />
www.daltramontoallalba.<strong>it</strong><br />
(presente sul web dal 2001, risulta<br />
essere uno dei portali più vis<strong>it</strong>ati d’Italia<br />
inerenti l’argomento “mistero”) e Presidente<br />
Possiamo sicuramente affermare che abbiamo<br />
avuto la possibil<strong>it</strong>à di partecipare ad<br />
una serata dove l‘eccellenza <strong>della</strong> ricerca<br />
parapsicologica Italiana trova il suo “hab<strong>it</strong>at”<br />
migliore, un luogo dove le fenomenologie<br />
paranormali, se studiate con il dovuto rispetto<br />
e il naturale senso cr<strong>it</strong>ico, non si fanno<br />
mai attendere. Personalmente ringrazio sinceramente<br />
Mattia Mascagni, Daniele Gullà<br />
e Marino Fantuzzi per aver inv<strong>it</strong>ato la nostra<br />
Associazione ad un evento cosi importante.<br />
dell’Associazione Culturale Dal Tramonto all’Alba.<br />
Si occupa da 10 anni di tematiche legate al<br />
paranormale, all’ufologia e all’esoterismo, con<br />
una particolare attenzione alla ricerca strumentale<br />
riguardo i fenomeni psicocinetici spontanei<br />
a carattere infestatorio, l’interazione dell’energia<br />
PSI e l’ambiente, la fotografia spir<strong>it</strong>ica e lo<br />
studio di acquisizioni energetiche video/audio/<br />
fotografiche anomale.<br />
Runa Bianca 69
La scoperta <strong>della</strong> più antica chiesa cristiana. Parte II<br />
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di<br />
Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Gabriele Rossi Osmida<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Runa Bianca 71
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
Lato sud<br />
Il lato sud è articolato in due parti: a ovest<br />
l’Edificio A, più stretto, e a est l’Edificio B, più<br />
allargato. Entrambi furono costru<strong>it</strong>i in epoca<br />
sasanide con successivi interventi di consolidamento<br />
e restauro avvenuti in epoca selgiuchide<br />
senza però che questi apportassero<br />
modifiche sostanziali all’impianto. Si ha comunque<br />
ragione di r<strong>it</strong>enere che questi interventi<br />
siano avvenuti quando venne costru<strong>it</strong>a<br />
la grande cupola che sovrastava l’Edificio B.<br />
Dalle verifiche effettuate, i muri dell’Edificio<br />
B , protetti esternamente da mattoni cotti,<br />
qui si spingono fino a 1.20 m di profond<strong>it</strong>à al<br />
Edificio A<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
di sotto <strong>della</strong> piattaforma di sostegno dell’Edificio<br />
A.<br />
La copertura sporgente venne successivamente<br />
utilizzata come gradinata d’accesso a<br />
quella che doveva essere la parte adib<strong>it</strong>a al<br />
culto (chiesa), cui si perveniva attraverso due<br />
porte ad arco acuto costru<strong>it</strong>e dopo la chiusura<br />
<strong>della</strong> porta principale sul lato est. Queste due<br />
porte, ben visibili nei contorni esterni, non<br />
si sono potute sgomberare completamente<br />
dalle macerie accumulatesi con il crollo <strong>della</strong><br />
cupola, dal momento che si trovavano in un<br />
pericoloso equilibrio precario. Si è prefer<strong>it</strong>o<br />
consolidare il materiale di crollo contraffortando<br />
gli elementi instabili con nuovi mattoni.<br />
Non riflettono (in altezza) la struttura origi-<br />
LOCALIZZAZIONE DELLE PORTE (D) E DELLE FINESTRE (W) INDIVIDUATE E RECUPERATE SUL LATO SUD<br />
72 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
naria: sono solo indicative.<br />
<strong>Le</strong> due finestrelle che si aprono sul piano<br />
di calpestio sotto la gradinata lasciano intuire<br />
che esistesse un sottoscala che, come in<br />
molte costruzioni proto-cristiane dell’Oriente,<br />
portava ad una cripta sol<strong>it</strong>amente adib<strong>it</strong>a<br />
a sacello.<br />
L’Edificio A, verso ovest, largo mediamente<br />
13 mt, è di origine sasanide; in epoca selgiuchide<br />
avvenne la chiusura delle tre porte ad<br />
ovest che furono trasformate in finestre.<br />
Partendo da ovest, la seconda porta (2D) si<br />
è conservata meglio delle altre anche nei dettagli<br />
e per questo l’abbiamo usata come riferimento<br />
per la sistemazione delle altre porte<br />
del lato sud. Possiede dimensioni ragguarde-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Edificio B<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
voli: è alta m. 3,13 e larga m.1,23. Si conclude<br />
superiormente con un arco a sesto acuto realizzato<br />
con l’accostamento di quattro grandi<br />
mattoni crudi. Lateralmente, alla radice superiore<br />
<strong>della</strong> spalla, si diparte una cornice di<br />
fascia in mattoni che, pur essendo in buona<br />
parte rovinata, si ha ragione di r<strong>it</strong>enere che<br />
continuasse fino alle porte 1D e 3D.<br />
Questo abbellimento, essendo stato esegu<strong>it</strong>o<br />
in tavelloni, deve esser avvenuto durante<br />
l’epoca selgiuchide, quando si pensò di<br />
chiudere queste porte riducendole a finestre<br />
nel quadro di un riassetto generale dell’intero<br />
edificio.<br />
Va infatti notato che, all’interno <strong>della</strong> 2D,<br />
è stato eretto un muretto in tavelloni che si<br />
Runa Bianca 73
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
spinge fino a m 1,75 trasformando così la porta<br />
in una finestra alta m 1,38.<br />
Con ogni probabil<strong>it</strong>à questo riassetto andrebbe<br />
collegato con la scelta di sottolineare<br />
la trasformazione dell’intero complesso in un<br />
monastero, abbandonando il suo ruolo precedente<br />
di ricovero per viandanti (hosp<strong>it</strong>ium).<br />
<strong>Le</strong> pareti dell’Edificio A sono lievemente<br />
inclinate per facil<strong>it</strong>are lo scorrimento delle acque<br />
piovane; per creare questo effetto sono<br />
state costru<strong>it</strong>e a gradini decrescenti (muri<br />
dentati) che poi venivano ricoperti con plaster<br />
e glyna.<br />
Sulla parte centrale del lato Sud si susseguono<br />
a distanza regolare alcune finestre ad<br />
arco acuto. Attualmente sono state rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<br />
sei finestre e sette porte. <strong>Le</strong> rimanenti (documentate<br />
dalle vecchie foto) oggi sono illeggibili<br />
a causa dei crolli.<br />
L’Edificio A era originariamente cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />
almeno da due piani sovrapposti, come<br />
si deduce dall’archivio fotografico, e poteva<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
servire da ab<strong>it</strong>azione dei religiosi e/o come<br />
alloggio-foresteria per i viandanti. Sembra<br />
comunque improprio definire questa parte<br />
dell’edificio come caravanserraglio, anche se<br />
questo rende bene l’idea, in quanto non sono<br />
stati individuati elementi caratterizzanti questo<br />
tipo di struttura.<br />
Lato ovest<br />
È il lato più disastrato dell’intero complesso<br />
che, fino al 1968, esibiva una massiccia costruzione<br />
eretta almeno su due piani.<br />
In tale data la missione sovietica praticò un<br />
ampio scavo sul lato ovest minandone la statica<br />
già precaria. Si susseguirono diversi crolli<br />
i cui detr<strong>it</strong>i, come si può osservare, si sono<br />
accumulati a conoide al centro del lato ovest.<br />
Gli interventi su questo lato hanno dovuto<br />
lim<strong>it</strong>arsi alla ricerca del profilo di base dell’edificio,<br />
concentrandosi soprattutto verso gli<br />
74 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
spigoli, dove sono stati rinvenuti resti di muratura<br />
di epoca sasanide.<br />
Lato nord<br />
Per la scars<strong>it</strong>à di strutture murarie visibili<br />
e dato che questo lato presenta una copertura<br />
detr<strong>it</strong>ica stabilizzata e inclinata verso un<br />
vicino canale agricolo, si è scelto di utilizzare<br />
questo versante per scaricare l’acqua piovana<br />
che tendeva a ristagnare sulla superficie<br />
superiore dell’edificio. Gli interventi si sono<br />
pertanto lim<strong>it</strong>ati alla realizzazione di appos<strong>it</strong>e<br />
canalizzazioni che si armonizzassero con<br />
le pendenze naturali e alla messa in sicurezza<br />
degli spuntoni murari instabili.<br />
Esisteva però il problema di verificare se<br />
questo lato fosse speculare al lato sud e se, in<br />
particolare, presentasse a sua volta una sporgenza<br />
muraria verso est in corrispondenza<br />
<strong>della</strong> cosiddetta cripta.<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
Nel corso dei sondaggi è venuta alla luce<br />
una vasta piattaforma di epoca sasanide in<br />
mattoni crudi, parallela al corpo dell’edificio<br />
principale da cui dista mediamente m. 1,70.<br />
Ispezionandola, si è notato che questa era<br />
raccordata con altre strutture a est e a nord,<br />
cosa che farebbe pensare all’esistenza di un<br />
altro edificio di servizio, forse una dependance.<br />
Chiesa o Caravanserraglio?<br />
La struttura anomala di Haroba Kosht rispetto<br />
all’arch<strong>it</strong>ettura dell’oasi di Merv ha<br />
sollevato nel passato diverse discussioni sulla<br />
sua destinazione d’uso che, in sintesi, si attestano<br />
su due posizioni: chi sostiene che sia<br />
una chiesa cristiana e chi lo interpreta come<br />
un caravanserraglio.<br />
Cominciamo da quest’ultimo.<br />
I caravanserragli, a partire dall’età del<br />
RICOSTRUZIONE DEL COMPLESSO NESTORIANO DI HAROBA KOSHT DELL’ARCH. ANNAMURAD ORAZOV<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Runa Bianca 75
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
Bronzo, furono ben noti in Margiana e rispondono<br />
tutti a delle caratteristiche di base: sono<br />
protetti da mura che racchiudono un ampio<br />
cortile su cui si aprono delle stanze ad uso dei<br />
viandanti e delle carovane e posseggono generalmente<br />
una pianta quadrata.<br />
In Margiana ne esistono di due tipi: semplici<br />
(con un solo cortile interno circondato<br />
da gallerie) e complessi (due cortili, gallerie,<br />
stanze annesse). Inoltre la loro arch<strong>it</strong>ettura è<br />
caratterizzata dalla semplic<strong>it</strong>à <strong>della</strong> cerchia<br />
principale e da facciate cieche con portone<br />
centrale a volta.<br />
È quindi evidente che l’edificio di Haroba<br />
Kosht non può esser considerato un classico<br />
caravanserraglio almeno per due ragioni:<br />
la sua massima larghezza interna è di circa<br />
8 metri, insufficiente a osp<strong>it</strong>are un cortile e,<br />
ancor meno, un cortile circondato da portici.<br />
L’altro motivo è che i caravanserragli presentano<br />
facciate cieche e, in Haroba Kosht, solo<br />
la facciata sud, conta almeno sette porte e sei<br />
finestre.<br />
Rimarrebbe quindi l’ipotesi che si trattasse<br />
di un edificio destinato al culto, utilizzato<br />
come chiesa cristiana che sembrerebbe collegato<br />
ad un altro edificio cristiano individuato<br />
nel Gyaur Kala di Merv, il cosiddetto Edificio<br />
Ovale.<br />
È proprio dal confronto con l’Edificio Ovale<br />
di Merv, che Pugacenkova definisce “un grande<br />
monastero di Melk<strong>it</strong>i”, che ricaviamo importanti<br />
indicazioni su Haroba Kosht.<br />
Drevyanskaya, che ha scavato questo edificio<br />
tra il 1959 e il 1964, da parte sua ne accosterebbe<br />
la funzione a quella di un khanako,<br />
ossia ad un centro di osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à sufi.<br />
Poiché l’edificio in questione è sorto alla<br />
fine del IV secolo, questi accostamenti non<br />
vanno però presi alla lettera e necess<strong>it</strong>ano di<br />
alcune precisazioni.<br />
Pugacenkova, facendo riferimento ai<br />
Melk<strong>it</strong>i, non si riferisce certo ai cattolici melch<strong>it</strong>i<br />
ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i solo nel 1724, ma a quei cristiani<br />
che nel V secolo, dopo il Concilio di Calcedonia,<br />
accettarono i decreti dell’imperatore<br />
bizantino Marciano e che per questo vennero<br />
detti “melch<strong>it</strong>i” o “uomini del re”. Secondo<br />
quest’ottica la definizione di Pugacenkova<br />
mi sembra appropriata in quanto, proprio<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
PIANTA DELL’EDIFICIO OVALE NEL GYAUR KALA DI<br />
MERV. ABITATO DALLA COMUNITÀ CRISTIANA DI MERV<br />
E SEDE DEL METROPOLITA NESTORIANO, POSSEDEVA<br />
MOLTI PUNTI DI CONTATTO CON IL MONASTERO DI<br />
HAROBA KOSHT DA CUI DISTA CIRCA 12 KM<br />
perché i cristiani di Merv erano fedeli al re di<br />
Bisanzio, vennero di lì a poco respinti dallo<br />
stato sasanide.<br />
Quanto al raffronto con un khanako sufi,<br />
tenendo conto che il Sufismo fu creato nel<br />
VII sec., anche qui l’autore intendeva solo far<br />
riferimento a un particolare edificio adib<strong>it</strong>o<br />
dalle confratern<strong>it</strong>e sufi destinato sia ai r<strong>it</strong>iri<br />
spir<strong>it</strong>uali che ad osp<strong>it</strong>are i viaggiatori islamici 1<br />
svolgendo in quest’ultimo caso una funzione<br />
simile a quella dei caravanserragli. Comun-<br />
1) Traccia <strong>della</strong> diffusione di questi edifici,<br />
noti in occidente con il termine anglicizzato<br />
khanqah, la r<strong>it</strong>roviamo spesso nel resoconto<br />
dei viaggi compiuti in Oriente dall’arabo<br />
Ibn Battūta nel XIV secolo.<br />
76 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
que la Drevyanskaya concorda con la Pugacenkova<br />
sul carattere cristiano dell’Edificio<br />
Ovale testimoniato da una serie di reperti, in<br />
particolare da croci in stucco inser<strong>it</strong>e sui muri.<br />
L’Edificio Ovale venne eretto dalla comun<strong>it</strong>à<br />
cristiana di Merv verso la fine del IV secolo<br />
sulle rovine di un imponente edificio partico<br />
risalente ai primi secoli <strong>della</strong> nostra era e risulta<br />
utilizzato fino alla metà del VI secolo<br />
quando il governo sasanide contrastò la chiesa<br />
bizantina ufficiale (= melch<strong>it</strong>a) per favorire<br />
al suo posto la diffusione di insediamenti<br />
nestoriani, fra l’altro particolarmente favor<strong>it</strong>i<br />
dal progressivo indebolimento dello Zoroastrismo<br />
giunto al collasso nel VII secolo.<br />
Concludendo: l’Edificio Ovale di Merv sorse<br />
alla fine del IV secolo su di un preesistente<br />
edificio di tarda epoca partica con funzione di<br />
ricovero per viandanti gest<strong>it</strong>o da religiosi cristiani<br />
di r<strong>it</strong>o bizantino simile agli hosp<strong>it</strong>ia gre-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
NELL’EDIFICIO OVALE DI MERV SI SONO RINVENUTI ALCUNI MATTONI CON L’IMPRONTA DI UNA MANO, SI-<br />
MILI A QUESTO CHE PROVIENE DA HAROBA KOSHT. SI PENSA TRATTARSI O DI UN “MARCHIO DI FABBRICA”<br />
O DI UN EX-VOTO<br />
co-romani che sorgevano lungo le principali<br />
arterie viarie. È esattamente lo stesso quadro<br />
che ci propone Haroba Kosht, confermato<br />
anche dal r<strong>it</strong>rovamento di un mattone con<br />
l’impronta di una mano (forse un “marchio di<br />
fabbrica”, forse un ex-voto), simile ad altri rinvenuti<br />
nell’Edificio Ovale, datati appunto fine<br />
del IV – inizi del V secolo.<br />
Appurata l’ident<strong>it</strong>à cristiana del s<strong>it</strong>o di<br />
Haroba Kosht, quanto meno a partire dalla<br />
fine del IV secolo, gli studiosi sovietici hanno<br />
cercato delle analogie arch<strong>it</strong>ettoniche con<br />
altre chiese cristiane o altri luoghi di culto<br />
contemporanei, suggerendo di volta in volta<br />
Efeso, Ctesifonte, Dura Europos, Tash-rabat in<br />
Kyrgyzstan, ecc. Dimenticandosi però di un<br />
problema di fondo: cosa fosse il Cristianesimo<br />
nei primi secoli <strong>della</strong> nostra era e la sua<br />
sofferta ricerca di una ident<strong>it</strong>à arch<strong>it</strong>ettonica<br />
in Oriente.<br />
Runa Bianca 77
Il s<strong>it</strong>o proto-cristiano di Haroba Kosht (III – XIII sec.)<br />
L’INGRESSO DEL DÜÝE ÇÖKEN TEPE OGGI FREQUENTATO DA MANDRIE DI CAMMELLI<br />
gABrie<strong>Le</strong> rossi osMiDA<br />
Archeologo, giornalista e scr<strong>it</strong>tore,<br />
esperto in Storia delle<br />
Esplorazioni e delle Scoperte<br />
Geografiche <strong>della</strong> Società Geografica<br />
Italiana.<br />
È Presidente del Centro Studi e Ricerche Venezia-Oriente<br />
“Antiqua Agredo”.<br />
Dirige la collana “I know the Central Asia” prodotta<br />
dalla Casa Ed<strong>it</strong>rice «Il Punto» di Padova.<br />
Nel 1996 ha curato la ristrutturazione del Museo<br />
Nazionale di Ashgabat su mandato del Ministero<br />
alla Cultura del Turkmenistan e di ENI-AGIP.<br />
Ha condotto ricerche nell’ex Yugoslavia, Romania,<br />
Eg<strong>it</strong>to, Sudan, Madagascar, Niger, Iran e<br />
Asia Centrale.<br />
Già direttore del progetto “Berel-Altai” (Kazakhstan)<br />
patrocinato dal Ministero Affari Esteri,<br />
è responsabile per la parte <strong>it</strong>aliana delle ricerche<br />
archeologiche nel progetto congiunto<br />
Gabriele Rossi Osmida<br />
“Gobi Altayn Geo-Archaeology” (Mongolia)<br />
promosso dal CNR-IRPI.<br />
È Honor Professor alla State Academy di Ashgabat<br />
(Turkmenistan) dove tiene corsi di propedeutica<br />
archeologica e collabora strettamente<br />
con la Harvard Univers<strong>it</strong>y e il Peabody Museum<br />
(USA).<br />
Da quasi vent’anni conduce le missioni archeologiche<br />
<strong>it</strong>alo-turkmene in Margiana sostenute<br />
dal Ministero <strong>della</strong> Cultura del Turkmenistan e<br />
dal Ministero Affari Esteri Italiano. Dal 2001 dirige<br />
le ricerche nell’oasi di Adji Kui dove ha scoperto<br />
una nuova civiltà del III-II mill.a.C. nota col<br />
nome di Civiltà delle Oasi.<br />
Dirige le operazioni di recupero e di restauro<br />
del s<strong>it</strong>o cristiano nestoriano di Haroba Kosht<br />
(Oasi di Merv, Turkmenistan) con il contributo<br />
del Consiglio Regionale del Veneto.<br />
È autore di diverse pubblicazioni a carattere<br />
storico e archeologico.<br />
78 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Quel mattino seduta nel Tempio a Wh<strong>it</strong>field...<br />
Ai piedi di Sai Baba<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Tullia Parvathi Turazzi<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
Runa Bianca 79
Ai piedi di Sai Baba<br />
Quel mattino ero seduta nel Tempio<br />
a Wh<strong>it</strong>field in attesa del Drashan.<br />
Swami tardava a mostrarsi e tra le<br />
file composte e colorate delle donne serpeggiava<br />
una certa inquietudine. Ero tranquilla,<br />
mi sentivo pervasa da quella particolare energia<br />
indescrivibile e dolcissima che, da mesi<br />
ormai, mi accompagna ovunque.<br />
Improvvisamente la dolce musica che annunciava<br />
l’ arrivo di Baba mi avvolse e la mia<br />
energia kundalini cominciò a risalire lungo la<br />
spina dorsale.<br />
Ero in uno stato di estasi cosciente. La veste<br />
arancio del mio amato Maestro si iniziò<br />
a intravedere tra le teste delle devote che si<br />
allungavano e ag<strong>it</strong>avano per vedere meglio<br />
l’arrivo dell’avatar. Quando arrivò davanti<br />
alla mia fila, fui presa da una forte emozione...<br />
“Forse oggi Lui mi parlerà, mi<br />
chiamerà in intervista”... fremevo. In<br />
quei primi periodi ancora desideravo<br />
ardentemente di poter parlare<br />
con LUI anche fisicamente, in una<br />
delle famose interwiew così ben<br />
descr<strong>it</strong>te da tanti libri e dai devoti<br />
più esperti.<br />
Solo dopo mi accorsi che non sarebbe<br />
stato questo il mio percorso<br />
con LUI. Da me voleva altro: voleva<br />
che sub<strong>it</strong>o io scoprissi il contatto interiore,<br />
il vero contatto con il Dio in<br />
me, con il Maestro in me.<br />
Ovviamente all’inizio ne fui in<br />
parte delusa; umanamente il mio<br />
ego forse desiderava essere ricevuto,<br />
riconosciuto. Solo adesso, pur<br />
non togliendo nulla alle meravigliose<br />
esperienze che Baba dona in interviste<br />
di gruppo e più raramente<br />
personali, mi rendo conto del grandissimo<br />
dono e aiuto che il Maestro<br />
mi ha donato, guidandomi dolcemente<br />
ma con fermezza verso la<br />
realizzazione del SÈ, che può essere<br />
raggiunto con un contatto interiore<br />
soltanto col il nostro Dio interiore.<br />
Oggi comprendo quale Grazia<br />
ho ricevuto pur senza sentirmene<br />
affatto mer<strong>it</strong>evole. Non posso dire<br />
che “Grazie, Grazie Grazie”.<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
Ho avuto infin<strong>it</strong>e interviste interiori o<br />
astrali e pochi dialoghi fisici da LUI ma ci furono<br />
solo alla fine. Il mio astrale che assomiglia<br />
al piano semifisico. Accadeva e continua ad<br />
accadere.<br />
IMPROVVISAMENTE Swami voltò di scatto<br />
il volto verso di me.<br />
Uno sguardo intenso, serio e fulmineo; vidi<br />
uscire due piccoli raggi luminosi dai Suoi occhi<br />
che raggiunsero la mia fronte o così percepii.<br />
Mi r<strong>it</strong>rovai catapultata in una dimensione<br />
diversa: med<strong>it</strong>azione o viaggio astrale? Che<br />
importa... noi esseri umani desideriamo sempre<br />
capire, catalogare, esaminare. So soltanto<br />
che mi trovai sopra montagne innevate e<br />
tra ghiacciai immensi, con al centro di queste<br />
vette una piccola valle verde e lussureggiante<br />
mai vista prima.<br />
80 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Ai piedi di Sai Baba<br />
La scena cambiò e mi r<strong>it</strong>rovai immersa in<br />
un paesaggio da fiaba con colori vivissimi e<br />
diversi da quelli che si sperimentano nella dimensione<br />
quotidiana. Vi era un giardino verde<br />
smeraldo con fiori dalle strane forme, fontane<br />
dalle forme deliziose e armoniche; tutto<br />
sembrava Vivo, come se tutto interagisse in<br />
una perfetta vibrazione di armonia e Amore<br />
e anch’io ero fusa in questa estasi. Strane costruzioni<br />
simile ad un cristallo opaleggiante e<br />
con i colori cangianti e pulsanti: ma dov’ero?<br />
Un luogo astrale o animico certo, ma non di<br />
fantasia, era Reale, anche se in un altra vibrazione<br />
quantica. Entrai in una stanza tondeggiante<br />
molto ampia, tutto intorno sedili simili<br />
a troni regali color porpora e oro: “I colori del<br />
Tibet”, pensai. Erano vuoti, come se aspettassero<br />
osp<strong>it</strong>i illustri. Al centro una piramide di<br />
cristallo trasparente bellissima con all’interno<br />
una luce, che illuminava dolcemente irradiando<br />
verso la sala.<br />
Una voce disse: “Questa è la Sala degli<br />
Amenti”, o un nome simile. Non vedevo la<br />
provenienza di quella voce strana e profonda,<br />
maschile e femminile insieme. Ero pervasa da<br />
una Gioia non umana; pensai: “Ecco Shamballa”,<br />
il nome mi risuonò nella mente.<br />
Shamballa! Allora non avevo letto libri su<br />
questa terra misteriosa, ogni mia esperienza<br />
arrivava prima, spontanea, solo dopo anni<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
tuLLiA pArVAthi<br />
turAzzi<br />
Nata a Monza (MI) il 10 agosto<br />
1955. Caduta dal cielo insieme<br />
a migliaia di stelle cadenti nella<br />
notte di San Lorenzo. Ha frequentato<br />
il liceo Artistico di Brera diplomata in<br />
grafica pubblic<strong>it</strong>aria, studi di psicologia e danza<br />
moderna, studiosa di religioni antiche, antiche<br />
filosofie, simbolismo, esoterismo, ricercatrice,<br />
conosc<strong>it</strong>rice di molti mezzi di divinazione dai<br />
tarocchi agli I Ching, astrologia, sens<strong>it</strong>iva fin<br />
da piccolissima, in contatto con altre dimensioni<br />
o loka. Pratica med<strong>it</strong>azione e yoga tantra<br />
kundalini da 13 anni, pratica il reiki e l’healing,<br />
è canalizzatrice di Baba e di altri maestri ascesi<br />
ma più che canale ha con loro contatti astrali<br />
Tullia Parvathi Turazzi<br />
iniziai a leggere e così scoprire che le mie<br />
esperienze erano condivise da altre persone,<br />
molto più elevate e riconosciute di me; io ero<br />
solo una neof<strong>it</strong>a alla scoperta di mondi e stati<br />
interiori, come Alice nel Paese delle Meraviglie...<br />
mi stupivo che il Fato avesse scelto me.<br />
Non ero speciale, ma stavo vivendo esperienze<br />
così fantastiche e divine che a volte mi domandavo<br />
se fosse tutto vero.<br />
Lo era. Di colpo mi r<strong>it</strong>rovai nel mio corpo<br />
intorpid<strong>it</strong>o dalla lunga posizione immobile,<br />
la posizione chiamata del Loto. Swami se ne<br />
stava andando.<br />
Non avevo idea di quanto fossi rimasta<br />
fuori in obe... ero felice in uno stato di leggerezza<br />
e beat<strong>it</strong>udine.<br />
Lo stupore estatico divenne vera meraviglia<br />
quando vidi il mio vest<strong>it</strong>o azzurro ricoperto<br />
di piccole pietruzze venute chissà da<br />
dove: erano piccolissimi turchesi grezzi...assolutamente<br />
incredibili.<br />
Come si trovavano ora sul mio vest<strong>it</strong>o? La<br />
mente, si sa, cerca sempre una spiegazione<br />
logica. Mentre cercavo una spiegazione verosimile,<br />
l’ultima pietruzza mi cadde sul vest<strong>it</strong>o.<br />
Cadde dall’alto, dal cielo. L’ennesino lila del<br />
mio Signore.<br />
Questa fu un’altra delle incredibili e sacre<br />
esperienze che feci ai Piedi Di Loto di Sai Baba.<br />
Om Sai Ram<br />
dove li vede e tocca normalmente come in 3 dimensioni,<br />
un dono di BABA, uno dei molti che<br />
ha ricevuto da LUI. Vive attualmente in India,<br />
ma viaggia tra i vari stati indiani. Vive a Puttaparthi<br />
dove ebbe la fortuna a 43 anni di avere<br />
la grande benedizione di conoscere ed incontrare<br />
l’Avatar di questo kali yuga SRI SRI SATHYA<br />
SAI BABA che le mostrò “se stessa a se stessa”, e<br />
gli rivelò che Dio vive in noi e non fuori di noi.<br />
Ha vissuto continuamente ai suoi piedi di loto<br />
dal 1998 ad oggi fino al Suo Mahasamadi. Un’esperienza<br />
che da sola mer<strong>it</strong>a un libro, che sta<br />
scrivendo. Prosegue il percorso seguendo i suoi<br />
insegnamenti “AMA TUTTI E SERVI TUTTI”. Il suo<br />
percorso umano e spir<strong>it</strong>uale continua, in astrale<br />
con la Sua vicinanza continua perchè non c’e<br />
lim<strong>it</strong>e alla bellezza e alla meraviglia <strong>della</strong> Rivelazione.<br />
Runa Bianca 81
Lo spazio importante all’interno del quale vivere<br />
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Alessandro Bertirotti<br />
tempo di lettura 7 minuti<br />
Runa Bianca 83
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
Nel mondo animale il terr<strong>it</strong>orio è uno<br />
spazio importante all’interno del<br />
quale vivere. Esseri umani e animali,<br />
in questo amb<strong>it</strong>o, pongono le condizioni<br />
perché questo sia possibile soprattutto per<br />
la prole, che deve essere difesa da ipotetiche<br />
invasioni da parte di predatori. È chiaro che,<br />
defin<strong>it</strong>o in questo modo il terr<strong>it</strong>orio, ogni specie<br />
consideri il proprio come qualcosa di indispensabile<br />
alla procreazione e l’unico spazio<br />
all’interno del quale la madre con i suoi<br />
cuccioli può e deve sentirsi al sicuro. Anche<br />
le specie migratorie considerano il terr<strong>it</strong>orio<br />
in questo modo, perché quando si fermano<br />
per costruire il nido r<strong>it</strong>engono quel luogo alla<br />
stregua di una “casa” con fondamenta stabili.<br />
Una volta abbandonato, per la successiva migrazione,<br />
quel terr<strong>it</strong>orio r<strong>it</strong>orna ad essere una<br />
“casa comune”, senza ab<strong>it</strong>anti da difendere.<br />
In quest’ottica, il possesso di un terr<strong>it</strong>orio<br />
è condizione necessaria per la prosecuzione<br />
<strong>della</strong> specie, perché garantisce, in quanto accud<strong>it</strong>o<br />
sia dai maschi che dalle femmine, la<br />
presenza di v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à e difesa. Nello stesso tem-<br />
Alessandro Bertirotti<br />
po, la delim<strong>it</strong>azione di uno spazio all’interno<br />
del quale vivere e dare rifugio alla prole determina<br />
un suo più equo sfruttamento, ev<strong>it</strong>ando<br />
concentrazioni dannose in piccoli spazi. Si<br />
verifica cioè, con la delim<strong>it</strong>azione perimetrica<br />
del terr<strong>it</strong>orio, una distribuzione spontanea<br />
dei membri <strong>della</strong> specie che lo occupa al suo<br />
interno. Si assiste così, in un terr<strong>it</strong>orio, ad una<br />
distribuzione quasi uniforme di coloro che lo<br />
ab<strong>it</strong>ano, proprio per garantire quella quota<br />
necessaria di privato e di pubblico assieme. E<br />
questo avviene anche per le specie non umane,<br />
come a volerci indicare che a livello genetico<br />
ed evolutivo la Natura ha pensato anche<br />
a come distribuire le specie su questo pianeta.<br />
È importante allora ragionare su quello<br />
che accade quando due terr<strong>it</strong>ori sono tra loro<br />
confinanti.<br />
In genere, la Natura è sempre molto più<br />
saggia degli uomini che possiedono la cosiddetta<br />
intelligenza, perché quando due terr<strong>it</strong>ori<br />
sono tra loro confinanti agevola la formazione<br />
di uno spazio non difeso all’interno<br />
del quale i membri dei due terr<strong>it</strong>ori adiacenti<br />
84 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
possono condurre una v<strong>it</strong>a comune. Questo<br />
spazio, prende il nome di spazio familiare,<br />
home range. Al di fuori delle specie nomadi,<br />
che per ovvi motivi non dispongono di uno<br />
stabile home range, quasi tutte le specie animali<br />
vivono all’interno del proprio terr<strong>it</strong>orio<br />
e nello spazio familiare. In alcune condizioni<br />
fisiologiche particolari, come la sensazione<br />
<strong>della</strong> fame che non può essere soddisfatta<br />
all’interno dello spazio familiare, e ancora<br />
meno nel proprio terr<strong>it</strong>orio, i membri delle<br />
specie si possono avventurare oltre questo<br />
spazio condiviso. Oppure possono, come nel<br />
caso dell’Homo sapiens sapiens, decidere di<br />
andare oltre questo terr<strong>it</strong>orio per soddisfare<br />
la propensione all’esplorazione. In questo<br />
caso, lo spazio immediatamente esterno a<br />
quello familiare si definisce infatti spazio di<br />
esplorazione.<br />
L’aspetto interessante di questo ragionamento<br />
è legato però al tipo di comportamento<br />
che le specie antropomorfe, dunque anche<br />
noi, assumono man mano che si allontanano<br />
dal noto del proprio terr<strong>it</strong>orio e si avventura-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Alessandro Bertirotti<br />
no nell’ignoto spazio di esplorazione. Infatti,<br />
più ci si allontana dal proprio terr<strong>it</strong>orio e dunque<br />
dall’home range e ci si addentra all’interno<br />
dello spazio di esplorazione più il livello di<br />
aggressiv<strong>it</strong>à diminuisce sensibilmente. Questo<br />
atteggiamento è particolarmente evolutivo,<br />
perché permette di esplorare prestando<br />
attenzione ad ipotetiche s<strong>it</strong>uazioni minacciose<br />
e, nello stesso tempo, di addentrarsi in<br />
ambienti senza sprecare energie aggressive<br />
offensive a danno di altri membri <strong>della</strong> propria<br />
specie e che eventualmente si trovino<br />
anch’essi in esplorazione.<br />
In sostanza dunque, quando ci si trova a<br />
dover esplorare un terr<strong>it</strong>orio che non ci appartiene,<br />
proprio perché è s<strong>it</strong>uato oltre il proprio<br />
spazio v<strong>it</strong>ale e l’home range, si sviluppano<br />
atteggiamenti non aggressivi ma difensivi<br />
la propria incolum<strong>it</strong>à, e si cerca di “farsi accettare”<br />
dagli eventuali compagni di avventura<br />
che si possono incontrare durante il cammino.<br />
Nello stesso tempo, si tende a fare molta<br />
attenzione a non invadere terr<strong>it</strong>ori familiari di<br />
altri gruppi, o comunque a non manifestare<br />
Runa Bianca 85
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
atteggiamenti aggressivi oppure minacciosi.<br />
Sulla base delle considerazioni appena<br />
esposte possiamo dedurre che l’Homo sapiens<br />
sapiens è una specie terr<strong>it</strong>oriale, ossia<br />
concepisce la presenza di uno spazio all’interno<br />
del quale procreare e difendere la propria<br />
esistenza, assieme ad uno spazio familiare in<br />
cui si condividono esperienze di v<strong>it</strong>a ed uno<br />
spazio esplorativo in cui ci si espande.<br />
Nel corso dell’evoluzione sono nate però<br />
alcune confusioni cogn<strong>it</strong>ive rispetto al terr<strong>it</strong>orio,<br />
ossia rispetto alle idee che si potevano<br />
creare nei confronti di uno spazio v<strong>it</strong>ale importante.<br />
Una di queste idee confuse è quella<br />
di assimilare il concetto di terr<strong>it</strong>orio a quello<br />
di proprietà, giungendo persino a teorizzare<br />
l’esistenza di un “dir<strong>it</strong>to naturale” rivolto al<br />
mantenimento <strong>della</strong> proprietà. Vi sono state<br />
teorie che hanno enfatizzato la “proprietà<br />
privata” oppure la “proprietà comune statale”,<br />
rispettivamente il liberismo e il comunismo,<br />
entrambe perché basate su questa iniziale ed<br />
antropologica confusione fra spazio naturale<br />
v<strong>it</strong>ale e spazio culturale economico.<br />
In realtà però, il termine economia deriva<br />
dal greco ed è composto da eco, ambiente e<br />
nomos, nomoi, regola e regole, per cui il termine<br />
significa letteralmente: regola dell’ambiente.<br />
È come affermare che ogni spazio,<br />
percep<strong>it</strong>o dalla nostra specie sotto forma di<br />
Alessandro Bertirotti<br />
terr<strong>it</strong>orio, è regolato da una serie di strategie<br />
di v<strong>it</strong>a, ossia di sopravvivenza di se stesso e<br />
di difesa, alle quali ci si deve sottomettere, altrimenti<br />
si va a modificare l’ambiente stesso.<br />
Queste modificazioni sono effettuate dalla<br />
nostra specie, ma non solo da noi, per adeguare<br />
l’ambiente ad alcune esigenze di v<strong>it</strong>a<br />
tipiche dell’Uomo, e prendono il nome di antropomorfizzazione.<br />
In questo processo però non è possibile<br />
ignorare del tutto il rispetto di alcune caratteristiche<br />
di base dell’ambiente naturale che si<br />
evidenziano con una certa chiarezza: se sono<br />
in un terr<strong>it</strong>orio prospiciente il mare e possiedo<br />
nell’entroterra molto spazio per costruire<br />
delle moderne capanne come ripari, ossia le<br />
ab<strong>it</strong>azioni, non è intelligente espandermi verso<br />
il mare per creare isole artificiali nelle quali<br />
andare a vivere. Invece, è proprio quello che<br />
accade a Dubai, dove è possibile ammirare la<br />
megalomania di una società teocratica che<br />
desidera sost<strong>it</strong>uirsi allo stesso Dio di cui nega<br />
la supremazia.<br />
Perché avviene questo? Ossia, perché si<br />
confonde un terr<strong>it</strong>orio da difendere con un<br />
terr<strong>it</strong>orio da sfruttare, cercando di affermare<br />
una distonica superior<strong>it</strong>à nei suoi riguardi?<br />
Secondo me, tutto questo avviene proprio<br />
perché confondiamo il terr<strong>it</strong>orio con la proprietà,<br />
credendo di possedere ciò che calpe-<br />
86 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Terr<strong>it</strong>orio e trans<strong>it</strong>o<br />
stiamo, ciò che curiamo e alimentiamo e nello<br />
stesso tempo cura ed alimenta noi stessi.<br />
Eppure, la storia dei nostri predecessori, siano<br />
essi vicini oppure lontani, ci dimostra quasi<br />
giornalmente che nessuno di noi è nella condizioni<br />
di portare con sé il terr<strong>it</strong>orio che possiede,<br />
anche quando questi sia diventato una<br />
proprietà privata.<br />
Siamo venuti al mondo nudi e ce ne andremo<br />
nudi, anche se apparentemente vest<strong>it</strong>i.<br />
La nostra mente invece crede, specialmente<br />
quando pensa secondo lo stile di v<strong>it</strong>a<br />
occidentale, di rimanere ancorata al proprio<br />
terr<strong>it</strong>orio per sempre, affermando in questo<br />
modo una fasulla idea di etern<strong>it</strong>à che conduce,<br />
in realtà, alla produzione di uno stile di v<strong>it</strong>a<br />
stressogeno, proprio perché è concretamente<br />
impossibile che questa etern<strong>it</strong>à si realizzi.<br />
La natura però ci viene in soccorso, perché<br />
ci induce a credere che potremo lasciare il terr<strong>it</strong>orio<br />
antropomorfizzato ai nostri figli, i quali,<br />
quasi regolarmente, non avendo faticato per<br />
ottenere questo risultato, non saranno in grado<br />
di mantenere fede all’impegno trasmesso<br />
dai gen<strong>it</strong>ori. Non è un caso che molte fortune<br />
accumulate dai gen<strong>it</strong>ori in periodi di grandi<br />
ristrettezze siano velocemente sperperate<br />
appena i gen<strong>it</strong>ori lasciano i figli nelle condizioni<br />
di possederle e, se possibile,conservarle.<br />
E questo sperpero perché avviene? Perché<br />
il lato pos<strong>it</strong>ivo <strong>della</strong> confusione fra terr<strong>it</strong>orio<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
A<strong>Le</strong>ssAnDro Bertirotti<br />
Nato nel 1964, è docente di<br />
Antropologia culturale e <strong>della</strong><br />
mente presso l’Univers<strong>it</strong>à degli<br />
Studi di Firenze. Relatore in<br />
importanti conferenze nazionali<br />
e internazionali (nel 2009, Terzo Congresso<br />
Internazionale di Psicologia), tiene anche corsi<br />
di aggiornamento presso ASL <strong>it</strong>aliane, e svolge<br />
attiv<strong>it</strong>à di consulenza sulla comunicazione<br />
scientifica per televisioni, testate giornalistiche<br />
nazionali e internazionali. È stato fino al 2008<br />
consulente del Direttorato Generale Impiego e<br />
Affari Sociali <strong>della</strong> Comun<strong>it</strong>à Europea ed è membro<br />
<strong>della</strong> direzione scientifica <strong>della</strong> rivista onli-<br />
e proprietà non viene sperimentato dai figli,<br />
i quali appunto si r<strong>it</strong>rovano a possedere qualche<br />
cosa che non hanno direttamente e faticosamente<br />
conquistato, ma è stato lasciato<br />
loro in ered<strong>it</strong>à.<br />
Vediamo così che la confusione fra terr<strong>it</strong>orio<br />
e proprietà presenta nel contempo, come<br />
in quasi tutti i casi <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a umana, aspetti<br />
pos<strong>it</strong>ivi e negativi: l’aspetto pos<strong>it</strong>ivo è quello<br />
legato al fatto che grazie a questa confusione<br />
la nostra mente crede di poter fare progetti<br />
eterni che oltrepassano la v<strong>it</strong>a personale, alimentando<br />
il desiderio di procreare; mentre<br />
l’aspetto negativo è dato dall’idea che viene<br />
a radicarsi nelle menti delle persone che,<br />
confondendo il terr<strong>it</strong>orio con la proprietà,<br />
r<strong>it</strong>engono di esserne totalmente gli artefici,<br />
dimenticando che anche il terr<strong>it</strong>orio fa parte<br />
di un trans<strong>it</strong>o esistenziale e non di uno stato<br />
esistenziale.<br />
Se non faremo questo salto qual<strong>it</strong>ativo<br />
mentale, dalla fiducia esagerata nei riguardi<br />
di uno stato mentale legato ad uno stato terr<strong>it</strong>oriale,<br />
verso lo sviluppo di uno trans<strong>it</strong>o esistenziale<br />
legato uno trans<strong>it</strong>o terr<strong>it</strong>oriale crederemo<br />
di essere i padroni del mondo e persino<br />
<strong>della</strong> v<strong>it</strong>a dei nostri figli.<br />
E così decretiamo il decesso del futuro.<br />
Lascio a voi le considerazioni ulteriori…<br />
perché a me bastano queste, per cambiare.<br />
ne Neuroscienze.net. È membro di numerose<br />
associazioni scientifiche e si sta occupando da<br />
qualche anno <strong>della</strong> divulgazione presso il grande<br />
pubblico di una teoria sull’organizzazione<br />
dei “contenuti <strong>della</strong> mente”. È socio fondatore e<br />
vice presidente di ANILDA-<br />
Onlus, Associazione Nazionale<br />
per l’Inserimento Lavorativo<br />
e l’emancipazione<br />
dei Diversamente Abili.<br />
La mente ama<br />
Il Pozzo di Micene, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Alessandro Bertirotti<br />
Runa Bianca 87
La Mente ama<br />
Per diventare ciò che siamo con gli affetti<br />
e la propria storia<br />
Alessandro Bertirotti<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
La mente umana non è il mero risultato del<br />
funzionamento neurologico cerebrale. Bertirotti cerca di svelarci i segreti<br />
del nostro ragionamento, come essere umani in quanto tali, per scoprire<br />
che le stelle che trapuntano il cielo ab<strong>it</strong>ano anche i nostri neuroni.
g<br />
La potenza dimenticata del sacro nome “America”<br />
La riscoperta del Nuovo Mondo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Claudio Piani e Diego Baratono<br />
tempo di lettura 10 minuti<br />
Runa Bianca 89
La riscoperta del Nuovo Mondo<br />
È<br />
da almeno cinquecento anni, ossia da<br />
quando si è scoperto il “Nuovo Mondo”,<br />
che si cerca di capire perché a<br />
queste terre “nuove” sia stato affibbiato proprio<br />
il nome America. <strong>Le</strong> soluzioni avanzate<br />
da quei numerosi studiosi che si sono cimentati<br />
nell’impresa, sono molte, tutte interessanti,<br />
tutte discordanti, nessuna in grado però di<br />
dirimere chiaramente l’annosa questione.<br />
LE DUE ROTTE DEI VIAGGI DI AMERIGO VESPUCCI<br />
Ultimamente due studiosi <strong>it</strong>aliani, Diego<br />
Baratono e Claudio Piani, ricercatori indipendenti,<br />
liberi pensatori, sono riusc<strong>it</strong>i a fornire<br />
una decifrazione razionalmente credibile al<br />
mistero. Americu, Americo, Amerigen, Americam,<br />
Americi, America: queste sono le incerte<br />
declinazioni utilizzate nell’anno 1507, dai “savants”<br />
del cenacolo di Saint Dié des Vosges,<br />
Claudio Piani e Diego Baratono<br />
local<strong>it</strong>à <strong>della</strong> Francia nord-orientale (Alsazia,<br />
Lorena) dove si è stampata una tra le carte geografiche<br />
più importanti che la Storia ricordi,<br />
per cercare di denominare, anzi, proprio per<br />
“battezzare” l<strong>it</strong>urgicamente, per la prima volta<br />
il “Nuovo Mondo”, forse appena scoperto.<br />
La questione di fondo è che per essere coerenti<br />
con il resto <strong>della</strong> toponomastica, con<br />
le denominazioni geografiche accettate, i<br />
sapienti di Saint Dié dovevano individuare<br />
per prima cosa un nome<br />
femminile che “legasse” in qualche<br />
modo con gli altri toponimi già esistenti<br />
di derivazione ellenica, ossia<br />
Asia, Africa ed Europa.<br />
Sono questi i tre nomi a tutti<br />
noti, che il “Vecchio Mondo” adotta<br />
per i suoi tre continenti, prestando<br />
fede al testo più autorevole conosciuto,<br />
ossia la Bibbia. Si deve ricordare,<br />
infatti, che la tripartizione<br />
terrestre, viene indicata proprio nel<br />
Testo Sacro: Sem, Cam e Jafet sono<br />
i rispettivi destinatari di quelle poche<br />
terre emerse dopo la terrificante<br />
esperienza del Diluvio Universale.<br />
Insieme all’Arcobaleno, sono<br />
questi i tre terr<strong>it</strong>ori concessi da Dio<br />
a suggello <strong>della</strong> sua prima alleanza<br />
con l’uomo. Sem<strong>it</strong>i, Cam<strong>it</strong>i e Giapeti<br />
saranno così le popolazioni<br />
discendenti a loro volta dai tre figli<br />
di Noè e saranno inoltre coloro che<br />
colonizzeranno rispettivamente i<br />
continenti d’Asia, Africa ed Europa.<br />
Per le credenze correnti all’epoca<br />
era quanto bastava sapere. Era tutto<br />
ciò a cui si doveva prestar fede.<br />
Era il “Vecchio Mondo”. Per la Bibbia,<br />
per i teologi, per gli uomini comuni,<br />
non potevano esistere pertanto<br />
altri terr<strong>it</strong>ori all’infuori di questi tre.<br />
È chiaro, quindi, che per gli erud<strong>it</strong>i di Saint<br />
Dié, a questo punto si prospettava un ulteriore<br />
arduo comp<strong>it</strong>o: far accettare ideologicamente,<br />
teologicamente e quindi fideisticamente<br />
la scoperta “controcorrente” di un<br />
“Nuovo Mondo”. <strong>Le</strong> terre emerse di questo<br />
nuovo spazio appena trovato, esistevano “fisicamente”,<br />
su questo nessun dubbio. Ora,<br />
90 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La riscoperta del Nuovo Mondo<br />
di conseguenza, non c’erano più soltanto tre<br />
parti di terraferma a stendersi sopra il Globo<br />
terrestre. Ora ne esisteva una quarta parte<br />
che la Bibbia sembrava non aver indicato. Era<br />
un bel problema, soprattutto per la Chiesa, o<br />
meglio, per gli uomini che nel periodo formavano<br />
la Chiesa. Anzi, era proprio un enorme<br />
problema di fede, che poteva essere dirompente<br />
se mal interpretato, soprattutto se mal<br />
comunicato. Si correva il rischio di mettere in<br />
discussione l’autorevolezza <strong>della</strong> Bibbia, con<br />
tutto il portato che ne conseguiva. Non dimentichiamoci<br />
che siamo nel 1507, il Medio<br />
Evo è appena terminato. In Europa, in Italia,<br />
nella Firenze neoplatonica dei Medici era il<br />
Rinascimento. È periodo storico ricchissimo<br />
di straordinari fermenti culturali questo, che<br />
porterà gli splendidi frutti che si conoscono,<br />
ma era anche epoca dominata da ossessive visioni<br />
non ancora propriamente scientifiche. Il<br />
clima intellettuale particolarmente vivace era<br />
nondimeno coartato dal potere di una Chiesa<br />
decisa a mantenere l’antico “status quo”. Sono<br />
del 1492, ossia proprio l’anno <strong>della</strong> scoperta<br />
del “Nuovo Mondo”, gli ed<strong>it</strong>ti emanati dai “re<br />
cattolici” spagnoli Ferdinando II d’Aragona e<br />
Isabella I di Castiglia, finalizzati all’espulsione<br />
di ebrei e musulmani dai loro terr<strong>it</strong>ori. Di qui<br />
in poi sarà conclusa la “reconquista”, e per tutti<br />
la Spagna filopapale, diventerà la “cattolicissima”<br />
Spagna. Non soffermiamoci su quanto<br />
storicamente la Spagna regalò al resto del<br />
Mondo in nome di questa sua presunta cattolic<strong>it</strong>à.<br />
La “Conquista” proprio del “Nuovo Mondo”<br />
appena scoperto avvenuta con mano estremamente<br />
pesante, e la “Santa Inquisizione”<br />
di un certo Torquemada, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a in Spagna<br />
nel 1478 dai domenicani, mettono i brividi<br />
ancora oggi. Ad ogni modo, discostarsi dalle<br />
“informazioni” forn<strong>it</strong>e dalle Sacre Scr<strong>it</strong>ture in<br />
questo periodo poteva voler dire essere “calorosamente”<br />
spronati a ripensarci. Non è possibile<br />
dimenticare Giordano Bruno, arso vivo<br />
nel 1600 a causa <strong>della</strong> sua libertà di pensiero.<br />
Non si può dimenticare la paura di un Niccolò<br />
Copernico, che per non incorrere in “problemi”<br />
vorrà pubblicare la sua teoria eliocentrica<br />
soltanto nel 1543, a tredici anni dalla sua formulazione,<br />
ricevendone una copia solamente<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Claudio Piani e Diego Baratono<br />
sul letto di morte. Non si può certo dimenticare<br />
l’umiliante esilio ideologico cui fu costretto<br />
Galileo Galilei ancora nel 1633, quando<br />
dovette abiurare le sue teorie per non finire<br />
nell’ “anti-Atanor” dell’Inquisizione, ossia più<br />
prosaicamente, sul rogo. Si può ben intendere,<br />
dunque, quanto sia “infuocato” il clima intellettuale<br />
agli inizi del secolo XVI. Non basta.<br />
Si deve anche pensare all’ulteriore, enorme<br />
difficoltà incontrata dai savants vosgensi, la<br />
stessa che ancora oggi attanaglia gli studiosi:<br />
benché contemporanei degli eventi per i savants<br />
era già allora difficile capire chi scoprì<br />
che cosa e quando. Fu il genovese Cristoforo<br />
Colombo il primo a scoprire il Nuovo Mondo<br />
oppure è stato il fiorentino Amerigo Vespucci,<br />
o sono stati entrambi in una staffetta straordinaria?<br />
Difficile stabilire con certezza la patern<strong>it</strong>à<br />
<strong>della</strong> scoperta. Certo è che Vespucci,<br />
contrariamente a quanto si crede, ha più voce<br />
in cap<strong>it</strong>olo che non Colombo. È proprio dal<br />
testo compilato dai predetti savants francesi,<br />
in effetti, che si può evincere, essere Amerigo<br />
colui che per primo ha svelato ed ha “compreso”<br />
trovarsi davanti non a terr<strong>it</strong>ori asiatici, non<br />
ad isole, bensì al cospetto di un continente intero.<br />
Nuovo di zecca. È pertanto Amerigo ad<br />
avere il dir<strong>it</strong>to di denominare questi nuovi terr<strong>it</strong>ori<br />
con il suo nome. In effetti, America può<br />
benissimo essere intesa quale “Terra d’Amerigo”.<br />
Stranamente, però, non sembra esistere<br />
nessun “Amerigo’s day”: chissà perché, invece<br />
esiste un “Columbus’ day”. Mistero. È vero che<br />
Colombo sbarca nel Nuovo Mondo nel 1492,<br />
approdando però sulle isole e non sulla terraferma.<br />
È allora Vespucci a metter piede per<br />
primo, in qualche maniera, sulla terra continentale?<br />
Può essere. Per completare il quadro<br />
mancano però ancora alcuni tasselli. Sono<br />
fondamentali. In primo luogo si deve dire che<br />
il Cenacolo di Saint Dié des Vosges è comun<strong>it</strong>à<br />
monastica totalmente votata a Maria. Del<br />
resto Maria è la “Stella maris” per eccellenza. I<br />
marinai aprono e chiudono le loro giornate in<br />
mare con l’ “Ave Maria”. Del resto, la radice del<br />
nome Maria è la stessa di “mare”. La famiglia<br />
Vespucci, dinastia marinara, è notoriamente<br />
devota a Maria. Non è certo un caso, quindi,<br />
che proprio nella cappella di famiglia eretta<br />
nella chiesa fiorentina di “Ognissanti”, l’intero<br />
Runa Bianca 91
La riscoperta del Nuovo Mondo Claudio Piani e Diego Baratono<br />
LA MADONNA DELLA MISERICORDIA DI DOMENICO GHIRLANDAIO, CHIESA DI OGNISSANTI, FIRENZE<br />
casato, fiorentino anch’esso, venga rappresentato<br />
in un celebre quadro ai piedi di una<br />
splendida Madonna che a braccia spiegate<br />
accoglie protettiva i membri dei Vespucci<br />
sotto il suo manto. Si tratta <strong>della</strong> “Madonna<br />
<strong>della</strong> Misericordia” celebre quadro del 1472<br />
del Ghirlandaio. Il manto protettivo di Maria,<br />
protegge la nobile famiglia toscana. Curiosamente,<br />
sarà proprio il contorno policircolare<br />
di questo mantello misericordioso a far<br />
da cornice alla carta del mondo tracciata da<br />
Martin Waldseemüller nel 1507 a Saint Dié<br />
des Vosges. Già questo è indicativo. Amerigo<br />
poi nasce il 10 Marzo dell’anno 1454. Verrà<br />
battezzato però, soltanto otto giorni dopo. Il<br />
numero otto. Si ricorda che il numero otto è<br />
cifra mariana per eccellenza.<br />
Si può leggere qui un messaggio dedicatorio<br />
dei Vespucci chiaro e forte: viene dedicato,<br />
A - merigo a Maria. Cosa c’entra tutto ciò<br />
con la scoperta ed il battesimo dell’America?<br />
Partendo da una notevole serie coerente d’indicazioni,<br />
tra cui quelle che si sono segnalate,<br />
Diego Baratono e Claudio Piani sono riusc<strong>it</strong>i<br />
a ricostruire le motivazioni che stanno dietro<br />
al nome scelto dagli erud<strong>it</strong>i vosgensi per<br />
battezzare il Nuovo Mondo. Di cosa si tratta?<br />
Per superare tutta la serie di problemi che si<br />
sono elencati, per essere coerenti con quanto<br />
le Sacre Scr<strong>it</strong>ture indicavano, per far sì che<br />
non esistessero primati di patern<strong>it</strong>à i savants<br />
francesi, per inciso la Francia è terra mariana<br />
praticamente da sempre, decisero di formulare<br />
un nome che contenesse un’informazione<br />
particolare. Doveva essere un messaggio<br />
potente. Sacro. Un messaggio che andasse<br />
al di là delle semplici questioni, per dir così,<br />
umane. Un comunicato che fosse “super partes”.<br />
Doveva essere un messaggio teologicamente<br />
in grado di giustificare la scoperta di<br />
una nuova parte del Mondo. Un messaggio<br />
che doveva “far capire” a tutti che queste terre<br />
non erano state scoperte dell’uomo, bensì<br />
erano state “donate” dalla “misericordia” di<br />
Dio all’uomo. Per essere giustificate e rese<br />
fruibili, queste terre dovevano quindi passare<br />
attraverso la “Porta del Cielo” per eccellenza,<br />
attraverso la “Madre di Misericordia”, attraver-<br />
92 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La riscoperta del Nuovo Mondo Claudio Piani e Diego Baratono<br />
so Maria. È a questo punto, allora, che si profilò<br />
qualche cosa d’eccezionale nella mente<br />
dei sapienti di Saint Dié: creare un acronimo,<br />
una sigla, per rendere eterno il concetto misericordioso<br />
sotteso alla “scoperta” del Nuovo<br />
Mondo. Ci riuscirono, appunto, creando il<br />
nome AMERICA. Sì perché il nome AMERICA è<br />
un acronimo, è una sigla. È un nome di per sé<br />
intraducibile, che non ha niente a che vedere<br />
quindi con Colombo o con Amerigo, anche<br />
se per quest’ultimo rimane il vago “fumus” di<br />
cui si è detto sopra. Vediamo allora che cos’è<br />
quest’acronimo. Secondo i due ricercatori <strong>it</strong>aliani,<br />
in maniera estremamente coerente con<br />
la loro quindicennale ricerca, AMERICA è l’acronimo<br />
di:<br />
A … ve M … aria E … den<br />
R ... egina I ... anua C ... aeli A ... ve<br />
È un saluto beneaugurante. Si tratta quasi<br />
di una preghiera. Bellissima. <strong>Le</strong> varie giustificazioni<br />
teologiche dell’acronimo, non proprio<br />
comuni, sono nondimeno facili da intendere.<br />
Sorprendente e bellissimo è quell’ “Eden Regina”:<br />
Maria quale “Regina dell’Eden”. Concetto<br />
devozionale inaspettato. Ricco di significati<br />
profondi ed antichi.<br />
Per la mariologia più “accred<strong>it</strong>ata”, Maria è<br />
proprio l’ “Eden piantato da Dio”. È la “Nuova<br />
Eva nel Nuovo Paradiso Terrestre”. Il “Nuovo<br />
cLAuDio piAni<br />
Ricercatore indipendente nell’amb<strong>it</strong>o <strong>della</strong> cartografia<br />
rinascimentale, ha compiuto ricerche<br />
nel dipartimento di Geografia e Scienze Umane<br />
dell’Univers<strong>it</strong>à degli Studi di Milano, ha collaborato<br />
con la Società di Studi Geografici di Firenze,<br />
l’Ist<strong>it</strong>uto Geografico Mil<strong>it</strong>are di Firenze, la<br />
Società Storica Valtellinese, la Soprintendenza<br />
per i Beni Arch<strong>it</strong>ettonici e per il paesaggio di Milano,<br />
il Com<strong>it</strong>ato Amerigo Vespucci a Casa Sua.<br />
Ha partecipato come relatore a importanti manifestazioni<br />
culturali nazionali e internazionali,<br />
nonché a trasmissioni televisive quali Voyager.<br />
Ha pubblicato articoli su importanti riviste di<br />
settore.<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Mondo” è un “Paradiso Terrestre”. Anzi. È la<br />
nuova “Terra Promessa”. È straordinaria la profond<strong>it</strong>à<br />
concettuale raggiunta. È notevole del<br />
resto il “ianua caeli”, ossia la “porta che consente<br />
l’accesso al Cielo”. Sottile è la distinzione da<br />
una semplice “porta”, normale passaggio, banale<br />
varco in un muro. Maria è invece accesso<br />
misericordioso, è “la” mediatrice di Misericordia.<br />
Maria è l’unico tram<strong>it</strong>e possibile tra Divino<br />
ed umano e viceversa. Soltanto attraverso<br />
la mediazione di Maria, i doni <strong>della</strong> Misericordia<br />
infin<strong>it</strong>a di Dio diventano fruibili all’uomo.<br />
Il nome AMERICA, è in sostanza una l<strong>it</strong>ania<br />
dedicatoria a Maria di straordinaria bellezza<br />
eur<strong>it</strong>mica. È musicabile secondo i ferrei canoni<br />
del canto gregoriano. È armonia allo stato<br />
puro. In sostanza, dunque, il “Nuovo Mondo”,<br />
l’ “AMERICA” è un regalo di Dio agli uomini del<br />
“Vecchio Mondo”. Con questa profonda convinzione,<br />
distorta dai “Conquistadores” e da<br />
chissà quanti altri, le popolazioni indigene<br />
di quelle terre paradisiache sono state quasi<br />
sterminate … ma questa è già un’altra Storia.<br />
“Ave Maria Eden Regina Ianua Caeli Ave”:<br />
è questa invece la soluzione che s’aspettava<br />
da quasi cinquecento anni. Diego Baratono e<br />
Claudio Piani pensano che da oggi in avanti il<br />
nome AMERICA, il continente AMERICA, si dovrà<br />
guardare con un occhio un po’ diverso …<br />
Diego BArAtono<br />
Ricercatore indipendente e libero<br />
pensatore. <strong>Le</strong> sue esplorazioni<br />
archeologiche sono<br />
incentrate sullo studio delle<br />
paleo-geometrie e degli antichi<br />
sistemi geometrici applicati alla topografia<br />
dei luoghi sacri. Partecipa come relatore a<br />
importanti manifestazioni culturali nazionali e<br />
internazionali e a numerose conferenze. Collabora<br />
con riviste del settore e ha partecipato a<br />
trasmissioni televisive quali Stargate, Voyager,<br />
Rebus. Ha pubblicato <strong>Le</strong> Abbazie ed il Segreto<br />
delle Piramidi. L’Esagramma, ovvero le straordinarie<br />
Geometrie dell’Acqua (ECIG, 2004).<br />
Runa Bianca 93
Il mistero, più spir<strong>it</strong>uale e molto meno fenomenico<br />
Terra di nessuno<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Nikola Duper<br />
tempo di lettura 7 minuti<br />
Runa Bianca 95
Terra di nessuno<br />
Quante volte le nostre scelte, e convinte<br />
prese di posizione, sono più<br />
dei nostri desideri e speranze che<br />
non la realtà, per quanto comunque soggettiva?<br />
Questa domanda riassume molto bene<br />
il mio percorso nel mistero tra documentari,<br />
conferenze, corsi, interviste e incontri. Dopo<br />
quasi 12 anni di ricerche ho bisogno di ricap<strong>it</strong>olare,<br />
anche se sarà una visione temporanea<br />
e soggetta a futuri cambiamenti e aggiornamenti.<br />
Ciò che segue non vuole essere una<br />
cr<strong>it</strong>ica di niente e nessuno, ma solamente l’espressione<br />
di un certo disagio.<br />
Ricordo ancora le riviste che mio padre<br />
comprava e, incautamente, lasciava in giro<br />
per la casa. Ho ancora impressa nella mente<br />
l’immagine mentre, di nascosto, prendevo in<br />
mano questo mensile per sfogliarlo<br />
quasi con timore. Sento<br />
tutt’ora il profumo di carta e<br />
d’inchiostro mentre mi perdo<br />
nei meandri del mistero e dell’ignoto.<br />
Anche se sono passati<br />
moltissimi anni ricordo ancora il<br />
nome <strong>della</strong> rivista: Fokus.<br />
Ma nemmeno mio nonno<br />
materno era da meno. Anche<br />
per lui la questione extraterrestre<br />
non era niente di cui sorridere,<br />
anzi, spesso diceva: “Se un<br />
giorno dovessero arrivare salirei<br />
volentieri con loro, tanto ormai<br />
sono vecchio”. Lo diceva molto<br />
seriamente esprimendo un sincero<br />
interesse e rispetto verso un<br />
fenomeno che solo recentemente<br />
è stato ingiustamente deriso e<br />
qualificato come qualcosa di cui<br />
le persone “serie” non si occupano.<br />
Non molto tempo fa mi resi<br />
conto che le vis<strong>it</strong>e degli extraterrestri<br />
per me non furono mai un<br />
dubbio. Da quando ho i primi ricordi le uniche<br />
domande che mi ponevo erano: Chi sono?<br />
Da dove arrivano? Cosa vogliono? Purtroppo<br />
non ho ancora trovato alcuna risposta certa a<br />
questi interrogativi, però ho conosciuto molti<br />
ricercatori, ho viaggiato, ho tenuto molte<br />
conferenze, sono stato testimone di racconti<br />
Nikola Duper<br />
straordinari da parte di persone che hanno<br />
avuto delle esperienze, a dir poco, incredibili.<br />
Mi sembra ieri quando, nel 2000, l’amico<br />
Fabio Saccomani portò nel mio studio le<br />
foto dei cerchi nel grano riaccendendo in me<br />
quella passione sfrenata che si era assop<strong>it</strong>a,<br />
per forza di cose, a causa del matrimonio, del<br />
primo figlio e, soprattutto, del trasferimento<br />
in Italia, nel 1987. L’amore con i cerchi nel<br />
grano fu a prima vista e mi regalò moltissimi<br />
momenti davvero intensi. Grazie al mio primo<br />
documentario sulle geometrie nel grano<br />
iniziai a tenere le conferenze e gli inv<strong>it</strong>i si<br />
moltiplicarono. Sembrava che, all’improvviso,<br />
tutta l’Italia volesse sentire parlare delle affascinanti<br />
figure nei campi d’Inghilterra. Infatti<br />
questa passione mi fece vis<strong>it</strong>are l’Italia, dalla<br />
UNO DEI TANTI CERCHI DEL GRANO COMPARSI A SILBURY HILL NEL 2000<br />
Calabria e Sicilia fino alla Liguria, Lombardia<br />
e Friuli Venezia Giulia. Ebbi il piacere di essere<br />
inviato un paio di volte in Svizzera e, non ricordo<br />
quante, in Inghilterra. Tutte esperienze<br />
che mi fecero conoscere tantissime persone,<br />
molte “credenti” e alcune scettiche.<br />
Mi ricordo l’iniziale entusiasmo, la voglia<br />
96 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Terra di nessuno<br />
sfrenata di comunicare al mondo intero che<br />
stava succedendo qualcosa di straordinario.<br />
Avrei voluto convincere tutti che questo fenomeno<br />
fosse vero e che, forse, ci avrebbe fatto<br />
capire il senso <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a, o il segreto <strong>della</strong> nostra<br />
esistenza o, male che andasse, l’origine<br />
dei cerchi nel grano. Ciò nonostante le mie<br />
conferenze sono state abbastanza prudenti<br />
e non credo di essermi mai sbilanciato, mantenendo<br />
sempre un atteggiamento piuttosto<br />
cr<strong>it</strong>ico. La comun<strong>it</strong>à che incontravo ogni estate<br />
in Inghilterra mi piaceva molto e c’era un’aria<br />
diversa rispetto ai sol<strong>it</strong>i circoli ufologici,<br />
l<strong>it</strong>igiosi per antonomasia. Si potevano incontrare<br />
hippie, seguaci <strong>della</strong> New Age, pagani di<br />
varie estrazioni, fanatici di tutti tipi, ma anche<br />
scienziati e agnostici. In ogni caso l’ambiente<br />
era accogliente, amichevole e sereno.<br />
Il contatto iniziale avvenne a causa del mio<br />
primo documentario, quando conobbi Steve<br />
Alexander, Karen Alexander e Andy Thomas,<br />
mentre Michael Glickman l’avevo già incontrato<br />
a Occhiobello nel 2001. L’usc<strong>it</strong>a del video,<br />
anche in lingua inglese, ha in qualche<br />
modo decretato la mia entrata nella comun<strong>it</strong>à<br />
a pieno t<strong>it</strong>olo.<br />
Non poteva mancare nemmeno il contatto<br />
con un esponente del famigerato CICAP<br />
con cui ebbi una discussione arrivando alla<br />
conclusione, del tutto personale, che anche<br />
loro potrebbero essere etichettati come dei<br />
fanatici. Trovo inquietante la loro convinzione<br />
che nulla esiste se non replicabile nel laboratorio,<br />
o se non “dimostrato” con qualche “metodo<br />
scientifico”. Queste posizioni mi lasciano<br />
esterrefatto perché arrivano dalle persone<br />
che, chi più, chi meno, comunque hanno una<br />
formazione scolastica sufficiente per sapere<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Nikola Duper<br />
quanto poco in realtà sappiamo. Tutta la nostra<br />
scienza, in realtà, deriva dallo studio del<br />
mistero e dell’ignoto. Uccidendo la curios<strong>it</strong>à<br />
dell’uomo, per quanto egli possa delle volte<br />
occuparsi anche delle sciocchezze, si uccide<br />
la fonte <strong>della</strong> vera scienza.<br />
Però anche l’altra parte dello schieramento<br />
non scherzava per quanto riguarda l’assenza<br />
di senso cr<strong>it</strong>ico. Delle volte mi sembra che la<br />
ricerca volga spesso nella direzione di ciò che<br />
vorremmo trovare, e poco conta se i dati raccolti<br />
sono scarsamente credibili o autentici.<br />
Non dimenticherò mai quando una nota ufologa<br />
mi chiese la perizia di una foto. Si trattava<br />
di una fotografia piuttosto clamorosa. L’oggetto<br />
volante era bello grande e si posizionava<br />
tra un albero vicino e le colline distanti<br />
circa un chilometro. Peccato che la profond<strong>it</strong>à<br />
di campo evidenziava che l’oggetto era vicino<br />
all’albero e quindi si trattava, evidentemente,<br />
di un modellino appeso, probabilmente con<br />
una canna da pesca. Nonostante la mia lunga<br />
e innegabile esperienza fotografica l’esperta<br />
in questione presentò la foto come autentica.<br />
Probabilmente non stava cercando la ver<strong>it</strong>à<br />
ma una conferma per rafforzare il suo entusiasmo.<br />
<strong>Le</strong> s<strong>it</strong>uazioni come queste, e potrei elencarne<br />
tante da scrivere un libro, mi hanno<br />
progressivamente spinto nella terra di nessuno.<br />
In questa landa, pressoché deserta, tutt’ora<br />
ripudio il metodo “cicappiano” (ci capiamo,<br />
vero? :)), ma contemporaneamente mantengo<br />
un atteggiamento cr<strong>it</strong>ico verso le fonti che<br />
quotidianamente mi propongono una serie<br />
di eventi “miracolosi” e “inspiegabili”.<br />
Non ho mai creduto nell’appartenenza ai<br />
gruppi che determinano le nostre idee e pre-<br />
Runa Bianca 97
Terra di nessuno<br />
se di posizione. È un fenomeno alquanto noto<br />
nella psicologia, di cui ho parlato anche nelle<br />
mie conferenze, che dimostra che la grande<br />
maggioranza delle persone non valuta le informazioni<br />
in base alla loro attendibil<strong>it</strong>à, ma<br />
piuttosto da come saranno accolte nel gruppo<br />
a cui queste persone appartengono.<br />
Inoltre, mi è sempre più difficile trovarmi<br />
a parlare di fronte alle persone che, in qualche<br />
modo, attendono qualcosa che le salverà<br />
o che cambierà le sorti del mondo. In<br />
quel momento capisco che, alcune persone,<br />
hanno delle aspettative e che devo stare altrettanto<br />
attento quanto davanti al sedicente<br />
esperto cicappiano. Non dimenticherò mai<br />
quella volta che, in una conferenza a Devizes,<br />
Inghilterra, apertamente smascherai le<br />
famose “orbs”, in quanto un fenomeno noto<br />
anche al fotografo dilettante, tra l’altro addir<strong>it</strong>tura<br />
descr<strong>it</strong>to nei manuali di alcune macchine<br />
fotografiche. Il pubblico fu visibilmente<br />
perplesso e dopo la mia relazione si avvicinò<br />
un uomo chiedendo stizz<strong>it</strong>o: “Ma lei cos’ha<br />
contro le “orbs.” Mi venne da sorridere rispondendo<br />
che, naturalmente, nulla avevo contro<br />
un effetto dovuto allo flash e alle particelle di<br />
polvere vicine all’obbiettivo e fuori fuoco. Che<br />
sia un caso o no, non mi inv<strong>it</strong>arono mai più a<br />
parlare.<br />
Per chi mi conosce sa che il vecchio X-Cosmos.<strong>it</strong>,<br />
e ora X-Cosmos.info, sono lo specchio<br />
dei miei stati d’animo. X-Cosmos.<strong>it</strong> nacque<br />
con un gruppo di amici, tra l’altro esattamente<br />
10 anni fa, e inizialmente trattava quasi<br />
nikoLA Duper<br />
Nato a Dubrovnik, Croazia, nel<br />
1961. Già dall’età di 10 anni si interessa<br />
alla fotografia ma i suoi<br />
interessi da sub<strong>it</strong>o si collocano<br />
nel mondo dell’arte. Con l’usc<strong>it</strong>a<br />
delle prime videocamere inizia a sperimentare<br />
le possibil<strong>it</strong>à di questo nuovo mezzo. Parallelamente<br />
all’arte si interessa all’esoterismo<br />
restando affascinato dall’approccio di Slavinski,<br />
una visione pratica e poco mistificatoria che<br />
punta sull’essenza e sull’insegnamento concreto.<br />
Nel 1987 si trasferisce in Italia e lavora per di-<br />
Nikola Duper<br />
esclusivamente i misteri. Un po’ alla volta, con<br />
lo scemare dell’entusiasmo, rimasi praticamente<br />
da solo e il s<strong>it</strong>o prendeva sempre più<br />
la strada di un impegno verso l’ambiente, la<br />
medicina naturale e così via. Poi ci fu un periodo<br />
nichilista che mi portò a chiudere il s<strong>it</strong>o<br />
ma recentemente, proprio grazie a questo<br />
“schiarirsi” delle idee ho voluto farlo rinascere,<br />
cambiando il dominio e spostando la mia<br />
attenzione verso un impegno civile. C’è anche<br />
la categoria dei misteri ma saranno pubblicate<br />
soltanto le notizie che r<strong>it</strong>engo degne d’attenzione.<br />
Probabilmente la svolta è stata nel momento<br />
in cui ho percep<strong>it</strong>o un’altra dimensione<br />
del mistero, più spir<strong>it</strong>uale e molto meno<br />
fenomenica. Ho smesso di chiedermi se sarò<br />
cap<strong>it</strong>o o meno, se la gente apprezzerà o no.<br />
Ho pensato che il punto fondamentale sia<br />
fare ciò in cui credo profondamente e che<br />
valga la pena per me, che solo cambiando il<br />
mio piccolo mondo personale avrei eventualmente<br />
dato un minuscolo contributo al cambiamento<br />
del mondo che mi circonda.<br />
Ho deciso di dichiarare questo mio, seppur<br />
leggero, disagio da quando ho scoperto che<br />
altri ricercatori hanno avuto lo stesso problema.<br />
Alcuni di questi sono anche dei cari amici<br />
e abbiamo a lungo parlato delle esperienze e<br />
del da farsi. Ora, oltre all’amicizia, ci accomuna<br />
la “terra di nessuno” dove finalmente stiamo<br />
bene, anche se delle volte cap<strong>it</strong>a qualche<br />
episodio di fuoco incrociato o amico.<br />
verse em<strong>it</strong>tenti TV, maturando le esperienze di<br />
operatore di ripresa, montatore, direttore tecnico<br />
e regista. Nel 1999 fonda la propria azienda<br />
e realizza varie produzioni video. Da sempre<br />
affascinato al paranormale, nel 2000 inizia ad<br />
interessarsi dei cerchi nel grano. Combinando<br />
la sua professione con i cerchi nel grano produce<br />
alcuni documentari. Vis<strong>it</strong>a regolarmente<br />
il Regno Un<strong>it</strong>o per compiere ricerche sui cerchi<br />
nel grano e per raccontare delle formazioni in<br />
Italia. È un prolifico relatore, tiene regolarmente<br />
conferenze in tutta Italia, sporadicamente in<br />
Svizzera e Inghilterra e partecipa a trasmissioni<br />
televisive. Il suo nuovo s<strong>it</strong>o X-Cosmos.info.<br />
98 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Gli <strong>it</strong>aliani in prima linea nella ricerca sul campo<br />
Il Diluvio Universale e la<br />
<strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Francesco Arduini<br />
tempo di lettura 20 minuti<br />
Runa Bianca 99
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
Un dato, seppur non conclusivo, che<br />
consente di distinguere tra realtà<br />
storica e <strong>leggenda</strong>, è la precisa collocazione<br />
nello spazio e nel tempo del racconto<br />
in esame e dei relativi protagonisti.<br />
Se volessimo fermarci a solo questo elemento,<br />
dovremmo onestamente interrogarci<br />
sul racconto del biblico diluvio universale che<br />
l’immaginario collettivo colloca nella categoria<br />
dei m<strong>it</strong>i.<br />
Eppure, la puntual<strong>it</strong>à dei riferimenti ai luoghi,<br />
ai modi e ai tempi <strong>della</strong> catastrofe narrata<br />
nel libro <strong>della</strong> Genesi, appare quasi eccessiva,<br />
come se il narratore già presagisse tutta la difficoltà<br />
dei futuri lettori a credere a un evento<br />
di simili dimensioni.<br />
Un ulteriore dato su cui riflettere è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />
dalle più di 500 leggende basate sul diluvio<br />
e narrate da oltre 250 tribù e popoli. In<br />
Australia (Kurnai), in Mesopotamia (l’Epopea<br />
di Gilgamesh), in Polinesia (Raiatea), in Italia<br />
(Poeta Ovidio), in Messico (Chimalpopoca),<br />
in Nuova Zelanda (Maori), tra Indiani Huarochirí<br />
del Perù, in Alaska (Kolusches e Tling<strong>it</strong>),<br />
in Cina (Lolo), in Africa (Masai), solo per menzionarne<br />
alcune. La maggiorparte di queste<br />
leggende ha in comune i seguenti elementi<br />
narrativi:<br />
• Origine divina<br />
• Distruzione mediante l’acqua<br />
• Dato un avvertimento<br />
• Risparmiati degli esseri umani<br />
• Risparmiati degli animali<br />
• Salvati su un’imbarcazione<br />
• Approdati su un monte<br />
<strong>Le</strong> librerie hanno scaffali pieni di testi che<br />
riportano le “innegabili” evidenze attestanti la<br />
veridic<strong>it</strong>à <strong>della</strong> narrazione biblica. Sullo scaffale<br />
affianco, però, si trova un pari numero di<br />
testi che riporta “innegabili” evidenze dell’esatto<br />
contrario.<br />
<strong>Le</strong> voci discordanti<br />
La prima cosa da mettere sub<strong>it</strong>o in chiaro<br />
è che, a mio parere, allo stato attuale delle conoscenze<br />
scientifiche non esiste alcun tipo di<br />
Francesco Arduini<br />
evidenza che possa essere univocamente interpretata<br />
quale prova di un avvenuto Diluvio<br />
Universale. Esistono dati che potrebbero essere<br />
interpretati in tal senso, e ne esistono altri<br />
che non riescono a trovare una concordanza<br />
con i fatti narrati dalla storia di Noè.<br />
Fra i primi, per esempio, rientrano a pieno<br />
t<strong>it</strong>olo le numerose fessure ossifere trovate in<br />
vasti luoghi molto lontani fra loro, localizzate<br />
in entrambi gli emisferi. Si tratta di agglomerati<br />
di ossa di migliaia e migliaia di animali, da<br />
r<strong>it</strong>enersi depos<strong>it</strong>ati dall’acqua in quanto cementati<br />
assieme dalla calc<strong>it</strong>e.<br />
Come riporta Gleason L. Archer,<br />
[nella valle di Saar] si trovarono resti di<br />
orsi, lupi e buoi congiuntamente a molti<br />
animali più piccoli; altri depos<strong>it</strong>i sono stati<br />
localizzati nell’isola di Cerigo o Kythera (al<br />
di là <strong>della</strong> punta sud-est del Pelopponeso),<br />
nella rocca di Gibil<strong>it</strong>erra e vicino a Odessa<br />
sul Mar Nero. Quest’ultima fessura scavata<br />
nel 1847 ha presentato circa 4500 ossa di<br />
orsi, iene, cavalli, porci, mammuth, rinoceronti,<br />
bisonti, cervi e molti altri animali<br />
più piccoli. La fessura di Malta ha mostrato<br />
assieme a questi resti eterogenei anche alti<br />
blocchi di pietra che vi possono essere stati<br />
trascinati solo con una potente e violenta<br />
azione dell’acqua. Ad Agate, Springs nel<br />
Nebraska si è fatta una simile scoperta nel<br />
1876. In dieci acri di terreno vi si trovano i<br />
resti di almeno mille animali che sembrano<br />
essere morti in grande numero al medesimo<br />
istante<br />
Quando nell’800 il mondo scientifico abbandonò<br />
la concezione biblica, iniziarono le<br />
grandi campagne di studi geologici. E fu proprio<br />
a partire da quest’epoca che le fessure<br />
ossifere iniziarono ad essere scoperte in tutto<br />
il globo. Quello che segue è uno fra i numerosi<br />
articoli che si occuparono <strong>della</strong> questione:<br />
Scientific American – 18.01.1868 pag.35<br />
<strong>Le</strong> caverne diventano molto interessanti<br />
quando troviamo, celati nelle oscure cav<strong>it</strong>à,<br />
scheletri e ossa di grandi animali mammiferi<br />
che sono stati nascosti alla luce del sole,<br />
100 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
forse per centinaia di anni; proseguendo le<br />
nostre indagini troviamo ossa e teschi di esseri<br />
umani, mischiati con quelli di quadrupedi<br />
che hanno da tempo cessato di esistere.<br />
E avanziamo passo passo con le nostre<br />
ricerche, passando attraverso caverne d’ossa<br />
in Germania, dove strati hanno ricoperto<br />
con argilla grandi cumuli di ossa e denti<br />
di animali carnivori; siamo naturalmente<br />
portati a chiederci in che maniera, e in che<br />
epoca, queste ossa di animali e teschi di esseri<br />
umani furono depos<strong>it</strong>ati; e nel nostro<br />
ansioso desiderio di trovare una risposta, le<br />
nostre menti sono spesso condotte oltre il<br />
lim<strong>it</strong>e delle facoltà intellettuali, e la ragione<br />
cessa di essere la nostra guida.<br />
Tutto ciò potrebbe verosimilmente indicare<br />
una catastrofe globale ad opera dell’acqua.<br />
Vi sono anche studi molto più recenti che<br />
sembrano condurre alla medesima conclusione.<br />
Il prof. Yu. N. Golubchikov, capo ricercatore<br />
alla Facoltà di Geografia <strong>della</strong> Moscow<br />
State Univers<strong>it</strong>y, in relazione agli studi da lui<br />
compiuti, afferma che le formazioni normalmente<br />
riconducibili alle glaciazioni potrebbero<br />
in realtà essere addeb<strong>it</strong>ate ad una catastrofica<br />
inondazione. Egli scrive:<br />
Sono state proposte 200 ipotesi per spiegare<br />
le cause delle ere glaciali ed il numero<br />
di queste ipotesi continua a crescere. <strong>Le</strong><br />
principali spiegazioni usate comprendono<br />
graduali abbassamenti <strong>della</strong> temperatura<br />
risultanti da variazioni nelle caratteristiche<br />
dell’orb<strong>it</strong>a terrestre, passaggio del sistema<br />
solare attraverso nubi di polvere interstellare,<br />
variazioni <strong>della</strong> produzione di energia<br />
solare, cambiamenti nelle correnti oceaniche<br />
e nelle temperature causate dallo spostamento<br />
delle configurazioni continentali,<br />
ecc.. […] Mentre i ghiacciai si r<strong>it</strong>raevano,<br />
si sarebbero verificati potenti sollevamenti<br />
isostatici <strong>della</strong> penisola scandinava. Lo<br />
scienziato di Minsk E.A.<strong>Le</strong>vkov specifica che<br />
una tale pressione da parte dei ghiacciai<br />
del Pleistocene avrebbe dovuto far schizzar<br />
fuori grandi depos<strong>it</strong>i di olio e gas dalle zone<br />
periferiche delle aree glaciali. Però questi<br />
depos<strong>it</strong>i sono caratteristici di molti piano-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Francesco Arduini<br />
ri subartici e di placche artiche. Un quarto<br />
delle riserve mondiali di idrocarburi è concentrato<br />
nella placca di Barenth e nei mari<br />
di Kara. Ma per qualche ragione queste<br />
riserve non sono fuoriusc<strong>it</strong>e sotto un così<br />
potente carico di ghiaccio. La sostanza del<br />
mantello è fuoriusc<strong>it</strong>a ma i depos<strong>it</strong>i di olio<br />
e gas no!<br />
È stato possibile rilevare le tracce di catastrofiche<br />
mega-onde originatesi dagli<br />
oceani come delle creste ad anelli concentrici,<br />
vicino ed intorno alle regioni polari.<br />
Ciò che di eroso ormai rimane, viene identificato<br />
come creste di archi murenici sviluppati<br />
parallelamente alle estrem<strong>it</strong>à di precedenti<br />
livelli di ghiacciai in r<strong>it</strong>iro. Quindi la<br />
direzione degli archi morenici può svelare<br />
un determinato punto d’ origine per questi<br />
enormi movimenti. Questo studio venne<br />
intrapreso dal glaciologo russo M.G. Grosvold.<br />
Egli mostrò che fotografie dallo spazio<br />
rivelano gli archi murenici irradiare dal<br />
sud-ovest del mare di Kara al nord-est europeo<br />
nel tardo pleistocene […] La formazione<br />
di creste parallele e allineate e di laghi,<br />
secondo M.G. Grosvald, è da mettere in<br />
relazione con catastrofiche rotture di laghi<br />
periglaciali, s<strong>it</strong>uati prima dell’estrem<strong>it</strong>à di<br />
ghiacciai in scioglimento al sud […] L’interpretazione<br />
di un’imponente inondazione è<br />
condotta in vista del paradigma che prevede<br />
una precedente grande glaciazione.<br />
Se si cambia paradigma e si vede l’origine<br />
delle superfici, delle creste e dei laghi glaciali,<br />
connessa a mega-onde provocate dal<br />
rapido sollevamento <strong>della</strong> crosta terrestre<br />
accompagnato da tsunami, oppure alla caduta<br />
di un asteroide nell’oceano, molti dei<br />
problemi relativi alla loro genesi sarebbero<br />
risolti […] In base ai principi dell’uniformismo<br />
(o attualismo), secondo i quali tutto<br />
era e tutto procedeva come lo vediamo<br />
oggi, sarebbe molto più facile accettare il<br />
Diluvio globale piuttosto che la teoria <strong>della</strong><br />
glaciazione. Fluttuazioni assolutamente<br />
piccole del volume oceanico sono sufficienti<br />
a provocare grandi cambiamenti sulla<br />
terraferma. Per considerare mutamenti<br />
nella copertura glaciale ed una sua propagazione<br />
fino ai lim<strong>it</strong>i potenziali è necessario<br />
Runa Bianca 101
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
ammettere molto di più. Di conseguenza è<br />
più facile supporre una catastrofica alluvione<br />
causata da tsunami abbattutosi sulla<br />
terraferma, che ammettere la possibil<strong>it</strong>à di<br />
una glaciazione.<br />
[…] Collegate alle ipotesi “glaciazione”<br />
e “diluvio” vi sono due immagini opposte<br />
<strong>della</strong> storia umana, due filosofie di v<strong>it</strong>a. Se<br />
le pianure furono coperte da enormi ghiacciai,<br />
l’uomo troverebbe la sua origine e sviluppo<br />
ai tropici, si sarebbe evoluto dalla<br />
scimmia e sarebbe arrivato qui dall’Africa,<br />
come sostiene oggi la scienza. Ma se la<br />
glaciazione non è avvenuta, se le pianure<br />
sono invece state inondate, le cose potrebbero<br />
non essere affatto andate così - Golubchikov,<br />
Y. N.<br />
Vi sono però molti altri dati scientifici che<br />
Francesco Arduini<br />
non si riescono a conciliare con la narrazione<br />
biblica. Sempre a t<strong>it</strong>olo di esempio, potremmo<br />
indicare gli innumerevoli depos<strong>it</strong>i di rocce<br />
carbonatiche, la cui sedimentazione richiede<br />
un ambiente tranquillo e lunghi tempi di deposizione.<br />
Entrambi fattori incompatibili con<br />
eventi catastrofici, salvo ipotesi legate a diverse<br />
veloc<strong>it</strong>à di deposizione insostenibili alla<br />
luce delle conoscenze attuali.<br />
Quindi, da una parte abbiamo le Scienze<br />
Naturali, che sollevano ques<strong>it</strong>i non trascurabili<br />
per chi crede al Diluvio Universale, dall’altra<br />
abbiamo le Scienze Bibliche che, in base ad<br />
un onesto esame dei testi, presentano il Diluvio<br />
come un evento storico su scala globale.<br />
Secondo numerosi studiosi che si affidano<br />
ai testi biblici, questo dilemma può risolversi<br />
solo grazie alla “ricerca sul campo”. E il campo<br />
in questione si chiama “Ararat”.<br />
ROBERTO TISO MENTRE SALE UNO DEI VERSANTI DELLA MONTAGNA. SULLO SFONDO L’ARARAT<br />
102 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
La ricerca sul campo<br />
Roberto Tiso, Angelo Palego, Azad Vartanian,<br />
Daniele Sapor<strong>it</strong>o, sono solo alcuni dei<br />
ricercatori <strong>it</strong>aliani che, fermamente convinti<br />
<strong>della</strong> storic<strong>it</strong>à del Diluvio Universale, sono da<br />
anni impegnati nella ricerca dell’ “Arca di Noè”<br />
sulla vetta del monte Ararat.<br />
Se, come questi ricercatori auspicano, venissero<br />
trovati dei resti del biblico vascello ad<br />
una quota superiore ai 4.000 metri, si potrebbe<br />
condurre una serie di analisi scientifiche<br />
in grado (forse) di mettere la parola “fine” allo<br />
scetticismo imperante.<br />
Ecco come Roberto Tiso, classe 1969, residente<br />
in provincia di Padova, risponde ad<br />
alcune domande che aiutano a meglio inquadrare<br />
lo spir<strong>it</strong>o che anima questi ricercatori.<br />
ROBERTO TISO INSIEME A DEGLI ABITANTI LOCALI<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Francesco Arduini<br />
Francesco Arduini: Come è nata questa<br />
sua passione per la ricerca archeologica<br />
sul monte Ararat?<br />
Roberto Tiso: Da un forte interesse per la<br />
Sacra Bibbia e la grande voglia di dimostrarne<br />
la sua veridic<strong>it</strong>à. Ho scelto il racconto del<br />
Diluvio e dell’Arca di Noè perchè lo r<strong>it</strong>engo il<br />
più autorevole e conosciuto. Tuttavia a dare<br />
un notevole impulso a questa mia passione, è<br />
stato l’incontro e la partecipazione ad alcune<br />
spedizioni con l’ing. Angelo Palego, veterano<br />
ricercatore dell’Arca di Noè.<br />
FA: Quante volte ha scalato l’Ararat?<br />
RT: Otto volte, la prima organizzata dagli<br />
stessi armeni, i veri custodi dell’Arca e dell’Ararat<br />
essendo stata in loro possesso fino al<br />
1921 appena dopo il periodo del genocido.<br />
Da quel momento passò sotto i turchi per<br />
Runa Bianca 103
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
opera di Ataturk. <strong>Le</strong> successive spedizioni le<br />
feci con Angelo [ndr:Palego] e altri compagni<br />
tra cui una guida alpina del monte Rosa e un<br />
alpinista e stretto collaboratore di Belluno.<br />
FA: Perché proprio l’Ararat?<br />
RT: Perchè sebbene in quella regione vi siano<br />
altre montagne r<strong>it</strong>enute il luogo dell’approdo<br />
dell’Arca di Noè, l’Ararat risulta essere<br />
la vera montagna e la più credibile per le seguenti<br />
motivazioni:<br />
- Tutti i più importanti e attendibili avvistamenti,<br />
sia in tempi recenti che passati,<br />
sono avvenuti in quella montagna<br />
- l’Ararat è la montagna più alta <strong>della</strong> Turchia<br />
e dell’Europa con un ghiacciaio che<br />
si estende per oltre 5 km 2 dove l’Arca si<br />
è conservata per migliaia di anni. Nelle<br />
altre dichiarate ubicazioni le montagne<br />
sono assai più basse e scevre totalmente<br />
di ghiacci, quindi la conservazione<br />
del legno non sarebbe avvenuta<br />
- dal racconto biblico si evince che Noè<br />
vide il resto delle cime dei monti solo<br />
dopo due mesi e mezzo dall’approdo,<br />
pertanto doveva trovarsi per forza sul<br />
monte più alto <strong>della</strong> regione urartea.<br />
- In ultima analisi tutta la toponomastica<br />
nei dintorni dell’Ararat è legata sia al<br />
racconto del Diluvio, sia all’Arca, che a<br />
Noè.<br />
FA: Che problemi si devono affrontare<br />
in questo tipo di scalata?<br />
RT: I problemi sono molteplici, non solo<br />
di carattere alpinistico ma anche pol<strong>it</strong>ico essendo<br />
una zona di confine e di insediamento<br />
curdo. <strong>Le</strong> difficoltà alpinistiche a mio avviso<br />
non sono elevate; ci vuole sicuramente una<br />
buona preparazione fisica perchè la sal<strong>it</strong>a al<br />
ghiacciaio e molto lunga e i sentieri bisogna<br />
inventarseli, sebbene coadiuvati dal provvidenziale<br />
aiuto <strong>della</strong> guida locale. In genere<br />
percorriamo dai 30 ai 40 km su e giù per la<br />
montagna, i rischi sono soprattutto le frane<br />
causate dai potenti venti, essendo la montagna<br />
di origine vulcanica è ricoperta di molte<br />
pietraie laviche. Cap<strong>it</strong>a spesso che, camminando<br />
con enorme difficoltà in queste este-<br />
Francesco Arduini<br />
se pietraie con un forte pendio, balzino giù<br />
all’improvviso, come dei meteor<strong>it</strong>i, sassi anche<br />
di grandi dimensioni. In una spedizione<br />
passata, l’astronauta James Irwin (anche lui<br />
alla ricerca dell’Arca) fu colp<strong>it</strong>o alla nuca da<br />
uno di questi sassi lavici che per poco non lo<br />
ammazzò, procurandogli gravi fer<strong>it</strong>e e una<br />
tremenda caduta con svenimento.<br />
Gli altri rischi sono di carattere mil<strong>it</strong>are,<br />
poichè molte zone sono interdette e pattugliate<br />
a causa dell’insediamento del PKK (il<br />
part<strong>it</strong>o dei lavoratori curdi ribelli che si battono<br />
per l’indipendenza dalla Turchia). I confl<strong>it</strong>ti<br />
a fuoco sulla montagna non sono rari, a noi<br />
spesso è successo di schivare di qualche giorno<br />
o qualche ora, sparatorie tra mil<strong>it</strong>ari turchi<br />
e guerriglieri curdi, inev<strong>it</strong>abilmente con morti<br />
e fer<strong>it</strong>i. L’ultima volta sono stato fermato dai<br />
mil<strong>it</strong>ari turchi per controlli, ero con un amico,<br />
una guida curda, e ci lasciarono andare, avevo<br />
tutti i documenti in regola ma ci avvisarono<br />
del rischio, difatti di lì a un paio d’ore e a poca<br />
distanza vi fu uno scontro a fuoco con alcuni<br />
fer<strong>it</strong>i e la morte di un mil<strong>it</strong>are turco. Insomma<br />
questi sono i rischi; anni fa alcuni nostri<br />
amici vennero sequestrati dai ribelli del PKK<br />
per ben 27 giorni, per fortuna con es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo.<br />
Altri rischi invece che si possono correre<br />
sono causati dai predatori curdi che sotto la<br />
minaccia del fucile ti sequestrano tutto, oppure<br />
il furente attacco in branco dei cagnacci<br />
che difendono i villaggi curdi che, garantisco,<br />
non è assolutamente una cosa piacevole. Alcuni<br />
di questi cani sono meticci ma altri son<br />
pastori dell’Anatolia: cagnoni che superano<br />
gli 80 cm al garrese! Poi oltre a vipere, lupi e<br />
aquile, sia sul piccolo che sul grande Ararat si<br />
aggira anche l’orso, un nostro amico ha avuto<br />
l’emozionante avventura di un incontro vis à<br />
vis ma grazie a Dio, per una serie di fattori a<br />
suo vantaggio, riuscì a defilarsi. Ci è stato detto<br />
dai locali che il plantigrado raramente attacca<br />
l’uomo. Ultimo e preoccupante “tehlike”<br />
(ossia pericolo) è l’improvviso cambiamento<br />
climatico a causa dello scontro tra i forti venti<br />
caldi <strong>della</strong> mesopotamia e quelli freddi del<br />
nord caucasico, causa di improvvisi temporali<br />
magnetici e violente nevicate. Cosa assai<br />
poco piacevole se ci si trova sul ghiacciaio o<br />
anche più in basso nelle pericolose e scivo-<br />
104 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
losissime pietraie laviche che si estendono in<br />
tutto l’Ararat. Da ricordare che lì non c’è il soccorso<br />
alpino ma quello mil<strong>it</strong>are con i fucili...<br />
quindi è d’obbligo non infortunarsi.<br />
FA: Che tipo di evidenze avete raccolto?<br />
RT: Il nostro collega summenzionato,<br />
guida alpina del monte Rosa, nel 2002 filmò<br />
sul ghiacciaio Parrot ad ovest, una trave che<br />
si stagliava da una parete di ghiaccio a circa<br />
4000 m. Sempre sullo stesso ghiacciao recentemente<br />
è stato rinvenuto un altro pezzo di<br />
legno ora sotto esame. Nel 2008 io e il mio<br />
compagno e collaboratore di Belluno, abbiamo<br />
rinvenuto da sotto il permafrost, a circa<br />
4000 m di quota, altri 3 pezzi di legno. Stiamo<br />
attendendo gli es<strong>it</strong>i delle datazioni. Nota importante<br />
da considerare è che, a prescindere<br />
dall’età che verrà data ai reperti lignei, nella<br />
ROBERTO TISO IN UN MOMENTO DI PAUSA<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Francesco Arduini<br />
zona dell’Ararat non crescono alberi resinosi<br />
con un legno che possa resistere a lungo<br />
sotto i ghiacci. Il ricercatore francese Fernand<br />
Navarra trovò del legno nel 1955 e nel 1969<br />
sullo stesso ghiacciaio Parrot; dopo averlo<br />
fatto esaminare risultò essere di “Quercia Peduncolata”:<br />
un tipo di legno che cresce solo<br />
in Mesopotamia! Come mai si trovava lassù a<br />
centinaia di km di distanza?<br />
Poi il resto di evidenze ci è forn<strong>it</strong>o dalle<br />
molte testimonianze raccolte dai vari avvistamenti<br />
sia storici che recenti. <strong>Le</strong> più importanti<br />
a mio avviso son quelle dei piloti russi, americani<br />
e dei pastorelli armeni, i quali indicano<br />
in dettaglio il luogo esatto dell’avvistamento.<br />
Si badi bene che non è facile da capire per chi<br />
non è esperto, la montanga bisogna conoscerla<br />
molto bene per capire tutti i riferimenti<br />
geografici forn<strong>it</strong>i da questi testimoni. Recen-<br />
Runa Bianca 105
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
temente ho voluto fare, dopo l’esperienza<br />
accumulata, sia mia che di altri compagni,<br />
una full immersion con un ripasso sistematico<br />
di tutti i racconti e di tutto il materiale<br />
fotografico e video in nostro possesso e con<br />
centinaia di ore di lavoro. Il risultato credo sia<br />
stato ottimo e abbia centrato il bersaglio. Attualmente<br />
per aver maggior conferma di tutto<br />
ciò, stiamo lavorando per rintracciare una<br />
signora russa, credo e spero ancora vivente;<br />
lei è la nipote di un membro <strong>della</strong> spedizione<br />
che lo zar Nicola II inviò sul monte Ararat<br />
nel 1916 per raggiungere l’Arca. In quella<br />
spedizione, sebbene con enorme difficoltà,<br />
l’obiettivo fu raggiunto, l’Arca fu fotografata,<br />
e ne furono estratti dei campioni lignei ma il<br />
tutto, purtroppo, fu confiscato e fatto sparire<br />
dai bolscevichi <strong>della</strong> rivoluzione russa avvenuta<br />
qualche mese dopo nel 1917. I membri<br />
di questa spedizione furono uccisi. Solo tre<br />
o quattro sopravvissero e uno di questi era il<br />
nonno <strong>della</strong> signora che stiamo cercando, il<br />
quale le dichiarò di aver visto con i suoi occhi<br />
e toccato con le sue mani l’Arca di Noè, e che<br />
si trova sul monte Ararat! Purtroppo, a causa<br />
del regime, la cosa fu tenuta segreta sia dal<br />
nonno che, ovviamente, dalla nipote, fino al<br />
crollo del comunismo. Poi fu diffusa da un<br />
giornale russo e recentemente arrivò a noi,<br />
sebbene direi con notevole r<strong>it</strong>ardo.<br />
FA: Su che versante e in che punto preciso<br />
si troverebbe l’Arca di Noè?<br />
RT: Dall’attenta disamina di tutte le testimnianze<br />
si evince che l’Arca si trova :<br />
• in un canyon a nord a forma di ferro di<br />
cavallo<br />
• circondata da picchi di roccia<br />
• picchi che assomigliano a delle alture<br />
• in una cengia esposta su un precipizio<br />
• l’Arca si può vedere da una posizione<br />
più alta<br />
• la zona e raggiungibile, sebbene con<br />
difficoltà<br />
• la zona è due canyon a est dal laghetto<br />
di Kop<br />
• si trova alla destra o ad ovest <strong>della</strong> gola<br />
di Ahora.<br />
Francesco Arduini<br />
Con la spedizione del 2009 e 2010, e con<br />
l’aiuto di Dio, riuscimmo con notevoli viciss<strong>it</strong>udini<br />
a ragiungere l’area appurando che<br />
in quella cengia di quell’oscuro e misterioso<br />
canyon nord vi è una strana sagoma sepell<strong>it</strong>a<br />
sotto le pietre. Pertanto, per ovvia conclusione,<br />
r<strong>it</strong>eniamo che l’Arca sia mimetizzata<br />
sotto il permafrost, probabilmente spezzata<br />
in più parti. Secondo una nostra deduzione,<br />
abbiamo r<strong>it</strong>enuto che l’Arca un tempo fosse<br />
maggiormente visibile, essendo immersa<br />
in un plateau di ghiaccio da noi battezzato<br />
“Heyelani” a 4200 m, poi con il passare dei secoli<br />
e con la lenta ma potente e inesorabile<br />
spinta del ghiacciaio questo enorme cassone<br />
di legno sarebbe stato spinto giù sulla cengia.<br />
Probabilmente a dare uno grosso e defin<strong>it</strong>ivo<br />
scossone fu l’immane esplosione dell’Ararat<br />
avvenuta nel 1840 sulla gola di Ahora a nordest.<br />
Dalla posizione originale difatti si possono<br />
trarre le seguenti conclusioni:<br />
- che da quel punto esatto si potevano<br />
vedere le cime dei monti come dice la<br />
Bibbia ovvero la cima stessa del grande<br />
Ararat, la cima del piccolo Ararat e probabilmente<br />
la cima dell’Argatc un vulcano<br />
in Armenia alto oltre 4000 m<br />
- che da quel punto, parte dell’Arca si<br />
sarebbe staccata e sarebbe scivolata<br />
giù per il colatoio del seracco da noi<br />
chiamato “Art”, verso il ghiacciaio Parrot,<br />
dove son stati trovati molti reperti<br />
lignei<br />
- e in ultima analisi, da quel punto l’Arca<br />
si sarebbe vista più facilmente dall’Armenia,<br />
luogo di testimonianze e avvistamenti.<br />
Difatti lo stesso Marco Polo<br />
ne parla nel suo libro “Il Milione”.<br />
FA: Come risponde alle obiezioni principali<br />
che tendono ad etichettare la storia<br />
del diluvio come <strong>leggenda</strong>ria?<br />
RT: Beh, le obiezioni son le sol<strong>it</strong>e. Il grande<br />
cambiamento climatico, secondo la “cultura<br />
dominante”, sarebbe avvenuto nel cosiddetto<br />
periodo del “Paleocene” risalente a circa 65<br />
milioni di anni fa e in tempi geologici molto<br />
lunghi, e che l’Arca ed il Diluvio non sono altro<br />
che un m<strong>it</strong>o, ecc..<br />
106 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
HEYELANI<br />
PARROT<br />
IL MONTE ARARAT. RICOSTRUZIONE DI GOOGLE MAP<br />
Ma la scienza dovrebbe essere quel “sapere<br />
umano ottenuto attraverso l’osservazione<br />
attenta di ogni cosa, con osservazioni<br />
logiche. La caratteristica più importante <strong>della</strong><br />
scienza è che le sue conclusioni sono basate<br />
sull’evidenza”. Bene allora si esaminino tutte<br />
le evidenze e si osservino le cose con rigor di<br />
logica. Sono stati dissepell<strong>it</strong>i milioni di animali<br />
dalle zone glaciali e nel permaforst del<br />
nord perfettamente conservati, ed è stato<br />
rinvenuto in Siberia un mammut fra i tanti<br />
con vegetazione in bocca e nello stomaco:<br />
non significa questo un evento repentino in<br />
una zona probabilmente dove esisteva una<br />
fertile vegetazione? Come si sarebbero conservati<br />
se il cambiamento fosse avvenuto in<br />
centinaia di anni? Sono stati trovati dei fossili<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
GRANDE ARARAT<br />
Francesco Arduini<br />
polistrati, ovvero alberi fossilizzati che attraversano<br />
più strati di roccia sedimentaria: se i<br />
vari strati non avessero ricoperto tali alberi in<br />
tempi rapidi per la conservazione, non sarebbero<br />
andati presto in decomposizione? Come<br />
mai spesso troviamo rocce sedimentarie a<br />
forma ondulata senza spaccature strutturali<br />
ma a curve omogenee? Se la l<strong>it</strong>ogenesi di<br />
queste rocce fosse avvenuta in tempi molto<br />
lunghi, com’è sostenuto, con la conseguente<br />
solidificazione di tutti gli strati sovrapposti,<br />
come si sarebbero potute mo<strong>della</strong>re senza<br />
rompersi? Come mai son stati rinvenuti manufatti<br />
umani rinserrati in rocce arenarie formatesi<br />
secondo la scienza milioni di anni fa?<br />
Esisteva l’uomo in quei tempi? Come mai son<br />
state rinvenute in molte parti del nostro pia-<br />
Runa Bianca 107
Il Diluvio Universale e la <strong>leggenda</strong>ria (?) Arca di Noè<br />
neta impronte di dinosauri assieme a quelle<br />
umane? I dinosauri erano coevi agli uomini?<br />
Per non parlare di aptici e meduse, uova e<br />
gocce di pioggia fossilizzate, anche questo<br />
avviene solo con un processo rapido di conservazione.<br />
L’esplosione del vulcano S’Helen<br />
nel 1980 è una prova schiacciante di rapid<strong>it</strong>à<br />
nella formazione di rocce sedimentarie, difatti<br />
in sole 24 ore si formarono pareti di rocce<br />
sedimentarie alte fino a otto metri! E che cosa<br />
dire delle centinaia di leggende in ogni lat<strong>it</strong>udine<br />
e in ogni popolo che raccontano di un’enorme<br />
inondazione con la salvezza di poche<br />
persone e animali? Quindi, se l’Arca venisse<br />
portata alla luce a oltre 4000 m di quota, chi<br />
l’avrebbe portata fin lassù se non un enorme<br />
cataclisma avvenuto solo poche migliaia di<br />
anni fa? <strong>Le</strong> stesse tecniche di costruzione per<br />
realizzare un tale manufatto non si possono<br />
far risalire a milioni di anni ma solo nel cosidetto<br />
periodo l<strong>it</strong>ico, ovvero a circa 5000 anni<br />
fa, nel periodo in cui l’uomo cominciò a usare<br />
gli strumenti e a creare oggetti. Per ulteriori<br />
approfondimenti potete consultare il nostro<br />
s<strong>it</strong>o: www.noahsark.<strong>it</strong>.<br />
Di nuovo sull’Ararat<br />
Anche l’accademico Angelo Palego, classe<br />
1935, è ancora attivamente impegnato nella<br />
ricerca dell’Arca di Noè. Fra poche settimana<br />
effettuerà la sua ventunesima scalata attaccando<br />
il versante nord ovest dell’Agri Dagi,<br />
nome con cui i locali designano la biblica vetta.<br />
FrAncesco ArDuini<br />
Laureato in scienze storico religiose, da anni<br />
studia le diverse problematiche legate alle narrazioni<br />
bibliche. Già vice-presidente dell’associazione<br />
scientifico-archeologica Narkas, ha<br />
tenuto conferenze in Italia e all’estero relazionando<br />
su diverse tematiche legate ai misteri del<br />
passato. Ha collaborato con Voyager, Archeomisteri,<br />
ScienzaeConoscienza, Hera, Fenix, diversi<br />
eMagazine e portali di informazione. Il suo s<strong>it</strong>o<br />
è www.francescoarduini.<strong>it</strong>. Tra i suoi libri ricor-<br />
L’obiettivo è sempre quello: scalare il<br />
ghiacciaio Parrot, raggiungere il ghiacciaio<br />
Heyelani, sondare tutta la zona, e recuperare<br />
resti da sottoporre ad analisi scientifica.<br />
Dinanzi a possibili r<strong>it</strong>rovamenti lignei, i<br />
ricercatori dovrebbero però ev<strong>it</strong>are di farsi<br />
prendere da facili entusiasmi e sensazionalistici<br />
proclami, se non dopo aver effettuato<br />
le dovute analisi. È infatti risaputo che molte<br />
guide locali, avendo “fiutato” un nuovo tipo di<br />
business, portano legni in cima all’Ararat e poi<br />
contattano i ricercatori dicendo di aver trovato<br />
i veri resti dell’Arca ed offrendosi di accompagnarli<br />
sul punto esatto del “r<strong>it</strong>rovamento”,<br />
ovviamente dietro lauto compenso.<br />
Se invece avessero ragione Roberto Tiso<br />
e Angelo Palego, e fosse ancora possibile r<strong>it</strong>rovare<br />
lo scheletro <strong>della</strong> gigantesca struttura<br />
lignea, allora la questione sarebbe senz’altro<br />
più difficile da spiegare.<br />
Non ci resta che attendere gli es<strong>it</strong>i <strong>della</strong><br />
prossima spedizione.<br />
Fonti consultate:<br />
• Arduini, F., Sulle tracce di Noè. Angelo Palego e la<br />
montagna dell’Arca, Edizioni Terre Sommerse,<br />
Roma, 2011.<br />
• Golubchikov, Y. N., Glaciazione o Inondazione?,<br />
Ediz. Narkas, Napoli, 2005.<br />
• Archer, G.L., La Parola del Signore - Introduzione<br />
all’Antico Testamento, Ed. Voce <strong>della</strong> Bibbia, Modena,<br />
1972.<br />
• www.noahsark.<strong>it</strong><br />
• www.angelopalego.<strong>it</strong><br />
• www.aorkofnoah.<strong>it</strong><br />
diamo: Il battesimo dei bambini:<br />
un’ipotesi sulle <strong>origini</strong><br />
(Aracne ed<strong>it</strong>rice, 2010) e...<br />
Sulle tracce di Noè<br />
TerreSommerse, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Francesco Arduini<br />
108 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Alla ricerca di significati perduti <strong>della</strong> nostra storia<br />
La lettera T ed il suo significato<br />
nel sacro primordiale<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Enrico Calzolari<br />
tempo di lettura 4 minuti<br />
Runa Bianca 109
La lettera T ed il suo significato nel sacro primordiale<br />
Nella mostra sul Tesoro di Tutankhamon<br />
che si tiene a Bruxelles nel Palazzo<br />
dell’Esposizione fino al 6 novembre<br />
2011 vengono mostrate, nel reparto<br />
dedicato agli amuleti del Faraone, due sagome<br />
in metallo di circa dieci centimetri di altezza,<br />
che si possono leggere come la lettera<br />
T e la lettera Y. Stupisce che nelle didascalie si<br />
legga che il loro significato non è noto.<br />
La lettera T si rinviene nelle costruzioni in<br />
pietra di Göbekli Tepe, scoperto di recente e<br />
fatto risalire a 12000 anni fa. Ci si sta interrogando<br />
sul significato di questi costrutti e soprattutto<br />
perché queste vestigia siano state<br />
sepolte già in antico. Analogamente la T si rinviene<br />
nelle strutture a Taula delle isole Baleari,<br />
ma non ne viene presentato il significato profondo.<br />
Louis-René Nougier scrive in propos<strong>it</strong>o:<br />
“Si sono avute lunghe discussioni e addir<strong>it</strong>tura<br />
dispute tra gli archeologi a propos<strong>it</strong>o<br />
del ruolo di questi bil<strong>it</strong>i, piantati al centro<br />
di un’alta recinzione circolare. Non è<br />
chiaro se si tratti di un recinto scoperto<br />
con funzioni religiose…” (pag. 240,<br />
La preistoria – UTET).<br />
Ma la T emerge anche<br />
nei bronzi arseniosi <strong>della</strong><br />
Cultura La Aguada del<br />
Noroeste Argentino<br />
(500-900 d.C.) presentata<br />
nel libro di Alberto Rex<br />
Gonzalez a t<strong>it</strong>olo “Cultura<br />
La Aguada Arqueologia<br />
y diseños” (Filmediciones<br />
Valero, 1998). In uno di<br />
questi rari bronzi, indicato<br />
come “Disco del Beni, Bolivia”,<br />
emergono significati<br />
strabilianti, che non vengono<br />
assolutamente trattati dallo<br />
studioso argentino. L’antropomorfo<br />
presenta un casco integrale<br />
che sembra di tipo spaziale,<br />
una gorgiera che sembra<br />
metallica e che ricopre anche le<br />
braccia. Quindi si nota un pettorale<br />
con la lettera T, posta al centro<br />
delle spirali a rotazione inversa, al di<br />
sotto delle quali viene presentata<br />
una faccia di creatura pri-<br />
DISCO DEL BENI, BOLIVIA<br />
Enrico Calzolari<br />
m<strong>it</strong>iva con capelli ispidi, al di sotto <strong>della</strong> quale<br />
stanno altre due spirali a rotazione contrapposta.<br />
Per interpretare questo bronzo, occorre<br />
tener conto dei significati degli altri pezzi,<br />
di produzione lim<strong>it</strong>atissima.<br />
Vi emergono le croci templari del tipo orbicolare<br />
retto e del tipo orbicolare inclinato,<br />
così come si possono vedere nelle simbologie<br />
<strong>della</strong> Lunigiana Storica, presentate nel libro<br />
“Lunigiana terra di Templari” (Marna Edizioni,<br />
2006). In questi bronzi si rinvengono anche<br />
molti simboli dei tre cerchi concentrici, defin<strong>it</strong>i<br />
anche cerchi atlantidei o cerchi dei tre ordini<br />
di perfezione, se rifer<strong>it</strong>i al Cristianesimo.<br />
Per poter spiegare queste strane coincidenze<br />
spaziali e temporali occorre sapere che<br />
i Templari si recavano in Patagonia per caricare<br />
l’argento (da ciò il toponimo Argentina).<br />
Recentemente studiosi locali del Golfo di San<br />
Matteo hanno anche identificato il porto dei<br />
Templari, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da quattro canali paralleli,<br />
posti in alto sulla scogliera, e penetrabili<br />
soltanto con le alte maree sizigie<br />
(quando la marea influenzata dal Sole<br />
si somma con la marea influenzata<br />
dalla Luna Piena). <strong>Le</strong> prove<br />
iconografiche di questa<br />
navigazione si rinvengono<br />
nelle simbologie <strong>della</strong> Pieve<br />
di Codiponte (Massa)<br />
che mostrano sia i copricapo<br />
da cacique, sia i copricapi<br />
di pelliccia, nonché in<br />
Val di Vara, in un arch<strong>it</strong>rave<br />
di Porciorasco, in cui è stato<br />
scolp<strong>it</strong>o il Sole tradizionale<br />
del Guatemala. I Templari, nei<br />
contatti con gli shamani andini,<br />
hanno avuto informazioni<br />
che sono di natura profonda,<br />
come la croce orbicolare retta<br />
e la croce orbicolare inclinata,<br />
da cui emerge la simbologia<br />
dell’angolo, cioè <strong>della</strong> conoscenza<br />
dei moti processionali.<br />
Il tema dell’angolo emerge chiaramente<br />
in un petroglifo del Lago<br />
T<strong>it</strong>icaca, ed era quindi familiare agli<br />
shamani sudamericani, così<br />
come appare più volte indicato<br />
110 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La lettera T ed il suo significato nel sacro primordiale<br />
nel petroglifo dell’Appennino Tosco-emiliano<br />
che si trova peraltro eguale in India,<br />
nel s<strong>it</strong>o sacro di Vijaianagar (distretto di<br />
Hampi).<br />
Una corrente di pensiero è quindi<br />
giunta in Lunigiana dall’India in epoca<br />
del Rame(lo si deduce dalla verga da<br />
rabdomante a rotazione verticale, che si<br />
r<strong>it</strong>rova anche all’esterno del Riparo del<br />
Ciliegio nel Savonese) e una successiva<br />
conoscenza è stata portata dai navigatori<br />
Templari nel XIII secolo. Appare quindi<br />
una continu<strong>it</strong>à nell’uso del T, che è stato<br />
anche adottato da San Francesco. Come<br />
conciliare ciò?<br />
Attraverso la profonda implicazione<br />
del T, come simbolo di equilibrio e di<br />
eguaglianza fra le genti, dedotto dalla<br />
manifestazione equinoziale <strong>della</strong> “linea<br />
retta d’equinozio” e dalla constatazione<br />
che il punto del sorgere equinoziale non<br />
muta nei millenni, mentre i punti del sorgere<br />
e del tramonto solstiziale subiscono lo scarto<br />
<strong>della</strong> precessione degli equinozi.<br />
Una interessante prova archeologica <strong>della</strong><br />
conoscenza <strong>della</strong> precessione è emersa durante<br />
il convegno <strong>della</strong> Società Italiana di Archeoastronomia<br />
che si è tenuto in Puglia nel<br />
2010, a Trin<strong>it</strong>apoli, dal 22 al 23 ottobre 2010.<br />
Quanto sopra spinge a leggere il Disco del<br />
Beni come portatore dell’annuncio, che è sta-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
enrico cALzoLAri<br />
Enrico Calzolari, nato a <strong>Le</strong>rici<br />
nel 1938, si è diplomato presso<br />
l’Ist<strong>it</strong>uto Nautico <strong>della</strong> Spezia,<br />
sezione Cap<strong>it</strong>ani, e si è laureato<br />
in Economia e Commercio<br />
presso l’Univers<strong>it</strong>à di Pisa. Si è formato sul mare,<br />
sia come ufficiale <strong>della</strong> Marina Mercantile, sia<br />
come ufficiale di complemento <strong>della</strong> Marina<br />
Mil<strong>it</strong>are. Tra le numerose attiv<strong>it</strong>à ha contribu<strong>it</strong>o<br />
a fondare l’Associazione Ligure Sviluppo Studi<br />
Archeoastronomici (A.L.S.S.A.), di cui è segretario,<br />
e l’Associazione di Archeologia Vibrazionale<br />
(Sarzana). Effettua ricerche sul megal<strong>it</strong>ismo, sulle<br />
incisioni rupestri attinenti alla paleoastrono-<br />
Enrico Calzolari<br />
TAU DI TUTANKHAMON ESPOSTO A BRUXELLES<br />
to diffuso da Zacheria S<strong>it</strong>chin, che l’uomo è<br />
stato clonato dagli Anunaki, attraverso vari<br />
tentativi, che si sono potuti perfezionare soltanto<br />
quando i loro scienziati hanno cap<strong>it</strong>o<br />
che non potevano usare per i loro esperimenti<br />
vasi provenienti dal loro pianeta (quindi<br />
emananti una frequenza diversa da quella di<br />
7,83 Hertz <strong>della</strong> Terra) ma vasi creati con materiali<br />
terrestri (Il Libro Perduto del Dio Enki<br />
- Sesta Tavoletta).<br />
mia e alla cosmogonia, con particolare riguardo<br />
a Lunigiana, Corsica e Sardegna. Fra i numerosi<br />
suoi libri, documentati nell’ampia bibliografia<br />
all’interno, segnaliamo Lunigiana terra di Templari,<br />
pubblicato da Marna nel gennaio 2006. Il<br />
suo s<strong>it</strong>o web è www.paleoastronomia.com<br />
Lunigiana<br />
Terra di<br />
Templari<br />
Marna Ed<strong>it</strong>ore, 2006<br />
vai scheda libro >><br />
Runa Bianca 111
La <strong>leggenda</strong> sui misteri dell’origine <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a<br />
Il mistero dei Teschi di Cristallo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Giuseppe pp Di Stadio<br />
tempo di lettura 5 minuti<br />
Runa Bianca 113
Il mistero dei Teschi di Cristallo<br />
La possibil<strong>it</strong>à di un intelligenza superiore,<br />
acquis<strong>it</strong>a e consolidata, nel sapere<br />
<strong>della</strong> Civiltà Madre, è stata avvalorata<br />
dal r<strong>it</strong>rovamento di un reperto archeologico<br />
tanto discusso quanto affascinante e misterioso.<br />
Nel 1927, a Labaanatum, nell’Honduras<br />
br<strong>it</strong>annico, viene rinvenuto uno splendido<br />
manufatto in cristallo di rocca. La straordinaria<br />
precisione anatomica con la quale è<br />
stato creato il magnifico teschio di cristallo,<br />
è ancora oggi, tema di accesi dibatt<strong>it</strong>i tra gli<br />
scienziati e gli esperti moderni. Scoperto in<br />
una piramide Maya dal ricercatore M<strong>it</strong>chell<br />
Hedges, il teschio vanta più di mille anni, ed è<br />
stato intagliato da un unico blocco di cristallo<br />
di rocca purissimo. In ver<strong>it</strong>à il suo rinvenimento<br />
fu molto controverso ed è stato al centro<br />
di diversi dibatt<strong>it</strong>i: secondo alcune fonti, fu<br />
trovato nel 1927 da una diciassettenne, Anna,<br />
figlia adottiva dell’avventuriero e vagabondo<br />
Hodges, mentre scavava fra le rovine di<br />
Lubaantun, la “C<strong>it</strong>tà delle pietre cadute”. Ma<br />
è la sua datazione storia il primo vero punto<br />
di confl<strong>it</strong>to tra storici ed archeologi. Infatti, la<br />
durezza molto simile al cristallo, e la tecnica<br />
necessariamente impiegata per intagliare<br />
con tale precisione millimetrica il manufatto,<br />
necess<strong>it</strong>ano obbligatoriamente un minimo di<br />
300 anni ed un grande dispiegamento di artigiani<br />
ed intagliatori di pietre preziose dotati<br />
di un enorme talento.<br />
È per questo che nel 1970, il teschio<br />
M<strong>it</strong>chell-Hedges, dal nome del suo scopr<strong>it</strong>ore,<br />
fu affidato alle analisi dei laboratori <strong>della</strong><br />
Hewlett-Packard, per uno studio più accurato<br />
mediante modernissime tecniche di datazione<br />
dei materiali preziosi. I risultati, resi pubblici<br />
mediante la pubblicazione in un articolo<br />
dal t<strong>it</strong>olo “history or hokum?”, rivelarono una<br />
semplice quanto affascinante conclusione. “Il<br />
manufatto rappresenta un bellissimo pezzo<br />
artistico, ma ne è impossibile la datazione”.<br />
Neanche i più sofisticati mezzi, oggi in possesso<br />
<strong>della</strong> civiltà umana, sono in grado di<br />
datare il teschio. Inoltre viene ufficialmente<br />
scred<strong>it</strong>ata la teoria <strong>della</strong> storiografia che per<br />
anni ha affermato che il teschio sembrava<br />
essere stato scolp<strong>it</strong>o con un moderno laser o<br />
con ceselli di precisione”. Semplicemente per-<br />
Giuseppe Di Stadio<br />
TESCHIO DI CRISTALLO ESPOSTO AL BRITISH MUSEUM<br />
chè gli impieghi ablativi del laser si sarebbero<br />
avuti solo negli anni novanta.<br />
Ma il r<strong>it</strong>rovamento del teschio di Hedges<br />
non è che uno dei tanti r<strong>it</strong>rovamenti scoperti<br />
in diverse parti del pianeta terra. Il Br<strong>it</strong>ish<br />
Museum ne possiede un esemplare dal 1897,<br />
mentre lo Sm<strong>it</strong>hsonian Inst<strong>it</strong>ution ha un teschio<br />
dal 1992. Nel 1996 i teschi del Br<strong>it</strong>ish<br />
Museum e <strong>della</strong> Sm<strong>it</strong>hsonian Inst<strong>it</strong>ution sono<br />
stati sottoposti ad analisi presso il Br<strong>it</strong>ish Museum<br />
che hanno rivelato segni di lavorazione<br />
con strumenti disponibili nell’Europa <strong>della</strong><br />
seconda metà dell’Ottocento. Anche questo<br />
elemento suggerisce che si tratti di falsi fabbricati<br />
in tale periodo[9]. In quell’occasione<br />
erano stati portati anche i teschi “Max” e “Sha<br />
Na Ra” (mentre Anna M<strong>it</strong>chell Hedges aveva<br />
rifiutato di portare il suo), ma il Br<strong>it</strong>ish Museum,<br />
in applicazione <strong>della</strong> propria norma di<br />
non fornire valutazioni su oggetti provenienti<br />
da collezioni private, non ha espresso alcun<br />
giudizio su di essi.<br />
114 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il mistero dei Teschi di Cristallo<br />
Altro elemento di discussione è dato dalla<br />
natura del materiale che compone oggi il<br />
teschio. Infatti, il blocco di cristallo intagliato<br />
in occasione <strong>della</strong> creazione del teschio,<br />
non risulta presente in natura, nella sua zona<br />
originaria di r<strong>it</strong>rovamento, ovvero l’America<br />
Centrale. Per trovare i primi giacimenti minerari<br />
che possiedono caratteristiche simile<br />
al materiale impiegato in questo caso, dobbiamo<br />
toccare le coste europee o addir<strong>it</strong>tura<br />
africane.<br />
L’unico elemento che mette d’accordo tutti<br />
è che, un manufatto di 13 centimetri, con<br />
peso superiore ai 5 chili, non può avere una<br />
realizzazione esclusiva da parte dell’estinta<br />
civiltà Maya. La compless<strong>it</strong>à <strong>della</strong> sua formazione<br />
aumenta il mistero che avvolge il misterioso<br />
oggetto. Basti pensare che alla base vi<br />
sono incastonati una serie di prismi che, insieme<br />
alle lenti presenti nelle orb<strong>it</strong>e del teschio,<br />
gli donano una luminescenza unica. Inoltre<br />
la superficie straordinariamente levigata è<br />
in grado di stimolare zone molto remote del<br />
cervello umano che donano appunto a chi<br />
viene a contatto con l’oggetto, straordinarie<br />
sensazioni.<br />
“Questi due elementi di confl<strong>it</strong>to, da un punto<br />
di vista, gettano fango sull’autentic<strong>it</strong>à storica<br />
del teschio di cristallo, concludendo, come<br />
al sol<strong>it</strong>o, con l’affermazione semplicistica “è inspiegabile”;<br />
ma sorprendentemente da un altro<br />
punto di vista, a mio avviso molto più esaustivo<br />
ed interessante, avvalorano la teoria <strong>della</strong> collaborazione<br />
tra la CIVILTÀ MADRE e i popoli <strong>della</strong><br />
terra che ab<strong>it</strong>avano le regioni mesoamericane.”<br />
Aprendo una parentesi sui r<strong>it</strong>uali Maya,<br />
possiamo notare come il cristallo venisse<br />
utilizzato per la fabbricazione di moltissimi<br />
strumenti usati nelle pratiche<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
giuseppe Di stADio<br />
Studioso di archeologia, con la<br />
passione per la storia antica e<br />
l’antropologia. Assiduo ricercatore<br />
nell’amb<strong>it</strong>o dell’ufologia<br />
da diversi anni. Relatore e collaboratore<br />
per diversi s<strong>it</strong>i <strong>it</strong>aliani, nonché appartenente<br />
allo staff del s<strong>it</strong>o www.<strong>it</strong>aliaparallela.<strong>it</strong><br />
Giuseppe Di Stadio<br />
religiose, in quanto si credesse che il cristallo<br />
potesse contenere l’anima di un Dio. Infatti,<br />
il cristallo veniva utilizzato dai sacerdoti<br />
Maya come oracolo divino. Durante l’antica<br />
cerimonia Maya denominata R<strong>it</strong>uale dei Fuochi,<br />
i teschi di cristallo venivano utilizzati per<br />
appiccare incendi controllati in diverse aree<br />
geografiche per scopi culturali. Straordinariamente,<br />
se lasciamo attraversare il nostro<br />
teschio da un raggio di sole, questo viene<br />
canalizzato all’interno del cristallo, per fuoriuscirne<br />
dalla cav<strong>it</strong>à orale sottoforma di fascio<br />
di luce, alla strega di un raggio laser capace<br />
appunto, di generare incendi se si indirizza su<br />
un catalizzatore quale ad esempio la paglia.<br />
Secondo la <strong>leggenda</strong>, tramandata fino ad<br />
oggi dai Conc<strong>it</strong>o, popolo di nativi americani,<br />
i teschi in realtà sono 13, numero simbolico<br />
legato alla morte, come appunto la tredicesima<br />
lama dei tarocchi. Secondo la <strong>leggenda</strong> i<br />
teschi sono in grado di parlare e cantare, in<br />
attesa del giorno che saranno riun<strong>it</strong>i. Quando<br />
ciò accadrà, e dodici teschi saranno posti in<br />
formazione circolare, il tredicesimo, che rappresenta<br />
la “conoscenza segreta” permetterà<br />
di svelare i misteri sull’origine <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a e si<br />
farà latore di un messaggio di ver<strong>it</strong>à sconosciute,<br />
capaci di cambiare il mondo. Inoltre,<br />
molte popolazioni mesoamericane, ancora<br />
oggi, svolgono cerimonie per commemorare<br />
gli “ANTICHI PROGENITORI”, che in passato<br />
fecero dono al mondo dei sacri teschi. Questi<br />
progen<strong>it</strong>ori sono descr<strong>it</strong>ti come ent<strong>it</strong>à superiori<br />
alla razza umana, provenienti dalle Pleiadi,<br />
da Sirio e da Orione. Tutte costellazioni<br />
connesse alle piramidi del Sole e <strong>della</strong> Luna<br />
di Teotihuacan, nonché alle grandi piramidi di<br />
Gizah...<br />
Si tratta solo di coincidenze?<br />
in qual<strong>it</strong>à di amministratore e curatore del s<strong>it</strong>o<br />
insieme ad Antonella Balboni, Monica Taddia<br />
e Giovanni Zaninelli. Il s<strong>it</strong>o si prefigge la divulgazione<br />
informativa di argomentazioni prettamente<br />
inerenti al campo del “Mistero”, quali<br />
archeologia, ufologia, astrologia, leggende e<br />
tanto altro. Nonché la partecipazione ad argomenti<br />
di discussione sull’appos<strong>it</strong>o forum dedicato.<br />
Runa Bianca 115
L’energia magnetica emanata da qualsiasi corpo<br />
Alieni e Bibbia<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Marco Marafante<br />
tempo di lettura 10 minuti<br />
Runa Bianca 117
Alieni e Bibbia<br />
Tra i ricercatori ufologici e non, molti<br />
si sono occupati <strong>della</strong> ricerca di ipotetiche<br />
prove di presenze e fatti storici<br />
sulla Bibbia, che potrebbero documentare<br />
avvistamenti di UFO o incontri ravvicinati con<br />
esseri di altri mondi. Dopo varie analisi degli<br />
scr<strong>it</strong>ti biblici, in particolare la Genesi e vari<br />
scr<strong>it</strong>ti <strong>della</strong> antica tradizione ebraica, alcuni<br />
hanno dedotto (in chiave storico-ufologica)<br />
l’esistenza all’inizio dei tempi di una intelligenza<br />
superiore di cui non si conosce l’origine,<br />
che avrebbe creato l’universo. Questo<br />
essere, che potremmo chiamare Dio, avrebbe<br />
creato degli esseri bisessuati lasciati liberi<br />
di condurre la propria v<strong>it</strong>a nei vari meandri<br />
dell’Universo.<br />
Un secondo Dio inferiore come potere al<br />
primo, che gli Ebrei chiamarono Yahweh, tradotto<br />
poi in Occidente come Geova o Giove<br />
avrebbe ripetuto la creazione sulla Terra creando<br />
due esseri bisessuati non perfetti (nella<br />
Genesi semplificati con il concetto di Adamo<br />
ed Eva) e gli avrebbe lasciati sul pianeta Terra<br />
con la capac<strong>it</strong>à di riprodursi e vivere liberi di<br />
ADAMO E EVA DI LUCAS CRANACH<br />
Marco Marafante<br />
scegliere il proprio futuro. Questo Dio inferiore<br />
si sarebbe mostrato nei confronti delle sue<br />
creature, un essere crudele ed incapace di gestire<br />
realmente i loro problemi, abbandonandoli<br />
poi al loro destino, ad es.: [15] Dio il Signore<br />
prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino<br />
di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. [16]<br />
Dio il Signore ordinò all’uomo: «Mangia pure<br />
da ogni albero del giardino, [17] ma dell’albero<br />
<strong>della</strong> conoscenza del bene e del male non ne<br />
mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai,<br />
certamente morirai» (Genesi 2:16).<br />
Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente<br />
le tue pene e i dolori <strong>della</strong> tua gravidanza;<br />
con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si<br />
volgeranno verso tuo mar<strong>it</strong>o ed egli dominerà<br />
su di te». [17] Ad Adamo disse: «Poiché hai dato<br />
ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato<br />
del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo<br />
ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto<br />
per causa tua; ne mangerai il frutto con<br />
affanno, tutti i giorni <strong>della</strong> tua v<strong>it</strong>a. [18] Esso ti<br />
produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei<br />
campi; [19] mangerai il pane con il sudore del<br />
tuo volto, finché tu r<strong>it</strong>orni nella terra da cui fosti<br />
tratto; perché sei polvere e in polvere r<strong>it</strong>ornerai»,<br />
(Genesi 4).<br />
Secondo le tradizioni bibliche e di altre<br />
antiche religioni sarebbe entrato in gioco un<br />
altro Dio minore che impietos<strong>it</strong>osi <strong>della</strong> s<strong>it</strong>uazione<br />
dell’uman<strong>it</strong>à, l’avrebbe aiutata donando<br />
loro la conoscenza delle scienze, <strong>della</strong> medicina,<br />
ecc. (esempio il Prometeo dei m<strong>it</strong>i Greci).<br />
L’uman<strong>it</strong>à avendo avuto in dono queste<br />
conoscenze così dette “Divine” sarebbe stata<br />
scacciata dal loro luogo d’origine, il così detto<br />
Eden, un luogo particolare <strong>della</strong> Terra, oppure<br />
secondo alcuni autori, il pianeta Marte, in un<br />
epoca dove li fioriva ancora la v<strong>it</strong>a.<br />
Questi umani vennero in contatto con<br />
le forme più evolute del pianeta Terra: gli<br />
umanoidi prim<strong>it</strong>ivi, accoppiandosi con loro<br />
e riproducendosi, dando così origine a una<br />
nuova razza ibrida. La razza appartenente al<br />
gruppo di Yahweh (in pratica una razza aliena<br />
con scienziati ded<strong>it</strong>i ad esperimenti genetici)<br />
cominciarono a tentare delle riproduzioni tra<br />
loro e questa nuova uman<strong>it</strong>à dando origine a<br />
dei particolari mutanti che nelle varie culture<br />
sono stati chiamati Giganti, T<strong>it</strong>ani, o nella Bib-<br />
118 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Alieni e Bibbia<br />
bia Nephilim (6:[1] Quando gli uomini cominciarono<br />
a moltiplicarsi sulla faccia <strong>della</strong> terra e<br />
furono loro nate delle figlie, [2] avvenne che i<br />
figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano<br />
belle e presero per mogli quelle che si scelsero<br />
fra tutte. [3] Il Signore disse: «Lo Spir<strong>it</strong>o mio non<br />
contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel<br />
suo traviamento, egli non è che carne; i suoi<br />
giorni dureranno quindi centoventi anni», [4] In<br />
quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono<br />
anche in segu<strong>it</strong>o, quando i figli di Dio si unirono<br />
alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro<br />
dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin<br />
dai tempi antichi, sono stati famosi, (Genesi 6).<br />
Questa nuova razza divenne padrona <strong>della</strong><br />
Terra creando una civiltà tecnologica in grado<br />
di raggiungere lo spazio e di muovere guerra<br />
ai loro stessi creatori (Yahweh). A questo<br />
punto Yahweh preoccupato per questi attacchi<br />
e pent<strong>it</strong>osi <strong>della</strong> sua creazione decise di<br />
distruggere tutto, provocando sulla Terra vari<br />
cataclismi che verranno ricordati con il nome<br />
di Diluvio Universale ([5] Il Signore vide che la<br />
malvag<strong>it</strong>à degli uomini era grande sulla Terra<br />
e che il loro cuore concepiva soltanto disegni<br />
malvagi in ogni tempo. [6] Il Signore si pentì<br />
LA CADUTA DEI GIGANTI DAL MONTE OLIMPO, PALAZZO DEL TÈ A MANTOVA<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Marco Marafante<br />
d’aver fatto l’uomo sulla Terra, e se ne addolorò<br />
in cuor suo. [7] E il Signore disse: «Io sterminerò<br />
dalla faccia <strong>della</strong> Terra l’uomo che ho creato:<br />
dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei<br />
cieli; perché mi pento di averli fatti», (Genesi<br />
6); [17] Ecco, io sto per far venire il diluvio delle<br />
acque sulla Terra, per distruggere sotto il cielo<br />
ogni essere in cui è al<strong>it</strong>o di v<strong>it</strong>a; tutto quello che<br />
è sulla Terra perirà (Genesi 6).<br />
Ciò nonostante l’uman<strong>it</strong>à e alcuni di questi<br />
giganti sopravissero. Ovviamente per i credenti<br />
questa rilettura <strong>della</strong> Bibbia può risultare<br />
blasfema e per gli scettici degna solamente<br />
di film di fantascienza ma ciò non toglie che<br />
effettivamente la Bibbia offre la possibil<strong>it</strong>à<br />
di questa interpretazione anche per alcune<br />
incongruenze che vi si trovano scr<strong>it</strong>te. Per<br />
esempio il nome che gli Ebrei danno al primo<br />
Dio creatore è Elohim che in realtà è una<br />
parola plurale e quindi non significa il Dio<br />
ma gli Dei, che crearono degli esseri maschi<br />
e femmine che condurranno una v<strong>it</strong>a felice.<br />
Poi un secondo Dio di nome Yahweh attua<br />
una seconda creazione simile alla precedente<br />
che cadrà nel peccato per colpa del serpente.<br />
Spesso i teologi si sono trovati imbarazzati<br />
Runa Bianca 119
Alieni e Bibbia<br />
di fronte a queste due creazioni ipotizzando<br />
che forse la prima creazione si riferisse a<br />
quella degli angeli. Un altro concetto curioso<br />
e che l’Adamo di Yahweh venne creato e poi<br />
posto nel giardino dell’Eden, e quindi Adamo<br />
non nacque nel giardino ma da qualche altra<br />
parte sconosciuta. Ecco quindi l’ipotesi degli<br />
Ufologi di una razza Aliena che avrebbe creato<br />
un proprio clone, sebbene le loro leggi lo<br />
vietassero e poi spaventatosi per lo sviluppo<br />
<strong>della</strong> loro auto- coscienza li avrebbero esiliati<br />
sulla Terra. La Chiesa preoccupata di questi<br />
controsensi biblici ha deciso di eliminare i<br />
nomi di Elohim e di Yahweh sost<strong>it</strong>uendoli con<br />
la parola Dio, dando così ad intendere che i<br />
creatori dell’Uman<strong>it</strong>à erano uno, non due.<br />
Ad esempio, i Samar<strong>it</strong>ani delle tribù di Giuda,<br />
molto prima <strong>della</strong> venuta di Gesù predicavano<br />
che l’uomo fosse stato creato, non ad immagine<br />
di Dio ma di quella degli Angeli. Da<br />
notare che gli scr<strong>it</strong>ti più antichi <strong>della</strong> Bibbia<br />
r<strong>it</strong>rovati nei vari paesi medio orientali c<strong>it</strong>ano<br />
addir<strong>it</strong>tura il nome di alcuni Elohim, mentre<br />
nella versione puramente Ebraica questi sono<br />
scomparsi per via <strong>della</strong> loro mental<strong>it</strong>à estre-<br />
RICOSTRUZIONE DELL’ARCA DELL’ALLEANZA<br />
Marco Marafante<br />
mamente monoteista. <strong>Le</strong>ggiamo negli antichi<br />
racconti dei rabbini, che narrano concetti<br />
diversi dalla Bibbia ufficiale, che esistevano<br />
non uno ma moltissimi cieli (Universi) ed ogni<br />
cielo era comandato da un arconte di cui uno<br />
sarebbe stato quello che in tempi più recenti<br />
venne chiamato Lucifero (questo ricorda il<br />
concetto degli attuali contattisti che credono<br />
nell’esistenza di una confederazione di Alieni<br />
che sorvegliano i pianeti meno evoluti).<br />
Ad ogni modo innumerevoli sono gli esempi<br />
sparsi per tutta la Bibbia di contatti con ipotetici<br />
Alieni: le varie ruote e carri di fuoco c<strong>it</strong>ati<br />
([4] Io guardavo ed ecco un uragano avanzare<br />
dal settentrione, una grande nube e un turbinio<br />
di fuoco,che splendeva tutto intorno, e in<br />
mezzo si scorgeva come un balenare di elettro<br />
incandescente.; [5] Al centro apparve la figura<br />
di quattro esseri animati, dei quali questo era<br />
l’aspetto: avevano sembianza umana; [15] Io<br />
guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una<br />
ruota al loro fianco, di tutti e quattro. [16] <strong>Le</strong><br />
ruote avevano l’aspetto e la struttura come di<br />
topazio e tutt’e quattro la medesima forma, il<br />
loro aspetto e la loro struttura era come di ruota<br />
120 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Alieni e Bibbia<br />
in mezzo a un’altra ruota. ; [18] La loro circonferenza<br />
era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro<br />
erano pieni di occhi tutt’intorno.<br />
[24] Quando essi si muovevano, io udivo il<br />
rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque,<br />
come il tuono dell’Onnipotente, come il<br />
fragore <strong>della</strong> tempesta, come il tumulto d’un<br />
accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano<br />
le ali, (Ezechiele 1).<br />
Come anche il rapimento in cielo di Enoch<br />
(Accadde che, mentre parlavo ai miei figli, i due<br />
uomini mi chiamarono e mi presero sulle loro<br />
ali. Mi portarono nel primo cielo e mi posero là,<br />
(Enoc 3); [1] Condussero davanti al mio volto<br />
i capi, signori degli ordini delle stelle, e (questi)<br />
mi mostrarono i loro movimenti e i loro spostamenti<br />
da un tempo a un altro. Mi mostrarono<br />
duecento angeli che dominano sulle stelle e<br />
sulle combinazioni celesti. [2] Là mi mostrarono<br />
un mare grandissimo, più (grande) del mare<br />
terrestre e gli angeli volavano con le loro ali,<br />
(Enoc 4), le distruzioni delle c<strong>it</strong>tà di Sodoma e<br />
Gomorra, con fiamme provenienti dall’alto([23]<br />
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a<br />
Zoar, [24] quand’ecco il Signore fece piovere<br />
dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo<br />
e fuoco proveniente dal Signore. [25] Distrusse<br />
queste c<strong>it</strong>tà e tutta la valle con tutti gli ab<strong>it</strong>anti<br />
delle c<strong>it</strong>tà e la vegetazione del suolo. [26] Ora<br />
la moglie di Lot guardò indietro e divenne una<br />
statua di sale, (Genesi 19).<br />
Ma anche i contatti con i vari profeti, con<br />
le voci e visioni provenienti dall’alto di grosse<br />
nuvole, e donazioni di particolari oggetti tecnologici,<br />
l’Arca dell’Alleanza come esempio su<br />
tutti. L’Arca dell’Alleanza era tutta ricoperta<br />
d’oro all’interno e all’esterno, sormontata da<br />
due cherubini d’oro. Conteneva le tavole dei<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
MArco MArAFAnte<br />
Nato ad Adria il 28 Febbraio del<br />
1982, vive a Taglio di Po (Rovigo).<br />
Socio del C.U.N. (Centro<br />
Ufologico Nazionale) Presidente<br />
dell’Associazione Culturale<br />
A.C.I.N.S. Associazione Culturale Internazionale<br />
Nuove Scienze (www.acins.eu). Web-Master,<br />
Poeta, Scr<strong>it</strong>tore e Referente del C.U.N. Polesine.<br />
Marco Marafante<br />
Dieci comandamenti, un vaso d’oro pieno di<br />
manna e il bastone di Aronne capace di mutarsi<br />
in un serpente e di far miracoli. Fatta di<br />
legno di acacia da Mosè per ordine diretto<br />
di Dio, l’Arca dell’Alleanza era lunga 125 centimetri,<br />
larga e alta 75. Più del candelabro a<br />
sette braccia, più di ogni altra cosa era la testimonianza<br />
del patto con Dio del popolo<br />
ebraico. Si diceva fosse anche un’arma potentissima,<br />
capace di lanciare lampi e di incenerire<br />
chiunque osasse toccarla e, in effetti, era<br />
portata tram<strong>it</strong>e due pali collegati con quattro<br />
anelli d’oro.<br />
Sappiamo anche che in molti altri testi religiosi<br />
di altre antiche civiltà troviamo innumerevoli<br />
c<strong>it</strong>azioni ufologiche, come nei Veda<br />
indiani in cui con il termine sanscr<strong>it</strong>o “vimana”<br />
(“vimanam” in pali) vengono indicati misteriosi<br />
oggetti volanti descr<strong>it</strong>ti negli antichi<br />
poemi epici indù, dalle prestazioni del tutto<br />
superiori a quelle delle moderne aeronavi.<br />
Negli antichissimi testi religiosi <strong>della</strong> filosofia<br />
indiana le astronavi venivano descr<strong>it</strong>te come<br />
i mezzi di trasporto usate dagli “esseri celesti”<br />
durante i loro viaggi. In uno di questi testi, il<br />
Ramayana di Valmiki, si legge testualmente:<br />
“La splendente astronave irradiava un bagliore<br />
fiammeggiante. Fiammeggiando come un<br />
fuoco rosso vivo, volava il carro alato di Ravana.<br />
Era come una cometa nel cielo”. L’astronave<br />
era dunque una macchina fragorosa che,<br />
decollando, si ammantava di una forte luminos<strong>it</strong>à,<br />
“quando partì, il suo rombo riempì tutti<br />
i quattro punti cardinali”. Fino a giungere alla<br />
m<strong>it</strong>ologia Sumero Babilonese dove viene narrata<br />
in maniera molto particolare la creazione<br />
dell’uman<strong>it</strong>à da parte di esseri di altri mondi.<br />
Ricercatore di: Biotecnologia, Criptozoologia,<br />
Biologia, Esobiologia, Astronomia, Evoluzionismo,<br />
Fisica Quantistica, Geografia, Climatologia,<br />
Chimica, Botanica, Paleontologia, Genetica,<br />
Filosofia, Teologia, Simbologia, Archeologia,<br />
Folklore, Psicologia, Parapsicologia, Esoterismo,<br />
Storia. Studioso dei Misteri del Tempo e del’Uomo,<br />
di Enigmi storici, Misteri del passato, Enigmi<br />
<strong>della</strong> Mente e Ufologia.<br />
Runa Bianca 121
Funzione e ragione ultima di questa dimensione dello spir<strong>it</strong>o<br />
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano<br />
di <strong>Le</strong>onardo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Alfonso Rubino<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Runa Bianca 123
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
Nel libro II segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano<br />
di <strong>Le</strong>onardo che presentiamo ai<br />
lettori ho descr<strong>it</strong>to e spiegato il codice<br />
geometrico armonico che sottende il disegno<br />
leonardiano. Si tratta di una geometria<br />
generatrice che sostiene l’idea di giungere a<br />
definire la quadratura geometrica del cerchio<br />
corrispondente al valore di π = 22/7. Valore<br />
proposto da Archimede nel suo libro “de<br />
mensura circuli”. La figura<br />
ne riporta<br />
la sintesi.<br />
Alfonso Rubino<br />
La geometria generatrice scoperta non è<br />
l’unica geometria capace di esprimere il quadrato<br />
di quadratura di Archimede o dei 22/7.<br />
Vi presento una interessantissima sequenza<br />
che ho chiamato “Codice Davidico”, ne illustro<br />
l’eccezionale importanza. In questo caso<br />
viene evidenziato all’inizio del processo, che<br />
comincia sempre dal quadrato fondamentale<br />
denominato omphalos, il triangolo equilatero<br />
(fase 2) e la stella di Davide (fase<br />
3). L’ultima configurazione<br />
(fase 6) manifesta il<br />
quadrato di quadratura<br />
dei<br />
22/7.<br />
124 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
CODICE DAVIDICO<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Alfonso Rubino<br />
Runa Bianca 125
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
Siamo così in grado<br />
di generare la corretta<br />
relazione cerchio-quadrato<br />
che caratterizza<br />
l’uomo v<strong>it</strong>ruviano di<br />
<strong>Le</strong>onardo. I due modelli<br />
geometrici vengono a<br />
convergere sulla quadratura<br />
di Archimede e<br />
a connettersi tra loro.<br />
Secondo V<strong>it</strong>ruvio lo<br />
spazio armonico-sacro<br />
si crea attraverso tre<br />
fasi costruttive: icnogramma,<br />
ortogramma<br />
e scenogramma equivalenti,<br />
all’incirca, nella<br />
notazione arch<strong>it</strong>ettonica<br />
moderna, a: pianta,<br />
prospetto e sezione.<br />
Per creare il primo icnogramma<br />
abbiamo<br />
operato attraverso il<br />
codice trin<strong>it</strong>ario 3-4-5.<br />
Questa procedura è il-<br />
Alfonso Rubino<br />
lustrata nel libro Il segreto<br />
dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano<br />
di <strong>Le</strong>onardo. Per creare<br />
il secondo icnogramma<br />
abbiamo operato con il<br />
codice trin<strong>it</strong>ario 1-1-1.<br />
Nel codice davidico ci<br />
siamo avvalsi dei centri<br />
energetici (N) che abbiamo<br />
chiamato punti di<br />
Nazareth. Il motivo verrà<br />
presto spiegato. Abbiamo<br />
tracciato una linea<br />
orizzontale passante per<br />
i punti (N) individuando<br />
i punti di intersezione<br />
con le semi diagonali<br />
esterne dell’omphalos.<br />
Questi nuovi punti permettono<br />
di tracciare il<br />
quadrato di quadratura<br />
di perimetro corrispondente<br />
al valore di π =<br />
22/7 come nella figura.<br />
126 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
La Santa Casa di Nazareth<br />
conservata a Loreto<br />
La Congregazione Universale <strong>della</strong> Santa<br />
Casa ha promosso da sempre studi e ricerche<br />
sul manufatto conservato all’interno <strong>della</strong> Basilica<br />
di Loreto. Grazie alle ricerche archeologiche<br />
esegu<strong>it</strong>e a Loreto e a Nazareth è stato<br />
possibile stimare le misure più attendibili del<br />
corpo di costruzione originario di Nazareth<br />
e <strong>della</strong> sistemazione defin<strong>it</strong>iva a Loreto. Tra<br />
le domande poste ai ricercatori per noi è importante<br />
considerare, ciò che ci dicono sulla<br />
misura <strong>della</strong> lunghezza originaria delle pareti<br />
provenienti da Nazareth e la misura <strong>della</strong><br />
lunghezza del corpo pareti aggiunto a Loreto,<br />
idealmente sost<strong>it</strong>utivo del vano-grotta di<br />
Nazareth. Sulla larghezza ci sono poche incertezze.<br />
Il manufatto è largo 9 cub<strong>it</strong>i amma<br />
corrispondenti a 4,05 m circa. Riporto di se-<br />
RILIEVI UFFICIALI DELLA SANTA CASA A LORETO DEL PROF. D. TASSOTTI<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Alfonso Rubino<br />
gu<strong>it</strong>o il rilievo del Prof. Dante Tassotti esegu<strong>it</strong>o<br />
negli anni ‘70 con la stima delle pareti<br />
lunghe messo a confronto con alla probabile<br />
s<strong>it</strong>uazione di Nazareth ai tempi dei gen<strong>it</strong>ori di<br />
Maria, Anna e Gioacchino.<br />
Proviamo a sovrapporre l’icnogramma davidico<br />
al rilievo ufficiale <strong>della</strong> Santa Casa a Loreto<br />
(Prof. D. Tassotti).<br />
La corrispondenza è molto elevata anche<br />
per quanto riguarda la linea di partizione N-N<br />
tra le pareti venerate provenienti dalla Palestina<br />
e il corpo pareti aggiunte a Loreto nel<br />
1294.<br />
In Palestina ai tempi di Anna e Gioacchino<br />
era normale chiedere al Rabbi consigli. Gioacchino<br />
ha costru<strong>it</strong>o la sua casa rispettando<br />
la tradizione di considerare nell’arch<strong>it</strong>ettura<br />
<strong>della</strong> “domus“ la geometria esagonale <strong>della</strong><br />
stella di Davide. È una ipotesi condivisa anche<br />
da altri studiosi e ricercatori (ing. arch. N.<br />
Monelli La Santa Casa a loreto La Santa<br />
Casa a Nazareth, Ed. C.U. <strong>della</strong> S.C., Loreto,1997).<br />
La connessione del modello<br />
Santa Casa a Loreto con la quadratura<br />
Runa Bianca 127
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
SOVRAPPOSIZIONE ICNOGRAMMA DAVIDICO AL RILIEVO DELLA SANTA CASA A LORETO<br />
geometrica del cerchio e con l’icnogramma<br />
dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo è nuova e<br />
inaspettata.<br />
Sacra Sindone<br />
Questa importante reliquia <strong>della</strong> cristian<strong>it</strong>à<br />
all’esame del carbonio-14 ha rivelato una<br />
origine medioevale. La datazione oscilla tra<br />
Alfonso Rubino<br />
il 1260 e il 1390. Se il dato è confermato non<br />
può trattarsi del lenzuolo in cui è stato avvolto<br />
il corpo di Gesù. Lasciamo da parte la<br />
verifica di autentic<strong>it</strong>à come sudario di Gesù<br />
o come manufatto medioevale e rivolgiamo,<br />
esclusivamente, la nostra attenzione alle proporzioni<br />
e dimensioni del telo sindonico conservato<br />
a Torino. Il telo di lino è stato misurato<br />
in varie occasioni con un diverso grado di distensione.<br />
128 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
RILIEVI DEL TELO SINDONICO, GHIBERTI G. SINDONE LE IMMAGINI 2002 SHROUD IMAGES, ODPF<br />
A 1<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
A 1 A 2 B 1 B 2<br />
B 1<br />
B 2<br />
AngoLi DiAgonALi<br />
Alfonso Rubino<br />
A 2<br />
grADi priMi seconDi grADi priMi seconDi<br />
2002 113 113,7 442,5 441,5 14 24 35,45 14 21 20,09<br />
14 26 47,34 14 19 11,2<br />
2000 112,5 113 434,5 437,7 14 34 20,39 14 24 52,05<br />
1998 111 111 437 437 14 15 7,16<br />
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
Il rettangolo armonico con angolo diagonale<br />
di 14° 19’ 32,99” si colloca all’ interno<br />
dello spettro dei valori reali misurati ed è, con<br />
elevata probabil<strong>it</strong>à, compatibile con le misure<br />
originarie (sconosciute) del lenzuolo sindonico.<br />
La relazione armonica<br />
La forma del rettangolo davidico e la forma<br />
del rettangolo sindonico sono generate<br />
dallo stesso icnogramma .Vi proponiamo una<br />
ulteriore semplicissima dinamica geometrica<br />
che mette in luce anche una relazione armonica<br />
tra le dimensioni.<br />
Secondo la dinamica geometrica proposta,<br />
se la misura <strong>della</strong> Santa Casa è 405 cm per<br />
944 cm allora il telo sindonico misurerà 112,6<br />
cm per 440,9 cm.<br />
Abbiamo lavorato con una dinamica geometrica<br />
interna alla Santa Casa, una dinamica<br />
contrattiva. Ora vi propongo una dinamica<br />
Alfonso Rubino<br />
espansiva.<br />
Il confronto<br />
delle misure<br />
del modello<br />
Santa Casa/<br />
Telo Sindonico<br />
con le misurearch<strong>it</strong>ettoniche<br />
<strong>della</strong><br />
Kaaba a La<br />
Mecca rivela<br />
differenze veramenteminime.<br />
In sintesi<br />
possiamo<br />
dire che forma<br />
e dimensioni<br />
di Santa<br />
Casa/ Telo<br />
Sindonico<br />
trasmutano<br />
nella forma<br />
e dimensioni<br />
<strong>della</strong> Kaaba<br />
e viceversa.<br />
Forma e dimensioni<strong>della</strong><br />
Kaaba trasmutano nella forma e dimensioni<br />
di Santa Casa/ Telo Sindonico. <strong>Le</strong> due arch<strong>it</strong>etture<br />
derivano strettamente dalla geometria<br />
essenziale del codice v<strong>it</strong>ruviano di quadratura<br />
che probabilmente esprime aspetti<br />
importanti delle leggi cosmiche dell’armonia.<br />
Una silenziosa melodia-idea ,dal mondo<br />
delle cause scende verso il nostro mondo.<br />
Proviamo a sintonizzarci con essa e ascoltare<br />
il suo messaggio.<br />
Conclusioni<br />
Nell’articolo ho riportato il modello icnografico<br />
dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo e<br />
altri icnogrammi a volte senza che venga descr<strong>it</strong>ta<br />
la sequenza dinamica. Il mio scopo è<br />
quello di sollec<strong>it</strong>are il lettore a farsi disegnatore<br />
e a elaborare da sé i modelli presentati.<br />
Potrà così constatare che in tutti i casi si può<br />
entrare nel segreto di questi manufatti attraverso<br />
l’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo.Posso<br />
130 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Il segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo<br />
dire a buon t<strong>it</strong>olo che il codice v<strong>it</strong>ruviano è<br />
una chiave di volta sapienziale per accedere<br />
alle leggi dell’armonia geometrica come sono<br />
state pensate dagli Antichi per creare gli spazi<br />
armonici sacri. Per me è stato<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
ALFonso ruBino<br />
È Ingegnere Civile, ha lavorato<br />
nella realizzazione di grandi<br />
opere civili e idrauliche. Si è<br />
occupato <strong>della</strong> ristrutturazione<br />
funzionale del sistema museale<br />
<strong>della</strong> sua c<strong>it</strong>tà e di altre grandi infrastrutture.<br />
Per la messa a punto di un paradigma matematico<br />
di base per la comprensione dei fenomeni<br />
psichici. è scatur<strong>it</strong>o l’interesse per l’antico<br />
Alfonso Rubino<br />
così.<br />
L’Uomo V<strong>it</strong>ruviano di <strong>Le</strong>onardo, ma non<br />
solo, comincia a rivelare i suoi segreti. Quanti<br />
ne nasconde ancora?<br />
Eg<strong>it</strong>to. Ha fatto studi sulla percezione isolando<br />
un nuovo tipo di energia chiamata: PSINERGIA.<br />
Questo tipo di energia è sempre presente in<br />
tutte le manifestazioni dinamiche del vivente<br />
ed è a volte misurabile come una normale grandezza<br />
fisica. Durante lo sviluppo di questi studi<br />
ha scoperto delle sequenze armoniche molto<br />
simili alle scale musicali. È in corso di pubblicazione<br />
il suo libro II segreto dell’uomo v<strong>it</strong>ruviano<br />
di <strong>Le</strong>onardo.<br />
Runa Bianca 131
Nelle piramidi di Teotihuacan (Messico) e Giza (Eg<strong>it</strong>to)<br />
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong><br />
precessione degli equinozi<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Runa Bianca 133
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong> precessione degli equinozi<br />
Il complesso archeologico di Teotihuacan,<br />
si trova a circa 40 chilometri a nordest<br />
di C<strong>it</strong>tà del Messico.<br />
Gli archeologi “accademici” sostengono<br />
che l’intera c<strong>it</strong>tà e le piramidi del Sole e <strong>della</strong><br />
Luna siano state costru<strong>it</strong>e a partire dall’era<br />
cristiana.<br />
La piramide del Sole, anche se non è la costruzione<br />
antica più grande del Nuovo Mondo<br />
(è la piramide di Cholula, con 3,3 milioni di<br />
metri cubi di volume), e neppure la più alta (è<br />
la piramide di La Danta, con 72 metri), è certamente<br />
la più misteriosa.<br />
Una delle caratteristiche più intriganti <strong>della</strong><br />
piramide del Sole è il fatto che dividendo il<br />
lato <strong>della</strong> sua base (che è quadrata), per l’altezza,<br />
si ottiene il valore del pi greco, che è<br />
uguale a 3,14...<br />
Il perimetro <strong>della</strong> base è infatti uguale a<br />
893,91 metri (lato di 223,47 m.), e l’altezza è<br />
71,17 metri:<br />
Si ottiene: 893,91=71,17 x 4 x 3,14<br />
O meglio: 223,47 x 4=71,17 x 4 x 3,14<br />
Semplificando: 223,47/71,17= 3,14<br />
Da ciò si deduce che gli antichi costruttori<br />
<strong>della</strong> piramide del Sole hanno voluto inserire<br />
il valore del pi greco nella loro costruzione.<br />
Avrebbero benissimo potuto utilizzare un<br />
rapporto diverso, costruendo una piramide i<br />
cui lati erano più (o meno) inclinati, ma vollero<br />
includere il pi greco nel loro progetto.<br />
Perché?<br />
Secondo la Storia ufficiale il valore del pi<br />
greco è stato scoperto in Grecia, nel III secolo<br />
a.C., da Archimede. Come fu possibile che gli<br />
antichi Teotihuacani lo utilizzassero proprio<br />
nella loro costruzione più importante?<br />
È evidente che avevano delle cognizioni<br />
di matematica e geometria avanzatissime,<br />
anche se in altri campi, come<br />
per esempio la metallurgia del ferro, non<br />
avevano raggiunto risultati così brillanti.<br />
Spostiamoci ora verso est, attraversando idealmente<br />
l’Oceano Atlantico e il Med<strong>it</strong>erraneo.<br />
Il complesso archeologico <strong>della</strong> piana di Giza,<br />
con le tre maestose piramidi, meglio conosciute<br />
con il nome dei tre faraoni Cheope,<br />
Chefren e Micerino continua, dopo centinaia<br />
Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
di anni di studi, a porre interessanti interrogativi.<br />
Analizziamo inizialmente la grande piramide<br />
di Cheope: in questo caso, dividendo il<br />
doppio del lato <strong>della</strong> sua base (anch’essa quadrata),<br />
per la sua altezza originale, si ottiene<br />
nuovamente 3,14.<br />
Il perimetro <strong>della</strong> base è infatti lungo<br />
921,45 metri (lato di 230,36 m.), e l’altezza originale<br />
era di 146,72 metri.<br />
Si ottiene: 921,45=146,72 x 2 x 3,14<br />
O meglio: 230,36 x 4=146,72 x 2 x 3,14<br />
Semplificando: 230,36 x 2=146,72 x 3,14<br />
Quindi: 460,72/146,72= 3,14<br />
Anche in questo caso quindi i costruttori<br />
<strong>della</strong> piramide di Cheope, che secondo la Storia<br />
ufficiale fu costru<strong>it</strong>a nel 2560 a.C., inclusero<br />
il pi greco nel fondamentale rapporto tra il<br />
perimetro <strong>della</strong> base e l’altezza <strong>della</strong> loro costruzione.<br />
Perché?<br />
E perché lo fecero solo nella piramide di Cheope?<br />
In quella di Chefren per esempio, il rapporto<br />
tra il doppio del lato e l’altezza è uguale a 3:<br />
215,25 x 2 /143,5=3<br />
Da tutto ciò si deduce che il pi greco era<br />
sicuramente conosciuto nel Nuovo Mondo<br />
e in Eg<strong>it</strong>to (in Eg<strong>it</strong>to almeno 2300 anni prima<br />
di Archimede). Per ora non riusciamo a<br />
dare una spiegazione certa del perché gli<br />
antichi arch<strong>it</strong>etti delle due piramidi vollero<br />
includere il pi greco nelle loro creazioni.<br />
Forse introducendo il concetto del pi greco<br />
nelle loro costruzioni gli antichi vollero simboleggiare<br />
l’oggetto sferico perfetto, da loro<br />
adorato, ovvero il Sole?<br />
<strong>Le</strong> piramidi del Sole (Teotihuacan) e<br />
di Cheope (Giza), racchiudono molti altri<br />
misteri, uno dei quali è legato ai valori<br />
del fenomeno astronomico conosciuto<br />
come la “precessione degli equinozi”.<br />
Per capire questo concetto immaginiamo che<br />
la nostra Terra sia una barca a vela. Il pennone<br />
<strong>della</strong> nostra barca lo immaginiamo inclinato<br />
di 23,5º rispetto all’orizzonte.<br />
L’asse terrestre infatti, è inclinato di 23,5º<br />
rispetto al “piano dell’ecl<strong>it</strong>tica”, ovvero il piano<br />
geometrico su cui giace l’orb<strong>it</strong>a terrestre.<br />
Questa inclinazione è benefica: è infatti la<br />
134 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong> precessione degli equinozi<br />
causa implic<strong>it</strong>a dell’alternarsi delle stagioni<br />
nelle zone temperate <strong>della</strong> Terra, senza le<br />
quali il nostro pianeta sarebbe invivibile.<br />
La nostra barca a vela, però, rolla lentamente<br />
sull’oceano, e così il pennone, nel corso<br />
del tempo, formerà un angolo diverso rispetto<br />
all’orizzonte.<br />
Ugualmente l’asse terrestre cambia inclinazione<br />
con un ciclo di 25920 anni, durante<br />
i quali, passa da 22,1º fino a 24,5º sul piano<br />
dell’ecl<strong>it</strong>tica. Da ciò deriva che se oggi l’asse<br />
terrestre indica il nord verso la direzione <strong>della</strong><br />
stella Polare, 13 millenni fa il nord veniva<br />
indicato dalla stella Vega, s<strong>it</strong>uata in una differente<br />
porzione <strong>della</strong> volta celeste. Il risultato<br />
di tutto ciò è la precessione degli equinozi: il<br />
Sole, durante gli equinozi di primavera e d’autunno<br />
sorge indicando una delle 12 costellazioni.<br />
Attualmente il Sole sorge tra la costellazione<br />
dei Pesci e dell’Acquario. Il lento “rollio”<br />
dell’asse terrestre fa sì che il Sole, durante gli<br />
equinozi, sorga avendo nel suo sfondo una<br />
differente costellazione, ogni 2160 anni. Infatti:<br />
25920/12=2160<br />
PIANA DI GIZA. SI VEDONO LE TRE PIRAMIDI E LA SFINGE<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
I valori del meraviglioso “motore” cosmico<br />
che causa la precessione sono pertanto:<br />
• <strong>Le</strong> 12 costellazioni dello zodiaco, ognuna<br />
delle quali occupa 30º dell’equatore<br />
celeste (1/12 di 360º).<br />
• I 36 o 72 anni impiegati dal Sole equinoziale<br />
per percorrere rispettivamente<br />
mezzo o un grado dell’equatore celeste.<br />
• I 2160 anni impiegati dal Sole per percorrere<br />
30 gradi dell’equatore celeste,<br />
ovvero per sorgere (sempre durante i<br />
due giorni dell’equinozio), avendo sul<br />
suo sfondo una costellazione successiva.<br />
• I 4320 anni impiegati dal Sole per percorrere<br />
60 gradi dell’equatore celeste,<br />
ovvero per sorgere (sempre durante i<br />
due giorni dell’equinozio), avendo sul<br />
suo sfondo due costellazioni successive.<br />
• I 25920 anni impiegati dal Sole per percorrere<br />
360 gradi dell’equatore celeste,<br />
ovvero per compiere un ciclo completo.<br />
Runa Bianca 135
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong> precessione degli equinozi<br />
A questo punto torniamo ad analizzare la<br />
piramide del Sole (Teotihuacan). Si può verificare<br />
che i valori <strong>della</strong> precessione vennero<br />
utilizzati nella sua costruzione.<br />
Se si moltiplica l’altezza per 30 (1/12 <strong>della</strong><br />
costellazione celeste), si ottiene il valore<br />
di 2135 (che si avvicina al valore di 2160):<br />
71,17 x 30=2135<br />
Se si divide il valore del ciclo completo<br />
per l’altezza si ottiene il valore di 364,198<br />
(numero dei giorni dell’antico calendario mesoamericano<br />
oltreché del biblico antidiluviano):<br />
25920/71,17=364,198<br />
Se si divide il valore del perimetro per 30<br />
(1/12 <strong>della</strong> costellazione celeste) si ottiene il<br />
valore di 29,79 (i giorni del calendario lunare):<br />
893,91/30=29,79<br />
Analizzando invece la piramide di Cheope<br />
anche qui possiamo verificare che i numeri<br />
<strong>della</strong> precessione vennero utilizzati nella sua<br />
costruzione:<br />
• Se si moltiplica l’altezza per un multiplo<br />
di 4320 si ottiene il valore di<br />
6338,476 (quasi uguale all’esatto valore<br />
del raggio polare <strong>della</strong> Terra):<br />
RICOSTRUZIONE IN SCALA DELLA CITTÀ DI TEOTIHUACAN<br />
Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
146,72 x 43200 1 =6338,476 (mentre il<br />
valore esatto è 6353,941 km)<br />
• Se si moltiplica il perimetro per lo stesso<br />
multiplo di 4320 si ottiene il valore<br />
di 39807 (quasi uguale all’esatto valore<br />
<strong>della</strong> circonferenza <strong>della</strong> Terra all’equatore):<br />
921,45 x 43200=39807 2 (mentre<br />
il valore esatto è 40075 km)<br />
Anche analizzando la piramide di Chefren<br />
si ottiene un valore straordinario: dividendo<br />
il valore del ciclo completo <strong>della</strong> precessione<br />
per l’altezza si ottiene 180 (i 180º dell’equatore<br />
celeste, occupati da 6 costellazioni):<br />
25920/143,5=180<br />
Cosa si ricava da tutto ciò?<br />
1) Il numero 432.000 appare anche nella “Storia<br />
di Babilonia” di Berosso (III secolo a.C.).<br />
Secondo lo scr<strong>it</strong>tore caldeo, i re antidiluviani<br />
avrebbero regnato in Mesopotamia per ben<br />
432.000 anni.<br />
2) ) Il valore <strong>della</strong> lunghezza <strong>della</strong> circonferencirconferenza<br />
terrestre (39807 km), calcolato dai costruttori<br />
<strong>della</strong> piramide di Cheope, era comunque<br />
più esatto di quello calcolato dal greco Eratostene<br />
(39375 km), nel II secolo a.C.<br />
136 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
I valori del Pi Greco (3,14) e <strong>della</strong> precessione degli equinozi<br />
Innanz<strong>it</strong>utto si evince che la precessione<br />
degli equinozi, scoperta ufficialmente nel II<br />
secolo a.C. dal greco Ipparco, era in realtà conosciuta<br />
sia nel Nuovo Mondo, che in Eg<strong>it</strong>to<br />
(in Eg<strong>it</strong>to almeno 2400 anni prima di Ipparco).<br />
Dato per assodato dunque che gli antichi<br />
avevano una conoscenza molto approfond<strong>it</strong>a<br />
<strong>della</strong> geometria e dei fenomeni celesti resta<br />
da appurare il perché dessero tanta importanza<br />
al pi greco e alla precessione degli equinozi,<br />
tanto da includere detti valori nelle loro<br />
creazioni arch<strong>it</strong>ettoniche.<br />
È opinione diffusa tra vari ricercatori che<br />
gli antichi introdussero i valori <strong>della</strong> precessione<br />
nelle loro piramidi poiché avevano<br />
riconosciuto l’assoluta importanza dell’inclinazione<br />
dell’asse terrestre. Perché occupare,<br />
però, tanto tempo ed energie per far combaciare<br />
esattamente varie equazioni matematiche<br />
e renderle “eterne”, in costruzioni tanto<br />
imponenti?<br />
Forse volevano inviarci un messaggio?<br />
Forse volevano avvertire i posteri <strong>della</strong> possibile<br />
relazione tra la precessione degli equinozi<br />
e l’alternarsi delle fasi glaciali nel pianeta?<br />
O forse volevano indicare che il ciclo <strong>della</strong><br />
precessione era secondo loro legato all’apparizione<br />
di fenomeni catastrofici come il cosiddetto<br />
“diluvio universale”?<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
yuri <strong>Le</strong>VerAtto<br />
Nato a Genova nel 1968, ha<br />
consegu<strong>it</strong>o la laurea in Economia<br />
nel 1995, e ha iniziato a lavorare<br />
presso un’agenzia mar<strong>it</strong>tima<br />
di Genova. In quel periodo<br />
ha dimostrato interesse per la letteratura e ha<br />
scr<strong>it</strong>to il suo primo romanzo, “L’inverno dell’anima”.<br />
Successivamente ha vissuto a New York,<br />
dove ha lavorato come guida turistica, e poi,<br />
a partire dal 1999, si è imbarcato sulle navi da<br />
crociera <strong>della</strong> compagnia “Princess”, con funzioni<br />
amministrative. La sua passione per la fantascienza<br />
lo ha portato a scrivere “La guerra alle<br />
multinazionali”, e il suo proseguimento, “L’era<br />
degli autoreplicatori”. Nel 2004 ha lavorato<br />
come guida turistica in Italia. Dal 2005 vive in<br />
Yuri <strong>Le</strong>veratto<br />
Analizzando ancora la grande piramide<br />
di Cheope emergono altri dati interessanti,<br />
come per esempio il luogo dove fu costru<strong>it</strong>a,<br />
presso il parallelo dei 30º; o il perimetro, che<br />
calcolato in pollici egiziani, dà esattamente il<br />
valore dell’anno solare (365,24); o la perfetta<br />
orientazione dei 4 lati verso i punti cardinali;<br />
o l’incredibile fatto che il doppio del perimetro<br />
sia uguale ad 1/60 di grado all’equatore:<br />
921,45 x 2=1842,92 (1/60 di grado equatoriale).<br />
Senza contare le meraviglie del suo interno,<br />
come per esempio la camera <strong>della</strong> regina<br />
e del re, dalle quali si dipartono degli stretti<br />
condotti che secondo alcuni ricercatori servivano<br />
per l’osservazione e il culto di determinate<br />
stelle (rispettivamente: Sirio e Beta Orsa<br />
Minore; Z Orionis e Alpha Draconis).<br />
Risulta ovvio che queste piramidi non furono<br />
solo tombe (nel caso egiziano), o altari<br />
cerimoniali (nel caso messicano), ma modelli<br />
in scala delle dimensioni <strong>della</strong> Terra e dei suoi<br />
complessi movimenti nello spazio celeste oltreché<br />
osservatori astronomici.<br />
Il segreto delle piramidi non è stato ancora<br />
completamente svelato. Vi sono ancora centinaia<br />
di piramidi poco studiate, soprattutto<br />
nel Nuovo Mondo, come per esempio quelle<br />
dei Maya. Sta a noi cercare di comprendere il<br />
messaggio dei nostri antenati.<br />
Colombia, continuando a viaggiare venendo a<br />
contatto con culture autoctone, studiandone la<br />
cultura e il loro modo di v<strong>it</strong>a. Appassionato di<br />
storia cerca di trovare nel passato degli spunti<br />
che gli facciano comprendere il presente e le<br />
relazioni tra gli esseri umani. Il suo s<strong>it</strong>o web è<br />
www.yurileveratto.com. Tra<br />
i suoi libri ricordiamo: La ricerca<br />
dell’El Dorado (Infin<strong>it</strong>o<br />
Edizioni, 2008) e…<br />
1542. I primi<br />
navigatori dei Rio<br />
delle Amazzoni<br />
Lulu, 2009<br />
vai scheda libro >><br />
Runa Bianca 137
di Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Dal m<strong>it</strong>o dei rapimenti reali alla teoria delle interferenze<br />
mentali. Presentazione di un caso. Parte II<br />
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
tempo di lettura 13 minuti<br />
Runa Bianca 139
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
Un cap<strong>it</strong>olo particolare sembrano mer<strong>it</strong>are<br />
le creature grige e filiformi, la<br />
cui funzione è inequivolcabilmente<br />
differente rispetto a quella <strong>della</strong> manovalanza<br />
“grigia”. <strong>Le</strong> ent<strong>it</strong>à longilinee acquisiscono, nei<br />
racconti dei soggetti IR4, una coloratura affettiva<br />
di tipo materno, che tende a tranquillizzare<br />
nei momenti di ira o di paura. Tale senso<br />
materno non è reale, ma si tratta di una attribuzione<br />
– una proiezione, in termini psicologici<br />
– che la persona “getta” addosso all’ent<strong>it</strong>à.<br />
Altre volte vengono viste persone di famiglia,<br />
quando non i gen<strong>it</strong>ori stessi del soggetto, ma<br />
tali sembianze umane sono, verosimilmente,<br />
solo proiezioni olografiche. Ciò però illude il<br />
soggetto di far parte di una “famiglia aliena”,<br />
scavando un solco sempre più profondo tra<br />
lui e i suoi simili, tra lui e la realtà.<br />
Secondo le nostre riflessioni, la color<strong>it</strong>ura<br />
affettiva sarebbe sempre collegata a copioni<br />
precisi, di cui il più ricordato è la presentazione<br />
degli “esserini”, che vengono fatti passare<br />
per ibridi.<br />
Gli “esserini” appaiono come il tentativo di<br />
sviluppare una razza a sé stante, e potrebbero<br />
essere cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da materiale vario, tra cui materiale<br />
genetico umano.<br />
Questi supposti “ibridi” in realtà sarebbero<br />
forme che hanno una durata di v<strong>it</strong>a molto<br />
breve, come se avessero un tempo di decadimento<br />
materiale; o forse il concetto potrebbe<br />
meglio essere sviluppato dicendo che<br />
l’aspetto più materiale di questi esserini non<br />
avrebbe una stabil<strong>it</strong>à atomica o le caratteristiche<br />
di coesione maggiori e minori che invece<br />
caratterizzano la materia atomica come noi la<br />
conosciamo. Per ottenere questi esseri, si userebbero<br />
dei campi di contenimento a cui particolari<br />
forze energetiche, visibili come campi<br />
elettrici, impartirebbero sfumature affettive.<br />
Gli Amorfi, ossia la gerarchia superiore di<br />
questi esseri, essendo privi di forma, hanno<br />
la necess<strong>it</strong>à di essere contenuta in lim<strong>it</strong>i riconoscibili<br />
e coerenti, che devono anche essere<br />
stabili, almeno per un certo periodo di tempo<br />
- che è probabilmente il tempo necessario<br />
alla loro manifestazione. Attraverso la matrice<br />
emozionale umana, e attraverso i campi elettrici<br />
di cui sopra, potrebbe essere sperimentata<br />
la possibil<strong>it</strong>à di creare una forma con un<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
contenuto di ordine emotivo-affettivo. Gli<br />
“esserini” quindi non sarebbero i capostip<strong>it</strong>i<br />
di un’altra razza, ma solo le “prove tecniche di<br />
trasmissione” di forme emotive-affettive che<br />
servono per dare stabil<strong>it</strong>à e forma agli Amorfi.<br />
Il sistema appare rozzo in sé, perché viene<br />
escluso il dato sostanziale dell’inscindibil<strong>it</strong>à,<br />
nella natura umana, degli aspetti emotivi da<br />
quelli spir<strong>it</strong>uali, fisici e soprattutto da quelli<br />
legati all’esperienza. “Parrebbe di avere a che<br />
fare con personaggi dotati di poco spir<strong>it</strong>o cr<strong>it</strong>ico”,<br />
commenta Dino.<br />
È possibile quindi che, con metodi diversi,<br />
qualche creatura d’altra dimensione provochi<br />
emozioni varie negli esseri umani, o spinga<br />
la cresc<strong>it</strong>a di certe caratteristiche intrinseche<br />
(ad esempio, il coraggio), ma sempre creando<br />
degli eccessi, che vengono separatamente<br />
immagazzinati e utilizzati.<br />
Se possiamo rifarci agli insegnamenti di alcuni<br />
Maestri, e alle teorie <strong>della</strong> fisica quantistica,<br />
e quindi considerare per vero che, accanto<br />
al nostro corpo fisico vi sia un corpo atomicamente<br />
più sottile – comunemente denominato<br />
corpo astrale – possiamo r<strong>it</strong>enere che per<br />
le forze extra-dimensionali sia più importante<br />
arrivare a governare quest’ultimo, che non il<br />
corpo fisico, e per vari motivi. Il primo motivo<br />
è che il corpo astrale dura assai di più del<br />
corpo fisico. Il secondo motivo è che una minima<br />
parte degli esseri umani impara a percepirlo<br />
e a utilizzarlo, quindi si trova, in buona<br />
a sostanza, sempre fuori dal nostro controllo<br />
cosciente. Il terzo motivo è che il corpo astrale<br />
si plasma sotto la spinta dei bisogni e dei<br />
desideri <strong>della</strong> persona, e quindi, potendo interferire<br />
con alcune componeneti recettoriali<br />
e biochimiche del nostro sistema cerebrale, si<br />
può guidare la consistenza e le immagini contenute<br />
nella materia astrale, intesa non solo<br />
come campo intorno a un singolo corpo, ma<br />
come campo generale di esistenza (atomicamente<br />
più sottile).<br />
Attraverso l’influenzamento del campo<br />
<strong>della</strong> materia astrale, si giustifica ad esempio<br />
la visione di presunti cloni di esseri umani: il<br />
campo astrale acconsente alla formazione di<br />
sagome, poiché in quel campo la questione<br />
<strong>della</strong> “forma” è quasi irrilevante. <strong>Le</strong> forme che<br />
si creano là, infatti, sono sempre guidate da<br />
140 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
aspetti emotivi, e non rappresentano quindi<br />
una specifica di rilievo, potendo essere modificate<br />
a sentimento, letteralmente parlando.<br />
Alcune modifiche sul corpo astrale di un singolo<br />
soggetto possono poi portare a parziali<br />
e momentanee modifiche del corpo fisico e,<br />
in qualche raro caso (ma rimane da dimostrare),<br />
alla circolazione, per alcune ore, di persone<br />
che “sembrano” l’originale. Va detto che<br />
tale ipotesi non è mai stata verificata al di là<br />
del riporto di testimonianze sporadiche, a cui<br />
bisogna eventualmente credere sulla parola.<br />
Perché Forze Oscure del Cosmo potrebbero<br />
avere desiderio di possedere caratteristiche<br />
intrinseche così complesse dell’essere<br />
umano? La domanda rimane aperta, e forse<br />
QUALI INTENZIONI SI CELANO DIETRO QUESTE INQUIETANTI PRESENZE?<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
riguarda la possibil<strong>it</strong>à che la nostra forma<br />
materiale-psico-spir<strong>it</strong>uale consenta l’accesso<br />
a un’evoluzione all’interno di una scala cosmica,<br />
evoluzione dalla quale tutte le forme<br />
energetico-v<strong>it</strong>ali coinvolte negli IR4 sarebbero<br />
escluse.<br />
In più di un’occasione ho ascoltato, dai<br />
soggetti IR4, il racconto di una visione, che<br />
essi hanno durante il giorno, di una sorta di<br />
vuoto con caratteristiche di risucchiatore. Si<br />
tratta di una immagine che si sovrappone e<br />
coesiste con la realtà. Insieme all’immagine si<br />
possono percepire delle parole – o forse sarebbe<br />
meglio dire che vengono percep<strong>it</strong>i dei<br />
concetti – che terrorizzano il soggetto, possono<br />
portarlo a gridare, o possono portarlo a<br />
Runa Bianca 141
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
perdere conoscenza. Tale visione non è paragonabile<br />
ai ricordi che possono avere riguardo<br />
l’incontro con altri “esseri”, si tratta di un<br />
avvenimento diverso, comparabile all’aprire<br />
momentaneamente la coscienza su una realtà<br />
chiaramente differente. Questa realtà non<br />
è priva di pesanti elementi di disturbo per il<br />
soggetto, che può sentirsi indebolire fino allo<br />
stremo e fargli percepire l’avvicinamento <strong>della</strong><br />
morte fisica.<br />
Questo è il racconto di Luisa: Mi stavo<br />
guardando allo specchio e pensavo ai cerchi<br />
nel grano. Improvvisamente mi sono sent<strong>it</strong>a<br />
assorb<strong>it</strong>a all’interno di una sorta di vortice,<br />
come se fossi contemporaneamente in due<br />
luoghi diversi e in due età differenti. Non so<br />
in che luogo fossi. C’erano alcuni piccoli esseri<br />
un po’ scuri di pelle che mi minacciavano di<br />
“togliere la spina”. Mi son sent<strong>it</strong>a come se la<br />
mia energia fosse risucchiata, mi sento male<br />
e cado a terra.<br />
Tale tipo di percezione non è usuale, e né<br />
nel campo psichiatrico né in quello psicoanal<strong>it</strong>ico<br />
si trovano fenomeni del genere.<br />
Del tutto casualmente, ho trovato in un<br />
trattato di psicoanalisi il racconto di un sogno,<br />
<strong>della</strong> cui importanza mi sono resa conto<br />
solo successivamente (motivo per cui non<br />
ho preso nota del t<strong>it</strong>olo e dell’autore del libro<br />
stesso). Il sognatore, durante la sua analisi<br />
personale, aveva sognato di trovarsi nel deserto,<br />
durante una guerra. I soldati venivano<br />
fer<strong>it</strong>i e uccisi intorno a lui. Mentre si domandava<br />
sgomento che cosa stesse succedendo<br />
e perché, si accorgeva che nel cielo, accanto<br />
al normale astro del Sole, si trovava una sorta<br />
di vortice, con un cuore nero, che sembrava<br />
presiedere la realtà di dolore e di terrore <strong>della</strong><br />
guerra circostante. Come avviene nei sogni<br />
iniziatici, il sognatore si rendeva fulmineamente<br />
conto dell’esistenza di una realtà del<br />
Male sovraordinata, di cui la guerra a cui assisteva<br />
era una conseguenza non diretta ma<br />
fondamentale per la sua persistenza; come se<br />
la guerra potesse nutrire tale ent<strong>it</strong>à. Il sognatore,<br />
resosi conto di questa ver<strong>it</strong>à non ordinaria,<br />
altro non poteva fare se non proseguire<br />
nell’attiv<strong>it</strong>à di soccorso dei fer<strong>it</strong>i, poiché è fuori<br />
dal potere degli esseri umani interferire con<br />
l’attiv<strong>it</strong>à fondamentale di tale ent<strong>it</strong>à.<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Nel libro, il sogno veniva riportato in quanto<br />
presentatosi con un anno di anticipo rispetto<br />
alla prima Guerra del Golfo. A me però<br />
interessa di più la correlazione con le immagini<br />
dei soggetti IR4, poiché la descrizione<br />
coincideva. Nell’uno era chiaro che si fosse<br />
trattato di un sogno (da cui il sognatore aveva<br />
tratto un’etica di v<strong>it</strong>a); negli altri era chiaro<br />
si trattasse di una visione palp<strong>it</strong>ante, viva e<br />
agente degli effetti nell’immediato. Eppure, si<br />
trattava <strong>della</strong> stessa cosa.<br />
Nello stesso periodo, mi cap<strong>it</strong>ò di studiare<br />
uno dei Vangeli apocrifi, il cosiddetto Vangelo<br />
di Nicodemo (con il termine “apocrifo”<br />
si intendevano i testi destinati all’istruzione<br />
superiore degli iniziati, e non adatti alle masse).<br />
Questo Vangelo ebbe origine nel Quarto<br />
Secolo, con lo scopo di tenere viva l’attenzione<br />
sulla v<strong>it</strong>a di Gesù, completando i Vangeli<br />
canonici. Il linguaggio con cui è scr<strong>it</strong>to il<br />
Vangelo di Nicodemo è di tipo rivelatorio e,<br />
nella parte <strong>della</strong> Discesa all’Inferno di Gesù, è<br />
molto ricca di una simbologia che ho trovato<br />
del tutto attuale. Soprattutto, ho trovato molto<br />
interessante il fatto che Inferno, o Ade, sia<br />
considerato un’ent<strong>it</strong>à, e non un luogo; e che<br />
inoltre non sia al corrente di quanto accade<br />
sulla Terra, ma che abbia necess<strong>it</strong>à di un emissario<br />
chiamato qui Satana o Beelzebul, per<br />
accedere agli accadimenti <strong>della</strong> dimensione<br />
dove esiste una scansione temporale. Il concetto<br />
secondo cui Inferno sia un divoratore<br />
insaziabile ha richiamato il ricordo <strong>della</strong> potente<br />
sensazione provata dai soggetti IR4 che<br />
hanno avuto la sventura di accedere a questo<br />
genere di esperienza (non tutti, infatti, sembrano<br />
arrivare al cospetto di ogni livello di<br />
questa gerarchia di “forze” aliene).<br />
Si potrebbe ipotizzare che l’uman<strong>it</strong>à, sin<br />
dai primordi del Cristianesimo, abbia subìto<br />
un cambiamento nei livelli di percezione<br />
dell’Invisibile. Non è la sede né io sono la persona<br />
adatta per approfondire temi religiosi<br />
e teologici, mi lim<strong>it</strong>erei quindi a sottolineare<br />
questi aspetti che riguardano la psicologia<br />
umana. Il Cristianesimo ha segnato, per il<br />
mondo occidentale, l’inizio <strong>della</strong> ricerca del<br />
significato profondo del contatto con l’Invisibile.<br />
Altri popoli hanno praticato, e ottenuto,<br />
questo contatto, ma nel nostro caso la strada<br />
142 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Incontri ravvicinati del IV tipo<br />
non è stata quella <strong>della</strong> condivisione collettiva<br />
e dell’immersione collettiva nell’Invisibile;<br />
il Cristianesimo ha aperto la questione <strong>della</strong><br />
responsabil<strong>it</strong>à individuale anche nell’incontro<br />
con il Divino. Vi è stato quindi un lungo<br />
lavoro, durato circa duemila anni, al termine<br />
del quale sembra che alcuni umani ci stiano<br />
ragguagliando sul fatto che un’ent<strong>it</strong>à cosmologica,<br />
percep<strong>it</strong>a fin dall’antich<strong>it</strong>à e descr<strong>it</strong>ta<br />
in vari modi col passare del tempo (e la cui<br />
descrizione nel Vangelo di Nicodemo potrebbe<br />
esssere importante), abbia perduto un genere<br />
di potere sull’uman<strong>it</strong>à in segu<strong>it</strong>o agli avvenimenti<br />
descr<strong>it</strong>ti nei Vangeli e sembra stia<br />
cercando di riguadagnare tale potere, via via<br />
“Ricordare & Raccontare”<br />
Gruppo di Lavoro sulle Esperienze Anomale<br />
Rapimenti Alieni, oltre il velo <strong>della</strong> memoria<br />
WORKSHOP PRATICO<br />
CON SESSIONI INDIVIDUALI E DI GRUPPO<br />
con metodi sempre più forti e intrusivi. Il fatto<br />
che si sia resa percepibile, che si sia scoperta<br />
(e il fatto che abbia messo alcuni di noi nella<br />
condizione addir<strong>it</strong>tura di studiarla!), potrebbe<br />
significare che si trovi alle strette.<br />
Nella battaglia contro queste forze, che finora<br />
sono state interpretate come extraterrestri,<br />
ma che non lo sono affatto, entra quindi<br />
in campo la capac<strong>it</strong>à del singolo e dell’intera<br />
uman<strong>it</strong>à di risvegliarsi e comprendere gli<br />
aspetti altamente illusori <strong>della</strong> componente<br />
fisica <strong>della</strong> materia, comprendere il pericolo<br />
di non essere coscienti delle nostre possibil<strong>it</strong>à<br />
come specie, e quindi facili prede <strong>della</strong> paura<br />
(“Non abbiate paura!”, gridò Giovanni Paolo II<br />
all’inizo del Suo mandato, avendo sicuramente<br />
già avuto modo di riconoscere la natura di<br />
questa Realtà).<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Toscana, 7 – 10 Giugno 2012<br />
per info - esperienzeanomale@gmail.com<br />
Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Dice Dino: “La gente non visualizza la piccola<br />
cella dove è stata schiaffata, pensa di non<br />
avere capac<strong>it</strong>à, pensa di essere mediocre. Tutto<br />
ciò è falso, è l’esatto contrario. Chiunque<br />
nasce con doni enormi, perchè questa è la<br />
nostra natura. La cella che vedi, io la chiamo<br />
ATF (Absolute Terror Field), materiale infrangibile<br />
e impenetrabile, sempre più spesso.<br />
Ma sono convinto che la morte e la sofferenza<br />
non ci appartengano, il nostro comp<strong>it</strong>o<br />
è nella creazione <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a”.<br />
Nel frattempo il padre di Dino è stato<br />
sottoposto a un intervento chirurgico. In<br />
quell’occasione, Dino ha raccolto un racconto:<br />
Il giorno prima dell’operazione, mentre<br />
stava parlando con la<br />
dottoressa, aveva avuto<br />
la sensazione che quella<br />
discussione fosse fatta anche<br />
da un’altra parte, ovvero<br />
che avvenisse in quel<br />
luogo ma anche in un altro<br />
non ben defin<strong>it</strong>o.<br />
La seconda notte dopo<br />
l’operazione, in un dormiveglia,<br />
ha visto un disco<br />
blu fuori <strong>della</strong> finestra: era<br />
schiacciato sui poli. Pensando<br />
alla luna, ha fatto<br />
un calcolo mentale, e poi<br />
è arrivato alla conclusione<br />
che non poteva essere la<br />
luna. In quel momento la stanza ha cominciato<br />
a sparire, in concom<strong>it</strong>anza con delle vibrazione<br />
del corpo; aveva una sensazione di<br />
risucchio. Lui dice che si è trovato in un luogo<br />
che non riesce a definire; dopo ha avuto<br />
una sensazione di movimento molto grossa,<br />
come se fosse stato sbattuto indietro sul letto<br />
in contemporanea ad un lampo blu elettrico.<br />
Dice che non aveva paura e che il disco luminoso<br />
gli dava tranquill<strong>it</strong>à.<br />
Ho l’impressione che i nostri amici lo abbiamo<br />
vis<strong>it</strong>ato dopo l’operazione e che già da<br />
prima sapessero cosa stava succedendo. Così<br />
anche mio padre mi ha detto, in pratica, quello<br />
che dicono in tanti, me compreso. Il fatto<br />
di avere avuto quell’operazione ha richiamato<br />
l’attenzione e qualcosa deve essere stato fatto<br />
per far fronte ad una modifica del suo corpo.<br />
Runa Bianca 143
Incontri ravvicinati del IV tipo Giulia M. D’Ambrosio e Duccio Calamandrei<br />
Non è molto simpatico sapere che questi cosi<br />
ti seguono di generazione in generazione.<br />
Il fratello di Dino, messo al corrente di<br />
quanto accaduto circa un mese dopo, ha raccontato<br />
a sua volta alcuni strani sogni; in uno<br />
di questi, lui e Dino vedevano il padre con il<br />
volto di un Grigio; gli strappavano la faccia<br />
e, sotto la maschera di gomma che si rivelava<br />
essere, appariva il vero volto del padre.<br />
Quale è perciò il “vero volto”, il padre, l’origine<br />
cosmica, di tutto questo mistero? La coscienza<br />
e la ricerca di Dino sembrano svolgersi in<br />
pari a quella del fratello, benché i due non siano<br />
propensi a parlare di questi argomenti (il<br />
fratello si trovava anche in un’altra nazione).<br />
Va rimarcato che l’origine genetica di questa<br />
famiglia per parte paterna sembra essere in<br />
linea con le ricerche di Derrel Sims, che afferma<br />
l’origine irlandese o scozzese <strong>della</strong> metà<br />
dei soggetti da lui studiati. Il padre di Dino<br />
presenta una storia di svenimenti da bambino,<br />
ma ciò non è stato valutato e registrato,<br />
dato che quest’uomo trascorse la sua infanzia<br />
in collegio. Riferisce che si svegliava qualche<br />
volta in punti diversi dell’enorme collegio,<br />
ben lontano dal suo letto. Gli episodi di svenimento<br />
non si sono ripresentati nell’età adulta.<br />
Anche lui riferisce di vis<strong>it</strong>e di ombre alte e incappucciate<br />
e di svegliarsi immobilizzato, con<br />
la percezione di esseri presenti nella stanza.<br />
Il semplice risveglio e conoscenza non si<br />
giuLiA M. D’AMBrosio<br />
Nasce a Milano. Laureata a pieni<br />
voti in Medicina e Chirurgia,<br />
e specializzata in Neuropsichiatria<br />
infantile, svolge la professione<br />
di medico e psicoterapeuta.<br />
Proviene da una formazione molteplice.<br />
Ha lavorato presso l’Univers<strong>it</strong>à di Milano per<br />
10 anni nel campo <strong>della</strong> neurofisiologia clinica,<br />
ha realizzato la stesura di lavori scientifici<br />
per riviste peer-review internazionali durante<br />
l ’<strong>it</strong>er univers<strong>it</strong>ario e specialistico, nell’amb<strong>it</strong>o<br />
<strong>della</strong> ricerca in neurofisiologia clinica e si è specializzata<br />
con una tesi sulla Rottura dei legami<br />
di attaccamento come evento psicopatogeno.<br />
dimostra ancora sufficiente per combattere<br />
le interferenze. Dice ancora il nostro fisico, e<br />
noi siamo completamente d’accordo con lui:<br />
“Delle forze aliene pos<strong>it</strong>ive abbiamo ancora<br />
paura, perchè non siamo pronti a incontrarli<br />
fisicamente, e allora sistematicamente e puntualmente<br />
sono arrivati quelli negativi (ovvero<br />
praticamente tutti i cosiddetti extraterrestri<br />
del campionario ufologico) per sviarci e<br />
ingannarci, per fare in modo che creassimo<br />
altre religioni, per sbatterci in un nuovo Medioevo,<br />
fatto di buio e di dogma immutabile.<br />
Ecco perchè le investigazioni ufologiche sono<br />
pericolosissime (in particolare le presunte “rivelazioni”),<br />
perchè tendono a prendere fischi<br />
per fiaschi, e per gettare disinformazione,<br />
creando grande devastazione nella mente<br />
dei più deboli”. È necessaria una profonda volontà<br />
da parte del singolo di comprendere in<br />
quale modo stia dando agio a queste “forze”<br />
di agire nel suo campo vibrazionale. <strong>Le</strong> tecniche<br />
per aprire i ricordi possono essere utili<br />
per risvegliarsi alla realtà del proprio stato<br />
(ammesso e per ora non concesso che siano<br />
tecniche efficaci), ma il campo in cui tutti i ricercatori<br />
mollano la presa, dopo aver esaur<strong>it</strong>o<br />
le loro forze nell’invettiva “contro l’alieno”,<br />
è un campo dove si richiede il coraggio spir<strong>it</strong>uale<br />
di affrontare la realtà del Male, come<br />
ent<strong>it</strong>à misurable e presente, creata, all’interno<br />
del Cosmo.<br />
Da molti anni studia il campo delle esperienze<br />
straordinarie. È stata co-autore in: Gagliardi G.,<br />
Garzia P., D’Ambrosio G., Margnelli M., Fattori<br />
G. – Poltergeist: l’esplosione del distress infantile.<br />
In: Atti del Convegno Nazioneale Stress e infanzia,<br />
Torino, 30-31 marzo-1 aprile 1990, Edizioni<br />
Proing, pag. 429-442. Lavoro scientifico pubblicato<br />
e presentato al World Congress of the International<br />
Society of Hypnosis Monaco 2000:<br />
Alcune raccomandazioni sull’impiego dell’ipnosi<br />
con soggetti che riferiscono esperienze<br />
del genere Incontri Ravvicinati del Quarto Tipo<br />
(in collaborazione con il dottor Mario Cigada).<br />
Il suoi s<strong>it</strong>i sono www.giuliadambrosio.<strong>it</strong> e www.<br />
primocontatto.net<br />
144 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
L’energia magnetica emanata da qualsiasi corpo<br />
Radioestesia e lettura<br />
dell’Universo<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Stefano Delle Rose<br />
tempo di lettura 6 minuti<br />
Runa Bianca 145
Radioestesia e lettura dell’Universo<br />
<strong>Le</strong>tteralmente, la Radioestesia è la sensibil<strong>it</strong>à<br />
alle radiazioni; per radiazione<br />
intendiamo l’energia magnetica emanata<br />
da qualsiasi corpo, sia esso del mondo<br />
animale che vegetale o minerale.<br />
La Fisica ha dimostrato che tutto l’Universo<br />
si trova sotto forma di energia e, in pratica,<br />
ciò che noi vediamo come una sostanza solida<br />
e materiale è, in realtà, un agglomerato di<br />
atomi trattenuti insieme da campi energetici.<br />
Questi campi sono tutti interagenti tra loro e,<br />
grazie al campo portante <strong>della</strong> Terra non hanno<br />
lim<strong>it</strong>i di spazio e di tempo.<br />
Ma, non solo<br />
ciò che ha<br />
una struttura<br />
fisica<br />
è dotato di<br />
energia,<br />
Stefano Delle Rose<br />
infatti, lo sono anche il pensiero, i suoni, i colori,<br />
le forme; basti pensare alla forza emanata<br />
dal colore rosso o al relax di una determinata<br />
musica.<br />
Nel corso di decenni di studi ed esperimenti,<br />
i pionieri <strong>della</strong> Radioestesia hanno dimostrato<br />
che era possibile quantificare queste<br />
energie perchè avendo un carattere oscillante<br />
se ne poteva misurare la frequenza e la<br />
lunghezza d’onda.<br />
Il lavoro dell’operatore si basa sul principio<br />
<strong>della</strong> risonanza secondo il quale frequenze<br />
uguali si riconoscono e vibrano insieme. L’esempio<br />
<strong>della</strong> radio può far comprendere velocemente<br />
questo principio: dopo aver acceso<br />
la nostra radio iniziamo a cercare il canale,<br />
o la frequenza, sulla quale una stazione sta<br />
trasmettendo l’informazione che ci interessa,<br />
fermandoci quando la troviamo. Operare<br />
con la Radioestesia significa proprio questo:<br />
sintonizzarsi sulle frequenze dell’Universo<br />
e con la pratica si impara a decodificare tali<br />
frequenze, anche stabilendo delle convenzioni<br />
e lavorando su un<strong>it</strong>à di misura<br />
diverse. Il corpo umano funziona esattamente<br />
come un’antenna, capace di ricevere<br />
e trasmettere allo stesso tempo e in<br />
ogni momento del giorno e <strong>della</strong> notte siamo<br />
sottoposti ad un infin<strong>it</strong>o numero di frequenze<br />
sia benefiche, pensiamo ad esempio alla vista<br />
di una bella immagine o all’ascolto di un bel<br />
suono, che dannose, o meglio non in sintonia,<br />
ma che purtroppo l’uomo non è più in grado<br />
di sentire e decodificare. Oggi abbiamo lasciato<br />
questo comp<strong>it</strong>o alla tecnologia.<br />
Attualmente esistono due scuole di pensiero<br />
tra gli operatori di Radioestesia che spiegano<br />
i motivi <strong>della</strong> risonanza tra l’essere umano<br />
e il mondo circostante; una è strettamente<br />
fisica, l’altra mentale.<br />
Nella prima spiegazione si fa riferimento<br />
alla presenza di cellule magnetiche, presenti<br />
nel corpo umano nell’area ipofisaria, nonché<br />
alla sensibil<strong>it</strong>à magnetica delle cellule<br />
renali,responsabili <strong>della</strong> vibrazione di risonanza<br />
dell’operatore.<br />
Nella spiegazione mentale è la mente che<br />
funge da collegamento con lo stimolo esterno,<br />
trasmettendo al sistema nervoso dei micro<br />
movimenti in risposta allo stimolo. Ma co-<br />
146 Runa Bianca<br />
Agosto 2011 | n.2
Radioestesia e lettura dell’Universo<br />
munque in entrambi i casi la risposta dell’operatore<br />
si manifesta con micro vibrazioni visibili<br />
con l’ausilio di strumenti quali il pendolo<br />
o il biotensor.<br />
Alcuni r<strong>it</strong>engono che sia proprio il pendolo<br />
lo strumento capace di dare risposte nei test<br />
ma in realtà esso è solo un prolungamento o<br />
un amplificatore che mette in risalto le micro<br />
vibrazioni del braccio umano, la vera antenna<br />
dell’operatore. Con la pratica e l’esercizio<br />
si è in grado di fare a meno di oggetti come<br />
il pendolo e di riconoscere sub<strong>it</strong>o la risposta<br />
del proprio corpo ad uno stimolo; addir<strong>it</strong>tura<br />
è possibile allenare il corpo a dare altri tipi<br />
di risposta, come lo sbattere delle palpebre o<br />
l’attr<strong>it</strong>o allo sfregamento dei polpastrelli.<br />
Personalmente r<strong>it</strong>engo che sia la giusta<br />
combinazione di entrambe a far si che l’operatore<br />
riceva le giuste informazioni. Infatti,<br />
come abbiamo detto precedentemente, anche<br />
un pensiero trasmette vibrazioni e per-<br />
Stefano Delle Rose<br />
tanto può essere utilizzato per effettuare test<br />
di Radioestesia. Ma come si svolgono questi<br />
test?<br />
Innanz<strong>it</strong>utto bisogna dire che i campi di<br />
applicazione <strong>della</strong> Radioestesia sono infin<strong>it</strong>i,<br />
forse l’unico lim<strong>it</strong>e è la fantasia. Si possono<br />
cercare persone o oggetti smarr<strong>it</strong>i, acqua o<br />
minerali sotterranei, faglie, dosare alimenti<br />
o medicinali, trovare una strada, sentire le intenzioni<br />
di una persona, il suo stato di salute<br />
e il suo umore, arredare una casa, scegliere un<br />
colore. I test possono essere svolti sia sul posto,<br />
e direttamente a confronto con l’oggetto<br />
del test, oppure a distanza mediante l’utilizzo<br />
di testimoni che possono essere campioni di<br />
sangue o capelli, una firma, un disegno o una<br />
mappa, una foto. Esistono anche dei disegni,<br />
chiamati circu<strong>it</strong>i, capaci di trasmettere una<br />
determinata vibrazione a qualsiasi distanza.<br />
In virtù del carattere universale del magnetismo,<br />
tutti questi testimoni informano l’opera-<br />
GRIGLIA CON CELLE GEO-ELETTROMAGNETICHE CIRCOLARI, MODULARI E IN PROPORZIONE FRATTALE<br />
CON DINAMICA DELL’ENERGIA SISMICA AD “ARMONICA SEI” SU MAPPA DEI TERREMOTI IN EUROPA EM-<br />
SCV-INGV. ELABORAZIONE DI MARISA GRANDE HTTP://SYNERGETIC-ART.COM<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Runa Bianca 147
Radioestesia e lettura dell’Universo<br />
tore senza alcun lim<strong>it</strong>e di tempo e di spazio.<br />
È possibile, per esempio, risalire ai proprietari<br />
di un oggetto o al percorso effettuato da una<br />
banconota.<br />
Recentemente un nuovo strumento di<br />
indagine per chi opera con la Radioestesia<br />
è rappresentato da un vero e proprio atlante<br />
energetico, messo a punto dalla studiosa<br />
Marisa Grande, in cui tutto il globo terrestre<br />
è stato suddiviso in celle, tutte interconnesse,<br />
che rispondono sia alle forze telluriche che a<br />
quelle cosmiche. L’analisi di queste celle da<br />
un punto di vista vibrazionale può evidenziare<br />
lo stato di salute dell’area corrispondente,<br />
sia da un punto di vista tellurico che umano.<br />
L’applicazione <strong>della</strong> radioestesia in una cella<br />
permette di individuare movimenti tellurici in<br />
atto nel sottosuolo, grazie all’energia liberata,<br />
ancor prima che si manifestino in superficie<br />
con un epicentro generatore di terremoti.<br />
Ovviamente, non tutti i movimenti tellurici si<br />
manifestano al suolo, proprio in virtù del trasferimento<br />
di energia tra le celle, ma sicuramente<br />
siamo fronte ad un nuovo metodo di<br />
indagine capace di innalzare la percentuale di<br />
successo in una previsione.<br />
Quantificando l’energia in una cella si può<br />
stabilire la frequenza, o informazione, dominante<br />
che sta agendo su tutte le forme viventi<br />
in essa contenute. L’esame in tal senso<br />
può evidenziare il perdurare di determinate<br />
influenze sulla popolazione. Abbiamo già<br />
detto come l’essere umano risponda a tutti<br />
steFAno DeL<strong>Le</strong> rose<br />
Nel campo delle Energie Sottili<br />
il percorso formativo inizia<br />
vent’anni fa quando, durante il<br />
Corso di studi in Lingue Orientali<br />
(lingua araba) presso l’Univers<strong>it</strong>à<br />
di Venezia, entra in contatto con il Sufismo<br />
e il concetto di Unic<strong>it</strong>à; contemporaneamente<br />
vive l’esperienza di alcuni viaggi astrali involontari<br />
che lo spingono allo studio del fenomeno<br />
sino a riuscire a sviluppare tecniche proprie di<br />
controllo. Studioso e ricercatore indipendente<br />
di tecniche energetiche antiche, in particolare<br />
Stefano Delle Rose<br />
gli stimoli provenienti dal mondo circostante<br />
e questo si può tradurre in comportamenti<br />
sociali di massa, come ad esempio in un innalzamento<br />
di azioni violente simili tra loro,<br />
in rivolte di massa ma anche in pace r<strong>it</strong>rovata<br />
dopo una lunga guerra, in comportamenti<br />
dettati da ansie e paure.<br />
È da notare che, essendo la mappatura di<br />
Marisa Grande di natura frattale, si può arrivare<br />
a tracciare e analizzare anche celle piccolissime,<br />
per esempio lungo una strada o in un<br />
quartiere c<strong>it</strong>tadino.<br />
Anticamente l’uomo era in grado di riconoscere<br />
i segnali e le informazioni che riceveva<br />
dalla natura, informazioni indispensabili<br />
per la propria sopravvivenza. Ma era anche in<br />
grado di utilizzare, in base alle diverse vibrazioni,<br />
ciò che la natura gli suggeriva. Possiamo<br />
osservare la capac<strong>it</strong>à degli animali di percepire<br />
qualsiasi tipo di vibrazione energetica<br />
per comprendere quali siano le nostre potenzial<strong>it</strong>à<br />
in tal senso.<br />
Un rimedio per riacquistare la sensibil<strong>it</strong>à<br />
perduta è senza dubbio quello di adottare<br />
uno stile di v<strong>it</strong>a più vicino alla natura, facendo<br />
un uso moderato di dispos<strong>it</strong>ivi elettronici,<br />
trascorrendo più tempo in spazi aperti ad<br />
osservare ogni fenomeno naturale come ad<br />
esempio il vento e il movimento delle piante,<br />
toccando fisicamente la terra e le pietre, fino<br />
a sviluppare una coscienza di appartenenza a<br />
tutto l’Universo.<br />
di quelle risalenti alla Tradizione Andina, di cui<br />
ha ricevuto l’iniziazione di 4°livello da don Juan<br />
Nunez del Prado. Operatore di geomanzia ed<br />
analisi energetica vibrazionale di cui ha ricevuto<br />
gli insegnamenti da Demetrio Iero e Mauro<br />
Aresu. Da alcuni anni studioso dei megal<strong>it</strong>i salentini<br />
e del loro aspetto energetico in rapporto<br />
all’ambiente e all’uomo, collabora con diversi ricercatori<br />
e studiosi in Italia nel campo <strong>della</strong> Geografia<br />
sacra. Proprio per testare alcune teorie<br />
energetiche sul rapporto Uomo-Natura inizia la<br />
pratica <strong>della</strong> mountainbike a livello agonistico,<br />
partecipando a competizioni in tutta Italia, fino<br />
a fondare l’Associazione Sport&Tour.<br />
148 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Funzione e ragione ultima di questa dimensione dello spir<strong>it</strong>o<br />
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Hoseki Vannini<br />
tempo di lettura 8 minuti<br />
Runa Bianca 149
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
Sin dalla notte dei tempi, l’essere umano<br />
è stato tormentato da una inquietante<br />
sensazione di separazione dagli<br />
altri e dalla realtà circostante, una sensazione<br />
che esperiva sia con l’anima sia con i cinque<br />
sensi. Dal momento in cui l’uomo, un attimo<br />
dopo aver superato l’infanzia, ha preso coscienza<br />
<strong>della</strong> sua individual<strong>it</strong>à, si è domandato<br />
cosa lo tenesse “lontano” dagli altri e dal<br />
mondo circostante, cosa davvero lo isolasse<br />
facendolo quasi sentire prigioniero di sé.<br />
Questo sentirsi “ingabbiato” nel suo corpo<br />
aveva come ulteriore conseguenza la percezione<br />
di una sorta di angosciante fer<strong>it</strong>a, di<br />
una nostalgia acuta, causata da un distacco<br />
provato, non si sa dove e quando, ma non razionalmente<br />
vissuto. L’uomo avvertiva questa<br />
lacerazione interna, quasi un’invisibile cicatrice,<br />
un velo impalpabile, ma tangibile, che<br />
gli impediva di vedere, “oltre quella spessa<br />
trasparenza”, per afferrare, non soltanto con<br />
mano, ma con il cuore, ciò che mancava al suo<br />
essere; e quel “qualcosa”, quell’indecifrabile<br />
ostacolo non gli permetteva, al momento, di<br />
Hoseki Vannini<br />
sentirsi perfetto, completo. Da quell’istante,<br />
sono iniziati i tentativi di venire a capo di questa<br />
inquietudine esistenziale.<br />
Quell’idea di sé, di un sé sol<strong>it</strong>ario, pareva<br />
relegare l’uomo in un corpo che era suo,<br />
sì, ma soltanto a metà perché la presenza di<br />
quell’evanescente “segno” fisico e psichico<br />
non gli consentiva di trovare in sé un appiglio<br />
da cui spiccare il salto per andare “al di<br />
là” dell’Io, per superare quel disagio interiore<br />
ed anche esteriore. Era difficile, perciò, “curiosare”<br />
dove la sua coscienza anelava spingersi<br />
con l’intento di trovare una risposta a questa e<br />
ad altre domande sulla ragione ultima dell’esistenza<br />
umana e, quindi, <strong>della</strong> sua comparsa<br />
sulla Terra. Ed in lui, nella sua intim<strong>it</strong>à, fisica<br />
e spir<strong>it</strong>uale, quell’essere pensante avvertiva<br />
una discordanza fra ciò che sentiva di essere<br />
e ciò che invece era.<br />
Quella contesa interiore lo teneva distante<br />
dal raggiungere quell’appiglio che, intu<strong>it</strong>ivamente,<br />
sapeva essere in sé, ma – paradossalmente<br />
- in un sé smarr<strong>it</strong>o, inconsapevole. Ed<br />
era quella “sconosciuta” e muta ent<strong>it</strong>à, pur<br />
150 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
dentro di sé, la chiave per aprirlo alla comprensione<br />
di sé, alla comprensione ed all’unione<br />
con ciò che era altro da sé. Anche la<br />
parola che sembrava il mezzo più idoneo a<br />
rapportarlo coscientemente con il resto del<br />
Creato non era il tram<strong>it</strong>e sufficiente a colmare<br />
quel divario, ad eliminare quella discrepanza,<br />
quel vuoto dell’anima che si traduceva, inesorabilmente,<br />
in una sottile strisciante, infelic<strong>it</strong>à.<br />
Questa inspiegabile sensazione era tanto radicata<br />
quanto comune e, dunque, non lim<strong>it</strong>ata<br />
ad alcuni individui, ma era patrimonio condiviso<br />
ed ugualmente inquietante.<br />
È stato allora che è iniziato un percorso di<br />
introspezione serrata per entrare in contatto<br />
con ciò che sembrava estraniare ogni essere<br />
umano da sé e da una connessione totale con<br />
quanto era “fuori” di sé. Eppure questa ricerca<br />
conduceva ancora una volta all’interno di<br />
sé. La filosofia, la psicologia, la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à,<br />
la scienza e la letteratura si sono da sempre<br />
confrontate con questo stato d’animo, con<br />
questa perpless<strong>it</strong>à esistenziale ed un po’ dappertutto,<br />
nei testi che hanno affrontato que-<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Hoseki Vannini<br />
sto argomento, saltava fuori l’esistenza “present<strong>it</strong>a”,<br />
ma non precisamente dimostrata di<br />
un “residuo” <strong>della</strong> nostra uman<strong>it</strong>à una volta<br />
integra, perso nel tempo.<br />
A questa idea sono stati dati molti nomi, ci<br />
si sono costru<strong>it</strong>e attorno un’infin<strong>it</strong>à di teorie,<br />
ma il concetto che pareva sintetizzare meglio<br />
di tutti quello stato emozionale, quella sofferenza<br />
che si manifestava in un confuso senso<br />
di incomunicabil<strong>it</strong>à e di doloroso isolamento,<br />
ad un certo punto, si è concretizzato in un<br />
principio che, con dolce inventiva, è stato denominato<br />
come un “quid”, una gemellar<strong>it</strong>à da<br />
recuperare e riconoscere ed è nata la storia o,<br />
come alcuni sostengono, la <strong>leggenda</strong> dell’anima<br />
gemella”, quella parte di noi, chissà perché,<br />
traumaticamente smarr<strong>it</strong>a. È diventato,<br />
pertanto, questo nascosto o perduto elemento<br />
di noi, lo strumento di completamento necessario<br />
all’interezza degli esseri umani.<br />
C’è stato chi ha voluto ipotizzare che questa<br />
sconosciuta porzione di noi si realizzasse,<br />
si palesasse in un partner, in un amico, in un<br />
maestro o addir<strong>it</strong>tura in un nesso amorevole<br />
Runa Bianca 151
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
con un animale o un vegetale. Ognuno ha<br />
dato un volto ed un nome a questo “pezzo”<br />
spar<strong>it</strong>o di noi. E poiché, senza ombra di dubbio,<br />
nel nostro percorso esistenziale, è inev<strong>it</strong>abile,<br />
ed in un certo senso è v<strong>it</strong>ale, che si venga<br />
a contatto con i nostri simili e con il resto del<br />
Creato, l’attenzione si è focalizzata sul perché<br />
delle emozioni intense di attrazione o repulsione<br />
spontanee che derivano da ogni relazione<br />
umana, da ogni rapporto con la natura<br />
e che, con semplic<strong>it</strong>à, chiamiamo simpatia ed<br />
antipatia, a seconda del grado di empatia che<br />
riusciamo a stabilire. Ma, comunque chiamiamo<br />
queste percezioni, esse indicano un ancestrale<br />
legame, una connessione emozionale<br />
con l’altro e con tutto quanto ci circonda.<br />
E se la fisica chiama queste emozioni “campi<br />
di forze” capaci di essere misurati per stabilire<br />
il grado di attrazione o repulsione fra gli<br />
esseri umani, al pari dei campi elettromagnetici<br />
di Maxwell, la psicologia li chiama “modelli<br />
comportamentali similari”, la filosofia “idee<br />
innate condivise”, la letteratura, più vicina al<br />
cuore dell’uomo, le chiama “affin<strong>it</strong>à elettive”,<br />
mentre, la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à le chiama “familiar<strong>it</strong>à di<br />
anime” o “anime compagne”.<br />
Tutte queste branche dello scibile umano,<br />
però, qualunque nome adottino, qualunque<br />
dottrina elaborino, riconoscono la realtà di<br />
queste impressioni. Una volta enucleato que-<br />
Hoseki Vannini<br />
sto concetto, ci si è accorti che la sensazione<br />
spontanea di quella ipotetica scissione, in effetti,<br />
e incredibilmente, era in noi per indicare<br />
una profonda coesione di ogni uomo con<br />
gli altri uomini e con il resto dell’esistente. Ed<br />
è un dato ormai acquis<strong>it</strong>o che quella iniziale<br />
sensazione di separazione non fosse uno<br />
scherzo del destino o un’idea peregrina, frutto<br />
di paure ed ansie esistenziali, ma, piuttosto,<br />
uno stimolo a cercare negli altri il profondo,<br />
imprescindibile, vincolo con la Realtà in<br />
cui siamo “immersi”, in virtù del nostro innato<br />
bisogno di identificazione e riconoscimento<br />
con quanto non è o non sembra noi. Pertanto<br />
quest’impulso, questo trasporto che ci fa<br />
ambire di “uscire fuori” da noi per “incontrare”<br />
il mondo, per sentirci frammento integrante<br />
del mondo, e che informa ciascuna cosa e che<br />
tutto origina, ha un nome comprensibile per<br />
ogni creatura senziente e non; è un dettato<br />
che affiora in ogni teorizzazione su questo<br />
tema, è un punto fondamentale su cui tutti<br />
- dallo scienziato al poeta - sono d’accordo:<br />
quell’inequivocabile impulso è l’amore.<br />
È amore! È amore quel sentimento che ci<br />
induce a cercare un contatto con gli altri e ad<br />
infrangere il nostro supposto isolamento. È<br />
l’amore, potenza innata, che “preme” prepotentemente<br />
dentro di noi per nutrire il suo<br />
“esistere”; è l’amore quel soffio v<strong>it</strong>ale che dà<br />
152 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La gemellar<strong>it</strong>à<br />
energia ad ogni organismo presente sotto il<br />
cielo. Questo stato dell’anima ha generato<br />
nell’uomo la comprensione di essere un’emanazione<br />
di quel sentimento, di quell’ardore,<br />
connaturato in noi, che ci ha forn<strong>it</strong>o l’idea<br />
dell’esistenza di Dio e l’aspirazione a farla<br />
nostra. E Dio ha trovato un modo intrigante,<br />
immaginoso, per colmare l’apparente distanza<br />
fra Lui e noi, “costringendoci”, attraverso la<br />
ricerca incessante di un abbraccio con gli altri,<br />
ad abbracciare Lui, per perdere così la nostra<br />
individual<strong>it</strong>à sofferente nella comunione con<br />
Lui. Infatti, quando noi amiamo, quando “sentiamo”<br />
l’altro in noi, e non solo lui , ma anche<br />
una stella o un fiore, come una sezione inscindibile<br />
del nostro essere, oltrepassiamo quella<br />
cicatrice invisibile, ci completiamo con l’altro<br />
e annulliamo quel senso di incompletezza,<br />
di vuoto, di divisione che ci tormentava: in<br />
ultima analisi, capiamo che non siamo “io”,<br />
ma comprendiamo che noi siamo “Uno”. Ma,<br />
allora, a cosa serve, in tutto ciò, in alcuni frangenti,<br />
il rivelarsi dell’antipatia se il rifiuto, la<br />
repulsione non unisce, ma ancor più separa?<br />
Serve, con tutta probabil<strong>it</strong>à, a farci apprendere<br />
di cosa necess<strong>it</strong>iamo per conoscere l’appagamento<br />
di una giusta relazione umana attraverso<br />
l’esperienza di un rapporto sbagliato,<br />
non gioioso, ma fastidioso. Imparando ad<br />
ev<strong>it</strong>are chi non è adatto alla nostra personale<br />
soddisfazione, diventiamo capaci di scegliere<br />
chi, invece, può indirizzare il nostro cammino<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
hoseki VAnnini<br />
Viene al mondo come Maria F. e<br />
diventa dopo un lungo, e spesso<br />
sofferto, percorso esistenziale<br />
Hoseki. Diplomata al liceo<br />
Classico, studia giurisprudenza<br />
senza convinzione o meglio con la certezza<br />
di aver scelto una facoltà non adatta a lei. Nel<br />
frattempo, si imbatte nei mille interrogativi sul<br />
significato <strong>della</strong> esperienza umana e inizia un<br />
cammino di personale ricerca spir<strong>it</strong>uale, condotto<br />
in assoluta e dolente sol<strong>it</strong>udine. Dall’età<br />
di quindici anni si dibatte fra i dubbi <strong>della</strong> sua<br />
ragione e le tesi del suo cuore. La sua ricerca<br />
non è conclusa, ma ha attraversato, con entu-<br />
siasmo e sofferenza in egual misura, ogni teoria<br />
capace, a suo avviso, di fornire risposte adeguate<br />
alle domande che le premevano dentro. Nel<br />
tempo ha pubblicato, con rispetto e umiltà, articoli<br />
<strong>della</strong> sua cresc<strong>it</strong>a interiore<br />
e che ora ha cercato di<br />
riassumere in parte nell’e-<br />
Book Anima gemella: illusione<br />
o realtà.<br />
Anima gemella<br />
Illusione o realtà?<br />
eBook, 2011<br />
vai scheda libro >><br />
Hoseki Vannini<br />
per vivere la letizia di essere completati, con<br />
amore e dedizione, da un nostro simile.<br />
Al sol<strong>it</strong>o, è la legge del contrasto che indirizza<br />
le nostre scelte. Quindi, ogni persona<br />
che arriva nella nostra v<strong>it</strong>a è un segnale per<br />
indicarci qual è la strada più breve e piacevole<br />
per arrivare a comprendere la dolcezza dell’unione<br />
con Dio, la nostra vera, unica, anima<br />
gemella.<br />
Ebbene ogni incontro produce una serie di<br />
eventi che, per la loro natura speciale, contribuiscono,<br />
grazie alle esperienze sentimentali,<br />
emozionali e spir<strong>it</strong>uali che ne derivano, all’evoluzione<br />
dell’Universo, che altro non è che la<br />
“Somma di noi”. E quando finalmente ci avviciniamo<br />
alla nostra meta, a quell’unico essere<br />
in tutto affine a noi, che, pertanto, colma ogni<br />
nostra mancanza, siamo pronti veramente ad<br />
incontrarci e a riunirci con Dio, a comprendere<br />
che siamo “Uno”, che tutto siamo e tutto è noi.<br />
Insomma, la gemellar<strong>it</strong>à, la realizzazione di<br />
questo concetto, è l’espediente, meraviglioso<br />
e fantasioso, creato da Dio per farci tornare a<br />
Lui, per farci rendere conto che mai siamo stati<br />
realmente separati e che, al momento <strong>della</strong><br />
nostra venuta sulla terra, abbiamo, sì, perso, e<br />
volontariamente, cioè in accordo con Dio che<br />
è amore e libertà, un ”pezzetto” di noi, ma solo<br />
per r<strong>it</strong>rovarlo nell’incessante amore di Dio, al<br />
fine di essere degni di perpetuare all’infin<strong>it</strong>o il<br />
Suo disegno d’amore.<br />
Runa Bianca 153
Anima gemella<br />
Illusione o realtà<br />
Hoseki Vannini<br />
DISPONIBILE<br />
IN LIBRERIA<br />
Come e dove trovarla?<br />
Seguendo i consigli di Hoseki, che ben sa per esperienza vissuta,<br />
non si potrà fallire. Si individua il vero processo efficace per utilizzare<br />
a proprio vantaggio la <strong>Le</strong>gge dell’Attrazione.
Parte I<br />
La “Scienza Sacra” dei<br />
costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
di Marisa Grande<br />
tempo di lettura 10 minuti<br />
Runa Bianca 155
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
Quell’energia convogliata in un punto,<br />
percep<strong>it</strong>a per facoltà innate dai<br />
geomanti dei popoli antichi, eleggeva<br />
alcuni luoghi <strong>della</strong> Terra al ruolo di centri<br />
privilegiati, ombelichi del mondo, onphalos,<br />
direttamente connessi a precisi punti nel cielo.<br />
Considerati collegati visivamente con alcuni<br />
astri splendenti nella calotta celeste, quei luoghi<br />
sulla Terra vincolavano energeticamente<br />
l’hab<strong>it</strong>at terreno dell’uomo con la “dimora celeste”<br />
degli dei. Dalla capac<strong>it</strong>à di relazionare<br />
la Terra con il cielo ne derivava una loro ins<strong>it</strong>a,<br />
naturale sacral<strong>it</strong>à, tramandata e perpetuata<br />
nel tempo anche in religioni diverse. Dal vincolo<br />
sacro di quei luoghi, che la natura aveva<br />
eletto quali concentrati di energia generatrice,<br />
derivava l’armonica corrispondenza dei<br />
rapporti tra corpi celesti interagenti nel cosmo.<br />
Dal cedimento di tale stretto legame,<br />
dovuto al r<strong>it</strong>ardo precessionale <strong>della</strong> Terra e<br />
letto come apparente sl<strong>it</strong>tamento retrogrado<br />
<strong>della</strong> posizione del Sole all’orizzonte, derivava<br />
il concetto di tendenza verso il caos. <strong>Le</strong> pratiche<br />
r<strong>it</strong>uali connesse a quei luoghi trovavano<br />
nella perenn<strong>it</strong>à del fuoco sacro e nel sacerdote<br />
praticante i tram<strong>it</strong>i energetici necessari<br />
per rinsaldare quel vincolo instaurato tra Terra<br />
e cielo, quel “matrimonio sacro” vivificante<br />
tra Terra e Sole. L’intento dell’uomo, legato al<br />
suo ancestrale istinto di sopravvivenza, era<br />
quello di stringere il rapporto di omotetica<br />
corrispondenza tra un universo illim<strong>it</strong>ato e la<br />
dimora dell’uman<strong>it</strong>à lim<strong>it</strong>ata, annullando o<br />
m<strong>it</strong>igando le conseguenze di un caos devastante,<br />
sperimentato ciclicamente durante il<br />
percorso terreno dell’uman<strong>it</strong>à.<br />
L’armonia e il caos<br />
Marisa Grande<br />
L’andamento verso il caos deriva dalla precarietà<br />
dell’equilibrio instabile ins<strong>it</strong>o nei sistemi<br />
complessi, reso irreversibile da un valore<br />
divergente dall’insieme dei valori che interagiscono<br />
nel sistema. Un pur minimo scarto, insinuandosi<br />
all’interno <strong>della</strong> regolar<strong>it</strong>à acquis<strong>it</strong>a,<br />
conduce il sistema verso una divergenza di<br />
valore esponenziale. Una condizione, questa,<br />
che coinvolge la regolar<strong>it</strong>à e l’andamento instabile<br />
e caotico di molti sistemi complessi, di<br />
quegli infin<strong>it</strong>i “universi” in equilibrio instabile<br />
e precario, che compongono il Cosmo nella<br />
sua dimensione micro e nella sua dimensione<br />
macro. Sanc<strong>it</strong>a oggi dalla legge del “Caos deterministico”,<br />
tale regola ieri era nota empiricamente<br />
attraverso le “armonie” e le “disarmonie”<br />
rilevate durante la costante osservazione<br />
del cielo.<br />
Il mon<strong>it</strong>oraggio attraverso i millenni del<br />
manifestarsi degli astri e l’attenzione alla loro<br />
regolar<strong>it</strong>à permettevano di registrare anche<br />
le pur minime variazioni caotiche insinuate<br />
nei loro cicli.<br />
L’osservazione privilegiata corrispondeva<br />
alla loro apparizione sull’orizzonte, ossia sulla<br />
linea virtuale lim<strong>it</strong>e, interposta tra Terra e cielo,<br />
la cui importanza fu sanc<strong>it</strong>a precocemente,<br />
riconoscendo una sua implic<strong>it</strong>a sacral<strong>it</strong>à.<br />
Fu compresa così la necess<strong>it</strong>à <strong>della</strong> sua stretta<br />
relazione con gli astri divinizzati, percep<strong>it</strong>i<br />
SERIE DI SIMBOLI DI ORIGINE ASTRONOMICA: LOSANGA, SPIRALE, CIRCONFERENZE CONCENTRICHE, PUN-<br />
TINI. (TRATTO DAL LIBRO DI MARISA GRANDE: DAI SIMBOLI UNIVERSALI ALLA SCRITTURA, BESA 2010).<br />
Grotta di Blombos (Sud Africa),<br />
Homo Sapiens-sapiens 77.000 a.C<br />
Motivo canamayte: NAM<br />
New Grange (Irlanda): Kerb Stone<br />
156 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Marisa Grande<br />
DIFFUSIONE DEL CULTO DELLA<br />
DEA MADRE, COSTELLAZIONE SE-<br />
GNATEMPO DELL’EMICICLO PRE-<br />
CESSIONALE DI 13.000 ANNI, CHE<br />
CONCLUSE IL PLEISTOCENE NEL<br />
MILLENNIO XI A.C. (TRATTO DAL<br />
LIBRO DI MARISA GRANDE: L’ORIZ-<br />
ZONTE CULTURALE DEL MEGALITI-<br />
SMO, BESA 2008)<br />
Runa Bianca 157
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
in forma antropica e zoomorfa per il<br />
loro rapporto di vicinanza relativa, e<br />
fu sanc<strong>it</strong>o uno specifico culto dell’orizzonte,<br />
orientato a mantenere tale<br />
connubio equilibrante.<br />
Esempi di registrazione di dati<br />
osservati furono riportati per mezzo<br />
delle figure geometriche simboliche<br />
riprodotte in p<strong>it</strong>tura o incise (losanga,<br />
serie di circonferenze concentriche,<br />
spirale semplice e doppia...) che<br />
si r<strong>it</strong>rovano su manufatti già risalenti<br />
al più remoto Paleol<strong>it</strong>ico (Africa,<br />
Bomblos: in insediamenti di 150.000<br />
anni, reperto con losanghe di 77.000<br />
anni).<br />
Serie di tacche e di punti per il<br />
calcolo del tempo furono incisi su<br />
ossa di animali in fase aurignaziana<br />
(<strong>Le</strong> Eyez de Tayac, 32.000 anni fa) ma<br />
ancor prima, figure antropomorfe<br />
furono scolp<strong>it</strong>e per riprodurre l’immagine<br />
divinizzata di costellazioni<br />
elette a segnatempo degli emicicli<br />
precessionali che si avvicendavano<br />
ogni 13.000 anni solari (dea madre riprodotta<br />
su manufatti che risalgono<br />
anche a 40.000 anni fa, Orione a 32.000 anni<br />
fa).<br />
Sono tutti documenti iconografici ai quali<br />
solo recentemente, con le ultime scoperte, è<br />
stato riconosciuto loro un inaspettato carattere<br />
astronomico.<br />
L’osservazione <strong>della</strong> volta celeste, il mon<strong>it</strong>oraggio<br />
del rapporto tra la levata e il tramonto<br />
degli astri cost<strong>it</strong>uì infatti un bagaglio<br />
culturale astronomico, m<strong>it</strong>ico, religioso e di<br />
organizzazione del tempo e dello spazio tramandato<br />
ininterrottamente per immagini<br />
simboliche dal Paleol<strong>it</strong>ico più remoto fino III<br />
millennio a.C., quando in epoca storica potè<br />
confluire nelle conoscenze dell’astronomia<br />
ufficale, redatte in modo più esplic<strong>it</strong>o per<br />
l’apporto dato dalla scr<strong>it</strong>tura.<br />
La ciclic<strong>it</strong>à dei r<strong>it</strong>mi armonici del cosmo<br />
dettò molto precocemente le regole per<br />
l’organizzazione sociale dell’uman<strong>it</strong>à, per la<br />
sistematic<strong>it</strong>à <strong>della</strong> conoscenza, per l’orientamento<br />
verso un agire morale. <strong>Le</strong> ar<strong>it</strong>mie caotiche,<br />
invece, decretarono la possibil<strong>it</strong>à di<br />
un’alternanza a quelle norme, l’anarchia, il<br />
non-rispetto delle regole, la dissolutezza di<br />
un agire incontrollato.<br />
Entrambe le tendenze, all’armonia e al<br />
caos, sancirono la coesistenza delle opposte<br />
dual<strong>it</strong>à presenti in natura, tanto nell’universo,<br />
per l’altalenante agire divino, quanto in Terra<br />
per l’orientamento morale dell’uomo, fortemente<br />
attratto sia verso il bene, che verso il<br />
male.<br />
La geometria sacra<br />
Marisa Grande<br />
CARPIGNANO SALENTINO (LE): TRILITE. (FOTO DI EZIO SARCINELLA)<br />
<strong>Le</strong> forme tratte dall’osservazione dei cicli<br />
cosmici confluirono poi nella geometria sacra<br />
e nella scr<strong>it</strong>tura, ma erano state già applicate<br />
nel megal<strong>it</strong>ismo, che contiene in sè un “codice<br />
cosmico” di simboli e numeri sacri.<br />
Riuscire a “leggere” tale codice di origine<br />
cosmica, poichè mutuato dall’osservazione<br />
astromica dei cicli degli astri, di breve e di lungo<br />
termine, crea condizioni di imbarazzo agli<br />
158 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
studiosi che hanno prefer<strong>it</strong>o cogliere<br />
per secoli nel fenomeno del megal<strong>it</strong>ismo<br />
la sua faccia arcana ed insondabile<br />
e nei loro costruttori gli anonimi<br />
e inconoscibili personaggi di origine<br />
e di natura misteriosa, inclassificabili<br />
sul piano delle civiltà note ed estranei<br />
ad un contesto meglio defin<strong>it</strong>o<br />
delle culture storiche.<br />
Il fenomeno del megal<strong>it</strong>ismo corrisponde,<br />
invece, alla testimonianza<br />
tangibile di una conoscenza antica,<br />
da r<strong>it</strong>enersi molto avanzata, colta<br />
con un metodo empirico di carattere<br />
astronomico, facendo leva sulle proprietà<br />
di un cervello di homo sapiens<br />
che offriva estese facoltà percettive<br />
e di elaborazione mentale dell’esperienza,<br />
potenziate dall’immersione<br />
totale, “a carattere adesivo”, con il<br />
proprio ambiente e con la natura.<br />
Partendo dal suo centro di osservazione,<br />
luogo prescelto come “centro<br />
sacro” attraversato da una colonna<br />
di energia che lo vincolava ad un<br />
astro di riferimento nel cielo, l’uomo<br />
che costruì megal<strong>it</strong>i nel mondo era<br />
in grado, per averne ered<strong>it</strong>a le facoltà<br />
dai progen<strong>it</strong>ori sapiens, di amplificare<br />
le sue capac<strong>it</strong>à percettive estendendo<br />
il suo essere nelle dimensionialtre<br />
del cosmo. La sua psiche, stimolando<br />
le sue doti innate, in virtù <strong>della</strong><br />
convinzione di essere protetto da<br />
ent<strong>it</strong>à superiori incidenti con flussi di<br />
energia concentrati per direzione centripeta<br />
sul luogo prescelto, agiva da ente propulsore<br />
per l’estensione <strong>della</strong> propria “anima spir<strong>it</strong>uale”<br />
entro dimensioni non terrene, dove la sua<br />
“anima intellettiva” poteva avere accesso alle<br />
conoscenze superiori e ad un linguaggio degli<br />
dei, che si rivelava per simboli e per forme<br />
geometriche semplici e complesse.<br />
Il piano ponderale megal<strong>it</strong>ico<br />
I costruttori di megal<strong>it</strong>i intesero impiegare,<br />
costruendo monumenti megal<strong>it</strong>ici sui luoghi<br />
energetici del pianeta, la loro conoscenza<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Marisa Grande<br />
MODELLO DELLA PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, DOVUTO AL MOTO<br />
RETROGRADO IMPRESSO ALLA TERRA DALL’AZIONE FRENANTE DEL<br />
SUO ASSE OBLIQUO, CHE LA FA OSCILLARE IMPRIMENDOLE UN “EF-<br />
FETTO TROTTOLA”. (TRATTO DAL POSTER DI MARISA GRANDE: MO-<br />
DELLI COSMICI IN ARCHEOASTRONOMIA, S.I.A., PADOVA 2001)<br />
empirica dell’interazione energetica (grav<strong>it</strong>azionale<br />
ed elettromagnetica) esistente tra la<br />
Terra, il Sole, la Luna e i pianeti del sistema solare,<br />
con lo scopo di sviluppare un piano ponderare<br />
tendente al bilanciamento <strong>della</strong> Terra.<br />
Il loro impegno rappresentò una “risposta<br />
possibile” per risolvere il problema dell’andamento<br />
caotico ciclico che interessa la Terra<br />
nelle fasi cruciali interne al ciclo <strong>della</strong> precessione<br />
degli equinozi (conoscenza attribu<strong>it</strong>a<br />
ufficialmente ad Ipparco da Nicea nel II secolo<br />
a.C.).<br />
La condizione di caos subìto dalla Terra e<br />
pagato dall’uman<strong>it</strong>à con eventi caotici anche<br />
estremi, come il diluvio tramandato in tutte le<br />
Runa Bianca 159
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
culture del mondo, è ascrivibile alla tendenza<br />
dell’asse terrestre a raggiungere ciclicamente<br />
la sua massima inclinazione sotto l’azione<br />
grav<strong>it</strong>azionale, solare, lunare e planetaria, cui<br />
è soggetto.<br />
L’effetto trottola, ossia l’oscillazione <strong>della</strong><br />
Terra intorno al suo asse obliquo, può essere<br />
benefico quando determina l’alternanza delle<br />
stagioni, ma può rivelarsi anche catastrofico e<br />
distruttivo, quando è accentuato da un’ampia<br />
angolazione rispetto ad una sua ideale vertical<strong>it</strong>à.<br />
I costruttori di megal<strong>it</strong>i elevarono, perciò,<br />
sistemi di monumenti rispondenti a vari modelli<br />
costruttivi, per applicare un deliberato<br />
piano ponderale che potesse bilanciare l’asse<br />
terrestre, ai fini di sottrargli l’andamento caotico<br />
dovuto alla sua tendenza alla massima<br />
inclinazione, possibile causa di ribaltamento<br />
fisico <strong>della</strong> Terra o di ribaltamento delle sue<br />
polar<strong>it</strong>à magnetiche.<br />
Tale operazione megal<strong>it</strong>ica richiedeva l’im-<br />
Marisa Grande<br />
piego di rocce dalle proprietà di buoni conduttori<br />
(quarzo, pietre sarsen, pietre blu, porfido,<br />
sabbia, calcare...) e acqua, quale veicolo<br />
di flussi magnetici per mezzo dei sali ionici in<br />
essa disciolti, ai fini di orientare in “modo coerente”<br />
le linee di flusso sotterranee ed aeree<br />
del campo magnetico terrestre.<br />
Richiedeva anche l’impiego di cattivi conduttori,<br />
come la mica, per interrompere o deviare<br />
gli stessi flussi, in funzione del mantenimento<br />
dell’equilibrio energetico-vibrazionale<br />
e per il potenziamento del campo magnetico<br />
terrestre. Tale piano equilibrante impiegava<br />
conoscenze scientifiche avanzate sul piano<br />
astronomico, geologico e chimico-fisico, che,<br />
secondo la logica attuale, i costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
non potevano possedere, pur avendo<br />
essi applicato un principio fisico, oggi noto<br />
come “riflettanza”, per modificare le risonanze<br />
vibranti delle pietre e modulare le loro sonor<strong>it</strong>à,<br />
alla stregua di antichi diapason.<br />
SERRA DI MARTIGNANO (LECCE): SPECCHIA DEI MORI. (FOTO DI EZIO SARCINELLA)<br />
160 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
Diffusione dei sistemi<br />
megal<strong>it</strong>ici<br />
Cercati e riconosciuti i “centri naturali” attraverso<br />
i quali il flusso elettromagnetico irradiato<br />
dal nucleo <strong>della</strong> Terra raggiunge la<br />
l<strong>it</strong>osfera, ossia i luoghi appropriati per accogliere<br />
i loro monumenti equilibranti il campo<br />
magnetico terrestre, i costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
elevavano cumuli l<strong>it</strong>ici in funzione di “montagne<br />
sacre”. Quei centri, nei quali i flussi<br />
elettromagnetici si convertivano in flussi di<br />
energia sismica, mo<strong>della</strong>vano naturalmente,<br />
con la loro irradiazione di energia vibrazionale,<br />
il terr<strong>it</strong>orio circostante, configurando “celle<br />
geomorfologiche” circolari ed espanse.<br />
Marisa Grande<br />
Tale modello è meglio riconoscibile negli<br />
“anelli di fuoco”, serie di vulcani disposti ad<br />
arco, di cui solo quello di più recente formazione<br />
risulta attivo, poichè la l<strong>it</strong>osfera circostante<br />
ruota intorno al centro energetico dell’anello,<br />
scorrendo su un bacino magmatico periferico,<br />
che di volta in volta attiva un nuovo vulcano.<br />
Soggette a vibrazioni elettromagnetiche,<br />
con fenomeni distruttivi accentuati sulla circonferenza<br />
di massima espansione composta<br />
dai minerali a minore conduzione rispetto a<br />
quelli a maggiore conduzione naturalmente<br />
aggregati al centro, quelle celle geomorfologiche<br />
circolari, diffuse su tutta la superficie<br />
terrestre, si spiegano oggi con i modelli matematici<br />
elaborati da Mandelbrot, resi visibili<br />
ESEMPIO DI MODELLAZIONE DEL GARGANO, NELL’ALTA PUGLIA, SECONDO LA CONFIGURAZIONE A<br />
“CELLE GEOMORFOLOGICHE”, DOVUTA ALL’AZIONE DELL’ENERGIA VIBRAZIONALE ELETTROMAGNETICA<br />
IRRADIATA DAI CENTRI DELLE RISPETTIVE CELLE INTERAGENTI IN FORMA ESPANSA. (ELABORAZIONE DI<br />
MARISA GRANDE SU CARTA IDROGEOLOGICA APAT DELL’ITALIA MERIDIONALE)<br />
Agosto 2011 | n.2<br />
Runa Bianca 161
La “Scienza Sacra” dei costruttori di megal<strong>it</strong>i<br />
MANDELBROT: FORMA FRATTALI SU SFERA<br />
tram<strong>it</strong>e la computer-grafica. Ossia la forma<br />
di ogni elemento frattale si r<strong>it</strong>rova ripetuto a<br />
tutti i tipi di scala e giustifica la simil<strong>it</strong>udine<br />
presente nella modular<strong>it</strong>à che interessa tutti i<br />
sistemi-complessi presenti in natura.<br />
Con l’intervento megal<strong>it</strong>ico, mirato a m<strong>it</strong>igare<br />
la forza di espansione dal centro verso la<br />
periferia, si poteva modulare la loro energia<br />
distruttiva, al confine con le celle lim<strong>it</strong>rofe,<br />
MArisA grAnDe<br />
Dopo la sua carriera di insegnante<br />
di Disegno e Storia<br />
dell’Arte, continua nel campo<br />
artistico con un linguaggio originale,<br />
la Synergetic-Art, che<br />
trova la sua piena espressione nel “meta-realismo”<br />
<strong>della</strong> sua p<strong>it</strong>tura e <strong>della</strong> sua poesia. Con il<br />
Manifesto del Movimento culturale “Synergeticart<br />
1990” (www.synergetic-art.com) ha avviato<br />
un’attiv<strong>it</strong>à di studi e di ricerca pluri-disciplinare,<br />
condotta con approccio sistemico, per cogliere<br />
le interconnessioni esistenti tra le varie branche<br />
del sapere e promuovere una rinnovata visione<br />
Marisa Grande<br />
trasformandole in “celle geodetiche”<br />
ad energia distruttiva-controllata.<br />
Impiegando i megal<strong>it</strong>i dalle<br />
proprietà di buoni conduttori, che<br />
modulavano e rendevano coerenti<br />
i flussi magnetici, le celle potevano<br />
operare un’azione equilibrante<br />
sull’intero sistema planetario, m<strong>it</strong>igando<br />
l’azione distruttiva dovuta<br />
all’effetto trottola dell’asse terrestre<br />
eccessivamente inclinato.<br />
Marcatori, come le specchie l<strong>it</strong>iche,<br />
o colline artificiali, cost<strong>it</strong>uivano<br />
i centri geodetici di sistemi megal<strong>it</strong>ici<br />
composti da menhir e da dolmen<br />
distribu<strong>it</strong>i con ordine nella cella<br />
geomorfologica, aventi funzione di<br />
“modulatori di flussi” dell’energia in<br />
espansione irradiata da quei centri<br />
energetici naturali.<br />
I “cerchi sacri”, gli henges espansi<br />
in circonferenze concentriche intorno<br />
alle specchie, alle colline sacre, alle<br />
pietre-altare, ai focolari sacri ricalcavano,<br />
per i costruttori di megal<strong>it</strong>i, il modello<br />
naturale dettato dalla configurazione a celle<br />
geomorfologiche <strong>della</strong> superficie terrestre.<br />
Su quei luoghi precocemente marcati con<br />
megal<strong>it</strong>i, furono erette piramidi, ziqqurat, hav<strong>it</strong>te,<br />
kurgan, stupa, templi pagani o monoteisti,<br />
tutti monumenti aventi la medesima<br />
funzione equilibrante ottemperata in origine<br />
dai sistemi geodetici megal<strong>it</strong>ici.<br />
<strong>della</strong> conoscenza. Collabora con associazioni<br />
culturali e case ed<strong>it</strong>rici e scrive articoli per riviste<br />
di cultura. Tra le sue pubblicazione ricordiamo:<br />
L’orizzonte culturale del megal<strong>it</strong>ismo<br />
(Besa, 2008) e...<br />
Dai simboli universali<br />
alla scr<strong>it</strong>tura<br />
Besa, 2010<br />
vai scheda libro >><br />
162 Runa Bianca Agosto 2011 | n.2
Siete in piena vacanza e non avete nulla da fare? Siete al<br />
lavoro e avete voglia di distrarvi? Siete stanchi <strong>della</strong> sol<strong>it</strong>a<br />
zuppa riscaldata? Liberatevi dalla noia leggendo il nuovo<br />
numero di Runa bianca, a settembre vi sorprenderà!<br />
Nel prossimo numero...<br />
Scopriremo insieme a Di Christopher Knight e Alan Butler<br />
che il progetto delle piramidi di Giza risale a 1.000 anni<br />
prima di quanto si pensi. C’è una ver<strong>it</strong>à nascosta dietro gli<br />
immortali versi dell’Iliade e dell’Odissea? Analizzeremo la<br />
questione insieme a Alberto Majrani. Faremo un tuffo nel<br />
lontano passato con Paolo Battistel alla ricerca <strong>della</strong> civiltà<br />
perduta di Göbekli Tepe. Con Ludovico Polastri sveleremo<br />
l’enigma <strong>della</strong> massa. Esiste il tredicesimo segno zodiacale?<br />
Con Luana Monte vedremo l’esistenza di Ofiuco...<br />
...e tanto altro ancora nel numero di SETTEMBRE!