17.06.2013 Views

Cantiere Basilica Ulpia - Rome - The Imperial Fora

Cantiere Basilica Ulpia - Rome - The Imperial Fora

Cantiere Basilica Ulpia - Rome - The Imperial Fora

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Premessa<br />

CANTIERE BASILICA ULPIA<br />

BREVE RELAZIONE SUGLI INTERVENTI ESEGUITI<br />

Il coinvolgimento dell’Istituto Centrale del Restauro nell’intervento di restauro e conservazione del<br />

pavimento in opus sectile pertinente alla <strong>Basilica</strong> <strong>Ulpia</strong>, recentemente scoperto durante<br />

l’ampliamento e la ristrutturazione dei locali di proprietà della Fondazione Alda Fendi, risale al<br />

mese di febbraio 2004, e si inquadra nell’ambito del rapporto di collaborazione, avviato da anni,<br />

con la Soprintendenza archeologica di Roma.<br />

Gli interventi, che sono stati inseriti nel programma didattico del Corso di restauro sui materiali<br />

lapidei e musivi della scuola dell’Istituto Centrale del Restauro, si sono svolti in due fasi.Durante la<br />

prima (aprile-maggio 2004) sono state effettuate operazioni di emergenza nell’area interna al<br />

cantiere, al piano delle cantine; la seconda (settembre–novembre 2004), dopo il completamento<br />

dell’intervento precedente e la realizzazione della copertura e del confinamento dello spazio, si è<br />

svolta principalmente nell’area situata al di sotto del piano stradale prospiciente all’edificio.<br />

Stato di conservazione – breve descrizione<br />

Come è noto, durante i lavori del cantiere per l’allestimento del nuovo spazio espositivo della<br />

Fondazione Alda Fendi erano venute in luce alcune porzioni del pavimento antico inglobate nelle<br />

fondazioni del palazzo, e in modo più cospicuo nell’area al di sotto del piano stradale, attualmente<br />

coperta dal nuovo solaio.<br />

Dell’antico piano pavimentale sono conservate alcune lastre del rivestimento marmoreo in opus<br />

sectile, in pavonazzetto, giallo antico brecciato e africano, allettate in una malta idraulica<br />

dall’ottima resistenza meccanica con l’ausilio di lastrine di ardesia o marmo che ne compensavano<br />

le differenze di spessore. In un’area circoscritta è stata anche rinvenuta, al di sotto di una lastra<br />

marmorea, una lastra di piombo, utilizzata probabilmente per arginare, localmente, infiltrazioni di<br />

acqua.<br />

Nella fase di abbandono dell’edificio furono rimosse per essere riutilizzate molte lastre marmoree;<br />

oggetto dello spoglio furono soprattutto quelle di pavonazzetto, in quanto il giallo antico e<br />

l’africano, essendo delle brecce, caratterizzate da linee di fatturazione naturale, sono di difficile<br />

asportazione e reimpiego.<br />

La presenza in alcune zone di lastre di granito, non coerenti con il disegno originale del pavimento,<br />

sembrerebbe indicare delle possibili sostituzioni antiche.<br />

Delle lastre ora perdute si conservano quasi integralmente le impronte sulle malte dello strato di<br />

preparazione; ciò consente di ricostruire la tessitura dell’intero lastricato marmoreo.<br />

I marmi superstiti sono in discreto stato di conservazione per quanto concerne la coesione del<br />

materiale costitutivo, vi si riscontrano però in alcuni punti numerose lesioni e microfratture con<br />

distacchi di parti; risultano maggiormente danneggiate le lastre di giallo antico, gravemente<br />

fratturate soprattutto in corrispondenza dei margini, ed in alcune zone scarsamente adese alla malta<br />

di allettamento.


Le lastre di pavonazzetto e giallo antico, che compongono il disegno principale, misurano circa m<br />

1,78 x 0,87; quelle di africano, che riquadrano l’area delle colonne e delle rote, hanno dimensioni<br />

variabili. Il loro spessore, che va da cm 2,5 a cm 4,5, in qualche caso non è costante all’interno della<br />

stessa lastra (taglio irregolare).<br />

Le malte dello strato di allettamento sono in genere in buone condizioni di conservazione; più<br />

critica è la condizione degli spezzoni di ardesia che erano allettati nella malta dello stato di<br />

preparazione, caratterizzati da estrema fragilità, con fenomeni di decoesione, fratturazione,<br />

scagliatura. Ciò risulta più accentuato nelle zone dove erano presenti ristagno di umidità e<br />

allagamenti causati da infiltrazioni di acqua, nella zona inizialmente all’aperto, situata al di sotto del<br />

piano stradale. In questo settore le malte dello strato di preparazione, come i marmi, si presentavano<br />

coperti sia da depositi incoerenti costituiti da terriccio, sia da strati più coerenti di malta,<br />

incrostazioni carbonatiche e fango di consistenza variabile.<br />

I frammenti lapidei di grandi dimensioni rinvenuti all’interno dell’area di scavo sono<br />

principalmente parti di colonne in granito e marmo cipollino ed elementi architettonici (capitelli,<br />

architravi) in marmo bianco. Essi presentano depositi superficiali coerenti ed incoerenti,<br />

incrostazioni calcaree e di malta, mancanze. In particolare uno dei frammenti di colonna in granito è<br />

gravemente fratturato in quattro parti.<br />

Metodologia<br />

Gli interventi sono stati preceduti da una accurata documentazione dello stato di conservazione al<br />

fine della elaborazione di carte tematiche e della progettazione delle operazioni di restauro.<br />

La metodologia seguita è stata quella che l’ICR applica da anni nella conservazione delle aree e dei<br />

monumenti archeologici, finalizzata alla conservazione in situ anche dei manufatti più fragili,<br />

mediante interventi localizzati e differenziati a seconda dei fenomeni di degrado presenti.<br />

Essi sono caratterizzati dall’impiego di materiali di restauro compatibili con i materiali costitutivi<br />

originari e dal rispetto per le parti originali dei manufatti, nel pieno recupero dei loro valori storici e<br />

artistici.<br />

In questa specifica situazione, nella prima fase (aprile-maggio) sono stati effettuati prevalentemente<br />

interventi di urgenza finalizzati a mettere in sicurezza i manufatti e a limitare i fenomeni di degrado<br />

presenti, realizzando nel contempo dispositivi di protezione per la loro salvaguardia durante le fasi<br />

del cantiere edile.<br />

Nella seconda fase (mesi settembre-novembre) sono stati completati gli interventi sui manufatti<br />

situati nell’area interna ed effettuate alcune operazioni di pulitura preliminare nell’area cd. esterna,<br />

dopo la realizzazione del solaio e delle strutture di confinamento.<br />

Qui sono state anche effettuate operazioni di pulitura e consolidamento di alcune lastre marmoree al<br />

fine di mettere a punto la metodologia per il completamento degli interventi di restauro da eseguirsi<br />

successivamente.<br />

Nel corso del cantiere sono stati eseguiti alcuni prelievi delle malte degli strati preparatori e<br />

dell’allettamento delle lastre marmoree al fine di caratterizzare i materiali costitutivi originari e<br />

acquisire ulteriori informazioni sulle tecniche esecutive antiche.


Gli interventi realizzati<br />

Nei periodi aprile – maggio e settembre 2004 gli interventi sono stati circoscritti all’area coperta<br />

interna all’edificio corrispondente al piano delle cantine.<br />

Sono state eseguite le seguenti operazioni sulle malte di allettamento e sulle lastre lapidee ancora in<br />

situ:<br />

spolveratura delle superfici e rimozione dei depositi incoerenti;<br />

rimozione meccanica dei depositi fangosi presenti nella fossa laterale riempita<br />

provvisoriamente con bentonite e nel fondo del corridoio, in corrispondenza della lastra di<br />

marmo africano;<br />

ricognizione delle zone di distacco delle malte e delle aree di frammentazione delle lastre<br />

lapidee;<br />

riadesione dei frammenti lapidei, eseguita con resina epossidica;<br />

riposizionamento provvisorio dei frammenti lapidei stessi, eseguito con malta idraulica;<br />

ancoraggio provvisorio dei margini delle lastre e di tutte le zone dissestate, compresi gli<br />

spessori in ardesia, eseguito con malta idraulica.<br />

Nel mese di settembre 2004 sono stati portate a termine le operazioni di pulitura, consolidamento,<br />

riadesione e integrazione sulle lastre marmoree e sulle malte, con l’unica esclusione della<br />

protezione finale, da eseguirsi a lavori edili ultimati.<br />

Nella pausa dei lavori e a conclusione degli interventi le superfici sono state protette con geotessuto<br />

e palancato ligneo.<br />

Nel mese di ottobre 2004, si è potuto intervenire nell’area sottostante al piano stradale, ormai<br />

completamente confinata, dove però si sono riscontrate, seppure in aree circoscritte, infiltrazioni di<br />

acqua e presenza di umidità.<br />

Le operazioni effettuate sono state articolate nel modo seguente:<br />

rimozione meccanica dei depositi fangosi presenti sulle malte nelle zone bagnate;<br />

spolveratura e rimozione depositi incoerenti presenti nelle zone asciutte;<br />

rimozione meccanica dei depositi coerenti e delle incrostazioni di malta presenti sulle malte<br />

e sulle lastre marmoree;<br />

ricomposizione dei frammenti distaccati di alcune lastre con primo incollaggio eseguito con<br />

resina epossidica;<br />

prima pulitura dei depositi incoerenti presenti sulla lastra di piombo rinvenuta al di sotto di<br />

due lastre in prossimità della grande lacuna centrale;<br />

asportazione dei depositi fangosi misti a frammenti lapidei e di malta dalle zone dove si è<br />

verificato lo sprofondamento e la deformazione del piano pavimentale, con perdita degli<br />

strati preparatori e del rivestimento marmoreo.<br />

Nel corso del mese di novembre è previsto il restauro di alcuni grandi frammenti marmorei della<br />

decorazione architettonica rinvenuti nell’area di scavo (colonne, capitelli e frammenti<br />

architettonici).<br />

Altri significativi frammenti architettonici di minori dimensioni, attualmente in un deposito situato<br />

presso l’area dello scavo, verranno trasferiti presso il laboratorio materiali lapidei dell’Istituto<br />

Centrale del Restauro per essere sottoposti, nell’ambito dell’attività didattica, ai necessari interventi<br />

conservativi.


Gli interventi da completare<br />

Al momento attuale l’intervento di restauro non può considerarsi terminato in quanto sono ancora<br />

necessarie le seguenti operazioni da effettuarsi nel grande ambiente ora confinato:<br />

pulitura approfondita delle malte di allettamento e delle lastre lapidee da eseguirsi<br />

meccanicamente e chimicamente;<br />

ricomposizione definitiva delle lastre frammentate con resina epossidica e loro allettamento<br />

su strato di malta idraulica;<br />

esecuzione di stuccature idonee per composizione e colore al fine di integrare fessurazioni e<br />

parti mancanti;<br />

riempimento delle fosse di sprofondamento con malte adeguate;<br />

pulitura della lastra di piombo;<br />

pulitura ed eventuale ricomposizione delle colonne in granito e cipollino presenti nell’area;<br />

protezione finale delle lastre lapidee eseguita con protettivo idrorepellente e finitura con cera<br />

microcristallina.<br />

Hanno partecipato al cantiere didattico i seguenti allievi della Scuola dell’ICR :<br />

Allievi del IV anno:<br />

Barbara Di Odoardo<br />

Megan Mahan<br />

Francesca Montozzi<br />

Daria Montemaggiori<br />

Giusy Ianiri<br />

Allievi del I anno<br />

Angela Galli<br />

Sara La Viola<br />

Laura Olivetti<br />

Ylenia Rubino<br />

Martina Barbone<br />

Heydi Dato<br />

Cinzia Giorgi<br />

Direzione del cantiere didattico: dott.ssa Maria Concetta Laurenti<br />

Restauratori docenti: Luciana Festa. Daniela Gennari<br />

Collaboratori scientifici: dott. Pierluigi Bianchetti, dott. Maurizio Coladonato<br />

Documentazione fotografica: Paolo Piccioni

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!