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Il caso Cervia - Storia In Rete

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dere nulla, in denaro, per sé? Questa<br />

volta, però, c’è qualcosa di diverso: la<br />

corazza di disincanto che Marisa ha<br />

costruito attorno a sé si incrina, perché<br />

il pensiero corre alle parole di quel<br />

sottosegretario durante l’incontro di<br />

sei mesi prima. Per la prima volta da<br />

tempo, il dubbio che la soluzione possa<br />

essere davvero a un passo si fa concreto.<br />

Marisa pretende le prove, chiede<br />

a Lo Sito di incontrare l’uomo che vogliono<br />

farle credere sia suo marito. Per<br />

tutta risposta, le viene data una serie<br />

di scadenze da rispettare perché tutto<br />

fili liscio. Ma la «road map» verso<br />

l’incontro si macchia subito di rinvii<br />

e spostamenti e appuntamenti saltati,<br />

con motivazioni sempre diverse. L’ultimo<br />

passo, quello cruciale, viene fissato<br />

per le 16 di sabato 14 giugno 1997.<br />

Giusto due giorni dopo la data in cui,<br />

secondo il presunto collaboratore del<br />

SISMI, Davide sarebbe stato fatto<br />

rientrare in Italia, a Mestre. Le ore che<br />

precedono l’appuntamento potenzial-<br />

mente decisivo sono vissute<br />

dai <strong>Cervia</strong> con un livello<br />

di tensione mai provato<br />

fin qui. Gianluca Cicinelli,<br />

che dall’inizio<br />

ha gestito ogni rapporto<br />

con l’uomo<br />

del SISMI, in continuo<br />

contatto telefonico<br />

viene invitato<br />

fin dalla mattina a<br />

tenersi pronto per<br />

raggiungere un punto<br />

di Roma che gli sarebbe<br />

stato comunicato all’ultimo<br />

momento. Del viaggio di<br />

avvicinamento verso la capitale<br />

sono stati comunicati i particolari più<br />

insignificanti, compreso il noleggio di<br />

un furgone a Mestre per raggiungere<br />

la città. Lo Sito chiama più volte Cicinelli,<br />

anche durante il tragitto in autostrada.<br />

Fissa un primo appuntamento<br />

a metà strada, a Firenze, poi cambia<br />

idea e chiede di restare a Roma. Quin-<br />

Davide <strong>Cervia</strong> negli anni Ottanta prima di congedarsi, a bordo della fregata<br />

italiana Maestrale. L’ex sottuffi ciale è stato rapito il 12 settembre 1990<br />

Rino Serri (1933-2006) era<br />

sottosegretario agli Esteri<br />

del governo Prodi nel 1997.<br />

Promise a Marisa <strong>Cervia</strong><br />

la liberazione del marito<br />

tramite contatti<br />

coi libici, ma poi negò<br />

ogni cosa<br />

di invita i <strong>Cervia</strong> a<br />

non allontanarsi da<br />

piazza della Repubblica,<br />

perché l’incontro<br />

potrebbe avvenire<br />

in un albergo lì vicino.<br />

All’ultimo, fissa il luogo definitivo:<br />

una saletta privata del<br />

bar Rosati, in piazza del Popolo. E i<br />

<strong>Cervia</strong> si organizzano. Dislocati alla<br />

spicciolata – chi dentro il locale, chi<br />

fuori, chi dall’altro lato della piazza<br />

– sul possibile teatro del rilascio di<br />

Davide sono presenti Gianluca Cicinelli<br />

e Sandro Silbi (i vertici del Comitato<br />

per la verità), più due giornalisti, oltre<br />

ovviamente a Marisa e papà Alberto<br />

all’interno del caffé. L’accordo prevede<br />

che i <strong>Cervia</strong> debbano attendere un<br />

segnale. I minuti passano tra le telefonate<br />

dei figli di Marisa e degli amici<br />

presenti sul posto, la preoccupazione<br />

che monta, l’angoscia. A un certo<br />

punto, però, diventa chiaro che all’appuntamento<br />

non si presenterà nessuno.<br />

Due ore dopo l’ora prefissata, di<br />

Lo Sito non c’è traccia. Dov’è finito?<br />

E dov’è Davide? I <strong>Cervia</strong> decidono che<br />

è il momento di muoversi: «Andiamo<br />

a chiederglielo di persona». Tutti insieme<br />

muovono verso l’abitazione che<br />

Lo Sito condivide con i genitori e un<br />

fratello, nel quartiere Trionfale, vicino<br />

al Forte Braschi (sede del SISMI, il servizio<br />

segreto militare: solo una coincidenza?).<br />

Citofonano, senza successo:<br />

in casa c’è chiaramente qualcuno, ma<br />

nessuno risponde. Dopo un tira e molla,<br />

il padre di Lo Sito si fa vivo: «Mio<br />

figlio non è in casa, non si fa vedere<br />

da giorni e non abbiamo idea di dove<br />

Marisa porge alla madre il telefonino. Lei sbarra gli occhi:<br />

«Davide!». Quando Marisa riprende l’apparecchio, cade<br />

la linea. <strong>Il</strong> cuore a mille, le tempie che pulsano, la testa<br />

che sembra scoppiare. «Era lui. Allora è vivo. Allora forse…»<br />

STORIA IN RETE | 24 Marzo 2008 Marzo 2008<br />

sia». Poche ore dopo, Lo Sito risponderà<br />

al telefono: «Vi giuro, era tutto vero:<br />

la cosa è saltata per un imprevisto dell’ultimo<br />

momento». E il sapore della<br />

sconfitta si fa ancora più acre.<br />

Dall’amarezza di quel sabato, dell’appuntamento<br />

al bar di piazza del<br />

Popolo, dell’illusione che trasfigura<br />

nell’amarezza più feroce sono passate<br />

solo 72 ore, forse poco più. È passata<br />

la mezzanotte, i bambini sono già a<br />

letto, Marisa sta per raggiungerli. La<br />

sua mente non riesce a liberarsi di tutti<br />

quegli interrogativi che l’accompagnano<br />

senza sosta da tre giorni: che<br />

fine ha fatto Lo Sito? Se è l’ennesimo<br />

mitomane, perché spingersi fino a<br />

quel punto, per quale motivo organizzare<br />

una messinscena così spettacolare?<br />

E se invece dicesse la verità? Se<br />

davvero qualcosa fosse andato storto<br />

all’ultimo momento e la liberazione<br />

di Davide soltanto rimandata? All’improvviso,<br />

il trillo di un cellulare. Se<br />

fosse lo squillo di un telefono fisso, ci<br />

sarebbe poco a meravigliarsi: in casa<br />

<strong>Cervia</strong>, le telefonate (mute, anonime,<br />

minatorie) in piena notte sono state la<br />

regola, per anni. Ma un telefonino no,<br />

è diverso: Marisa lo usa poco e soprattutto<br />

è abituata a spegnerlo sempre,<br />

subito dopo cena. Eppure quel trillo<br />

che risuona nella villetta di Frascati<br />

proviene proprio dal suo cellulare,<br />

non c’è dubbio: evidentemente lo ha<br />

dimenticato acceso, al piano di sopra,<br />

vicino al camino. Col cuore in gola,<br />

spaventata e incuriosita, si precipita a<br />

rispondere. Dall’altra parte si sentono<br />

voci, sembra una conversazione di lavoro<br />

tra alcuni uomini e almeno una<br />

donna. Pochi istanti appena e Marisa<br />

si sente morire: una di quelle voci appartiene<br />

a Davide. Sulle prime, urla<br />

Digitando “Davide <strong>Cervia</strong>”<br />

883 pagine<br />

indirizzo consigliato:<br />

www.misteriditalia.it<br />

il nome del marito con tutto il fiato<br />

che ha in corpo, lo chiama, cerca di<br />

farsi riconoscere, di attirare l’attenzione.<br />

<strong>In</strong>utile. Sembra che lei possa solo<br />

ascoltare senza poter intervenire nella<br />

discussione. <strong>In</strong> un lampo di lucidità,<br />

Marisa scende al piano di sotto dalla<br />

madre, pregando che non cada la linea<br />

e che la conversazione comunque<br />

non si interrompa. Prima che la donna<br />

possa chiederle nulla, Marisa le stringe<br />

il telefonino tra le mani, portandoglielo<br />

all’orecchio e dicendole solo:<br />

«Ascolta!». La donna sbarra gli occhi:<br />

«Davide!». Quando Marisa riprende<br />

l’apparecchio, la linea si interrompe.<br />

<strong>Il</strong> cuore a mille, le tempie che pulsano,<br />

la testa che sembra scoppiare. «Era<br />

lui. Allora è vivo. Allora forse…».<br />

I fatti delle ultime settimane sono<br />

un po’ la summa della vita di Marisa<br />

e di tutti quelli che le sono accanto da<br />

sette anni a questa parte: una continua<br />

altalena di emozioni positive e<br />

negative, comunque fortissime, un<br />

frullato di speranze prima alimentate<br />

e poi inesorabilmente soffocate. E<br />

più i giorni passano, più riservano il<br />

medesimo trattamento. Che ne è della<br />

promessa del sottosegretario? Dal<br />

fatidico 17 febbraio sono passati oltre<br />

quattro mesi e dalla Farnesina non è<br />

giunto nessun segnale: se anche Lo<br />

Sito fosse un emissario del Governo,<br />

l’obiettivo, la liberazione di Davide,<br />

quello che più conta, non c’è stato.<br />

Che fare: attendere ancora o raccontare<br />

tutto, sparigliare, rovesciare il tavolo<br />

da gioco e convocare la stampa?<br />

Marisa sceglie questa seconda strada.<br />

E le sue parole ottengono almeno il risultato<br />

di smuovere l’opinione pubblica.<br />

I mass media riaccendono i riflettori<br />

sul <strong>caso</strong> <strong>Cervia</strong> e al sottosegretario<br />

chiamato in causa – seppure ancora in<br />

forma anonima – non resta che rompere<br />

il silenzio. Si tratta di Rino Serri,<br />

numero due del ministero degli Esteri.<br />

Ecco la sua versione, raccolta anche<br />

da «<strong>Il</strong> Giornale» del 29 giugno («Caso<br />

<strong>Cervia</strong>: ‘C’entrano i libici, il governo<br />

sa’» di Gian Marco Chiocci): «Non so<br />

se la signora <strong>Cervia</strong> si riferisce a me.<br />

Posso confermare di averla incontrata<br />

alcuni mesi fa alla presenza di altre<br />

persone, tra le quali c’era un eurodeputato.<br />

L’ho incontrata perché capisco<br />

Per saperne di più<br />

Su internet, presso il sito di «Radio<br />

Radicale», è possibile ascoltare<br />

le registrazioni relative al il processo<br />

per la scomparsa di Davide <strong>Cervia</strong>:<br />

n www-5.radioradicale.it/servlet/RadioPubl<br />

isher?cmd=stampaViewScheda&livello=s2.2<br />

&record=288<br />

il dramma della signora e le ho detto<br />

che mi sarei interessato personalmente<br />

della vicenda del marito. L’ho fatto<br />

e lo sto facendo tuttora».<br />

<strong>Il</strong> sottosegretario nega però un passaggio<br />

cruciale della ricostruzione dei<br />

fatti fornita da Marisa: «(…) Comunque<br />

non ho mai chiesto alla signora<br />

la firma di qualsiasi dichiarazione»<br />

(«Fu Serri a chiedermi il silenzio», di<br />

Paola Vuolo, su «<strong>Il</strong> Messaggero» del<br />

30 giugno). Marisa insiste, ribadisce<br />

tutto. E il quadro dell’incontro del dicembre<br />

’96 si completa di nomi e particolari:<br />

al tavolo con Marisa e il papà<br />

Alberto, Gianluca Cicinelli e Sandro<br />

Silbi (in rappresentanza del Comitato<br />

per la verità su Davide <strong>Cervia</strong>), c’erano<br />

dunque il sottosegretario Serri,<br />

l’eurodeputato Luciano Pettinari dei<br />

Comunisti Unitari, e l’ex presidente<br />

della Commissione Difesa della Camera,<br />

Falco Accame. Durante l’incontro<br />

Serri si sarebbe esposto al punto da<br />

fissare una data (il 17 febbraio 1997)<br />

nella quale avrebbe dovuto incontrare<br />

il responsabile dei servizi segreti libici<br />

e discutere anche del <strong>caso</strong> <strong>Cervia</strong>. Ma<br />

perché, poi, è saltato tutto? Se un alto<br />

esponente del governo decide di spingersi<br />

così in avanti, cosa può indurlo<br />

a una frenata così evidente? I dubbi<br />

sono destinati a restare tali. Persino<br />

un uomo come Falco Accame, fin dall’inizio<br />

al fianco dei <strong>Cervia</strong> alla ricerca<br />

della verità, si mostra prudente sulla<br />

vicenda Serri: «Condivido la prudenza<br />

del sottosegretario nel trattare, tenendo<br />

conto dei delicatissimi equilibri diplomatici<br />

internazionali».<br />

Valentino Maimone<br />

valentino.maimone@gmail.com<br />

(per gentile concessione<br />

della Selene Edizioni)<br />

25 | STORIA IN RETE

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