10 - TopSport

PH: REWOOLUTION 

PH: AQUA LUNG 

24 

RUBRICHE 

2 

32 

38 

44 

46 

50 

52 

64 

66 

71 

Elenco aziende citate 

Global Sport 

Senior Lifestyle 

Sport in Action 

Sell Out 

Sport & Società 

Sport Village 

Universo femminile 

Novità prodotto 

Sport Economia 

10 

40 

SOMMARIO 

MAGGIO 2013 

4_LA GUERRA DEI MARCHI 

Negli ultimi anni la diffusione dei negozi monomarca ha 

sottratto importanti quote di mercato ai retailer 

indipendenti che, per resistere, sono chiamati a ridefinire la 

loro identità commerciale. Quale futuro per il multimarca? 

10_SPECIALE NOLEGGIO 

Se le vendite di sci e attrezzi per neve e montagna negli 

ultimi anni sono calati, il rental registra una domanda 

sempre più dinamica, non rivolta soltanto ai consumatori 

occasionali di settimane bianche, ma attenta anche alle 

richieste degli sciatori più esperti 

18_INCHIESTA: SOCIETà SPORTIVE 

Il rapporto fra aziende, negozi e società sportive origina 

spesso problemi di correttezza per il comportamento delle 

parti che cercano di perseguire solo i propri interessi. 

Ci sono aziende che vendono alle società sportive gli 

stessi prodotti che forniscono ai negozi, con il risultato di 

screditare il canale retail 

24_SPECIALE COMPONENTI 

Per fronteggiare la tendenza dominante del basso prezzo, 

occorre distinguersi innalzando la specializzazione. 

Bisogna conoscere minuziosamente ciò che si decide di 

far entrare nel proprio negozio, perché indirizzare il cliente 

nell’acquisto, spiegandogli le tecnologie particolari o i 

tessuti innovativi di un prodotto è essenziale ai fini della 

fidelizzazione 

34_ESCLUSIVA: INTERVISTA A ROBBERT DE KOCK 

Ai microfoni di TopSport parla Robbert De Kock, segretario 

generale della World Federation of the Sporting Goods 

Industry. Le sfide di un settore in buona tenuta si giocano 

sull’apertura dei mercati emergenti e sulla salute 

40_SPECIALE SUBACQUEA 

Anche il business della subacquea risente delle difficoltà 

generali dei consumatori. Problemi e proposte per un 

mercato colpito dalla crisi economica, ma in grado di 

rilanciarsi 

www.topsport.it 

1

Azienda Pagina 

A 

Abate Gabriele 54 

Acciai Enrico 72 

Adidas 6, 55, 77 

Akkua 66, 68, IV cop. 

Alpa Claudia 42 

Alpina 61 

Amer Sport 75 

AnziBesson 79 

Aprile Maria 60 

Aqua Lung 42, 43, 66, 68, 70 

Aquarapid 54 

Angeloni Gioia 59 

Arena 76 

Asics 63 

Asolo 57 

Assosub 41 

Atomic 10 

B 

Backstrom Ralph 55 

Badalec David 72 

Barbaro Martina 57 

Barbazza Simone 58 

Basic Net 78 

Bassi Nicola 62 

Bernard Jerome 62 

Bioforce-Konus 29 

Bjoergen Marit 59 

Blake Yohan 55 

Blizzard 10 

Boglione Marco 79 

Bogner Fire + Icce 73 

Bondi Volfango 56 

Bowers Scott 60 

Bradanini Alberto 59 

Briganti Ernest 57 

Brooks 54, 61 

Brumotti Vittorio 61 

Budal Bjarne 48 

C 

Cagnazzi Michele 8 

Calzaturificio La Sportiva 58 

Cantet Olivier 79 

Carlucci Anna 9 

Carton Davide 6 

Carvico 28 

Chervò 47 

Chiellini Giorgio 56 

Chouinard Yvon 77 

Colini Fulvio 59 

Colmar 57, 73 

Cologna Dario 59 

Colombo Federico 57 

Columbia 78 

Compressport 55 

Crespi Marco 57 

Direttore Responsabile: Giovanna Glionna 

Direttore Editoriale: Michele Glionna 

Testi e servizi: Tina Alboresi, Piero Aliprandi, Francesco Bernardoni, 

Leone Buonaccorsi, Egidio Capuzzello, Riccardo Ciccorelli, Vincenzo 

Clemeno, Erica Cristofori, Gian Maria Divino, Matthew J. Evanston, 

Rosarita Cuccoli, Giovanni Fini, Leonardo Glionna, Gioia Giardini, 

Laura Guerra, Nicola Marra, Damiano Montanari, Elisabetta Monti, 

Antonio Padovani, Emiliana Rosi, Andrea Sganzerla, Guido 

Siniscalchi, Aldo Vittorio, Ruggero Vivaldi 

Iniziative speciali: Matteo Barboni, Luca Gallina, 

Paolo Maggiorelli, Ornella Pietropaolo 

Segreteria di Redazione: Arianna Pelagalli 

Progetto grafico: Silvia Carbonaro 

2 www.topsport.it 

abbiamo parlato in questo numero di... 

Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina 

D 

Dadiè Vito 11 

Dalbello 10 

Daly Michael 79 

Dècathlon 75 

De Chiesa Paolo 57 

Degasperi Alessandro 55, 60 

De Kock Robbert 34, 35, 

36, 37 

Depoe Christa 48 

De Sury Peter 57 

Deuter 74 

DJO II cop., 69 

Dobler Georg 59 

Dondup 73 

Donz Hanno 60 

Dryarn 25 

Dynafit 62 

Dynastar 10, 61 

E 

Eider 75 

Elan 10 

Emporio Armani 73 

Energia Pura 61 

Erlacher Manfred e Peter 47 

Erreà 29, 66, 69, III cop. 

F 

Facci 67, 69 

Faccinetto Nicola 62 

Fanchini Nadia 61 

Fischer 10, 59 

Fjallraven 73 

Fuchs Constanze 72 

Fulgar 27 

G 

Gagli Lorenzo 57 

Garmin 60 

Gatti David 62 

Geminiani Stefano 54 

Geox 73, 76 

Gipron 61 

Giordani Damiano 58 

Gloryfy 69 

GO Outdoors 32, 33 

Gore-Tex 26, 27, 73 

Grisport 76 

Grigolato Graziano e Mario 76 

Grober Tobias 72 

H 

Haglofs 48, 59, 74 

Hackett London 73 

Head 10 

Heath Rory 58 

Helly Hansen 74 

Holden 87 

Holzer Andy 56 

Hoyt Bert 73 

Hunter 68 

I J 

Icon Health & Fitness 3, 66, 68 

Intersport 10 

IWA & OutdoorClassics 52 

Jacobs Peter 58 

Jersey Lomellina 28 

Johaug Therese 59 

Joma Sport 21, 47, 49, 54, 

58, 59, 61, 67, 68, 70 

Jones Hannah 74 

K 

Kammerlander Thomas 57 

Kappa 79 

Keates Hilary 79 

Keen 48 

Killy 62, 75 

Koch Mario 59 

Kostner Stefan 11 

K-Way 79 

L 

Lacoste 63, 74 

Lafuma 75 

Lange 10, 61 

Langer Christian 73 

Lanthaler Evelin 57 

Lanzera 79 

Lavrentjeva Ekaterina 57 

Le Coq Sportif 46, 54, 74 

Leki 61 

Level 61 

Lotto 61 

Lowa 46 

Lycra 26 

M 

Macron 55 

Maglificio Gimer 16-17, 67 

Maiorca Enzo 41 

Mair Josef Gunther 62 

Mammut 26, 27 

Marazzi Beppe 62 

Marker 61 

Marmot 26, 27 

Manfredini Ivan 12, 14 

Mataruga Aleksandar 53 

Mayer Michael 59 

Mayrhofer Hubert 59 

Mazzocchi Flavio 10, 12 

McCambridge Mark 75 

McMorris Marc 53 

Messner Reinhold 38 

Mico 23, 28, 67, 69, 70 

Migliorni Stefano 57 

Millet 75 

Moalic Ronan 62 

Molinari Edoardo 57 

Molteni Gregory 57 

Moncler 72 

Moreno-Tapia Jose 72 

Moro Simone 60 

Morse Doug 78 

Mountain HardWear 78 

N 

Nain Sebastien 62 

New Balance 62, 79 

New Era 72 

Nike 73, 74, 77 

Noah Joakim 54 

Nordica 10, 61 

Norrona 27 

Northfeet 63 

Northug Peter 59 

O 

Oakley 27, 60 

Oberrauch Ruth 52 

O’Brien Spencer 53 

Optics di Carl Zeiss Vision 75 

OutDry 26, 30-31 

Oxbow 75 

P 

Pallante Amedeo 7 

Paris Dominik 61 

Parker Tony 54 

Patagonia 27, 53, 74, 77 

Pavan Andrea 57 

Pavanello Gianluca 55 

Peak Performance 27 

Piani Tonino 58 

Pigneter Patrick 57 

Plank Kevin 76 

Polartec 26 

PowerBat 60 

Presca Giorgio 73 

Preutenborbeck Thomas 52 

Puma 56, 75 

Q 

Quechua 75 

Quiksilver 7 

R 

Reebok 56, 57, 77 

Rewoolution 28 

Rip Curl 79 

Robe di Kappa 79 

Rocca Costantino 57 

Rossignol 10, 75 

Rudy Project 58 

Rufini Remo 72 

Rungaldier Peter 62 

S 

Salewa 27, 52 

Salomon 10, 27, 75 

Saucony 62 

Scagliarini Marco 12 

Schellhammer Christof 60 

Scheikl Michael 57 

Schlangenotto Eva 72 

Schoffel 46 

Scott 27, 62 

Serenari Andrea 14 

Sergas Giulia 57 

Skins 63 

Sorel 78 

Superga 79 

Suunto 75 

T 

Tabke Drew 55 

Technisub 42, 66, 68, 70 

Tecnica 10 

Tecnofilati 29 

The North Face 6, 26, 27, 55, 

62, 74, 78 

Thermore 27, 73 

Thiessen Ryley 59 

Timberland 78 

Trevisan Luca 58 

U 

Umdasch Shopfitting 47 

Under Armour 76 

Uvex 61 

V 

VF Corp 78 

Vibram 57, 62 

Viganò Claudio 57 

Völkl 10 

W X Y 

Waeber Peter 74 

Watson Bubba 60 

Welters Sascha 56 

WFSGI 34, 35, 36, 37 

Wintersteiger 13, 15, 67, 70 

Woolrich John Rich & Bros 73 

Z 

Zamberlan 53 

Zanardi Alex 56 

ERRATA CORRIGE 

A pagina 78 del numero di Marzo/Aprile è stato erroneamente 

scritto che Skins è distribuito da Travel Division. Il distributore è invece 

ABC Distribution. Ci scusiamo dell’inesattezza con i lettori e 

con i diretti interessati. 

PERIODICO PROFESSIONALE INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE E OPINIONE 

PER GLI OPERATORI ITALIANI DELL’ARTICOLO E ABBIGLIAMENTO SPORTIVO 

Direzione, Redazione, Pubblicità, Amministrazione: 

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3


La sfida multimarca contro le “monorisposte” 

la guerra 

dei marchi 

Negli ultimi aNNi, la diffusioNe e 

dei Negozi moNomarca omarca ha sottratto 

importaNti quote di mercato 

ai retailer iNdipeNdeNti che, 

per resistere, soNo chiamati 

a guardare al futuro coN 

Nuove leNti e a ridefiNire 

la loro ideNtità commerciale 

Quando negli anni 

Settanta in Italia 

nacquero, nel settore 

moda, i primi negozi 

monomarca, in pochi 

si resero conto della 

portata della novità. Sarebbe stato 

l’inizio di un nuovo e, per certi versi, 

rivoluzionario modo di fare vendita. Il 

monobrand oggi, ormai da circa 15 anni, 

è una tendenza in continua crescita, 

anche nel settore del commercio 

sportivo, al punto che c’è chi addirittura 

arriva a mettere in discussione la 

sopravvivenza stessa dei venditori 

indipendenti tradizionali. 

“Il futuro è nero”, ci dice senza giri di 

parole uno di loro. Una prospettiva forse 

troppo pessimistica. Il multimarca 

continua a rappresentare il principale 

canale di vendita. Ma il proliferare di 

monobrand sicuramente sottrae ampi 

spazi di mercato ai retailer indipendenti, i 

quali sono chiamati ad adattarsi al nuovo 

scenario e a guardare al futuro con 

nuove idee. 

SE HAI UN BRAND, VENDI IL 

BRAND. I negozi 

monomarca nascono 

per rispondere a una 

politica di vendita 

incentrata sul brand, e 

questo già di per sé 

spiega la diffusione più o 

meno capillare di punti 

vendita diretti delle più 

importanti marche di articoli 

e abbigliamento sportivo. Se 

hai un brand conosciuto e 

apprezzato, per vendere punti 

sul brand. Semplice. Per di più, il 

negozio monomarca ti consente 

una gestione diretta del sell-out, tra 

l’altro senza il rischio di subire ritardi 

nei pagamenti, e un più agevole 

riassorbimento delle merci. Questo 

snellimento di filiera non è un dettaglio 

in una fase di crisi e di calo generale dei 

consumi, nella quale appunto i 

produttori hanno bisogno, più che in 

passato, di maggiori garanzie per poter 

programmare le nuove stagioni. Si


5


Monobrand vs multibrand 

tratta di una logica che sfrutta sia le 

grandi città e i centri turistici, dove il 

monobrand si è diffuso maggiormente, 

sia le province e le periferie, le quali 

hanno il compito di smaltire, attraverso 

gli outlet, l’invenduto delle stagioni 

precedenti. Un doppio canale che, 

inevitabilmente, nel corso dell’ultimo 

decennio ha sottratto vitali quote di 

mercato ai negozi plurimarca. 

Tutte le principali aziende del settore 

dell’articolo sportivo hanno individuato 

nel negozio monomarca, diretto o in 

franchising, un efficace strumento per 

rafforzare la loro comunicazione di brand 

e la fidelizzazione della clientela. Un 

colosso come Nike è presente in Italia 

con oltre 20 store, di cui ben 9 nella 

zona della capitale e 5 tra Milano e 

Monza. Adidas con 3 negozi a gestione 

diretta (due a Milano e uno a Roma) e 

una rete capillare di franchising (ben 58) 

riesce a coprire col suo marchio tutto il 

territorio nazionale. Sul fronte sport 

invernali e outdoor, poi, c’è da segnalare 

il caso The North Face, molto presente al 

Nord con store e outlet. Sono solo alcuni 

esempi di un trend che disturba sempre 

più il venditore tradizionale. 

Un’altra azienda che ha molto puntato 

sul monobrand è Legea. Alessio Mancini 

ci spiega perché conviene puntare sul 

franchising: “I costi limitati di start-up 

fanno sì che l’affiliato possa aprire un 

punto vendita concentrando le energie 

finanziarie nel materiale 

commercializzabile. Non richiediamo fee 

d’ingresso, né royalties. Il cliente può 

quindi concentrare buona parte 

dell’investimento iniziale nell’ordine di 

assortimento. Il vantaggio principale del 

franchising è la possibilità di utilizzare un 

brand ormai affermato sul mercato, che 

tende ad ampliare sempre più la propria 

notorietà grazie a operazioni di marketing 

mirate (per esempio, sponsorizzazione di 

società sportive). Ovviamente 

partecipare al progetto franchising 

comporta un vincolo: acquistare e poi 

vendere un unico brand”. 

LA CRISI DEL RETAIL. 

L’anno scorso, secondo i dati forniti a 

TopSport da Federmoda, in Italia hanno 

abbassato definitivamente le serrande 

oltre 800 negozi di articoli sportivi (più di 

due al giorno), a fronte di sole 400 

unico 

successo 

organizzazione 

diverso 

modifica 

azienda 

creatività 

NEW 

stile 

mission 

designer 

immagine 

marchio 

BRAND 

consumatore 

pubblicità 

immagine 

categoria 

servizio identità creativo 

logodifferenza 

aspettative insegna 

rivenditore valore mercato ricerca persone 

marketing businessvendita 

idea 

proprietario 

informazione stile 

sviluppo managment esperienza 

management 

forte 

simbolo 

fedeltà 

unico 

qualità 

mercato 

sfida 

valore 

pubblicità proprietario 

riconoscibilità 

rivenditore simbolo sviluppo qualità 

differenza immagine 

informazione marketing aspettativeinnovazione 

mission 

ricerca 

vendita 

informazione 

stile 

ideabusiness 

positivo 

riconoscere 

diventare 

il difficile rapporto tra azieNde madri e Negozi, 

toccaNdo questioNi come l’offerta dei prodotti o la 

defiNizioNe stessa del visual e degli spazi commerciali, 

va a iNcidere sull’ideNtità stessa del puNto veNdita 

Negozi moNomarca di alcuNi famosi braNd di articoli sportivi*. mercato italiaNo. 

azieNda Negozi diretti fraNchisiNg spacci e/o outlet** totale 

adidas 3 58 12 73 

legea 136 136 

lotto 4 5 9 

Nike 24 22 46 

puma 5 13 18 

the North 

face 

8 2 10 

North sails 

(tomasoni topsail) 

18 32 50 

*Dati forniti dalle aziende. **Gestione diretta. 

nuove aperture. Una piccola fotografia 

della crisi che sta vivendo il settore, e 

che colpisce soprattutto i piccoli e medi 

imprenditori. Non è dato quantificare in 

cifre quanto la diffusione del 

monobrand abbia inciso sui problemi 

dei negozi tradizionali (che comunque 

continuano a controllare il grosso del 

mercato), ma certo molti venditori 

indipendenti oggi vedono nel canale 

diretto una minaccia alla loro crescita, se 

non addirittura alla loro stessa 

sopravvivenza. 

Il discrimine principale, quello per cui il 

monomarca vince sempre, si chiama 

simbolo 

presentazione 

posizione distinguere 

visual 

marginalità. Davide Carton, associato 

Adas (Dettaglianti articoli sportivi della 

provincia di Milano), ha un piccolo 

negozio multimarca nel centro di Milano 

(“Tutto per lo sport polare”), dove vende 

abbigliamento e attrezzi per praticare sci, 

alpinismo, free climbing, trekking, 

speleologia e campeggio. 

Quotidianamente si trova a fare i conti 

con ben due flagship store di note 

marche del settore che si trovano a 

poche centinaia di metri dal suo punto 

vendita. Una situazione ormai all’ordine 

del giorno in tutti i centri storici delle 

maggiori città italiane. Davide non 

riconoscibilità 

immagine

Atmosfere uniche e di grande effetto nel monobrand Quiksilver inaugurato a fine 2012 in Francia, a Saint Jean de Luz. 

nasconde il problema: “È inutile, loro 

riescono a ‘giocare’ sui prezzi molto più 

di noi, a praticare sconti che noi non ci 

potremmo mai permettere. Magari li 

battiamo sulla competenza, certo, ma 

spesso finisce così: il cliente viene a 

chiedere a te che sei l’esperto, a vedere 

il prodotto nel tuo negozio, poi ti saluta 

con un ‘magari torno’ e va a comprare 

quello stesso prodotto da loro.” A questo 

si aggiunga che i piccoli negozi sono 

anche penalizzati in fase di sell-in: “Il 

mio volume d’affari è quello che è – ci 

spiega Davide – e i rifornimenti che 

faccio dalle aziende madri non mi 

permettono di accedere ai gradini alti 

della scala sconti quando acquisto la 

merce. Questo limita ancor di più la mia 

libertà di manovra sui prezzi di vendita.” 

Un altro problema, il magazzino. Amedeo 

Pallante (Fabio Poli Sport, Zola Predosa, 

Bo): “La casa madre mette in saldo i 

prodotti dopo soli 2-3 mesi. Come fai a 

starle dietro?” Amedeo, con Fabio, vende 

articoli sportivi per lo più legati al mondo 

del calcio: “Le aziende ti obbligano a 

mettere in esposizione i prodotti che 

vogliono loro, salvo poi aggiornare i colori 

di continuo e costringerti a frequenti 

riallestimenti. Finisce così che il 

magazzino cresce, con l’invenduto 

impossibile da smaltire. C’è allora chi 

prova con l’e-commerce, ma anche 

L’attrezzistica è spesso il punto debole dell’offerta monomarca. Sul fronte del visual, 

tuttavia, il negozio monobrand riesce indubbiamente a presentare il prodotto in 

maniera brillante. 

quello è un canale in cui i grandi marchi 

la fanno da padrone. Il futuro è grigio. Il 

sistema retail tradizionale vive 

indubbiamente un momento delicatissimo 

in cui solo chi può permettersi nuovi 

investimenti resta a galla.” 

Il difficile rapporto tra aziende madri e 

negozi, toccando questioni come 

l’offerta stessa dei prodotti o la 

definizione del visual e degli spazi 

commerciali (esempio estremo: il corner 

piuttosto che lo shop-in-shop), va 

dunque a incidere sull’identità stessa del 

punto vendita. Capita così che sempre 

più negozianti si trovino ad ammettere 

sconsolati come “Nella guerra con i 

produttori abbiamo poche armi, e 

quelle che abbiamo sono spuntate. 

Non possiamo porre condizioni, 

possiamo solo cercare di limitare le 

perdite.” 

MULTIMARCA, I PUNTI DI FORZA. Al di là dei 

problemi finora incontrati, i negozi 

indipendenti però possono vantare, agli 

occhi dei competitor monobrand, vari 

punti di forza, alcuni dei quali legati alla 

loro stessa natura multimarca. 

Innanzitutto, per dirla con Davide Carton, 

“se hai un monomarca, dai una 

monorisposta”. E, al di là delle 

semplificazioni, non c’è dubbio che il 

principale tratto positivo dei punti 

vendita tradizionali sia l’offerta più 

varia e più ampia: il cliente, 


7


Monobrand vs multibrand 

i retailer tradizioNali NoN 

spariraNNo. le stesse 

azieNde produttrici che 

oggi puNtaNo grosso sul 

moNobraNd NoN haNNo 

(aNcora) iNteresse 

a uccidere quello che 

rimaNe il loro priNcipale 

caNale di veNdita. 

coNtiNuaNo a iNvestire Nei 

multimarca, selezioNaNdo 

però i migliori 

insomma, è attratto da uno spazio in 

cui ha una maggiore libertà di scelta. 

A questo si aggiunge la specializzazione 

tecnica, che nel multibrand tende a 

essere maggiore. Perché, ricorda 

Davide, “loro vendono un marchio, noi 

vendiamo lo sport”. E la battuta coglie 

un’importante differenza tra le politiche 

di vendita del monomarca e quelle del 

monomarca: schematizzando, da una 

parte l’obiettivo prioritario di diffondere 

un marchio, con un’offerta che per 

quanto specialistica rimane limitata; 

dall’altra l’obiettivo principale di 

rispondere a una domanda sportiva, 

attingendo alla variegata offerta di 

mercato. 

La differenza non è di poco conto, e la si 

coglie meglio man mano che il negozio 

tradizionale si allarga specializzandosi in 

un numero sempre maggiore di 

discipline sportive. Se da un lato, infatti, 

difficilmente il brand riesce a coprire 

un’offerta commerciale legata a più di 

2-3 sport alla volta, dall’altra il negozio 

plurimarca, grazie alla sua struttura 

elastica, riesce ad affermarsi come 

punto vendita multisport e attingere a 

una clientela più ampia. 

Anna Carlucci gestisce insieme al marito 

Michele Cagnazzi, ad Altamura (BA), un 

negozio multibrand che si sviluppa su 

circa 1000 m 2 , di cui la metà riservata al 

magazzino. “All’inizio – racconta – era un 

punto vendita molto più piccolo. 

Abbiamo deciso di puntare sulla 

specializzazione tecnica della nostra 

chiudoNo più di due Negozi al giorNo 

Ogni giorno in Italia chiudono più di due negozi di articoli 

sportivi. È il dato drammatico rivelato a TopSport dalla 

Federazione Moda Italia, aderente a Confcommercio. 

Sono 807 i negozi di articoli sportivi che hanno 

abbassato definitivamente le serrande nel corso del 

2012, a fronte di ‘sole’ 401 aperture, per un saldo di 

nati-mortalità pari al -3,4%. Il calcolo è stato 

effettuato da Federmoda sulla base di dati forniti 

dall’Osservatorio CartaSi. 

Nel 2011 le imprese del dettaglio articoli sportivi attive in Italia erano 

11.989, nel 2012 sono calate a 11.583 unità (-406). 

“Ogni giorno – osserva Massimo Torti, segretario generale di Federmoda 

– nel nostro Paese chiudono più di due negozi di articoli sportivi. Il 

problema sono i consumi delle famiglie italiane che sono tornati ai livelli 

di 15 anni fa, con un sentimento negativo per il 60% degli italiani e con 

un reddito disponibile reale pari a quello del 1986. Con questi dati, è 

difficile pensare in tempi rapidi ad una ripresa.” 

Neppure i saldi sembrano sostenere le vendite. I dati Federmoda/ 

Osservatorio CartaSi segnalano, infatti, una diminuzione nel primo mese 

dei saldi 2013 del 6,7% per gli acquisti di articoli sportivi (rispetto allo 

stesso periodo del 2012) anche se la percentuale è calcolata sul valore 

delle sole transazioni effettuate con carta di credito. Un dato comunque 

meno negativo di quello che si registra in altri comparti (con cali medi del 

10-11%) come abbigliamento, calzature, pelletterie ed accessori, tessile 

per la casa, e che Torti imputa in larga parte alla buona performance dei 

negozi per prodotti per la pratica di sport invernali. 

Dal canto suo, Federmoda per bocca del suo presidente Renato Borghi 

chiede al Governo “il taglio della pressione fiscale sulle famiglie e 

l’eliminazione dello sciagurato aumento Iva.” 

aNNo 2012 

Numero imprese 11.583 

imprese cessate 807 

Nuove imprese 401 

saldo Nati-mortalità - 406 

Nati-mortalità delle imprese del dettaglio di articoli sportivi per la pratica dello sport in esercizi 

specializzati.

offerta, declinata in più sport (una 

decina, dal ciclismo al running, dal 

basket alla pallavolo, dal tennis al fitness, 

ndr), con un ampio assortimento di 

hardware, indispensabile a connotare 

l’essenza tecnica e sportiva della nostra 

offerta.” 

Ed è proprio grazie a questa 

connotazione specialistica che il canale 

monomarca non crea particolari problemi 

agli affari di famiglia. Gli sconti che 

riescono a ottenere in fase di 

rifornimento sono alti, per via degli alti 

volumi di acquisto. “E non abbiamo nulla 

da invidiare ad altri più noti ‘supermarket’ 

dello sport: il nostro personale è molto 

più preparato del loro.” Anna e Michele 

hanno investito tanto anche nell’ecommerce 

che, da quanto ci dicono, 

coprirebbe già oggi addirittura il 50% 

del fatturato. 

IL FUTURO DEL MULTIMARCA. I punti di forza 

del negozio indipendente, insomma, non 

mancano, ed in realtà non sono mai 

mancati. Per questo vanno attentamente 

individuati, cosicché risulti più facile 

rispondere all’interrogativo sul futuro del 

multimarca. Proprio ragionando in questi 

termini, si può sostenere che i retailer 

tradizionali non spariranno. Le stesse 

aziende produttrici che oggi puntano 

grosso sul monobrand non hanno 

(ancora) interesse a uccidere quello che 

rimane il loro principale canale di 

vendita. Continuano a investire nei 

multimarca, selezionando però i migliori. 

Certo, le distanze tra le quote di mercato 

dei negozi wholesale e i monomarca 

continuano a ridursi. I venditori 

indipendenti sono dunque chiamati a 

guardare avanti con nuove 

prospettive, per adattarsi a uno 

scenario che, rispetto a 15 anni fa, è 

radicalmente cambiato, e a una crisi che 

tende a marginalizzarli sempre di più. 

Nella tempesta sopravvive chi ha la forza 

e il coraggio di cambiare. Le parole 

d’ordine sono: ricerca, investimento, 

target, specializzazione. In breve: 

identità. 

Per cominciare, un mercato sempre più 

saturo (di prodotti, di brand) premia chi, 

accanto a quelli più noti, riesce a dare 

spazio ai marchi emergenti. È anche ora 

che multibrand cessi di voler dire “di 

tutto un po’”: occorre differenziarsi, 

qualificare e personalizzare le offerte, 

meNtre il Negozio moNobraNd veNde prima di tutto 

il marchio e la suggestioNe visiva che esso trasmette, 

il Negozio multibraNd deve rafforzare la propria ideNtità 

sportiva Nel suo iNsieme. resta da stabilire se il mercato 

prospetticameNte è più seNsibile alla veNdita di marca, 

oppure a quella di sport 

selezionare i prodotti da collocare in 

vetrina, puntare su accordi con le case 

madri per avere articoli in esclusiva. 

E, soprattutto, investire: nella 

comunicazione, per esempio con azioni 

di co-marketing (anche a livello locale) 

che coinvolgano palestre, squadre, 

sportivi. Ma ancor di più negli spazi. 

Inutile prenderci in giro: è finito il tempo 

del negozietto di città, il settore premia 

chi riesce ad allargarsi e ad allargare 

l’offerta sportiva (è qui, d’altronde, che 

il monomarca arranca), magari anche 

attraverso lo sviluppo di catene proprie, 

che agevolano una più efficace gestione 

e rotazione degli stock. Gli esempi 

vincenti, sul mercato, del resto non 

mancano. L’e-commerce, poi, può essere 

un altro strumento di successo per il 

negozio wholesale, specie in presenza di 

un’offerta ampia e multisport, come 

testimonia il caso di Anna Carlucci, ma 

anche questo canale richiede importanti 

investimenti. 

Il tratto di forza principale del negozio 

multimarca, quello che connota l’identità 

del punto vendita, rimane però la sua 

maggiore specializzazione tecnica 

rispetto al monobrand. Da qui 

l’importanza di investire tanto 

nell’attrezzo ma anche nell’accessorio, 

purché dichiaratamente tecnici e 

specialistici. Ovvero: il punto debole 

dell’offerta di quasi tutti i monobrand. 

D’altronde, come detto, l’obiettivo del 

negozio monomarca è quello di far 

affermare un marchio, che tuttavia, per 

quanto ampio nella sua offerta, non potrà 

mai rappresentare la domanda sportiva 

di una o più discipline, nella sua 

interezza. “Del resto – osserva Davide 

Carton – alla fine lo zaino con l’airbag ce 

l’ho io e non il negozio di marca dietro 

l’angolo.” È qui, dunque, che entra in 

gioco il multimarca, ed è qui, nell’identità 

tecnica, che conserva la sua ragione 

d’essere. Perché alla fine, come dice 

Davide, “loro vendono un logo, noi 

vendiamo sport.” 

vincenzo.clemeno@topsport.it 


9

speciale noleggio 

Affitto 

in cercA 

di quAlità 

Se le vendite di Sci e Attrezzi per neve e 

montAgnA in itAliA negli ultimi Anni Sono 

cAlAte, il rentAl regiStrA unA domAndA 

Sempre più dinAmicA, non rivoltA 

SoltAnto Ai conSumAtori occASionAli 

di SettimAne biAnche mA AttentA Anche 

Alle richieSte degli SciAtori più eSperti 

e del mondo AgoniStico. dAl bAmbino 

All’Adulto più eSigente 

quello che è 

successo 

negli ultimi 

sette anni: 

“Guardiamo 

abbiamo 

registrato un dimezzamento delle 

vendite e parallelamente anche dei 

commercianti. Contemporaneamente, è 

raddoppiata la domanda di noleggi.” A 

parlare ai microfoni di TopSport è Flavio 

Mazzocchi, direttore generale di 

Intersport Italia, e quello che è successo 

nella divisione “Sport invernali” del noto 

network multimarca dà sicuramente una 

chiara idea di come sia cambiato il 

mercato degli articoli sportivi per neve e 

montagna in Italia. La crisi economica, il 

conseguente mutamento delle abitudini 

10 www.topsport.it 

dei consumatori, ma anche la maggiore 

ricerca di qualità nei prodotti destinati 

alla locazione, hanno spinto gli operatori 

del settore a ‘dirottare’ un’ampia parte 

delle risorse umane, tecniche ed 

economiche dal canale vendita a 

quello del noleggio. Una sorta di 

circolo vizioso o, se si vuole, virtuoso: il 

calo generale dei consumi, la 

conseguente rimodulazione dell’offerta 

sul piano meramente quantitativo, il 

feedback positivo e, infine, la proposta 

di articoli sempre più di alta gamma nel 

rental e l’educazione del consumatore 

ad apprezzarli e “domandarli” sempre di 

più. 

EVOLUZIONE O INVOLUZIONE? Un’inchiesta 

svolta dal Pool Sci Italia sul mercato 

italiano delle attrezzature per lo sci 

fotografa, relativamente agli ultimi anni, 

un drastico calo delle vendite. I dati 

raccolti dal consorzio si riferiscono alle 

principali aziende operanti in Italia, tra 

cui Atomic, Blizzard, Dal Bello, Dynastar, 

Elan, Fischer, Head, Lange, Nordica, 

Rossignol, Salomon, Tecnica, Völkl, 

aziende che insieme rappresentano 

circa il 90% del mercato. Si scopre che 

tra la stagione 2004-2005 e la stagione 

2011-2012 il numero degli sci venduti è 

diminuito complessivamente del 44,6%. 

Il fatturato sulle vendite degli sci delle 

aziende prese in esame è sceso dagli 

oltre 59 milioni di euro della stagione 

2004-2005 ai 34,7 della stagione 

2011-2012 (-41,3%). Nello stesso 

periodo, il calo delle vendite di attacchi

è stato del 41% (-35,6% di fatturato, 

fino al 2011), e quello di scarponi del 

‘solo’ 28% (-16,1% di fatturato). Nel 

complesso, il fatturato riferito alle 

attrezzature è diminuito di oltre il 35%. 

Alla base della crisi delle vendite di sci e 

attrezzature per la montagna c’è 

sicuramente il generale calo della spesa 

per sport e vacanze per le famiglie, le 

quali sono portate a rivedere le loro 

preferenze e abitudini. Oggi tra 

attrezzature, albergo, scuola sci e 

skipass, conviene farsi più una settimana 

su Mar Rosso che la settimana bianca, 

ammettono tanti negozianti cosiddetti 

specializzati. Una delle conseguenze è 

questa: i giorni di vacanza delle 

famiglie vanno di anno in anno 

diminuendo, anche il consumatore 

abituale di neve e montagna tende a 

trasformarsi in consumatore 

occasionale e il mercato si adatta al 

nuovo tipo di domanda, spingendo gli 

operatori a concentrarsi sempre più sul 

canale noleggio. Ma spiegare i 

mutamenti con la sola crisi dei consumi 

sarebbe riduttivo. 

Stefan Kostner (Ski School & Rental, 

Ortisei, BZ), istruttore di sci e 

snowboard, ha un’attività di noleggio da 

un trentennio. “E negli ultimi dieci anni 

abbiamo registrato un aumento dei 

noleggi del 100%”, ci dice. La domanda, 

insomma,è raddoppiata. I vantaggi sono 

noti: convenienza economica, comodità, 

legata soprattutto alla possibilità di 

effettuare spostamenti senza un 

bagaglio ingombrante, senza contare 

che gli sci sono attrezzi che invecchiano 

rapidamente. Alla base delle scelte di 

sportivi e appassionati, però, non ci 

sono solo motivazioni economiche e 

pratiche: “Il noleggio è cresciuto anche 

perché è migliorata la qualità dei 

prodotti offerti”, osserva Vito Dadiè, dello 

Snow Service, Cortina D’Ampezzo (Bl), 

dove in vendita si trovano ormai solo 

accessori, per chi li ha dimenticati a 

casa. “Gli attrezzi – nota – sono di alta 

gamma, c’è sempre più cura nel 

regolare gli attacchi e gli sganci di 

sicurezza e nella manutenzione di solette 

e lamine.” Tutti servizi che i migliori 

skiservice oggi riescono a garantire 

attraverso strumenti e software avanzati 

e personale specializzato. 

Gli addetti parlano di un numero di ski 

rental raddoppiato negli ultimi cinque 

anni in Italia, fino a toccare le 1300 

unità. Si tratta di dati non ufficiali, ma in 

ogni caso sorprendenti se rapportati al 

numero di punti vendita italiani di 

attrezzature per la neve, che secondo 

Pool Sci Italia si aggirano intorno alle 

1500 unità. E le ricerche svolte 

nell’ambito della recente fiera Prowinter 

di Bolzano, fotografano un settore – 

quello del noleggio – in continua 

crescita. 

Lo ski rental può coincidere con il 

punto vendita, ed è proprio all’interno 

dei negozi di articoli sportivi situati 

presso le località sciistiche che sono 

nati i primi centri di noleggio. Chi oggi 

pratica entrambe le attività traccia 

bilanci diversi, ma tutti denunciano un 

aumento dei noleggi, quasi sempre 

corrispondente a un calo di vendite. E 

anche laddove la crisi colpisce l’intera 

domanda turistica invernale, il rental 

riesce a ‘tenere’ meglio del canale 

tradizionale. 

Lo sviluppo del mercato di attrezzi da 

noleggiare ha intensificato la 

concorrenza, con la nascita di nuovi 

competitor dei negozi: punti di solo 

noleggio, ma anche scuole sci, società di 

impianti a fune e grandi alberghi. Spesso 

il noleggio rientra in pacchetti vacanza all 

inclusive o è oggetto di sconti legati ad 

altri servizi: “Noi ad esempio pratichiamo 

uno sconto del 10% sui prezzi di listino 

di sci e snowboard per chi frequenta i 

nostri corsi in Val Gardena”, ci dice 


11


Stefan Kostner. 

La nuova domanda ha spinto anche 

alcune note catene a creare apposite 

divisioni dedicate al noleggio di 

attrezzature per neve e montagna. È il 

caso di Intersport: “In Italia – dichiara il 

direttore generale Flavio Mazzocchi – 

possiamo contare su circa un centinaio 

di punti Intersport Rent, di cui il 30% 

situato in località montane. Punti che 

diventano oltre 800 se si considerano 

l’intera Europa e il Canada.” Una chiara 

risposta all’esigenza di ridefinire l’offerta 

di un mercato oggi più orientato al rental 

che ai canali tradizionali, come ammesso 

dallo stesso Mazzocchi. Lo stesso 

gruppo cui fa capo Decathlon ha 

lanciato una catena di negozi 

indipendenti situati al centro delle 

stazioni sciistiche dedicati al noleggio di 

attrezzature e abbigliamento per la neve. 

Ma chi è il profilo-tipo di chi noleggia il 

materiale, anziché acquistarlo? “Oggi il 

grosso del mercato è rappresentato 

dallo sciatore junior – aggiunge ancora 

Mazzocchi – ma anche i più adulti ed 

esperti hanno scoperto che negli ski 

rental possono trovare prodotti di alta 

gamma. Si tratta di professionisti che 

dovendo adattare diversi tipi di sci ai 

diversi tipi di neve preferiscono il 

noleggio, rivolgendosi naturalmente a 

punti specializzati con un ampio parco 

sci.” Chi deve adattare l’attrezzo alle 

condizioni climatiche, ai pendii o alle 

varie discipline, conferma Vito Dadiè, 

“preferisce la soluzione pratica del 

noleggio di qualità”. 

Una grossa fetta della domanda arriva 

dai bambini. Marco Scagliarini è socio di 

Technosport, punto vendita di Aosta con 

annesso ski rental. “Negli ultimi anni – ci 

racconta – il noleggio è cresciuto 

tantissimo tra i piccoli sciatori, 

soprattutto tra quelli che non fanno 

agonismo. Ma anche i baby 

professionisti vi fanno sempre più 

ricorso, specie per gli attrezzi ‘di riserva’: 

i bambini praticano spesso più di una 

specialità, ognuna di queste richiede 

almeno due paia di sci, a questo si 

aggiunga poi che i piccoli sportivi 

crescono rapidamente, così – nota – 

noleggiare gli sci diventa la soluzione 

più pratica e conveniente.” 

Lo ski rental, come attività autonoma 

“smarcata” dal negozio, nasce in 


1 

2 

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terminAle, Agli Ampi pArchi-Sci e pAgAre per viA telemAticA 

risposta alla domanda proveniente da 

zone con scarsa tradizione sciistica. La 

famiglia italiana in settimana bianca, del 

resto, rimane il principale target dei 

noleggiatori. Ma, come già accennato, 

sarebbe riduttivo classificare le ragioni 

del noleggio come esclusivamente 

economiche. Gli sciatori amatoriali 

noleggiano per risparmiare, evitare 

bagagli ingombranti, non avere il 

pensiero della manutenzione, certo. Ma 

non solo. Una delle principali di ragioni, 

infatti, è di carattere tecnico. “La verità – 

ci dice Ivan Manfredini (Edilnolo, Polle di 

Riolunato, Mo) – è che lo sciatore, prima 

di fare un acquisto vuole provare 

l’attrezzo. Il noleggio diventa così la 

prima esperienza, il passo che precede 

l’eventuale acquisto”, spiega. 

Una conferma a quanto affermato da 

Manfredini arriva da un test condotto da 

Sci Pool Italia su circa 500 amanti dello 

sci, un campione limitato, ma 

sicuramente rivelatore di alcune chiare 

tendenze di mercato. Alla domanda sui 

motivi per cui rivolgersi al noleggio 

degli sci quasi il 45% delle persone 

che hanno risposto ha indicato la 

volontà di “provare prima di 

acquistare” e l’esigenza di “trovare lo


13


sci adatto a condizioni di neve 

particolare”. Solo il 6% degli interpellati 

ha addotto ragioni economiche. “Per 

avere un modello sempre attuale” è 

stata la risposta del 28,2%, mentre il 

30,2% ha dichiarato di noleggiare per 

“comodità”. Oltre il 60% degli intervistati 

ha sperimentato il noleggio, anche se il 

46,9% lo ha scelto solo “raramente”. Lo 

ha fatto “sempre” solo il 3,2% e 

“spesso” il 10,7%. Chi ha noleggiato 

sci, nella stragrande maggioranza dei 

casi (85,1%) è rimasto soddisfatto. 

Le richieste maggiori negli ski rental 

riguardano gli sci, ma negli anni si è 

andato via via diffondendo il noleggio 

di tutta l’attrezzatura, scarponi e 

caschi per primi, grazie anche a sistemi 

sempre più avanzati di igienizzazione. 

Senza contare che gli sci non sono 

l’unico strumento per andare sulla neve. 

Sono cresciute, infatti, le richieste di altri 

attrezzi come le ciaspole per le 

escursioni alpine e, soprattutto, le tavole 

per scivolare sui pendii. Ivan Manfredini, 

ad esempio, segnala “un aumento di 

circa il 50% di noleggi di tavole da 

snowboard” registrato nei due ski rental 

che gestisce nei pressi del Monte 

Cimone, sugli Appennini emiliani. 

IL NOLEGGIO TRA MONTAGNA E CITTÀ. Oggi la 

concorrenza tra i noleggiatori è 

diventata anche di tipo geografico. Il 

rental non c’è solo in montagna: “Di 

fronte al calo delle vendite – nota Ivan 

Manfredini – anche i negozi di città si 

sono rifugiati nel noleggio, cominciando 

a farci concorrenza”. Andrea Serenari, 

collaboratore di Gallia Sport, con sede a 

Bologna, conferma la tendenza: “In città 

negli ultimi anni abbiamo registrato un 

calo delle vendite del 30-40%. Con le 

nostre proposte di noleggio, invece, 

riusciamo a lavorare molto con i bambini 

e in generale con la clientela stagionale. 

Senza contare che poi, il noleggio, può 

diventare l’anticamera dell’acquisto. E 

se chi prima noleggia si è trovato bene e 

poi acquista gli sci – spiega – noi siamo 

soliti praticare sul prezzo di vendita uno 

sconto pari a quello del noleggio.” 

Resta da capire, però, quale sia la 

convenienza di noleggiare in città per 

poi andare a sciare in montagna. “La 

convenienza c’è”, fa notare Flavio 

Mazzocchi. Del resto, i punti Intersport 

Rent sono presenti in molte città 


italiane: “Noleggiando in città – spiega il 

direttore generale – innanzitutto si 

trovano prezzi sicuramente più bassi di 

quelli praticati in montagna. In secondo 

luogo, si evitano code, immancabili in 

prossimità delle piste, specie nei 

weekend”. Di contro, il noleggio sul 

posto ha anche i suoi vantaggi: “La 

vicinanza alla pista, l’esigenza quindi di 

non dover trasportare gli attrezzi, e 

spesso anche una maggiore e migliore 

offerta tecnica”. I limiti di carattere 

economico e pratico possono spesso 

essere superati ricorrendo a Internet. I 

migliori skiservice, infatti, consentono di 

prenotare comodamente da casa gli 

attrezzi, offrendo allo sciatore un’ampia 

possibilità di scelta tecnica, e 

garantendogli anche qualche sconto. 

L’informatica spesso supporta i 

noleggiatori anche nel punto rental, 

grazie a software interattivi che 

consentono al cliente di attingere, 

attraverso un terminale, agli ampi parchisci 

e pagare per via telematica. 

QUALE FUTURO? Come abbiamo visto, la 

domanda italiana di attrezzi per sci e 

montagna in noleggio, negli ultimi anni si 

è caratterizzata per una certa dinamicità, 

anche se rimane lontana la quota del 

50% del prodotto come nella media 

mondiale dichiarata dai fabbricanti del 

settore. Del resto, gli ultimi segnali 

indicano una crisi che colpisce tutto il 

settore del turismo invernale, e lo stesso 

noleggio non è immune da battute di 

arresto. Quel che è certo, è che il 

mercato rental oggi è maturo, con 

un’offerta non più soltanto rivolta al 

consumatore occasionale di settimane 

bianche, e ben connotata sul piano 

tecnico e qualitativo. L’allargamento del 

ventaglio delle soluzioni proposte, la 

targettizzazione e la personalizzazione 

delle proposte commerciali sono 

sicuramente soluzioni su cui puntare 

ancora per guadagnare nuove quote di 

mercato, magari con un occhio più 

attento alla clientela straniera. Nella 

speranza che una ripresa dei consumi 

faccia il resto. 

gianmaria.divino@topsport.it 

lA domAndA itAliAnA di 

Attrezzi per Sci e montAgnA 

in noleggio, negli ultimi 

Anni Si è cArAtterizzAtA 

per unA certA dinAmicità, 

Anche Se rimAne lontAnA 

lA quotA del 50% del 

prodotto come nellA mediA 

mondiAle dichiArAtA dAi 

fAbbricAnti del Settore. 

del reSto, gli ultimi SegnAli 

indicAno unA criSi che 

colpiSce tutto il Settore 

del turiSmo invernAle, 

e lo SteSSo noleggio non 

è immune dA bAttute 

di ArreSto 

Nella pagina precdente: 1. La cura nella manutenzione e l’alta gamma dei 

prodotti spesso spingono verso il noleggio anche molti professionisti. 2. I 

migliori skiservice riescono a offrire ai clienti più esigenti un’ampia libertà di 

scelta tecnica. Sopra: 3. Noleggiare significa anche non doversi preoccupare 

della manutenzione dell’attrezzo. 

3

Tante novità in casa 

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DIScovERy 

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La Discovery è stata presentata per la 

prima volta nel 2005 ed è una stazione 

automatizzata per la lavorazione di sci e 

snowboard. Grazie alla vendita di più 

di 900 moduli è la macchina 

robotizzata che ha 

avuto più consenso 

sul mercato. La logica 

conseguenza è 

stato il suo ulteriore 

sviluppo. La nuova 

Discovery è ancora 

più efficiente – fino a 

70 paia di sci lavorati 

EaSySToRE FlEx 

MoDuLI DA coMBINARE IN MoDo FLESSIBILE 

I nuovi sistemi di noleggio Easystore Flex 

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richiesta in una specifica data entro il 

31/10/2013. 

Assistenza Tecnica: 339 34 80 178. 


15


inchiesta società sportive 

Chi fa per sé, 

rovina tutti e tre 

il rapporto tra aziende, negozi e soCietà sportive 

origina spesso problemi di Correttezza per 

il Comportamento delle parti Che, in modo non etiCo, 

CerCano di perseguire solo i propri interessi 

AZIENDE NEGOZI 

NEGOZI 

AZIENDE NEGOZI 

AZIENDE 

Lo vedono, lo sentono, ne 

parlano. Qualcuno fa i nomi, 

altri no. Tanto lo sanno tutti 

nell’ambiente. Intanto le 

cose non cambiano. Noi 

abbiamo deciso di scriverne. 

Il fenomeno è diffuso e, a livello 

trasversale, le denunce si susseguono. 

Filtrano notizie, accuse velate, parole 

che alzano la polvere e nella nebbia è 

ancora più difficile trovare il bandolo 

della matassa. Ci si muove su tre vertici: 

le aziende, i negozi, le società sportive. 

Il triangolo no, non lo avevamo 

considerato, ma il problema è reale. E 

va affrontato. In modo critico e 

costruttivo, senza coprire il problema, 

ma cercando di sviscerarlo nelle sue 

forme più complesse. È una questione, 

prima di tutto, di fiducia e correttezza. 

Ne va del rapporto di lealtà tra aziende 

e negozianti, ma anche di quello tra 

negozianti e società sportive e di quello 

tra aziende e società sportive. 

€ 

€ 

SOCIETÀ 

SPORTIVE 

SPORTIVE 

SOCIETÀ 

Legami covalenti in cui vengono 

condivisi obiettivi di mercato, ma anche 

strategie presenti e future. Ci sono 

aziende che, bypassando i negozi, 

loro clienti, vendono direttamente 

alle società sportive. È legale, ma 

eticamente scorretto. È un fenomeno 

diffuso, soprattutto al Sud, ma non è 

casuale che la denuncia arrivi da 

qualche azienda del Nord. Contro cui, a 

sua volta, le dirette interessate puntano 

il dito. E i negozianti? Accusano, ma

intanto stanno sempre lì. Presi tra due 

fuochi, a sentire loro, e con le munizioni 

bagnate. Non possono ribellarsi 

completamente, perché, spiega 

qualcuno, altrimenti sarebbero 

estromessi dalla filiera commerciale. Ma 

si lamentano e denunciano le aziende 

che, a loro detta, li stanno 

danneggiando. Come entrare nel 

proprio ristorante di fiducia e rivolgersi 

al cameriere. “Scusi c’è una 

mosca nella minestra, 

esattamente come ieri ed il giorno 

prima, ed in più questo piatto ha 

un costo spropositato per la sua 

qualità e la sua quantità. Posso 

averne ancora un altro?” Non fa 

un grinza. Irrazionalità del sistema. 

Dettate dalla paura e dalle leggi 

di un mercato in cui è sempre più 

difficile trovare una nicchia in cui 

ripararsi dai bombardamenti della 

crisi. Un fenomeno complesso 

che va analizzato in ogni sua 

componente per essere compreso 

perfettamente. 

A cominciare dal ruolo che le società 

sportive hanno oggi per le aziende ed i 

negozianti sportivi. Sono una risorsa o 

un problema? Meglio lavorare con le 

società sportive dilettantistiche o con 

quelle professionistiche? Quali sono i 

vantaggi nel trattare con le une o con le 

altre? Quanto incide la vendita on-line 

nel minore coinvolgimento dei negozianti 

nella filiera commerciale che li lega alle 

aziende e alle società sportive? Come si 

sono modificati i rapporti tra le parti in 

questi anni di crisi e quali soluzioni 

potrebbero essere adottate per 

migliorare il sistema? Domande a cui 

abbiamo provato a dare risposte, 

sentendo alcune delle parti interessate 

che, nella giungla di accuse e denunce, 

abbiamo preferito tutelare con 

l’anonimato. Facendoci un’idea di quello 

che oggi è uno dei problemi principali 

da affrontare per regolare e migliorare il 

mercato sportivo nazionale. Nel mare 

magnum dei grandi marchi, ci sono 

brand che continuano a seguire una 

linea etica. Aziende che mantengono la 

parola data ai negozianti, considerati 

come primi clienti. Marchi che si 

definiscono fuori dal tempo, per le 

scelte fatte, ma che preferiscono 

continuare a seguire un percorso serio. 

Forse è uno svantaggio economico, ma, 

come recita un famoso slogan, ci sono 

cose che non si possono comprare. Per 

loro la società sportiva è indubbiamente 

una risorsa, che viene tuttavia valorizzata 

in modo etico e rispettoso e non 

spremuta fino all’ultimo prodotto. Se 

vendiamo direttamente alle società 

sportive, dicono, ai negozi restano le 

lo sanno in molti Che Ci sono aziende 

Che vendono alle soCietà sportive 

gli stessi prodotti Che fornisCono 

ai negozi, addirittura a prezzi 

inferiori. Con il risultato 

di sCreditare il Canale retail, 

e farlo passare per speCulativo 

briciole. Meglio rispettare gli 

accordi stabiliti e, 

eventualmente, concentrarsi 

su settori che tradizionalmente 

non si riforniscono al negozio. 

Fuori il calcio, il basket e la 

pallavolo, i grandi sport di squadra che 

rappresentano il core business del 

mercato. Dentro le società di nuoto, 

perché hanno numeri esponenziali e, 

dicono, chi lavora in piscina non ha mai 

comprato nel negozio. Che oggi soffre 

anche il fenomeno delle vendite on-line, 

sfruttato anche da alcune aziende per 

commercializzare i propri prodotti 

direttamente con le società sportive e 

con i privati allo stesso prezzo praticato 

ai negozi. Poi è chiaro che, con questi 

presupposti, i rapporti tra le parti si 

incrinano. 

Di fronte a quella che, con un 

eufemismo, potremmo definire una 

presa in giro, alcuni negozianti alzano la 

voce. Tra cui la persona che 

chiameremo A. che denuncia una 

situazione ai limiti della sostenibilità. 

Parla di un problema che sta 

attanagliando lui ed i suoi colleghi da tre 

anni, di aziende fornitrici che li 

scavalcano andando direttamente ai 

negozi, pur non potendo offrire un 

servizio completo ai club. Si cerca di 

sopravvivere, offrendo maggiore 

assistenza ai clienti. Le società sportive 

hanno bisogno di stampe, numerazioni, 

cambi in corsa nel numero dei capi 

ordinati, aggiustamenti. Chi ci pensa? 

Le aziende non possono farlo perché 

non hanno la struttura adatta. È il 

compito dei negozi, che, tuttavia, nel 

momento in cui vengono tagliati fuori, 

giustamente non intervengono. E allora? 

Le società sportive, che oggi sono 

attirate prima di tutto dal 

prezzo del prodotto, 

continuano a comprare dal 

migliore offerente, che, in 

alcuni dei casi analizzati, è 

l’azienda, sapendo tuttavia che, 

così facendo, creeranno un 

disagio ai propri tesserati, con la 

conseguenza di avere, l’anno 

successivo, un calo di iscrizioni, 

e, quindi, di risorse. È un 

meccanismo delicato e 

complesso, un equilibrio che 

deve essere mantenuto per 

non far saltare il banco. A. 

si rimbocca le maniche e 

coltiva rapporti diretti, perché 

sa che certe società sportive 

non vogliono arrivare a gennaio e a 

febbraio non avendo ancora dato il 

materiale ai propri tesserati. Dà loro un 

servizio attento e di qualità e si augura 

che ritornino da lui. Sa anche che 

l’azienda che lo rifornisce, a volte, fa la 

cattiveria di vendere alle società sportive 

gli stessi prodotti che fornisce a lui, 

addirittura a prezzi inferiori, con il 

risultato di tagliare fuori il negozio e di 

gettare fango sulla sua immagine e sulla 

sua credibilità, insinuando nelle società 

sportive il dubbio che, pagando la 

merce a quel prezzo, il ricarico del 

negoziante sia eccessivo e lui voglia 

lucrare esageratamente sul prodotto. 

Una realtà paradossale, innescata da 

equivoci scatenati da comportamenti 

immorali e scorretti. Ci vorrebbe una 

reazione, ma A. ha le mani legate. Ha 

iniziato dodici anni fa a lavorare con una 

grande azienda del Sud ed ora non 

riesce a staccarsi da lei, perché ci sono 

società sportive che vogliono continuare 

a rifornirsi del suo materiale. “Stanno 

facendo cose inaudite, ma non ci 

possiamo abbattere. Dobbiamo lottare.” 

È questo il messaggio. Condiviso anche 

da chi, nella tempesta della crisi, ha 

AZIENDE AZIENDE AZIENDE 


19



scelto una soluzione mista. Un po’ 

azienda, un po’ negozio. Si va avanti 

anche così, come spiega B., titolare di 

un’azienda che utilizza il negozio come 

showroom. Sa che ci sono marchi che 

vanno direttamente alle società sportive 

e si lamenta di un comportamento che 

continua a rovinare il lavoro dei 

negozianti. Per un po’ di fatturato in più 

si calpestano gli accordi. La società 

sportiva lo fa per un risparmio 

economico, l’azienda per una serie 

di ragioni più complesse che 

andremo ad analizzare. L’unica 

soluzione, secondo B., sarebbe 

che i negozianti si consorziassero 

per eliminare certi brand dal 

mercato, perché chi va 

direttamente alle società sportive 

non deve lavorare con i negozi e 

con gli agenti. Una sorta di 

embargo destinato a 

premiare la serietà delle 

case madri che garantiscono 

di poter lavorare sul territorio 

con continuità, decidendo di 

non fare mai forniture dirette alle società 

sportive. Una scelta etica, che, 

nell’esperienza di B., ha migliorato i 

rapporti tra aziende, negozianti e società 

sportive. 

Che, da alcuni brand, non sono viste 

come risorse, pur essendo partner 

commerciali importanti a cui non 

possono rinunciare. Anche in questo 

caso è necessario analizzare le 

società sportive nella loro diversità, 

per comprendere meglio la situazione. 

Ad esempio nel calcio, che rappresenta 

sicuramente il mercato più ampio, e per 

questo più complesso, del panorama 

sportivo nazionale, possiamo distinguere 

tre categorie di società sportive. La 

prima, costituita dalle società 

dilettantistiche, che solitamente lavorano 

con i negozi. La seconda, composta da 

società professionistiche di serie A e di 

serie B, che per le aziende sono spesso 

un investimento ed un costo, dal 

momento che, per la loro forza 

contrattuale, di solito hanno il materiale 

gratuitamente, rientrando nella categoria 

delle sponsorizzazioni dell’azienda. E la 

terza, che si riferisce alle società 

professionistiche di Legapro, quelle che, 

da qualche anno, danno maggiori 

Ci sono marChi Che denunCiano, 

ma non Condannano. 

perChé, quando si ha il magazzino 

pieno e non si riesCe 

a svuotarlo, bisogna CerCare 

dei modi per sopravvivere 

NEGOZI NEGOZI NEGOZI 

problemi alle aziende, perché, godendo 

del successo di riflesso della serie B, 

pretendono spesso sponsorizzazioni, ma, 

non potendo garantire un ritorno 

equivalente di immagine, finiscono per 

arrivare ad ottenere co-sponsorizzazioni, 

in cui il 50% del materiale viene offerto 

dall’azienda e l’altro 50% è comprato. 

Ognuna di queste tre categorie porta 

con sé delle criticità, che ora 

analizziamo. La prima, quella 

delle società dilettantistiche, 

ha in sé la forza dei numeri, 

dal momento che oggi la Lega 

Nazionale Dilettanti, dalla serie D 

alla Terza Categoria, comprende circa 

dodicimila club. Che, tuttavia, sono 

spesso organizzati in modo non 

professionale, proprio per la natura 

dilettantistica che li contraddistingue. 

Questo aspetto genera più di un 

problema. Innanzi tutto sotto il profilo 

della solidità economica. Una società 

che attinge le proprie risorse dalle 

iscrizioni dei tesserati e dagli sponsor, 

che in questo preciso momento storico 

latitano per la crisi economica globale 

che il mercato sta attraversando, 

rappresenta un’incognita importante in 

termini di solvibilità. Con l’aggravante 

che la maggior parte di queste società è 

organizzata come associazione sportiva 

dilettantistica e quindi, da un punto di 

vista giuridico, meno aggredibili in 

un’eventuale sede legale e non fallibile, 

qualora non pagasse quanto dovuto alle 

aziende. Pur considerando quindi i 

vantaggi legati al numero elevato di club 

e ad un bacino d’utenza potenzialmente 

molto interessante, permane un fattore 

di rischio da non sottovalutare. Dall’altra 

parte le società professionistiche, come 

dicevamo, si legano spesso alle aziende 

con la forma della sponsorizzazione che, 

in quanto tale, prevede un immediato 

esborso economico per il brand, che 

potrà eventualmente beneficiare di un 

miglioramento della propria immagine, e 

quindi di una maggiore vendita dei propri 

prodotti, ma solo in un secondo 

momento. Discorso ancora più 

complesso per le società di Legapro, 

spesso gestite da presidenti che non si 

impegnano con spirito di servizio come i 

dirigenti dilettanti, ma che, allo stesso 

tempo, non hanno la forza per 

conseguire ritorni importanti come i 

club di serie B e di serie A. Chi 

conosce bene il mondo del calcio, 

sa che non si può amministrare una 

società professionistica di Legapro 

per avere dei ritorni economici. Il 

risultato prodotto, in questo caso, 

non potrà che essere il fallimento 

della società stessa, come, nel 

periodo recente, è accaduto più 

volte, anche per la superficialità con 

cui certi dirigenti intraprendono 

l’avventura nel mondo del calcio, non 

valutando come dovrebbero i rapporti 

della Co.vi.soc. Con questi presupposti 

si può già intuire perché certe aziende 

scelgono la via più semplice di 

bypassare i propri negozi, per 

vendere direttamente alle società 

sportive. Detto dell’immoralità e della 

scorrettezza del comportamento, ci sono 

marchi, come quello che chiameremo D., 

che denunciano, ma non condannano. 

Perché, spiega, quando si ha il 

magazzino pieno e non si riesce a 

svuotarlo, bisogna cercare dei modi per 

continuare a lavorare. E così racconta di 

aziende, a Roma e a sud della capitale, 

che trattano direttamente con le società 

sportive, e di altre, nella zona di Napoli, 

che addirittura stampano il proprio 

numero di telefono sulle etichette delle 

maglie da calcio. Contravvenendo prima 

di tutto al rispetto dei ruoli e caricandosi 

poi del rischio di insolvenza delle società 

sportive, a meno che, come riescono a 

fare grandi marchi che lavorano al Sud, 

non riescano a farsi pagare in anticipo, 

dopo essersi conquistati il cliente 

facendo leva sul prezzo. Casi rari, 

considerando le difficoltà economiche in 

cui versa la maggior parte delle società 

sportive. Il terreno su cui ci si muove è 

quindi accidentato e diventa pericoloso 

sbilanciarsi troppo, anche se certe 

regole di comportamento non sono


21



declinabili. Da una parte, a fronte di 

una motivazione finanziaria, certe 

società sportive sono inizialmente 

disposte a rinunciare all’assistenza 

e al servizio dei negozianti, con tutte 

le conseguenze del caso. Dall’altra 

alcune aziende si scontrano con calcoli 

semplici ed inevitabili. Considerando che 

molto del materiale viene prodotto in 

Cina, per avere la merce a luglio, 

bisogna infatti aprire le lettere di credito 

ad ottobre e pagarle. Il materiale verrà 

poi caricato a marzo sulle navi che lo 

porteranno in Italia, e, calcolando il 

capodanno cinese e circa settanta giorni 

di navigazione, la merce arriverà a 

maggio. In questo contesto le aziende 

più forti, che hanno già un portafoglio 

con ordini considerevoli, potranno stare 

tranquille, ma quelle che non hanno 

ancora ordini, che hanno la merce che 

sta per essere sbarcata, che l’hanno 

pagata e che la devono vendere, cosa 

faranno? 

Per qualcuno il fine giustifica i mezzi. È il 

caso di E., che non condanna queste 

aziende, pur discostandosi dalla loro 

politica commerciale e continuando a 

rispettare i rapporti di rispetto e 

correttezza con i suoi negozianti. 

L’azienda produce, il negozio si 

occupa delle personalizzazioni e 

della vendita. Le cose, per E., 

funzionano così. Come è giusto 

che sia. Piuttosto l’attacco è 

diretto ai negozianti che 

lavorano con le aziende 

scorrette, un atteggiamento 

permesso dagli stessi venditori. 

Che potrebbero ribellarsi a 

questo fenomeno. Non si può 

avere la moglie ubriaca e la 

botte piena. Sarebbe ipocrita. Si 

parla di vittimismo inaccettabile. Non si 

può pretendere materiale di qualità 

pagandolo cifre fuori mercato. E non 

si può escludere la possibilità che 

un’azienda adotti una strategia mista. 

L’importante è mantenere la parola data. 

D’altra parte la società sportiva, si sa, 

cercherà un prezzo basso, per cui, la 

controparte seria, dovrà cercare di 

proporsi con un ottimo rapporto tra 

qualità e prezzo che non vorrà dire solo 

un prezzo inferiore. In un mondo in cui ci 

sono persone che non si vergognano di 

pagare tardi o di non pagare, bisogna 

lavorare in modo più serio e disciplinato. 

Il messaggio è chiaro. Quando il 

mercato è facile, può lavorare anche chi 

è più superficiale. In questo momento è 

più che mai necessario essere attenti e 

molto disciplinati. Concordando tempi di 

pagamento con le società sportive ed 

esigendo garanzie. 

O magari studiando soluzioni alternative 

come ha fatto F., piccola azienda che, 

consolidata un’esperienza 

ultradecennale nel settore, ha scelto 

oggi di strutturarsi in un doppio canale. 

Da una parte i negozi per il cliente 

privato, dall’altra una strada personale 

per supportare le società sportive. Il 

modello funziona per il teamwear, dal 

calcio al basket, dalla pallavolo al 

running, dalle società professionistiche 

a quelle degli oratori. Il progetto nasce 

dall’esigenza delle società sportive di 

essere supportate sotto il profilo 

logistico. L’azienda offre una struttura 

dove gli atleti possono essere 

seguiti, con personale che 

prende le loro misure per 

preparare il prodotto nel modo 

giusto, contenendo al massimo i 

costi e permettendo alle società 

SOCIETÀ SOCIETÀ SOCIETÀ 

SPOR SPOR SPORTIVE TIVE TIVE 

il diffiCile rapporto tra soCietà 

sportive, negozi e produttori si può 

riequilibrare solo Con sCelte etiChe 

e CommerCialmente intelligenti. 

una programmazione Che Coinvolga 

ad ampio raggio anChe le federazioni, 

per Creare opportunità 

reCiproChe, e non Conflitti di interesse 

sportive di fare meno magazzino. Un 

sistema corretto, che non aggira il 

problema, ma cerca di risolverlo. Ecco 

allora che possono dimostrarsi utili 

contratti di microsponsorizzazione, 

magari adatti a realtà minori, come 

possono essere quelle degli oratori, 

attirate dalla possibilità di godere di forti 

sconti, nel momento in cui acquistano 

materiale per un periodo sempre dallo 

stesso rivenditore. È una forma di 

fidelizzazione che è alla base di un 

progetto ambizioso, in grado di riportare 

certe dinamiche commerciali sui giusti 

binari. L’obiettivo è creare una fortissima 

sinergia tra l’azienda che, alla luce del 

sole e nel pieno rispetto dei ruoli, offre 

questo tipo di servizio, e le società 

sportive ed i loro tesserati. Un processo 

che potrebbe aiutare i club a diventare 

un po’ più aziende, facendo dei loro 

budget di spesa preventivi per comprare 

solo ciò che serve nel momento in cui 

serve. Potrebbe migliorare la capacità 

organizzativa delle società sportive e 

magari si potrebbe riuscire a gestire le 

vendite tramite un’IVA agevolata, che 

consentisse ai negozi di avere un 

incasso un po’ più certo, avendo un 

minore aggravio sotto il profilo fiscale. 

Ogni parte dovrà recitare un ruolo ben 

preciso. Anche quei produttori che, nel 

corso del tempo, hanno assunto un 

atteggiamento dominante, schiacciando 

i negozianti con modalità d’acquisto 

molto impegnative e con l’obbligo di 

comprare minimi quantitativi molto 

elevati con condizioni di 

pagamento molto rigide. In 

questo il mercato è 

espressione di esigenze 

spesso opposte. La 

strada per raddrizzarne le 

storture non può prescindere 

da un reciproco 

riavvicinamento delle parti nella 

comprensione dei reciproci 

interessi. E allora si potranno 

verificare situazioni virtuose 

come quella di G., che oggi 

gode di un rapporto di fiducia 

solido con i propri negozianti e 

con le società sportive, perché 

ha portato avanti un modus 

operandi che va al di là del 

prezzo. Il fenomeno in analisi, 

diffuso anche in Europa, si può 

infatti contrastare solo con una scelta 

etica e commercialmente intelligente. 

Una programmazione che coinvolga ad 

ampio raggio le Federazioni, le società 

sportive ed i negozi per creare risorse 

per tutte le parti con royalties, parti in 

omaggio su determinati fatturati, progetti 

di promozione dell’immagine dei club 

come testimonial e premi legati al 

fatturato del negozio. Strategie nuove 

per riscoprire risorse che oggi non sono 

adeguatamente valorizzate. 

damiano.montanari@topsport.it

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23


speciale componenti 

Questione 

di etichetta 

Per fronteggiare 

la tendenza dominante 

del basso Prezzo, 

occorre distinguersi 

innalzando la 

sPecializzazione. 

reinvestendo einvestendo risorse 

e temPo col cliente 

questa 

sconosciuta. E invece può 

essere la vera ed efficace 

alleata di chi vuole fare 

del proprio negozio il 

L’etichetta, 

punto vendita scelto da 

clienti esperti, ma anche da chi si ritrova 

nella ‘giungla’ dei prodotti senza avere 

idea di come uscirne, e dunque cerca in 

quel preciso negozio un punto di 

riferimento, garanzia di scelte di qualità. 

Conoscere bene dunque i prodotti 

sapendo pertanto cosa scegliere e 

successivamente guidare il cliente 

nell’acquisto è ciò che certamente fa 

distinguere la propria attività dalle tante 

altre presenti sul territorio. Facendo 

dunque passare il proprio negozio da 

“uguale a qualsiasi altro” a “simile, ma 

con qualcosa in più”. Una differenza 

sostanziale ed ormai decisiva per la 

stessa sopravvivenza commerciale di 

molti negozi, in una realtà di 

globalizzazione e di presenza massiccia 

di attività concorrenti in un raggio di 

pochi chilometri. Ed ecco, prima ancora 

del prodotto, l’importanza dell’etichetta, 

ovvero le caratteristiche del capo di 

abbigliamento nelle sue specifiche, fino 

alla sua più intima natura chiamata 

‘fibra’. Si può guidare il cliente a trovare 

ciò di cui realmente necessita 

distogliendo la sua attenzione dai 

cosiddetti capi ‘usa e getta’ tanto diffusi 

per la loro economicità, facilità di 

reperimento ma anche, spesso, di 

qualità e durata inferiore. Quattro le 

caratteristiche delle fibre presenti oggi 

sul mercato, 4 filoni da conoscere per 

poter veicolare e supportare la scelta 

del cliente: tecnologia per aumentare la 

performance, ecosostenibilità, salutismo 

ed estetica. 

AiutAmi A comprAre. Cosa fa scegliere 

al cliente un negozio piuttosto che un 

altro? Sono molti gli elementi che 

possono catturare l’attenzione del 

potenziale acquirente ma una cosa è 

certa: la classica vetrina ha ancora la 

sua importanza, ma non basta più. È in 

atto una tendenza a dir poco 

drammatica, ovvero quella 

all’acquisto di capi che, avendo basso 

prezzo, vengono comperati in 

maggior numero e quindi cambiati

facilmente. Si tratta dei cosiddetti ‘usa 

e getta’ che il momento economico 

italiano non troppo felice ha favorito 

proprio per il loro basso costo e la loro 

facilità nel reperirli ovunque, dato che 

basta entrare in qualsiasi negozio, 

mercato, catena internazionale di 

distribuzione o centro commerciale per 

trovarne infiniti esempi. Per questo 

motivo, occorre distinguersi innalzando 

la specializzazione così da essere punto 

di riferimento e poi guidando il cliente 

nella scelta fin dalla sua entrata nel 

punto vendita. Infatti il cliente vede 

subito come si presenta il negozio, se è 

facile orientarsi oltre la soglia d’ingresso 

ed è attorniato dalla merce esposta 

quindi segue un percorso più o meno 

intuitivo in un ambiente ordinato o 

caotico. È qui che il venditore deve 

stabilire subito un contatto umano con il 

cliente appena entrato, un momento 

topico della vendita che va gestito con 

attenzione e, subito dopo, bisogna usare 

l’esperienza e la propria preparazione 

per ‘guidare’ il cliente nei meandri del 

negozio e dei suoi desideri, spiegandogli 

perché a volte “chi più spende, meno 

spende”. La mancanza di una base 

sufficientemente solida di conoscenze, 

perché di fatto il cliente non sa bene 

cosa compra, porta ad avvalorare 

sempre di più la tesi che la formazione 

del potenziale acquirente affinché 

compri meglio, è uno dei fattori chiave 

per lavorare tenendo viva la propria 

attività in quanto si diventa dei veri punti 

di riferimento. 

Nella miriade di capi 

di abbigliamento sportivo – 

soprattutto se performante – una 

guida a supporto tecnico 

effettivamente è necessaria. Dai 

tessuti in fibre naturali di origine animale 

e vegetale, infatti, si è passati alle fibre 

artificiali, a quelle sintetiche fino ad 

arrivare a veri piccoli gioielli di 

tecnologia che possono soddisfare 

appieno le necessità più particolari dei 

clienti più esigenti o soltanto stuzzicarli. 

Tecnologie che, se spiegate bene dal 

negoziante, portano a far comprendere 

al cliente il motivo di un prezzo più alto 

facendolo perfino propendere per 

l’acquisto di quel capo al posto di uno 

più economico. Durante alcune nostre 

interviste, infatti, diversi commercianti 

hanno messo in evidenza che clienti 

entrati in negozio pensando di 

acquistare un capo con una determinata 

fibra, quando sono stati delucidati sulle 

varie caratteristiche, sono invece usciti 

con qualcosa di differente che 

corrispondeva veramente alla loro 

esigenza, anche spendendo una cifra 

più alta. Ecco dunque perché occorre 

conoscere minuziosamente ciò che si 

decide di far entrare nel proprio 

negozio. In questo, le etichette sui capi 

sono l’alleato migliore del negoziante, 

piccoli manuali che il più delle volte 

vengono snobbati dal compratore ma 

che studiate dal negoziante nascondono 

mille tecnologie avanzate. 

Microtecnologia per auMentare la 

perforMance. Vi sono caratteristiche 

che, a monte del prodotto finito, lo 

rendono più performante e che derivano 

da veri e propri studi tecnologici, fibre 

che, se conosciute, permettono al 

negoziante di avere una distribuzione più 

consapevole e qualificata. 

Nell’acquisto di un capo di 

abbigliamento, attività oggi quanto mai 

in crisi di identità, indurre il cliente a 

domandarsi cosa indossa sopra la 

propria pelle può diventare un fattore 

estremamente motivante all’acquisto. In 

un’ottica, ovviamente, più consapevole 

di ciò che si compra. 

Troppe volte, scegliendo un capo 

sportivo, si privilegiano il design, la 

marca o il colore senza guardare 

l’etichetta delle composizioni e quindi 

senza fare attenzione ai materiali con i 

quali è realizzato. L’attenzione che si 

presta alla propria pelle acquistando per 

esempio una crema o un bagno schiuma 

sembra svanire quando ci si trova di 

fronte ad un capo di abbigliamento. 

Eppure la pelle è la prima difesa dagli 

agenti esterni, dalle radiazioni solari e 

dall’inquinamento, ci protegge dalla 

temperatura esterna e concorre alla 

termoregolazione del corpo. 

È molto importante sapere cosa si 

indossa. E in questo senso sapere 

leggere con attenzione le etichette dei 

capi di abbigliamento e conoscere i 

materiali può aiutare in una scelta 

corretta e consapevole. Non tutti sanno 

che, per esempio, la tecnologia oggi 

permette di creare fibre sintetiche in 

grado di offrire a chi le indossa 

sicurezza, termoregolazione, praticità e 

benessere uguali, se non superiori, alle 

fibre naturali. È il caso di Dryarn, 

una delle microfibre più leggere al 

mondo, un filato in grado di esaltare le 

performance dello sportivo 

garantendogli un incredibile comfort. 

Test di laboratorio hanno dimostrato 

come Dryarn abbia proprietà ottime in 

termini di termoregolazione, traspirabilità 

e velocità di asciugatura. Più isolante del 

cotone e della lana, Dryarn è 

dermatologicamente testato e, a 

contatto con la pelle, rappresenta 

l’ultima frontiera dell’abbigliamento. 

Previene problemi di dermatiti da 


25



contatto, irritazioni e allergie e non 

crea effetti indesiderati sulle pelle, 

soprattutto delle persone più sensibili o 

che presentano problemi dermatologici. 

Anche in presenza di considerevole 

sudorazione la grande traspirabilità di 

Dryarn evita la proliferazione di batteri. 

Uno degli elementi più ricercati per 

una maggiore comodità è l’elasticità 

dei capi, caratteristica che per la sua 

enorme diffusione sembra facile e 

scontata, ma che invece nasconde molti 

segreti. Quando si parla di elasticità, 

uno dei marchi moda più famosi al 

mondo è Lycra, sinonimo di fibra 

elastomerica (o elastam), di altre fibre 

elastiche e soluzioni tessili combinate 

con molte altre tipologie di tessuti, con 

proprietà di allungamento (fino a 6 volte) 

e di recupero della forma iniziale. 

Libertà di movimento, elasticità bidirezionale, 

comfort, vestibilità 

impeccabile e duratura sono i must 

sempre richiesti dal cliente. 

Impermeabile e traspirante insieme 

potrebbe sembrare un’accoppiata 

impossibile, ma anche in questo caso la 

tecnologia ci ha insegnato che non è 

vero, creando fibre capaci di aiutare 

durante la performance atletica ma 

migliorare anche la vita di persone 

‘normali’. Trovare calzature e guanti che 

possano avere entrambe le 

caratteristiche, infatti, va a rispondere a 

quel continuo sdoganamento del capo 

d’abbigliamento sportivo verso il suo 

utilizzo quotidiano. Una particolare 

tecnologia l’ha presentata 

Out Dry con un processo 

unico e brevettato di 

laminazione diretta 

della membrana 

impermeabile e traspirante 

sullo strato esterno della 

scarpa o del guanto, così 

ogni potenziale punto di 

ingresso dell’acqua è 

perfettamente sigillato. È ben 

chiaro, dunque, come venga 

preferito dal cliente un 

negozio dove sia presente 

esattamente ciò che sta 

cercando, catturando così 

anche l’attenzione dei 

soggetti non sportivi. Cosa 

chiede invece l’amante dello 

sport estremo, colui che ha 

solo voglia di fare la valigia, 

partire e affrontare le sfide 

con se stesso e godersi il 

piacere dell’attività fisica 

all’aperto? Abbigliamento semplice, 

comodo, pratico, leggero, che non 

prenda troppo spazio e che faccia fronte 

alle diverse situazioni climatiche. Addio 

ai maglioni indossati uno sull’altro o ai 

giacconi ingombranti, come mostra 

sempre più Polartec che lavorando sulla 

parte conosciuta comunemente con il 

nome di ‘imbottitura’ è riuscito a creare 

combinate ultraleggere inserendo la sua 

fibra “puffy” (Polartec Alpha) per 

l’isolamento termico tra due strati di 

filato a bassa densità offrendo calore 

senza peso, traspirabilità, velocissimi 

tempi di asciugatura e alta 

comprimibilità. Ciò consente ai 

produttori di abbigliamento di spaziare 

sulla scelta del tessuto esterno in 

relazione ai livelli di elasticità e 

traspirabilità desiderati per il capo finale 

che porterà i nomi, ad esempio, di 

Mammut, Marmot o The North Face. 

Sempre più 

spesso, come si 

è detto, questi 

capi nati per gli 

sportivi si sono 

trasformati in 

abbigliamento 

outerwear e 

citywear, 

tendenza dettata 

anche dai loro 

prezzi che inducono l’acquirente che 

non è atleta agonista, a farne economia 

ed aumentarne il loro utilizzo, visto che 

peraltro si prestano bene sia ad 

affrontare le condizioni atmosferiche più 

estreme, sia a rispondere alle necessità 

di una moda sempre più attenta alla 

funzionalità e alle performance. A 

pensarci bene, infatti, capi che 

presentano membrane Gore-Tex sono 

utilizzati sia dagli agonisti sia da chi non 

vuole rinunciare ad un bel capo e alle 

sue caratteristiche anche durante le 

attività outdoor o quelle casual. Questo 

è possibile perché presentano e 

garantiscono nel tempo, oltre all’azione 

antivento, anche impermeabilità, 

traspirabilità e soprattutto lunga durata. 

Resistenza è un’altra delle parole chiave 

per la scelta di un capo ed ecco perché 

aziende mondiali come Gore-Tex 

studiano incessantemente metodi per 

migliorare questa qualità, con il risultato

il venditore deve stabilire 

subito un contatto umano 

con il cliente aPPena 

entrato, un momento toPico 

della vendita che va gestito 

con attenzione. bisogna 

usare l’esPerienza 

e la ProPria PreParazione 

Per ‘guidare’ il cliente 

nei meandri del negozio 

e dei suoi desideri, 

sPiegandogli Perché a volte 

“chi Più sPende, 

meno sPende” 

di far nascere nuove tecnologie tipo 

Gore-Tex Pro, un sistema multistrato, 

con particolari strutture in 100% PTFE, 

laminato saldamente al materiale esterno 

e sull’interno a una fodera 

appositamente sviluppata. Progettata 

per professionisti, alpinisti, ambiziosi 

amanti dell’outdoor e del freeride, può 

essere utilizzata anche in larga scala da 

tutti visto che è impiegata da molti 

marchi quali, ad esempio, adidas, 

Mammut, Marmot, Norrøna, Oakley, 

Outdoor Research, Patagonia, Peak 

Performance, Salewa, Salomon, Scott, 

Sweet Protection, The North Face. 

ecosostenibilità: quAndo l’industriA 

AbbrAcciA lA nAturA reAlizzAndo fibre 

AltAmente performAnti. Il fatto che il 

cliente non sappia bene cosa compra e 

quanto è difficile, lungo, intricato e 

L’evoLuzione deL tessuto 

La fibra che migliora la performance ma anche lo status personale 

entrando nella vita di tutti i giorni 

Per fibre tessili s’intendono 

quei filamenti di origine 

vegetale (come il cotone ed 

il lino), animale (lana e 

mohair), minerale (amianto), sintetica 

(poliammidiche, poliesteri, acriliche, 

ecc.), che, per effetto di operazioni 

meccaniche (parallelizzazione e torcitura) 

vengono trasformati in filati che, 

intrecciati tra loro in vario modo 

(armatura) danno forma ai tessuti. Nel 

settore della tecnologia tessile abbiamo 

assistito nell’ultimo decennio ad uno 

sviluppo tecnico-scientifico 

impressionante, con connotazioni 

addirittura rivoluzionarie per taluni 

manufatti prodotti impiegando fibre 

tessili sintetiche ad alta tecnologia. Si va 

costoso produrlo spesso lo fa optare 

per capi a basso costo dove il rapporto 

qualità/prezzo il più delle volte è 

sbilanciato. Ecco perché anche questo 

aspetto non è da sottovalutare, in 

quanto l’attualità ci sta portando verso 

una ecosostenibilità necessaria ma 

divenuta anche fattore ‘moda’. Diverse le 

aziende che hanno deciso di allungare 

una mano alla natura creando fibre 

particolari derivate da recuperi di 

produzione o vero e proprio riciclo. 

100% derivante da bottiglie di plastica 

post consumer è la particolare fibra 

realizzata da Thermore per le sue 

imbottiture termiche che va ad 

aggiungersi alla Classic (con 50% di 

poliestere riciclato) ed Ecodown 

dimostrando ancora una volta che si può 

porre l’attenzione alla ecosostenibilità 

creando materiali estremamente 

durevoli, ad alta termicità ed 

idrorepellenti. Tecnologia apprezzata e 

utilizzata da marchi come, ad esempio, 

Bogner, Colmar ed Armani. 

Ma come si è detto, si può fare ‘riciclo’ 

fin dalla parte produttiva. Ce lo insegna 

Fulgar con la sua Q-Nova, la nuova 

microfibra di Nylon 6.6 ottenuta 

esclusivamente da materie prime 

rigenerate mediante una produzione 

consapevole che permette di ridurre 

l’impatto ambientale attraverso minori 

emissioni in atmosfera, meno consumo 

sempre più, dunque, verso la ricerca di 

nuovi traguardi quasi ‘magici’ che vanno 

ad influire sulla performance, sul 

benessere personale, sulla durabilità e 

resistenza nel tempo, sulla loro praticità 

ma anche sull’estetica stessa di chi 

indossa i capi tessuti con determinate 

fibre. In tutti questi casi, abbigliamento 

che, sportivo o intimo, è arrivato al punto 

di poter essere utilizzato anche al di fuori 

dell’ambiente sportivo. Si pensi come 

sempre più l’intimo sportivo, le tute o i 

giacconi siano di usuale utilizzo in 

innumerevoli occasioni della giornata. 

Aspetto che dev’essere certamente fatto 

notare ad un cliente indeciso posto 

davanti ad una scelta che comporta 

l’esborso di una cifra importante. 


27



di risorse idriche ed utilizzo di energia 

da fonti rinnovabili offrendo allo stesso 

tempo elevati standard qualitativi, 

estetici e di performance. Punta sulla 

trasformazione di materiali altrimenti 

dismessi anche Carvico-Jersey 

Lomellina che per la sua tessitura 

indemagliabile elasticizzata ha scelto 

l’utilizzo della “Green Vision”, un codice 

etico che contraddistingue l’impegno 

dell’azienda nel ridurre l’impatto 

ambientale attraverso una produzione 

pienamente ecosostenibile e di alta 

qualità in termini di elasticità, resistenza, 

vestibilità. Ed a proposito di prodotto 

bio, non si può non tenere in 

considerazione i materiali naturali che 

ancora una volta confermano la loro 

concorrenza con i cosiddetti sintetici. 

Fra i tessuti naturali e performanti a 

sorpresa si può collocare anche la lana 

Merino che oggi più che mai è diventata 

pratica e di supporto alla performance. 

In questo caso, è necessario sfatare il 

luogo comune che lana equivale a 

calore. Essa, al contrario, può essere 

perfino traspirante e fresca. Ce lo 

insegnano anche i capi di Rewoolution, 

che tessuti con fibra di lana Merino 

diventano leggeri, antibatterici, 

antiurticanti e perfetti durante la 

stagione fredda, ma che ottimizzano le 

loro performance in estate, quando, col 

caldo, termoregolano la temperatura 

corporea agendo anche da schermo 

protettivo solare filtrando i raggi UV-A e 

UV-B. 

AbbigliAmento bioAttivo per un must 

chiAmAto sAlutismo. Odori, aloni di 

sudore, batteri e acido lattico in 

abbondanza? Non più. L’attenzione 

sempre maggiore verso questi aspetti 

ha portato l’industria tessile a 

prendersene particolare cura, cercando 

di soddisfare anche queste esigenze 

che non sono soltanto dello sportivo. 

Contro l’odore di sudore, infatti, vi è una 

guerra personale ingaggiata da ognuno 

di noi e poter indossare un capo nostro 

‘alleato’ è piacevole e possibile. Q-skin 

di Fulgar ne è un esempio: fibra 

batteriostatica con il principio attivo 

antimicrobiotico incorporato 

direttamente al suo interno e che 

mantiene il suo effetto inalterato durante 

tutta l’attività del corpo. 

Nemico della performance è da sempre 

l’acido lattico. Non si può eliminare ma 

di certo si può diminuire. Mico ha 

infatti sviluppato Mc2, una 

tecnologia tessile capace di 

microincapsulare e rilasciare 

gradualmente le naturali molecole di 

Carnosina, che viene assorbita dalla 

pelle ed è utile a contrastare gli effetti 

dell’acido lattico. E per ‘ricaricare’ il 

capo di abbigliamento Mico con la 

tecnologia di microassorbimento delle 

fibre, basta soltanto metterlo in ammollo 

versandovi la dose della bustina Mc2. 

Facile e veloce come piace agli

utilizzatori. Basta soltanto conoscerlo e 

spiegarglielo. Di questi aspetti ha 

particolare attenzione anche Tecnofilati 

che alle linee antiacido lattico, antiodore 

(utilizzando il rame) e antibatterica (con 

l’argento) ha affiancato la fibra in 

bioceramica per stimolare il sistema 

microcircolatorio andando a rafforzare 

addirittura il metabolismo. Movimento 

significa ricerca assoluta della forma 

fisica ottimale nel minor tempo possibile, 

soprattutto ora che il tempo libero pare 

essere ridotto ai minimi termini e poter 

contare su un capo di abbigliamento 

che aiuta a bruciare stimolando il 

metabolismo può fare la differenza 

quando ci si trova davanti a ‘pigri’ o 

persone impegnate che devono 

ritagliarsi il tempo per curare la propria 

forma fisica. E se tutto questo ancora 

non bastasse, arriva anche S+Ability di 

Bioforce-Konus che ha risposto alla 

sempre pressante esigenza di non 

rimanere madidi per la fatica durante 

l’attività fisica così da preservare anche 

la salute, una fibra in grado di smaltire 

velocemente il sudore in eccesso e 

mantenere la superficie della pelle 

asciutta e a temperatura costante. Al 

giorno d’oggi, anche un’asciugatura 

rapida e l’assenza della necessità di 

stiratura sono caratteristiche che 

pesano positivamente sulla scelta . Tanti 

sono i benefici di Erreà Active Tense 

che, unendo fibre quali Lycra, Tactel e 

Meryl, è riuscita ad aggiungere anche 

queste caratteristiche alle ‘classiche’ di 

traspirabilità, proprietà antibatteriche, 

isolamento termico, accontentando 

anche gli sportivi amanti delle 

performance più impegnative, che 

possono contare su un miglioramento 

della circolazione sanguigna 

semplicemente indossando una maglia 

realizzata con filati che contengono 

nanoparticelle di argento e titanio. 

Offrire una così ampia scelta 

rappresenta idealmente punti in più nella 

scala di gradimento che il negozio 

guadagna agli occhi dei suoi clienti, 

potenziali o affezionati, proprio per il 

possibile miglioramento della qualità 

della vita derivante da tutte queste 

comodità. 

trasparenza e conoscenza 

In arrivo novità sulle etichette 

Come si è detto, una delle fonti principali 

per allettare il cliente all’acquisto 

giustificando il costo più alto di un certo 

prodotto è l’etichetta che il produttore 

‘allega’. Letta direttamente dal cliente, o 

meglio, studiata dal negoziante per 

guidare con cognizione il potenziale 

acquirente, ora si trova davanti ad alcune 

novità in arrivo che potrebbero aiutare a 

comprenderla meglio. Dal prossimo 

anno, infatti, entrerà a regime la Direttiva 

N.1007/2011 che impone indicazioni 

chiare per tutti i capi di abbigliamento 

destinati all’Eurozona. Questo per 

garantire la trasparenza sull’origine dei 

prodotti e la loro lavorazione, favorire la 

chiarezza limitando le abbreviazioni 

il vAlore dell’esteticA. Offrire al cliente 

un prodotto che, oltre ad essere 

gradevole, è un fiero alleato della propria 

estetica è di certo un punto in più a 

favore del negoziante. Esistono capi, 

infatti, che presentano effetti estetici e 

metabolici capaci di stuzzicare anche i 

meno esteti o i meno sportivi. Emana 

della Fulgar, ad esempio, è una fibra con 

incorporati dei minerali bioattivi che 

assorbe le onde emesse dal corpo 

umano e le riemette verso quest’ultimo 

sotto forma di onde “FIR” (Far Infrared 

Rays): l’interazione tra il tessuto e la 

pelle migliora la microcircolazione 

sanguigna producendo una serie di 

effetti cosmetici come l’aumento della 

sintesi del collagene e la riduzione degli 

effetti della cellulite, ma anche risultati 

benefici metabolici quali la 

termoregolazione e la riduzione 

dell’acido lattico nei muscoli. Ma si parla 

di estetica anche quando si può offrire 

al cliente capi che non scoloriscono o si 

deteriorano con i continui lavaggi o capi 

‘travel’ che non perdano mai la loro 

forma o non prendano le cosiddette 

‘pieghe da viaggio’. Tutti elementi che 

incidono nella scelta di questi particolari 

capi, proprio perché garantiscono 

praticità e comodità, caratteristiche a cui 

la clientela non vuole più rinunciare, 

nemmeno se comportano un costo più 

alto rispetto ad altri prodotti ‘normali’. 

laura.guerra@topsport.it 

unitamente alla 

lotta alla 

contraffazione. 

Entrando più nel 

dettaglio dell’Art.16, 

inoltre, è stabilito che 

“l’etichettatura dovrà 

essere redatta nella lingua 

ufficiale dello Stato membro 

sul cui territorio i prodotti 

tessili sono messi a disposizione del 

consumatore”. Certo, al capo verrà 

allegato un vero e proprio libretto di 

istruzioni, ma sicuramente esso non 

lascerà il negozioante sprovvisto delle 

preziose informazioni che possono 

aiutarlo ad aumentare le vendite. 


29

La cittadina inglese di 

Sheffield, da sempre 

associata a Robin Hood 

e, più recentemente, set del 

cult movie “The Full Monty”, ospita da oltre 

40 anni la sede di GO Outdoors, catena 

britannica di negozi per l’outdoor. Il 

primo punto vendita venne creato nel 

1969 con il nome di “Camping and Caravanning 

Centre”, o semplicemente “CCC” 

per i locali. Oggi la catena conta 42 negozi, 

e proprio nel mese di maggio 2013 

arriva per l’insegna un nuovo CEO, Chris 

Matthews, che sostituisce nel ruolo John 

Graham, fondatore del gruppo. Graham 

resterà comunque in azienda con responsabilità 

legate ai prodotti, ma si tratta evidentemente 

di un cambiamento in qualche 

modo epocale. 

Oltre all’arrivo di un nuovo dirigente alla 

testa della società, GO Outdoors ha anche 

appena superato la soglia storica di 

200 milioni di sterline annui come giro 

d’affari. L’azienda ha infatti annunciato di 

aver conseguito, nell’ultimo esercizio, 

vendite per 203 milioni di sterline, con 

una crescita del 19% rispetto all’esercizio 

precedente. Nello stesso periodo il gruppo 

ha inoltre raddoppiato il numero dei 

dipendenti, che sono passati da 700 a 

più di 1400. Alla luce di questi risultati, e 

considerato il contesto non semplice in 


GLOBAL SPORT 

Negozi nel mondo 

AvANTi, OuTdOOR 

iL GRuPPO BRiTANNicO GO 

OuTdOORS hA RAddOPPiATO 

iN uN ANNO iL NumeRO dei 

diPeNdeNTi, AumeNTANdO 

Le veNdiTe di quASi iL 

veNTi PeR ceNTO. uN SeGNO 

di deciSA viTALiTà, iN 

cONTROTeNdeNzA RiSPeTTO 

Ad ALTRi meRcATi SPORTivi 

NAziONALi 

cui sono stati conseguiti, diventa interessante 

esaminare il percorso che ha portato 

a questi successi. 

Negli anni Ottanta, il negozio CCC di 

Sheffield, che nel suo primo decennio di 

vita aveva proposto esclusivamente articoli 

da campeggio e carrelli tenda, inizia 

a vendere anche forniture per barbecue. 

È il primo passo di quello che diventerà 

poi un ampliamento continuo e costante 

nel tempo della gamma di prodotti offerti 

alla clientela. Negli anni ’90 vengono ad 

aggiungersi abbigliamento e scarpe, e 

arrivano anche i brand leader del mercato. 

Nel successivo decennio 2000, CCC 

passa da un negozio a tre, e nel 2004 

apre a Coventry il primo punto vendita a 

insegna GO Outdoors. 

Grazie al successo del negozio GO Outdoors 

di Coventry, la catena decide di 

ampliare ulteriormente il range dei 

prodotti e inaugura una serie di nuovi 

reparti: arrivano gli articoli per il ciclismo, 

la pesca, la corsa, l’equitazione e 

l’arrampicata. Vengono anche introdotte 

due novità particolari quali la presenza di 

tende e di pareti per l’arrampicata all’interno 

dei negozi stessi. 

Oggi, i punti vendita GO Outdoors, oltre 

ai prodotti sopra indicati, vendono 

anche articoli per walking, sci e corsa. 

I 42 negozi attuali sono tutti situati nel 

Regno Unito. Come si può notare, la progressione 

nel numero dei punti vendita è 

stata molto rapida, concentrata soprattutto 

nell’ultimo decennio, e l’inizio di questa 

progressione ha coinciso con il cambiamento 

di nome, da quando cioè questo 

ha chiaramente incarnato un’identità outdoor 

più ampia, che nel frattempo la catena 

aveva maturato con l’aggiunta costante 

di nuovi prodotti. 

Nel Regno Unito la situazione economica 

è certamente più florida che in 

Italia. Il 2012 è poi stato un anno particolarmente 

felice per i britannici, grazie alle 

Olimpiadi di Londra e al Giubileo di Diamante 

della Regina. Dire che i britannici 

sono messi meglio di noi non equivale,

però, ad affermare che la loro economia 

goda di ottima salute. Il dato su base annua 

per il 2012 ha visto una variazione 

positiva del PIL dello 0,3%, non esattamente 

entusiasmante. Gli analisti stimano 

che i due eventi, Olimpiadi e Giubileo, in 

realtà abbiano solo fornito un po’ d’ossigeno 

a una situazione che si è andata 

progressivamente deteriorando. Lo scorso 

febbraio l’ufficio nazionale di statistica 

della Gran Bretagna ha indicato che nel 

4° trimestre 2012 il Paese ha registrato 

una flessione del PIL dello 0,3% su base 

trimestrale, che segue l’isolato rialzo registrato 

nel 3° trimestre per via delle Olimpiadi. 

A ruota Moody’s ha declassato il 

rating del Regno Unito, ritirando l’agognata 

Tripla A. Per riassumere, e per ritornare 

al tema del nostro retailer GO Outdoors, 

ci sembra davvero difficile attribuire i risultati 

fortemente positivi del gruppo al 

contesto economico del suo Paese. 

Già nel 2011, altri grossi retailer britannici 

di articoli sportivi si erano trovati in 

difficoltà, basti pensare al caso di Blacks 

and Millets, la cui casa-madre Blacks Leisure 

Group finisce in amministrazione 

controllata in gennaio 2012, con 290 negozi 

che verranno poi acquistati da JD 

Sports. Nello stesso anno, GO Outdoors 

riportava invece vendite per 115,2 milioni 

di sterline, in forte crescita rispetto ai 

75,4 milioni di sterline dell’esercizio precedente, 

predicendo fra l’altro di poter 

raddoppiare le vendite, come poi farà, 

nell’anno a venire. 

È proprio nel 2011 che la rapida crescita 

di GO Outdoors attrae i finanziatori. Arrivano 

28 milioni di sterline dal gruppo d’investimento 

privato 3i, che acquisisce 

così anche una quota di minoranza nella 

società tramite una newco. 

Nel 2012, mentre 

GO Outdoors raddoppia 

come abbiamo 

visto il numero 

dei dipendenti e le 

vendite sono fiorenti, 

la catena inglese 

JJB Sports perde 

2200 posti di lavoro 

e finisce in amministrazionecontrollata. 

Ancora una volta 

il gruppo di Sheffield 

sembra avere 

la ricetta per andare 

in completa controtendenza. 

GO Outdoors ha recentemente compiuto 

una serie di cambiamenti importanti 

a livello di servizi e di top management, 

di cui il recente arrivo del nuovo 

CEO non è che l’ultimo episodio. Nel 

febbraio 2012 la società introduce, in 

collaborazione con Mobilize Systems, il 

primo programma fedeltà su scala nazionale 

ad attribuire i punti fedeltà non su 

una carta magnetica, che spesso il cliente 

dimentica a casa o che in qualche modo 

smagnetizza, ma direttamente sul suo 

cellulare, con un sistema che funziona su 

tutti gli Smartphone. Nel mese successivo, 

marzo 2012, GO Outdoors crea il 

nuovo posto di “direttore multichannel” e 

chiama a ricoprirlo Jon Asbury, un veterano 

dell’e-commerce. Asbury aveva sviluppato 

per Halfords, catena di ricambi per 

bici e auto, il primo sito per cellulari mai 

creato in Inghilterra in un settore diverso 

da quello dell’abbigliamento. Sempre nel 

2012, GO Outdoors ruba Chris Morgan 

a Tesco, colosso della grande distribuzione 

alimentare, per nominarlo nuovo direttore 

finanziario della società. Per finire, a 

settembre arriva Jeff Fagan come nuovo 

A cura di Matthew J. Evanston 

direttore retail. 

Leggendo questi cambiamenti appare 

evidente come i vertici GO Outdoors mostrino 

un’attenzione crescente per l’ecommerce, 

resa anche imprescindibile 

dai trend attuali nelle abitudini dei consumatori. 

Analizzando però l’evoluzione della 

strategia di sviluppo nella sua globalità, 

si nota che è intorno al negozio che ha 

ruotato, e che continua a ruotare, la strategia 

del retailer. Nel 2011, al momento 

dell’entrata di 3i, il piano di sviluppo 

aziendale prevedeva specificamente un 

piano accelerato di apertura di nuovi negozi, 

o “superstores”, destinati a passare 

da 30 a 70 in soli 4 anni. 

Realisticamente, possiamo prevedere 

che ci sarà un ulteriore aumento delle 

risorse destinate allo sviluppo della 

proposta e-commerce, in tutte le sue 

forme, ma nel caso di GO Outdoors questa 

sembra essere complementare, e non 

prioritaria, rispetto allo sviluppo del retail 

in negozio. Su questa strada, GO Outdoors 

ha inaugurato ad aprile un nuovo 

superstore nella new town di Milton Keynes, 

un centro di più di 200.000 abitanti 

a circa 70 km da Londra. 

Nel Regno unito la situazione economica è certamente più florida 

che in italia. il 2012 è poi stato un anno particolarmente felice 

per i britannici, grazie alle Olimpiadi di Londra e al Giubileo di 

diamante della Regina. dire che i britannici sono messi meglio 

di noi non equivale, però, ad affermare che la loro economia goda 

di ottima salute 


33

Da sinistra: 

Robbert De 

Kock, segretario 

WFSGI dal 2007 

e una immagine 

della grande 

affluenza ad Ispo 

2013, segno 

della vitalità del 

mercato a livello 

europeo. 


esclusivo 

Intervista di Gioia Giardini 

Robbert De Kock dirige la 

WFSGI dal 2007 ed è il 

terzo segretario generale 

nella storia 

dell’organizzazione. Ha 

47 anni, parla 

correntemente otto lingue e ha 

accumulato un’esperienza ventennale 

nell’industria. Prima di svolgere il ruolo 

che attualmente ricopre, ha lavorato per 

12 anni per Intersport International, a 

Berna, dove è stato product manager e 

direttore delle licenze e dello sviluppo 

globale, responsabile del processo di 

Parla robbert De KocK, segretario 

generale Della WorlD FeDeration 

oF the sPorting gooDs inDustry. 

le sFiDe Di un settore in buona 

tenuta si giocano sull’aPertura Dei 

mercati emergenti. e sulla salute 

espansione di Intersport in Europa, 

Medio Oriente e Asia. Ha inoltre 

lavorato per quattro anni nel settore 

multimedia del Comitato Olimpico 

Internazionale. 

Nel suo passato c’è anche lo sport 

praticato, più precisamente il 

badminton, a livello agonistico. 

Olandese d’origine, De Kock si 

trasferisce in Svizzera quando è ancora 

giovane. Nel suo palmares, un titolo 

juniores per i Paesi Bassi e 26 titoli 

conquistati in Svizzera, suo Paese 

d’adozione. De Kock ha concesso a 

TopSport questa intervista dalla sede 

della WFSGI a Berna. 

In Europa il mercato degli articoli 

sportivi sta subendo le stesse 

ripercussioni dovute alla crisi che 

subiscono altri settori? E qual è la 

situazione nelle altre “regioni” del 

mondo? 

Per quanto riguarda l’Europa, occorre 

distinguere. Nei Paesi dell’Europa 

meridionale tutti i settori sono toccati 

dalla crisi. Anche noi in queste zone 

abbiamo sicuramente riscontrato una

diminuzione del giro d’affari, Italia 

compresa, però il settore degli articoli 

sportivi è più solido di altri, grazie 

anche al fatto che la gente in periodi di 

crisi ha comunque bisogno di svolgere 

attività fisica e di distrarsi, a volte 

anche di più che in tempi normali, per 

poter affrontare il resto. Rispetto ad 

altri settori, non andiamo altrettanto 

male. Per alcuni Paesi è comunque 

troppo presto per esprimersi in modo 

definitivo perché la crisi è ancora in 

corso. In Grecia le cose ormai 

difficilmente potranno andare peggio, 

ma in Italia non lo sappiamo ancora, e 

probabilmente non lo sappiamo ancora 

nemmeno per la Spagna. 

Nulla di simile sta succedendo 

nell’Europa del Nord, che non risente 

della crisi. 

In Cina la situazione al momento è 

abbastanza difficile, anche se il 

mercato sta ancora crescendo. 

Fino a pochi anni fa le imprese 

aprivano svariati negozi al giorno, 

mentre ora sono costrette a chiuderne 

molti. Quello che osserviamo oggi in 

Cina è un rallentamento della crescita. 

Negli Stati Uniti, la situazione ora è 

lo sPort 

è movimento 

la sua 

economia, 

anche 

stabile, dopo un periodo di recessione. 

Si tratta di un elemento positivo anche 

per il mercato globale. Le proiezioni 

indicano inoltre che il mercato 

statunitense crescerà ancora 

leggermente. 

In ambito WFSGI, discutete anche di 

questioni che riguardano 

specificamente il retail (grandi 

catene, negozi monomarca, gruppi 

d’acquisto, outlet...), oppure vi 

concentrate soprattutto sul punto di 

vista produttivo? 

WFSGI è un’organizzazione per 

marche, retailer, associazioni, 

produttori e altri parti interessate. In 

questo senso si tratta di una miscela 

unica, e non ci sarebbe ragione per 

agire separatamente. Avere una 

piattaforma comune è un bene, e 

funziona. Abbiamo, ad esempio, anche 

la FIFA fra i nostri membri. 

Naturalmente possono esserci 

contrasti a livello commerciale fra i 

nostri membri, ma WFSGI lavora 

nell’interesse dell’industria e non 

interferisce nelle questioni commerciali 

fra i suoi membri. 

Può dirci qualcosa delle iniziative 

che WFSGI ha intrapreso nel campo 

della salute e dell’ambiente, temi la 

cui popolarità è cresciuta negli ultimi 

anni? 

Le questioni ambientali stanno 

diventando sempre più importanti ma 

le norme e i regolamenti non sempre 

sono chiari e l’impatto resta, in molti 

casi, sconosciuto. Vediamo una presa 

di coscienza maggiore nel campo delle 

sostanze chimiche (regolate dal 

programma europeo REACH - 

Registration, Evaluation, and 

Authorization of Chemical Substances, 

o dall’americano CPSIA - Consumer 

Product Safety Improvement Act). 

L’impatto più importante che possiamo 

avere noi è nel campo della 

produzione e in quello della scelta 

delle materie prime. WFSGI si è molto 

occupata di salute e di promozione 

dell’attività fisica. Io faccio parte 

dell’Advisory Board 

dell’Organizzazione Mondiale della 

Salute (WHO) per il settore privato 

per le malattie non trasmissibili (NCD), 

che comprendono le malattie 

cardiovascolari, il cancro, l’obesità e 


35


intervista WFSGI 

il diabete. Attualmente si sta 

discutendo se includere anche le 

malattie mentali. WFSGI è molto 

impegnata a sensibilizzare l’opinione 

pubblica sui temi dell’attività fisica e 

sui costi umani ed economici della 

mancanza di attività fisica, che sono 

valutati intorno ai 47 trilioni di dollari 

americani. Dobbiamo creare 

esperienze positive per i bambini fin 

dai primi anni di vita ed integrare 

l’attività fisica nella vita di tutti i giorni. 

Qual è la sua personale visione del 

“made in Italy” nel settore degli 

articoli sportivi? Esiste ancora? E 

che impatto ha sul mercato? 

Il “made in Italy” in passato era molto 

importante, specialmente per le 

calzature e lo sci – e in alcuni casi, in 

certa misura, lo è ancora. Ma, prima di 

tutto, che cosa significa “made in” 

oggi? È davvero un concetto 

significativo, o quantomeno 

identificabile, alla luce del fatto che un 

pezzo viene fabbricato in un Paese, poi 

spedito in un altro, poi magari in un 

altro ancora, e poi forse alla fine ritorna 

in Italia, o altrove? Lo stesso dicasi per 

le materie prime, che provengono da 

una miriade di Paesi diversi. Forse 

dovremmo piuttosto parlare di “made in 

the World”. 

Quali brand mostrano, a suo parere, 

maggiore dinamismo nel gestire 

l’evoluzione del mercato sportivo? 

Sarebbe poco corretto indicare questa 

o quella marca, e sarebbe comunque 

difficile, perché quello che è valido in 

un Paese non è necessariamente 

altrettanto valido in un altro mercato. 

Inoltre le dimensioni o la fama di una 

marca non sono necessariamente 

quello che fa la differenza. Per certi 

articoli, ad esempio, una marca 

‘minore’ può essere meglio di una più 

forte. 

Quali sono i trend principali 

nell’outdoor? 

Il boom degli ultimi 10 anni dell’outdoor 

si è ormai concluso. Il mercato outdoor 

sta ancora crescendo ma la crescita 

non è più a doppia cifra. Ci sono 

organizzazioni internazionali specifiche 

che si occupano del segmento outdoor, 

“anche il mercato sPortivo 

euroPeo ha sicuramente 

riscontrato una 

Diminuzione 

Del giro D’aFFari, italia 

comPresa; Però resta uno 

Dei settori Più soliDi, grazie 

anche al Fatto che la gente 

in PerioDi Di crisi ha 

comunque bisogno Di 

svolgere attività Fisica e Di 

Distrarsi, a volte anche Di 

Più che in temPi normali, Per Poter aFFrontare il resto. 

risPetto aD altri settori, non anDiamo altrettanto male” 

in grado di rispondere più nel dettaglio 

a questo riguardo. 

Come descriverebbe la sua 

personale visione 

dell’organizzazione, e in particolare il 

contributo che ha inteso e che 

intende apportarvi? 

Quando sono diventato segretario 

generale, nel settembre 2007, 

l’organizzazione era molto diversa da 

Lo sport come attività preventva 

per mantenersi in buona salute, 

è una delle priorità della 

federazione mondiale, 

da attuare sensibilizzando 

i Governi di tutti i Paesi europei, 

dove la popolazione sta 

velocemente invecchiando. 

quello che è ora. Per darle un’idea, 

c’erano tre commissioni di lavoro, 

mentre ora ce ne sono 14. Avevamo due 

impiegati mentre ora siamo in 10. Se 

dovessi descrivere il mio contributo, 

potrei dire che ho ravvivato 

l’organizzazione e allargato le sue attività 

fornendo più servizi ai membri. Tre anni 

fa abbiamo anche integrato l’industria 

della bicicletta, di cui ora abbiamo 56 

brand, e sono i grossi brand.

Come descriverebbe il suo stile di 

leader, il suo approccio? Anche se 

una serie di funzioni sono 

connaturate “automaticamente” al 

ruolo, ognuno poi porta un suo tratto 

distintivo che può variare molto da 

un leader all’altro. 

Il mio approccio al ruolo consiste 

nell’ascoltare i membri. WFSGI deve 

ascoltare i suoi membri per poter 

definire la giusta strategia. WFSGI 

deve creare opportunità di business e 

di performance per i propri membri, e 

proporre loro i modi più semplici ed 

economici per arrivare allo scopo. 

Quali sono le sfide principali che 

attendono WFSGI e i suoi membri? 

Direi che siamo solo a metà dell’opera 

nei progetti che abbiamo intrapreso. La 

sfida futura è di rafforzarci in questa 

direzione e, ancora una volta, di 

ascoltare di più i nostri membri. I nostri 

membri sono tutti importanti. La quota 

di adesione varia in base al giro d’affari 

di ogni azienda, e questo significa che 

la tariffa è abbordabile per tutte le 

imprese del settore che vogliano 

aderire a WFSGI, ogniqualvolta aderire 

sia un’opzione a loro utile, cioè quando 

hanno anche una dimensione in 

qualche modo internazionale. Membri 

piccoli e membri grandi hanno gli stessi 

diritti e doveri. Sosteniamo tutti i nostri 

“il boom Degli ultimi 10 anni Dell’outDoor si è 

ormai concluso. si tratta Di un mercato che sta 

ancora crescenDo ma l’evoluzione, Per quanto Positiva, 

non è Più a DoPPia ciFra. ci sono organizzazioni 

internazionali sPeciFiche che si occuPano 

Del segmento outDoor, in graDo Di risPonDere 

Più nel Dettaglio a questo riguarDo” 

membri, ad esempio quando non 

ritengono di avere la forza sufficiente 

per poter agire individualmente. 

Lei pratica qualche sport, o lo ha 

praticato in passato? 

Da giovane ho giocato a badminton a 

livello agonistico, per tre anni. Ho vinto 

titoli juniores nei Paesi Bassi, il mio 

Paese d’origine, e dopo altri 26 titoli in 

Svizzera. Oggi mi piace giocare a 

tennis, a golf e praticare gli sport 

acquatici. In ogni caso non posso dire 

che il mio ruolo attuale a WFSGI sia 

venuto dalla mia carriera sportiva. 

Preferisco sottolineare la mia attività 

presso il Comitato Olimpico 

Internazionale (CIO) per quattro anni, 

nel settore multimediale, e non di meno 

il mio ruolo di dirigente in Intersport 

International per 14 anni. 


37

Dal 3 marzo scorso, 

e fino al 17 novembre, 

il Messner 

Mountain Museum 

Firmian di Bolzano ospita la 

mostra fotografica “Kaukasus Karakorum”, 

che racconta il lavoro del fotografo 

e alpinista Fabiano Ventura e del suo 

team di scienziati tra le distese del Karakorum 

e i ghiacciai del Caucaso, spedizioni 

che sono parte del progetto di Ventura 

denominato “Sulle tracce dei ghiacciai”. 

La mostra espone 30 confronti fotografici 

tra stampe contemporanee e 

immagini scattate oltre un secolo fa dai 

primi fotografi esploratori, al fine di mostrare 

lo stato di salute e l’evoluzione dei 

ghiacciai nel tempo. Questo evento è 

parte integrante della visita ai musei di 

Reinhold Messner. È nel 2011 che Messner 

porta a termine la realizzazione del 

suo “Messner Mountain Museum”, un 

circuito museale dedicato alla montagna, 

composto da cinque sedi sparse 

nelle Alpi centro-orientali fra le quali ap- 


sEniOR LiFEstYLE 

i taRgEt dEL FutuRO 

OVER thE tOp 

La mOntagna a misuRa di sEniOR 

punto quella nel Castel Firmiano, che 

ospita la mostra, antica fortezza del X 

secolo che domina la conca bolzanina. 

Il progetto del Messner Mountain Museum 

è divenuto un punto di riferimento 

assoluto a livello internazionale sul tema 

della montagna e, in particolare, sul tema 

del rapporto tra l’uomo e la montagna. 

Reinhold Messner è un attempato giovane 

signore di 68 anni che frequenta la 

montagna da quando ne aveva cinque, 

e uno degli alpinisti di maggiore successo 

nel mondo da oltre 30 anni. Messner 

è evidentemente un campione, un personaggio 

eccezionale, ma è anche al 

tempo stesso l’esempio di un fenomeno 

in realtà assolutamente comune, cioè 

quello della frequentazione della montagna 

da parte di chi ha superato gli ‘anta’. 

Che la montagna sia molto amata anche 

da appassionati non più giovani 

lo si nota poi particolarmente nel periodo 

fra fine maggio e fine giugno, 

che precede i mesi delle vacanze di 

sOnO pROpRiO gLi anZiani 

ad antiCipaRE La stagiOnE 

dELLE VaCanZE a FinE 

pRimaVERa/iniZiO EstatE. 

mOLti di LORO sCELgOnO 

tRadiZiOnaLmEntE 

La mOntagna E LE attiVitÀ 

ad Essa CORRELatE 

massa. In giugno, quando non è lo sci a 

farla da padrone, ma piuttosto la montagna 

in quanto tale, la percentuale di anziani 

è decisamente più elevata della 

media. Da un punto di vista pratico, il 

fenomeno si spiega col fatto che molti 

anziani possono permettersi di prendere 

le vacanze estive anche nei periodi di 

cosiddetta bassa stagione. Ma ci sono 

anche motivazioni di tipo fisico. Prima di 

arrivare alle punte di luglio o agosto, le 

condizioni meteorologiche sono infatti 

mediamente più favorevoli per chi, come 

i meno giovani e in maniera simile anche 

i bambini, debba limitare l’esposizione al 

sole, all’escursione termica e a quella 

maggiore umidità e piovosità che diventeranno 

più tipiche nei mesi centrali 

dell’estate. 

I problemi che l’altitudine 

può provocare a chi soffre 

d’ipertensione, notoriamente 

più accentuata fra gli anziani, 

sono in realtà temperati da una 

serie di benefici che proprio il movimen-

to e le varie attività outdoor in montagna 

possono apportare, e nel nostro 

settore è di chi fa sport ed attività fisica 

che ci occupiamo. Se è vero che l’altitudine 

fa aumentare la pressione arteriosa, 

al tempo stesso il movimento legato 

alle lunghe passeggiate che si 

fanno in montagna stimola la dilatazione 

delle arterie. 

Chi ha avuto occasione di trascorrere 

qualche giorno di 

vacanza in montagna nei mesi 

di tarda primavera/inizio estate 

avrà probabilmente notato che i più 

agguerriti, quando si tratta di partecipare 

alle escursioni organizzate o di incamminarsi 

anche da soli per lunghi sentieri, 

sono proprio gli anziani. Li vedete già 

alzati alle sei, pronti poco dopo a partire 

per farsi vari chilometri di camminata e 

per affrontare dislivelli che mettono in 

grandissima difficoltà persone molto più 

giovani di loro, magari abituate a spostarsi 

sempre in macchina, per motivi di 

lavoro o per semplice pigrizia. Piegati 

leggermente dall’età, sono già tutti lì 

nell’atrio dell’albergo, impazienti di partire, 

e non sono né gli anni né la fatica 

ad apparire ma piuttosto il loro vigore ed 

entusiasmo. Di solito, sono perfettamente 

equipaggiati, perché la montgna per 

loro non ha più segreti, anzi, li osservate 

cercando di capire cosa manchi a voi. 

Negli occhi hanno una luce particolare, 

come ad anticipare la bellezza della 

montagna che li attende. Magari voi avete 

trenta, quaranta o cinquant’anni e 

quando guardate questi arzilli signori di 

settanta, ottanta o più anni, capite che 

in fondo i vecchi siete voi. 

Nella stagione di fine-primavera/inizio-estate 

che sta per aprirsi, i senior 

che vanno in montagna sono un target 

primario per l’industria degli articoli 

sportivi, soprattutto in Paesi come 

il nostro, dove le zone di montagna 

non mancano, fra Alpi, Appennini 

ed altri rilievi nelle Isole maggiori. Il mercato 

italiano beneficia inoltre della vicinanza 

di altri Paesi montuosi confinanti, 

principalmente Svizzera e Austria, che 

offrono all’escursionista italiano ulteriori 

possibilità. 

Sappiamo che il senior tende a risentire 

meno della moda e ad essere più conservatore, 

e che quindi difficilmente rinnoverà 

ogni anno l’abbigliamento e l’attrezzatura 

per la montagna. In realtà si 

tratta anche di una buona notizia perché 

sarà un cliente più attento, in cerca di 

prodotti durevoli di qualità e più disposto 

a spendere per pagare questa qualità. 

L’altra buona notizia è che l’appassionato 

di una certa età tende a essere 

fedele alla sua passione, nella fattispecie 

per la montagna, e a perpetuarla nel 

tempo. Spesso prenota ogni anno nello 

stesso periodo e nella stessa località. Si 

tratta quindi di un soggetto, su questa 

fascia di prodotti, che anche come cliente 

è tendenzialmente più fedele nel tempo 

rispetto ad altri gruppi anagrafici. 

Osservando le tendenze presenti 

e soprattutto future, come 

TopSport si propone sempre 

di fare nelle sue analisi, 

constatiamo che se già il connubio anziani 

e montagna, soprattutto nella 

stagione dell’anno che sta per aprirsi, 

è sempre stato un connubio quasi 

naturale, l’outlook per gli anni a venire 

si presenta assolutamente positivo, 

con una serie di elementi che potrebbero 

aprire ad una notevole crescita 

del mercato. Sappiamo che la 

popolazione italiana è una popolazione 

anziana e che a causa della mancata 

crescita demografica lo sarà sempre di 

più negli anni a venire. Sappiamo altrettanto 

bene che il cosiddetto anziano di 

oggi gode di uno stato di salute mediamente 

buono o comunque migliore, non 

paragonabile a quello dei coetanei delle 

generazioni che lo hanno preceduto. Per 

completare il quadro, si tratta inoltre di 

un anziano attivo, che si muove e che 

viaggia molto. Sono tutti elementi che 

possono favorire notevolmente la pratica 

di attività legate alla montagna da 

parte della massa dei senior. Le tendenze, 

però, perché si trasformino in risultati 

concreti vanno supportate con iniziative 

specifiche. 

I senior, ad esempio, sono grandi fre- 

A cura di Emiliana Rosi 

in giugno, quando non è lo 

sci a farla da padrone ma 

piuttosto la montagna in quanto 

tale, la percentuale di anziani è 

decisamente più elevata della 

media. da un punto di vista pratico, 

il fenomeno si spiega col fatto che 

molti anziani possono permettersi 

di prendere le vacanze estive 

anche nei periodi di cosiddetta 

bassa stagione. ma ci sono anche 

motivazioni di tipo fisico 

quentatori delle navi da crociera, settore 

in forte crescita nonostante il periodo di 

crisi. È un settore che spende moltissimo 

per marketing e pubblicità. Nulla di 

paragonabile viene fatto, a livello promozionale, 

per valorizzare quello stesso 

grosso bacino di clientela, cioè quello 

dei senior in movimento, e orientarlo verso 

le attività outdoor in montagna. Come 

sopra ricordato, perché gli elementi favorevoli 

e le tendenze diventino vantaggi 

effettivi, occorre che siano sostenuti con 

iniziative mirate. 

Come clienti, i senior che fra 

poche settimane inizieranno 

a partire per i loro canonici 

15 giorni in montagna ci 

sembrano un po’ abbandonati a se stessi. 

“Se hanno bisogno di qualcosa, tanto 

verranno” sembrano dirsi gli operatori 

del settore, dimenticando che il bisogno 

lo si crea e che gli anziani non possono 

più essere considerati solo un segmento 

marginale dal nostro settore. Perché 

non mettere in atto iniziative promozionali 

in tal senso? Il periodo per 

farlo, in negozio e a monte, è adesso. 

Sono inoltre numerosi i partenariati 

esterni che si possono sviluppare a sostegno 

di tali iniziative: con federazioni 

sportive, pubblicazioni specializzate, associazioni 

di medici, circoli ricreativi, 

aziende di soggiorno, industrie farmaceutiche, 

e perché no anche musei e 

altre istituzioni che valorizzano il rapporto 

fra l’uomo e la montagna. 


39

Corrente 

Contro 

Eppur si muove. Immagini 

sbiadite, contorni incerti. 

Correnti sottomarine 

indirizzano il business, 

anche se il freddo della 

crisi impedisce ai 

consumatori di continuare ad immettere 

risorse importanti nel circuito. C’è 

sempre un zoccolo duro di appassionati, 

ma, anche in questo caso, non esistono 

numeri precisi. Le statistiche e le 

indagini a disposizione degli operatori 

non gettano una luce chiara sulla 

situazione del mercato della subacquea 

in Italia. Ci si affida ad esperienze 

personali, ad intuizioni, ad impressioni. 

Qualcosa sta cambiando, è innegabile. 

Seguendo l’andamento generale 

dell’economia, il business legato alla 

subacquea, per sua natura un’attività 

ricreativa e non primaria, risente delle 

difficoltà generali dei consumatori. 

Molti hanno abbandonato, altri hanno 

continuato a proseguire nel loro hobby. I 

fatturati delle aziende, da quelle 


dalla copertina 

Problemi e ProPoste di soluzione Per 

il merCato italiano della subaCquea, 

ColPito dalla Crisi eConomiCa, 

ma in grado di rilanCiarsi 

principali che gestiscono più della metà 

del mercato, a quelle emergenti, ne 

hanno risentito. Gli attori protagonisti 

tirano la cinghia, ma vanno avanti. Forti 

di un paradosso. Le caratteristiche del 

subacqueo medio indurrebbero infatti a 

ritenere che questa tipologia di 

consumatore dovrebbe risentire della 

crisi economica meno di altre. L’identikit 

porta infatti ad una persona con un 

grado medio/alto di cultura, 

appartenente ad una classe economica 

medio/alta e con una buona capacità di 

spesa. Allora perché i consumi, e i 

consumatori, sono diminuiti in questi 

anni? La prima risposta va trovata 

probabilmente in un impigrimento del 

cliente. I fruitori tendono infatti sempre 

meno a rivolgersi ai negozi tradizionali, 

privilegiando gli appuntamenti con le 

aziende alle fiere e alle esposizioni di 

settore. Il desiderio alla base di questo 

atteggiamento attendista è la volontà 

che i produttori soddisfino aspettative 

ed esigenze dei consumatori che, nel 

dubbio di non riuscire a raggiungere 

questi obiettivi, sono frenati nell’attingere 

alle loro possibilità economiche. Se si va 

incontro ai clienti li si incentiva a 

spendere. Altrimenti essi tendono a 

disertare i negozi. È questa la tendenza 

che molti produttori e negozianti hanno 

notato nel recente periodo. Una 

riflessione che coinvolge anche il ruolo 

della donna. 

La componente femminile nella 

subacquea non è una novità, sebbene 

alcune aziende stiano investendo molto 

su questo segmento. Anzi, dopo il picco 

di richiesta di circa cinque anni fa, nel 

recente periodo si è registrato un calo 

sensibile di praticanti, che, tuttavia, 

rappresentano ancora un target 

interessante da considerare nelle proprie 

strategie commerciali. In questa 

situazione, con tutte le difficoltà del 

caso, è chiaro che cercare di dare nuovo 

impulso, diversificando l’offerta, sia una 

buona strada da percorrere ma, allo 

stesso modo, è importante non 

aspettarsi grandi risultati nel breve 

periodo. La donna rappresenta infatti 

un target stimolante, capace di dare 

input per migliorare ulteriormente i 

prodotti, potenziando, ad esempio, 

aspetti come la vestibilità delle tute o la 

linea di certi accessori. Allo stesso modo 

è utile che le indicazioni per un obiettivo

da raggiungere non inducano a ritenere 

di avere già tagliato il traguardo, con la 

delusione che questo atteggiamento 

porterebbe con sé. Perché, oggi più 

che mai, la subacquea avrebbe 

bisogno di investire risorse sul primo 

livello, quello di accesso all’attività. Da 

sempre, in ogni attività sportiva, 

l’elemento di promozione volto ad 

incentivare la base dei praticanti è la 

strada per far crescere il movimento ed 

il business ad esso legato. Un approccio 

di qualità alla subacquea farebbe 

guadagnare credibilità a questa attività e 

vi avvicinerebbe nuove fasce di 

consumatori. Il problema è che oggi il 

corso subacqueo non è più sentito 

come anni fa. Non si riscontra più quella 

passione iniziale che. Sempre più 

persone frequentano i corsi nella zona 

ricreativa del luogo dove trascorrono la 

loro vacanza, ma si tratta spesso 

un’esperienza superficiale, che non 

permette ai nuovi potenziali clienti di 

avvicinarsi con il giusto spirito all’attività 

e l’immersione si limita così ad essere 

un’esperienza a sé stante. Certo, un 

problema endemico della subacquea è 

la non facilità con cui può essere 

praticata, soprattutto in Italia o nei mari 

limitrofi. Servirebbero nuove sinergie per 

permetterle di fare quel salto di qualità 

che, ad esempio, ha compiuto lo sci. Se 

consideriamo infatti una famiglia o una 

coppia che va in montagna, ma in cui 

solo uno dei due, o solo pochi elementi 

del nucleo familiare, amano fare attività 

in pista, notiamo che, attorno, c’è un 

ambiente molto ricettivo, dalle baite ai 

luoghi attrezzati per dare ai turisti che 

non praticano direttamente lo sci la 

soddisfazione ed il benessere necessari 

per indurre il desiderio di ripetere 

l’esperienza. Nella subacquea, 

attualmente, non accade altrettanto. In 

particolare nei periodi di bassa stagione 

l’attività si pratica in luoghi semideserti, 

che non offrono servizi a chi non vi si 

reca solo per immergersi. Va da sé che, 

se in una coppia o in una famiglia ci 

sono persone che non amano la 

subacquea, tenderanno a voler frenare 

in futuro anche chi ha proposto quel tipo 

di vacanza. Ecco perché è auspicabile 

che tutte le componenti, dai trasporti 

agli alberghi, dai ristoranti alle agenzie di 

viaggi, possano lavorare sinergicamente 

per potenziare i servizi per i clienti. Il Sud 

dell’Italia avrebbe infatti potenzialità 

incredibili per gli amanti della 

subacquea, luoghi che, tuttavia, sono 

pesantemente mancanti di tutta quella 

rete di servizi che rende l’esperienza 

appetibile anche per chi non si è ancora 

avvicinato a quest’attività. Col risultato 

che spesso i praticanti, o chi va in 

vacanza con loro, tendono a scegliere 

pacchetti completi all’estero, attirati da 

maggiori servizi ad un costo inferiore. E 

proprio il prezzo, o meglio il rapporto tra 

il costo e l’utilizzo, è oggi uno dei 

deterrenti all’avvicinamento alla 

subacquea. Facendo di nuovo un 

paragone con lo sci, sport tutt’altro che 

economico, ma molto praticato, se uno 

skipass giornaliero permette di sciare sei 

ore, il costo che dovrò affrontare per fare 

attività subacquea mi permetterà di fare 

una o al massimo due immersioni per un 

tempo che va dai quaranta minuti a 

un’ora e mezza. 

Altro discorso per la sicurezza, che, in 

realtà, è un finto deterrente, dal 

momento che i prodotti utilizzati per la 

subacquea sono controllati molto di più 

degli attrezzi usati in altre attività 

sportive. In questo caso il problema è 

quindi quello della percezione della 

sicurezza legata all’ambiente in cui si 

pratica la subacquea. Se consideriamo 

infatti gli incidenti in montagna o quelli 

stradali, che coinvolgono sicuramente 

un numero maggiore di persone, 

notiamo che, sulla nostra sensibilità, 

influiscono tuttavia meno del caso 

isolato in cui, ad esempio, un 

subacqueo può essere aggredito da 

uno squalo. È la percezione, irrazionale, 

del pericolo a far pendere la bilancia a 

favore di attività che ci sembra di poter 

controllare meglio, ma che, statistiche 

alla mano, risultano avere una maggiore 

probabilità di incidenti. Discorsi che 

ovviamente non coinvolgono le 

attrezzature subacquee, che oggi 

Il popolo dell’eudI 

Numeri importanti per la kermesse milanese dedicata alla subacquea 

Ancora una volta è stato un 

successo. Parliamo dell’Eudi Show, 

il salone europeo delle attività 

subacquee che, dal 15 a 17 febbraio scorsi, si è 

tenuto, per il secondo anno consecutivo, nella 

sede di Fiera Milano. La kermesse, che nel 

2013 è giunta alla sua ventunesima edizione, è 

stata organizzata con la consueta professionalità 

da Assosub, l’Associazione dei Produttori e degli 

Operatori della subacquea, ed ha confermato i 

numeri importanti raggiunti nelle precedenti 

edizioni. Alla tre giorni milanese, anche grazie 

all’abbinamento dell’evento con la BIT, la Borsa 

Internazionale del Turismo, hanno partecipato 

infatti circa 40.000 appassionati, praticanti ed 

addetti ai lavori. Le novità importanti, introdotte 

in questa edizione, hanno alzato di molto la 

qualità e la quantità del pubblico. Oltre 700 

persone hanno infatti frequentato i Master della 

subacquea, 280 il concorso fotografico e si è 

arrivati ad un picco di 500 interessati alle 

iniziative sul palco allestito in Fiera e a quelle 

dell’Apnea Theatre. Emozionanti gli incontri con 

il mito Enzo Maiorca e sua figlia Patrizia, con il 

campione dell’apnea Umberto Pelizzari e con la 

nazionale italiana di pesca subacquea degli 

anni Novanta che seppe scrivere pagine 

importanti della storia di questo sport. Un 

successo anche per le aziende intervenute alla 

fiera che, nonostante le difficoltà economiche 

del momento, hanno potuto andare incontro ai 

clienti, ricevendone buone soddisfazioni. 


41


speciale subacquea 

sono tutte legate a normative 

europee molto restrittive che hanno, 

come primo obiettivo, quello di garantire 

la sicurezza assoluta dei praticanti. In 

questo contesto procede anche 

l’evoluzione dell’applicazione della 

tecnologia a quest’attività, un processo 

più lento di quanto si potrebbe 

immaginare, perché, in un ambiente 

naturalmente ostile all’uomo, non 

possono esserci margini di errori di 

funzionamento. Il concetto di 

applicazione alla tecnologia nella 

subacquea è infatti legato al fatto che 

questa possa essere perfettamente 

testata. Come è accaduto per le luci e 

per i computer d’immersione, le due 

categorie di prodotti che, nel recente 

periodo, hanno beneficiato 

maggiormente dei progressi della 

tecnologia applicata alla subacquea. 

Che non prescinde neanche da due 

aspetti caratteristici, rispettivamente, 

della donna e dell’uomo, seppure con le 

dovute precisazioni. Il primo riferimento 

è alla moda, un’esigenza estetica a cui, 

solitamente, si dimostra più sensibile il 

pubblico femminile. Chiaramente 

l’ambiente in cui si pratica la subacquea 

è ostile ad una dimostrazione estetica, 

perché i momenti di visibilità sono, di 

fatto, quelli legati alla vestizione e alla 

svestizione. E perché, rispetto ad altri 

sport come lo sci ed il ciclismo, nel 

momento in cui si pratica l’attività, non 

c’è una competizione legata all’aspetto 

estetico. D’altra parte è vero che l’uomo 

ha in sé un’innata competitività che 

tende a sfogare nei vari ambiti in cui si 

cimenta, dallo sport al lavoro, all’attività 

ludica. Nel caso della subacquea questa 

tensione ad essere migliore degli altri si 

è evoluta nella ricerca di un tecnicismo 

sempre più ricercato, per cui avere ed 

utilizzare erogatori più tecnici, tute più 

tecnologiche, bombole più grosse e, in 

generale, accessori più all’avanguardia è 

diventato sinonimo di un primato che 

soddisfa molti consumatori e praticanti. 

Si tratta di un concetto importante per 

lo sviluppo di un’attività che, negli anni, 

ha progressivamente abbattuto la 

competitività, considerata come un 

possibile fattore di aumento del rischio, 

ma che ora probabilmente dovrebbe 

riuscire a conciliare entrambi gli aspetti. 

Non è un caso che negli ultimi quattro 

CoMe AMplIAre Il tArget 

“È ancora un’attività di nicchia, 

relativamente costosa, e, in una 

situazione di crisi come quella 

attuale, i consumatori tendono a tagliare le 

risorse destinate agli hobby.” Questo il pensiero 

di Claudia Alpa, responsabile marketing di 

Technisub, parte del gruppo internazionale 

Aqua Lung, sul mercato della subacquea in 

Italia. Un Paese che, in questi anni, ha dovuto 

superare difficoltà in questo settore. “I consumi, 

dal 2008 ad oggi, sono diminuiti del 20%, 

30%”. La soluzione, in questi casi, è continuare 

a cercare di dare input al mercato. “Lavoriamo 

molto con i diving center ed i negozi che sono 

i nostri destinatari. Cerchiamo di continuare a 

spingere nei modi possibili, perché, non facendo 

nulla, non ci aiutiamo.” E dire che la tradizione 

subacquea è molto sentita in Italia, dal 

momento che le principali aziende sono nate 

qui, ma questo non basta a sensibilizzare i 

consumatori. Ecco perché Technisub sta 

lavorando per ampliare il target. “Il nostro 

obiettivo come azienda è cercare di avvicinare 

consumatori nuovi, giovani e persone che 

amano l’attività all’aria aperta, alla subacquea. 

Oggi il target di base comprende clienti dai 

30-35 ai 50 anni, ma è una fascia che può 

anni l’apnea, che prevede dei veri e 

propri campionati e che è più 

accessibile a fasce di praticanti meno 

abbienti, sia cresciuta molto, mentre la 

subacquea, intesa come attività con le 

bombole, abbia avuto un calo. Essere 

competitivi significa cercare di andare 

oltre certi limiti per fare meglio di altri 

e questo, in un ambiente ostile, 

comporta inevitabilmente dei rischi, 

togliendo i quali, tuttavia, si è andati 

incontro ad un appiattimento del 

piacere di fare attività subacquea. La 

soluzione potrebbe essere quindi quella 

di restituirle un minimo di competitività 

sana e sicura, organizzando, ad 

esempio, cacce al tesoro sott’acqua o 

iniziative che possano stimolare e 

soddisfare l’esigenza dell’uomo di 

primeggiare rispetto agli altri. Un criterio 

essere allargata.” Attirata magari dai progressi 

della tecnologia. “Come in ogni cosa si può 

sempre migliorare, ma negli ultimi anni la 

subacquea ha beneficiato molto degli sviluppi 

della tecnologia, soprattutto dell’applicazione 

che avuto negli erogatori e nei computer da 

polso.” Con queste premesse il futuro non dà 

certezze. “Nessuno può fare previsioni sulle 

prospettive. Ci auguriamo solo di riprenderci e 

di superare al meglio i problemi.” Lavorando su 

alcuni aspetti in particolari. “Per essere 

competitivi sul mercato – spiega infatti la Alpa 

– può fare la differenza il modo in cui si 

comunica con i consumatori, un aspetto che il 

nostro mercato ha tralasciato, ma che è molto 

importante.” 

la donna raPPresenta un target stimolante, CaPaCe 

di dare inPut Per migliorare ulteriormente i Prodotti, 

Potenziando, ad esemPio, asPetti Come la vestibilità 

delle tute o la linea di Certi aCCessori 

che è poi anche alla base del business, 

che, nel caso della subacquea, segue 

ancora canali classici di distribuzione, 

con una prevalenza di negozi 

specializzati, sebbene la vendita su 

internet stia diventando significativa. Un 

discorso diverso vale per Decathlon. 

Avrebbe le potenzialità per essere il 

primo sul mercato, ma si rivolge 

principalmente alla fascia d’ingresso. 

Questo aumenta la base e, in sé non è 

un fatto che danneggia i negozianti, a 

patto che questi comprendano che 

l’atteggiamento migliore è quello di 

specializzarsi, posizionandosi sul 

mercato in modo complementare e non 

antitetico. Il modo migliore per muoversi 

con successo in questo settore. E 

smetterla di sub... ire. 

aldo.vittorio@topsport.it


43

SPORT IN ACTION 

EvENTI & SPORT 

ASPETTANdO 

WEmblEy 

IN ITAlIA Il CAlCIO È UN FENOmENO SOCIAlE CHE vA bEN Al 

dI là dEllO SPORT. OlTRE AI (POCHI) CAmPIONI mIlIARdARI, 

Il CAlCIO È PRATICATO dA UN ESERCITO dI AmATORI, 

CHE SONO Il NOSTRO TARGET PRINCIPAlE 

Maggio è il mese 

in cui si svolge 

la finale della 

maggiore competizione 

calcistica europea, 

la Coppa dei Campioni, programmata 

quest’anno per il giorno 25 nel 

mitico stadio londinese di Wembley. Assegnando 

il titolo di campione d’Europa per 

club, l’evento rappresenta il culmine della 

stagione calcistica a livello continentale. La 

Coppa dei Campioni è il terzo evento sportivo 

più guardato alla televisione nel mondo, 

dopo i Mondiali di Calcio FIFA e le Olimpiadi. 

Sempre in maggio si svolge anche la finale 

della seconda competizione calcistica 

europea per importanza, l’Europa League, 

conosciuta fino al 2009 come Coppa UE- 

FA, anche se il seguito è in questo caso 

decisamente minore. 

Il calcio è il primo sport per numero di 

praticanti a livello mondiale, con oltre 

250 milioni di giocatori in oltre 200 Paesi. 

Benché sistematicamente appannato da 

scandali di vario tipo, legati soprattutto al 

calcio-scommesse, nel nostro Paese il calcio 

è “lo Sport” per eccellenza. Se osserviamo 

i dati dell’ultimo rapporto del CONI 

sui numeri dello sport, la percentuale di 

tesserati del calcio sull’insieme degli sport 

è del 26,1%, seguito a enorme distanza dal 

7,8% della pallavolo. In altre parole, più di 

un atleta su 4 in Italia pratica il calcio. Se 

guardiamo poi al numero di società sportive, 

il calcio ne conta 14.690, seguito al 

secondo posto dalle 4911 della pallavolo, 

cioè circa un terzo. 


Interessante, e forse meno noto, è il dato 

sulla proporzione fra professionisti e dilettanti 

nel calcio italiano. Su circa un milione 

e quattrocentomila tesserati FIGC 

(Federazione Italiana Giuoco Calcio), 

soltanto un decimo di questi, cioè una 

cifra intorno ai 14.000, sono professionisti. 

Al loro fianco c’è una massa di dilettanti 

e di partecipanti all’attività di settore giovanile 

di oltre un milione di persone, che 

rappresentano il nostro vero target. Fra l’altro 

mentre il settore professionistico è in 

difficoltà su molti fronti, con un calo sensibile 

di spettatori negli stadi e i bilanci delle 

squadre maggiori in rosso costante, il settore 

giovanile ad esempio è in aumento, 

alimentato anche dal numero crescente di 

giovani provenienti dalle famiglie di immigrati. 

Difficile individuare una vera e propria 

stagione del calcio in Italia: da noi la 

stagione del calcio è tutto l’anno! Questo 

dato è già di per sé un punto di forza 

commerciale del segmento comune a 

pochi altri sport. A fine primavera, un po’ 

come succede ai livelli più alti delle Coppe 

europee, è comunque tutto un pullulare di 

finali di tornei iniziati nei mesi precedenti, a 

cui si aggiungono i numerosi mini-tornei 

che vengono organizzati con l’arrivo del bel 

tempo e successivamente, con l’estate, i 

tornei nei luoghi di villeggiatura. 

In Italia, un negozio di articoli sportivi, sempre 

che non sia specializzato in altre discipline, 

non può permettersi di non attrezzarsi 

adeguatamente per il segmento calcio, e 

qui occorre intendersi in modo più preciso 

sull’ampiezza effettiva di questo segmento, 

che va addirittura al di là delle dimensioni 

già macroscopiche indicate dalle statistiche 

ufficiali. Il numero di tesserati, e quindi 

di atleti veri e propri che a qualsiasi livello 

praticano lo sport, in effetti non è che un 

numero assolutamente per difetto. Coloro i 

quali tirano due calci a un pallone, anche se 

non tesserati e non iscritti a tornei, è di gran 

lunga superiore. E non finisce qui. Il calcio 

che ci interessa, che ci può portare clienti, 

trova ancora altre espressioni. Tre fenomeni, 

in particolare, ampliano ulteriormente 

il target calcio: 1) il merchandising 

legato alle squadre più famose; 2) 

il calcio aziendale; 3) il calcetto. 

Il merchandising è una componente maggiore 

del mercato globale dello sport, con 

un giro d’affari mondiale calcolato fra i 18 e 

i 20 miliardi di dollari e in crescita costante 

(dati PricewaterhouseCoopers – la proiezione 

per il 2015 lo indica a 20,1 miliardi di 

dollari). Nel Nord America, che da solo rappresenta 

oltre il 70% del mercato mondiale, 

il merchandising costituisce oltre un quarto 

del mercato dello sport, le cui altre componenti 

sono gli introiti dai biglietti per gli 

eventi sportivi, lo sponsoring e i diritti TV. 

Se in Nord America il merchandising è applicato 

soprattutto a football americano, 

basket, baseball e agli altri sport più popolari, 

in Europa merchandising significa soprattutto 

calcio, e in particolare tre squadre: 

Barcellona, Manchester United e Real Madrid. 

In Italia l’abitudine di usare la maglietta 

della propria squadra del cuore anche 

per andare a fare la spesa, come fanno i

tifosi di Paesi vicini, non ha mai davvero 

preso piede. Gli analisti affermano che gli 

italiani sono troppo attaccati alla moda per 

rinunciarvi seppur in favore di una passione 

tanto forte come può essere da noi quella 

per il calcio. Attualmente siamo solo 

quarti in Europa nel consumo di merchandising, 

dopo Spagna, Inghilterra e 

Germania, seguiti al quinto e sesto posto 

da Francia e Olanda. Anche da noi 

però il merchandising delle grandi squadre 

appare sempre più presente in negozio e 

sulle piattaforme e-commerce dei maggiori 

retailer di articoli sportivi. La pressione pubblicitaria 

da parte dei grandi club e dei media 

è fortissima. Chi segue il calcio sa che 

alcuni grandi club acquistano giocatori popolari 

più per vendere magliette che per i 

loro meriti sportivi. A livello nazionale, le 

2013 

AGENDA EVENTI 

A cura di Rosarita Cuccoli 

Il calcio è il primo sport per numero di praticanti a livello mondiale, con oltre 

250 milioni di giocatori in oltre 200 Paesi. benché sistematicamente appannato 

da scandali di vario tipo, legati soprattutto al calcio-scommesse, nel nostro 

Paese il calcio è “lo Sport” per eccellenza 

squadre più gettonate per il merchandising 

sono Milan, Inter e Juventus, a cui va aggiunta 

la maglia della nazionale azzurra nei 

periodi dei tornei internazionali. Merchandising 

significa, oltre alle magliette ufficiali, 

anche scarpe, cappellini, bandiere, oppure 

oggettistica utilizzata quotidianamente, come 

portachiavi, portafogli o articoli di cancelleria. 

Il vantaggio principale dell’articolo 

legato alla squadra del cuore è che si fa 

pubblicità da solo. Esso diventa inoltre una 

specie di prodotto-civetta per attirare il 

cliente in negozio. 

Il secondo fenomeno, quello del calcio 

aziendale, fa riferimento alla grande diffusione 

di tornei amatoriali organizzati dai 

CRAL delle nostre aziende. I più classici 

sono quelli nei settori bancario e assicurativo 

ma se ne potrebbero menzionare tanti 

altri, perché quando l’azienda non ha dimensioni 

sufficientemente importanti da 

consentire l’organizzazione interna di un 

torneo, intervengono i tornei cosiddetti “interaziendali”. 

Si tratta di un altro fenomeno 

diffusissimo e di un moltiplicatore importante 

del numero di praticanti effettivi del calcio. 

Il terzo fenomeno, infine, quello della diffusione 

del calcetto, è in parte legato a quello 

del calcio aziendale. Sempre di più, infatti, 

i tornei aziendali e interaziendali sono di 

“calcio a cinque”, comunemente chiamato 

calcetto, magari nati in origine come tornei 

di calcio. Il gioco è molto simile, i giocatoriamatori 

si divertono quasi allo stesso modo, 

e per gli allenatori è più semplice allestire 

squadre più piccole e dover cercare meno 

giocatori. Il calcetto in Italia è gestito da 

una specifica divisione all’interno della FI- 

GC. Da notare che oggi il calcetto è l’attività 

sportiva a livello amatoriale più diffusa 

in Italia. 

Molti, soprattutto i meno tifosi, si chiedono 

il perché dell’enorme popolarità del 

calcio in giro per il mondo. Una prima 

spiegazione sta nella sua relativa semplicità. 

Le regole di gioco sono in gran parte 

logiche e intuitive, cosa che spesso non 

accade negli altri sport di squadra. Il gesto 

del calcio è, inoltre, quasi istintivo: se date 

una palla in mano a un bambino, molto probabilmente 

la lascerà cadere dopo poco e 

la calcerà. C’è poi il fatto che il calcio si 

può improvvisare quasi dappertutto: nei 

cortili, negli oratori, nelle piazze. Se volessimo, 

infine, lanciarci in un’analisi filosofica, 

potremmo anche aggiungere che 

in fondo il goal e la porta sono una metafora 

della vita. C’è però forse anche una 

ragione storica meno conosciuta, quasi inconscia, 

che lega profondamente l’Italia al 

gioco del calcio. Sappiamo che sono stati 

gli inglesi a inventare il calcio moderno, che 

si è iniziato a giocare in una forma simile a 

quella attuale nei collegi privati del 19° secolo. 

Ma a chi si sono ispirati? Al calcio 

fiorentino, che seppure con regole e forme 

piuttosto diverse, si giocava già a Firenze 

due secoli prima. Sarà un caso? 

4-26 maggio: Giro d’Italia di ciclismo 

4 maggio: Kentucky Derby, Louisville, Kentucky, USA 

12-19 maggio: Internazionali d’Italia di tennis, Roma 

15 maggio: Finale Europa League, Amsterdam Arena, Amsterdam, Olanda 

25 maggio: Finale Coppa dei Campioni, Wembley Stadium, Londra, Regno Unito 

26 maggio - 9 giugno Internazionali di Francia di Tennis, Roland Garros, Parigi, Francia 

31 maggio - 2 giugno: Europei di Ginnastica Ritmica, Vienna, Austria 

4 giugno: Inizio Finali NBA, USA 

10-30 giugno: Confederations Cup, Brasile 

15-30 giugno: Europei di Basket Femminile, Francia 


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LE COQ SPORTIF SBARCA A BARCELLONA 

Per celebrare i suoi 130 anni di storia Le Coq Sportif, azienda 

di sport-lifestyle fondata in Francia nel 1882, ha inaugurato a 

Barcellona il suo primo flagship store. Il negozio, posizionato 

strategicamente al numero 6 di Calle Boters, nel cuore della 

Ciudad Condal, ha una superficie di oltre 350 m 2 distribuiti su 

due piani che ospitano tutte le collezioni della marca tricolore 

francese: abbigliamento, calzature e accessori per uomo e 

donna, oltre alle limited edition come quella ispirata al Tour de 

France. 

In questa magnifica enclave situata nel cuore della Ciudad Condal, 

dove il bianco è l’elemento decorativo fondamentale, Le 

Coq Sportif ha realizzato due grandi vetrine che danno massima 

visibilità alle proposte del marchio, richiamando i valori autentici 

dell’azienda: originalità, tradizione sportiva ed eleganza. 

È senza dubbio uno spazio ricco di dettagli che rispecchiano lo 

spirito dell’azienda del gallo: dalle immagini di ispirazione sportiva, 

ai camerini completamente rivestiti in mosaico rosso, blu e 

bianco, i colori della bandiera francese. Il monomarca dell’azienda 

tricolore è stato insignito del prestigioso premio Rosa de 

Plata che viene assegnato ai negozi del centro di Barcellona 

che si distinguono per originalità e qualità, caratteristiche messe 

in evidenza dal Barna Centre, oltre che per la migliore iniziativa 

commerciale di nuova costituzione. 

Dopo le inaugurazioni di Parigi e Milano, l’iconico marchio francese 

decide di scommettere sulla Spagna, aprendo un negozio 

a Barcellona, compiendo così un ulteriore passo verso l’espansione 

di Le Coq Sportif in tutta Europa. L’azienda ha programmato 

l’apertura di un punto vendita anche a Londra. L’inaugurazione 

del concept store di Barcellona segna il culmine di un anno 

speciale per il marchio che, oltre a festeggiare 130 anni di 

storia, si riconferma fornitore ufficiale delle livree dei vincitori del 

Tour de France. 

LOWA E SCHÖFFEL APRONO INSIEME 

Prosegue la collaborazione tra le due prestigiose 

case di abbigliamento e calzature. Oltre 

agli articoli Lowa e Schöffel, nel nuovo negozio 

anche un vasto assortimento di selezionati 

marchi del mondo outdoor. 

Due prestigiose case dei settori abbigliamento 

e calzature festeggiano il decimo anniversario 

di collaborazione. Si tratta dei negozi Lowa/Schöffel, 

che celebreranno la loro partnership 

con un evento speciale: l’apertura del primo 

negozio in Italia, gestito in franchising, nella 

città di Bressanone (BZ). 

Lo store con una superficie di 140 metri quadri 

è il 17° punto vendita del circuito. Tutti gli 

altri negozi sono situati in Germania, cinque 

dei quali inaugurati negli ultimi sei mesi del 


SELL OUT 

IL rETaIL SpOrTIvO vISTO daI SUOI prOTagOnISTI 

2012. Nel 2013, i due marchi prevedono 

l’apertura di altri 6 nuovi negozi in Germania 

e due/tre nei mercati confinanti. 

L’inaugurazione è avvenuta a marzo 2013. 

Per tale occasione, all’interno del Schöffel 

Lowa Store di Bressanone, è stata messa a 

disposizione dei clienti il Lowa foot-scanner. 

Grazie a questa apparecchiatura ad alta definizione 

si potrà effettuare una misurazione 

precisa del piede rilevando lunghezza, larghezza, 

forma e la distribuzione della pressione 

sulla pianta del piede, nell’impatto con il 

terreno. Ogni piede è, infatti, diverso, pertanto 

l’acquisto di una nuova scarpa da trekking 

o da hiking deve essere valutato con cura. 

Non è importante solo la calzata, ma è fonda- 

mentale anche la scelta del numero corretto, 

la funzione della calzatura e su quali terreni 

dovrà essere utilizzata.

NUOVO PUNTO VENdITA JOMA IN UNGHERIA 

Joma Sport, insieme al distributore del marchio per l’Ungheria, ha recentemente 

inaugurato un nuovo punto vendita a Drebecen. 

I padrini dell’evento d’inaugurazione sono stati gli ex calciatori spagnoli Alfonso 

e Pavón, sponsorizzati in passato dal marchio e legati da anni 

all’azienda di Toledo. 

L’apertura di questo nuovo punto vendita conferma ancora una volta il momento 

di espansione globale del brand, ed in maniera particolare nel Paese 

centro europeo, dove negli ultimi mesi ha aperto altri punti vendita. 

CHERVò PUNTA A NUOVI MERCATI E INAUGURA NUOVI PUNTI VENdITA 

Chervò reagisce alla contrazione dei mercati con una performance positiva 

che prevede quest’anno un incremento di oltre il 4% rispetto al 

2012. 

“Una maggiore integrazione nel retailing che si traduce in negozi monomarca, 

shop in shop e pareti attrezzate in collaborazione con i nostri 

clienti. Vogliamo continuare a crescere – afferma Manfred Erlacher, 

CEO di Chervò –. La nostra mission è sempre migliorare, soprattutto 

nell’assortimento e nel visual merchandising, per proseguire l’espansione 

internazionale, rafforzando mercati strategici come Nord America, 

UK e Irlanda e Oriente.” 

Chervò è presente in oltre 35 Paesi con circa 1200 clienti worldwide 

e gode di una posizione di leadership in numerosi Paesi europei tra i 

quali, oltre all’Italia, Germania, Svizzera, Austria e Spagna. È il marchio 

europeo di maggior prestigio in Giappone, Cina e Corea. 

Molti gli elementi distintivi delle collezioni Chervò, un autentico sport 

chic che consente di praticare l’attività fisica senza rinunciare al piacere 

del bello. “La nostra vocazione è creare l’abbigliamento adatto per 

il golf – afferma Peter Erlacher, mente creativa dell’azienda – produciamo 

capi resistenti alle condizioni climatiche più avverse, dedichiamo 

tempo alla ricerca, ma non tralasciamo lo stile, perché siamo italiani 

e l’eleganza fa parte della nostra storia.” 

Il 2013 è iniziato, per Chervò, con grande dinamismo. A gennaio la partecipazione 

alla fiera di Orlando, una vetrina internazionale vissuta da 

protagonisti, sia per incrementare lo sviluppo del mercato nord ameri- 

space 

for 

people 

cano, sia per creare un punto d’incontro qualificato e qualificante verso 

gli operatori del mercato. A marzo sono stati inaugurati un prestigioso 

monomarca in centro a Verona e un nuovo Pro-Shop all’interno 

del Golf Club della Montecchia in provincia di Padova, ad un anno 

esatto dall’apertura del flagship store di Costermano (VR), dove l’azienda 

ha sede. 

“L’Italia possiede impianti capaci di allargare notevolmente la pratica 

del golf – precisa Manfred Erlacher – ma rimane il Sud il punto focale 

di uno sviluppo che, legato ad una nuova concezione di turismo, potrebbe 

fare la differenza e renderci competitivi nei confronti di Paesi 

come la Spagna, il 

Portogallo e la Turchia.” 

Per Chervò il 

golf è il cuore pulsante 

di un business 

valorizzato 

dalla passione. 

Dal diverso 

background di due 

fratelli altoatesini, 

è nata infatti 

un’azienda capace 

di aspirare alla leadership 

mondiale. 

Passione per lo sport signifi ca ricercare 

sempre l’eccellenza. Come fanno i 

nostri clienti. E come fanno i nostri 

collaboratori, esperti di shopfi tting 

a 360°, al servizio dei più prestigiosi 

marchi FASHION & STYLE: 

umdasch-shopfi tting.com 


47

sell out 

HAGLÖFS APRE IL SUO PRIMO BRANd STORE 

IN NORVEGIA 

Haglöfs ha inaugurato a marzo il primo brand 

store in Norvegia a Grensen 8, una delle principali 

vie dello shopping di Oslo. Il negozio, 

che si sviluppa su due livelli su una superficie 

di 300 mq, è arredato in stile scandinavo ma 

offre allo stesso tempo un ambiente caldo e 

accogliente. 

“Dopo Stoccolma, Seoul e Tokyo, anche Oslo 

finalmente ha il suo store Haglöfs. È un traguardo 

importante per il brand e ne siamo 

molto orgogliosi”, afferma Bjarne Budal, 

Country Manager di Haglöfs AS Norvegia. 

Il nuovo monomarca offre l’intera collezione firmata 

Haglöfs, dall’abbigliamento tecnico agli 

zaini, fino ai sacchi a pelo e alle calzature. Vi 

è, inoltre, un corner per l’assistance-service, 

dove il cliente può trovare un servizio a 360° 

di manutenzione e riparazione per i propri prodotti. 

Nello store c’è anche una piccola libreria dove 

è possibile gustare un caffè e documentarsi 

sulla storia centenaria dell’azienda svedese. 

“Vogliamo avvicinare le persone alla natura, 

non solo grazie ai prodotti Haglöfs, ma anche 

proponendo idee e suggerimenti per nuove 

avventure all’insegna dell’outdoor”, conclude 

Bjarne Budal. 


KEEN STORE RIAPRE SOTTO IL NUOVO QUARTIER GENERALE 

Keen ha traslocato e riaperto il PDX store Keen al primo piano della nuova sede, situata a Portland. 

Lo store ideato come un’estensione della sede Keen, è pieno di elementi di svago, al fine 

di innescare curiosità e voglia di esplorare. Gran parte del suo design che coinvolge gli ospiti, 

deriva da materiali della zona. Ad esempio, il contatore di cassa si trova al di sotto di una 

struttura sospesa ricavata dai segnali stradali dell’Oregon. 

Keen ha acquistato i 5 piani della struttura, 5000 metri quadrati, nel febbraio 2012 per il suo 

quartier generale. Dopo la ristrutturazione dell’edificio di 105 anni poco differente a un cassonetto 

pieno di rifiuti, l’azienda inizia le sue operazioni iniziali nei primi quattro piani dell’edificio 

in ottobre. L’apertura dello store rappresenta l’ultima fase dell’evoluzione del marchio di quasi 

10 anni compiuti. 

“Lo store Keen è un luogo per gli appassionati del marchio, attuali e futuri, per toccare con mano 

e mettere alla prova il marchio Keen nella sua completezza”, ha detto Christa Depoe, VP 

Global Retails. “Gli appassionati sono a contatto con tutta la linea di prodotti Keen in questo 

store, e sono invitati a condividere le loro esperienze con il nostro staff. La nostra filosofia è che 

più ci impegniamo direttamente con i nostri appassionati, migliori potremo diventare.” 

Misura 400 metri quadrati, lo store è quattro volte la dimensione del negozio originale Keen, 

aperto nel mese di agosto 2010, esattamente sotto gli uffici precedenti Keen, che l’azienda ha 

affittato. 

La possibilità di comprare invece di affittare, ha permesso alla società di infondere il “Kenn Factor” 

nel suo spazio vendita come nei suoi uffici. L’azienda ha cercato di mantenere l’integrità 

strutturale d’origine, incorporando il più possibile elementi che rispecchiassero l’identità del 

marchio. 

Le caratteristiche dello store includono uno scivolo ludico. I membri dello store team Keen possono 

utilizzare questo scivolo per scarpe al fine di far arrivare le scatole di scarpe dal soppalco 

del magazzino alla cassa, dove i clienti in attesa possono prenderle. 

Una delle porte tra gli uffici Keen e lo store Keen, è una porta scorrevole in legno, realizzata in 

legno scoperto ricavato da un fienile fatiscente appena fuori Portland. È presente anche un tavolo 

fatto da una vecchia pista da bowling, le scarpe sono disposte come birilli sulla parte finale. 

La zona bambini è ispirata ad un parco giochi, incorpora posti a sedere simili ad altalene e le 

scarpe sono posizionate su strutture da arrampicata. Inoltre i famosi ‘girarrosto’ per le calzature 

presenti nel vecchio negozio, sono stati riadattati con un nuovo design e il vecchio Coquille, 

OR High School ha uno spazio in questa nuova casa. Molti degli oggetti presenti nel negozio, 

che altrimenti sarebbero finiti in discarica, sono stati raccolti in vari luoghi del nord-ovest. 

Esistono altri due store Keen situati a Tokyo e Toronto. In aggiunta alla sede generale e spazi 

commerciali, Keen è attiva anche nella sua fabbrica di Swan Island a nord Portland che si trova 

a meno di cinque miglia dal quartier generale e dallo store. 

Il punto vendita continuerà ad essere sfruttato come terreno di prova per i prodotti, un modo 

per Keen di interagire direttamente con i consumatori, così da avere quotidiani riscontri sul prodotto, 

prove di design, di vendita al dettaglio e di miglioramento di strategie di marketing. 

VUOI PARTECIPARE? 

• Hai da poco rinnovato il tuo punto vendita? 

• Hai recentemente varato qualche iniziativa speciale per coinvolgere la clientela ed animare il tuo negozio? 

• Vuoi condividere in queste pagine la vita del tuo punto vendita con quella di altri negozianti? 

• Inviaci belle immagini dell’interno e delle vetrine, corredati da una descrizione del punto vendita 

e delle più recenti innovazioni apportate, e le pubblicheremo! 

negozi@topsport.it


49


SPORT & SOCIETÀ 

LO SPORT RESPONSAbILE 

NON TuTTO 

bRILLA AL SOLE 

ACCESSORI E SICuREzzA SONO PROPOSTE MENO TRADIzIONALI 

CHE PERò IL NEGOzIO DI ARTICOLI SPORTIVI Può OffRIRE 

CON SODDISfAzIONE, SOPRATTuTTO NEI MESI PIÙ CALDI 

Ci sono articoli legati 

in qualche modo 

all’attività fisica e 

allo sport ma meno tradizionali 

per il nostro settore, 

che il negozio di articoli sportivi comunque 

si trova a vendere e che ritornano in 

auge specialmente in primavera-estate. 

Parliamo di tutti quegli accessori e prodotti 

vari che offriamo al cliente durante 

i mesi caldi dell’anno a complemento 

dell’articolo sportivo vero e proprio. Su 

questi siamo inevitabilmente meno preparati, 

benché come gli altri finiscano 

per rappresentare l’offerta e il livello di 

affidabilità del negozio e della marca che 

li propongono. 

Il più tipico e diffuso in questa categoria 

di articoli è l’occhiale da sole. Vendiamo 

occhiali protettivi anche in inverno, 

per lo sci soprattutto, ma non è 

la stessa cosa. In quel caso si tratta di 

articoli tecnici, con prezzi adeguati e caratteristiche 

comunque ben precise. 

L’occhiale da sole ‘da spiaggia’ o da 

strada è un’altra cosa, ed è proprio quello 

che può trovare impreparato tanto il 

cliente quanto il negoziante. Non è sufficiente 

ricordare al cliente che gli occhiali 

da sole occorre indossarli, perché se 

l’occhiale non risponde poi a determinati 

requisiti qualitativi, indossarlo in realtà 

può diventare più dannoso che non indossarlo 

affatto. 

Gli occhiali da sole fanno parte del look, 

e a volte fanno il look. Per noi italiani 

sono addirittura un segno distintivo, che 

ci fa riconoscere quando passeggiamo 

all’estero. Sappiamo inoltre che l’occhialeria 

italiana è leader mondiale. Il rischio 

è però di considerare l’occhiale da sole 

come un semplice accessorio di moda, 

mentre è anche e prima di tutto qualcosa 

di diverso, al punto che l’Unione Europea 

ha classificato questo oggetto come “dispositivo 

di protezione individuale” (DPI) 

di prima categoria. 

In base alla direttiva europea 89/686/ 

CEE, recepita in Italia con D.Lgs. 

475/1992, ogni paio di occhiali da sole 

deve essere accompagnato dalla marcatura 

CE e da una nota informativa. Il marchio 

CE deve essere apposto sugli occhiali 

in modo visibile, leggibile e indelebile, 

quindi ad esempio non su un adesivo, 

che può staccarsi in qualsiasi momento. 

Se le dimensioni degli occhiali 

non permettono altrimenti, la marcatura 

può essere apposta sull’imballaggio. 

Con la marcatura CE il fabbricante attesta, 

in seguito a prove di conformità da 

lui effettuate, la rispondenza ai requisiti 

di sicurezza previsti. La nota informativa, 

preparata dal fabbricante in lingua italiana, 

deve indicare, oltre alle generalità del 

produttore o del suo mandatario nella 

Comunità Europea, i seguenti elementi: 

la categoria del filtro solare, da 0 a 4; il 

tipo di filtro solare; la classe ottica, 1a o 

2a, in base alla qualità ottica della lente; 

le istruzioni di impiego, di pulizia e di 

manutenzione. Riguardo alla tipologia di 

filtro solare, oltre al filtro normale esistono 

i filtri fotocromatici, che scuriscono al 

sole e schiariscono all’ombra, i polarizzanti, 

che filtrano anche i riflessi e, oltre 

a proteggere gli occhi, migliorano la visibilità, 

e infine i filtri degradanti, che grazie 

al loro disegno sono particolarmente 

adatti alla guida, perché consentono una 

notevole attenuazione della luce solare e 

una visibilità della strada ottimale. 

Si accennava sopra ai rischi in cui si può 

incorrere indossando pessimi occhiali da 

sole rispetto al non indossarli affatto. 

Esistono occhiali contraffatti o di cattiva 

qualità che ad esempio, pur avendo lenti 

scure, non bloccano i raggi dannosi, 

cioè gli UVA e UVB. Mentre quando non 

indossiamo gli occhiali, stringiamo gli 

occhi e con essi si restringono le pupille, 

mettendosi in moto un meccanismo naturale 

che non ci salva del tutto ma che 

in parte ci protegge, quando indossiamo 

cattivi occhiali da sole le pupille vedono 

comunque meno luce, si dilatano, e finiscono 

così per esporre l’occhio ai raggi 

dannosi molto di più di quanto non succederebbe 

se gli occhiali non li avessimo 

indossati per niente. 

Dato per scontato che il prodotto che 

vendiamo soddisfi i requisiti di sicurezza 

fin qui enunciati, per poter consigliare 

adeguatamente il cliente oc-

corre poi valutare l’uso che il cliente 

vuole fare dell’occhiale, da cui deriva ad 

esempio la categoria del filtro solare. Se 

le lenti a filtro 0 permettono alla luce di 

passare all’80-100%, e sono adatte ad 

un uso interno o con cielo coperto, il filtro 

4, con lenti molto scure, protegge di 

più ma non è necessariamente da consigliare 

a tutti, perché non adatto alla guida 

di veicoli. Più scuro non significa 

quindi automaticamente più adeguato. 

Un elemento al quale non si pensa per 

niente è la qualità dei materiali con cui 

sono fatte le montature (fin qui abbiamo 

parlato soprattutto delle lenti). L’estate 

scorsa ha fatto scalpore la notizia, pubblicata 

dal Daily Mail e ripresa da numerose 

altre fonti, di una ragazza inglese, 

Laura Musson, che durante una vacanza 

a Maiorca aveva manifestato una reazione 

allergica talmente violenta, dopo aver 

indossato i suoi nuovi occhiali da sole, 

da necessitare cure ospedaliere urgenti. 

Il Mail mostrava le foto della ragazza prima 

e dopo aver indossato gli occhiali, 

con il viso gonfio e deforme, arrossato 

fino alla fronte. Anche l’amica che era 

con lei, che aveva indossato gli stessi 

occhiali, aveva presentato sintomi allergici, 

benché meno appariscenti. Si trattava 

di occhiali comprati non in una bancarella 

ma in un negozio di High Street a 

Londra, al costo di una sterlina, la cui 

montatura in plastica verosimilmente era 

stata all’origine delle irritazioni cutanee 

nelle due giovani, le quali peraltro dopo 

i primi sintomi a tutto avevano pensato 

fuorché agli occhiali, continuando così a 

indossarli per il resto della giornata. Reazioni 

allergiche di questo tipo sono rare, 

ma l’industria ottica, in Italia rappresentata 

dall’Anfao, mette ripetutamen- 

Parliamo di tutti quegli accessori 

e prodotti vari che offriamo al cliente 

durante i mesi caldi dell’anno a complemento 

dell’articolo sportivo vero e proprio. Su questi siamo 

inevitabilmente meno preparati, benché come gli 

altri finiscano per rappresentare 

l’offerta e il livello di affidabilità 

del negozio e della marca 

che li propongono 

te in guardia dall’acquistare occhiali a 

bassissimo prezzo, o di origine dubbia, 

perché le montature possono contenere 

più facilmente componenti tossiche non 

testate che, soprattutto se in associazione 

col sole, la sudorazione o altre condizioni 

esterne, possono portare a dermatiti 

da contatto o a rischi anche più importanti. 

Un altro capitolo, quantitativamente meno 

rilevante degli occhiali da sole, in termini 

di diffusione nel retail sportivo, ma 

simile sotto molti aspetti, è quello delle 

creme solari, altro prodotto non tradizionale 

per il settore ma che i retailer 

talvolta propongono, a fianco di costumi 

da bagno e tavole da surf. Inutile 

addentrarsi nelle tipologie mediche di 

rischio legate alle creme solari di scarsa 

qualità, che esulano dalla nostra competenza. 

Se vendiamo il prodotto, dobbiamo 

però comunque assicurarci che provenga 

da una fonte affidabile. Più che 

mai, meglio puntare sulla qualità che sulla 

grafica della confezione. 

Un discorso simile vale anche per gli 

spray insetticidi, che i negozianti spesso 

propongono perché dal tennista al campeggiatore, 

chi fa attività outdoor in climi 

caldi è automaticamente esposto al rischio 

delle punture di insetti. Come la 

crema solare, anche lo spray insetticida 

va applicato sulla pelle, con tutti i rischi 

che questo può comportare e con tutte 

le precauzioni che il negoziante deve 

prendere, nei limiti del possibile, perché 

il prodotto venduto sia sicuro. 

Terminiamo con le bevande energetiche, 

utilizzate particolarmente nei mesi più 

caldi dagli sportivi, desiderosi di recuperare 

i liquidi e le sostanze che perdono 

con la sudorazione abbondante. Da un 

punto di vista del 

marketing del 

prodotto, il 

lavoro lo 

fanno tutto 

le marche: i 

nomi sono 

fantasiosi, 

le grafiche 

delle lattine e 

delle bottiglie 

accattivanti. I 

A cura di Leone Buonaccorsi 

messaggi pubblicitari, come spesso accade 

per gli articoli legati all’attività fisica 

e allo sport, sono pensati soprattutto per 

un target di pubblico giovane, orientato 

ai valori della forza fisica e della performance. 

Il mix d’ingredienti, però, e il tipo 

di uso che se ne deve fare sono decisamente 

meno pubblicizzati. 

Si tratta solitamente di bevande piuttosto 

costose, da cui diventa lecito aspettarsi 

effetti meravigliosi. Anche il prezzo 

d’altra parte è una componente del messaggio: 

per i giovani averne una bottiglietta 

in campo diventa quasi uno status 

symbol. La maggior parte di queste bevande 

contiene quantità di zucchero o di 

dolcificanti estremamente elevate, e già 

questo le renderebbe off limits per un 

certo numero di clienti. Molte di queste 

bevande, inoltre, contengono percentuali 

importanti di caffeina, che non è certamente 

una droga ma che ha un effetto 

farmacologico diverso a seconda delle 

quantità assunte. Se una certa dose può 

essere stimolante, una dose maggiore o 

comunque eccessiva rispetto alle caratteristiche 

del consumatore, ad esempio 

all’età, può provocare sintomi non desiderati 

tutt’altro che consigliabili nell’attività 

sportiva, e in generale, quali l’aumento 

del battito cardiaco e la perdita del 

sonno. Nei bambini e nei giovani, la soglia 

critica è più bassa e l’effetto eccitante 

della caffeina si sente già con quantità 

limitate di prodotto, sicuramente inferiori 

rispetto a quelle tollerate dall’adulto. Alcune 

di queste bevande, inoltre, contengono 

guaranà, apparentemente un innocuo 

arbusto, quindi una sostanza naturale, 

ma che contenendo caffeina non fa 

che rafforzare l’effetto eccitante. 

Se decidiamo di accompagnare lo 

svolgimento dell’attività fisica e sportiva 

dei nostri clienti proponendo anche 

articoli collaterali meno tradizionali, 

non possiamo astenerci dal conoscerne 

le caratteristiche principali e 

dall’assicurarci che questi contengano 

gli stessi requisiti di qualità di cui ci interessiamo 

per i prodotti che frequentiamo 

di più. Il senso di responsabilità, poi, non 

può che diventare ancora maggiore 

quando accompagniamo i nostri clienti 

più giovani. 


51

comunicazione eventi sponsorship 


sport village 

IWA & OutdOOrClAssICs 

un anniversario da celebrare 

IWA & OutdOOrClAssICs, che ha 

avuto luogo per la quarantesima volta al 

Centro Esposizioni di Norimberga dall’8 

all’11 marzo scorsi, ha mostrato ancora 

una volta di essere all’altezza della sua fama 

di fiera leader internazionale per il mercato 

della caccia, del tiro sportivo, della sicurezza 

personale e delle più generiche attività 

outdoor e all’aria aperta. 1207 espositori 

provenienti da 50 nazioni hanno incontrato 

più di 38.000 visitatori professionali 

provenienti da oltre 100 Paesi in tutto 

il mondo durante i quattro giorni della manifestazione. 

Tre su quattro società e due 

su tre visitatori sono giunti a Norimberga 

dall’estero. Dopo la Germania, i Paesi 

maggiormente rappresentati sono stati gli 

Stati Uniti, Italia e Gran Bretagna, mentre 

la maggior parte dei visitatori provenivano 

dalla Repubblica Ceca, Austria, Francia, 

Italia e la Federazione Russa. 

In occasione del suo quarantesimo anniversario 

la domanda espositiva ha risposto 

con largo anticipo alle aspettative degli organizzatori, 

occupando così interamente 

gli otto padiglioni del Centro Esposizioni 

di Norimberga. 

Nell’ormai lontana prima edizione del 

1974, i cento espositori erano ubicati in un 

unico padiglione e presentarono le loro 

novità a circa 2000 visitatori. Oggi, quat- 

SALEWA E SHERPA WOMEN 

Gli sherpa, in 

origine agricoltori, 

allevatori 

e commercianti, 

sono 

diventati ben 

presto famosi 

per il loro 

ruolo nelle 

spedizioni e 

negli itinerari 

di trekking. 

Il turismo 

legato 

a queste 

attività risulta 

oggi 

la principale 

fonte di reddito per gli sherpa, che lavorano 

tra le cime dell’Himalaya come accompagnatori, 

Sirdar (guide) o cuochi. All’interno 

tro decenni più tardi, la gamma di prodotti 

e servizi si è ampliata ed arricchita notevolmente, 

in linea con il numero di espositori 

e visitatori. 

“Questo importante traguardo del quarantesimo 

anniversario di IWA & Outdoor- 

Classics ha costituito, naturalmente, l’opportunità 

di tracciare un consuntivo sul 

lungo percorso svolto fino ad oggi, sul suo 

sviluppo da uno show inizialmente nazionale 

ad evento leader e multitema su scala 

mondiale”, afferma Thomas Preutenborbeck, 

Exhibition Manager alla Nürnberg- 

Messe . “Ora è tempo di guardare al futuro, 

perché IWA & OutdoorClassics è ancora 

in crescita e in continua evoluzione. 

Per il 2014 contiamo di espandere ulteriormente 

la manifestazione, arrivando ad 

occupare anche un altro padiglione, il nono, 

ampliando il concept espositivo ed allargandolo 

ulteriormente in chiave outdoor.” 

Va ricordato che in contemporanea si è 

svolto con successo anche il secondo Enforce 

Tac, International Exhibition & Law 

Enforcement Conference, evento dedicato 

alla sicurezza e alle Tactical Solutions. 

La prossima edizione di OutdoorClassics 

IWA si svolgerà sempre nel Centro Esposizioni 

di Norimberga da venerdì 7 a lunedì 

10 marzo 2014. 

della comunità, però, le donne, più o meno 

giovani, vivono una situazione di evidente 

svantaggio e disagio sociale, legato ad una 

mancanza di consapevolezza e causato molto 

spesso da tradizioni difficili da sradicare. 

Mantenendo fede al suo credo, Salewa ha dato 

il via ad una serie di iniziative, anticipate da 

un sopralluogo in Nepal, avvenuto nel 2011, 

fondamentale per toccare con mano la situazione 

specifica e instaurare i primi rapporti 

con la ONG “Empowering Women of Nepal”. 

Da questo punto di partenza è nato poi il progetto 

di solidarietà “Sherpa Women”, che ha 

già permesso di raccogliere la somma di 

30.000 Euro, pronta per essere donata. Lo 

scopo dell’iniziativa è quello di consentire 

“all’altra metà del cielo nepalese” di trovare lavoro 

e guadagnarsi da vivere nel proprio territorio 

attraverso una formazione mirata nel settore 

del turismo e del trekking. Il periodo di 

abilitazione per l’attività che si sposa alla per- 

a cura di andrea sganzerla 

fezione con le tradizioni del popolo sherpa, è 

di due anni. “Questo tipo di formazione aiuta 

le donne a sviluppare una grande fiducia in loro 

stesse e consente, attraverso un’attività 

propria, di migliorare il proprio standard di vita 

– commenta Ruth Oberrauch, manager 

CSR Salewa – e da ciò ne conseguono 

aspetti positivi non solo per la donna in sé, ma 

per l’intero nucleo familiare. Il tutto, poi, lancia 

dei segnali positivi a lungo termine per tutta la 

comunità.” 

Salewa sostiene tale progetto con la donazione 

di 1 Euro per ogni articolo venduto della 

collezione Outdoor. Salewa allargherà ulteriormente 

il proprio aiuto alla popolazione del 

Nepal, anche con un’iniziativa commerciale relativa 

all’abbigliamento outdoor non più utilizzato. 

Chi dona un capo che non utilizza più, 

ma ancora in buone condizioni avrà diritto ad 

uno sconto di 10 Euro sull’acquisto di un prodotto 

Salewa.

PAtAgONiA cON FRUit FOR BEARS 

Lavorare con altre aziende verso un obiettivo comune è tra le iniziative 

ambientali più gratificanti intraprese da Patagonia. Il 21 e il 22 marzo 

2013 hanno segnato due date importanti nell’impegno dell’azienda a 

favore della salvaguardia ambientale. L’azienda ha presentato due azioni 

urgenti legate alla conservazione della natura e alla tutela dell’acqua 

da condividere con il pubblico. Bastava un click per partecipare attivamente 

e impegnarsi a favore di queste cause. 

Fin dal 2006, l’European Outdoor Conservation Association (EOCA), 

di cui Patagonia è uno dei membri fondatori, seleziona progetti concreti 

di conservazione e salvaguardia ambientale da sostenere con una 

donazione: in questi 7 anni, l’EOCA e i suoi 94 membri, hanno promosso 

e supportato ben 46 progetti di conservazione ambientale a livello 

internazionale in 27 Paesi, con una raccolta globale che ha superato 

il milione di Euro. Il progetto “Fruit for bears”, nominato da Patagonia, 

poteva essere votato ufficialmente dal 22 marzo al 12 aprile sul 

sito dell’EOCA. Il progetto con il più alto numero di voti riceverà fondi 

fino a 30.000 euro. L’obiettivo del progetto, sostenuto in Spagna da 

Fapas, è quello di migliorare l’habitat per gli orsi, specie in pericolo di 

estinzione, nell’area delle Asturie in Spagna, e se si otterranno i fondi 

per piantare alberi da frutto si potrà creare una nuova foresta che fornirà 

10,500 kg di frutta ogni anno agli orsi. Inoltre, verranno installati 

nella foresta 150 alveari, dove alloggiare 7,5 milioni di api per l’impollinazione 

degli alberi: il miele ottenuto aiuterà nella sensibilizzazione alla 

conservazione dell’orso. Solo con il sostegno finanziario e l’informazione 

della popolazione locale, l’uomo e l’orso potranno convivere in 

armonia. 

Il 21 marzo, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’acqua, Patagonia 

ha inviato a tutti i suoi clienti in Italia una e-mail in cui invita a firmare la 

petizione creata dall’Italian Climate Network (e contemporaneamente 

ai clienti in Germania quella creata da 350.org, in Francia quella di Les 

Amis de la Terre e nel Regno Unito quella di UK Tar Sands Network) 

per tenere il processo di estrazione del petrolio da sabbie bituminose 

(tar sands) lontano dall’Europa. Questa pratica ha un impatto ambientale 

devastante: per le sabbie bituminose, le emissioni di gas serra sono 

circa del 23% in più rispetto al petrolio convenzionale. L’invito 

all’azione per la tutela delle risorse di acqua dolce nasce come parte 

MARk McMORRiS & SPENcER O’BRiEN SUL POdiO 

Mark McMorris e Spencer O’Brien hanno vinto ad inizio marzo i titoli 

slopestyle alla 31 a edizione del Burton US Open Snowboarding Championships 

presentato da MINI a Vail. Sia Mark che Spencer si sono assicurati 

$ 45.000 ciascuno, nonché l’ambitissimo titolo, di fatto tra i più 

prestigiosi del suo genere al mondo. 

Mentre la neve cadeva costantemente per tutto il giorno, il livello di riding 

è rimasto elevato con i concorrenti che lavoravano in condizioni 

estreme. In totale, 12 uomini provenienti da sei Paesi diversi hanno gareggiato 

per gli US Open Slopestyle di Vail. 

“Vincere la US Open è uno dei punti salienti della stagione, che coinvolge 

ed emoziona tutti coloro che vi partecipano”, ha dichiarato Mark 

McMorris. “Le condizioni 

erano difficili, 

ma forse anche 

per questo mi 

sono divertito più 

di quanto potessi 

immaginare, condividendo 

la gioia 

del podio con altri 

due amici.” 

della campagna ambientale Our Common Waters di Patagonia, attraverso 

la quale l’azienda si batte da tempo per bilanciare i bisogni d’acqua 

degli esseri umani con quello di animali e piante. L’ultima sezione 

della campagna Our Common Waters di Patagonia si concentra infatti 

sulle riserve di acqua dolce e su ciò che le minaccia: l’inquinamento 

idrico. Prenderà in esame la fratturazione idraulica (fracking), la controversia 

legata all’estrazione di bitume e alla costruzione di oleodotti, 

l’inquinamento agricolo e qualcosa che tocca l’azienda molto da vicino, 

l’inquinamento tessile. E, come ha fatto nel corso dell’intera campagna, 

collegherà biodiversità e acqua pulita, evidenziando le azioni 

per tutelare tutte le forme viventi e gli ecosistemi ad esse correlati che 

attingono alle risorse d’acqua del pianeta. 

L’azienda ha inoltre appena rinnovato la sezione Ambientalismo del 

proprio sito web, in cui spiega i passi per diventare un’azienda responsabile, 

rende trasparente la sua catena di produzione, svela come riduce 

il proprio impatto ambientale nei suoi edifici, offre una biblioteca 

completa di riferimento per le fibre e i tessuti che utilizza, illustra il programma 

di attivismo ambientale dei dipendenti, e come devolve l’1% 

dei propri profitti per sostenere organizzazioni ambientaliste in tutto il 

mondo pubblicando on-line le linee guida e il modulo per chiedere l’accesso 

ai fondi che l’azienda destina a piccoli gruppi di attivisti che lavorano 

su più fronti per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente. 

ALEkSANdAR MAtARUgA viNcE ANcORA 

Aleksandar Mataruga, membro del team Zamberlan, ha conquistato un 

prestigioso secondo posto all’evento austriaco di drytooling Glace 

Glisse, tenutosi a Saalachtal. 

Il forte atleta di Rijeka continua pertanto una stagione che lo sta imponendo 

come uno dei massimi interpreti 

della specialità. 

Nella gara femminile, Morana 

Durbešic, anche lei portacolori 

del team Zamberlan, con un’eccellente 

prestazione è riuscita a 

salire sul gradino più basso del 

podio. 

Aleksandar e Morana saranno 

impegnati prossimamente nelle 

ultime tappe della Euro Cup, con 

ottime chance per la vittoria finale. 

Lo staff Zamberlan è ovviamente 

al loro fianco e tiene le dita incrociate 

per il proseguimento della 

stagione. 


53


sport village 

BROOkS vALSUSA tRAiL 

Emozioni, allegria e molto altro ha regalato il 

primo di una serie d’incontri per arrivare a realizzare 

il “Progetto” Brooks Valsusa Trail. Il 

primo “Brooks Valsusa Trail” in programma il 

prossimo 10 novembre, sarà un pretesto 

sportivo per creare un percorso permanente, 

contrassegnato da segnaletica; un percorso 

sportivo, culturale, naturalistico che si snoderà 

tra i comuni di Chiusa di San Michele, 

Sant’Ambrogio di Torino, Valgioie, Vaie sfiorando 

il comune di Sant’Antonino. 

Un tracciato su due anelli da 8 Km e 23 Km 

dove poter camminare, correre e pedalare immersi 

nella natura, cogliendo i migliori scorci 

e percorrendo l’Antica Mulattiera che porta al- 

JOAkiM NOAH ALL’ALL-StAR gAME 

Joakim Noah, ambassador di Le Coq Sportif, 

è stato selezionato per la prima volta all’All- 

Star game, il rendez- vous annuale dei migliori 

player NBA, che si è tenuto il 17 febbraio a 

Houston, in Texas. Un sogno che diventa realtà 

per il centrale dei Chicago Bulls che ha iniziato 

la stagione NBA in maniera eccellente. 

Joakim è stato scelto tra i giocatori del Team 

NBA Eastern Conference, che si sono scontrati 

contro i migliori player della squadra NBA 

Western Conference durante una partita appassionante 

accompagnata da un esaltante 

spettacolo. 

Per la prima volta nella storia, sono due le stelle 

francesi a brillare sul campo di Houston: Joakim 

è il secondo francese ad essere selezionato 

per il mitico All-Star Game, assieme al talentuoso 

Tony Parker (5 a selezione). Uno straordinario 

segnale di fiducia da parte dei professionisti 

della lega ed una pietra miliare nella 

carriera di Joakim. 

La squadra della Eastern Conference ha giocato 

in bianco, rosso e blu, proprio come i colori 

della Francia e di Le Coq Sportif, sponsor 

di Joakim. 

la Sacra di San Michele, attraversando le borgate 

di Basinatto, Pian Pumè, Bennale, Folatone 

e Mura sul Sentiero dei Franchi, per poi 

ridiscendere verso l’abitato di Chiusa sui sentieri 

di Sacra Natura e Via Francigena. 

L’ideatore e responsabile Gabriele Abate, atleta 

di livello internazionale, azzurro e Vice 

Campione Mondiale ed Europeo di Corsa in 

Montagna, spiega i suoi obbiettivi e sogni per 

realizzare in Valle di Susa un progetto che 

porti appassionati sulle sue montagne e sui 

sentieri dove giornalmente si allena, coinvolgendo 

il più possibile le persone a riavvicinarsi 

alla natura e allo sport. Per lui l’obiettivo 

principale è realizzare e mantenere dei trac- 

AccORdO WARNER BROS. cONSUMER PROdUctS E AQUARAPid 

ciati dove tutti possano vivere la natura e crescere 

con essa, e per far ciò la cosa importante 

è creare un gruppo di persone che lavorino 

insieme. 

Warner Bros. Consumer Products ha stretto un accordo di licenza con 

Iga Company Srl, azienda di costumi ed accessori da piscina proprietaria 

del marchio Aquarapid, per la produzione e commercializzazione 

di collezioni ispirate ad alcuni tra i più amati personaggi Warner Bros. 

Superman, protagonista dell’attesissima uscita cinematografica L’Uomo 

d’Acciaio della prossima estate e Tweety, il canarino amato da tutti, 

saranno le star delle linee di costumi da donna, uomo e bambino e 

di accessori della collezione AI 2013 Aquarapid. Saranno distribuiti, 

a partire da giugno 2013, negli oltre 800 punti vendita della rete 

Aquarapid, tra negozi di articoli sportivi e grandi insegne, in oltre 10 

nazioni europee. 

“Questa partnership è una grande opportunità per WBCP – commenta 

Davide Bonalumi, Deputy General Manager Italy di WBCP – 

perché troviamo particolarmente azzeccata l’associazione dei nostri personaggi 

alla linea di prodotti Aquarapid D. Le caratteristiche dei prodotti 

si sposano perfettamente con i valori di qualità, performance e attenzione 

ai dettagli che ricerchiamo nei nostri partner.” 

“Siamo lieti di aver portato a termine questo accordo con Warner – commenta Stefano Geminiani 

di Aquarapid – perché arricchisce il già altissimo standard qualitativo dei nostri prodotti 

con l’indubbia notorietà e la simpatia di personaggi amati da grandi e piccoli. Non ho dubbi che 

l’associazione dei nostri rispettivi punti di forza possa generare un vantaggio competitivo unico, 

ma soprattutto soddisfare un consumatore finale attento ed esigente.” 

AviNtiA RAciNg cON JOMA 

È appena iniziata la stagione motociclistica nei 

circuiti di tutto il mondo e per il secondo anno 

consecutivo Joma è sponsor ufficiale di Avintia 

Racing, che si presenta con i piloti Barberá e 

Aoyama in MotoGP ed Elías e Kyle Smith in 

Moto2. In vista di questa nuova sfida, la scuderia 

ha eseguito al circuito spagnolo di Monteblanco 

la presentazione ufficiale insieme 

all’evento Avintia Racing Experience: una giornata 

dedicata non soltanto a presentare squadra 

e obiettivi per la stagione a seguire ma anche un’incursione nel mondo del motore con attività 

e giochi di ogni tipo. 

Inoltre, l’amministratore delegato di Joma Sport, José Manuel López, ha approfittato dell’occasione 

per salutare la squadra e consegnare i kit con la nuova collezione del brand. 

Avintia Racing è la prima avventura di Joma nel mondo del motore sportivo. Tutti i componenti 

della squadra, dai piloti ai meccanici vestiranno i capi Joma durante i raduni, i viaggi e le altre 

attività ufficiali.

FiPE E MAcRON iNSiEME FiNO A RiO 2016 

Macron, azienda italiana leader nel mercato 

del teamwear, si apre ad un nuovo mondo, siglando 

un nuovo importante accordo di sponsorizzazione 

tecnica con la FIPE (Federazione 

Italiana Pesistica) per il quadriennio olimpico 

a partire dal 2013 fino a tutto il 2016, anno 

delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. 

La casa bolognese, quindi, fornirà l’abbigliamento 

tecnico alle squadre nazionali di Pesistica 

Olimpica. 

Inoltre, grazie all’esperienza maturata in questi 

anni nella creazione e nello sviluppo di prodotti 

tecnico-sportivi, Macron realizzerà una linea 

esclusiva di abbigliamento per il Fitness 

e il Wellness che verrà commercializzata attra- 

cOMPRESSPORt E dEgASPERi iNSiEME 

NEL 2013 

La svizzera Compressport ha deciso di legare 

la propria immagine ad Alessandro Degasperi 

attraverso la filiale italiana, per il 2013. Compressport 

è il marchio di prodotti compressivi 

che in pochi anni è diventato il riferimento in 

oltre 30 Paesi e ha ‘vinto’, grazie ai suoi atleti, 

7 titoli mondiali in diverse discipline. I prodotti 

Compressport combinano le più moderne 

tecnologie con le ultime tendenze con l’obiettivo 

di innovare e sorprendere. Compressport 

contribuisce a migliorare il benessere generale 

degli atleti nella vita di tutti i giorni. Il ‘Dega’ 

utilizzerà i vari prodotti Compressport per gare 

e allenamenti. Alessandro Degasperi ha vestito 

l’azzurro più di una volta ed è salito sui 

podi delle più importanti competizioni nazionali 

e non di triathlon olimpico. Dopo i secondi 

posti nel 2007 e 2008 ai Campionati Europei 

di Ironman 70.3 decide di dedicarsi alla distanza 

raccogliendo ottimi risultati, soprattutto 

dal 2011. Nel 

2012, Alessandro 

corona uno 

dei suoi sogni 

vincendo l’Ironman 

70.3 di Zell 

Am See (Salisburgo).Difende 

i colori del 

CUS Trento. 

Compressport è 

al fianco di oltre 

500 atleti professionisti 

tra cui 

Fred Van Lierde, 

Mike Aigroz, 

Christine Wellington,Sebastien 

Chaigneau 

e Fernanda Maciel. 

verso l’e-commerce di Macron (www.macron. 

com). 

Gianluca Pavanello, amministratore delegato 

di Macron, dichiara: “Siamo molto orgogliosi 

di aver siglato questo accordo con FIPE che 

rappresenta una realtà in grande crescita e testimonia 

il costante sviluppo di Macron nel 

mondo dello sport a 360 gradi.” 

Grande soddisfazione da parte di Antonio Urso, 

Presidente Federale che dichiara: “La FI- 

PE è una realtà in crescita che sta consolidando 

la propria immagine nel panorama nazionale 

ed internazionale; avere al nostro fianco 

un’azienda giovane e smart, ma già consolidata 

nel mondo sportivo come Macron, per- 

SPEttAcOLARE AdidAS 

mette di rafforzare la nostra proposta e la nostra 

filosofia.” 

Ritorno di energia rivoluzionario, maggiore ammortizzazione, calzata ottimale e resistenza alle 

temperature estreme: adidas ha presentato a New York Energy Boost, la scarpa con una tecnologia 

di ammortizzazione che fornisce il maggiore ritorno di energia nel mondo del running. 

E la corsa non sarà mai più la stessa. Nella suggestiva location dello Jacob Jarvits Center atleti 

del calibro di Yohan Blake e Haile Gebreselassie insieme ai vertici di adidas hanno presentato 

la nuovissima scarpa da running Energy Boost, un nuovo capitolo nel mondo del running. 

“Energy Boost cambierà l’industria delle scarpe da running per sempre e aprirà la strada per il 

futuro delle scarpe sportive”, ha dichiarato Eric Liedtke, Head of sport performance di adidas. 

Bernd Wahler, Head of innovation 

per adidas, aggiunge: “Boost è un 

materiale rivoluzionario che coniuga 

i vantaggi solitamente discordanti 

di morbidezza e comfort, da 

un lato, e solidità e reattività, dall’altro, 

per garantire la corsa più confortevole 

mai vista. È come se desse 

vita alla scarpa e lo si avvertisse 

sin dal primo momento in cui la si 

indossa. Boost definisce un nuovo 

standard non solo per le scarpe da 

running, ma per l’intera industria 

sportiva e tutti i prodotti a venire.” 

Sempre più spesso il lancio di nuovi 

prodotti avviene in contesti glamour 

ed inusuali. 

dOPPiA vittORiA tNF 

The North Face festeggia la doppia vittoria dei suoi atleti Drew Tabke e Ralph Backstrom alle 

finali dell’edizione 2013 dello Swatch Freeride World Tour By The North Face svoltesi il 22 marzo 

scorso, ma anche per le ottime prestazioni durante tutto il Swatch Freeride World Tour. 

Drew e Ralph sono dunque diventati 

i nuovi campioni del mondo; durante 

l’ultima performance, 14 sciatori 

maschi e 7 snowboarder si sono 

dati battaglia per l’ambito titolo di 

campioni del mondo di freeride. Per 

gli atleti del freeride si tratta di un riconoscimento 

importantissimo, per 

il quale vengono richiesti non solo 

molto impegno ma anche estenuanti 

trasferimenti. 


55


sport village 

UNA NUOvA APP PER REEBOk 

Reebok ha lanciato una nuova app su Spotify 

– Reebok FitList – che consente di avere 

sempre la musica perfetta per l’allenamento. 

Gli utilizzatori dell’app Reebok FitList possono 

creare una playlist specifica per ciascun allenamento; 

basta selezionare il tipo di allenamento, 

la durata, il livello di intensità e gli artisti 

preferiti. Reebok FitList elabora una serie 

di elementi, come BPM, ballabilità e livello di 

energia, in modo da offrire una playlist personalizzata 

per ogni allenamento. In questo modo 

l’ascoltatore viene motivato ad allenarsi 

meglio e, al tempo stesso, può scoprire nuovi 

artisti. È anche possibile condividere e votare 

le playlist; le “Top 50” create dagli utenti vengono 

costantemente aggiornate all’interno 

dell’app. 

L’app offrirà anche delle playlist create in 

esclusiva da atleti come Alex Zanardi, i “Reebok 

5 trainers”, i Reebok CrossFit Box affiliati 

e gli artisti parte del Reebok Classic Ambassador 

team: Baby K e i Two Fingerz. Le playlist 

degli Ambassador Reebok sono state lanciate 

sulla pagina Facebook di Reebok (www. 

facebook.com/Reebok) a partire dalla fine di 

febbraio. 

“Noi di Reebok vogliamo cambiare il modo in 

cui le persone percepiscono, definiscono e vivono 

il fitness. La musica è un elemento fondamentale 

in un allenamento: deve ispirare e 

motivare, aiutarti a rimanere in forma e ad essere 

sempre attivo”, afferma Sascha Welters, 

Sr. Brand Marketing Manager di Reebok. 

“Sappiamo anche quanto è importante condividere 

ed essere coinvolti, per questo abbiamo 

scelto una piattaforma in cui gli utenti possono 

interagire gli uni con gli altri. Come 

brand, Reebok ha sempre ricercato le tecnologie 

più innovative, quindi Spotify è un partner 

perfetto per questa iniziativa.” 

PUMA E gLi AZZURRi PER LA FiFA cONFEdERAtiONS cUP 2013 

Puma ha presentato il nuovo 

completo da gara della 

Nazionale Italiana di calcio 

realizzato per la 9ª edizione 

della FIFA Confederations 

CupTM 2013 e che è stato 

indossato per la prima 

volta sul campo nella amichevole 

contro il Brasile, 

Paese ospitante della prossima 

competizione internazionale 

di giugno, lo scorso 

marzo. 

Giorgio Chiellini, uno dei 

giocatori Azzurri presenti 

alla conferenza stampa di 

presentazione della nuovo kit Puma, ha commentato: “Il design è davvero originale, mi ha colpito 

soprattutto vedere i colori della nostra bandiera italiana inseriti nei dettagli della maglia. Indossare 

la divisa della Nazionale mi riempie sempre di orgoglio e mi impegnerò al massimo per 

far parte della Squadra che rappresenterà l’Italia alla prossima Confederations Cup.” 

Volfango Bondi, General Manager Europa di Puma ha aggiunto: “Siamo orgogliosi che la Nazionale 

Italiana abbia conquistato la qualificazione alla Confederations Cup dopo le eccezionali 

prestazioni di questa estate in Polonia e Ucraina. Per onorare questo risultato abbiamo voluto 

creare un nuovo kit da gioco che trasmettesse un sentimento di vero orgoglio nazionale e 

per cercare ancora una volta, insieme agli Azzurri e a tutto il team, di raggiungere i migliori risultati 

anche in questa importante competizione.” 

Si giRA Ad ALtA QUOtA 

Gli appassionati di cinema outdoor 

e di documentari naturalistici 

che sognano di poter girare un vero 

e proprio film hanno l’eccezionale 

opportunità di vedere realizzato 

il proprio sogno grazie a Gore. 

Si tratta del nuovo progetto 

“European Outdoor Film School 

2013” nel contesto diGore-Tex 

Experience Tour 2013, che offre 

la possibilità a quattro fortunati 

vincitori di seguire l’alpinista 

non vedente Andy Holzer durante 

una delle sue imprese e realizzare 

un documentario sulla 

sua incredibile vita da scalatore, 

che verrà proiettato durante l’European Outdoor Film Tour 

2013. 

I vincitori saranno accompagnati in questa entusiasmante avventura da un team di esperti e 

avranno modo di poter imparare i segreti e le tecniche del cinema outdoor; dalla pre-produzione 

al final-cut, in un’esperienza emozionante e unica. 

Per partecipare alla selezione è stato necessario compilare l’application form sul sito internet 

entro il 12 aprile 2013, caricando nella sezione apposita il link di un breve video outdoor realizzato, 

che successivamente sarà votato dagli utenti del web. I quattro candidati con il maggior 

numero di voti potranno partecipare a questo imperdibile progetto che si svolgerà verso la 

metà di giugno 2013. 

I quattro vincitori avranno l’opportunità di partecipare alla realizzazione di un documentario sulla 

vita di Andy Holzer “L’alpinista cieco” passando attraverso l’intero processo di produzione di 

un film outdoor: scrittura di una sceneggiatura, realizzazione dello storyboard, preparazione delle 

riprese, riprese sul posto e post-produzione. Il girato sarà incluso nella rassegna cinematografica 

della prossima edizione dell’E.O.F.T. 2013.

SEttiMA cOPPA PER PigNEtER 

Si è conclusa con una vittoria la splendida 

stagione che porta l’azzurro Patrick Pigneter 

(team Uvex) a conquistare la settima Coppa 

del mondo individuale della carriera. L’azzurro 

ha messo in riga nell’ultima gara gli austriaci 

Michael Scheikl e Thomas Kammerlander, salendo 

a quota 524 punti e vincendo la Coppa. 

Quinto nella gara a Vatra Dornei, in Romania, 

e secondo nella generale si è piazzato Hannes 

Clara, ma staccato di 84 punti dal proprio capitano. 

La gara femminile ha confermato il talento 

della russa Ekaterina Lavrentjeva che 

conclude a punteggio pieno questa edizione 

della Coppa aggiudicandosi il trofeo con 600 

punti. Con lei sul podio di giornata ci sono 

due azzurre, Evelin Lanthaler e Greta Pinggera, 

che consolidano così le stesse posizioni 

anche nella classifica finale di Coppa. 

PRiMO cROSSFit FLAgSHiP BOX iN itALiA 

Reebok inaugura Reebok Crossfit Officine, il 

primo Reebok CrossFit flagship box a Milano. 

Lo spazio di oltre 400 mq in Via Tertulliano 70, 

prende vita da una ex officina meccanica, e ha 

aperto le porte al pubblico il 9 marzo offrendo 

un’occasione unica per provare l’esperienza 

CrossFit: un open day gratuito che è poi proseguito 

anche la domenica. 

Il flagship ospiterà i CrossFitter dalle 7 alle 21 

dal lunedì al venerdì e dalle 7 alle 13 il sabato, 

con abbonamenti giornalieri, mensili e annuali. 

Gestito da Ernest Briganti e Peter De 

Sury, entrambi certificatissimi 

CrossFit coaches, Reebok CrossFit 

Officine vanta anche la collaborazione 

di altri due illustri CrossFit 

coaches L1: Martina Barbaro 

e Stefano Migliorini, bravissimi atleti 

nazionali qualificati in ottime 

posizioni nelle competizioni CrossFit 

(Reebok CrossFit Fitness 

Championship Roma, Regionals 

2012 e i London Throwdown 

2013). 

L’inaugurazione del CrossFit 

Flagship box Officine coincide con 

LEt’S SWiNg cON cOLMAR 

Sono nove gli appuntamenti della Coppa Colmar 

che è iniziata nel fine settimana del 13 e 

14 aprile, come sempre al Golf Club di Carimate, 

nel verde della Brianza: un percorso che 

è ormai il punto di partenza di un circuito di 

gare che richiama un grande pubblico di amici 

e appassionati che si ritrovano nel corso 

della stagione, sui migliori campi da golf italiani 

e, novità della passata stagione, anche 

esteri e di montagna. Il calendario gare preve- 

UN PREStigiOSO RicONOSciMENtO 

La partnership d’eccezione tra Asolo e Vibram ha prodotto 

risultati importanti. La tecnologia Natural Shape, nata 

dall’incontro del know-how esclusivo dei due brand, è 

stata riconosciuta in tutto il suo potenziale innovativo da 

Backpacker Magazine USA, la guida ai prodotti outdoor 

più famosa del mondo. Le calzature Asolo Reston (men) 

e Athena (lady) – presentate nella nuova linea di scarpe 

Natural Shape del marchio trevigiano e dotate della di 

suola Vibram NS – si sono infatti aggiudicate gli ambiti 

2013 Editors’ Choice Awards per la categoria Hiking e 

sono state premiate per design eccezionale, prestazioni, 

comfort e innovazione nei materiali utilizzati. 

Le nuove calzature Natural Shape, studiate per offrire 

livelli di comfort superiori, si avvalgono della nuova suola 

Vibram NS, progettata in esclusiva per Asolo. Avanzatissima, 

Vibram NS nasce da un lungo iter di ricerca e test sul campo e – grazie ad una costruzione 

che unisce performance, protezione, comfort superiore – esalta la tecnologia Natural 

Shape di Asolo, promettendo di sovvertire gli standard di comfort e performance finora associati 

al footwear ad alte prestazioni. 

uno degli eventi più importanti per la Community 

CrossFit: l’apertura dei Reebok CrossFit 

Games Open 2013, che sono iniziati il 6 marzo 

e hanno avuto una durata di cinque settimane. 

Gli Open sono lo step necessario per 

qualificarsi ai Regionals, che si svolgeranno a 

Copenhagen dal 17 al 19 maggio, dando accesso 

agli ambiti Reebok CrossFit Games. 

Durante le cinque settimane degli open, è stato 

pubblicato settimanalmente su www.games.crossfit.com 

un WOD (Workout of the 

Day) per gli atleti iscritti alla competizione. 

de infatti anche quest’anno la trasferta a 

Megève, in Francia (20 e 21 luglio) e poi a 

Madonna di Campiglio (27 e 28 luglio) e 

Courmayeur (3 e 4 agosto). Gran finale, come 

sempre, al Golf Club Milano, a Monza il 27 e 

28 settembre. Una garanzia anche la presenza 

dei testimonial: Paolo De Chiesa, smessi i 

panni dello sciatore e del commentatore televisivo 

accompagnerà gli ospiti in giro per la 

Penisola, insieme al compagno di avventure 

Piero Gros e molti altri sciatori amici di Colmar 

che passano dal Circo Bianco a quello 

Verde. A loro si aggiungeranno, calendario gare 

permettendo, anche i campioni di golf, primo 

fra tutti Costantino Rocca insieme a Edoardo 

Molinari, Andrea Pavan, Lorenzo Gagli, 

Federico Colombo, Gregory Molteni, Marco 

Crespi, Claudio Viganò e Giulia Sergas, tutti 

endorser del marchio Colmar. 


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sport village 

dOPO gLi OccHiALi, ANcHE iL cAScO 

Continua e si allarga la partnership vincente tra Rudy Project e il campione di triathlon Pete Jacobs: 

dal 2013 il triatleta australiano si affiderà all’azienda trevisana, leader da oltre 25 anni 

nell’eyewear sportivo, non solo per la fornitura degli occhiali, ma anche per quella dei caschi. 

Jacobs continuerà ad allenarsi e a gareggiare indossando gli occhiali ad altissime prestazioni 

Rudy Project, come ha fatto nel corso degli ultimi due anni collezionando un successo dietro 

all’altro nelle competizioni più importanti, quali ITU, 5150, Ironman 70.3, e vincendo nel 2012 

la gara più ambita: l’Ironman World Championship di Kona nelle Hawaii, la competizione diventata 

ormai una leggenda, che prevede un percorso estremo di 3800 metri a nuoto nell’Oceano 

Pacifico, 180 chilometri in bicicletta sui pendii dei vulcani hawaiani e 42 chilometri di corsa 

a piedi da svolgere senza pause tra una disciplina e l’altra. L’inafferrabile triatleta Pete Jacobs 

ha trionfato nella sfida più estrema grazie ad una performance leggendaria, tagliando il 

traguardo con un’espressione di gioia incontenibile incorniciata dagli occhiali Noyz Rudy 

Project. 

Jacob ha iniziato a testare l’ampia gamma di caschi Rudy Project concentrandosi sui modelli 

Windmax e Wingspan, il casco aerodinamico più usato a Kona. I preziosissimi feedback dell’atleta 

permetteranno a Rudy Project – da sempre impegnata nella ricerca continua dell’eccellenza 

nei materiali, nel design e nella performance 

– di migliorare e di sviluppare 

ulteriormente i propri prodotti. 

“Abbiamo creduto nelle straordinarie 

potenzialità di Pete Jacobs fin dai suoi 

esordi, quando era ancora un atleta 

poco conosciuto: e i risultati ci hanno 

dato ragione”, ha dichiarato Simone 

Barbazza, Marketing Director di Rudy 

Project. “Siamo quindi estremamente 

contenti di aver ampliato la nostra collaborazione 

anche sui caschi, dal momento 

che Pete rappresenta per noi 

un testimonial prestigioso e un partner 

importante nello sviluppo del prodotto.” 

LA SPORtivA Ski ALP EXPERiENcE 

Gli ingredienti per un week-end indimenticabile c’erano tutti: visita allo 

stabilimento produttivo de La Sportiva a Ziano di Fiemme, cene e 

pranzi tipici Trentini, possibilità di testare gli ultimi prodotti della linea 

Skimountaineering e soprattutto: esplorare in tutta sicurezza al seguito 

di una guida alpina professionista, le nevi incontaminate del Passo 

Pordoi e della catena del Lagorai, al di fuori delle piste battute e costantemente 

alla ricerca di paesaggi mozzafiato e discese free-ride 

nella polvere. Cinque i fortunati vincitori del contest “La Sportiva Ski 

Alp Experience” indetto dall’azienda Trentina e dal proprio partner 

commerciale Sportler, cinque ragazzi amanti dello sci alpinismo chi 

più della sua accezione free-ride, chi più di quella orientata alla salita 

e alla gioia di raggiungere la vetta con i propri mezzi. Tutti con in comune 

la passione per la montagna. Lo staff La Sportiva ha quindi fatto 

la conoscenza di Christian Schleicher, austriaco praticante lo sci 

alpinismo da più di 15 anni, Luca Trevisan da sempre dedito allo sci 

alpino in pista ma di recente illuminato dalla vocazione sci-alpinistica, 

il canadese/austriaco Rory Heath, sugli sci da risalita da quando aveva 

l’età per camminare, Tonino Piani da Udine già in cima al Gran Paradiso 

e con il Monte Rosa tra gli obiettivi personali e ancora Damiano 

Giordani da Pordenone da sempre alla ricerca, quasi mistica, della 

discesa perfetta. 

Un week-end divertentissimo ed avventuroso sia per i 5 protagonisti 

che per lo staff La Sportiva in loro compagnia: sveglie puntate alla mattina 

presto già al sabato, colazione sostanziosa e via verso la soleggiata 

Val Mesdì, una delle più belle valli delle Dolomiti con i suoi canali 

rivolti verso nord e la sua neve polverosa, più che succulento antipa- 

JOMA NUOvO SPONSOR tEcNicO dELLA 

FEdERAZiONE MESSicANA di AtLEticA 

LEggERA 

Joma e la Federazione 

messicana di 

atletica leggera 

hanno 

raggiunto un 

accordo di 

sponsorizzazione 

per il 

quale il marchio 

di Toledo 

diventerà il nuovo sponsor tecnico del Paese 

centroamericano. 

All’evento di presentazione della nuova collezione 

hanno assistito i responsabili della filiale 

messicana del brand e i dirigenti della Federazione 

di atletica leggera del Messico. 

La collezione è composta da diverse linee: gara, 

allenamento e rappresentanza. I capi si 

contraddistinguono per la loro tecnicità. Il sistema 

DryMx, che favorisce la traspirazione 

del sudore, e le cuciture Flatlock, che evitano 

eventuali sfregamenti e conferiscono una sensazione 

unica di comodità all’atleta, sono soltanto 

alcune delle tecnologie applicate ai tessuti. 

L’intesa tra Joma e la Federazione messicana 

comprende la partecipazione come sponsor 

tecnico della squadra “azteca” alle prossime 

Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. 

sto a Cima Colbricon sulla catena del Lagorai raggiunta alla domenica 

con tempo decisamente più avverso rispetto all’irripetibile sole del 

sabato: cosa che non ha fatto che aumentare la tecnicità della salita, 

di per se già impegnativa con i suoi 1000 metri di dislivello, ma che 

non ha certo spaventato il gruppo, destreggiatosi benissimo su tutti i 

passaggi e mettendo alla prova anche l’outfit composto dal guscio 

“Stormfighter” in membrana Gore-Tex Active Shell ricevuto in omaggio. 

Sole e divertimento, neve e grande impegno: un’esperienza completa 

ed a 360° sul significato stesso dell’essere sci alpinisti. Questa è stata 

La Sportiva Ski Alp Experience, con un sentito ringraziamento a 

Christian, Luca, Rory, Tonino, Damiano, alla guida e tester La Sportiva 

Sandro De Zolt, al fotografo ufficiale Riccardo Cappellaro e a tutto lo 

staff di Sportler che ha contribuito ad ideare, lanciare e promuovere 

l’evento rispettando i valori riassunti nel pay-off aziendale de La Sportiva: 

innovation with passion.

FiScHER LEAdER dEi MONdiALi 

I Campionati Mondiali di Sci Nordico si sono 

da poco conclusi e le piste di fondo della Val 

di Fiemme hanno consacrato i propri campioni: 

la regina norvegese Marit Bjoergen ha conquistato 

4 medaglie d’oro e un argento, mentre 

la sua amica e rivale Therese Johaug ha ottenuto 

un bottino di 2 ori, un argento e un 

bronzo. Tra gli uomini è sempre la Norvegia la 

protagonista dove spiccano i risultati di Petter 

Northug (due ori e due argenti) che ha dovuto 

duellare con lo svizzero Dario Cologna 

(un oro e un argento). Infine resterà negli annali 

la fantastica galoppata solitaria di Johan 

Olsson nella 50 chilometri che ha chiuso 

l’evento iridato trentino. 

Ma cosa hanno in comune questi cinque atleti 

dello sci di fondo? Oltre al talento naturale, 

i dominatori di Fiemme 2013 sono saliti sul 

podio grazie (anche) ai propri gli sci: infatti 

Bjoergen & company hanno sciato con i nuovi 

Fischer RCS Speedmax, gli ultimi nati dalla 

casa austriaca e che verranno commercializzati 

la prossima stagione invernale. 

Con 79 medaglie conquistate su 117 in palio, 

pari al 68% tra i brand produttori di sci, 

Fischer conferma la propria leadership come 

azienda di riferimento, non solo sul piano tecnologico 

dei propri prodotti, ma anche in termini 

di risultati agonistici e di share di mercato. 

Inoltre, conquistano sempre più evidenza gli 

atleti che hanno scelto, oltre agli sci anche le 

scarpe Fischer, come la stessa Marit Bjoergen: 

le medaglie conquistate da atleti che 

hanno indossato le calzature Fischer sono pari 

al 30%. 

I risultati giunti dalle piste di fondo della Val di 

Fiemme non sono un caso isolato, perché anche 

dai Mondiali di Biathlon di Nove Mesto, Fischer 

ha ottenuto un analogo riscontro con il 

60% delle medaglie conquistate da atleti con 

sci “gialli e neri” e il 40% delle medaglie vinte 

da biathleti con scarpe Fischer. 

Una leadership agonistica e tecnologica grazie 

ai nuovi Speedmax, i primi sci al mondo costruiti 

con processo a freddo così da non alterare 

le proprietà dei materiali e della soletta 

e, di conseguenza, renderli più veloci e stabili. 

HAgLöFS E LA NAZiONALE itALiANA di Sci 

ALPiNiSMO 

Il brand svedese, specializzato in abbigliamento 

outdoor, è stato sponsor della Nazionale 

Italiana di Sci Alpinismo per la stagione 2012- 

2013. I Mondiali di Sci Alpinismo 2013, disputati 

a Pelvoux in Francia, hanno visto chiudere 

al 1° posto nel medagliere per nazioni la 

squadra italiana guidata da Oscar Angeloni. 

Sono stati ben 29 i piazzamenti sul podio degli 

azzurri che hanno portato sul podio anche 

il brand svedese. 

StORicA tRiPLEttA NELLA FiNAL EigHt 2013 

La presenza di Joma alla Final Eight 2013 si è 

fatta notare, eccome. L’azienda spagnola, 

sponsor tecnico di molte delle squadre presenti 

a Pescara (in totale 10 le squadre sponsorizzate 

che hanno partecipato), ha avuto un 

ruolo da protagonista, essendo il marchio delle 

tre squadre vincenti: Asti, Sinnai e Alter 

Ego Luparense. Nella categoria Under 21 si è 

coronato l’Asti in una durissima finale ai supplementari 

vinta 5-2 

contro il Kaos Futsal di 

Bologna. 

Nel femminile è stato il 

torneo della brasiliana 

del Sinnai Lucileia, premiata 

come miglior giocatrice 

della manifestazione 

(nonché capocan- 

ALPitEc cHiNA 2013: gRANdE SOddiSFAZiONE tRA gLi OPERAtORi 

Anche l’ambasciatore italiano a Pechino, Alberto 

Bradanini, ha visitato il primo marzo 

2013 le aziende presenti a Ispo Beijing e Alpitec 

China. La fiera si è svolta dal 27 febbraio 

al 2 marzo, con un positivo successo sia 

per la parte convegnistica, sia per quanto riguarda 

le presenze di visitatori interessati. Al 

congresso internazionale Asia Pacific Snow 

Conference hanno partecipato oltre 100 operatori 

per informarsi sullo sviluppo del mercato 

cinese, sulle principali tematiche riguardanti 

gli investimenti e il management delle località 

turistiche e sulle principali novità in merito 

alla tecnologia invernale. 

Michael Mayer, sales area manager dell’azienda 

altoatesina TechnoAlpin si dice soddisfatto 

dei contatti e dell’affluenza in fiera: “Alpitec 

China è sicuramente la piattaforma ideale per 

conoscere il mercato e per presentarsi, 

quest’anno abbiamo invitato qui tutti nostri 

clienti.” Della stessa opinione anche Ryley 

Thiessen della ditta americana Ecosign, 

mountain resort planners, che conferma la 

bontà e la quantità dei contatti avuti in fiera. 

Georg Dobler, della ditta austriaca SunKid era 

noniere) al termine della finale contro l’Italcave 

Real Statte, vinta per 3-2. Per la società 

sarda è il primo trionfo a livello nazionale della 

sua storia. 

Nella massima categoria, è la Luparense di 

Fulvio Colini ad alzare la Coppa in cielo dopo 

cinque anni dall’ultimo successo; le reti di Rogerio 

e Honorio (MVP del torneo) regalano il 

secondo titolo stagionale ai veneti. 

invece per la prima volta ad Alpitec China: 

“Siamo molto contenti dei contatti stretti in 

questi giorni, crediamo che il mercato cinese 

sia un buon mercato per il futuro e per questo 

vediamo necessaria la nostra presenza in questa 

fiera.” Per la prima volta presente anche la 

ditta austriaca Röchling, il cui direttore vendite, 

Hubert Mayrhofer, ha affermato: “Sicuramente 

una buona esperienza con diversi contatti 

interessanti”. Anche Mario Koch della ditta 

svizzera Bächler ha affermato che il mercato 

cinese è un mercato importante e che è 

fondamentale essere presenti ad Alpitec China 

per presentarsi al settore. 


59


sport village 

BUBBA WAtSON ENtRA iN OAkLEy gOLF 

Oakley, Inc. ha annunciato l’ingresso di Bubba 

Watson nel gruppo di professionisti del golf 

che hanno riposto la propria fiducia nell’abbigliamento 

performante prodotto dall’azienda in 

maniera specifica per la pratica golfistica. L’ingresso 

di Watson amplia ulteriormente la 

schiera dei grandi golfisti di Oakley che rendono 

onore a un’icona di innovazione e stile. 

“Sono orgoglioso di entrare a far parte di una 

famiglia i cui membri amano davvero il golf e 

non smettono mai di operare affinché la tecnologia 

possa rendere migliore la pratica sportiva. 

Oakley fa, e continuerà a fare, tutto ciò che 

è concretamente fattibile. E io questo lo rispetto.” 

“Siamo onorati di accogliere Bubba nel settore 

golfistico di Oakley”, ha dichiarato Scott Bowers, 

vicepresidente senior di Oakley per le divisioni 

del marketing globale e dello sviluppo 

del marchio. “Siamo di fronte a un grande 

campione, vincitore del Masters, capace di alimentare 

l’entusiasmo con straordinari drive e 

colpi incredibili, e la sua personalità apporta a 

questo sport un nuovo sapore.” 

“Oakley si contraddistingue per il suo atteggiamento, 

con il quale mi trovo in perfetta sintonia”, 

ha poi aggiunto Watson. “E con questo 

intendo il sapersi divertire pur mantenendo la 

giusta concentrazione per raggiungere i risultati 

migliori, anche quando si tratta di correre 

dei rischi. Oakley non si lascia intimidire da ciò 

che spaventa tutti gli altri. Non solo l’azienda 

rispetta questo sport tanto quanto lo rispetto 

io, ma si occupa al meglio dei membri della 

propria famiglia. Ecco perché sono felice di 

entrare a farne parte.” 

Nato in Florida, Gerry Lester “Bubba” Watson 

Jr. è uno dei pochi mancini del Torneo PGA. 

Vincitore del Masters 2012 e tra i più forti tiratori 

del torneo, è in grado di far raggiungere alla 

pallina velocità di 320 km/h e distanze superiori 

a 320 m. Watson è diventato professionista 

nel 2001 e ha partecipato al Trofeo delle 

Nazioni fino al 2005. Nel 2010 ha ottenuto 

la sua prima vittoria nel PGA Tour, e la seconda 

è giunta l’anno successivo. La sua grande 

carriera gli ha permesso di conquistarsi il quarto 

posto nell’Official World Golf Ranking. 

PARtNERSHiP tRA gARMiN E iFMgA 

La Federazione Internazionale Guide di Montagna 

(IFMGA) è l’associazione di tutte le Guide Alpine 

che operano in 23 Paesi membri. Un ente di straordinaria 

autorevolezza e di importanza fondamentale 

per chi svolge l’attività professionale in montagna, 

ed è per questa ragione che Garmin ha scelto 

di affiancarsi all’attività dell’associazione a livello 

europeo, attraverso un accordo di partnership. 

Da oltre vent’anni Garmin opera a livello internazionale 

con la propria tecnologia GPS nel settore 

dell’outdoor e della montagna, e Guide Alpine di 

tutto il mondo utilizzano i dispositivi satellitari nel loro lavoro quotidiano, affidandosi alla loro affidabilità 

e al loro alto contenuto tecnologico che ha reso Garmin il punto di riferimento nel settore. 

“Da tempo collaboriamo con successo e grande soddisfazione con diverse associazioni operanti 

nell’ambito della montagna in Italia, Germania, Francia e Svizzera”, ha commentato Maria 

Aprile, Marcom Manager di Garmin Italia. “Ora, lo sviluppo e la concretizzazione di una collaborazione 

a livello europeo con IFMGA ci permetterà di contribuire in maniera concreta alla formazione 

e all’istruzione di nuove guide e operatori in tutto il mondo.” 

Soddisfazione da parte anche dell’associazione IFMGA. “Lavorare con la tecnologia GPS è ormai 

una prassi, un modus operandi essenziale per una guida alpina, in quanto contribuisce ad 

aumentare il livello di sicurezza per chi frequenta le montagne, contribuendo anche a salvare 

delle vite umane in situazioni di pericolo anche molto critiche”, sottolinea Hanno Dönz, Presidente 

di IFMGA. “Uno dei nostri obiettivi principali è quello di stabilire norme coerenti e di contribuire 

in modo attivo nella formazione e nell’istruzione di personale quanto più preparato. Non 

riesco a immaginare un partner migliore di Garmin, un riferimento già consolidato nella nostra 

attività.” 

Garmin Europa fornirà alle diverse sezioni di IFMGA numerosi GPS portatili e dispositivi da 

polso creati appositamente per chi opera in montagna; inoltre contribuirà direttamente alla formazione 

delle guide con corsi e un preciso programma in collaborazione con i Paesi facenti 

parte dell’associazione internazionale guide alpine. 

Christof Schellhammer e Simone Moro, con Garmin per vivere la passione per la montagna. 

In occasione della partnership IFMGA, Garmin ha lanciato la nuova campagna “Per la tua prossima 

avventura”, una serie di cinque brevi episodi in cui grandi professionisti della montagna e 

dell’outdoor, come Simone Moro, spiegano la propria passione, le motivazioni che li spingono 

a imprese estreme e come il nuovo Fenix sia diventato parte integrante e compagno insostituibile 

di tutte le loro spedizioni. 

POWERBAR RiNNOvA cON dEgASPERi 

PowerBar ha scelto di rinnovare il supporto ad Alessandro Degasperi per la stagione 2013 con 

i suoi prodotti sinonimo di qualità, prestigio ed energia in grado di sostenere la preparazione 

degli atleti prima, durante e dopo le prestazioni in gara. PowerBar è un marchio ideato intorno 

agli anni ’80 da un atleta olimpico canadese insieme alla moglie esperta in nutrizione. Dopo pochi 

anni riuscirono a ottenere una barretta energetica 

con pochi grassi e caratterizzata da un perfetto equilibrio 

di carboidrati, vitamine, minerali, fibre e proteine. 

PowerBar divenne rapidamente fondamentale nell’alimentazione 

dei migliori ciclisti, runner e triathleti di tutto 

il mondo sino a entrare, nel 2000, nel gruppo Nestlè. 

Oggi PowerBar è distribuita in 45 Paesi e il prodotto 

è diventato leader mondiale nell’alimentazione sportiva. 

Alessandro Degasperi ha vestito l’azzurro più di 

una volta ed è salito sui podi delle più importanti competizioni 

nazionali e non di triathlon olimpico. Dopo i secondi 

posti nel 2007 e 2008 ai Campionati Europei di 

Ironman 70.3 decide di dedicarsi alla distanza raccogliendo 

ottimi risultati, soprattutto dal 2011. Nel 2012 

il Dega corona uno dei suoi sogni vincendo l’Ironman 

70.3 di Zell Am See (Salisburgo). Difende i colori del 

CUS Trento.

BROOkS E LA FiSHERMAN’S FRiENd StRONgMAN RUN 

Un vero successo e una piena partecipazione allo stand 

Brooks presso il Marathon Village della Maratona di Roma 

per il concorso “Photo Strong”. Parrucche, occhiali, 

maschere... insomma una vasta scelta di travestimenti 

per ottenere la foto più originale. In palio, come annunciato, 

l’opportunità di vivere un’esperienza incredibile: 

partecipare alla Fisherman’s Friend Strongman 

Run. 

I 6 travestimenti più esilaranti vincitori del concorso 

hanno ricevuto 3 Wildcard per partecipare alla Fisherman’s 

Friend StrongMan Run da correre dentro il circuito 

di Nurburgring del 4 maggio 2013, in Germania 

ed anche 3 Wildard per l’edizione italiana di questa gara 

da duri, ospitata nella nordica Rovereto il 21 settembre 

2013. 

i viNcitORi dEL gRAN PREMiO POOL 2013 

Nadia Fanchini e Dominik Paris sono i vincitori del Gran Premio Pool 2013; gli azzurri sono stati 

premiati nel corso di Prowinter 2013. La Squadra Nazionale Italiana ha conquistato il secondo 

posto per nazioni (alle spalle dell’Austria) grazie agli ottimi risultati del reparto maschile e ad 

alcuni buoni risultati della squadra femminile, che però complessivamente non ha brillato. 

Nadia Fanchini, ai Mondiali, ha regalato una grande soddisfazione al Team Italia. L’azzurra ha 

conquistato l’argento nella discesa libera iridata di Schladming e nella fase finale della stagione 

ha confermato il suo recupero anche in slalom gigante conquistando due piazzamenti nei 

primi dieci. 

26 anni, di Montecampione (BS), la carriera di Nadia Fanchini è stata segnata da frequenti infortuni 

alle ginocchia, che le hanno impedito di confermare le sue grandissimi qualità. Il secondo 

posto ai Mondiali rappresenta una gustosa rivincita e un nuovo punto di partenza. 

Nadia, che fa parte del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle, utilizza sci e attacchi Dynastar, scarponi 

Lange, bastoni Gipron, caschi e maschere Alpina, guanti Level e protezioni Energia Pura. 

In campo maschile grande continuità di buoni e ottimi risultati con un totale di 65 piazzamenti 

nei primi dieci. Erano più di trent’anni (dal 1978/79, esattamente) che gli azzurri non facevano 

così bene in questo settore. 

Innerhofer, Marsaglia, Moelgg, Simoncelli e Paris 

sono tutti finiti sul podio. Paris ha conquistato 

il successo in discesa a Bormio e Kitzbuehel 

(che doppietta!) e l’argento ai Mondiali di Schladming. 

Dominik, meranese di 24 anni, fa parte del Corpo 

Forestale dello Stato. La sua maturazione è 

stata costante e quest’anno si è permesso il lusso 

di strappare il successo sui due pendii che i 

suoi colleghi considerano tra i più difficili del 

mondo: la Stelvio di Bormio e la Streif di Kitzbuehel. 

Dominik Paris utilizza sci e scarponi Nordica, attacchi 

Marker, caschi e maschere Uvex, guanti, 

bastoni e protezioni Leki. 

NUOvA MAgLiA JOMA PER iL SAPRiSSA 

In pochi potranno indossare la nuova maglia 

della collezione del “Monstruo” Saprissa. Si 

tratta di un’edizione limitata realizzata dal marchio 

spagnolo per i tifosi costaricensi: 1200 

maglie di cui l’80% sono state già vendute nel 

giro di poche ore. 

Così ora sugli spalti dello stadio Ricardo Saprissa 

c’è un nuovo colore (oltre al tradizionale 

amaranto): il giallo. L’esordio di questa nuova 

maglia è avvenuto durante l’ultima partita di 

campionato contro il Punteras, ed è stata la 

prima delle 4 partite in cui vedremo la squadra 

scendere in campo con questo nuovo colore. 

RiPARtE LA cAMPAgNA PUBBLicitARiA LOttO 

Affascinante, ribelle, giovane, trendy: questi 

gli aggettivi che descrivono la nuova campagna 

Lotto per la primavera-estate 2013 partita 

sulle principali testate nazionali e sportive 

italiane con oltre 50 uscite. 

Di nuovo protagonista, dopo il grande successo 

dell’adv che ha accompagnato l’AI 2012, 

l’esuberante Vittorio Brumotti: il testimonial 

presenta la calzatura lifestyle Lotto Wayne 

nella nuova versione unisex, in un setting dal 

sapore spontaneo e urban. 

La nuova campagna si integrerà con altre attività 

di comunicazione digitale, below the line 

e con i tanti eventi in Italia e all’estero nei quali 

100% Brumotti si esibisce con vari modelli 

della collezione Lotto Lifestyle. 


61


sport village 

dEBUttA iL tRAiLRUNNiNg viBRAM 2013 

Dal 22 al 24 marzo, sulla costa ligure si è tenuto 

il primo appuntamento ufficiale della stagione 

2013 del il Trailrunning Team Vibram. 

Agli storici componenti del team (Beppe Marazzi, 

Sébastien Nain, Nicola Bassi, Ronan 

Moalic e David Gatti) si aggiunge una new entry: 

Stefano Ruzza. 

A Loano, cittadina balneare e turistica, situata 

a metà strada tra Genova e Nizza si è svolto 

uno stage di preparazione in vista di una 

stagione impegnativa e appassionante. Tra le 

attività del primo giorno, la distribuzione del 

nuovo equipaggiamento per gli atleti. “Abbiamo 

lavorato duramente con i nostri partner 

tecnici per fornire ai nostri atleti un equipaggiamento 

decisamente performante”, ricorda 

Nicola Faccinetto, del Tester Team Vibram. 

Oggi ogni atleta può disporre di scarpe di 

shoe brand autorevoli quali Saucony, New Balance, 

Scott, Dynafit, tutte dotate di suole Vibram 

di ultima generazione. Niente di meglio 

che una corsa sui sentieri impervi dell’entroterra 

ligure per testare il nuovo equipaggiamento 

ed avere le prime impressioni. 

Ma è il secondo giorno che parte la vera azione: 

Maremontana (26km e 49 km), gara trail 

che segna il vero di inizio di stagione del team 

Vibram 2013. Beppe Marazzi conosce bene 

questa gara: “Una gara bellissima, allo stesso 

tempo tecnica e veloce, con numerosi cambi 

di ritmo. Ad ogni modo bisogna stare attenti – 

prosegue il runner Vibram – in caso di condizioni 

meteo avverse bisogna essere forti e soprattutto 

ben equipaggiati.” 

“La Maremontana dà il la alla nostra stagione”, 

ricorda Jerome Bernard, Direttore Marketing 

Vibram, una corsa fuori dall’ordinario, ben 

dentro lo spirito outdoor, organizzata in modo 

eccellente. “È in questa atmosfera unica che 

gli ordinary people del team intendono iniziare 

il loro percorso di gare che li porterà ad affrontare 

le corse trail internazionali. Del resto 

Vibram intende rafforzare sempre più la sua 

autorevolezza in materia di suole per il trailrunning, 

un settore in cui le competenze tecniche 

del brand si sposano perfettamente con le attese 

degli appassionati della disciplina, qualsiasi 

sia il loro livello sportivo.” 

UNA StORicA iNSEgNA PER UNA FiNALE di PREStigiO 

Amore per lo sci e la montagna, etica e perfezione, 

innovazione e qualità. La collezione Killy 

da sempre è dedicata agli sciatori più esigenti 

e attenti anche ai valori più alti dello 

sport. La tecnicità Killy risponde al meglio alle 

esigenze degli sportivi della neve nelle località 

più frequentate di tutto il mondo. Lo stile 

senza tempo e più che mai attuale non può 

mancare nei punti vendita e nei negozi più 

prestigiosi, dove la tradizione e la modernità 

s’incontrano per garantire ai clienti le soluzioni 

più avanzate. 

Come Savoye Sport a Dolonne, riferimento 

nel tempo per esperti e appassionati fin dal 1968, quando la pista che da Plan Checrouit scendeva 

fino alla sua soglia era considerata tra le più impegnative di tutto l’arco alpino. Da allora 

Savoye Sport grazie prima a Franco, Guida Alpina e Maestro di sci, e ora ai figli Sabrina e Ivan, 

con grande esperienza continua nel suo impegno e nella ricerca dei migliori prodotti per gli 

sport di montagna. 

L’intensa collaborazione con Killy è stata rinnovata nei giorni scorsi in occasione della premiazione 

finale del circuito Killy Porsche Sci Club Italia, curata in prima persona dal campione azzurro 

Peter Rungaldier. 

iL NUOvO tRAiL SUL “FERRO di cAvALLO” 

Saranno i Monti Sarentini, tra qualche mese, il teatro di una gara davvero selettiva: la Südtirol 

Ultrarace. La competizione di trail estremo rappresenta certamente la corsa in montagna più 

dura dell’Alto Adige, e anche per questa ragione, dal 26 al 28 luglio sono attesi a questo vernissage 

numerosi atleti in grado di accettare la sfida. 

“Il tracciato di gara, che si sviluppa lungo il sentiero Ferro di Cavallo è lungo 124 chilometri e 

solitamente gli escursionisti lo affrontano dividendo il percorso in ben sette tappe – commenta 

Josef Günther Mair, presidente del comitato organizzatore che fa capo all’associazione GRW 

(Cooperativa per lo sviluppo regionale e la formazione – e la varietà del tracciato richiede ai 

concorrenti una certa abilità nella corsa in alta quota, assoluta mancanza di vertigini ed una 

condizione psico-fisica al top, considerando il dislivello di 7666 metri.” 

La competizione di corsa estrema “The North Face Ultra-Trail du Mont-Blanc” ha inoltre riconosciuto 

la Südtirol Ultrarace come gara di qualificazione per l’edizione dell’UTMB 2014. Ogni 

partecipante riceverà il punteggio massimo di 4 punti. “Siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento, 

che ci è stato dato dal comitato organizzatore di una delle gare di corsa estrema 

in montagna più importanti a livello mondiale – ha spiegato Josef Günther Mair – è davvero incredibile, 

soprattutto se si pensa che noi la nostra prima edizione la dobbiamo ancora fare.” 

Gli sforzi profusi per portare a termine la difficilissima Südtirol Ultrarace saranno ricompensati 

da un panorama unico e mozzafiato: lungo tutto il percorso, i partecipanti potranno infatti godere 

di un vista a 365 gradi sul patrimonio naturale UNESCO delle Dolomiti, con le Alpi Aurine, 

le “Ötztaler Alpen”, le “Stubaier Alpen” (Alpi Breonie di Ponente), la zona dell’Ortles ed il 

Brenta, a fare da contorno al tracciato di gara. 

Alla Südtirol Ultrarace si potrà partecipare anche in squadra con un team formato da due persone: 

si tratta di una vera e propria staffetta, con il cambio previsto sul Passo Pennes, dopo 

circa 60 km di gara. Nel corso della prova, i partecipanti, obbligatoriamente maggiorenni, dovranno 

superare, entro specifici tempi limite, vari punti di controllo posti lungo il percorso. Sono 

previsti anche punti di ristoro. 

“Ovviamente ci auguriamo che siano 

molti gli atleti e le atlete che vorranno 

prendere parte al nostro evento. 

La gara si colloca in maniera perfetta 

nel calendario, visto che due settimane 

più tardi si correrà l’Irontrail in 

Svizzera e molti dei partecipanti a 

quella prova testeranno le loro condizioni 

proprio lungo il percorso dei 

Monti Sarentini”, conclude Josef 

Günther Mair.

iL cOccOdRiLLO ScENdE iN cAMPO 

Anche quest’anno riparte uno dei tornei di golf 

più seguiti dal pubblico italiano. L’edizione 10+7 

(rigorosamente scritto così per scaramanzia) 

parte nel vivo dei festeggiamenti del marchio Lacoste 

che quest’anno compie 80 anni di storia. 

Una storia tutta da raccontare anche attraverso 

questo torneo che è sicuramente uno dei più 

ambiti del circuito italiano e che si svolge nei 

migliori campi di tutta Italia. 

La formula come di consueto prevede “36 buche 

medal” (sabato18 buche four ball the best 

ball, domenica 18 buche double foursome). 

La partenza è stata in Lombardia a fine aprile 

per 10 tappe che toccano tutto il territorio nazionale 

più una tappa in trasferta in Slovenia 

a Ljubljana, passando per il Veneto, il Friuli, 

l’Emilia Romagna e il Lazio. 

Gran finale dove saranno ammessi, in rappresentanza 

del Circolo, i vincitori del primo premio netto di ciascuna categoria e vincitori del premio lordo, 

di ogni prova di qualifica, a Sciacca Al Verdura Golf&Spa Resort a metà ottobre. 

NUOvA SPONSORiZZAZiONE SkiNS 

Skins Compression Clothing è stato selezionato 

lo scorso febbraio come “Official 

Recovery Compression” brand di quattro 

fortissimi team della National Hockey League, 

Wester Conference: San Jose Sharks, 

Anaheim Ducks, St. Louis Blues e Dallas 

Stars. 

I giocatori di queste squadre saranno dunque 

dotati di abbigliamento personalizzato, 

progettato espressamente per accelerare il 

recupero muscolare e ridurre l’affaticamento. 

Un’importante prevenzione degli infortuni 

per quattro squadre impegnate in un campionato 

estenuante e mozzafiato. 

dRAgAN tRAvicA cON ASicS 

Asics ha annunciato 

a 

marzo l’accordo 

di 

sponsorizzazione 

a livello 

internazionale 

con il palleggiatore 

della Nazionale 

Italiana 

di pallavolo 

Dragan Travica. 

Travica, medaglia di bronzo alle ultime Olimpiadi 

di Londra 2012, miglior palleggiatore 

agli Europei 2011 e campione d’Italia in carica, 

ha siglato un accordo che prevede l’utilizzo 

di abbigliamento e calzature Asics. 

Aggiungendo Travica alla propria lista di collaborazioni 

nel mondo della pallavolo, che attualmente 

comprende le squadre nazionali di 

Italia, Bulgaria, Olanda e Giappone, ed in Italia 

società come i campioni d’Italia di Macerata 

e Cuneo, finalista della Champions League 

2013, Asics mira a rafforzare l’immagine del 

proprio marchio e crescere nel mercato mondiale 

del volley. 

Il palleggiatore azzurro sarà tra i protagonisti 

della campagna pubblicitaria 2013 di Asics. 

Travica sarà presente nella campagna stampa, 

all’interno dei materiali sviluppati per i punti 

vendita e, insieme ai suoi compagni della nazionale, 

nei contenuti video realizzati per il 

web, nei quali descrive l’importanza che riveste 

l’onestà e la coesione del gruppo negli 

sport di squadra. 


63

Per gli 

amanti 

delle cifre, in base all’ultimo 

censimento ISTAT, aggiornato all’ottobre 

2011 e pubblicato a dicembre 

scorso, la popolazione italiana è composta 

da 30.688.237 donne e 28.745.507 

uomini. Con gergo sportivo, potremmo 

dire che le donne battono gli uomini 

con oltre 2 milioni di scarto. Si parla 

molto, sia in Italia che all’estero, di come 

il ruolo della donna sia cambiato nella 

società, e soprattutto di come il suo peso 

e potere effettivo, numeri a parte, non 

corrisponda ancora alle sue capacità e 

ai suoi desideri. In attesa che si compia 

l’agognata parità dei diritti e delle opportunità, 

nel frattempo i cambiamenti sociali 

sono però avvenuti, e questi si ripercuoto 

direttamente sulle abitudini di 

consumo della popolazione. 


SPORT È DONNA 

UNiveRSO femmiNile 

ShOPPiNg 

È DONNA 

Che COSA CeRCA lA DONNA QUANDO Deve 

fARe UN ACQUiSTO? BReve CATAlOgO Delle 

ABiTUDiNi Di CONSUmO DellA DONNA Di Oggi 

Nell’evoluzione-confusione 

attuale dei ruoli, che 

ci tocca tutti direttamente, 

vogliamo tentare qui di stilare 

un catalogo aggiornato 

delle necessità, delle abitudini 

e dei gusti della donna 

di oggi in quanto consumatrice. 

La donna ama 

combinare stili diversi. 

Quando un 

uomo entra in un negozio per 

acquistare un paio di scarpe, o 

un attrezzo tecnico sportivo, molto spesso 

acquista insieme ad esso anche il 

pantalone, il pullover o il calzino da abbinare. 

Privilegiando la praticità, e considerando 

nella maggior parte dei casi lo 

shopping più come una necessità che 

come un piacere, l’uomo cerca di fare 

l’acquisto globale, così non ci pensa più. 

In questo modo finisce anche, più o meno 

inconsciamente, per ricercare il ‘total 

look’, cioè un look stilisticamente coerente 

dei vari articoli fra di loro. La donna, al 

contrario, si diverte a creare abbinamenti 

e a combinare stili diversi, talvolta 

unendo anche oggetti di stagioni diverse. 

Da un punto di vista commerciale, 

la donna è un cliente che viene in negozio 

più spesso, per acquisti più 

sparsi nel tempo. 

La donna cambia look. Alla donna piace 

cambiare look di frequente. Il fatto 

stesso che si dedichi più spesso dell’uomo 

allo shopping nasce in gran parte dal 

suo gusto per il cambiamento. L’uomo, 

invece, tende piuttosto a perpetuare le 

proprie abitudini. L’uomo va dal barbiere 

perché deve tagliarsi i capelli. La donna 

va dalla parrucchiera anche per cambiarlo 

il taglio di capelli. Un tipo di atteggiamento 

simile si manifesta anche nel diverso 

comportamento d’acquisto in negozio. 

Il livello d’informazione. È specialmente 

il consumatore donna a cercare informazioni 

sui prodotti prima di recarsi in 

negozio. Consulta riviste, siti, cataloghi, 

e frequenta se possibile anche sfilate o 

manifestazioni. Esplora, cioè, le varie 

possibilità per potersi orientare di conseguenza, 

ed è più aggiornato sulle tendenze 

moda. Per il negoziante, questo 

significa che gli assortimenti, per soddisfare 

la clientela femminile, devono riflettere 

le tendenze correnti. Il negozio che 

non si aggiorna e che non si rinnova avrà 

molta difficoltà a conservare la sua clientela 

femminile. 

La business woman. Benché in linea 

generale le donne amino lo shopping più 

degli uomini, questo non vale per tutte e 

non tutte hanno comunque il tempo di 

farlo. 

Molte donne che lavorano viaggiano, ad

esempio, tanto quanto i loro colleghi uomini. 

Con un minimo di talento commerciale, 

il negoziante individua rapidamente 

il donna-tipo ‘business woman’, 

per come tratta l’acquisto, perché 

manifesta un certo grado di sicurezza 

in se stessa, decisamente superiore 

alla media femminile e a volte ai limiti 

dell’arroganza, e soprattutto perché 

questo genere di donna ha fretta. Con 

questo tipo di cliente, il prezzo non è 

l’aspetto principale. L’articolo sportivo 

che le si propone dev’essere soprattutto 

di qualità, perché questa donna non avrà 

poi il tempo di occuparsi di eventuali difetti 

o insufficienze del prodotto. L’articolo 

dev’essere inoltre di marca, perché in 

Italia più che altrove la marca è uno status 

symbol e la donna che si considera 

di successo, e che se ne vanta, non ha 

nessuna intenzione di prescindere da 

quest’aspetto. La business woman è anche 

quella che rispetto alle altre donne 

si può permettere, per disponibilità economiche 

e livello di autonomia, di dedicarsi 

ad attività fisiche e sportive. Ha 

meno tempo ma ha i soldi per iscriversi 

in palestra o a un club sportivo. Il poco 

tempo libero che ha lo può inoltre dedicare 

anche a sé, perché può permettersi 

di affidare gli eventuali figli ad altri. 

Tecnica e tecnologia del 

prodotto. L’uomo tende a essere 

molto più attento e preparato 

della donna sulle caratteristiche 

tecniche dell’articolo sportivo che acquista. 

La cliente donna in questo campo 

preferisce fidarsi del consiglio esperto 

del negoziante. Fra l’altro mentre in pas- 

il voler restare giovani passa 

anche per lo svolgimento in età 

non più giovanissima di attività 

fisiche o sportive regolari. le 

marche e i negozi di articoli 

sportivi sono davvero preparati a 

quest’invasione pacifica di attive 

signore, che della nonnina di 

una volta hanno ormai solo l’età 

anagrafica? 

sato erano le coppie ad andare insieme 

in negozio, e quindi la donna poteva farsi 

consigliare in primo luogo dal proprio 

compagno, oggi le single che debbono 

sbrigarsela da sole sono un vero e proprio 

esercito, e il ruolo del negoziante 

diventa dunque potenzialmente ancora 

più importante. Va detto, però, che non 

tutte le donne sono completamente a 

digiuno di tecnica. Qualche cambiamento 

c’è stato anche qui. Se le donne sono 

ancora un pubblico minoritario 

dello sport, sono comunque un pubblico 

in costante crescita, e non tutte 

si limitano ad ammirare il fisico degli 

atleti. Molte hanno una competenza autentica 

sugli aspetti tecnici dello sport e 

degli articoli ad esso collegati. 

Le mamme. Spesso anche nelle famiglie 

monoparentali il padre finanzia l’acquisto 

di beni di consumo per i figli ma è 

poi la madre, materialmente, ad andarli a 

comprare. I padri vanno con i figli maschi 

ad acquistare la scarpa da calcio, 

o la racchetta da tennis, ma per l’acquisto 

di tutti i giorni legato all’attività 

sportiva del bambino, che si tratti di 

una tuta piuttosto che di una giacca 

impermeabile, sono ancora soprattutto 

le mamme ad occuparsene direttamente. 

Il cliente “donna-mamma” resta, 

per un negozio di articoli sportivi, un 

cliente fondamentale. Semmai in questo 

campo sono soprattutto i bambini ad essere 

cambiati. Diventano adolescenti 

prima e, bombardati come sono da media 

e pubblicità, non si limitano più ad 

accettare passivamente quello che il genitore 

decide per loro. Il negoziante deve 

essere continuamente aggiornato sulle 

abitudini e le tendenze fra i giovani e i 

giovanissimi perché se nell’immediato il 

suo obiettivo è quello di riuscire a vendere 

l’articolo al genitore, verosimilmente 

quella vendita ne porterà altre soltanto 

se il cliente finale, cioè il bambino, ne 

sarà almeno altrettanto soddisfatto. Per 

effetto della voglia di imitazione del gruppo 

che tutti i ragazzini hanno, il giovane 

o giovanissimo cliente, infatti, ci invierà 

in quel caso anche i suoi compagni di 

classe, o gli amici di corso della polisportiva. 

A cura di Ruggero Vivaldi 

I saldi. C’erano una volta i 

saldi che salvavano la stagione… 

Confcommercio ci dice 

che i saldi invernali 2013 hanno fatto 

registrare, nel settore degli articoli sportivi, 

un calo del 6,7% rispetto ai dati del 

2012, già difficili. L’idea che i saldi possano 

compensare in maniera soddisfacente 

le minori vendite durante l’anno è 

tristemente decaduta con il prolungarsi 

della crisi. Indipendentemente dalla congiuntura 

economica del momento, sono 

però sempre e soprattutto le donne le 

vere protagoniste dei saldi, nel nostro 

settore come in molti altri. Si segnano in 

agenda il giorno in cui i saldi iniziano e 

ne fanno un rito e quasi un dovere, per 

sé e per la famiglia. Questa specificità, 

che lega cliente femminile e saldi, viene 

largamente sottovalutata dal retail, mentre 

si potrebbero concepire strategie 

promozionali, in periodo di saldo, mirate 

in modo particolare al target femminile. 

La donna over 50-60-70... 

Se la chirurgia plastica è diventata 

quasi una banalità 

negli ultimi vent’anni, accessibile e desiderata 

da milioni d’italiane (e d’italiani), il 

voler restare giovani passa anche per lo 

svolgimento in età non più giovanissima 

di attività fisiche o sportive regolari. Le 

marche e i negozi di articoli sportivi sono 

davvero preparati a quest’invasione pacifica 

di attive signore, che della nonnina 

di una volta hanno ormai solo l’età anagrafica? 

Non proprio. Anche alle ‘over’ 

piace la moda, ma in negozio la signora 

trova o il capo dell’ultimissima collezione, 

in taglie e forme che non possono 

in alcun modo corrisponderle, o 

capi tristissimi che di forme e di colori 

quasi non ne hanno, articoli che la moda 

non la frequentano da anni e che in negozio 

facevano la muffa. In altre parole, è 

come se ci fossero solo i giovani e giovanissimi 

da una parte e gli anziani, o in 

questo caso le anziane, dall’altra. 

Analizzare il mercato impone, certo, che 

lo si suddivida in categorie e segmenti, 

ma la società di oggi è fatta di categorie 

in realtà molto fluide, e chi opera sul 

campo vince quando questi meccanismi 

li conosce e li capisce bene. 


65


novità prodotto 

Cosa c’è di NUOVO 

in VeTrINa 

Vestibilità ergonomica 

I capi della Linea 3D Wear Performance di Erreà 

sono ideali per ogni tipo di sport grazie ai tessuti 

altamente tecnici studiati per offrire supporto e 

protezione in ogni condizione. La linea è stata 

progettata studiando le diverse sollecitazioni 

che ogni tipo di attività sportiva comporta. 

La tecnologia a maglia tubolare riduce al 

minimo le cuciture e offre una grande comodità 

e traspirabilità oltre ad una vestibilità 

ergonomica con design sportivo. Tutti i 

prodotti della linea 3D Wear Performance 

sono certificati Oeko Tex Standard 100. 

La certificazione Oeko Tex garantisce 

che tutti i prodotti Erreà non contengono 

sostanze nocive. 

ERREÀ 

Tel. 0521 3102 

info@errea.it 

www.errea.it 

L’ebbrezza della strada 

Tour de France di Proform è una bike che riproduce fedelmente il ciclismo all’aperto, ad esempio 

regolando automaticamente la resistenza in base alla pendenza della strada e alla velocità 

(resistenza del vento). Si usa il cambio elettronico a 30 rapporti esattamente come sulla bici da 

corsa o mountain bike. E i percorsi? Oltre ai 24 percorsi del Tour de France caricati sulla console, 

c’è la possibilità di creare infiniti percorsi disegnandoli su GoogleMaps. I propri percorsi 

verranno riprodotti fedelmente dalla bike che, ad ogni grado di salita della strada aumenterà la 

resistenza inclinando la posizione della bike elettronicamente, e in discesa avverrà esattamente 

il contrario. E se ancora non basta si potrà visualizzare la vera strada sullo schermo del PC, 

iPad o SmartTV per un’esperienza ciclistica davvero esaltante. 

ICON HEALTH & FITNESS 

Tel. +39 02 38591277 

www.ifit.com 

Tenuta assoluta 

Da Aqua Lung arriva Liena, la bellissima maschera 

monovetro dotata di speciale sistema 

di fibbie (Comfort Buckle System) che facilita 

il posizionamento dei capelli. L’Advanced Fit 

Technology garantisce una tenuta assoluta: 

l’alternanza di zone lucide e opache sul 

facciale 100% silicone ipoallergenico ottimizza 

l’indossabilità e il comfort, riducendo i segni 

sul viso. La maschera Linea è dotata di volume 

interno ridotto e consente un ampio campo visivo 

a 180°. È disponibile in tre varianti colore: 

twilight, pink e arctic white. La collezione Aqua 

Lung è distribuita in Italia da Technisub, parte 

del gruppo Aqua Lung International. 

TECHNISUB – AQUA LUNG INTERNATIONAL 

Tel. 010 54451 

info@technisub.com 

www.technisub.com 

Il fashion abbinato alla tecnologia 

Akkua nasce nel 2006 e porta una rivoluzione 

nel mondo delle calze tecniche e sportive. 

Sviluppo e costante innovazione portano 

da sempre l’azienda a fornire tecnologia e 

design made in Italy a tutti coloro che sono 

attenti a quella parte del corpo che li sosterrà 

tutta la vita: i piedi. Akkua ha saputo abbinare 

il glamour e il fashion di un prodotto moda 

alla tecnologia ed efficienza di un prodotto 

sportivo, dando vita a R’Evolution sneaker, 

la sneaker dalla struttura estremamente 

flessibile, per la prima volta un prodotto 

tecnico sartoriale ai piedi. Un mix innovativo e 

tecnologico, per una sneaker che non altera 

le funzioni del piede ma le esalta, lasciando 

al piede il proprio spazio, in totale sicurezza, 

igiene e comfort. Per la prima volta il barefoot 

è anche outdoor. 

AKKUA 

Tel. 030 6821 559 

info@akkua.it 

www.akkuaworld.com

Sia per esperti che per principianti 

Dalla linea scarpe per il running proposta da 

Act7, la 100Act Project 1 è stata pensata e 

realizzata per soddisfare sia le esigenze di chi 

è un esperto corridore, sia di chi si avvicina 

al mondo della corsa. Gli elementi che la 

caratterizzano sono: la tomaia in rete mesh 

con rinforzi strutturali in pelle sintetica; fodera 

in poliuretano; il plantare sagomato in EVA 

estraibile; l’intersuola in Phylon con inserti 

ammortizzanti in Gel nella zona tallonare; 

stabilizzatore mediale in TPU; differenziale 11 

mm (8,5/19,5). Ed infine, la suola antiscivolo 

e antiabrasione con inserto Grip Power nella 

parte posteriore. Affidabile per macinare chilometri 

in allenamento preservando articolazioni 

e muscoli. Act7 è distribuito da Maglificio 

Gimer. 

MAGLIFICIO GIMER 

Tel. 081 7528 308 

gimer@gimer.it 

www.gimer.it 

Un’offerta varia ed elegante 

Joma Sport continua a fare progressi nel design 

dei propri capi, a dimostrarlo è la nuova 

linea Campus composta da ben otto articoli 

diversi in sei combinazioni di colore sia per 

uomo che per donna. Il risultato è un’offerta 

molto varia ed elegante per vestire le società 

sportive più esigenti del mercato. La linea è 

composta da: tuta polyester, tuta microfibra, 

bermuda, polo, t-shirt, felpa, k-way e giacca; 

tutti realizzati con materiali di alta qualità in 

modo da garantire il massimo comfort dell’atleta. 

Campus sarà presente sul catalogo 

Joma per i prossimi 3 anni, il che significa una 

garanzia per i riassortimenti nelle forniture alle 

società di ogni genere. 

JOMA SPORT 

Tel. 011 6474 737 

joma-italia@joma-sport.com 

www.joma-sport.com 

Un massaggio costante 

La linea Oxi-Jet di Mico è stata concepita per stimolare la circolazione 

venosa e linfatica durante lo svolgimento della pratica sportiva 

ed agire come bendaggio neuro muscolare per prevenire stress e 

traumi dell’apparato muscolo-tendineo. Grazie all’utilizzo di filati speciali 

e di tecnologie produttive di ultima generazione, la tensione della maglia 

durante la fase di tessitura viene regolata in modo progressivo partendo 

dalla zona piede-caviglia, passando per la zona del tendine d’Achille, salendo 

fino al polpaccio. Il prodotto così ottenuto provoca una stimolazione costante 

di un micro-massaggio, migliorando il “ritorno” della circolazione verso il cuore 

e velocizzando lo smaltimento dei prodotti congestionanti. La calza Running lunga 

presenta: una maglia speciale (nylon + Lycra) a tensione graduata per un’azione 

micro massaggiante con speciali strutture differenziate lungo il tendine 

d’Achille e i tendini tibiali; supporto (bendaggio neuro-muscolare) della volta 

plantare; rinforzi anatomici (differenziato per piede destro e piede sinistro) 

ad alta traspirazione in Coolmax; inserto in maglia elastica a punto 

alternato sul collo del piede per ammortizzare la pressione dell’allacciatura 

della scarpa; cucitura invisibile ultrapiatta in punta a doppio 

rimaglio anti-frizione. 

Un salto di qualità 

I sistemi di noleggio, 

deposito e asciugatura 

Easystore Flex di Wintersteiger 

conquistano per la 

loro straordinaria flessibilità 

e stabilità, per il design 

moderno e per le nuove soluzioni 

mirate alla massima 

funzionalità. I moduli Flex 

combinabili a piacere offrono 

soluzioni calibrate su 

ciascuna esigenza. Easystore Flex è il risultato maturato attraverso 

i feedback e le richieste dei clienti Wintersteiger di tutto il mondo, 

frutto dell’evoluzione degli apprezzati sistemi Easystore e della 

collaborazione con rinomati studi di design. 

Design innovativo 

La FSport, marchio distribuito da Facci, azienda certificata 

iso 9001:2008, propone a tutti gli amanti del basket la 

linea professional. Tra gli articoli di questa linea si trova 

il set basket trasportabile professional, che può essere 

utilizzato sia a livello ricreativo che a livello professionale. 

La particolarità di questo articolo è il design innovativo 

della base in plastica (riempibile con 105 l d’acqua o 160 

kg di sabbia) che riproduce una palla da basket. La base 

è dotata di ruote che permettono un facile spostamento. 

L’altezza di gioco è regolabile fino a 3,05 m. Il set, oltre 

alla base, è composto da una colonna a tre sezioni in acciaio 

verniciato, tabellone in plastica per esterno 110x73 

cm, canestro e retina ed è proposto in una scatola dalle 

dimensioni contenute. Sono disponibili vari optional: una 

protezione imbottita in polietilene espanso da applicare 

al set per una maggiore sicurezza; un dispositivo a manovella 

con cremagliera pratico e veloce per la regolazione 

dell’altezza di gioco da 2,60 m a 3,05 m; un kit che permette 

l’utilizzo del set per il gioco del volley, beach volley, 

tennis e beach tennis. 

FACCI 

Tel. 049 8871 124 

facci@faccisport.com 

www.faccisport.com 

MICO SPORT 

Tel. 030 2003 211 

info@mico.it 

www.mico.it 

WINTERSTEIGER 

Tel. 0471 844 186 




67



Condividere le esperienze subacquee 

Suunto D4i offre tutte le funzioni per le immersioni in apnea e con le bombole implementate 

dall’opzione per la trasmissione wireless dei dati di pressione delle bombole e di riserva d’aria. 

Il nuovo software Suunto DM4 consente la facile connessione con Movrescount.com dove 

si possono condividere on-line profili di immersione, foto ed esperienze subacquee. Tutto ciò 

fa del Suunto D4i la scelta ideale per coloro che amano socializzare almeno 

quanto immergersi. Caratteristiche tecniche: massima profondità visualizzata 

100 m; pressione bombola ed autonomia restante in tempo reale (con sonda 

opzionale); 140 h di profili d’immersione memorizzati; possibilità di memorizzare 

punti o momenti significativi durante l’immersione; memoria giornaliera 

(funzione apnea); grande display a cristalli liquidi; peso 85 g; selezione altitudine 

0 – 3.000 m; dive planner; retroilluminazione temporizzata; intervallo 

acquisizione dati regolabile fra 1 – 60 secondi; sensore di pressione termocompensato; 

allarmi sonori. I computer subacquei Suunto sono distribuiti in 

Italia da Technisub, parte del gruppo Aqua Lung International. 

Tra tecnologia e design 

Il ruolo della donna nel running è sempre più importante. Negli ultimi anni è aumentato notevolmente 

il numero di atlete e di conseguenza sono aumentate anche le esigenze tecniche verso 

il prodotto che usano. Le donne, a differenza degli uomini, valutano due variabili nel momento 

della scelta della scarpa: tecnologia e design. Proprio per questo Joma ha lanciato un nuovo 

modello per runner: Venom. Si tratta di una scarpa ideata per donne di peso medio 

e con un ritmo di allenamento regolare e profilo neutro. La principale caratteristica 

di Venom è l’eccellente ammortizzazione, ottenuta grazie alla combinazione 

di phylon di doppia densità nell’intersuola ed il sistema Gel Pulsor 

sul tallone che assorbe l’impatto durante la corsa. La tomaia a rete 

in nylon (per facilitare la traspirazione) viene avvolta da 

una struttura in microfibra per proteggere il piede. 

allenarsi nel massimo comfort 

Nuovo treadmill del marchio Nordic Track, il T14.2 si colloca nella fascia medio-alta di prodotto. 

Il T 14.2 è dotato di un motore da 3 CHP, potente silenzioso ed elastico in grado di far raggiungere 

all’utilizzatore i 22 km/h di velocità massima, rendendolo adatto a tutti, anche ai più 

esigenti. L’ampio nastro di corsa (51x148 cm), il fantastico sistema di ammortizzazione DualFlex 

per un allenamento nel massimo comfort e sicurezza, l’inclinazione regolabile fino a +15% e 

i 30 programmi ad obiettivi pre-impostati, permettono di raggiungere qualunque obiettivo nel 

comfort della propria casa. Inoltre grazie alle casse acustiche Intermix Acoustic 2.0 di cui il 

T14.2 è equipaggiato si può ascoltare la musica dell’iPod durante l’esercizio e la compatibilità 

con la fantastica tecnologia di Ifit iFit Live 

permette di scaricare programmi di allenamento 

sempre nuovi e personalizzati ed 

allenarsi sulle strade del mondo con iFit 

Live in collaborazione con Google Maps. 

ICON HEALTH & FITNESS 

Tel. +39 02 38591277 

www.ifit.com 

TECHNISUB – AQUA LUNG INTERNATIONAL 

tel. 010 54451 



JOMA SPORT 

Tel. 011 6474 737 


www.joma-sport.com 

La seconda pelle protettiva 

Sull’onda del successo americano del 

barefoot e supportato dagli studi scientifici 

iniziati con la Harward University ed aggiornati 

dal prof. Enrico Guerra di Elav, nasce Akkua 

R’Evolution, il nuovo concetto di barefoot 

sneaker. Elav è la scuola di alta formazione 

italiana, scelta da Akkua per eseguire 

tutti gli approfondimenti ed i test per la base 

scientifica del progetto. Da questa collaborazione 

nasce anche il progetto di Akkua con 

DownTown palestre (Milano), progetto legato 

alla formazione dei trainer professionisti. 

Akkua R’Evolution sneaker è una seconda 

pelle protettiva che consente di muoversi con 

la sensazione del piede nudo. R’Evolution è la 

sneaker che attraverso la sua costante evoluzione, 

ha creato una vera e propria rivoluzione, 

permettendo a tutti di muoversi velocemente 

ma in modo estremamente confortevole, 

poiché in un prodotto unico richiama la genesi 

del movimento, che unisce allo stesso tempo 

tecnologia e glamour. 

AKKUA 

Tel. 030 6821 559 

info@akkua.it 

www.akkuaworld.com 

Protezione e calore 

Hunter, lo storico marchio made in Britain, 

presenta la sua linea di stivali da equitazione 

e il suo modello di punta: Balmoral. Progettati 

per tutti gli appassionati di questo sport e per 

chi ama fare lunghe passeggiate a cavallo, i 

Balmoral sono realizzati in neoprene e gomma 

vulcanizzata. La parte esterna in neoprene ne 

permette l’aderenza e di conseguenza una 

perfetta vestibilità sul polpaccio, garantendo 

protezione e calore. La parte 

interna, invece, è 

in gomma vulcanizzata 

per non 

creare attrito al 

contatto con il 

cavallo. Sono 

studiati per 

poter attraversare 

qualsiasi percorso 

in ogni condizione 

atmosferica. 

www.hunter-boot.com

Aggredire lo sporco Idonei tutto l’anno 

Il lavascarpe di Facci è un dispositivo che elimina 

velocemente fango e sporco da scarpe 

e stivali con risultati perfetti. Trova applicazione 

nello sport, nell’edilizia e nell’agricoltura. 

L’attenta progettazione del sistema di spruzzo, 

dotato di quattro funzionali getti d’acqua incrociati 

con angolazione regolabile, permette 

di aggredire fango e sporco uniformemente e 

su tutta la superficie della suola. L’operazione 

di pulizia viene completata grazie alla particolarità 

delle quattro spazzole in dotazione, le 

due inferiori, con setole più 

corte e rigide per togliere 

completamente fango e 

sporco dalla suola e le 

due laterali, con setole 

più lunghe e morbide 

per pulire senza rovinare 

la tomaia della scarpa 

o stivale. Le quattro 

spazzole hanno lunga 

durata nel tempo, 

in quanto realizzate 

con setole in nylon e 

supporto in plastica. Il 

lavascarpe è dotato di 

un poggiamani ergonomicamante 

sagomato 

che permette all’utilizzatore 

una presa facile 

e sicura. 

FACCI 

Tel. 049 8871 124 

facci@faccisport.com 

www.faccisport.com 

Un accessorio glam 

La LifeStyle Collection di Gloryfy include modelli 

personalizzati da grandi personaggi dello 

sport, testimonial del marchio Gloryfy: primo 

tra tutti il Gi2 DeJaVu by Vittorio Brumotti che 

presenta, all’interno delle aste, la firma del 

campione mondiale di bike trial e showman 

di fama internazionale. La forma di ispirazione 

vintage è resa accattivante dalla montatura 

nera opaca con decorazioni tono su tono 

ispirate ai tatuaggi del campione, dal logo 

in metallo nero applicato sulle aste e dalle 

lenti unbreakable color antracite: il giusto 

mix per un accessorio glam perfetto per ogni 

occasione. 

www.gloryfy.com 

I capi della Linea 3D Wear Tech+ di Erreà sono la sintesi e il giusto 

mix di traspirabilità, comfort, resistenza e termicità, idonei 365 

giorni l’anno, con ogni condizione atmosferica. Non solo 

per lo sport ma per il benessere. Grazie all’impiego 

dei filati più pregiati e innovativi i capi risultano così 

versatili e adatti per sostenere la performance di ogni 

sportivo ed offrono una compressione muscolare 

graduata che permette un aumento della circolazione 

sanguigna favorendo lo smaltimento dell’acido 

lattico, donando al corpo maggiori prestazioni ed 

energia. Tutti i prodotti della linea 3D Wear Tech+ 

sono certificati Oeko Tex Standard 100. La certificazione 

Oeko Tex garantisce che tutti i prodotti 

Erreà non contengono sostanze nocive. 

ERREÀ 

Tel. 0521 3102 - info@errea.it 

www.errea.it 

Un approccio efficace al dolore 

Il dolore anteriore al ginocchio, la cui definizione 

è in realtà vaga, si riferisce a numerose 

patologie. Le principali sono la sindrome 

femoro-rotulea e la tendinopatia rotulea. La 

condropatia rotulea è una patologia molto diffusa 

tra la popolazione, sportiva e non. Il dolore 

si presenta localizzato a livello rotuleo, il 

fenomeno si acutizza ogni qualvolta eseguiamo 

dei piegamenti al di sotto dei 90/100° o 

quando manteniamo a lungo la posizione di 

semipiegamento, oppure ancora in posizione 

inginocchiata. La nuova ginocchiera Reaction 

by Donjoy, caratterizzata da una struttura reticolare, rappresenta un 

approccio attivo ed efficace al dolore anteriore del ginocchio, nonché 

una valida alternativa alle ginocchiere tradizionali. Le membrane 

elastomeriche fungono da esoscheletro elastico, garantendo un 

contatto propriocettivo per l’intero range di movimento. La perfetta 

aderenza, la compressione e la capacità di allungamento delle membrane, garantiscono uno 

scarico delle forze che agiscono normalmente sul ginocchio durante la flessione e l’estensione, 

mentre gli snodi a doppio asse per un supporto aggiuntivo, sostengono il ginocchio anche in 

posizione neutra. Disponibile nelle misure dalla XS alla XXXL. 

Comfort, vestibilità e leggerezza 

Il pantaloncino stretch mezza coscia della linea Mico Running Performance 

è costruito impiegando un tessuto elastico di poliestere, 

resistente e traspirante, ideale per favorire la rapida espulsione del 

sudore all’esterno. Fra le principali caratteristiche: taglio sagomato 

con cuciture superpiatte anti-frizione; inserto in contrasto con tessuto 

a trama differenziata; pratico taschino posteriore con zip; inserto hivisibility 

rifrangente per proteggere il runner in condizioni di scarsa 

visibilità. La maglia altamente tecnica è costruita impiegando diversi 

tessuti dotati di tramature differenziate per favorire un’eccezionale 

traspirazione e una rapida asciugatura in funzione delle diverse 

zone di sudorazione del busto. Inserti in materiale 

elastico per seguire perfettamente l’anatomia 

con cuciture super-piatte anti-frizione per 

garantire comfort e vestibilità elevati. Stampe 

hi-visibility in materiale rifrangente per proteggere 

il runner in condizioni di scarsa visibilità. 

MICO SPORT 

Tel. 030 2003 211 

info@mico.it 

www.mico.it 

DJO GLOBAL ITALIA 

Numero verde: 800 89 16 07 

vendite@DJOglobal.com 

www.djoglobal.com 


69



Un tocco fashion per un terzo strato iper tecnico 

Con la nuova linea di giubbini M-Sport la pioggia si sconfigge a 

colpi di colore e di dettagli. Giacche impermeabili a firma Mico 

Sport che alla consueta attenzione per la praticità e i 

dettagli tecnici uniscono un tocco 

fashion. Tessuto Micoshell 

light per una totale protezione 

dal vento e dall’acqua. 

Leggerezza, comfort 

e traspirazione sono 

caratteristiche proprie 

di questo terzo strato 

No Wind. Leggerissimo, 

ha un peso di 77,5 

g/mq. Composizione: 

100% Poliuretano 

(Polyuretane). 

MICO SPORT 

Tel. 030 2003 211 

info@mico.it 

www.mico.it 

Più potenza con meno sforzo 

L’innovativa tecnologia della scarpetta della pinna Shot FX di Aqua Lung, studiata espressamente 

sulla forma del piede femminile, esalta il comfort. La speciale finitura interna della 

scarpetta ottimizza la stabilità della calzata. Dotata di cinturino a molla in acciaio inox regolabile, 

facile da indossare, con talloniera in morbido TPR. Il nuovo concept della pala, più corta e 

morbida rispetto alle pinne tradizionali, facilita la pinneggiata. “L’effetto cucchiaio” è assicurato 

dall’inserto elastico nella pala. La Power Zone e i V Boosters conferiscono più potenza alla 

pinneggiata con minore sforzo. Disponibile in due varianti colore 

dedicate all’universo femminile: twilight e arctic white. 

La collezione Aqua Lung è distribuita in Italia 

da Technisub, parte del gruppo Aqua Lung 

International. 

TECHNISUB 

AQUA LUNG INTERNATIONAL 

Tel. 010 54451 



La tecnologia che si adatta al cliente 

Dall’impianto di manutenzione in versione più contenuta al massimo livello di sviluppo, 

la famiglia di macchinari automatizzati Wintersteiger è in grado di soddisfare le 

diverse esigenze dei clienti. Grazie all’intelligente struttura modulare, i macchinari 

automatizzati sono una soluzione convincente anche quando l’attività di preparazione 

di sci e snowboard raggiunge volumi meno consistenti. L’assoluta flessibilità nella 

configurazione delle macchine è senza paragoni: tutti i moduli sono combinabili 

a piacere, ogni impianto di manutenzione di sci e snowboard può essere calibrato 

precisamente sui processi di lavorazione di laboratorio. Il cliente e le sue idee 

costituiscono il punto di partenza per la realizzazione di ogni progetto. La Mercury 

consente di preparare in modo perfetto fino a 30 paia di sci in un’ora. Il concetto 

modulare della Mercury consente di soddisfare tutte le esigenze. Con l’introduzione 

sul mercato della Discovery Wintersteiger ha definito nuovi standard per le 

macchine di rettifica automatizzate. Introducendo fra l’altro la rettifica Race-Carver, 

All Mountain, Rocker e snowboard senza uso di ponti e ventose, e garantendo la 

massima capacità di carico grazie ai magazzini per 16 sci e molto altro ancora. 

WINTERSTEIGER 

Tel. 0471 844 186 



rinnovare la tradizione 

La tradizionale scarpa Aguila di Joma è 

fabbricata in pelle di canguro monocolore 

(bianca o nera), con delle cuciture trasversali 

nella tomaia che facilitano l’adattamento del 

piede alla scarpa e la deformazione naturale 

della pelle. L’unica scarpa che ancora utilizza 

la suola con i tacchetti tondi. A livello estetico 

si tratta di una scarpa robusta che richiama 

l’immagine della classica scarpa da calcio. 

Ora questo modello è stato rinnovato in tutto. 

Nei materiali: proponendo tre tomaie diverse 

in pelle di canguro, pelle di vitello e fibratec. In 

questo modo si allarga il profilo dei giocatori a 

cui la scarpa viene consigliata. Nel design, si 

utilizza la nuova “J”, così come nel resto della 

collezione. I lineamenti sono più semplici ma 

anche più raffinati. Per la prima volta si vedono 

le combinazioni bianco/lime, nero/lime, 

blu, rosso, giallo fuor. Anche se la principale 

novità nei colori la si trova nel fibratec, con 

l’impiego di sfumature che rinnovano totalmente 

il design. Tutto ciò senza nulla togliere 

alla qualità e alle prestazioni della precedente 

Aguila. Aumenta anche la varietà delle suole: 

multi tacchetti, erba sintetica, mista, tacchetti 

svitabili e turf; e per ogni modello diverso 

sono stati applicati tutti i sistemi tecnologici 

sviluppati da Joma per le scarpe da calcio. 

JOMA SPORT 

Tel. 011 6474 737 


www.joma-sport.com

MAGGIO 2013 

Supplemento Economico Finanziario 

di TopSport – Il Giornale degli Articoli Sportivi 

FOCUS ON 

Commercio, crollano le nuove aperture: -50% 

La Confesercenti lancia l’allarme: “Nel commercio non si 

riesce più a fare impresa”. Ogni giorno spariscono in media 

167 imprese commerciali 

La rilevazione della Confesercenti 

prospetta orizzonti catastrofici: 

“Il 2013 si avvia ad essere un 

anno terribile, ben peggiore del 2012: 

nel primo bimestre, solo nel settore 

della distribuzione commerciale, hanno 

chiuso i battenti circa 10.000 negozi, 

con un vistoso crollo (-50%) 

delle aperture di nuove attività commerciali. 

A Roma e Torino si registra il triste 

record di chiusure; il Sud e le Isole, a 

sorpresa, tengono più del Centro- 

Nord. Se il trend rimanesse invariato, 

a fine anno si registrerà la scomparsa 

di 60.000 negozi, con le ovvie conseguenze 

negative su economia e occupazione 

nel nostro Paese.” 

Ma entriamo nel merito, scandagliando 

la delicata situazione dello “stivale”. 

Per quanto concerne l’articolazione 

geografica delle chiusure relative al 

primo bimestre 2013, i risultati peggiori 

si rilevano, come detto al centronord, 

che registra 7885 chiusure a 

fronte di 2054 aperture: saldo netta- 

mente negativo. Sud e Isole resistono 

un pò di più, con 5890 cessazioni e 

1938 nuove iscrizioni. Tra i comuni 

capoluoghi di Provincia, invece, la maglia 

nera va a Roma, con 553 chiusure; 

seguono Torino (306 cessazioni) e 

Napoli, dove gli esercizi commerciali 

che hanno abbassato la serranda sono 

stati 238. Il presente è nero: ogni 

giorno spariscono in media 167 imprese 

commerciali. È il dato peggiore 

degli ultimi 20 anni. E gli orizzonti che 

si prospettano non sembrano ancora 

schiarirsi. 

La bomba ad orologeria sotto i negozi 

commerciali era d’altronde già innescata, 

con il probabile aumento degli 

affitti in fase di rinnovo dei contratti di 

locazione, dopo l’introduzione 

dell’Imu. 

Intanto, è già stata stilata la lista degli 

affitti mensili più cari pagati da negozianti 

e artigiani. Gli aumenti più importanti, 

tra il 2001 e il 2011, sono 

stati nei centri storici di Bari e Genova, 

rispettivamente con +89,1% e 

+70,1%, seguite da Torino (+57,4%) 

e Roma (+53,4%). Ma in termini assoluti, 

il top del canone medio mensile 

spetta a Venezia: 7228 euro in centro, 

1794 in periferia. La Cgia – che ha 

elaborato dati Nomisma, Agenzia del 

Territorio e Istat – segnala che le cose 

non sono andate meglio in periferia. 

Negli ultimi 10 anni gli affitti per i piccoli 

commercianti e gli artigiani sono 

saliti dell’82,6% a Bari, del 57,8% a 

Torino, del 48,4% a Roma, del 48,1% 

a Genova e del 46,7% a Cagliari. Vistoso 

lo scarto, in negativo, con l’inflazione 

media nazionale, cresciuta nel 

periodo del +24%. Insomma, il peso 

dei costi fissi a carico dei piccoli negozianti 

e degli artigiani è diventato 

sempre più difficile da sopportare. 

Secondo le associazioni di categoria, 

quindi, non è da escludere che con la 

crisi che prosegue, il costante calo dei 

consumi e la concorrenza sempre dilagante 

della grande distribuzione, almeno 

150.000 piccole aziende commerciali 

ed artigianali siano costrette 

a chiudere i battenti. A confermare la 

situazione di difficoltà delle micro imprese 

del commercio e dell’artigianato 

ci sono anche i dati raccolti dell’Istat: 

tra il 2005 ed il 2011 l’indice delle 

vendite del commercio fisso al dettaglio 

è diminuito del 4,7%, mentre le 

vendite della grande distribuzione sono 

aumentate del 6,6%. E sulla crisi 

dei consumi incombe un altro spettro: 

con l’avvento dell’Imu i proprietari di 

negozi e di laboratori artigiani hanno 

subito, rispetto il 2011, aumenti medi 

di imposta del +75%. È molto probabile 

che in sede di rinnovo dei contratti 

di locazione i proprietari di questi 

immobili si rivarranno sui conduttori, 

chiedendo un forte ritocco all’insù degli 

affitti. 


71

Inserto economIa - maggio 2013 

Moncler ripensa alla Borsa 

Operando una separazione netta dei propri marchi, attraverso due distinte società 

con probabilmente due differenti destini, torna il progetto di una quotazione in Borsa 

per il gruppo Moncler; da una parte il lusso, dall’altra lo sportswear. Forte di una 

crescita a doppia cifra di fatturato ed ebitda che ha raggiunto una quota superiore 

al 30% (nel 2011 il fatturato del gruppo era di 513 milioni di euro e l’ebitda pari al 

24%), l’obiettivo dichiarato è quello di rendere autonome le due anime che lo compongono, 

ovvero da una parte il marchio Moncler (che riporta in casa dal 2014 anche 

la sua linea bambino), e dall’altra la divisione sportswear (con una società denominata 

Sportswear Industries) con Marina Yachting, 18CRR81 Cerruti, Henry Cotton’s 

e Coast+Weber+Ahaus. Nella prospettiva di Moncler di approdare in Borsa, progetto 

già preso in esame nell’estate del 2011 da parte degli azionisti ed in particolare 

dello stilista-imprenditore Remo Rufini, che aveva acquisito il marchio da Finpart 

nel 2003 rilanciandolo e facendolo diventare internazionale, un progetto poi messo 

in stand by con l’ingresso del fondo Eurazeo, ma considerato un passaggio fondamentale 

per la crescita dell’azienda nonché la sua visibilità sui mercati mondiali. 

Nel corso del cda, i manager avrebbero preso in considerazione l’idea di separare 

a tutti gli effetti le due aree, quella appunto del marchio di punta, Moncler, e quella 

dei marchi sportswear con l’obiettivo che questa seconda divisione raggiunga una 

sua autonomia sul mercato. Strategia peraltro già intrapresa con l’arruolamento, 

poco più di un anno fa, di Enrico Acciai in qualità di direttore generale della divisione 

che ha oggi una sua sede dedicata, non più a Trebaseleghe, dove ha sede Moncler, 

ma a Mestre. E poi a gennaio con l’opening dello showroom dei quattro brand 

in via Morimondo e il rafforzamento della direzione creativa con l’ingaggio di quattro 

professionisti per tratteggiare la nuova Marina Yachting. Secondo diversi rumors di 

stampa è possibile che questa strategia possa portare a una cessione in futuro del 

capitolo sportswear, mantenendo in casa solo il marchio Moncler. 

Nell’ambito di questo progetto ha fatto seguito una nuova operazione con la firma 

della joint venture con Allison per il lancio degli occhiali Moncler, di cui il gruppo di 

Ruffini controlla il 51% delle quote. Ma è sul fronte delle vendite al dettaglio che 

punta il piano di espansione di Moncler proseguendo con l’apertura di punti vendita 

diretti (tra i 15 ed i 20). Nel 2013 le vendite tramite punti vendita diretti dovrebbero 

raggiungere come incidenza il 50% del fatturato e nel corso dell’anno sono previste 

tra le 15 e le 20 aperture, incluse rilocation e concessioni nei department store. 

Ancora non si conoscono i risultati dell’esercizio 2012 che però si preannunciano 

migliori delle attese. A spingere i risultati è stata soprattutto l’internazionalizzazione; 

nei primi sei mesi del 2012 il solo marchio Moncler ha mostrato – secondo la relazione 

Eurazeo – una crescita ‘eccezionale’, più che raddoppiando il valore. 


Ispo bike anticipa 

NEWS 

Mentre Messe München ha dovuto ridurre drasticamente le sue dimensioni in estate 

davanti alla concorrenza di Outdoor Friedrichshafen, la società ha affidato a 

David Badalec il suo salone-faro estivo rimanente: Ispo Bike. Il professionista è da 

sette anni Community Manager dell’Ispo come responsabile del mondo degli Action 

Sports. Ora, per rilanciare un vero salone di sport estivo, Messe München sa bene 

che la strategia dovrà passare per gli sport di scivolamento. 

David Badalec avrà quindi come missione lo sviluppo dell’appuntamento dei professionisti 

del ciclismo e riferirà direttamente a Tobias Gröber, responsabile delle 

fiere di generi di largo consumo di Messe München. Succede a Eva Schlangenotto, 

che è in maternità. All’interno dei team dell’Ispo, versione invernale, sarà Jose Moreno-Tapia 

a passare dalla comunità Performance a quella degli Action Sports, lasciando 

il suo posto a Constanze Fuchs, che continuerà a gestire l’Ispovision. 

L’Ispo Bike anticipa così le date, e si svolgerà dal 25 al 28 luglio. Nell’agosto scorso, 

aveva accolto 290 espositori e 6000 visitatori. 

New Era punta sulla 

personalizzazione 

Il marchio americano ha inaugurato lunedì 

4 marzo il suo nuovo sito europeo: 

“New Era by you”. Il brand mantiene tuttavia 

un certo controllo sul prodotto. Lo 

specialista dei cappellini propone così ai 

navigatori in Internet di creare il loro modello 

personalizzato mettendo a loro disposizione 

200 loghi, 33 colorazioni e 56 

colori di ricami. 

Pare che il marchio in passato avesse già 

tentato di realizzare questo concept con 

dei siti specializzati prima di riprendere il 

controllo del progetto. New Era (che afferma 

di produrre 35 milioni di cappellini 

all’anno) consentirà dunque direttamente 

ai suoi clienti di creare, secondo i calcoli 

dell’azienda, fino a 10 miliardi di cappellini 

differenti. 

In parallelo a questa offensiva virtuale, il 

marchio si rende più visibile sulle strade 

del Vecchio Continente. Dalla fine di gennaio, 

New Era ha infatti iniziato un tour 

europeo di aperture di negozi temporanei. 

Rotterdam, in Olanda, ha inaugurato 

le danze e dal 2 marzo (e fino al 23 maggio) 

è stata Madrid, al 45 di via Fuencarral, 

a prenderne il testimone. Il marchio 

preferisce mantenere ancora il segreto 

sulle sue future destinazioni europee. 

Affari in calo anche 

in Cina 

Il mercato cinese degli articoli sportivi, 

gestito da cinesi, sta attraversando un 

periodo difficile. Nel 2012 hanno abbassato 

definitivamente le saracinesche più 

di 3000 negozi: 1200 a insegna “Li Ning”, 

1000 “Peak Sports”, 569 “Cina Dongxiang/Kappa, 

marchio italiano ceduto in 

licenza”, 110 “Sport Anta” e 96 della catena 

“361 Degrees”. Le autorità locali sostengono 

che le cause sono: a) i bassi 

prezzi praticati dal colosso imprenditoriale 

Xidelong, che apre nuovi punti vendita in 

continuazione, recentemente ne ha inaugurati 

altri 291, di cui una parte in proprio 

e altri gestiti in partnership con retailer 

terzi; b) la forte concorrenza imposta dai 

grandi marchi stranieri degli articoli sportivi, 

sempre più attivi nel mettere radici in 

Cina; c) l’esigenza di ripensare la geografia 

commerciale, in relazione alle reali esigenze 

del settore.

NEWS 

Accordo Geox e 

W.L. Gore & Associates 

Il marchio italiano di calzature e moda Geox e W.L. Gore & Associates hanno 

raggiunto un accordo e dichiarato fine alle loro controversie legali in essere, 

concernenti alcuni brevetti Geox, in relazione a delle calzature Gore-Tex con 

tecnologia di prodotto Surround di Gore. L’accordo raggiunto risolve inoltre 

tutte le controversie legali insorte altresì tra Geox e i licenziatari e i rivenditori di 

Gore. 

Le controversie erano state innescate dal lancio della tecnologia di prodotto 

Surround di Gore, a seguito del quale era stata intrapresa una serie di azioni 

legali in diversi Paesi europei per tutelare la proprietà industriale e intellettuale. 

Nell’ambito dell’accordo, Geox e Gore hanno concordato che Geox concederà 

a Gore una licenza a lungo termine su alcuni brevetti del portafoglio brevettuale 

di Geox, aventi ad oggetto “la scarpa che respira”. Inoltre, Gore ottiene la certezza 

legale che Geox non farà valere determinati diritti brevettuali nei confronti di 

Gore per calzature che sono al di fuori del campo di applicazione della suddetta 

licenza e che sono state sviluppate da Gore. 

“Siamo lieti di aver raggiunto questo accordo in quanto esso conferma la nostra 

filosofia in merito al nostro portafoglio brevettuale e al nostro know-how e, soprattutto, 

ci incoraggia a seguire la nostra strategia che è di proteggere al meglio 

le nostre idee e la nostra creatività”, ha detto Giorgio Presca, AD di Geox. 

“L’accordo raggiunto offre certezza sui rispettivi portafogli brevettuali e protegge 

la proprietà intellettuale di entrambe le parti. l nostri licenziatari e i rivenditori 

possono ora concentrarsi su ciò che è importante quando si tratta della tecnologia 

di prodotto Surround di Gore: sviluppare e commercializzare nuovi modelli 

di calzature che offrono impermeabilità e un comfort climatico a 360°”, ha dichiarato 

Christian Langer, Global Business Leader di Gore-Tex Footwear. 

Un anno molto intenso, pieno di grandi nuovi progetti, si 

prospetta per Thermore, l’azienda fondata a Milano nel 

1972 da Lucio Siniscalchi e oggi fra le leader mondiali 

nella ricerca, produzione e commercializzazione di isolamenti 

termici per abbigliamento e sacchi a pelo, con attività 

in Europa, USA e Asia (tra cui impianti produttivi in 

Thailandia e uffici a Hong Kong). Il marchio è fornitore di 

aziende del calibro di Dondup, EA7 Emporio Armani, 

Woolrich John Rich & Bros, Hackett London, Museum, 

Geox, Zegna Sport, Bogner Fire + Ice, Colmar e Fjällraven. 

Fra le novità presentate da Thermore al recente Ispo di 

Monaco di Baviera, c’è stato il lancio di Thermore “Pro”, 

che garantisce, secondo la società, un isolamento ineguagliabile. 

La precedente introduzione nel 2012 delle linee di prodotti 

“Classic”, composta al 50% da poliestere riciclato 

pcr certificato GRS, e “Rinnova”, composta invece per il 

100% da fibre di poliestere riciclato pcr certificato GRS, 

porta Thermore in primo piano nello sviluppo di componenti 

ad alte prestazioni con una forte attenzione sulla 

sostenibilità. 

Altra novità di Thermore, è l’inizio della collaborazione con 

Isbjörn, azienda svedese fondata nel 2005 da Maria Frykman 

Forsberg e Camilla Schmidt che da sempre si oc- 

Thermore collabora con Isbjörn 


Nike nuovo sponsor 

ufficiale della Roma 

La Nike sarà il nuovo sponsor ufficiale 

dell’As Roma per la fornitura di materiale 

tecnico e di abbigliamento. Il club 

giallorosso e la società americana 

hanno firmato un accordo con una 

durata di 10 anni a partire dalla stagione 

2014-2015. La Nike realizzerà 

“tutti i prodotti da gara e da allenamento, 

dalla prima squadra fino alle 

giovanili, come anche quelli per il tempo 

libero per giocatori e tifosi”. 

“Siamo orgogliosi”, ha affermato Bert 

Hoyt, vicepresidente e general manager 

di Nike Western Europe, “di diventare 

partner di un club di grande 

tradizione come la Roma. È una squadra 

che incarna valori forti, è conosciuta 

in tutto il mondo e rappresenta 

una delle più importanti città d’Europa. 

Siamo impazienti”, ha aggiunto, “di 

iniziare a lavorare con loro per costruire 

insieme una lunga partnership di 

successo”. 

cupa di abbigliamento outdoor per bambini. Uno dei punti 

di forza di Isbjörn è quello di produrre capi resistenti 

alle intemperie e alle attività ludiche dei bambini, scegliendo 

comunque materiali che abbiano un approccio sostenibile. 

I principali mercati di sbocco del marchio italiano si trovano 

in Europa (con l’accento posto in particolare su Italia, 

Germania, Francia e Austria), ma anche negli Stati Uniti. 

L’incidenza percentuale dell’export sul fatturato è di circa 

il 70%. 

I mercati di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera) 

sono quindi strategicamente molto importanti per l’azienda, 

dal momento che “le maggiori applicazioni dei nostri 

prodotti, vedono questi mercati molto spesso leader del 

loro settore di appartenenza”, dice un portavoce aziendale. 

Fra i segmenti di prodotto più rilevanti per l’azienda troviamo 

“in primis l’outdoor, con le sue applicazioni più tecniche 

e performanti, alle quali abbiamo appena aggiunto 

un’extra dimensione che apre la strada dell’innovazione 

responsabile, nel 2012 con ‘Rinnova’ e ‘Classic’ e nel 

2013 con ‘Pro’. Ma non possiamo nemmeno dimenticare, 

vista la presenza che vi abbiamo ormai consolidata a 360 

gradi, il settore dell’abbigliamento, dove siamo tra i fornitori 

leader delle aziende del settore”, continua Thermore. 


73


Le Coq Sportif in utile 

Belle notizie nell’esercizio 2012 per Le Coq Sportif. Gli sforzi dell’azienda per 

svilupparsi nell’abbigliamento cominciano a dare i loro frutti. Le vendite di questi 

prodotti sono infatti cresciute del 50% rispetto al 2011, particolarmente valorizzate 

dall’apertura di sei negozi a nome proprio nel 2012 e la prossima inaugurazione 

del flagship di Covent Garden, a Londra. 

A livello di vendite, il marchio francese, che appartiene per il 69% alla società 

d’investimenti svizzera Airesis, ha ottenuto un interessante aumento del 21%, a 

quasi 119 milioni di euro. Oltre all’abbigliamento, il marchio sottolinea le buone 

performance dei suoi distributori e la ripresa in gestione diretta dei suoi rapporti 

con Foot Locker Europa, che fino ad ora erano gestiti su licenza. 

In termini di redditività, il marchio del galletto ha visto stabilizzarsi l’utile operativo, 

a quasi 6,3 milioni di euro, soprattutto in conseguenza di ingenti investimenti sostenuti 

nel marketing. In compenso, ammortamenti, rettifiche di valore, risultati finanziari 

(penalizzati dalla parità euro-dollaro USA), che sono tutti in aumento, appesantiscono 

notevolmente l’utile netto del marchio, con il dato che cala del 13%, 

a meno di 2,5 milioni di euro. 

L’altro settore del gruppo Airesis, il segmento “Boards & More”, registra invece una 

crescita del 18% del proprio giro d’affari, a più di 45 milioni di euro, trascinato dal 

kitesurf. Il brand Ion ha ottenuto una progressione del 29% e ha presentato la sua 

prima collezione di abbigliamento dedicata alla mountain bike, settore dove intende 

svilupparsi. L’altro punto forte è stato la vendita di tavole per lo stand-up paddle 

(lo sport in cui si sta in piedi sulla tavola da surf con un remo) da parte del 

marchio Fanatic. Il segmento ha ottenuto un incremento del 23% del proprio utile 

operativo, a più di 3,1 milioni. L’utile netto è invece calato dell’11%, a più di 2,7 

milioni. 

Il gruppo punta a uno sviluppo dei mercati americano e australiano, ma anche 

sull’America Latina, In totale, Airesis registra un fatturato consolidato di 163 milioni 

di euro (198 milioni di franchi svizzeri). Il suo utile operativo è di quasi 9,6 milioni. 

E l’utile netto supera i 5,2 milioni. 

Patagonia, The North Face, Helly Hansen, Haglöfs o Deuter 

hanno già fatto ricorso ai servizi e alle competenze di Bluesign 

Technologies. Ora è uno dei più grandi nomi dello 

sport ad annunciare il perfezionamento di un accordo di 

partnership strategica con la stessa BT. 

Il gruppo Nike utilizzerà così due strumenti innovativi, il 

bluesign bluefinder e il bluesign blueguide, in tutta la sua 

catena logistica e di fornitura. Il primo permetterà ai fornitori 

del gruppo di avere accesso a processi che utilizzano 

preparati atti ad ottenere vestiti più sostenibili per l’ambiente. 

La guida dovrebbe consentire a Nike di trovare, in una 

lista di più di 30.000 materiali, delle alternative meno inquinanti 

di quelle dei procedimenti che utilizza attualmente. 

“Nike si è impegnata a partecipare a un grande cambiamento 

nel mondo dei materiali, con la volontà di eliminare 

delle sostanze pericolose e di innovare con nuove materie 

prime sostenibili”, spiega in un comunicato Hannah Jones, 

vicepresidente dell’attività di sostenibilità e delle innovazioni 

del gruppo. Per eseguire l’aggiornamento a una gamma 

di materiali completamente sostenibili, le diverse parti 

interessate devono lavorare insieme per sviluppare nuovi 

procedimenti chimici e per incoraggiare l’utilizzo di processi 

migliori eliminando quelli nocivi”. 


NEWS 

Nike cerca di produrre più “verde” 

Gli 80 anni Lacoste e il tennis 

Lacoste festeggia l’ottantesimo anniversario 

del Coccodrillo con una tre 

giorni dedicata al tennis lungo le vie 

del centro di Milano. Fino al 21 marzo, 

davanti ai punti vendita Lacoste di Via 

Dante, Corso Vercelli e presso la Rinascente 

Duomo, sono stati allestiti 

campi dove giocatori professionisti 

hanno sfidato quanti volevano mettersi 

alla prova. 

Le celebrazioni cono culminate con 

un party con molti volti noti dello spettacolo, 

nel corso del quale è stata 

presentata una performance visiva di 

VJ Glamnoise che ha ripercorso il passato 

sportivo di René Lacoste, catturandone 

il genio creativo che ha ispirato 

la nascita della sua polo. 

L’installazione proponeva una maglia 

che, cliccando sul coccodrillo, si trasforma 

cambiando colori e forme, 

passando dal primo logo disegnato 

da Robert George nel 1933 a quello 

più grande utilizzato nella collezione 

tennis passando per il colorato, caricaturato 

e fumettistico della collection 

baby, fino al coccodrillo a bandiera. 

Fondata nel 2000, la società Bluesign Technologies, che 

appartiene per l’80% al gigante della revisione e del controllo 

SGS, è posizionata sul mercato come fornitrice di 

soluzioni che ottimizzino le esigenze di tecnologia e qualità 

dei prodotti con criteri di maggiore sostenibilità. 

“Nike ha insistito per trovare insieme a noi una soluzione 

di evoluzione per una catena di fornitura grande come la 

loro. Puntando su bluesign, Nike ha in mano strumenti 

potenti per soddisfare e anche superare le aspettative dei 

suoi clienti”, aggiunge Peter Waeber, CEO di Bluesign. 

“Con l’introduzione di un elenco positivo di sostanze chimiche 

tessili per la sua base di fornitori, Nike può sostenere 

la sua catena di fornitura allo scopo di migliorare gli 

approvvigionamenti di prodotti chimici. Ottenendo così 

delle positive ricadute ambientali e di sicurezza per i consumatori.” 

Nike sembra così voler mettere in atto le condizioni per 

rispettare gli impegni assunti nel 2011, seguiti soprattutto 

alle accuse rivoltegli nel rapporto ‘Detox’ di Greenpeace. 

All’epoca, il gruppo americano aveva annunciato che si 

sarebbe impegnato, entro il 2020, a non reinserire alcun 

prodotto tossico pericoloso in tutta la sua catena produttiva 

e nella totalità del ciclo di vita dei suoi prodotti.

NEWS 

Gruppo Lafuma, risultati in difficoltà 

Ancora difficoltà per il gruppo di abbigliamento per lo sport Lafuma. L’azienda francese 

sta registrando arretramenti pesanti nel trimestre in corso, dopo avere globalmente 

chiuso i conti del 2012 in perdita del 24,5% a 41,3 milioni di euro. Tutti i 

marchi posseduti hanno chiuso i conti con perdite superiori alle attese: se la sono 

cavata meglio degli altri Millet, Eider e Killy con il fatturato in perdita solo del 6% a 

24,9 milioni di euro. Il caso peggiore è riferito al marchio del surf Oxbow, il cui trend 

ha evidenziato un calo del 45%, con il fatturato ad appena 4,4 milioni di euro. Per 

quanto riguarda la perdita di mercato del marchio principale, Lafuma (-15,5% a 12 

milioni di euro) si sostiene che ciò è dipeso dal suo posizionamento debole nel 

settore delle attività sportive outdoor, nel cui contesto operano, tanto per fare un 

esempio che rispecchia la Francia, maxi-strutture concorrenti, vedi Decathlon produttore 

diretto di capi similari griffati Quechua, venduti al dettaglio. Esaminata la 

situazione dell’export suddivisa per aree geografiche si nota che il mercato europeo 

del sell-in è praticamente fermo e che gli asiatici sono meno dinamici che in precedenza. 

Guardando al futuro, Lafuma ritiene che la tendenza sfavorevole caratterizzerà 

l’intero anno in corso, anche nel caso in cui al primo trimestre 2013 dovessero 

seguire con un migliorato giro d’affari. 

Nuovo U.S. outdoor brand manager per Amer Sports 

Amer Sports Winter e Outdoor Americas hanno annunciato la nomina di Mark 

McCambridge in qualità di outdoor brand manager per gli States. Mark sarà 

così responsabile delle strategie globali del marchio e dovrà rafforzare l’allineamento 

prodotto, il community marketing e le pr dei team. McCambridge viene 

da più di 8 anni di esperienza professionale internazionale nell’industria outdoor. 

Di recente ha lavorato come coordinatore marketing e pr presso Scott 

Sports. Ha lavorato in diversi Paesi e parla fluentemente 4 lingue. “In quanto 

atleta outdoor di lungo corso”, ha spiegato un soddisfatto Mark, “non potrei 

essere più contento per essere ora in Amer Sports, lavorando per 2 dei più 

dinamici brand sul mercato come Salomon e Suunto”. Contento anche Ashley 

Williams, vice presidente marketing di Amer Sports Americas: “Siamo convinti 

che l’esperienza profonda di Mark del settore favorirà la crescita dei marchi 

Salomon e Suunto”. 

Partnership Rossignol e Optics 

Il brand francese simbolo degli sport invernali annuncia la partnership con Optics 

di Carl Zeiss Vision, azienda leader da 160 anni su scala mondiale per la 

progettazione e sviluppo di innovative lenti e montature, ma anche di obiettivi 

fotogratici, microscopi, binocoli e nanotecnologia. Da questa parnership è nata 

la nuova maschera RG3 che si distingue per il moderno design senza telaio e 

l’ottima performance visiva. Le lenti Optics di Carl Zeiss Vision sono state infatti 

sviluppate per garantire alte prestazioni, sicurezza, divertimento e stile sulla 

neve.‣ 

Le lenti Carl Zeiss Vision sono state sviluppate per garantire un’ottima visibilità 

e una nitida percezione degli ostacoli in pista. 

Il marchio Rossignol è da sempre ideatore e produttore di attrezzatura hi-tech e 

abbigliamento per tutti gli amanti, esperti e non, degli sport invernali, sci alpino, 

sci nordico e snowboard. Flavien Foucher, product manager, spiega a proposito 

della partnership con Optics di Carl Zeiss Vision: “grazie a questa partnership 

abbiamo messo sul mercato la nuova maschera RG3, tecnicamente la più avanzata 

ad oggi sul mercato e di ottima qualità. Ciò che stiamo cercando di fare è 

assicurarci che i nostri consumatori possano trarre il meglio da una giornata 

sulla neve.” 


Prodotti biodegradabili 

per Puma 

Puma lancia “InCycle”, la sua prima 

collezione di calzature, vestiti e accessori 

interamente biodegradabili o 

riciclabili. Disponibile dal mese di 

marzo, questa linea rientra nella strategia 

del produttore tedesco di articoli 

sportivi che mira a ridurre il suo 

impatto sull’ambiente. 

I prodotti “InCycle” sono dunque 

certificati dall’istituto per l’ambiente 

Cradle to Cradle Products Innovation 

Institute, che fornisce linee guida 

a fabbricanti e ideatori di prodotti 

per permettere loro di creare dei 

componenti sicuri e non tossici sulla 

base di cinque criteri: utilizzo di materiali 

sicuri e atossici, progettazione 

dei materiali nella previsione di un 

loro riutilizzo, energia rinnovabile e 

‘Carbon Management’, atteggiamento 

responsabile nei confronti dell’acqua 

e della responsabilità sociale. 

Per dare quindi una seconda vita 

alle proprie scarpe da basket, t-shirt, 

tute o zaini, l’azienda tedesca ha utilizzato 

il ‘Ciclo Biologico’, una tecnica 

attraverso la quale i materiali sono 

decomposti da microrganismi per 

formare dei nutrimenti biologici e il 

‘Ciclo Tecnico’, che permette ai metalli, 

alle plastiche o ai tessuti di essere 

riutilizzati per fabbricare nuovi 

prodotti. 

Così, la scarpa da basket di Puma è 

realizzata partendo da una miscela 

di cotone biologico e lino, mentre la 

suola è costituita da plastica biodegradabile 

“Apinatbio”, un nuovo materiale 

biodegradabile che può essere 

sminuzzato, riciclato e reintegrato 

nell’ecosistema. Lo zaino, invece, è 

in polipropilene e può essere scomposto 

nella sostanza d’origine e riutilizzato 

per produrre nuovi zaini. 

Per sostenere questo approccio rispettoso 

dell’ambiente, Puma ha 

lanciato il programma “Bring Me 

Back” nelle sue boutique e punti 

vendita di tutto il mondo, il quale 

permette ai clienti attraverso delle 

colonnine di riciclaggio di depositare 

calzature, vestiti e accessori usati, 

di qualsiasi marca siano. 


75


Geox archivia il 2012 con utili e ricavi in calo, propone un dividendo 

di 0,06 euro da 0,16 euro dell’esercizio precedente e 

conferma le previsioni di una riduzione del fatturato anche 

nella prima metà di quest’anno. 

Il risultato operativo lordo si attesta a 61,6 milioni di euro rispetto 

a 121,3 milioni del 2011, si legge in una nota. Al netto 

degli oneri e proventi atipici, l’Ebitda rettificato si attesta a 86 

milioni da 121,9 milioni. I ricavi consolidati registrano una 

flessione del 9% (-9,9% a cambi costanti) a 807,6 milioni. 

“Il management ritiene di dover guardare con molta cautela e 

prudenza anche all’andamento del fatturato del primo semestre 

del 2013 e per il quale si attende una diminuzione percentuale 

di fatturato in linea con quella registrata nel 2012”, si 

legge nella nota. 


Nuovi primati per Grisport 

NEWS 

Grisport, azienda di calzature fondata nel 1977 dai fratelli Graziano e Mario Grigolato, 

ha fatturato negli ultimi tre anni una crescita media annua pari al 10%, arrivando nel 

2012 a 109 milioni di euro. 

Un dato realizzato al 70% fuori dai confini italiani, grazie ad una capillare rete vendita 

in tutta Europa, nei Paesi Arabi, negli Stati Uniti, in Canada e in Cina, con una particolare 

performance positiva in Giappone. Il brand conta 7 negozi monomarca in Europa, 

uno dei quali a Milano, in via Dante e altri 10 tra Est Europa e Cina. La produzione è 

distribuita tra Italia ed est Europa su un’area complessiva di circa 40.000 mq, con 2500 

dipendenti. 

Oggi la collezione Grisport conta più di 5000 modelli tra linee casual, outdoor, trekking 

e safety e annovera diversi brevetti per la costruzione innovativa delle calzature, 

la realizzazione di membrane performanti e materiali innovativi come l’ultima collezione 

NaturAll, la prima linea di stringate e mocassini da uomo creati con l’obiettivo del 

“comfort ecosostenibile”. Queste calzature sono particolarmente curate nelle rifiniture 

e nel design e realizzate con pelli a basso rischio allergico, conciate senza agenti 

chimici e coloranti, solette in materiali naturali come cotone, lana, kenaf e fibra di 

mais, suola riciclabile e la massima tracciabilità dei componenti, dalla materia prima 

fino al prodotto finito. 

Inoltre la produzione delle calzature Grisport sfrutta l’energia pulita del sole, grazie 

all’impianto fotovoltaico installato sulla sede produttiva di Castelcucco in provincia di 

Treviso. 

Arena lancia il concorso “Libera il tuo stile” 

Arena, azienda del settore waterwear da 40 anni sul mercato, 

lancia il concorso “Libera il tuo stile”, l’iniziativa che permette 

a tutti gli sportivi, e non solo, di vincere numerosi premi. 

Dal 1 febbraio al 31 agosto 2013 è possibile partecipare 

acquistando nei negozi sportivi di tutta Italia almeno un prodotto 

del marchio fra i costumi delle linee pool e beachwear 

e i capi di abbigliamento sportivo della collezione PE 2013 

per uomo, donna e bambino. In palio uno swimwatch ogni 

settimana, un MP3 subacqueo ogni mese e l’opportunità di 

vincere un anno di nuoto presso la propria piscina attraverso 

un’estrazione finale. 

Per partecipare è necessario conservare lo scontrino e il talloncino 

informativo applicato a tutti i prodotti oggetto del 

concorso e quindi accedere alla sezione del sito Arena Italia 

Geox taglia il dividendo 

Guerra legale sul trademark 

Under Armour, azienda di Baltimora produttrice 

di abbigliamento e accessori 

sportivi, ha presentato una denuncia contro 

Nike per l’uso della frase “I will” nella 

propria comunicazione. Secondo quanto 

riportato dai media Usa, il gruppo fondato 

nel 1996 dall’ex giocatore di football 

americano Kevin Plank ha presentato un 

esposto contro il colosso di Portland per 

violazione del trademark e competizione 

scorretta. Under Armour sostiene che la 

dicitura “I will” sia parte delle proprie 

strategie di marketing e di immagine sin 

dal 1998, attraverso l’utilizzo di frasi come 

“I will protect my home court” o “I will 

finish what I started”. La richiesta al Tribunale 

di Baltimora è un’ingiunzione a interrompere 

l’utilizzo dell’uso di “I will”, e il 

pagamento di un risarcimento indeterminato. 

http://liberailtuostile.arenaitalia.it/. Dopo avere inserito i propri 

dati personali e le altre informazioni richieste, si scopre immediatamente 

lo stato di vincita settimanale o mensile, mantenendo 

sempre la possibilità di partecipare all’estrazione del 

premio finale. In più, si ha la possibilità di partecipare a un 

brevissimo test, per capire il proprio grado di sportività. 

Ricordiamo che Arena oggi opera con consociate in Italia, 

dove è leader assoluto del mercato Pool, in Francia, Germania 

e USA e attraverso un network di distributori e licenziatari 

in tutto il mondo. Il brand è presente in 106 Paesi, 95 dei 

quali sono gestiti direttamente dal gruppo Arena (5 attraverso 

consociate e 90 attraverso licenziatari e distributori), 

mentre nel Far East (11 nazioni) il marchio è gestito dal 

gruppo Descente. 

Il gruppo ha reagito alle difficoltà “con azioni volte alla generazione 

di cassa, al recupero della marginalità lorda e con importanti 

investimenti relativi ad aperture di nuovi negozi, ad assunzioni 

di management e al potenziamento delle strutture commerciali 

in Russia, nei Paesi dell’Europa dell’Est ed in Asia che 

ci permetteranno di cogliere, in futuro, le rilevanti potenzialità 

di crescita di questi Paesi emergenti dove la presenza del 

gruppo è ancora limitata, seppur in rapida e positiva evoluzione”, 

prosegue. “Tali investimenti, non ancora a regime, porteranno 

però, inizialmente, ad una pressione sul risultato operativo.” 

Il Cda ha deciso di proporre all’assemblea degli azionisti la 

distribuzione di un dividendo pari a 0,06 euro per azione, per 

un ammontare complessivo di circa 15,6 milioni.

NEWS 

Patagonia e la difesa dell’ambiente 

Patagonia Inc., l’azienda californiana di abbigliamento outdoor fondata da 

Yvon Chouinard nel 1973, mette da sempre in pratica la propria mission aziendale 

di “realizzare il prodotto migliore, non provocare danni inutili, utilizzare il 

business per ispirare e implementare soluzioni per la crisi ambientale”. Lavorare 

con altre aziende verso un obiettivo comune è tra le iniziative ambientali 

più gratificanti intraprese da Patagonia. Fin dal 2006, l’European Outdoor 

Conservation Association (EOCA), di cui Patagonia è uno dei membri fondatori, 

sovvenziona progetti concreti di conservazione e salvaguardia ambientale: 

in questi 7 anni, l’EOCA e i suoi 94 membri, hanno promosso e supportato 

ben 46 progetti di conservazione ambientale a livello internazionale in 27 

Paesi, con una raccolta globale che ha superato il milione di Euro. 

Quest’anno la votazione dei progetti volti alla tutela ambientale, promossa in 

collaborazione con diverse riviste europee, si è aperta il 14 marzo ed è terminata 

il 12 aprile: è stato possibile votare la rosa dei progetti finalisti selezionati 

per il 2013 tra oltre 55 proposte nelle seguenti categorie: “Alpine”, 

“Outdoor”, “Nature”. Il 14 marzo, negli Stati Uniti, Patagonia ha celebrato 

l’annuale “International Day of Action for Rivers” per la tutela dei fiumi e ha 

organizzato una serata celebrativa dedicata alla salvaguardia dei corsi d’acqua 

di tutto il mondo, come parte della campagna ambientale Our Common Waters 

di Patagonia, attraverso la quale l’azienda si batte da tempo per bilanciare 

i bisogni d’acqua degli esseri umani con quello di animali e piante. 

L’ultima sezione della campagna Our Common Waters di Patagonia si è concentrata 

sulle riserve di acqua dolce e su ciò che le minaccia: l’inquinamento 

idrico. Prenderà in esame la fratturazione idraulica (fracking), la controversia 

legata all’estrazione di bitume e alla costruzione di oleodotti, l’inquinamento 

agricolo e qualcosa che tocca l’azienda molto da vicino, l’inquinamento tessile. 

Collegherà biodiversità e acqua pulita, evidenziando le azioni per tutelare 

tutte le forme viventi e gli ecosistemi ad esse correlati che attingono alle risorse 

d’acqua del pianeta. Ad esempio, le compagnie che estraggono petrolio 

dalla sabbia bituminosa prevedono di ampliare una rete di oleodotti attraverso 

Canada e Stati Uniti, con l’obiettivo di raggiungere la costa nord-americana 

per esportare il petrolio. Patagonia invita ad unirsi alla UK Tar Sands Network 

per tenere le sabbie bituminose lontane dall’Europa. 

Il 14 marzo a Palo Alto e San Francisco, California, USA, durante l’International 

Day of Action for Rivers, Patagonia si è impegnata per la protezione di 

quelli che vengono definiti “fiumi interrotti”, ovvero sull’impatto di dighe e deviazioni 

sulla morfologia dei corsi d’acqua, con piccoli gruppi di attivisti e le 

comunità locali: l’evento ha previsto la proiezione di DamNation, un film che 

propone una prospettiva dinamica sui tentativi umani di imbrigliare e controllare 

il potere dell’acqua a spese della natura e di Streams of Consequence di 

James Q. Martin dell’associazione Ríos Libres, un film a proposito della campagna 

per fermare le 5 dighe proposte in Patagonia, Cile e le alternative 

energetiche esistenti per il Paese oggi. 

Adidas rivela i risultati del quarto trimestre del 2012. Il fatturato 

è aumentato dell’1% e tende ad aumentare nel retail (+9%), 

ma a calare nel wholesale del 4%. Non soddisfano l’Europa 

Occidentale (dove però le vendite erano state trascinate 

dall’Europeo 2012 e dai Giochi Olimpici di Londra), dove le 

vendite calano del 4%, e il Nord America (-8%). Aumentano 

invece i mercati europei emergenti (+9%), la Cina (+ 12%), 

l’Asia (+ 4%) e l’America Latina (+ 4%). 

Tuttavia la vera sorpresa del quarto trimestre sono i 265 milioni 

di euro di svalutazione da imputarsi alle difficoltà del marchio 

Reebok, pur precedentemente annunciate, e che costringono 

265 milioni di svalutazione per adidas 


Footwear vincente per Nike 

in Europa Occidentale 

Nel suo ultimo trimestre, chiuso a fine febbraio, 

il gruppo Nike ha registrato un aumento 

del 9% del fatturato rispetto allo stesso 

periodo di un anno fa, a 4,78 miliardi di euro 

(6,19 miliardi di dollari USA), 4,32 dei quali 

generati solo dal suo marchio omonimo. 

All’interno del brand, la calzatura resta l’attività 

di punta, con una crescita del 9%, 

pesando ancora per più del 65% sulle vendite. 

L’abbigliamento rappresenta il 28% e le sue 

vendite sono progredite del 7%. L’incremento 

maggiore viene dagli accessori, le cui vendite 

crescono del 22%, a 251 milioni di euro. 

Questa categoria fa progressi soprattutto in 

Nordamerica (+45%), dove il marchio registra 

una crescita del 18%, a 1,97 miliardi di 

euro, con un +15% nelle calzature e un 

+22% nell’abbigliamento. 

L’Europa dell’Ovest rimane il secondo mercato 

del gigante degli articoli sportivi, con un 

fatturato di 804 milioni di euro. Ma se il dato 

registra un incremento dell’8%, lo deve alle 

vendite di calzature (+14%). L’abbigliamento 

e gli accessori tecnici sono infatti entrambi 

in calo del 2%. 

Sul trimestre, Nike ha ottenuto una bella progressione 

del 16% in Europa dell’Est e del 

6% sui suoi mercati emergenti. In compenso, 

segna il passo in Asia, dove le vendite diminuiscono 

del 9% in Cina e del 13% in Giappone. 

Il marchio mantiene alcune prospettive con 

gli ordini che vengono consegnati tra marzo 

e luglio, pur precisando tuttavia che essi non 

necessariamente rappresentano un indicatore 

totalmente attinente e correlato con il futuro 

giro d’affari. Ciò detto, gli ordini sono in 

aumento del 6% a livello globale. In compenso, 

essi sono in calo del 5% in Europa Occidentale. 

l’azienda a registrare una perdita netta di 272 milioni di euro. 

Il profitto 2012 del gruppo è così diminuito a 920 milioni di 

euro (-3%) nel 2012, contro i 953 milioni del 2011. Le vendite 

su tutto l’anno 2012 sono comunque aumentate del 6% per 

un totale di 14,9 miliardi di euro. In Europa Occidentale l’aumento 

si attesta al 3%, nei mercati europei emergenti al 15%, 

in Nord America al 2%, in Sud America all’8%, in Cina al 15% 

e in Asia al 7%. 

Il margine lordo è aumentato di 0,2 punti percentuali ed è 

stato proposto di aumentare il dividendo da 1 euro a 1,35 

euro. 


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Doug Morse è stato nominato ad interim General Manager di 

Columbia Sportswear per l’Europa, Medio Oriente e Africa 

(EMEA), con effetto immediato, in sostituzione a Christian Finell, 

che ha rassegnato le dimissioni per perseguire altre opportunità 

professionali dopo aver prestato servizio come GM 

EMEA dal dicembre 2007. 

Morse ha lavorato come General Manager per Columbia in 

Canada dal 2008, e in 18 anni di esperienza nella società ha 

rivestito vari ruoli di leadership negli Stati Uniti. Morse condurrà 

le operazioni di go-to-market, vendite e marketing, facilitando 

nel contempo la ricerca di un dirigente generale regionale. 

Tim Boyle, CEO e Presidente di Columbia, ha commentato: 

“Doug è un veterano prezioso di Columbia che porta una profonda 

comprensione delle strategie che stiamo portando avanti 

su tutta la nostra piattaforma multi-brand. Egli sarà determinante 

per mantenere la continuità con i nostri clienti e consumatori 

in questa fase di transizione di leadership nella regione 

EMEA.” 

“I brand che fanno parte di Columbia Sportswear offrono una 

combinazione unica di prestazioni, stile e valore per questi 

tempi economicamente difficili”, ha detto Morse. “Non vedo 

l’ora di lavorare a stretto contatto con il nostro team europeo, 

e con i nostri clienti, in modo da rafforzare i collegamenti dei 

nostri marchi con i consumatori e far crescere le nostre imprese.” 

La riorganizzazione che Columbia Sportswear ha operato nel 

corso del 2012 sembra aver portato i suoi frutti. Il gruppo 

americano, che controlla Columbia, Sorel, Mountain Hardwear 

Il gruppo americano ha superato nel 

2012 la soglia psicologica e simbolica 

(ma comunque sostanziale) dei 10 

miliardi di dollari di giro d’affari, sfiorando 

peraltro quasi gli 11. Una performance 

motivabile con la sua politica 

di acquisizioni. L’ultima in data, e 

non delle più piccole, è stata quella di 

Timberland. Così, nel 2012, VF ha 

visto crescere le vendite del 15%, a 

10,9 miliardi di dollari, vale a dire circa 

8,1 miliardi di euro. 

L’acquisizione di Timberland nel 2011 

ha rappresentato da sola 907 milioni 

di vendite supplementari, cioè più 

della metà della crescita. Eccettuato 

per la divisione “Contemporary Brands”, 

che è in calo a causa soprattutto 

della cessione di John Varvatos, tutte 

le divisioni sono in crescita nel quarto 

trimestre. 

Da ottobre a dicembre, la sezione 

“Outdoor & Action Sports” ha ottenuto 

una crescita delle vendite del 6%, 


NEWS 

Giro di poltrone in Columbia Europe 

a 1,7 miliardi di dollari. The North Face 

e Vans hanno realizzato incrementi 

rispettivamente del 4 e del 21%. 

Timberland (brand appunto appena 

acquisito) è stato comunque in calo 

del 4%, in ragione delle controprestazioni 

registrate in America e in Europa. 

La divisione “Jeanswear” (Lee e 

Wrangler), è cresciuta del 4%, a tassi 

di cambio costanti. Ma ancora una 

volta il Vecchio Continente è in difficoltà. 

Lo “Sportswear” (Nautica, Kipling) 

ha registrato una crescita delle 

vendite del 15%. Le vendite all’estero, 

che pesano per il 37% sull’attività 

del gruppo, sono cresciute del 7%, 

con un +11% in Asia, un +10% in 

America e un +5% in Europa. “Siamo 

sicuri di essere il gruppo meglio posizionato 

del settore”, ha puntualizzato 

il patron di VF, Eric Wiseman. 

Sempre in questo quarto trimestre, il 

margine lordo è passato dal 45,2% 

e Montrail, ha visto calare il fatturato dell’1% in un anno, a 1,67 

miliardi di dollari (1,25 miliardi di euro) e l’utile netto diminuire 

del 3%, a 100 milioni. Ma nell’ultimo trimestre, a seguito di una 

significativa riduzione dei costi, la redditività del gruppo è ampiamente 

migliorata rispetto allo stesso periodo del 2011. 

Pertanto, il fatturato si abbassa del 5%, a 501 milioni, ma l’utile 

netto si alza dell’8%, a più di 39 milioni. 

Tuttavia, il gruppo deve affrontare molte criticità. La sua attività 

in Europa crolla a un -16% di vendite in un anno (231 milioni). 

4 punti di questo dato sono da attribuire agli sfavorevoli tassi 

di cambio, e anche al -20% ottenuto nell’ultimo trimestre. Il 

Canada, che ha globalmente sofferto (-11%), rialza la testa 

nell’ultimo trimestre (+5%). La buona notizia viene dall’America 

Latina e dall’Asia Pacifico, che registrano una progressione 

delle vendite dell’11% e pesano attualmente 378 milioni sul 

fatturato, mentre gli Stati Uniti, stabili, ottengono 947 milioni. 

Nel 2012, se l’attività attrezzature e abbigliamento ha resistito, 

con un +1%, a 1,347 miliardi, l’attività calzature accusa un 

-10%, a 323 milioni. Di fatto, Sorel accusa un calo delle vendite 

del 16% sull’anno, a 127 milioni. Mountain Hardwear (-1%) 

ne approfitta per passargli davanti, con 141 milioni di giro 

d’affari, mentre Columbia, malgrado un ultimo trimestre in ribasso 

del 4%, termina il 2012 allo stesso livello del 2011: 1,39 

miliardi di dollari. 

Nel 2013, Columbia Sportswear si aspetta un altro anno difficile 

e si fissa l’obiettivo di mantenere il proprio livello di fatturato. 

Nel frattempo, punta a un margine operativo tra il 7,5 e l’8% 

(era stato dell’8% nel 2012). 

VF Corp supera i 10 miliardi di dollari di fatturato 

nel 2011, al 47,4% di questa volta. 

L’utile operativo è aumentato del 

28%, a 457 milioni di dollari, mentre 

l’utile netto è cresciuto del 32%, a 

344 milioni di dollari. 

Sull’anno completo, il margine lordo 

si è assestato al 46,5%, contro il 

45,8% del 2011. L’utile operativo è 

cresciuto del 17%, a 1,5 miliardi di 

dollari. Infine, l’utile netto ha ottenuto 

un aumento del 18%, a 1,1 miliardi di 

dollari. 

Per il 2013, la direzione punta su un 

incremento delle vendite nell’ordine 

del 6%, per raggiungere gli 11,5 miliardi 

di dollari. Solamente la divisione 

“Outdoor & Action Sports” dovrebbe 

ottenere una crescita a due cifre. VF 

punta su un incremento delle vendite 

del 10% all’estero, tanto da ipotizzare 

che possano arrivare a valere il 38% 

del fatturato totale, e prospetta anche 

una crescita delle vendite in Europa, 

nonostante la crisi.

NEWS 

BasicNet, meno fatturato, più vendite mondiali 

Il Consiglio di Amministrazione di BasicNet S.p.A., riunitosi il 18 marzo sotto la presidenza 

di Marco Boglione, ha approvato il bilancio consolidato 2012 e il progetto di 

bilancio di esercizio al 31 dicembre 2012. 

Nel 2012 le vendite aggregate di prodotti recanti i marchi del Gruppo BasicNet (Kappa, 

Robe di Kappa, Superga, K-Way, Lanzera, AnziBesson, Jesus Jeans e Sabelt) sono 

cresciute del 6%, a 434 milioni di euro (410 milioni nel 2011). Il fatturato consolidato 

ha registrato invece un calo, a 152 milioni di euro, dai 160 milioni del 2011. Nell’esercizio 

sono aumentati di 66 i punti vendita a insegne del Gruppo, per un totale di 324 

a fine anno. 

Nel 2012 il Gruppo ha proseguito nello sviluppo strategico del mercato internazionale, 

consuntivando un aumento delle vendite a livello aggregato, trainato soprattutto dai 

mercati emergenti. Ottima crescita nelle Americhe (+37%), Medio Oriente e Africa 

(+18%). Nonostante il trend economico negativo che ha condizionato alcuni Paesi 

dell’area dell’Euro, le vendite aggregate crescono del 6% rispetto all’esercizio precedente 

e le royalties e sourcing commission segnano un incremento dell’11,4%. Al 31 

dicembre il reddito operativo del settore specifico era di 19 milioni di Euro, in crescita 

del 3% rispetto all’esercizio precedente. 

Il mercato italiano, sul quale operano il licenziatario BasicItalia S.p.A. e le sue controllate, 

ha registrato un -9% ed è stato particolarmente condizionato dal trend di rallentamento 

dell’economia, già in atto nel 2011, ma ulteriormente penalizzato nel corso del 

2012 dall’avvio delle misure del contenimento del debito pubblico, accompagnato da 

un inasprimento della pressione fiscale, sia sul fronte delle imposte indirette che su 

quello delle tasse sulla casa e sui patrimoni mobiliari, che hanno comportato una forte 

contrazione dei consumi, soprattutto nel secondo semestre dell’esercizio. 

Il Gruppo, in tale contesto, ha continuato ad incrementare la rete Italiana di punti vendita 

a proprie insegne, imprimendo un’accelerazione al progetto di espansione di tale 

segmento, con l’obiettivo di anticipare le evoluzioni dei canali distributivi che registrano 

una crisi sempre più profonda ed irreversibile dei negozi multimarca. La strategia del 

Gruppo è quindi quella di raggiungere i consumatori principalmente attraverso i punti 

vendita ad insegne del Gruppo. 

“L’attività del Gruppo per il 2013 sarà incentrata allo sviluppo del Network dei licenziatari 

commerciali e produttivi per consolidare i benefici della presenza capillare su tutti 

i principali mercati, garantendo un flusso in crescita di royalties e sourcing commission”, 

si legge in una nota del gruppo. “Per quanto riguarda il mercato italiano, permane anche 

per il 2013 un clima di incertezza, oltre a previsioni di continue difficoltà di accesso al 

mondo del lavoro e di ulteriore calo dei redditi nominali. Su tali basi è complesso formulare 

aspettative per l’intero esercizio. Il Gruppo proseguirà nelle attività poste in 

atto per il recupero reddituale delle attività condotte dal licenziatario italiano e per la 

crescita organica delle attività internazionali di licenza.” 

Nuovo CEO in Rip Curl 

Il gruppo di prodotti per tutti i tipi di boardsport e sport invernali Rip Curl prosegue 

la propria riorganizzazione nominando Michael Daly come suo Presidente e Direttore 

Generale, o Chief Executive Officer, che dir si voglia. 

Una nomina che fa seguito all’annuncio della partenza di Olivier Cantet, che lascerà 

questo incarico il 30 giugno, data di chiusura dell’esercizio. Così, se la struttura europea 

di Rip Curl sarà guidata da Wilco Prins, da quattro anni responsabile della 

divisione core, si sa ora che a partire dal 1° luglio la direzione mondo sarà invece 

appannaggio di Michael Daly, che lavora da 11 anni all’interno del gruppo, svolgendo 

soprattutto il ruolo di direttore finanziario. In precedenza, Daly si era fatto le ossa 

all’interno di PriceWaterhouseCoopers, a partire dal 1993. 

Brian Singer, che occupava ad interim il posto di CEO del gruppo, dovrebbe riprendere 

il suo posto di direttore-fondatore all’interno del CdA di Rip Curl. 


New Balance negli 

Hotel Westin 

Il vantaggio della corsa a piedi come attività 

sportiva sta nella sua universalità. Ad 

ogni ora e in ogni luogo, l’appassionato di 

running può concedersi una corsetta. Un 

vantaggio che ne fa uno sport di riferimento 

per le categorie socio-professionali 

superiori con tempi di pinificazione delle 

loro giornate ben definiti, che utilizzano 

tecnologie mobili e che fanno del movimento 

con programmi spesso intensi. Insomma, 

tutti coloro che hanno bisogno di 

avere scarpe e abbigliamento sportivo a 

portata di mano. 

Si tratta di clienti che sono professionisti, 

viaggiatori, per i quali la catena di alberghi 

Westin Hotels & Resorts, in collaborazione 

con New Balance, ha testato dal 2010 

un concept di prestito di attrezzature in 

una decina dei suoi hotel, fra cui quelli di 

Boston, Berlino e Tokyo. Dall’autunno 

scorso, ha poi iniziato ad estendere questa 

strategia a livello generale. Oggi, tutti 

i 190 hotel della catena propongono questo 

servizio con il marchio americano, fra 

cui il Westin di Parigi-Vendôme. 

“New Balance è felice e orgogliosa di 

rafforzare la sua partnership con Westin, 

affinché quest’ultima possa fornire ai suoi 

clienti attenti alla propria salute delle calzature, 

dei vestiti, degli accessori e dei 

programmi sportivi che migliorino in maniera 

significativa la loro esperienza di 

soggiorno”, spiega in un comunicato Hilary 

Keates, direttrice del marketing mondiale 

e della gestione del marchio. 

New Balance, infatti, non si è solamente 

posizionato come fornitore di materiali. Il 

marchio ha anche creato un percorso e 

un programma sportivo da proporre ai 

clienti degli hotel. Per New Balance, 

l’esperienza permette di raggiungere una 

clientela spesso alquanto benestante, 

che così ha l’opportunità di testare i suoi 

prodotti. 

Per 5 euro, i clienti possono prendere in 

prestito scarpe da corsa con suole usa e 

getta, oltre a tutta una gamma di vestiti 

New Balance da uomo e da donna: degli 

short, delle t-shirt e delle calze per gli 

uomini e degli short, dei pantaloni “Capri”, 

delle magliette, dei reggiseni sportivi e 

delle calze per le donne. 

Fonti: Fashion magazine, il sole24 ore, assosport, 

coni, ansa, adnKronos, Prima comunicazione, 

www.sportbizreport.it, www.sporteconomy. 

it, www.sponsornet.it, www.fashionmag.com 


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