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PRESENTAZIONE DELL’AUTORE<br />
Questo libro, è dedicato a tutti i ragazzi in età scolare che ho incontrato nell’ambito<br />
del progetto di educazione ambientale voluto dalla Provincia di Treviso.<br />
In esso, non sono presenti le solite monografie che si trovano nei vari libri di animali,<br />
ma una raccolta di esperienze, di curiosità, di particolarità, di leggende, di<br />
aneddoti e di proverbi, che per secoli sono stati vissuti, raccontati e tramandati,<br />
quando uomini e animali vivevano gli uni accanto agli altri in un habitat ormai del<br />
tutto scomparso.<br />
Cari ragazzi, queste mie conoscenze partono da molto lontano, da quando ero un<br />
ragazzino come voi e appena tornato da scuola e fatti i compiti, “scappavo” da<br />
casa e andavo “per campi” dove potevo incontrarmi con un mondo animale, che<br />
viveva in un habitat ideale, in perfetta simbiosi con l’uomo. E davanti ai miei occhi,<br />
di bambino innamorato degli animali e della natura, potevo osservare questo<br />
mondo fantastico, che con il passare degli anni ha finito con lasciarmi un segno<br />
profondo fatto di ricordi, di attese, di incontri, di sensazioni, le stesse che erano state<br />
di tanti altri bambini che le avevano vissute prima di me, ma che le mie generazioni<br />
purtroppo non hanno saputo tramandare e che voi oggi, purtroppo, potete soltanto<br />
ascoltare e rivivere con un po’di immaginazione come in una favola bella. E<br />
sì, scappavo proprio di casa ogni qualvolta riuscivo ad eludere la vigilanza di<br />
nonna Maria, che non poteva certo competere con la mia vivacità e doveva accontentarsi<br />
di seguirmi da lontano, timorosa, che andassi, come si soleva dire allora, a<br />
“pericolarmi”. Allora, erano i primi anni ‘50, la gente lavorava la terra con la<br />
forza delle braccia, e, per questo, la campagna era molto frequentata da un nugolo<br />
di bambini di tutte le età, da genitori, da nonni e da vicini di casa che prestavano<br />
la loro opera e che trascorrevano nei campi l’intera giornata. Il lavoro era così<br />
tanto, che, per non perdere troppo tempo, spesse volte il frugale pranzo veniva portato<br />
direttamente sul posto e i lavoranti si sedevano all’ombra di un albero per mangiare<br />
quel poco che era stato cucinato per loro. La vita era disciplinata dal sole e<br />
dal canto del gallo, che davano la sveglia e l’inizio al lavoro. Era poi scandita dalla<br />
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