Le fondazioni dei viadotti autostradali - Spea Ingegneria Europea
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Ponti & Viadotti<br />
Piero Bongio*<br />
Tiziano Collotta**<br />
Elisabetta Ferraris***<br />
130<br />
Fondazioni<br />
“There is no glory in foundations”: un monito che, nella realtà professionale<br />
e nella vita quotidiana, trova tristi conferme...<br />
UNA “GLORIA” SEPOLTA:<br />
LE FONDAZIONI DEI VIADOTTI AUTOSTRADALI<br />
“Nelle lunghe notti invernali, quando la<br />
malinconia <strong>dei</strong> vecchi cantieri stringe<br />
forte il cuore, quando grappe e bicchieri<br />
di vino rosso annaffiano gli sbiaditi ricordi<br />
<strong>dei</strong> bei tempi che furono, attempati<br />
capocantieri nei nostalgici racconti <strong>dei</strong><br />
<strong>viadotti</strong> costruiti si soffermano a rievocare<br />
gesta legate ai vari degli impalcati,<br />
ai casseri rampanti, ai getti delle pile,<br />
ma raramente i discorsi cadono sulla<br />
realizzazione delle <strong>fondazioni</strong>, se non<br />
per ricordare quella volta che quel cavolo<br />
di Ingegnere geotecnico... Mamma<br />
che disastro!”.<br />
Figura 1 - Il ponte sull’Adda<br />
Nel lontano 1936, nel corso del primo Congresso Internazionale di<br />
Soil Mechanics and Foundation Engineering, tenuto a Cambridge<br />
nel Massachusetts (USA), il Prof. Terzaghi lanciò il suo celebre monito:<br />
“There is no glory in foundations”.<br />
Il monito del Padre Fondatore della Meccanica <strong>dei</strong> Suoli trova nella<br />
realtà professionale e nella vita quotidiana sistematiche e tristi conferme.<br />
Ad esempio, tanto per parlare di <strong>viadotti</strong>, di un viadotto autostradale<br />
colpiscono di certo l’altezza delle pile, la lunghezza delle campate,<br />
lo sviluppo dell’impalcato e in generale “l’ardire” dell’opera; ovviamente<br />
non le <strong>fondazioni</strong>.<br />
“There is no glory in foundations”… sicuramente aveva ragione Terzaghi,<br />
ma per chi ha la fortuna di affrontare con passione il progetto delle<br />
<strong>fondazioni</strong> di un viadotto resta il profondo orgoglio di ideare una componente<br />
fondamentale dell’intera struttura, quell’orgoglio capace di regalare<br />
soddisfazioni più gratificanti della “glory” di cui parlava Terzaghi.<br />
Quando capita, per esempio, che le <strong>fondazioni</strong> di un viadotto siano magari<br />
costituite da pozzi del diametro di 10-15 m, magari profondi 30-<br />
40 m, magari in presenza di coltri in frana dello spessore di 10-15 m<br />
e magari sottoposti ad accelerazioni sismiche di progetto di 0,20 g…<br />
cavoli, parlando tra di noi, viene da chiedersi “qual è l’opera di ingegneria?<br />
Dov’è l’ingegno? Solo “il ponte”?”...<br />
E se pensiamo alle <strong>fondazioni</strong> di un viadotto sul Tevere, sul Po o sull’Arno<br />
“dov’è l’ingegno?”. Accidenti, “è sepolto”!<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
Va beh, l’Ingegnere geotecnico se ne è fatta una ragione e allora i testi<br />
<strong>dei</strong> “Maestri” associano alla geotecnica delle <strong>fondazioni</strong> l’“engineering<br />
judgement”, “quella particolare sensibilità”, l’“intuizione”, per spingersi<br />
all’estremo: l’“arte”.<br />
La premessa è fin troppo ampia per l’argomento specifico, ma tanto<br />
valeva darci una piccola soddisfazione.<br />
Volendo spezzare una lancia a favore della complessità dell’aspetto<br />
“<strong>fondazioni</strong> <strong>dei</strong> <strong>viadotti</strong> <strong>autostradali</strong>”, si riportano nell’articolo alcuni<br />
particolari esempi che hanno coinvolto le componenti legate alla “sensibilità”<br />
dell’Ingegnere geotecnico.<br />
Gli interventi sono stati progettati dagli Uffici Strutture e del Polo di<br />
Geoingegneria di <strong>Spea</strong> <strong>Ingegneria</strong> <strong>Europea</strong> SpA.<br />
<strong>Le</strong> tipologie delle <strong>fondazioni</strong> <strong>dei</strong> <strong>viadotti</strong><br />
Come è noto, i <strong>viadotti</strong> <strong>autostradali</strong> possono presentare <strong>fondazioni</strong> di<br />
diverse tipologie:<br />
tipo diretto;<br />
di tipo diretto su terreno trattato (jet-grouting, vibroflottazione, vibrocompattazione,<br />
cutter soil mixing, terreni iniettati, sistemi misti);<br />
micropali;<br />
pali di medio-grande diametro;<br />
diaframmi;<br />
<strong>fondazioni</strong> a pozzo.
La scelta dipende da una serie di aspetti:<br />
l’entità <strong>dei</strong> carichi da trasferire (azioni assiali, taglianti, flettenti e torcenti);<br />
gli aspetti geomorfologici (azioni aggiuntive ricollegabili a cinematismi<br />
di instabilità di versante, andamento planoaltimetrico del terreno<br />
in prossimità della fondazione) e idrogeologici dell’area;<br />
caratteristiche stratigrafiche e meccaniche <strong>dei</strong> terreni di fondazione;<br />
spostamenti ammissibili della sovrastruttura e <strong>dei</strong> sistemi di appoggio<br />
dell’impalcato;<br />
accessibilità all’area di fondazione delle spalle e delle pile;<br />
aspetti ambientali.<br />
Tra gli aspetti esposti è forse anche interessante fornire alcuni dati in<br />
merito all’entità <strong>dei</strong> cedimenti e degli spostamenti ammissibili adottati<br />
nelle progettazioni <strong>Spea</strong> <strong>Ingegneria</strong> <strong>Europea</strong> SpA:<br />
a testa pila (quota appoggi);<br />
w orizz = 4 cm (condizioni statiche);<br />
= 10 cm (condizioni sismiche);<br />
cedimenti differenziali tra pile adiacenti:<br />
Δw < 0,2‰ della lunghezza media delle luci concorrenti all’appoggio.<br />
I cedimenti verticali assoluti, anche di entità rilevante (> 30 cm), possono<br />
essere gestiti adottando tipologie di appoggi e particolari accorgimenti<br />
costruttivi.<br />
Fondazioni<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
<strong>Le</strong> <strong>fondazioni</strong> “particolari”<br />
Il ponte sull’Adda, spalla lato Milano, sull’Autostrada A4<br />
Milano-Bergamo<br />
L’opera è stata realizzata nell’ambito <strong>dei</strong> lavori di ampliamento alla<br />
quarta corsia della Milano-Bergamo.<br />
Il viadotto ad arco, la cui lunghezza complessiva è pari a 177,50 m, è realizzato<br />
in acciaio, ha luce di 82,20 m e un’altezza massima di circa 25 m.<br />
<strong>Le</strong> particolarità della spalla lato Milano dell’opera sono molteplici:<br />
entità <strong>dei</strong> carichi:<br />
carico verticale = 67.000 kN;<br />
taglio long = 8.900 kN;<br />
taglio trasv = 900 kN;<br />
momento long = 54.000 kNm;<br />
momento trasv = 135.000 kNm<br />
(i carichi sono riferiti allo SLE);<br />
presenza di elevati momenti torcenti in fondazione (momento torc =<br />
47.000 kNm) dovuti all’eccentricità degli appoggi dell’arco rispetto<br />
al baricentro del plinto di fondazione;<br />
caratteristiche <strong>dei</strong> terreni di fondazione (argille e limi soffici in cui<br />
si alternano livelli di sabbie e ghiaie e conglomerati. I conglomerati<br />
sono presenti in forma continua a monte della fondazione);<br />
presenza di un’importante struttura idraulica, rappresentata dalle<br />
opere di restituzione di una centrale idroelettrica, in stretta aderenza<br />
alla fondazione;<br />
presenza delle opere di<br />
fondazione esistenti;<br />
impossibilità di accesso<br />
alle aree di lavoro<br />
con pesanti macchine<br />
operatrici.<br />
L’unico accesso è rappresentato<br />
da una<br />
passerella in c.a. aggettante<br />
sull’Adda.<br />
Tra le varie soluzioni possibili<br />
sono state prese in<br />
considerazione <strong>fondazioni</strong><br />
su pali trivellati di<br />
grande diametro, su micropali<br />
e la fondazione a<br />
pozzo. <strong>Le</strong> <strong>fondazioni</strong> su<br />
pali trivellati sono state<br />
escluse per le problematiche<br />
di accesso all’area,<br />
Figure 2A, 2B, 2C e 2D - Il progetto della fondazione<br />
spalla lato Milano del ponte sull’Adda<br />
131
mentre il pozzo è stato escluso per evitare scavi in adiacenza a una<br />
delicata struttura idraulica esistente, volendo inoltre evitare che scavi<br />
in presenza di flussi di acque liberi potessero comportare l’insorgere<br />
di problemi di filtrazione notevoli; si sono inoltre volute evitare le problematiche<br />
ambientali legate alle iniezioni ad alta pressione (jet-grouting)<br />
sul fondo pozzo, necessarie a garantire la possibilità di raggiungere<br />
all’asciutto le profondità del pozzo richieste dall’analisi numerica.<br />
La scelta è così caduta su una fondazione su micropali, supportati<br />
in questo dalla scelta progettuale fatta all’epoca della costruzione<br />
del ponte esistente.<br />
La fondazione è composta da 238 micropali del diametro di 240<br />
mm, aventi lunghezza di 30 m, armati con tubi del diametro di 177,8<br />
mm sp = 10 mm.<br />
Figura 3 - I micropali della spalla lato Milano<br />
132<br />
Fondazioni<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
La disposizione <strong>dei</strong> micropali è a quinconce con interasse trasversale<br />
di 1,30 m e 0,80 m longitudinale, rispetto all’asse del ponte.<br />
Il momento torcente è stato assorbito mediante 28 micropali suborizzontali,<br />
ancorati nei conglomerati, aventi le stesse caratteristiche di<br />
quelli di fondazione, inclinati di 45°, 35° e 25° rispetto all’orizzontale.<br />
Tutti i micropali sono stati iniettati a bassa pressione (5 bar) attraverso<br />
la realizzazione di un tappo alla sommità costituito da un geotessile<br />
riempito con boiacca di cemento e la posa di una speciale valvola<br />
di non ritorno a fondo foro.<br />
Il viadotto Arno: l’ampliamento della terza corsia del tratto<br />
Firenze Nord-Firenze Sud dell’Autostrada A1 Milano-Napoli<br />
<strong>Le</strong> <strong>fondazioni</strong> esistenti delle pile in alveo sono costituite da plinti a forma<br />
di “lama”, di lunghezza pari a 33,45 m, larghezza di 5,20<br />
m e spessore 1,40 m; i plinti sono fondati su 22 pali trivellati<br />
di grande diametro (del diametro di 1.200 mm) aventi lunghezza<br />
variabile da 25,50 m a 30,00 m.<br />
L’ampliamento della fondazione prevede un allargamento pari<br />
a 11,25 m per parte, per una lunghezza totale del plinto di<br />
46,70 m; l’allargamento è fondato su 10+10 pali trivellati del<br />
diametro di 1.200 mm, aventi una lunghezza pari a quella <strong>dei</strong><br />
pali esistenti.<br />
A sostegno degli scavi necessari per la realizzazione delle pile<br />
in alveo è stata prevista l’infissione di palancole metalliche<br />
della lunghezza di 10 m a partire da un’isola realizzata in alveo,<br />
per consentire di operare al riparo dal flusso idrico.<br />
L’aspetto tecnico interessante è rappresentato dalla valutazione<br />
della ripartizione <strong>dei</strong> carichi tra i pali della fondazione in ampliamento<br />
e i pali della fondazione esistente.<br />
La progettazione delle sottostrutture dell’ampliamento è stata<br />
effettuata contemplando la storia di carico della struttura: in altre<br />
parole, l’applicazione <strong>dei</strong><br />
carichi dovuti alla struttura di<br />
ampliamento sono stati applicati<br />
in uno step di carico,<br />
successivo alla situazione attuale,<br />
in riferimento alla quale<br />
i pali della struttura esistente<br />
risultano già sollecitati<br />
dai carichi provenienti dalla<br />
struttura esistente stessa.<br />
In sostanza, nelle analisi incrementali<br />
eseguite, i pali esistenti<br />
e quelli di nuova realizzazione<br />
sono stati “modellati”<br />
in maniera differente, tenendo<br />
cioè in debita considerazione<br />
i complessi fenomeni<br />
non lineari di interazione<br />
palo-terreno legati a fenomeni<br />
fisici quali:<br />
reazione orizzontale del<br />
terreno (curve p-y);<br />
mobilitazione degli attriti/adesioni<br />
lungo il fusto<br />
Figure 4A, 4B e 4C -<br />
L’allargamento della<br />
fondazione delle pile in alveo<br />
del viadotto Arno<br />
del palo;<br />
mobilitazione della resistenza<br />
del terreno alla<br />
punta del palo.
Il viadotto Verrand sull’Autostrada Aosta-Monte Bianco<br />
Il viadotto è costituito da cinque campate della luce massima di 135,00<br />
m, con altezza massima delle pile pari a 40,00 m.<br />
<strong>Le</strong> <strong>fondazioni</strong> delle pile sono intestate a mezzacosta su un ripido versante<br />
morenico, con pendenze medie dell’ordine di 40°. Diversi sono<br />
gli aspetti critici legati alla scelta tipologica e al dimensionamento delle<br />
<strong>fondazioni</strong>:<br />
presenza di materiali costituiti in prevalenza da sabbie e limi con<br />
ghiaia e ciottoli associabili a:<br />
depositi morenici;<br />
accumuli di frana stabilizzati;<br />
coltri detritiche;<br />
alti livelli di falda, prossimi al piano campagna nella parte mediana<br />
e al piede del versante;<br />
entità <strong>dei</strong> carichi (riferiti allo SLE: carico verticale = 68.000 kN; taglio<br />
= 3.600 kN; momento = 152.000 kNm);<br />
presenza di una coltre di terreno dello spessore di 10-15 m in condizioni<br />
di potenziale instabilità;<br />
scelta progettuale di incrementare i coefficienti di sicurezza del versante<br />
attraverso interventi di drenaggio profondo;<br />
difficoltà a creare piste e aree di lavoro per la realizzazione delle<br />
<strong>fondazioni</strong>.<br />
In relazione a tali problematiche le <strong>fondazioni</strong> del viadotto sono state<br />
previste a pozzo; la particolarità risiede nel fatto che i pozzi hanno sia<br />
la funzione di trasferire i carichi ai terreni di fondazione stabili sia di<br />
consentire la realizzazione al loro interno di tre-quattro ordini di dreni<br />
suborizzontali da 4”, della lunghezza media di 50 m. Il pozzo di massima<br />
lunghezza raggiunge la profondità di 41 m. La parte sommitale<br />
del pozzo, sino alla profondità di 12 m da testa pozzo, è costituita da<br />
una coronella del diametro 13,20 m, realizzata con micropali (diametro<br />
di perforazione di 220,00 mm, diametro di armatura di 168,30 mm,<br />
spessore di 12,50 mm, interasse di 400,00 mm); nella parte inferiore<br />
è stata realizzata una doppia coronella in jet-grouting sino alla massima<br />
profondità del pozzo. Sono state realizzate colonne del diametro<br />
di 1.200 mm, con la tecnica bi-fluido. <strong>Le</strong> colonne sono armate con armatura<br />
tubolare.<br />
Nella configurazione di esercizio finale i pozzi, nei primi 20 m sono cavi<br />
con diametro interno di 3,00 m al fine di consentire l’ispezionabilità<br />
<strong>dei</strong> dreni, che scaricano a gravità attraverso perforazioni dal pozzo verso<br />
i sistemi di raccolta posizionati sul versante.<br />
Fondazioni<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
Figura 5 - La sezione verticale del pozzo di progetto del viadotto Verrand<br />
Figure 6A e 6B - Il varo dell’impalcato e lo scavo<br />
del pozzo del viadotto Verrand<br />
133
Ai fini del controllo della deformabilità globale del pozzo in condizioni<br />
sismiche, alla sommità del pozzo è stato realizzato un ordine di tiranti<br />
pretesati, costituito da otto tiranti a cinque trefoli da 0,6”, della lunghezza<br />
di 50,00 m, di cui 15 relativi al tratto di fondazione.<br />
Per la complessità delle problematiche dell’opera, il dimensionamento<br />
delle <strong>fondazioni</strong> è stato preceduto da un’estesa campagna di indagini<br />
e dall’installazione di un sistema di monitoraggio.<br />
Il viadotto Casaglia, spalle lato Bologna, sull’Autostrada A1<br />
Milano-Napoli: l’adeguamento del tratto appenninico tra<br />
Sasso Marconi e Barberino di Mugello<br />
Per le spalle lato Bologna, innestate nel poderoso rilevato artificiale (H<br />
> 30 m) realizzato tra il viadotto Casaglia e l’imbocco della galleria di<br />
Base, è stata prevista una complessa configurazione del tutto originale<br />
che prevede una fondazione profonda a pozzo sulla quale è realizzato<br />
un plinto in c.a. da cui si diparte il fusto cilindrico cavo dell’elevazione.<br />
Figura 7 - La sezione longitudinale della spalla Bologna del viadotto Casaglia<br />
134<br />
Fondazioni<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
Il pozzo di fondazione, del diametro di 12,60 m e della lunghezza di<br />
40,00 m, prevede la realizzazione di una coronella di n° 34 pali trivellati<br />
del diametro di 1.200 mm e lunghi 45 m. Il ribasso degli scavi avviene<br />
con travi di contrasto anulari in c.a. e con l’applicazione alle pareti<br />
di spritz-beton dello spessore di 20 cm armato con doppia rete<br />
elettrosaldata. Per il corpo spalla, impiantato in sommità del fusto cavo,<br />
si è prevista una configurazione semi-scatolare cava, con setti irrigidenti,<br />
in modo da minimizzare l’entità delle masse “sospese” e delle<br />
relative forze di inerzia indotte dalle azioni sismiche.<br />
Il carico imposto dal rilevato induce <strong>dei</strong> cedimenti in grado di innescare<br />
fenomeni di attrito negativo. In sostanza, dove il cedimento del<br />
terreno è maggiore del cedimento della fondazione, si ha l’inversione<br />
delle forze di attrito, che possono determinare carichi assiali addizionali<br />
per il pozzo. Per limitare tale fenomeno si è scelto di tenere la struttura<br />
del fusto completamente isolata dal circostante rilevato per mezzo<br />
di una cuffia cilindrica in c.a., concentrica al fusto stesso e completamente<br />
esterna ad esso alla relativa fondazione.<br />
Si è inoltre esclusa qualunque interazione tra il corpo spalla e il retrostante<br />
rilevato autostradale in terra armata, costruito in sommità del<br />
rilevato di Poggiolino. Questo prevedendo di rendere auto-stabile il<br />
fronte di quest’ultimo prospiciente al corpo spalla, il quale a sua volta<br />
si affaccia verso il rilevato con un fronte aperto e privo di rinterro. La<br />
percorribilità stradale all’interfaccia tra rilevato e spalla è garantita da<br />
una soletta flottante di transizione in c.a..<br />
In relazione agli elevati carichi in gioco (a testa pozzo N = 107.510 kN,<br />
M = 85.646 kNm, T = 756 kN (SLU) N = 86.295 kN, M = 519.045 kNm,<br />
T = 19.764 kN (Sisma)) e all’entità <strong>dei</strong> cedimenti attesi e <strong>dei</strong> possibili<br />
spostamenti orizzontali, particolare attenzione è stata rivolta alla scelta<br />
delle apparecchiature di appoggio (tipo multidirezionale con piastra<br />
di scorrimento dimensionata in modo da permettere ampi spostamenti<br />
orizzontali in tutte le direzioni dell’ordine di 50÷60 cm) e all’individuazione<br />
di accorgimenti costruttivi tali da consentire alla struttura di<br />
assorbire cedimenti decimetrici, per esempio, gli appoggi sono stati<br />
dotati di spessori a strati di lamiera, collegati mediante bullonatura, in<br />
modo tale da poter intervenire per modificare l’altezza degli stessi in<br />
funzione dell’entità <strong>dei</strong> cedimenti.<br />
La proposta del viadotto sull’Adda: il collegamento<br />
autostradale di connessione tra le città di Brescia e Milano<br />
Al fine di poter realizzare all’asciutto gli scavi sotto falda per l’esecuzione<br />
<strong>dei</strong> plinti di fondazione di pile in terreni sabbiosi fini mediamente addensati<br />
(N SPT = 30-40 colpi/piede) è prevista la realizzazione di una<br />
coronella esterna mediante pannelli realizzati con la tecnologia “cutter<br />
soil mixing”. La tecnologia consiste nel miscelare terreno in sito e<br />
cemento attraverso due set di ruote fresanti che girano su un’asse<br />
orizzontale per produrre pannelli rettangolari. Nel caso specifico, è prevista<br />
l’adozione di pannelli con sezione 2,20x0,80 m della lunghezza di<br />
10 m, da quota intradosso plinto, e un trattamento <strong>dei</strong> terreni all’interno<br />
della coronella mediante iniezioni con cementi microfini eseguite da<br />
tubi in VTR o PVC valvolati. Questo trattamento, oltre alla funzione impermeabilizzante,<br />
unitamente all’esecuzione di alcuni pannelli di CSM a<br />
raggiera interni ha anche la funzione di aumentare il modulo di deformazione<br />
medio al fine del controllo <strong>dei</strong> cedimenti della fondazione.<br />
La configurazione della pila tipo e della fondazione della singola via di<br />
corsa sono riportate nelle Figure 8 e 9. La lunghezza <strong>dei</strong> trattamenti è<br />
stata definita in modo tale da interessare il solo primo strato di terreno<br />
caratterizzato da ridotti moduli di deformabilità rispetto alle sottostanti<br />
formazioni riscontrabili oltre la profondità di circa 10 m da quota<br />
intradosso fondazione.
Figura 8 -<br />
La proposta<br />
di <strong>fondazioni</strong><br />
delle pile<br />
del viadotto<br />
sull’Adda<br />
Il cavalcavia Vignolese sull’Autostrada A1 Milano-Roma<br />
La pila centrale del cavalcavia è fondata su pali tipo Soles, infissi con<br />
un’attrezzatura di dimensioni molto limitate, con netto vantaggio sugli<br />
ingombri di cantiere, quindi adatti per pile in spartitraffico.<br />
I pali Soles sono pali di fondazione, con anima in acciaio, infissi staticamente<br />
mediante speciali attrezzature idrauliche che trovano contrasto<br />
nel plinto di fondazione, realizzato prima <strong>dei</strong> pali. La punta <strong>dei</strong><br />
pali è dotata di flangia circolare o fondello di diametro maggiore dell’anima<br />
di acciaio. Il maggior diametro della flangia è da ricondurre ad<br />
alcune specifiche finalità:<br />
alesare il terreno nella fase di infissione del tubo di acciaio, annullando<br />
temporaneamente la resistenza che verrebbe prodotta dall’attrito<br />
del terreno sul fusto del palo, permettendo in questo modo<br />
il trasferimento e l’applicazione di gran parte dell’energia di spinta<br />
dell’attrezzatura di infissione solo alla punta dell’anima di acciaio;<br />
realizzare, in contemporanea alla precedente fase, una cavità della<br />
forma di corona circolare nell’intorno del tubo di acciaio che, contemporaneamente<br />
alla sua formazione, viene colmata e saturata in<br />
pressione con calcestruzzo di opportuna granulometria;<br />
rendere, per quanto sopra, veloci e sicure le operazioni di infissio-<br />
Fondazioni<br />
STRADE & AUTOSTRADE 4-2008<br />
Figura 9 - Un particolare della<br />
testa fresante CSM della proposta<br />
di progetto del viadotto sull’Adda<br />
ne anche in rapporto al possibile<br />
verificarsi di fenomeni di dilavamento<br />
dovuti all’effetto di falde in<br />
pressione o alla presenza di terreni<br />
particolarmente instabili.<br />
Ogni fase del procedimento di infissione<br />
è controllata da un sofisticato<br />
sistema informatizzato di acquisizione<br />
e registrazione di quei<br />
dati che concorrono alla caratterizzazione<br />
delle proprietà fisiche di<br />
tutti i pali realizzati, registrazione<br />
continua della spinta di infissione,<br />
portata alla punta del palo. <br />
Figure 10A,10B,<br />
10C e 10D -<br />
Il progetto e le fasi<br />
di lavorazione della<br />
pila del cavalcavia<br />
Vignolese<br />
* Ingegnere Responsabile dell’Ufficio Geotecnica<br />
all’aperto del Polo Geoingegneria di <strong>Spea</strong> <strong>Ingegneria</strong><br />
<strong>Europea</strong> SpA<br />
** Ingegnere Responsabile del Polo Geoingegneria di<br />
<strong>Spea</strong> <strong>Ingegneria</strong> <strong>Europea</strong> SpA<br />
*** Ingegnere Progettista dell’Ufficio Geotecnica<br />
all’aperto del Polo Geoingegneria di <strong>Spea</strong> <strong>Ingegneria</strong><br />
<strong>Europea</strong> SpA<br />
135