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III. — Giudizi di Cicerone su’
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E, poco prima, dopo aver esclamato:
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studiato artificio, di cui, però,
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am in scenam, ut dicitur, attulerit
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chiude, « poèta prudens ferendi d
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Accio, « luculente.... dicitur »
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Ha, poi, in gran pregio l’ingegno
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1’ uno dell’altro critico, i qu
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quei precetti dalla filosofia. Quan
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satire luciliane molti luoghi, e vi
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questi lo ringraziava dell’ assis
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PA R T E SECONDA I. — Poesie giov
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Colmarono alcuni la lacuna del fram
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È questo di « Limoni, Ast[ic&v, l
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stenza, ricordare le avventure mara
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nascosto in cima all’albero, su c
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III. — De suo consulatu. I tre li
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vero e proprio panegirico dell’ e
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talvolta, Teognide fa la glorificaz
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teria del suo canto ? Sarebbe quest
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Tali ragioni non ci fanno ritenere
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mento, prestar fede alla sospension
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il nostro maggior poeta, nella Divi
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simi quel sentimento di terrore, ch
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gure che sovrastano alla repubblica
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IV . — De Temporibus meis. Il Vos
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Di questo poema nulla sappiamo se n
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più che Cesare stesso ne ha saputo
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Seneca, nel suo Ercole Eteo *), fan
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Cicerone ha bisogno di un lungo gir
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inimicizie e dai rancori politici,
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ici *), a dimostrare che « chi si
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fama le opere panegiriche Marius e
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► manifesta, degli antichi ordini