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QUATTRO ERBE<br />
crescere in altezza solo sino ad un metro e<br />
mezzo o poco più. È piccola rispetto alle sue<br />
origini, ma le sue proprietà benefiche sono<br />
veramente grandi!<br />
Oggi, con i metodi industriali, si estrae il succo<br />
e tramite procedimenti di rapida disidratazione<br />
si ottiene una polvere, estratto secco nebulizzato<br />
, titolato e molto ricco dei suoi principali<br />
principi attivi. La medicina polare lo utilizzava<br />
per curare la decalcificazione ossea, così<br />
come l’apparato urinario favorendone le funzioni<br />
e apportando<br />
beneficio nei casi<br />
d’infiammazioni<br />
con perdita di sangue.<br />
Si utilizzava in<br />
forma di decotto<br />
oppure polvere<br />
ottenuta dalla macinatura<br />
della pianta<br />
secca.<br />
Era utilizzata anche<br />
nella cura d’irritazioni<br />
cutanee in<br />
forma di succo<br />
spremuto, applicato<br />
direttamente sulla<br />
parte infiammata,<br />
oppure tamponandole<br />
con batuffolo<br />
intriso della sua tintura.Per<br />
uso interno,<br />
oltre al ruolo<br />
remineralizzante e<br />
diuretico, era utilizzato<br />
per apportare<br />
beneficio all’apparato<br />
digerente ed<br />
arterioso nel suo<br />
insieme, migliorandone la funzionalità e conferendo,<br />
conseguentemente, alla cute lucentezza<br />
e morbidezza. Per uso esterno era anche<br />
utilizzato in combinazione con la tintura di<br />
iodio, per far essiccare le verruche seborroiche<br />
rendendole facili da estirpare, tramite uso topico,<br />
ed anche per devitalizzare ed eliminare le<br />
escrescenze carnose chiamate volgarmente<br />
porretti.<br />
25<br />
PARLIAMO ORA DELL’ ERBA CAVALLONA:<br />
Di quest’erba, utilizzata prevalentemente in<br />
veterinaria, non ho ritrovato riferimenti botanici<br />
precisi e quindi mi limito a riportare l’esperienza<br />
popolare dei contadini della Maremma.<br />
Loro dovevano curare spesso e volentieri le<br />
profonde ferite che: muli somari e cavalli, si<br />
procuravano durante il trasporto dei legnami<br />
caricati sul loro basto. A quei tempi i veterinari<br />
erano gli anziani contadini che trasferivano ai<br />
figli l’esperienza del passato e così, gli toccava<br />
curare le bestiole<br />
ferite con i mezzi di<br />
cui disponevano in<br />
campagna.<br />
La natura offriva<br />
generosa una pianticella<br />
perenne che<br />
raggiungeva al<br />
massimo un metro<br />
d’altezza dalla<br />
quale si otteneva,<br />
tramite decotto, un<br />
liquido altamente<br />
vulnerario che riarginava<br />
entro breve<br />
tempo le copiose<br />
emorragie che scaturivano<br />
delle ferite,<br />
permettendone una<br />
rapida guarigione.<br />
Oggi non diamo<br />
molto peso a quella<br />
sapienza dei nostri<br />
antenati, perché<br />
disponiamo di<br />
medicinali anche<br />
nei piccoli casolari<br />
sparsi nella campagna<br />
maremmana, ma è certo che ancora oggi,<br />
qualche anziano stalliere utilizza questo rimedio<br />
naturale che generosamente ci offre la<br />
natura.<br />
Pier Luigi Tenci