aprile - giugno - (Domenicani) - Provincia San Domenico in Italia
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I punto
Il Capitolo Generale dei Domenicani
BOLOGNA, LUGLIO-AGOSTO 1998
Gli amici dei Domenicani di Bologna sanno che nei mesi di luglio e agosto 1998 si
tiene, nel Convento di S. Domenico, 1'assemblea generale - o Capitolo Generale - dei
rappresentanti dei settemila Frati Predicatori sparsi in tutto il mondo.
Il programma di vita dei Domenicani, e di tutti gli altri religiosi, uomini e donne,
deve proprio sembrare utopistico e bizzarro agli uomini del nostro tempo. Da una
parte un mondo materialista, tutto protesto verso "valori" terreni, quali l'affermazione,
la personalità, il piacere, la posizione sociale, il denaro; dall' altra una schiera compatta
- anche se numericamente infima rispetto a quelli che ricercano una vita facile - che
faticosamente, ma con tanto coraggio, si sforza di predicare beni spirituali, cioè impalpabili,
e futuri.
Questi religiosi sono proprio dei coraggiosi. Per Cristo hanno lasciato tutto (case,
genitori, una loro famiglia) per predicare la Buona Novella. E quindi, in nome del loro
Maestro crocifisso, essi parlano d'amore quando c'è odio, invitano alla povertà terrena
in cambio di ricchezze soprannaturali, indicano la castità come mezzo per consacrarsi
completamente al Dio invisibile, predicano 1'obbedienza per arrivare a una totale liberazione
e accolgono la sofferenza in vista della glorificazione.
Ma il loro coraggio si spinge anche oltre. Ogni tre anni essi si radunano in Capitolo
(la parola Capitolo è il diminutivo del latino "caput", cioè capo, testa) per eleggere i
superiori maggiori dell'Ordine, ma sopratutto per esaminarsi, interrogarsi, rinnovarsi
e aggiornarsi. Il compito primario del Capitolo quindi consiste nel predisporre uomini,
leggi e strumenti per un' azione più efficace, una testimonianza più vera, rispecchiandosi
nel modello Gesù Cristo e confrontandosi con le esigenze della società di oggi.
Ci vuole coraggio, e molto, anche per quest'opera di rinnovamento. Si tratta di riconoscere
eventuali manchevolezze, di rinunciare ad alcune sicurezze del passato, di
aprire nuove vie che non sono mai prive di rischi. Uniça e sola garanzia la parola di
Gesù: "lo sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
I Domenicani si consolano anche ricordando le parole del loro. Fondatore il quale,
proprio qui a Bologna, prima di morire ha promesso loro: "Vi sarò più utile dal cielo di
quanto non lo sia stato in terra".
3
P. VINCENZO BENETOLLO O.P.
Frati Domenicani
U n nuovo
Capitolo Generale
a Bologna
Nei prossimi mesi di luglio e di agosto
si celebrerà nel nostro Convento di
San Domenico il 284 0 Capitolo Generale
dell'Ordine Domenicano, che sarà il
trentaduesimo celebrato a Bologna.
La decisione di far svolgere il Capitolo
nella città in cui è morto San Domelùco
è stata presa nel 1995 dal precedente
Capitolo, che si è tenuto a Caleruega, in
Spagna, il piccolo paese in cui San Domenico
è nato.
"Dalla nascita alla Gloria" o, se si
preferisce, "La memoria delle due nascite":
questa sembra essere stata l'idea che
si è voluto suggerire, riprendendo forse
l'intuizione che già aveva guidato i Frati
Capitolari negli anni 1958 e1961, anni in
cui i Capitoli si svolsero con la stessa
successione: cioè Caleruega prima e Bologna
poi.
In questo secolo quindi due Capitoli
Generali si sono svolti a Bologna, dopo
un tempo lunghissimo, più di due secoli,
di "dimenticanza".
I Capitoli Generali a Bologna
Nel XIII secolo infatti a Bologna vennero
celebrati ben diciotto Capitoli, altri
quattro nel XIV, tre nel XV, solo uno nel
XVI e XVII, due nel XVIII; dal 1748 al
.1961 viè stata, come si diceva, una lunga
interruzione.
La principale ragione storica di questa"
dimenticanza", oltre allo sviluppo
dell'Ordine in tutte le parti del mondo e,
di conseguenza, alla possibilità di. una
più ampia scelta tra le città dove indire i
Capitoli, è stata la duplice soppressione
degli Ordini religiosi avvenuta in Italia.
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La prima soppressione del Convento
di Bologna è stata decretata dal Senato
cittadino il 6 giugno 1798: ai 103 Frati
viene vietato di vivere in comune, viene
proibito di portare l'abito religioso e
viene imposto di abbandonare in brevissimo
tempo (dieci giorni) il Convento.
Era questa una conseguenza dell' occupazione
napoleonica: l'entrata in città delle
truppe francesi era infatti avvenuta il lO
giugno 1796. Il Convento è destinato in
parte a caserma, a biblioteca municipale,
a scuole pubbliche e ad abitazioni civili.
Solo ilIo gennaio 1826 i Frati, che
avevano ricostituito una comunità a
Bologna dal 3 febbraio 1824, incominciarono
a entrare in possesso, con gravi difficoltà,
della chiesa e del Convento.
Quando il 7 luglio 1866 il Parlamento
italiano approvò la legge che sancì una
seconda soppressione degli Ordini religiosi,
i Frati non erano ancora riusciti a
riappropriarsi completamente dei locali
del Convento.
Poi nel 1904 riottennero l'uso della
chiesa e di altri ambienti vicini, e solo
dal 1924 furono restituiti "in uso" il
primo chiostro e alculÙ locali adiacenti.
Altre restituziolÙ -' sempre "in uso" -
concesse verso il 1955 hanno permesso,
tra l'altro, il ripristino della biblioteca
monumentale ... e anche la possibilità di
ospitare nuovamente i Frati Capitolari!
Che cosa è e che cosa fa
un Capitolo Generale
Nell'Ordine Domenicano il Capitolo
Generale è l'organo più alto di governo
e dell'esercizio dell'autorità. Infatti è
compito del Capitolo Generale trattare e
definire quanto riguarda il bene di tutto
l'Ordine ed eleggere, quando necessita,
il Maestro Generale.
Ci sono tre tipi di Capitolo Generale:
il Capitolo elettivo, che nomina il nuovo
Maestro Generale dell'Ordine, quello dei
Definitori (sono i rappresentanti eletti
che non ricoprono la carica di superiore)
e quello dei Priori Provinciali (cioè i Frati
che hanno responsabilità di governo nelle
Province religiose). L'autorità delle tre
assemblee è in pratica la stessa, perché
ognuna può rivolgere esortazioni, decidere
di apportare variazioni nella legislazione,
introdurre cambiamenti immediatamente
operativi (quasi dei decreti
L'organizzazione
Lo svolgimento di un Capitolo Generale
è piuttosto complesso. Sono veramente
passati i tempi in cui il Capitolo
doveva durare solo una settimana (l'ottava
di Pentecoste), oppure dieci giorni,
e i cui partecipanti erano normalmente
venticinque o al massimo una trentina e
tutti parlavano soltanto in latino ...
La preparazione immediata del Capitolo
avviene, oggi, almeno a tre livelli.
Prima di tutto si svolgono gli incontri
dei futuri Capitolari, che incominciano a
conoscersi, almeno per regioni linguistiche,
in modo da abbozzare i contenuti e
metodi di lavoro.
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Frati Domenicani
legge che hanno valore fino al Capitolo
successivo), stabilire ordinazioni per tutto
l'Ordine, aprire nuove case, chiedere
al Maestro Generale di farsi carico dell' esecuzione
di alcune decisioni ...
Perché un cambiamento delle leggi
dell'Ordine (le Costituzioni) diventi stabile,
è necessaria l'approvazione di tre
Capitoli uno di seguito all' altro.
L'alternanza di un Capitolo di Definitori
e di un Capitolo di Priori Provinciali,
dopo il Capitolo elettivo, serve a mantenere
un buon equilibrio e un consenso
generalizzato nello sviluppo della legislazione,
in relazione alle esigenze sempre
nuove della vita concreta dei Frati .
. Il Salone fatto costruire
nel 1497 dal giurista
Lodovico Bolognini
per ospitare la biblioteca.
In questa sala si terranno
le sedute
. del Capitolo Generale.
C'è poi il compito di coordinare tutti
questi incontri e di preparare (con traduzione
in più lingue) tutti i documenti
prodotti (la relazione del Maestro
Generale e degli altri ufficiali suoi collaboratori,
le diverse relazioni dei Priori
Provinciali, le numerose richieste e
interrogazioni rivolte al Capitolo), che
viene svolto con la consueta competenza,
data la lunga esperienza, dai confratelli
e consorelle che lavorano nella
segreteria generale dell'Ordine.
Vi è infine il lavoro di organizzazione
più concreta, che è svolto da una segreteria
apposita del Capitolo, per garantire
il buon funzionamento di tutto ciò che
Frati Domenicani
serve alle attività dell' assemblea: la traduzione
simultanea, la votazione elettronica,
i computer, i collegamenti
Internet, i viaggi culturali di relax, il
contatto con le Autorità locali (ecclesiastiche,
ma anche civili: amministrative,
culturali, finanziarie, associative e di
categoria ... ), i rapporti con i mass media,
l'indicazione degli itinerari per giungere
al Convento, la fraterna accoglienza e la
serena convivenza di tutti i partecipanti.
In pratica, dalla matita al modem ... all'aereo.
Partecipanti, commissioni
e svolgimento
Al Capitolo Generale "Bologna 98"
saranno presenti in tutto 125 partecipanti
così suddivisi: sessanta sono i Frati Capitolari
con diritto di voto: il Maestro dell'Ordine,
trentasette Priori Provinciali, tre
Vicepriori Provinciali, nove Vicari Generali,
otto delegati di Vicariati Regionali o
Provinciali e due delegati dei Conventi
sotto la diretta giurisdizione del Maestro
dell'Ordine .
. Otto saranno gli invitati: tre Monache,
due Suore e tre Laici.
Inoltre, quali aiuti per il concreto 1/ funzionamento"
delle attività capitolari, vi
saranno: diciassette traduttori e interpreti
(due Suore e quindici Frati), quattro Frati
studenti per la stesura dei verbali, due
Frati che cureranno gli Atti (i documenti
finali), un esperto di Internet e diciotto
religiosi e due religiose che assicureranno
i vari servizi, soprattutto l'organizzazione
delle celebrazioni liturgiche.
Inoltre vi sarà una Segreteria, composta
da quattro Frati, che avrà il compito
di coordinare tutte le attività.
I primi quattro giorni del Capitolo
sono dedicati a favorire la conoscenza
reciproca dei Capitolari mediante discussioni
su temi generali, ovviamente
di interesse comune, e incontri di preghiera:
nei primi tre giorni molti dibatti-
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ti, nel quarto silenzio e preghiera.
I temi prescelti sono i seguenti: Missione
e Cultura; l'Ordine in Asia; la Donna
nell'Ordine e nella Chiesa; la Famiglia
Domenicana: affettività e formazione;
Governo domenicano: democrazia e collaborazione.
Alcuni esperti presenteranno
una breve relazione e i Capitolari, prima
in piccoli gruppi linguistici poi in assemblea
plenaria, si conosceranno ... discutendo.
Dal quinto giorno in poi inizieranno i
lavori delle commissioni. Tutti i Capitolari
sono già stati, anche se in modo
solo provvisorio, assegnati ad apposite
commissioni (Comunità e formazione;
Famiglia Domenicana; Economia; Governo;
Costituzioni; Missione dell'Ordine) in
ragione delle loro richieste e anche delle
lingue conosciute.
Quando ogni commissione avrà elaborato
le sue proposte le presenterà all'assemblea
plenaria che le voterà. Se non
saranno approvate verranno rinviate alla
commissione perché le rielabori secondo
i criteri suggeriti dall' assemblea.
Realizzazioni avvenute
e in divenire
Il Convento di Bologna, con l'aiuto di
tanti amici (sono stati costituiti un Comitato
d'Onore, presieduto dal Cardinale
Arcivescovo e dal Prefetto, e un Comitato
Operativo), si sta preparando all'incontro
anche con una serie di lavori
di restauro e miglioramento dell' edificio
e degli ambienti.
La completa ristrutturazione del Collegio
Universitario adiacente al Convento,
il restauro del reliquiario del "Capo di
San Domenico", la ripulitura dell'interno
della Basilica, di alcuni dipinti, di gruppi
scultorei significativi e del coro, la sistemazione
del chiostro d'ingresso con il fissaggio
di tutte le lapidi, l'illuminazione
della Piazza San Domenico, la ripulitura
della cappella dell' Arca di San Domeni-
Frati Domenicani
Il Savonarola a Bologna
Parlando di Girolamo Savonarola,
viene immediato collegare le vicende del
grande domenicano alla città di Firenze,
teatro delle sue più celebri predicazioni e
dei suoi interventi in campo politico, fino
all'impiccagione e al rogo, avvenuti in
piazza della Signoria il 23 maggio 1498.
Molto meno conosciuta è la presenza
del Savonarola a Bologna: otto anni in totale,
e di fondamentale importanza nella
sua formazione.
Non è questa la sede per trattare i complessi
problemi relativi alla scomuhica,
ampiamente esaminati da vari studiosi,
fra i quali i domenicani Centi e Scaltriti,
come pure dall' ormai" classica" biografia
scritta dal marchese Ridolfi. Padre Centi
sta attualmente curando una serie di
pubblicazioni dal titolo Quaderni del quinto
centenario (vedi pago lO).
Qui si vogliono invece considerare gli
anni giovanili del Savonarola, trascorsi
in modo significativo anche nel Convento
domenicano di Bologna.
Nato nella vicina Ferrara nel 1452, fin
dalla sua agiata giovinezza Savonarola
si dedica allo studio delle opere di San
Tommaso d'Aquino, del quale in seguito
diverrà confratello; ancora lontano
dalla vocazione religiosa, già pone le
basi filosofiche, sviluppate più tardi a
Bologna, della sua vigorosa testimonianza
profeti ca.
La sua giovanile inquietudine di fronte
alla corruzione morale della società e
della Chiesa stessa si accompagna alla
ricerca della propria vocazione. Durante
una gita a Faenza, il giovane Girolamo è
scosso da una frase della Genesi, ascoltata
durante una predica: vàttene dal tuo
paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo
padre (Gen 12, 1). Dopo un intero anno di
tormento interiore, all' età di ventitrè
8
anni egli risponde a quel grido lasciando
improvvisamente la casa paterna: il 24
aprile 1475, senza dir nulla ai familiari,
parte a piedi per Bologna, dove, il giorno
stesso, bussa alla porta del Convento patriarcale
di San Domenico.
Il giorno dopo scrive al padre: ... Non
sarà stata una grande ingratitudine la mia,
ad aver pregato Iddio che mi mostri la via
dritta per la quale io ho a camminare, e lui
essendosi degnato di mostrannela, e poi che
io non l'avesse accettata? E poco tempo
dopo ai familiari, che lo volevano medico
come il nonno, scrive:rà ancora di rallegrarsi
perché Dio lo ha fatto medico di
anime, anziché medico di corpi.
Il 26 aprile Savonarola riceve l'abito
domenicano dal Priore di Bologna, Fra
Giorgio da Vercelli ed un anno dopo, nel
1476, fa la professione nell'Ordine dei
Frati Predicatori.
Nel Convento bolognese, presso l'arca
del Santo Padre Domenico, fra Girolamo
trascorre gli anni della sua formazione
iniziale; l'anno di noviziato sarà sempre
da lui ricordato "con parole di desiderio,
come un perduto bene" (R. Ridolfi): trovai
la libertà, e quivi facevo tutto quello che io
volevo, né altro desideravo, se non fare tutto
quello che mi era detto e comandato (Prediche
sopra Aggeo). Dispensato dalle lezioni
di grammatica grazie agli studi precedenti,
egli può dedicare tutto il suo noviziato
alla preghiera e alla contemplçtz:ione.
Il Convento patriarcale è in quegli anni
considerato un modello di osservanza,
eppure al giovane ferrarese quell' osservanza
appare una mera ipocrisia: tornare
alla purezza delle origini domenicane
è già allora uno dei suoi primi pensieri,
ed egli cerca di viverla personalmente,
muovendo altri a fare altrettanto con
l'esempio.
Dopo la professione i superiori, conoscendo
il suo ingegno e la sua cultura, lo
spingono a impegnarsi a pieno nello studio.
Sulle cattedre dello Studium dei Domenicani
bolognesi siedono famosi professori,
fra i quali i reggenti Fra Domenico
da Perpignano e Fra Pietro da Bergamo;
quest'ultimo, grande teologo, è l'autore
della celebre Tabula Aurea. Durante
lo studentato di Fra Girolamo è maestro
degli studi Fra Niccolò da Pisa, dotto
predicatore e autore di scritti ascetici.
I già approfònditi studi filosofici svolti
dal Savonarola a Ferrara trovano in
quest' ambiente il loro coronamento: a
Bologna, guidato da così illustri maestri,
egli si dedica soprattutto alla teologia.
Qui le meditate letture della Sacra Scrittura,
di cui egli raggiunge una conoscenza
straordinaria, gli fanno "lievitare nella
mente" le immagini profetiche che, amu
dopo, scuoteranno l'uditorio durante le
sue predicazioni.
Qui, nella nuova e solenne biblioteca
conventuale costruita pochi anni prima,
Fra Girolamo continua la sua ininterrotta
9
Frati Domenicani
Dipinto su tavola
del XV secolo,
conservato
nel Convento
di San Marco
a Firenze,
raffigurante
l'impiccagione
t di Savonarola
e dei suoi due
compagni
in piazza
della Signoria.
consuetudine con gli scritti di San Tommaso.
Vent' aIU1Ì più tardi egli parlerà dell'Aquinate
in questi termini: lo gli volsi
sempre grande bene et ebbilo in riverenza ... lo
non so nulla; pur quel poco che io so, l'ho perché
sono stato sempre nella sua dottrina. Lui
fu veramente profondo; e quando voglio
diventare piccolino, lo leggo, e parmi che lui
sia un gigante et io nulla (Predica XI sull'Esodo).
Studia anche la retorica sotto la guida
dell'umanista Giovanni Garzoni, docente
all'università, amico dei Frati e devotissimo
verso l'Ordine.
In seguito il Savonarola fa ritorno a
Ferrara, probabilmente per un corso di
perfezionamento. Terminati gli anni della
formazione iniziale con l'ordinazione
presbiterale ed assegnato al Convento di
Santa Maria degli Angeli in Ferrara, egli
inizia a predicare, non solo nella città natia,
ma anche nelle città vicine; nel 1482
viene nominato "lettore" del Convento
di San Marco in Firenze, con l'ufficio di
insegnare la Scrittura; negli éllU1Ì seguenti
alterna l'insegnamento e la predicazione.
A teneo Domenicano
F ilosofia:
il piacere di pensare
Che cosa è la filosofia?
Si potrebbe rispondere che la filosofia
è quella cosa con la quale o senza la quale
uno rimane tale e quale.
Troppo facile liquidare la questione
in questo modo.
Adesso la dico grossa: Ma tu lo sai
che per filosofare occorre saper pregare e
per pregare occorre saper filosofare?
Lo so che sembra una cosa strana, molto
strana: sembra proprio di dirla grossa ...
Forse però questa stranezza dipende
dal nostro immaginario. Noi immaginiamo
che la preghiera sia un qualcosa che
ha a che fare con il cuore, mentre la filosofia
avrebbe a che fare con la ragione.
Per questo motivo opponiamo pregare a
filosofare.
Ma se considerassimo la cosa in modo
più realistico, l'opposizione si rivelerebbe
nulla. Nulla perché sia il pregare
che il filosofare sono attività del pensiero
al suo livello più alto.
Ho la vaga impressione che comunemente
non si sappia che cosa voglia dire
pensare, che cosa sia il pensare. Figuriamoci
se si è capaci di riconoscere il grado
più alto o profondo del pensare ...
E se c'è tanta ambiguità su che cosa
sia il pensare, non deve stupire il fatto
che non si apprezzi la filosofia.
Eppure il pensare dovrebbe essere 1'esperienza
più normale che ci sia.
Sì, voglio, dire che l'uomo in quanto
uomo pensa. E vero che l'uomo è un animale,
e quindi vive una vita nell' ordine
della sensibilità.
In quanto animale, io mangio, bevo,
donno, posso riprodurmi, percepisco colori,
suoni, odori, sapori, soffro e godo,
amo e aggredisco, immagino e ricordo ...
11
Ma l'uomo è un animale particolare.
È un animale che pensa. E se la filosofia è
il modo più profondo di pensare, l'uomo
che rinunciasse a filosofare rinuncerebbe
al piacere che più gli è connaturale.
D'accordo, filosofare sarà pure un piacere,
ma ancora non si è detto che cosa è
la filosofia e che cosa significhi filosofare.
La prima tentazione è quella di dire
che la filosofia è un determinato tipo di
sapere, magari eccellente o particolarmente
rigoroso, ma sempre settoriale e
posto accanto ad altri tipi di sapere.
Si potrebbe però anche dire che la
filosofia, dato che si occupa di tutto, anzi
del tutto, non è semplicemente un settore
del sapere, ma è un sapere totale, un
sapere esagerato: un sapere tutto di tutto,
capendo tutto.
Ma si dà anche la possibilità di una
posizione assolutamente opposta, cioè
quella per la quale la filosofia è una pura
ricerca per la ricerca: una ricerca senza
sbocchi e che non si prefigge scoperte
decisive, perché sa che non può scoprire
niente di definitivo.
Non si potrebbe poi sostenere che la
filosofia, più che un sapere, sia una saggezza
pratica? Quando comunemente si
dice: "Ma prendi la vita con filosofia!",
non si intende forse dire proprio questo?
E con questa espressione si vuole dire
che nella pratica quotidiana non bisogna
caricarsi inutilmente di preoccupazioni.
Quindi la filosofia, più che un sapere
teorico, sarebbe un modo di vivere.
Allora, in che cosa consiste la filosofia?
Beh, si potrebbe dire che la filosofia,
nella sua dimensione di ricerca, è in modo
complessivo un po' tutte queste descrizioni.
Evidentemente però solo se
L'ultima conferenza del 1997/98: "A
proposito d'Africa, conoscere per rispettare",
intende evidenziare l'importanza
di conoscere le culture africane e manifestarne
la ricchezza, nell'intento di instaurare
un rapporto paritario con l'occidente
europeo.
La tradizionale conclusione delle attività
coincide con l'assemblea dei soci e
gli appuntamenti riprenderanno ai pri-
Centro San Domenico
mi di ottobre con la conferenza di inaugurazione
del nuovo Anno Sociale, per
celebrare la ricorrenza del ventennale
dei tre pontefici che si sono succeduti
nell'arco di tre mesi nel 1978.
A tutti voi, un augurio di serenità
nella certezza di rivedervi presto.
LA SEGRETERIA DEL CENTRO SAN DOMENICO
La Presidente del Centro, Valeria Cicala,
conferisce l'associazione "ad honorem" a Sergio Zavoli
Assemblea dei Soci del Centro San Domenico
Martedì 9 giugno 1998 alle ore 20,30
Sala della Traslazione - Convento di San Domenico
Piazza San Domenico, 13 - Bologna
I Soci sono invitati a partecipare per esercitare
il loro diritto di voto (Parcheggio possibile nella piazza).
15
Si effettueranno registrazioni delle
produzioni musicali e vocali eseguite dai
bambini, con successivo riascolto e analisi,
ovviamente guidati dall'insegnante.
Inoltre, la proposta di compagnie di
spettacoli musicali per bambini è molto
vasta. Anche grazie a questo verrà proposta
una uscita per far partecipare i
bambini a una o più rappresentazioni di
questo tipo.
Inoltre si potrà partecipare a laboratori
strutturati, sempre proposti dalle com-
Suore' Missionarie di San Sisto
pagnie presenti in città, da continuare e
prolungare anche presso la scuola.
Sarà possibile preparare una esibizione
canoro-musicale, dove i bambini
potranno dimostrare anche ai genitori,
parenti e amici tutto ciò che hanno
appreso dall' esperienza proposta.
Tutto il nuovo progetto è stato approvato,
con la soddisfazione di tutte noi.
Rendiamo Grazie al Santo Padre Domeruco.
SUORE DOMENlCANE MISSIONARlE DI S. SISTO
Alcuni bambini della Scuola Materna S. Giuseppe con i loro strumenti musicali
Quand'io più non sarò,
le mie opere fioriranno
Dagli scritti di SUOR M. ANTONIA LAl.lA
Fondatrice delle Suore Domenicane di S. Sisto
17
La vita e le attività di Su or M. Antonia Lalia
sono presentate nel volume:
Cron A cII e e fioretti
del mOtlRstero di {In Sisto all'Appia,
a cura di P. RAIMONDO SP1AUl, ESD, 1993.
Suore Domenicane della Beata Imelda
Imelda Lambertini 1320 -1333
Il 12 maggio si celebra la festa della
Beata Imelda, giovane domenicana vissuta
nei primi anni del 1300. La vita di
Imelda Lambertini si svolge tutta attorno
al desiderio ardente di incontrare e
ricevere Gesù nell'Eucaristia. Tutto in lei
è proteso a questo grande evento. "Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa
Pasqua con voi ... " (Le 22, 15) aveva detto
Gesù e Imelda ha realizzato quello stesso
ardente desiderio.
L'avvenimento
A 13 anni, Imelda ha già lasciato la
famiglia per consacrarsi a Dio, è novizia
nel monastero domenicano di Valdipietra
in Bologna, ma nori. ha ancora potuto
fare la sua prima Comunione. Perché?
Le leggi della Chiesa del tempo non
permettevano di ricevere l'Eucarìstia
prima di compiere 14 anni; Imelda però
non cessa di chiedere di essere ammessa
al banchetto eucaristico e, in tale richiesta
incessante, si sviluppa la sua intensa
spiritualità eucaristica.
Desiderio, amore, preghiera, perdono,
donazione incondizionata di sé, lode,
adorazione, gioia, supplica ... : tutto il suo
essere è proteso a Gesù, non c'è più nes':
suna voce della terra che superi quella
interiore che chiama incessantemente
Colui da cui Imelda si sente amata, scelta,
chiamata a vivere senza riserve:
"Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto ... " (Le 11, 9).
Convinta che la Parola di Gesù è vera
ed efficace, Imelda la trasforma in preghiera
e Gesù questa volta risponde e
viene a lei nell'Eucaristia.
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"Miracolosamente un'Ostia si posò sopra
Imelda ... Tutto era inondato di luce ... Il
sacerdote prese l'Ostia e comunicò Imelda".
(Cf. T. CENTI, La Beata Imelda Lambertini,
Firenze 1955; e I santi della Chiesa bolognese,
a cura di E. Lodi, Bologna 1987).
Finalmente il Cielo ha risposto e il desiderio
ardente di Imelda è divenuto
realtà: l'amore ha vinto tutte le resistenze
umane; ella ha incontrato, accolto Gesù
nella sua vita per sempre. Quello stesso
giorno, 12 maggio 1333, Imelda morì. La
sua vita si è veramente trasformata in un
cantico perenne d'amore a Gesù. Imelda,
giovanissima, visse e morì d'amore!
La storia
Lambertini è un nome illustre nella
storia bolognese, specialmente dopo che
un Lambertini - Benedetto XIV - è salito
alla Cattedra di Pietro nel 1740.
Ma già qualche secolo prima, tale
nome spicca accanto a quello di altre importanti
famiglie bolognesi: i Pepoli, i
Malvezzi, i Bentivoglio ... Egano Lambertini,
il padre di Imelda, si fa conoscere
nel 1329 come capitano difensore del Comune
e del popolo; la sorella di lui è fondatrice
di un Monastero; Guido, il figlio
primogenito, si arruola nelle milizie cittadine
e si segnala nelle imprese militari.
Dalle seconde nozze di Egano con la
nobile Castora de' Galluzzi, nasce Imelda.
Le notizie biografiche di colei che è la
protagonista di un episodio straordinario
sono scarse; incerta la data di nascita,
forse il 1320.
Il 12 maggio 1333, vigilia dell' Ascensione,
è ricordata la sua morte dopo l'incontro
prodigioso con Gesù Eucaristia.
te invalicabile di ogni visione mortale,
permette al genere umano di agire e di
operare. Tuttavia, l'uomo classico non
spera mai la salvezza dal suo essere
mortale: la speranza può avere in sé un
valore ma mai un fondamento. Gli dei
ellenici non sono "salvatori", vivono nella
pace di una suprema beatitudine, incuranti
della felicità e della sofferenza del
mondo. Sulla enorme difficoltà umana
nel trovare dimostrazioni logiche, rigorose
o almeno persuasive al problema
escatologico, già Platone aveva avuto
una profeti ca intuizione:
"Su questo problema non c'è che una
cosa da fare di queste tre: o apprendere
da altri come stanno le cose; o scoprirlo
da sé; o, se ciò è impossibile, accogliere
la migliore e meno contestabile delle
idee umane, e su questa lasciarsi trasportare
come su una zattera, arrischiando
così la traversata della vita;
salvo che uno non possa fare il tragitto,
con maggior sicurezza e con minor pericolo,
su una più solida barca, cioè con
qualche divina rivelazione" (Fedone) .
La religione cristiana con la Risurrezione
di Cristo va oltre la soglia della .
morte, supera l'ineluttabile, ci fa sperare
oltre e contro ogni limite visibile.
La speranza nella tradizione giudaicocristiana
assume, quindi, un significato
assolutamente positivo; essa si collega
al termine salvezza: è speranza di salvezza
dal nostro essere semplicemente
mortali e, soprattutto, è una Speranza
con un fondamento chiaro e definito: la
fede in Gesù Cristo, nella Verità della
Sua Persona.
23
Diversa, infine, è la radice della speranza
laica in senso moderno, una speranza,
cioè, che si fonda sulla forza della
razionalità umana in costante conflitto
con l'imprevedibile incontro con il futuro.
È una speranza che si dispone nella previsione
di un progetto sulla base di un
sapere personale: in questo caso la speranza
si riduce al nostro tentativo di raggiungere
in un momento a venire ciò che
abbiamo progettato perché lo riteniamo
realizzabile.
La speranza laica si muove sul piano
della natura umana e, proprio per questo,
non è di grande aiuto nel sollevare
l'uomo dalla condizione che genera la
necessità di sperare. Il progetto da realizzare
è una proiezione dell'uomo nel
futuro; sotto un certo aspetto si potrebbe
affermare che la speranza, per essere
veramente utile, deve valere più dell'uomo
stesso, in quanto arriva dove l'uomo
non ha la certezza di poter arrivare.
Dal punto di vista cristiano, invece, la
natura dell'uomo, pur essendo infinitamente
distante dalla l\Jatura divina, nella
pienezza dei tempi viene da Essa "attraversata":
l'uomo raggiunge la coscienza
della dignità della propria natura così
permeata e da qui è messo in grado di .
partecipare a una Speranza che non
inganna e che, pur essendo dono soprannaturale,
trova dimora nell'animo
umano, diviene tensione fiduciosa, fonte
.di gioia, consolazione e libertà.
MARIA PAOLA SACCANI
Istituto Tincani
ome è nata la biblioteca
• • •
per l glovanl
La Biblioteca per i giovani è nata in
quegli anni sessanta quando altrove montavano
aspre contestazioni giovanili,
spesso difficili da gestire.
Si trattava di una di quelle realtà fiorite
quasi per germinazione spontanea.
La domanda sul come andrebbe forse
più logicamente rivolta alla Provvidenza
- che in questi lunghi anni non si è mai
smentita - e alle segrete e mai sopite forze
inventive della prof. Maria Teresa Pascucci,
Missionaria della Scuola, Insegnante
di Matematica e Fisica.
Al suo coraggio, alla sua geniale capacità
di attuazioni concrete si deve la nascita,
e quindi lo sviluppo, di tutte quelle
iniziative che oggi fioriscono nella fervida
realtà dell'Istituto Tincani di Bologna.
Dunque: COME È NATA? Direi ... fuori
di lì. Se per "Biblioteca" intendiamo non
soltanto la disponibilità di libri e strutture,
ma anche la realtà di un "centro di
incontro" per e con i giovani, come momento
forte per confrontarsi e approfon- .
dire argomenti comunque formativi, per
creare comunicazione e partecipare esperienze,
si può dire che il nucleo iniziale
della Biblioteca per i Giovani era un lievito
che fermentava già da alcuni' anni e
aveva preso consistenza tra gli allievi del
vicino Istituto Pier Crescenzi, dove Maria
Teresa Pascucci svolgeva il corso pilota
per la Fisica (metodo PSSC). Dal Pier
Crescenzi alla campagna modenese, a
Gaggio di Piano, dove Maria Teresa Pascucci
andava periodicamente con gruppi
di allievi, ospiti di una villa rustica
("La Calonga") messa a disposizione dai
coniugi Mario Felice e Vittoria Bianchi.
24
Lì trascorrevano alcune giornate (in
media una volta al mese) in discussioni
formative, ore di spiritualità, svaghi.
N egli annali si incominciano ad annotare
le date: 28 novembre 1965, ultima
riunione a Gaggio di Piano. Lo stesso
giorno si spegneva, al primo piano di
Piazza S. Domenico 3, Francesca Tabanelli,
una delle due sorelle proprietarie
dello stabile.
Immediatamente dopo, al pianterreno
dello stesso palazzetto ottocentesco in
Piazza S. Domenico si liberavano, uno
dopo l'altro, i due appartamenti occupati
dagli studi legali. Non ci volle molto -
per la lungimiranza della prof. Pascucci
e della fondatrice delle Missionarie della
Scuola, la Madre Luigia Tincani, che da
Roma consigliava e precorreva i tempi -
a individuare in quei locali ora liberi una
sede ideale per avviare una biblioteca
con strutture stabili, per quei giovani che
a mano a mano aumentavano.
La superstite delle sorelle Tabanelli ,
Ester - che ricordiamo qui con viva gratitudine
per aver reso possibile l'attuazione
di un sogno! - si dimostrò sensibile
al problema e acconsentì ai primi
lavori di ripulitura del pianterreno; che
la loro casa, ubicata in zona così privilegiata
della città, potesse diventare col
tempo centro di apostolato e di cultura
non le era certo cosa sgradita.
Da allora, tra operai, picconi e calcinacci
si aprì un cantiere in Piazza S. Domenico
3, che per qualche anno non si è
quasi più fermato.
lO febbraio 1966: prima riunione dei
giovani in Piazza S. Domenico; 17 febbraio
1966: incomincia il prestito dei
primi libri. Pochi, pochissimi libri, i primi
che era stato possibile mettere insieme.
Poi incominciarono le donazioni da
varie parti.
Intanto Ester Tabanelli donava alla
biblioteca la sua "Enciclopedia Treccani",
una delle prime 5000 copie del 1929.
Con 1'arredamento proveniente dalla
"Calonga" di Gaggio di Piano, nel frattempo
venduta, fu possibile arredare i
nuovi locali e lentamente - lentamente
solo a causa dello spazio che scarseggiava
- la Biblioteca diventa un piacevole
luogo di incontro per i giovani che 1'avevano
eletta a loro seconda casa. Ormai i
giovani non provenivano più soltanto
dal vicino Pier Crescenzi, ma anche dal
Liceo Righi, dal Minghetti, dal Galvani,
dall'Istituto Marconi e da àltre scuole
superiori di Bologna. La Biblioteca si
qualificò subito come luogo di libertà,
luogo di aperto confronto, luogo di formazione
e di accoglienza senza barriere. E non è
poco per quei tempi, dato che trent' anni
or sono le cose non stavano esattamente
come oggi. Ciò che sa di cristiano si
coniuga sempre, e ovunque, con ciò che
sa di libertà.
Ho detto senza barriere: il selciato della
Piazza S. Domenico (allora non ancora
zona pedonale) "avvertiva" i passi
forti e spediti dei giovani convinti, che
correvano verso la biblioteca, ma ascoltava
- vorrei dire "pesava" - anche il
passo incerto e spesso restio dei nuovi,
esitanti e perplessi, amici di amici, spinti
forse solo dalla curiosità di vedere; ci si
andava anche perché quel luogo poteva
essere utile, o per non abbandonare l'amico
diventato assiduo frequentatore.
Poi, a mano a mano,la cerchia si allarga;
chi arriva incerto e un po' sospettoso ne
riparte sempre con qualche interrogativo
in più, e generalmente più disposto
all' amicizia e al confronto: una nuova
porta si era aperta.
25
Istituto Tincani
Migliorava intanto l'arredamento,
aumentavano le strutture, si raddoppiavano
le attività parallele. Vi erano anche
alcune attrattive concrete: dalla "Calonga"
erano giunte raccolte di giornali e
riviste importanti, di grande curiosità
storica per i giovani: giornali del 1920-21,
alcune riviste relative alla Prima guerra
mondiale e agli anni immediatamente
successivi, perfino alcuni cimeli relativi
alla battaglia di Solferino e S.Martino.
E poi - occorre sottolinearlo con forte
senso di gratitudine - nella Biblioteca erano
disponibili molti docenti delle scuole
cittadine, sempre pronti a spendere il
proprio tempo libero per quei giovani.
Il fervore organizzativo cresceva, le
esigenze dei giovani altrettanto.
21 settembre 1967: donazione di 200
volumi, con relative scaffalature, da parte
dell'Ente N azionale per le Biblioteche popolari
e scolastiche. Continuavano intanto
i doni di amici affezionati: 60 classici
UTET dalla maestra Casalini, numerosi
volumi dalla signora Giorgi, dalla signora
Fontana, dalla signora Cesira Taroni.
La rete della collaborazione si allargava.
Nel 1967 i volumi schedati erano circa
1.500. Anche i giovani aumentavano. Al
decimo anno di vita i giovani registrati in
biblioteca erano circa 1.500.
Leggiamo negli annali redatti dalla
Pascucci: "in biblioteca non c'era nessuno
oggi'; (perché gli studenti non arrivavano
a 30); e poi altrove: "il numero dei
ragazzi è talmente alto che la sera sembra
di essere pazze!".
I lavori proseguono. Leggiamo dalle
cronache: /I demolizione muro nella sala
grande";" demolizione pareti nelle salette";
/I dalla cantina, che non serve più per
il carbone, può venire una magnifica sala!
C'è un soffitto a botte, anteriore al 1200".
Il tempo non ha smentito i pronostici
di Maria Teresa Pascucci: la "magnifica
sala" è nata, ed è sotto gli occhi di tutti.
Istituto Tincani
Il6 marzo 1973 muore Ester Tabanelli,
con la consolazione di aver già visto la
propria casa diventata fucina di attività.
Le ATTIVITÀ, infatti, si sviluppavano e
cosÌ anche le collaborazioni più belle e
fruttuose: nel dicembre 1966 la prof. Lia
Roveda aveva incominciato le sue magistrali
lezioni di filosofia e nel dicembre
1967 la prof. Vera Passeri Pignoni incominciava
la preziosa collaborazione che
dura tuttora, con grande soddisfazione
di tutti. Non penso vi sia argomento che
non sia stato trattato negli incontri della
Biblioteca: letteratura, arte, filosofia, teologia
- con la preziosa collaborazione dei
Domenicani del vicino studio bolognese -
narrativa, musica, mistica, storia, didattica
... qualunque possibile esigenza trovava
una risposta adeguata e puntuale.
Il 3 giugno 1976, dopo una cena, preceduta
da una tavola rotonda e da una
Messa, presenti M. Teresa Pascucci, Vera
Passeri Pignoni, Valeria Rubbi Telmon e
alcuni Padri Domenicani del vicino convento
di S. Domenico, nasce un'idea:
"Tutta l'attività collaterale alla Biblioteca
è stata spunto per darci l'idea di iniziare
l'anno prossimo un lavoro di incontri
26
con gli adulti, per portare un nostro piccolo
tassello, data l'asserita accusa di
I disorganizzazione della cultura cattolica'
che piove da parte di tanti, non si sa
quanto giustamente".
Nasceva il FUTURO del "Tincani"! La
"Biblioteca dei giovani" aveva compiuto
il suo proprio cammino, ma dalle esigenze
emerse era nato il futuro del "Tincani".
Ciò stava a dimostrare che la fame
della mente umana non conosce età, come
non conosce età l'esigenza di cercare
e creare luoghi di incontro e di sincero
dialogo. E anche questo ha cercato di offrire
il "Centro" di Piazza S. Domenico 3.
Cosa può esservi di più necessario in
un' epoca tecnicizzata e meramente produttiva,
quale la nostra, in cui spesso non
rimane tempo per il rapporto umano?
I GIOVANI di allora - diciamo i "fondatori"
- sono oggi professionisti affermati
nella società, ma il cammino da essi
aperto - con grande entusiasmo, anche
se con fatica; come accade per ogni fase
pionieristica - non si è più arrestato.
NICOLINA IORIO
Sala per seminari
: l
Opera San Domenico
per i figli della Divina Provvidenza
L I Istituto delle Farlottine
«Signore, io credo al Tuo amore per noi,
alla materna Tua bontà e Provvidenza che
regge il mondo e le anime, all'infinita Tua
giustizia e misericordia».
Queste parole, tratte dalla prefazione a
un suo scritto, rivelano quale spirito di
fede e di carità animasse Assunta Viscardi,
che ha iniziato e guidato per tanti anni
l'Opera di San Domenico per i Figli della
Divina Provvidenza.
Se tutte le creature, specialmente le
più misere ed emarginate erano oggetto
delle attenzioni e preoccupazioni di Assunta
Viscardi, certamente fu l'infanzia il
centro della sua attività e di quella di
coloro che le furono accanto nella costituzione
dell'Opera. Infatti lo spirito
materno e la formazione di insegnante
ed educatrice spinsero "la maestrina",
come veniva chiamata fin dal 1932, a
interessarsi dei fanciulli sbandati che -
raccolti sui viali di S. Michele in Bosco e
riuniti nel cortile dei Frati (cioè a San
Domenico) da lei e dalle sue consorelle,
soprattutto Clotilde Lelli - venivano sostenuti
materialmente e spiritualmente e
aiutati a inserirsi presso Enti o Istituti già
attivi in città.
Questa "opera senza muri" trovò una
propria sede quando, grazie a due diverse
donazioni (la prima nel 1950 e l'altra
nel 1954), si poterono accogliere le fanciulle
in un edificio di via della Battaglia
e i fanciulli presso uno stabile della campagna
di Colunga.
Sorsero così gli Istituti dei Farlotti e delle
Farlottine. "Farlotto" in dialetto romagnolo
è il piccolo dell' averla, un minuscolo
uccellino che immediatamente evoca l'idea
del bimbo inerme, bisognoso di cure
e di attenzioni.
27
Nei primi anni del secondo dopoguerra
i bambini orfani o lasciati a se stessi
erano numerosi. Per questi fanciulli
. occorreva provvedere non solo al nutrimento,
ma anche a un' adeguata educazione
umana e cristiana. Ad essi si sono
dedicate con umile ma coraggiosa energia
le Terziarie Domenicane, in particolare
appunto Assunta Viscardi, Angela
Mingazzi, Valentina Turchi e molte altre,
sotto la guida del P. Ludovico Cibotti e
poi del P. Antonino Berizzi. Molte naturalmente
sono state le persone che con la
loro generosa opera e le loro offerte hanno
permesso a tanti bambini di essere
accuditi ed educati.
Ancor oggi l'Opera di San Domenico
continua nella sua missione a favore del
!'infanzia in difficoltà, grazie anche alla
preziosa collaborazione della Congregazione
delle Suore dell'Immacolata. Sono
infatti le "Sorelle" dell'Immacolata
che, aiutate da alcuni volontari, seguono
con amore e dedizione i bambini, svolgendo
il loro apostolato secondo le linee
indicate dal loro fondatore, il sacerdote
Domenico Masi: «L'educazione dei fanciulli
e dei giovani, per formare personalità
umane e cristiane capaci di affrontare
responsabilmente la vita, di usare e valorizzare
le realtà terrene, illuminandole
con la certezza della fede». Attualmente
la comunità delle Sorelle dell'Immacolata
è costituita da otto Suore, sotto la guida
della superiora Sr. Silvana Purificati. Di
queste otto, due sono presenti fin dal Sorgere
dell'Istituto: Sr. Roberta e Sr. Eugenia.
Gli Istituti dei Farlotti e delle Farlottine
sono ora riuniti in un solo Istituto
(quello di via della Battaglia IO), che accoglie
insieme maschi e femmine. Esso· è
Opera San Domenico per i figli della Divina Provvidenza
dotato di ampi e luminosi locali e di un
vasto parco attrezzato; in questi anni ha
ospitato tantissimi bambini, molti dei
quali vi hanno trascorso tutto il periodo
della loro formazione, aiutati a cogliere i
valori positivi della vita, preparati a operare
scelte libere e responsabili, educati a
maturare atteggiamenti di tolleranza,
condivisione e solidarietà.
L'Istituto continua naturalmente anche
a far fronte alle situazioni d'emergenza:
sono i casi in cui i piccoli, tempo- .
raneamente privi di uno o di entrambi i
genitori o appartenenti a famiglie di
nomadi o immigrati in difficoltà, vengono
accolti nell'Istituto anche per periodi
molto lunghi, in attesa che gli Enti pubblici
responsabili trovino il modo di inserirli
in famiglie affidatarie o adottive, o
magari di reinserirli nella famiglia d'origine
che si fosse ricompattata.
Oltre a questo servizio l'Istituto svolge
oggi un' opera che risponde a una esigenza
fortemente sentita nel territorio: 1'assistenza,
l'insegnamento e 1'educazione di
bimbi dai 3 ai 13 anni appartenenti a
famiglie che, prevalentemente per esigenze
di lavoro, non possono seguire i
loro figli nell' arco della giornata e quindi
ricorrono all' aiuto delle Suore.
28
Nell'Istituto c'è una classe di scuola
materna (34 bimbi), un' attività di doposcuola
(50 ragazzi circa) per alunni di
scuola elementare e media, un servizio
di assistenza nell' orario di pre- e interscuola,
e anche durante il tragitto tra le
scuole pubbliche (che hanno orari differenziati)
e l'Istituto, e infine un servizio
mensa per tutti.
Le prospettive per il futuro sono piuttosto
impegnative perché le esigenze
sono sempre più pressanti: richieste di
potenziamento della scuola materna che
già si prepara a istituire un' altra classe;
necessità di un ambiente per il doposcuola
che sia più attento ai bisogni dei mino
.ri (eventuali disagi scolastici, malessere
nelle relazioni e nell'apprendimento ... );
opportunità di collegamento con le altre
strutture educative del territorio; organizzazione
di incontri formativi per aiutare
i genitori nel loro ruolo di educatori.
L'Opera di San Domenico per i Figli
della Divina Provvidenza si propone di
cercare modalità sempre più consone per
compiere in modo efficace il suo servizio
a favore dell'infanzia, seguendo il carisma
di San Domenico e l'insegnamento
di Gesù Cristo.
ANNA PAOLA MARTELLI
FIVET:
i figli in provetta
"Perché la Chiesa, che si proclama custode
della vita e della famiglia, giudica moralmente
illecita la fecondazione artificiale, non
considerando illegittimo desiderio delle coppie
sterili di avere un figlio?".
Il Sig. Bentivoglio di Bologna, nella lettera
che ha fatto pervenire alla nostra redazione,
ci chiede di dare una risposta a un problema
molto attuale ai nostri giorni. Noi rispondiamo
molto volentieri, seguendo soprattutto ·
quelle che sono le indicazioni della Chiesa
Cattolica, attraverso il Magistero, in materia
di fecondazione artificiale.
"Far West", "Provetta Selvaggia" sono
soltanto due delle colorite espressioni con le
quali i quotidiani descrivono 1'assenza, in
Italia, di leggi che regolino la "Fecondazione
Artificiale". La Chiesa Cattolica invece, già
nel 1987 con un documento della Congregazione
per la Dottlina della Fede dal titolo
Il rispetto della vita umana nascente e la dignità
della procreazione (documento meglio
conosciuto come Donum Vitae) , ha dato delle
risposte precise e specifiche ai principali
interrogativi sollevati a: proposito delle tecniche
di fecondazione artificiale.
Seguendo le indicazioni del documento,
per procreazione artificiale o fecondazione
artificiale (comunemente chiamata FIVET:
Fecondazione In Vitro Embrio-Transfer) si
intendono le diverse procedure tecniche
dirette a ottenere un concepimento umano in
maniera di versa dall' unione sessuale dell' uomo
e della donna.
Prima di tutto bisogna fare una distinzione
eticamente rilevante tra fecondazione artificiale
omologa ed eterologa.
La fecondazione artificiale omologa è la
tecnica diretta ad ottenere un concepimento
umano a partire dai gameti (spermatozoo e
. ovulo) di due sposi uniti in matrimonio: l'incontro
dei gameti avviene in provetta, cioè
fuori del rapporto sessuale.
Opera San Domenico per ì figli della Divìna Provvidenza
29
La fecondazione artificiale eterologa
invece è la tecnica usata per ottenere un concepimento
a partire dai gameti provenienti da
un donatore o da donatori esterni alla coppia
unita in matrimonio: anche in questo caso
l'incontro dei gameti si attua in provetta.
La fecondazione "in vitro" prevede una
serie di atti, il primo dei quali è il reperimento
dell' ovulo femminile. A questo scopo la
donna assume degli Olmoni per produrre un
numero di ovuli supeliore alla norma. Questi
ovuli vengono prelevati e fecondati per ottenere
embrioni che per alcuni giorni sono coltivati
in vitro (cioè in provetta). Successivamente
solo alcuni di questi embrioni sono
trasferiti nelle vie genitali della donna; i
rimanenti, chiamati embrioni soprannumerari,
vengono congelati (crioconservazione)
oppure distmtti.
La percentuale di successo di queste tecniche
è pari al 4-5% rispetto alle fecondazioni
messe in atto: cioè per ogni bambino nato,
20-25 embrioni vengono sacrificati; è evidente
perciò che la nascita di un bambino
concepito in provetta costi un numero elevato
di esseri umani che vengono soppressi appena
concepiti.
Tuttavia questo altissimo pedaggio non è
il criterio principale per la valutazione morale
negativa della fecondazione artificiale.
Infatti il Magistero, nel documento che
abbiamo citato all'inizio, sottolinea in particolare
che 1'atto procreativo non può essere
separato dall'atto coniugale: in altre parole si
afferma che per sua natura l'atto sessuale è
inscindibilmente unitivo (cioè dono d'amore)
e procreativo (cioè aperto alla vita). Si tratta
quindi dell'atto d'amore che unendo in modo
intimo, esclusivo e strettamente personale i
coniugi, li rende capaci di generare la vita
umana. È nel loro corpo e solo per mezzo del
loro corpo che gli sposi possono diventare
padre e madre. Perciò non si può separare
l'intenzione procreativa e il rapporto coniugale,
e quindi non è ammissibile un atto sessuale
che non sia aperto alla vita, o il concepimento
di una vita che prescinda dall'atto
sessuale.
La fecondazione artificiale implica i seguenti
passaggi: il prelievo dei gameti (e ciò
crea molto spesso notevoli disagi), la loro
preparazione, la collocazione in vitro ecc.
Tutti questi atti si verificano al di fuori del
corpo dei coniugi, mediante l'intervento di
terze persone, la cui competenza e attività
tecnica determinano il successo o il fallimento
dell' intervento; la vita e l'identità del
nascituro viene perciò delegata alle capacità
dei medici e dei biologi.
Come può un figlio che viene "concepito"
a queste condizioni essere il frutto dell' amore
dei suoi genitori? Il desiderio di un
figlio è un fatto naturale, tuttavia il figlio non
è un diritto ma un dono del matrimonio. Un
figlio deve essere desiderato per se stesso e
non può essere visto come "qualcosa" che
colma un vuoto o che serve per gratificare i
genitori. Volere un figlio a "tutti i costi"cioè
a costo di sacrificare vite umane, a costo
di fare violenza alle leggi della natura e di
offendere la dignità della persona e la sacralità
della procreazione - non può essere considerato
un segno di amore e di donazione.
Un figlio - in quanto tale - non deve essere
il prodotto di un intervento di tecniche
mediche e biologiche; con la fecondazione
artificiale invece si considera il "frutto del
L'ID egDamento
della ble a
ulla e. lIulllltè
Opera San Domenico per i figli della Divina Provvidenza
concepimento" come una cosa, il risultato di
un intervento di avanzata tecnologia scientifica.
L'utilizzo di tecniche mediche per facilitare
il concepimento non è un fatto per se
stesso cattivo. L'intervento medico è lecito
quando però non si sostituisce all'atto coniugale,
ma lo facilita nel raggiungimento dei
suoi obiettivi naturali.
Sono queste le ragioni che permettono di
comprendere perché solo l'atto di amore
coniugale sia considerato, nell'insegnamento
della Chiesa Cattolica, degno della procreazione
umana. Non si può ammettere di conseguenza,
che la preoccupazione esclusiva e
prevalente nella procreazione artificiale
umana sia quella di dare una risposta ai pur
comprensibili desideri degli adulti; il legittimo
e lodevole desiderio di avere un figlio
non può trasformarsi nel presunto diritto di
ottenerlo a ogni costo. Per questo motivo il
Magistero, in quest' epoca di massima confusione
circa la fecondazione artificiale, non si
stanca di ripetere che in primo luogo devono
essere garantiti i diritti del figlio concepito:
diritto alla vita, alla famiglia, ma soprattutto
alla dignità di persona.
FRA FABRIZIO MARIA ZORZAN O.P.
L'insegnamento della Chiesa sulla sessualità
a cura di M. COLOMBO KAPSA (pp. 160, L. 15.000)
Il testo raccoglie alcuni documenti Magisteriali su una
tematica cosi importante e attuale come quella della
sessualità, a cui è connesso anche il problema della
difesa della vita e della dignità della persona .
I documenti , presentati in modo schematico, SOI1O :
Humanae vitae (del 1968), Persona Humana (del 1975),
Donum vitae (del 1987), Sessualita umana: verità e
significato (del 1995).
La presentazione schematica facilita la lettura e l'individuazione
dei passi particolarmente significativi, e favorisce
la riflessione, anche comunitaria, sulle tematiche
fondamentali sviluppate dai documenti.
30
Padri Domenicani
Convento S. Domenico
Piazza S. Domenico 13 - 40124 - Bologna
TeI. 051/64.00.411
Hanno sede presso il Convento:
- Ateneo Domenicano
. TeI. 051/58.21.76 - 58.16.83
- Centro S. Domenico
TeI. 051/58.17.18
- Edizioni Studio Domenicano
Te!. 051/58.20.34
Laici Domenicani
TeI. 051/64.00.500
Monastero S. Agnese
Via Pianoro 14 - 40134 Bologna
Tel. 051/44.30.50
Suore Domenicane del SS. Sacramen to
Via Mascarella 62 .. 40126 Bologna
TeI. 051/24.14.35
Suore Domenicane di S. Caterina da Siena
Via Palestro 6 - 40123 Bologna
Tel. 051/58.22.02
Suore Domenicane Missionarie di S. Sisto
Via Clelia Barbieri·2 - 40132 Bologna
TeI. 051/56.15.01
Suore Domenicane della Beata Imelda
Via di Barbiano 14 - 40136 Bologna
TeI. 051/33.23.38
Suore Domenicane Opera S. Maria di Nazaret
Via Capramozza 6 - 40123 Bologna
TeI. 051/58.36.54 .
Istituto Tincani
Piazza S. Domenico 3 - 40124 Bologna
TeI. 051/26.98.27
Opera di S. Domenico per i figli della Divina Provvidenza
Piazza S. Domenico 5 - 40124 Bologna '\.
TeI. 051/22.61.70
!
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