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acqua
Sommario
Editoriale
A cqua
Pianeta
Speciale - 70 anni Fipsas
I anni della FIPSAS
Una vita per la FIPSAS
Assemble Straordinaria e CIPS
per la FIPSAS
Il futuro della pesca sportiva è “giovane”
Belly Boat : Sicurezza on board
Feeder Fishing in gara
Essere responsabili
Donne Fantastiche
Una passione chiamata “Tonno”
Fotografia Subacquea Agonistica
Riflessioni da Riccione
Il nuoto con le pinne:
uno sport veramente per tutti
MiniSubacquea FIPSAS e
Ricerca Dan Europe
Progetto SharkLife: Tagga lo Squalo
Sano come un pesce?
L’ecosistema e le regole
La vita del tonno svelata da un tag
Viaggio nelle regole:
Le acque della Lombardia
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di Ugo Claudio Matteoli
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di Luciano Pieroni
di Alessandro Stefani
di Mario Molinari
di Roberto Ripamonti
di Daniela Ferrando
intervista a Mirko Eusebi
di Mario Genovesi
di Carlo Allegrini
di Carlo Allegrini
pag.
di Ada e Guido Merson
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di Antonio Terlizzi e Simona Clò
di Paola Cingolani
AI
AM
Novità
AS
NP
DS
Ambiente
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n.2
Direttore Responsabile : Sara Ballotta
Direttore Editoriale : Ugo Claudio Matteoli
Coordinatore : Stefano Sarti
Redazione : Ufficio Comunicazione e Rapporti con i media FIPSAS
Progetto Grafico e Impaginazione : Agenzia di Comunicazione
Integrata e Ufficio Informatico FIPSAS
Info Pubblicità & Marketing :
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email : marketing@fipsas.it
Le foto pubblicate su questo numero sono di : Archivio
fotografico FIPSAS
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sito internet : www.fipsas.it
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Editore e Proprietà Testata : FIPSAS

Editoriale
L
La festa è finita, ma gli amici non se ne
sono andati. Sono rimasti nelle foto,
nelle strette di mano, negli sguardi
commossi, negli abbracci. Proprio dagli
occhi lucidi, del sottoscritto e di chi ha
ricevuto il premio, sono passati gratitudine
e stima, sentimenti che hanno
bisogno di tempo per diventare tali, un
tempo che non sfalda, ma rinsalda, un
tempo che non è scontato accumulo di
ore, ma attimi di vita che si animano,
chiaroscuro di scelte inaspettate e
soluzioni vincenti. Ne ho avuta la certezza
durante la consegna del riconoscimento
“Una vita per la FIPSAS”, quel
tributo speciale che è andato a chi è
rimasto nella Federazione anche per 60
anni. Sia chiaro, chi parla è da tempo
abituato alle premiazioni. Eppure mentre
vedevo salire gli amici con cui ho condiviso
per anni riunioni, dibattitti, scambi
d’opinione e a volte pugni sul tavolo mi
sono reso conto di non fare parte soltanto
di una Federazione Sportiva, ma
anche di una storia, fatta di persone, di
strade intraprese insieme, di emozioni.
Una storia che ha avuto nel salone di
Riccione una meravigliosa luce azzurra,
quella degli atleti, vera corona per chi si
è speso in tanti anni di FIPSAS. Una
storia fatta di fedeltà. Un percorso che
spesso si è deciso di continuare proprio
perché tracciato insieme.
Renato Basso, tesserato dal 1957, agonista
dal 1961, più volte campione provinciale
di acque interne, guardia pesca, per
20 anni vice Presidente della Sezione
provinciale di Venezia; Giorgio Bignone
classe 1939 tesserato dal ‘62, consigliere
e poi Presidente della Sezione provinciale
di Genova dal ’73; Carbonello Boccola,
81 primavere, dal ‘61 al 2006 nel settore
agonistico della sezione di Mantova di
cui è divenuto Presidente nel 2007;
Angelo Cofferati, consigliere provinciale
della sezione di Milano dall’89 al 2000,
componente e Presidente del Comitato
di Settore Acque Interne, da anni Consigliere
federale; Antonio Dalla Valle,
tesserato da oltre 30 anni, atleta, Presidente
di Società, della Sezione provinciale
di Vicenza e per 6 quadrienni Presidente
del Comitato Regionale Veneto; e
ancora Pasquale Sansone, classe 1936.
Iscritto alla federazione dal 1953. 60 anni
fa iniziò la sua attività nel settore della
subacquea; Luigi Scatassi padre storico
della Sezione Provinciale di Pesaro,
quest’anno ha raggiunto la sua 50a
tessera di socio
FIPSAS e infine Walter Zangani da 15
anni presidente della Società Pesca
Sportiva Ravanelli pluricampione del
mondo, vice presidente della sezione di
Cremona da due mandati, ha vinto con la
Ravanelli nel 2003, 2005 e 2007 il Campionato
del Mondo per Club, campione
nella pesca e nelle lotte che la vita ci
pone di fronte all’improvviso.
Ho abbracciato ognuno di loro e gioito
per tutti. Li ho guardati negli occhi e in
tutti ho riconosciuto non solo le persone,
gli amici, ma l’appartenenza ad una
Federazione che ne ha passate parecchie
e tutte ha superato. Proprio in quel
momento, su quel palco, ho avuto la
consapevolezza che la FIPSAS non è
un’opera conclusa da mettere in un
museo, ma un’eredità enorme su cui
investire nel futuro.
Ringrazio gli amici premiati perché è
stato premiando loro che sono stato
premiato e con il riconoscimento più
bello: la loro commozione.
La festa per i 70 anni della Federazione
non poteva avere momento più forte,
ancora grazie agli amici di sempre.
Editoriale: Ugo Claudio Matteoli

cqua
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a I
Pianeta Acaua
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e
magazin
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I 70 anni della Fipsas
Il prossimo 27 Giugno 2012 ricorre il
settantesimo anno della nascita ufficiale
della F.I.P.S. la Federazione Italiana Pesca
Sportiva divenuta poi FIPSAS con
l’inserimento federale delle Attività Subacquee
e del Nuoto Pinnato.
Settanta anni di conquiste, riconoscimenti,
allori, momenti, persone, atleti, campionati;
sono innumerevoli le foto che scorrono nella
memoria di chi ha portato la Federazione fin
qui e non ci sono dubbi che un percorso del
genere debba essere celebrato degnamente.
Proprio per questo lo scorso 17 marzo, in
occasione dell'Assemblea Nazionale, si è
dato giusto riconoscimento ad una storia
così importante con una cerimonia che è
stata l’occasione per premiare non solo tutti
gli atleti che si sono distinti durante i
mondiali di pesca svoltisi in Italia la scorsa
estate ma anche per dare giusto riconoscimento
a quelle presenze speciali grazie alle
quali la Federazione ha iniziato la sua
attività portandola avanti negli anni.
La sala convegni dell’Hotel Mediterraneo di
Riccione ha offerto una prestigiosa cornice
all’evento presentato dai giornalisti Stefano
Bastianacci e Valentina Cerrone, raccogliendo
più di 400 ospiti, tra Consiglieri
Federali, Responsabili di Settore, dipendenti,
atleti, ct, esponenti politici delle regioni
che hanno ospitato i mondiali, Sponsor,
rappresentanti delle Sezioni Provinciali,
delle Società, dei Comitati Regionali e
ancora tanti amici, tante personalità del
mondo della pesca e i colleghi delle testate
giornalistiche che si occupano del settore.
Davvero una grandissima festa in cui non
mancava nessuno.
L’ emozionato e soddisfatto Presidente
della Fipsas, Claudio Ugo Matteoli, dal
palco della sala ha salutato tutti i presenti
ringraziandoli del lavoro svolto, auspicando
almeno altri 70 anni di soddisfazioni come
quelle maturate in questo periodo e ha
riservato un plauso speciale a tutti quelli che
si sono spesi negli scorsi Campionati
Mondiali, fiore all’occhiello della scorsa
stagione.
Il momento più commovente, che ha
coinvolto tutti i presenti, è stato sicuramente
quello che ha visto sfilare sul palco chi si è
distinto nella Federazione ricoprendo per
tanti anni incarichi e svolgendo attività a
diverso titolo e livello. La cerimonia si è
infatti aperta, dopo i saluti di benvenuto e il
saluto del Presidente Matteoli, con la consegna
del riconoscimento speciale “Una Vita
per la Fipsas”.
Renato Basso della sezione provinciale di
Venenzia, Giorgio Bignone della sezione di
Genova, Carbonello Boccola della sezione
di Mantova, Angelo Cofferati della sezione
di Milano, Antonio Della Valle della sezione
di Vicenza, Pasquale Sansone della sezione
di Napoli, Luigi Scatassi della sezione di
Pesaro e Walter Zangani della sezione di
Cremona hanno ricevuto dalle mani del
Presidente il premio a loro riservato non
senza attimi di pura commozione; un Presidente
grato e visibilmente commosso ha
voluto abbracciare quelli che ha definito
“colleghi di una vita” svelando di volta in
volta un momento nascosto, un aneddoto,
un sentimento particolare che lo ha avvicinato
alla persona che andava presentando
e premiando.
Dopo la premiazione di “Una vita per la
Fipsas” si è entrati nel vivo della cerimonia
sportiva passando agli atleti che hanno
vinto medaglie nei Mondiali di Subacquea e
Nuoto Pinnato; Valentina Cerrone ha
passato il testimone a Stefano Bastianacci e
proprio a partire dalla Subacquea sono
cominciati a salire sul palco gli atleti, capitananti
dai ct, dai delegati e naturalmente dal
Presidente del Settore Alberto Azzali che ha
introdotto il momento.
Sono stati premiati gli atleti che hanno vinto
oro, argento e bronzo ai campionati del
Mondo svoltisi a Tenerife in Spagna e a chi
ha stabilito record mondiali: davvero un
anno trionfale. Dopo la subacquea si è poi
passati al Nuoto Pinnato, premiazione
introdotta dal Presidente di Settore Carlo
Allegrini che ha richiamato sul palco i
campioni che si sono aggiudicati la valanga
di medaglie, tra ori, argenti e bronzi durante
i Mondiali Assoluti di Hodmezo Vasarhely in
Ungheria e gli atleti, i tecnici federali che
hanno conquistato altre medaglie durante i
Campionati Europei Giovanili a Miskolc,
sempre in Ungheria.
Dopo la premiazione del nuoto pinnato si è
passati alle premiazioni dei Mondiali di
Pesca, una lunga lista di nomi è stata quella
che hanno letto i due presentatori della
serata, partendo dagli Sponsor che hanno
permesso all’intera competizione di esistere:
la Artico di Pordenone, Trabucco, Colmic
Italia, Tubertini, Fonderia Roma, Clan,
Paioli Sport, Milo, SAGIP, Andromeda,
Plastica Panaro, Consorzio Ottico
Italiano/GreenVision, Bologna Fishing
Market, Obiettivo Pesca, Italcanna,
Prosciutti di Parma e Olympia.
Anniversario F.I.P.S.A.S 1942 - 2012

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a cura della redazione FIPSAS
Dopo gli Sponsor è stata la volta degli esponenti
delle Amministrazioni Regionali di
Toscana, Emilia Romagna e Umbria senza
la cui disponibilità e apertura non sarebbe
stato possibile pensare ad una manifestazione
di tale portata.
Sono state poi invitate sul palco le Sezioni
Provinciali della Fipsas e i Comitati Regionali
della Toscana, dell’Emilia Romagna,
dell’Umbria, del Lazio, della Liguria e della
Provincia di Bolzano. Con la proiezione del
medagliere mondiale su cui primeggiavano i
trionfi azzurri (26 ori, 12 argenti e 10 bronzi
per un totale di 48 podi, ben 33 in più rispetto
alla Francia, seconda) è iniziata la
premiazione dei team azzurri.
Nell’ordine sono state chiamate, insieme ai
Presidenti del settore Acque Interne Antonio
Gigli e di quello delle Acque Marittime
Andrea Gianni le squadre del Black Bass,
del Big Game(si sono alternate discipline di
acque interne e quelle di acque marittime),
della pesca a mosca, del Big Game per
club, della trota torrente con esche naturali,
della pesca al colpo under 14, del surfcasting
under 16, della pesca al colpo under
18, della pesca con la mosca under 18, del
surf casting under 21, della pesca al colpo
master, del long casting, della pesca al
colpo diversamente abili, del surf casting
femminile, della pesca al colpo femminile,
della trota lago con esche naturali, della
canna da natante per club, dello spinning da
riva, della canna da natante seniores e della
pesca al colpo seniores.
Una premiazione lunghissima a riprova
delle prestazioni egregie che hanno
contraddistinto le nazionali italiane delle
varie discipline.
Una cerimonia che non ha mancato anche
divertenti e inattesi colpi di scena come la
premiazione dei dipendenti federali che
ignari degli omaggi a loro dedicati sono
sfilati uno dopo l’altro sul palco del Mediterraneo
tra la sorpresa dei presenti e la loro
stessa.
Emblematica e d’impatto la premiazione sul
palco del Comitato Organizzatore, nato
nell’aprile del 2010 e formato da quelli che
poi sono divenuti di fatto le menti e le
braccia della macchina organizzativa dei
Mondiali; il presidente Claudio Matteoli,
Vinicio Berti, Barbara Durante, Gianrodolfo
Ferrari, Antonio Gigli, Mauro Guidi, Paolo
Mantegazza, Maurizio Natucci, Claudio
Nolli, Stefano Sarti e Luigi Stuani.
Proprio insieme a Barbara Durante sono
state ripercorse le tappe che hanno portato
la candidatura italiana al Presidium del 7
febbraio 2009 di Praga nel Consiglio Direttivo
del CIPS(Confederazione Internazionale
della Pesca Sportiva) e all’Assemblea di
Dresda dello stesso anno che ha assegnato
di fatto l’organizzazione all’Italia.
Quasi due ore di ricordi, di emozioni
rivissute,(grazie anche ai filmati che venivano
riproposti in sala su 3 maxi schermi e che
ritraevano le scene di agosto 2011) di
azzurri premiati, di ringraziamenti ma anche
di nuove sfide lanciate; davvero un pomeriggio
quello trascorso a Riccione che non sarà
facile dimenticare e che sarà possibile
rivedere su Italian Fishing Tv, emittente di
Sky che ha ripreso gran parte dei festeggiamenti.
Lo speciale è in onda al canale
811.(per sapere gli orari basta consultare il
sito www.italianfishingtv.it)
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Il Comitato Organizzatore dei Mondiali di Pesca Sportiva 2011
Le Premiazioni
La Nazionale di Surf Casting Under 21
La Nazionale di Surf Casting Femminile
Tutte le foto della cerimonia
di Riccione nella nostra
Photogallery su www.fipsas.it

Le Premiazioni
La Nazionale di Pesca al Colpo Femminile
I 70 anni della Fipsas
Lo staff tecnico del Nuoto Pinnato
Gli Atleti delle Attività Subaqueee
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Pemiato anche il Presidente FIPSAS Ugo Claudio Matteoli per l’organizzazione
dei Mondiali di Pesca Sportiva 2011
La Nazionale Italiana di Pesca con la Mosca Seniores
Visualizza il filmato
con tutta la Cerimonia di Premiazione
sulla FIPSAS Web TV
http://www.youtube.com/FIPSASWEBTV

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P
a C
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Una vita per la Fipsas
C’era una volta in Fipsas. Così si
potrebbe riformulare il titolo della colonna
sonora scritta da Ennio Morricone che ha
accompagnato sul palco del Hotel Mediterraneo
quelli che hanno ricevuto dalle mani
del presidente Claudio Matteoli il premio
speciale “Una Vita per la Fipsas”. Si potrebbe.
Ma non sarebbe del tutto vero. Infatti
Renato Basso, Giorgio Bignone, Carbonello
Boccola, Angelo Cofferati, Antonio Dalla
Valle, Pasquale Sansone Luigi Scatassi e
Walter Zangani sono ancora più che operativi
in Fipsas, nonostante ne facciano parte
anche da oltre 50 anni. Un momento senza
dubbio commovente, che ha donato un
visibilmente commosso Presidente Matteoli
ad una platea coinvolta, attenta. Un
momento, che la dice lunga su quali siano i
legami che uniscono i componenti della
Federazione che proprio a Riccione ha
festeggiato i suoi 70 anni. Uno dopo l’altro,
sono saliti sul palco in otto; persone che
hanno scritto la storia della FIPSAS e che
continuano a portare avanti, ognuno nel
proprio settore, attività, iniziative e campionati.
Il primo a ricevere gli omaggi del Presedente
Matteoli e di tutta l’assemblea è stato
Renato Basso, classe 1939. Tesserato dal
1957, agonista dal 1961, più volte campione
provinciale di acque interne ha poi portato la
sua attività nelle acque marittime. Nel 1963
è diventato guardia di pesca. Per 20 anni è
stato vice presidente della provincia di
Venezia ma anche membro della commissione
sportiva nazionale per le acque marittime.
Nella stretta di mano tra lui e Matteoli
sono passati i 50 anni di appartenenza alla
Federazione, 50 anni di lavoro. Anche per
questo le lacrime non sono state trattenute
da entrambi.
Dopo di lui è stata la volta di Giorgio
Bignone classe 1939, tesserato dal 1962,
consigliere della sezione della provincia di
Genova dal 1973, responsabile della sezione
della provincia di Genova, settore acque
marittime dal 1980, giudice di gara dal
1970. Ha partecipato al campionato di
Bolentino a Livorno nel 1963, specialità di
cui è divenuto campione italiano nel 1979.
E’ stata poi la volta di Carbonello Boccola,
81 anni. Dal 1961 al 2006 è stato lui a seguire
il settore agonistico della sezione di
Mantova di cui è divenuto presidente nel
2007. Tuttora componente della consulta
provinciale della pesca è membro del Comitato
Regionale Lombardo dal 1985 al 2001.
Giudice di gara dal ’65 è stato campione di
pesca al colpo ma non ha mai tralasciato le
attività per i più giovani curando, tra le altre
cose, la pubblicazione del manuale per le
scuole "Andiamo a pescare".
Dopo Boccola è stata la volta di Angelo
Cofferati accolto già prima che si svelasse il
suo nome da saluti e applausi e non poteva
essere diversamente; classe 1933, consigliere
dal 1975, anno della sua fondazione
della società Milano 75. Dal 1989 al 2000 è
stato consigliere provinciale della sezione
di Milano, è stato poi componente del
comitato di settore delle Acque Interne e per
un periodo anche presidente e ancora dal
2009 Consigliere Nazionale e Consigliere
Provinciale della sezione Fipsas di Milano.
Davvero una standing ovation per l’ “Angelo
Federale” che pur parlando di forte commozione
e mancanza di parole per il toccante
riconoscimento non ha esitato a strappare il
microfono dalle mani di uno dei due presentatori
rubando un sorriso a chi si è gustato la
scena.
Dopo Angelo Cofferati è stata la volta di
Antonio Dalla Valle, Presidente del Comitato
Regionale Veneto, da oltre 30 anni tesserato
Fipsas, che ha svolto attività di atleta,
Presidente di Società, Presidente della
Sezione Provinciale di Vicenza, Presidente
per 6 quadrienni del Comitato Regionale
Veneto. Con la sua professionalità e
presenza ha reso il Comitato Regionale del
Veneto una vera e propria squadra, ed
anche per questo la famiglia è cresciuta di
anno in anno.
E’ stata poi la volta di Pasquale Sansone,
nato nel 1936. Iscritto alla Federazione dal
1953 iniziò sessanta anni fa la sua attività
nel settore della subacquea, nella pesca in
apnea. Ha conquistato il titolo di vicecampione
italiano di II° categoria e nel ‘68 è
divenuto istruttore e dal 2005 è divenuto
responsabile dei Giudici di Gara. E' stato
giudice federale durante il record di Enzo
Maiorca nelle acque siciliane. Dal 1962 al
2003 è stato anche dipendente della stazione
zoologica Anton Dohrn di Napoli in
qualità di coordinatore dei sommozzatori
per i prelievi scientifici.
Il riconoscimento “Una Vita per la Fipsas” è
andato anche a Luigi Scatassi padre storico
della sezione provinciale di Pesaro, nato nel
1935, che ha raggiunto nel 2012 la sua 50°
tessera di socio Fipsas. Si è dedicato
all'agonismo attivo in mare e nelle acque
interne fino ai primi anni 90. Nel ‘77 è entrato
nel Consiglio Federale per rimanerci fino
al ‘96 prima come espressione della Regione
Marche poi come presidente del comitato
di settore Acque marittime. Tra gli anni
‘80 e i gli anni ‘90 è divenuto tecnico della
squadra nazionale di pesca da natante (un
titolo mondiale ed un europeo nel palmares)
e capitano della nazionale di big game (con
a segno un titolo europeo in Francia).

Ha fatto inoltre parte della Commissione
sportiva della federazione internazionale
della pesca in mare.
A chiudere la consegna dei premi speciali
“una Vita per la Fipsas” è stato Walter
Zangani, classe 1944. Da 15 anni presidente
della Società Pesca Sportiva Ravanelli
pluricampione del mondo, vice presidente
della Sezione di Cremona da due mandati,
ha vinto con la Ravanelli nel 2003, nel 2005
e nel 2007 il Campionato del Mondo per
Club. Ha organizzato attivamente i Campionati
del Mondo che si sono tenuti nel 2008
sul navigabile a Cremona ottenendo grande
successo. Indiscusso promotore delle
attività della pesca anche in ambito provinciale
presso la Sezione di Cremona, ha
partecipato attivamente alle consulte di
Pesca in Provincia in rappresentanza della
sezione ottenendo per essa ottimi risultati
come la gestione unica del canale navigabile.
Nonostante il momento non semplice
legato a problemi di salute non si è risparmiato
anche nella promozione di tantissime
attività in campo giovanile.
Il presidente Matteoli ha abbracciato uno
per uno questi “campioni di fedeltà”, figure
a cui il tempo e l’impegno in Federazione
hanno dato ragione e testimonianza. Un
premio che ha permesso a tutti i presenti in
sala di rivivere anche alcuni “fuori onda”,
aneddoti che di volta in volta il presidente
Matteoli ha svelato e raccontato, nel divertimento
generale non solo dei più stretti
collaboratori dei premiati ma anche degli
atleti, dei ct, dei responsabili e di tutti quelli
che hanno partecipato alla lunga cerimonia
dei 70 anni della Fipsas.
P
a cura della Redazione FIPSAS
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Carbonello Boccola
Giorgio Bignone
Angelo Cofferati
Renato Basso

Pasquale Sansone
Luigi Scatassi
Una vita per la Fipsas
Antonio Dalla Valle
Walter Zangani
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Assemblea Straordinaria e
Assemblea Nazionale Straordinaria Assemblea Generale della CIPS
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P 57a
er la Fipsas il mese di marzo è stato
davvero importante non soltanto per la
celebrazione del suo 70° anniversario ma
anche per alcuni momenti “istituzionali” che
ne hanno siglato passaggi nuovi.
Presso l’aula conferenze dell’Hotel Mediterraneo
si è tenuta infatti, durante il weekend
in cui si sono svolti i festeggiamenti per il
compleanno della Federazione,
l’assemblea Nazionale Straordinaria, indetta
dal Consiglio Federale.
Questi gli argomenti all’ordine del giorno:
l’esame e l’ approvazione delle modifiche
statutarie e la consegna del mandato al
Presidente Claudio Matteoli per approvare
le modifiche allo Statuto che il CONI dovesse
dichiarare necessarie.
All’Assemblea hanno partecipato i Presidenti
di Società, delle Associazioni e gli
Organismi affiliati con diritto di voto(oppure i
delegati membri del Consiglio Direttivo dello
stesso affiliato), i rappresentanti degli Atleti
e i Tecnici Sportivi eletti nell’ambito di
ciascuna Regione, nelle distinte Assemblee
di categoria svoltesi nel 2009.
Al termine dell’Assemblea sono state
dunque apportate modifiche allo Statuto; la
più importante è stata sicuramente la
riduzione del numero dei Consiglieri Federali
che è passato da 18 a 12; 7 in rappresentanza
del territorio e 5 di tecnici ed atleti.
Tra le altre modifiche apportate allo Statuto,
due in particolare sono da registrare con
particolare interesse.
Innanzitutto l’istituzione di un settore specifico
(per cui era prevista soltanto la nomina):
lo SFAI, il Settore Federale Acque e Impianti,
composto da 9 rappresentanti.
Dunque non solo la formalizzazione del
settore ma anche le elezione di quella che
prima era una commissione.
L’altra modifica apportata allo Statuto
riguarda l’organizzazione territoriale, nello
specifico il futuro possibile accorpamento
delle sezioni provinciali.
E’ stata inoltre dichiarata “incompatibile” la
carica di consigliere federale con quella di
presidente della sezione provinciale.
a le decisioni importanti non sono
state prese soltanto durante l’Assemblea
Straordinaria di Riccione. A Melilla, città
spagnola situata sulla costa orientale del
Marocco, si è infatti riunita il 31 marzo la
C.I.P.S., la Confederazione Internazionale
della Pesca Sportiva, per discutere dei
prossimi “Mondiaux de la Pêche Sportive”
che dovrebbero svolgersi nel 2015 o, in
caso di problemi organizzativi, nel 2017.
Non è stato semplice raggiungere la città
spagnola per uno sciopero che ha paralizzato
la Iberian Airline e tutte le compagnie
aeree che avrebbero dovuto atterrare in
territorio spagnolo. Alcune Federazioni non
sono riuscite a essere presenti alla 33a
Assemblea Generale e alla fine su 134
Federazioni nazionali convocate hanno
risposto all’appello solo in 57. Dopo aver
discusso e approvato il bilancio consuntivo
2011; si è passati alla discussione sulle
candidature all’organizzazione dei prossimi
“Mondiali della Pesca”.
Preso atto dell’estrema difficoltà riscontrata
a reperire Nazioni in grado di ospitare tutte
le discipline inserite nel programma dei
“Mondiali della Pesca Sportiva” (ormai
diventate circa 25 da svolgersi in un’unica
settimana), l’Assemblea generale ha deciso
di apportare alcune modifiche ai criteri di
scelta finora adottati in modo da allargare la
rosa delle possibili Nazioni organizzatrici e
da invogliare anche altri paesi a candidarsi
all’organizzazione dei suddetti Mondiali. Da
ora in poi sarà quindi possibile richiedere
l’organizzazione a patto che possano
essere soddisfatte alcune condizioni
minime:
il programma generale dei “Mondiali della
Pesca Sportiva” dovrà prevedere Campionati
Mondiali di tutte e tre le Federazioni
Internazionali (Acque Dolci, Mare e Mosca);
dovranno essere disputati almeno 18 dei 24
Campionati Mondiali che attualmente fanno
parte del programma completo.

Cips per la FIPSAS
A questo proposito, le Federazioni interessate
all’organizzazione dovranno inviare
una candidatura specificando l’anno in cui
intendono organizzare (2015 o 2017) e quali
sono i Campionati Mondiali (almeno 18) che
intendono organizzare. La scadenza per la
presentazione delle candidature è stata
fissata per il 10 giugno. Entro il 31 dicembre
2012 le Federazioni che hanno presentato
una candidatura dovranno far pervenire alla
Segreteria Generale della CIPS una proposta
dettagliata con l’indicazione dei campi di
gara, le caratteristiche e le discipline che si
è in grado di organizzare. L’urgenza è
dovuta al fatto che il Praesidium e
l’Assemblea Generale del 2013 dovranno
decidere l’assegnazione in base alle candidature
ricevute e alle informazioni suddette.
P
a cura della redazione FIPSAS
Con una certa sorpresa, a fronte di candidature
che hanno sempre visto in prima linea il
Portogallo e l’Italia, è stata avanzata una
proposta dal Messico che si è detto disponibile
ad organizzare i Mondiali per il 2015.
Soltanto un sopralluogo potrà effettivamente
stabilire se il Messico ha tutte le carte in
regola per ospitare in casa propria una
manifestazione di tale portata.
Oltre alle candidature riguardanti i prossimi
Mondiali, l’Assemblea generale ha deciso la
sede per la prossima Assemblea CIPS
2013, che sarà elettiva; le papabili erano la
Repubblica di San Marino, l’Egitto, la Lettonia,
il Montenegro e il Portogallo. Proprio
quest’ultimo sarà il paese ospitante, mentre
per l’Assemblea del 2014 si è deciso di
accettare la candidatura di San Marino.
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Belly Boat:
Sicurezza On Board
Un “belly boat”, un paio di pinne, una canna,
dell’acqua, possibilmente del pesce da
insidiare, passione: non ci serve altro per
praticare la pesca a spinning al black bass
in ciambella … o forse sì?
La smania di calarsi nell’elemento liquido
con questo straordinario mezzo di galleggiamento
spesso ci fa dimenticare un fattore
fondamentale: la sicurezza! Chi non possiede
ancora un float tube e non ha mai provato
questa disciplina alieutica se ne potrà
innamorare immediatamente, ma prima di
intraprendere il viaggio deve sapere bene
quali sono le misure di sicurezza da seguire.
Con il belly si pesca sospesi sull’acqua e le
profondità sotto i nostri piedi possono
raggiungere anche diversi metri.
La pesca in belly boat manifesta delle criticità,
dei possibili pericoli. Analizzandoli
possiamo suggerire valide azioni per ridurli,
facendo tesoro di esperienze negative
realmente accadute “on board” a sfortunati
o imprudenti pescatori.
Il pericolo maggiore è sicuramente il panico.
E’ fondamentale mantenere sempre il
controllo, sapere cosa si fa e come lo si fa.
Per chi si sente insicuro, per chi “entra in
acqua per la prima volta” si può dare un solo
consiglio: non andare da soli, sarà più
sicuro pescare con chi ha più esperienza di
noi!
Il belly boat, lo stesso mezzo che utilizziamo,
può costituire un potenziale pericolo se
non commisurato alla nostra stazza o non
mantenuto in efficienti condizioni. Ogni belly
ha una portata, un peso massimo sostenibile
per una buona galleggiabilità (oggi solitamente
è 300 lbs, 136 kg). Questo è il primo
dato da controllare prima dell’acquisto. Il
nostro peso deve essere direttamente
proporzionato alle dimensioni del ciambellone
e non dobbiamo spingerci al limite. Non
vale perciò la regola secondo la quale se
“rientro, anche di poco nei limiti massimi, va
bene!”. Se sei una sorta di Hulk appassionato
della pesca e pesi 110 kg, allora non ti
fermare alle 300 lbs, ma scegli qualcosa
che ti dia un margine di sicurezza maggiore
per restare a galla anche con una sola
camera d’aria efficiente.
Il belly boat altro non è che un involucro in
nylon/PVC, chiamato skin (letteralmente
“pelle” dall’inglese), che racchiude almeno
due camere d’aria. Lo standard di sicurezza
di questi mezzi negli ultimi anni è salito
notevolmente. Si è passati dal Round boat
float tube a forma circolare con un’unica
camera d’aria principale e una secondaria di
sicurezza, ma di ridotte dimensioni, ai float
tube U e V shape e Pontoon (con forma
rispettivamente a V, ad U e ad H), una sorta
di vere e proprie poltrone galleggianti, che
non solo consentono un ingresso in acqua
più agevole e sicuro, ma che adottano
materiali “a prova di spino” come il resistente
PVC. Questi mezzi di ultima generazione
montano almeno due camere d’aria separate
di buone dimensioni (se non proprio
speculari) oltre a del materiale galleggiante
(foam) o ulteriori cuscini d’aria, per lo schienale
e la seduta. Forare in maniera importante
queste gommoncini è molto difficile e,
seppure capitasse, è impossibile che affondino.
Le stesse camere d’aria si sono evolute nel
tempo. Non è raro oggi trovarne in uretano
molto spesso, capaci, se esposte a eccessivo
calore, di mantenere il proprio volume e
la pressione interna fondamentalmente
stabile. Qual è il vantaggio dell’adozione di
questi materiali? Immaginatevi di pescare
per ore e ore sotto il solleone di agosto (non
che a giugno e luglio sia diverso!). La
pressione iniziale delle camere d’aria che
avete ottenuto gonfiando il belly prima di
entrare in acqua, potrebbe aumentare
sollecitando eccessivamente le cuciture
dello skin, che, a loro volta, potrebbero
cedere. Mi è capitato di assistere a queste
scene apocalittiche ben due volte nella mia
carriera di “tuber”, mai con conseguenze
pericolose, ma certamente preoccupanti.
Evitare di gonfiare il belly boat eccessivamente
è un must! Durante la pesca bagnate
le parti esposte al sole (se davvero forte) e
se necessario fare uscire un po’ d’aria dalle
valvole.
Capitolo Valvole. Ne esistono di tre tipi:
Roberts, Boston e Summit. Le prime sono
costituite da un tubicino alla cui estremità è
fissata una ghiera che si avvita e svita per
aprirla e chiuderla. Questo tipo di valvola è
ormai sorpassato e ha lasciato il posto alle
innovative Summit, costituite da un semplice
beccuccio a molla, agendo sul quale sarà
possibile immettere o far fuoriuscire l’aria, o
dalle inossidabili e diffusissime Boston a
vite e a doppio avvitamento. Il controllo
sistematico delle valvole è fondamentale e è
opportuno ogni tanto ingrassare con una
leggera patina le parti della camera d’aria
termo fusa sul perimetro della valvola
stessa.

Fipsasstore
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cqua
P
a N
Pianeta Acaua
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Donne Fantastiche !
Negli ultimi anni l’evoluzione della
pesca al femminile ha avuto dimensioni
insperate e risultati oltre ogni più rosea
aspettativa che hanno reso questo
evento una realtà che pescatori uomini,
negozianti e ditte devono prendere nella
giusta considerazione. Nel surfcasting
questo fenomeno è stato ancora più
accentuato perché è sicuramente la
disciplina in mare nella quale si sono
vinti più titoli.
Il surfcasting al femminile è una realtà
apprezzata e seguita da tutti i pescatori che
ogni anno, in occasione dei mondiali di
specialità, tifano per le nostre ragazze che
sanno sempre contraccambiare con grandi
soddisfazioni dal punto di vista del medagliere.
Molte cose sono cambiate da quando
le donne si sono avvicinate a questo sport,
forse più per curiosità che per passione, ma
certamente perché era sinonimo di
trasgressione. Poter entrare in un ambiente
tipicamente maschile e far valere le proprie
capacità era sicuramente una delle motivazioni
che hanno spinto le prime pioniere,
oltre ad un’immensa passione per il mare in
tutte le sue forme. Con questa ottica il sesso
cosiddetto debole ha saputo sopportare
disagi e fatiche a volte non consoni dimostrando
che tanto debole in fondo non è. Ciò
non implica che esista una parità fra uomini
e donne e le diversità, com’è giusto che sia,
sono notevoli in molti fattori, ma non per
questo devono necessariamente penalizzare
le seconde e anzi possono diventare
spunto per il comportamento dei primi.
L’uguaglianza avviene ottenendo gli stessi
risultati finali e non con un atteggiamento
non consono alla propria natura e pertanto è
doveroso che rimangano le diversità,
soprattutto comportamentali, perché la
femminilità deve prescindere dalla situazione
in cui ci si trova.
Le regioni al femminile
Storicamente sono state tre le regioni in cui
il surfcasting al femminile si è radicato e in
particolare la Sardegna, la Liguria e la
Sicilia. Molte campionesse hanno avuto in
questi luoghi i loro esordi e sicuramente la
bellezza delle spiagge e la grande quantità
di pesce presente hanno influito. Negli anni,
però, anche altre zone hanno sfornato
appassionate di pesca come la Toscana, la
Calabria, la Puglia e recentemente anche la
Campania.
Mancano comunque all’appello ancora tutte
le zone adriatiche che si spera possano
offrire al più presto appassionate pescatrici
ed agoniste. A proposito di questo va precisato
che il discorso è riferito all’agonismo e
non alla pesca per passione che vede
invece su tutti i litorali italiani una buona
presenza di donne. Sicuramente l’agonismo
è più impegnativo, sia in termini di tempo
che economici, e forse è questo il motivo di
una scarsa partecipazione a tale livello che
si spera, però, possa aumentare in futuro.
Storia delle ladies del Surf
Anche il surf al femminile nasce in Sardegna
come quello maschile, e la tradizione
era tanto radicata che in alcuni anni si
disputò un Campionato provinciale tutto al
femminile che poteva contare una trentina
di iscritte. Il primo Campionato Italiano si è
svolto a Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia
nel 1997 e da lì è scaturita anche la prima
Nazionale Italiana che ha disputato il primo
Campionato del Mondo in Inghilterra a
Dover. Dopo alcuni anni di rodaggio, la
prime medaglie mondiali ottenute sono
state l’argento a squadre nel 2000 e il mio
bronzo individuale nello stesso anno, e a
queste sono seguite tante altre soddisfazioni
che fanno della Nazionale italiana di surf
sempre una delle squadre più forti da battere
ai Campionati Mondiali. Certamente
l’arrivo di Alfonso Vastano a guida della
nazionale rosa ha contribuito ad una crescita
impensabile fino al momento del livello
agonistico, ma va detto che il “materiale”
umano e le basi tecniche erano già buone e
quindi non poteva non venire un risultato
eclatante. Tre ori e un bronzo a squadre in
quattro anni filati e un oro, un argento e un
bronzo individuale nello stesso periodo
dimostrano l’enorme bagaglio tecnico
trasmesso dal CT che ad oggi ha riportato,
dopo una pausa di tre anni, la nazionale ai
vecchi gloriosi risultati. Per quanto riguarda
le atlete, sicuramente va fatta una particolare
menzione per lo zoccolo duro della
“vecchia gloriosa nazionale” composta da
Tiziana Campanile, Daniela Ferrando,
Simona Vincis e Flavia Santoro che si è
ritirato nel 2006 dalla nazionale, ma che ad
oggi sono in vario modo ritornate quasi tutte
nell’ambiente a dimostrazione di un attaccamento
alla disciplina che è grandissimo.

Anno
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
P
Le ladies del Surf
ITALIA 2011 Oro a Squadre
testo di Daniela Ferrando
Nazione ospitante
Inghilterra
Danimarca
Portogallo
Italia
Francia
Belgio
Portogallo
Inghilterra
Italia
Portogallo
Brasile
Francia
Montenegro
Sudafrica
Italia
Commissario Tecnico
Ines Parodi
Ines Parodi
Ines Parodi
Ines Parodi
Ines Parodi
Alfonso Vastano
Alfonso Vastano
Alfonso Vastano
Alfonso Vastano
Alfonso Vastano
Riccardo Miserendino
Riccardo Miserendino
Giovanni Grimaldi
Alfonso Vastano
Alfonso Vastano
Medaglie
0
0
0
2
0
3
1
1
2
0
1
1
0
2
1
Pianeta Acaua - web magazine

Pianeta Acaua - web magazine
Le ladies del Surf
atleta
Tiziana Campanile
Daniela Ferrando
Andreina Grasso
Roberta Atzori
Flavia Santoro
Elisa Prost
Patrizia Palma
Gabriella Malizia
Lisa Miceli
Simona Vincis
Michela Martini
Daniela Scroccu
Sonia Bindi
Rosy Di Maio
Monica Di Cesare
Daniela Bellavia
Stafania Ferroni
Rosa Fiorino
Aida Morabito
Alessandra Mureddu
Monica Negro
Clara Petracca
Chiara Pardini
Le nazionali e i titoli conquistati
Ecco i nominativi di tutte le atlete che hanno fatto parte della Nazionale Italiana di Surfcasting e che
hanno contribuito alla grande diffusione della specialità con le loro numerose vittorie. Al contrario
della nazionale maschile, in quella femminile generalmente le new entry non sono state più di due
all’anno e questo ha permesso una crescita a livello della pratica su campi internazionali delle atlete
a tutto vantaggio dei risultati che si sono potuti ottenere.
partecipazioni
11
BELGIO 2002 Oro a Squadre
8
8
8
7
5
4
4
4
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
oro
a squadre
3
3
2
2
3
1
1
1
1
1
1
2
1
1
argento
a squadre
1
1
1
1
1
1
bronzo
a squadre
2
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
oro
individuale
1
argento
individuale
1
1
1
bronzo
individuale
1
1
tot.
medaglie
ITALIA 2005 Oro Individuale
Gabriella Malizia
6
6
5
4
5
3
4
3
2
2
1
1
2
1
1
1
1
1
1

ITALIA 2005 Oro a Squadre
PORTOGALLO 2003 Oro a Squadre
Fishingladies
Cinque anni fa è nata l’Associazione Fishingladies
che ha proprio lo scopo di continuare
questa opera di divulgazione della pesca al
femminile con tutti i mezzi disponibili come
partecipazione a corsi, convegni, gare, manifestazioni
ma anche con la pubblicazione di
articoli, l’affiliazione di negozi e centri pesca,
lo scambio di conoscenze fra le tesserate,
tutto all’unico scopo di affermare che la parola
pesca è di genere femminile. L’Associazione
è orgogliosa di annoverare tra le sue iscritte
anche tutte le atlete nazionali e chi è interessata
ad iscriversi può richiedere informazioni
sulla pagina Facebook Fishingladies.
Donne Fantastiche !
Dare e avere
Dal momento che questo è uno sport che è
stato portato in Italia da uomini, certamente
la maggior parte delle nozioni è stata
tramandata proprio da loro, ma le donne
hanno saputo ripagare tutto ciò con una
scoperta che ha rivoluzionato il mondo della
pesca degli ultimi anni. Confrontando infatti
le classifiche dei Campionati del mondo
dove i campi gara sono gli stessi nella
medesima giornata perché gli atleti delle
due formazioni vengono picchettati sullo
stesso arenile, si è constatato un maggior
numero di catture sempre nella parte
femminile dove si è generalmente pescata
anche la preda più grossa. La spiegazione
sta nel fatto che le donne pescano nelle
fasce fino a massimo cento metri che sono
le più pescose. Hanno fatto quindi di un
limite una virtù che hanno potuto trasmettere
anche agli agonisti uomini per il raggiungimento
di un comune migliore risultato. Ad
oggi l’idea che le gare si vincano pescando
la maggior parte del tempo nelle prime
fasce è ormai di pubblico dominio, senza
nulla togliere alle prestazioni atletiche dei
lanci maschili che possono servire in
momenti di scarsità di pescato o su campi
gara con conformazioni particolari, e
bisogna dare a loro il merito di aver provato
questa teoria che il commissario tecnico
Alfonso Vastano promulga da anni e ad oggi
è concordemente accettata da tutto il
movimento degli agonisti.
Pianeta Acaua - web magazine

Pianeta Acaua
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e
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P
E’
acqua Una passione chiamata “Tonno”
E’ indubbio
pesca al tonno sia diventata una delle
attività più amate dagli appassionati di
pesca dalla barca.
Una disciplina, quella del drifting, che regala
forti emozioni, ma che non si può davvero
improvvisare: tecnica, conoscenza della
preda e adeguata preparazione fisica sono i
presupposti fondamentali.
Caratteristiche che conosce bene il CT della
nazionale italiana di Big Game, Mirko
Eusebi, uno dei pionieri di questa specialità
in Italia, che proprio la scorsa estate, durante
il Campionato Mondiale di Big Game
svoltosi davanti al litorale di Ostia, ha portato
sul gradino più alto del podio la squadra
azzurra: «Mentirei se dicessi che non me
l’aspettavo - conferma il CT azzurro - giocavamo
in casa, il team è forte e la nostra
nazionale è con Spagna e Francia la più
quotata al mondo.
L’oro e l’argento sono il giusto riconoscimento
per una squadra che ha saputo
lavorare bene lottando fino alla fine».
Un atteggiamento vincente e sicuro quello
di Mirko Eusebi, tempra che appartiene non
solo a chi pratica questa disciplina da quasi
30 anni, ma che addirittura l’ha avviata nello
specchio di mare che gli ha dato i natali:
«Sono di Pesaro ed è proprio dal porto di
questa città che in Italia è iniziata la passione
che ha contagiato tantissimi angler nel
nostro paese.
Ho iniziato con mio padre e con gli amici a
pescare proprio qui all’inizio degli anni 80.
Quando in porto rientravano i marinai dei
pescherecci raccontavano di aver assistito
a scene epiche, pesci di oltre due quintali
che saltavano inseguendo le mangianze,
spruzzi d’acqua altissimi, davvero scene
memorabili.
Allora si pensò di provare a pescare questi
pesci giganteschi e iniziammo con delle
corde, rese galleggianti da boe che mettevamo
in ordine crescente, a cui legavamo
un terminale con l’amo e un ciuffo di sardine.
Le prime partenze scatenarono in noi
una tale adrenalina che come vedi ancora
non ci ha abbandonato. Io la chiamo “tonnite”,
è la passione che non mi fa vedere
nessun altro tipo di pesca se non questo. Ho
iniziato con mio padre e con lui, che oggi ha
75 anni, ancora vado in mare; a noi si è
aggiunto poi mio figlio che ora è 24enne.
Non dimenticherò mai le prime partenze che
ho avuto con le prime attrezzature professionali
- racconta ancora Mirko Eusebi - i
mulinelli si svuotavano velocemente e
soprattutto all’inizio non era semplice legare
l’allora filo del 200! Parliamo di tonni enormi,
che non sono paragonabili a nessun’altra
che negli ultimi anni la
creatura del mare per potenza, neanche a
un Marlin».
Passione e combattimenti che sembrano
usciti dalle pagine di Hemingway, Mirko
Eusebi non tralascia particolari nel raccontare
quelle leggendarie “prime uscite”:
«Come non ricordare il primo tonno preso
con la canna e il mulinello? Ben sette strike
e l’amo che veniva strappato continuamente,
finalmente poi la ferrata giusta e il
combattimento, interminabile. Oggi i tonni
sono di taglia minore, al massimo 50-60 kg,
ma all’inizio in Adriatico ti trovavi a combattere
con un pesce di 250 kg e passavano
ore prima di avere la meglio. Oggi a supporto
dei neofiti della specialità ci sono 20 anni
di DVD, riviste, a cui si sono aggiunti
internet, blog, forum e youtube, ma all’inizio
non sapevamo nulla, tutto andava studiato,
il posto dove calare, il modo in cui calare,
come ponderare la forza, come preparare le
lenze, i finali. Abbiamo commesso molti
errori, ma è proprio grazie ai nostri tentativi
che in Italia stava nascendo il drifting al
tonno».
Mirko Eusebi in realtà si è avvicinato al
mare come agonista praticando altri tipi di
pesca, nello specifico la pesca a fondo da
riva e quella con canna da natante, ma è
stato l’incontro con quello che lui chiama “il
principe del mare” che l’ha totalmente
allontanato dalle altre attività.
Proprio Eusebi negli anni ’80 ha iniziato a
praticare il drifting da agonista in gare in cui
erano pochi quelli che partecipavano,
chiaramente non solo per la novità della
disciplina, ma anche per il carattere elitario
che contraddistingue un’attività che ha
bisogno di un importante presupposto
economico per poter essere svolta. «C’è
molta differenza tra un drifting di piacere e la
competizione - sottolinea il CT azzurro - i
tempi ristretti, il campo di gara da studiare,
la tensione addosso; nessuno poi partecipa
“tanto per”, tutti vogliono vincere, anche se
naturalmente sportività e correttezza sono
le basi. Non posso certo dimenticare, tra le
tante che ho svolto, una competizione, un
Campionato Europeo in cui mi sono classificato
2° per 7 kg su 3 quintali di peso, normale
che la sconfitta ancora mi bruci». Agonista
fin nel midollo Eusebi, ma anche attento
osservatore del mare e della sua salute,
sottolinea come la presenza dei tonni sia
cambiata nel corso degli anni: «Nella pesca
sportiva del tonno il catch and release è
stato introdotto circa 5 anni fa. E’ una
misura che trovo importantissima. Sei anni
fa i tonni erano praticamente scomparsi
dall’Adriatico, per sette anni non se ne
vedevano più, finiti, sterminati dai nostri
professionisti.

Mirko Eusebi CT Nazionale Italiana
Big Game
P
intervista a Mirko Eusebi
Le regole poi sono cambiate e i tonni sono
tornati nelle nostre acque, anche se di taglia
decisamente minore; oggi raggiungono a
malapena i 60 kg, noi abbiamo iniziato con
veri mostri. Bisogna ragionare sulla gestione
della pesca perché quando lo si fa i tonni
ci sono. L’Italia è un vero paradiso per loro,
ci sono tutte le condizioni affinché vivano e
si riproducano, ma il mare italiano non può
essere considerato l’orticello da cui si toglie
e basta perché alla fine nell’orto resta solo
la terra. Ci terrei a sottolineare - continua
Mirko Eusebi - che la FIPSAS è stata la
prima a credere nell’importanza della
“taggatura” dei tonni, nel 2006, e che
proprio il sottoscritto prese accordi con
l’ICCAT (International Commission for the
Conservation of Atlantic Tunas) per avviare
questa pratica durante le competizioni
sportive in Italia. Proprio grazie alla “taggatura”
si conoscono oggi tantissime abitudini
dei tonni e soprattutto, cosa importantissima,
che i tonni dal Mediterraneo non si
spostano e amano restare nelle nostre
acque, intorno all’Italia, tutto l’anno. Spero
quindi - conclude Eusebi - che si continuino
a prendere quelle misure che garantiscono
a questa specie eccezionale di popolare in
modo abbondante le nostre acque e che,
lasciatemi sognare, le scene che ho vissuto
io in Adriatico 30 anni fa le possano vedere
e vivere anche i nostri figli».
Pianeta Acaua - web magazine

Hai mai pescato uno squalo ?
Questionario on-line
L’iniziativa, nell’ambito del progetto “Sharklife”
che si propone l’obiettivo di far conoscere e tutelare
le specie di squali presenti nel Mediterraneo ,
rientra tra le tante messe in atto dal CTS
in collaborazione con la FIPSAS;
proprio grazie alle segnalazioni che arriveranno
si potranno avere importantissime informazioni
riguardanti queste creature in serio pericolo estinzione.
Compilare il modulo è estremamente semplice
e non comporta alcun impegno.
visita www.fipsas.it
Si invitano tutti i pescatori-sportivi
a fornire le loro segnalazioni.

acqua
Pianeta Acaua - web magazine P
Riflessioni da Riccione
Sono tornato dalla cerimonia della
premiazione degli atleti che si è svolta a
Riccione lo scorso 17 marzo davvero con
l’anima piena di soddisfazione. E’ stato
stupendo ammirare gli atleti del nuoto
pinnato sfilare su quel palco; in ognuno di
loro ho visto tutto il percorso che hanno fatto
nel tempo, i sacrifici, gli allenamenti, i
momenti difficili, i consigli ricevuti, tutto ciò
che porta un atleta dentro di sé durante un
lunghissimo anno….. era giusto premiare
tanta dedizione, tanti sacrifici e anche i
risultati strepitosi che hanno raggiunto, loro
e i commissari tecnici che li hanno seguiti,
formati, cresciuti.
Il 2011 ha portato nel settore una pioggia di
medaglie tra campionati mondiali assoluti e
campionati europei giovanili: ben 24 medaglie
di cui 4 d’oro, 11 d’argento e 9 di
bronzo.
I mondiali assoluti che si sono svolti in
Ungheria hanno regalato ancora una volta
prestigiosi riconoscimenti a due atleti che
hanno dimostrato, a livello nazionale e,
qualora ce ne fosse stato bisogno, anche a
livello internazionale, di essere giganteschi:
Stefano Figini e Cesare Fumarola.
Per Figini sarebbe faticoso, e ci vorrebbe
qualche ora, elencare tutte le sue vittorie:
solo negli ultimi campionati ha conquistato
l’oro nei 200mt, negli 800mt e nella 4 x200
con relativi record del mondo, oltre
all’argento nei 400mt, nei 1500 mt e nella
4x100.
Fumarola non è stato da meno con l’oro
nella 4x200, l’argento nei 200mt e nella 4
x100, il bronzo nei 50mt e nei 100mt, detentore
inoltre del record del mondo dei 100mt
con il tempo di 34”77.
A Riccione hanno poi ricevuto il giusto
riconoscimento gli altri 2 atleti che hanno
contribuito ai successi delle staffette:
Andrea Nava e Julio Tugnoli, oro nella 4
x200 e argento nella 4 x100.
E’ stata poi la volta di Andrea Rampazzo,
argento nei 100mt pinne e oro simbolico
assegnatogli dalle sue colleghe femminili
per la sua bellezza……
Simone Mallegni è stato premiato per
l’argento nei 20 chilometri, gara terribile dal
punto di vista fisico e mentale dove Simone
si è esaltato sfiorando il gradino più alto; suo
anche l’argento nella 4 x3000.
Alex Battista, Alberto Rota e Davide di
Ceglie, insieme a Mallegni, hanno conquistato
l’argento nella 4x3000 dopo una gara
esaltante e un testa a testa con i russi.
S
Di Ceglie ha inoltre conquistato il bronzo
individuale nei 6 chilometri.
Sono stato felicissimo di vedere sfilare sul
palco di Riccione Francesca Fusco, bronzo
nei 50 mt pinne e ancora naturalmente
Silvia Baroncini, Debora Chiarello, Viola
Donadello e Giorgia Viero che hanno
conquistato il bronzo nella 4 x100 femminile.
Dopo di loro è stata la volta delle premiazioni
degli atleti che hanno disputato gli
europei giovanili.
Riccardo Campana, oro negli 800 velocità
subacquea, argento nei 400 velocità subacquea
e bronzo nella 4 x3000.
Insieme a Riccardo hanno conquistato il
bronzo nella 4 x3000: Paolo Cinelli, Simone
Seminiero, e Gianluca Allegretti.
Le ragazze del fondo non sono state da
meno per questo anche loro sono state
premiate durante questa prestigiosa
cerimonia che vedeva la FIPSAS festeggiare
il suo settantesimo compleanno.
Sarah Sanvito, Irene Seregni, Serena
Monduzzi e Giorgia Crivellari sono state
grandi conquistando il bronzo.
Voglio ricordare tutti gli atleti che sono
sfilati; Martino Marzocca argento nei 50
pinne. Alessandro Zonta, bronzo nella
stessa disciplina, Benedetta Marcarelli
argento nei 50 e bronzo nella 4 x100,
insieme a Erica Barbon, Giulia Bologna e
Debora Chiarello.
Hanno chiuso questa meravigliosa sfilata di
atleti e atlete quelli che hanno non solo
contribuito, ma addirittura determinato tali
conquiste, grazie alla loro conoscenza del
settore, alla sapienza dei consigli e anche
alla tenacia: il direttore tecnico Walter
Mazzei, i tecnici federali Andrea Barolini,
Davide Brighetti, Marco Carosi e Renato
Tombola e i dirigenti e accompagnatori
Andrea Mangherini, Luca Tonelli e Sergio
Stasi.
Ma Riccione non è stata solo premiazione
degli atleti.
I momenti istituzionali sono stati importantissimi
perché dopo molti anni, durante
l’Assemblea generale si è discusso di Nuoto
Pinnato: all’ordine del giorno, infatti, c’è
stata la questione riguardante il possibile
inserimento della dicitura “ Nuoto Pinnato”
nella denominazione ufficiale della Federazione
riportata nello Statuto.
Purtroppo, per motivi pratici e non politici, la
cosa non è stata di possibile attuazione.

Questo, a prima vista, dovrebbe aver destato
in me notevole preoccupazione, invece
devo dire che sono molto felice di come è
andata la discussione, perché mai come
questa volta ho visto la Federazione vicino
al settore Nuoto Pinnato.
Il Presidente e tutto il Consiglio Federale
hanno rafforzato il concetto di appartenenza
del settore alla FIPSAS e, anche se per il
momento non è stato possibile modificare la
denominazione, ho avuto la piena consapevolezza
che questa idea e possibilità sia
stata accettata e approvata da tutta
l’Assemblea.
E’ iniziato un nuovo percorso che porterà
negli anni a una soluzione risolutoria e
completa.
Il nome verrà, per il momento, inserito nel
Regolamento d’Attuazione dello Statuto e
questo segnerà per il Nuoto Pinnato un
passaggio storico.
Sono sicuro che con il tempo si consoliderà
la nostra posizione, procedura che reputo
essenziale per una presenza sempre più
congrua del Nuoto Pinnato e una identificazione
definitiva nella FIPSAS.
Un plauso particolare però permettetemi di
farlo a tutti coloro che hanno partecipato
all’organizzazione della premiazione degli
atleti; una cerimonia intensa, significativa e
davvero bella, che ha visto gli atleti di tutti i
settori, i dirigenti, i tecnici e quelli che ogni
giorno in Federazione portano avanti un
lavoro a volte imponente, premiati e festeggiati
allo stesso tempo, come è giusto che
sia, quando i risultati sono così belli e i
traguardi raggiunti così importanti.
P
1° Corso Nazionale per Gestori di Impianti Natatori FIPSAS
testo di Carlo Allegrini
Pianeta Acaua - web magazine

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Pianeta Acaua - web magazine P
Il Nuoto con le pinne:
uno sport veramente per tutti
Dal 2009 la FIPSAS, sotto la supervisione
della Responsabile Nazionale per
l’attività disabili Elisabetta Pusiol e del
Tecnico Federale Fabio Paon, in collaborazione
con Special Olympics Italia e il CIP,
con cui sono stati siglati degli appositi protocolli
di intesa, ha avviato un programma
sperimentale di attività riservata a persone
con disabilità attuato presso l’impianto
“pilota” di Preganziol (TV) dove opera la
Nuoto Pinnato Tarvisium ASD.
Particolare attenzione è stata inizialmente
rivolta ai soggetti con disabilità intellettiva e
relazionale.
Il progetto iniziale ha riguardato i seguenti
elementi:
inserimento dell’attrezzo “pinna” nelle
esercitazioni acquatiche;
valutazione dei vantaggi, soprattutto psicologici,
che i soggetti coinvolti possono
ricavare dall’uso di tale attrezzo;
valutazione del consenso nell’uso di questo
attrezzo da parte dei soggetti coinvolti;
facilità d’uso del medesimo.
Le risposte preliminari ottenute sono state
particolarmente gratificanti considerata
anche la difficoltà di interrelazione tra tecnici
e soggetti coinvolti.
Sono stati inizialmente coinvolti circa 35
ragazzi disabili.
E’ stato scelto, dopo un breve periodo di
sperimentazione interna, di affrontare un
percorso non tanto di “Nuoto Pinnato”,
come comunemente lo si intende, basato su
attrezzature a volte complesse, ma piuttosto
di “Nuoto con le Pinne”, specificamente
studiato e messo a punto per soggetti affetti
da disabilità intellettiva.
Per quanto riguarda invece i soggetti con
disabilità motorie, dovrà essere approntato
un approccio di tipo psicologico e tecnico
completamente diverso, da portare quindi
D
P
testo di Carlo Allegrini
avanti mediante un apposito e separato
percorso.
E’ stato dato perciò inizio a un progetto
didattico pomeridiano, sviluppato in collaborazione
con le istituzioni scolastiche locali,
denominato “Acquaprofonda” che ha
coinvolto circa 40 ragazzi della fascia della
scuola media inferiore per un periodo
temporale di quattro mesi, progetto che ha
coinvolto anche alcuni soggetti affetti da
disabilità intellettiva.E’ stato un successo
enorme e un banco di prova delle nostre
convinzioni didattiche.
Queste sono state le premesse che ci
hanno convinto ad andare oltre, a chiederci
se questo metodo, cioè lo strumento
“pinna”, non potesse essere applicato
anche per sviluppare, ma soprattutto contribuire
agli obiettivi di Special Olympics.
Per questo ci siamo posti due semplici
domande:
può la “pinna” essere uno strumento utile al
divertimento, così come una palla, una
racchetta da tennis, una bicicletta?
può la “pinna” aiutare a rendere tutti più
uguali in acqua?
Ovviamente ci siamo dati una risposta
affermativa per cui abbiamo iniziato a far
provare, sperimentare e, soprattutto, divertire
piccoli gruppi di atleti Special Olympics
ottenendo risposte via via sempre più
incoraggianti che ci hanno indotto a sperimentare
il nostro lavoro su di un gruppo più
numeroso, ottenendo sempre le medesime
risposte che, sostanzialmente, si possono
riassumere in quattro semplici parole:
curiosità;
facilità;
uguaglianza;
divertimento.
Parole che vorrei cercare di motivare e
spiegare.

Curiosità
Ognuno ha esternato a suo modo questo
aspetto. “Come i sub” diceva qualcuno,
“come i pesci” diceva qualcun altro. Devo dire
che è stato divertente prima mostrare e poi
spiegare il semplice uso dell’attrezzo “pinna”,
dalle prime fasi dedicate all’indossamento,
alle regole di utilizzo, all’entrata in acqua, sino
alle prime fasi di galleggiamento e di nuoto.
La curiosità poi è sempre stata presente
proponendo ogni momento un esercizio
nuovo, una scoperta nuova delle proprie
possibilità e potenzialità, sopra e sotto
l’acqua, a stile, sul dorso, in apnea, nuotando
piano e raggiungendo livelli di velocità che
nessuno di loro aveva mai raggiunto.
Uguaglianza
Alcuni sapevano nuotare, altri avevano pochi
rudimenti e sapevano a malapena stare in
acqua, galleggiare e avanzare. In pochi istanti
tutti potevano avanzare e muoversi sulla
superficie dell’acqua compiendo gli stessi
percorsi. Ecco, quindi, l’uguaglianza, non più
gruppi distinti in base alle capacità. Si può
stare tutti insieme, nessuno è diverso
dall’altro.
Questa è stata l’esperienza iniziale del
biennio 2009 - 2010 che è stata poi trasferita,
nel corso del 2011, in vari appuntamenti
preliminari, quali i Giochi Regionali di Nuoto
Special Olympics dove è stato possibile
conoscere i tecnici delle varie province del
Veneto e presentare loro l’attività del Nuoto
con le Pinne e la Federazione stessa.
Il percorso sopra detto si è infine concluso il
17 Aprile 2011 con lo svolgimento di una
giornata finale a cui hanno partecipato circa
40 soggetti in rappresentanza di 5 Società
del Veneto, di cui nessuna appartenente
alla FIPSAS.
L’attività della giornata è stata rivolta in
parallelo ai tecnici e ai ragazzi attraverso tre
momenti di incontro tecnico nell’arco
dell’intera giornata.
Inizialmente un breve incontro in aula.
principalmente dedicato ai tecnici, ma con la
presenza anche dei ragazzi dai quali, devo
dire con mia grande sorpresa, sono arrivate
il maggior numero di domande dedicate alle
pinne, al boccaglio e anche a una monopinna
che è stata loro mostrata.
Facilità
L’uso delle pinne è semplice, di facile apprendimento
se guidati da tecnici competenti e
capaci che hanno sviluppato in tanti anni le
loro conoscenze. Ci sono mille “trucchi”
nell’uso delle pinne che ne rendono “facile”
l’uso. Ecco quindi che in pochissimi minuti
ciascuno ha subito incrementato il proprio
bagaglio di esperienze, anche coloro che
avevano problemi motori in acqua sono stati
subito portati ad un livello superiore gratificando
il proprio bisogno di ottenimento di
risultati riguardo alla sicurezza in acqua, alla
facilità di avanzamento, in poche parole a
poter dire a tutti “sto nuotando!”
Divertimento
È la parola che riassume più facilmente tutti
gli aspetti sopra esposti, che li accomuna e
che meglio esprime la sensazione che per
tutto il tempo abbiamo visto sprigionarsi
dagli occhi dei nostri allievi.
L’incontro era finalizzato a fornire ai tecnici
presenti, tutti tecnici di nuoto, le basi per
l’uso delle pinne e ai ragazzi alcune semplici
regole di sicurezza sull’uso delle stesse,
vista la tipologia di soggetti coinvolti.
Terminata questa prima fase, ci siamo
portati in vasca, dove è stata svolta, in
collaborazione con un paio di altri tecnici di
Nuoto Pinnato, una lezione di quasi novanta
minuti. I tecnici delle Società presenti hanno
collaborato svolgendo un tirocinio didattico
di apprendimento. Insieme agli allievi hanno
inoltre nuotato alcuni nostri atleti, giocando
con loro e aiutandoli nell’apprendimento, sia
tecnico, sia emotivo.
Nel pomeriggio i ragazzi sono rientrati in
acqua per altri sessanta minuti circa ripetendo
l’esperienza mattutina, questa volta
guidati dai loro tecnici in applicazione di
quanto appreso al mattino. Con mia grande
sorpresa alcuni tecnici hanno chiesto di
poter loro stessi provare l’attività con le
pinne e si sono dichiarati decisamente
stupiti da quanto i loro ragazzi avevano
appreso sull’uso dell’attrezzo “pinna”.
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Al termine è stato svolto un brevissimo
incontro di conclusione tecnica da cui sono
emersi, sostanzialmente, i seguenti elementi:
la modalità di svolgimento delle lezioni, con
atleti di Nuoto Pinnato in acqua insieme ai
ragazzi, ha favorito l’inserimento personale
degli stessi;
l’uso dell’attrezzo “pinna” ha permesso a
persone con disabilità, sia fisica che psichica,
l’apprendimento di una serie di elementi
tecnici del nuoto con facilità maggiore;
la novità dell’attrezzo ha portato
all’esecuzione di esercizi che i soggetti non
avevano mai eseguito o si erano sempre
rifiutati di eseguire, tra cui i tuffi;
l’utilizzo dell’attrezzo “pinna” ha portato i
ragazzi alla scoperta del mondo dell’apnea
permettendo loro di immergersi con
maggiore facilità e su percorsi più lunghi.
Molti di loro hanno compiuto percorsi di 25
metri completi. A tal riguardo nel pomeriggio
abbiamo notato che quasi tutti i ragazzi si
immergevano spontaneamente e volontariamente
con un’altissima frequenza
mettendo in evidenza come la fase di apnea
permettesse loro di isolarsi dal mondo
circostante e di acquisire una tranquillità
maggiore dopo le fasi di sovraeccitazione
dovute alla attività iniziale.
Siamo perciò rimasti particolarmente soddisfatti
dalla valutazione espressa dai tecnici
e dall’interesse dimostrato per questo tipo di
attività.
Al termine un breve colloquio, estremamente
positivo e pieno di soddisfazione, con i
genitori dei ragazzi presenti per tutta la
giornata ha confermato le valutazioni iniziali.
Queste sperimentazioni preliminari, unitamente
ad alcune esperienze simili condotte
da alcune società in Friuli, hanno condotto il
Settore Nuoto Pinnato, al termine del 2011,
a ufficializzare e regolamentare l’attività di
atleti con disabilità fisica, intellettiva e
relazionale (DIFIR).
Le normative in questione sono visibili
all’interno del Regolamento Nazionale Gare
e della Circolare Normativa del Settore.
L’attività degli atleti DIFIR è stata inserita
all’interno del circuito “Pinnato per tutte le
età”, prevedendo un’apposita tessera
federale per questo specifico settore.
Inoltre, una convenzione opportunamente
stilata con Special Olympics Italia permetterà
alle Società e agli atleti di questa organizzazione
di partecipare alle competizioni
FIPSAS, Campionati Italiani esclusi, con il
loro tesseramento.
Nel corso del 2012 le regioni Veneto e Friuli
hanno già svolto alcune manifestazioni in
cui sono state inserite apposite sezioni
dedicate agli atleti DIFIR che hanno riscosso
notevole entusiasmo e partecipazione.
Inoltre il 2012, si distinguerà per essere
l’anno in cui verrà organizzato il 1° Campionato
Italiano DIFIR.
Ora possiamo con orgoglio affermare che il
Nuoto con le Pinne è finalmente diventato
uno sport per tutti.....
Il Nuoto con le pinne:
uno sport veramente per tutti

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e
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P
acqua MiniSubacquea FIPSAS
e ricerca Dan Europe
La diffusione su larga scala delle attività
subacquee ha comportato non solo lo
sviluppo parallelo della ricerca tecnicoscientifica
sulle attrezzature, ma in particolare
un incremento della specializzazione
della ricerca medica sull’homo aquaticus.
Fin dal 1994 DAN Europe conduce con
successo numerosi progetti di ricerca sulla
medicina e la fisiologia dell'immersione.
Uno di questi progetti, cui partecipa attivamente
anche la FIPSAS, consiste nel monitorare,
con apposite sonde doppler, il flusso
sanguigno post-immersione, alla ricerca di
eventuali bolle d'azoto, per risalire alle
cause della loro formazione.
Il monitoraggio, che all’inizio aveva per
oggetto quasi esclusivamente il subacqueo
agonista o specialista, per le caratteristiche
particolari che questi può presentare a
seguito delle situazioni eccezionali in cui
opera, è stato via via esteso pure al subacqueo
che non indulge ai record, ma
s’immerge per diletto, in condizioni di
tranquillità e sicurezza.
L’alto numero di subacquei e di immersioni
prese in esame ha permesso pertanto
valutazioni statistiche sempre più mirate,
con risultati estremamente interessanti dal
punto di vista medico-scientifico: in questo
modo molte teorie sono state confermate,
ma molte altre, nuove, sono emerse, imponendosi
all’esame degli studiosi e determinando
talvolta ricadute importanti anche sui
protocolli di immersione.
Con il progressivo aumentare dei dati
statistici si sono potute mettere a confronto
le diverse tipologie di subacquei e non solo
l’adulto generico. Le donne, ad esempio,
una porzione di popolazione subacquea che
fino a qualche decennio fa contava pochissime
unità e per lo più di fascia giovane.
Quelle stesse rare pioniere che oggi
continuano nell’attività pur avendo raggiunto
un’età avanzata, possono rappresentare
una utile fonte d’informazione avendo superato
varie fasi della vita, con cambiamenti
importanti dalla pubertà all’adolescenza,
dalla gravidanza all’allattamento, alla menopausa.
E allora, ci siamo chiesti, perché non estendere
questa osservazione anche ai minisub,
vale a dire a quei ragazzini che, dai 10 ai 15
anni per la nostra didattica, frequentano i
corsi dedicati e che, sebbene con limiti di
profondità e tempo, si immergono con
l’apparecchiatura Ara?!
Per rinfrescare le nostre conoscenze ed
essere debitamente preparati e allenati ci
siamo impegnati dapprima in un corso di
aggiornamento sulle modalità e tecniche del
rilevamento doppler sotto la guida di Massimo
Pieri del DAN Research,
L
nonostante non fossimo nuovi a questo tipo
di indagine poiché già nel 2004 avevamo
preso parte agli stage dedicati, apprezzandone
la validità.
Ora però non si trattava più di rivolgersi a un
pubblico adulto, ma a quello di ragazzini in
età preadolescenziale.
Il che ci ha messo subito di fronte al fatto
che questa volta avremmo avuto due
interlocutori: il minore che si sottoponeva
alla prova e il genitore responsabile.
Quindi dovevamo da un lato preparare i
genitori dei nostri piccoli allievi rendendoli
consapevoli delle pratiche cui avremmo
sottoposto i loro figli, dell’impegno che
avremmo loro richiesto nelle comunicazioni
dei dati, della valenza e dell’importanza
dell’adesione ad un’operazione del genere.
Dall’altro dovevamo spiegare ai ragazzini,
che avessero aderito, non solo in che cosa
consistevano le prove, ma soprattutto il
significato del contributo che stavano dando
alla ricerca.
I genitori si sono dimostrati da subito
entusiasti, ci hanno dato la loro adesione
incondizionata e in particolare anche il
plauso per l’iniziativa, il che ovviamente ha
facilitato moltissimo il nostro intervento.
E così nei mesi di luglio e agosto 2010,
durante i corsi MiniAra, una trentina di allievi
di diverso livello si è sottoposta ai primi
rilevamenti doppler.
Le modalità sono eguali a quelle previste
per l’adulto: tra i 20 ed i 30 minuti dopo
l’immersione (periodo nel quale è stata
riscontrata la massima produzione di microbolle),
ogni allievo viene sottoposto per un
minuto al rilevamento doppler, che viene
registrato e inoltrato al Dan via mail, assieme
al profilo dell'immersione, registrato da
un normale computer subacqueo, e alla
relativa scheda anamnestica.
L’iniziativa è stata ripetuta nell’estate 2011
ed ha coinvolto, anche in questo caso, gli
allievi dei nostri corsi estivi MiniAra. Molti di
essi, essendo alla loro seconda esperienza
si sono prodigati per fare da trainer ai nuovi,
coadiuvando così gli istruttori.
Interessanti e per certi versi inusitate, rispetto
a quanto si sarebbe potuto prevedere,
sono state le reazioni dei ragazzi stessi: si
passava dalla tranquillità più assoluta, come
si trattasse di una routine normale già largamente
sperimentata, ad atteggiamenti che
tradivano un iniziale timore, del tutto spiegabile
a causa della novità, anche se alla fine
tutti si stupivano “che fosse così semplice”!

P
testo di Ada e Guido Merson
Pianeta Acaua - web magazine

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Però, alla domanda se volessero sentire
come batteva il loro cuore, pur avendone
l’opportunità, più d'uno non ne ha voluto
sapere, rifiutandosi con decisione. Abbiamo
rilevato questo fatto, che non ci saremmo
aspettati, tra l’altro in ragazzini che solitamente
ostentano grande sicurezza. Altri
invece si sono divertiti come fosse un ritmo
di danza e avrebbero continuato ad ascoltare
il battito oltre il tempo messo loro a disposizione.
Va inoltre rilevata una netta differenza di
comportamento tra i due sessi: le ragazzine,
attente, incuriosite, disciplinate
nell’eseguire le richieste; i maschi attratti
dall’apparecchiatura, desiderosi di partecipare
alla gestione dei vari passaggi:
dall’utilizzo banale del gel, al cronometrare i
tempi, dall’accensione o spegnimento
dell’apparecchio di registrazione,
all’intercettazione della sonda doppler,
facendo supposizioni sul punto in cui sarebbe
stato più opportuno posizionarla.
Ci preme sottolineare che anche tutto
questo corollario debba ritenersi importante
poiché, facendo parte dell’esperienza,
costituisce un momento di “vissuto” del
ragazzino in cui egli può esprimersi in atteggiamenti
propri dell’età con la soddisfazione
della partecipazione attiva.
L’istruttore, con il linguaggio rapportato
all’età e con i riferimenti al vissuto personale,
può più facilmente far riflettere i propri
allievi sull’importanza della sperimentazione,
del rigore scientifico che deve, o dovrebbe,
accompagnare l’esposizione di una
teoria o di un’idea, del valore della prevenzione
prima di arrivare alla necessità della
cura, del grande contributo che anche un
gesto apparentemente insignificante può
dare agli studi e quindi al progresso, alla
certificazione di un’ipotesi.
Tutto questo solitamente rischierebbe
d’essere un’arida lezione scolastica se
l’approccio fosse solo teorico. In questo
caso non c’è stato bisogno di una “lezione”:
le domande sono sorte spontaneamente in
itinere ed hanno avuto una pronta soddisfazione
nei vari momenti dell’esperienza.
Oltre a questo momento del rilevamento
doppler, nel 2011 è stata aggiunta una
diversa tipologia di rilevamento, la spirometria.
Ai rilevamenti spirometrici sono stati sottoposti
sia gli allievi dei corsi di MiniApnea
(subacquaticità) dagli 8 ai 10 anni che quelli
dei corsi di MiniAra (dai 10 ai 15 anni), che
già partecipavano parallelamente ai rilevamenti
doppler.
Durante l’esperienza con lo spirometro,
all’allievo viene richiesta una partecipazione
molto più attiva che nel rilevamento doppler,
per cui è stato necessario, oltre che sensibilizzare
sulle motivazioni dell’esperienza,
anche istruire adeguatamente i ragazzini, in
particolare quelli più piccoli, su come e
quando avrebbero dovuto soffiare nello
strumento.
Si sa che uno dei cardini su cui si articolano
tutte le attività della subacquaticità è costituito
dalla corretta respirazione, che è
l’elemento fondante non solo per la coordinazione
motoria, ma anche per ottenere un
risultato motorio adeguato.
Tutte le prime esperienze acquatiche, sia
sotto forma ludica che di attività via via più
specifica,
devono essere improntate alla consapevolezza
della respirazione, della gradualità e
dell’intensità dell’atto respiratorio in funzione
dello scopo e richiedono fin dalle prime
battute un’attenta azione propedeutica da
parte dell’istruttore.
Un valido aiuto per ottenere un rilevamento
efficace è senz’altro venuto da alcune
rappresentazioni animate, associate al
software, che fanno “vedere” all’allievo
l’intensità e la correttezza del soffio sul
computer di supporto.
Quindi il “giochino” dei rilevamenti spirometrici,
con le relative attività preparatorie
associate, è servito a impegnare i ragazzini
via via con maggiore consapevolezza e
conseguentemente migliorare la prestazione
richiesta di un rilevamento qualitativamente
corretto.
I rilevamenti sono stati eseguiti, come da
protocollo, una volta il primo giorno di corso
e due volte, a inizio e fine giornata, l’ultimo
giorno.
Dall’esperienza fatta nel 2011 emergono
ulteriori indicazioni sui comportamenti dei
ragazzini alcuni dei quali già anticipati in
parte sopra. Avevamo sottolineato, infatti,
come, durante il rilevamento doppler, fosse
visibile la differenza di comportamento tra le
ragazzine, più attente e disciplinate
nell’eseguire le richieste, ed i loro coetanei
maschietti, maggiormente attratti
dall’apparecchiatura in sé, ma al tempo
stesso più spesso impauriti dal battito del
proprio cuore.
Questa differenza era riferita a una fascia
d’età dai 10 ai 15 anni. Durante la spirometria,
che ha riguardato un target d’età
inferiore, soprattutto tra gli 8 ed i 10 anni, si
è notato invece che le ragazzine, impegnate
peraltro nella sola spirometria, hanno avuto
atteggiamenti molto più simili ai coetanei
maschi: volendo essere protagoniste,
contendendo spesso loro l’organizzazione e
l’uso degli strumenti. Tutto ciò rappresenta
l’ennesima conferma che il divario, cui
accennavamo sopra, si manifesta in modo
più evidente nell’età della pubertà.
In conclusione comunque ci preme sottolineare
la valenza e il contributo che, a nostro
avviso, sono ascrivibili a questo tipo di
esperienza.
L’introduzione dei rilevamenti, sia spirometrici
che doppler, al campo della Minisubacquea
può senz’altro arricchire la documentazione
ai fini statistici. Ma veicolare
quest’esperienza all’interno delle famiglie,
la maggior parte delle quali senza tradizione
subacquea, attraverso i ragazzini è altrettanto
importante, perché significa fare e
generare conoscenza, aprire ad un pubblico
più ampio problematiche altrimenti di
nicchia.
Il nostro impegno e la riuscita sono stati
facilitati anche dai genitori, che ampiamente
informati sul significato e sulle tecniche del
monitoraggio, hanno dimostrato da subito
entusiasmo, ma anche grande disponibilità
a fornire i dati richiesti nel modo più esaustivo
durante la compilazione della scheda
anamnesica che accompagna i rilevamenti.
Ciò ha permesso agli operatori (gli istruttori)
di avere delle informazioni più dettagliate
sullo stato di salute degli allievi, dati che, pur
nel rispetto della privacy, possono essere di
grande aiuto al lavoro dell’istruttore.

MiniSubacquea FIPSAS e ricerca Dan Europe
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acqua
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e
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P
Sano come un pesce?
La diffusione di agenti patogeni rappresenta
una seria minaccia per i pesci. Gli agenti
patogeni (parassiti, batteri e virus) possono
essere responsabili di una serie di eventi di
mortalità di massa verificatisi in ambiente
naturale, che possono portare all’estinzione
di specie considerate rare e alla rarefazione
di specie un tempo abbondanti. Inoltre,
anche quando la sopravvivenza
dell’animale non è in pericolo, può venire
compromessa la funzionalità riproduttiva.
Infine alcune patologie possono determinare
un valore commerciale del pescato
inferiore, o esporre a un rischio sanitario se
destinati al consumo umano. La diffusione
di queste malattie nell’ambiente naturale è
particolarmente difficile da osservare, in
quanto gli individui malati vengono predati
molto più facilmente e quindi scompaiono
rapidamente.
Da questo punto di vista i virus sono particolarmente
insidiosi, in quanto possono
essere presenti in forma latente all’interno di
una popolazione di pesci, che quindi non
manifesta i sintomi clinici della malattia, ma
può agire come serbatoio di infezione
favorendo il mantenimento del virus
nell’ambiente naturale; in questo modo il
virus può andare a colpire specie maggiormente
sensibili, provocando eventi di mortalità.
Questo è il caso, ad esempio, di una moria
massiva di cernie selvatiche verificatasi
qualche anno fa in Giappone o di un evento
analogo verificatosi nell’Ottobre dello
scorso anno presso le coste del basso
Salento (Puglia). In entrambi i casi si trattava
di una patologia virale nota con il nome di
Encefalo-Retinopatia Virale (ERV o VER),
già tristemente nota nel settore
dell’acquacoltura in quanto causa di pesanti
perdite economiche negli impianti di allevamento
di tutto il mondo, portando a tassi di
mortalità del pesce allevato pari anche al
100%.
I sintomi della malattia sono rappresentati
da anomalie nel movimento, nuoto scoordinato
e forte mortalità, in particolare durante
gli stadi larvali e giovanili. Lesioni tipiche
sono rappresentate da necrosi e degenerazione
neuronale nel cervello, midollo spinale
e retina.
Indagini di laboratorio hanno mostrato come
il virus si possa trasmettere attraverso il
contatto tra soggetti infetti e non infetti, per
mezzo di acqua e attrezzature infette, e
anche in maniera ereditaria dai riproduttori
alla progenie.
Esiste la possibilità che il virus si diffonda da
impianti di acquacoltura all’ambiente selvatico
circostante e viceversa. Il contagio è
favorito da una serie di fattori, tra cui
l’abitudine di molti pesci di nuotare nelle
vicinanze delle gabbie di allevamento per
trovare riparo e soprattutto per nutrirsi, sia
del mangime destinato ai pesci allevati sia
talvolta degli stessi pesci allevati. In alcuni
casi il pesce può riuscire a fuggire dalle
gabbie passando attraverso le maglie delle
reti e, se infetto, può portare con sé
Fig. 1. Prelievo di campioni di encefalo in laboratorio da esemplare di Spigola
(Foto: P. Tedesco)

l’infezione diffondendola nell’ambiente
naturale. Non ultimo, anche il trasporto a
livello globale di avannotti da destinare
all’allevamento può contribuire a diffondere
il virus in aree del mondo in cui questo non
era presente.
Gli effetti delle morie massive sono ovviamente
catastrofici a livello zootecnico in
quanto determinano la perdita del pesce
allevato. In popolazioni selvatiche tali effetti
sono altrettanto preoccupanti da un punto di
vista ecologico perché un evento di mortalità
di massa a carico di un grosso predatore,
può portare non solo alla scomparsa della
specie a livello locale, ma si può ripercuotere
lungo tutta la catena alimentare, andando
a influenzare anche le specie che occupano
livelli trofici inferiori.
Le Aree Marine Protette non sono immuni
da questo tipo di rischio. È quanto confermano
i risultati di uno studio preliminare
condotto dal professor Antonio Terlizzi e
dalla dottoressa Perla Tedesco
dell’Università del Salento e dal dottor
Pierpaolo Patarnello, Veterinario Ittiopatologo,
in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale delle Venezie, centro di
referenza in Italia per le malattie dei pesci.
Lo studio è stato condotto presso 2 AMP
salentine: l’AMP di Porto Cesareo (Mar
Jonio) e l’AMP di Torre Guaceto (Mar Adriatico).
In queste due aree sono stati campionati
una serie di esemplari appartenenti a diverse
specie di pesci, focalizzandosi in particolare
su quelle specie considerate maggiormente
sensibili al virus, tra cui la spigola
(Dicentrarchus labrax).
P
a cura della redazione FIPSAS
Fig. 2. Esemplare di Cernia bruna con la tipica lesione traumatica conseguente
l’infezione ERV (Foto: P. Patarnello)
Agli esemplari sono stati prelevati campioni
di encefalo e tessuto gonadico che rappresentano
i principali bersagli del virus. I
campioni sono stati analizzati seguendo i
più avanzati protocolli di indagine biomolecolare.
I risultati hanno rivelato una percentuale
di positività nei pesci indagati pari al
30% con un’elevata prevalenza soprattutto
nella spigola, il che conferma la particolare
vulnerabilità di questa specie, di rilevante
interesse sportivo e commerciale, nei
confronti del virus.
La diffusione del virus può interagire con
altre forme di impatto, tra cui il cambiamento
climatico. Sembra, infatti, che il virus mostri
una maggiore patogenicità quando la
temperatura dell’acqua viene mantenuta
per periodi prolungati al di sopra di 24/25°,
provocando quindi molte più vittime.
Il rischio derivante da tutto ciò è quello di un
depauperamento di specie ittiche pregiate,
tra cui spigola e cernia, con pesanti ricadute
a livello economico ed ambientale.
Per evitare tutto questo è necessario implementare
programmi di monitoraggio
ambientale sia all’interno delle Aree Marine
Protette sia in aree interessate dalla presenza
di impianti di acquacoltura, al fine di
comprendere meglio i meccanismi di
diffusione epidemiologica di questa ed altre
patologie infettive ed essere quindi in grado
di prevenire o comunque affrontare nel
miglior modo possibile eventuali focolai.
Queste informazioni saranno determinanti
per sviluppare delle adeguate politiche di
conservazione e gestione delle risorse
marine, che dovranno essere affidate a
specialisti del settore al fine di salvaguardare
lo stato di salute del nostro mare.
Pianeta Acaua - web magazine

dorso
RICOMPENSE ICCAT PER LE MARCHE DI TONNO
Marca spaghetti 50 € /
Marca elettronica 1000 €
Lotteria ICCAT GBYP (Settembre):
1000 € per la 1a marca estratta
500 € per la 2 a e 3 a marca estratte
ventre
DATI NECESSARI:
• Numero della marca
• Lunghezza alla forca
• Peso totale (kg.)
• Data del ritrovamento
• Attrezzo da pesca
• Luogo del ritrovamento
(lat. & long.)
• Il suo nome ed indirizzo
(l’informazione sarà confidenziale)
TROVA LA MARCA!
Per chiedere la sua ricompensa, deve mandare la marca ed i dati a:
ICCAT, Calle Corazón de Maria 8, 6a, 28002 Madrid (Spagna) · tel 0034 91 416 5600 · fax 0034 91 415 2612 · e-mail tag@iccat.int
ICCAT GBYP
(cm.)

Viaggio nelle regole :
Le acque in Lombardia
Continua il viaggio tra le regole d’Italia.
In questo numero di Pianeta Acqua andiamo a vedere
quali sono le normative che regolamentano le acque
convenzionatecon la FIPSAS in un’altra regione del nord.
Dopo aver parlato del Piemonte ci spostiamo
in Lombardia.
Tra le zone più ricche e popolate d'Italia il
territorio lombardo offre scenari naturali
molto diversificati. Un paesaggio Alpino a
nord, con vette che arrivano fino a 4000
metri, degrada in colline con ulivi e vigneti,
per arrivare a fertili pianure e risaie completamente
piatte al sud.
Numerosi sono i corsi d'acqua che attraversano
la Regione, come il Po, il Ticino,
l'Adda, il Brembo, il Serio, l'Oglio, il Mincio.
Nella fascia Prealpina sono presenti grandi
laghi, in maggioranza di origine glaciale:
lago Maggiore, lago di Lugano, lago di
Como, lago d'Iseo, lago d'Idro, lago di
Garda, la cui bellezza è di richiamo per il
turismo.
Pur mantenendo una vocazione industriale
e produttiva, la Lombardia, con le sue
stazioni sciistiche, i suoi due parchi naturali
nazionali e le numerose aree protette, i suoi
celebri laghi, le sue città d'arte (tra cui
Milano, Bergamo, Pavia e Mantova) rimane
meta importante del turismo nazionale e
internazionale.
O
Visualizza il regolamento delle Acque della Lombardia