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rave su due ruote gogol bordello poster sound - Urban

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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />

POSTER SOUND<br />

DISEGNI A TUTTO ROCK? CHIEDETE AI MALLEUS<br />

RAVE SU DUE RUOTE<br />

È L’URBAN VELODROME PARTY: SUL NAVIGLIO A MILANO, FOR BIKER ONLY<br />

GOGOL BORDELLO<br />

DALL’UCRAINA A NEW YORK, LE MILLE VITE DI EUGENE HüTZ<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 05/11/07 • EURO zero<br />

63<br />

NOVEMBRE


20<br />

URBAN<br />

REDAZIONE<br />

Mensile - Anno VII, Numero 63 - 05.11.07<br />

www.urbanmagazine.it<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

caposervizio: FLORIANA CAVALLO<br />

f.cavallo@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />

r.settanni@urbanmagazine.it<br />

presidente: GIORGIO GIANNINO VALERIO<br />

amministratore delegato: BRUNO LOMMI<br />

consiglieri: LUCA TRAVERSO<br />

URBAN via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

Testata del gruppo CITY ITALIA S.P.A.<br />

distribuzione: ALBATROS 2001 S.r.l. (tel. 02-45713752)<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

11<br />

14<br />

22<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />

#63<br />

URBAN<br />

NOVEMBRE<br />

5 EDITORIALE 7 DREAMS 9 WOMEN<br />

11 L’ULTIMO SCIAMANO<br />

di Paolo Madeddu<br />

14 VIETATO PERDERE<br />

di Ciro Cacciola / foto: Angelo Sindaco<br />

17 RAVE SU DUE RUOTE<br />

di Maurizio Baruffaldi<br />

18 SOLO 2880 MINUTI<br />

di Alberto Angelini<br />

20 POSTER ART<br />

di Raffaella Oliva / <strong>poster</strong>: Malleus<br />

22 ANITA DA LONTANO<br />

di Maurizio Baruffaldi / foto: Gianni Troilo<br />

27 NON C’È PIÙ RELIGIONE<br />

di Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />

31 MODA PERSONAL TRAINING<br />

foto: Emilio Tini<br />

41 LETTERSTORE<br />

di Maria Broch<br />

PUBBLICITÀ<br />

Direzione:<br />

sales manager:<br />

AUGUSTA ASCOLESE<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

key account:<br />

ALFONSO PALMIERE<br />

a.palmiere@urbanmagazine.it<br />

GIORGIA FRACCAPANI<br />

g.fraccapani@urbanmagazine.it<br />

URBAN<br />

via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

tel. 02-48519718<br />

fax 02-48518852<br />

Triveneto<br />

SANDRO CASTELLI, CINZIA FIORINI<br />

Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />

tel. 045-8003436 / fax 045-8015484<br />

mail: studiocastelli@email.it<br />

31<br />

cover: foto di Emilio Tini<br />

maglia in lana Vivienne Westwood / felpa<br />

in cotone melange Levi’s Red / giacca con<br />

cappuccio Delphine Murat Paris / stringate<br />

in pelle George Cox<br />

URBAN 3


53<br />

51<br />

GUIDA<br />

44 FILM QUANDO A NEW YORK LA VOLEVANO TUTTI<br />

47 LIBRI DECAMERON A HOLLYWOOD<br />

48 MUSICA LA RISCOSSA DEI NERD? È QUESTIONE DI ROCK<br />

51 ARTE UNA COVER UNA FACCIA<br />

52 TEATRO FUGA DALL’OMOLOGATO<br />

53 NIGHTLIFE QUANDO PLASTIC FA RIMA CON FANTASTIC<br />

54 FOOD MILANO A TUTTA BIRRA NELLA TANA DEI CENTAURI<br />

56 FOOD ROMA LAZIO MINIMAL CHIC? ANDATE AL PALAEXPO<br />

58 FOOD TORINO INDIZI DI SICILIA DOC VICINO AL TRIBUNALE<br />

59 FOOD VENETO NON C’È UN MENU PER TUTTE LE STAGIONI<br />

60 FOOD BOLOGNA PRESI PER LA GOLA: TRAPPOLA PER VIP<br />

61 FOOD NAPOLI GIOVEDì SERA IN CORPO SCORRE MADRENALINA<br />

63 UNURBAN LIGHT&SOUND<br />

NOVEMBRE 63<br />

hanno collaborato con noi:<br />

44<br />

alberto angelini<br />

acqua_cristina cosci<br />

maurizio baruffaldi<br />

bruno boveri<br />

maria broch<br />

48<br />

ciro cacciola<br />

sasha carnevali<br />

daniele coppi<br />

faust<br />

marco guerra<br />

URBANEDITORIALE<br />

ORIZZONTALE E VERTICALE<br />

Marciapiede & grattacielo. Se mi dovessero chiedere di usare <strong>due</strong><br />

parole per definire la metropoli, d’istinto risponderei così. In effetti<br />

non c’è universo più verticale di quello metropolitano, dove chi<br />

calca l’asfalto dei marciapiedi non può che mi<strong>su</strong>rarsi con i vuoti e<br />

i pieni di un’architettura che scappa sempre troppo velocemente<br />

verso l’alto.<br />

Ma è davvero tutto così rigorosamente verticale? L’architettura di<br />

una città può esaurirne l’identità? Ci deve essere dell’altro, ci deve<br />

essere un’energia orizzontale in grado di controbilanciare le spinte<br />

architettoniche verso l’alto. Qualcosa che abbia a che vedere con il<br />

rapporto diretto che la città stabilisce con ciascuno di noi.<br />

Se è a New York che il cantante dei Gogol Bordello si sente a casa<br />

perché ci ritrova un pezzo di tutti i luoghi dove ha vis<strong>su</strong>to, ed è <strong>su</strong>l<br />

playground dei Giardini Margherita di Bologna che i campioni del<br />

quartiere hanno la chance di sfidare le star di serie A. O è Milano il<br />

posto in cui siamo tutti invitati a partecipare muniti di bicicletta al<br />

primo “<strong>rave</strong>” party <strong>su</strong> <strong>due</strong> <strong>ruote</strong>. Allora, per quello che ogni giorno<br />

riserva a chi la vive, non c’è luogo più orizzontale della città.<br />

ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

paolo madeddu<br />

cinzia negherbon<br />

raffaella oliva<br />

mirta oregna<br />

igor principe<br />

leo rieser<br />

francesca roveda<br />

laura ruggieri<br />

lorenzo tiezzi<br />

emilio tini<br />

marta topis<br />

gianni troilo<br />

enrico maria volontè<br />

URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />

URBAN 5


URBANDREAMS<br />

LA CITTÀ CHE NON C’È<br />

di Daniele Coppi<br />

Yakutsk, Siberia – Un mammut siberiano avvolto e conservato<br />

nei secoli dai ghiacci permanenti, come Ötzi, la mummia<br />

del Tirolo, o Juanita, la mummia di bimba trovata nelle Ande<br />

peruviane. Per poterlo esporre al pubblico, accanto a laboratori<br />

scientifici che ne garantiscano lo studio e il corretto mantenimento,<br />

gli architetti newyorchesi di Leeser Architecture,<br />

specializzati in strutture museali ed espositive ad alta tecnologia,<br />

hanno progettato un complesso a basso impatto<br />

<strong>su</strong>ll’ambiente circostante, e soprattutto in grado di isolare<br />

l’habitat di ghiaccio dagli influssi esterni, pur garantendo<br />

condizioni di visita<br />

e lavoro piacevoli.<br />

Il World Mammoth<br />

and Permafrost<br />

Museum, situato ai<br />

piedi della collina<br />

di Tchoutchour, nel<br />

cuore della gelida<br />

Siberia, vede convivere<br />

<strong>su</strong> <strong>due</strong> livelli<br />

spazi espositivi e<br />

laboratori, entrambi<br />

avvolti da una sorta<br />

di pelle <strong>su</strong>lla quale<br />

crescono muschi e<br />

licheni che creano<br />

continuità con l’ambiente<br />

circostante e consentono il passaggio della luce naturale,<br />

in un unicum davvero sensazionale.<br />

MAMMOTHMANSION<br />

SCORCI<br />

DI MARE<br />

Hong Kong, Cina – Il 16 novembre Hong Kong, autentica porta d’accesso di Cina e Asia, proclamerà<br />

il progetto vincente per il nuovo Hong Kong’s Central Water Front, un disegno strategico<br />

scelto tra quelli proposti dai quattro gruppi di progettazione ammessi alla fase finale<br />

del concorso. Il lungomare della città, luogo in continua evoluzione e oggetto di conquista ed<br />

espansione da parte della vicina Kowloon, finalmente avrà una <strong>su</strong>a indipendenza e forte identità.<br />

Lo studio americano HEY!arch ha voluto per questo isolare l’area dalla vibrante frenesia<br />

cittadina, creando però un sistema di connessione att<strong>rave</strong>rso piazze urbane e giardini ornamentali,<br />

sentieri e specchi d’acqua, così da ricongiungere la maestosa natura dell’Hong Kong<br />

Peak, che sovrasta il porto, al mare.<br />

URBAN 7


© acqua_cristina_cosci<br />

URBANWOMEN<br />

di Faust<br />

SETTE POSSON BASTARE<br />

Matrimonio a tempo<br />

determinato? Parliamone!<br />

L’idea è di quelle che appena le senti non puoi fare a<br />

meno di pensare: che str....! Poi però ti rimane in testa e<br />

rimuginandoci sopra a un certo punto ti dici: forse non è<br />

proprio così tanto una str.... Anzi.<br />

Partorita da una politica tedesca che evidentemente deve<br />

essere stata scottata dall’esperienza, l’idea è questa:<br />

il matrimonio a tempo.<br />

Al momento non è che una boutade, ma in Iran la legge<br />

esiste già. Si tratta di un contratto che può avere una<br />

durata fino a 99 anni, att<strong>rave</strong>rso cui una donna diventa<br />

“sighe” di un uomo. Una mia conoscenza di Teheran l’ha<br />

sperimentato, ma poi non ha più voluto proseguire. Ci<br />

credo, aveva scoperto di non essere l’unica moglie, lui<br />

ne aveva già un’altra e per di più a tempo indeterminato.<br />

Ma tranquille. Da noi la poligamia non è ancora arrivata.<br />

Però potrebbe arrivare la “sighe” occidentalizzata. Un<br />

matrimonio con la data di scadenza, come il latte. Certo<br />

magari non cinque giorni come il latte, se no non puoi<br />

nemmeno finire il viaggio di nozze che ti ritrovi single<br />

come prima. Per esempio, sette anni. Quale migliore forma<br />

di prevenzione della fatidica crisi del settimo anno?<br />

Perché la possibilità che lui possa non confermare per<br />

un altro ciclo matrimoniale ti farà passare qualsiasi sensazione<br />

di soffocamento, voglia di avere spazio e tempo<br />

tutti per te e smania di evadere dalla routine <strong>su</strong>permercato-bucato-stirato.<br />

Certo, il rito non sarà mai come quello classico. Non sarà<br />

romantico quando il prete vi dichiarerà “marito e moglie<br />

per sette anni”. Saranno nozze di serie B e gli invitati<br />

si sentiranno autorizzati a ridimensionare il budget per<br />

il regalo. Ma almeno sette anni di serenità dallo stress<br />

della singletudine li avremo portati a casa. Già, ma poi?<br />

Non vorrai ritornare nella giungla, per di più con sette<br />

anni di rughe e capelli bianchi in più? Se vuoi continuare<br />

a giocare il campionato delle mogli di serie B ti devi impegnare<br />

in cucina come in palestra, non sono ammesse<br />

distrazioni. La conferma ce la dovremo <strong>su</strong>dare, avremo<br />

i doveri delle mogli e i doveri delle single: il frigorifero<br />

dovrà essere pieno, le camicie stirate, ma dovrai fare<br />

la pulizie in minigonna, tacchi a spillo e smalto <strong>su</strong>lle<br />

unghie, altro che farti trovare con i guanti di gomma. E<br />

poche lamentele. Là fuori ci sono orde di donne che si<br />

accontenterebbero anche solo di giocare nel campionato<br />

promozione, tu invece puoi ambire alla serie A.<br />

Perché non è escluso che alla scadenza lui ti proponga il<br />

matrimonio a vita.<br />

Ma non illudiamoci troppo. E mettiamo in conto anche il<br />

peggio. Tira una brutta aria, lui non solo non rilancia, ma<br />

nemmeno conferma. Ti guarda negli occhi e ti dice: “È il<br />

matrimonio a tempo, bellezza”. Beh, in questi casi non<br />

rimane che guardare al lato pratico: i soldi che risparmierai<br />

in avidi avvocati e costosissime cause di divorzio<br />

potrai spenderli in una vacanza in Giamaica, dieci paia di<br />

scarpe e una cassa di champagne da far fuori con le tue<br />

amiche. Domani è un altro giorno.<br />

urbanfaust@libero.it<br />

URBAN 9


L’ULTIMO SCIAMANO<br />

È Eugene Hütz, frontman dei Gogol Bordello, in<br />

concerto a Milano il 20 novembre. Da Chernobyl alle<br />

collaborazioni con Madonna, parla della <strong>su</strong>a vita con<br />

la leggerezza di chi le ha viste davvero tutte<br />

testo: Paolo Madeddu<br />

Ogni cosa gli è capitata. Ogni cosa che potesse capitare<br />

a un uomo dell’est. Nascere sotto il comunismo.<br />

Crescere in Ucraina e un giorno sentirsi dire dai genitori:<br />

“Ce ne dobbiamo andare, è saltata una centrale nucleare<br />

a Chernobyl”. Vagare in tutta Europa, tra centri di accoglienza<br />

e campi nomadi – certe differenze tendono a<br />

sfumare. Fare tutti i lavori possibili, dal muratore al fotomodello,<br />

per poi diventare il cantante punk di un gruppo<br />

URBAN 11<br />

© James McCauley / Rex Features


© Lauren Dukoff<br />

tzigano – certe differenze tendono a sfumare. Oggi i<br />

Gogol Bordello sono la band più forsennata in circolazione<br />

(in concerto all’Alcatraz di Milano il 20 novembre),<br />

e Eugene Hütz è un personaggio trendy e chic. Fin dalle<br />

prime parole che ci rivolge…<br />

Eugene, so che te la cavi con l’italiano.<br />

Oh, ah – vaffanculo.<br />

Sì, questa è la parola più significativa – ora anche in<br />

politica.<br />

Però meglio fare inglese, okay?<br />

Okay. Ma raccontami la storia di quella tua canzone,<br />

Santa Marinella.<br />

Tutti gli italiani me lo chiedono…<br />

E vorrei vedere.<br />

…a causa delle bestemmie nel testo.<br />

Sai com’è.<br />

D’altra parte, quando <strong>su</strong>oniamo da voi il pubblico impazzisce,<br />

la cantano in coro.<br />

Gioventù malandrina.<br />

Bene, ti racconto. Tanti anni fa vivevo vicino a Roma,<br />

con altri est europei, lavoravo in un cantiere – come<br />

irregolare, ovviamente. Poi arrotondavo andando in<br />

città a vendere stupidi orologi dell’esercito sovietico e<br />

altra stupida roba di cui nes<strong>su</strong>no aveva bisogno. Ma per<br />

quanto deprimente fosse quella vita, mi sono innamorato<br />

dell’Italia.<br />

Finché non ti hanno arrestato.<br />

C’era stato un furto in un’enoteca e mi hanno sbattuto<br />

dentro, ma non ero stato io. Mi hanno scarcerato il giorno<br />

dopo. Comunque mi sono trovato abbastanza bene:<br />

sono venuto a contatto con un sacco di personaggi folli,<br />

“CONSIDERO I NOSTRI SPETTACOLI QUALCOSA DI PIÙ COMPLESSO: SONO ESPERIENZE PROFONDE, SPIRITUALMENTE INTENSE”<br />

e con un sacco di imprecazioni in italiano.<br />

Tutte inserite fedelmente nella canzone.<br />

Era una situazione in cui non sapevo se essere disperato<br />

o divertito. Che comunque è una condizione tipica di chi<br />

vive ai margini della società. Se certa gente che conosco<br />

sapesse scrivere, non sai i romanzi che nascerebbero.<br />

Te la sei vista brutta in quanto slavo? Qui la gente è<br />

sempre più nervosa riguardo a chi viene dall’est.<br />

No, la polizia non mi ha maltrattato, e pensando a quel<br />

periodo non ricordo episodi particolarmente spiacevoli.<br />

Sai, non è che all’est siano più gentili con chi non<br />

è perfettamente allineato con le regole della società.<br />

Pensa alla stessa Romania, lì i rom li trattano veramente<br />

malissimo, cercano di scavare un solco tra loro e il resto<br />

del paese. Non è una questione che si possa risolvere<br />

facilmente, ci vorranno educazione, tempo e pazienza.<br />

Aspetteremo. Intanto veniamo a un’altra fonte di ispirazione<br />

che devi all’Italia, la taranta.<br />

Oh, ci siamo piaciuti <strong>su</strong>bito… Le <strong>su</strong>e vibrazioni mistiche<br />

e ses<strong>su</strong>ali mi chiamavano ad altissima voce.<br />

Inoltre si presta ai vostri concerti, che sono convulsi.<br />

Atletici, quasi.<br />

Mmmh. No. Cioè, non solo. Io considero i nostri spettacoli<br />

come qualcosa di molto più complesso e stratificato.<br />

Sono esperienze molto più profonde, spirituali, interiormente<br />

intense. So che molti di quelli che vengono ai<br />

nostri show tendono a vederne il lato più esplosivo, e<br />

forse se mi trovassi nel pubblico lo farei anch’io, perché<br />

la nostra follia è lo strato più esteriore e visibile.<br />

Quindi, c’è. Non è che ce la vediamo noi.<br />

Sì, ma fa parte di una specie di processo, di cataclisma<br />

naturale ispirativo. Sono molto soddisfatto quando la<br />

gente coglie questo aspetto più psichico.<br />

Sarebbe a dire che quello che apparentemente è un<br />

delirio incasinato, è un rituale che tu tieni sotto controllo.<br />

Esattamente. Tenere sotto controllo non è l’espressione<br />

esatta, perché usando questa espressione sembra che<br />

io reciti, finga. In realtà sono molto coinvolto, ma cerco<br />

di coltivare le mie capacità di sciamano. È un aspetto<br />

della cultura planetaria che mi ha sempre affascinato, si<br />

è espresso in vari modi nella storia – lo trovi ovunque,<br />

nella Siberia del 17esimo secolo così come nell’America<br />

del 20esimo secolo, nelle persone di Jimi Hendrix e<br />

James Brown.<br />

E Madonna? Non quella che bestemmi, quella che<br />

st<strong>rave</strong>de per te.<br />

Oh, lei mi ha sorpreso, non pensavo che potessimo entrare<br />

in contatto, poi ho scoperto che il marito le aveva<br />

detto di tenermi d’occhio. Incredibile. Abbiamo cantato<br />

assieme un pezzo al Live Earth, e ho fatto un cortometraggio<br />

con lei, credo lo presenterà al Sundance festival.<br />

Avevi già recitato in Ogni cosa è illuminata. Ti piace<br />

fare film?<br />

Non quanto fare rock’n’roll. I film mi piace guardarli.<br />

I tuoi preferiti?<br />

Il regista che mi piace di più è Andrey Konchalovsky,<br />

prima che andasse a Hollywood e facesse cose non all’altezza.<br />

Ma il film che amo di più in assoluto è Agonia,<br />

di Elem Klimov. Il protagonista è Rasputin, il monaco si-<br />

beriano. Poi mi piace molto anche Wings of desire, un film<br />

tedesco di una ventina di anni fa.<br />

Il titolo mi dice qualcosa, ma onestamente non saprei.<br />

Ha una conclusione incredibile, con un concerto di Nick<br />

Cave, che è uno tra gli artisti che stimo di più.<br />

Ah, ma è il film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino!<br />

Cioè, questo è il titolo italiano. Ti piace Nick Cave? È<br />

uno stile che sembra molto diverso dal tuo.<br />

Beh, mi piace anche Bob Dylan. Mi piace un gruppo italiano<br />

che si chiama 99 Posse. Mi piace la musica nordafricana,<br />

o i canti del Turkmenistan. Non è che se ti piace qualcuno,<br />

tu gli debba per forza assomigliare. La storia delle<br />

“influenze” è una forzatura giornalistica. Mi piacciono<br />

centinaia di musicisti. Quando nelle interviste domandano<br />

i gusti musicali di un musicista, è una specie di tranello,<br />

finisce per sviare chi legge. Potrei rispondere Bob Dylan e<br />

Nick Cave…<br />

…e la gente che non ha mai sentito i Gogol Bordello<br />

penserebbe che sei un cantautore.<br />

È una specie di intrusione del giornalista. Se dico che mi<br />

piacciono gli Stooges, i giornalisti scrivono <strong>su</strong>bito che ne<br />

sono stato influenzato. Se dico che mi piace Bela Bartòk,<br />

non lo scrivono. Anche perché pensano sia un personaggio<br />

dei cartoni animati.<br />

Mi avvisano che il tempo sta scadendo, mi è rimasta<br />

solo una domanda.<br />

Giocatela bene. Un consiglio: non chiedermi anche tu<br />

quanto bevo.<br />

D’accordo. Allora, vediamo. Ecco: perché vivi a New<br />

York? È banale. È un cliché. Il musicista anticonvenzionale,<br />

che sta nella città dove stanno tutte le star.<br />

Oh, sono stato in tanti posti, tante città. New York era<br />

una specie di traguardo obbligato in quanto emigrante,<br />

e in quanto artista. Qui c’è una comunità molto viva di<br />

est europei. E non nego che qui sia il posto dove puoi<br />

ottenere visibilità, ma come dimostra il fatto che abbiamo<br />

intitolato il nostro ultimo disco Super Taranta!,<br />

e che ci abbiamo messo un pezzo intitolato Harem in<br />

Tuscany, non siamo completamente omologati alla vita<br />

urbana. Poi, uno dei pregi di questa città è che ha in sé<br />

molte delle altre città del mondo. Ha qualcosa di Mosca,<br />

di Napoli, di Vienna e Varsavia, di vecchie città europee<br />

dove una banda di zingari che <strong>su</strong>ona ai matrimoni può<br />

rimediare una serata…<br />

URBAN 13


Ai Giardini Margherita di Bologna si va per tanti motivi. Ma chi ci<br />

gioca a street basket ne ha uno in più. Finalmente un libro racconta<br />

quelli che di partecipare proprio non si accontentano<br />

VIETATO<br />

PERDERE<br />

testo: Ciro Cacciola<br />

foto: Angelo Sindaco<br />

“Ohi, ciao. Stasera Giardini! Il Nero contro l’Accademia.<br />

Ci si vede là?”. I Giardini Margherita sono il principale parco<br />

pubblico di Bologna, tradizionale passeggio per concittadini,<br />

a pochi passi dal centro storico, nello stesso posto<br />

dal 1879. Punto d’arrivo per anni del Giro dell’Emilia,<br />

paradiso di zanzare tigrate aldilà di ogni disinfestazione,<br />

meta di astrofili, di nottambuli transgenere – house, rock,<br />

ska e funk – in pista <strong>su</strong>ll’isolotto-chalet al centro del lago<br />

(puntualissima discoteca ogni primavera/estate), si anima<br />

oggi (oggi? da almeno 20 anni!) come non mai soprattutto<br />

per il torneo di street basket. Sì, pallacanestro da<br />

strada. A Bologna è un’istituzione. Un tifo! Squadre dagli<br />

sponsor rional/impensabili per un torneo ufficiale (“Bar<br />

Time Out Barboni di Lusso”, “Back Door Alice Gianfranco<br />

Parrucchieri”, “Colorone Caffè Cagliari Mulino Bruciato”,<br />

“Let’s Go Pepper”, “Pizzeria La Rotonda” oppure, adorabile,<br />

“Piccoletrasgressioni.com”…) che mettono in campo,<br />

“guardie” e “ali”, veri sportivi e dilettanti, nuove promesse<br />

e squadre di passione, tutti insieme intorno a quell’ormai<br />

mitico playground griffato GM, Giardini Margherita, best<br />

playground italiano di street basket da qui a… l’eternità.<br />

Sì, perché quei campioni, quelle squadre, quel mondo urbano<br />

e mitologico che gira attorno a un pallone arancione<br />

è stato immortalato dagli scatti di un fotografo italiano tra<br />

i più apprezzati, Angelo Sindaco, ed è diventato un libro<br />

edito da Drago, Check this out!, un reportage denso di<br />

azione e di emozione, di <strong>su</strong>dore, atletica e movimento, in<br />

occasione del Silver Anniversary di uno dei prodotti più<br />

amati della Nike, la scarpa Air Force 1. Che non è solo il<br />

personal velivolo di Mister Bush, non è tanto il film vetero/<br />

adrenalinico con Harrison Ford, ma è soprattutto l’ormai<br />

mitica scarpa che, creata nel 1982 da Bruce Kilgore, ha<br />

rivoluzionato il mondo del basket ed è divenuta simbolo<br />

della cultura hip hop. Yo!<br />

Uno dei play off leader, il campionissimo Jacopo Pozzati,<br />

“Refuse to lose” tatuato <strong>su</strong>l deltoide a caratteri cubitali,<br />

ricorda con emozione gli esordi <strong>su</strong>l campo, lo slogan “It’s<br />

time to play”, la chiamata alle sfide dalle otto a mezzanotte,<br />

le raffiche di telefonate agli amici, aneddoti, sensazioni,<br />

gesti più o meno atletici, litigate, mangiate a fine partita.<br />

Leggende sportive che vivono di passaparola e diventano<br />

storie di cui non si può più fare a meno. “Nes<strong>su</strong>no sport<br />

come il basket sollecita e favorisce altrettanta prontezza<br />

di riflessi e capacità di scelta <strong>su</strong>l momento” <strong>su</strong>ggerisce<br />

Franco Bolelli nella prefazione. “Sarà che l’adrenalina nutre<br />

il cervello più rapidamente. Sarà che una tale concentrazione<br />

di corpi in movimento in poco spazio ti spinge a<br />

elaborare strategie fulminee di sopravvivenza. Certo che il<br />

basket è programmaticamente e fisiologicamente fatto per<br />

farti prendere tante decisioni in pochi istanti”.<br />

Come raccontano le bellissime immagini di Sindaco, il<br />

senso della sfida è il metabolismo del basket. Non fa<br />

differenza se sei nel playground dei Giardini o in un palazzetto<br />

importante. Sparta e Atene, corpo e mente, forza e<br />

piacere sono prepotentemente lì, in quei 500 metri quadri<br />

di campo, in tutto quello che ci vive intorno. “Pgm basket<br />

– 27esimo Playground 2008. Vi attendiamo ai Giardini<br />

Margherita per la nuova edizione” si legge a Bologna<br />

in lungo & in largo, in rete & in ogni dove. Non si ferma<br />

il Playground dei Giardini. Come resistere a una sfida<br />

tra “Cremeria Navile” e “Sericom Cartamania Mondo di<br />

Carta”? Stando alle cronache locali, il più seguito, campione<br />

per tutti, è, al secolo, Totò Muscò, play fra i più estrosi<br />

degli ultimi anni, spettacolare per i passaggi traccianti, le<br />

smorfie (un classico per i fan dei Giardini), le polemiche<br />

a distanza con gli arbitri. Insomma: avete capito che a<br />

Bologna, nascosti in quei 26 ettari del parco, ci sono tutti<br />

gli ingredienti per un torneo di street basket da non perdere.<br />

E dunque: Giardini Margherita Forever. Check-checkcheck<br />

this out!<br />

IL SENSO DELLA SFIDA È IL METABOLISMO DEL BASKET. NON FA DIFFERENZA SE SEI NEL PLAYGROUND<br />

DEI GIARDINI O IN UN PALAZZETTO IMPORTANTE<br />

14 URBAN URBAN 15


RAVE SU<br />

DUE RUOTE<br />

È l’evento clou del Bicycle<br />

Film Festival. È una<br />

festa dal copione tutto<br />

da inventare. È l’<strong>Urban</strong><br />

Velodrome Party!<br />

testo: Maurizio Baruffaldi<br />

Potrebbe capitarvi di <strong>su</strong>dare sotto i bpm ossessivi<br />

di un dj con occhialini da scienziato pazzo, un tizio di<br />

Baltimora che si fa chiamare Dan Deacon come un <strong>su</strong>pereroe<br />

e fa <strong>su</strong>onare marchingegni valvolari che si costruisce<br />

da sé. Con la vostra bella birra ben salda nella<br />

mano destra ad accompagnarvi fin quando alba non<br />

vi separi. Ma dovrete stare attenti a scansare la minibici<br />

lanciata a tutta velocità che att<strong>rave</strong>rsa la pista, o<br />

l’evoluzione di un acrobata <strong>su</strong> bmx che fa ballare le<br />

<strong>su</strong>e <strong>due</strong> <strong>ruote</strong> sotto lo stesso tetto. Avrete lasciato la<br />

vostra macchina a pedali – una bici, con buona probabilità,<br />

anche se con il Bicycle Film Festival non si sa<br />

mai – alle rastrelliere che saranno ad accogliervi come<br />

soldatini di ferro allineati e coperti vicino al guardaroba.<br />

Che piova, nevichi o tiri vento gelido, a pedalare<br />

ci si scalda e giunti alla meta del grande capannone<br />

dei Magazzini FS che costeggia il Naviglio, la vostra<br />

bicicletta riposerà al calduccio, abbracciata alle altre,<br />

mentre voi vi lanciate nel primo e unico <strong>rave</strong> per ciclisti<br />

urbani. <strong>Urban</strong> Velodrome Party, sabato 17 novembre,<br />

a partire dalle 23 e fino a quando ce n’è, pensato<br />

per chi vuole condividere bici e musica a palla: la vera<br />

novità del già robusto contorno di eventi dell’edizione<br />

2007 del BFF a Milano. Che quest’anno raddoppia la<br />

<strong>su</strong>a tappa italiana, coinvolgendo anche Roma, dal 7<br />

al 9 novembre (info <strong>su</strong> www.bicyclefilmfestival.com).<br />

L’organizzazione si augura una massiccia presenza di<br />

ciclisti urbani, ma l’invito è esteso anche ai pedoni che<br />

saranno riusciti a trovare parcheggio, soggetti da coinvolgere<br />

e traviare: si ballerà pur sempre <strong>su</strong> <strong>due</strong> gambe,<br />

si poggeranno i gomiti ai banconi dei <strong>due</strong> punti<br />

bar, ma protagoniste saranno le <strong>due</strong> <strong>ruote</strong> rigorosamente<br />

urbane. Taroccamenti, trasformazioni, camere<br />

d’aria come petardi e gare, <strong>su</strong> tutte la cosiddetta Last<br />

man standing, che alterna e mescola il ruvido pogare<br />

con il più contemplativo <strong>su</strong>rplace. Non dimenticherete<br />

la serata, e se proprio avete memoria labile ci penseranno<br />

i ritratti scattati all’ingresso in un set fotografico<br />

con tutti i crismi ai più urbani e ciclisti di voi. Il doping<br />

è ammesso, il rispetto necessario, lo spazio aperto e<br />

condiviso. E un eventuale livido, né più né meno che<br />

un timbro: “Io c’ero!”.<br />

URBAN 17


SOLO 2880 MINUTI<br />

© Jeroen Hendriks<br />

Produrre un film in 48 ore è una sfida quasi<br />

impossibile, soprattutto se la troupe non è<br />

esattamente di professionisti. L’unica buona ragione<br />

per buttarsi in un’avventura tanto sconsiderata è<br />

quella di partecipare a un festival veramente urban:<br />

il 48 Hour Film Project<br />

testo: Alberto Angelini<br />

Il tappeto rosso, le star, le feste. Dimenticatevi tutto<br />

questo. Il 48 Hour Film Project (www.48hourfilm.com)<br />

non è certo come i festival di Venezia, Cannes o Berlino.<br />

Innanzitutto perché è itinerante: l’edizione 2007 si è<br />

svolta in 56 città diverse da Seattle a San Paolo, da Los<br />

Angeles ad Amsterdam passando per Roma (che bisserà<br />

nel maggio 2008) fino a Tel Aviv.<br />

Poi, perché la formula è banalmente geniale o se preferite<br />

genialmente banale. Raccogliere, giudicare e premiare cortometraggi<br />

al massimo di sette minuti prodotti in 48 ore<br />

da chiunque abbia pagato i 100 euro della quota d’iscrizione,<br />

nel luogo dove il festival si svolge.<br />

E, soprattutto, per l’urban appeal. Durante i <strong>due</strong> giorni in<br />

cui le troupe concorrenti si scatenano per le strade non<br />

esiste angolo, piazza o locale in cui non ci sia un set allestito.<br />

E alla fine la giuria che visiona tutti i corti prodotti ha<br />

sotto gli occhi un quanto mai poliedrico ritratto della città.<br />

Ma com’è veramente girare un film in 48 ore? Abbiamo<br />

rubato il diario a un aiutoregista di una spaghetti-troupe<br />

che ha partecipato alla tappa di Amsterdam.<br />

Pagata la tassa d’iscrizione siamo in concorso. La troupe<br />

con relativa attrezzatura l’abbiamo raggranellata in una<br />

settimana di scouting tra amici e professionisti, tanto si<br />

tratta di un weekend: qualcuno continuerà a fare il <strong>su</strong>o<br />

lavoro, qualcun altro improvviserà nel tempo libero. Anche<br />

se la prassi vuole che a partecipare siano potenziali videomaker<br />

“locali”, la nostra squadra rappresenta un’ibrida<br />

eccezione, un sorta di macedonia in cui spuntano qua<br />

e là frammenti d’Italia: Anna (regista) è italo-olandese,<br />

e si è appena diplomata al Centro Sperimentale di<br />

Cinematografia a Roma; Claudia (sceneggiatrice) è italoamericana,<br />

ma vive qui perché ha sposato un olandese;<br />

Art (fotografo di scena), emigrato dall’Armenia, si è fidanzato<br />

con una delle più famose scrittrici dei Paesi Bassi<br />

– l’ultima amante di Fellini, che ha esordito nella narrativa<br />

proprio con un diario della <strong>su</strong>a esperienza col Maestro;<br />

per ultimo il sottoscritto (assistente di scena) che viene<br />

da esperienze cine-televisive nostrane, e da sei mesi è ad<br />

Amsterdam in pausa meditativa. Insomma, gli attori sono<br />

gli unici “indigeni”, quindi parliamo in inglese, confabuliamo<br />

in italiano e ci apprestiamo a girare in nederlandese.<br />

venerdì, ore 18<br />

Le regole del 48 Hour Film Project sono molto semplici:<br />

<strong>due</strong> giorni di tempo per scrivere, filmare, montare e<br />

musicare un video di massimo sette minuti, secondo un<br />

filone assegnato. È per questo che ora siamo riuniti nel<br />

padiglione degli organizzatori, assieme agli altri 45 team:<br />

per estrarre a sorte il nostro “genere”. Le possibilità sono<br />

svariate, western, horror, commedia, fantascienza, ma<br />

ahinoi il bigliettino appena pescato recita semplicemente:<br />

“film de femme”. Film al femminile: poteva andarci deci-<br />

samente meglio! Disquisendo di cellulite e celluloide, ci<br />

allontaniamo a passo cadenzato. Dietro di noi – <strong>su</strong> un<br />

minaccioso quadrante digitale – è appena partito il conto<br />

alla rovescia.<br />

sabato, ore 4<br />

Inutile illudersi che sia ancora la notte di venerdì: tra un<br />

paio d’ore sorgerà il sole e bisogna iniziare lo shooting.<br />

Claudia e <strong>su</strong>o marito vivono in un’elegante casa nei pressi<br />

del Red Light District. Siamo appollaiati nell’ampio salone<br />

dal tardo pomeriggio, spremendoci le meningi in un<br />

© Melanie Bruno<br />

INTANTO IL SOLE SI FA PIÙ CALDO, IL GIOCO DI SQUADRA INIZIA A FUNZIONARE, E PIAN PIANO LA STORIA SEMBRA PRENDERE QUOTA<br />

furibondo brainstorming collettivo. Non è facile partorire<br />

una storia al femminile che ri<strong>su</strong>lti fattibile e non scontata.<br />

Abbiamo ingurgitato litri di tè, ma i nostri occhi cominciano<br />

comunque a chiudersi. Quando ci ritiriamo stremati nei<br />

rispettivi alloggi, la sceneggiatura è poco più di un canovaccio:<br />

“una donna smarrisce la <strong>su</strong>a identità nel tentativo<br />

di conformarsi ai desideri dei <strong>su</strong>oi spasimanti”. Vediamo<br />

che cosa ci verrà in mente domani (oggi!).<br />

sabato mattina, ore 8<br />

Il set è stato allestito all’alba. Infreddoliti e assonnati,<br />

maneggiando cavi e microfoni sotto un cielo poco promettente,<br />

mettiamo in atto quanto abbiamo partorito la<br />

sera/notte prima. Anna è china <strong>su</strong>l monitor di controllo, le<br />

pupille che guizzano da un particolare all’altro. Io mi aggiro<br />

febbrilmente con un taccuino, prendendo nota delle<br />

take migliori e della continuità delle azioni. La protagonista<br />

viene rifiutata da un <strong>su</strong>o collega di lavoro mentre la<br />

cameraman gira intorno alla coppia. A ogni ripetizione la<br />

recitazione si fa più enfatica. Intanto il sole si fa più caldo,<br />

il gioco di squadra inizia a funzionare, e pian piano la storia<br />

sembra prendere quota.<br />

sabato, ore 14<br />

Durante le riprese non c’è tempo per un break. Ciascuno<br />

di noi sgattaiola via appena le <strong>su</strong>e responsabilità si attenuano,<br />

per poi tornare – munito di paninetto – a ricoprire<br />

il ruolo previsto. Per girare la seconda scena abbiamo scelto<br />

il cortile interno di una chiesa gotica. Il rumore di fondo<br />

è incontenibile e il fonico sta uscendo pazzo; catturare le<br />

voci degli attori così non è semplice, ma non vogliamo<br />

rinunciare a questa location. Troviamo uno spiazzo isolato<br />

e siamo pronti a continuare. Al nono ciak tutte le variabili<br />

sembrano finalmente collimare. Sto per appuntare la B di<br />

“buona” nel mio tabulato, mentre i sinistri rintocchi delle<br />

campane irrompono <strong>su</strong>lla scena.<br />

sabato, ore 17<br />

Siamo nel seminterrato di un pub, in discreto ritardo<br />

<strong>su</strong>lla fittissima tabella di marcia. Ci sono ancora alcuni<br />

esterni da ultimare e ci restano meno di <strong>due</strong> ore di luce.<br />

Finalmente arriva Art, il co-protagonista di questo sketch;<br />

trafelato e spettinato, dice di non aver sentito la sveglia.<br />

Sarà vero? Alle cinque del pomeriggio, la sveglia, mah? In<br />

un attimo ripassa le <strong>su</strong>e linee di dialogo e si cala nel personaggio.<br />

Aiuto Anna a sistemare le luci e chiedo il silen-<br />

zio al piano <strong>su</strong>periore. Motore ciak azione (in tre lingue):<br />

il tour-de-force procede. Una crescente e non del tutto<br />

giustificata euforia collettiva contagia la troupe.<br />

sabato, ore 23<br />

Giornata campale. Siamo schizzati da una parte all’altra<br />

della città, chiedendo permessi, rasentando orari di chiu<strong>su</strong>ra,<br />

lottando contro le variabili del caso, smontando e rimontando<br />

il nostro modesto arsenale. Sempre con le mani<br />

occupate e la testa <strong>su</strong>rriscaldata, incuranti della pioggia o<br />

dei passanti incuriositi. Qua e là ci siamo imbattuti in altre<br />

squadre al lavoro: gruppi di persone di ogni tipo che armeggiavano<br />

con telecamere di ogni dimensione, ognuno<br />

alle prese con il <strong>su</strong>o frammento da raccontare.<br />

Tornati alla base, una copiosa spaghettata condisce<br />

discussioni e riflessioni, poi, stremati ma soddisfatti, ci<br />

dividiamo. Nella stanza attigua, il ronzio delle minidv che<br />

vengono riversate nell’hard-disk del montatore. La <strong>su</strong>a<br />

maratona è appena iniziata: armato di forbici digitali,<br />

tirerà mattina per tagliuzzare e riassemblare il materiale<br />

catturato durante la maratona diurna.<br />

domenica mattina, troppo presto<br />

Il telefonino squilla perentorio – devo aver dormito<br />

qualcosa come quattro ore. È solo quando appoggio<br />

il <strong>poster</strong>iore <strong>su</strong>l sellino gelato della bici che mi sveglio<br />

completamente. C’è stato un problema con l’editing della<br />

colonna sonora, e hanno bisogno di rinforzi. Pedalo nella<br />

notte silente, con il laptop a tracolla e il naso che gocciola.<br />

Potevo cavarmela come dinoccolato assistente di scena...<br />

perché ho lasciato trapelare la mia parallela attività di musicista/film-maker?<br />

domenica pomeriggio, orario imprecisato<br />

Risolti a fatica gli ultimi inghippi e masterizzato un fulmineo<br />

dvd nell’immediato dopopranzo. Il disco smaltato è<br />

ancora tiepido: tutto lo stress e l’adrenalina sono lì dentro,<br />

<strong>su</strong>blimati in una pacata galleria di sguardi. Ci dirigiamo<br />

al padiglione per la consegna, distrutti ma contenti.<br />

Affidiamo il dvd alle mani dei giudici: da questo momento<br />

sarà il film a parlare per noi. Siamo i primi a consegnare e<br />

anche in tremendo anticipo: la giuria non si è ancora riunita<br />

e abbiamo già vinto un premio!<br />

18 URBAN URBAN 19<br />

© Amir Westhoff<br />

© Amir Westhoff


Lavorano per i musicisti di mezzo mondo.<br />

Ma nonostante l’estro psichedelico non sono californiani<br />

e neanche vagamente britannici. Sono i Malleus e<br />

potrebbero essere i tipi della porta accanto<br />

testo: Raffaella Oliva<br />

<strong>poster</strong>: Malleus<br />

Chissà come ci si sente ad avere come clienti gente come<br />

Aphex Twin, Beck, i Chemical Brothers, i Cure e i Sonic<br />

Youth. I Malleus non si scompongono: “Sono persone come<br />

le altre, con i loro pregi e i loro difetti. L’alone di mito<br />

che li circonda fa parte del gioco”. Il gioco in questione<br />

per i tre piemontesi è un mestiere: realizzare locandine<br />

di concerti. E non locandine qualunque, bensì manifesti<br />

serigrafati e stampati a mano in edizioni limitate, per artisti<br />

ben selezionati. È con questi lavori che Urlo, Poia e Lù<br />

sono diventati i paladini della <strong>poster</strong> art in Italia. Ma ancor<br />

prima all’estero, perché – come dicono loro – “nel nostro<br />

paese i riflessi sono rallentati”.<br />

Ok, questo lo sappiamo. Quel che ci sfugge è: che cos’è<br />

esattamente un <strong>poster</strong> serigrafato? “Pensate al pane e alla<br />

nutella – <strong>su</strong>ggerisce la fanciulla del gruppo, Lù. Il pane è il<br />

foglio, la nutella il colore. A seconda del numero di colori<br />

aumentano le passate per ogni foglio. In pratica è come se<br />

spalmaste cinque volte la stessa fetta di pane. Moltiplicate<br />

tutto per 150 fette”. Siamo punto daccapo. Urlo ci viene<br />

in aiuto: “In poche parole facciamo quello che faceva Andy<br />

Warhol guadagnando un po’ più di soldi”. Già meglio:<br />

ora possiamo immaginarci i Malleus che si danno da fare<br />

POSTERART<br />

tra matite, penne e inchiostri nel loro studio completo di<br />

tavoli da stampa, piani d’incisione e scaffali costruiti con le<br />

loro mani.<br />

Tutto ebbe inizio nel 2000. Prima l’amicizia tra Urlo e<br />

Poia, compagni di università. Poi l’incontro con Lù, i primi<br />

volantini fotocopiati, le prime copertine di album e fanzine.<br />

“La <strong>poster</strong> art era la conseguenza logica e inevitabile.<br />

Siamo sempre stati imbottiti di musica: i <strong>poster</strong> erano la<br />

manifestazione visiva dello spirito che avevamo respirato<br />

grazie alla musica, quella vera”. E qui, per capire qual è<br />

secondo i Malleus la musica vera, basta sentire Urlo che<br />

confessa di detestare l’hip hop, Poia che declama “niente<br />

schifezze che vengono giù dalla Macchina e ti si versano<br />

nelle orecchie”, Lù che sostiene di ascoltare “qualunque<br />

genere che non sia noioso dopo la seconda nota”. Quanto<br />

al nome Malleus (con l’accento <strong>su</strong>lla “a”), in latino significa<br />

“martello” e deriva dal Malleus Maleficarum, il manuale di<br />

caccia alle streghe per antonomasia, redatto nel 1486 da<br />

<strong>due</strong> frati domenicani per sostenere la crociata antieretica<br />

di papa Innocenzo VIII.<br />

“In realtà Malleus Maleficarum doveva essere il titolo del<br />

primo cd della band di cui facciamo parte io e Urlo: gli<br />

Ufomammut – osserva Poia. Ci piaceva come <strong>su</strong>onava,<br />

tutto qui. Alla fine, invece, è diventato il nome dell’altra<br />

nostra banda, quella che disegna”. La stessa banda che<br />

in seguito avrebbe conquistato mostri sacri come Iggy<br />

Pop, Mark Lanegan e i Flaming Lips. “Siamo felici di aver<br />

riportato l’arte del <strong>poster</strong> in Italia. I primi anni ai concerti<br />

nes<strong>su</strong>no riusciva a concepire che un manifesto potesse<br />

valere più di una birra...”.<br />

Vecchi tempi. Oggi i Malleus sono sempre più quotati,<br />

hanno esposto le loro opere un po’ ovunque, da Atlanta a<br />

Philadelphia, da Rio de Janeiro a San Francisco, da Roma<br />

ad Amburgo. Qualcuno li considera i Firehouse italici. Paul<br />

Grushkin e Dennis King li hanno inseriti nella loro antologia<br />

The Art of Modern Rock, bibbia della <strong>poster</strong> art mondiale.<br />

E pian pianino si stanno facendo strada anche al di<br />

fuori della scena musicale: al momento sono impegnati<br />

in un progetto per una prestigiosa (per ora innominabile)<br />

società di videogame, il tutto dopo essersi occupati di una<br />

campagna pubblicitaria per la Oakley.<br />

“Abbiamo iniziato proponendo il nostro lavoro, ora invece<br />

riceviamo tantissime richieste”, commentano. Ma <strong>su</strong>lle<br />

star che hanno conosciuto niente pettegolezzi. “Possiamo<br />

solo dire che un paio di gruppi americani ci sono stati<br />

parecchio <strong>su</strong>ll’anima, mentre Prodigy, Queens of the Stone<br />

Age ed Eagles of Death Metal sono simpaticissimi. E che<br />

ci capita di trovarci meglio con grosse band straniere che<br />

con formazioni italiane meno importanti”.<br />

Tant’è. Nelle loro illustrazioni ritroverete un po’ di Art<br />

Nouveau, i film di Gus Van Sant, i libri di Kerouac, i racconti<br />

di Carver, l’arte di Warhol e Mucha, i fumetti di Mignola<br />

e Kirby, i dipinti di Schiele, le creazioni di Kozik, i <strong>poster</strong> di<br />

Emek... Ma non solo. “Solitamente abbiamo carta bianca,<br />

seguiamo ciò che la musica ci ispira. E se non ci viene in<br />

mente nulla pensiamo al testo di una canzone significativa<br />

o all’immaginario che circonda il gruppo. Per fortuna<br />

siamo come Cerbero: ci modifichiamo i disegni a vicenda<br />

e le nostre opinioni è come se appartenessero a un unico<br />

essere. L’idea esce di colpo, poi viene raffinata, limata,<br />

perfezionata. Dopodiché va vi<strong>su</strong>alizzata: si deve centrare<br />

l’immagine nel foglio, spostarla, aggiungere le scritte, decidere<br />

quanti colori usare. Bisogna eliminare gli strati inutili,<br />

fermarsi al momento giusto. Sembrerà strano, ma spesso,<br />

essendo ipercritici, siamo noi a lamentarci del ri<strong>su</strong>ltato<br />

finale, non i clienti”.<br />

Sul sito www.malleusdelic.com si possono comprare anche<br />

le locandine realizzate per il film antiberlusconiano<br />

Shooting Silvio e per il progetto “Yo! What happened to<br />

peace”, contro la politica belligerante degli States. E tenersi<br />

aggiornati <strong>su</strong>lle ultime uscite targate Supernatural Cat,<br />

l’etichetta discografica “do it yourself” fondata da Urlo,<br />

Poia e Lù nel 2005 con un intento ben preciso: unire estetica<br />

e contenuto, musica di qualità e confezioni di lusso,<br />

restando orgogliosamente fuori moda. “Produciamo solo<br />

band che ci piacciono come i Morkobot e i Lento. L’idea è<br />

la stessa dei manifesti: cd con tirature limitate e numerate,<br />

cover e booklet stampati a mano. Nell’epoca in cui si<br />

scarica tutto da internet noi ci muoviamo in una direzione<br />

anacronistica e riproponiamo l’oggetto-feticcio, unico, a<br />

<strong>su</strong>o modo imperfetto e quindi irriproducibile. È la nostra<br />

missione. In futuro sbarcheremo <strong>su</strong> Marte e tappezzeremo<br />

il pianeta rosso di <strong>poster</strong>”.<br />

“I POSTER SONO LA MANIFESTAZIONE VISIVA DELLO SPIRITO CHE ABBIAMO RESPIRATO GRAZIE ALLA MUSICA, QUELLA VERA”<br />

20 URBAN URBAN 21


Alle spalle film importanti, una trentina di ruoli per<br />

soli 34 anni di vita, i migliori registi italiani, <strong>due</strong> <strong>su</strong> tutti<br />

Salvatores e Verdone, una bellezza indiscutibile, quasi<br />

trattenuta. Anita Caprioli parla del <strong>su</strong>o lavoro e lo chiama<br />

ricerca, è sobria anche nel raccontarsi, ma filtra lento e<br />

inesorabile il <strong>su</strong>o innamoramento verso l’avventura del<br />

mestiere di attrice. A dicembre uscirà nelle sale il <strong>su</strong>o<br />

ultimo film, Non pensarci di Gianni Zanasi, in concorso a<br />

Venezia.<br />

Perché Non pensarci?<br />

“È un figlio che torna a casa, ha <strong>due</strong> fratelli, una sono io, e<br />

pensa e spera che siano cambiate le dinamiche familiari.<br />

Ma non è così. E allora si dice: ‘Non pensarci’. È centrato<br />

<strong>su</strong>l misto di attrazione, verso le radici, la tua storia, e<br />

repulsione, verso qualcosa che ormai senti distante da te,<br />

che quasi ripudi. Sensazioni che tutti finiscono per provare<br />

nei confronti della propria famiglia”.<br />

La tua famiglia: quanto merito o colpa ha se fai questo<br />

mestiere?<br />

La mia è una famiglia di teatranti, se vogliamo chiamarli<br />

così. Ma le scelte dipendono dalle circostanze, non sono<br />

automatici il merito o la colpa… È certo, però, che io l’ho<br />

respirata questa passione: ore e ore in platea, da piccolissima,<br />

ad ascoltare le prove, delle quali non capivo nulla.<br />

Erano solo parole, <strong>su</strong>oni. Ma l’incanto passava.<br />

Quando arriva il cinema?<br />

Mi sono incuriosita al cinema alla scuola di Ermanno<br />

Olmi. Il rapporto tra attore, regista e macchina da presa è<br />

intimo, quasi segreto: si decide cosa rubare di te, quando,<br />

come. La macchina da presa fa un po’ la radiografia delle<br />

emozioni. La necessità del cinema è che siano vere. E poi<br />

ho scelto di fare cinema anche per la possibilità di partecipare<br />

a progetti differenti, con registi differenti, storie<br />

e ruoli diversissimi tra loro… È proprio la mia idea di<br />

questo lavoro.<br />

Il teatro, invece?<br />

A teatro c’è un filo che ti permette di schiacciare l’acceleratore,<br />

è una partita a <strong>due</strong>, lo scambio emotivo è meno<br />

intimo, più enfatizzato. Il teatro ha grande energia, ma lo<br />

puoi gestire, cercare la chiave per reinterpretare la realtà,<br />

travisandola, allontanandoti anche da essa. Ma ora ho voglia,<br />

di tornare al teatro. Devo riuscire a trovare il tempo.<br />

Perché mi mancano entrambi.<br />

ANITA DA LONTANO<br />

Quando interpreta un personaggio cerca di<br />

scostarsi il più possibile da sé stessa. E se a<br />

essere giudicata per bellezza ha fatto l’abitudine,<br />

all’etichetta di “giovane attrice” Anita Caprioli<br />

proprio non si rassegna<br />

testo: Maurizio Baruffaldi<br />

foto: Gianni Troilo<br />

I personaggi che interpreti dove li cerchi?<br />

Non so che cosa risponderti, ogni volta è una ricerca nuova.<br />

Un viaggio diverso. Presti un corpo per raccontare un<br />

altro. E non sai mai cosa scoprirai.<br />

Il ruolo che hai recitato più simile a te. Quello in cui ti<br />

sei immersa senza sforzo.<br />

Non c’è uno sforzo, mai, è una ricerca, mi ripeto. Io sono<br />

affascinata da quelli più lontani da me. Non cerco di mettere<br />

il personaggio a mia disposizione. Non amo portare<br />

ciò che è simile ad Anita. Per me il lavoro d’attore è allontanarsi<br />

da ciò che si è.<br />

Non c’è sforzo, dicevi: e gioia? Quando?<br />

Sì! Sono istanti, quando senti l’emozione, senti di vivere<br />

più intensamente. È una gioia, ma anche una commozione.<br />

È un regalo.<br />

Immagino che preferirai sentirti regalare un brava, più<br />

che un bella. Una sfida, e non un dato di fatto.<br />

Ma sì… “È bella, ma è anche brava!” è una cosa legata<br />

solo al contesto femminile, e vale per qualsiasi professio-<br />

ne. Una donna è valutata innanzitutto per la <strong>su</strong>a bellezza<br />

o meno. La bravura è quasi uno stupore. È incredibile, ma<br />

è ancora così.<br />

Ti ho sentita annoverata tra le giovani attrici. Fino a<br />

quando si è giovani, in Italia?<br />

Io non lo sono più, giovane attrice, non fosse altro che<br />

per l’età che ho. In Italia si parla di giovani attori e attrici<br />

come di una grande sacca, oppure un elastico che si allarga<br />

sempre di più. È il solito bisogno di creare categorie.<br />

Forse perché siamo un paese governato da cariatidi:<br />

dalla loro inquadratura tutto è giovane. Da giovanissima<br />

hai fatto danza, che cosa ti resta?<br />

Disciplina e consapevolezza del corpo. Il contatto molto<br />

profondo, con il proprio corpo, non solo tecnico, ma emotivo.<br />

22 URBAN URBAN 23


“LA CITTÀ VA AVANTI PER I FATTI SUOI MENTRE TU GIRI, NON SI CURA DI TE, TU SEI QUALCOSA CHE DISTURBA”<br />

Hai studiato anche tango.<br />

È stato per il film di Salvatores, Denti. C’era una scena<br />

in cui lo ballavo ed era necessario essere credibili. Ho<br />

continuato, l’avevo presa seria, poi gli impegni… Manca<br />

sempre il tempo per fare tutto quello che ci appassionerebbe…<br />

Ci vorrebbero <strong>due</strong> vite.<br />

Anche una decina…<br />

Come ti svegli?<br />

Mi sveglio felice.<br />

Che invidia.<br />

È una cosa legata al mattino. Amo partire, in generale,<br />

fa parte anche del mio lavoro, e la mattina è sempre una<br />

ripartenza.<br />

Che vestito ti fa sentire a tuo agio.<br />

Non sono molto fashion. Un jeans e una maglietta sono<br />

la cosa migliore. Poi alterno scarpe da tennis al tacco, il<br />

tacco mi piace, sotto il jeans.<br />

Ti capita di recitare anche nel quotidiano?<br />

No. O meglio, vale per tutti, il gioco, l’adeguamento<br />

alla situazione, lo sfoggiare la tavolozza adatta al momento,<br />

anche se io non sono così plasmabile. Perché<br />

poi è raro che io sia, o meglio finisca, dove non mi va.<br />

Anche per questo mi trovi lontana da contesti che non<br />

mi interessano.<br />

E il sesso, come ci si prepara a fingerlo?<br />

Non so se ti prepari, è una cosa molto tecnica. C’è un<br />

pensiero dietro, quello del regista, una sceneggiatura<br />

scritta, che sa cosa vuol far vedere, anche se c’è un confronto<br />

con l’attore, come per tutte le altre scene. Certo,<br />

c’è un pudore, ma la cosa più bella è quando ti dimentichi<br />

di te, e diventa importante solo quello che vai a raccontare,<br />

e il pudore, che è quello di Anita e non del personaggio,<br />

svanisce.<br />

Potessi scegliere, per il prossimo film, sceglieresti un<br />

regista, un ruolo o un attore in particolare?<br />

Oggi ti dico un regista. Perché è più divertente. Più am-<br />

pio. E non chiedermi quale, perché sono troppi.<br />

Quello che ti ha fatto più ridere però sì?<br />

Carlo. Verdone è travolgente, e oltre ad avermi fatto letteralmente<br />

morire dal ridere è stato importantissimo. E lo è<br />

per chiunque abbia la fortuna di lavorare con lui. Ha una<br />

grandissima umanità.<br />

Chi ti ha sedotto.<br />

Ma un film è sempre un fuoco incrociato di seduzioni!<br />

Deve essere così.<br />

La differenza tra il girare in una città, o fuori, in spazi<br />

aperti.<br />

Enorme. Fuori, montagna, campagna o altri spazi verdi,<br />

nasce una sorta di distacco dal mondo concreto. È come<br />

se prendesse più corpo quello che stai raccontando. C’è<br />

una simbiosi migliore. La natura è come se si adeguasse,<br />

ti ascolta. La città invece ha una <strong>su</strong>a vita, la senti, è<br />

incombente, ti distrae quasi. La città va avanti per i fatti<br />

<strong>su</strong>oi mentre tu giri, non si cura di te, tu sei qualcosa che<br />

disturba. È molto diverso, <strong>due</strong> ritmi diversi…<br />

Raccontami <strong>due</strong> luoghi, così diversi.<br />

Le montagne di Ostrov, con la serie Cime Tempestose, tra<br />

la Cecoslovacchia e la Germania. Montagne innevate, proprio<br />

da film. Bufera, vento, neve fredda che ti graffia. Una<br />

potenza. Le città sono tante.<br />

Per <strong>Urban</strong> non sono mai troppe.<br />

Penso a Genova. Quando abbiamo girato Onde, di<br />

Francesco Fei (il <strong>su</strong>o compagno, n.d.r.). Insieme a Ignazio,<br />

l’attore che si stava esercitando a muoversi da cieco, in<br />

quei vicoli strettissimi, lentamente. Anche perché eravamo<br />

continuamente interrotti dalle persone che lo braccavano<br />

e spostavano, o pensavano che cercasse qualcosa. La<br />

cosa buffa è che la macchina da presa è spesso troppo<br />

vista, ma in altri casi scompare: il cieco era un’attrazione<br />

maggiore, e catalizzava l’attenzione. Genova ha un’identità<br />

doppia, da una parte incontri tra i vicoli l’angolo di<br />

spacciatori e puttane, dove non ti puoi avvicinare, con<br />

una musica in lontananza, un po’ araba, egizia, un estero/<br />

oriente, e poi a 200 metri sei al porto, alla costruzione di<br />

Renzo Piano, all’Acquario pieno di famiglie e bambini.<br />

Altre città.<br />

A Torino, oltre a Santa Maradona di Marco Ponti, e da<br />

allora amo particolarmente il centro, abbiamo girato tutti<br />

gli interni di Demoni e Dio di Giuliano Montaldo. A Roma<br />

ho girato in molti interni, che possono essere ovunque,<br />

ma ambientazioni mai. A Napoli Denti e La guerra di<br />

Mario. Ed è uno stato a sé. Quando ci entri ti relazioni con<br />

un ordine, se così si può dire, tutto loro. L’immagine più<br />

nitida è un odore, l’odore intenso del mercato del pesce,<br />

amplificato… Ma anche in mezzo al traffico l’odore era<br />

più denso, vivo. Napoli la si riconosce con l’olfatto.<br />

Il film che uscirà è ambientato a Rimini.<br />

Era la prima volta che ci stavo. Ed era la Rimini del dopo<br />

delirio vacanze. Nes<strong>su</strong>n essere umano. I bagni chiusi, imposte,<br />

scritte, giochi, tutto abbandonato. Come una scenografia<br />

di Cinecittà, o un plastico. Diversa e bellissima.<br />

Anche se la maggior parte del tempo lo abbiamo passato<br />

al delfinario. I delfini sono intelligentissimi, si sa, ma forse<br />

si sa meno che hanno un’attività ses<strong>su</strong>ale incredibile,<br />

fanno vere e proprie orge. Le mammifere hanno un’ovulazione<br />

molto lunga e i maschi le rincorrono, senza fare<br />

distinzioni d’età...<br />

Basta che sia femmina.<br />

URBAN 25


NON C’È PIÙ<br />

RELIGIONE<br />

In tempi di rigidi monoteismi, lotte di religione e derive<br />

fondamentaliste, finalmente una boccata di aria<br />

fresca anche nel campo della fede. È la Diocesi italiana<br />

del Culto della Forza “Pio Kenobi”, dimora sempre<br />

aperta ad accogliere i seguaci della Forza e di tutte le<br />

forme meticce di spiritualità. Una religione “light” che<br />

richiede poco impegno ai <strong>su</strong>oi fedeli, favorevole a un<br />

moderno paganesimo, che trova nel sincretismo la <strong>su</strong>a<br />

chiave per risolvere le odierne controversie. Una religione<br />

“glamour”, che crea proselitismo att<strong>rave</strong>rso le nuove<br />

tecnologie e la moda, servendosi di un brand che ritrae<br />

l’inedita immagine di Pio Kenobi mentre brandisce una<br />

spada laser fiammeggiante, figura ispirata al mitico<br />

cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi protagonista della saga<br />

planetaria di Guerre Stellari e al mistico santo tutto italiano<br />

Padre Pio, figlio del folklore di sapore pagano. Ma<br />

sta davvero in piedi questa fusione di <strong>due</strong> figure distanti<br />

anni luce?<br />

Il portavoce ufficiale della Forza non ha dubbi, si capisce<br />

dalle sopracciglia che si sollevano con fare sapiente. Per<br />

capire l’intera faccenda, spiega alla sottoscritta disposta<br />

a immergersi in un labirinto di logica razionalista e<br />

pura fede pur di capirci qualcosa, occorre fare qualche<br />

passo indietro e partire da un dato di fatto: il Culto della<br />

Forza, espressione spirituale dei devoti a Guerre Stellari,<br />

è l’unica mitologia contemporanea che è riuscita a trascendere<br />

i confini della cultura popolare e diventare una<br />

vera confessione, al punto da annoverare milioni di fedeli<br />

in tutto il mondo. E chi avesse qualche dubbio, sappia<br />

I credo tradizionali sono troppo<br />

pesanti? Affidatevi a Obi-Wan<br />

Kenobi e alla religione soft<br />

ispirata all’epopea di Guerre<br />

Stellari. Che la Forza sia con voi!<br />

testo: Cinzia Negherbon<br />

foto: Gianni Troilo<br />

che nel 2001 i devoti del Culto in Gran Bretagna approfittarono<br />

del censimento nazionale per contarsi, raggiungendo<br />

il considerevole traguardo di quasi 400 mila fedeli,<br />

tutti più o meno decisi a manifestare alle autorità (pur<br />

senza <strong>su</strong>ccesso) la volontà di professare apertamente il<br />

credo comune e di vedere riconosciuta ufficialmente la<br />

loro religione.<br />

Evidentemente, i tempi erano maturi perché anche<br />

l’Italia rivendicasse una <strong>su</strong>a par condicio spirituale, così<br />

nel 2005, in occasione dell’uscita nei cinema de La<br />

Vendetta dei Sith, è nata a Bologna la Diocesi del Culto<br />

della Forza intitolata a “Pio Kenobi”, la via italiana a<br />

questo movimento planetario, una fusione tra i valori<br />

spirituali della saga e i motivi racchiusi nella predicazione<br />

di Padre Pio. Da cui il santo maestro Jedi. Un’eresia?<br />

A questa accusa gli adepti rispondono con un’alzata di<br />

spalle, sottolineano l’esistenza di un’antica tradizione di<br />

sincretismo da cui le grandi religioni hanno sempre tratto<br />

nuova forza, basti pensare alle Madonne psichedeliche<br />

<strong>su</strong>damericane. E per tagliare la testa al toro, oltre a<br />

farmi notare la somiglianza fisica dei <strong>due</strong> personaggi,<br />

citano una cabalistica delirante che <strong>su</strong>ggerisce un’incarnazione:<br />

Padre Pio nacque a Pietrelcina il 25 maggio<br />

1887, esattamente 90 anni prima dell’uscita mondiale<br />

URBAN 27


“CHE SI FA PER DIVENTARE ADEPTI DEL CULTO?” LA RISPOSTA È SEMPLICE: “VAI SUL SITO E TI COMPRI LA MAGLIETTA”<br />

di Guerre Stellari, il 25 maggio 1977.<br />

Ma chi sono questi bolognesi predicatori di una religione<br />

open source e remixata? E dove si nascondono?<br />

Innanzitutto la Diocesi non ha un tempio vero e proprio,<br />

infatti la loro chiesa è il sito www.cultodellaforza.it, frequentato<br />

da una comunità di adepti che sfiora le 100<br />

visite al giorno. E i rari incontri fuori dalla rete avvengono<br />

in gran segreto, dentro a garage e scantinati di periferia.<br />

“Il nostro è un culto spontaneo e fai da te, aperto,<br />

contrapposto ai dogmi e alle istituzioni, dove chiunque<br />

può prendere l’involucro e riempirlo di contenuti <strong>su</strong>oi.<br />

C’è chi si guarda 12 volte L’impero colpisce ancora e<br />

chi si legge le poesie di Padre Pio, per poi mixare le<br />

citazioni alle preghiere”, afferma il portavoce ufficiale<br />

Mungo Gabol. Roba che se hai un attimo le idee chiare<br />

nella vita basta sentire loro e perdi qualsiasi certezza.<br />

Ma insistendo un poco, in <strong>due</strong> interminabili sessioni di<br />

intervista, lentamente si arriva a coglierne la filosofia.<br />

È un culto in continua trasformazione, non codificabile<br />

e assolutamente privo di dogmi, dove i rituali più diffusi<br />

sono il saluto con strisciata di mano, per trasmettere<br />

l’energia tipo campo magnetico, e la degustazione comunitaria<br />

della Linfa di Yoda, intruglio verdastro a base di<br />

vodka, <strong>su</strong>cco di kiwi e vino bianco. E quali sono i valori<br />

che intendete diffondere? Insisto, cercando di metterli<br />

all’angolo. La risposta regge: Guerre Stellari e Pace in<br />

Terra, sostegno della bioarchitettura, allargamento del<br />

concetto di famiglia al di fuori dei rapporti di sangue. E<br />

riguardo al sesso? Libertà a 360 gradi e mescolanza.<br />

Mi arrendo, pongo la fatidica domanda… “Che si fa per<br />

diventare adepti del Culto?” La risposta per una volta è<br />

davvero semplice: “Vai <strong>su</strong>l sito e ti compri la maglietta”.<br />

Finalmente si torna con i piedi per terra, e si passa a un<br />

altro gioco delirante cui sono dediti gli adepti del Culto:<br />

la cerimonia del battesimo officiata dallo Star Wars name<br />

generator, programmino che si trova in Internet che<br />

crea gli alias per i cultori della Forza. E già riecheggia<br />

il mio nuovo nome nella galassia lontana: Cinne Nicle<br />

Nobdiane 6 of Elevit.<br />

L’ultima novità per il 30ennale di Guerre Stellari celebratosi<br />

quest’anno è la creazione della linea di abbigliamento<br />

Holy Pop. Il claim: l’abito fa il monaco. In edizione<br />

limitata, sintesi di sacro, popolare e profano. Una via<br />

moderna per ribellarsi alle religioni ufficiali che cercano<br />

di invadere la sfera ses<strong>su</strong>ale e privata, un modo (per gli<br />

adepti) di riappropriarsi del sacro portandolo negli spazi<br />

a loro più consoni, dalla discoteca alla strada (e qui<br />

scatta pure il rimando a Pio come santo street, patrono<br />

dei camionisti). Capo di punta della collezione la T-unica,<br />

con la t a forma di croce, felpone con cappuccio che<br />

va da capo a piedi dedicato al monaco guerriero metropolitano<br />

che sparge messaggi eretici <strong>su</strong>i muri. In vendita<br />

<strong>su</strong>l sito insieme al kit del missionario, completo di logo,<br />

sticker e comunicato per la diffusione del culto, che permette<br />

ai nuovi adepti di fondare una diocesi nella loro<br />

città, nella speranza di arrivare magari alla fantomatica<br />

filiale di San Giovanni Rotondo. Che la Forza sia con voi!<br />

URBAN 29


t-shirt con stampa in rilievo Franklin & Marshall / doppia pettorina in maglia a coste grosse e in paillette Alessandro dell’Acqua / t-shirt in nylon Anteprima / berretto in lana e latex Prada<br />

PERSONAL TRAINING<br />

foto: Emilio Tini<br />

moda: Enrico Maria Volontè<br />

hair: Giovanni Erroi@GreenApple<br />

make up: Cristine Dupuys@GreenApple<br />

modella: Gantz@Elite<br />

URBAN 31


erretto in lana e latex Prada / maglia con colletto in lana e lurex con maniche 3/4 Jil Sander / t-shirt over-size in cotone stampato Pam / gilet in maglia a coste grosse Just Cavalli /<br />

scarpe stringate in pelle George Cox<br />

berretto in lana e latex e borsa a mar<strong>su</strong>pio al polso Prada / giacca in nylon imbottita e sagomata a doppio collo Firetrap / giacca oversize in cotone<br />

pesante con inserti in lana effetto pelliccia Issey Miyake / coulotte alte in lana Rossella Tarabini per Anna Molinari<br />

32 URBAN URBAN 33


maxi poncho in maglia lavorata con lunghe frange Emilio Pucci / k-way in tes<strong>su</strong>to tecnico con cappuccio, pantaloncini in nylon sgambati Nike Air / scarpe stringate in pelle<br />

George Cox / berretto in lana e latex Prada<br />

34 URBAN URBAN 35


dolcevita a costine in lana con bottoni e catenelle in metallo oro Hollywood Milano / coprispalle e fascia in vita sagomate in duchesse di seta pesante Vivienne Westwood / gonna lavorata a<br />

mano con maxi trecce Carlo Contrada / berretto in lana e latex Prada / scarpe stringate in pelle George Cox<br />

piumino imbottito in nylon a gilet con zip Freesoul / t-shirt oversize in cotone stampato Vngrd / berretto in lana e latex Prada / scarpe stringate in pelle George Cox / coprispalle a una manica<br />

asimmetrica Frankie Morello<br />

36 URBAN URBAN 37


pull oversize effetto frange rasate Gaetano Navarra / giacca a vento in tes<strong>su</strong>to tecnico Datch / berretto in lana e latex Prada / coulotte Rossella Tarabini per Anna Molinari<br />

berretto in lana e latex Prada / occhiali vintage Bless / pull in cachemire leggerissimo grigio chiaro, pull over size in lana a coste larghe e trecce Just Cavalli / felpa con scollo in cotone delavè e<br />

pantaloncini in cotone a costine Freddy / scarpe stringate in pelle George Cox<br />

38 URBAN URBAN 39


LETTERSTORE<br />

Vi siete accorti che le lettere dell’alfabeto da un po’ di<br />

tempo sono diventate decoro cult? Chissà, forse è la<br />

reazione all’invasione quotidiana della tecnologia...<br />

Logo e indirizzo formano<br />

il lettering chic della borsa<br />

in tes<strong>su</strong>to proposta da Chanel<br />

per la linea Paris-Montecarlo.<br />

Prezzo <strong>su</strong> richiesta.<br />

Info: 02-290891<br />

1)<br />

Forte impatto grafico<br />

con le lettere in libertà<br />

stampate <strong>su</strong>lla sneaker<br />

in pelle e canvas<br />

di Paul Smith.<br />

Euro 170.<br />

Info: 02-546721<br />

Esplosione di lettere<br />

nella t-shirt in cotone,<br />

a manica lunga,<br />

firmata GF Ferrè.<br />

Euro 111.<br />

Info: 02-762091<br />

2)<br />

3)<br />

Le lettere del logo<br />

Bruno Magli sono<br />

sparpagliate ad arte<br />

<strong>su</strong>l foulard in seta<br />

pura. Euro 155. Info:<br />

www.brunomagli.it<br />

di Maria Broch<br />

Il personalissimo logato<br />

della griffe Nannini, composto<br />

da parole e frasi, si materializza<br />

<strong>su</strong>l trolley dorato. Euro 178.<br />

Info: www.nannini.it<br />

CHE MOBILITÀ ! 1)Mandarina Duck Mobile Pack, euro 149 circa. Info: www.mobile.mandarinaduck.com 2) Motorola Motoming A1200, euro 349. Info: www.motorola.it<br />

3)Ultra Edition U700 di Sam<strong>su</strong>ng, euro 369. Info: www.sam<strong>su</strong>ng.it 4)Cellulare Walkman Sony Ericsson W 910i, euro 349. Info: www.sonyericsson.com 5)Il Nokia N95 86B,<br />

euro 560 IVA esclusa. Info: www.nokia.com 6)Di LG, il cellulare Shine, euro 249. Info: www.lge.it<br />

4)<br />

La lettera omega, l’ultima<br />

dell’alfabeto greco, è<br />

protagonista dell’anello<br />

in acciaio realizzato<br />

da Omega.<br />

Prezzo <strong>su</strong> richiesta.<br />

Info: 02-59597335<br />

5)<br />

6)<br />

URBAN 41


GUIDANOVEMBRE<br />

FILM 44<br />

LIBRI 47<br />

MUSICA 48<br />

LA STAR DEL MESE: Subsonica. 24 novembre,<br />

Palamalaguti (Bologna); 29 novembre, Mandela<br />

Forum (Firenze); 30 novembre, Palalottomatica<br />

(Roma). www.indipendente.com<br />

BUONI E CATTIVI<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÉ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

Trentesima candelina per la Bmx PK Ripper, bici di<br />

culto per gli appassionati. Per festeggiare, DC Shoes,<br />

leader negli action sport, ha organizzato 30 Years of<br />

Radness, evento tributo che prevede tappe in tutto il<br />

mondo per esibire la riedizione della PK Ripper con<br />

side events, come mostre di Bmx vintage, arte o fotografia<br />

dedicate al mondo del freestyle. Unica tappa<br />

italiana quella di Roma (25 novembre) da <strong>Urban</strong> Star,<br />

in via Enrico Fermi 91/93. Da non perdere!<br />

www.dcshoes.com/pkripper<br />

ARTE 51 FOOD: Milano 54<br />

TEATRO 52<br />

Roma<br />

Torino<br />

56<br />

58<br />

NIGHTLIFE 53 Veneto<br />

Bologna<br />

59<br />

60<br />

Napoli 61<br />

TUTTO A TORINO<br />

Torino si ritrova più contemporanea e all’avanguardia che mai e come ogni autunno si accende con un fitto programma<br />

di eventi. Da Artissima, 131 gallerie da 17 paesi con il meglio della giovane arte mondiale, alle 18 installazioni<br />

di Luci d’Artista, un classico giunto alla decima edizione. Dalla Notte bianca delle Arti Contemporanee (sabato<br />

10 novembre) con happening e performance, al ritmo sempre più international di Club to Club, con musicisti<br />

e top dj. E in questo vivace clima si inserisce anche il Torino Film Festival (dal 23 novembre al 1° dicembre) − diretto<br />

quest’anno dall’autarchico Nanni Moretti − attento ai cineasti emergenti e alla cinematografia sperimentale, con retrospettive<br />

dedicate anche a John Cassavetes e Wim Wenders. Info: www.torinoplus.it<br />

ELETTRONICA & DINTORNI<br />

Birdy Nam Nam © Elo B. TORINO | Contemporary arts Torino Piemonte<br />

TOrino | Chocolate & Design<br />

Pronta a diventare 2008 World<br />

Design Capital, nel frattempo la città<br />

organizza i Premi Design Torino<br />

2008 tra cui, golosissimo, quello dedicato<br />

ai cioccolatini. Gli innovativi<br />

prototipi (da consegnare entro il 3<br />

dicembre), realizzati con cioccolato<br />

bianco classico, fondente, al latte<br />

e gianduia, abbinabili a più ingredienti,<br />

verranno poi esposti nella<br />

centrale piazza San Carlo. Il bando<br />

è <strong>su</strong>l sito.<br />

www.fucina-altrementi.it<br />

NAPOLI | Robots<br />

Quinta stagione per Sensoralia a Romaeuropa festival: una<br />

girandola di nomi e gruppi pronti ad alternarsi <strong>su</strong>l palco<br />

del Brancaleone ogni sabato, fino all’8 dicembre, per la<br />

gioia degli electro addicted. Sette gli appuntamenti che<br />

spaziano dal vi<strong>su</strong>al design, alla club culture, alla musica<br />

elettronica. Ci sono i Nettle, trio che si ispira alla musica di<br />

strada nordafricana; il live act dei Cobblestone Jazz; i Birdy<br />

Nam Nam con le loro sonorità jazz e dance anni ’70, l’artista<br />

turco minimal funk Onur Özer; l’olandese Shinedoe fino<br />

a Felix Kubin che chiude la kermesse con il <strong>su</strong>o bizzarro<br />

pop circense. www.romaeuropa.net<br />

Robot e robotica protagonisti dall’8<br />

al 28 novembre nella cornice del Pan<br />

all’interno del forum internazionale<br />

Fastforward On New Media Art: le<br />

macchine intelligenti, la loro storia<br />

e applicazioni sono al centro di una<br />

mostra in cui le ricerche scientifiche<br />

si mescolano all’arte, e gli artisti che<br />

espongono sono a loro volta progettisti.<br />

Un percorso tra robot che diventano<br />

opere d’arte e lavori che attingono<br />

all’immaginario robotico.<br />

www.palazzoartinapoli.net<br />

ROMA | La città che sale<br />

Artisti e architetti di ultima generazione<br />

rincorrono l’immagine del futuro<br />

investigando <strong>su</strong>lla natura dello spazio<br />

e dell’ambiente: da una <strong>su</strong>ggestione<br />

del futurista Boccioni nasce la mostra<br />

curata da Danilo Eccher con Odile<br />

Decq al Testaccio, al Macro Future,<br />

aperta fino a gennaio 2008. Un<br />

viaggio tra installazioni e grandi fotografie,<br />

a firma di Elmgreen & Dragset,<br />

Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor,<br />

Morphosis, Coop Himmelb(l)au.<br />

www.macro.roma.museum<br />

URBAN 43<br />

Francesco Jodice, Sao Paulo, City Tellers #4, 2006. Courtesy of: Photo&Contemporary, Torino


DVD<br />

Sono finalmente disponibili<br />

in dvd e blue ray i Pixar<br />

Shorts, ovvero quei corti che<br />

vediamo in testa alle proiezioni<br />

dei film della ormai mitica<br />

casa di produzione, o che<br />

troviamo tra gli extra dei dvd<br />

di titoli come Monsters & Co.,<br />

Gli Incredibili e Cars. Questa<br />

raccolta include però anche i<br />

primi esperimenti della Pixar,<br />

nata come software house<br />

della Lucas Film e trasformatasi<br />

in studio cinematografico<br />

sotto l’egida di Steve Jobs.<br />

A parte il divertimento e lo<br />

stupore che produrrà vedere<br />

cosa Lasseter, “l’unico animatore<br />

in mezzo a tanti nerd”,<br />

riusciva a fare già nel 1984,<br />

la parte più interessante è<br />

il documentario <strong>su</strong>ll’autentico<br />

sogno americano di un<br />

manipolo di programmatori,<br />

passati dal colorare una<br />

schermata millimetro per<br />

millimetro a collezionare un<br />

Oscar dopo l’altro.<br />

IPSE DIXIT<br />

– “La ragione per cui non<br />

mi sono mai cacciata nei pasticci<br />

quanto Paris o Lindsay<br />

sembra essere che non sono<br />

stupida”. Tara Reid, partygirl<br />

extraordinaire e intima<br />

amica di P&L (imdb.com, 16<br />

ottobre).<br />

– “È ipocrita e debole da parte<br />

mia. Faccio quel che posso,<br />

ma ho sempre amato la<br />

velocità. Adoro trovare un bel<br />

pezzo di strada e togliere il<br />

guinzaglio alla mia Porsche”.<br />

Robert Redford, ambientalista<br />

convinto (Playboy Usa,<br />

novembre 2007).<br />

– “Finché si sta tra gli strani<br />

si è al sicuro”. Asia Argento<br />

(Io Donna, 13 ottobre).<br />

– “Non l’ho seguita moltissimo,<br />

mi sembra che abbia una<br />

carriera interessante”. Sophia<br />

Loren, diplomaticissima, <strong>su</strong><br />

Monica Bellucci (Il Corriere<br />

della Sera, 14 ottobre).<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

44 URBAN<br />

Bologna<br />

www.lottosport.com<br />

FILM<br />

DI SASHA CARNEVALI<br />

QUANDO A NEW YORK<br />

LA VOLEVANO TUTTI<br />

Come ci si sente a essere la<br />

musa di Andy Warhol?<br />

FACTORY GIRL<br />

George Hickenlooper<br />

Edie Sedgwick apparteneva a una delle<br />

famiglie più potenti dell’editoria americana;<br />

viso d’angelo e spiccato senso<br />

artistico, lasciò l’università e i twin-set<br />

da bambolina preppy per calarsi nella<br />

<strong>su</strong>lfurea New York del 1965. Nelle mani<br />

del mefistofelico Andy Warhol diventò<br />

istantaneamente un’icona, ma il padre della<br />

pop art si stufò presto della <strong>su</strong>a musa,<br />

lasciandola in preda ai debiti e alla droga.<br />

Factory girl ne è il bio-pic, raccontato in<br />

flashback da Edie stessa (cioè dalla <strong>su</strong>a<br />

interprete Sienna Miller) dall’istituto psichiatrico<br />

in cui fu portata dopo l’accecante<br />

periodo newyorchese.<br />

La Miller prova per la prima volta nella<br />

<strong>su</strong>a carriera di essere un’attrice rifinita e<br />

non solo materiale da tabloid (non perdete<br />

Interview, di e con Steve Buscemi,<br />

in uscita a dicembre, dove interpreta<br />

un’astuta attricetta). Qui si immerge senza<br />

freni nella vita della It-girl per eccellenza,<br />

cui la accomunano una somiglianza fisica<br />

che ha dell’inquietante e quella qualità da<br />

autentica trendsetter che si incontra una<br />

volta sola per decennio. Guy Pearce rende<br />

bene Warhol, la <strong>su</strong>a postura e la voce da<br />

alieno sedato, mentre Hayden Christensen<br />

fa un regalo a Dylan, che fu per un breve<br />

periodo l’amante di Edie, rendendolo<br />

più attraente di quanto non fosse (non<br />

che questo sia servito ad ammorbidire il<br />

vecchio Bob, che non ha dato il permesso<br />

di usare il <strong>su</strong>o nome nel film). Tra i produttori<br />

figura Aaron Golub, amico e socio di<br />

Andy Warhol che conosceva anche Edie<br />

Sedgwick e che ha dichiarato: “Questa<br />

storia non parla solo della ‘celebrità finita<br />

tragicamente’, ma di una donna che ha<br />

avuto a che fare con alcune delle figure<br />

più formidabili del secolo. Edie è vis<strong>su</strong>ta<br />

in un’era incredibile, in cui la musica rock<br />

stava emergendo, l’arte stava cambiando,<br />

il dissenso era palpabile, le droghe<br />

prendevano piede. Ma malgrado la <strong>su</strong>a<br />

bellezza e intelligenza era troppo fragile<br />

per riuscire a gestire tutto”. È un nodo<br />

fondamentale, questo: la perfetta wasp<br />

che diventa l’icona della controcultura e<br />

che soccombe sotto il peso delle aspettative<br />

di una famiglia terribile da una parte<br />

(il padre, dopo averne abusato, la fece<br />

chiudere ancora ragazzina in manicomio e<br />

sottoporre ad elettroshock), e dei delatori<br />

dall’altra.<br />

Sarebbe stato più coraggioso da parte<br />

del regista, e soprattutto più interessante<br />

per noi, se però il film avesse seguito Edie<br />

Sedgwick fino alla fine: la <strong>su</strong>a è la parabola<br />

di una stella che cade e si schianta<br />

nel fango ad anni luce dal glamour della<br />

Factory, morendo per overdose poco dopo<br />

aver sposato un paziente conosciuto<br />

in clinica. Restituirle quegli ultimi giorni le<br />

avrebbe concesso il salto da personaggio<br />

a persona, come un finale più vicino alla<br />

amara verità avrebbe reso il film qualcosa<br />

che continua a roderti dentro per anni. Lo<br />

fece bene Elia Kazan con Splendore nell’erba<br />

(l’insopportabile tragedia di Natalie<br />

Wood uscita pazza per amore e maritata<br />

a un segaligno lobotomizzato invece che<br />

con Warren Beatty!), ma evidentemente<br />

Hickenlooper non ha studiato la lezione<br />

del maestro.<br />

IL CASO THOMAS<br />

CRAWFORD<br />

Gregory Hoblit<br />

Il rampante Pm Willy Beachum<br />

(Ryan Gosling) è pronto per<br />

intraprendere la carriera privata<br />

e fare un sacco di soldi,<br />

quando ingenuamente prende<br />

in mano un caso che dovrebbe<br />

risolversi in pochi minuti.<br />

Peccato che si trovi davanti<br />

l’astuto ingegnere Crawford<br />

(Anthony Hopkins), che dopo<br />

aver confessato di aver<br />

mandato in coma la moglie<br />

sparandole in testa, riesce a<br />

far crollare il castello di prove<br />

a <strong>su</strong>o carico difendendosi da<br />

solo in tribunale. Pesca dall’Avvocato<br />

del Diavolo e dal<br />

solito Hannibal, ma questo è<br />

un thriller così convenzionale<br />

da provocare lo sbadiglio: i<br />

ricchi le cui case sono tutte<br />

tecno-grigio-minimali e<br />

vengono riprese dall’alto; la<br />

piccola borghesia che gode di<br />

una calda fotografia gialla e<br />

viene ripresa a livello terreno;<br />

l’ultimo caso che arriva nel<br />

momento di cambiare carriera/andare<br />

in pensione e che<br />

si trasforma in una faccenda<br />

personale; frasi come “la<br />

conoscenza porta dolore” in<br />

bocca al personaggio-di-intelligenza-<strong>su</strong>periore<br />

che Hopkins<br />

continua a vestire senza alcuna<br />

dignità professionale…<br />

Dimenticabile.<br />

Due ore secche con il<br />

fiato sospeso<br />

THE BOURNE ULTIMATUM<br />

– IL RITORNO DELLO<br />

SCIACALLO<br />

Paul Greengrass<br />

Cominciamo col dire che non<br />

torna alcun sciacallo: anzi.<br />

Ricorderete che “Lo Sciacallo”<br />

(nome d’arte dell’originale<br />

Edward Fox e della <strong>su</strong>a scialba<br />

copia Bruce Willis) era un sicario<br />

freelance senza biografia,<br />

gelido e implacabile come un<br />

terminator. Jason Bourne è<br />

il contrario, probabilmente il<br />

killer più efficiente che il cine-<br />

1408<br />

Michael Håfström<br />

Il cinico Mike Elsin (John<br />

Cusack) scrive guide <strong>su</strong> alberghi<br />

infestati dai fantasmi. La<br />

1408 del Dolphin a New York<br />

ha visto, o provocato, 56 morti<br />

ed è, secondo il <strong>su</strong>o manager<br />

(Samuel L. Jackson), “una<br />

camera fottutamente malvagia”.<br />

Mike, che pur avendo<br />

perso una figlia rifiuta di credere<br />

all’oltretomba, ci si chiude<br />

dentro… I primi 40’ corrono<br />

con mirabile economia, poi<br />

inizia una lotta contro l’arredamento<br />

in stile Jumanji, segue<br />

una parte di rilassamento, si<br />

chiude con “sorpresa” e una<br />

inutile cagata che pare uscita<br />

da Ghostbusters. Tratto da<br />

un racconto di Stephen King,<br />

1408 ha qualcosa in comune<br />

con The Shining, ma certo non<br />

il regista. Fa piacere però, in<br />

mezzo alla corrente ondata di<br />

“torture-porn”, trovare un film<br />

del terrore da vecchia scuola.<br />

Panico, sarcasmo, cuore a pezzi:<br />

Cusak è una one-man-band<br />

che <strong>su</strong>ona ogni tasto senza<br />

perdere un colpo tenendo le<br />

fila di un racconto dal ritmo<br />

volutamente altalenante. Lo<br />

spettatore cerca di romperne<br />

il codice, a un certo punto si<br />

lascia andare: sa di essere in<br />

balia di qualcosa di più grande<br />

di se stesso. Di una camera<br />

fottutamente malvagia.<br />

ma abbia mai visto, disperato<br />

all’idea di dover uccidere per<br />

potersi salvare. Lo troviamo<br />

a Mosca, dove l’avevamo lasciato<br />

alla fine di Supremacy,<br />

capitolo secondo della trilogia<br />

tratta dai romanzi di Robert<br />

Ludlum. Jason comincia a<br />

ricordare il <strong>su</strong>o passato e<br />

vuole andare a fondo: chi gli<br />

ha tolto l’identità, e perché<br />

SLEUTH –<br />

GLI INSOSPETTABILI<br />

Kenneth Branagh<br />

Andrew (Michael Caine), anziano<br />

scrittore di <strong>su</strong>ccesso, invita<br />

nella <strong>su</strong>a gelida magione il<br />

giovane attore squattrinato<br />

Milo (Jude Law) per offrirgli un<br />

affare: Milo è l’amante di <strong>su</strong>a<br />

moglie, ma non può mantenerla;<br />

potrebbe rubare i <strong>su</strong>oi<br />

gioielli, tenerli per fare la bella<br />

vita con la signora e lasciare<br />

che il vecchio si goda libertà<br />

e premio assicurativo. La<br />

tentazione è forte… Remake<br />

di Gli insospettabili (1972,<br />

con Caine nel ruolo di Milo e<br />

Olivier in quello di Andrew), il<br />

film è ben diretto da Branagh<br />

soprattutto nei primi minuti,<br />

ma poi la claustrofobia della<br />

pièce à deux arriva a farsi<br />

sentire. Firma la sceneggiatura<br />

il mitico Harold Pinter:<br />

con dialoghi più pungenti ed<br />

efficaci dell’originale (diverse<br />

le battute memorabili), smagra<br />

la questione lotta di classe<br />

e aggiunge invece un poco<br />

credibile sostrato omoerotico.<br />

Se avesse rivolto la <strong>su</strong>a<br />

attenzione alla plausibilità<br />

della vicenda (Milo ruba senza<br />

guanti e sotto le telecamere di<br />

sorveglianza: come può uscirne<br />

pulito?) ci avrebbe regalato<br />

un grande giallo, invece di una<br />

gradevole, vuota bolla di sapone<br />

<strong>su</strong>lla vanità degli uomini.<br />

tutti, o quasi, lo vogliono morto?<br />

Ultimatum è Il Terzo Atto<br />

Perfetto, e allo stesso tempo<br />

un film compiuto che si regge<br />

autonomamente <strong>su</strong>lle <strong>su</strong>e<br />

gambe incedendo a passo da<br />

400m con ostacoli per <strong>due</strong><br />

ore secche (l’inseguimento a<br />

piedi di Tangeri va <strong>su</strong>l podio<br />

dei pedinamenti definitivi insieme<br />

a quelli di Point Break e<br />

DIE HARD:<br />

VIVERE O MORIRE<br />

Len Wiseman<br />

Un über-hacker fa crollare il<br />

sistema-America. Ci sono voluti<br />

tre anni e 31 ste<strong>su</strong>re per<br />

scriverlo, e si sente. Anche i<br />

fan più duri a morire di John<br />

MacClane troveranno poca<br />

ciccia in questo piatto quarto<br />

capitolo in cui si salvano,<br />

nell’ordine: 1) MacClane<br />

che deve farsi perdonare<br />

qualcosa da una donna di famiglia<br />

(basta Bonnie Bedelia<br />

nel ruolo della malmostosa<br />

moglie Holly! Entri Lucy, la<br />

figlia ninfetta); 2) il buon poliziotto<br />

etnico; 3) MacClane<br />

da solo contro tutti; 4) il<br />

vice-cattivo (qui figacciona<br />

asiatica) che combatte a<br />

mani nude invece di sparare<br />

a MacClane; 5) i cattivi che,<br />

una volta infiltrati, annunciano<br />

“abbiamo compagnia”;<br />

6) MacClane con la maglia<br />

serafino sporca; 7) MacClane<br />

che dice “Yippi-kay-ay, figlio<br />

di p…!”. Fa da contorno un<br />

mini-cast giovane che dovrebbe<br />

attirare il pubblico<br />

pischelletto che non riconosce<br />

nel vecchio John un <strong>su</strong>o<br />

eroe. Merita solo l’azione,<br />

così over the top che in qualsiasi<br />

momento ti aspetti di<br />

vedere un’incudine cadere<br />

dal cielo come in un cartone<br />

della Warner.<br />

THRILLER SENZA CLICHÉ<br />

dell’ultimo Bond). La ragazza<br />

e la pistola (che come diceva<br />

Godard bastano per fare un<br />

film), le corse in moto, le eminenze<br />

grigie, la dietrologia,<br />

i grandi vecchi chiusi in una<br />

stanzetta pronti a spiegare<br />

tutto – i nodi essenziali del<br />

genere ci sono tutti, ma sotto<br />

la direzione di Greengrass<br />

diventano invisibile grammatica,<br />

mai cliché. Arrivano i<br />

titoli di coda e resta la voglia<br />

di vederne ancora, ma l’integrità<br />

degli autori ha chiuso il<br />

pacchetto con doppio nastro:<br />

Bourne non diventerà una<br />

festa comandata con scadenza<br />

biennale come Bond, ma un’irrinunciabile<br />

classico.<br />

PREMIÈRE<br />

Quel che non trovi in<br />

sala cercalo in rete<br />

Titoli fuorvianti e mancate<br />

uscite sono i nemici contro<br />

cui quotidianamente si<br />

scontra chi ama il grande<br />

schermo. Talvolta, però, invece<br />

che affrontare le insidie<br />

in campo aperto è meglio<br />

aggirarle navigando nei siti<br />

internazionali che vendono i<br />

film, per fare bottino dei titoli<br />

non in programma nelle<br />

nostre sale.<br />

Chi segue gli Oscar ricorderà<br />

tre film dell’ultima edizione<br />

mai arrivati in Italia: si contendevano<br />

la statuetta per<br />

migliore attore protagonista<br />

Venus, con un Peter O’Toole<br />

meraviglioso (è un vecchio,<br />

elegante attore di teatro<br />

che sbava per una ragazzina<br />

volgarotta), e Half Nelson, in<br />

cui Ryan Gosling interpreta<br />

un insegnante crack-dipendente<br />

con una sottigliezza<br />

assolutamente memorabile;<br />

mentre Little Children, storia<br />

di una comunità borghese<br />

annoiata che trova il <strong>su</strong>o capro<br />

espiatorio in un maniaco<br />

ses<strong>su</strong>ale, era in gara per la<br />

migliore attrice protagonista<br />

(Kate Winslet), attore non<br />

protagonista (Jackie Earle<br />

Haley) e sceneggiatura.<br />

Insieme alle deliziose commedie<br />

Starter for ten (James<br />

McAvoy è uno studente che<br />

concorre a quiz televisivi<br />

per far colpo <strong>su</strong> una bionda,<br />

nella Bristol degli anni ’80)<br />

e Paris je t’aime, film a episodi<br />

diretto dal gotha del<br />

cinema figo internazionale<br />

(fratelli Coen, Gus Van Sant,<br />

Wes C<strong>rave</strong>n, Olivier Assayas,<br />

Alfonso Cuarón tra i tanti),<br />

vi consigliamo di comprarli<br />

<strong>su</strong> play.com, il più conveniente<br />

degli shop on line.<br />

Soprattutto, non fatevi mancare<br />

Brick, uno strepitoso,<br />

imperdibile, straniante noir<br />

ambientato intorno a un assolato<br />

liceo americano.<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Firenze<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 45


DI MARTA TOPIS<br />

BOCCACCESCO-METROPOLITANO<br />

DECAMERON A HOLLYWOOD<br />

Dieci giorni <strong>su</strong>lle colline di<br />

Los Angeles, tra amicizia e sesso<br />

ma con l’incubo della guerra<br />

DIECI GIORNI SULLE COLLINE<br />

Jane Smiley<br />

Giano, 2007<br />

320 pp., 16,50 euro<br />

…Stoney disse “Anche se Cassie non mi<br />

racconterà come è arrivata a Hollywood,<br />

dice che è mitico. Allora Elena, dimmi tu<br />

come sei finita a Hollywood”.<br />

“A Hollywood non sono mai arrivata. Mi sono<br />

soltanto trasferita a Los Angeles”.<br />

“Vogliamo sapere” disse Cassie. “Poi ti dirò<br />

io come sono finita a Hollywood”.<br />

“Davvero?” disse Stoney. Isabel era appoggiata<br />

alla spalla di lui e prese una<br />

fragola dal piatto, al centro del tavolo.<br />

“Davvero?” disse.<br />

“Racconta prima tu” disse Cassie a Elena.<br />

Lei diede uno sguardo alla testa calva di<br />

Simon. Stava scendendo le scale. “Bè, il<br />

mio primo libro s’intitolava Tu e la sterilità.<br />

Che anno era? Ah, sono passati vent’anni,<br />

ormai. Voglio dire, ero sposata con mio<br />

marito e non riuscivo a rimanere incinta, così<br />

feci quello che fanno tutte, cioè cercare di<br />

scoprire tutto quello che c’era da sapere...<br />

“Bene” fece Cassie, “quando ero piccola,<br />

negli anni Trenta, non sapevo chi fosse mio<br />

padre”.<br />

“Non le credere” disse Delphine.<br />

Cassie scosse la testa. “Vivevo con mia<br />

madre e mia sorella nell’Upper East Side, a<br />

Manhattan, e vedevo venire a casa <strong>due</strong> uomini.<br />

Uno era un tipo in giacca e cravatta:<br />

lavorava nella pubblicità e più tardi divenne<br />

famoso per lo slogan “Farei un miglio a<br />

piedi, per una Camel”. Si chiamava Ewan<br />

Marshall, come me. L’altro si chiamava<br />

Morton Hare. Era un artista fallito. Io preferivo<br />

lui. Mi svegliava presto la domenica<br />

mattina e mi portava in Central Park, con<br />

un fucile sparavamo alle anatre e poi le<br />

mangiavamo. Entrambi avevano rapporti<br />

difficili con mia madre. Anche lei lavorava in<br />

un’agenzia di pubblicità”.<br />

Cassie prese un’altra frittella. Stoney disse:<br />

“New York porta sempre a Hollywood”.<br />

Making love, talking war hanno scritto<br />

oltreoceano dove il romanzo che inaugura<br />

Giano, il nuovo marchio editoriale di Neri<br />

Pozza, ha spopolato alla <strong>su</strong>a prima uscita:<br />

<strong>due</strong> incisi che calzano a pennello per<br />

concept e plot narrativo ideato dall’autrice<br />

americana, già premio Pulitzer.<br />

In una villa con piscina, candida e luminosa,<br />

affacciata <strong>su</strong>l Getty Museum e circondata<br />

da un giardino giapponese e altra<br />

vegetazione lus<strong>su</strong>reggiante, dopo la notte<br />

degli Oscar del 2003, Max, regista 59enne,<br />

e la compagna Elena, autrice di testi di<br />

self-improvement, invitano un gruppetto<br />

di amici e parenti stretti per trascorrere in<br />

compagnia e spensieratezza “da famiglia<br />

allargata” alcune giornate, tra ricordi del<br />

passato, desideri e aspirazioni per il futuro,<br />

preoccupazioni <strong>su</strong>l presente, dove amicizia<br />

e scene di sesso esplicito convivono con<br />

gli spettri della guerra in Iraq, appena<br />

scoppiata, la tragedia delle Torri Gemelle<br />

e persino il Vietnam. In un clima boccaccesco<br />

che sconfina a tratti nelle soap stile<br />

Beautiful s’incontrano (in senso biblico) e si<br />

scontrano Charlie, amico d’infanzia, Isabel<br />

figlia di Max che ha una storia con Stoney,<br />

agente del padre, Simon figlio di Elena,<br />

Zoe ex-moglie di Max, star del cinema,<br />

con <strong>su</strong>a madre Delphine e il nuovo compagno<br />

Paul, istruttore di yoga vegano. Un<br />

gruppo che, travalicando la cornice decameroniana<br />

esterna, incarna, oltre la satira<br />

<strong>su</strong> Hollywood, lo spaccato di una società<br />

americana vuota e vanesia.<br />

FAME E AMORE ALLA MORTE<br />

Lui anoressico, lei<br />

bulimica, uniti in un<br />

tragico epilogo<br />

CORPUS CHRISTINE<br />

Max Monnehay<br />

Castelvecchi, 2007<br />

208 pp., 14 euro<br />

Forte, tagliente, ma passio-<br />

nale. Fin dalla prima pagina<br />

colpisce, con quella scoria (o<br />

briciola) d’uomo di 42 chili<br />

che striscia per raggiungere<br />

un cavolfiore. E lei, Christine,<br />

balena bulimica con il sedere<br />

grande come la Géode parigina,<br />

che fa di tutto per schiacciarlo<br />

e ignoralo.<br />

Max Monnehay (nome de<br />

plume di una giovanissima<br />

– classe 1981– ragazza di<br />

Parigi al <strong>su</strong>o esordio letterario)<br />

non ha pietà nella descrizione<br />

di questa coppia, in bilico tra<br />

anoressia e bulimia, che un<br />

tempo si amava moltissimo<br />

come si apprende man mano<br />

che la lettura procede dai momenti<br />

felici del loro incontro<br />

e dell’innamoramento. Ma un<br />

incidente pone fine alla “vita<br />

LIBRI<br />

verticale” e costringe Lui a incedere<br />

orizzontalmente senza<br />

possibilità di scampo, mentre<br />

il corpo di Lei lo domina con<br />

acre cattiveria tre le pareti di<br />

una satanica cucina.<br />

Un vortice di passioni con epilogo<br />

tragico in cui, parafrasando<br />

un noto film, “la morte ti fa<br />

bella”, restituendo finalmente<br />

l’agognata pace dei sensi.<br />

immagine tratta dalla copertina di: Jane Smiley, Dieci giorni <strong>su</strong>lle colline, Giano, 2007<br />

SHORT<br />

Bianchi e neri<br />

TRUCCHI D’AUTORE<br />

Mariano Sabatini<br />

Nutrimenti, 2007<br />

318 pp., 12 euro<br />

Per tutti coloro che hanno<br />

un romanzo nel cassetto<br />

ecco la seconda fortunata<br />

serie di interviste (52), dalla<br />

A di Alberti alla Z di Zocchi,<br />

che scavano nei meandri di<br />

questo invidiato mestiere. Ci<br />

trovate la scrittura “stagionale”<br />

di Brizzi, la musica techno<br />

che ascolta la Mazzucchelli,<br />

l’invidia della Parrella per<br />

Ammaniti che vende sette<br />

milioni di copie, la misteriosa<br />

intervista all’ectoplasma di<br />

Elena Ferrante, fino all’intervento<br />

di Oriana Fallaci<br />

per bocca del <strong>su</strong>o assistente<br />

personale che chiude la felice<br />

carrellata. Frecciata in postilla<br />

a quegli autori che hanno respinto<br />

le domande. Che dire?<br />

Peggio per loro!<br />

LA TESTA DEL NEGRO<br />

Daniel Picouly<br />

Giulio Perrone<br />

Editore, 2007<br />

96 pp., 5 euro<br />

Scritto come sceneggiatura<br />

per un fumetto francese di<br />

<strong>su</strong>ccesso, è il romanzo che<br />

ha dato il via alla saga noir<br />

dei <strong>due</strong> violenti investigatori<br />

Ed Becchino e Jones<br />

Cassamortaro. L’autore, nato<br />

nella banlieue parisienne, ambienta<br />

il plot in una concitata<br />

Parigi rivoluzionaria che vede<br />

cadere le teste dei riccastri<br />

nelle ceste del pane. Una<br />

di queste, misteriosamente<br />

scomparsa, appartiene a un<br />

negro dagli occhi azzurri,<br />

così i <strong>due</strong> compari (Ed e<br />

Jones) se ne partono alla<br />

<strong>su</strong>a ricerca mentre la Parigi<br />

giacobina nasconde tra le<br />

strade una parodia (in alcuni<br />

punti esagerata) della New<br />

York odierna e razzista, dalle<br />

carrozze gialle che fanno da<br />

taxi a monsieur Mac che fa<br />

ristorazione veloce.<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Genova<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 47


HOT HIT<br />

Le più scaricate a fine<br />

ottobre da iTunes<br />

Music Store − Italia<br />

1. ALICIA KEYS<br />

No one<br />

“I don’t worry, ‘cuz everything’s<br />

going to be alright”.<br />

2. JAMES BLUNT<br />

1973<br />

“Simone, you’re getting older”.<br />

3. ANTONELLO VENDITTI<br />

Dalla pelle al cuore<br />

“Mi perdonerai. Mi perdonerai.<br />

Mi devi perdonare sai. Mi perdonerai”.<br />

4. MAROON 5<br />

Wake up call<br />

“Caught you in the morning with<br />

another one in my bed. Don’t you<br />

care about me anymore?”.<br />

5. BILLY JOEL<br />

She’s always a woman<br />

“She is frequently kind, and she’s<br />

<strong>su</strong>ddenly cruel”.<br />

6. EROS RAMAZZOTTI &<br />

RICKY MARTIN<br />

Non siamo soli<br />

“Leggo le istruzioni della vita, an-<br />

che se so che poi non le seguirò”.<br />

7. IO, CARLO<br />

Danziamo<br />

“Vorrei saperti sola e stanca, vor-<br />

rei saperti triste e affranta”.<br />

8. MATTAFIX<br />

Living Darfur<br />

“Sooner or later we must try<br />

living”.<br />

9. THE LAST GOODNIGHT<br />

Pictures of you<br />

“We are the boxers in the ring, we<br />

are the bells that never ring”.<br />

10. RIHANNA<br />

Umbrella<br />

“Under my umbrella, ella, ella, eh,<br />

eh, eh”.<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

48 URBAN<br />

Milano<br />

www.lottosport.com<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MADEDDU<br />

DVD<br />

LA RISCOSSA DEI NERD?<br />

È QUESTIONE DI ROCK<br />

RAMONES<br />

It’s alive 1974-1996<br />

Rhino<br />

Gli sfigati sono la forza del<br />

rock’n’roll. I fighetti sono buoni<br />

per la tv – ma quando c’è da<br />

fare <strong>su</strong>l serio, che si facciano da<br />

parte. Jeff Hyman, uno dei più<br />

colossali nerd della <strong>su</strong>a scuola,<br />

col nome di Joey Ramone è<br />

stato uno dei massimi rocker di<br />

sempre. Diede un’identità fortissima<br />

e iconica a sé stesso, ai<br />

<strong>su</strong>oi tre colleghi, e al rock’n’roll<br />

degli anni ’70, in cerca di una<br />

rotta sicura dopo le derive post-<br />

Beatles. Per gli storici della musica,<br />

furono i Ramones a gettare le<br />

fondamenta del punk, prima che<br />

i Sex Pistols lo costruissero. Ma<br />

mentre i quattro teppisti inglesi<br />

svanirono rapidamente nell’incendio<br />

da loro stessi appiccato,<br />

Joey e gli altri seguirono la strada<br />

opposta, continuando per un<br />

paio di decenni a proporsi allo<br />

stesso modo: “One, two, three,<br />

Così non si può andare<br />

avanti. Avevamo pensato a<br />

una playlist novembrina ispirata<br />

dal grande classico dei<br />

Guns’n’Roses, November rain,<br />

ma è cominciata l’ultima settimana<br />

di ottobre e <strong>su</strong> Milano<br />

(che è Milano, eh?) continua a<br />

imperversare un sole paradossale.<br />

Viene persino il sospetto<br />

che Al Gore non abbia tutti i<br />

four”, e giù a mitragliare riff e<br />

ritornelli, un blitzkrieg rock che<br />

ogni band <strong>su</strong>ccessiva ha dovuto<br />

tenere presente, che ancor oggi<br />

influenza qualunque gruppo si<br />

metta a <strong>su</strong>onare in un garage.<br />

Questo doppio dvd li mostra dal<br />

vivo in differenti epoche e differenti<br />

città, e la cosa più divertente<br />

è giocare a cercare le differenze,<br />

visto che loro cercavano<br />

di ridurle il più possibile – e non<br />

solo nelle canzoni: anche nelle<br />

capigliature, e nel cognome da<br />

finti fratelli.<br />

Momenti chiave: 1) ben cinque<br />

versioni di Blitzkrieg bop. “Hey,<br />

ho, let’s go…”; 2) esibizione a<br />

Top of the Pops negli anni ’90,<br />

per Pet Sematary: la sovrimpressione<br />

informa i ragazzi che<br />

quei tipi strani hanno venduto<br />

45 milioni di dischi; 3) le grida<br />

di guerra: “Lobotomyyy!” e “4,<br />

5, 6, 7, all cretins go to heaven”;<br />

4) l’esibizione italiana del 1992,<br />

filmata da Videomusic. Ah, i bei<br />

sapori di una volta.<br />

torti. Ma se in futuro non dovesse<br />

più piovere, che ce ne<br />

facciamo di migliaia di canzoni<br />

<strong>su</strong>l brutto tempo? Provate a<br />

fare mente locale per un minuto:<br />

ve ne verranno in mente<br />

almeno una decina – d’altronde<br />

sapete come sono i musicisti, la<br />

loro immaginazione è talmente<br />

sconfinata che per scrivere un<br />

pezzo, si aggrappano alle previsioni<br />

meteo. E non c’è gruppo<br />

o cantante, letteralmente, che<br />

prima o poi non abbia fatto<br />

il <strong>su</strong>o pezzo da cantare con<br />

l’umbrella (“ella, ella, eh, eh,<br />

THE FLAMING LIPS<br />

U.f.o.s at the zoo<br />

Wea<br />

Gli sfigati sono la forza del<br />

rock’n’roll. Questa è la grande<br />

festa dei nerd dell’università,<br />

quelli trascurati dal music business,<br />

che vanno fuori di testa<br />

quando arriva il loro profeta –<br />

che peraltro somiglia non poco<br />

a Beppe Grillo. Wayne Coyne,<br />

barba brizzolata e voce incerta,<br />

è il meno carismatico dei capi<br />

carismatici e piace per questo:<br />

il <strong>su</strong>o pubblico è uncool ed<br />

entusiasta di esserlo, tanto più<br />

che il dvd lo eleva a protagonista<br />

quanto la band formatasi<br />

vent’anni fa ad Oklahoma City,<br />

nel più nerd tra gli stati americani.<br />

È proprio vicino a casa<br />

che i Flaming Lips hanno dato<br />

questa festa, portando i fans allo<br />

zoo di giorno (e ovviamente<br />

tentando di aprire le gabbie),<br />

e <strong>su</strong>onando per loro la sera<br />

ricorrendo alle trovate più gio-<br />

eh”). Non stiamo nemmeno<br />

a fare un elenco (perché ci<br />

abbiamo provato, e <strong>su</strong>perati i<br />

200 pezzi di un certo rilievo ci<br />

siamo fermati). E d’altro canto,<br />

prima o poi ci siamo trovati<br />

tutti sotto l’acqua, singing in<br />

the rain come Gene Kelly. Però,<br />

in questo sterminato elenco<br />

ci sono pochi pezzi che includono<br />

realmente il <strong>su</strong>ono della<br />

pioggia. Questi sono più rari…<br />

e rischiano di diventarlo ancora<br />

di più, visto il clima che attende<br />

le future generazioni. Ragion<br />

per cui, se un giorno vorrete<br />

cose possibili, dai Babbi Natali<br />

all’astronave <strong>su</strong>l palco, dai<br />

palloncini giganti ai coriandoli.<br />

Anche le canzoni migliori passano<br />

in secondo piano (forse<br />

è un bene, perché vocalmente<br />

Wayne fatica non poco, anche<br />

se dal punto di vista creativo<br />

sta benone) rispetto all’atmosfera<br />

contagiosa. Quaranta<br />

anni fa i Beatles sognavano di<br />

avere un Magical Mystery Bus<br />

<strong>su</strong> cui caricare i fans e andare in<br />

gita assieme. I Flaming Lips lo<br />

hanno fatto. Beh, i Beatles non<br />

si sbagliavano, era una buona<br />

idea. Momenti chiave: 1) l’inizio,<br />

con Coyne che rotola in una<br />

bolla di sapone gigante; 2) le<br />

interviste al pubblico: c’è una<br />

tipa con <strong>due</strong> antenne da formica<br />

in testa che dice: “Per me i<br />

Flaming Lips sono una terapia”;<br />

3) gli animali dello zoo, serissimi;<br />

4) The yeah yeah yeah<br />

song: la canzone di protesta più<br />

sgangherata del mondo.<br />

SOTTOFONDO<br />

PIOVE SOLO NELLE CANZONI<br />

Il global warming<br />

centellina la pioggia?<br />

Rifugiatevi nella musica<br />

ricordarvi come un temporale<br />

potesse <strong>su</strong>onare gradevole,<br />

potete attingere da qui.<br />

• Kate Bush, Cloudbusting<br />

• Eminem, Stan<br />

• The Who, Love reign o’er me<br />

• Doors, Riders on the storm<br />

• Spandau Ballet, Through the<br />

barricades<br />

• Lucio Battisti, Una giornata<br />

uggiosa<br />

• Deacon Blue, Raintown<br />

• Slayer, Raining blood<br />

• Jovanotti, Piove<br />

• Nick Cave, Tupelo<br />

VEGETABLE G<br />

Genealogy<br />

Olivia Records<br />

WHO: Giorgio Spada, che scrive<br />

e canta, <strong>su</strong>ona e mixa, fa e disfa.<br />

Più Luciano D’Arienzo (chitarre)<br />

e Maurizio Indolfi (batteria).<br />

WHERE: Dicono di provenire<br />

da una nazione aliena. Secondo<br />

altri, vengono da Bari. Forse<br />

è proprio ciò che intendevano<br />

dire.<br />

WHY: Nonostante il piglio dimesso<br />

e il canto dimesso, c’è<br />

qualche idea <strong>su</strong> questo pianeta.<br />

WHAT: “Video art sonori, luoghi<br />

lunari e opachi con accenno<br />

alla forma canzone, timido<br />

approccio alla canzone, sospesa,<br />

lasciata nel vago come un<br />

tentativo di sgusciare o come il<br />

feto che si posiziona per prepararsi<br />

al primo vero impatto con<br />

la forza di gravità”.<br />

WHEN: Se non vi fa paura<br />

quanto avete appena letto, di<br />

prima mattina.<br />

BEDOUIN SOUNDCLASH<br />

Street gospels<br />

Sideonedummy<br />

WHO: Sono in tre e non sono<br />

affatto beduini – non fatevi ingannare<br />

dal nome, vengono da<br />

Kingston.<br />

WHERE: Fanno reggae e sono<br />

di Kingston – non fatevi<br />

ingannare dal nome: non è la<br />

capitale della Giamaica, ma<br />

una città del Canada. Il reggae<br />

canadese, sì. Capita anche questo.<br />

Sapete, il global warming<br />

eccetera.<br />

WHY: Se volete, fatevi ingannare<br />

dal nome, che si conclude<br />

con “Clash”. Perché sono in tre<br />

come loro e <strong>su</strong>onano un reggae<br />

e ska rockeggiante come<br />

– spesso – facevano loro.<br />

WHAT: “La gente non dovrebbe<br />

pensare al reggae come a una<br />

cosa solare e rilassante, equivale<br />

a depoliticizzarlo, farlo<br />

diventare musica da crociera”.<br />

WHEN: In crociera.<br />

DAVE GAHAN<br />

Hourglass<br />

Mute<br />

WHO: 45enne inglese, dal<br />

1980 voce dei Depeche Mode.<br />

Nel 1996, clinicamente morto<br />

per tre minuti. Nel 2003 ha<br />

iniziato a scrivere canzoni.<br />

WHERE: Davanti a un pozzo<br />

dal quale la mente dei DM,<br />

Martin Gore, non pesca più<br />

da anni. È davvero curioso,<br />

ma è come se Gahan si fosse<br />

messo a comporre i pezzi che<br />

non ha mai scritto negli anni<br />

’80. Pezzi meno cantabili di<br />

quelli di Gore, molto più dark.<br />

Tutt’altro che un disco facile.<br />

WHY: Per il primo pezzo, Saw<br />

something. Solo per lui, potreste<br />

persino comprare il cd<br />

invece che scaricarlo.<br />

WHAT: “L’idea di essere una<br />

rockstar mi pare ridicola finché<br />

non salgo <strong>su</strong>l palco”.<br />

WHEN: Quando ce l’avete con<br />

qualcuno.<br />

HARD-FI<br />

Once upon a time<br />

in the west<br />

Atlantic<br />

WHO: I 4 che cantavano “I’m<br />

working for the cash machine”,<br />

sorta di rantolo del precario.<br />

WHERE: Da Kingston. Non fatevi<br />

ingannare, non è quella in<br />

Giamaica né quella in Canada: è<br />

Kingston upon Thames, 26 km<br />

da Londra.<br />

WHY: Rock ben scritto, vivo e<br />

pulsante. Ah, ve lo devo dire:<br />

agli altri critici non è piaciuto<br />

molto, quindi ora sta a voi decidere<br />

chi è meno affidabile.<br />

WHAT: “Abbiamo venduto un<br />

milione di dischi. Questo ci ha<br />

resi più saggi”.<br />

WHEN: Quando il 13.21 è in<br />

ritardo, secondo il tabellone, di<br />

20 minuti; invece, col cavolo,<br />

c-i-n-q-u-a-n-t-a minuti di ritardo.<br />

Guasto al sistema blablabla,<br />

ci scusiamo con i passeggeri, sì,<br />

come no.<br />

DAVID BYRNE<br />

The knee plays<br />

None<strong>su</strong>ch<br />

WHO: 55 anni, scozzese,<br />

ex voce dei Talking Heads.<br />

Intellettuale del rock. Con tutto<br />

quanto di preoccupante ciò<br />

comporti.<br />

WHERE: Nel passato, cioè nel<br />

1985, quando scrisse questa<br />

colonna sonora semiavanguardista<br />

per un’opera di Robert<br />

Wilson che non è mai stata<br />

messa in scena.<br />

WHY: Perché non è mai stata<br />

messa in scena? Perché costava<br />

troppo. Non è escluso che il<br />

compenso chiesto da Byrne sia<br />

stato decisivo in tal senso.<br />

WHAT: “Questi non sono i<br />

Talking Heads, non sono canzoni<br />

pop. Non volevo sintetizzatori,<br />

ma un clima più jazz”.<br />

(intervista rilasciata nel 1985)<br />

WHEN: Quando siete nel vostro<br />

studio di architetto. Eh?<br />

Non lo avete? Ma dài. Sicuri?<br />

SIGUR ROS<br />

Hvarf/Heim<br />

Emi<br />

WHO: Jònsi, Orri, Goggi e<br />

Kjarri. Sì, davvero. Gli islandesi<br />

più famosi del mondo dopo<br />

Björk. Chi altro c’è? Beh, c’è<br />

Halldòr Laxness, cantore critico,<br />

spesso crudo e privo di<br />

retorica, della storia, la natura<br />

e la civiltà del <strong>su</strong>o paese. Lo<br />

dice Wikipedia. Premio Nobel,<br />

eh? Credo per Salka Valka, del<br />

1931. L’avete letto?<br />

WHERE: Nella colonna sonora<br />

del loro documentario-film<br />

concerto. Non un bagno di<br />

risate.<br />

WHY: Perché non c’è nulla di<br />

simile in giro.<br />

WHAT: “Quando eravamo ragazzi,<br />

non c’erano programmi<br />

tv il giovedì. E per tutto luglio”.<br />

WHEN: Quando la persona che<br />

aspettavate non è in ritardo:<br />

ha cambiato idea e non verrà.<br />

Aaargh, che triste.<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MADEDDU<br />

THE STYLES<br />

You love the Styles<br />

Sony<br />

WHO: Guido Style, Steve Style e<br />

Luke Style. Vi ricorda qualcosa,<br />

questo gioco coi cognomi?<br />

Guardate nell’altra pagina.<br />

Cantano in inglese. Hanno anche<br />

già fatto a botte con Pete<br />

Doherty.<br />

WHERE: In un deposito di vernici<br />

di Erba. Stanno lontani da<br />

Milano “perché ci è impossibile<br />

concentrarci in un posto dove<br />

ogni <strong>due</strong> metri c’è un bar”.<br />

WHY: Se vi piace il rock d’impatto.<br />

Se vi è piaciuto il pezzo<br />

con J-Ax (ex Articolo 31). Se<br />

non vi piace il basso: ne fanno<br />

a meno.<br />

WHAT: “L’inglese col rock sta<br />

meglio, se <strong>su</strong>onassimo tarantelle<br />

sarebbe un altro discorso”.<br />

WHEN: In concerto. Non penserete<br />

di sentire questo <strong>bordello</strong><br />

mentre prendete il tè coi<br />

biscotti.<br />

GIORGIA<br />

Stonata<br />

Ddc<br />

WHO: 36 anni, romana, al ritorno<br />

dopo quattro anni.<br />

WHERE: Nella terra dei <strong>due</strong>tti.<br />

Con Mina, con Beppe Grillo (in<br />

effetti è una registrazione di<br />

lui che sacramenta. Non musicalissima,<br />

va detto), con Pino<br />

Daniele, con Elio (al flauto),<br />

con Emanuel Lo. E dire che le<br />

cose migliori le fa da sola.<br />

WHY: Perché quando fa ciò<br />

che sa fare meglio, quei tre/<br />

quattro pezzi giorgiastici che<br />

mette in ogni disco, è inarrivabile.<br />

Il resto è roba che la<br />

diverte, e <strong>su</strong>lla quale si può<br />

discutere; basta che non si<br />

rimetta a fare la gattina, perché<br />

di scemette ce n’è di più<br />

qualificate.<br />

WHAT: “Dove sono? Che cosa<br />

sto facendo? Mi sarò sbagliata?”.<br />

WHEN: In macchina, la mattina.<br />

CONCERTI<br />

THE FRAY<br />

12 novembre<br />

Milano – Alcatraz<br />

BLONDE REDHEAD<br />

14 novembre<br />

Torino – Hiroshima Mon<br />

Amour<br />

IRENE GRANDI<br />

19 novembre<br />

Milano – Teatro Smeraldo<br />

21 novembre<br />

Torino – Teatro Colosseo<br />

29 novembre<br />

Roma – Auditorium<br />

LIGABUE<br />

Dal 17 al 26 novembre<br />

Roma – Palalottomatica<br />

NEGRAMARO<br />

16/17/18 novembre<br />

Milano – Conservatorio<br />

20 novembre<br />

Napoli – Teatro Augusteo<br />

23 novembre<br />

Firenze – Saschall<br />

25 novembre<br />

Roma – Auditorium<br />

THE EDITORS<br />

22 novembre<br />

Roma – Piper<br />

23 novembre<br />

Bologna – Estragon<br />

RUFUS WAINWRIGHT<br />

24 novembre<br />

Milano – Conservatorio<br />

THE CHEMICAL BROTHERS<br />

27 novembre<br />

Bologna – PalaMalaguti<br />

BRUCE SPRINGSTEEN<br />

28 novembre<br />

Milano – Datchforum<br />

NOKIA TRENDS LAB 2007<br />

SOULWAX<br />

2MANYDJS<br />

DIGITALISM<br />

29 novembre<br />

Milano – Alcatraz<br />

Info concerti<br />

www.milanoconcerti.net<br />

www.barleyarts.com<br />

www.indipendente.com<br />

www.friendsandpartners.it<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Napoli<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 49


ARTE<br />

DI FLORIANA CAVALLO<br />

UNA COVER UNA<br />

>> Luca Saini, My Beautiful Disco: dj Samantha, Simone, Teresina<br />

MILANO Graffiato, stonato, con la copertina sdrucita. Ma pur sempre il vinile del cuore. Ce l’abbiamo tutti, da qualche parte, un vecchio<br />

disco nero, side one e side two, pieno di note e di storie. Ce l’ha la nonna e non può che essere Abbey Road dei Beatles; ce l’ha la djette<br />

electro-techno Samantha e sono i ritmi dei Depeche Mode; ce l’ha Simone e sono i Cure di Three Imaginary Boys. In tutto alla fine saranno<br />

in 777 a essersi fatti ritrarre <strong>su</strong> un fondale rosso magenta da Luca Saini, fotografo/artista con il pallino della musica, che ha iniziato il progetto<br />

My Beautiful Disco nel <strong>su</strong>o studio torinese per poi allargarsi in giro per l’Italia. Ora tocca a Milano, poi a Roma e Napoli. Chi ha una<br />

storia (<strong>su</strong> vinile) da raccontare è avvisato. Alla Galleria Pack. Dal 29 novembre al 3 dicembre. www.mybeautifuldisco.com<br />

>> 1 >> 2<br />

>> 1 Maslen & Mehra, European Brown Bear Bibliotheque German Parliament, 2007 /<br />

Federico Guida, Senza Titolo, 2007<br />

ROMA Primo appuntamento alla First Gallery di via Margutta 14<br />

con ARound, rassegna in più tappe che avvicina tecniche tradizionali<br />

come pittura e scultura ai new media, artisti italiani a nomi stranieri.<br />

Il bello è che i progetti di volta in volta scelti non hanno volutamente<br />

nulla in comune, come nel caso dei dipinti di Federico Guida e le<br />

immagini fotografiche del duo brit/australiano Maslen & Mehra. Corpi<br />

materici tutti carne e muscoli e presenze misteriose che abitano<br />

spazi quotidiani a confronto. Fino al 10 gennaio. Tel. 06-3230673<br />

>> 2 W. Eggleston, Untitled 1974. Courtesy of the Eggleston Artistic Trust/Photology e<br />

Studio Trisorio<br />

NAPOLI.MILANO.ROMA Gente comune, beccata per le strade<br />

e nei sobborghi di Memphis, intreccia a metà degli anni Settanta i<br />

propri destini a quelli di William Eggleston, apripista della fotografia<br />

a colori. E l’incontro si traduce nei ritratti della serie Untitled 1974,<br />

stampati solo di recente e in mostra allo Studio Trisorio a Napoli e a<br />

Roma, e da Photology a Milano. Per immergersi nella vita quotidiana<br />

americana att<strong>rave</strong>rso l’occhio di un genio. Da metà novembre a<br />

fine gennaio. www.studiotrisorio.com/www.photology.com<br />

>> 3 Immagine concessa da Edwin Co., Ltd.. Copyright Edwin Co., Ltd<br />

MILANO Nostalgia di quegli anni di luci e ombre, di lotte, violenza<br />

e insieme di formidabile creatività? Annisettanta. Il decennio lungo<br />

del secolo breve alla Triennale fa per voi. I Seventies si att<strong>rave</strong>rsano<br />

lungo un percorso labirintico di 26 stanze: dalle zeppe di Fiorucci<br />

alle radio libere, dalla cella di Aldo Moro al tuca tuca, dai bar sport<br />

di Italia-Germania ai cortei di Mirafiori. A ogni passo un frammento<br />

di un decennio a tinte forti. Fino al 30 marzo. www.triennale.it<br />

>> 3<br />

ART SAFARI<br />

BOLOGNA<br />

Tra la via Emilia e il West<br />

L’America? Abita nella<br />

Bassa. Guardate gli scatti<br />

raccolti in dieci anni da Paolo<br />

Simonazzi per il progetto<br />

Tra la via Emilia e il West,<br />

dove il tempo sembra essersi<br />

fermato. Perché dagli scorci<br />

di pianure sconfinate alle<br />

insegne anni Cinquanta, dai<br />

macchinoni customizzati alla<br />

provincia dal sapore un po’<br />

rock, il mito americano qui è<br />

più vivo che mai. A Villa delle<br />

Rose.<br />

www.mambo-bologna.org<br />

Dal 22 novembre al<br />

6 gennaio<br />

MILANO<br />

Voci silenti<br />

Nicola Vinci, Michelangelo<br />

Galliani, i Koroo, Michele<br />

Lombardelli e altri sette<br />

artisti contemporanei<br />

si muovono tra video,<br />

performance, fotografia e<br />

scultura per una mostra <strong>su</strong>lle<br />

diverse forme di cen<strong>su</strong>ra da<br />

Atre Spazio, in via Pergolesi<br />

8. In tutto una ventina di<br />

opere inedite, che alternano<br />

spunti privati a riflessioni<br />

più ampie: dagli abusi <strong>su</strong>i<br />

corpi infantili ai casi di<br />

omicidio messi a tacere,<br />

dal simbolismo politico alla<br />

religione.<br />

Dal 16 novembre al<br />

14 dicembre<br />

Tel. 02-66713729<br />

© Koroo<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Palermo<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 51


FOYER<br />

MILANO<br />

Short Formats<br />

Il titolo dell’edizione 2008<br />

– l’ottava – di una rassegna diventata<br />

nel tempo un momento<br />

irrinunciabile del cartellone milanese<br />

è “intermittente danza”.<br />

In realtà, intermittente è la linea<br />

di confine tracciata con il cinema,<br />

il teatro e la musica dalle<br />

compagnie ospiti. Tra queste,<br />

da ricordare le prime assolute<br />

di Luca Scarpini e Luisa Cortesi<br />

(Chiudi gli occhi), di Daria De<br />

Florian e Alessandra Cristiani<br />

(Corpo a corpo). E anche quelle<br />

del portoghese Victor Hugo<br />

Pontes e della libanese Danya<br />

Hammoud.<br />

Teatro Crt<br />

Dal 6 al 15 novembre<br />

TORINO<br />

The changeling<br />

Un classico del teatro inglese<br />

del Seicento, scritto da Thomas<br />

Middleton e William Rowley,<br />

dedicato alle follie d’amore.<br />

Tradotto da Luca Fontana e<br />

riletto, anche qui a quattro mani,<br />

da Walter Le Moli e Karina<br />

Arutyunyan, arriva a Torino<br />

sotto le spoglie di un divertentissimo<br />

gioco teatrale infarcito<br />

di citazioni. Motivo per cui gli<br />

attori recitano con la massima<br />

versatilità possibile. Lo spettacolo<br />

è parte del XVI Utefest.<br />

Teatro Astra<br />

13 e 14 novembre<br />

ASSAGO (MI)<br />

Delirium<br />

Il nuovo spettacolo del Cirque<br />

du soleil è davvero nuovo. Per<br />

la prima volta nella storia della<br />

compagnia sono stati scritti<br />

testi ad hoc in varie lingue (inglese,<br />

portoghese, spagnolo,<br />

francese e dialetto senegalese<br />

wolof). Grande importanza<br />

anche ai video, concepiti per<br />

creare forti interazioni tra pubblico<br />

e artisti. Il resto, invece, è<br />

tipico Cirque: acrobazie, ritmo<br />

e danze al limite della frenesia.<br />

Datchforum<br />

Dal 13 al 16 novembre<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

52 URBAN<br />

Roma<br />

www.lottosport.com<br />

Akram Khan<br />

TEATRO<br />

DI IGOR PRINCIPE<br />

FUGA DALL'OMOLOGATO<br />

La ricerca della diversità passa<br />

per gli artisti di mezzo mondo<br />

ROMA<br />

Romaeuropa Festival<br />

L’edizione 2007 ospita artisti capaci<br />

come sempre di opere forti e personali,<br />

att<strong>rave</strong>rso le quali esplorare la modernità.<br />

E poiché la modernità, di primo acchito,<br />

è un panorama di cose tutte uguali – i<br />

teorici parlano di “omologazione” – , ecco<br />

che quelle opere diventano un modo per<br />

scovare l’altro lato, tutt’altro che oscuro,<br />

dei tempi attuali: la diversità.<br />

Il ri<strong>su</strong>ltato è una sorta di viaggio tra le<br />

espressioni artistiche d’avanguardia di<br />

varie città del mondo: le solite note (New<br />

York, Londra, Parigi), ma anche luoghi che<br />

non ti aspetti (Ramallah, Phnom Penh). È lì<br />

che si indaga il rapporto tra la modernità<br />

e il patrimonio, che è poi un modo diverso<br />

di fare quel che il teatro – e tutta l’arte – fa<br />

da sempre: stabilire un nesso tra la tradizione<br />

e il presente.<br />

Se c’è un paese in cui ciò avviene in ogni<br />

istante, quello è l’India, presente al festival<br />

con uno dei <strong>su</strong>oi artisti più celebrati,<br />

Akram Khan. Third Catalogue è l’ultimo<br />

episodio di una trilogia dedicata ai miti indù<br />

(i precedenti capitoli sono Polaroid feet<br />

e Ronin), ed è anche la prima volta che<br />

il pubblico di Roma può vedere Khan in<br />

uno spettacolo di kathak tradizionale. Le<br />

cavigliere a sonaglio, la sequenza dei passi<br />

e le movenze fanno pensare al flamenco,<br />

e infatti di questa danza si parla come del<br />

“flamenco indiano”. Anche la passione è<br />

la stessa, racchiusa nell’epica della saga di<br />

Abhimanyu, l’eroe del Mahabharata, protagonista<br />

di una guerra condotta all’orientale,<br />

mischiando la forza del soldato e la leggerezza<br />

di una farfalla. Di quel dosaggio,<br />

ovviamente, è intrisa l’intera coreografia.<br />

Third Catalogue è diviso in <strong>due</strong> parti. Nella<br />

prima, Khan si produce in una serie di assolo,<br />

guidato da un quartetto di musicisti;<br />

nella seconda, si danza <strong>su</strong> una coreografia<br />

di Kumudini Lakhia, tra i nomi più importanti<br />

in India per il kathak.<br />

teatro Palladium<br />

dal 7 novembre<br />

www.romaeuropa.net<br />

SAVIANO SCENEGGIATORE<br />

Gomorra davanti alla<br />

platea<br />

NAPOLI<br />

Gomorra<br />

Scrivere qualcosa di nuovo<br />

<strong>su</strong> Gomorra non è facile. Tutti<br />

sanno che è una delle più approfondite,<br />

intense e dram-<br />

LA NERA, I TURCHI E LA DANTE<br />

MILANO<br />

Natura morta in un fosso<br />

Una giovane donna viene ritrovata<br />

in un fosso con il corpo<br />

straziato, in un non ben definito<br />

paesino del Nord Italia. Da<br />

qui Fausto Paravidino prende<br />

spunto per un testo incalzante<br />

<strong>su</strong>lla dinamica della cronaca<br />

nera, turbinio di testimoni, indiziati<br />

e sciacallaggio mediatico.<br />

In scena c’è Fausto Russo Alesi,<br />

la regia è di Serena Sinigaglia.<br />

E definirlo contemporaneo è un<br />

eufemismo.<br />

Piccolo Teatro Studio<br />

Dal 20 al 25 novembre<br />

matiche inchieste <strong>su</strong>lla camorra<br />

e <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o radicamento<br />

in certe aree della Campania.<br />

Che da quando l’ha scritta, il<br />

<strong>su</strong>o autore vive sotto scorta.<br />

Che il <strong>su</strong>o autore è Roberto<br />

Saviano, classe 1979, piena<br />

età da “bamboccione”, e che<br />

nel 2006 ha vinto il Premio<br />

Viareggio sezione “opera<br />

prima”.<br />

BOLOGNA<br />

Cuor di Turchia<br />

La delicata questione dell’ingresso<br />

in Europa della Turchia<br />

richiede che <strong>su</strong>lla cultura del<br />

Paese ci si faccia un’idea chiara.<br />

Questo Festival internazionale<br />

è un’ottima occasione: venti artisti<br />

animeranno <strong>due</strong> settimane<br />

di parole, <strong>su</strong>oni e immagini. Da<br />

segnalare, per il teatro, la storia<br />

di un amore maschile raccontata<br />

da Bedirhan Dehmen e Safak<br />

Uysal. E la danza <strong>su</strong>i bicchieri di<br />

Ilyas Odman.<br />

Teatri di Vita<br />

Dal 23 novembre<br />

Tutto ciò è noto anche ai<br />

sassi. Ma pochi sanno che<br />

l’adattamento per il teatro è<br />

nato mentre il libro andava<br />

in stampa. Questo significa<br />

che lo spettacolo non cavalca<br />

l’onda di un <strong>su</strong>ccesso per goderne<br />

di luce riflessa. Inoltre,<br />

gli autori – lo stesso Saviano<br />

e Mario Gelardi – hanno potuto<br />

approfondire alcuni dei<br />

ROMA<br />

Qui comincia la sventura del<br />

signor Bonaventura<br />

Marco Baliani ricorda e<br />

omaggia il celebre personaggio<br />

del Corriere dei Piccoli,<br />

nato dai disegni di Sergio<br />

Tofano e apparso per la<br />

prima volta il 28 ottobre di<br />

90 anni fa. Simbolo di fortunata<br />

sventatezza, come un<br />

Forrest Gump antelitteram,<br />

Bonaventura rivive in scena<br />

con una compagnia arricchita<br />

da <strong>due</strong> ragazzi.<br />

Teatro India<br />

Dall’8 al 18 novembre<br />

personaggi a capo di quell’inquietante<br />

macrocosmo parallelo<br />

chiamato camorra. Che<br />

per alcuni non esiste, come è<br />

stato ribadito pubblicamente<br />

davanti all’autore.<br />

teatro Mercadante<br />

fino al 18 novembre. Poi al<br />

Valle di Roma, dal 27.<br />

www.teatrostabilenapoli.it<br />

MILANO<br />

Retrospettiva <strong>su</strong> Emma Dante<br />

La regista siciliana è ospite<br />

frequente del teatro attaccato<br />

alla Triennale, complice un<br />

rapporto stretto e proficuo.<br />

Il Crt, infatti, è produttore di<br />

spettacoli quali Cani di bancata,<br />

La scimmia, Carnezzeria.<br />

Questi ultimi <strong>due</strong> compongono<br />

una retrospettiva piuttosto<br />

ampia, di cui fanno parte<br />

anche titoli quali Mishelle di<br />

Sant’Oliva, mPalermu, Vita<br />

mia.<br />

Teatro Crt<br />

Dal 20 novembre


QUANDO PLASTIC FA<br />

RIMA CON FANTASTIC<br />

Per ballare: qui come da<br />

nes<strong>su</strong>n’altra parte<br />

MILANO<br />

Plastic<br />

È nato nel 1980 come club gay, un anno<br />

prima del vicino Rolling Stone, e qualche<br />

era geologica prima dell’Atlantique, il<br />

lato fashion di viale Umbria. Da tempo la<br />

gestione si è accordata con i vicini, riconoscendo<br />

loro il danno biologico di dover<br />

sopportare, notte dopo notte, il rumore e<br />

la fauna d’un club underground. Ma quella<br />

vecchia insegna al neon con <strong>su</strong> scritto<br />

“Killer Plastic O” vuol dire la miglior musica<br />

da ballare di Milano e dintorni, non solo<br />

urla e code sgangherate tra auto in corsa<br />

e fioriere.<br />

E-PARTY DUE VOLTE AL MESE<br />

La location cambia<br />

ma la scossa sonora<br />

è sempre la stessa<br />

NAPOLI<br />

Electrocasbah<br />

Due anni di musica elettronica.<br />

È il cv di Electrocasbah.<br />

Una roba da Napoli. Roba davvero<br />

nuova. Mix periodico di<br />

gente giusta e addetti ai lavori<br />

definito da un house master<br />

come Danny Tenaglia sempli-<br />

La capienza è ridotta, solo 600 persone,<br />

e i cocktail non sono memorabili. Ma le<br />

sonorità delle tre sale sono in grado di<br />

accontentare chiunque abbia voglia di ballare.<br />

Ogni notte nel privé “Juke Box Hero”<br />

<strong>su</strong>onano i mix eclettici di Nicola Guiducci,<br />

proprietario del club insieme a Luciano<br />

Nisi, e pure fotografo (<strong>su</strong>e le immagini<br />

raccolte nei volumi This Is Plastic 1 & 2).<br />

Nicola passa con disinvoltura dall’elettronica<br />

al rock al d’n’b. In sala “Bordello” si<br />

ascolta musica trash italiana di autori vari,<br />

sempre che Loredana Bertè non arrivi e<br />

monopolizzi la situazione. La main room<br />

invece è “Plastic” ed è riservata a ogni genere<br />

di house. Potrebbe bastare, ma c’è di<br />

più. Il divieto di fumo e l’orario di chiu<strong>su</strong>ra<br />

delle 5 sono rispettati alla lettera, altro che<br />

con<strong>su</strong>eta trasgressione. Il venerdì London<br />

Loves propone concerti di gruppi indie e<br />

pop, e la clientela è piuttosto giovane. Il<br />

cemente “amazing”. Cresciuto<br />

pian piano con l’arrivo di special<br />

guest, di scena <strong>due</strong> volte<br />

al mese in location sempre<br />

diverse, è party electro tra i<br />

più considerati d’Italia, gemellato<br />

con “People” di Milano,<br />

“Minima” di Roma, “Qasi” di<br />

Modena. Nato assolutamente<br />

“minimal”, cambia rotta, lo<br />

sguardo sempre puntato a<br />

Berlino, Barcellona, Parigi<br />

ma l’intenzione decisamente<br />

più Luxury Pop (per gentile<br />

ispirazione by Studio 54 New<br />

York, modello imitabile irrag-<br />

NIGHTLIFE<br />

giungibile). Nel nuovo corso<br />

2007/08 c’è spazio per i live<br />

set, basso batteria e voce,<br />

oppure synth e microfoni. Live<br />

set da ballare come quelli di<br />

Citizen Kain, trio franco-belga-spagnolo<br />

che macina new<br />

wave in chiave electro-house,<br />

e del duo Franz & Shape,<br />

italiodisco ma di <strong>su</strong>ccesso<br />

incredibile anche in America.<br />

Riconfermati per la nuova<br />

stagione anche i dj (“quelli<br />

che in questi <strong>due</strong> anni ci<br />

hanno davvero scioccato per<br />

energia e creatività”, dicono)<br />

sabato d’avanguardia è un classico, e pure<br />

una serata con un’età media piuttosto alta.<br />

Ivano Coppola è resident del club da una<br />

quindicina d’anni. “Ho iniziato che ero<br />

un bambino diciottenne, grazie al solito<br />

amico che conosceva la mia passione.<br />

Dietro un mixer così impari a proporre<br />

sempre cose nuove, non puoi fare il divo”.<br />

E da quest’anno il giovedì Re-Vox, la one<br />

night legata proprio alla label di Ivano, è<br />

diventata un appuntamento quindicinale.<br />

L’8 novembre <strong>su</strong>ona Rame dei Pastaboys,<br />

il 29 Alex Neri (Planet Funk) e in entrambe<br />

le occasioni c’è pure Remo, giovane dj italiano<br />

che d’estate fa ballare Ibiza. Quel che<br />

ci vuole per dare una scossa all’assopito<br />

ambiente della dance italiana.<br />

LORENZO TIEZZI<br />

viale Umbria, 120<br />

www.thisisplastic.com<br />

come i Wighnomy Brothers,<br />

Andrew Weatherall, Mandy.<br />

Ciascun party ospita una performance<br />

artistico/teatrale a<br />

metà tra l’As<strong>su</strong>rdo e la danza.<br />

Novembre promette già il live<br />

degli Spektrum e il laptop<br />

set by Donnacha Costello.<br />

Electrocasbah è anche etichetta<br />

discografica (Casbah Rec)<br />

e abbigliamento, con una collezione<br />

tutta dedita agli anni<br />

’80. Rock the Casbah?<br />

CIRO CACCIOLA<br />

www.electrocasbah.com<br />

CLUB<br />

TORINO<br />

Club to Club<br />

È il più importante festival<br />

italiano di musica elettronica<br />

e quest’anno arriva alla settima<br />

edizione. Giovedì 8, a<br />

Mirafiori, scaldano l’ambiente<br />

i <strong>su</strong>oni freddi del finlandese<br />

Mika Vainio (Pan Sonic).<br />

Venerdì 9 al Supermarket<br />

c’è il ritorno a casa di un<br />

certo Mauro Picotto, il dj<br />

italiano più noto nel mondo,<br />

e insieme a lui <strong>su</strong>ona Tobi<br />

Neumann. Sabato 10 arriva in<br />

città il mito techno Jeff Mills. I<br />

mille altri appuntamenti sono<br />

segnalati <strong>su</strong>l sito.<br />

8/10 novembre<br />

www.clubtoclub.it<br />

FIRENZE<br />

Vipertheater<br />

Ogni sabato si balla. Il 10<br />

novembre <strong>su</strong>onano i dischi<br />

electro sperimentali dei<br />

Legowelt, il 17 quelli tech<br />

house degli Einzelkind. Ma<br />

più che la solita disco, è uno<br />

spazio creativo gestito dagli<br />

storici promoter Le Nozze<br />

di Figaro, pescatori di perle<br />

nel mare dell’underground<br />

musicale. Il 16 <strong>su</strong>ona il country<br />

rock malinconico degli<br />

Okkerville River, il 22 il pop<br />

intellettuale e strampalato dei<br />

Tunng.<br />

Via Lombardia (Le Piagge)<br />

www.viperclub.eu<br />

MILANO<br />

Musicdrome<br />

Il Transilvania cambia tutto e<br />

al posto di teschi & musica<br />

deprimente propone il miglior<br />

rock della città. Il 12 novembre<br />

si può lasciar perdere<br />

il pop in giapponese degli<br />

Asobi Sek<strong>su</strong>, il solito gruppo<br />

del momento, tanto il 15 è<br />

la volta dei veterani Stereo<br />

Total e il 16 arrivano i Casino<br />

Royale. E l’appuntamento più<br />

emozionante è il 23, con le<br />

chitarre flamenco di Rodrigo<br />

Y Gabriela.<br />

Via Paravia, 59<br />

www.musicdrome.it<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Torino<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 53


PRIMA&DOPO<br />

MUST<br />

02-36504337<br />

Cenare con l’aperitivo? Si<br />

può ancora fare! Il dinner-club<br />

vetrato affacciato <strong>su</strong>lla vecchia<br />

Fiera, la domenica sera<br />

propone il Royal Buffet. Dalle<br />

19.30 alle 21.30 si paga la<br />

con<strong>su</strong>mazione 10 euro e si<br />

ha accesso a un mega-buffet<br />

caldo e freddo che include tre<br />

primi, un secondo, affettati,<br />

torte salate e dolci. Il contorno<br />

musicale è di Marcello, dj a<br />

Radio 105 Classic (leggi anni<br />

’70 e ’80), poi, se vi restasse<br />

ancora fame, potete fermarvi<br />

a cena al ristorante interno.<br />

Via Belisario, 3<br />

Chiuso martedì e mercoledì<br />

BAR CUORE<br />

02-58105126<br />

Torna il Cuore nella gestione<br />

originale di una decina di anni<br />

fa e si fa <strong>su</strong>bito notare per la<br />

fitta attività serale che inizia<br />

all’aperitivo e prosegue fino<br />

a tarda notte con dj-set. Gli<br />

arredi non sono stati stravolti:<br />

solo più luce e tanto color lilla<br />

glicine spennellato in giro. Il<br />

lunedì serata I Love Aperitivo,<br />

con i cocktail low cost del<br />

barman Corrado e degli altri<br />

<strong>su</strong>oi compari, e ulteriori sorprese<br />

da scoprire in loco.<br />

Via Giangiacomo Mora, 3<br />

Sempre aperto<br />

BOND<br />

02-58108375<br />

Naviglioso con stile, quello<br />

del negozio di abbigliamento<br />

da cui nasce come costola.<br />

Da quando ha aperto è un ritrovo<br />

da glamour-intenditori:<br />

cool e metropolitano, con i<br />

<strong>su</strong>oi arredi dominati da nero,<br />

grigio e oro platinato del<br />

bancone. Propone – ultimissima<br />

novità – aperitivo con pizza<br />

(quella vera, rotonda, cotta<br />

in forno) e cocktail a 8 euro,<br />

oltre a collegamento wireless<br />

per i pc dipendenti.<br />

Via Pasquale Paoli 2 ang.<br />

Ripa di Porta Ticinese 2<br />

Chiuso lunedì<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

54 URBAN<br />

Treviso<br />

www.lottosport.com<br />

© Simone Romeo<br />

MANGIARE & BERE<br />

MILANO<br />

DI MIRTA OREGNA<br />

A TUTTA BIRRA NELLA<br />

TANA DEI CENTAURI<br />

Motocicli Veloci: in zona Loreto<br />

il nuovo locale nato <strong>su</strong>lle ceneri<br />

di uno storico concessionario<br />

Tutti in piedi <strong>su</strong>l divano, come direbbe<br />

Guido Meda, per il primo giro di pista del<br />

locale Motocicli Veloci, nuovo indirizzo<br />

cittadino per motorcycle addicted e appassionati<br />

delle <strong>due</strong> <strong>ruote</strong>, ma anche per chi è<br />

a caccia di indirizzi curiosi dove prendere<br />

un aperitivo, con<strong>su</strong>mare uno snack veloce<br />

o trascorrere una serata a base di chiacchiere<br />

e motori.<br />

I muri appartenevano a uno storico<br />

concessionario milanese di Moto Guzzi<br />

e Cagiva: dell’allora premiata ditta<br />

Tronconi&Novelli oggi rimane Massimo<br />

Novelli, patito di pezzi d’epoca, che si è<br />

unito in squadra con Marco d’Ascenzi,<br />

ingegnere costruttore di strade in Africa,<br />

Elvio Menegaz, produttore televisivo figlio<br />

dell’omonimo campione del mondo,<br />

e Marco Vancini, proprietario di lodge<br />

nella savana, nella creazione di un piccolo<br />

gioiellino che per tutti è diventato un piacevole<br />

hobby.<br />

Su <strong>due</strong> livelli, con cortile interno per i fumatori,<br />

ospita al piano <strong>su</strong>periore la zona<br />

“club” dove gli affiliati, beatamente spaparanzati<br />

<strong>su</strong> divani in pelle rossa, possono<br />

sfogliare libri e riviste di settore, guardare<br />

un video o semplicemente chiacchierare<br />

indisturbati. Al piano terra si trovano<br />

il con<strong>su</strong>eto banco-bar decorato con lo<br />

spaccato di un motore Aermacchi, tavolini<br />

d’appoggio, sgabelli e “la vasca”, un’area<br />

leggermente interrata con divani bianchi<br />

e rossi che sono modellati <strong>su</strong> vecchi sedili<br />

di Cinquecento e Seicento. Qua e là cimeli<br />

a tema come caschi e tute usate di Gianni<br />

Menegaz, una tabella di segnalazione in<br />

pista e la prima moto venduta dal concessionario,<br />

una rossa Aermacchi-Harley<br />

Davidson “Ala Verde”.<br />

Quanto all’offerta, Motocicli Veloci non ha<br />

badato a spese senza per questo incidere<br />

<strong>su</strong>l portafoglio degli avventori: si comincia<br />

all’alba con “Il buon buffet del mattino”, la<br />

colazione allestita <strong>su</strong> un banchetto a base<br />

di brioche fresche, yogurt, muesli, biscotti<br />

e torte (6 euro, esclusi cappuccio o caffè)<br />

che la domenica si trasforma in brunch<br />

vestendosi con uova, riso bianco e patate<br />

(12 euro); a pranzo e a cena si ordinano i<br />

piatti degustazione (7,50 euro) con combinazione<br />

a piacere di cinque ingredienti<br />

che spaziano dai prosciutti scelti (Parma,<br />

Praga, carne salada e culatello) ai salami<br />

(finocchiona, ventricino e felino) ai formaggi<br />

(pecorini, ricotte e scamorze); in cantina<br />

si trova invece una buona selezione di<br />

vini (calice e bottiglia) e una attentissima<br />

varietà di birre artigianali (persino invecchiate<br />

in barrique, aromatizzate con i fiori<br />

o con cioccolata naturale). Non mancano i<br />

cocktail shakerati da una giovane barlady,<br />

tra cui Marcellino (che altro non è che il<br />

motorino usato in banchina dai proprietari<br />

di yacht), drink della casa a base di lime,<br />

zucchero di canna, ginger ale e granatina.<br />

State pronti dunque <strong>su</strong>lla griglia di partenza<br />

per sfrecciare alla scoperta di questo<br />

nuovo, curioso, indirizzo metropolitano.<br />

MOTOCICLI VELOCI<br />

via Porpora 62 ang. viale Lombardia<br />

tel. 02-36562934<br />

sempre aperto<br />

LA CARNE QUI PARLA GENOVESE<br />

Maxelâ: più che un<br />

ristorante, una<br />

bottega di macellaio<br />

chic con tavoli<br />

Dire che è l’unico in città<br />

questo no, visto che dei macellai<br />

pavesi hanno tentato<br />

un’operazione simile proprio<br />

dall’altro lato del Naviglio, ma<br />

quanto a stile e modalità senza<br />

dubbio il Maxelâ è speciale.<br />

Inaugurato da una compagine<br />

di soci alquanto inseriti nel<br />

jet set ligure (aiutati dallo<br />

chef Ferrera), Maxelâ – che in<br />

genovese significa “macellaio”<br />

– è una vera e propria bottega<br />

delle carni con bancone in<br />

marmo, piastrelle bianche e<br />

pareti rosso sangue. Ma una<br />

volta <strong>su</strong>perato il corridoio che<br />

costeggia la grande cucina<br />

a vista si arriva in un cortile<br />

verandato con tanto di finestra<br />

<strong>su</strong>lla cella frigorifera.<br />

La scelta è monotematica<br />

(manzo, maiale e agnello) e la<br />

cottura ripartita nelle quattro<br />

modalità base (griglia, padella,<br />

fritta e cruda) che esaltano<br />

la qualità della carne, frollata<br />

in loco. A parlar ligure invece<br />

sono i primi proposti (gnocchi<br />

al pesto, lasagne al tocco<br />

– con i fondi di cottura del<br />

brasato – taglierini con sfilacci<br />

di cavallo e minestrone) e<br />

forse anche i prezzi: 35/40<br />

euro la sera, 12 a pranzo. In<br />

sala Ferdinando Guaita (ex<br />

BBQ, un nome una garanzia in<br />

fatto di carni), al quale dovete<br />

chiedere gli extra del giorno<br />

e, poiché delle bestie qui si<br />

usa tutto, potrebbero capitarvi<br />

anche le balle del toro… per<br />

molti una golosità. Gli altri si<br />

butteranno <strong>su</strong>i dolci, tutti fatti<br />

i casa, come il latte dolce fritto<br />

che si è già guadagnato la pole-position<br />

delle preferenze.<br />

MAXELÂ<br />

via Villoresi, 10<br />

tel. 02-89402394<br />

sempre aperto<br />

LE BOLLICINE VANNO IN COPPIA<br />

Un calice di champagne da abbinare a noccioline al wasabi, culatello e parmigiano, pesce o... scarpe!<br />

TRUSSARDI<br />

ALLA SCALA CAFÉ<br />

02-80688295<br />

Modaiolo. In centrissimo,<br />

assolutamente glamour e di<br />

massima qualità: l’aperitivo<br />

del bar interno del “Trussardi<br />

palace” riserva una piacevole,<br />

bolliciosa, sorpresa.<br />

All’ora che precede la cena<br />

(ma perché no, anche dopo o<br />

semplicemente per rendere<br />

un appuntamento più chic) al<br />

bancone sgabellato del locale<br />

con vista <strong>su</strong>lla Scala si può<br />

ordinare un flûte di Bruno<br />

Paillard, Première cuvée Brut,<br />

un Blanc de Blancs 1er cru<br />

Brut di Larmandier Bernier<br />

o lo champagne biodinamico<br />

Brut Rosé prodotto da<br />

Raymond Boulard, dal persistente<br />

sentore di frutti rossi.<br />

Trovate anche il Benoit Lahaye<br />

e il Janisson Baradon, un nettare<br />

dagli aromi agrumati che<br />

richiamano il pompelmo. Sono<br />

tutti champagne ricercatissimi<br />

di piccoli vigneron, una vera<br />

chicca, che qui vengono accompagnati<br />

con un piattino di<br />

finger food eseguito, al piano<br />

<strong>su</strong>periore, dalla mano maestra<br />

dello chef Berton: a rotazione<br />

ecco che sfilano croccanti al<br />

parmigiano, noccioline al wasabi,<br />

paccheri ripieni e talvolta<br />

ostriche tsarskaya. Un calice<br />

dunque che val bene i <strong>su</strong>oi<br />

12 euro.<br />

Piazza della Scala, 5<br />

Chiuso domenica<br />

ARTIDORO OSTERIA<br />

02-8057386<br />

Regionale. Nella City, all’ombra<br />

della Borsa, ecco un’osteria<br />

chic che propone piatti<br />

della tradizione emiliana e<br />

lombarda, con una leggera nota<br />

contemporanea: dai tortelli<br />

d’erbette fino ai più innovativi<br />

paccheri con ragù di totanetti<br />

e bottarga o filetti di maialino<br />

gorgonzola e pere; un’insegna<br />

del 2003 che da qualche mese<br />

ha aggiunto ai <strong>su</strong>oi spazi<br />

una nuova sala bistrot dove<br />

la scelta è più casalinga. La<br />

cantina include 200 etichette<br />

selezionate tra vini e champagne,<br />

quest’ultimo, insieme al<br />

culatello, protagonista di un<br />

matrimonio per intenditori.<br />

Massimo Gnocchi, il nuovo<br />

direttore, serve bollicine di<br />

récoltants manipulants (piccoli<br />

produttori) in bicchieri da<br />

grand bordeaux, accostandoli<br />

a un piatto di stagionato culatello<br />

di Zibello con fragrante<br />

gnocco fritto o con una verticale<br />

di parmigiani stagionati<br />

come nel caso del Diamant<br />

Blanc 1999, cuvée gioiello<br />

della Vranken, con una carta<br />

in progress di una ventina di<br />

champagne oltre ad alcune<br />

Grandi Riserve di annate speciali<br />

dove a ciascuna etichetta<br />

viene <strong>su</strong>ggerito un abbinamento<br />

specifico, con calici che<br />

partono da 9 euro.<br />

Via Camperio, 15<br />

Chiuso domenica a pranzo<br />

CAFFÈ MALAFEMMINA<br />

02-62694753<br />

Ittico. Poco più di un anno<br />

di vita e un vanto: essere<br />

l’unico locale Dom Pérignon<br />

in Italia. E scusate se è poco!<br />

Localizzato nel raggio d’azione<br />

di Corso Como, Lotus Bar e<br />

Luminal, è una vera e propria<br />

champagneria in lus<strong>su</strong>oso<br />

stile déco rivisitato con arredi<br />

high-tech dominati dal bancone<br />

in acciaio e cristallo, mixati a<br />

divani in cocco e poltroncine in<br />

anguilla <strong>su</strong> cui penzolano sberluccicanti<br />

lampadari Swarovski.<br />

Inutile a dirsi che la bollicina<br />

d’annata è il <strong>su</strong>o must: ovviamente<br />

con predilezione per<br />

l’etichetta Dom Pérignon e con<br />

costi che lievitano intorno ai<br />

20/30 euro per flûte (per chi<br />

se lo può permettere ci sono<br />

anche bottiglie da 10mila<br />

euro!). L’abbinamento clou dell’aperitivo<br />

qui è con il pesce: si<br />

spazia dal salmone selvaggio<br />

(crudo o con insalata di avocado)<br />

alle ostriche, dagli involtini<br />

di spigola con erba cipollina e<br />

avocado marinato negli agrumi<br />

ai gamberi marinati in crosta<br />

di cocco. Tutte leccornie che<br />

escono direttamente dalla<br />

cucina. Dopo le 23 invece lo<br />

champagne sposa la frutta: le<br />

classiche fragole intinte nel<br />

cioccolato e un dietetico carpaccio<br />

d’ananas. A cena ci si<br />

accomoda <strong>su</strong> prenotazione.<br />

Via Montegrappa, 9<br />

Sempre aperto<br />

DSQUARED2<br />

www.dsquared2.com<br />

Modaiolo. I gemelli canadesi<br />

Dean e Dan Caten hanno<br />

colpito ancora e lo scorso<br />

settembre, nel Quadrilatero,<br />

hanno inaugurato a colpi di<br />

cin cin il loro primo flag ship<br />

store milanese con annessa<br />

champagneria.<br />

Ciò significa che quando vi<br />

piglia l’uzzo potete entrare<br />

nel loro shop e fermarvi a<br />

sorseggiare un flûte da scegliere<br />

tra le cuvée di Mumm<br />

(dal classico Cordon Rouge<br />

alla Cuvée Privilège, dal<br />

brioso e fruttato Rosé sino<br />

al Millesimato 1999), che<br />

ahinoi non viene regalata<br />

ma si paga almeno una decina<br />

di euro.<br />

La cornice è decisamente<br />

d’effetto: un luogo realizzato<br />

in legno di larice<br />

affumicato americano che<br />

funge da trait-d’union tra il<br />

dehors esterno e il negozio<br />

interno, mentre alte travi<br />

e 168 nicchie richiamano<br />

lo spirito canadese degli<br />

anni Cinquanta e Sessanta.<br />

Chissà, a chi fa incetta delle<br />

collezioni uomo e donna,<br />

di accessori, calzature o<br />

dell’esclusivo profumo He<br />

Wood, forse lo champagne<br />

viene anche offerto in<br />

omaggio!<br />

Via Verri, 4<br />

Aperto negli orari di<br />

negozio<br />

LE DELIZIE DEL VII PIANO<br />

Specialità italiane e<br />

straniere con vista<br />

<strong>su</strong>lle guglie del<br />

Duomo<br />

Il primo passo di un lungo restyling<br />

lo hanno fatto al piano<br />

terra, con i marchi top della<br />

moda e del beauty, per evitare<br />

a molti l’imbarazzo di entrare<br />

nelle boutique blasonate di<br />

Montenapoleone. Ora sono<br />

saliti all’ultimo piano, praticamente<br />

sotto le guglie del<br />

Duomo, per dedicarsi a cibo e<br />

dintorni. Quelli di Rinascente<br />

qui hanno infatti voluto creare<br />

una food hall aperta, senza<br />

interruzione, dalle 10 del<br />

mattino all’una di notte (anche<br />

se l’ultimo campanello per<br />

ordini e acquisti <strong>su</strong>ona alla<br />

mezza precisa), guardando<br />

agli esempi europei di Harvey<br />

Nichols o Galeries Lafayette<br />

(l’erba del vicino è sempre più<br />

verde!) e utilizzandone persino<br />

gli architetti (design contemporaneo,<br />

grandi vetrate e<br />

soffitti in plexiglas arancione<br />

sono firmati da Lifschutz,<br />

Davidson e Sandilands).<br />

Che siano le cinque o le undici<br />

di sera al settimo piano dei<br />

grandi magazzini potete acquistare<br />

una serie di prodotti<br />

gourmet che spaziano dal<br />

cioccolatino di Gobino all’aceto<br />

balsamico stagionato fino<br />

ai biscotti organici Dutchy del<br />

principe Carlo (un po’ meno<br />

made in Italy ma molto chic),<br />

ma soprattutto bere e mangia-<br />

re scegliendo tra il ristorante<br />

Maio (con immancabile risotto<br />

giallo e ossobuco), il loungebar<br />

con terrazza per aperitivare<br />

nel più classico degli stili,<br />

l’apprezzato Mozzarella Bar<br />

gestito da Obikà, i sandwich<br />

“da chef” di Esperya, i leggendari<br />

panini del bar De Santis<br />

che ha aperto qui la <strong>su</strong>a prima<br />

filiale e, ancora, l’enoteca YN, i<br />

<strong>su</strong>cchi bio del Juice Bar e persino<br />

il ricco kaiten di My Sushi<br />

che propone, oltre al nuovo<br />

Roll Royce (con salmone alla<br />

piastra) e croccanti dim-<strong>su</strong>m,<br />

la birra Iki con luppolo e tè<br />

verde. Budget da 10/15 euro<br />

in <strong>su</strong>, ma c’è davvero l’imbarazzo<br />

della scelta.<br />

LA RINASCENTE, VII PIANO<br />

piazza Duomo<br />

tel. 02-8852455<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Il tappo di <strong>su</strong>ghero<br />

diventa decor<br />

Nascosto nelle retrovie della<br />

Darsena, <strong>su</strong>l lato di Conca<br />

del Naviglio, il Nice 0 Six è un<br />

localino a metà tra il bistrot e<br />

il ristorante che nell’insegna<br />

rivela l’ultima tappa di patron<br />

Renato, ovvero la Costa<br />

Azzurra e il 6° arrondissement<br />

di Nizza, dove per tre anni ha<br />

gestito il ristorante Il Vinaino.<br />

Ora, rientrato all’ovile, ha<br />

portato con sé un po’ d’aria<br />

française aprendo <strong>su</strong>l cortile<br />

un piccolo giardino d’inverno<br />

scaldato da funghetti, mentre<br />

la sala principale è <strong>su</strong>ddivisa<br />

tra piccoli tavolini quadrati e<br />

un bancone bar vetrato la cui<br />

parete è interamente coperta<br />

di turaccioli di <strong>su</strong>ghero. Tappi<br />

che non passano inosservati<br />

perché quattro giovani artisti<br />

di Brera li hanno anche affrescati<br />

<strong>su</strong>lle pareti con un effetto<br />

trompe-l’oeil alquanto scenografico.<br />

Per un drink pre-dinner<br />

ci si accomoda al tavolo “degli<br />

amici” dove i clienti benemeriti<br />

hanno lasciato, come in chiesa,<br />

la loro targhetta dorata, e poi<br />

si chiede ad Amid, barman di<br />

Tenerife, single e con codino,<br />

che shakeri uno dei molteplici<br />

cocktail (5-6 euro) o riempia<br />

un calice di vino (4-5 euro)<br />

tra quelli della carta che è un<br />

mix tra etichette italiane, francesi<br />

e spagnole (in tutto una<br />

cinquantina). Non è indicata,<br />

ma potete anche chiedergli la<br />

<strong>su</strong>a specialità al vino: Ottobre<br />

rosso, con vino, vodka e menta<br />

fresca, o azzardare un Verano<br />

con vino, gazzosa e Fanta.<br />

Se poi la fame sale, fermatevi<br />

a cena: con 35 euro potete<br />

scegliere tra ricette semplici<br />

d’ispirazione nizzarda, come i<br />

mezzi paccheri con canard fumé<br />

e zafferano o i medaglioni<br />

di filetto con Roquefort.<br />

NICE 0 SIX<br />

via Ronzoni, 2<br />

tel. 02-58115075<br />

aperto solo la sera,<br />

chiuso domenica<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Verona<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 55


PRIMA&DOPO<br />

MAMAMAU<br />

06-44244548<br />

Dodici metri di bancone che<br />

dalle 18 sono sommersi di<br />

tantissimi sfizi molto artigianali<br />

per questo locale<br />

appena rinnovato in zona<br />

universitaria. In abbinamento<br />

Claudio prepara shot a un<br />

euro, soft drink a 3,50, long<br />

drink a 4. Vanno alla grande<br />

il Virgin mojito aromatizzato<br />

allo zenzero, il Miami ice tea,<br />

il Long Island. Non perdetevi<br />

però la specialità della casa, il<br />

tiramisù: dal classico al caffè<br />

a quello alle fragole, pesche,<br />

albicocche.<br />

Via Catania, 46<br />

Chiuso domenica<br />

LE CLUB<br />

329-7646270<br />

Arredi moderatamente hightech,<br />

opere di giovani artisti<br />

alle pareti, ma è l’aperitivo<br />

<strong>su</strong>shi del venerdì sera che lo<br />

rende famoso. Da con<strong>su</strong>marsi<br />

con cocktail e long drink colorati<br />

e decorati con la frutta,<br />

serviti da barman freestyle,<br />

ma soprattutto insieme a<br />

un calice di vino, perché al<br />

bancone c’è anche un vero e<br />

proprio sommelier.<br />

Via Vanvitelli, 4d<br />

Sempre aperto<br />

SECRETS CAFÉ<br />

06-76968667<br />

La location è piuttosto privilegiata,<br />

pur essendo un po’<br />

decentrata, stretta tra l’acquedotto<br />

Claudio e quello Felice,<br />

tanto che le antiche mura<br />

romane creano una sorta di<br />

giardino interno protetto e<br />

<strong>su</strong>ggestivo. Per contrasto gli<br />

interni sono modernissimi:<br />

fibra ottica a terra, tra ardesia<br />

e resina. La novità per l’autunno<br />

sono i cocktail con yogurt,<br />

marmellate, cioccolata calda.<br />

Aperitivo a buffet con finger<br />

food a 10 euro: monoporzioni,<br />

cous cous, <strong>su</strong>shi. Sabato e<br />

domenica lounge jazz.<br />

Via Tuscolana, 692<br />

Sempre aperto<br />

56 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

ROMA<br />

DI LAURA RUGGIERI<br />

LAZIO MINIMAL CHIC?<br />

ANDATE AL PALAEXPO<br />

A Palazzo delle Esposizioni ora<br />

anche la cucina è un’arte<br />

Architettura high-tech importante per<br />

il ristorante d’autore griffato Antonello<br />

Colonna, appena sbarcato in grande stile<br />

nel nuovo Palexpo delle meraviglie. Una<br />

magnifica “serra” bioclimatica coperta<br />

da una volta a botte in acciaio, reinterpretata<br />

dall’architetto Paolo Desideri<br />

con lo studio ABDR, fatta di altissime<br />

pareti di vetro e travi d’acciaio. Un parallelepipedo<br />

in vetro luminoso e leggero<br />

di straordinario respiro. Un’illuminazione<br />

fatta di luci calde e led che di notte ne<br />

fanno una sorprendente “lanterna urbana”.<br />

Duecentoquaranta posti a sedere in<br />

680 metri quadrati tra primo e secondo<br />

livello, <strong>su</strong> un’altezza che va dai 7 ai 9<br />

metri. Duecento metri quadrati solo di<br />

cucine, che sembrano un dado di legno<br />

chiaro lanciato in sala. Tavoli verde oliva,<br />

sedie bianche, divani blu, chaise longue<br />

di Jasper Morrison. Tutto scelto nella<br />

collezione Cappellini e Poltrona Frau e<br />

improntato al rigore modernista, nel segno<br />

della contemporaneità. Forme leggere,<br />

pulite così come la mise en place<br />

di assoluta compostezza formale. L’area<br />

lounge al secondo piano, l’Open up, ha<br />

un centro di gravità decisamente magnetico<br />

intorno al bancone di 12 metri tutto<br />

bianco. È qui che dalle 10 del mattino<br />

alle 2 di notte si può addentare un panino<br />

“monotematico”, come lo definiscono<br />

in cucina, e cioè per esempio solo di<br />

prosciutto iberico, fermandosi a leggere<br />

in poltrona, o un club sandwich comme<br />

il faut. Un aperitivo, senza inutili buffet,<br />

ma “à la carte”, magari con una focaccina<br />

calda e porchetta, costa <strong>su</strong>i 10-12 euro.<br />

Lo chef, Lorenzo Eleuteri, scelto da<br />

Colonna, che si aggira spesso tra fornelli<br />

e sala, arriva dai Castelli e pur con un<br />

solido curriculum da giramondo non<br />

ha certo dimenticato le origini veraci<br />

laziali che reinterpreta innovando. Già,<br />

perché haute cuisine, autenticità degli<br />

ingredienti e grande tecnica, che sono<br />

ormai diventati leggenda per il “maestro”,<br />

pagano. A cominciare dalla testina<br />

di vitello panata, i cappelletti di coda<br />

alla vaccinara, i ravioli di pecorino e<br />

trippa alla romana, le polpettine di baccalà<br />

o l’agnello al mosto cotto, il mitico<br />

“diplomatico” crema e cioccolato con<br />

caramello al sale. Per una cena il costo si<br />

aggira <strong>su</strong>i 50 euro, vini esclusi (a pranzo<br />

formule molto più easy). E c’è anche la<br />

possibilità del take away, con un packaging<br />

ad hoc.<br />

OPEN COLONNA<br />

via Piacenza di fronte al 5<br />

tel. 06-48941330<br />

sempre aperto<br />

LA PIZZA FAMOLA STRANA<br />

Cucina romana più o<br />

meno rivisitata e pizze<br />

inaspettate<br />

Già il nome, “Ministero della<br />

pizza”, del vecchio locale che<br />

ogni sera sfornava margherite<br />

e capricciose a go go, lascia<br />

immaginare una solida macchina<br />

da guerra nel quartiere<br />

San Lorenzo, prezzi competitivi<br />

e un repertorio ben rodato.<br />

Ma da qualche mese qui tira<br />

tutta un’altra aria: la pizza si<br />

fa ancora, ma quella lievitata<br />

72 ore e dagli abbinamenti<br />

insoliti come fior di latte, zucca,<br />

zenzero, bufala affumicata<br />

e addirittura una sbriciolata<br />

di amaretti di Saronno. E i<br />

prezzi sono rimasti buoni, anzi<br />

buonissimi (al massimo 35<br />

euro) con un ottimo rapporto<br />

qualitativo.<br />

L’aria è quella un po’ dimessa<br />

da trattoria rivista e un po’ vis<strong>su</strong>ta,<br />

qualche foto alle pareti,<br />

un po’ di legno tra nicchie e<br />

archetti. Il menu cambia spesso:<br />

ricette romane veraci, come<br />

la gricia o la cacio e pepe,<br />

si alternano ad abbinamenti e<br />

profumi più leggeri e insoliti<br />

tipo il cartoccio di alici fritte<br />

dorate con besciamella vegetale<br />

al limone e prezzemolo.<br />

In questo periodo molte le<br />

new entry da mesi freddi: fagottini<br />

di grano saraceno con<br />

castelmagno, lardo croccante<br />

e mandorle tostate <strong>su</strong> letto di<br />

champignon, ravioli di pecori-<br />

no di Pienza con salsa di porri<br />

e pinoli tostati e bocconcini<br />

di faraona in salsa d’uva. Per<br />

dessert una bavarese di ricotta<br />

di bufala, anche se alla fine<br />

in ogni caso i camerieri passano<br />

con un vassoio di praline e<br />

cioccolatini belli e buoni tra i<br />

quali la scelta è ardua…<br />

CRIBBIO!<br />

via dei Campani, 65<br />

tel. 06-490217<br />

chiuso lunedì<br />

L'APPETITO VIEN CHATTANDO<br />

Tavola calda con wi-fi? Non è una trovata gastronomica: sono i posti giusti dove mangiare e navigare<br />

OSTERIA DEL GAMBERO<br />

ROSSO<br />

06-55112277<br />

Lavorare da qui è dura: ci sarà<br />

pure internet senza fili a ogni<br />

piano, ma nella Città del Gusto<br />

le distrazioni non mancano.<br />

Certo non si soffre la fame, dal<br />

primo mattino a sera. Biscotti<br />

e pane artigianali, pizza con<br />

un impasto da manuale. A<br />

pranzo vige il buffet: 10 euro<br />

per una zuppa, una pasta cotta<br />

al momento, verdura, carne<br />

o pesce e anche un dessert.<br />

La sera invece è da poco entrata<br />

in vigore la formula che<br />

privilegia pizze e affini. Ma che<br />

pizze, e quante. Trentasei tipi<br />

<strong>su</strong>ddivise in impasto napoletano<br />

(48 ore di lievitazione),<br />

romano (24 ore), integrali (ai<br />

5 cereali o con la crusca), tra<br />

cui vanno forte la carbonara e<br />

quella alle melanzane alla parmigiana.<br />

Più le focacce: squisita<br />

quella ripiena di porchetta<br />

di vitella e pomodori o quella<br />

con insalata di pollo. I prezzi<br />

oscillano tra i 7 euro per una<br />

margherita e i 10 per una<br />

focaccia ripiena. Buoni anche i<br />

fritti di accompagnamento: le<br />

polpette di baccalà mantecato,<br />

i <strong>su</strong>pplì (anche all’amatriciana)<br />

o gli arancini (come i cacio e<br />

pepe). Settanta etichette di<br />

vino (di cui 10 a rotazione in<br />

mescita), offerta rara per una<br />

pizzeria, e quattro tipi di birra.<br />

Via E. Fermi, 161<br />

Chiuso domenica e lunedì<br />

Da portare a casa o<br />

con<strong>su</strong>mare in loco:<br />

pasta, cous cous o<br />

<strong>su</strong>shi<br />

Sergio Capezzuoli, dopo<br />

anni trascorsi tra Londra e<br />

Pechino, torna nella capitale<br />

creando un nuovo format per<br />

Lenane, luogo cult della Roma<br />

chic di un po’ di anni fa, che<br />

dopo <strong>due</strong> mesi sta già diventando<br />

un altro must: whole<br />

food store. Si entra e si sfila<br />

davanti a una lunghissima<br />

parete attrezzata con banchi<br />

frigo open dove si allineano<br />

monoporzioni (al prezzo medio<br />

di 5 euro) di cous cous,<br />

paste fredde, pollo al curry,<br />

polpette e chutney di carote<br />

in packaging black and white<br />

PUNTO G<br />

380-4732038<br />

È il primo knit caffè della<br />

capitale, dove comunità di<br />

nuovi creativi si incrociano<br />

contaminando i rispettivi<br />

stili davanti a una tazza di<br />

cioccolata, un tè tra le tante<br />

selezioni proposte, un caffè<br />

americano, una crostata alla<br />

carota o un plumcake speziato,<br />

rigorosamente home<br />

made. E tra un tombolo e<br />

un punto croce si può anche<br />

scaricare la posta e chattare.<br />

Al Pigneto il Punto G brilla<br />

di un allure decisamente<br />

fashion voluto dall’attrice<br />

Marina Giordana, tutto pareti<br />

lilla e oro e arredi in contrasto,<br />

in bilico fra antico e<br />

moderno.<br />

Al bancone bar, in marmo<br />

bianco e rosoni dorati, dalle<br />

18 in poi aperitivo ricco (8<br />

euro) con un bicchiere di<br />

vino e un buffet che evolve<br />

in cena (con possibilità di<br />

ordinare anche oltre la mezzanotte).<br />

Cous cous, pollo<br />

al curry e riso, tzatziki, ma<br />

anche qualche pasta fredda o<br />

calda, polpettine, sformati di<br />

patate, verdure. E poi le portate<br />

fredde: prosciutto tagliato<br />

a mano, salame e piccole<br />

salsicce stagionate, formaggi<br />

toscani rigorosamente bio,<br />

che Marina va a scegliere direttamente<br />

in fattoria.<br />

Via Macerata, 58<br />

Sempre aperto<br />

accattivante. Oltre c’è l’area<br />

<strong>su</strong>shi, più avanti una selezione<br />

di formaggi, sandwich,<br />

baguette, yogurt, mousse,<br />

spremute di frutta fresca,<br />

smoothie. Poi arriva la sezione<br />

dei cibi caldi con zuppe e<br />

risotti, spesso noodles in brodo<br />

o asciutti. A questo punto<br />

CAFFETTERIA CHIOSTRO<br />

DEL BRAMANTE<br />

06-68809035<br />

Nella caffetteria nel loggiato<br />

<strong>su</strong>periore del Chiostro del<br />

Bramante, modernissima<br />

e accogliente, non poteva<br />

mancare la connessione wi-fi<br />

gratuita. Come se fossimo da<br />

Starbucks, anche qui allora<br />

possiamo liberamente girare<br />

in rete o navigare accanto<br />

a una tazzona di caffè americano,<br />

con una bella scelta<br />

di brioche, cornetti, piccola<br />

pasticceria secca e molti tè.<br />

Anche il brunch della domenica<br />

non è affatto male e<br />

dura dalle 11 alle 16: tanti<br />

piatti dolci e salati, come<br />

torte rustiche, sformati, paste<br />

al forno, timballo di riso,<br />

focacce. Per il pranzo di tutti<br />

i giorni il consiglio è invece<br />

di provare le buonissime baguette<br />

farcite e le friselle (ma<br />

in menu ci sono anche carpacci,<br />

insalate e selezioni di<br />

formaggi). Nel fine settimana<br />

la chiu<strong>su</strong>ra va oltre il solito<br />

regime che impone l’uscita<br />

alle 20 e così fino alle 23<br />

tanti cocktail, vini e molti più<br />

sfizi da con<strong>su</strong>mare anche<br />

nella insospettabile quiete<br />

del portico, a pochi passi dal<br />

caos del frequentatissimo<br />

triangolo tra piazza Navona,<br />

Bar della Pace e piazza del<br />

Fico.<br />

Arco della Pace, 5<br />

Chiuso lunedì<br />

scegli, metti nel basket, paghi<br />

e decidi se portare via o salire<br />

al primo piano e sederti con<br />

il vassoio a un tavolo davanti<br />

alle grandi vetrate <strong>su</strong> strada.<br />

Doghe di legno a terra, sedie<br />

di pelle nera, pareti arancio<br />

e viola a contrasto, grandi<br />

tele colorate che scendono<br />

BIBLI<br />

06-5814534<br />

Cos’è che si può fare da<br />

Bibli? O meglio, cos’è che<br />

non si può fare? Conversare,<br />

ascoltare musica, bere,<br />

guardare mostre, mangiare,<br />

comprare libri, navigare in<br />

rete, ovviamente... tutto è<br />

ormai routine in questo storico<br />

“nuovo” format di libreria,<br />

che per prima 12 anni<br />

fa creò un insolito locale<br />

multifunzionale, vagamente<br />

radical chic, dove l’incontro<br />

con l’autore avveniva con<br />

la quiche nel piattino e il<br />

bicchiere in mano. Il food<br />

peraltro qui non è un pretesto,<br />

anche se gli scaffali<br />

della libreria traboccano di<br />

spunti e i concerti, dal jazz<br />

all’etnico, sorprendono piacevolmente.<br />

Il buffet infatti<br />

vale altrettanto e a prezzi<br />

concorrenziali, visto che<br />

durante la settimana costa<br />

solo 9 euro con una scelta<br />

di 3 piatti, dal pasticcio di<br />

fettuccine in crosta, alla<br />

pizza di scarola, uvetta e pinoli,<br />

alle lasagne di verdura,<br />

spezzatino di maiale, funghi<br />

e castagne, pollo all’arancia<br />

e le torte casalinghe. La<br />

sera invece con 13 euro si<br />

mangiano un primo e un secondo.<br />

Appuntamento clou<br />

è il brunch del weekend a<br />

16 euro tutto incluso.<br />

Via dei Fienaroli, 28<br />

Chiuso lunedì mattina<br />

MONOPORZIONI IN PARETE<br />

dall’alto. Alla carta il menu è<br />

decisamente ridotto ma assolutamente<br />

ottimo, per una<br />

cucina che resta aperta fino a<br />

int<strong>rave</strong>dere l’alba… Buona la<br />

rana pescatrice con mandorle<br />

tostate e limone a 18 euro o il<br />

tiramisù al bicchierino. Merita<br />

una sosta il bel bancone del<br />

gastrobar centrale dove fermarsi<br />

a cenare anche da soli<br />

(con una spesa che si aggira<br />

<strong>su</strong>i 25 euro), sotto le luci colorate<br />

anni ’70. Da prenotare<br />

in gruppo la “sala teatro” con<br />

un lungo tavolo a specchio e<br />

straordinarie sedute di modernissimo<br />

design cinese.<br />

LENANE<br />

viale Parioli, 35/a<br />

tel. 06-8072794<br />

chiuso lunedì<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Vip watching alcolico<br />

Ercoli dal 1928 è un tempio<br />

di delizie che non ha bisogno<br />

certo di presentazioni<br />

all’incrocio con la mitica via<br />

Asiago. E c’è da scommettere<br />

che molti volti noti della<br />

radio e della tv in questa gastronomia/salumeriaabbiano<br />

fatto ben più di una sosta<br />

golosa... Poi da poco più di<br />

un mese Sandro Massari ha<br />

creato una piccola cucina e<br />

una sala con mescita e dieci<br />

tavoli, dove abbinare ai vini i<br />

cibi ordinati al banco e fatti<br />

cucinare al momento. Più di<br />

250 le etichette da tutte le<br />

regioni italiane (si espatria<br />

solo per gli champagne) con<br />

un ricarico più che accettabile.<br />

Presenti tutte le grandi<br />

aziende ma anche gli emergenti:<br />

piccole cantine, ultime<br />

scoperte. Molto interessanti<br />

gli incontri mensili (dalle 18<br />

alle 21) con produttori selezionati:<br />

a 15 euro si assaggiano<br />

cinque vini abbinati<br />

a prodotti che si sposano a<br />

meraviglia con quel determinato<br />

vitigno. Ogni sera ci<br />

sono 30 vini in mescita tra<br />

bianchi e rossi (dai 3 agli 8<br />

euro al massimo), dieci bollicine,<br />

quattro champagne<br />

d’importazione. E poi 35<br />

cocktail firmati da Roberto.<br />

Senza impegnarsi troppo si<br />

possono accompagnare con<br />

salumi iberici o degustazioni<br />

di formaggi, più di 300, serviti<br />

con gelatine e mostarde<br />

(10 euro un tris). Oppure<br />

con un risotto con porcini<br />

freschi e bitto (8 euro). Il foie<br />

gras invece arriva a carpaccio<br />

o a scaloppa (20 euro).<br />

Memorabile la crema di<br />

mascarpone e amaretti per<br />

la quale non c’è che l’imbarazzo<br />

della scelta tra gli oltre<br />

20 vini da dessert.<br />

ERCOLI dal 1928<br />

via Montello, 24<br />

tel. 06-3720243<br />

chiuso domenica<br />

URBAN 57


PRIMA&DOPO<br />

LA LUNA E I FALÒ<br />

011-5069849<br />

Oltre al nome del locale il rimando<br />

a Pavese continua <strong>su</strong>gli<br />

scaffali, con le <strong>su</strong>e opere in<br />

bella vista. Sfogliatele mentre<br />

accompagnate il vostro bicchiere<br />

di vino o altro con una<br />

buonissima torta di formaggio,<br />

tranci di piadina arrotolata<br />

farcita di crema di olive e formaggio,<br />

crostini di salame e<br />

formaggio erborinato oppure<br />

con verdure grigliate. Se l’appetito<br />

aumenta, La luna e i falò<br />

è anche un ottimo ristorante<br />

con tante sfiziosità. Ma non<br />

sfogliate i libri di Pavese con le<br />

dita unte!<br />

Via Cernaia, 29/6<br />

Chiuso domenica<br />

BAR BIFFI<br />

011-7493044<br />

Il tempo qui sembra essersi<br />

fermato. Anche l’aperitivo è<br />

sempre all’altezza e, come nel<br />

passato, oltre alle classiche<br />

tartine e frittatine si arricchisce<br />

con ostriche fines de claire<br />

( 3,5 euro), belon (4 euro) o<br />

con spettacolari gamberoni<br />

crudi. Tre euro e cinquanta per<br />

un pomodoro ben condito.<br />

Qualcosa in più per un cocktail<br />

ben eseguito.<br />

Corso V. Emanuele II, 199/a<br />

Chiuso domenica<br />

ART CAFÉ<br />

011-599510<br />

Elegante il locale, in piena<br />

Crocetta, con sgargianti pareti<br />

arancio, ampio il dehors<br />

invernale <strong>su</strong>l corso, ma il vero<br />

asso nella manica è la qualità<br />

e quantità di vini e “bollicine”.<br />

Una quindicina (e forse più) di<br />

champagne, tutti i nomi più<br />

prestigiosi della Franciacorta<br />

(a soli 4 euro!), rossi di altissimo<br />

livello, il tutto a prezzi<br />

competitivi. Semplici ma<br />

fragranti le tartine di tonno e<br />

pomodoro, burro e acciughe,<br />

salame piccante, prosciutto e<br />

veramente squisito il primosale<br />

al pepe nero. Bravi!<br />

Corso De Gasperi, 25/d<br />

Chiuso domenica<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

58 URBAN<br />

Genova<br />

www.lottosport.com<br />

MANGIARE & BERE<br />

TORINO<br />

DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />

INDIZI DI SICILIA DOC<br />

VICINO AL TRIBUNALE<br />

L’isola non è vicina, ma a volte<br />

basta entrare nel posto giusto<br />

per sentirsi lì<br />

Gioacchino Macaluso per qualche anno<br />

ha proposto cucina del Sud alla Trattoria<br />

Varazze, così ribattezzata dal nome della<br />

via e non dalle origini del cuoco, siciliano<br />

doc.<br />

Ora, trovati nuovi spazi in zona più centrale,<br />

vicino al Nuovo Tribunale, rieccolo ai<br />

fornelli con Lucetta in un ristorante dall’impronta<br />

e nome che non lasciano adito a<br />

dubbi: l’Ormeggio. Ancora cucina di mare<br />

là dove negli anni scorsi si erano alternati<br />

il tradizionale Buco e l’ambizioso Serendip,<br />

di cui resta l’imponente camino a forma di<br />

bocca aperta che ci accoglie all’ingresso.<br />

Le pareti hanno abbandonato i toni accesi<br />

e sono ora di un rassicurante color crema<br />

che ben si abbina ai pavimenti in legno.<br />

Ma veniamo alla cucina. Il pesce e la tradizione<br />

siciliana sono ancora l’asse portante.<br />

Il modo migliore per assaggiarlo è l’ampio<br />

menu degustazione da 40 euro. Si inizia<br />

con le sfiziose sarde a beccafico, con pane<br />

grattato, pinoli e uvetta, seguite dal baccalà<br />

mantecato e dal sauté di cozze e vongole.<br />

Seguono gli gnocchi con gamberi e triglie<br />

e i maltagliati al tonno e Barbera, per<br />

proseguire con gli involtini di pescespada<br />

alla messinese e gli stracci di pescato con<br />

pomodorini e aneto. Se ce la fate ancora,<br />

dessert a scelta.<br />

Si può naturalmente decidere di mangiare<br />

alla carta e, anche in questo caso, non si<br />

LA FRITTURA FA CULTURA<br />

Ortodosso alla piemontese, dolce e salato insieme, croccante e leggerissimo: l’importante è che sia fritto!<br />

TORINO<br />

TRE GALLINE<br />

011-4366553<br />

Il posto è bello, restaurato<br />

con attenzione per mantenere<br />

l’aura dell’osteria di una<br />

volta (ancora una ventina<br />

d’anni fa l’oste parlava solo<br />

piemontese). Ora il servizio<br />

è al passo coi tempi, cortese<br />

e capace. Ma veniamo alla<br />

cucina: è sempre piemontese<br />

verace, se pur ammodernata.<br />

Ne è un esempio il grande<br />

fritto misto, che nulla lascia a<br />

mode revisioniste o salutiste.<br />

È come dev’essere, con tutti i<br />

<strong>su</strong>oi pezzi giusti. E ne vorrete<br />

sempre di più... Sui 40 euro,<br />

vini esclusi.<br />

Via Bellezia, 37<br />

Chiuso domenica e lunedì a<br />

pranzo<br />

TREISO (CN)<br />

RISORGIMENTO<br />

0173-638195<br />

rimane delusi assaggiando la pasta con<br />

le sarde o una sapida orata con olive taggiasche<br />

e patate al forno, mentre per chi<br />

proprio non se la sente di rinunciare alla<br />

“terra” ci sono alcuni piatti ben eseguiti,<br />

ma sicuramente meno intriganti.<br />

A pranzo, con 10 euro, si ordina invece<br />

il monopiatto del giorno. Per esempio<br />

gustose tagliatelline alle erbe, caponata<br />

di melanzane e lonza al limone, ma se<br />

Gioacchino è nei paraggi un assaggino<br />

di sarde e un bicchierino di cioccolato<br />

fondente riempito di Malvasia non man-<br />

Dietro ogni fritto misto piemontese<br />

c’è sempre una cuoca<br />

esperta e di tradizione e<br />

qui non si fa eccezione. Venti<br />

portate, servite a <strong>due</strong> per<br />

volta, per gustarne croccantezza<br />

e leggerezza: frattaglie,<br />

fegatini, cotolettine di maiale<br />

e vitello, salsiccia, verdure e<br />

ovviamente gli immancabili<br />

bocconi di mela e semolino.<br />

Una sola condizione: non dimenticate<br />

di chiedere il fritto<br />

al momento della prenotazione.<br />

Si conclude con bonet,<br />

panna cotta o torta di mele.<br />

Sui 30 euro.<br />

Viale Rimembranza, 14<br />

Chiuso lunedì e martedì,<br />

mercoledì, giovedì sera<br />

PRIOCCA (CN)<br />

IL CENTRO<br />

0173-616112<br />

Il tempio del fritto misto<br />

alla piemontese. Lo fanno<br />

giovedì, bisogna prenotare e<br />

avere pazienza, perché c’è la<br />

coda. Più di venti pezzi, fritti<br />

in modo celestiale, leggero,<br />

croccante, saporito quando<br />

deve, dolce quando deve.<br />

E soprattutto piemontese.<br />

Davvero. Non trovate invenzioni<br />

moderniste, tipo l’ananas<br />

o altre diavolerie. Tutto<br />

rigorosamente tradizionale.<br />

Tutto come quando lo faceva<br />

la mitica mamma Rita (che<br />

adesso sta nella vineria di<br />

fronte, per l’aperitivo). Un sogno.<br />

45 euro senza vini.<br />

Via Umberto I, 5<br />

Chiuso martedì<br />

cherà, comunque, al vostro tavolo.<br />

La carta dei vini prevede una quarantina<br />

di etichette discrete ma forse non ancora<br />

adeguate al livello della cucina.<br />

Per fortuna si può parcheggiare gratuitamente<br />

nell’autorimessa di fronte: un<br />

vero sollievo in una zona sempre troppo<br />

intasata!<br />

L’ORMEGGIO<br />

via Lombriasco, 4<br />

tel. 011-4332210<br />

chiuso domenica e lunedì<br />

CALAMANDRANA (AT)<br />

VIOLETTA<br />

0141-769011<br />

Una classica trattoria tra i<br />

vigneti del Monferrato. Quale<br />

miglior luogo per una gita<br />

fuori porta autunnale? E, se<br />

prima di mettervi in viaggio,<br />

vi accerterete con il signor<br />

Carlo che c’è il fritto misto,<br />

preparato da mamma Maria,<br />

il godimento sarà completo.<br />

Anche i tajarin, gli agnolotti e<br />

la finanziera sono imperdibili.<br />

Un bel dilemma. Se non sapete<br />

scegliere, non disperate,<br />

la qualità delle Barbere astigiane<br />

affogherà il dispiacere<br />

per eventuali rinunce. 35<br />

euro, vini esclusi.<br />

Via Valle San Giovanni, 1<br />

Chiuso martedì, mercoledì<br />

e domenica sera<br />

© acqua_cristina_cosci


Con gli ingredienti sempre<br />

freschi anche le pizze sono<br />

in progress<br />

PADOVA<br />

Capovolta<br />

Se l’atmosfera un po’ etnico-chic di<br />

questo locale nel centro di Padova,<br />

giocato <strong>su</strong>i toni caldi del rosso e dell’arancione,<br />

con luci soffuse e arredi che<br />

rimandano al lontano Oriente, un po’ vi<br />

irrigidisce, don’t worry: in realtà si tratta<br />

di un ristorante/pizzeria molto informale<br />

per quanto riguarda i prezzi e very easy<br />

per l’accoglienza, aperto da settembre<br />

anche a pranzo, ma solo durante la settimana.<br />

Si chiama Capovolta e il giovane proprietario<br />

Nicola ha le idee chiare <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o concetto<br />

di cucina: essenziale, ma all’insegna<br />

della miscellanea dei sapori, che passano<br />

dalle carni, al pesce, ai primi sfiziosi e<br />

alle pizze dai nomi e dagli ingredienti<br />

appetitosi, il must del posto. Ogni stagione<br />

viene proposto un menu ad hoc e<br />

per quest’autunno i piatti “caldi” vanno<br />

da radicchio ai ferri con sbrise impanate<br />

(8 euro) a sformatino di parmigiano con<br />

polenta e funghi porcini (9,50) come antipasto,<br />

per poi passare magari a un piatto<br />

di gnocchi con radicchio, gorgonzola,<br />

noci, speck e grana: per la serie, evviva la<br />

dieta… Anche <strong>su</strong>l pesce ci siamo: ci sono<br />

gli scampi marinati, la classica impepata<br />

di cozze e vongole (8), i tagliolini al sal-<br />

mone affumicato e zucchine (9 euro).<br />

Ma il piatto forte, come dicevamo, è<br />

senz’altro la pizza: ne trovate di tutti i tipi<br />

e di tutte le mi<strong>su</strong>re, da normale a extra<br />

large. Quasi leggendaria, almeno per gli<br />

under 30, è la Snowboard, che parte da<br />

una base di pomodoro e mozzarella con<br />

l’aggiunta di gorgonzola, speck e una<br />

pioggia di pinoli dopo la cottura. Per chi<br />

è più attento alla linea consigliamo la<br />

MANGIARE & BERE<br />

VENETO<br />

DI FRANCESCA ROVEDA<br />

NON C'È UN MENU PER<br />

TUTTE LE STAGIONI<br />

Delicata, con tris di funghi, Philadelphia e<br />

grana, o la Latina, con mozzarella di bufala,<br />

prosciutto cotto, pomodorini freschi e<br />

basilico. Alla faccia del riso alla cantonese<br />

o delle alghe “flitte”, buona pizzata a tutti,<br />

vip o very normal people che siate…<br />

via Facciolati, 168<br />

tel. 049-757407<br />

chiuso lunedì<br />

PROPRIO COLTI IN CASTAGNA<br />

Insieme alle fettuccine, sopra la toma, con le verze, nella torta: indirizzi dove a novembre regnano i marroni<br />

VERONA<br />

RISTORANTE GALILEO<br />

045-8751158<br />

Tradizione veneta, un tocco<br />

di cucina mantovana e tanta<br />

creatività sono gli ingredienti<br />

dei vari piatti che qui seguono<br />

il corso delle stagioni. La castagna<br />

spopola venerdì 16 e<br />

sabato 17 novembre: in menu<br />

cannolo di farina di castagne<br />

al gratin ripieno di zucca e<br />

ricotta fumé, fettuccine con castagne<br />

e porcini, fagiano alle<br />

castagne e noci con polenta,<br />

tortino tiepido di castagne e<br />

arancia con zabaione al moscato.<br />

Totale: 33 euro.<br />

Piazza C. Zinelli, 2<br />

Chiuso domenica<br />

LONIGO (VICENZA)<br />

RISTORANTE LA PECA<br />

0444-830214<br />

Solo la vista mozzafiato <strong>su</strong>i<br />

colli Berici vale lo sforzo di<br />

una visita, in più l’accoglienza<br />

con un calice di Selosse Gran<br />

Cru 90 vi fa capire che il sommelier<br />

sa il fatto <strong>su</strong>o. Per non<br />

parlare dello chef che in tema<br />

di castagne propone un flan<br />

di verza con cuore morbido<br />

di toma di langa stagionata in<br />

grotta, con crema di castagna<br />

“marronata”, aceto balsamico<br />

e guancialino leggermente<br />

disidratato (21 euro).<br />

Via A. Giovanelli, 2<br />

Chiuso domenica sera e<br />

lunedì<br />

SAN ZENO DI MONTAGNA (VERONA)<br />

SAN ZENO<br />

CASTAGNE & VINO<br />

Fino al 18 novembre<br />

Anche quest’anno ha luogo<br />

la rassegna enogastronomica<br />

San Zeno Castagne &<br />

Vino, che propone cinque<br />

menu degustazione in<br />

diversi ristoranti, naturalmente<br />

a base di castagne.<br />

Tra i più sfiziosi: tavolozza<br />

autunnale con sfilacci e<br />

castagne con vinaigrette<br />

al melograno, minestrone<br />

di castagne, canederli con<br />

castagne al burro di malga,<br />

pardulas con brasato di<br />

manzo, castagne e verze,<br />

tiramisù di castagne,<br />

vino rosso (32 euro) al<br />

Ristorante Giardinetto (tel.<br />

045-7285018). Per la stessa<br />

cifra altro menu invitante<br />

alla Trattoria alla Pineta<br />

(tel. 045-7285134): polenta<br />

di castagne con fonduta<br />

di formaggi del Baldo, porcini<br />

trifolati e tartufo nero,<br />

pappardelle con ragù di<br />

fagianella, pioppini e castagne,<br />

risotto mantecato al<br />

Valpolicella con castagne e<br />

salamella, cervo stufato con<br />

prugne e castagne, patate<br />

arrosto allo speck e rosmarino,<br />

tortino caldo di mele e<br />

castagne con canditi e salsa<br />

inglese. E per finire sanvigilini<br />

alle castagne e tanto<br />

vino rosso.<br />

PRIMA&DOPO<br />

PADOVA<br />

AL VECIO BACARO<br />

349-8757579<br />

Osteria, bacaro e wine bar:<br />

qual è la differenza? Significa<br />

che qui ci potete venire per<br />

una pausa pranzo, una cena<br />

frugale, un aperitivo con<br />

spuncioni o un digestivo, meglio<br />

se a base di vino, che qui<br />

va per la maggiore. Aperto<br />

dalle 10 a mezzanotte, è pieno<br />

di studenti, con sottofondo<br />

musicale del tipo It’s only<br />

rock’n’roll, but I like it e vino a<br />

prezzi “politici”.<br />

Via dei Soncin, 9<br />

Sempre aperto<br />

VICENZA<br />

DOC PROSECCHERIA<br />

334-9407845<br />

Si va dai 2 euro di un semplice<br />

Prosecco Brut ai 4,50<br />

di un Franciacorta Extra Brut<br />

o Rosé in questa originale<br />

e nuova Proseccheria, dove,<br />

per chi non ama le bolle, c’è<br />

anche una vasta scelta di<br />

bianchi e rossi tipo il Ribolla<br />

Giallo (2,50) o il Valpolicella<br />

Superiore (2,50). Come stuzzichini<br />

d’accompagnamento,<br />

piade, pizze, fritture miste e<br />

altre sfiziosità come le alette<br />

di pollo.<br />

Corso Fogazzaro, 25<br />

Chiuso lunedì<br />

VERONA<br />

CAFFÈ COLONIALE<br />

045-8012647<br />

Novità per questo caffè dal<br />

nome evocativo di terre lontane<br />

e di uno stile che per anni<br />

ha dettato tendenza nell’arredo<br />

di case e locali. Con l’arrivo<br />

del freddo punta <strong>su</strong> piatti<br />

ricchi per la pausa pranzo,<br />

tipo galletto trentino e patate<br />

arrosto (<strong>su</strong>i 7/8 euro), o <strong>su</strong><br />

una più light piada Coloniale<br />

(mozzarella, pomodoro, lattuga),<br />

oltre a riproporre le leggendarie<br />

creme in tazza e il<br />

caffè con scaglie di cioccolato.<br />

Piazza Francesco Viviani,<br />

14/c<br />

Sempre aperto<br />

Lunedì chiude alle 15<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Milano<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 59


PRIMA&DOPO<br />

MAMMUTH<br />

051-6593938<br />

Una frizzante new entry per<br />

l’aperitivo e il dopocena in via<br />

del Pratello. Arredi di design,<br />

un grande bancone, cuore<br />

del locale, e tavoli sotto il<br />

portico esterno. Degustazioni<br />

guidate di vini e formaggi,<br />

presentazioni di libri e mostre<br />

personali di artisti esordienti.<br />

Per l’aperitivo, ottimo l’abbinamento<br />

spritz con Campari,<br />

accompagnato da un piattino<br />

di affettati, scamorze, sottoli<br />

e stuzzichini vari (3,50 euro).<br />

Poi c’è la birra Heineken Sotto<br />

Zero servita nei bicchieri a<br />

-16 gradi. Vini tutti biologici,<br />

di piccoli produttori italiani.<br />

Via del Pratello, 96/e<br />

Chiuso lunedì<br />

IMPERO<br />

051-232337<br />

Durante il giorno è una<br />

golosa pasticceria con una<br />

scelta a dir poco strepitosa,<br />

mentre la sera si trasforma<br />

in una location perfetta per<br />

l’aperitivo post-shopping in<br />

via Indipendenza, seduti agli<br />

eleganti divanetti in pelle all’interno<br />

o ai tavolini fuori. Tra<br />

i cocktail (a 5,50-6 euro) gettonatissimo<br />

l’Impero Ice a base<br />

di Campari, <strong>su</strong>cco d’arancia<br />

e un ingrediente segreto.<br />

Via Indipendenza, 39<br />

Sempre aperto<br />

BAR DELLA TRATTORIA<br />

051-222888<br />

La mitica Trattoria Fantoni in<br />

città la conoscono tutti, e ben<br />

presto il Bar della Trattoria,<br />

aperto dalla stessa “famiglia”<br />

a pochi passi di distanza, <strong>su</strong>birà<br />

la stessa sorte. È un bar<br />

caffè letterario, dove leggersi<br />

in santa pace i quotidiani, assistere<br />

a presentazioni di libri<br />

e approfittare del bookcrossing.<br />

Frequenti le degustazioni<br />

enogastronomiche, specialità<br />

della casa gli champagne<br />

francesi (7 euro).<br />

Via del Pratello, 3/c<br />

Chiuso lunedì<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

60 URBAN<br />

Napoli<br />

www.lottosport.com<br />

© Davide Boschi<br />

MANGIARE & BERE<br />

BOLOGNA<br />

DI CINZIA NEGHERBON<br />

PRESI PER LA GOLA:<br />

TRAPPOLA PER VIP<br />

A fare la differenza è il<br />

trattamento, vip o non vip<br />

che si sia<br />

Quando uno entra in un posto<br />

lanciato come “la tana dei vip” ha già<br />

le idee abbastanza chiare. Di certo<br />

pretende di trascorrere una serata “very<br />

important” all’insegna dello stile, con un<br />

trattamento esclusivo e con la “speranza”<br />

– non garantita, e a dire il vero non<br />

indispensabile – di incontrare qualche<br />

personaggio del jet set.<br />

La location: spiccano le pareti in pietra<br />

toscana bianca, il pavimento in ardesia<br />

brasiliana fatta arrivare direttamente da<br />

Rio de Janeiro e un camino funzionante<br />

scolpito a mano. Come tocco finale,<br />

l’illuminazione strip led made in New<br />

York, regolata att<strong>rave</strong>rso una console<br />

che può predisporre la bellezza di 17<br />

versioni di colore e strobo a seconda del<br />

tema della serata. All’ingresso ci accoglie<br />

un importante bancone puntualmente<br />

riempito di stuzzichini vari all’ora<br />

dell’aperitivo, mentre si cena nella sala<br />

interna con una settantina di coperti,<br />

apparecchiati con runner e piatti di design.<br />

Perché tutto è studiato nei minimi dettagli<br />

da Massimo Baroni e Maurizio Sancini,<br />

amici fin dai tempi del Giostrà, dove dopo<br />

cena si può entrare gratis senza far la fila<br />

grazie al pass in omaggio. La cucina – e<br />

qui va sottolineato – è aperta fino all’1,30<br />

di notte e propone da una parte un menu<br />

più tradizionale, con primi come tortellini<br />

in brodo, alla panna o pasticciati (10 euro),<br />

tortelloni radicchio e speck o gorgonzola<br />

e noci (9 euro) e ancora tagliatelle al ragù<br />

o alla romagnola (7 euro), e per secondo<br />

fiorentina, filetti di angus al pepe verde,<br />

ai funghi porcini o all’aceto balsamico (20<br />

euro). Ma lo chef ama sbizzarrirsi con<br />

tocchi di cucina creativa fuori carta, che<br />

cambiano ogni sera. Ecco che allora per<br />

i palati più coraggiosi spuntano bizzarri<br />

abbinamenti come i tortellini alle fragole,<br />

le linguine al limone e yogurt, il risotto<br />

al melograno e le penne al mascarpone<br />

e gorgonzola, e per secondo braciola ai<br />

mirtilli, brasato all’arancia e cacciagione.<br />

Decisamente importante la carta dei vini,<br />

tra cui le bollicine Franciacorta Dosage<br />

Zero Docg della cantina Cà del Bosco, il<br />

bianco Ribolla gialla di Venica & Venica e<br />

Brunello Poggio Antico, in bottiglia o al<br />

calice.<br />

Ma per chi avesse solo bisogno di spezzare<br />

la fame a tarda sera, c’è una bella selezione<br />

di crostini e piade (8 euro) e golose<br />

insalatone. Da condire con musica dal vivo<br />

anni ’70, ’80 e ’90 durante la settimana o<br />

dj set nel weekend.<br />

LA VIPPERIA<br />

via Emilia Levante, 31/a<br />

tel. 051-495425<br />

chiuso lunedì<br />

OGNI PIATTO AL SUO MEGLIO<br />

Antipasti, primi, secondi e dessert: quattro indirizzi diversi per un unico pasto. Il top in ogni portata<br />

RISTORANTE ALICE<br />

051-583359<br />

Tourbillon di antipasti: è il<br />

meglio che ha da offrire il ristorante<br />

Alice, in tutto 12 assaggi<br />

dalle polpettine alla salsiccia<br />

con fagioli, la trippa in umido,<br />

le crocchette, i formaggi accompagnati<br />

da marmellate miste,<br />

una forma di pecorino marchigiano<br />

tutta da scavare, cavolo<br />

brasato al vino bianco, mortadella,<br />

coppa e ‘nduja calabrese,<br />

verdure strascicate in padella e<br />

la famosa frittapizza della casa,<br />

frittata condita con pomodoro<br />

e mozzarella di bufala. Cena <strong>su</strong>i<br />

35 euro, bere a parte.<br />

Via D’Azeglio, 65/b<br />

Chiuso domenica<br />

GIANNI A LA VECIA BULAGNA<br />

051-229434<br />

I sapori della “vecia Bulagna”<br />

vanno provati in questa storica<br />

trattoria, dove a farla da padrone<br />

sono i primi: tortellini in brodo,<br />

zuppa di cipolla, tagliatelle<br />

al ragù, lasagnette con radicchio<br />

trevigiano e funghi porcini,<br />

gnocchi di zucca, lasagne verdi<br />

al forno (premiate dall’Accademia<br />

italiana della cucina) e ogni<br />

giorno un tortellone con un ripieno<br />

diverso. Ambiente rustico<br />

familiare nella magica atmosfera<br />

del Quadrilatero medievale.<br />

Sui 35/40 euro.<br />

Via delle Clavature, 18<br />

Chiuso domenica sera e<br />

lunedì<br />

TRATTORIA MELONCELLO<br />

051-6143947<br />

Chiaramente la cucina offre un<br />

allettante menu completo, tutto<br />

bolognese, ma è <strong>su</strong>i secondi,<br />

a base di carne, che c’è proprio<br />

da leccarsi i baffi. E allora<br />

coniglio disossato farcito, vera<br />

specialità della casa, arrosto di<br />

vitello, arista di maiale, maialino<br />

da latte cotto al forno, ossobuco<br />

con <strong>su</strong>go di pomodoro,<br />

polpettine, spezzatino di vitello<br />

e zucchine ripiene, la domenica<br />

agnello e faraona, e il bollito<br />

solo a Natale. Tre le salette a<br />

disposizione, una anche per fumatori.<br />

Spesa <strong>su</strong>i 30 euro.<br />

Via Saragozza, 240/a<br />

Chiuso lunedì sera e martedì<br />

OSTERIA BROCCAINDOSSO<br />

051-234153<br />

Il paradiso dei golosi è qui. Al<br />

punto che, pagando un “ticket”<br />

di 10 euro, si possono assaggiare,<br />

senza limite di numero o<br />

di quantità, i dolci fatti in casa<br />

disponibili giorno per giorno:<br />

e allora mascarpone, mousse<br />

al cioccolato, bignè con crema<br />

e cioccolato fuso, crème caramel,<br />

torta di mele o al gianduia,<br />

salame al cioccolato, zuppa<br />

inglese, panna cotta e dolci<br />

di stagione come croccante e<br />

panettone artigianale. Per la<br />

cena completa si spendono<br />

30 euro.<br />

Via Broccaindosso, 7/a<br />

Chiuso domenica


MANGIARE & BERE<br />

NAPOLI<br />

DI CIRO CACCIOLA<br />

GIOVEDÌ SERA IN CORPO<br />

SCORRE MADRENALINA<br />

Al Madre come al Moma e alla<br />

Tate Modern: giovedì con cena<br />

e dj set<br />

Si chiama Madre E Vino il nuovo ristorante/caffetteria<br />

del Madre (Museo<br />

d’Arte Contemporanea Donna REgina),<br />

progettato dall’architetto portoghese<br />

Álvaro Siza. Situato al primo piano,<br />

conta 80 coperti, sedie e tavoli in legno<br />

chiaro e dalle linee essenziali by Siza,<br />

piatti in porcellana disegnati dall’artista<br />

Francesco Clemente e realizzati dall’antica<br />

fabbrica Stingo di Capodimonte. Con<br />

il beneplacito di Alfonso Iaccarino, patron<br />

del noto Don Alfonso a Sant’Agata<br />

dei Goti, con la cucina degli chef del<br />

ristorante Natalino/Antichi Sapori di<br />

Marano, la scelta gastronomica privilegia<br />

l’uso di prodotti tipici della cucina campana<br />

e di menu che conciliano tradizione<br />

locale ed evoluzione del gusto: menu<br />

perfetti per la pausa pranzo, leggeri e<br />

non troppo impegnativi, neppure dal<br />

punto di vista economico. Il wine bar<br />

propone un’attenta selezione di vini<br />

regionali con un senso rigoroso della<br />

forma che elude ogni dogmatismo minimalista.<br />

Att<strong>rave</strong>rsando il cortile (che<br />

ospita installazioni e spettacoli) o, in<br />

alternativa, le sale espositive del museo<br />

(<strong>due</strong> piani di collezione permanente, terzo<br />

piano con personali di artisti <strong>su</strong>perstar,<br />

project room e chiesa sconsacrata<br />

– Donnaregina Vecchia – per allestimenti<br />

ad hoc come quello attualmente in essere<br />

di Robert Wilson, assolutamente wonderful!),<br />

oltrepassando il ponticello open<br />

air che è già divertente fumoir per quelli<br />

che non riescono a smettere, si arriva al<br />

Mev (Madre E Vino, eh), articolato in tre<br />

ambienti: bar, lounge e sala eventi. Che si<br />

re-inventano ogni giovedì notte e sabato<br />

sera con quelli che si preannunciano tra<br />

gli appuntamenti più in voga dell’inver-<br />

no. Ogni saturday, dalle 18.30 alle 22,<br />

c’è “L’ape Madre”, musica, finger food e<br />

spuntini culturali nella migliore tradizione<br />

di un rito che ormai conta centinaia di<br />

proseliti anche fra i napoletani. Il giovedì,<br />

poi, <strong>su</strong>lla scia di esempi sperimentati con<br />

<strong>su</strong>ccesso nel lounge della Tate Modern<br />

di Londra e al Moma Café di New York,<br />

lo spazio si trasforma in dj club con musica<br />

d’ascolto e da ballo (electro & deep<br />

house + flashdance), videoproiezioni<br />

affidate al collettivo di giovani veejay<br />

“Ascolti Visivi” e, <strong>su</strong> prenotescion, cena<br />

fredda con eleganti piatti di formaggi<br />

très chic e affettati d’origine controllata.<br />

Il tutto griffato da un nuovo, eloquente<br />

concept-mood che dà nome all’adrenalinico<br />

appuntamento: Madrenalina!<br />

MADRE E VINO<br />

via Settembrini, 79<br />

tel. 081-19313016<br />

chiuso martedì<br />

FRONTE DEL PORTO NEWS<br />

Nave che parte, nave che arriva: a caccia di indirizzi gastronomici con i fiocchi senza perdere il ferry boat<br />

IL PORTO DEI SAPORI<br />

081-7901284<br />

Nascosto oltre i cancelli del<br />

porto, lo rintracci facile seguendo<br />

la scia dei profumi che<br />

dalla brace si diffondono in<br />

tutta l’area fin dentro le narici<br />

dei viaggiatori già imbarcati<br />

<strong>su</strong> traghetti e navi da crociera.<br />

Acquolina? Tipica trattoria per<br />

ovvi scaricatori à la Marlon<br />

Brando e gente à la page. Solo<br />

a pranzo, ma fino alle 16, perlomeno!<br />

P.le Immacolatella Vecchia<br />

Sempre aperto<br />

SRI LANKA RESTAURANT<br />

Nel gran varietà di ristoranti e<br />

pizzerie “parte nopei e parte<br />

napoletani” che affollano e<br />

vivacizzano il fronte del porto<br />

di Napoli, questo simpatico ristorantello<br />

“sri” dove parlano<br />

meglio l’inglese che l’italiano<br />

è un bastimento carico carico<br />

di curry, spezie profumate<br />

d’oriente, tè e piatti tipici, con<br />

tavoli all’aperto e saletta indi.<br />

Etnovità!<br />

Piazza Francese, 37<br />

Chiuso mercoledì<br />

DOLCEZZE SICILIANE<br />

081-5521990<br />

Il feeling tra Napoli e la Sicilia<br />

è reciproco, storicizzato e<br />

indelebile. Esistono varianti<br />

partenopee della cassata, di<br />

tipo e di formato, ma in questo<br />

piccolo spaccio gli intenditori<br />

ritrovano il meglio della pasticceria<br />

palermitana, gli spiriti<br />

da Pantelleria e dalle Eolie, le<br />

paste di mandorla, le “sfincie”<br />

ripiene… appena “sbarcate”!<br />

Piazzale Immacolatella<br />

Vecchia<br />

Chiuso lunedì<br />

MATTOZZI L’EUROPEO<br />

081-5521323<br />

Tradizione familiare, 70 anni di<br />

attività, pizza tra le migliori di<br />

Napoli. In programma: fagioli<br />

freschi alla maruzzara, maltagliati<br />

cozze e fiori di zucca, il<br />

fritto di fragaglia, la mollica di<br />

pesce spada, frutti di mare e<br />

pesce fresco in abbondanza.<br />

Riconoscimenti e premi da ogni<br />

angolo del globo. Perciò, conviene<br />

prenotare.<br />

Via Marchese Campodisola,<br />

4/6/8/10<br />

Chiuso domenica sera<br />

© acqua_cristina_cosci<br />

PRIMA&DOPO<br />

BIDDER’S BAR<br />

081-7612474<br />

Luogo di privilegio in sintonia<br />

con lo stile britannico del<br />

James 007, il bar del Grand<br />

Hotel Parker’s propone una<br />

carta di cocktail bondiani<br />

classici, speciali abbinamenti<br />

di sigari, distillati e cru di<br />

cioccolato (nel Cigar Corner),<br />

ma soprattutto gli aperitivi<br />

“vista <strong>su</strong>l Golfo” della nuova<br />

Champagneria con il finger<br />

food dello chef Baciot. Di<br />

più, si parcheggia facile e…<br />

gratis!<br />

Corso Vittorio Emanuele,<br />

135<br />

Sempre aperto<br />

LIVING<br />

339-6129844<br />

Lounge bar, vineria e dancefloor,<br />

declinato nei colori del<br />

bianco, del grigio, del nero,<br />

con i fucsia e i prugna dominanti,<br />

tes<strong>su</strong>ti pregiati e materie<br />

prime scelte per un ri<strong>su</strong>ltato<br />

molto “stiloso” e poco<br />

minimale, il Living si esprime<br />

solo <strong>due</strong> sere a settimana ma<br />

nel migliore dei modi: il parterre<br />

è giovane e selezionato,<br />

come la carta dei vini. Musica<br />

dal vivo e dj set.<br />

Uscita Tangenziale<br />

Varcaturo<br />

Aperto venerdì e sabato<br />

LONTANO DA DOVE<br />

Quanti giovani napoletani<br />

disseminati negli ultimi anni<br />

per le strade di Barcellona, di<br />

Londra, di Rio de Janeiro che<br />

in cuor loro pensano ardentemente<br />

al piccolo mondo<br />

italiano lasciato per andare<br />

lontano: ma lontano da dove?<br />

da cosa? Come nel film<br />

di Stefania Casini e Francesca<br />

Marciano, quelli che restano<br />

o tornano indietro stanno un<br />

gran bene in questo piccolo<br />

caffè pieno di libri e di musica…<br />

Via Bellini, 3<br />

Chiuso lunedì<br />

Lotto leggenda Città d’Italia<br />

Palermo<br />

www.lottosport.com<br />

URBAN 61


© David McLain / Aurora Photos / Grazia Neri<br />

UNURBAN<br />

l'altrove che avete sempre inseguito<br />

LIGHT&SOUND<br />

Ridurre l’impatto ecologico nella produzione di energia è la priorità del nuovo<br />

millennio. Sotto questo aspetto Johnny, <strong>su</strong>ddito di <strong>su</strong>a maestà stabilitosi nel cuore<br />

della giungla in Belize, sembra aver molto da insegnare. Pur di non rinunciare ai<br />

<strong>su</strong>oi sfizi ha escogitato questo rudimentale ma efficace congegno, così da produrre<br />

l’energia di cui ha bisogno con una pedalata quotidiana di 15 minuti.<br />

Cosa non si fa per ascoltare un po’ di musica e per riuscire a leggere qualche pagina<br />

prima di addormentarsi!<br />

URBAN 63

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