rave su due ruote gogol bordello poster sound - Urban
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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />
POSTER SOUND<br />
DISEGNI A TUTTO ROCK? CHIEDETE AI MALLEUS<br />
RAVE SU DUE RUOTE<br />
È L’URBAN VELODROME PARTY: SUL NAVIGLIO A MILANO, FOR BIKER ONLY<br />
GOGOL BORDELLO<br />
DALL’UCRAINA A NEW YORK, LE MILLE VITE DI EUGENE HüTZ<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 05/11/07 • EURO zero<br />
63<br />
NOVEMBRE
20<br />
URBAN<br />
REDAZIONE<br />
Mensile - Anno VII, Numero 63 - 05.11.07<br />
www.urbanmagazine.it<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
caposervizio: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
presidente: GIORGIO GIANNINO VALERIO<br />
amministratore delegato: BRUNO LOMMI<br />
consiglieri: LUCA TRAVERSO<br />
URBAN via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
Testata del gruppo CITY ITALIA S.P.A.<br />
distribuzione: ALBATROS 2001 S.r.l. (tel. 02-45713752)<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
11<br />
14<br />
22<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />
#63<br />
URBAN<br />
NOVEMBRE<br />
5 EDITORIALE 7 DREAMS 9 WOMEN<br />
11 L’ULTIMO SCIAMANO<br />
di Paolo Madeddu<br />
14 VIETATO PERDERE<br />
di Ciro Cacciola / foto: Angelo Sindaco<br />
17 RAVE SU DUE RUOTE<br />
di Maurizio Baruffaldi<br />
18 SOLO 2880 MINUTI<br />
di Alberto Angelini<br />
20 POSTER ART<br />
di Raffaella Oliva / <strong>poster</strong>: Malleus<br />
22 ANITA DA LONTANO<br />
di Maurizio Baruffaldi / foto: Gianni Troilo<br />
27 NON C’È PIÙ RELIGIONE<br />
di Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />
31 MODA PERSONAL TRAINING<br />
foto: Emilio Tini<br />
41 LETTERSTORE<br />
di Maria Broch<br />
PUBBLICITÀ<br />
Direzione:<br />
sales manager:<br />
AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account:<br />
ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
GIORGIA FRACCAPANI<br />
g.fraccapani@urbanmagazine.it<br />
URBAN<br />
via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718<br />
fax 02-48518852<br />
Triveneto<br />
SANDRO CASTELLI, CINZIA FIORINI<br />
Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />
tel. 045-8003436 / fax 045-8015484<br />
mail: studiocastelli@email.it<br />
31<br />
cover: foto di Emilio Tini<br />
maglia in lana Vivienne Westwood / felpa<br />
in cotone melange Levi’s Red / giacca con<br />
cappuccio Delphine Murat Paris / stringate<br />
in pelle George Cox<br />
URBAN 3
53<br />
51<br />
GUIDA<br />
44 FILM QUANDO A NEW YORK LA VOLEVANO TUTTI<br />
47 LIBRI DECAMERON A HOLLYWOOD<br />
48 MUSICA LA RISCOSSA DEI NERD? È QUESTIONE DI ROCK<br />
51 ARTE UNA COVER UNA FACCIA<br />
52 TEATRO FUGA DALL’OMOLOGATO<br />
53 NIGHTLIFE QUANDO PLASTIC FA RIMA CON FANTASTIC<br />
54 FOOD MILANO A TUTTA BIRRA NELLA TANA DEI CENTAURI<br />
56 FOOD ROMA LAZIO MINIMAL CHIC? ANDATE AL PALAEXPO<br />
58 FOOD TORINO INDIZI DI SICILIA DOC VICINO AL TRIBUNALE<br />
59 FOOD VENETO NON C’È UN MENU PER TUTTE LE STAGIONI<br />
60 FOOD BOLOGNA PRESI PER LA GOLA: TRAPPOLA PER VIP<br />
61 FOOD NAPOLI GIOVEDì SERA IN CORPO SCORRE MADRENALINA<br />
63 UNURBAN LIGHT&SOUND<br />
NOVEMBRE 63<br />
hanno collaborato con noi:<br />
44<br />
alberto angelini<br />
acqua_cristina cosci<br />
maurizio baruffaldi<br />
bruno boveri<br />
maria broch<br />
48<br />
ciro cacciola<br />
sasha carnevali<br />
daniele coppi<br />
faust<br />
marco guerra<br />
URBANEDITORIALE<br />
ORIZZONTALE E VERTICALE<br />
Marciapiede & grattacielo. Se mi dovessero chiedere di usare <strong>due</strong><br />
parole per definire la metropoli, d’istinto risponderei così. In effetti<br />
non c’è universo più verticale di quello metropolitano, dove chi<br />
calca l’asfalto dei marciapiedi non può che mi<strong>su</strong>rarsi con i vuoti e<br />
i pieni di un’architettura che scappa sempre troppo velocemente<br />
verso l’alto.<br />
Ma è davvero tutto così rigorosamente verticale? L’architettura di<br />
una città può esaurirne l’identità? Ci deve essere dell’altro, ci deve<br />
essere un’energia orizzontale in grado di controbilanciare le spinte<br />
architettoniche verso l’alto. Qualcosa che abbia a che vedere con il<br />
rapporto diretto che la città stabilisce con ciascuno di noi.<br />
Se è a New York che il cantante dei Gogol Bordello si sente a casa<br />
perché ci ritrova un pezzo di tutti i luoghi dove ha vis<strong>su</strong>to, ed è <strong>su</strong>l<br />
playground dei Giardini Margherita di Bologna che i campioni del<br />
quartiere hanno la chance di sfidare le star di serie A. O è Milano il<br />
posto in cui siamo tutti invitati a partecipare muniti di bicicletta al<br />
primo “<strong>rave</strong>” party <strong>su</strong> <strong>due</strong> <strong>ruote</strong>. Allora, per quello che ogni giorno<br />
riserva a chi la vive, non c’è luogo più orizzontale della città.<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
paolo madeddu<br />
cinzia negherbon<br />
raffaella oliva<br />
mirta oregna<br />
igor principe<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
lorenzo tiezzi<br />
emilio tini<br />
marta topis<br />
gianni troilo<br />
enrico maria volontè<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
URBAN 5
URBANDREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
di Daniele Coppi<br />
Yakutsk, Siberia – Un mammut siberiano avvolto e conservato<br />
nei secoli dai ghiacci permanenti, come Ötzi, la mummia<br />
del Tirolo, o Juanita, la mummia di bimba trovata nelle Ande<br />
peruviane. Per poterlo esporre al pubblico, accanto a laboratori<br />
scientifici che ne garantiscano lo studio e il corretto mantenimento,<br />
gli architetti newyorchesi di Leeser Architecture,<br />
specializzati in strutture museali ed espositive ad alta tecnologia,<br />
hanno progettato un complesso a basso impatto<br />
<strong>su</strong>ll’ambiente circostante, e soprattutto in grado di isolare<br />
l’habitat di ghiaccio dagli influssi esterni, pur garantendo<br />
condizioni di visita<br />
e lavoro piacevoli.<br />
Il World Mammoth<br />
and Permafrost<br />
Museum, situato ai<br />
piedi della collina<br />
di Tchoutchour, nel<br />
cuore della gelida<br />
Siberia, vede convivere<br />
<strong>su</strong> <strong>due</strong> livelli<br />
spazi espositivi e<br />
laboratori, entrambi<br />
avvolti da una sorta<br />
di pelle <strong>su</strong>lla quale<br />
crescono muschi e<br />
licheni che creano<br />
continuità con l’ambiente<br />
circostante e consentono il passaggio della luce naturale,<br />
in un unicum davvero sensazionale.<br />
MAMMOTHMANSION<br />
SCORCI<br />
DI MARE<br />
Hong Kong, Cina – Il 16 novembre Hong Kong, autentica porta d’accesso di Cina e Asia, proclamerà<br />
il progetto vincente per il nuovo Hong Kong’s Central Water Front, un disegno strategico<br />
scelto tra quelli proposti dai quattro gruppi di progettazione ammessi alla fase finale<br />
del concorso. Il lungomare della città, luogo in continua evoluzione e oggetto di conquista ed<br />
espansione da parte della vicina Kowloon, finalmente avrà una <strong>su</strong>a indipendenza e forte identità.<br />
Lo studio americano HEY!arch ha voluto per questo isolare l’area dalla vibrante frenesia<br />
cittadina, creando però un sistema di connessione att<strong>rave</strong>rso piazze urbane e giardini ornamentali,<br />
sentieri e specchi d’acqua, così da ricongiungere la maestosa natura dell’Hong Kong<br />
Peak, che sovrasta il porto, al mare.<br />
URBAN 7
© acqua_cristina_cosci<br />
URBANWOMEN<br />
di Faust<br />
SETTE POSSON BASTARE<br />
Matrimonio a tempo<br />
determinato? Parliamone!<br />
L’idea è di quelle che appena le senti non puoi fare a<br />
meno di pensare: che str....! Poi però ti rimane in testa e<br />
rimuginandoci sopra a un certo punto ti dici: forse non è<br />
proprio così tanto una str.... Anzi.<br />
Partorita da una politica tedesca che evidentemente deve<br />
essere stata scottata dall’esperienza, l’idea è questa:<br />
il matrimonio a tempo.<br />
Al momento non è che una boutade, ma in Iran la legge<br />
esiste già. Si tratta di un contratto che può avere una<br />
durata fino a 99 anni, att<strong>rave</strong>rso cui una donna diventa<br />
“sighe” di un uomo. Una mia conoscenza di Teheran l’ha<br />
sperimentato, ma poi non ha più voluto proseguire. Ci<br />
credo, aveva scoperto di non essere l’unica moglie, lui<br />
ne aveva già un’altra e per di più a tempo indeterminato.<br />
Ma tranquille. Da noi la poligamia non è ancora arrivata.<br />
Però potrebbe arrivare la “sighe” occidentalizzata. Un<br />
matrimonio con la data di scadenza, come il latte. Certo<br />
magari non cinque giorni come il latte, se no non puoi<br />
nemmeno finire il viaggio di nozze che ti ritrovi single<br />
come prima. Per esempio, sette anni. Quale migliore forma<br />
di prevenzione della fatidica crisi del settimo anno?<br />
Perché la possibilità che lui possa non confermare per<br />
un altro ciclo matrimoniale ti farà passare qualsiasi sensazione<br />
di soffocamento, voglia di avere spazio e tempo<br />
tutti per te e smania di evadere dalla routine <strong>su</strong>permercato-bucato-stirato.<br />
Certo, il rito non sarà mai come quello classico. Non sarà<br />
romantico quando il prete vi dichiarerà “marito e moglie<br />
per sette anni”. Saranno nozze di serie B e gli invitati<br />
si sentiranno autorizzati a ridimensionare il budget per<br />
il regalo. Ma almeno sette anni di serenità dallo stress<br />
della singletudine li avremo portati a casa. Già, ma poi?<br />
Non vorrai ritornare nella giungla, per di più con sette<br />
anni di rughe e capelli bianchi in più? Se vuoi continuare<br />
a giocare il campionato delle mogli di serie B ti devi impegnare<br />
in cucina come in palestra, non sono ammesse<br />
distrazioni. La conferma ce la dovremo <strong>su</strong>dare, avremo<br />
i doveri delle mogli e i doveri delle single: il frigorifero<br />
dovrà essere pieno, le camicie stirate, ma dovrai fare<br />
la pulizie in minigonna, tacchi a spillo e smalto <strong>su</strong>lle<br />
unghie, altro che farti trovare con i guanti di gomma. E<br />
poche lamentele. Là fuori ci sono orde di donne che si<br />
accontenterebbero anche solo di giocare nel campionato<br />
promozione, tu invece puoi ambire alla serie A.<br />
Perché non è escluso che alla scadenza lui ti proponga il<br />
matrimonio a vita.<br />
Ma non illudiamoci troppo. E mettiamo in conto anche il<br />
peggio. Tira una brutta aria, lui non solo non rilancia, ma<br />
nemmeno conferma. Ti guarda negli occhi e ti dice: “È il<br />
matrimonio a tempo, bellezza”. Beh, in questi casi non<br />
rimane che guardare al lato pratico: i soldi che risparmierai<br />
in avidi avvocati e costosissime cause di divorzio<br />
potrai spenderli in una vacanza in Giamaica, dieci paia di<br />
scarpe e una cassa di champagne da far fuori con le tue<br />
amiche. Domani è un altro giorno.<br />
urbanfaust@libero.it<br />
URBAN 9
L’ULTIMO SCIAMANO<br />
È Eugene Hütz, frontman dei Gogol Bordello, in<br />
concerto a Milano il 20 novembre. Da Chernobyl alle<br />
collaborazioni con Madonna, parla della <strong>su</strong>a vita con<br />
la leggerezza di chi le ha viste davvero tutte<br />
testo: Paolo Madeddu<br />
Ogni cosa gli è capitata. Ogni cosa che potesse capitare<br />
a un uomo dell’est. Nascere sotto il comunismo.<br />
Crescere in Ucraina e un giorno sentirsi dire dai genitori:<br />
“Ce ne dobbiamo andare, è saltata una centrale nucleare<br />
a Chernobyl”. Vagare in tutta Europa, tra centri di accoglienza<br />
e campi nomadi – certe differenze tendono a<br />
sfumare. Fare tutti i lavori possibili, dal muratore al fotomodello,<br />
per poi diventare il cantante punk di un gruppo<br />
URBAN 11<br />
© James McCauley / Rex Features
© Lauren Dukoff<br />
tzigano – certe differenze tendono a sfumare. Oggi i<br />
Gogol Bordello sono la band più forsennata in circolazione<br />
(in concerto all’Alcatraz di Milano il 20 novembre),<br />
e Eugene Hütz è un personaggio trendy e chic. Fin dalle<br />
prime parole che ci rivolge…<br />
Eugene, so che te la cavi con l’italiano.<br />
Oh, ah – vaffanculo.<br />
Sì, questa è la parola più significativa – ora anche in<br />
politica.<br />
Però meglio fare inglese, okay?<br />
Okay. Ma raccontami la storia di quella tua canzone,<br />
Santa Marinella.<br />
Tutti gli italiani me lo chiedono…<br />
E vorrei vedere.<br />
…a causa delle bestemmie nel testo.<br />
Sai com’è.<br />
D’altra parte, quando <strong>su</strong>oniamo da voi il pubblico impazzisce,<br />
la cantano in coro.<br />
Gioventù malandrina.<br />
Bene, ti racconto. Tanti anni fa vivevo vicino a Roma,<br />
con altri est europei, lavoravo in un cantiere – come<br />
irregolare, ovviamente. Poi arrotondavo andando in<br />
città a vendere stupidi orologi dell’esercito sovietico e<br />
altra stupida roba di cui nes<strong>su</strong>no aveva bisogno. Ma per<br />
quanto deprimente fosse quella vita, mi sono innamorato<br />
dell’Italia.<br />
Finché non ti hanno arrestato.<br />
C’era stato un furto in un’enoteca e mi hanno sbattuto<br />
dentro, ma non ero stato io. Mi hanno scarcerato il giorno<br />
dopo. Comunque mi sono trovato abbastanza bene:<br />
sono venuto a contatto con un sacco di personaggi folli,<br />
“CONSIDERO I NOSTRI SPETTACOLI QUALCOSA DI PIÙ COMPLESSO: SONO ESPERIENZE PROFONDE, SPIRITUALMENTE INTENSE”<br />
e con un sacco di imprecazioni in italiano.<br />
Tutte inserite fedelmente nella canzone.<br />
Era una situazione in cui non sapevo se essere disperato<br />
o divertito. Che comunque è una condizione tipica di chi<br />
vive ai margini della società. Se certa gente che conosco<br />
sapesse scrivere, non sai i romanzi che nascerebbero.<br />
Te la sei vista brutta in quanto slavo? Qui la gente è<br />
sempre più nervosa riguardo a chi viene dall’est.<br />
No, la polizia non mi ha maltrattato, e pensando a quel<br />
periodo non ricordo episodi particolarmente spiacevoli.<br />
Sai, non è che all’est siano più gentili con chi non<br />
è perfettamente allineato con le regole della società.<br />
Pensa alla stessa Romania, lì i rom li trattano veramente<br />
malissimo, cercano di scavare un solco tra loro e il resto<br />
del paese. Non è una questione che si possa risolvere<br />
facilmente, ci vorranno educazione, tempo e pazienza.<br />
Aspetteremo. Intanto veniamo a un’altra fonte di ispirazione<br />
che devi all’Italia, la taranta.<br />
Oh, ci siamo piaciuti <strong>su</strong>bito… Le <strong>su</strong>e vibrazioni mistiche<br />
e ses<strong>su</strong>ali mi chiamavano ad altissima voce.<br />
Inoltre si presta ai vostri concerti, che sono convulsi.<br />
Atletici, quasi.<br />
Mmmh. No. Cioè, non solo. Io considero i nostri spettacoli<br />
come qualcosa di molto più complesso e stratificato.<br />
Sono esperienze molto più profonde, spirituali, interiormente<br />
intense. So che molti di quelli che vengono ai<br />
nostri show tendono a vederne il lato più esplosivo, e<br />
forse se mi trovassi nel pubblico lo farei anch’io, perché<br />
la nostra follia è lo strato più esteriore e visibile.<br />
Quindi, c’è. Non è che ce la vediamo noi.<br />
Sì, ma fa parte di una specie di processo, di cataclisma<br />
naturale ispirativo. Sono molto soddisfatto quando la<br />
gente coglie questo aspetto più psichico.<br />
Sarebbe a dire che quello che apparentemente è un<br />
delirio incasinato, è un rituale che tu tieni sotto controllo.<br />
Esattamente. Tenere sotto controllo non è l’espressione<br />
esatta, perché usando questa espressione sembra che<br />
io reciti, finga. In realtà sono molto coinvolto, ma cerco<br />
di coltivare le mie capacità di sciamano. È un aspetto<br />
della cultura planetaria che mi ha sempre affascinato, si<br />
è espresso in vari modi nella storia – lo trovi ovunque,<br />
nella Siberia del 17esimo secolo così come nell’America<br />
del 20esimo secolo, nelle persone di Jimi Hendrix e<br />
James Brown.<br />
E Madonna? Non quella che bestemmi, quella che<br />
st<strong>rave</strong>de per te.<br />
Oh, lei mi ha sorpreso, non pensavo che potessimo entrare<br />
in contatto, poi ho scoperto che il marito le aveva<br />
detto di tenermi d’occhio. Incredibile. Abbiamo cantato<br />
assieme un pezzo al Live Earth, e ho fatto un cortometraggio<br />
con lei, credo lo presenterà al Sundance festival.<br />
Avevi già recitato in Ogni cosa è illuminata. Ti piace<br />
fare film?<br />
Non quanto fare rock’n’roll. I film mi piace guardarli.<br />
I tuoi preferiti?<br />
Il regista che mi piace di più è Andrey Konchalovsky,<br />
prima che andasse a Hollywood e facesse cose non all’altezza.<br />
Ma il film che amo di più in assoluto è Agonia,<br />
di Elem Klimov. Il protagonista è Rasputin, il monaco si-<br />
beriano. Poi mi piace molto anche Wings of desire, un film<br />
tedesco di una ventina di anni fa.<br />
Il titolo mi dice qualcosa, ma onestamente non saprei.<br />
Ha una conclusione incredibile, con un concerto di Nick<br />
Cave, che è uno tra gli artisti che stimo di più.<br />
Ah, ma è il film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino!<br />
Cioè, questo è il titolo italiano. Ti piace Nick Cave? È<br />
uno stile che sembra molto diverso dal tuo.<br />
Beh, mi piace anche Bob Dylan. Mi piace un gruppo italiano<br />
che si chiama 99 Posse. Mi piace la musica nordafricana,<br />
o i canti del Turkmenistan. Non è che se ti piace qualcuno,<br />
tu gli debba per forza assomigliare. La storia delle<br />
“influenze” è una forzatura giornalistica. Mi piacciono<br />
centinaia di musicisti. Quando nelle interviste domandano<br />
i gusti musicali di un musicista, è una specie di tranello,<br />
finisce per sviare chi legge. Potrei rispondere Bob Dylan e<br />
Nick Cave…<br />
…e la gente che non ha mai sentito i Gogol Bordello<br />
penserebbe che sei un cantautore.<br />
È una specie di intrusione del giornalista. Se dico che mi<br />
piacciono gli Stooges, i giornalisti scrivono <strong>su</strong>bito che ne<br />
sono stato influenzato. Se dico che mi piace Bela Bartòk,<br />
non lo scrivono. Anche perché pensano sia un personaggio<br />
dei cartoni animati.<br />
Mi avvisano che il tempo sta scadendo, mi è rimasta<br />
solo una domanda.<br />
Giocatela bene. Un consiglio: non chiedermi anche tu<br />
quanto bevo.<br />
D’accordo. Allora, vediamo. Ecco: perché vivi a New<br />
York? È banale. È un cliché. Il musicista anticonvenzionale,<br />
che sta nella città dove stanno tutte le star.<br />
Oh, sono stato in tanti posti, tante città. New York era<br />
una specie di traguardo obbligato in quanto emigrante,<br />
e in quanto artista. Qui c’è una comunità molto viva di<br />
est europei. E non nego che qui sia il posto dove puoi<br />
ottenere visibilità, ma come dimostra il fatto che abbiamo<br />
intitolato il nostro ultimo disco Super Taranta!,<br />
e che ci abbiamo messo un pezzo intitolato Harem in<br />
Tuscany, non siamo completamente omologati alla vita<br />
urbana. Poi, uno dei pregi di questa città è che ha in sé<br />
molte delle altre città del mondo. Ha qualcosa di Mosca,<br />
di Napoli, di Vienna e Varsavia, di vecchie città europee<br />
dove una banda di zingari che <strong>su</strong>ona ai matrimoni può<br />
rimediare una serata…<br />
URBAN 13
Ai Giardini Margherita di Bologna si va per tanti motivi. Ma chi ci<br />
gioca a street basket ne ha uno in più. Finalmente un libro racconta<br />
quelli che di partecipare proprio non si accontentano<br />
VIETATO<br />
PERDERE<br />
testo: Ciro Cacciola<br />
foto: Angelo Sindaco<br />
“Ohi, ciao. Stasera Giardini! Il Nero contro l’Accademia.<br />
Ci si vede là?”. I Giardini Margherita sono il principale parco<br />
pubblico di Bologna, tradizionale passeggio per concittadini,<br />
a pochi passi dal centro storico, nello stesso posto<br />
dal 1879. Punto d’arrivo per anni del Giro dell’Emilia,<br />
paradiso di zanzare tigrate aldilà di ogni disinfestazione,<br />
meta di astrofili, di nottambuli transgenere – house, rock,<br />
ska e funk – in pista <strong>su</strong>ll’isolotto-chalet al centro del lago<br />
(puntualissima discoteca ogni primavera/estate), si anima<br />
oggi (oggi? da almeno 20 anni!) come non mai soprattutto<br />
per il torneo di street basket. Sì, pallacanestro da<br />
strada. A Bologna è un’istituzione. Un tifo! Squadre dagli<br />
sponsor rional/impensabili per un torneo ufficiale (“Bar<br />
Time Out Barboni di Lusso”, “Back Door Alice Gianfranco<br />
Parrucchieri”, “Colorone Caffè Cagliari Mulino Bruciato”,<br />
“Let’s Go Pepper”, “Pizzeria La Rotonda” oppure, adorabile,<br />
“Piccoletrasgressioni.com”…) che mettono in campo,<br />
“guardie” e “ali”, veri sportivi e dilettanti, nuove promesse<br />
e squadre di passione, tutti insieme intorno a quell’ormai<br />
mitico playground griffato GM, Giardini Margherita, best<br />
playground italiano di street basket da qui a… l’eternità.<br />
Sì, perché quei campioni, quelle squadre, quel mondo urbano<br />
e mitologico che gira attorno a un pallone arancione<br />
è stato immortalato dagli scatti di un fotografo italiano tra<br />
i più apprezzati, Angelo Sindaco, ed è diventato un libro<br />
edito da Drago, Check this out!, un reportage denso di<br />
azione e di emozione, di <strong>su</strong>dore, atletica e movimento, in<br />
occasione del Silver Anniversary di uno dei prodotti più<br />
amati della Nike, la scarpa Air Force 1. Che non è solo il<br />
personal velivolo di Mister Bush, non è tanto il film vetero/<br />
adrenalinico con Harrison Ford, ma è soprattutto l’ormai<br />
mitica scarpa che, creata nel 1982 da Bruce Kilgore, ha<br />
rivoluzionato il mondo del basket ed è divenuta simbolo<br />
della cultura hip hop. Yo!<br />
Uno dei play off leader, il campionissimo Jacopo Pozzati,<br />
“Refuse to lose” tatuato <strong>su</strong>l deltoide a caratteri cubitali,<br />
ricorda con emozione gli esordi <strong>su</strong>l campo, lo slogan “It’s<br />
time to play”, la chiamata alle sfide dalle otto a mezzanotte,<br />
le raffiche di telefonate agli amici, aneddoti, sensazioni,<br />
gesti più o meno atletici, litigate, mangiate a fine partita.<br />
Leggende sportive che vivono di passaparola e diventano<br />
storie di cui non si può più fare a meno. “Nes<strong>su</strong>no sport<br />
come il basket sollecita e favorisce altrettanta prontezza<br />
di riflessi e capacità di scelta <strong>su</strong>l momento” <strong>su</strong>ggerisce<br />
Franco Bolelli nella prefazione. “Sarà che l’adrenalina nutre<br />
il cervello più rapidamente. Sarà che una tale concentrazione<br />
di corpi in movimento in poco spazio ti spinge a<br />
elaborare strategie fulminee di sopravvivenza. Certo che il<br />
basket è programmaticamente e fisiologicamente fatto per<br />
farti prendere tante decisioni in pochi istanti”.<br />
Come raccontano le bellissime immagini di Sindaco, il<br />
senso della sfida è il metabolismo del basket. Non fa<br />
differenza se sei nel playground dei Giardini o in un palazzetto<br />
importante. Sparta e Atene, corpo e mente, forza e<br />
piacere sono prepotentemente lì, in quei 500 metri quadri<br />
di campo, in tutto quello che ci vive intorno. “Pgm basket<br />
– 27esimo Playground 2008. Vi attendiamo ai Giardini<br />
Margherita per la nuova edizione” si legge a Bologna<br />
in lungo & in largo, in rete & in ogni dove. Non si ferma<br />
il Playground dei Giardini. Come resistere a una sfida<br />
tra “Cremeria Navile” e “Sericom Cartamania Mondo di<br />
Carta”? Stando alle cronache locali, il più seguito, campione<br />
per tutti, è, al secolo, Totò Muscò, play fra i più estrosi<br />
degli ultimi anni, spettacolare per i passaggi traccianti, le<br />
smorfie (un classico per i fan dei Giardini), le polemiche<br />
a distanza con gli arbitri. Insomma: avete capito che a<br />
Bologna, nascosti in quei 26 ettari del parco, ci sono tutti<br />
gli ingredienti per un torneo di street basket da non perdere.<br />
E dunque: Giardini Margherita Forever. Check-checkcheck<br />
this out!<br />
IL SENSO DELLA SFIDA È IL METABOLISMO DEL BASKET. NON FA DIFFERENZA SE SEI NEL PLAYGROUND<br />
DEI GIARDINI O IN UN PALAZZETTO IMPORTANTE<br />
14 URBAN URBAN 15
RAVE SU<br />
DUE RUOTE<br />
È l’evento clou del Bicycle<br />
Film Festival. È una<br />
festa dal copione tutto<br />
da inventare. È l’<strong>Urban</strong><br />
Velodrome Party!<br />
testo: Maurizio Baruffaldi<br />
Potrebbe capitarvi di <strong>su</strong>dare sotto i bpm ossessivi<br />
di un dj con occhialini da scienziato pazzo, un tizio di<br />
Baltimora che si fa chiamare Dan Deacon come un <strong>su</strong>pereroe<br />
e fa <strong>su</strong>onare marchingegni valvolari che si costruisce<br />
da sé. Con la vostra bella birra ben salda nella<br />
mano destra ad accompagnarvi fin quando alba non<br />
vi separi. Ma dovrete stare attenti a scansare la minibici<br />
lanciata a tutta velocità che att<strong>rave</strong>rsa la pista, o<br />
l’evoluzione di un acrobata <strong>su</strong> bmx che fa ballare le<br />
<strong>su</strong>e <strong>due</strong> <strong>ruote</strong> sotto lo stesso tetto. Avrete lasciato la<br />
vostra macchina a pedali – una bici, con buona probabilità,<br />
anche se con il Bicycle Film Festival non si sa<br />
mai – alle rastrelliere che saranno ad accogliervi come<br />
soldatini di ferro allineati e coperti vicino al guardaroba.<br />
Che piova, nevichi o tiri vento gelido, a pedalare<br />
ci si scalda e giunti alla meta del grande capannone<br />
dei Magazzini FS che costeggia il Naviglio, la vostra<br />
bicicletta riposerà al calduccio, abbracciata alle altre,<br />
mentre voi vi lanciate nel primo e unico <strong>rave</strong> per ciclisti<br />
urbani. <strong>Urban</strong> Velodrome Party, sabato 17 novembre,<br />
a partire dalle 23 e fino a quando ce n’è, pensato<br />
per chi vuole condividere bici e musica a palla: la vera<br />
novità del già robusto contorno di eventi dell’edizione<br />
2007 del BFF a Milano. Che quest’anno raddoppia la<br />
<strong>su</strong>a tappa italiana, coinvolgendo anche Roma, dal 7<br />
al 9 novembre (info <strong>su</strong> www.bicyclefilmfestival.com).<br />
L’organizzazione si augura una massiccia presenza di<br />
ciclisti urbani, ma l’invito è esteso anche ai pedoni che<br />
saranno riusciti a trovare parcheggio, soggetti da coinvolgere<br />
e traviare: si ballerà pur sempre <strong>su</strong> <strong>due</strong> gambe,<br />
si poggeranno i gomiti ai banconi dei <strong>due</strong> punti<br />
bar, ma protagoniste saranno le <strong>due</strong> <strong>ruote</strong> rigorosamente<br />
urbane. Taroccamenti, trasformazioni, camere<br />
d’aria come petardi e gare, <strong>su</strong> tutte la cosiddetta Last<br />
man standing, che alterna e mescola il ruvido pogare<br />
con il più contemplativo <strong>su</strong>rplace. Non dimenticherete<br />
la serata, e se proprio avete memoria labile ci penseranno<br />
i ritratti scattati all’ingresso in un set fotografico<br />
con tutti i crismi ai più urbani e ciclisti di voi. Il doping<br />
è ammesso, il rispetto necessario, lo spazio aperto e<br />
condiviso. E un eventuale livido, né più né meno che<br />
un timbro: “Io c’ero!”.<br />
URBAN 17
SOLO 2880 MINUTI<br />
© Jeroen Hendriks<br />
Produrre un film in 48 ore è una sfida quasi<br />
impossibile, soprattutto se la troupe non è<br />
esattamente di professionisti. L’unica buona ragione<br />
per buttarsi in un’avventura tanto sconsiderata è<br />
quella di partecipare a un festival veramente urban:<br />
il 48 Hour Film Project<br />
testo: Alberto Angelini<br />
Il tappeto rosso, le star, le feste. Dimenticatevi tutto<br />
questo. Il 48 Hour Film Project (www.48hourfilm.com)<br />
non è certo come i festival di Venezia, Cannes o Berlino.<br />
Innanzitutto perché è itinerante: l’edizione 2007 si è<br />
svolta in 56 città diverse da Seattle a San Paolo, da Los<br />
Angeles ad Amsterdam passando per Roma (che bisserà<br />
nel maggio 2008) fino a Tel Aviv.<br />
Poi, perché la formula è banalmente geniale o se preferite<br />
genialmente banale. Raccogliere, giudicare e premiare cortometraggi<br />
al massimo di sette minuti prodotti in 48 ore<br />
da chiunque abbia pagato i 100 euro della quota d’iscrizione,<br />
nel luogo dove il festival si svolge.<br />
E, soprattutto, per l’urban appeal. Durante i <strong>due</strong> giorni in<br />
cui le troupe concorrenti si scatenano per le strade non<br />
esiste angolo, piazza o locale in cui non ci sia un set allestito.<br />
E alla fine la giuria che visiona tutti i corti prodotti ha<br />
sotto gli occhi un quanto mai poliedrico ritratto della città.<br />
Ma com’è veramente girare un film in 48 ore? Abbiamo<br />
rubato il diario a un aiutoregista di una spaghetti-troupe<br />
che ha partecipato alla tappa di Amsterdam.<br />
Pagata la tassa d’iscrizione siamo in concorso. La troupe<br />
con relativa attrezzatura l’abbiamo raggranellata in una<br />
settimana di scouting tra amici e professionisti, tanto si<br />
tratta di un weekend: qualcuno continuerà a fare il <strong>su</strong>o<br />
lavoro, qualcun altro improvviserà nel tempo libero. Anche<br />
se la prassi vuole che a partecipare siano potenziali videomaker<br />
“locali”, la nostra squadra rappresenta un’ibrida<br />
eccezione, un sorta di macedonia in cui spuntano qua<br />
e là frammenti d’Italia: Anna (regista) è italo-olandese,<br />
e si è appena diplomata al Centro Sperimentale di<br />
Cinematografia a Roma; Claudia (sceneggiatrice) è italoamericana,<br />
ma vive qui perché ha sposato un olandese;<br />
Art (fotografo di scena), emigrato dall’Armenia, si è fidanzato<br />
con una delle più famose scrittrici dei Paesi Bassi<br />
– l’ultima amante di Fellini, che ha esordito nella narrativa<br />
proprio con un diario della <strong>su</strong>a esperienza col Maestro;<br />
per ultimo il sottoscritto (assistente di scena) che viene<br />
da esperienze cine-televisive nostrane, e da sei mesi è ad<br />
Amsterdam in pausa meditativa. Insomma, gli attori sono<br />
gli unici “indigeni”, quindi parliamo in inglese, confabuliamo<br />
in italiano e ci apprestiamo a girare in nederlandese.<br />
venerdì, ore 18<br />
Le regole del 48 Hour Film Project sono molto semplici:<br />
<strong>due</strong> giorni di tempo per scrivere, filmare, montare e<br />
musicare un video di massimo sette minuti, secondo un<br />
filone assegnato. È per questo che ora siamo riuniti nel<br />
padiglione degli organizzatori, assieme agli altri 45 team:<br />
per estrarre a sorte il nostro “genere”. Le possibilità sono<br />
svariate, western, horror, commedia, fantascienza, ma<br />
ahinoi il bigliettino appena pescato recita semplicemente:<br />
“film de femme”. Film al femminile: poteva andarci deci-<br />
samente meglio! Disquisendo di cellulite e celluloide, ci<br />
allontaniamo a passo cadenzato. Dietro di noi – <strong>su</strong> un<br />
minaccioso quadrante digitale – è appena partito il conto<br />
alla rovescia.<br />
sabato, ore 4<br />
Inutile illudersi che sia ancora la notte di venerdì: tra un<br />
paio d’ore sorgerà il sole e bisogna iniziare lo shooting.<br />
Claudia e <strong>su</strong>o marito vivono in un’elegante casa nei pressi<br />
del Red Light District. Siamo appollaiati nell’ampio salone<br />
dal tardo pomeriggio, spremendoci le meningi in un<br />
© Melanie Bruno<br />
INTANTO IL SOLE SI FA PIÙ CALDO, IL GIOCO DI SQUADRA INIZIA A FUNZIONARE, E PIAN PIANO LA STORIA SEMBRA PRENDERE QUOTA<br />
furibondo brainstorming collettivo. Non è facile partorire<br />
una storia al femminile che ri<strong>su</strong>lti fattibile e non scontata.<br />
Abbiamo ingurgitato litri di tè, ma i nostri occhi cominciano<br />
comunque a chiudersi. Quando ci ritiriamo stremati nei<br />
rispettivi alloggi, la sceneggiatura è poco più di un canovaccio:<br />
“una donna smarrisce la <strong>su</strong>a identità nel tentativo<br />
di conformarsi ai desideri dei <strong>su</strong>oi spasimanti”. Vediamo<br />
che cosa ci verrà in mente domani (oggi!).<br />
sabato mattina, ore 8<br />
Il set è stato allestito all’alba. Infreddoliti e assonnati,<br />
maneggiando cavi e microfoni sotto un cielo poco promettente,<br />
mettiamo in atto quanto abbiamo partorito la<br />
sera/notte prima. Anna è china <strong>su</strong>l monitor di controllo, le<br />
pupille che guizzano da un particolare all’altro. Io mi aggiro<br />
febbrilmente con un taccuino, prendendo nota delle<br />
take migliori e della continuità delle azioni. La protagonista<br />
viene rifiutata da un <strong>su</strong>o collega di lavoro mentre la<br />
cameraman gira intorno alla coppia. A ogni ripetizione la<br />
recitazione si fa più enfatica. Intanto il sole si fa più caldo,<br />
il gioco di squadra inizia a funzionare, e pian piano la storia<br />
sembra prendere quota.<br />
sabato, ore 14<br />
Durante le riprese non c’è tempo per un break. Ciascuno<br />
di noi sgattaiola via appena le <strong>su</strong>e responsabilità si attenuano,<br />
per poi tornare – munito di paninetto – a ricoprire<br />
il ruolo previsto. Per girare la seconda scena abbiamo scelto<br />
il cortile interno di una chiesa gotica. Il rumore di fondo<br />
è incontenibile e il fonico sta uscendo pazzo; catturare le<br />
voci degli attori così non è semplice, ma non vogliamo<br />
rinunciare a questa location. Troviamo uno spiazzo isolato<br />
e siamo pronti a continuare. Al nono ciak tutte le variabili<br />
sembrano finalmente collimare. Sto per appuntare la B di<br />
“buona” nel mio tabulato, mentre i sinistri rintocchi delle<br />
campane irrompono <strong>su</strong>lla scena.<br />
sabato, ore 17<br />
Siamo nel seminterrato di un pub, in discreto ritardo<br />
<strong>su</strong>lla fittissima tabella di marcia. Ci sono ancora alcuni<br />
esterni da ultimare e ci restano meno di <strong>due</strong> ore di luce.<br />
Finalmente arriva Art, il co-protagonista di questo sketch;<br />
trafelato e spettinato, dice di non aver sentito la sveglia.<br />
Sarà vero? Alle cinque del pomeriggio, la sveglia, mah? In<br />
un attimo ripassa le <strong>su</strong>e linee di dialogo e si cala nel personaggio.<br />
Aiuto Anna a sistemare le luci e chiedo il silen-<br />
zio al piano <strong>su</strong>periore. Motore ciak azione (in tre lingue):<br />
il tour-de-force procede. Una crescente e non del tutto<br />
giustificata euforia collettiva contagia la troupe.<br />
sabato, ore 23<br />
Giornata campale. Siamo schizzati da una parte all’altra<br />
della città, chiedendo permessi, rasentando orari di chiu<strong>su</strong>ra,<br />
lottando contro le variabili del caso, smontando e rimontando<br />
il nostro modesto arsenale. Sempre con le mani<br />
occupate e la testa <strong>su</strong>rriscaldata, incuranti della pioggia o<br />
dei passanti incuriositi. Qua e là ci siamo imbattuti in altre<br />
squadre al lavoro: gruppi di persone di ogni tipo che armeggiavano<br />
con telecamere di ogni dimensione, ognuno<br />
alle prese con il <strong>su</strong>o frammento da raccontare.<br />
Tornati alla base, una copiosa spaghettata condisce<br />
discussioni e riflessioni, poi, stremati ma soddisfatti, ci<br />
dividiamo. Nella stanza attigua, il ronzio delle minidv che<br />
vengono riversate nell’hard-disk del montatore. La <strong>su</strong>a<br />
maratona è appena iniziata: armato di forbici digitali,<br />
tirerà mattina per tagliuzzare e riassemblare il materiale<br />
catturato durante la maratona diurna.<br />
domenica mattina, troppo presto<br />
Il telefonino squilla perentorio – devo aver dormito<br />
qualcosa come quattro ore. È solo quando appoggio<br />
il <strong>poster</strong>iore <strong>su</strong>l sellino gelato della bici che mi sveglio<br />
completamente. C’è stato un problema con l’editing della<br />
colonna sonora, e hanno bisogno di rinforzi. Pedalo nella<br />
notte silente, con il laptop a tracolla e il naso che gocciola.<br />
Potevo cavarmela come dinoccolato assistente di scena...<br />
perché ho lasciato trapelare la mia parallela attività di musicista/film-maker?<br />
domenica pomeriggio, orario imprecisato<br />
Risolti a fatica gli ultimi inghippi e masterizzato un fulmineo<br />
dvd nell’immediato dopopranzo. Il disco smaltato è<br />
ancora tiepido: tutto lo stress e l’adrenalina sono lì dentro,<br />
<strong>su</strong>blimati in una pacata galleria di sguardi. Ci dirigiamo<br />
al padiglione per la consegna, distrutti ma contenti.<br />
Affidiamo il dvd alle mani dei giudici: da questo momento<br />
sarà il film a parlare per noi. Siamo i primi a consegnare e<br />
anche in tremendo anticipo: la giuria non si è ancora riunita<br />
e abbiamo già vinto un premio!<br />
18 URBAN URBAN 19<br />
© Amir Westhoff<br />
© Amir Westhoff
Lavorano per i musicisti di mezzo mondo.<br />
Ma nonostante l’estro psichedelico non sono californiani<br />
e neanche vagamente britannici. Sono i Malleus e<br />
potrebbero essere i tipi della porta accanto<br />
testo: Raffaella Oliva<br />
<strong>poster</strong>: Malleus<br />
Chissà come ci si sente ad avere come clienti gente come<br />
Aphex Twin, Beck, i Chemical Brothers, i Cure e i Sonic<br />
Youth. I Malleus non si scompongono: “Sono persone come<br />
le altre, con i loro pregi e i loro difetti. L’alone di mito<br />
che li circonda fa parte del gioco”. Il gioco in questione<br />
per i tre piemontesi è un mestiere: realizzare locandine<br />
di concerti. E non locandine qualunque, bensì manifesti<br />
serigrafati e stampati a mano in edizioni limitate, per artisti<br />
ben selezionati. È con questi lavori che Urlo, Poia e Lù<br />
sono diventati i paladini della <strong>poster</strong> art in Italia. Ma ancor<br />
prima all’estero, perché – come dicono loro – “nel nostro<br />
paese i riflessi sono rallentati”.<br />
Ok, questo lo sappiamo. Quel che ci sfugge è: che cos’è<br />
esattamente un <strong>poster</strong> serigrafato? “Pensate al pane e alla<br />
nutella – <strong>su</strong>ggerisce la fanciulla del gruppo, Lù. Il pane è il<br />
foglio, la nutella il colore. A seconda del numero di colori<br />
aumentano le passate per ogni foglio. In pratica è come se<br />
spalmaste cinque volte la stessa fetta di pane. Moltiplicate<br />
tutto per 150 fette”. Siamo punto daccapo. Urlo ci viene<br />
in aiuto: “In poche parole facciamo quello che faceva Andy<br />
Warhol guadagnando un po’ più di soldi”. Già meglio:<br />
ora possiamo immaginarci i Malleus che si danno da fare<br />
POSTERART<br />
tra matite, penne e inchiostri nel loro studio completo di<br />
tavoli da stampa, piani d’incisione e scaffali costruiti con le<br />
loro mani.<br />
Tutto ebbe inizio nel 2000. Prima l’amicizia tra Urlo e<br />
Poia, compagni di università. Poi l’incontro con Lù, i primi<br />
volantini fotocopiati, le prime copertine di album e fanzine.<br />
“La <strong>poster</strong> art era la conseguenza logica e inevitabile.<br />
Siamo sempre stati imbottiti di musica: i <strong>poster</strong> erano la<br />
manifestazione visiva dello spirito che avevamo respirato<br />
grazie alla musica, quella vera”. E qui, per capire qual è<br />
secondo i Malleus la musica vera, basta sentire Urlo che<br />
confessa di detestare l’hip hop, Poia che declama “niente<br />
schifezze che vengono giù dalla Macchina e ti si versano<br />
nelle orecchie”, Lù che sostiene di ascoltare “qualunque<br />
genere che non sia noioso dopo la seconda nota”. Quanto<br />
al nome Malleus (con l’accento <strong>su</strong>lla “a”), in latino significa<br />
“martello” e deriva dal Malleus Maleficarum, il manuale di<br />
caccia alle streghe per antonomasia, redatto nel 1486 da<br />
<strong>due</strong> frati domenicani per sostenere la crociata antieretica<br />
di papa Innocenzo VIII.<br />
“In realtà Malleus Maleficarum doveva essere il titolo del<br />
primo cd della band di cui facciamo parte io e Urlo: gli<br />
Ufomammut – osserva Poia. Ci piaceva come <strong>su</strong>onava,<br />
tutto qui. Alla fine, invece, è diventato il nome dell’altra<br />
nostra banda, quella che disegna”. La stessa banda che<br />
in seguito avrebbe conquistato mostri sacri come Iggy<br />
Pop, Mark Lanegan e i Flaming Lips. “Siamo felici di aver<br />
riportato l’arte del <strong>poster</strong> in Italia. I primi anni ai concerti<br />
nes<strong>su</strong>no riusciva a concepire che un manifesto potesse<br />
valere più di una birra...”.<br />
Vecchi tempi. Oggi i Malleus sono sempre più quotati,<br />
hanno esposto le loro opere un po’ ovunque, da Atlanta a<br />
Philadelphia, da Rio de Janeiro a San Francisco, da Roma<br />
ad Amburgo. Qualcuno li considera i Firehouse italici. Paul<br />
Grushkin e Dennis King li hanno inseriti nella loro antologia<br />
The Art of Modern Rock, bibbia della <strong>poster</strong> art mondiale.<br />
E pian pianino si stanno facendo strada anche al di<br />
fuori della scena musicale: al momento sono impegnati<br />
in un progetto per una prestigiosa (per ora innominabile)<br />
società di videogame, il tutto dopo essersi occupati di una<br />
campagna pubblicitaria per la Oakley.<br />
“Abbiamo iniziato proponendo il nostro lavoro, ora invece<br />
riceviamo tantissime richieste”, commentano. Ma <strong>su</strong>lle<br />
star che hanno conosciuto niente pettegolezzi. “Possiamo<br />
solo dire che un paio di gruppi americani ci sono stati<br />
parecchio <strong>su</strong>ll’anima, mentre Prodigy, Queens of the Stone<br />
Age ed Eagles of Death Metal sono simpaticissimi. E che<br />
ci capita di trovarci meglio con grosse band straniere che<br />
con formazioni italiane meno importanti”.<br />
Tant’è. Nelle loro illustrazioni ritroverete un po’ di Art<br />
Nouveau, i film di Gus Van Sant, i libri di Kerouac, i racconti<br />
di Carver, l’arte di Warhol e Mucha, i fumetti di Mignola<br />
e Kirby, i dipinti di Schiele, le creazioni di Kozik, i <strong>poster</strong> di<br />
Emek... Ma non solo. “Solitamente abbiamo carta bianca,<br />
seguiamo ciò che la musica ci ispira. E se non ci viene in<br />
mente nulla pensiamo al testo di una canzone significativa<br />
o all’immaginario che circonda il gruppo. Per fortuna<br />
siamo come Cerbero: ci modifichiamo i disegni a vicenda<br />
e le nostre opinioni è come se appartenessero a un unico<br />
essere. L’idea esce di colpo, poi viene raffinata, limata,<br />
perfezionata. Dopodiché va vi<strong>su</strong>alizzata: si deve centrare<br />
l’immagine nel foglio, spostarla, aggiungere le scritte, decidere<br />
quanti colori usare. Bisogna eliminare gli strati inutili,<br />
fermarsi al momento giusto. Sembrerà strano, ma spesso,<br />
essendo ipercritici, siamo noi a lamentarci del ri<strong>su</strong>ltato<br />
finale, non i clienti”.<br />
Sul sito www.malleusdelic.com si possono comprare anche<br />
le locandine realizzate per il film antiberlusconiano<br />
Shooting Silvio e per il progetto “Yo! What happened to<br />
peace”, contro la politica belligerante degli States. E tenersi<br />
aggiornati <strong>su</strong>lle ultime uscite targate Supernatural Cat,<br />
l’etichetta discografica “do it yourself” fondata da Urlo,<br />
Poia e Lù nel 2005 con un intento ben preciso: unire estetica<br />
e contenuto, musica di qualità e confezioni di lusso,<br />
restando orgogliosamente fuori moda. “Produciamo solo<br />
band che ci piacciono come i Morkobot e i Lento. L’idea è<br />
la stessa dei manifesti: cd con tirature limitate e numerate,<br />
cover e booklet stampati a mano. Nell’epoca in cui si<br />
scarica tutto da internet noi ci muoviamo in una direzione<br />
anacronistica e riproponiamo l’oggetto-feticcio, unico, a<br />
<strong>su</strong>o modo imperfetto e quindi irriproducibile. È la nostra<br />
missione. In futuro sbarcheremo <strong>su</strong> Marte e tappezzeremo<br />
il pianeta rosso di <strong>poster</strong>”.<br />
“I POSTER SONO LA MANIFESTAZIONE VISIVA DELLO SPIRITO CHE ABBIAMO RESPIRATO GRAZIE ALLA MUSICA, QUELLA VERA”<br />
20 URBAN URBAN 21
Alle spalle film importanti, una trentina di ruoli per<br />
soli 34 anni di vita, i migliori registi italiani, <strong>due</strong> <strong>su</strong> tutti<br />
Salvatores e Verdone, una bellezza indiscutibile, quasi<br />
trattenuta. Anita Caprioli parla del <strong>su</strong>o lavoro e lo chiama<br />
ricerca, è sobria anche nel raccontarsi, ma filtra lento e<br />
inesorabile il <strong>su</strong>o innamoramento verso l’avventura del<br />
mestiere di attrice. A dicembre uscirà nelle sale il <strong>su</strong>o<br />
ultimo film, Non pensarci di Gianni Zanasi, in concorso a<br />
Venezia.<br />
Perché Non pensarci?<br />
“È un figlio che torna a casa, ha <strong>due</strong> fratelli, una sono io, e<br />
pensa e spera che siano cambiate le dinamiche familiari.<br />
Ma non è così. E allora si dice: ‘Non pensarci’. È centrato<br />
<strong>su</strong>l misto di attrazione, verso le radici, la tua storia, e<br />
repulsione, verso qualcosa che ormai senti distante da te,<br />
che quasi ripudi. Sensazioni che tutti finiscono per provare<br />
nei confronti della propria famiglia”.<br />
La tua famiglia: quanto merito o colpa ha se fai questo<br />
mestiere?<br />
La mia è una famiglia di teatranti, se vogliamo chiamarli<br />
così. Ma le scelte dipendono dalle circostanze, non sono<br />
automatici il merito o la colpa… È certo, però, che io l’ho<br />
respirata questa passione: ore e ore in platea, da piccolissima,<br />
ad ascoltare le prove, delle quali non capivo nulla.<br />
Erano solo parole, <strong>su</strong>oni. Ma l’incanto passava.<br />
Quando arriva il cinema?<br />
Mi sono incuriosita al cinema alla scuola di Ermanno<br />
Olmi. Il rapporto tra attore, regista e macchina da presa è<br />
intimo, quasi segreto: si decide cosa rubare di te, quando,<br />
come. La macchina da presa fa un po’ la radiografia delle<br />
emozioni. La necessità del cinema è che siano vere. E poi<br />
ho scelto di fare cinema anche per la possibilità di partecipare<br />
a progetti differenti, con registi differenti, storie<br />
e ruoli diversissimi tra loro… È proprio la mia idea di<br />
questo lavoro.<br />
Il teatro, invece?<br />
A teatro c’è un filo che ti permette di schiacciare l’acceleratore,<br />
è una partita a <strong>due</strong>, lo scambio emotivo è meno<br />
intimo, più enfatizzato. Il teatro ha grande energia, ma lo<br />
puoi gestire, cercare la chiave per reinterpretare la realtà,<br />
travisandola, allontanandoti anche da essa. Ma ora ho voglia,<br />
di tornare al teatro. Devo riuscire a trovare il tempo.<br />
Perché mi mancano entrambi.<br />
ANITA DA LONTANO<br />
Quando interpreta un personaggio cerca di<br />
scostarsi il più possibile da sé stessa. E se a<br />
essere giudicata per bellezza ha fatto l’abitudine,<br />
all’etichetta di “giovane attrice” Anita Caprioli<br />
proprio non si rassegna<br />
testo: Maurizio Baruffaldi<br />
foto: Gianni Troilo<br />
I personaggi che interpreti dove li cerchi?<br />
Non so che cosa risponderti, ogni volta è una ricerca nuova.<br />
Un viaggio diverso. Presti un corpo per raccontare un<br />
altro. E non sai mai cosa scoprirai.<br />
Il ruolo che hai recitato più simile a te. Quello in cui ti<br />
sei immersa senza sforzo.<br />
Non c’è uno sforzo, mai, è una ricerca, mi ripeto. Io sono<br />
affascinata da quelli più lontani da me. Non cerco di mettere<br />
il personaggio a mia disposizione. Non amo portare<br />
ciò che è simile ad Anita. Per me il lavoro d’attore è allontanarsi<br />
da ciò che si è.<br />
Non c’è sforzo, dicevi: e gioia? Quando?<br />
Sì! Sono istanti, quando senti l’emozione, senti di vivere<br />
più intensamente. È una gioia, ma anche una commozione.<br />
È un regalo.<br />
Immagino che preferirai sentirti regalare un brava, più<br />
che un bella. Una sfida, e non un dato di fatto.<br />
Ma sì… “È bella, ma è anche brava!” è una cosa legata<br />
solo al contesto femminile, e vale per qualsiasi professio-<br />
ne. Una donna è valutata innanzitutto per la <strong>su</strong>a bellezza<br />
o meno. La bravura è quasi uno stupore. È incredibile, ma<br />
è ancora così.<br />
Ti ho sentita annoverata tra le giovani attrici. Fino a<br />
quando si è giovani, in Italia?<br />
Io non lo sono più, giovane attrice, non fosse altro che<br />
per l’età che ho. In Italia si parla di giovani attori e attrici<br />
come di una grande sacca, oppure un elastico che si allarga<br />
sempre di più. È il solito bisogno di creare categorie.<br />
Forse perché siamo un paese governato da cariatidi:<br />
dalla loro inquadratura tutto è giovane. Da giovanissima<br />
hai fatto danza, che cosa ti resta?<br />
Disciplina e consapevolezza del corpo. Il contatto molto<br />
profondo, con il proprio corpo, non solo tecnico, ma emotivo.<br />
22 URBAN URBAN 23
“LA CITTÀ VA AVANTI PER I FATTI SUOI MENTRE TU GIRI, NON SI CURA DI TE, TU SEI QUALCOSA CHE DISTURBA”<br />
Hai studiato anche tango.<br />
È stato per il film di Salvatores, Denti. C’era una scena<br />
in cui lo ballavo ed era necessario essere credibili. Ho<br />
continuato, l’avevo presa seria, poi gli impegni… Manca<br />
sempre il tempo per fare tutto quello che ci appassionerebbe…<br />
Ci vorrebbero <strong>due</strong> vite.<br />
Anche una decina…<br />
Come ti svegli?<br />
Mi sveglio felice.<br />
Che invidia.<br />
È una cosa legata al mattino. Amo partire, in generale,<br />
fa parte anche del mio lavoro, e la mattina è sempre una<br />
ripartenza.<br />
Che vestito ti fa sentire a tuo agio.<br />
Non sono molto fashion. Un jeans e una maglietta sono<br />
la cosa migliore. Poi alterno scarpe da tennis al tacco, il<br />
tacco mi piace, sotto il jeans.<br />
Ti capita di recitare anche nel quotidiano?<br />
No. O meglio, vale per tutti, il gioco, l’adeguamento<br />
alla situazione, lo sfoggiare la tavolozza adatta al momento,<br />
anche se io non sono così plasmabile. Perché<br />
poi è raro che io sia, o meglio finisca, dove non mi va.<br />
Anche per questo mi trovi lontana da contesti che non<br />
mi interessano.<br />
E il sesso, come ci si prepara a fingerlo?<br />
Non so se ti prepari, è una cosa molto tecnica. C’è un<br />
pensiero dietro, quello del regista, una sceneggiatura<br />
scritta, che sa cosa vuol far vedere, anche se c’è un confronto<br />
con l’attore, come per tutte le altre scene. Certo,<br />
c’è un pudore, ma la cosa più bella è quando ti dimentichi<br />
di te, e diventa importante solo quello che vai a raccontare,<br />
e il pudore, che è quello di Anita e non del personaggio,<br />
svanisce.<br />
Potessi scegliere, per il prossimo film, sceglieresti un<br />
regista, un ruolo o un attore in particolare?<br />
Oggi ti dico un regista. Perché è più divertente. Più am-<br />
pio. E non chiedermi quale, perché sono troppi.<br />
Quello che ti ha fatto più ridere però sì?<br />
Carlo. Verdone è travolgente, e oltre ad avermi fatto letteralmente<br />
morire dal ridere è stato importantissimo. E lo è<br />
per chiunque abbia la fortuna di lavorare con lui. Ha una<br />
grandissima umanità.<br />
Chi ti ha sedotto.<br />
Ma un film è sempre un fuoco incrociato di seduzioni!<br />
Deve essere così.<br />
La differenza tra il girare in una città, o fuori, in spazi<br />
aperti.<br />
Enorme. Fuori, montagna, campagna o altri spazi verdi,<br />
nasce una sorta di distacco dal mondo concreto. È come<br />
se prendesse più corpo quello che stai raccontando. C’è<br />
una simbiosi migliore. La natura è come se si adeguasse,<br />
ti ascolta. La città invece ha una <strong>su</strong>a vita, la senti, è<br />
incombente, ti distrae quasi. La città va avanti per i fatti<br />
<strong>su</strong>oi mentre tu giri, non si cura di te, tu sei qualcosa che<br />
disturba. È molto diverso, <strong>due</strong> ritmi diversi…<br />
Raccontami <strong>due</strong> luoghi, così diversi.<br />
Le montagne di Ostrov, con la serie Cime Tempestose, tra<br />
la Cecoslovacchia e la Germania. Montagne innevate, proprio<br />
da film. Bufera, vento, neve fredda che ti graffia. Una<br />
potenza. Le città sono tante.<br />
Per <strong>Urban</strong> non sono mai troppe.<br />
Penso a Genova. Quando abbiamo girato Onde, di<br />
Francesco Fei (il <strong>su</strong>o compagno, n.d.r.). Insieme a Ignazio,<br />
l’attore che si stava esercitando a muoversi da cieco, in<br />
quei vicoli strettissimi, lentamente. Anche perché eravamo<br />
continuamente interrotti dalle persone che lo braccavano<br />
e spostavano, o pensavano che cercasse qualcosa. La<br />
cosa buffa è che la macchina da presa è spesso troppo<br />
vista, ma in altri casi scompare: il cieco era un’attrazione<br />
maggiore, e catalizzava l’attenzione. Genova ha un’identità<br />
doppia, da una parte incontri tra i vicoli l’angolo di<br />
spacciatori e puttane, dove non ti puoi avvicinare, con<br />
una musica in lontananza, un po’ araba, egizia, un estero/<br />
oriente, e poi a 200 metri sei al porto, alla costruzione di<br />
Renzo Piano, all’Acquario pieno di famiglie e bambini.<br />
Altre città.<br />
A Torino, oltre a Santa Maradona di Marco Ponti, e da<br />
allora amo particolarmente il centro, abbiamo girato tutti<br />
gli interni di Demoni e Dio di Giuliano Montaldo. A Roma<br />
ho girato in molti interni, che possono essere ovunque,<br />
ma ambientazioni mai. A Napoli Denti e La guerra di<br />
Mario. Ed è uno stato a sé. Quando ci entri ti relazioni con<br />
un ordine, se così si può dire, tutto loro. L’immagine più<br />
nitida è un odore, l’odore intenso del mercato del pesce,<br />
amplificato… Ma anche in mezzo al traffico l’odore era<br />
più denso, vivo. Napoli la si riconosce con l’olfatto.<br />
Il film che uscirà è ambientato a Rimini.<br />
Era la prima volta che ci stavo. Ed era la Rimini del dopo<br />
delirio vacanze. Nes<strong>su</strong>n essere umano. I bagni chiusi, imposte,<br />
scritte, giochi, tutto abbandonato. Come una scenografia<br />
di Cinecittà, o un plastico. Diversa e bellissima.<br />
Anche se la maggior parte del tempo lo abbiamo passato<br />
al delfinario. I delfini sono intelligentissimi, si sa, ma forse<br />
si sa meno che hanno un’attività ses<strong>su</strong>ale incredibile,<br />
fanno vere e proprie orge. Le mammifere hanno un’ovulazione<br />
molto lunga e i maschi le rincorrono, senza fare<br />
distinzioni d’età...<br />
Basta che sia femmina.<br />
URBAN 25
NON C’È PIÙ<br />
RELIGIONE<br />
In tempi di rigidi monoteismi, lotte di religione e derive<br />
fondamentaliste, finalmente una boccata di aria<br />
fresca anche nel campo della fede. È la Diocesi italiana<br />
del Culto della Forza “Pio Kenobi”, dimora sempre<br />
aperta ad accogliere i seguaci della Forza e di tutte le<br />
forme meticce di spiritualità. Una religione “light” che<br />
richiede poco impegno ai <strong>su</strong>oi fedeli, favorevole a un<br />
moderno paganesimo, che trova nel sincretismo la <strong>su</strong>a<br />
chiave per risolvere le odierne controversie. Una religione<br />
“glamour”, che crea proselitismo att<strong>rave</strong>rso le nuove<br />
tecnologie e la moda, servendosi di un brand che ritrae<br />
l’inedita immagine di Pio Kenobi mentre brandisce una<br />
spada laser fiammeggiante, figura ispirata al mitico<br />
cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi protagonista della saga<br />
planetaria di Guerre Stellari e al mistico santo tutto italiano<br />
Padre Pio, figlio del folklore di sapore pagano. Ma<br />
sta davvero in piedi questa fusione di <strong>due</strong> figure distanti<br />
anni luce?<br />
Il portavoce ufficiale della Forza non ha dubbi, si capisce<br />
dalle sopracciglia che si sollevano con fare sapiente. Per<br />
capire l’intera faccenda, spiega alla sottoscritta disposta<br />
a immergersi in un labirinto di logica razionalista e<br />
pura fede pur di capirci qualcosa, occorre fare qualche<br />
passo indietro e partire da un dato di fatto: il Culto della<br />
Forza, espressione spirituale dei devoti a Guerre Stellari,<br />
è l’unica mitologia contemporanea che è riuscita a trascendere<br />
i confini della cultura popolare e diventare una<br />
vera confessione, al punto da annoverare milioni di fedeli<br />
in tutto il mondo. E chi avesse qualche dubbio, sappia<br />
I credo tradizionali sono troppo<br />
pesanti? Affidatevi a Obi-Wan<br />
Kenobi e alla religione soft<br />
ispirata all’epopea di Guerre<br />
Stellari. Che la Forza sia con voi!<br />
testo: Cinzia Negherbon<br />
foto: Gianni Troilo<br />
che nel 2001 i devoti del Culto in Gran Bretagna approfittarono<br />
del censimento nazionale per contarsi, raggiungendo<br />
il considerevole traguardo di quasi 400 mila fedeli,<br />
tutti più o meno decisi a manifestare alle autorità (pur<br />
senza <strong>su</strong>ccesso) la volontà di professare apertamente il<br />
credo comune e di vedere riconosciuta ufficialmente la<br />
loro religione.<br />
Evidentemente, i tempi erano maturi perché anche<br />
l’Italia rivendicasse una <strong>su</strong>a par condicio spirituale, così<br />
nel 2005, in occasione dell’uscita nei cinema de La<br />
Vendetta dei Sith, è nata a Bologna la Diocesi del Culto<br />
della Forza intitolata a “Pio Kenobi”, la via italiana a<br />
questo movimento planetario, una fusione tra i valori<br />
spirituali della saga e i motivi racchiusi nella predicazione<br />
di Padre Pio. Da cui il santo maestro Jedi. Un’eresia?<br />
A questa accusa gli adepti rispondono con un’alzata di<br />
spalle, sottolineano l’esistenza di un’antica tradizione di<br />
sincretismo da cui le grandi religioni hanno sempre tratto<br />
nuova forza, basti pensare alle Madonne psichedeliche<br />
<strong>su</strong>damericane. E per tagliare la testa al toro, oltre a<br />
farmi notare la somiglianza fisica dei <strong>due</strong> personaggi,<br />
citano una cabalistica delirante che <strong>su</strong>ggerisce un’incarnazione:<br />
Padre Pio nacque a Pietrelcina il 25 maggio<br />
1887, esattamente 90 anni prima dell’uscita mondiale<br />
URBAN 27
“CHE SI FA PER DIVENTARE ADEPTI DEL CULTO?” LA RISPOSTA È SEMPLICE: “VAI SUL SITO E TI COMPRI LA MAGLIETTA”<br />
di Guerre Stellari, il 25 maggio 1977.<br />
Ma chi sono questi bolognesi predicatori di una religione<br />
open source e remixata? E dove si nascondono?<br />
Innanzitutto la Diocesi non ha un tempio vero e proprio,<br />
infatti la loro chiesa è il sito www.cultodellaforza.it, frequentato<br />
da una comunità di adepti che sfiora le 100<br />
visite al giorno. E i rari incontri fuori dalla rete avvengono<br />
in gran segreto, dentro a garage e scantinati di periferia.<br />
“Il nostro è un culto spontaneo e fai da te, aperto,<br />
contrapposto ai dogmi e alle istituzioni, dove chiunque<br />
può prendere l’involucro e riempirlo di contenuti <strong>su</strong>oi.<br />
C’è chi si guarda 12 volte L’impero colpisce ancora e<br />
chi si legge le poesie di Padre Pio, per poi mixare le<br />
citazioni alle preghiere”, afferma il portavoce ufficiale<br />
Mungo Gabol. Roba che se hai un attimo le idee chiare<br />
nella vita basta sentire loro e perdi qualsiasi certezza.<br />
Ma insistendo un poco, in <strong>due</strong> interminabili sessioni di<br />
intervista, lentamente si arriva a coglierne la filosofia.<br />
È un culto in continua trasformazione, non codificabile<br />
e assolutamente privo di dogmi, dove i rituali più diffusi<br />
sono il saluto con strisciata di mano, per trasmettere<br />
l’energia tipo campo magnetico, e la degustazione comunitaria<br />
della Linfa di Yoda, intruglio verdastro a base di<br />
vodka, <strong>su</strong>cco di kiwi e vino bianco. E quali sono i valori<br />
che intendete diffondere? Insisto, cercando di metterli<br />
all’angolo. La risposta regge: Guerre Stellari e Pace in<br />
Terra, sostegno della bioarchitettura, allargamento del<br />
concetto di famiglia al di fuori dei rapporti di sangue. E<br />
riguardo al sesso? Libertà a 360 gradi e mescolanza.<br />
Mi arrendo, pongo la fatidica domanda… “Che si fa per<br />
diventare adepti del Culto?” La risposta per una volta è<br />
davvero semplice: “Vai <strong>su</strong>l sito e ti compri la maglietta”.<br />
Finalmente si torna con i piedi per terra, e si passa a un<br />
altro gioco delirante cui sono dediti gli adepti del Culto:<br />
la cerimonia del battesimo officiata dallo Star Wars name<br />
generator, programmino che si trova in Internet che<br />
crea gli alias per i cultori della Forza. E già riecheggia<br />
il mio nuovo nome nella galassia lontana: Cinne Nicle<br />
Nobdiane 6 of Elevit.<br />
L’ultima novità per il 30ennale di Guerre Stellari celebratosi<br />
quest’anno è la creazione della linea di abbigliamento<br />
Holy Pop. Il claim: l’abito fa il monaco. In edizione<br />
limitata, sintesi di sacro, popolare e profano. Una via<br />
moderna per ribellarsi alle religioni ufficiali che cercano<br />
di invadere la sfera ses<strong>su</strong>ale e privata, un modo (per gli<br />
adepti) di riappropriarsi del sacro portandolo negli spazi<br />
a loro più consoni, dalla discoteca alla strada (e qui<br />
scatta pure il rimando a Pio come santo street, patrono<br />
dei camionisti). Capo di punta della collezione la T-unica,<br />
con la t a forma di croce, felpone con cappuccio che<br />
va da capo a piedi dedicato al monaco guerriero metropolitano<br />
che sparge messaggi eretici <strong>su</strong>i muri. In vendita<br />
<strong>su</strong>l sito insieme al kit del missionario, completo di logo,<br />
sticker e comunicato per la diffusione del culto, che permette<br />
ai nuovi adepti di fondare una diocesi nella loro<br />
città, nella speranza di arrivare magari alla fantomatica<br />
filiale di San Giovanni Rotondo. Che la Forza sia con voi!<br />
URBAN 29
t-shirt con stampa in rilievo Franklin & Marshall / doppia pettorina in maglia a coste grosse e in paillette Alessandro dell’Acqua / t-shirt in nylon Anteprima / berretto in lana e latex Prada<br />
PERSONAL TRAINING<br />
foto: Emilio Tini<br />
moda: Enrico Maria Volontè<br />
hair: Giovanni Erroi@GreenApple<br />
make up: Cristine Dupuys@GreenApple<br />
modella: Gantz@Elite<br />
URBAN 31
erretto in lana e latex Prada / maglia con colletto in lana e lurex con maniche 3/4 Jil Sander / t-shirt over-size in cotone stampato Pam / gilet in maglia a coste grosse Just Cavalli /<br />
scarpe stringate in pelle George Cox<br />
berretto in lana e latex e borsa a mar<strong>su</strong>pio al polso Prada / giacca in nylon imbottita e sagomata a doppio collo Firetrap / giacca oversize in cotone<br />
pesante con inserti in lana effetto pelliccia Issey Miyake / coulotte alte in lana Rossella Tarabini per Anna Molinari<br />
32 URBAN URBAN 33
maxi poncho in maglia lavorata con lunghe frange Emilio Pucci / k-way in tes<strong>su</strong>to tecnico con cappuccio, pantaloncini in nylon sgambati Nike Air / scarpe stringate in pelle<br />
George Cox / berretto in lana e latex Prada<br />
34 URBAN URBAN 35
dolcevita a costine in lana con bottoni e catenelle in metallo oro Hollywood Milano / coprispalle e fascia in vita sagomate in duchesse di seta pesante Vivienne Westwood / gonna lavorata a<br />
mano con maxi trecce Carlo Contrada / berretto in lana e latex Prada / scarpe stringate in pelle George Cox<br />
piumino imbottito in nylon a gilet con zip Freesoul / t-shirt oversize in cotone stampato Vngrd / berretto in lana e latex Prada / scarpe stringate in pelle George Cox / coprispalle a una manica<br />
asimmetrica Frankie Morello<br />
36 URBAN URBAN 37
pull oversize effetto frange rasate Gaetano Navarra / giacca a vento in tes<strong>su</strong>to tecnico Datch / berretto in lana e latex Prada / coulotte Rossella Tarabini per Anna Molinari<br />
berretto in lana e latex Prada / occhiali vintage Bless / pull in cachemire leggerissimo grigio chiaro, pull over size in lana a coste larghe e trecce Just Cavalli / felpa con scollo in cotone delavè e<br />
pantaloncini in cotone a costine Freddy / scarpe stringate in pelle George Cox<br />
38 URBAN URBAN 39
LETTERSTORE<br />
Vi siete accorti che le lettere dell’alfabeto da un po’ di<br />
tempo sono diventate decoro cult? Chissà, forse è la<br />
reazione all’invasione quotidiana della tecnologia...<br />
Logo e indirizzo formano<br />
il lettering chic della borsa<br />
in tes<strong>su</strong>to proposta da Chanel<br />
per la linea Paris-Montecarlo.<br />
Prezzo <strong>su</strong> richiesta.<br />
Info: 02-290891<br />
1)<br />
Forte impatto grafico<br />
con le lettere in libertà<br />
stampate <strong>su</strong>lla sneaker<br />
in pelle e canvas<br />
di Paul Smith.<br />
Euro 170.<br />
Info: 02-546721<br />
Esplosione di lettere<br />
nella t-shirt in cotone,<br />
a manica lunga,<br />
firmata GF Ferrè.<br />
Euro 111.<br />
Info: 02-762091<br />
2)<br />
3)<br />
Le lettere del logo<br />
Bruno Magli sono<br />
sparpagliate ad arte<br />
<strong>su</strong>l foulard in seta<br />
pura. Euro 155. Info:<br />
www.brunomagli.it<br />
di Maria Broch<br />
Il personalissimo logato<br />
della griffe Nannini, composto<br />
da parole e frasi, si materializza<br />
<strong>su</strong>l trolley dorato. Euro 178.<br />
Info: www.nannini.it<br />
CHE MOBILITÀ ! 1)Mandarina Duck Mobile Pack, euro 149 circa. Info: www.mobile.mandarinaduck.com 2) Motorola Motoming A1200, euro 349. Info: www.motorola.it<br />
3)Ultra Edition U700 di Sam<strong>su</strong>ng, euro 369. Info: www.sam<strong>su</strong>ng.it 4)Cellulare Walkman Sony Ericsson W 910i, euro 349. Info: www.sonyericsson.com 5)Il Nokia N95 86B,<br />
euro 560 IVA esclusa. Info: www.nokia.com 6)Di LG, il cellulare Shine, euro 249. Info: www.lge.it<br />
4)<br />
La lettera omega, l’ultima<br />
dell’alfabeto greco, è<br />
protagonista dell’anello<br />
in acciaio realizzato<br />
da Omega.<br />
Prezzo <strong>su</strong> richiesta.<br />
Info: 02-59597335<br />
5)<br />
6)<br />
URBAN 41
GUIDANOVEMBRE<br />
FILM 44<br />
LIBRI 47<br />
MUSICA 48<br />
LA STAR DEL MESE: Subsonica. 24 novembre,<br />
Palamalaguti (Bologna); 29 novembre, Mandela<br />
Forum (Firenze); 30 novembre, Palalottomatica<br />
(Roma). www.indipendente.com<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
Trentesima candelina per la Bmx PK Ripper, bici di<br />
culto per gli appassionati. Per festeggiare, DC Shoes,<br />
leader negli action sport, ha organizzato 30 Years of<br />
Radness, evento tributo che prevede tappe in tutto il<br />
mondo per esibire la riedizione della PK Ripper con<br />
side events, come mostre di Bmx vintage, arte o fotografia<br />
dedicate al mondo del freestyle. Unica tappa<br />
italiana quella di Roma (25 novembre) da <strong>Urban</strong> Star,<br />
in via Enrico Fermi 91/93. Da non perdere!<br />
www.dcshoes.com/pkripper<br />
ARTE 51 FOOD: Milano 54<br />
TEATRO 52<br />
Roma<br />
Torino<br />
56<br />
58<br />
NIGHTLIFE 53 Veneto<br />
Bologna<br />
59<br />
60<br />
Napoli 61<br />
TUTTO A TORINO<br />
Torino si ritrova più contemporanea e all’avanguardia che mai e come ogni autunno si accende con un fitto programma<br />
di eventi. Da Artissima, 131 gallerie da 17 paesi con il meglio della giovane arte mondiale, alle 18 installazioni<br />
di Luci d’Artista, un classico giunto alla decima edizione. Dalla Notte bianca delle Arti Contemporanee (sabato<br />
10 novembre) con happening e performance, al ritmo sempre più international di Club to Club, con musicisti<br />
e top dj. E in questo vivace clima si inserisce anche il Torino Film Festival (dal 23 novembre al 1° dicembre) − diretto<br />
quest’anno dall’autarchico Nanni Moretti − attento ai cineasti emergenti e alla cinematografia sperimentale, con retrospettive<br />
dedicate anche a John Cassavetes e Wim Wenders. Info: www.torinoplus.it<br />
ELETTRONICA & DINTORNI<br />
Birdy Nam Nam © Elo B. TORINO | Contemporary arts Torino Piemonte<br />
TOrino | Chocolate & Design<br />
Pronta a diventare 2008 World<br />
Design Capital, nel frattempo la città<br />
organizza i Premi Design Torino<br />
2008 tra cui, golosissimo, quello dedicato<br />
ai cioccolatini. Gli innovativi<br />
prototipi (da consegnare entro il 3<br />
dicembre), realizzati con cioccolato<br />
bianco classico, fondente, al latte<br />
e gianduia, abbinabili a più ingredienti,<br />
verranno poi esposti nella<br />
centrale piazza San Carlo. Il bando<br />
è <strong>su</strong>l sito.<br />
www.fucina-altrementi.it<br />
NAPOLI | Robots<br />
Quinta stagione per Sensoralia a Romaeuropa festival: una<br />
girandola di nomi e gruppi pronti ad alternarsi <strong>su</strong>l palco<br />
del Brancaleone ogni sabato, fino all’8 dicembre, per la<br />
gioia degli electro addicted. Sette gli appuntamenti che<br />
spaziano dal vi<strong>su</strong>al design, alla club culture, alla musica<br />
elettronica. Ci sono i Nettle, trio che si ispira alla musica di<br />
strada nordafricana; il live act dei Cobblestone Jazz; i Birdy<br />
Nam Nam con le loro sonorità jazz e dance anni ’70, l’artista<br />
turco minimal funk Onur Özer; l’olandese Shinedoe fino<br />
a Felix Kubin che chiude la kermesse con il <strong>su</strong>o bizzarro<br />
pop circense. www.romaeuropa.net<br />
Robot e robotica protagonisti dall’8<br />
al 28 novembre nella cornice del Pan<br />
all’interno del forum internazionale<br />
Fastforward On New Media Art: le<br />
macchine intelligenti, la loro storia<br />
e applicazioni sono al centro di una<br />
mostra in cui le ricerche scientifiche<br />
si mescolano all’arte, e gli artisti che<br />
espongono sono a loro volta progettisti.<br />
Un percorso tra robot che diventano<br />
opere d’arte e lavori che attingono<br />
all’immaginario robotico.<br />
www.palazzoartinapoli.net<br />
ROMA | La città che sale<br />
Artisti e architetti di ultima generazione<br />
rincorrono l’immagine del futuro<br />
investigando <strong>su</strong>lla natura dello spazio<br />
e dell’ambiente: da una <strong>su</strong>ggestione<br />
del futurista Boccioni nasce la mostra<br />
curata da Danilo Eccher con Odile<br />
Decq al Testaccio, al Macro Future,<br />
aperta fino a gennaio 2008. Un<br />
viaggio tra installazioni e grandi fotografie,<br />
a firma di Elmgreen & Dragset,<br />
Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor,<br />
Morphosis, Coop Himmelb(l)au.<br />
www.macro.roma.museum<br />
URBAN 43<br />
Francesco Jodice, Sao Paulo, City Tellers #4, 2006. Courtesy of: Photo&Contemporary, Torino
DVD<br />
Sono finalmente disponibili<br />
in dvd e blue ray i Pixar<br />
Shorts, ovvero quei corti che<br />
vediamo in testa alle proiezioni<br />
dei film della ormai mitica<br />
casa di produzione, o che<br />
troviamo tra gli extra dei dvd<br />
di titoli come Monsters & Co.,<br />
Gli Incredibili e Cars. Questa<br />
raccolta include però anche i<br />
primi esperimenti della Pixar,<br />
nata come software house<br />
della Lucas Film e trasformatasi<br />
in studio cinematografico<br />
sotto l’egida di Steve Jobs.<br />
A parte il divertimento e lo<br />
stupore che produrrà vedere<br />
cosa Lasseter, “l’unico animatore<br />
in mezzo a tanti nerd”,<br />
riusciva a fare già nel 1984,<br />
la parte più interessante è<br />
il documentario <strong>su</strong>ll’autentico<br />
sogno americano di un<br />
manipolo di programmatori,<br />
passati dal colorare una<br />
schermata millimetro per<br />
millimetro a collezionare un<br />
Oscar dopo l’altro.<br />
IPSE DIXIT<br />
– “La ragione per cui non<br />
mi sono mai cacciata nei pasticci<br />
quanto Paris o Lindsay<br />
sembra essere che non sono<br />
stupida”. Tara Reid, partygirl<br />
extraordinaire e intima<br />
amica di P&L (imdb.com, 16<br />
ottobre).<br />
– “È ipocrita e debole da parte<br />
mia. Faccio quel che posso,<br />
ma ho sempre amato la<br />
velocità. Adoro trovare un bel<br />
pezzo di strada e togliere il<br />
guinzaglio alla mia Porsche”.<br />
Robert Redford, ambientalista<br />
convinto (Playboy Usa,<br />
novembre 2007).<br />
– “Finché si sta tra gli strani<br />
si è al sicuro”. Asia Argento<br />
(Io Donna, 13 ottobre).<br />
– “Non l’ho seguita moltissimo,<br />
mi sembra che abbia una<br />
carriera interessante”. Sophia<br />
Loren, diplomaticissima, <strong>su</strong><br />
Monica Bellucci (Il Corriere<br />
della Sera, 14 ottobre).<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
44 URBAN<br />
Bologna<br />
www.lottosport.com<br />
FILM<br />
DI SASHA CARNEVALI<br />
QUANDO A NEW YORK<br />
LA VOLEVANO TUTTI<br />
Come ci si sente a essere la<br />
musa di Andy Warhol?<br />
FACTORY GIRL<br />
George Hickenlooper<br />
Edie Sedgwick apparteneva a una delle<br />
famiglie più potenti dell’editoria americana;<br />
viso d’angelo e spiccato senso<br />
artistico, lasciò l’università e i twin-set<br />
da bambolina preppy per calarsi nella<br />
<strong>su</strong>lfurea New York del 1965. Nelle mani<br />
del mefistofelico Andy Warhol diventò<br />
istantaneamente un’icona, ma il padre della<br />
pop art si stufò presto della <strong>su</strong>a musa,<br />
lasciandola in preda ai debiti e alla droga.<br />
Factory girl ne è il bio-pic, raccontato in<br />
flashback da Edie stessa (cioè dalla <strong>su</strong>a<br />
interprete Sienna Miller) dall’istituto psichiatrico<br />
in cui fu portata dopo l’accecante<br />
periodo newyorchese.<br />
La Miller prova per la prima volta nella<br />
<strong>su</strong>a carriera di essere un’attrice rifinita e<br />
non solo materiale da tabloid (non perdete<br />
Interview, di e con Steve Buscemi,<br />
in uscita a dicembre, dove interpreta<br />
un’astuta attricetta). Qui si immerge senza<br />
freni nella vita della It-girl per eccellenza,<br />
cui la accomunano una somiglianza fisica<br />
che ha dell’inquietante e quella qualità da<br />
autentica trendsetter che si incontra una<br />
volta sola per decennio. Guy Pearce rende<br />
bene Warhol, la <strong>su</strong>a postura e la voce da<br />
alieno sedato, mentre Hayden Christensen<br />
fa un regalo a Dylan, che fu per un breve<br />
periodo l’amante di Edie, rendendolo<br />
più attraente di quanto non fosse (non<br />
che questo sia servito ad ammorbidire il<br />
vecchio Bob, che non ha dato il permesso<br />
di usare il <strong>su</strong>o nome nel film). Tra i produttori<br />
figura Aaron Golub, amico e socio di<br />
Andy Warhol che conosceva anche Edie<br />
Sedgwick e che ha dichiarato: “Questa<br />
storia non parla solo della ‘celebrità finita<br />
tragicamente’, ma di una donna che ha<br />
avuto a che fare con alcune delle figure<br />
più formidabili del secolo. Edie è vis<strong>su</strong>ta<br />
in un’era incredibile, in cui la musica rock<br />
stava emergendo, l’arte stava cambiando,<br />
il dissenso era palpabile, le droghe<br />
prendevano piede. Ma malgrado la <strong>su</strong>a<br />
bellezza e intelligenza era troppo fragile<br />
per riuscire a gestire tutto”. È un nodo<br />
fondamentale, questo: la perfetta wasp<br />
che diventa l’icona della controcultura e<br />
che soccombe sotto il peso delle aspettative<br />
di una famiglia terribile da una parte<br />
(il padre, dopo averne abusato, la fece<br />
chiudere ancora ragazzina in manicomio e<br />
sottoporre ad elettroshock), e dei delatori<br />
dall’altra.<br />
Sarebbe stato più coraggioso da parte<br />
del regista, e soprattutto più interessante<br />
per noi, se però il film avesse seguito Edie<br />
Sedgwick fino alla fine: la <strong>su</strong>a è la parabola<br />
di una stella che cade e si schianta<br />
nel fango ad anni luce dal glamour della<br />
Factory, morendo per overdose poco dopo<br />
aver sposato un paziente conosciuto<br />
in clinica. Restituirle quegli ultimi giorni le<br />
avrebbe concesso il salto da personaggio<br />
a persona, come un finale più vicino alla<br />
amara verità avrebbe reso il film qualcosa<br />
che continua a roderti dentro per anni. Lo<br />
fece bene Elia Kazan con Splendore nell’erba<br />
(l’insopportabile tragedia di Natalie<br />
Wood uscita pazza per amore e maritata<br />
a un segaligno lobotomizzato invece che<br />
con Warren Beatty!), ma evidentemente<br />
Hickenlooper non ha studiato la lezione<br />
del maestro.<br />
IL CASO THOMAS<br />
CRAWFORD<br />
Gregory Hoblit<br />
Il rampante Pm Willy Beachum<br />
(Ryan Gosling) è pronto per<br />
intraprendere la carriera privata<br />
e fare un sacco di soldi,<br />
quando ingenuamente prende<br />
in mano un caso che dovrebbe<br />
risolversi in pochi minuti.<br />
Peccato che si trovi davanti<br />
l’astuto ingegnere Crawford<br />
(Anthony Hopkins), che dopo<br />
aver confessato di aver<br />
mandato in coma la moglie<br />
sparandole in testa, riesce a<br />
far crollare il castello di prove<br />
a <strong>su</strong>o carico difendendosi da<br />
solo in tribunale. Pesca dall’Avvocato<br />
del Diavolo e dal<br />
solito Hannibal, ma questo è<br />
un thriller così convenzionale<br />
da provocare lo sbadiglio: i<br />
ricchi le cui case sono tutte<br />
tecno-grigio-minimali e<br />
vengono riprese dall’alto; la<br />
piccola borghesia che gode di<br />
una calda fotografia gialla e<br />
viene ripresa a livello terreno;<br />
l’ultimo caso che arriva nel<br />
momento di cambiare carriera/andare<br />
in pensione e che<br />
si trasforma in una faccenda<br />
personale; frasi come “la<br />
conoscenza porta dolore” in<br />
bocca al personaggio-di-intelligenza-<strong>su</strong>periore<br />
che Hopkins<br />
continua a vestire senza alcuna<br />
dignità professionale…<br />
Dimenticabile.<br />
Due ore secche con il<br />
fiato sospeso<br />
THE BOURNE ULTIMATUM<br />
– IL RITORNO DELLO<br />
SCIACALLO<br />
Paul Greengrass<br />
Cominciamo col dire che non<br />
torna alcun sciacallo: anzi.<br />
Ricorderete che “Lo Sciacallo”<br />
(nome d’arte dell’originale<br />
Edward Fox e della <strong>su</strong>a scialba<br />
copia Bruce Willis) era un sicario<br />
freelance senza biografia,<br />
gelido e implacabile come un<br />
terminator. Jason Bourne è<br />
il contrario, probabilmente il<br />
killer più efficiente che il cine-<br />
1408<br />
Michael Håfström<br />
Il cinico Mike Elsin (John<br />
Cusack) scrive guide <strong>su</strong> alberghi<br />
infestati dai fantasmi. La<br />
1408 del Dolphin a New York<br />
ha visto, o provocato, 56 morti<br />
ed è, secondo il <strong>su</strong>o manager<br />
(Samuel L. Jackson), “una<br />
camera fottutamente malvagia”.<br />
Mike, che pur avendo<br />
perso una figlia rifiuta di credere<br />
all’oltretomba, ci si chiude<br />
dentro… I primi 40’ corrono<br />
con mirabile economia, poi<br />
inizia una lotta contro l’arredamento<br />
in stile Jumanji, segue<br />
una parte di rilassamento, si<br />
chiude con “sorpresa” e una<br />
inutile cagata che pare uscita<br />
da Ghostbusters. Tratto da<br />
un racconto di Stephen King,<br />
1408 ha qualcosa in comune<br />
con The Shining, ma certo non<br />
il regista. Fa piacere però, in<br />
mezzo alla corrente ondata di<br />
“torture-porn”, trovare un film<br />
del terrore da vecchia scuola.<br />
Panico, sarcasmo, cuore a pezzi:<br />
Cusak è una one-man-band<br />
che <strong>su</strong>ona ogni tasto senza<br />
perdere un colpo tenendo le<br />
fila di un racconto dal ritmo<br />
volutamente altalenante. Lo<br />
spettatore cerca di romperne<br />
il codice, a un certo punto si<br />
lascia andare: sa di essere in<br />
balia di qualcosa di più grande<br />
di se stesso. Di una camera<br />
fottutamente malvagia.<br />
ma abbia mai visto, disperato<br />
all’idea di dover uccidere per<br />
potersi salvare. Lo troviamo<br />
a Mosca, dove l’avevamo lasciato<br />
alla fine di Supremacy,<br />
capitolo secondo della trilogia<br />
tratta dai romanzi di Robert<br />
Ludlum. Jason comincia a<br />
ricordare il <strong>su</strong>o passato e<br />
vuole andare a fondo: chi gli<br />
ha tolto l’identità, e perché<br />
SLEUTH –<br />
GLI INSOSPETTABILI<br />
Kenneth Branagh<br />
Andrew (Michael Caine), anziano<br />
scrittore di <strong>su</strong>ccesso, invita<br />
nella <strong>su</strong>a gelida magione il<br />
giovane attore squattrinato<br />
Milo (Jude Law) per offrirgli un<br />
affare: Milo è l’amante di <strong>su</strong>a<br />
moglie, ma non può mantenerla;<br />
potrebbe rubare i <strong>su</strong>oi<br />
gioielli, tenerli per fare la bella<br />
vita con la signora e lasciare<br />
che il vecchio si goda libertà<br />
e premio assicurativo. La<br />
tentazione è forte… Remake<br />
di Gli insospettabili (1972,<br />
con Caine nel ruolo di Milo e<br />
Olivier in quello di Andrew), il<br />
film è ben diretto da Branagh<br />
soprattutto nei primi minuti,<br />
ma poi la claustrofobia della<br />
pièce à deux arriva a farsi<br />
sentire. Firma la sceneggiatura<br />
il mitico Harold Pinter:<br />
con dialoghi più pungenti ed<br />
efficaci dell’originale (diverse<br />
le battute memorabili), smagra<br />
la questione lotta di classe<br />
e aggiunge invece un poco<br />
credibile sostrato omoerotico.<br />
Se avesse rivolto la <strong>su</strong>a<br />
attenzione alla plausibilità<br />
della vicenda (Milo ruba senza<br />
guanti e sotto le telecamere di<br />
sorveglianza: come può uscirne<br />
pulito?) ci avrebbe regalato<br />
un grande giallo, invece di una<br />
gradevole, vuota bolla di sapone<br />
<strong>su</strong>lla vanità degli uomini.<br />
tutti, o quasi, lo vogliono morto?<br />
Ultimatum è Il Terzo Atto<br />
Perfetto, e allo stesso tempo<br />
un film compiuto che si regge<br />
autonomamente <strong>su</strong>lle <strong>su</strong>e<br />
gambe incedendo a passo da<br />
400m con ostacoli per <strong>due</strong><br />
ore secche (l’inseguimento a<br />
piedi di Tangeri va <strong>su</strong>l podio<br />
dei pedinamenti definitivi insieme<br />
a quelli di Point Break e<br />
DIE HARD:<br />
VIVERE O MORIRE<br />
Len Wiseman<br />
Un über-hacker fa crollare il<br />
sistema-America. Ci sono voluti<br />
tre anni e 31 ste<strong>su</strong>re per<br />
scriverlo, e si sente. Anche i<br />
fan più duri a morire di John<br />
MacClane troveranno poca<br />
ciccia in questo piatto quarto<br />
capitolo in cui si salvano,<br />
nell’ordine: 1) MacClane<br />
che deve farsi perdonare<br />
qualcosa da una donna di famiglia<br />
(basta Bonnie Bedelia<br />
nel ruolo della malmostosa<br />
moglie Holly! Entri Lucy, la<br />
figlia ninfetta); 2) il buon poliziotto<br />
etnico; 3) MacClane<br />
da solo contro tutti; 4) il<br />
vice-cattivo (qui figacciona<br />
asiatica) che combatte a<br />
mani nude invece di sparare<br />
a MacClane; 5) i cattivi che,<br />
una volta infiltrati, annunciano<br />
“abbiamo compagnia”;<br />
6) MacClane con la maglia<br />
serafino sporca; 7) MacClane<br />
che dice “Yippi-kay-ay, figlio<br />
di p…!”. Fa da contorno un<br />
mini-cast giovane che dovrebbe<br />
attirare il pubblico<br />
pischelletto che non riconosce<br />
nel vecchio John un <strong>su</strong>o<br />
eroe. Merita solo l’azione,<br />
così over the top che in qualsiasi<br />
momento ti aspetti di<br />
vedere un’incudine cadere<br />
dal cielo come in un cartone<br />
della Warner.<br />
THRILLER SENZA CLICHÉ<br />
dell’ultimo Bond). La ragazza<br />
e la pistola (che come diceva<br />
Godard bastano per fare un<br />
film), le corse in moto, le eminenze<br />
grigie, la dietrologia,<br />
i grandi vecchi chiusi in una<br />
stanzetta pronti a spiegare<br />
tutto – i nodi essenziali del<br />
genere ci sono tutti, ma sotto<br />
la direzione di Greengrass<br />
diventano invisibile grammatica,<br />
mai cliché. Arrivano i<br />
titoli di coda e resta la voglia<br />
di vederne ancora, ma l’integrità<br />
degli autori ha chiuso il<br />
pacchetto con doppio nastro:<br />
Bourne non diventerà una<br />
festa comandata con scadenza<br />
biennale come Bond, ma un’irrinunciabile<br />
classico.<br />
PREMIÈRE<br />
Quel che non trovi in<br />
sala cercalo in rete<br />
Titoli fuorvianti e mancate<br />
uscite sono i nemici contro<br />
cui quotidianamente si<br />
scontra chi ama il grande<br />
schermo. Talvolta, però, invece<br />
che affrontare le insidie<br />
in campo aperto è meglio<br />
aggirarle navigando nei siti<br />
internazionali che vendono i<br />
film, per fare bottino dei titoli<br />
non in programma nelle<br />
nostre sale.<br />
Chi segue gli Oscar ricorderà<br />
tre film dell’ultima edizione<br />
mai arrivati in Italia: si contendevano<br />
la statuetta per<br />
migliore attore protagonista<br />
Venus, con un Peter O’Toole<br />
meraviglioso (è un vecchio,<br />
elegante attore di teatro<br />
che sbava per una ragazzina<br />
volgarotta), e Half Nelson, in<br />
cui Ryan Gosling interpreta<br />
un insegnante crack-dipendente<br />
con una sottigliezza<br />
assolutamente memorabile;<br />
mentre Little Children, storia<br />
di una comunità borghese<br />
annoiata che trova il <strong>su</strong>o capro<br />
espiatorio in un maniaco<br />
ses<strong>su</strong>ale, era in gara per la<br />
migliore attrice protagonista<br />
(Kate Winslet), attore non<br />
protagonista (Jackie Earle<br />
Haley) e sceneggiatura.<br />
Insieme alle deliziose commedie<br />
Starter for ten (James<br />
McAvoy è uno studente che<br />
concorre a quiz televisivi<br />
per far colpo <strong>su</strong> una bionda,<br />
nella Bristol degli anni ’80)<br />
e Paris je t’aime, film a episodi<br />
diretto dal gotha del<br />
cinema figo internazionale<br />
(fratelli Coen, Gus Van Sant,<br />
Wes C<strong>rave</strong>n, Olivier Assayas,<br />
Alfonso Cuarón tra i tanti),<br />
vi consigliamo di comprarli<br />
<strong>su</strong> play.com, il più conveniente<br />
degli shop on line.<br />
Soprattutto, non fatevi mancare<br />
Brick, uno strepitoso,<br />
imperdibile, straniante noir<br />
ambientato intorno a un assolato<br />
liceo americano.<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Firenze<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 45
DI MARTA TOPIS<br />
BOCCACCESCO-METROPOLITANO<br />
DECAMERON A HOLLYWOOD<br />
Dieci giorni <strong>su</strong>lle colline di<br />
Los Angeles, tra amicizia e sesso<br />
ma con l’incubo della guerra<br />
DIECI GIORNI SULLE COLLINE<br />
Jane Smiley<br />
Giano, 2007<br />
320 pp., 16,50 euro<br />
…Stoney disse “Anche se Cassie non mi<br />
racconterà come è arrivata a Hollywood,<br />
dice che è mitico. Allora Elena, dimmi tu<br />
come sei finita a Hollywood”.<br />
“A Hollywood non sono mai arrivata. Mi sono<br />
soltanto trasferita a Los Angeles”.<br />
“Vogliamo sapere” disse Cassie. “Poi ti dirò<br />
io come sono finita a Hollywood”.<br />
“Davvero?” disse Stoney. Isabel era appoggiata<br />
alla spalla di lui e prese una<br />
fragola dal piatto, al centro del tavolo.<br />
“Davvero?” disse.<br />
“Racconta prima tu” disse Cassie a Elena.<br />
Lei diede uno sguardo alla testa calva di<br />
Simon. Stava scendendo le scale. “Bè, il<br />
mio primo libro s’intitolava Tu e la sterilità.<br />
Che anno era? Ah, sono passati vent’anni,<br />
ormai. Voglio dire, ero sposata con mio<br />
marito e non riuscivo a rimanere incinta, così<br />
feci quello che fanno tutte, cioè cercare di<br />
scoprire tutto quello che c’era da sapere...<br />
“Bene” fece Cassie, “quando ero piccola,<br />
negli anni Trenta, non sapevo chi fosse mio<br />
padre”.<br />
“Non le credere” disse Delphine.<br />
Cassie scosse la testa. “Vivevo con mia<br />
madre e mia sorella nell’Upper East Side, a<br />
Manhattan, e vedevo venire a casa <strong>due</strong> uomini.<br />
Uno era un tipo in giacca e cravatta:<br />
lavorava nella pubblicità e più tardi divenne<br />
famoso per lo slogan “Farei un miglio a<br />
piedi, per una Camel”. Si chiamava Ewan<br />
Marshall, come me. L’altro si chiamava<br />
Morton Hare. Era un artista fallito. Io preferivo<br />
lui. Mi svegliava presto la domenica<br />
mattina e mi portava in Central Park, con<br />
un fucile sparavamo alle anatre e poi le<br />
mangiavamo. Entrambi avevano rapporti<br />
difficili con mia madre. Anche lei lavorava in<br />
un’agenzia di pubblicità”.<br />
Cassie prese un’altra frittella. Stoney disse:<br />
“New York porta sempre a Hollywood”.<br />
Making love, talking war hanno scritto<br />
oltreoceano dove il romanzo che inaugura<br />
Giano, il nuovo marchio editoriale di Neri<br />
Pozza, ha spopolato alla <strong>su</strong>a prima uscita:<br />
<strong>due</strong> incisi che calzano a pennello per<br />
concept e plot narrativo ideato dall’autrice<br />
americana, già premio Pulitzer.<br />
In una villa con piscina, candida e luminosa,<br />
affacciata <strong>su</strong>l Getty Museum e circondata<br />
da un giardino giapponese e altra<br />
vegetazione lus<strong>su</strong>reggiante, dopo la notte<br />
degli Oscar del 2003, Max, regista 59enne,<br />
e la compagna Elena, autrice di testi di<br />
self-improvement, invitano un gruppetto<br />
di amici e parenti stretti per trascorrere in<br />
compagnia e spensieratezza “da famiglia<br />
allargata” alcune giornate, tra ricordi del<br />
passato, desideri e aspirazioni per il futuro,<br />
preoccupazioni <strong>su</strong>l presente, dove amicizia<br />
e scene di sesso esplicito convivono con<br />
gli spettri della guerra in Iraq, appena<br />
scoppiata, la tragedia delle Torri Gemelle<br />
e persino il Vietnam. In un clima boccaccesco<br />
che sconfina a tratti nelle soap stile<br />
Beautiful s’incontrano (in senso biblico) e si<br />
scontrano Charlie, amico d’infanzia, Isabel<br />
figlia di Max che ha una storia con Stoney,<br />
agente del padre, Simon figlio di Elena,<br />
Zoe ex-moglie di Max, star del cinema,<br />
con <strong>su</strong>a madre Delphine e il nuovo compagno<br />
Paul, istruttore di yoga vegano. Un<br />
gruppo che, travalicando la cornice decameroniana<br />
esterna, incarna, oltre la satira<br />
<strong>su</strong> Hollywood, lo spaccato di una società<br />
americana vuota e vanesia.<br />
FAME E AMORE ALLA MORTE<br />
Lui anoressico, lei<br />
bulimica, uniti in un<br />
tragico epilogo<br />
CORPUS CHRISTINE<br />
Max Monnehay<br />
Castelvecchi, 2007<br />
208 pp., 14 euro<br />
Forte, tagliente, ma passio-<br />
nale. Fin dalla prima pagina<br />
colpisce, con quella scoria (o<br />
briciola) d’uomo di 42 chili<br />
che striscia per raggiungere<br />
un cavolfiore. E lei, Christine,<br />
balena bulimica con il sedere<br />
grande come la Géode parigina,<br />
che fa di tutto per schiacciarlo<br />
e ignoralo.<br />
Max Monnehay (nome de<br />
plume di una giovanissima<br />
– classe 1981– ragazza di<br />
Parigi al <strong>su</strong>o esordio letterario)<br />
non ha pietà nella descrizione<br />
di questa coppia, in bilico tra<br />
anoressia e bulimia, che un<br />
tempo si amava moltissimo<br />
come si apprende man mano<br />
che la lettura procede dai momenti<br />
felici del loro incontro<br />
e dell’innamoramento. Ma un<br />
incidente pone fine alla “vita<br />
LIBRI<br />
verticale” e costringe Lui a incedere<br />
orizzontalmente senza<br />
possibilità di scampo, mentre<br />
il corpo di Lei lo domina con<br />
acre cattiveria tre le pareti di<br />
una satanica cucina.<br />
Un vortice di passioni con epilogo<br />
tragico in cui, parafrasando<br />
un noto film, “la morte ti fa<br />
bella”, restituendo finalmente<br />
l’agognata pace dei sensi.<br />
immagine tratta dalla copertina di: Jane Smiley, Dieci giorni <strong>su</strong>lle colline, Giano, 2007<br />
SHORT<br />
Bianchi e neri<br />
TRUCCHI D’AUTORE<br />
Mariano Sabatini<br />
Nutrimenti, 2007<br />
318 pp., 12 euro<br />
Per tutti coloro che hanno<br />
un romanzo nel cassetto<br />
ecco la seconda fortunata<br />
serie di interviste (52), dalla<br />
A di Alberti alla Z di Zocchi,<br />
che scavano nei meandri di<br />
questo invidiato mestiere. Ci<br />
trovate la scrittura “stagionale”<br />
di Brizzi, la musica techno<br />
che ascolta la Mazzucchelli,<br />
l’invidia della Parrella per<br />
Ammaniti che vende sette<br />
milioni di copie, la misteriosa<br />
intervista all’ectoplasma di<br />
Elena Ferrante, fino all’intervento<br />
di Oriana Fallaci<br />
per bocca del <strong>su</strong>o assistente<br />
personale che chiude la felice<br />
carrellata. Frecciata in postilla<br />
a quegli autori che hanno respinto<br />
le domande. Che dire?<br />
Peggio per loro!<br />
LA TESTA DEL NEGRO<br />
Daniel Picouly<br />
Giulio Perrone<br />
Editore, 2007<br />
96 pp., 5 euro<br />
Scritto come sceneggiatura<br />
per un fumetto francese di<br />
<strong>su</strong>ccesso, è il romanzo che<br />
ha dato il via alla saga noir<br />
dei <strong>due</strong> violenti investigatori<br />
Ed Becchino e Jones<br />
Cassamortaro. L’autore, nato<br />
nella banlieue parisienne, ambienta<br />
il plot in una concitata<br />
Parigi rivoluzionaria che vede<br />
cadere le teste dei riccastri<br />
nelle ceste del pane. Una<br />
di queste, misteriosamente<br />
scomparsa, appartiene a un<br />
negro dagli occhi azzurri,<br />
così i <strong>due</strong> compari (Ed e<br />
Jones) se ne partono alla<br />
<strong>su</strong>a ricerca mentre la Parigi<br />
giacobina nasconde tra le<br />
strade una parodia (in alcuni<br />
punti esagerata) della New<br />
York odierna e razzista, dalle<br />
carrozze gialle che fanno da<br />
taxi a monsieur Mac che fa<br />
ristorazione veloce.<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Genova<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 47
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
ottobre da iTunes<br />
Music Store − Italia<br />
1. ALICIA KEYS<br />
No one<br />
“I don’t worry, ‘cuz everything’s<br />
going to be alright”.<br />
2. JAMES BLUNT<br />
1973<br />
“Simone, you’re getting older”.<br />
3. ANTONELLO VENDITTI<br />
Dalla pelle al cuore<br />
“Mi perdonerai. Mi perdonerai.<br />
Mi devi perdonare sai. Mi perdonerai”.<br />
4. MAROON 5<br />
Wake up call<br />
“Caught you in the morning with<br />
another one in my bed. Don’t you<br />
care about me anymore?”.<br />
5. BILLY JOEL<br />
She’s always a woman<br />
“She is frequently kind, and she’s<br />
<strong>su</strong>ddenly cruel”.<br />
6. EROS RAMAZZOTTI &<br />
RICKY MARTIN<br />
Non siamo soli<br />
“Leggo le istruzioni della vita, an-<br />
che se so che poi non le seguirò”.<br />
7. IO, CARLO<br />
Danziamo<br />
“Vorrei saperti sola e stanca, vor-<br />
rei saperti triste e affranta”.<br />
8. MATTAFIX<br />
Living Darfur<br />
“Sooner or later we must try<br />
living”.<br />
9. THE LAST GOODNIGHT<br />
Pictures of you<br />
“We are the boxers in the ring, we<br />
are the bells that never ring”.<br />
10. RIHANNA<br />
Umbrella<br />
“Under my umbrella, ella, ella, eh,<br />
eh, eh”.<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
48 URBAN<br />
Milano<br />
www.lottosport.com<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
DVD<br />
LA RISCOSSA DEI NERD?<br />
È QUESTIONE DI ROCK<br />
RAMONES<br />
It’s alive 1974-1996<br />
Rhino<br />
Gli sfigati sono la forza del<br />
rock’n’roll. I fighetti sono buoni<br />
per la tv – ma quando c’è da<br />
fare <strong>su</strong>l serio, che si facciano da<br />
parte. Jeff Hyman, uno dei più<br />
colossali nerd della <strong>su</strong>a scuola,<br />
col nome di Joey Ramone è<br />
stato uno dei massimi rocker di<br />
sempre. Diede un’identità fortissima<br />
e iconica a sé stesso, ai<br />
<strong>su</strong>oi tre colleghi, e al rock’n’roll<br />
degli anni ’70, in cerca di una<br />
rotta sicura dopo le derive post-<br />
Beatles. Per gli storici della musica,<br />
furono i Ramones a gettare le<br />
fondamenta del punk, prima che<br />
i Sex Pistols lo costruissero. Ma<br />
mentre i quattro teppisti inglesi<br />
svanirono rapidamente nell’incendio<br />
da loro stessi appiccato,<br />
Joey e gli altri seguirono la strada<br />
opposta, continuando per un<br />
paio di decenni a proporsi allo<br />
stesso modo: “One, two, three,<br />
Così non si può andare<br />
avanti. Avevamo pensato a<br />
una playlist novembrina ispirata<br />
dal grande classico dei<br />
Guns’n’Roses, November rain,<br />
ma è cominciata l’ultima settimana<br />
di ottobre e <strong>su</strong> Milano<br />
(che è Milano, eh?) continua a<br />
imperversare un sole paradossale.<br />
Viene persino il sospetto<br />
che Al Gore non abbia tutti i<br />
four”, e giù a mitragliare riff e<br />
ritornelli, un blitzkrieg rock che<br />
ogni band <strong>su</strong>ccessiva ha dovuto<br />
tenere presente, che ancor oggi<br />
influenza qualunque gruppo si<br />
metta a <strong>su</strong>onare in un garage.<br />
Questo doppio dvd li mostra dal<br />
vivo in differenti epoche e differenti<br />
città, e la cosa più divertente<br />
è giocare a cercare le differenze,<br />
visto che loro cercavano<br />
di ridurle il più possibile – e non<br />
solo nelle canzoni: anche nelle<br />
capigliature, e nel cognome da<br />
finti fratelli.<br />
Momenti chiave: 1) ben cinque<br />
versioni di Blitzkrieg bop. “Hey,<br />
ho, let’s go…”; 2) esibizione a<br />
Top of the Pops negli anni ’90,<br />
per Pet Sematary: la sovrimpressione<br />
informa i ragazzi che<br />
quei tipi strani hanno venduto<br />
45 milioni di dischi; 3) le grida<br />
di guerra: “Lobotomyyy!” e “4,<br />
5, 6, 7, all cretins go to heaven”;<br />
4) l’esibizione italiana del 1992,<br />
filmata da Videomusic. Ah, i bei<br />
sapori di una volta.<br />
torti. Ma se in futuro non dovesse<br />
più piovere, che ce ne<br />
facciamo di migliaia di canzoni<br />
<strong>su</strong>l brutto tempo? Provate a<br />
fare mente locale per un minuto:<br />
ve ne verranno in mente<br />
almeno una decina – d’altronde<br />
sapete come sono i musicisti, la<br />
loro immaginazione è talmente<br />
sconfinata che per scrivere un<br />
pezzo, si aggrappano alle previsioni<br />
meteo. E non c’è gruppo<br />
o cantante, letteralmente, che<br />
prima o poi non abbia fatto<br />
il <strong>su</strong>o pezzo da cantare con<br />
l’umbrella (“ella, ella, eh, eh,<br />
THE FLAMING LIPS<br />
U.f.o.s at the zoo<br />
Wea<br />
Gli sfigati sono la forza del<br />
rock’n’roll. Questa è la grande<br />
festa dei nerd dell’università,<br />
quelli trascurati dal music business,<br />
che vanno fuori di testa<br />
quando arriva il loro profeta –<br />
che peraltro somiglia non poco<br />
a Beppe Grillo. Wayne Coyne,<br />
barba brizzolata e voce incerta,<br />
è il meno carismatico dei capi<br />
carismatici e piace per questo:<br />
il <strong>su</strong>o pubblico è uncool ed<br />
entusiasta di esserlo, tanto più<br />
che il dvd lo eleva a protagonista<br />
quanto la band formatasi<br />
vent’anni fa ad Oklahoma City,<br />
nel più nerd tra gli stati americani.<br />
È proprio vicino a casa<br />
che i Flaming Lips hanno dato<br />
questa festa, portando i fans allo<br />
zoo di giorno (e ovviamente<br />
tentando di aprire le gabbie),<br />
e <strong>su</strong>onando per loro la sera<br />
ricorrendo alle trovate più gio-<br />
eh”). Non stiamo nemmeno<br />
a fare un elenco (perché ci<br />
abbiamo provato, e <strong>su</strong>perati i<br />
200 pezzi di un certo rilievo ci<br />
siamo fermati). E d’altro canto,<br />
prima o poi ci siamo trovati<br />
tutti sotto l’acqua, singing in<br />
the rain come Gene Kelly. Però,<br />
in questo sterminato elenco<br />
ci sono pochi pezzi che includono<br />
realmente il <strong>su</strong>ono della<br />
pioggia. Questi sono più rari…<br />
e rischiano di diventarlo ancora<br />
di più, visto il clima che attende<br />
le future generazioni. Ragion<br />
per cui, se un giorno vorrete<br />
cose possibili, dai Babbi Natali<br />
all’astronave <strong>su</strong>l palco, dai<br />
palloncini giganti ai coriandoli.<br />
Anche le canzoni migliori passano<br />
in secondo piano (forse<br />
è un bene, perché vocalmente<br />
Wayne fatica non poco, anche<br />
se dal punto di vista creativo<br />
sta benone) rispetto all’atmosfera<br />
contagiosa. Quaranta<br />
anni fa i Beatles sognavano di<br />
avere un Magical Mystery Bus<br />
<strong>su</strong> cui caricare i fans e andare in<br />
gita assieme. I Flaming Lips lo<br />
hanno fatto. Beh, i Beatles non<br />
si sbagliavano, era una buona<br />
idea. Momenti chiave: 1) l’inizio,<br />
con Coyne che rotola in una<br />
bolla di sapone gigante; 2) le<br />
interviste al pubblico: c’è una<br />
tipa con <strong>due</strong> antenne da formica<br />
in testa che dice: “Per me i<br />
Flaming Lips sono una terapia”;<br />
3) gli animali dello zoo, serissimi;<br />
4) The yeah yeah yeah<br />
song: la canzone di protesta più<br />
sgangherata del mondo.<br />
SOTTOFONDO<br />
PIOVE SOLO NELLE CANZONI<br />
Il global warming<br />
centellina la pioggia?<br />
Rifugiatevi nella musica<br />
ricordarvi come un temporale<br />
potesse <strong>su</strong>onare gradevole,<br />
potete attingere da qui.<br />
• Kate Bush, Cloudbusting<br />
• Eminem, Stan<br />
• The Who, Love reign o’er me<br />
• Doors, Riders on the storm<br />
• Spandau Ballet, Through the<br />
barricades<br />
• Lucio Battisti, Una giornata<br />
uggiosa<br />
• Deacon Blue, Raintown<br />
• Slayer, Raining blood<br />
• Jovanotti, Piove<br />
• Nick Cave, Tupelo<br />
VEGETABLE G<br />
Genealogy<br />
Olivia Records<br />
WHO: Giorgio Spada, che scrive<br />
e canta, <strong>su</strong>ona e mixa, fa e disfa.<br />
Più Luciano D’Arienzo (chitarre)<br />
e Maurizio Indolfi (batteria).<br />
WHERE: Dicono di provenire<br />
da una nazione aliena. Secondo<br />
altri, vengono da Bari. Forse<br />
è proprio ciò che intendevano<br />
dire.<br />
WHY: Nonostante il piglio dimesso<br />
e il canto dimesso, c’è<br />
qualche idea <strong>su</strong> questo pianeta.<br />
WHAT: “Video art sonori, luoghi<br />
lunari e opachi con accenno<br />
alla forma canzone, timido<br />
approccio alla canzone, sospesa,<br />
lasciata nel vago come un<br />
tentativo di sgusciare o come il<br />
feto che si posiziona per prepararsi<br />
al primo vero impatto con<br />
la forza di gravità”.<br />
WHEN: Se non vi fa paura<br />
quanto avete appena letto, di<br />
prima mattina.<br />
BEDOUIN SOUNDCLASH<br />
Street gospels<br />
Sideonedummy<br />
WHO: Sono in tre e non sono<br />
affatto beduini – non fatevi ingannare<br />
dal nome, vengono da<br />
Kingston.<br />
WHERE: Fanno reggae e sono<br />
di Kingston – non fatevi<br />
ingannare dal nome: non è la<br />
capitale della Giamaica, ma<br />
una città del Canada. Il reggae<br />
canadese, sì. Capita anche questo.<br />
Sapete, il global warming<br />
eccetera.<br />
WHY: Se volete, fatevi ingannare<br />
dal nome, che si conclude<br />
con “Clash”. Perché sono in tre<br />
come loro e <strong>su</strong>onano un reggae<br />
e ska rockeggiante come<br />
– spesso – facevano loro.<br />
WHAT: “La gente non dovrebbe<br />
pensare al reggae come a una<br />
cosa solare e rilassante, equivale<br />
a depoliticizzarlo, farlo<br />
diventare musica da crociera”.<br />
WHEN: In crociera.<br />
DAVE GAHAN<br />
Hourglass<br />
Mute<br />
WHO: 45enne inglese, dal<br />
1980 voce dei Depeche Mode.<br />
Nel 1996, clinicamente morto<br />
per tre minuti. Nel 2003 ha<br />
iniziato a scrivere canzoni.<br />
WHERE: Davanti a un pozzo<br />
dal quale la mente dei DM,<br />
Martin Gore, non pesca più<br />
da anni. È davvero curioso,<br />
ma è come se Gahan si fosse<br />
messo a comporre i pezzi che<br />
non ha mai scritto negli anni<br />
’80. Pezzi meno cantabili di<br />
quelli di Gore, molto più dark.<br />
Tutt’altro che un disco facile.<br />
WHY: Per il primo pezzo, Saw<br />
something. Solo per lui, potreste<br />
persino comprare il cd<br />
invece che scaricarlo.<br />
WHAT: “L’idea di essere una<br />
rockstar mi pare ridicola finché<br />
non salgo <strong>su</strong>l palco”.<br />
WHEN: Quando ce l’avete con<br />
qualcuno.<br />
HARD-FI<br />
Once upon a time<br />
in the west<br />
Atlantic<br />
WHO: I 4 che cantavano “I’m<br />
working for the cash machine”,<br />
sorta di rantolo del precario.<br />
WHERE: Da Kingston. Non fatevi<br />
ingannare, non è quella in<br />
Giamaica né quella in Canada: è<br />
Kingston upon Thames, 26 km<br />
da Londra.<br />
WHY: Rock ben scritto, vivo e<br />
pulsante. Ah, ve lo devo dire:<br />
agli altri critici non è piaciuto<br />
molto, quindi ora sta a voi decidere<br />
chi è meno affidabile.<br />
WHAT: “Abbiamo venduto un<br />
milione di dischi. Questo ci ha<br />
resi più saggi”.<br />
WHEN: Quando il 13.21 è in<br />
ritardo, secondo il tabellone, di<br />
20 minuti; invece, col cavolo,<br />
c-i-n-q-u-a-n-t-a minuti di ritardo.<br />
Guasto al sistema blablabla,<br />
ci scusiamo con i passeggeri, sì,<br />
come no.<br />
DAVID BYRNE<br />
The knee plays<br />
None<strong>su</strong>ch<br />
WHO: 55 anni, scozzese,<br />
ex voce dei Talking Heads.<br />
Intellettuale del rock. Con tutto<br />
quanto di preoccupante ciò<br />
comporti.<br />
WHERE: Nel passato, cioè nel<br />
1985, quando scrisse questa<br />
colonna sonora semiavanguardista<br />
per un’opera di Robert<br />
Wilson che non è mai stata<br />
messa in scena.<br />
WHY: Perché non è mai stata<br />
messa in scena? Perché costava<br />
troppo. Non è escluso che il<br />
compenso chiesto da Byrne sia<br />
stato decisivo in tal senso.<br />
WHAT: “Questi non sono i<br />
Talking Heads, non sono canzoni<br />
pop. Non volevo sintetizzatori,<br />
ma un clima più jazz”.<br />
(intervista rilasciata nel 1985)<br />
WHEN: Quando siete nel vostro<br />
studio di architetto. Eh?<br />
Non lo avete? Ma dài. Sicuri?<br />
SIGUR ROS<br />
Hvarf/Heim<br />
Emi<br />
WHO: Jònsi, Orri, Goggi e<br />
Kjarri. Sì, davvero. Gli islandesi<br />
più famosi del mondo dopo<br />
Björk. Chi altro c’è? Beh, c’è<br />
Halldòr Laxness, cantore critico,<br />
spesso crudo e privo di<br />
retorica, della storia, la natura<br />
e la civiltà del <strong>su</strong>o paese. Lo<br />
dice Wikipedia. Premio Nobel,<br />
eh? Credo per Salka Valka, del<br />
1931. L’avete letto?<br />
WHERE: Nella colonna sonora<br />
del loro documentario-film<br />
concerto. Non un bagno di<br />
risate.<br />
WHY: Perché non c’è nulla di<br />
simile in giro.<br />
WHAT: “Quando eravamo ragazzi,<br />
non c’erano programmi<br />
tv il giovedì. E per tutto luglio”.<br />
WHEN: Quando la persona che<br />
aspettavate non è in ritardo:<br />
ha cambiato idea e non verrà.<br />
Aaargh, che triste.<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
THE STYLES<br />
You love the Styles<br />
Sony<br />
WHO: Guido Style, Steve Style e<br />
Luke Style. Vi ricorda qualcosa,<br />
questo gioco coi cognomi?<br />
Guardate nell’altra pagina.<br />
Cantano in inglese. Hanno anche<br />
già fatto a botte con Pete<br />
Doherty.<br />
WHERE: In un deposito di vernici<br />
di Erba. Stanno lontani da<br />
Milano “perché ci è impossibile<br />
concentrarci in un posto dove<br />
ogni <strong>due</strong> metri c’è un bar”.<br />
WHY: Se vi piace il rock d’impatto.<br />
Se vi è piaciuto il pezzo<br />
con J-Ax (ex Articolo 31). Se<br />
non vi piace il basso: ne fanno<br />
a meno.<br />
WHAT: “L’inglese col rock sta<br />
meglio, se <strong>su</strong>onassimo tarantelle<br />
sarebbe un altro discorso”.<br />
WHEN: In concerto. Non penserete<br />
di sentire questo <strong>bordello</strong><br />
mentre prendete il tè coi<br />
biscotti.<br />
GIORGIA<br />
Stonata<br />
Ddc<br />
WHO: 36 anni, romana, al ritorno<br />
dopo quattro anni.<br />
WHERE: Nella terra dei <strong>due</strong>tti.<br />
Con Mina, con Beppe Grillo (in<br />
effetti è una registrazione di<br />
lui che sacramenta. Non musicalissima,<br />
va detto), con Pino<br />
Daniele, con Elio (al flauto),<br />
con Emanuel Lo. E dire che le<br />
cose migliori le fa da sola.<br />
WHY: Perché quando fa ciò<br />
che sa fare meglio, quei tre/<br />
quattro pezzi giorgiastici che<br />
mette in ogni disco, è inarrivabile.<br />
Il resto è roba che la<br />
diverte, e <strong>su</strong>lla quale si può<br />
discutere; basta che non si<br />
rimetta a fare la gattina, perché<br />
di scemette ce n’è di più<br />
qualificate.<br />
WHAT: “Dove sono? Che cosa<br />
sto facendo? Mi sarò sbagliata?”.<br />
WHEN: In macchina, la mattina.<br />
CONCERTI<br />
THE FRAY<br />
12 novembre<br />
Milano – Alcatraz<br />
BLONDE REDHEAD<br />
14 novembre<br />
Torino – Hiroshima Mon<br />
Amour<br />
IRENE GRANDI<br />
19 novembre<br />
Milano – Teatro Smeraldo<br />
21 novembre<br />
Torino – Teatro Colosseo<br />
29 novembre<br />
Roma – Auditorium<br />
LIGABUE<br />
Dal 17 al 26 novembre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
NEGRAMARO<br />
16/17/18 novembre<br />
Milano – Conservatorio<br />
20 novembre<br />
Napoli – Teatro Augusteo<br />
23 novembre<br />
Firenze – Saschall<br />
25 novembre<br />
Roma – Auditorium<br />
THE EDITORS<br />
22 novembre<br />
Roma – Piper<br />
23 novembre<br />
Bologna – Estragon<br />
RUFUS WAINWRIGHT<br />
24 novembre<br />
Milano – Conservatorio<br />
THE CHEMICAL BROTHERS<br />
27 novembre<br />
Bologna – PalaMalaguti<br />
BRUCE SPRINGSTEEN<br />
28 novembre<br />
Milano – Datchforum<br />
NOKIA TRENDS LAB 2007<br />
SOULWAX<br />
2MANYDJS<br />
DIGITALISM<br />
29 novembre<br />
Milano – Alcatraz<br />
Info concerti<br />
www.milanoconcerti.net<br />
www.barleyarts.com<br />
www.indipendente.com<br />
www.friendsandpartners.it<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Napoli<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 49
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
UNA COVER UNA<br />
>> Luca Saini, My Beautiful Disco: dj Samantha, Simone, Teresina<br />
MILANO Graffiato, stonato, con la copertina sdrucita. Ma pur sempre il vinile del cuore. Ce l’abbiamo tutti, da qualche parte, un vecchio<br />
disco nero, side one e side two, pieno di note e di storie. Ce l’ha la nonna e non può che essere Abbey Road dei Beatles; ce l’ha la djette<br />
electro-techno Samantha e sono i ritmi dei Depeche Mode; ce l’ha Simone e sono i Cure di Three Imaginary Boys. In tutto alla fine saranno<br />
in 777 a essersi fatti ritrarre <strong>su</strong> un fondale rosso magenta da Luca Saini, fotografo/artista con il pallino della musica, che ha iniziato il progetto<br />
My Beautiful Disco nel <strong>su</strong>o studio torinese per poi allargarsi in giro per l’Italia. Ora tocca a Milano, poi a Roma e Napoli. Chi ha una<br />
storia (<strong>su</strong> vinile) da raccontare è avvisato. Alla Galleria Pack. Dal 29 novembre al 3 dicembre. www.mybeautifuldisco.com<br />
>> 1 >> 2<br />
>> 1 Maslen & Mehra, European Brown Bear Bibliotheque German Parliament, 2007 /<br />
Federico Guida, Senza Titolo, 2007<br />
ROMA Primo appuntamento alla First Gallery di via Margutta 14<br />
con ARound, rassegna in più tappe che avvicina tecniche tradizionali<br />
come pittura e scultura ai new media, artisti italiani a nomi stranieri.<br />
Il bello è che i progetti di volta in volta scelti non hanno volutamente<br />
nulla in comune, come nel caso dei dipinti di Federico Guida e le<br />
immagini fotografiche del duo brit/australiano Maslen & Mehra. Corpi<br />
materici tutti carne e muscoli e presenze misteriose che abitano<br />
spazi quotidiani a confronto. Fino al 10 gennaio. Tel. 06-3230673<br />
>> 2 W. Eggleston, Untitled 1974. Courtesy of the Eggleston Artistic Trust/Photology e<br />
Studio Trisorio<br />
NAPOLI.MILANO.ROMA Gente comune, beccata per le strade<br />
e nei sobborghi di Memphis, intreccia a metà degli anni Settanta i<br />
propri destini a quelli di William Eggleston, apripista della fotografia<br />
a colori. E l’incontro si traduce nei ritratti della serie Untitled 1974,<br />
stampati solo di recente e in mostra allo Studio Trisorio a Napoli e a<br />
Roma, e da Photology a Milano. Per immergersi nella vita quotidiana<br />
americana att<strong>rave</strong>rso l’occhio di un genio. Da metà novembre a<br />
fine gennaio. www.studiotrisorio.com/www.photology.com<br />
>> 3 Immagine concessa da Edwin Co., Ltd.. Copyright Edwin Co., Ltd<br />
MILANO Nostalgia di quegli anni di luci e ombre, di lotte, violenza<br />
e insieme di formidabile creatività? Annisettanta. Il decennio lungo<br />
del secolo breve alla Triennale fa per voi. I Seventies si att<strong>rave</strong>rsano<br />
lungo un percorso labirintico di 26 stanze: dalle zeppe di Fiorucci<br />
alle radio libere, dalla cella di Aldo Moro al tuca tuca, dai bar sport<br />
di Italia-Germania ai cortei di Mirafiori. A ogni passo un frammento<br />
di un decennio a tinte forti. Fino al 30 marzo. www.triennale.it<br />
>> 3<br />
ART SAFARI<br />
BOLOGNA<br />
Tra la via Emilia e il West<br />
L’America? Abita nella<br />
Bassa. Guardate gli scatti<br />
raccolti in dieci anni da Paolo<br />
Simonazzi per il progetto<br />
Tra la via Emilia e il West,<br />
dove il tempo sembra essersi<br />
fermato. Perché dagli scorci<br />
di pianure sconfinate alle<br />
insegne anni Cinquanta, dai<br />
macchinoni customizzati alla<br />
provincia dal sapore un po’<br />
rock, il mito americano qui è<br />
più vivo che mai. A Villa delle<br />
Rose.<br />
www.mambo-bologna.org<br />
Dal 22 novembre al<br />
6 gennaio<br />
MILANO<br />
Voci silenti<br />
Nicola Vinci, Michelangelo<br />
Galliani, i Koroo, Michele<br />
Lombardelli e altri sette<br />
artisti contemporanei<br />
si muovono tra video,<br />
performance, fotografia e<br />
scultura per una mostra <strong>su</strong>lle<br />
diverse forme di cen<strong>su</strong>ra da<br />
Atre Spazio, in via Pergolesi<br />
8. In tutto una ventina di<br />
opere inedite, che alternano<br />
spunti privati a riflessioni<br />
più ampie: dagli abusi <strong>su</strong>i<br />
corpi infantili ai casi di<br />
omicidio messi a tacere,<br />
dal simbolismo politico alla<br />
religione.<br />
Dal 16 novembre al<br />
14 dicembre<br />
Tel. 02-66713729<br />
© Koroo<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Palermo<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 51
FOYER<br />
MILANO<br />
Short Formats<br />
Il titolo dell’edizione 2008<br />
– l’ottava – di una rassegna diventata<br />
nel tempo un momento<br />
irrinunciabile del cartellone milanese<br />
è “intermittente danza”.<br />
In realtà, intermittente è la linea<br />
di confine tracciata con il cinema,<br />
il teatro e la musica dalle<br />
compagnie ospiti. Tra queste,<br />
da ricordare le prime assolute<br />
di Luca Scarpini e Luisa Cortesi<br />
(Chiudi gli occhi), di Daria De<br />
Florian e Alessandra Cristiani<br />
(Corpo a corpo). E anche quelle<br />
del portoghese Victor Hugo<br />
Pontes e della libanese Danya<br />
Hammoud.<br />
Teatro Crt<br />
Dal 6 al 15 novembre<br />
TORINO<br />
The changeling<br />
Un classico del teatro inglese<br />
del Seicento, scritto da Thomas<br />
Middleton e William Rowley,<br />
dedicato alle follie d’amore.<br />
Tradotto da Luca Fontana e<br />
riletto, anche qui a quattro mani,<br />
da Walter Le Moli e Karina<br />
Arutyunyan, arriva a Torino<br />
sotto le spoglie di un divertentissimo<br />
gioco teatrale infarcito<br />
di citazioni. Motivo per cui gli<br />
attori recitano con la massima<br />
versatilità possibile. Lo spettacolo<br />
è parte del XVI Utefest.<br />
Teatro Astra<br />
13 e 14 novembre<br />
ASSAGO (MI)<br />
Delirium<br />
Il nuovo spettacolo del Cirque<br />
du soleil è davvero nuovo. Per<br />
la prima volta nella storia della<br />
compagnia sono stati scritti<br />
testi ad hoc in varie lingue (inglese,<br />
portoghese, spagnolo,<br />
francese e dialetto senegalese<br />
wolof). Grande importanza<br />
anche ai video, concepiti per<br />
creare forti interazioni tra pubblico<br />
e artisti. Il resto, invece, è<br />
tipico Cirque: acrobazie, ritmo<br />
e danze al limite della frenesia.<br />
Datchforum<br />
Dal 13 al 16 novembre<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
52 URBAN<br />
Roma<br />
www.lottosport.com<br />
Akram Khan<br />
TEATRO<br />
DI IGOR PRINCIPE<br />
FUGA DALL'OMOLOGATO<br />
La ricerca della diversità passa<br />
per gli artisti di mezzo mondo<br />
ROMA<br />
Romaeuropa Festival<br />
L’edizione 2007 ospita artisti capaci<br />
come sempre di opere forti e personali,<br />
att<strong>rave</strong>rso le quali esplorare la modernità.<br />
E poiché la modernità, di primo acchito,<br />
è un panorama di cose tutte uguali – i<br />
teorici parlano di “omologazione” – , ecco<br />
che quelle opere diventano un modo per<br />
scovare l’altro lato, tutt’altro che oscuro,<br />
dei tempi attuali: la diversità.<br />
Il ri<strong>su</strong>ltato è una sorta di viaggio tra le<br />
espressioni artistiche d’avanguardia di<br />
varie città del mondo: le solite note (New<br />
York, Londra, Parigi), ma anche luoghi che<br />
non ti aspetti (Ramallah, Phnom Penh). È lì<br />
che si indaga il rapporto tra la modernità<br />
e il patrimonio, che è poi un modo diverso<br />
di fare quel che il teatro – e tutta l’arte – fa<br />
da sempre: stabilire un nesso tra la tradizione<br />
e il presente.<br />
Se c’è un paese in cui ciò avviene in ogni<br />
istante, quello è l’India, presente al festival<br />
con uno dei <strong>su</strong>oi artisti più celebrati,<br />
Akram Khan. Third Catalogue è l’ultimo<br />
episodio di una trilogia dedicata ai miti indù<br />
(i precedenti capitoli sono Polaroid feet<br />
e Ronin), ed è anche la prima volta che<br />
il pubblico di Roma può vedere Khan in<br />
uno spettacolo di kathak tradizionale. Le<br />
cavigliere a sonaglio, la sequenza dei passi<br />
e le movenze fanno pensare al flamenco,<br />
e infatti di questa danza si parla come del<br />
“flamenco indiano”. Anche la passione è<br />
la stessa, racchiusa nell’epica della saga di<br />
Abhimanyu, l’eroe del Mahabharata, protagonista<br />
di una guerra condotta all’orientale,<br />
mischiando la forza del soldato e la leggerezza<br />
di una farfalla. Di quel dosaggio,<br />
ovviamente, è intrisa l’intera coreografia.<br />
Third Catalogue è diviso in <strong>due</strong> parti. Nella<br />
prima, Khan si produce in una serie di assolo,<br />
guidato da un quartetto di musicisti;<br />
nella seconda, si danza <strong>su</strong> una coreografia<br />
di Kumudini Lakhia, tra i nomi più importanti<br />
in India per il kathak.<br />
teatro Palladium<br />
dal 7 novembre<br />
www.romaeuropa.net<br />
SAVIANO SCENEGGIATORE<br />
Gomorra davanti alla<br />
platea<br />
NAPOLI<br />
Gomorra<br />
Scrivere qualcosa di nuovo<br />
<strong>su</strong> Gomorra non è facile. Tutti<br />
sanno che è una delle più approfondite,<br />
intense e dram-<br />
LA NERA, I TURCHI E LA DANTE<br />
MILANO<br />
Natura morta in un fosso<br />
Una giovane donna viene ritrovata<br />
in un fosso con il corpo<br />
straziato, in un non ben definito<br />
paesino del Nord Italia. Da<br />
qui Fausto Paravidino prende<br />
spunto per un testo incalzante<br />
<strong>su</strong>lla dinamica della cronaca<br />
nera, turbinio di testimoni, indiziati<br />
e sciacallaggio mediatico.<br />
In scena c’è Fausto Russo Alesi,<br />
la regia è di Serena Sinigaglia.<br />
E definirlo contemporaneo è un<br />
eufemismo.<br />
Piccolo Teatro Studio<br />
Dal 20 al 25 novembre<br />
matiche inchieste <strong>su</strong>lla camorra<br />
e <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o radicamento<br />
in certe aree della Campania.<br />
Che da quando l’ha scritta, il<br />
<strong>su</strong>o autore vive sotto scorta.<br />
Che il <strong>su</strong>o autore è Roberto<br />
Saviano, classe 1979, piena<br />
età da “bamboccione”, e che<br />
nel 2006 ha vinto il Premio<br />
Viareggio sezione “opera<br />
prima”.<br />
BOLOGNA<br />
Cuor di Turchia<br />
La delicata questione dell’ingresso<br />
in Europa della Turchia<br />
richiede che <strong>su</strong>lla cultura del<br />
Paese ci si faccia un’idea chiara.<br />
Questo Festival internazionale<br />
è un’ottima occasione: venti artisti<br />
animeranno <strong>due</strong> settimane<br />
di parole, <strong>su</strong>oni e immagini. Da<br />
segnalare, per il teatro, la storia<br />
di un amore maschile raccontata<br />
da Bedirhan Dehmen e Safak<br />
Uysal. E la danza <strong>su</strong>i bicchieri di<br />
Ilyas Odman.<br />
Teatri di Vita<br />
Dal 23 novembre<br />
Tutto ciò è noto anche ai<br />
sassi. Ma pochi sanno che<br />
l’adattamento per il teatro è<br />
nato mentre il libro andava<br />
in stampa. Questo significa<br />
che lo spettacolo non cavalca<br />
l’onda di un <strong>su</strong>ccesso per goderne<br />
di luce riflessa. Inoltre,<br />
gli autori – lo stesso Saviano<br />
e Mario Gelardi – hanno potuto<br />
approfondire alcuni dei<br />
ROMA<br />
Qui comincia la sventura del<br />
signor Bonaventura<br />
Marco Baliani ricorda e<br />
omaggia il celebre personaggio<br />
del Corriere dei Piccoli,<br />
nato dai disegni di Sergio<br />
Tofano e apparso per la<br />
prima volta il 28 ottobre di<br />
90 anni fa. Simbolo di fortunata<br />
sventatezza, come un<br />
Forrest Gump antelitteram,<br />
Bonaventura rivive in scena<br />
con una compagnia arricchita<br />
da <strong>due</strong> ragazzi.<br />
Teatro India<br />
Dall’8 al 18 novembre<br />
personaggi a capo di quell’inquietante<br />
macrocosmo parallelo<br />
chiamato camorra. Che<br />
per alcuni non esiste, come è<br />
stato ribadito pubblicamente<br />
davanti all’autore.<br />
teatro Mercadante<br />
fino al 18 novembre. Poi al<br />
Valle di Roma, dal 27.<br />
www.teatrostabilenapoli.it<br />
MILANO<br />
Retrospettiva <strong>su</strong> Emma Dante<br />
La regista siciliana è ospite<br />
frequente del teatro attaccato<br />
alla Triennale, complice un<br />
rapporto stretto e proficuo.<br />
Il Crt, infatti, è produttore di<br />
spettacoli quali Cani di bancata,<br />
La scimmia, Carnezzeria.<br />
Questi ultimi <strong>due</strong> compongono<br />
una retrospettiva piuttosto<br />
ampia, di cui fanno parte<br />
anche titoli quali Mishelle di<br />
Sant’Oliva, mPalermu, Vita<br />
mia.<br />
Teatro Crt<br />
Dal 20 novembre
QUANDO PLASTIC FA<br />
RIMA CON FANTASTIC<br />
Per ballare: qui come da<br />
nes<strong>su</strong>n’altra parte<br />
MILANO<br />
Plastic<br />
È nato nel 1980 come club gay, un anno<br />
prima del vicino Rolling Stone, e qualche<br />
era geologica prima dell’Atlantique, il<br />
lato fashion di viale Umbria. Da tempo la<br />
gestione si è accordata con i vicini, riconoscendo<br />
loro il danno biologico di dover<br />
sopportare, notte dopo notte, il rumore e<br />
la fauna d’un club underground. Ma quella<br />
vecchia insegna al neon con <strong>su</strong> scritto<br />
“Killer Plastic O” vuol dire la miglior musica<br />
da ballare di Milano e dintorni, non solo<br />
urla e code sgangherate tra auto in corsa<br />
e fioriere.<br />
E-PARTY DUE VOLTE AL MESE<br />
La location cambia<br />
ma la scossa sonora<br />
è sempre la stessa<br />
NAPOLI<br />
Electrocasbah<br />
Due anni di musica elettronica.<br />
È il cv di Electrocasbah.<br />
Una roba da Napoli. Roba davvero<br />
nuova. Mix periodico di<br />
gente giusta e addetti ai lavori<br />
definito da un house master<br />
come Danny Tenaglia sempli-<br />
La capienza è ridotta, solo 600 persone,<br />
e i cocktail non sono memorabili. Ma le<br />
sonorità delle tre sale sono in grado di<br />
accontentare chiunque abbia voglia di ballare.<br />
Ogni notte nel privé “Juke Box Hero”<br />
<strong>su</strong>onano i mix eclettici di Nicola Guiducci,<br />
proprietario del club insieme a Luciano<br />
Nisi, e pure fotografo (<strong>su</strong>e le immagini<br />
raccolte nei volumi This Is Plastic 1 & 2).<br />
Nicola passa con disinvoltura dall’elettronica<br />
al rock al d’n’b. In sala “Bordello” si<br />
ascolta musica trash italiana di autori vari,<br />
sempre che Loredana Bertè non arrivi e<br />
monopolizzi la situazione. La main room<br />
invece è “Plastic” ed è riservata a ogni genere<br />
di house. Potrebbe bastare, ma c’è di<br />
più. Il divieto di fumo e l’orario di chiu<strong>su</strong>ra<br />
delle 5 sono rispettati alla lettera, altro che<br />
con<strong>su</strong>eta trasgressione. Il venerdì London<br />
Loves propone concerti di gruppi indie e<br />
pop, e la clientela è piuttosto giovane. Il<br />
cemente “amazing”. Cresciuto<br />
pian piano con l’arrivo di special<br />
guest, di scena <strong>due</strong> volte<br />
al mese in location sempre<br />
diverse, è party electro tra i<br />
più considerati d’Italia, gemellato<br />
con “People” di Milano,<br />
“Minima” di Roma, “Qasi” di<br />
Modena. Nato assolutamente<br />
“minimal”, cambia rotta, lo<br />
sguardo sempre puntato a<br />
Berlino, Barcellona, Parigi<br />
ma l’intenzione decisamente<br />
più Luxury Pop (per gentile<br />
ispirazione by Studio 54 New<br />
York, modello imitabile irrag-<br />
NIGHTLIFE<br />
giungibile). Nel nuovo corso<br />
2007/08 c’è spazio per i live<br />
set, basso batteria e voce,<br />
oppure synth e microfoni. Live<br />
set da ballare come quelli di<br />
Citizen Kain, trio franco-belga-spagnolo<br />
che macina new<br />
wave in chiave electro-house,<br />
e del duo Franz & Shape,<br />
italiodisco ma di <strong>su</strong>ccesso<br />
incredibile anche in America.<br />
Riconfermati per la nuova<br />
stagione anche i dj (“quelli<br />
che in questi <strong>due</strong> anni ci<br />
hanno davvero scioccato per<br />
energia e creatività”, dicono)<br />
sabato d’avanguardia è un classico, e pure<br />
una serata con un’età media piuttosto alta.<br />
Ivano Coppola è resident del club da una<br />
quindicina d’anni. “Ho iniziato che ero<br />
un bambino diciottenne, grazie al solito<br />
amico che conosceva la mia passione.<br />
Dietro un mixer così impari a proporre<br />
sempre cose nuove, non puoi fare il divo”.<br />
E da quest’anno il giovedì Re-Vox, la one<br />
night legata proprio alla label di Ivano, è<br />
diventata un appuntamento quindicinale.<br />
L’8 novembre <strong>su</strong>ona Rame dei Pastaboys,<br />
il 29 Alex Neri (Planet Funk) e in entrambe<br />
le occasioni c’è pure Remo, giovane dj italiano<br />
che d’estate fa ballare Ibiza. Quel che<br />
ci vuole per dare una scossa all’assopito<br />
ambiente della dance italiana.<br />
LORENZO TIEZZI<br />
viale Umbria, 120<br />
www.thisisplastic.com<br />
come i Wighnomy Brothers,<br />
Andrew Weatherall, Mandy.<br />
Ciascun party ospita una performance<br />
artistico/teatrale a<br />
metà tra l’As<strong>su</strong>rdo e la danza.<br />
Novembre promette già il live<br />
degli Spektrum e il laptop<br />
set by Donnacha Costello.<br />
Electrocasbah è anche etichetta<br />
discografica (Casbah Rec)<br />
e abbigliamento, con una collezione<br />
tutta dedita agli anni<br />
’80. Rock the Casbah?<br />
CIRO CACCIOLA<br />
www.electrocasbah.com<br />
CLUB<br />
TORINO<br />
Club to Club<br />
È il più importante festival<br />
italiano di musica elettronica<br />
e quest’anno arriva alla settima<br />
edizione. Giovedì 8, a<br />
Mirafiori, scaldano l’ambiente<br />
i <strong>su</strong>oni freddi del finlandese<br />
Mika Vainio (Pan Sonic).<br />
Venerdì 9 al Supermarket<br />
c’è il ritorno a casa di un<br />
certo Mauro Picotto, il dj<br />
italiano più noto nel mondo,<br />
e insieme a lui <strong>su</strong>ona Tobi<br />
Neumann. Sabato 10 arriva in<br />
città il mito techno Jeff Mills. I<br />
mille altri appuntamenti sono<br />
segnalati <strong>su</strong>l sito.<br />
8/10 novembre<br />
www.clubtoclub.it<br />
FIRENZE<br />
Vipertheater<br />
Ogni sabato si balla. Il 10<br />
novembre <strong>su</strong>onano i dischi<br />
electro sperimentali dei<br />
Legowelt, il 17 quelli tech<br />
house degli Einzelkind. Ma<br />
più che la solita disco, è uno<br />
spazio creativo gestito dagli<br />
storici promoter Le Nozze<br />
di Figaro, pescatori di perle<br />
nel mare dell’underground<br />
musicale. Il 16 <strong>su</strong>ona il country<br />
rock malinconico degli<br />
Okkerville River, il 22 il pop<br />
intellettuale e strampalato dei<br />
Tunng.<br />
Via Lombardia (Le Piagge)<br />
www.viperclub.eu<br />
MILANO<br />
Musicdrome<br />
Il Transilvania cambia tutto e<br />
al posto di teschi & musica<br />
deprimente propone il miglior<br />
rock della città. Il 12 novembre<br />
si può lasciar perdere<br />
il pop in giapponese degli<br />
Asobi Sek<strong>su</strong>, il solito gruppo<br />
del momento, tanto il 15 è<br />
la volta dei veterani Stereo<br />
Total e il 16 arrivano i Casino<br />
Royale. E l’appuntamento più<br />
emozionante è il 23, con le<br />
chitarre flamenco di Rodrigo<br />
Y Gabriela.<br />
Via Paravia, 59<br />
www.musicdrome.it<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Torino<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 53
PRIMA&DOPO<br />
MUST<br />
02-36504337<br />
Cenare con l’aperitivo? Si<br />
può ancora fare! Il dinner-club<br />
vetrato affacciato <strong>su</strong>lla vecchia<br />
Fiera, la domenica sera<br />
propone il Royal Buffet. Dalle<br />
19.30 alle 21.30 si paga la<br />
con<strong>su</strong>mazione 10 euro e si<br />
ha accesso a un mega-buffet<br />
caldo e freddo che include tre<br />
primi, un secondo, affettati,<br />
torte salate e dolci. Il contorno<br />
musicale è di Marcello, dj a<br />
Radio 105 Classic (leggi anni<br />
’70 e ’80), poi, se vi restasse<br />
ancora fame, potete fermarvi<br />
a cena al ristorante interno.<br />
Via Belisario, 3<br />
Chiuso martedì e mercoledì<br />
BAR CUORE<br />
02-58105126<br />
Torna il Cuore nella gestione<br />
originale di una decina di anni<br />
fa e si fa <strong>su</strong>bito notare per la<br />
fitta attività serale che inizia<br />
all’aperitivo e prosegue fino<br />
a tarda notte con dj-set. Gli<br />
arredi non sono stati stravolti:<br />
solo più luce e tanto color lilla<br />
glicine spennellato in giro. Il<br />
lunedì serata I Love Aperitivo,<br />
con i cocktail low cost del<br />
barman Corrado e degli altri<br />
<strong>su</strong>oi compari, e ulteriori sorprese<br />
da scoprire in loco.<br />
Via Giangiacomo Mora, 3<br />
Sempre aperto<br />
BOND<br />
02-58108375<br />
Naviglioso con stile, quello<br />
del negozio di abbigliamento<br />
da cui nasce come costola.<br />
Da quando ha aperto è un ritrovo<br />
da glamour-intenditori:<br />
cool e metropolitano, con i<br />
<strong>su</strong>oi arredi dominati da nero,<br />
grigio e oro platinato del<br />
bancone. Propone – ultimissima<br />
novità – aperitivo con pizza<br />
(quella vera, rotonda, cotta<br />
in forno) e cocktail a 8 euro,<br />
oltre a collegamento wireless<br />
per i pc dipendenti.<br />
Via Pasquale Paoli 2 ang.<br />
Ripa di Porta Ticinese 2<br />
Chiuso lunedì<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
54 URBAN<br />
Treviso<br />
www.lottosport.com<br />
© Simone Romeo<br />
MANGIARE & BERE<br />
MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
A TUTTA BIRRA NELLA<br />
TANA DEI CENTAURI<br />
Motocicli Veloci: in zona Loreto<br />
il nuovo locale nato <strong>su</strong>lle ceneri<br />
di uno storico concessionario<br />
Tutti in piedi <strong>su</strong>l divano, come direbbe<br />
Guido Meda, per il primo giro di pista del<br />
locale Motocicli Veloci, nuovo indirizzo<br />
cittadino per motorcycle addicted e appassionati<br />
delle <strong>due</strong> <strong>ruote</strong>, ma anche per chi è<br />
a caccia di indirizzi curiosi dove prendere<br />
un aperitivo, con<strong>su</strong>mare uno snack veloce<br />
o trascorrere una serata a base di chiacchiere<br />
e motori.<br />
I muri appartenevano a uno storico<br />
concessionario milanese di Moto Guzzi<br />
e Cagiva: dell’allora premiata ditta<br />
Tronconi&Novelli oggi rimane Massimo<br />
Novelli, patito di pezzi d’epoca, che si è<br />
unito in squadra con Marco d’Ascenzi,<br />
ingegnere costruttore di strade in Africa,<br />
Elvio Menegaz, produttore televisivo figlio<br />
dell’omonimo campione del mondo,<br />
e Marco Vancini, proprietario di lodge<br />
nella savana, nella creazione di un piccolo<br />
gioiellino che per tutti è diventato un piacevole<br />
hobby.<br />
Su <strong>due</strong> livelli, con cortile interno per i fumatori,<br />
ospita al piano <strong>su</strong>periore la zona<br />
“club” dove gli affiliati, beatamente spaparanzati<br />
<strong>su</strong> divani in pelle rossa, possono<br />
sfogliare libri e riviste di settore, guardare<br />
un video o semplicemente chiacchierare<br />
indisturbati. Al piano terra si trovano<br />
il con<strong>su</strong>eto banco-bar decorato con lo<br />
spaccato di un motore Aermacchi, tavolini<br />
d’appoggio, sgabelli e “la vasca”, un’area<br />
leggermente interrata con divani bianchi<br />
e rossi che sono modellati <strong>su</strong> vecchi sedili<br />
di Cinquecento e Seicento. Qua e là cimeli<br />
a tema come caschi e tute usate di Gianni<br />
Menegaz, una tabella di segnalazione in<br />
pista e la prima moto venduta dal concessionario,<br />
una rossa Aermacchi-Harley<br />
Davidson “Ala Verde”.<br />
Quanto all’offerta, Motocicli Veloci non ha<br />
badato a spese senza per questo incidere<br />
<strong>su</strong>l portafoglio degli avventori: si comincia<br />
all’alba con “Il buon buffet del mattino”, la<br />
colazione allestita <strong>su</strong> un banchetto a base<br />
di brioche fresche, yogurt, muesli, biscotti<br />
e torte (6 euro, esclusi cappuccio o caffè)<br />
che la domenica si trasforma in brunch<br />
vestendosi con uova, riso bianco e patate<br />
(12 euro); a pranzo e a cena si ordinano i<br />
piatti degustazione (7,50 euro) con combinazione<br />
a piacere di cinque ingredienti<br />
che spaziano dai prosciutti scelti (Parma,<br />
Praga, carne salada e culatello) ai salami<br />
(finocchiona, ventricino e felino) ai formaggi<br />
(pecorini, ricotte e scamorze); in cantina<br />
si trova invece una buona selezione di<br />
vini (calice e bottiglia) e una attentissima<br />
varietà di birre artigianali (persino invecchiate<br />
in barrique, aromatizzate con i fiori<br />
o con cioccolata naturale). Non mancano i<br />
cocktail shakerati da una giovane barlady,<br />
tra cui Marcellino (che altro non è che il<br />
motorino usato in banchina dai proprietari<br />
di yacht), drink della casa a base di lime,<br />
zucchero di canna, ginger ale e granatina.<br />
State pronti dunque <strong>su</strong>lla griglia di partenza<br />
per sfrecciare alla scoperta di questo<br />
nuovo, curioso, indirizzo metropolitano.<br />
MOTOCICLI VELOCI<br />
via Porpora 62 ang. viale Lombardia<br />
tel. 02-36562934<br />
sempre aperto<br />
LA CARNE QUI PARLA GENOVESE<br />
Maxelâ: più che un<br />
ristorante, una<br />
bottega di macellaio<br />
chic con tavoli<br />
Dire che è l’unico in città<br />
questo no, visto che dei macellai<br />
pavesi hanno tentato<br />
un’operazione simile proprio<br />
dall’altro lato del Naviglio, ma<br />
quanto a stile e modalità senza<br />
dubbio il Maxelâ è speciale.<br />
Inaugurato da una compagine<br />
di soci alquanto inseriti nel<br />
jet set ligure (aiutati dallo<br />
chef Ferrera), Maxelâ – che in<br />
genovese significa “macellaio”<br />
– è una vera e propria bottega<br />
delle carni con bancone in<br />
marmo, piastrelle bianche e<br />
pareti rosso sangue. Ma una<br />
volta <strong>su</strong>perato il corridoio che<br />
costeggia la grande cucina<br />
a vista si arriva in un cortile<br />
verandato con tanto di finestra<br />
<strong>su</strong>lla cella frigorifera.<br />
La scelta è monotematica<br />
(manzo, maiale e agnello) e la<br />
cottura ripartita nelle quattro<br />
modalità base (griglia, padella,<br />
fritta e cruda) che esaltano<br />
la qualità della carne, frollata<br />
in loco. A parlar ligure invece<br />
sono i primi proposti (gnocchi<br />
al pesto, lasagne al tocco<br />
– con i fondi di cottura del<br />
brasato – taglierini con sfilacci<br />
di cavallo e minestrone) e<br />
forse anche i prezzi: 35/40<br />
euro la sera, 12 a pranzo. In<br />
sala Ferdinando Guaita (ex<br />
BBQ, un nome una garanzia in<br />
fatto di carni), al quale dovete<br />
chiedere gli extra del giorno<br />
e, poiché delle bestie qui si<br />
usa tutto, potrebbero capitarvi<br />
anche le balle del toro… per<br />
molti una golosità. Gli altri si<br />
butteranno <strong>su</strong>i dolci, tutti fatti<br />
i casa, come il latte dolce fritto<br />
che si è già guadagnato la pole-position<br />
delle preferenze.<br />
MAXELÂ<br />
via Villoresi, 10<br />
tel. 02-89402394<br />
sempre aperto<br />
LE BOLLICINE VANNO IN COPPIA<br />
Un calice di champagne da abbinare a noccioline al wasabi, culatello e parmigiano, pesce o... scarpe!<br />
TRUSSARDI<br />
ALLA SCALA CAFÉ<br />
02-80688295<br />
Modaiolo. In centrissimo,<br />
assolutamente glamour e di<br />
massima qualità: l’aperitivo<br />
del bar interno del “Trussardi<br />
palace” riserva una piacevole,<br />
bolliciosa, sorpresa.<br />
All’ora che precede la cena<br />
(ma perché no, anche dopo o<br />
semplicemente per rendere<br />
un appuntamento più chic) al<br />
bancone sgabellato del locale<br />
con vista <strong>su</strong>lla Scala si può<br />
ordinare un flûte di Bruno<br />
Paillard, Première cuvée Brut,<br />
un Blanc de Blancs 1er cru<br />
Brut di Larmandier Bernier<br />
o lo champagne biodinamico<br />
Brut Rosé prodotto da<br />
Raymond Boulard, dal persistente<br />
sentore di frutti rossi.<br />
Trovate anche il Benoit Lahaye<br />
e il Janisson Baradon, un nettare<br />
dagli aromi agrumati che<br />
richiamano il pompelmo. Sono<br />
tutti champagne ricercatissimi<br />
di piccoli vigneron, una vera<br />
chicca, che qui vengono accompagnati<br />
con un piattino di<br />
finger food eseguito, al piano<br />
<strong>su</strong>periore, dalla mano maestra<br />
dello chef Berton: a rotazione<br />
ecco che sfilano croccanti al<br />
parmigiano, noccioline al wasabi,<br />
paccheri ripieni e talvolta<br />
ostriche tsarskaya. Un calice<br />
dunque che val bene i <strong>su</strong>oi<br />
12 euro.<br />
Piazza della Scala, 5<br />
Chiuso domenica<br />
ARTIDORO OSTERIA<br />
02-8057386<br />
Regionale. Nella City, all’ombra<br />
della Borsa, ecco un’osteria<br />
chic che propone piatti<br />
della tradizione emiliana e<br />
lombarda, con una leggera nota<br />
contemporanea: dai tortelli<br />
d’erbette fino ai più innovativi<br />
paccheri con ragù di totanetti<br />
e bottarga o filetti di maialino<br />
gorgonzola e pere; un’insegna<br />
del 2003 che da qualche mese<br />
ha aggiunto ai <strong>su</strong>oi spazi<br />
una nuova sala bistrot dove<br />
la scelta è più casalinga. La<br />
cantina include 200 etichette<br />
selezionate tra vini e champagne,<br />
quest’ultimo, insieme al<br />
culatello, protagonista di un<br />
matrimonio per intenditori.<br />
Massimo Gnocchi, il nuovo<br />
direttore, serve bollicine di<br />
récoltants manipulants (piccoli<br />
produttori) in bicchieri da<br />
grand bordeaux, accostandoli<br />
a un piatto di stagionato culatello<br />
di Zibello con fragrante<br />
gnocco fritto o con una verticale<br />
di parmigiani stagionati<br />
come nel caso del Diamant<br />
Blanc 1999, cuvée gioiello<br />
della Vranken, con una carta<br />
in progress di una ventina di<br />
champagne oltre ad alcune<br />
Grandi Riserve di annate speciali<br />
dove a ciascuna etichetta<br />
viene <strong>su</strong>ggerito un abbinamento<br />
specifico, con calici che<br />
partono da 9 euro.<br />
Via Camperio, 15<br />
Chiuso domenica a pranzo<br />
CAFFÈ MALAFEMMINA<br />
02-62694753<br />
Ittico. Poco più di un anno<br />
di vita e un vanto: essere<br />
l’unico locale Dom Pérignon<br />
in Italia. E scusate se è poco!<br />
Localizzato nel raggio d’azione<br />
di Corso Como, Lotus Bar e<br />
Luminal, è una vera e propria<br />
champagneria in lus<strong>su</strong>oso<br />
stile déco rivisitato con arredi<br />
high-tech dominati dal bancone<br />
in acciaio e cristallo, mixati a<br />
divani in cocco e poltroncine in<br />
anguilla <strong>su</strong> cui penzolano sberluccicanti<br />
lampadari Swarovski.<br />
Inutile a dirsi che la bollicina<br />
d’annata è il <strong>su</strong>o must: ovviamente<br />
con predilezione per<br />
l’etichetta Dom Pérignon e con<br />
costi che lievitano intorno ai<br />
20/30 euro per flûte (per chi<br />
se lo può permettere ci sono<br />
anche bottiglie da 10mila<br />
euro!). L’abbinamento clou dell’aperitivo<br />
qui è con il pesce: si<br />
spazia dal salmone selvaggio<br />
(crudo o con insalata di avocado)<br />
alle ostriche, dagli involtini<br />
di spigola con erba cipollina e<br />
avocado marinato negli agrumi<br />
ai gamberi marinati in crosta<br />
di cocco. Tutte leccornie che<br />
escono direttamente dalla<br />
cucina. Dopo le 23 invece lo<br />
champagne sposa la frutta: le<br />
classiche fragole intinte nel<br />
cioccolato e un dietetico carpaccio<br />
d’ananas. A cena ci si<br />
accomoda <strong>su</strong> prenotazione.<br />
Via Montegrappa, 9<br />
Sempre aperto<br />
DSQUARED2<br />
www.dsquared2.com<br />
Modaiolo. I gemelli canadesi<br />
Dean e Dan Caten hanno<br />
colpito ancora e lo scorso<br />
settembre, nel Quadrilatero,<br />
hanno inaugurato a colpi di<br />
cin cin il loro primo flag ship<br />
store milanese con annessa<br />
champagneria.<br />
Ciò significa che quando vi<br />
piglia l’uzzo potete entrare<br />
nel loro shop e fermarvi a<br />
sorseggiare un flûte da scegliere<br />
tra le cuvée di Mumm<br />
(dal classico Cordon Rouge<br />
alla Cuvée Privilège, dal<br />
brioso e fruttato Rosé sino<br />
al Millesimato 1999), che<br />
ahinoi non viene regalata<br />
ma si paga almeno una decina<br />
di euro.<br />
La cornice è decisamente<br />
d’effetto: un luogo realizzato<br />
in legno di larice<br />
affumicato americano che<br />
funge da trait-d’union tra il<br />
dehors esterno e il negozio<br />
interno, mentre alte travi<br />
e 168 nicchie richiamano<br />
lo spirito canadese degli<br />
anni Cinquanta e Sessanta.<br />
Chissà, a chi fa incetta delle<br />
collezioni uomo e donna,<br />
di accessori, calzature o<br />
dell’esclusivo profumo He<br />
Wood, forse lo champagne<br />
viene anche offerto in<br />
omaggio!<br />
Via Verri, 4<br />
Aperto negli orari di<br />
negozio<br />
LE DELIZIE DEL VII PIANO<br />
Specialità italiane e<br />
straniere con vista<br />
<strong>su</strong>lle guglie del<br />
Duomo<br />
Il primo passo di un lungo restyling<br />
lo hanno fatto al piano<br />
terra, con i marchi top della<br />
moda e del beauty, per evitare<br />
a molti l’imbarazzo di entrare<br />
nelle boutique blasonate di<br />
Montenapoleone. Ora sono<br />
saliti all’ultimo piano, praticamente<br />
sotto le guglie del<br />
Duomo, per dedicarsi a cibo e<br />
dintorni. Quelli di Rinascente<br />
qui hanno infatti voluto creare<br />
una food hall aperta, senza<br />
interruzione, dalle 10 del<br />
mattino all’una di notte (anche<br />
se l’ultimo campanello per<br />
ordini e acquisti <strong>su</strong>ona alla<br />
mezza precisa), guardando<br />
agli esempi europei di Harvey<br />
Nichols o Galeries Lafayette<br />
(l’erba del vicino è sempre più<br />
verde!) e utilizzandone persino<br />
gli architetti (design contemporaneo,<br />
grandi vetrate e<br />
soffitti in plexiglas arancione<br />
sono firmati da Lifschutz,<br />
Davidson e Sandilands).<br />
Che siano le cinque o le undici<br />
di sera al settimo piano dei<br />
grandi magazzini potete acquistare<br />
una serie di prodotti<br />
gourmet che spaziano dal<br />
cioccolatino di Gobino all’aceto<br />
balsamico stagionato fino<br />
ai biscotti organici Dutchy del<br />
principe Carlo (un po’ meno<br />
made in Italy ma molto chic),<br />
ma soprattutto bere e mangia-<br />
re scegliendo tra il ristorante<br />
Maio (con immancabile risotto<br />
giallo e ossobuco), il loungebar<br />
con terrazza per aperitivare<br />
nel più classico degli stili,<br />
l’apprezzato Mozzarella Bar<br />
gestito da Obikà, i sandwich<br />
“da chef” di Esperya, i leggendari<br />
panini del bar De Santis<br />
che ha aperto qui la <strong>su</strong>a prima<br />
filiale e, ancora, l’enoteca YN, i<br />
<strong>su</strong>cchi bio del Juice Bar e persino<br />
il ricco kaiten di My Sushi<br />
che propone, oltre al nuovo<br />
Roll Royce (con salmone alla<br />
piastra) e croccanti dim-<strong>su</strong>m,<br />
la birra Iki con luppolo e tè<br />
verde. Budget da 10/15 euro<br />
in <strong>su</strong>, ma c’è davvero l’imbarazzo<br />
della scelta.<br />
LA RINASCENTE, VII PIANO<br />
piazza Duomo<br />
tel. 02-8852455<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Il tappo di <strong>su</strong>ghero<br />
diventa decor<br />
Nascosto nelle retrovie della<br />
Darsena, <strong>su</strong>l lato di Conca<br />
del Naviglio, il Nice 0 Six è un<br />
localino a metà tra il bistrot e<br />
il ristorante che nell’insegna<br />
rivela l’ultima tappa di patron<br />
Renato, ovvero la Costa<br />
Azzurra e il 6° arrondissement<br />
di Nizza, dove per tre anni ha<br />
gestito il ristorante Il Vinaino.<br />
Ora, rientrato all’ovile, ha<br />
portato con sé un po’ d’aria<br />
française aprendo <strong>su</strong>l cortile<br />
un piccolo giardino d’inverno<br />
scaldato da funghetti, mentre<br />
la sala principale è <strong>su</strong>ddivisa<br />
tra piccoli tavolini quadrati e<br />
un bancone bar vetrato la cui<br />
parete è interamente coperta<br />
di turaccioli di <strong>su</strong>ghero. Tappi<br />
che non passano inosservati<br />
perché quattro giovani artisti<br />
di Brera li hanno anche affrescati<br />
<strong>su</strong>lle pareti con un effetto<br />
trompe-l’oeil alquanto scenografico.<br />
Per un drink pre-dinner<br />
ci si accomoda al tavolo “degli<br />
amici” dove i clienti benemeriti<br />
hanno lasciato, come in chiesa,<br />
la loro targhetta dorata, e poi<br />
si chiede ad Amid, barman di<br />
Tenerife, single e con codino,<br />
che shakeri uno dei molteplici<br />
cocktail (5-6 euro) o riempia<br />
un calice di vino (4-5 euro)<br />
tra quelli della carta che è un<br />
mix tra etichette italiane, francesi<br />
e spagnole (in tutto una<br />
cinquantina). Non è indicata,<br />
ma potete anche chiedergli la<br />
<strong>su</strong>a specialità al vino: Ottobre<br />
rosso, con vino, vodka e menta<br />
fresca, o azzardare un Verano<br />
con vino, gazzosa e Fanta.<br />
Se poi la fame sale, fermatevi<br />
a cena: con 35 euro potete<br />
scegliere tra ricette semplici<br />
d’ispirazione nizzarda, come i<br />
mezzi paccheri con canard fumé<br />
e zafferano o i medaglioni<br />
di filetto con Roquefort.<br />
NICE 0 SIX<br />
via Ronzoni, 2<br />
tel. 02-58115075<br />
aperto solo la sera,<br />
chiuso domenica<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Verona<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 55
PRIMA&DOPO<br />
MAMAMAU<br />
06-44244548<br />
Dodici metri di bancone che<br />
dalle 18 sono sommersi di<br />
tantissimi sfizi molto artigianali<br />
per questo locale<br />
appena rinnovato in zona<br />
universitaria. In abbinamento<br />
Claudio prepara shot a un<br />
euro, soft drink a 3,50, long<br />
drink a 4. Vanno alla grande<br />
il Virgin mojito aromatizzato<br />
allo zenzero, il Miami ice tea,<br />
il Long Island. Non perdetevi<br />
però la specialità della casa, il<br />
tiramisù: dal classico al caffè<br />
a quello alle fragole, pesche,<br />
albicocche.<br />
Via Catania, 46<br />
Chiuso domenica<br />
LE CLUB<br />
329-7646270<br />
Arredi moderatamente hightech,<br />
opere di giovani artisti<br />
alle pareti, ma è l’aperitivo<br />
<strong>su</strong>shi del venerdì sera che lo<br />
rende famoso. Da con<strong>su</strong>marsi<br />
con cocktail e long drink colorati<br />
e decorati con la frutta,<br />
serviti da barman freestyle,<br />
ma soprattutto insieme a<br />
un calice di vino, perché al<br />
bancone c’è anche un vero e<br />
proprio sommelier.<br />
Via Vanvitelli, 4d<br />
Sempre aperto<br />
SECRETS CAFÉ<br />
06-76968667<br />
La location è piuttosto privilegiata,<br />
pur essendo un po’<br />
decentrata, stretta tra l’acquedotto<br />
Claudio e quello Felice,<br />
tanto che le antiche mura<br />
romane creano una sorta di<br />
giardino interno protetto e<br />
<strong>su</strong>ggestivo. Per contrasto gli<br />
interni sono modernissimi:<br />
fibra ottica a terra, tra ardesia<br />
e resina. La novità per l’autunno<br />
sono i cocktail con yogurt,<br />
marmellate, cioccolata calda.<br />
Aperitivo a buffet con finger<br />
food a 10 euro: monoporzioni,<br />
cous cous, <strong>su</strong>shi. Sabato e<br />
domenica lounge jazz.<br />
Via Tuscolana, 692<br />
Sempre aperto<br />
56 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
LAZIO MINIMAL CHIC?<br />
ANDATE AL PALAEXPO<br />
A Palazzo delle Esposizioni ora<br />
anche la cucina è un’arte<br />
Architettura high-tech importante per<br />
il ristorante d’autore griffato Antonello<br />
Colonna, appena sbarcato in grande stile<br />
nel nuovo Palexpo delle meraviglie. Una<br />
magnifica “serra” bioclimatica coperta<br />
da una volta a botte in acciaio, reinterpretata<br />
dall’architetto Paolo Desideri<br />
con lo studio ABDR, fatta di altissime<br />
pareti di vetro e travi d’acciaio. Un parallelepipedo<br />
in vetro luminoso e leggero<br />
di straordinario respiro. Un’illuminazione<br />
fatta di luci calde e led che di notte ne<br />
fanno una sorprendente “lanterna urbana”.<br />
Duecentoquaranta posti a sedere in<br />
680 metri quadrati tra primo e secondo<br />
livello, <strong>su</strong> un’altezza che va dai 7 ai 9<br />
metri. Duecento metri quadrati solo di<br />
cucine, che sembrano un dado di legno<br />
chiaro lanciato in sala. Tavoli verde oliva,<br />
sedie bianche, divani blu, chaise longue<br />
di Jasper Morrison. Tutto scelto nella<br />
collezione Cappellini e Poltrona Frau e<br />
improntato al rigore modernista, nel segno<br />
della contemporaneità. Forme leggere,<br />
pulite così come la mise en place<br />
di assoluta compostezza formale. L’area<br />
lounge al secondo piano, l’Open up, ha<br />
un centro di gravità decisamente magnetico<br />
intorno al bancone di 12 metri tutto<br />
bianco. È qui che dalle 10 del mattino<br />
alle 2 di notte si può addentare un panino<br />
“monotematico”, come lo definiscono<br />
in cucina, e cioè per esempio solo di<br />
prosciutto iberico, fermandosi a leggere<br />
in poltrona, o un club sandwich comme<br />
il faut. Un aperitivo, senza inutili buffet,<br />
ma “à la carte”, magari con una focaccina<br />
calda e porchetta, costa <strong>su</strong>i 10-12 euro.<br />
Lo chef, Lorenzo Eleuteri, scelto da<br />
Colonna, che si aggira spesso tra fornelli<br />
e sala, arriva dai Castelli e pur con un<br />
solido curriculum da giramondo non<br />
ha certo dimenticato le origini veraci<br />
laziali che reinterpreta innovando. Già,<br />
perché haute cuisine, autenticità degli<br />
ingredienti e grande tecnica, che sono<br />
ormai diventati leggenda per il “maestro”,<br />
pagano. A cominciare dalla testina<br />
di vitello panata, i cappelletti di coda<br />
alla vaccinara, i ravioli di pecorino e<br />
trippa alla romana, le polpettine di baccalà<br />
o l’agnello al mosto cotto, il mitico<br />
“diplomatico” crema e cioccolato con<br />
caramello al sale. Per una cena il costo si<br />
aggira <strong>su</strong>i 50 euro, vini esclusi (a pranzo<br />
formule molto più easy). E c’è anche la<br />
possibilità del take away, con un packaging<br />
ad hoc.<br />
OPEN COLONNA<br />
via Piacenza di fronte al 5<br />
tel. 06-48941330<br />
sempre aperto<br />
LA PIZZA FAMOLA STRANA<br />
Cucina romana più o<br />
meno rivisitata e pizze<br />
inaspettate<br />
Già il nome, “Ministero della<br />
pizza”, del vecchio locale che<br />
ogni sera sfornava margherite<br />
e capricciose a go go, lascia<br />
immaginare una solida macchina<br />
da guerra nel quartiere<br />
San Lorenzo, prezzi competitivi<br />
e un repertorio ben rodato.<br />
Ma da qualche mese qui tira<br />
tutta un’altra aria: la pizza si<br />
fa ancora, ma quella lievitata<br />
72 ore e dagli abbinamenti<br />
insoliti come fior di latte, zucca,<br />
zenzero, bufala affumicata<br />
e addirittura una sbriciolata<br />
di amaretti di Saronno. E i<br />
prezzi sono rimasti buoni, anzi<br />
buonissimi (al massimo 35<br />
euro) con un ottimo rapporto<br />
qualitativo.<br />
L’aria è quella un po’ dimessa<br />
da trattoria rivista e un po’ vis<strong>su</strong>ta,<br />
qualche foto alle pareti,<br />
un po’ di legno tra nicchie e<br />
archetti. Il menu cambia spesso:<br />
ricette romane veraci, come<br />
la gricia o la cacio e pepe,<br />
si alternano ad abbinamenti e<br />
profumi più leggeri e insoliti<br />
tipo il cartoccio di alici fritte<br />
dorate con besciamella vegetale<br />
al limone e prezzemolo.<br />
In questo periodo molte le<br />
new entry da mesi freddi: fagottini<br />
di grano saraceno con<br />
castelmagno, lardo croccante<br />
e mandorle tostate <strong>su</strong> letto di<br />
champignon, ravioli di pecori-<br />
no di Pienza con salsa di porri<br />
e pinoli tostati e bocconcini<br />
di faraona in salsa d’uva. Per<br />
dessert una bavarese di ricotta<br />
di bufala, anche se alla fine<br />
in ogni caso i camerieri passano<br />
con un vassoio di praline e<br />
cioccolatini belli e buoni tra i<br />
quali la scelta è ardua…<br />
CRIBBIO!<br />
via dei Campani, 65<br />
tel. 06-490217<br />
chiuso lunedì<br />
L'APPETITO VIEN CHATTANDO<br />
Tavola calda con wi-fi? Non è una trovata gastronomica: sono i posti giusti dove mangiare e navigare<br />
OSTERIA DEL GAMBERO<br />
ROSSO<br />
06-55112277<br />
Lavorare da qui è dura: ci sarà<br />
pure internet senza fili a ogni<br />
piano, ma nella Città del Gusto<br />
le distrazioni non mancano.<br />
Certo non si soffre la fame, dal<br />
primo mattino a sera. Biscotti<br />
e pane artigianali, pizza con<br />
un impasto da manuale. A<br />
pranzo vige il buffet: 10 euro<br />
per una zuppa, una pasta cotta<br />
al momento, verdura, carne<br />
o pesce e anche un dessert.<br />
La sera invece è da poco entrata<br />
in vigore la formula che<br />
privilegia pizze e affini. Ma che<br />
pizze, e quante. Trentasei tipi<br />
<strong>su</strong>ddivise in impasto napoletano<br />
(48 ore di lievitazione),<br />
romano (24 ore), integrali (ai<br />
5 cereali o con la crusca), tra<br />
cui vanno forte la carbonara e<br />
quella alle melanzane alla parmigiana.<br />
Più le focacce: squisita<br />
quella ripiena di porchetta<br />
di vitella e pomodori o quella<br />
con insalata di pollo. I prezzi<br />
oscillano tra i 7 euro per una<br />
margherita e i 10 per una<br />
focaccia ripiena. Buoni anche i<br />
fritti di accompagnamento: le<br />
polpette di baccalà mantecato,<br />
i <strong>su</strong>pplì (anche all’amatriciana)<br />
o gli arancini (come i cacio e<br />
pepe). Settanta etichette di<br />
vino (di cui 10 a rotazione in<br />
mescita), offerta rara per una<br />
pizzeria, e quattro tipi di birra.<br />
Via E. Fermi, 161<br />
Chiuso domenica e lunedì<br />
Da portare a casa o<br />
con<strong>su</strong>mare in loco:<br />
pasta, cous cous o<br />
<strong>su</strong>shi<br />
Sergio Capezzuoli, dopo<br />
anni trascorsi tra Londra e<br />
Pechino, torna nella capitale<br />
creando un nuovo format per<br />
Lenane, luogo cult della Roma<br />
chic di un po’ di anni fa, che<br />
dopo <strong>due</strong> mesi sta già diventando<br />
un altro must: whole<br />
food store. Si entra e si sfila<br />
davanti a una lunghissima<br />
parete attrezzata con banchi<br />
frigo open dove si allineano<br />
monoporzioni (al prezzo medio<br />
di 5 euro) di cous cous,<br />
paste fredde, pollo al curry,<br />
polpette e chutney di carote<br />
in packaging black and white<br />
PUNTO G<br />
380-4732038<br />
È il primo knit caffè della<br />
capitale, dove comunità di<br />
nuovi creativi si incrociano<br />
contaminando i rispettivi<br />
stili davanti a una tazza di<br />
cioccolata, un tè tra le tante<br />
selezioni proposte, un caffè<br />
americano, una crostata alla<br />
carota o un plumcake speziato,<br />
rigorosamente home<br />
made. E tra un tombolo e<br />
un punto croce si può anche<br />
scaricare la posta e chattare.<br />
Al Pigneto il Punto G brilla<br />
di un allure decisamente<br />
fashion voluto dall’attrice<br />
Marina Giordana, tutto pareti<br />
lilla e oro e arredi in contrasto,<br />
in bilico fra antico e<br />
moderno.<br />
Al bancone bar, in marmo<br />
bianco e rosoni dorati, dalle<br />
18 in poi aperitivo ricco (8<br />
euro) con un bicchiere di<br />
vino e un buffet che evolve<br />
in cena (con possibilità di<br />
ordinare anche oltre la mezzanotte).<br />
Cous cous, pollo<br />
al curry e riso, tzatziki, ma<br />
anche qualche pasta fredda o<br />
calda, polpettine, sformati di<br />
patate, verdure. E poi le portate<br />
fredde: prosciutto tagliato<br />
a mano, salame e piccole<br />
salsicce stagionate, formaggi<br />
toscani rigorosamente bio,<br />
che Marina va a scegliere direttamente<br />
in fattoria.<br />
Via Macerata, 58<br />
Sempre aperto<br />
accattivante. Oltre c’è l’area<br />
<strong>su</strong>shi, più avanti una selezione<br />
di formaggi, sandwich,<br />
baguette, yogurt, mousse,<br />
spremute di frutta fresca,<br />
smoothie. Poi arriva la sezione<br />
dei cibi caldi con zuppe e<br />
risotti, spesso noodles in brodo<br />
o asciutti. A questo punto<br />
CAFFETTERIA CHIOSTRO<br />
DEL BRAMANTE<br />
06-68809035<br />
Nella caffetteria nel loggiato<br />
<strong>su</strong>periore del Chiostro del<br />
Bramante, modernissima<br />
e accogliente, non poteva<br />
mancare la connessione wi-fi<br />
gratuita. Come se fossimo da<br />
Starbucks, anche qui allora<br />
possiamo liberamente girare<br />
in rete o navigare accanto<br />
a una tazzona di caffè americano,<br />
con una bella scelta<br />
di brioche, cornetti, piccola<br />
pasticceria secca e molti tè.<br />
Anche il brunch della domenica<br />
non è affatto male e<br />
dura dalle 11 alle 16: tanti<br />
piatti dolci e salati, come<br />
torte rustiche, sformati, paste<br />
al forno, timballo di riso,<br />
focacce. Per il pranzo di tutti<br />
i giorni il consiglio è invece<br />
di provare le buonissime baguette<br />
farcite e le friselle (ma<br />
in menu ci sono anche carpacci,<br />
insalate e selezioni di<br />
formaggi). Nel fine settimana<br />
la chiu<strong>su</strong>ra va oltre il solito<br />
regime che impone l’uscita<br />
alle 20 e così fino alle 23<br />
tanti cocktail, vini e molti più<br />
sfizi da con<strong>su</strong>mare anche<br />
nella insospettabile quiete<br />
del portico, a pochi passi dal<br />
caos del frequentatissimo<br />
triangolo tra piazza Navona,<br />
Bar della Pace e piazza del<br />
Fico.<br />
Arco della Pace, 5<br />
Chiuso lunedì<br />
scegli, metti nel basket, paghi<br />
e decidi se portare via o salire<br />
al primo piano e sederti con<br />
il vassoio a un tavolo davanti<br />
alle grandi vetrate <strong>su</strong> strada.<br />
Doghe di legno a terra, sedie<br />
di pelle nera, pareti arancio<br />
e viola a contrasto, grandi<br />
tele colorate che scendono<br />
BIBLI<br />
06-5814534<br />
Cos’è che si può fare da<br />
Bibli? O meglio, cos’è che<br />
non si può fare? Conversare,<br />
ascoltare musica, bere,<br />
guardare mostre, mangiare,<br />
comprare libri, navigare in<br />
rete, ovviamente... tutto è<br />
ormai routine in questo storico<br />
“nuovo” format di libreria,<br />
che per prima 12 anni<br />
fa creò un insolito locale<br />
multifunzionale, vagamente<br />
radical chic, dove l’incontro<br />
con l’autore avveniva con<br />
la quiche nel piattino e il<br />
bicchiere in mano. Il food<br />
peraltro qui non è un pretesto,<br />
anche se gli scaffali<br />
della libreria traboccano di<br />
spunti e i concerti, dal jazz<br />
all’etnico, sorprendono piacevolmente.<br />
Il buffet infatti<br />
vale altrettanto e a prezzi<br />
concorrenziali, visto che<br />
durante la settimana costa<br />
solo 9 euro con una scelta<br />
di 3 piatti, dal pasticcio di<br />
fettuccine in crosta, alla<br />
pizza di scarola, uvetta e pinoli,<br />
alle lasagne di verdura,<br />
spezzatino di maiale, funghi<br />
e castagne, pollo all’arancia<br />
e le torte casalinghe. La<br />
sera invece con 13 euro si<br />
mangiano un primo e un secondo.<br />
Appuntamento clou<br />
è il brunch del weekend a<br />
16 euro tutto incluso.<br />
Via dei Fienaroli, 28<br />
Chiuso lunedì mattina<br />
MONOPORZIONI IN PARETE<br />
dall’alto. Alla carta il menu è<br />
decisamente ridotto ma assolutamente<br />
ottimo, per una<br />
cucina che resta aperta fino a<br />
int<strong>rave</strong>dere l’alba… Buona la<br />
rana pescatrice con mandorle<br />
tostate e limone a 18 euro o il<br />
tiramisù al bicchierino. Merita<br />
una sosta il bel bancone del<br />
gastrobar centrale dove fermarsi<br />
a cenare anche da soli<br />
(con una spesa che si aggira<br />
<strong>su</strong>i 25 euro), sotto le luci colorate<br />
anni ’70. Da prenotare<br />
in gruppo la “sala teatro” con<br />
un lungo tavolo a specchio e<br />
straordinarie sedute di modernissimo<br />
design cinese.<br />
LENANE<br />
viale Parioli, 35/a<br />
tel. 06-8072794<br />
chiuso lunedì<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Vip watching alcolico<br />
Ercoli dal 1928 è un tempio<br />
di delizie che non ha bisogno<br />
certo di presentazioni<br />
all’incrocio con la mitica via<br />
Asiago. E c’è da scommettere<br />
che molti volti noti della<br />
radio e della tv in questa gastronomia/salumeriaabbiano<br />
fatto ben più di una sosta<br />
golosa... Poi da poco più di<br />
un mese Sandro Massari ha<br />
creato una piccola cucina e<br />
una sala con mescita e dieci<br />
tavoli, dove abbinare ai vini i<br />
cibi ordinati al banco e fatti<br />
cucinare al momento. Più di<br />
250 le etichette da tutte le<br />
regioni italiane (si espatria<br />
solo per gli champagne) con<br />
un ricarico più che accettabile.<br />
Presenti tutte le grandi<br />
aziende ma anche gli emergenti:<br />
piccole cantine, ultime<br />
scoperte. Molto interessanti<br />
gli incontri mensili (dalle 18<br />
alle 21) con produttori selezionati:<br />
a 15 euro si assaggiano<br />
cinque vini abbinati<br />
a prodotti che si sposano a<br />
meraviglia con quel determinato<br />
vitigno. Ogni sera ci<br />
sono 30 vini in mescita tra<br />
bianchi e rossi (dai 3 agli 8<br />
euro al massimo), dieci bollicine,<br />
quattro champagne<br />
d’importazione. E poi 35<br />
cocktail firmati da Roberto.<br />
Senza impegnarsi troppo si<br />
possono accompagnare con<br />
salumi iberici o degustazioni<br />
di formaggi, più di 300, serviti<br />
con gelatine e mostarde<br />
(10 euro un tris). Oppure<br />
con un risotto con porcini<br />
freschi e bitto (8 euro). Il foie<br />
gras invece arriva a carpaccio<br />
o a scaloppa (20 euro).<br />
Memorabile la crema di<br />
mascarpone e amaretti per<br />
la quale non c’è che l’imbarazzo<br />
della scelta tra gli oltre<br />
20 vini da dessert.<br />
ERCOLI dal 1928<br />
via Montello, 24<br />
tel. 06-3720243<br />
chiuso domenica<br />
URBAN 57
PRIMA&DOPO<br />
LA LUNA E I FALÒ<br />
011-5069849<br />
Oltre al nome del locale il rimando<br />
a Pavese continua <strong>su</strong>gli<br />
scaffali, con le <strong>su</strong>e opere in<br />
bella vista. Sfogliatele mentre<br />
accompagnate il vostro bicchiere<br />
di vino o altro con una<br />
buonissima torta di formaggio,<br />
tranci di piadina arrotolata<br />
farcita di crema di olive e formaggio,<br />
crostini di salame e<br />
formaggio erborinato oppure<br />
con verdure grigliate. Se l’appetito<br />
aumenta, La luna e i falò<br />
è anche un ottimo ristorante<br />
con tante sfiziosità. Ma non<br />
sfogliate i libri di Pavese con le<br />
dita unte!<br />
Via Cernaia, 29/6<br />
Chiuso domenica<br />
BAR BIFFI<br />
011-7493044<br />
Il tempo qui sembra essersi<br />
fermato. Anche l’aperitivo è<br />
sempre all’altezza e, come nel<br />
passato, oltre alle classiche<br />
tartine e frittatine si arricchisce<br />
con ostriche fines de claire<br />
( 3,5 euro), belon (4 euro) o<br />
con spettacolari gamberoni<br />
crudi. Tre euro e cinquanta per<br />
un pomodoro ben condito.<br />
Qualcosa in più per un cocktail<br />
ben eseguito.<br />
Corso V. Emanuele II, 199/a<br />
Chiuso domenica<br />
ART CAFÉ<br />
011-599510<br />
Elegante il locale, in piena<br />
Crocetta, con sgargianti pareti<br />
arancio, ampio il dehors<br />
invernale <strong>su</strong>l corso, ma il vero<br />
asso nella manica è la qualità<br />
e quantità di vini e “bollicine”.<br />
Una quindicina (e forse più) di<br />
champagne, tutti i nomi più<br />
prestigiosi della Franciacorta<br />
(a soli 4 euro!), rossi di altissimo<br />
livello, il tutto a prezzi<br />
competitivi. Semplici ma<br />
fragranti le tartine di tonno e<br />
pomodoro, burro e acciughe,<br />
salame piccante, prosciutto e<br />
veramente squisito il primosale<br />
al pepe nero. Bravi!<br />
Corso De Gasperi, 25/d<br />
Chiuso domenica<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
58 URBAN<br />
Genova<br />
www.lottosport.com<br />
MANGIARE & BERE<br />
TORINO<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
INDIZI DI SICILIA DOC<br />
VICINO AL TRIBUNALE<br />
L’isola non è vicina, ma a volte<br />
basta entrare nel posto giusto<br />
per sentirsi lì<br />
Gioacchino Macaluso per qualche anno<br />
ha proposto cucina del Sud alla Trattoria<br />
Varazze, così ribattezzata dal nome della<br />
via e non dalle origini del cuoco, siciliano<br />
doc.<br />
Ora, trovati nuovi spazi in zona più centrale,<br />
vicino al Nuovo Tribunale, rieccolo ai<br />
fornelli con Lucetta in un ristorante dall’impronta<br />
e nome che non lasciano adito a<br />
dubbi: l’Ormeggio. Ancora cucina di mare<br />
là dove negli anni scorsi si erano alternati<br />
il tradizionale Buco e l’ambizioso Serendip,<br />
di cui resta l’imponente camino a forma di<br />
bocca aperta che ci accoglie all’ingresso.<br />
Le pareti hanno abbandonato i toni accesi<br />
e sono ora di un rassicurante color crema<br />
che ben si abbina ai pavimenti in legno.<br />
Ma veniamo alla cucina. Il pesce e la tradizione<br />
siciliana sono ancora l’asse portante.<br />
Il modo migliore per assaggiarlo è l’ampio<br />
menu degustazione da 40 euro. Si inizia<br />
con le sfiziose sarde a beccafico, con pane<br />
grattato, pinoli e uvetta, seguite dal baccalà<br />
mantecato e dal sauté di cozze e vongole.<br />
Seguono gli gnocchi con gamberi e triglie<br />
e i maltagliati al tonno e Barbera, per<br />
proseguire con gli involtini di pescespada<br />
alla messinese e gli stracci di pescato con<br />
pomodorini e aneto. Se ce la fate ancora,<br />
dessert a scelta.<br />
Si può naturalmente decidere di mangiare<br />
alla carta e, anche in questo caso, non si<br />
LA FRITTURA FA CULTURA<br />
Ortodosso alla piemontese, dolce e salato insieme, croccante e leggerissimo: l’importante è che sia fritto!<br />
TORINO<br />
TRE GALLINE<br />
011-4366553<br />
Il posto è bello, restaurato<br />
con attenzione per mantenere<br />
l’aura dell’osteria di una<br />
volta (ancora una ventina<br />
d’anni fa l’oste parlava solo<br />
piemontese). Ora il servizio<br />
è al passo coi tempi, cortese<br />
e capace. Ma veniamo alla<br />
cucina: è sempre piemontese<br />
verace, se pur ammodernata.<br />
Ne è un esempio il grande<br />
fritto misto, che nulla lascia a<br />
mode revisioniste o salutiste.<br />
È come dev’essere, con tutti i<br />
<strong>su</strong>oi pezzi giusti. E ne vorrete<br />
sempre di più... Sui 40 euro,<br />
vini esclusi.<br />
Via Bellezia, 37<br />
Chiuso domenica e lunedì a<br />
pranzo<br />
TREISO (CN)<br />
RISORGIMENTO<br />
0173-638195<br />
rimane delusi assaggiando la pasta con<br />
le sarde o una sapida orata con olive taggiasche<br />
e patate al forno, mentre per chi<br />
proprio non se la sente di rinunciare alla<br />
“terra” ci sono alcuni piatti ben eseguiti,<br />
ma sicuramente meno intriganti.<br />
A pranzo, con 10 euro, si ordina invece<br />
il monopiatto del giorno. Per esempio<br />
gustose tagliatelline alle erbe, caponata<br />
di melanzane e lonza al limone, ma se<br />
Gioacchino è nei paraggi un assaggino<br />
di sarde e un bicchierino di cioccolato<br />
fondente riempito di Malvasia non man-<br />
Dietro ogni fritto misto piemontese<br />
c’è sempre una cuoca<br />
esperta e di tradizione e<br />
qui non si fa eccezione. Venti<br />
portate, servite a <strong>due</strong> per<br />
volta, per gustarne croccantezza<br />
e leggerezza: frattaglie,<br />
fegatini, cotolettine di maiale<br />
e vitello, salsiccia, verdure e<br />
ovviamente gli immancabili<br />
bocconi di mela e semolino.<br />
Una sola condizione: non dimenticate<br />
di chiedere il fritto<br />
al momento della prenotazione.<br />
Si conclude con bonet,<br />
panna cotta o torta di mele.<br />
Sui 30 euro.<br />
Viale Rimembranza, 14<br />
Chiuso lunedì e martedì,<br />
mercoledì, giovedì sera<br />
PRIOCCA (CN)<br />
IL CENTRO<br />
0173-616112<br />
Il tempio del fritto misto<br />
alla piemontese. Lo fanno<br />
giovedì, bisogna prenotare e<br />
avere pazienza, perché c’è la<br />
coda. Più di venti pezzi, fritti<br />
in modo celestiale, leggero,<br />
croccante, saporito quando<br />
deve, dolce quando deve.<br />
E soprattutto piemontese.<br />
Davvero. Non trovate invenzioni<br />
moderniste, tipo l’ananas<br />
o altre diavolerie. Tutto<br />
rigorosamente tradizionale.<br />
Tutto come quando lo faceva<br />
la mitica mamma Rita (che<br />
adesso sta nella vineria di<br />
fronte, per l’aperitivo). Un sogno.<br />
45 euro senza vini.<br />
Via Umberto I, 5<br />
Chiuso martedì<br />
cherà, comunque, al vostro tavolo.<br />
La carta dei vini prevede una quarantina<br />
di etichette discrete ma forse non ancora<br />
adeguate al livello della cucina.<br />
Per fortuna si può parcheggiare gratuitamente<br />
nell’autorimessa di fronte: un<br />
vero sollievo in una zona sempre troppo<br />
intasata!<br />
L’ORMEGGIO<br />
via Lombriasco, 4<br />
tel. 011-4332210<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
CALAMANDRANA (AT)<br />
VIOLETTA<br />
0141-769011<br />
Una classica trattoria tra i<br />
vigneti del Monferrato. Quale<br />
miglior luogo per una gita<br />
fuori porta autunnale? E, se<br />
prima di mettervi in viaggio,<br />
vi accerterete con il signor<br />
Carlo che c’è il fritto misto,<br />
preparato da mamma Maria,<br />
il godimento sarà completo.<br />
Anche i tajarin, gli agnolotti e<br />
la finanziera sono imperdibili.<br />
Un bel dilemma. Se non sapete<br />
scegliere, non disperate,<br />
la qualità delle Barbere astigiane<br />
affogherà il dispiacere<br />
per eventuali rinunce. 35<br />
euro, vini esclusi.<br />
Via Valle San Giovanni, 1<br />
Chiuso martedì, mercoledì<br />
e domenica sera<br />
© acqua_cristina_cosci
Con gli ingredienti sempre<br />
freschi anche le pizze sono<br />
in progress<br />
PADOVA<br />
Capovolta<br />
Se l’atmosfera un po’ etnico-chic di<br />
questo locale nel centro di Padova,<br />
giocato <strong>su</strong>i toni caldi del rosso e dell’arancione,<br />
con luci soffuse e arredi che<br />
rimandano al lontano Oriente, un po’ vi<br />
irrigidisce, don’t worry: in realtà si tratta<br />
di un ristorante/pizzeria molto informale<br />
per quanto riguarda i prezzi e very easy<br />
per l’accoglienza, aperto da settembre<br />
anche a pranzo, ma solo durante la settimana.<br />
Si chiama Capovolta e il giovane proprietario<br />
Nicola ha le idee chiare <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o concetto<br />
di cucina: essenziale, ma all’insegna<br />
della miscellanea dei sapori, che passano<br />
dalle carni, al pesce, ai primi sfiziosi e<br />
alle pizze dai nomi e dagli ingredienti<br />
appetitosi, il must del posto. Ogni stagione<br />
viene proposto un menu ad hoc e<br />
per quest’autunno i piatti “caldi” vanno<br />
da radicchio ai ferri con sbrise impanate<br />
(8 euro) a sformatino di parmigiano con<br />
polenta e funghi porcini (9,50) come antipasto,<br />
per poi passare magari a un piatto<br />
di gnocchi con radicchio, gorgonzola,<br />
noci, speck e grana: per la serie, evviva la<br />
dieta… Anche <strong>su</strong>l pesce ci siamo: ci sono<br />
gli scampi marinati, la classica impepata<br />
di cozze e vongole (8), i tagliolini al sal-<br />
mone affumicato e zucchine (9 euro).<br />
Ma il piatto forte, come dicevamo, è<br />
senz’altro la pizza: ne trovate di tutti i tipi<br />
e di tutte le mi<strong>su</strong>re, da normale a extra<br />
large. Quasi leggendaria, almeno per gli<br />
under 30, è la Snowboard, che parte da<br />
una base di pomodoro e mozzarella con<br />
l’aggiunta di gorgonzola, speck e una<br />
pioggia di pinoli dopo la cottura. Per chi<br />
è più attento alla linea consigliamo la<br />
MANGIARE & BERE<br />
VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
NON C'È UN MENU PER<br />
TUTTE LE STAGIONI<br />
Delicata, con tris di funghi, Philadelphia e<br />
grana, o la Latina, con mozzarella di bufala,<br />
prosciutto cotto, pomodorini freschi e<br />
basilico. Alla faccia del riso alla cantonese<br />
o delle alghe “flitte”, buona pizzata a tutti,<br />
vip o very normal people che siate…<br />
via Facciolati, 168<br />
tel. 049-757407<br />
chiuso lunedì<br />
PROPRIO COLTI IN CASTAGNA<br />
Insieme alle fettuccine, sopra la toma, con le verze, nella torta: indirizzi dove a novembre regnano i marroni<br />
VERONA<br />
RISTORANTE GALILEO<br />
045-8751158<br />
Tradizione veneta, un tocco<br />
di cucina mantovana e tanta<br />
creatività sono gli ingredienti<br />
dei vari piatti che qui seguono<br />
il corso delle stagioni. La castagna<br />
spopola venerdì 16 e<br />
sabato 17 novembre: in menu<br />
cannolo di farina di castagne<br />
al gratin ripieno di zucca e<br />
ricotta fumé, fettuccine con castagne<br />
e porcini, fagiano alle<br />
castagne e noci con polenta,<br />
tortino tiepido di castagne e<br />
arancia con zabaione al moscato.<br />
Totale: 33 euro.<br />
Piazza C. Zinelli, 2<br />
Chiuso domenica<br />
LONIGO (VICENZA)<br />
RISTORANTE LA PECA<br />
0444-830214<br />
Solo la vista mozzafiato <strong>su</strong>i<br />
colli Berici vale lo sforzo di<br />
una visita, in più l’accoglienza<br />
con un calice di Selosse Gran<br />
Cru 90 vi fa capire che il sommelier<br />
sa il fatto <strong>su</strong>o. Per non<br />
parlare dello chef che in tema<br />
di castagne propone un flan<br />
di verza con cuore morbido<br />
di toma di langa stagionata in<br />
grotta, con crema di castagna<br />
“marronata”, aceto balsamico<br />
e guancialino leggermente<br />
disidratato (21 euro).<br />
Via A. Giovanelli, 2<br />
Chiuso domenica sera e<br />
lunedì<br />
SAN ZENO DI MONTAGNA (VERONA)<br />
SAN ZENO<br />
CASTAGNE & VINO<br />
Fino al 18 novembre<br />
Anche quest’anno ha luogo<br />
la rassegna enogastronomica<br />
San Zeno Castagne &<br />
Vino, che propone cinque<br />
menu degustazione in<br />
diversi ristoranti, naturalmente<br />
a base di castagne.<br />
Tra i più sfiziosi: tavolozza<br />
autunnale con sfilacci e<br />
castagne con vinaigrette<br />
al melograno, minestrone<br />
di castagne, canederli con<br />
castagne al burro di malga,<br />
pardulas con brasato di<br />
manzo, castagne e verze,<br />
tiramisù di castagne,<br />
vino rosso (32 euro) al<br />
Ristorante Giardinetto (tel.<br />
045-7285018). Per la stessa<br />
cifra altro menu invitante<br />
alla Trattoria alla Pineta<br />
(tel. 045-7285134): polenta<br />
di castagne con fonduta<br />
di formaggi del Baldo, porcini<br />
trifolati e tartufo nero,<br />
pappardelle con ragù di<br />
fagianella, pioppini e castagne,<br />
risotto mantecato al<br />
Valpolicella con castagne e<br />
salamella, cervo stufato con<br />
prugne e castagne, patate<br />
arrosto allo speck e rosmarino,<br />
tortino caldo di mele e<br />
castagne con canditi e salsa<br />
inglese. E per finire sanvigilini<br />
alle castagne e tanto<br />
vino rosso.<br />
PRIMA&DOPO<br />
PADOVA<br />
AL VECIO BACARO<br />
349-8757579<br />
Osteria, bacaro e wine bar:<br />
qual è la differenza? Significa<br />
che qui ci potete venire per<br />
una pausa pranzo, una cena<br />
frugale, un aperitivo con<br />
spuncioni o un digestivo, meglio<br />
se a base di vino, che qui<br />
va per la maggiore. Aperto<br />
dalle 10 a mezzanotte, è pieno<br />
di studenti, con sottofondo<br />
musicale del tipo It’s only<br />
rock’n’roll, but I like it e vino a<br />
prezzi “politici”.<br />
Via dei Soncin, 9<br />
Sempre aperto<br />
VICENZA<br />
DOC PROSECCHERIA<br />
334-9407845<br />
Si va dai 2 euro di un semplice<br />
Prosecco Brut ai 4,50<br />
di un Franciacorta Extra Brut<br />
o Rosé in questa originale<br />
e nuova Proseccheria, dove,<br />
per chi non ama le bolle, c’è<br />
anche una vasta scelta di<br />
bianchi e rossi tipo il Ribolla<br />
Giallo (2,50) o il Valpolicella<br />
Superiore (2,50). Come stuzzichini<br />
d’accompagnamento,<br />
piade, pizze, fritture miste e<br />
altre sfiziosità come le alette<br />
di pollo.<br />
Corso Fogazzaro, 25<br />
Chiuso lunedì<br />
VERONA<br />
CAFFÈ COLONIALE<br />
045-8012647<br />
Novità per questo caffè dal<br />
nome evocativo di terre lontane<br />
e di uno stile che per anni<br />
ha dettato tendenza nell’arredo<br />
di case e locali. Con l’arrivo<br />
del freddo punta <strong>su</strong> piatti<br />
ricchi per la pausa pranzo,<br />
tipo galletto trentino e patate<br />
arrosto (<strong>su</strong>i 7/8 euro), o <strong>su</strong><br />
una più light piada Coloniale<br />
(mozzarella, pomodoro, lattuga),<br />
oltre a riproporre le leggendarie<br />
creme in tazza e il<br />
caffè con scaglie di cioccolato.<br />
Piazza Francesco Viviani,<br />
14/c<br />
Sempre aperto<br />
Lunedì chiude alle 15<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Milano<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 59
PRIMA&DOPO<br />
MAMMUTH<br />
051-6593938<br />
Una frizzante new entry per<br />
l’aperitivo e il dopocena in via<br />
del Pratello. Arredi di design,<br />
un grande bancone, cuore<br />
del locale, e tavoli sotto il<br />
portico esterno. Degustazioni<br />
guidate di vini e formaggi,<br />
presentazioni di libri e mostre<br />
personali di artisti esordienti.<br />
Per l’aperitivo, ottimo l’abbinamento<br />
spritz con Campari,<br />
accompagnato da un piattino<br />
di affettati, scamorze, sottoli<br />
e stuzzichini vari (3,50 euro).<br />
Poi c’è la birra Heineken Sotto<br />
Zero servita nei bicchieri a<br />
-16 gradi. Vini tutti biologici,<br />
di piccoli produttori italiani.<br />
Via del Pratello, 96/e<br />
Chiuso lunedì<br />
IMPERO<br />
051-232337<br />
Durante il giorno è una<br />
golosa pasticceria con una<br />
scelta a dir poco strepitosa,<br />
mentre la sera si trasforma<br />
in una location perfetta per<br />
l’aperitivo post-shopping in<br />
via Indipendenza, seduti agli<br />
eleganti divanetti in pelle all’interno<br />
o ai tavolini fuori. Tra<br />
i cocktail (a 5,50-6 euro) gettonatissimo<br />
l’Impero Ice a base<br />
di Campari, <strong>su</strong>cco d’arancia<br />
e un ingrediente segreto.<br />
Via Indipendenza, 39<br />
Sempre aperto<br />
BAR DELLA TRATTORIA<br />
051-222888<br />
La mitica Trattoria Fantoni in<br />
città la conoscono tutti, e ben<br />
presto il Bar della Trattoria,<br />
aperto dalla stessa “famiglia”<br />
a pochi passi di distanza, <strong>su</strong>birà<br />
la stessa sorte. È un bar<br />
caffè letterario, dove leggersi<br />
in santa pace i quotidiani, assistere<br />
a presentazioni di libri<br />
e approfittare del bookcrossing.<br />
Frequenti le degustazioni<br />
enogastronomiche, specialità<br />
della casa gli champagne<br />
francesi (7 euro).<br />
Via del Pratello, 3/c<br />
Chiuso lunedì<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
60 URBAN<br />
Napoli<br />
www.lottosport.com<br />
© Davide Boschi<br />
MANGIARE & BERE<br />
BOLOGNA<br />
DI CINZIA NEGHERBON<br />
PRESI PER LA GOLA:<br />
TRAPPOLA PER VIP<br />
A fare la differenza è il<br />
trattamento, vip o non vip<br />
che si sia<br />
Quando uno entra in un posto<br />
lanciato come “la tana dei vip” ha già<br />
le idee abbastanza chiare. Di certo<br />
pretende di trascorrere una serata “very<br />
important” all’insegna dello stile, con un<br />
trattamento esclusivo e con la “speranza”<br />
– non garantita, e a dire il vero non<br />
indispensabile – di incontrare qualche<br />
personaggio del jet set.<br />
La location: spiccano le pareti in pietra<br />
toscana bianca, il pavimento in ardesia<br />
brasiliana fatta arrivare direttamente da<br />
Rio de Janeiro e un camino funzionante<br />
scolpito a mano. Come tocco finale,<br />
l’illuminazione strip led made in New<br />
York, regolata att<strong>rave</strong>rso una console<br />
che può predisporre la bellezza di 17<br />
versioni di colore e strobo a seconda del<br />
tema della serata. All’ingresso ci accoglie<br />
un importante bancone puntualmente<br />
riempito di stuzzichini vari all’ora<br />
dell’aperitivo, mentre si cena nella sala<br />
interna con una settantina di coperti,<br />
apparecchiati con runner e piatti di design.<br />
Perché tutto è studiato nei minimi dettagli<br />
da Massimo Baroni e Maurizio Sancini,<br />
amici fin dai tempi del Giostrà, dove dopo<br />
cena si può entrare gratis senza far la fila<br />
grazie al pass in omaggio. La cucina – e<br />
qui va sottolineato – è aperta fino all’1,30<br />
di notte e propone da una parte un menu<br />
più tradizionale, con primi come tortellini<br />
in brodo, alla panna o pasticciati (10 euro),<br />
tortelloni radicchio e speck o gorgonzola<br />
e noci (9 euro) e ancora tagliatelle al ragù<br />
o alla romagnola (7 euro), e per secondo<br />
fiorentina, filetti di angus al pepe verde,<br />
ai funghi porcini o all’aceto balsamico (20<br />
euro). Ma lo chef ama sbizzarrirsi con<br />
tocchi di cucina creativa fuori carta, che<br />
cambiano ogni sera. Ecco che allora per<br />
i palati più coraggiosi spuntano bizzarri<br />
abbinamenti come i tortellini alle fragole,<br />
le linguine al limone e yogurt, il risotto<br />
al melograno e le penne al mascarpone<br />
e gorgonzola, e per secondo braciola ai<br />
mirtilli, brasato all’arancia e cacciagione.<br />
Decisamente importante la carta dei vini,<br />
tra cui le bollicine Franciacorta Dosage<br />
Zero Docg della cantina Cà del Bosco, il<br />
bianco Ribolla gialla di Venica & Venica e<br />
Brunello Poggio Antico, in bottiglia o al<br />
calice.<br />
Ma per chi avesse solo bisogno di spezzare<br />
la fame a tarda sera, c’è una bella selezione<br />
di crostini e piade (8 euro) e golose<br />
insalatone. Da condire con musica dal vivo<br />
anni ’70, ’80 e ’90 durante la settimana o<br />
dj set nel weekend.<br />
LA VIPPERIA<br />
via Emilia Levante, 31/a<br />
tel. 051-495425<br />
chiuso lunedì<br />
OGNI PIATTO AL SUO MEGLIO<br />
Antipasti, primi, secondi e dessert: quattro indirizzi diversi per un unico pasto. Il top in ogni portata<br />
RISTORANTE ALICE<br />
051-583359<br />
Tourbillon di antipasti: è il<br />
meglio che ha da offrire il ristorante<br />
Alice, in tutto 12 assaggi<br />
dalle polpettine alla salsiccia<br />
con fagioli, la trippa in umido,<br />
le crocchette, i formaggi accompagnati<br />
da marmellate miste,<br />
una forma di pecorino marchigiano<br />
tutta da scavare, cavolo<br />
brasato al vino bianco, mortadella,<br />
coppa e ‘nduja calabrese,<br />
verdure strascicate in padella e<br />
la famosa frittapizza della casa,<br />
frittata condita con pomodoro<br />
e mozzarella di bufala. Cena <strong>su</strong>i<br />
35 euro, bere a parte.<br />
Via D’Azeglio, 65/b<br />
Chiuso domenica<br />
GIANNI A LA VECIA BULAGNA<br />
051-229434<br />
I sapori della “vecia Bulagna”<br />
vanno provati in questa storica<br />
trattoria, dove a farla da padrone<br />
sono i primi: tortellini in brodo,<br />
zuppa di cipolla, tagliatelle<br />
al ragù, lasagnette con radicchio<br />
trevigiano e funghi porcini,<br />
gnocchi di zucca, lasagne verdi<br />
al forno (premiate dall’Accademia<br />
italiana della cucina) e ogni<br />
giorno un tortellone con un ripieno<br />
diverso. Ambiente rustico<br />
familiare nella magica atmosfera<br />
del Quadrilatero medievale.<br />
Sui 35/40 euro.<br />
Via delle Clavature, 18<br />
Chiuso domenica sera e<br />
lunedì<br />
TRATTORIA MELONCELLO<br />
051-6143947<br />
Chiaramente la cucina offre un<br />
allettante menu completo, tutto<br />
bolognese, ma è <strong>su</strong>i secondi,<br />
a base di carne, che c’è proprio<br />
da leccarsi i baffi. E allora<br />
coniglio disossato farcito, vera<br />
specialità della casa, arrosto di<br />
vitello, arista di maiale, maialino<br />
da latte cotto al forno, ossobuco<br />
con <strong>su</strong>go di pomodoro,<br />
polpettine, spezzatino di vitello<br />
e zucchine ripiene, la domenica<br />
agnello e faraona, e il bollito<br />
solo a Natale. Tre le salette a<br />
disposizione, una anche per fumatori.<br />
Spesa <strong>su</strong>i 30 euro.<br />
Via Saragozza, 240/a<br />
Chiuso lunedì sera e martedì<br />
OSTERIA BROCCAINDOSSO<br />
051-234153<br />
Il paradiso dei golosi è qui. Al<br />
punto che, pagando un “ticket”<br />
di 10 euro, si possono assaggiare,<br />
senza limite di numero o<br />
di quantità, i dolci fatti in casa<br />
disponibili giorno per giorno:<br />
e allora mascarpone, mousse<br />
al cioccolato, bignè con crema<br />
e cioccolato fuso, crème caramel,<br />
torta di mele o al gianduia,<br />
salame al cioccolato, zuppa<br />
inglese, panna cotta e dolci<br />
di stagione come croccante e<br />
panettone artigianale. Per la<br />
cena completa si spendono<br />
30 euro.<br />
Via Broccaindosso, 7/a<br />
Chiuso domenica
MANGIARE & BERE<br />
NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
GIOVEDÌ SERA IN CORPO<br />
SCORRE MADRENALINA<br />
Al Madre come al Moma e alla<br />
Tate Modern: giovedì con cena<br />
e dj set<br />
Si chiama Madre E Vino il nuovo ristorante/caffetteria<br />
del Madre (Museo<br />
d’Arte Contemporanea Donna REgina),<br />
progettato dall’architetto portoghese<br />
Álvaro Siza. Situato al primo piano,<br />
conta 80 coperti, sedie e tavoli in legno<br />
chiaro e dalle linee essenziali by Siza,<br />
piatti in porcellana disegnati dall’artista<br />
Francesco Clemente e realizzati dall’antica<br />
fabbrica Stingo di Capodimonte. Con<br />
il beneplacito di Alfonso Iaccarino, patron<br />
del noto Don Alfonso a Sant’Agata<br />
dei Goti, con la cucina degli chef del<br />
ristorante Natalino/Antichi Sapori di<br />
Marano, la scelta gastronomica privilegia<br />
l’uso di prodotti tipici della cucina campana<br />
e di menu che conciliano tradizione<br />
locale ed evoluzione del gusto: menu<br />
perfetti per la pausa pranzo, leggeri e<br />
non troppo impegnativi, neppure dal<br />
punto di vista economico. Il wine bar<br />
propone un’attenta selezione di vini<br />
regionali con un senso rigoroso della<br />
forma che elude ogni dogmatismo minimalista.<br />
Att<strong>rave</strong>rsando il cortile (che<br />
ospita installazioni e spettacoli) o, in<br />
alternativa, le sale espositive del museo<br />
(<strong>due</strong> piani di collezione permanente, terzo<br />
piano con personali di artisti <strong>su</strong>perstar,<br />
project room e chiesa sconsacrata<br />
– Donnaregina Vecchia – per allestimenti<br />
ad hoc come quello attualmente in essere<br />
di Robert Wilson, assolutamente wonderful!),<br />
oltrepassando il ponticello open<br />
air che è già divertente fumoir per quelli<br />
che non riescono a smettere, si arriva al<br />
Mev (Madre E Vino, eh), articolato in tre<br />
ambienti: bar, lounge e sala eventi. Che si<br />
re-inventano ogni giovedì notte e sabato<br />
sera con quelli che si preannunciano tra<br />
gli appuntamenti più in voga dell’inver-<br />
no. Ogni saturday, dalle 18.30 alle 22,<br />
c’è “L’ape Madre”, musica, finger food e<br />
spuntini culturali nella migliore tradizione<br />
di un rito che ormai conta centinaia di<br />
proseliti anche fra i napoletani. Il giovedì,<br />
poi, <strong>su</strong>lla scia di esempi sperimentati con<br />
<strong>su</strong>ccesso nel lounge della Tate Modern<br />
di Londra e al Moma Café di New York,<br />
lo spazio si trasforma in dj club con musica<br />
d’ascolto e da ballo (electro & deep<br />
house + flashdance), videoproiezioni<br />
affidate al collettivo di giovani veejay<br />
“Ascolti Visivi” e, <strong>su</strong> prenotescion, cena<br />
fredda con eleganti piatti di formaggi<br />
très chic e affettati d’origine controllata.<br />
Il tutto griffato da un nuovo, eloquente<br />
concept-mood che dà nome all’adrenalinico<br />
appuntamento: Madrenalina!<br />
MADRE E VINO<br />
via Settembrini, 79<br />
tel. 081-19313016<br />
chiuso martedì<br />
FRONTE DEL PORTO NEWS<br />
Nave che parte, nave che arriva: a caccia di indirizzi gastronomici con i fiocchi senza perdere il ferry boat<br />
IL PORTO DEI SAPORI<br />
081-7901284<br />
Nascosto oltre i cancelli del<br />
porto, lo rintracci facile seguendo<br />
la scia dei profumi che<br />
dalla brace si diffondono in<br />
tutta l’area fin dentro le narici<br />
dei viaggiatori già imbarcati<br />
<strong>su</strong> traghetti e navi da crociera.<br />
Acquolina? Tipica trattoria per<br />
ovvi scaricatori à la Marlon<br />
Brando e gente à la page. Solo<br />
a pranzo, ma fino alle 16, perlomeno!<br />
P.le Immacolatella Vecchia<br />
Sempre aperto<br />
SRI LANKA RESTAURANT<br />
Nel gran varietà di ristoranti e<br />
pizzerie “parte nopei e parte<br />
napoletani” che affollano e<br />
vivacizzano il fronte del porto<br />
di Napoli, questo simpatico ristorantello<br />
“sri” dove parlano<br />
meglio l’inglese che l’italiano<br />
è un bastimento carico carico<br />
di curry, spezie profumate<br />
d’oriente, tè e piatti tipici, con<br />
tavoli all’aperto e saletta indi.<br />
Etnovità!<br />
Piazza Francese, 37<br />
Chiuso mercoledì<br />
DOLCEZZE SICILIANE<br />
081-5521990<br />
Il feeling tra Napoli e la Sicilia<br />
è reciproco, storicizzato e<br />
indelebile. Esistono varianti<br />
partenopee della cassata, di<br />
tipo e di formato, ma in questo<br />
piccolo spaccio gli intenditori<br />
ritrovano il meglio della pasticceria<br />
palermitana, gli spiriti<br />
da Pantelleria e dalle Eolie, le<br />
paste di mandorla, le “sfincie”<br />
ripiene… appena “sbarcate”!<br />
Piazzale Immacolatella<br />
Vecchia<br />
Chiuso lunedì<br />
MATTOZZI L’EUROPEO<br />
081-5521323<br />
Tradizione familiare, 70 anni di<br />
attività, pizza tra le migliori di<br />
Napoli. In programma: fagioli<br />
freschi alla maruzzara, maltagliati<br />
cozze e fiori di zucca, il<br />
fritto di fragaglia, la mollica di<br />
pesce spada, frutti di mare e<br />
pesce fresco in abbondanza.<br />
Riconoscimenti e premi da ogni<br />
angolo del globo. Perciò, conviene<br />
prenotare.<br />
Via Marchese Campodisola,<br />
4/6/8/10<br />
Chiuso domenica sera<br />
© acqua_cristina_cosci<br />
PRIMA&DOPO<br />
BIDDER’S BAR<br />
081-7612474<br />
Luogo di privilegio in sintonia<br />
con lo stile britannico del<br />
James 007, il bar del Grand<br />
Hotel Parker’s propone una<br />
carta di cocktail bondiani<br />
classici, speciali abbinamenti<br />
di sigari, distillati e cru di<br />
cioccolato (nel Cigar Corner),<br />
ma soprattutto gli aperitivi<br />
“vista <strong>su</strong>l Golfo” della nuova<br />
Champagneria con il finger<br />
food dello chef Baciot. Di<br />
più, si parcheggia facile e…<br />
gratis!<br />
Corso Vittorio Emanuele,<br />
135<br />
Sempre aperto<br />
LIVING<br />
339-6129844<br />
Lounge bar, vineria e dancefloor,<br />
declinato nei colori del<br />
bianco, del grigio, del nero,<br />
con i fucsia e i prugna dominanti,<br />
tes<strong>su</strong>ti pregiati e materie<br />
prime scelte per un ri<strong>su</strong>ltato<br />
molto “stiloso” e poco<br />
minimale, il Living si esprime<br />
solo <strong>due</strong> sere a settimana ma<br />
nel migliore dei modi: il parterre<br />
è giovane e selezionato,<br />
come la carta dei vini. Musica<br />
dal vivo e dj set.<br />
Uscita Tangenziale<br />
Varcaturo<br />
Aperto venerdì e sabato<br />
LONTANO DA DOVE<br />
Quanti giovani napoletani<br />
disseminati negli ultimi anni<br />
per le strade di Barcellona, di<br />
Londra, di Rio de Janeiro che<br />
in cuor loro pensano ardentemente<br />
al piccolo mondo<br />
italiano lasciato per andare<br />
lontano: ma lontano da dove?<br />
da cosa? Come nel film<br />
di Stefania Casini e Francesca<br />
Marciano, quelli che restano<br />
o tornano indietro stanno un<br />
gran bene in questo piccolo<br />
caffè pieno di libri e di musica…<br />
Via Bellini, 3<br />
Chiuso lunedì<br />
Lotto leggenda Città d’Italia<br />
Palermo<br />
www.lottosport.com<br />
URBAN 61
© David McLain / Aurora Photos / Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
LIGHT&SOUND<br />
Ridurre l’impatto ecologico nella produzione di energia è la priorità del nuovo<br />
millennio. Sotto questo aspetto Johnny, <strong>su</strong>ddito di <strong>su</strong>a maestà stabilitosi nel cuore<br />
della giungla in Belize, sembra aver molto da insegnare. Pur di non rinunciare ai<br />
<strong>su</strong>oi sfizi ha escogitato questo rudimentale ma efficace congegno, così da produrre<br />
l’energia di cui ha bisogno con una pedalata quotidiana di 15 minuti.<br />
Cosa non si fa per ascoltare un po’ di musica e per riuscire a leggere qualche pagina<br />
prima di addormentarsi!<br />
URBAN 63