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dalla parte dei randagi... e non solo! dalla parte dei randagi... e non ...

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Non più vittime,ma gatte libere!<br />

Lo scorso anno, grazie ad un assiduo e straordinario lavoro del centro I-Care [www.icare-worldwide.org],<br />

siamo riusciti a far chiudere ufficialmente la sperimentazione sui gatti in Italia. Questa è la storia,<br />

in parole ed in immagini, delle ultime settanta gatte uscite dai laboratori italiani, quasi tutte FIV positive.<br />

Le chiamano le “Superstiti”, le ultime gatte uscite in gennaio<br />

2010 da un laboratorio di sperimentazione, dopo un<br />

lungo e determinante lavoro di I-CARE/ATRA, che hanno<br />

raggiunto un traguardo difficile e importante nel mondo<br />

dell’anti-vivisezione: chiudere l’ultima sperimentazione sui<br />

gatti in Italia. Si trattava di un esperimento dove gatte sane<br />

venivano infettate con la FIV per studiare gli effetti di questa<br />

malattia. L’assurdità di questa pratica è evidente data la<br />

presenza di gatti FIV positivi in natura, o in colonie protette<br />

o in rifugi per animali dove vengono tenute sotto controllo<br />

veterinario. A tutt’oggi, <strong>non</strong>ostante le varie sperimentazioni,<br />

una cura per la FIV <strong>non</strong> è ancora stata trovata ma è fuori da<br />

ogni logica scientifica ed etica infettare volutamente degli<br />

animali sani. Le Superstiti ora sono gatte libere, <strong>non</strong> più<br />

vittime <strong>dei</strong> vivisettori anche se per sempre porteranno un<br />

tatuaggio di riconoscimento all’interno dell’orecchio.<br />

Eh sì, le gatte di laboratorio <strong>non</strong> hanno nome, nascono per<br />

subire inutili esperimenti in nome della scienza e del progresso,<br />

muoiono come eroine sconosciute, perché hanno<br />

sacrificato la vita per colpa di quell’essere umano che <strong>non</strong><br />

ha dato loro nemmeno un nome, un nome qualsiasi, come<br />

Diandra, Medea, Kitty, Bella, Jane, ma le ha catalogate come<br />

fossero libri: 788 E, 732 E, 889 E, ...<br />

Ma oggi le Superstiti si chiamano proprio Diandra, Medea,<br />

Kitty, Bella e Jane e ancora Monica, Olyn, Kya, Macchia, Bika,<br />

Chicca e Bettina, Thor, Esmeralda e Runny, Anubi, Regina e<br />

Shy. Solo alcuni <strong>dei</strong> nomi delle decine di gatte arrivate<br />

presso il rifugio I-CARE/ATRA per la riabilitazione. A distanza<br />

di un anno dall’uscita dal laboratorio alcune mostrano<br />

ancora i segni della cattività, molte <strong>non</strong> supereranno mai le<br />

difficoltà psicologiche dovute ad una vita intera trascorsa in<br />

gabbia, in un ambiente contrario alla loro natura, sperimentate,<br />

tenute come oggetti di studio. Molte avranno per<br />

sempre le zampine posteriori scomposte, perché per anni<br />

sono vissute in gabbie poco più grandi di loro con possibilità<br />

di movimento limitata. Molte, invece e per fortuna, <strong>non</strong><br />

sembrano nemmeno più venute da quell’inferno, saltano,<br />

giocano, corrono, belle pasciute e desiderose di coccole<br />

continue. Forse erano le più forti, le più battagliere, quelle<br />

che hanno vinto veramente la battaglia del voler vivere<br />

sempre e comunque! All’inizio entrare nelle stanze, dove<br />

erano suddivise in gruppi, creava loro forte stress, paura,<br />

tensione, tanto che c’era <strong>solo</strong> il tempo di sistemare le lettiere,<br />

mettere il cibo, pulire velocemente, prima di trovarsi<br />

coinvolti in un’onda di gatte che si aggredivano tra loro, urlando<br />

e soffiando. Non accettavano la presenza dell’uomo,<br />

l’uomo era il nemico, colui che <strong>non</strong> le aveva mai considerate<br />

come esseri viventi senzienti: era lo sperimentatore.<br />

Dopo settimane di pazienza, presenza, lacrime, dimostrazione<br />

che <strong>non</strong> tutte le mani umane fanno carezze ingannevoli,<br />

è diventata una comunità vera e propria, anche le più<br />

timorose iniziavano ad avvicinarsi e la serenità ha preso<br />

pian piano il posto della paura e della diffidenza. Hanno<br />

imparato ad accettare la luce naturale, dopo anni di luce<br />

artificiale; hanno scoperto come si fanno le scale, come si<br />

gioca, come si fanno le fusa, dopo una vita di privazioni.<br />

Guardarle negli occhi, osservarle mentre seguono da dietro<br />

le finestre il volo degli uccelli o i fiocchi di neve che<br />

cadono, o mentre cercano i raggi del sole invernale, emoziona<br />

e fa riflettere.<br />

Molte di loro, ora, vivono felici nelle loro nuove famiglie, tutte<br />

hanno superato brillantemente il secondo trasporto, dal<br />

rifugio alle case calde che le hanno accolte. Siamo piccoli di<br />

fronte a tanta voglia di reagire e donare malgrado tutto.<br />

Siamo piccoli di fronte a tanto coraggio. Siamo piccoli di<br />

fronte a 70 meravigliosi grandi miracoli viventi. Ma la storia<br />

a lieto fine di queste gatte ci esorta ancora di più ad andare<br />

avanti nella lotta difficile, ma <strong>non</strong> impossibile, per l’abolizione<br />

totale della vivisezione.<br />

STAFF I-CARE<br />

good news<br />

atra orizzonti<br />

05

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