Guida Sentieri Natura italiano - Parco Naturale Regionale del Beigua
Guida Sentieri Natura italiano - Parco Naturale Regionale del Beigua
Guida Sentieri Natura italiano - Parco Naturale Regionale del Beigua
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aree protette<br />
regione liguria<br />
<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
European - UnEsco Global Geopark<br />
S e n t i e r i n at u r a<br />
A1
2<br />
Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>: European - UnEsco Global Geopark<br />
Ambienti incontaminati da osservare in punta di piedi, scenari e panorami mozzafiato<br />
in cui perdere lo sguardo, antiche tradizioni da scoprire, prodotti e specialità locali<br />
tutte da gustare, prestigiosi complessi monumentali da visitare.<br />
Tutto questo offre il comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>, recentemente riconosciuto<br />
come Geoparco internazionale inserito nella Rete Europea dei Geoparchi e nella Rete<br />
Globale dei Geoparchi supportata dall’UNESCO.<br />
Oltre 500 km di sentieri escursionistici mostrano una varietà rara di scenari e situazioni;<br />
dai panoramici percorsi mare-monti affacciati a strapiombo sulla costa al fascino<br />
brullo e selvaggio - dovuto alle caratteristiche <strong>del</strong>la roccia serpentinica - <strong>del</strong>le vette a<br />
picco su Genova e Savona. Trekking, mountain-bike, torrentismo, arrampicata, orienteering<br />
ed altre attività sportive sono possibili all’interno <strong>del</strong>la spettacolare palestra<br />
verde a cielo aperto rappresentata dal <strong>Parco</strong>.<br />
A2<br />
Pratorotondo - Torbiera <strong>del</strong> Laione<br />
Un mondo complesso e affascinante, ricco di contrasti, appassionante da comprendere.<br />
È questo il significato dei <strong>Sentieri</strong> <strong>Natura</strong> descritti in questa <strong>Guida</strong>: cinque percorsi<br />
esemplari, che insieme racchiudono, come le dita di una mano, la realtà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>. Percorsi non difficili, lungo i quali l’escursionista è accompagnato non solo<br />
da questa pubblicazione ma da numerosi pannelli illustrativi, necessari per restituire<br />
in diretta l’emozione e la comprensione <strong>del</strong> territorio.<br />
Tante occasioni da non perdere, tante opportunità per gli amanti <strong>del</strong> trekking e per le<br />
scolaresche più curiose, per una corretta e gradevole fruizione <strong>del</strong>la più vasta area naturale<br />
protetta <strong>del</strong>la Liguria.<br />
<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
European - UnEsco Global Geopark<br />
Via G. Marconi, 165<br />
16011 Arenzano (GE) - ITALIA<br />
Tel. (0039) 010 8590300<br />
Fax (0039) 010 8590064<br />
E-mail: info@parcobeigua.it<br />
Web-site: www.parcobeigua.it<br />
Sede <strong>del</strong>l’Ente <strong>Parco</strong> presso il MUVITA.<br />
<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
European - UnEsco Global Geopark<br />
1
Il <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
Una terra ricca di contrasti, la Liguria, stretta com’è tra le montagne ed il mare. Il <strong>Parco</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - il più vasto <strong>Parco</strong> naturale regionale - si estende per 8.715 ettari a cavallo<br />
<strong>del</strong>le Province di Genova e di Savona, rappresentando uno spettacolare balcone<br />
formato da montagne che si affacciano sul mare, dove natura, storia, cultura e antiche<br />
tradizioni offrono momenti di straordinario pregio e interesse.<br />
Un <strong>Parco</strong> per la tutela <strong>del</strong>la biodiversità<br />
2<br />
Ventisei chilometri di crinali montuosi - a due passi dalla<br />
Riviera Ligure - che comprendono praterie e preziose<br />
zone umide d’alta quota, fitte foreste di faggi, roveri<br />
e castagni, rupi scoscese e affioramenti rocciosi, pinete<br />
a pino marittimo e lembi di vegetazione mediterranea:<br />
un mosaico di ambienti che fa <strong>del</strong> gruppo montuoso<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> una <strong>del</strong>le zone più ricche di biodiversità<br />
<strong>del</strong>la Liguria.<br />
L’elevato valore ambientale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è peraltro sottolineato<br />
dalla presenza di tre Siti di Importanza Comunitaria<br />
(S.I.C.) e una Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.),<br />
in adempimento a specifiche direttive CEE sulla conservazione<br />
degli uccelli selvatici e sulla conservazione degli<br />
habitat.<br />
Un <strong>Parco</strong> di eccezionale valore naturalistico, dunque,<br />
soprattutto per quella coesistenza di elementi contrastanti<br />
non riscontrabile in altre realtà, siano esse regionali<br />
o nazionali: si pensi ad esempio che questo territorio è<br />
segnalato a livello internazionale per il fenomeno <strong>del</strong>la<br />
migrazione di rapaci diurni quali soprattutto il biancone;<br />
da diversi anni inoltre è tornata a nidificare l’aquila reale,<br />
in buona compagnia di gufo reale, codirossone, sterpazzola<br />
e un’ottantina di altre specie ornitologiche.<br />
Lungo i percorsi più impervi, nascosti alla vista <strong>del</strong>l’uomo,<br />
transita regolarmente il lupo, mentre dai contrafforti<br />
affacciati sul mare non è inusuale scorgere le inconfondibili<br />
sagome <strong>del</strong>le balene sbuffare nello specchio acqueo<br />
di fronte a Varazze.<br />
I contrasti caratterizzano anche la flora: nel giro di poche<br />
centinaia di metri si può passare dalle fioriture tipiche<br />
<strong>del</strong>la macchia mediterranea alle preziose zone umide<br />
di alta quota, testimoni di epoche lontane in cui il<br />
ghiaccio e la roccia, come in lotta fra loro, mo<strong>del</strong>lavano<br />
la superficie terrestre.<br />
Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> custodisce la storia geologica <strong>del</strong>la<br />
Liguria: a raccontarla sono affioramenti rocciosi, mineralizzazioni,<br />
giacimenti fossiliferi, spettacolari forme mo<strong>del</strong>late<br />
senza sosta per effetto degli agenti esogeni.<br />
Numerose e variopinte le specie floristiche endemiche<br />
presenti sul territorio (Viola bertolonii, Cerastium utriense,<br />
Asplenium cuneifolium, Daphne cneorum, Cheilantes<br />
marantae) e singolari alcuni inquilini appartenenti alla<br />
fauna minore (quali il colubro lacertino, il tritone alpestre,<br />
il tritone crestato, la rana temporaria).<br />
Sono tre le importanti Foreste Demaniali Regionali<br />
(“Deiva” in Comune di Sassello, “Lerone” nei Comuni<br />
di Arenzano e Cogoleto, “Tiglieto” nei Comuni di Tiglieto,<br />
Masone e Campo Ligure) in cui vivono tipici ungulati<br />
<strong>del</strong>l’Appennino ligure quali cinghiali, caprioli e daini.<br />
In questa pagina:<br />
escursioni a cavallo lungo<br />
l’Alta Via dei Monti Liguri,<br />
il fungo porcino, la volpe.<br />
Nella pagina precedente,<br />
dall’alto: il biancone, l’iris<br />
selvatico e il tritone alpestre.
Un <strong>Parco</strong> per lo sviluppo sostenibile<br />
In questa pagina dall’alto:<br />
le incisioni rupestri; interno<br />
<strong>del</strong>la Sala <strong>del</strong> Capitolo<br />
<strong>del</strong>la Badia di Tiglieto;<br />
gli amaretti di Sassello;<br />
prodotti locali:<br />
formaggi e i mieli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />
(a fianco).<br />
Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> conserva un prezioso patrimonio di<br />
testimonianze storico-culturali - presenti sul territorio o<br />
conservate nei musei - che raccontano l’evoluzione degli<br />
insediamenti umani <strong>del</strong>l’area e descrivono le primarie<br />
vie di commercio che la attraversavano tra costa e pianura<br />
padana.<br />
Un territorio speciale non solo per la conservazione <strong>del</strong>la<br />
sua biodiversità, dunque, ma anche per la tutela e la<br />
valorizzazione <strong>del</strong>l’identità culturale <strong>del</strong>le differenti comunità<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>; quindi un laboratorio, per la sperimentazione<br />
e lo sviluppo di attività socio-economiche sostenibili.<br />
Reperti paletnologici testimoniano come le selve <strong>del</strong><br />
<strong>Beigua</strong> fossero frequentate già in epoca preistorica da<br />
cacciatori e pastori; in epoca medievale la zona assume<br />
sempre maggior importanza commerciale quale crocevia<br />
di importanti direttrici, mentre notevole è l’impulso<br />
fornito nella valle <strong>del</strong>l’Orba dall’insediamento (il primo<br />
in Italia) dei monaci cistercensi presso la Badia di Tiglieto,<br />
fondata nel 1120.<br />
Si arriva quindi alle tradizionali attività agricole e di gestione<br />
<strong>del</strong> bosco, che hanno definito l’uso <strong>del</strong> territorio<br />
negli ultimi secoli e testimoniano come il comprensorio<br />
<strong>del</strong>l’attuale <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> abbia da sempre riscontrato<br />
una presenza significativa, condizionante e rassicurante,<br />
<strong>del</strong>l’uomo, a presidio <strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />
Di particolare interesse le diverse attività produttive e<br />
agro-alimentari. Attività che in alcuni casi attraggono oggi<br />
i turisti: come l’artigianato <strong>del</strong>la filigrana, che ha fatto<br />
di Campo Ligure un centro rinomato a livello internazionale;<br />
per non parlare <strong>del</strong>le produzioni legate alla forestazione<br />
e alla lavorazione <strong>del</strong> legno, con i tradizionali mestieri<br />
<strong>del</strong> taglialegna, dei segantini, dei cestai, dei bottai.<br />
Fondamentale, per la produzione agro-alimentare, il<br />
ruolo <strong>del</strong> castagno; sono numerose le specialità tipiche<br />
preparate con i suoi inconfondibili frutti. Di rilievo anche<br />
l’antica tradizione <strong>del</strong>l’industria dolciaria sassellese:<br />
amaretti e canestrelli vengono ormai esportati in tutto<br />
il mondo.<br />
Completano il quadro l’ampia<br />
gamma di prodotti caseari (tanto<br />
che in valle Stura è stato allestito<br />
uno specifico percorso culturale-gastronomico<br />
<strong>del</strong>le “Valli <strong>del</strong><br />
Latte”), la lavorazione <strong>del</strong>le carni<br />
bovine e ovine, l’ambita raccolta<br />
e conservazione dei funghi, nonché<br />
le <strong>del</strong>iziose varietà di miele,<br />
prezioso indicatore ambientale, tra<br />
l’altro, <strong>del</strong>le vallate <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />
Il Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
Per quanto concerne l’assetto geologico-geomorfologico il comprensorio <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
presenta un ricco e variegato patrimonio che ben rappresenta le diverse discipline <strong>del</strong>le<br />
scienze <strong>del</strong>la terra e che risulta particolarmente significativo per quanto riguarda la<br />
ricostruzione <strong>del</strong>la storia geologica <strong>del</strong>l’Italia e per la comprensione <strong>del</strong>l’evoluzione<br />
<strong>del</strong>la catena alpina e dei suoi rapporti con quella appenninica.<br />
Nel marzo 2005 il comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> è stato inserito nella lista mondiale<br />
dei Geoparchi sotto l’egida <strong>del</strong>l’UNESCO e nella Rete Europea dei Geoparchi.<br />
Tale prestigioso riconoscimento ha decretato ufficialmente l’ingresso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />
<strong>Beigua</strong> tra i Geoparchi internazionali in ragione <strong>del</strong>la presenza documentata di un<br />
comprensorio di grande pregio dal punto vista geologico e geomorfologico, ma anche<br />
per le strategie di sviluppo sostenibile in atto che comprendono azioni di tutela attiva<br />
<strong>del</strong>le risorse naturali, progetti finalizzati alla sensibilizzazione ed alla divulgazione ambientale,<br />
iniziative di promozione e ricreazione turistica, incentivi a vantaggio <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
rurale e <strong>del</strong>le produzioni tipiche locali.<br />
Il Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - al cui interno è compresa l’intera superficie classificata come<br />
“<strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>” - si sviluppa per un’estensione complessiva di<br />
39.230 ettari coinvolgendo i Comuni di Arenzano, Campo Ligure, Cogoleto, Genova<br />
(per quanto riguarda la valle <strong>del</strong> Cerusa e le frazioni di Crevari, Sambuco e Fiorino),<br />
Masone, Rossiglione, Sassello, Stella, Tiglieto e Varazze.<br />
L’area è caratterizzata da una grande estensione di ofioliti (rocce verdi) con impronta<br />
metamorfica alpina che rappresentano un frammento di un originario bacino oceanico<br />
giurassico (originatosi quindi circa 160 milioni di anni fa), raramente affiorante in<br />
maniera così diffusa nelle Alpi ed in Europa.<br />
5
Geositi, “memoria <strong>del</strong>la terra” nel Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> Il Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>: un patrimonio di tutti<br />
Dall’alto: panorama sulla val<br />
Cerusa, le foglie fossili di Stella<br />
Santa Giustina e i coralli<br />
fossili di Sassello.<br />
Nel territorio <strong>del</strong> Geoparco si possono visitare diversi siti<br />
di interesse geologico (“geositi”) in cui è possibile andare<br />
alla scoperta <strong>del</strong>l’affascinante storia evolutiva <strong>del</strong><br />
comprensorio <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>:<br />
• gli spettacolari canyon mo<strong>del</strong>lati nella formazione<br />
conglomeratica (in pratica un "impasto" di terra e sassi)<br />
<strong>del</strong>la valle Gargassa, in comune di Rossiglione.<br />
• l’area paleontologica di Stella Santa Giustina, con livelli<br />
fossilliferi che ospitano una ricca flora composta<br />
da tronchi e numerose foglie.<br />
• la barriera corallina fossile in località Ponte Prina - La<br />
Maddalena (in Comune di Sassello) caratterizzata da<br />
colonie coralline evidenti sulle verdi serpentiniti.<br />
• le curiose sferoidi di lherzolite (minerale magnetico)<br />
in località Lago dei Gulli (in Comune di Sassello).<br />
• i fantastici “fiumi di pietre” (blockstream) lungo i crinali<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (nelle località Torbiera <strong>del</strong> Laione, Prariondo,<br />
Pian Fretto), a testimoniare i mo<strong>del</strong>lamenti<br />
terrestri avvenuti in particolari condizioni climatiche<br />
• i meandri <strong>del</strong>la Piana <strong>del</strong>la Badia di Tiglieto.<br />
• gli aspri contrafforti <strong>del</strong>la valle Cerusa, sulle alture di<br />
Genova-Voltri.<br />
• i terrazzi marini lungo la fascia costiera tra Varazze,<br />
Cogoleto e Arenzano che testimoniano le oscillazioni<br />
<strong>del</strong> livello <strong>del</strong> mare alle diverse quote.<br />
• gli affioramenti serpentinici <strong>del</strong> Passo <strong>del</strong> Faiallo, severi<br />
custodi dei preziosi “granati”, meravigliosi cristalli<br />
di colore rosso e limpidissimi.<br />
Le iniziative di conservazione <strong>del</strong> patrimonio geologico<br />
nel Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> si inseriscono nell’ambito <strong>del</strong>la<br />
più ampia e complessa strategia di tutela <strong>del</strong> patrimonio<br />
naturale e storico-culturale che il territorio presenta,<br />
contestuale ad uno sviluppo socio-economico adeguato<br />
e compatibile, in cui sono ovviamente comprese le attività<br />
connesse alla promozione ed alla valorizzazione<br />
<strong>del</strong>la “geodiversità” e <strong>del</strong> “geoturismo”.<br />
L’area protetta ed il comprensorio offrono appuntamenti<br />
e motivi di interesse in tutte le stagioni <strong>del</strong>l’anno e consentono<br />
al visitatore di scegliere il periodo più adatto e<br />
le diverse opportunità di soggiorno: dalle aziende agrituristiche<br />
agli alberghi-rifugi collocati nel cuore <strong>del</strong>l’area<br />
protetta; dalle numerose locande e bed&breakfast frequenti<br />
nell’entroterra alle più lussuose strutture ricettive<br />
nei Comuni rivieraschi.<br />
Sopra: escursionisti lungo<br />
l’Alta Via dei Monti Liguri.<br />
Sotto: il terrazzo marino<br />
lungo la Passeggiata Europa<br />
tra Varazze e Cogoleto.
Il canyon<br />
<strong>del</strong>la val Gargassa<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
1
550<br />
Nord<br />
M. Nero<br />
563<br />
500<br />
500<br />
interesse<br />
vegetazionale<br />
interesse<br />
floristico<br />
interesse<br />
zoologico<br />
450<br />
interesse<br />
geomorfologico<br />
interesse<br />
geologico<br />
punto<br />
panoramico<br />
450<br />
400<br />
450<br />
xx<br />
366<br />
3<br />
5<br />
401<br />
Veirera<br />
Muso di<br />
Gatto<br />
Barcun dra<br />
Scignura<br />
Gargassa<br />
400<br />
450<br />
4<br />
400<br />
450<br />
xx<br />
250 metri<br />
450<br />
6<br />
2<br />
1<br />
350<br />
500<br />
Rocca di<br />
Crovi<br />
Rocca<br />
Giana<br />
xx<br />
Gargassa<br />
400<br />
471<br />
327<br />
P<br />
500<br />
404<br />
7<br />
Rossiglione<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
6<br />
7<br />
xx<br />
400<br />
inizio sentiero<br />
le rocce ofiolitiche<br />
i conglomerati<br />
il canyon<br />
le Case Veirera<br />
la sorgente solfurea<br />
la vegetazione<br />
il bosco misto<br />
Tiglieto<br />
477<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
sentiero<br />
rio<br />
segnavia<br />
strada asfaltata<br />
strada secondaria<br />
Periodo consigliato:<br />
tutto l’anno tranne dopo i giorni con forti piogge e<br />
temporali<br />
Durata <strong>del</strong> percorso:<br />
h<br />
caratteristiche:<br />
sentiero panoramico, con informazioni di natura geologica<br />
e geomorfologica<br />
Il Sentiero <strong>Natura</strong> <strong>del</strong>la val Gargassa offre angoli di incontaminata<br />
bellezza, tra placidi laghetti, canyon e suggestive<br />
conformazioni rocciose. In questo angolo <strong>del</strong><br />
Geoparco le tipiche rocce ofiolitiche, altrove più abbondanti,<br />
cedono il passo ai conglomerati, nei quali l’acqua<br />
ha scavato forme erosive di grande suggestione. A metà<br />
<strong>del</strong> percorso ad anello, i segni <strong>del</strong>l’antica presenza <strong>del</strong>l’uomo:<br />
il borgo di Vereira, dove le antiche attività preindustriali<br />
testimoniano il passato sfruttamento di questi<br />
luoghi per la produzione <strong>del</strong> vetro.<br />
Accesso e punto di partenza<br />
( ° ’ 9”N - 8° 9’00”E)<br />
Da Rossiglione si percorre la strada provinciale per Tiglieto;<br />
dopo circa km, oltrepassata la cappelletta di<br />
San Bernardo, un bivio a sinistra conduce dopo soli<br />
50 mt al campo sportivo in località Gargassino al fianco<br />
<strong>del</strong> quale vi è un ampio parcheggio e l’inizio <strong>del</strong><br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
10 11
Sotto: un passaggio <strong>del</strong><br />
Sentiero <strong>Natura</strong> sulle rocce<br />
serpentinitiche (stop 1).<br />
Nella pagina a fianco:<br />
panorama invernale<br />
sulla val Gargassa.<br />
Il Sentiero <strong>Natura</strong> si snoda ad anello attorno alla valle <strong>del</strong><br />
Torrente Gargassa ed è marcato con il segnavia XX sino<br />
a Case Vereira. All’inizio brevi sali e scendi in un bosco<br />
caratterizzato da castagni, querce, noccioli e aceri montani<br />
corrono in prossimità <strong>del</strong> torrente. Usciti dal bosco,<br />
il percorso segue per un tratto la sponda sinistra <strong>del</strong> Gargassa,<br />
tra spettacolari laghetti inseriti in un ambiente roccioso,<br />
con scarsa vegetazione e pendii acclivi. In queste<br />
condizioni ambientali possono crescere e sopravvivere<br />
solo poche essenze come pini ed eriche. Le rocce che<br />
costituiscono il substrato su cui si cammina sono le serpentiniti<br />
che possiamo osservare bene giungendo allo<br />
stop å (338 mt / 20’).<br />
Passato il tratto tra le “roccette” aiutandosi con l’apposita<br />
catena, il percorso prosegue in piano sino ad una<br />
zona caratterizzata da rimboschimenti a pini neri, dalla<br />
quale si scorgono i primi torrioni rocciosi bruno-nerastri,<br />
talvolta rossastri, e le ripide pareti <strong>del</strong> canyon inciso<br />
nei conglomerati.<br />
Le ofioliti<br />
Nel primo tratto <strong>del</strong> sentiero appena percorso abbiamo osservato diversi tipi di rocce. Le serpentiniti<br />
e le metabasiti, sono due tipi di rocce che i geologici definiscono “ofioliti”, o “rocce verdi” a<br />
causa <strong>del</strong> loro colore prevalente. Si tratta di rocce metamorfiche, originatesi circa 150 milioni di<br />
anni fa sul fondo di un antico oceano e successivamente trasformate (metamorfosate) durante la<br />
formazione <strong>del</strong>le Alpi (55 milioni di anni fa). Le serpentiniti rappresentano ciò che rimane di frammenti<br />
<strong>del</strong> mantello litosferico sottostante il fondo oceanico, mentre le metabasiti erano rocce di<br />
origine vulcanica (basalti) che formavano insieme ad altre rocce chiamate gabbri (qui non visibili)<br />
il fondo oceanico vero e proprio.<br />
Serpentiniti e metabasiti, a causa <strong>del</strong>l’elevato contenuto in magnesio e <strong>del</strong>la scarsità di calcio nei<br />
minerali che le costituiscono, formano un substrato tendenzialmente sfavorevole nei confronti di<br />
molte specie vegetali.<br />
Se sottoposte a processi di alterazione superficiale per effetto degli agenti atmosferici, le serpentiniti<br />
assumono un colore giallino/grigio (come si può osservare presso lo stop 1); la loro colorazione è,<br />
invece, un bel verde intenso, più o meno scuro, se osservate attraverso un campione fresco. Le serpentiniti<br />
sono formate, essenzialmente, da due minerali: il serpentino, di color verde chiaro e prevalente<br />
in termini quantitativi, e la magnetite, riconoscibile per la sua evidente colorazione nera.<br />
Oltre alle ofioliti sopra descritte, nel primo tratto <strong>del</strong> sentiero è possibile individuare un’altra formazione<br />
rocciosa: i calcescisti. Si tratta di rocce di età più recente (110 milioni di anni fa), che originariamente<br />
costituivano i sedimenti a copertura <strong>del</strong> fondo <strong>del</strong>l’oceano e che, successivamente, si<br />
sono trasformati, durante la formazione <strong>del</strong>le Alpi, in rocce metamorfiche di colore grigio argenteo<br />
(bruno rossastre se alterate), facilmente erodibili ed alterabili. I calcescisti - costituiti da minerali<br />
quali mica, quarzo, carbonato di calcio - sono molto meno selettivi nei confronti <strong>del</strong>la vegetazione<br />
e sono, quindi, caratterizzati da buona copertura boschiva.<br />
12 1
La vegetazione sui conglomerati<br />
La zona alla base <strong>del</strong>la Rocca Giana è particolarmente adatta per osservare da vicino le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la vegetazione ospitata dai conglomerati. Si tratta di piante resistenti, che bene si sono adattate sia ai<br />
climi aridi sia al terreno ricco di magnesio a causa dei ciottoli ofiolitici che costituiscono i conglomerati<br />
medesimi. Resta da sottolineare, inoltre, che queste<br />
piante sopravvivono anche in condizioni di suolo molto<br />
scarso (le elevate pendenze che caratterizzano l’area<br />
conglomeratica <strong>del</strong>la valle Gargassa non consentono lo<br />
sviluppo di suoli consistenti, e le stesse piogge provocano<br />
una determinante azione erosiva che incide e trascina via<br />
quel poco materiale fine che si origina per alterazione a<br />
scapito <strong>del</strong> substrato roccioso). L’esposizione al sole e il<br />
colore scuro <strong>del</strong>la roccia, dovuto anch’esso alla natura<br />
ofiolitica dei ciottoli che la compongono, favorisce<br />
l’assorbimento dei raggi solari, determinando, nei<br />
mesi estivi, temperature assai elevate.<br />
Tra le specie più frequenti troviamo alcuni<br />
suffrutici, come la santoreggia e l’euforbia<br />
spinosa, l’elicriso, le sassifraghe, diverse<br />
specie di Sedum, il<br />
Cerastium utriense,<br />
nonché alcuni pini<br />
e sorbi montani che<br />
sono riusciti a radicare<br />
nel poco terreno a disposizione.<br />
Nelle zone più<br />
prossime al corso d’acqua non<br />
è difficile scorgere in primavera<br />
bellissime fioriture<br />
di Giglio di S. Giovanni,<br />
mentre più frequenti<br />
nelle zone prative<br />
sono i variopinti<br />
iris selvatici.<br />
Passati alcuni limpidi laghetti, accoglienti spiaggette ed<br />
erte pareti di roccia, si giunge allo<br />
stop ç (351 mt / 40’)<br />
per godere di un panorama suggestivo ed osservare meglio<br />
la formazione rocciosa in conglomerati.<br />
Ci accompagnano, lungo il cammino, pareti rocciose<br />
verticali in cui è facile distinguere i ciottoli e le stratificazioni<br />
tipiche di queste rocce. Le incisioni fluviali con<br />
pareti verticali (canyon) scavate nelle dure rocce conglomeratiche<br />
diventano sempre più suggestive, ma per godere<br />
<strong>del</strong>le vedute migliori <strong>del</strong> canyon bisogna proseguire<br />
sino allo<br />
stop é (360 mt / 1h)<br />
In questa zona il torrente scorre ed incide le sue forme<br />
tra due ripide pareti molto vicine tra loro, rendendo ancora<br />
più suggestivo lo scorrere <strong>del</strong>l’acqua.<br />
Giunti al primo guado, posto sotto un torrione di roccia<br />
dall’aspetto particolare che dà origine al toponimo “Muso<br />
<strong>del</strong> Gatto”, si passa sulla sponda destra idrografica <strong>del</strong><br />
Rio Gargassa. L’attraversamento su grossi massi arrotondati<br />
può risultare difficoltoso se non praticato con calzature<br />
idonee ed è comunque sconsigliato dopo forti piogge.<br />
Dopo un tratto in salita dal quale si scorgono ad ovest<br />
scorci sui torrioni <strong>del</strong>la “Rocca dra Crava” e “Rocca Giana”,<br />
si ridiscende per giungere nuovamente a guadare<br />
il rio Gargassa. Risaliti pochi metri dal guado si apre di<br />
fronte a noi un ampio prato con alcuni edifici rurali sulla<br />
sinistra: siamo giunti all’antico borgo di<br />
Nella pagina precedente:<br />
in alto il Cerastium utriense;<br />
sotto, il Giglio di San Giovanni.<br />
In questa pagina: in alto, le<br />
strette gole <strong>del</strong> canyon; sopra,<br />
la ripida parete di conglomerato<br />
stratificato (stop 2).<br />
1 15
case Veirera - stop è (401 mt / 1h30’)<br />
Il borgo di Veirera sorge al margine di un pianoro, creatosi<br />
alla confluenza di due rii e in parte rimo<strong>del</strong>lato dall’uomo<br />
con opere di arginatura e di riempimento. Ai bordi<br />
<strong>del</strong> nucleo abitato sono ancora visibili i resti di alcuni<br />
alberi da frutta; l’ampio prato antistante il villaggio ospitava<br />
un tempo le colture che garantivano il sostentamento<br />
alle famiglie che vi abitavano.<br />
Le case Veirera<br />
Nella pagina precedente:<br />
scorcio sulla val Gargassa.<br />
Sopra: i prati di Case Veirera.<br />
Il toponimo “Veirera” è piuttosto frequente sui versanti padani <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ed indica l’antica presenza di vetrerie;<br />
l’attività vetraria raggiunse una notevole importanza in valle Stura dal XIII secolo, quando la valle,<br />
con sette vetrerie, divenne uno dei maggiori centri produttivi <strong>del</strong>l’Appennino settentrionale. Altre vetrerie<br />
si svilupparono per iniziativa dei monaci di Tiglieto in valle Orba.<br />
Anche il villaggio di Veirera ha avuto origine in relazione alla passata attività di estrazione <strong>del</strong>la quarzite,<br />
fondamentale per la produzione <strong>del</strong> vetro, L’attività era svolta forse solo stagionalmente; gli impianti, di<br />
ridotte dimensioni, erano collocati non lontano dal corso d’acqua e circondati da boschi, talvolta in luoghi<br />
isolati rispetto alla rete viaria principale.<br />
In valle Stura la materia prima viene denominata pietra turchina, dal principale luogo di estrazione, il<br />
monte Turchino, dove le cave sono state utilizzate sino a periodi recenti. Altre materie prime necessarie<br />
come fondenti erano la cenere di legna e la calce; quest’ultima veniva prodotta da alcune fornaci <strong>del</strong>la<br />
valle, mentre altre erano localizzate a Badia, Martina, Acquabianca.<br />
L’attività nel comprensorio <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> cominciò a conoscere il declino a partire dal XV secolo, mentre si<br />
andava affermando nel settore il vetro di Altare, in val Bormida.<br />
1 1
Sopra: licheni cresciuti<br />
sul conglomerato.<br />
Sotto: spettacolari torrioni<br />
presso lo stop 6.<br />
Dalle Case Veirera si può percorrere il sentiero<br />
che prosegue verso sud, senza segnavia specifico<br />
ma ben tracciato, e proseguire nel bosco per circa<br />
00 metri per giungere alla<br />
sorgente sulfurea - stop ê (401 mt / 2h).<br />
Una zona aperta dove, tra rocce affioranti e bassi<br />
arbusti, scendendo verso il corso d’acqua si individua<br />
la sorgente, con tipiche concrezioni attorno<br />
e un debole odore di zolfo.<br />
Il percorso <strong>del</strong> ritorno permette di ammirare scenografici<br />
panorami sui canyon sottostanti, riportandoci<br />
nuovamente al campo sportivo dopo<br />
aver percorso il crinale sinistro <strong>del</strong>la val Gargassa.<br />
Il sentiero è marcato con un segnavia e si<br />
imbocca a nord <strong>del</strong> prato di Case VeIrera. In breve<br />
un ripida salita conduce in quota dove tra gli<br />
scorci lasciati liberi dal bosco si può osservare<br />
il “Balcone <strong>del</strong>la Signora”, una frattura verticale<br />
originatasi in un bastione di roccia conglomeratica,<br />
bruno-rossastra, attraverso la quale si osserva<br />
l’azzurro <strong>del</strong> cielo. Un tratto di sentiero di pochi<br />
metri molto esposto conduce ad una sella<br />
stop ë (510 mt / 3h)<br />
consentendo di apprezzare scorci mozzafiato sui canyon<br />
e sugli spettacolari torrioni di roccia presenti nell’area;<br />
forme decisamente inconsuete nel panorama ligure. Scesi<br />
a valle verso Case Camilla, sempre seguendo il segnavia<br />
si osservano i contrasti tra i rilievi <strong>del</strong>la val Gargassa<br />
e le forme montano-collinari <strong>del</strong>le valle Stura.<br />
Superate Case Camilla si giunge allo<br />
stop í (410 mt / 3h40’)<br />
In questo punto si possono osservare diversi alberi che<br />
costituiscono il bosco misto di latifoglie (rovere, roverella,<br />
acero, sorbo). Il sentiero scende quindi ripidamente -<br />
contrassegnato da - per giungere in circa 10 minuti al<br />
campo sportivo, dove si chiude il percorso ad anello.<br />
Sopra: escursionisti<br />
al ritorno dalla Rocca Giana.<br />
A fianco: panorama sulla<br />
val Gargassa.<br />
18 19
Curlo<br />
Passo <strong>del</strong>la Gava<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
20 21<br />
2
interesse<br />
zoologico<br />
interesse<br />
geologico<br />
interesse<br />
floristico<br />
punto<br />
panoramico<br />
riparo<br />
area attrezzata<br />
300<br />
200<br />
400<br />
B. Cravieu<br />
500<br />
500<br />
800<br />
Curlo<br />
P. Goetta<br />
303<br />
600<br />
2 Pra Liseu<br />
C. Ramà<br />
610 592<br />
293<br />
4<br />
percorso ornitolog o<br />
Centro<br />
Ornitologico<br />
torre di<br />
avvistamento<br />
Arenzano - Terralba<br />
ic<br />
3<br />
P<br />
Rip. da Gava<br />
strada o<br />
Rip. Beppillo<br />
602<br />
400<br />
B.Gavetta<br />
780<br />
Rip.<br />
Scarpegin<br />
C. Bruca<br />
523<br />
A<br />
1<br />
Passo<br />
<strong>del</strong>la Gava<br />
f restale<br />
A<br />
500 metri<br />
752<br />
700<br />
M. TARDIA<br />
di ponente<br />
928<br />
800<br />
R. <strong>del</strong>l’Erxo<br />
899<br />
Rip. ai<br />
Belli Venti<br />
700<br />
700<br />
P.so Gavetta<br />
716<br />
B. Castello<br />
709<br />
V<br />
5<br />
Nord<br />
Rip.<br />
Cabana<br />
400<br />
800<br />
600<br />
500<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
466<br />
P. Penna inizio sentiero<br />
100<br />
M. TARDIA<br />
di levante<br />
878<br />
860 P.so Tardia<br />
1 Loc. Sexia<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
300<br />
Pra Liseu<br />
200<br />
le rocce<br />
il Riparo Beppillo<br />
i granati <strong>del</strong>la Gava<br />
Centro Ornitologico<br />
loc. Vaccà<br />
segnavia<br />
sentiero<br />
strada asfaltata<br />
strada forestale<br />
Nella pagina a fianco, in alto:<br />
panorama su Genova e sulla<br />
riviera di levante dall’area<br />
attrezzata in località Curlo.<br />
Periodo consigliato:<br />
tutto l’anno, ad esclusione dei giorni più caldi <strong>del</strong>l’estate<br />
Durata <strong>del</strong> percorso:<br />
2 h<br />
caratteristiche:<br />
sentiero molto panoramico, con informazioni di natura<br />
ornitologica, geomorfologica e botanica<br />
L’itinerario consente di visitare una <strong>del</strong>le aree dedicate<br />
all’osservazione <strong>del</strong>l’avifauna più importanti in Italia, soprattutto<br />
per quanto concerne la migrazione dei rapaci<br />
diurni. Il comprensorio, inoltre, offre la possibilità di scoprire<br />
le caratteristiche geologiche e geomorfologiche <strong>del</strong>le<br />
valli <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> Geopark. Lungo il tracciato, alle quote<br />
più elevate, si possono osservare stupendi panorami sulla<br />
fascia costiera compresa tra Genova e Varazze, nonché<br />
sulla valle <strong>del</strong>la Gava, caratterizzata da rilievi aspri<br />
ed accidentati. Ed è proprio la particolare morfologia <strong>del</strong>la<br />
valle <strong>del</strong>la Gava - che gli ornitologi definiscono “a collo<br />
di bottiglia” - che rende questo sito importante per la<br />
migrazione dei rapaci (biancone e falco pecchiaiolo soprattutto).<br />
Accesso e punto di partenza:<br />
( °2 ’ ”N - 8° 0’10”E).<br />
Da Arenzano si raggiunge la località Terralba dove si<br />
trova una grande costruzione gialla, sede <strong>del</strong> Science<br />
Center MUVITA e <strong>del</strong>l’Ente <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>. Proseguire,<br />
quindi, in direzione di via Pecorara (si veda<br />
il cartello segnaletico che indica il Centro Ornitologico<br />
e di Educazione Ambientale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>)<br />
lungo la strada comunale che conduce alla località<br />
Agueta. Proseguendo oltre, dopo circa 1, km, si<br />
raggiunge la località Curlo, dove termina la strada percorribile<br />
in auto (sbarra in legno). Possibilità di parcheggio<br />
presso l’area verde attrezzata, di fronte alla<br />
quale ha inizio il Sentiero <strong>Natura</strong>.<br />
Sotto: osservazione <strong>del</strong>la<br />
migrazione dei rapaci dal punto<br />
panoramico <strong>del</strong> Curlo.<br />
22 2
Il biancone Il falco pecchiaiolo<br />
Tra le specie simbolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> si può sicuramente annoverare il biancone (Circaetus gallicus)<br />
o aquila dei serpenti, austero rapace che nidifica all’interno <strong>del</strong>l’area protetta ma che è altresì protagonista,<br />
nel mese di marzo, <strong>del</strong>lo straordinario fenomeno <strong>del</strong>la migrazione che tutti gli anni si ripete nei cieli<br />
di Varazze, Arenzano e Crevari (nel ponente di Genova). Il biancone è un grosso rapace diurno (lungh.<br />
tot. 2- cm, apertura alare 185-195 cm, peso max 1,9 kg) con grosso capo, occhi gialli, ali ampie, coda<br />
barrata. Il piumaggio è variabile, chiaro sulle parti inferiori e grigio-bruno sulle parti superiori. Si riproduce<br />
in zone boscose alternate a zone prative (aree di caccia) in versanti caldi e soleggiati. La femmina depone<br />
un solo uovo, bianco, da cui nasce un piccolo che dopo 0- 5 giorni abbandona il nido. La dieta è<br />
molto specializzata, infatti più <strong>del</strong> 90% <strong>del</strong>le prede è costituito da rettili (biscie, vipere).<br />
In alto: biancone nel nido.<br />
Sopra: biancone in volo.<br />
In basso: panorama su Lerca,<br />
Sciarborasca e sui contrafforti<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>.<br />
L’area attrezzata <strong>del</strong> Curlo, da cui si gode di un ampio<br />
panorama sul golfo di Arenzano, costituisce il primo<br />
punto per osservare le migrazioni primaverili dei rapaci<br />
che, arrivando da sud-ovest, risalgono la valle <strong>del</strong>la Gava.<br />
Particolarmente numerosi e facilmente avvistabili di<br />
giorno sono i rapaci diurni, quali il biancone (generalmente<br />
tra la seconda e la terza decade di marzo) o il falco<br />
pecchiaiolo (durante la seconda metà di maggio).<br />
Il sentiero, contraddistinto dal segnavia XX, conduce in<br />
breve tempo all’ingresso <strong>del</strong>la Foresta demaniale <strong>del</strong> Lerone<br />
(segnalata da un’apposita tabella).<br />
Giunti alla sbarra in metallo si consiglia una deviazione<br />
sulla sinistra che, dopo circa 150 metri, porta al Centro<br />
Ornitologico ed Educazione Ambientale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (informarsi<br />
preventivamente sugli orari di apertura) in località<br />
Vaccà.<br />
Tornati indietro sulla strada sterrata principale, un secondo<br />
bivio, sulla destra, porta allo<br />
stop å (480 mt / 35’)<br />
Da qui occorre seguire una deviazione sul sentiero che<br />
porta verso il riparo Scarpeggin (segnavia A) per raggiungere,<br />
in circa 10 minuti, un crinale esposto che costituisce<br />
un altro favorevole punto di avvistamento dei rapaci.<br />
Tra le rocce di questi versanti, nel mese di maggio, fiorisce<br />
la dafne odorosa, piccolo fiorellino rosa rappresentato<br />
nel logo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, caratterizzato da un intenso e caratteristico<br />
profumo che ricorda il garofano e la vaniglia.<br />
Tornati sul sentiero principale si seguono sempre le XX<br />
sino al panoramico pianoro di<br />
Il falco pecchiaiolo è una <strong>del</strong>le<br />
specie di uccelli più importanti<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>: nidifica<br />
con circa 5- coppie<br />
nei boschi di latifoglie alternati<br />
a piccole radure sia <strong>del</strong> versante<br />
tirrenico sia <strong>del</strong> versante<br />
padano. Il falco pecchiaiolo è<br />
un rapace simile alla ben nota<br />
e più comune poiana (apertura<br />
alare 1 5-150 cm) dalla<br />
quale si può distinguere per<br />
la forma complessivamente<br />
più slanciata in cui il capo appare<br />
più stretto e prominente,<br />
per la coda relativamente<br />
più lunga e, nella livrea tipica<br />
<strong>del</strong>l’adulto, per la colorazione<br />
grigio “colombaccio” <strong>del</strong>la<br />
parte superiore <strong>del</strong> capo. Un<br />
altro elemento di riconoscimento<br />
è dato da una evidente<br />
striatura-macchiettatura bruna<br />
<strong>del</strong>la porzione chiara <strong>del</strong>le<br />
parti inferiori, con una nitida<br />
banda scura lungo il margine<br />
posteriore <strong>del</strong>l’ala e due ulteriori<br />
bande scure alla base ed<br />
alla punta <strong>del</strong>la coda.<br />
Le abitudini alimentari di questo<br />
uccello sono particolari.<br />
La dieta è costituita principalmente<br />
da insetti: le larve, le<br />
pupe e gli adulti d’Imenotteri<br />
sociali (api, vespe e calabroni).<br />
In primavera preda anche<br />
altri insetti, ragni, anfibi, rettili,<br />
piccoli mammiferi, uova e<br />
nidiacei d’uccelli.
In alto: affioramenti di rocce<br />
serpentinitiche lungo il Sentiero<br />
<strong>Natura</strong>.<br />
Sopra: dettaglio <strong>del</strong>la roccia.<br />
A fianco: pedalando verso<br />
il passo <strong>del</strong>la Gava.<br />
Pra Liseu - stop ç (600 mt / 1h15’)<br />
e poi alla vicina Cima Rama, da cui è possibile godere di<br />
un magnifico panorama a 0 gradi. Una profonda incisione<br />
sul versante opposto, chiamato “Cu du Mundu”,<br />
testimonia in maniera evidente la notevole azione erosiva<br />
esercitata dalle acque lungo le acclivi pendici che caratterizzano<br />
il versante tirrenico. In queste zone è possibile<br />
udire il canto di due specie nidificanti tipiche <strong>del</strong>le<br />
zone aperte: l’allodola ed il prispolone. Più difficile, invece,<br />
scoprire la presenza di altri due importanti abitanti<br />
di questi ambienti rocciosi aperti: lo zigolo muciatto e<br />
il codirossone.<br />
Procedendo lungo la strada forestale si giunge allo<br />
stop é (630 mt / 1h25’)<br />
dove possiamo osservare ben esposti affioramenti di serpentiniti<br />
- rocce metamorfiche tipiche <strong>del</strong> comprensorio<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - in cui è possibile riconoscere i due principali<br />
minerali che le costituiscono: il serpentino, di colore<br />
verde chiaro ceroso, e la magnetite, di colore nero, visibile<br />
sotto forma di piccoli aggregati.<br />
Proseguendo ancora la strada si incontra il<br />
La vegetazione sulle ofioliti<br />
L’elevato tenore in magnesio rende le rocce ofiolitiche sfavorevoli ed inospitali per molte specie vegetali.<br />
Troviamo così grande abbondanza di una specie altrove poco comune: si tratta <strong>del</strong>la dafne odorosa.<br />
La dafne odorosa è un “relitto serpentinicolo”, ovvero una pianta un tempo più diffusa ma poco competitiva,<br />
che ha trovato rifugio sui suoli “avvelenati” dal magnesio per sfuggire alla competizione con altri<br />
vegetali.<br />
Altra specie colonizzatrice <strong>del</strong>le rocce verdi osservabile in questa zona è la viola di Bertoloni (Viola<br />
bertolonii), endemica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, specie definita “serpentinofita obbligata”, ovvero una pianta la cui<br />
distribuzione è esclusivamente legata alla presenza <strong>del</strong>le ofioliti.<br />
2 2
I granati<br />
La valle <strong>del</strong>la Gava è una località interessante dal punto di vista mineralogico: qui i campioni di minerali<br />
e cristalli si possono osservare facilmente. È sufficiente cercare all’interno dei filoni di “rodingiti” (rocce<br />
di colore biancastro o rossastre) che sono ben evidenti all’interno degli affioramenti rocciosi di serpentiniti<br />
e serpentinoscisti presenti nell’area. I minerali che si possono osservare sono principalmente granati,<br />
associati ad altri minerali quali l’ilmenite (tendenzialmente presente in aggregati molto fini), la titanite<br />
e la magnetite. I cristalli di granato sono di dimensioni centimetriche, di colore rosso scuro e mostrano<br />
una lucentezza molto viva.<br />
Si sottolinea, peraltro, che nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - <strong>Beigua</strong> Geopark è assolutamente vietata<br />
l’asportazione e la distruzione di rocce, minerali e fossili.<br />
Riparo Beppillo - stop è (650 mt / 1h35’)<br />
Una testimonianza <strong>del</strong> passato sfruttamento di questi<br />
luoghi. Come altri ripari <strong>del</strong>la valle anche questa costruzione<br />
offriva un riparo decisamente spartano sia a coloro<br />
che frequentavano questa importante via di comunicazione,<br />
sia ai falciatori d’erba che lavoravano nelle zone<br />
prative di questo aspro territorio.<br />
Aggirato il Bric Gavetta ecco sullo sfondo il punto di arrivo<br />
<strong>del</strong> Sentiero <strong>Natura</strong>, collocato presso il<br />
Passo <strong>del</strong>la Gava - stop ê (752 mt /2h)<br />
Questo punto di avvistamento <strong>del</strong>l’avifauna migratoria<br />
si trova in corrispondenza di un vero e proprio crocevia<br />
di itinerari che conducono a Voltri, al Passo <strong>del</strong> Faiallo o<br />
in direzione <strong>del</strong>la valle Stura. Lungo le dorsali ed i rilievi<br />
rocciosi circostanti nidificano specie di notevole pregio<br />
naturalistico come il calandro, lo strillozzo, il culbianco<br />
e l’ortolano.<br />
Qui sopra:<br />
il riparo Beppillo e lo strillozzo.<br />
28 29
Pratorotondo<br />
Torbiera <strong>del</strong> Laione<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
0 1<br />
3
2<br />
500 metri<br />
AV<br />
Nord<br />
1100<br />
M. Grosso<br />
1265<br />
1200<br />
M. <strong>Beigua</strong><br />
1286<br />
Varazze<br />
1000<br />
1200<br />
1000<br />
Piampaludo<br />
Torbiera <strong>del</strong><br />
Laione<br />
AV<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
segnavia<br />
Punto Informativo<br />
sentiero<br />
strada asfaltata<br />
1100<br />
rio<br />
1029<br />
5<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
C. Strina<br />
1010<br />
4<br />
991<br />
1000<br />
1100<br />
inizio sentiero<br />
i fiumi di pietre<br />
Casa<br />
<strong>del</strong> Che<br />
981<br />
la torbiera <strong>del</strong> Laione<br />
il crinale<br />
P<br />
il versante tirrenico<br />
il lago <strong>del</strong>la Biscia<br />
Piampaludo<br />
961<br />
Bric<br />
<strong>del</strong>l’Ombra<br />
1110<br />
Prariondo<br />
1110<br />
900<br />
1000<br />
3<br />
Lago <strong>del</strong>la<br />
Biscia<br />
AV<br />
M. Sciguelo<br />
1103<br />
Cima Frattin<br />
1145<br />
1<br />
1100<br />
2<br />
1029<br />
C. Miniera<br />
interesse<br />
vegetazionale<br />
interesse<br />
floristico<br />
interesse<br />
zoologico<br />
torbiera<br />
800<br />
Bric Damè<br />
1193<br />
Pian <strong>del</strong><br />
Fretto<br />
900<br />
rifugio<br />
M. Rama<br />
1000<br />
interesse<br />
geomorfologico<br />
punto<br />
panoramico<br />
area attrezzata<br />
Periodo consigliato:<br />
tutto l’anno<br />
Durata <strong>del</strong> percorso:<br />
h<br />
caratteristiche:<br />
sentiero panoramico, con informazioni di natura paesaggistica,<br />
geomorfologia e botanica<br />
Il Sentiero <strong>Natura</strong> offre l’opportunità di visitare alcuni<br />
dei siti di maggiore pregio naturalistico <strong>del</strong> comprensorio<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>. Il percorso, che si sviluppa ad anello,<br />
consente di osservare l’assetto geomorfologico che<br />
contraddistingue il settore di crinale <strong>del</strong>l’area protetta<br />
ed in particolare le diverse forme dei versanti tirrenico<br />
e padano, nonché gli spettacolari “fiumi di pietra” e<br />
“campi di pietra”. Il sentiero, infine, interessa anche la<br />
“Torbiera <strong>del</strong> Laione”, prezioso e <strong>del</strong>icato habitat per<br />
anfibi e rettili, considerata la zona umida più importante<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - <strong>Beigua</strong> Geopark.<br />
Accesso e punto di partenza<br />
( °25’ 1.95”N - 8° 5’12. ”E)<br />
Da Varazze si sale al monte <strong>Beigua</strong> lungo l’omonima<br />
strada per raggiungere la vetta dopo circa 22 km ed<br />
un dislivello di 1280 metri. Oltrepassata la fitta selva<br />
di antenne, si prosegue lungo la medesima strada<br />
giungendo, dopo circa 2 km di discesa, in località Pratorotondo.<br />
Il Sentiero <strong>Natura</strong> parte di fronte all’Albergo-Rifugio<br />
ed al Punto Informativo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (apertura<br />
stagionale) percorrendo un tratto <strong>del</strong>l’Alta Via dei<br />
Monti Liguri verso Est (segnavia AV ).<br />
In alto: il primo tratto<br />
<strong>del</strong> sentiero a partire dal rifugio<br />
di Prariondo.<br />
Sopra: Dafne mezero o fior<br />
di stecco; salamandra.
L’itinerario Pratorotondo - Torbiera <strong>del</strong> Laione è un percorso<br />
di circa 10 km che si snoda a cavallo tra il crinale<br />
che unisce il monte <strong>Beigua</strong> al monte Rama e la valle <strong>del</strong><br />
torrente Orba, nel versante nord.<br />
Il percorso è agevole, ma poiché si sviluppa a quote elevate<br />
occorre essere preparati a diminuzioni <strong>del</strong>la temperatura<br />
ed alla comparsa di nebbie orografiche, oltre alla<br />
possibilità di trovare neve e galaverna nei periodi più<br />
freddi. Bisogna inoltre tenere presente che si incontreranno<br />
aree di torbiera e zone acquitrinose, molto sensibili<br />
dal punto di vista biologico, per cui è opportuno non<br />
abbandonare il sentiero tracciato per non causare danni<br />
o alterare questi <strong>del</strong>icati ecosistemi.<br />
Il sentiero inizia con un ampia strada sterrata, recentemente<br />
sistemata per essere percorsa anche con carrozzine<br />
sino al riparo di Casa Miniera (850 mt). Attraversata<br />
una <strong>del</strong>le più ampie e panoramiche aree pianeggianti<br />
che caratterizzano il crinale <strong>del</strong> massiccio <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> (il<br />
prato rotondo) si giunge in breve (500 mt) al<br />
stop å (1085 mt / 10’).<br />
Da qui si osserva il ripido ed aspro versante tirrenico,<br />
contraddistinto da vegetazione arbustiva e prativa e punteggiato<br />
da affioramenti rocciosi di colore grigio-verde,<br />
tendenzialmente molto fratturati (serpentiniti e serpentinoscisti).<br />
Le tormentate forme <strong>del</strong> versante testimoniano<br />
non solo l’incessante azione erosiva e di mo<strong>del</strong>lamento<br />
prodotto dalle acque di ruscellamento superficiale che<br />
scendono rapidamente verso il mare (percorrendo, in taluni<br />
punti, oltre 1000 metri di dislivello, nello spazio di<br />
5 - km), ma anche la naturale evoluzione geomorfologica<br />
dei pendii caratterizzata da frane e scoscendimenti<br />
che hanno coinvolto sia i terreni di copertura, sia alcune<br />
pareti rocciose più esposte (come ad esempio il fronte<br />
sud-occidentale <strong>del</strong> monte Rama). Il percorso lungo l’Alta<br />
Via dei Monti Liguri continua in piacevole e poco faticoso<br />
falsopiano, regalando all’escursionista spettacolari<br />
scorci panoramici sulla fascia costiera sottostante.<br />
Dopo aver oltrepassato il riparo Casa Miniera (presenza<br />
di una sorgente), si giunge a<br />
Pian <strong>del</strong> Fretto - stop ç (1091 mt / 25’)<br />
Qui il sentiero coincide esattamente con lo spartiacque<br />
ligure-padano; si tratta di un sito <strong>del</strong> tutto particolare, caratterizzato<br />
dal fatto che lo spartiacque si trova ad una<br />
distanza in linea d’aria di circa 5- km dal mare, la distanza<br />
minima che si registra in Liguria. Dopo aver ammirato<br />
il panorama che si gode da questo balcone verde<br />
naturale (particolarmente scenografica l’acclive scarpata<br />
che scende verso la zona di Pian Canei e più a sud verso<br />
Lerca), vale la pena soffermarsi ad osservare il vasto<br />
“campo di pietre” (blockfield).<br />
Da questo punto si ha la percezione <strong>del</strong>l’ estensione,<br />
<strong>del</strong>la forma e <strong>del</strong>la pendenza (quasi orizzontale) che<br />
caratterizzano i depositi di blocchi chiamati “campi di<br />
pietre”. Il sentiero, attraversando la zona centrale pianeggiante<br />
<strong>del</strong> Fretto seguendo il segnavia lungo la recinzione,<br />
passa sul fronte <strong>del</strong> campo di pietre, punto dal<br />
quale si possono osservare le dimensioni dei grossi massi<br />
spigolosi che lo costituiscono e la loro posizione reciproca<br />
(spesso accatastati e “verticalizzati”).<br />
Nella pagina a sinistra, dall’alto<br />
verso il basso: panorama sulla<br />
fascia costiera di Arenzano;<br />
escursionisti lungo l’Alta Via<br />
dei Monti Liguri; segnavia;<br />
affioramento roccioso in<br />
serpentiniti.<br />
In questa pagina: in alto,<br />
panoramica su Pian <strong>del</strong> Fretto;<br />
dettaglio <strong>del</strong> campo di pietre<br />
(blockfield) presso il Pian<br />
<strong>del</strong> Fretto.<br />
5
Blockstream e Blockfield<br />
I blockstream (fiumi di pietra) come quello <strong>del</strong>la Torbiera <strong>del</strong> Laione ed i blockfield (campi di pietre) come<br />
quello di Pian <strong>del</strong> Fretto, sono accumuli di grossi blocchi di roccia testimoni di un paesaggio mo<strong>del</strong>lato<br />
nel passato da un clima che doveva essere molto più freddo <strong>del</strong>l’attuale.<br />
Risulta difficile immaginare da dove provenga un tale accumulo e come massi di tali dimensioni possano<br />
essersi mossi lungo una valle con una pendenza così modesta (10 gradi al massimo). Avvicinandosi si<br />
può osservare che la maggior parte dei massi ha forma tabulare, con spigoli poco arrotondati (indicatori<br />
di trasporto brevissimo), dimensioni metriche ed assenza di materiale fine, come ghiaia sabbia ed argilla.<br />
Provando a camminarci sopra si coglierà anche che tali blocchi sono spesso verticalizzati.<br />
Attualmente depositi analoghi a questi si formano alle alte latitudini, in zone molto fredde dove il terreno<br />
in profondità è permanentemente congelato (permafrost); un ambiente unico e molto particolare che<br />
i geomorfologi chiamano ambiente periglaciale. In tali condizioni climatiche la formazione dei blocchi<br />
che formano i “campi di pietre” avviene per gelifrazione; si tratta, in sostanza di uno stato di più o meno<br />
intensa disgregazione che si origina quando l’acqua e la neve, che sono penetrate nelle fratture e negli<br />
interstizi, congelano e, di conseguenza, aumentano il proprio volume creando notevoli pressioni interne<br />
che tendono a frantumare le rocce.<br />
Ancor oggi, nella stagione invernale, tra i blocchi di questo deposito sono stati misurati circa 100 cicli di<br />
gelo e disgelo (notte - giorno).<br />
In alcuni casi i blocchi rocciosi si sono accumulati e disposti nella parte centrale <strong>del</strong>le valli o lungo i versanti,<br />
con sviluppo e andamento simile a veri e propri torrenti di massi (chiamati blockstream). Durante<br />
l’ultima glaciazione, lo scongelamento diurno <strong>del</strong> permafrost, nelle stagioni più calde, ha permesso il<br />
fluire e l’accatastamento di questi grossi massi su un suolo rigonfiato per continui cicli di gelo-disgelo.<br />
Attraversata la spianata il sentiero scende verso Piampaludo<br />
alla destra di un altro “campo di pietre”, talvolta<br />
lastricato con lastroni rocciosi in serpentinoscisti che<br />
testimoniano la frequentazione di quest’area da parte<br />
<strong>del</strong>l’uomo per attività agro-silvo-pastorali.<br />
Il percorso prosegue diventando più ripido sino a raggiungere<br />
il bivio per il<br />
Lago <strong>del</strong>la Biscia - stop é (978 mt / 45’).<br />
Una breve deviazione di circa cinque minuti conduce<br />
alla scoperta di un’interessante zona palustre dove<br />
si possono incontrare piccoli ed interessanti insetti acquatici,<br />
come ad esempio ditischi e libellule. Ritornati<br />
sul sentiero principale si segue un segnavia , che porta<br />
verso la Casa <strong>del</strong> Che. Il percorso scende leggermente<br />
attraversando un bosco di faggi per poi risalire fino alla<br />
strada asfaltata Piampaludo - Pratorotondo. Giunti sulla<br />
strada asfaltata la si percorre in leggera salita (direzione<br />
sud) per circa 00 metri fino sino ad arrivare al pannello<br />
che indica la<br />
A fianco: sviluppo <strong>del</strong> sentiero<br />
dopo Pian <strong>del</strong> Fretto.<br />
Sopra: particolare <strong>del</strong>la zona<br />
umida denominata “Lago <strong>del</strong>la<br />
Biscia”.
La Torbiera<br />
<strong>del</strong> Laione<br />
La torbiera è così chiamata<br />
poiché l’accumulo di resti<br />
vegetali porta alla formazione<br />
di sostanze solo parzialmente<br />
decomposte, la cosiddetta<br />
“torba”.<br />
La Torbiera <strong>del</strong> Laione rappresenta<br />
lo stato senescente di un<br />
piccolo bacino lacustre che,<br />
durante un lungo periodo di<br />
tempo, si è progressivamente<br />
riempito di depositi fini minerali<br />
ed organici. Ricerche specifiche<br />
hanno dimostrato come<br />
questi sedimenti abbiano<br />
uno spessore di circa quattro<br />
metri, con prevalenza di limo<br />
e argilla nelle fasi più antiche<br />
e di torba in quelle più recenti.<br />
Informazioni molto più dettagliate<br />
si sono ricavate dallo<br />
studio <strong>del</strong> contenuto pollinico<br />
di questi depositi; il polline<br />
prodotto dalle piante dei dintorni<br />
e da quelle che hanno<br />
colonizzato l’ambiente palustre<br />
si è conservato abbastanza<br />
bene nei sedimenti asfittici<br />
e acidi ed ha permesso una<br />
buona ricostruzione <strong>del</strong>la storia<br />
vegetazionale <strong>del</strong>l’area in<br />
un lungo periodo di tempo<br />
che supera probabilmente i<br />
10.000 anni.<br />
Torbiera <strong>del</strong> Laione - stop è (991 mt / 1h40’).<br />
Questo meraviglioso ecosistema, considerato la più importante<br />
zona umida <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> ed uno scrigno<br />
prezioso per la conservazione <strong>del</strong>la biodiversità, è<br />
classificato come Riserva Integrale (Zona A). La fruizione<br />
<strong>del</strong>la zona umida, pertanto, può avvenire solo per scopi<br />
scientifici e didattico-divulgativi rispettando le indicazioni<br />
che l’Ente <strong>Parco</strong>, di concerto con i proprietari dei<br />
terreni, ha esposto in appositi pannelli informativi lungo<br />
il perimetro <strong>del</strong>la torbiera, e che forniscono indicazioni<br />
in relazione all’importanza <strong>del</strong>l’area e ai comportamenti<br />
compatibili con la tutela <strong>del</strong>l’ecosistema.<br />
La costante presenza d’acqua nel terreno garantisce alla<br />
Torbiera <strong>del</strong> Laione un microclima fresco anche nei periodi<br />
più caldi e consente la sopravvivenza <strong>del</strong>la Drosera<br />
rotundifolia, minuscola piantina insettivora in cui la dieta<br />
“carnivora” compensa la scarsità di azoto disponibile<br />
nel suolo.<br />
Molti animali acquatici frequentano le acque <strong>del</strong> Laione:<br />
anfibi come il tritone alpestre, il tritone crestato e la salamandra<br />
pezzata; rettili come la natrice dal collare; insetti<br />
acquatici come ditischi e libellule. Tra queste ultime<br />
è da citare Orthetrum cancellatum, i cui maschi maturi<br />
si distinguono per l’addome ricoperto da una pruinosità<br />
azzurra. La zona umida <strong>del</strong> Laione è uno dei siti tutelati<br />
quali habitat per la riproduzione, l’attività trofica, lo<br />
svernamento e l’estivazione <strong>del</strong>la fauna minore protetta.<br />
Risalito sulla strada asfaltata, il sentiero, contraddistinto<br />
da , riprende gradualmente quota proseguendo sempre<br />
verso Sud. Poco dopo il ponte sul rio Nido, il percor-<br />
so svolta a destra ed entra in una folta faggeta, per poi<br />
giungere ad una tipica casa rurale <strong>del</strong> Sassellese, dominata<br />
da un monumentale esemplare di faggio.<br />
I boschi di faggio come questo sono frequenti nei versanti<br />
settentrionali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> e si spingono sino al<br />
limite <strong>del</strong>le praterie di crinale, costituendo un elemento<br />
fortemente caratterizzante di questo ambiente. Il bosco<br />
di faggio in primavera ospita nel sottobosco le fioriture di<br />
specie come il Campanellino (Leucojum vernus), la Scilla<br />
a due foglie (Scilla bifolia), alcune Orchidee, il Dente<br />
di cane (Erithonium dens-canis), tutte piante protette.<br />
Giunti in quota, dopo aver attraversato alcuni piccoli rii<br />
temporanei, il bosco lascia spazio alle praterie di crinale<br />
ed il sentiero raggiunge lo<br />
stop ê (1180 mt / 3h30’)<br />
Le zone di crinale, osservabili intorno a questo punto<br />
di sosta, sono occupate da estese praterie, in buona<br />
parte secondarie, cioè originatesi per mano <strong>del</strong>l’uomo<br />
in seguito alle attività di taglio <strong>del</strong> legname e pascolo<br />
degli animali. Su tali praterie si trovano alcune piante<br />
caratteristiche <strong>del</strong>le zone montane come la Viola<br />
bertolonii, la Scorzonera umilis, l’Antennaria dioica, il<br />
Plantago holosteu.<br />
I forti venti che spazzano questi rilievi ed il clima instabile<br />
tendono inoltre a favorire il mantenimento <strong>del</strong>la vegetazione<br />
erbacea ed arbustiva a discapito di quella arborea.<br />
Con le basse temperature invernali l’umidità atmosferica<br />
che condensa sulle superfici di piante, rocce e qualsiasi<br />
altro oggetto, si trasforma direttamente in ghiaccio,<br />
generando il fenomeno estremamente suggestivo <strong>del</strong>la<br />
galaverna.<br />
Giunti sulla strada asfaltata monte <strong>Beigua</strong> - Pratorotondo<br />
si incontra di nuovo l’Alta Via dei Monti Liguri, si svolta<br />
a destra (Est) e seguendo il segnavia AV , coincidente<br />
qui con , si torna a Pratorotondo in circa 15 minuti<br />
di discesa.<br />
Dall’alto: Drosera rotundifolia;<br />
bosco di faggi; segnavia<br />
in corrispondenza <strong>del</strong>l’Alta Via<br />
dei Monti Liguri.<br />
Nella pagina precedente:<br />
panoramica <strong>del</strong>la torbiera<br />
<strong>del</strong> Laione.<br />
8 9
Alpicella<br />
neolitica<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
0 1<br />
4
400<br />
2<br />
490<br />
700<br />
500 metri<br />
M.<strong>Beigua</strong><br />
402<br />
Loc.<br />
Valerga<br />
B. <strong>del</strong> Carmo<br />
464<br />
Nord<br />
Stella<br />
400<br />
600<br />
D<br />
M. Cucco<br />
500<br />
Alpicella<br />
P<br />
M<br />
1<br />
D<br />
Ponte dei<br />
307 Saraceni<br />
T. Teiro<br />
400<br />
B. Voltui<br />
781<br />
675<br />
S. Anna<br />
Varazze<br />
2 320<br />
Riparo<br />
388 Sottoroccia<br />
600<br />
466<br />
800<br />
700<br />
3 Ceresa<br />
605<br />
Faie<br />
1 Museo Archeologico<br />
2 Rparo Sottoroccia<br />
3 Loc. Ceresa<br />
4 Strada Megalitica<br />
D<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
segnavia<br />
B. <strong>del</strong> Vento<br />
790<br />
M. Greppino<br />
680<br />
+<br />
Strada<br />
Megalitica<br />
4<br />
+<br />
sentiero<br />
650<br />
rio<br />
strada<br />
principale<br />
strada<br />
secondaria<br />
Periodo consigliato:<br />
tutto l’anno<br />
Durata <strong>del</strong> percorso:<br />
0’ + 1h 0’<br />
caratteristiche:<br />
itinerario con informazioni di natura archeologica e<br />
geomorfologica<br />
Un articolato itinerario nel cuore <strong>del</strong>la preistoria che si<br />
sviluppa attraverso la visita <strong>del</strong>l’ “Esposizione archeologica<br />
permanente” di Alpicella e <strong>del</strong> sito neolitico denominato<br />
“riparo sotto roccia” in località Fenestrelle, con la<br />
possibilità di proseguire la visita alla scoperta <strong>del</strong>la “strada<br />
megalitica”, un percorso enigmatico, considerato sacro,<br />
<strong>del</strong>imitato da grandi massi e rivolto verso la vetta<br />
“magnetica” <strong>del</strong> monte Greppino.<br />
Accesso e punto di partenza<br />
( °2 ’1 . 5”N - 8° 2’ .9 ”E)<br />
Chi preferisce la macchina al bus di linea (per informazioni<br />
consultare www.acts.it) dovrà lasciare la vettura<br />
nell’ampio posteggio a est <strong>del</strong>la chiesa di Alpicella.<br />
Prima di andare a visitare l’esposizione museale a pochi<br />
metri dalla piazza <strong>del</strong> centro storico, si consiglia<br />
di raggiungere il sagrato <strong>del</strong>la chiesa parrocchiale per<br />
godere di una gradevole vista panoramica sulla valle<br />
<strong>del</strong> torrente Teiro.<br />
Dall’alto; il recinto sacro al<br />
termine <strong>del</strong>la strada megalitica;<br />
dettaglio <strong>del</strong> monte Greppino.<br />
Nella pagina precedente:<br />
particolare <strong>del</strong>la strada<br />
megalitica.
Dall’alto: immagini di reperti<br />
e ricostruzioni presso il museo<br />
archeologico di Alpicella.<br />
A fianco: Ponte dei Saraceni.<br />
å La visita all’Esposizione archeologica permanente di<br />
Alpicella (398 mt)<br />
permette sia di osservare numerosi reperti recuperati<br />
dagli archeologi durante gli scavi nel vicino “riparo<br />
sotto roccia”, in località Fenestrelle, sia di acquisire informazioni<br />
sul contesto geologico - geomorfologico <strong>del</strong><br />
comprensorio in cui si era insediato e viveva l’uomo <strong>del</strong><br />
Neolitico. Di notevole interesse i diversi vasi a “Bocca<br />
Quadrata”, che caratterizzano il Neolitico Medio ( 00<br />
- 00 a.C.), i vasi a “Bocca Quadrilobata” (pressoché<br />
esclusivi <strong>del</strong> Finalese) ed uno spillone in bronzo che documenta<br />
l’utilizzo <strong>del</strong> riparo anche durante tutta l’età <strong>del</strong><br />
bronzo.<br />
ç Il sito archeologico in località Fenestrelle<br />
(320 mt / 30’)<br />
è raggiungibile prendendo il sentiero individuabile grazie<br />
ad un cartello in legno che segnala la deviazione a<br />
sinistra lungo la strada che da Varazze sale ad Alpicella,<br />
poco prima <strong>del</strong> curvone che porta alla piazza <strong>del</strong>la frazione.<br />
Tale sentiero - contraddistinto dal segnavia “D” di<br />
colore rosso - conduce rapidamente all’incisione valliva<br />
in cui scorre il torrente Teiro, che si attraversa grazie all’antico<br />
“Ponte dei Saraceni”, in corrispondenza <strong>del</strong> quale<br />
si possono osservare una bella cascata e le profonde<br />
incisioni prodotte nel substrato roccioso dall’azione erosiva<br />
<strong>del</strong>le acque di scorrimento. Dopo aver attraversato<br />
una strada asfaltata, il sentiero prosegue in piano nel bosco,<br />
per circa 15 minuti, fino al raggiungimento <strong>del</strong> cosiddetto<br />
“riparo sotto roccia”, riconoscibile per un recinto<br />
in legno realizzato a protezione <strong>del</strong> sito archeologico,<br />
alla base di una parete di roccia strapiombante.<br />
Il riparo sottoroccia<br />
Il sito fu individuato nel 19 dal Mario Fenoglio. Negli anni successivi la sovrintendenza realizzò sei<br />
campagne di scavo, dirette dall’archeologo Gian Piero Martino, che hanno consentito di ricostruire l’intera<br />
stratigrafia <strong>del</strong> sito ed il recupero dei numerosi reperti conservati nel museo di Alpicella.<br />
La prima frequentazione <strong>del</strong> riparo si deve con ogni probabilità ad un generale cambiamento climatico<br />
avvenuto in Europa intorno alla metà <strong>del</strong> IV millennio a.C. (Neolitico Medio, contraddistinto in Liguria<br />
anche dalla cultura <strong>del</strong> vaso a bocca quadrata). Venne infatti favorita la risalita dei cacciatori lungo le valli<br />
ricoperte da foreste d’alto fusto, habitat ideale per la selvaggina. Successivamente il riparo fu frequentato<br />
da un piccolo gruppo di agricoltori-pastori che, dopo la permanenza nei pascoli in quota, scendevano<br />
verso i villaggi <strong>del</strong>la costa. Portavano con loro un carico prezioso, i duri e tenaci ciottoli di “pietre verdi”<br />
che erano stati raccolti lungo i greti dei torrenti e lavorati per realizzare asce (con cui abbattere alberi) e<br />
zappe (con le quali dissodare i terreni agricoli). Durante l’Età <strong>del</strong> Bronzo la frequentazione fu molto più<br />
ridotta, fu abbandonato il lato occidentale <strong>del</strong> riparo mentre in quello orientale sono stati ritrovati “sco<strong>del</strong>lini<br />
carenati” tipici di questo periodo ed uno spillone in bronzo a testa globulare proveniente dal contesto<br />
cisalpino (palafitte di Varese e Garda), a documentare l’esistenza di traffici ultrappenninici.<br />
5
Sopra: la frazione di Alpicella.<br />
Le incisioni rupestri<br />
Tornati ad Alpicella, si consiglia di proseguire la visita<br />
per andare a scoprire la “strada megalitica” seguendo la<br />
strada asfaltata (segnalata anche con una “H” di colore<br />
rosso) che conduce alla località<br />
é ceresa (605 mt / 40’)<br />
Qui si trova una bella casetta in pietra, con scaletta esterna<br />
in legno e un allevamento di caprette nello spiazzo<br />
antistante. A sinistra <strong>del</strong>la costruzione, ecco comparire<br />
il segnavia “N” rossa, relativo alla “strada megalitica”.<br />
Praticamente all’imbocco <strong>del</strong> sentiero, in terreno di proprietà<br />
privata, è visibile un masso detto “a polissoir”: il<br />
più antico rinvenimento di incisioni rupestri nell’area <strong>del</strong><br />
<strong>Beigua</strong>. Il masso riporta una serie di incisioni lineari che,<br />
con tutta probabilità, derivano da suo utilizzo come affilatoio.<br />
Si prosegue nel bosco, sempre percorrendo il sentiero<br />
contraddistinto dalla “N” rossa, lungo il quale si aprono,<br />
a tratti, panoramiche vedute sia sulle vallate circostanti,<br />
sia sulla costa.<br />
In breve si raggiunge il sito conosciuto come<br />
Nell’area varazzina <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (Alpicella e Faie) sono state rilevate tracce <strong>del</strong>l’uomo primitivo anche attraverso<br />
le incisioni rupestri. Si tratta di incisioni, eseguite per trazione, caratterizzate essenzialmente da intagli<br />
fusiformi, detti polissoir, coppelle e canalette.<br />
Le incisioni rupestri, peraltro, non sono presenti solo sul versante tirrenico <strong>del</strong> massiccio <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> (il<br />
cui toponimo deriverebbe da Baigus, la primitiva divinità alpina che avrebbe dato il nome anche al monte<br />
Bego, nelle Alpi Liguri, altra zona ricca di testimonianze preistoriche) ma anche nel versante padano,<br />
soprattutto nell’alta valle <strong>del</strong>l’Orba e presso Piampaludo. In questo caso le incisioni presentano una simbologia<br />
più articolata e stratificata nel tempo in cui prevalgono croci, antropomorfi a phi, dischi raggiati<br />
e figure geometriche.<br />
è “strada megalitica” (605 mt / 1h 30’)<br />
un “viale” di epoca preistorica, protetto lateralmente da<br />
una serie di massi allineati. Qual era la loro vera funzione?<br />
Il luogo è conosciuto dagli studiosi come “recinto<br />
sacro” ed era, probabilmente, rivolto a qualche divinità,<br />
anche in considerazione <strong>del</strong>la presenza, a breve distanza,<br />
di un altro luogo enigmatico ossia il monte Greppino.<br />
Tale sommità (raggiungibile seguendo il segnavia “T”<br />
che in parte accompagna, per poi separarsene, la “N”<br />
<strong>del</strong>la strada megalitica) presenta, per la sua composizione<br />
rocciosa, una notevole capacità di attirare i fulmini e,<br />
per questo motivo, è stata considerata sacra fin dai tempi<br />
antichi.<br />
Terminata la visita alla “strada megalitica” si ripercorre<br />
lo stesso tracciato a ritroso fino al rientro nella frazione<br />
di Alpicella.<br />
Sopra e sotto: particolari<br />
<strong>del</strong> sentiero di accesso alla<br />
cosiddetta “strada megalitica”.
Foresta regionale<br />
<strong>del</strong>la Deiva<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
8 9<br />
5
500<br />
Nord<br />
500 metri<br />
550<br />
600<br />
650<br />
C. di Deiva<br />
707<br />
B. di Salmaceto<br />
701<br />
P.sso Salmaceto<br />
500<br />
680<br />
B. <strong>del</strong>la Rama<br />
708<br />
600<br />
510<br />
Giumenta<br />
500<br />
603<br />
B. di Bonuzzo<br />
612<br />
550<br />
550<br />
C. Ressia<br />
386 SASSELLO<br />
Casa <strong>del</strong> 373<br />
Custode<br />
507<br />
450<br />
478<br />
Castello<br />
Bellavista<br />
450<br />
352 P<br />
Giovo<br />
Badani<br />
Sentiero <strong>Natura</strong><br />
P. Penna<br />
inizio sentiero<br />
pannello<br />
sentiero<br />
strada asfaltata<br />
Centro Visite<br />
Palazzo Gervino<br />
interesse<br />
vegetazionale<br />
interesse<br />
zoologico<br />
interesse<br />
geologico<br />
interesse<br />
floristico<br />
punto<br />
panoramico<br />
100<br />
Periodo consigliato:<br />
tutto l’anno (adatto alle MTB)<br />
Durata <strong>del</strong> percorso:<br />
h<br />
caratteristiche:<br />
sentiero con informazioni di carattere forestale, botanico,<br />
ornitologico e geomorfologico<br />
Il Sentiero <strong>Natura</strong> rappresenta un itinerario ideale per<br />
avvicinarsi alla conoscenza <strong>del</strong>le diverse formazioni boschive<br />
che caratterizzano il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>.<br />
La grande varietà di ambienti e lo scarso disturbo favoriscono<br />
un’elevata diversità faunistica. All’interno <strong>del</strong>la<br />
Deiva è possibile praticare il birdwatching, con particolare<br />
riferimento ai molti uccelli tipici degli habitat forestali,<br />
e scoprire le tracce di molti mammiferi.<br />
Particolarmente piacevole percorrere l’anello <strong>del</strong>la Deiva<br />
con le ciaspole in occasione di abbodanti nevicate.<br />
Accesso e punto di partenza:<br />
( °28’ . 5”N - 8°29’ .1 ”E)<br />
Da Albissola si percorre la Strada Provinciale SV<br />
“<strong>del</strong> Giovo”, sino al km 21 VI; superata la frazione<br />
di Badani e prima di attraversare il centro storico di<br />
Sassello, si svolta a sinistra in corrispondenza di un<br />
grande pannello in legno indicante l’ingresso <strong>del</strong>la<br />
“Foresta <strong>del</strong>la Deiva”, in prossimità di un piazzale antistante<br />
un’industria dolciaria.<br />
Sopra: il cartello all’ingresso<br />
<strong>del</strong>la foresta <strong>del</strong>la Deiva.<br />
Sotto: escursionisti con<br />
racchette percorrono l’anello<br />
<strong>del</strong>la foresta.<br />
Nella pagina a fianco: visita<br />
guidata in foresta.<br />
50 51
In alto: panoramica su Sassello.<br />
Sopra e a fianco: dettagli<br />
all’interno <strong>del</strong>la foresta.<br />
Attraversato il ponte sul rio <strong>del</strong> Giovo si entra nella Foresta<br />
Demaniale <strong>del</strong>la Deiva e si incontra un primo edificio<br />
denominato Casa <strong>del</strong> Custode. Il percorso non è indicato<br />
da un segnavia particolare; segue un’ampia strada<br />
forestale di facile individuazione, supportata da diversi<br />
segnali indicanti le deviazioni principali. La strada forestale<br />
inizia in leggera salita attraversando un bosco di<br />
abeti rossi ed abeti di Douglas, la cui disposizione fitta<br />
e regolare, nonché l’assenza di individui giovani nel sottobosco,<br />
evidenziano una passata attività di rimboschimento<br />
artificiale. In quest’area <strong>del</strong>la foresta è facile avvistare<br />
la ballerina bianca, la ballerina gialla e l’airone<br />
cenerino; più difficile da individuare è il merlo acquaiolo,<br />
che nidifica in zona. Le grandi dimensioni degli alberi<br />
offrono agli uccelli buone condizioni per la nidificazione:<br />
nel sottobosco vivono pettirossi, merli, scriccioli;<br />
tra il fogliame luì piccoli, cinciarelle, cinciallegre, rampichini<br />
e fiorracini.<br />
Il capriolo<br />
Il bosco misto <strong>del</strong>la Deiva è frequentato da numerosi caprioli, piccoli cervidi dalle abitudini crepuscolari.<br />
Il capriolo è riconoscibile, oltre che per le piccole dimensioni, anche perché è praticamente privo di coda.<br />
In primavera ed estate i maschi hanno corna a tre punte, dette palchi, che cadono nel primo inverno.<br />
Ha forme raccolte, testa piccola, occhi e orecchie grandi, è praticamente privo di coda, possiede arti slanciati<br />
e forti, piedi con zoccoli lunghi e stretti. I maschi hanno brevi palchi solcati da scanalature e ornati<br />
da piccole “perle”, con tre ramificazioni. I palchi vengono annualmente rinnovati nel periodo compreso<br />
tra novembre e marzo e durante la crescita sono rivestiti da una pelle ricoperta da peli finissimi detta<br />
“velluto”, la quale, quando i palchi hanno completato il loro accrescimento, si secca e cade o viene tolta<br />
per sfregamento contro alberi o cespugli. In entrambi i sessi il colore <strong>del</strong> mantello è rossastro in estate<br />
e grigiastro in inverno, con parti inferiori più chiare. Fino all’età di circa un mese i piccoli hanno il manto<br />
maculato di bianco.<br />
Di indole elusiva, è attivo sia di giorno che di notte a seconda <strong>del</strong>le circostanze e <strong>del</strong>le stagioni. Agile nel<br />
salto e veloce nella corsa, è pure un ottimo nuotatore; possiede vista acuta e odorato ben sviluppato. Le<br />
femmine ed i giovani conducono vita gregaria in piccoli gruppi guidati da un esemplare adulto. I maschi<br />
sono strettamente territoriali da maggio a ottobre.<br />
La sua dieta è composta da erba, germogli, foglie, frutti selvatici, funghi, cereali verdi e cortecce.<br />
52 5
In alto: Amanita muscaria.<br />
Sopra: foresta in abito invernale;<br />
particolare di fiori di agrifoglio.<br />
A fianco: Castello Bellavista.<br />
Dopo circa 0 minuti si giunge al<br />
castello Bellavista (478 mt / 30’)<br />
in corrispondenza <strong>del</strong> quale inizia il percorso escursionistico<br />
ad anello. Giunti sulla sella a quota 0 una deviazione<br />
a sinistra porta in breve (50 metri) a scoprire i<br />
luoghi e le architetture <strong>del</strong> Castello Bellavista, villa ottocentesca<br />
costruita dalla famiglia Bigliati, proprietaria<br />
<strong>del</strong>le segherie omonime.<br />
Ripreso il percorso principale si imbocca il sentiero che<br />
piega a destra, in modo da percorrere l’anello in senso<br />
antiorario, attraversando prima i versanti esposti a settentrione<br />
e successivamente quelli meridionali. Dopo avere<br />
percorso lo stra<strong>del</strong>lo per circa 1200 metri, seguendo un<br />
tracciato che si sviluppa tra radi pini neri e sorbi montani,<br />
si giunge ad un bivio che porta (in pochi minuti) alla<br />
località<br />
Giumenta (510 mt / 50’)<br />
Si tratta di una gradevole spianata naturale da cui si godono<br />
ampi panorami verso Sassello. In questa località<br />
l’Ente <strong>Parco</strong> ha recentemente realizzato interventi di riqualificazione<br />
ambientale che hanno comportato anche<br />
la ristrutturazione di un vecchio seccatoio per castagne.<br />
Di particolare interesse l’allestimento di un’area attrezzata<br />
e di un percoso didattico con funzioni di laboratorio<br />
naturalistico all’aperto dedicato ai piccoli abitanti <strong>del</strong><br />
bosco; rimboschimenti di latifoglie, casette nido e mangiatoie<br />
per uccelli, “bat-box” per i pipistrelli e tante altre<br />
curiosità per avvicinarsi ai piccoli segreti <strong>del</strong>la foresta.<br />
In alto: seccatoio in località<br />
Giumenta. Sopra: particolare<br />
<strong>del</strong>la spianata; immagine<br />
autunnale <strong>del</strong>la foresta.<br />
A fianco: cartello segnaletico.<br />
5 55
Il picchio rosso<br />
maggiore<br />
Il picchio rosso maggiore (Picoides<br />
major) è un curioso e<br />
colorato abitante <strong>del</strong>la Foresta<br />
<strong>del</strong>la Deiva. Lungo 22-2<br />
cm., con un’apertura alare di<br />
circa - 9 cm, è caratterizzato<br />
da un piumaggio generale<br />
bianco e nero contrastante,<br />
con sottocoda rosso e nuca<br />
rossa nel maschio e nera nella<br />
femmina. La coda è rigida<br />
e cuneiforme e le dita sono<br />
rivolte due in avanti e due<br />
all’indietro. Il picchio rosso<br />
maggiore nidifica nei boschi<br />
misti e nelle pinete ove vi siano<br />
alberi vecchi o morti in cui<br />
scava un nido. Si alimenta di<br />
insetti o larve che vivono all’interno<br />
<strong>del</strong> legno, ma non<br />
disdegna bacche e semi.<br />
Ritornati sulla strada principale si prosegue il percorso<br />
ad anello che, con sviluppo tendenzialmente pianeggiante,<br />
attraversa zone boscose, nelle quali si possono<br />
osservare le tracce <strong>del</strong> passaggio di caprioli, cinghiali ed<br />
altri mammiferi. Pannelli interpretativi posizionati in diversi<br />
punti lungo il tracciato forniscono all’escursionista<br />
informazioni utili sia per l’osservazione <strong>del</strong>le tracce<br />
degli animali, sia per il riconoscimento dei diversi tipi<br />
di bosco presenti nell’area. La passeggiata regala anche<br />
stupendi panorami sulla valle Erro, sino a<br />
Passo salmaceto (650 mt / 2h 20’)<br />
Superato questo punto, lungo il sentiero è possibile notare<br />
un certo cambiamento <strong>del</strong>l’habitat circostante, dovuto<br />
principalmente all’esposizione (a sud-est) ed alla natura<br />
<strong>del</strong> substrato geologico.<br />
L’ambiente è condizionato da rocce di natura metamorfica,<br />
essenzialmente “serpentiniti” e “lherzoliti”. Entrambe<br />
sono poco erodibili e costituite da minerali ricchi in<br />
magnesio, elemento tendenzialmente sfavorevole per i<br />
vegetali; ne consegue una condizione per cui i suoli presenti<br />
in questo settore sono scarsi in spessore e con una<br />
rada vegetazione, costituita per lo più da specie frugali<br />
e poco esigenti.<br />
Lungo questi tratti soleggiati ed aridi è possibile osservare<br />
alcune specie di uccelli di particolare interesse ornitologico<br />
come la cincia dal ciuffo, il luì bianco ed il cuculo.<br />
Il percorso si snoda con ampie curve ed intercetta diversi<br />
piccoli rivi, offrendo stupendi scorci (verso est) in direzione<br />
dei rilievi <strong>del</strong> massiccio <strong>del</strong> monte <strong>Beigua</strong>.<br />
Proseguendo oltre si giunge fino al bivio presso il<br />
castello Bellavista (478 mt / 3h 30’)<br />
e si riprende il medesimo stra<strong>del</strong>lo percorso all’andata<br />
per tornare all’ingresso <strong>del</strong>la foresta in circa 20 minuti.<br />
5 5<br />
Il daino<br />
Meno abbondante <strong>del</strong> capriolo, il daino è ben riconoscibile per le dimensioni maggiori. Ha forme<br />
slanciate, occhi e orecchie grandi, coda di media lunghezza, arti snelli, terminanti con zoccoli stretti.<br />
I maschi hanno palchi con l’estremità a forma di pala molto larga e allungata che vengono annualmente<br />
rinnovati (cadono in maggio e ricrescono in luglio-agosto). In entrambi i sessi il mantello è di colore<br />
bruno-rossiccio con macchie bianche sul dorso e sui lati <strong>del</strong> corpo; d’inverno esso assume tonalità più<br />
grigie; il ventre è biancastro; lo specchio anale, che è grande con un caratteristico disegno di ancora rovesciata,<br />
è bianco con ai lati un contorno nero.<br />
È attivo di preferenza nelle ore notturne e crepuscolari. Di buon udito e olfatto, possiede una vista assai<br />
acuta. Conduce vita gregaria in branchi, anche numerosi, composti da femmine e giovani; i maschi<br />
adulti preferiscono stare appartati. Durante il periodo riproduttivo si formano branchi misti.<br />
Il daino è un erbivoro che si ciba essenzialmente di erbe, foglie, cortecce, germogli, frutta, semi e tuberi.
Altri sentieri tematici nel <strong>Parco</strong><br />
Nel comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> esiste una fitta rete escursionistica che si sviluppa<br />
per circa 500 km e che permette di ammirarne ed apprezzarne le bellezze ambientali<br />
e storico-culturali.<br />
Percorrere i sentieri <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> su entrambi i versanti (tirrenico o padano) o lungo la<br />
dorsale contraddistinta dall’Alta Via dei Monti Liguri - che traccia l’asse centrale <strong>del</strong>l’area<br />
protetta - è come sfogliare un magnifico libro in cui sono raccontate e rappresentate<br />
la storia <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la natura.<br />
Oltre ai <strong>Sentieri</strong> <strong>Natura</strong> descritti nelle pagine precedenti, l’Ente <strong>Parco</strong> ha allestito altri<br />
percorsi tematici, supportati da pannelli e materiali divulgativi, che consentono al visitatore<br />
di meglio conoscere ed apprezzare alcuni degli elementi naturalistici visibili<br />
lungo il tracciato prescelto.<br />
Il Percorso Botanico in località Eremo <strong>del</strong> Deserto<br />
(Varazze)<br />
È il percorso tematico “storico” <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>.<br />
Realizzato nel 1992 dalla Comunità Montana <strong>del</strong> Giovo<br />
ed ora gestito dall’Ente <strong>Parco</strong>, il tracciato parte dal piazzale<br />
<strong>del</strong> convento <strong>del</strong>l’Eremo <strong>del</strong> Deserto e si snoda per<br />
circa 2, chilometri all’interno dei resti <strong>del</strong>le mura <strong>del</strong>l’antico<br />
complesso monastico.<br />
Il valore naturalistico <strong>del</strong> percorso risiede nella possibilità<br />
di attraversare in breve tempo un’ampia gamma di tipologie<br />
ambientali estremamente diversificate. Questo si deve<br />
in parte alle caratteristiche climatiche <strong>del</strong>la zona, che<br />
permettono la coesistenza di specie tipicamente mediterranee<br />
accanto ad alberi tipici dei boschi montani, in parte<br />
al fatto che la composizione vegetazionale è stata profondamente<br />
modificata dalla secolare presenza <strong>del</strong>l’uomo.<br />
Sul piazzale <strong>del</strong>l’Eremo, ornato da alberi di leccio, è presente<br />
un pannello che riporta il tracciato <strong>del</strong> percorso<br />
botanico. Questo ha inizio, alla destra <strong>del</strong>la ex fontana,<br />
con una breve salita coincidente con il tracciato <strong>del</strong>la “Via Crucis”. Poco dopo si abbandona<br />
il cammino religioso per scendere verso sinistra, tra fitti lecci e pungitopo,<br />
sino a raggiungere il primo punto di sosta; qui un secondo pannello generale illustra<br />
le caratteristiche <strong>del</strong> bosco di leccio.<br />
Il sentiero procede pianeggiante, mentre si alternano pannelli illustrativi di alberi esotici<br />
e di piante più comuni. Si incontra quindi la suggestiva fonte di Sant’Elia, dove un tempo<br />
i monaci in eremitaggio si radunavano. Qui è visibile un tratto dei resti <strong>del</strong>le mura<br />
nord-occidentali e attorno alla fonte sono visibili il capelvenere e la rara felce florida.<br />
Dopo la fonte una discesa conduce ad una piccola terrazza panoramica affacciata sul torrente<br />
Arresta. Da qui il percorso segue, in sponda sinistra il corso d’acqua e scende sino alla<br />
confluenza con il rio Malanotte, quindi risale la sponda orografica destra di questo affluente.<br />
Per un breve tratto iniziale ci si immerge nella vegetazione mediterranea.<br />
Nel tratto successivo si alternano soprattutto piante tipiche di zone con altitudine medioalta,<br />
come la rovere, il pino nero, la quercia rossa, il salicone, assieme a piante caratteristiche<br />
di ambienti umidi o <strong>del</strong>le sponde dei torrenti, come l’ontano, il giunco, la canna.<br />
I pannelli generali n. e 5 guidano il visitatore tra i rimboschimenti a conifere esotiche<br />
ed autoctone, illustrandone le problematiche relative. A questa situazione si contrappone<br />
un lembo di querceto a rovere (pannello generale n. ), bosco spontaneo tipico<br />
<strong>del</strong>l’entroterra ligure.<br />
Superata la prima metà <strong>del</strong> percorso si giunge ad una seconda area di sosta, sempre in<br />
prossimità <strong>del</strong> torrente Arrestra, e di un prato; altri due pannelli illustrano le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la vegetazione <strong>del</strong>le sponde e <strong>del</strong>le formazioni prative.<br />
Da questo punto ha inizio la risalita verso il convento: il sentiero si addentra tra le fasce<br />
ormai incolte e coperte di rovi, tra le quali si trovano ancora alcuni alberi da frutto,<br />
e sbuca nella strada asfaltata. Percorsi 1 0 metri sulla strada si ritorna sul sentiero<br />
e qui seguono diversi alberi tipici <strong>del</strong>l’entroterra collinare come il castagno, il nocciolo,<br />
il sambuco. Quasi al termine <strong>del</strong> percorso si incontra un maestoso e secolare tiglio.<br />
Un ultimo pannello generale descrive la composizione dei boschi misti collinari; quindi<br />
si giunge al piazzale <strong>del</strong>l’Eremo, non prima di aver incontrato una specie di media e alta<br />
quota: il faggio, che qui eccezionalmente riesce a vivere a pochi metri dai lecci costieri.<br />
Oltre ad alcuni pannelli generali, sono visibili 50 pannelli riferiti alle specie vegetali<br />
più interessanti tra quelle presenti lungo il percorso. Codesti pannelli specifici sono sistemati<br />
su leggii in legno e le schede sono riprodotte, a colori, su supporto in alluminio.<br />
59
Altri sentieri tematici nel <strong>Parco</strong><br />
Il Percorso ornitologico in località Vaccà (Arenzano)<br />
Per aumentare le opportunità di fruizione <strong>del</strong> Centro Ornitologico<br />
e di Educazione Ambientale in località Vaccà,<br />
l’Ente <strong>Parco</strong> ha predisposto un percorso tematico che si<br />
snoda per circa due chilometri attorno al Centro.<br />
Il percorso insiste all’interno <strong>del</strong>la Zona di Protezione<br />
Speciale “<strong>Beigua</strong> - Turchino”, istituita ai sensi <strong>del</strong>la Direttiva<br />
“Uccelli” 9/ 09/CEE dalla Comunità Europea, per<br />
la tutela e la salvaguardia di diverse specie di uccelli che<br />
vivono e/o transitano in migrazione sopra di essa. La ZPS<br />
ha un’estensione di circa 10.000 ettari e si sovrappone,<br />
in parte, al <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>.<br />
Si tratta di un sentiero a tema avifaunistico, attrezzato<br />
con sette pannelli esplicativi dedicati ai tipi di ambienti<br />
naturali che si incontrano nell’area e agli uccelli più caratteristici<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> e <strong>del</strong>la ZPS “<strong>Beigua</strong> - Turchino”,<br />
con dettagli sulle loro esigenze o problematiche<br />
di conservazione.<br />
Il percorso - che si sviluppa ad anello - prende avvio<br />
presso il Centro Ornitologico e di Educazione Ambientale<br />
in località Vaccà.<br />
A metà percorso, sulla cima di Bric Cravieu, a 500 metri<br />
di quota e a circa 10 minuti di cammino dal Centro<br />
Ornitologico, è stata realizzata una torre d’osservazione,<br />
appositamente posizionata<br />
per rendere<br />
più agevole l’osservazione<br />
dei rapaci, soprattutto<br />
nei periodi<br />
di migrazione che<br />
ogni anno, a primavera<br />
ed in autunno,<br />
qualificano il territorio<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> come<br />
uno dei più importanti<br />
siti in Italia.<br />
Il Percorso Botanico presso la cascata <strong>del</strong> serpente (Masone)<br />
L’Ente <strong>Parco</strong> in collaborazione con il Comune di Masone<br />
e l’Istituto Comprensivo valle Stura ha predisposto il<br />
secondo Percorso Botanico <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>. Dopo<br />
l’ormai storico Percorso Botanico <strong>del</strong>l’Eremo <strong>del</strong> Deserto,<br />
nel 200 è stato realizzato un nuovo punto di eccellenza<br />
per la divulgazione <strong>del</strong> patrimonio naturalistico.<br />
L’area <strong>del</strong>la Cascata <strong>del</strong> Serpente è conosciuta da tempo<br />
per il suggestivo punto panoramico che consente di<br />
ammirare i favolosi salti d’acqua che il rio Masone compie<br />
nel suo percorso. Lungo un tratto <strong>del</strong> punto panoramico<br />
sono stati predisposti colorati pannelli divulgativi<br />
che illustrano, sia con nozioni scientifiche, sia con curiose<br />
notizie, le specie vegetali più significative <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Beigua</strong>. I disegni dei particolari <strong>del</strong>le piante sono stati realizzati,<br />
nell’ambito <strong>del</strong> progetto didattico che ha supportato<br />
la realizzazione <strong>del</strong> percorso, dai ragazzi <strong>del</strong>la scuola<br />
“C. Pastorino” di Masone che con l’ausilio degli insegnanti<br />
hanno realizzato dei veri e propri piccoli capolavori di<br />
arte naturalistica. All’ingresso <strong>del</strong> percorso, inoltre, due<br />
pannelli, opportunamente posizionati, illustrano rispettivamente<br />
la struttura <strong>del</strong> percorso didattico e le emergenze<br />
naturalistiche e storico-culturali presenti nella val Masone.<br />
0 1
Centri Visite e Punti Informativi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />
Il <strong>Parco</strong> rappresenta un serbatoio inesauribile di spunti e suggerimenti per conoscere<br />
ed apprezzare le splendide valenze naturalistiche e storico-culturali <strong>del</strong> comprensorio<br />
<strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>; per favorire tali conoscenze l’Ente <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> ha realizzato alcune<br />
specifiche strutture destinate alla divulgazione ed all’informazione che sono ben distribuite<br />
nel territorio di competenza ed offrono diverse opportunità ed attività nell’ambito<br />
di un’ampia gamma di tematismi.<br />
2<br />
centro Visite “Villa Bagnara”<br />
Via Montegrappa 2, 16010 Masone (GE)<br />
La struttura didattico-divulgativa occupa il piano rialzato<br />
di una villa costruita nella seconda metà <strong>del</strong> XIX secolo<br />
all’interno di un ampio <strong>Parco</strong> alberato.<br />
Filo conduttore <strong>del</strong> centro sono i “sapori <strong>del</strong>la terra”:<br />
l’itinerario espositivo si sviluppa su una superficie complessiva<br />
di circa 195 mq., articolandosi attraverso sale<br />
tematiche che si susseguono lungo un percorso definito<br />
e obbligato.<br />
Il centro affronta il tema <strong>del</strong>le attività tradizionali e dei<br />
prodotti tipici agro-alimentari <strong>del</strong> comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>,<br />
ed in particolare <strong>del</strong>le valli Stura e Orba, con l’ausilio<br />
<strong>del</strong>le più moderne attrezzature informatiche multimediali<br />
che consentono al visitatore di entrare, attraverso i sensi,<br />
nella realtà <strong>del</strong>le tradizioni <strong>del</strong>la cultura rurale <strong>del</strong>le<br />
vallate <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />
centro ornitologico e di Educazione Ambientale<br />
Località Vaccà, 16011 Arenzano (GE)<br />
Il Centro è situato all’interno <strong>del</strong>la Foresta <strong>Regionale</strong> “Lerone”<br />
nella valle <strong>del</strong> Rio Fissolo, sulle alture di Arenzano<br />
(GE), a circa 20 metri sul livello <strong>del</strong> mare, adiacente<br />
alla strada sterrata che dalla località Curlo porta al Passo<br />
<strong>del</strong>la Gava.<br />
Nel Centro vengono svolte diverse attività di ricerca<br />
scientifica, divulgazione naturalistica ed educazione<br />
ambientale.<br />
Per quanto concerne la ricerca scientifica - condotta in<br />
collaborazione con organizzazioni ed istituti di ricerca a<br />
livello nazionale e locale - presso il Centro sono raccolti,<br />
interpretati e rielaborati dati di carattere naturalistico<br />
utilizzati nelle strategie di programmazione e di gestione<br />
territoriale.<br />
Altrettanto significative le attività di divulgazione naturalistica<br />
e di educazione ambientale, finalizzate a fornire<br />
gli strumenti di valutazione e di apprendimento, nonché<br />
gli elementi di conoscenza, per meglio comprendere il<br />
complesso sistema <strong>del</strong>le risorse naturali che caratterizzano<br />
il comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>.<br />
centro Visite “Palazzo Gervino”<br />
Via G.B. Badano 45, 17047 Sassello (SV)<br />
Il Centro Visite è interamente dedicato al tema <strong>del</strong>la geologia<br />
e <strong>del</strong>la geomorfologia.<br />
Attraverso moderni allestimenti multimediali il Centro<br />
Visite fornisce informazioni sia sulle caratteristiche <strong>del</strong><br />
Geoparco <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>, sia sulle reti internazionali dei Geoparchi<br />
(la Rete Europea dei Geoparchi e la Rete Globale<br />
dei Geoparchi supportata dall’UNESCO). Di particolare<br />
interesse l’esposizione di reperti fossili di un Antracotherium,<br />
nonché le esposizioni paleontologiche dedicate ai<br />
due siti di Ponte Prina (Sassello) e Santa Giustina (Stella),<br />
testimoni <strong>del</strong>l’evoluzione geologica <strong>del</strong> comprensorio<br />
nel periodo oligocenico, intorno a 28- 0 milioni di<br />
anni fa. La storica dimora di Palazzo Gervino ospita anche<br />
un ufficio di informazione e di accoglienza turistica.<br />
Punto Informativo “Bruno Bacoccoli”<br />
Località Prariondo, 16016 Cogoleto (GE)<br />
Il punto informativo “Bruno Bacoccoli” situato a 1100<br />
mt s.l.m. nel cuore <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è aperto durante il periodo<br />
estivo (da giugno a settembre). La struttura fornisce informazioni<br />
turistiche e ospita un allestimento dedicato alle<br />
caratteristiche litologiche <strong>del</strong> comprensorio con l’esposizione<br />
<strong>del</strong>le diverse rocce affioranti nel Geoparco <strong>del</strong><br />
<strong>Beigua</strong>. Nello spazio verde esterno è visitabile un interessante<br />
“giardino geologico” in cui sono esposti alcuni<br />
esemplari di rocce ofiolitiche (rocce verdi).<br />
Punto Informativo “Banilla”<br />
Viale Rimembranze, Località Banilla, 16010 Tiglieto (GE)<br />
Il punto informativo “Banilla” ospita attività di animazione<br />
locale e comunica le diverse opportunità di fruizione<br />
turistica <strong>del</strong> comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong>l’alta valle Orba<br />
in particolare. All’interno degli spazi <strong>del</strong> punto informativo<br />
gli allestimenti sono dedicati al tema <strong>del</strong>la tutela<br />
e <strong>del</strong>l’utilizzo sostenibile <strong>del</strong> bosco.<br />
centro di Esperienza<br />
Via G. Marconi 165, loc. Terralba, 16011 Arenzano (GE)<br />
La sede amministrativa <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ospita i locali <strong>del</strong> Centro<br />
di Esperienza dove si svolgono attività di educazione<br />
ambientale e si possono acquisire informazioni in merito<br />
alle differenti opportunità di fruizione. All’interno <strong>del</strong>la<br />
struttura sono consultabili una biblioteca dedicata ai<br />
temi ambientali e strumenti multimediali che illustrano<br />
le caratteristiche <strong>del</strong> comprensorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong>;<br />
sono, inoltre, disponibili appositi spazi attrezzati per<br />
ospitare laboratori didattici, attività formative, seminari,<br />
convegni ed ogni altra iniziativa di carattere divulgativo.
come si arriva nel <strong>Parco</strong><br />
Con i mezzi pubblici<br />
Affidarsi ai mezzi pubblici significa scegliere il mezzo più “ecologico” e<br />
gradito per accedere ai Parchi.<br />
Il sistema più efficace per conoscere gli orari e comporre le combinazioni<br />
di accesso (treno e/o corriera) è il sito internet con l’orario integrato <strong>del</strong>la<br />
Regione Liguria:<br />
www.orariotrasporti.regione.liguria.it<br />
In automobile<br />
Accessi principali:<br />
A10 Genova-Ventimiglia: Caselli di Genova-Voltri, Arenzano, Varazze,<br />
Celle Ligure, Albisola;<br />
A2 Voltri-Gravellona Toce: Casello di Masone.<br />
SS. 1 Aurelia; SP. <strong>del</strong> Sassello; SP. 5 2; SP. 5 <strong>del</strong> Turchino.<br />
<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
Imperia<br />
Genova<br />
Savona<br />
La Spezia<br />
Legenda<br />
<strong>del</strong>la cartina<br />
<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
<strong>Beigua</strong> Geopark<br />
<strong>Sentieri</strong> descritti nella guida<br />
Alta Via dei Monti Liguri<br />
Autostrada<br />
Viabilità veicolare<br />
Ferrovia<br />
Sede <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />
Centri visite<br />
e punti informativi<br />
Numeri utili<br />
Emergenza infortuni<br />
118<br />
segnalazione<br />
incendi boschivi<br />
1515<br />
come leggere la <strong>Guida</strong> Pratica<br />
La difficoltà di ciascun itinerario è segnalata dal colore <strong>del</strong><br />
riquadro posto a fianco <strong>del</strong> titolo <strong>del</strong>la scheda, secondo la<br />
legenda sotto riportata (il riquadro, col numero progressivo<br />
<strong>del</strong> percorso, è riportato anche nella cartina generale):<br />
1 Turistico (T) 1 Escursionisti medi (E)<br />
1 Escursionisti esperti (EE)<br />
I tempi di percorrenza indicati sono relativi al senso di marcia<br />
degli itinerari descritti; essi tengono conto <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
di un escursionista mediamente allenato e prevedono<br />
brevi soste per le osservazioni e il ristoro.
Collana<br />
Guide pratiche<br />
TITOLI PUBBLICATI<br />
Parchi e aree protette<br />
1 - <strong>Parco</strong> nazionale <strong>del</strong>le Cinque Terre<br />
2 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong>l’Antola<br />
3 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong>l’Aveto<br />
4 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
5 - <strong>Parco</strong> naturale regionale di Montemarcello Magra<br />
6 - <strong>Parco</strong> naturale regionale di Portofino<br />
7 - Aree protette <strong>del</strong> Savonese<br />
8 - Aree protette costiere<br />
9 - Alta Via dei Monti Liguri<br />
10 - Area protetta provinciale Giardino Botanico di Pratorondanino<br />
11 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong> Finalese<br />
12 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>l’Appennino Genovese<br />
13 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>la Riviera Spezzina<br />
14 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>le Alpi Liguri<br />
15 - Genova - Il <strong>Parco</strong> Urbano <strong>del</strong>le Mura<br />
Itinerari dei prodotti e dei sapori<br />
16 - La strada <strong>del</strong> castagno<br />
17 - Le valli <strong>del</strong> Latte<br />
18 - Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> Basilico di Genova Pra’<br />
19 - I sapori <strong>del</strong> bosco e <strong>del</strong>le colline<br />
<strong>Sentieri</strong> attrezzati nei Parchi e in Liguria<br />
20 - <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - i sentieri natura<br />
21 - <strong>Parco</strong> di Montemarcello<br />
22 - Il sentiero Bormida natura<br />
23 - <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>l’Antola - i sentieri e il Rifugio<br />
<strong>Guida</strong> pratica <strong>Parco</strong> <strong>Beigua</strong> - i sentieri natura<br />
Testi Maurizio Burlando, Marco Firpo, Cristiano Queirolo<br />
Fotografie: Antonio Aluigi, E. Arecco, Emanuele Biggi, Fabrizio Càlzia,<br />
Massimo Campora, Renato Cottalasso, Cristiano Queirolo, Monica Saettone<br />
Cartografia: Daniela Blandino, Cristiano Queirolo<br />
Progetto Grafico Mario Benvenuto<br />
Stampa Erredi Grafiche Editoriali - Genova<br />
Edizione Galata s.r.l. - Via G. D’Annunzio 2/52, 16121 Genova - Tel./Fax. 010 8696816<br />
www.galataedizioni.it - galata@galataedizioni.it<br />
In vendita esclusivamente con<br />
a € 2,00 più il prezzo <strong>del</strong> quotidiano<br />
Direttore responsabile:<br />
Lanfranco Vaccari<br />
Registrazione Tribunale di Genova<br />
n.7424 <strong>del</strong> 17/06/1924
Collana<br />
Guide pratiche<br />
TITOLI PUBBLICATI<br />
Parchi e aree protette<br />
1 - <strong>Parco</strong> nazionale <strong>del</strong>le Cinque Terre<br />
2 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong>l’Antola<br />
3 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong>l’Aveto<br />
4 - <strong>Parco</strong> naturale regionale <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong><br />
5 - <strong>Parco</strong> naturale regionale di Montemarcello Magra<br />
6 - <strong>Parco</strong> naturale regionale di Portofino<br />
7 - Aree protette <strong>del</strong> Savonese<br />
8 - Aree protette costiere<br />
9 - Alta Via dei Monti Liguri<br />
10 - Area protetta provinciale Giardino Botanico di Pratorondanino<br />
11 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong> Finalese<br />
12 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>l’Appennino Genovese<br />
13 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>la Riviera Spezzina<br />
14 - Aree Protette e Rete <strong>Natura</strong> 2000 <strong>del</strong>le Alpi Liguri<br />
15 - Genova - Il <strong>Parco</strong> Urbano <strong>del</strong>le Mura<br />
Itinerari dei prodotti e dei sapori<br />
16 - La strada <strong>del</strong> castagno<br />
17 - Le valli <strong>del</strong> Latte<br />
18 - Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> Basilico di Genova Pra’<br />
19 - I sapori <strong>del</strong> bosco e <strong>del</strong>le colline<br />
<strong>Sentieri</strong> attrezzati nei Parchi e in Liguria<br />
20 - <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Beigua</strong> - i sentieri natura<br />
21 - <strong>Parco</strong> di Montemarcello<br />
22 - Il sentiero Bormida natura<br />
23 - <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>l’Antola - i sentieri e il Rifugio<br />
<strong>Guida</strong> pratica <strong>Parco</strong> <strong>Beigua</strong> - i sentieri natura<br />
Testi Maurizio Burlando, Marco Firpo, Cristiano Queirolo<br />
Fotografie: Antonio Aluigi, E. Arecco, Emanuele Biggi, Fabrizio Càlzia,<br />
Massimo Campora, Renato Cottalasso, Cristiano Queirolo, Monica Saettone<br />
Cartografia: Daniela Blandino, Cristiano Queirolo<br />
Progetto Grafico Mario Benvenuto<br />
Stampa Erredi Grafiche Editoriali - Genova<br />
Edizione Galata s.r.l. - Via G. D’Annunzio 2/52, 16121 Genova - Tel./Fax. 010 8696816<br />
www.galataedizioni.it - galata@galataedizioni.it<br />
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