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Scuola e integrazione: i diritti del bambino adottato - Portale per l ...

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Gennaio 2009<br />

scuola scuola scuola e e e <strong>integrazione</strong>:<br />

<strong>integrazione</strong>:<br />

i i i <strong>diritti</strong> <strong>diritti</strong> <strong>diritti</strong> <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>bambino</strong><br />

<strong>bambino</strong><br />

<strong>adottato</strong> <strong>adottato</strong><br />

<strong>adottato</strong><br />

Atti <strong>del</strong> seminario<br />

Milano 20 ottobre 2008<br />

Quaderni<br />

Quaderni<br />

[3]<br />

dei dei Diritti<br />

Diritti


Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


INDICE<br />

INDICE<br />

pag. 4 Presentazione<br />

Francesca Corso<br />

Assessora ai Diritti dei Cittadini<br />

e ai Diritti <strong>del</strong>le bambine e dei bambini<br />

pag. 6 Introduzione:<br />

La scuola e il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>.<br />

Margherita Gallina<br />

pag. 9 La legislazione internazionale sui <strong>diritti</strong><br />

<strong>del</strong>l'infanzia e <strong>del</strong>l'adolescenza. Principi<br />

e orientamenti culturali.<br />

Fiammetta Casali<br />

pag. 16 L'inserimento scolastico di bambini stranieri<br />

adottati: nuove prospettive socio-culturali.<br />

Raffaella Pregliasco<br />

pag. 24 I <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l'infanzia: il <strong>bambino</strong><br />

<strong>adottato</strong>.<br />

Laura Laera<br />

pag. 38 <strong>Scuola</strong> e adozioni: due nemici?<br />

Marco Scarpati<br />

pag. 44 Apprendimento: es<strong>per</strong>ienza e memoria.<br />

Paola Tentoni<br />

pag. 57 Sognando l'India.<br />

Emanuela Nava<br />

pag 62 Nota sul film "The Italian" di Andrei Kravchuk.<br />

Joseph Moyersoen<br />

pag. 65 Riflessione sul film"The Italian".<br />

Francesca Mazzucchelli<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


FRANCESCA FRANCESCA CORSO<br />

CORSO<br />

ASSESSORE ASSESSORE AI AI DIRITTI<br />

DIRITTI<br />

DEI DEI CITTADINI<br />

CITTADINI<br />

E E AI AI DIRITTI DIRITTI DELLE DELLE BAMBINE<br />

BAMBINE<br />

E E DEI DEI DEI BAMBINI<br />

BAMBINI<br />

"Facciamo l’ipotesi, così,<br />

astrattamente, che ci sia un<br />

partito al potere, un partito<br />

dominante, il quale <strong>per</strong>ò<br />

formalmente vuole rispettare la<br />

Costituzione, non la vuole violare<br />

in sostanza.<br />

Non vuol fare la marcia su Roma<br />

e trasformare l'aula in<br />

alloggiamento <strong>per</strong> i manipoli, ma<br />

istituire, senza parere, una<br />

larvata dittatura.<br />

Allora, che cosa fare <strong>per</strong><br />

impadronirsi <strong>del</strong>le scuole e <strong>per</strong><br />

trasformare le scuole di stato in<br />

scuole di partito? Si accorge che<br />

le scuole di stato hanno il difetto<br />

di essere imparziali. C'è una certa<br />

resistenza; in quelle scuole c'è<br />

sempre, <strong>per</strong>fino sotto il fascismo<br />

c'è stata. Allora, il partito<br />

dominante segue un'altra strada<br />

(è tutta un'ipotesi teorica,<br />

intendiamoci).<br />

Comincia a trascurare le scuole<br />

pubbliche, a screditarle, ad<br />

impoverirle.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


PRESENTAZIONE<br />

PRESENTAZIONE<br />

Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.<br />

Non tutte le scuole private. Le scuole <strong>del</strong> suo partito, di quel<br />

partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste<br />

scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia <strong>per</strong>sino a<br />

consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, <strong>per</strong>ché in fondo<br />

sono migliori, si dic,e di quelle di stato. E magari si danno dei<br />

premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei<br />

cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che<br />

alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private.<br />

Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la<br />

scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante,<br />

non potendo trasformare a<strong>per</strong>tamente le scuole di stato in scuole<br />

di partito, manda in malora le scuole di stato <strong>per</strong> dare la<br />

prevalenza alle sue scuole private.<br />

Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che<br />

bisogna discutere.<br />

Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di<br />

questa bassa cucina. L'o<strong>per</strong>azione si fa in tre modi: ve l'ho già<br />

detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora.<br />

Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la<br />

sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la<br />

serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli<br />

minimi <strong>per</strong> insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare<br />

alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle<br />

scuole private denaro pubblico."<br />

- Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso <strong>del</strong>l’Associazione a<br />

difesa <strong>del</strong>la scuola nazionale (Adsn) a Roma 1'11febbraio 1950. -<br />

Cos'è cambiato? Ben poco. Soprattutto... il dibattito di questi giorni<br />

su questioni che riguardano l'<strong>integrazione</strong>, la riproposizione di<br />

ghetti all'interno <strong>del</strong>la scuola... Se penso a tutte le lotte <strong>del</strong> corpo<br />

docente, <strong>del</strong>la società civile, <strong>per</strong> il su<strong>per</strong>amento <strong>del</strong>le scuole<br />

differenziali prima, poi le speciali. La reintroduzione di elementi di<br />

ghettizzazione fa veramente preoccupare <strong>per</strong> il futuro <strong>del</strong>la nostra<br />

scuola pubblica. L'iniziativa di oggi vuole riflettere sui processi di<br />

<strong>integrazione</strong>, affrontare i temi che riguardano la situazione <strong>del</strong>le<br />

bambine e dei bambini adottati: a voi tutti auguro buon lavoro e vi<br />

ringrazio <strong>per</strong> aver partecipato.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


MARGHERITA GALLINA<br />

ASSISTENTE ASSISTENTE SOCIALE<br />

SOCIALE<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong><br />

Introduco i lavori <strong>del</strong>la<br />

mattinata, che hanno come<br />

titolo "<strong>Scuola</strong> e <strong>integrazione</strong>".<br />

La centratura sulla scuola è in<br />

connessione e in prosecuzione<br />

<strong>del</strong> lavoro che abbiamo avviato lo<br />

scorso anno, con il seminario <strong>del</strong><br />

novembre 2007, in cui è stata<br />

presentata la Carta dei Diritti <strong>del</strong><br />

Bambino <strong>adottato</strong>. Questa<br />

attenzione specifica alla scuola ci<br />

è stata sollecitata dall'Ufficio<br />

Scolastico Provinciale, proprio<br />

<strong>per</strong>ché è sembrata a tutti<br />

determinante l'es<strong>per</strong>ienza che il<br />

<strong>bambino</strong> realizza nel suo<br />

<strong>per</strong>corso scolastico.<br />

Determinante e complessa, non<br />

tanto <strong>per</strong> le difficoltà linguistiche<br />

che può incontrare, che ci sono<br />

ma che gli stessi insegnanti, tutto<br />

sommato, dicono che sono<br />

su<strong>per</strong>abilissime, ma proprio<br />

<strong>per</strong>ché è un passaggio<br />

fondamentale <strong>per</strong> favorire,<br />

facilitare l'inserimento nel<br />

contesto sociale <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>.


LA LA SCUOLA SCUOLA E<br />

E<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

La condizione <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>, che <strong>per</strong> lo più e<br />

frequentemente è straniero, non è assimilabile certamente alla<br />

condizione <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> straniero, e quindi richiede un'attenzione<br />

specifica.<br />

D'altra parte gli stessi genitori sollecitano la nostra attenzione su<br />

questo <strong>per</strong>corso, <strong>per</strong> le aspettative altissime che hanno nei<br />

confronti <strong>del</strong> successo scolastico <strong>del</strong> loro <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>, sia<br />

<strong>per</strong>ché ne deriva una grossa gratificazione, è inutile negarlo, sia<br />

<strong>per</strong>ché il successo scolastico è visto come una adeguata risposta<br />

all'inserimento, e anche come una conferma <strong>del</strong>le loro competenze<br />

e <strong>del</strong>la loro qualifica di bravi genitori.<br />

Insomma la scuola e il rendimento scolastico sono caricati di<br />

significati che vanno ben oltre le questioni che sono legate<br />

all'apprendimento.<br />

Tutto questo avviene in un momento particolarmente complesso,<br />

<strong>per</strong>ché questo <strong>bambino</strong> e questi genitori devono ancora incontrarsi,<br />

conoscersi, abituarsi l'uno all'altro. Da qui la proposta di focalizzare<br />

la nostra attenzione sul tema scuola e <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>, e<br />

realizzare, a partire dal prossimo mese, un <strong>per</strong>corso s<strong>per</strong>imentale<br />

con quattro scuole, due materne e due elementari, di tipo<br />

formativo ma che sarà un vero e proprio laboratorio, <strong>per</strong> tentare di<br />

affrontare insieme agli insegnanti il tema <strong>del</strong>la famiglia, dei<br />

rapporti familiari, <strong>del</strong>l'identità, <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>. Si tratta di<br />

parlare ai bambini non “<strong>del</strong>la” famiglia ma “<strong>del</strong>le” famiglie, in<br />

quanto le famiglie oggi si possono formare in tanti modi diversi.<br />

Il seminario vuole introdurci proprio a questi temi grazie al<br />

contributo degli es<strong>per</strong>ti che interverranno nel corso <strong>del</strong>la giornata:<br />

Fiammetta Casali, presidente <strong>del</strong> Comitato provinciale Unicef, apre<br />

i lavori. parlandoci dei principi declinati nella legislazione<br />

internazionale sui <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l’infanzia.<br />

Lo specifico dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> e quindi <strong>del</strong>la proposta<br />

di Carta dei <strong>diritti</strong>, da noi realizzata, sarà affrontato da Laura<br />

Laera, già magistrato <strong>del</strong> Tribunale <strong>per</strong> i minorenni e Consigliere di<br />

Corte d’Appello; Marco Scarpati, docente all’Università degli studi<br />

di Milano Bicocca, ma anche avvocato nonché presidente di Ecpat e<br />

padre adottivo, tratterà <strong>del</strong> rapporto <strong>bambino</strong> - scuola.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


LA LA SCUOLA SCUOLA E<br />

E<br />

BA BAMBINO BA MBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Paola Tentoni, neuropsichiatra infantile, si propone di illustrare i<br />

meccanismi <strong>del</strong>l’apprendimento a partire dalle più recenti teorie<br />

<strong>del</strong>la mente; infine il prezioso contributo di Emanuela Nava che ci<br />

propone il suo bel libro "Sognando l’India", scritto insieme al figlio<br />

adottivo.<br />

I lavori proseguiranno al pomeriggio, con la proiezione <strong>del</strong> film<br />

"The Italian" di Andrei Kravchuk: ci faremo guidare nella<br />

discussione da Francesca Mazzucchelli, psicoterapeuta.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


FIAMMETTA FIAMMETTA CASALI<br />

CASALI<br />

PRESIDENTE<br />

PRESIDENTE<br />

COMITATO COMITATO PROVINCIA<br />

PROVINCIALE<br />

PROVINCIA LE<br />

UNICEF UNICEF MILANO<br />

MILANO<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong><br />

La Convenzione sui <strong>diritti</strong><br />

<strong>del</strong>l'infanzia prevede il controllo<br />

<strong>del</strong>l'applicazione <strong>del</strong>la<br />

Convenzione stessa attraverso<br />

un Comitato che valuta i<br />

rapporti presentati dai governi<br />

sullo stato di attuazione <strong>del</strong>la<br />

Convenzione nel proprio paese.<br />

Anche le ONG e tutte le<br />

associazioni che lavorano <strong>per</strong> i<br />

bambini possono presentare<br />

rapporti integrativi a quello <strong>del</strong><br />

Governo. Una volta consegnati<br />

questi rapporti, il Comitato<br />

<strong>del</strong>l'ONU <strong>per</strong> i <strong>diritti</strong> dei<br />

bambini, elabora le sue<br />

osservazioni in una<br />

dichiarazione finale in cui<br />

vengono sottolineati gli aspetti<br />

positivi e quelli negativi <strong>del</strong>le<br />

misure prese a favore <strong>del</strong>l'<br />

infanzia. Le osservazioni <strong>del</strong><br />

Comitato <strong>per</strong> i <strong>diritti</strong> dei<br />

bambini <strong>del</strong>l'ONU sono fatte da<br />

un gruppo di es<strong>per</strong>ti eletti dagli<br />

Stati parte ogni due anni.<br />

Purtroppo queste osservazioni<br />

hanno una diffusione<br />

limitatissima nel nostro paese,<br />

mentre sono osservazioni


LA LA LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL'ADOLESCENZA. DELL'ADOLESCENZA. PRINCIPI<br />

PRINCIPI<br />

E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTU CULTURALI<br />

CULTU RALI<br />

interessanti <strong>per</strong>ché, ad esempio, si raccomanda allo Stato italiano<br />

di vigilare sull'applicazione <strong>del</strong> principio <strong>del</strong>l'uguaglianza e di non<br />

discriminazione riguardo ai bambini rom, stranieri, disabili,<br />

poveri di cui si sottolinea la disparità nel godimento dei <strong>diritti</strong><br />

economici e sociali.<br />

Il Comitato suggerisce l’adozione di provvedimenti concreti, come<br />

la denuncia degli episodi di razzismo e xenofobia, l’avvio di<br />

procedimenti penali <strong>per</strong> gli autori di tali atti e campagne di<br />

sensibilizzazione.<br />

Sul tema dei minori non accompagnati che arrivano alle nostre<br />

frontiere, la preoccupazione <strong>del</strong> Comitato riguarda la mancanza<br />

di adeguate strutture di accoglienza e la disomogeneità di<br />

trattamento nelle varie regioni.<br />

“Il fanciullo a causa <strong>del</strong>la sua mancanza di maturità fisica e<br />

intellettuale, necessita di una protezione e di cure particolari “;<br />

questa frase tratta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti <strong>del</strong>l’<br />

Uomo costituisce il punto di avvio <strong>del</strong> cammino verso la<br />

definizione dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>la infanzia.<br />

Nel 1924 la Quinta Assemblea Generale <strong>del</strong>la Lega <strong>del</strong>le Nazioni<br />

approvò la Dichiarazione dei Diritti <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> (detta anche di<br />

Ginevra) , a questa fece seguito, nel 1959, una nuova<br />

Dichiarazione che allargava il campo dei <strong>diritti</strong> specificando il<br />

diritto a non subire discriminazioni, ad avere un nome e una<br />

nazionalità, assistenza e protezione da parte <strong>del</strong>lo stato e il<br />

riconoscimento <strong>del</strong> diritto all’ educazione.<br />

Nel corso degli anni ad un’ impostazione incentrata sui bisogni<br />

essenziali dei bambini si è unita la convinzione che essi abbiano<br />

dei <strong>diritti</strong> esattamente come gli adulti, <strong>diritti</strong> civili e politici,<br />

culturali, sociali ed economici.<br />

Una convinzione che ha portato attraverso una lunga e<br />

complessa elaborazione, protrattasi <strong>per</strong> oltre dieci anni, alla<br />

stesura <strong>del</strong>la Convenzione sui <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l’ infanzia, entrata a far<br />

parte <strong>del</strong>la legislazione internazionale il 2 settembre 1990, nove<br />

mesi dopo essere stata approvata dall’ Assemblea Generale<br />

<strong>del</strong>le Nazioni Unite, il 20 novembre 1989.<br />

Il processo di definizione e redazione degli articoli <strong>del</strong>la<br />

convenzione ha presentato notevoli novità, rispetto alla storia<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L L A A LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL'ADOLESCENZA. DELL'ADOLESCENZA. PRINCIPI<br />

PRINCIPI<br />

E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTURALI<br />

CULTURALI<br />

di altre convenzioni e trattati sui <strong>diritti</strong> umani. Nei dieci anni<br />

necessari alla stesura <strong>del</strong> testo, il dibattito tra gli es<strong>per</strong>ti e i<br />

giuristi designati dai diversi paesi membri <strong>del</strong>l’ ONU è stato molto<br />

ampio e approfondito, e ha dovuto anche fare i conti con diverse<br />

impostazioni culturali e giuridiche, in particolare con quelli dei<br />

Paesi in Via di Sviluppo.<br />

Tra gli effetti più evidenti di questa nuova pluralità di<br />

impostazioni c’è il forte accento posto sui <strong>diritti</strong> materiali e sulla<br />

necessità <strong>del</strong>la coo<strong>per</strong>azione internazionale a sostegno <strong>del</strong>le<br />

politiche <strong>per</strong> l’ infanzia nei paesi più poveri; c’è il costante<br />

richiamo alla tutela dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>le minoranze etniche e<br />

linguistiche e alla difesa <strong>del</strong>la propria identità culturale.<br />

Il risultato è quindi un trattato che può davvero aspirare a essere<br />

universale.<br />

La Convenzione costituisce al momento il punto di arrivo <strong>del</strong>l’<br />

evoluzione <strong>del</strong> concetto di infanzia.<br />

L'Italia ha ratificato la Convenzione internazionale sui <strong>diritti</strong><br />

<strong>del</strong>l'Infanzia nel 1991.<br />

Questo significa che la Convenzione internazionale sui <strong>diritti</strong><br />

<strong>del</strong>l'Infanzia è legge <strong>del</strong>lo Stato italiano, è la Legge n. 176 <strong>del</strong><br />

1991. Ratificare una convenzione significa fare in modo che le<br />

leggi <strong>del</strong> Paese non siano in disaccordo con la convenzione<br />

stessa: può significare quindi in alcuni casi dover apportare<br />

qualche cambiamento rispetto alle leggi, ad apparati burocratici o<br />

modi di agire nei confronti dei bambini.<br />

In questo <strong>per</strong>corso, si è passati dal riconoscimento <strong>del</strong> <strong>bambino</strong><br />

come soggetto bisognoso di protezione e di assistenza, a quello<br />

rivoluzionario <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> soggetto di <strong>diritti</strong>: la Convenzione<br />

riconosce ai ragazzi da 0 a 18 anni tutti i <strong>diritti</strong>; non solo i <strong>diritti</strong><br />

di sopravvivenza o di protezione, ma anche i <strong>diritti</strong> civili, politici,<br />

economici, sociali e culturali.<br />

La Convenzione internazionale sui <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l'Infanzia (CRC è<br />

l'acronimo inglese <strong>del</strong>la Convenzione), è composta da un<br />

preambolo in cui si ricordano i principi che hanno ispirato la<br />

Convenzione, a partire dalla Dichiarazione dei <strong>diritti</strong> umani, e da<br />

54 articoli, divisi in una prima parte che contiene gli articoli veri<br />

e propri che identificano i <strong>diritti</strong> che spettano a tutti i bambini e le<br />

bambine,<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


LA LA LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL' DELL'ADOLESCENZA. DELL' ADOLESCENZA. PRINCIPI<br />

E E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTURALI<br />

CULTURALI<br />

i ragazzi e le ragazze da 0 a 18 anni e una seconda parte, in cui<br />

vengono stabilite le norme che regolano il funzionamento <strong>del</strong>la<br />

CRC e nella quale sono descritti i compiti che gli Stati che<br />

hanno ratificato la Convenzione si devono assumere.<br />

Interessante <strong>per</strong> noi è che nell'art.42, si ricorda che dovere<br />

principale dei governi degli Stati è diffondere la conoscenza<br />

<strong>del</strong>la Convenzione tra gli adulti e tra i bambini e nell'art. 45 si<br />

affida all'UNICEF un ruolo importante <strong>per</strong> la verifica<br />

<strong>del</strong>l'applicazione <strong>del</strong>la Convenzione nel mondo.<br />

Infine nella terza parte vengono stabilite le norme <strong>per</strong> aderire<br />

alla CRC: che cosa un Paese deve fare, qual è l'iter <strong>per</strong> firmare<br />

e poi ratificare la Convenzione.<br />

Quattro sono i principi che governano la CRC: il principio di non<br />

discriminazione, il su<strong>per</strong>iore interesse <strong>del</strong> minore, il diritto alla<br />

vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo e il diritto all'ascolto e<br />

alla partecipazione. Diritti di base, così potremmo definirli,<br />

anche se è chiaro che non c'è una gerarchia nei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>le<br />

<strong>per</strong>sone, non c'è una gerarchia nei <strong>diritti</strong> umani; i <strong>diritti</strong> che si<br />

riconoscono dovuti alle <strong>per</strong>sone sono assolutamente tutti,<br />

devono essere tutti presenti, sono inalienabili, interdipendenti.<br />

Diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo, significa che<br />

ogni <strong>per</strong>sona, in questo caso i bambini, non ha solo diritto alla<br />

sopravvivenza, ma ha anche diritto che la sua vita sia la<br />

migliore possibile, quindi qualcosa che va al di là <strong>del</strong>la mera<br />

sopravvivenza. Nella CRC internazionale sui <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l'infanzia<br />

sono naturalmente sanciti anche i <strong>diritti</strong> che riguardano l'ambito<br />

familiare: La Convenzione riconosce la famiglia come “l’unità<br />

fondamentale <strong>del</strong>la società” e chiede allo Stato di non<br />

interferire, salvo gravi e specificate ragioni, nei rapporti tra il<br />

<strong>bambino</strong> e il suo ambiente familiare, e anzi di aiutare quest’<br />

ultimo a espletare il suo ruolo nella cura e nell’ allevamento dei<br />

figli. Ma sia la famiglia che lo Stato sono tenuti prima di tutto e<br />

sempre a rispettare il principio generale <strong>del</strong> su<strong>per</strong>iore interesse<br />

<strong>del</strong> <strong>bambino</strong>.<br />

Quindi famiglia, società e Stato condividono una responsabilità<br />

comune e non contrapposta. Lo Stato deve creare le condizioni<br />

che <strong>per</strong>mettano alla famiglia di continuare a svolgere il proprio<br />

ruolo..<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


LA LA LEGISLAZIONE LEGISL<br />

AZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL'ADOLESCENZA. DELL'ADOLESCENZA. PRINCIPI<br />

PRINCIPI<br />

E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTURALI<br />

CULTURALI<br />

La Convenzione ribadisce anche la responsabilità comune dei<br />

genitori nell’ educazione dei figli e lo Stato deve fare la sua<br />

parte rimuovendo gli ostacoli alla condivisione <strong>del</strong>le<br />

responsabilità, soprattutto dei padri, nei confronti dei figli.<br />

L’ affermazione <strong>del</strong> preminente interesse <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> ha l’<br />

importante conseguenza che egli deve essere protetto da<br />

qualsiasi forma di abuso, anche da quello che può aver luogo<br />

all’ interno <strong>del</strong>la famiglia. La Convenzione rimette quindi in<br />

discussione il principio <strong>del</strong> potere assoluto dei genitori sul<br />

<strong>bambino</strong>, che è tuttora assai vivo in molte culture.<br />

Nella CRC c'è sempre la raccomandazione che il <strong>bambino</strong> non<br />

debba essere allontanato dalla sua famiglia, e quindi è<br />

necessario fare in modo che in tutti i casi in cui i figli si trovino<br />

divisi dai loro genitori, ad esempio <strong>per</strong> l' immigrazione, o anche<br />

<strong>per</strong> l'ospedalizzazione dei bambini o dei genitori, <strong>per</strong> la<br />

detenzione carceraria di uno o entrambi i genitori, insomma in<br />

tutte quelle situazioni in cui, <strong>per</strong> una serie di ragioni, i bambini<br />

si trovino lontano dalla loro famiglia, lo Stato debba mettere in<br />

essere tutte misure che possano aiutare il ricongiungimento o<br />

favorire i rapporti.<br />

Sempre tenendo presente il su<strong>per</strong>iore interesse dei bambini<br />

l'art. 21 <strong>del</strong>la Convenzione fa riferimento all'adozione, vista<br />

come una soluzione quando non ci sono altre soluzioni: viene<br />

inoltre citata l'adozione internazionale, "come un altro mezzo<br />

<strong>per</strong> garantire le cure necessarie al fanciullo, qualora<br />

quest'ultimo non possa essere affidato a una famiglia affidataria<br />

o adottiva, oppure essere allevato in maniera adeguata nel<br />

paese di origine".<br />

Essere registrato alla nascita è <strong>per</strong> un <strong>bambino</strong> il primo diritto<br />

in ordine di tempo, un individuo che ne è privo “non esiste”.<br />

Eppure ogni anno nel mondo un terzo dei neonati, circa 40<br />

milioni, non gode di questo diritto. In molti paesi <strong>del</strong>l’ America<br />

Latina il fatto che un <strong>bambino</strong> non sia in possesso di documenti<br />

che ne attestino l’abbandono è un ostacolo <strong>per</strong> la sua adozione<br />

legale e ciò favorisce le pratiche illegali.<br />

Nella maggioranza dei casi mancano adeguati sistemi e<br />

strutture <strong>per</strong> la registrazione <strong>del</strong>le nascite ma a volte le regole<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


LA LA LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL'ADOLESCENZA. DELL'ADOLESCENZA. PRINCIPI<br />

PRINCIPI<br />

E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTURALI<br />

CULTURALI<br />

<strong>per</strong> essere iscritti sono state elaborate appositamente <strong>per</strong><br />

impedire alle minoranze etniche di acquisire la cittadinanza e di<br />

godere dei relativi <strong>diritti</strong> civili e politici. Grave è anche il<br />

problema dei figli di genitori rifugiati o profughi, la mancanza di<br />

registrazione e quindi di nazionalità espone i bambini a<br />

qualsiasi arbitrio da parte <strong>del</strong>le autorità <strong>del</strong>lo stato ospite.<br />

Nella CRC viene riconosciuto ai bambini e ai ragazzi il diritto di<br />

partecipazione e il diritto di esprimersi, che comporta<br />

naturalmente il diritto di essere ascoltato.<br />

Il diritto di essere ascoltato, nell'ambito di cui stiamo parlando,<br />

è molto importante, ma deve essere preceduto dal diritto di<br />

parola <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>: avere l'obbligo in qualche modo di sentire il<br />

<strong>bambino</strong> in tutte le decisioni che lo riguardano è importante,<br />

ma è ancora più importante che il <strong>bambino</strong> abbia l'abitudine a<br />

parlare, abitudine che nasce solo se c'è la consapevolezza di<br />

essere ascoltati. Se un <strong>bambino</strong> si rende conto che gli adulti<br />

non lo ascoltano non sarà in grado di esprimersi in modo<br />

efficace. Quindi <strong>per</strong>ché sia davvero garantito il diritto di<br />

espressione ci deve essere un'abitudine da parte degli adulti in<br />

generale, e in particolare degli adulti che si occupano<br />

direttamente dei bambini, insegnanti, istituzioni, ecc,. a far<br />

nascere nel <strong>bambino</strong> l'abitudine a parlare e,<br />

contemporaneamente, a suscitare nell'adulto la capacità di<br />

ascoltarlo. Un diritto riconosciuto non è, come tutti sappiamo,<br />

automaticamente rispettato si devono creare le condizioni<br />

<strong>per</strong>ché questo diritto sia rispettato.<br />

Ci tengo a sottolineare, a proposito <strong>del</strong> diritto di intervenire e di<br />

essere ascoltato, che questo riguarda sia le situazioni che<br />

vedono coinvolto il <strong>bambino</strong> singolo, quindi adozioni,<br />

separazioni dei genitori e simili, ma riguarda anche i bambini<br />

come categoria, cioè la possibilità che, nelle decisioni che<br />

riguardano l'infanzia, essi siano consultati.<br />

Famiglia, scuola, istituzioni locali, istituzioni nazionali,<br />

comunità internazionale, sono gli ambiti in cui la Convenzione<br />

internazionale sui <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>l'infanzia deve trovare la sua<br />

applicazione.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


LA LA LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

SUI SUI DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA DELL'INFANZIA E<br />

E<br />

DELL'ADOLESCENZA. DELL'ADOLESCENZA.<br />

PRINCIPI<br />

PRINCIPI<br />

E E ORIENTAMENTI ORIENTAMENTI CULTURALI<br />

CULTURALI<br />

Gli adulti, tutti gli adulti, nella misura in cui sono coinvolti nel<br />

loro rapporto con gli under 18 hanno il dovere di far rispettare<br />

la Convenzione. Questa è una responsabilità, io credo, che<br />

compete a tutti gli adulti, in modo diverso: è chiaro che far<br />

rispettare o rispettare i <strong>diritti</strong> dei bambini da parte degli adulti<br />

all'interno di una famiglia, cioè come genitori, vuol dire una<br />

certa cosa, farlo all'interno <strong>del</strong>la <strong>Scuola</strong>, quindi come docenti,<br />

come educatori, vuol dire un'altra cosa. E' <strong>per</strong>ò una<br />

responsabilità che tutti gli adulti devono condividere.<br />

Si riconosce comunque che la Convenzione, pur essendo un<br />

trattato abbastanza recente rispetto ad altri, possa essere<br />

aggiornata: attraverso la stesura di protocolli opzionali, qualora<br />

si individuassero <strong>del</strong>le parti che non sono ancora abbastanza<br />

precise o efficaci rispetto ai <strong>diritti</strong> dei bambini. In questo senso<br />

sono stati presentati alla ratifica due protocolli concernenti<br />

rispettivamente la vendita dei bambini, la prostituzione dei<br />

bambini e la pornografia rappresentante bambini ed il<br />

coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati.<br />

Da quanto detto s<strong>per</strong>o risulti evidente che la Convenzione non è<br />

una mera dichiarazione di principi ma un vero e proprio<br />

strumento da conoscere e utilizzare <strong>per</strong> attuare e garantire il<br />

rispetto dei <strong>diritti</strong>. La CRC è il più importante strumento<br />

giuridico a disposizione di tutti coloro - individui, famiglie,<br />

associazioni, governi - che si battono <strong>per</strong> un mondo in cui ogni<br />

<strong>bambino</strong> e ogni bambina abbiano le medesime opportunità di<br />

diventare protagonisti <strong>del</strong> proprio futuro.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


RAFFAELLA RAFFAELLA PREGLIASCO<br />

PREGLIASCO<br />

RICERCATRICE<br />

RICERCATRICE<br />

RICERCATRICE<br />

ISTITUTO ISTITUTO ISTITUTO DEGLI DEGLI INNOCENTI<br />

INNOCENTI<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong><br />

"Quando sentii che dovevo<br />

portare una mia foto da<br />

neonata, che io non avevo,<br />

provai un momento di gran<br />

panico. Cosa avrei portato io?<br />

Cosa avrei detto agli altri? Tutti<br />

erano contenti di quel lavoro ed<br />

io provavo una gran rabbia con<br />

tutti quei bambini che avevano<br />

potuto godere <strong>del</strong>la loro<br />

infanzia con i loro genitori. Mi<br />

sentivo sola, senza famiglia<br />

senza un passato. Litigai<br />

furiosamente con un mio<br />

compagno <strong>per</strong> una<br />

stupidaggine, arrivammo alle<br />

mani: arrivò la maestra e fui<br />

messa in castigo. Quando mia<br />

madre venne a prendermi la<br />

maestra la chiamò e le raccontò<br />

il fatto."


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE NUOVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

Questa è una <strong>del</strong>le tante testimonianze di figli adottivi che<br />

vengono riportate nel libro “Storie di figli adottivi” di Emilia De<br />

Rienzo: molti bambini a scuola si trovano a dover affrontare<br />

questo problema che mette a nudo, come nel caso di Sara, il<br />

vuoto affettivo di chi “non ha fotografie da portare”, non ha un<br />

passato fatto di album fotografici che raccontano una storia,<br />

che legano un passato familiare (bisnonni, nonni, genitori) ad<br />

un presente.<br />

Nel caso di bambini adottivi questo filo rosso è spezzato: esiste<br />

un prima ed esiste un dopo. L’adozione è una rinascita, e quello<br />

che c’è prima è una sorta di buco nero.<br />

Nel caso <strong>del</strong>l’adozione internazionale oltre alla frattura c’è<br />

anche la diversità di cultura e a volte <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la pelle a<br />

rendere ancora più complessa la situazione.<br />

Diversità che possono influire anche negativamente sul grado di<br />

comprensione e di accettazione di questi bambini già nel<br />

contesto familiare ma in particolare in quello extrafamiliare -<br />

soprattutto se appartenenti ad altra etnia - in cui vengono ad<br />

essere collocati : contesti portati spesso a favorire non tanto<br />

l'<strong>integrazione</strong> <strong>del</strong>la loro identità <strong>per</strong>sonale e culturale in un<br />

corretto processo di crescita che non comporti <strong>per</strong>dite o<br />

cambiamenti troppo repentini di riferimento quanto piuttosto<br />

una rapida assimilazione da parte loro - anche solo passiva - di<br />

norme e nozioni <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong> nuovo Paese di appartenenza.<br />

Nella fase adolescenziale, queste problematiche si manifestano<br />

con difficoltà scolastiche e di inserimento lavorativo dovute ad<br />

un sostanziale incapacità di avere una immagine chiara <strong>del</strong>la<br />

propria identità e <strong>del</strong> proprio ruolo nella società acquisita e<br />

quindi al disinteresse <strong>per</strong> la riuscita sociale. E questo tanto più<br />

quanto più i bambini avevano già sviluppato una propria<br />

identità e propri stili di vita quando erano stati allontanati dal<br />

loro contesto originario e inseriti in altro contesto ambientale e<br />

culturale.<br />

Queste problematiche richiedono un’attenta considerazione,<br />

soprattutto in considerazione <strong>del</strong>la rilevanza quantitativa <strong>del</strong><br />

fenomeno <strong>del</strong>le adozioni internazionali e <strong>del</strong> numero crescente<br />

di adozioni di bambini relativamente grandicelli ( attualmente il<br />

32% dei bambini adottati all'estero ha un’età su<strong>per</strong>iore ai 5<br />

anni ).<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBI BAMBINI BAMBI NI STRANIERI ADOTTATI:<br />

NUOVE NUOVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

Per risolvere tali problematiche, non sempre è sufficiente<br />

l’intervento dei genitori.<br />

Nella famiglia adottiva, infatti, il cemento <strong>del</strong> gruppo non e´il<br />

legame "di sangue" ma la funzione affettiva <strong>del</strong>la famiglia, la<br />

sua capacità di sa<strong>per</strong> assolvere vicendevolmente ai bisogni<br />

fondamentali <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone (fisiologici, di sicurezza, di<br />

appartenenza e di amore, di stima e di autorealizzazione).<br />

Su queste fondamenta gran parte dei genitori adottivi<br />

organizzano le informazioni e i valori da trasmettere al figlio<br />

<strong>adottato</strong>, e ciò avviene indipendentemente dall'età<br />

d'inserimento <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> all'interno <strong>del</strong>la famiglia, sia esso<br />

precoce o tardivo.<br />

Tuttavia la proposta educativa offerta dai genitori al figlio<br />

adottivo non trova frequenti conferme nell'ambiente sociale<br />

circostante; si pensi ad esempio al ruolo dei mass media nel<br />

riproporre rigidi stereotipi sulla famiglia e sui ruoli parentali,<br />

anche se inidonei nel rappresentare l'attuale complesso<br />

scenario familiare.<br />

Il ricorso alla concezione di famiglia classica risulta <strong>per</strong>tanto<br />

frequente non solo nella maggior parte dei libri di testo<br />

adottati nella scuola ma anche nelle molteplici attività<br />

didattiche svolte dagli insegnanti in classe.<br />

Queste evidenze, <strong>per</strong> quanto possano esprimere le difficoltà che<br />

ognuno di noi incontra nell'assumere e pensare una concezione<br />

<strong>del</strong>la famiglia diversa da quella classica, fanno riflettere sulle<br />

possibili conseguenze psicologiche <strong>per</strong> quei bambini o ragazzi<br />

che vivono in un tipo di famiglia diverso da quello tradizionale,<br />

come accade nell'adozione.<br />

La scuola è quindi fortemente coinvolta nella storia di ogni<br />

adozione internazionale: essa è elemento determinante non<br />

solo <strong>per</strong> la formazione <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> ma anche <strong>per</strong> la sua<br />

socializzazione ed ancora più importante <strong>per</strong> il <strong>bambino</strong><br />

<strong>adottato</strong> <strong>per</strong>ché spesso i nuovi genitori misurano la sua riuscita<br />

sulla base <strong>del</strong> rendimento e <strong>del</strong> consenso che in essa egli<br />

riesce ad avere.<br />

Va anche considerato che sulla scuola si ri<strong>per</strong>cuote<br />

inevitabilmente, oltre alla diversità culturale <strong>del</strong> <strong>bambino</strong><br />

proveniente da altre culture, la sua scarsa conoscenza<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE NUOVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

linguistica e l'impossibilità di esprimersi con mezzi di<br />

comunicazione che gli sono familiari, come la sua lingua<br />

originaria e soprattutto le modalità relazionali che ha fatto<br />

proprie ma che nel nuovo contesto di vita possono rivelarsi<br />

inutili <strong>per</strong>ché incomprese dai suoi interlocutori scolastici<br />

(insegnanti ma anche compagni di classe ).<br />

Inoltre, il coinvolgimento <strong>del</strong>la scuola nella definizione dei<br />

molteplici interventi finalizzati al miglior inserimento <strong>del</strong> minore<br />

<strong>adottato</strong> nella famiglia e nella società rientra negli adempimenti<br />

richiesti dalla legge 476/98 che prevede come i diversi servizi<br />

coinvolti nel <strong>per</strong>seguimento <strong>del</strong> benessere <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> debbano<br />

integrarsi e coordinarsi fra loro al fine di predisporre interventi<br />

più adeguati al soddisfacimento <strong>del</strong>le sue particolari esigenze.<br />

<strong>Scuola</strong>, servizi sociali, enti autorizzati, Tribunale <strong>per</strong> i minorenni<br />

dovrebbero quindi attivare iniziative valide ed integrate, anche<br />

ricorrendo allo strumento dei protocolli d’intesa, <strong>per</strong> una reale<br />

capacità d’incidere sulle situazioni di disagio <strong>del</strong> minore<br />

straniero in stato di adozione.<br />

Ma la scuola non sembra invece ancora essere sufficientemente<br />

consapevole <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong> suo ruolo <strong>per</strong> la buona riuscita<br />

di un’adozione internazionale. Diventa così opportuna<br />

un’appropriata formazione dei docenti sulle problematiche<br />

pedagogiche, psicologiche, sociologiche e giuridiche connesse<br />

alla situazione dei minori stranieri in stato di adozione.<br />

Va inoltre tenuta presente l’ampia portata <strong>del</strong> fenomeno in<br />

esame.<br />

Dall’entrata in vigore <strong>del</strong>la legge n. 476/98, che costituisce<br />

strumento di ratifica <strong>del</strong>la Convenzione de L’Aja <strong>del</strong> 29 maggio<br />

1993 sulla tutela dei minori e la coo<strong>per</strong>azione fra stati in<br />

materia di adozione internazionale al 31 dicembre 2008, sono<br />

entrati nel nostro Paese circa 4000 bambini (<strong>per</strong> la precisione<br />

3977), <strong>per</strong> lo più ancora provenienti dall’Est europeo. La<br />

maggior parte dei bambini entrati nel nostro Paese ha un’età<br />

compresa tra i 5 e i 9 anni (il 43% pari a 1738 unità) e l'11%<br />

ha un'età addirittura su<strong>per</strong>iore ai 10 anni (445).<br />

La scuola si è vista sollecitata dal costante aumento di bambini<br />

stranieri che in essa hanno fatto ingresso – e i minori stranieri<br />

adottati costituiscono un aspetto specifico e forse più<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO<br />

CULTURALI<br />

complesso <strong>del</strong> fenomeno visto in generale – a fornire risposte<br />

formative ed educative adeguate. Tale esigenza è stata altresì<br />

riconosciuta a livello normativo e regolamentare con la<br />

definizione di linee guida dirette in modo particolare al rispetto<br />

e alla valorizzazione <strong>del</strong>le diversità e all’approfondimento di una<br />

educazione interculturale. La normativa riveste qui un ruolo<br />

importantissimo poiché rappresenta una risorsa da tenere<br />

presente nella progettazione <strong>del</strong>le attività di apprendimento e di<br />

insegnamento.<br />

Ma negli strumenti normativi più vicini alla tematica che ci<br />

interessa (Convenzione Aja, L. 476/98), va sottolineata la<br />

mancanza di un richiamo espresso e specifico al ruolo <strong>del</strong>la<br />

scuola. D’altra parte, non può essere negata l’opportunità e<br />

l’importanza <strong>del</strong> suo coinvolgimento quale necessario momento<br />

di passaggio <strong>per</strong> un pieno e concreto inserimento nell’ambiente<br />

sociale <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> straniero <strong>adottato</strong>. La scuola rappresenta<br />

altresì il luogo in cui possono emergere eventuali segnali di<br />

disagio e di difficoltà vissuti dal <strong>bambino</strong>. Inoltre essa può<br />

rivestire il ruolo di mediatore educativo e pedagogico,<br />

promovendo i contatti e le relazioni tra insegnanti e genitori. Di<br />

particolare importanza, rilevata da più parti, è il ruolo <strong>del</strong><br />

dirigente scolastico, che svolge funzioni di orientamento<br />

culturale e di responsabilità organizzativa nel favorire l’azione di<br />

supporto al minore straniero <strong>adottato</strong> e una maturazione<br />

professionale degli o<strong>per</strong>atori scolastici coinvolti.<br />

Dall’insieme di disposizioni sopra ricordate e dalla valutazione<br />

<strong>del</strong>le problematiche connesse con l’inserimento scolastico di un<br />

<strong>bambino</strong> straniero <strong>adottato</strong> discendono una serie di<br />

considerazioni:<br />

Non è pensabile una soluzione efficace <strong>del</strong>le problematiche<br />

educative <strong>del</strong> minore straniero <strong>adottato</strong> che passi unicamente<br />

attraverso l’o<strong>per</strong>ato <strong>del</strong>la scuola. Quest’ultima ha bisogno di<br />

poter contare concretamente sulle strutture e sui servizi <strong>del</strong><br />

territorio preposti alla tutela dei <strong>diritti</strong> dei minori. Le<br />

problematiche connesse all’adozione di un minore straniero<br />

coinvolgono necessariamente diversi soggetti istituzionali: i<br />

servizi <strong>del</strong> territorio, il Tribunale <strong>per</strong> i minorenni, la scuola e la<br />

famiglia, naturalmente. Tutti questi soggetti hanno il compito di<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE NUOVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

intervenire in forma coordinata , ovviamente nella conoscenza e<br />

nel rispetto <strong>del</strong>le reciproche competenze. E’ necessario quindi<br />

promuovere il ricorso allo strumento <strong>del</strong>le intese, degli accordi<br />

di programma e <strong>del</strong>le collaborazioni interistituzionali, con<br />

l’obiettivo di fornire risposte concrete e indispensabili.<br />

L’autonomia scolastica si pone così come uno strumento diretto<br />

a facilitare e sostenere le collaborazioni interistituzionali,<br />

mediante la stipula di accordi che impegnano la scuola e gli altri<br />

soggetti (enti pubblici, associazioni, privati) nella realizzazione<br />

di progetti e servizi a favore dei minori stranieri adottati. Tutto<br />

ciò nell’ottica di un sistema formativo integrato e <strong>del</strong>la<br />

promozione <strong>del</strong>la diversità di ciascun alunno.<br />

In merito, l’art. 21 comma 10 <strong>del</strong>la legge n. 59 <strong>del</strong><br />

15/03/1997 (legge Bassanini) prevede: “Nell’esercizio<br />

<strong>del</strong>l’autonomia organizzativa e didattica le istituzioni scolastiche<br />

realizzano, sia singolarmente che in forme consorziate,<br />

ampliamenti <strong>del</strong>l’offerta formativa che prevedano anche<br />

<strong>per</strong>corsi formativi <strong>per</strong> gli adulti, iniziative di prevenzione<br />

<strong>del</strong>l’abbandono e <strong>del</strong>la dis<strong>per</strong>sione scolastica, iniziative di<br />

utilizzazione <strong>del</strong>le strutture e <strong>del</strong>le tecnologie anche in orari<br />

extrascolastici e a fini di raccordo con il mondo <strong>del</strong> lavoro,<br />

iniziative di partecipazione a programmi nazionali, regionali o<br />

comunitari e, nell’ambito di accordi tra le regioni e<br />

l’amministrazione scolastica, <strong>per</strong>corsi integrati tra diversi<br />

sistemi informativi”<br />

Il Regolamento in materia di autonomia <strong>del</strong>le istituzioni<br />

scolastiche (DPR 8/3/1999 n. 275) e in applicazione dal 1<br />

settembre 2000, prevede: “Le scuole, sia singolarmente che<br />

collegate in rete, possono stipulare convenzioni con università<br />

statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o<br />

agenzie o<strong>per</strong>anti sul territorio che intendano dare il loro apporto<br />

alla realizzazione di specifici obiettivi”. Tali obiettivi rientrano<br />

nell’ambito dei compiti istituzionali da assolvere attraverso la<br />

predisposizione <strong>del</strong> Piano <strong>del</strong>l’offerta formativa, che esplicita<br />

l’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, s<strong>per</strong>imentazione<br />

e sviluppo di ciascuna scuola.<br />

Nel Regolamento si precisa l’impegno richiesto alle scuole<br />

nell’esercizio <strong>del</strong>l’autonomia didattica: “le istituzioni scolastiche,<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE NUOVE PROSPETTIVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

nel rispetto <strong>del</strong>la libertà di insegnamento, <strong>del</strong>la libertà di scelta<br />

educativa <strong>del</strong>le famiglie e <strong>del</strong>le finalità generali <strong>del</strong> sistema, a<br />

norma <strong>del</strong>l’articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in<br />

<strong>per</strong>corsi formativi funzionali alla realizzazione <strong>del</strong> diritto ad<br />

apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni,<br />

riconoscono e valorizzano la diversità, promuovono le<br />

potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al<br />

raggiungimento <strong>del</strong> successo formativo.”<br />

Va infine rilevato che la scuola – oggi – deve necessariamente<br />

educare alla salute, nel senso di educare allo star bene, alla<br />

vita, alla fiducia, alla sco<strong>per</strong>ta e costruzione <strong>del</strong> proprio<br />

progetto di vita, a favorire l’accettazione di sé e il rispetto<br />

<strong>del</strong>l’altro. Queste necessità diventano ovviamente ancor più<br />

imprescindibili se, nelle scuole, sono presenti minori stranieri in<br />

stato di adozione. Diventa infatti importante educare allo<br />

sviluppo di un senso di appartenenza e aiutare i ragazzi a<br />

rafforzare le loro potenzialità in questa fase <strong>del</strong>icatissima <strong>del</strong>la<br />

loro es<strong>per</strong>ienza di vita. Naturalmente, ciò parte <strong>del</strong> presupposto<br />

che tra le finalità istituzionali riconosciute alla scuola vi sia<br />

anche la formazione in relazione alla prevenzione <strong>del</strong> disagio e<br />

<strong>del</strong>l’insuccesso <strong>del</strong>l’inserimento <strong>del</strong> minore straniero <strong>adottato</strong>.<br />

Il problema potrebbe essere visto come facente parte di quello<br />

più vasto <strong>del</strong>l'<strong>integrazione</strong> scolastica dei bambini immigrati:<br />

questo fenomeno, date le vaste proporzioni è stato da più parti<br />

approfondito. La materia è stata, infatti, oggetto di interventi<br />

regolamentari <strong>del</strong>le autorità competenti in materia di istruzione<br />

scolastica; inoltre, nelle scuole sono già stati attivati progetti<br />

dedicati all’accoglienza e all’inserimento dei minori stranieri<br />

attraverso la valorizzazione e il recu<strong>per</strong>o <strong>del</strong>la lingua e <strong>del</strong>la<br />

cultura di provenienza. Certamente vi sono <strong>del</strong>le similitudini con<br />

la condizione dei bambini adottati, tuttavia non si può non<br />

notare che i primi appartengono ancora alla loro cultura di<br />

origine vivendo con i loro genitori, mentre il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong><br />

che proviene da altro Paese si trova ad " appartenere" ad una<br />

famiglia con una cultura diversa da quella in cui egli è cresciuto,<br />

famiglia che desidera che egli appartenga a tutti gli effetti - ed<br />

il più <strong>del</strong>le volte il più presto possibile - al " suo" nuovo contesto<br />

socioculturale.


L'INSERIMENTO L'INSERIMENTO SCOLASTICO<br />

SCOLASTICO<br />

DI DI BAMBINI BAMBINI STRANIERI STRANIERI ADOTTATI:<br />

ADOTTATI:<br />

NUOVE PROSPETTIVE SOCIO SOCIO-CULTURALI<br />

SOCIO CULTURALI<br />

In ogni caso, si rende irrinunciabile una politica non solo sociale<br />

ma anche educativa unitaria, finalizzata alla tutela dei <strong>diritti</strong> dei<br />

minori e capace di sviluppare attività interistituzionali di<br />

informazione, di formazione e di progettazione di interventi<br />

mirati, attraverso la valorizzazione <strong>del</strong>le specifiche<br />

competenze.


LAURA LAURA LAERA<br />

LAERA<br />

DELEGATO DELEGATO ZONA ZONA NORD NORD DELLA<br />

DELLA<br />

ASSOCIAZIONE ASSOCIAZIONE NAZIONALE<br />

NAZIONALE<br />

NAZIONALE<br />

MAGISTRATI<br />

MAGISTRATI<br />

PER PER I I MINORENNI MINORENNI E<br />

E<br />

PER PER PER LA LA FAMIGLIA.<br />

FAMIGLIA.<br />

CONSIGLIERE CONSIGLIERE DI DI CORTE CORTE D'APPELLO<br />

D'APPELLO<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong><br />

La mia formazione è quella <strong>del</strong><br />

giudice minorile, <strong>per</strong>ché ho<br />

lavorato quasi venti anni al<br />

Tribunale <strong>per</strong> i minorenni.<br />

Perché, nel lavoro comune che<br />

ha visto vari soggetti attorno a<br />

un tavolo, si è giunti alla<br />

elaborazione e stesura di una<br />

Carta dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong> Bambino<br />

<strong>adottato</strong>? Un po' si è potuto<br />

capire, <strong>per</strong>ché questa<br />

presentazione <strong>del</strong>la<br />

Convenzione internazionale,<br />

che pone al centro il diritto di<br />

ciascun <strong>bambino</strong>. Perché in<br />

questo <strong>per</strong>iodo storico, ma<br />

comunque in generale, la<br />

riaffermazione dei <strong>diritti</strong> e <strong>del</strong><br />

principio di legalità, non va mai<br />

dimenticata, anzi spesso deve<br />

essere ricordata e sottolineata,<br />

<strong>per</strong>ché è la base <strong>del</strong> vivere<br />

civile, <strong>del</strong> progresso di ogni<br />

Paese. E' vero che l'istituto<br />

<strong>del</strong>l'adozione non riguarda<br />

grandissimi numeri, <strong>per</strong>ché i<br />

bambini adottati, sia con<br />

l'adozione nazionale, sia con


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

l'adozione internazionale, anche se quest'ultima ha avuto un<br />

notevole incremento negli ultimi anni, non rappresentano un<br />

numero così elevato in relazione ad altri numeri che riguardano<br />

l'infanzia. L'istituto <strong>del</strong>l'adozione è un istituto molto importante,<br />

<strong>per</strong>ché intervenendo nel rapporto tra genitori e figli, anche in<br />

modo autoritativo <strong>per</strong>ché gli interventi <strong>del</strong>l'autorità giudiziaria<br />

possono giungere sia alla limitazione <strong>del</strong>la potestà dei genitori,<br />

sia alla decadenza nel caso si ravvisino <strong>del</strong>le situazioni di<br />

pregiudizio all'interno <strong>del</strong>la famiglia <strong>per</strong> quel minore, sia alla<br />

dichiarazione di adottabilità.<br />

Nell’istituto <strong>del</strong>l'adozione si giocano i rapporti di potere,<br />

usiamola questa parola, tra il mondo degli adulti e il mondo<br />

<strong>del</strong>l'infanzia; <strong>per</strong>ché le modifiche legislative sulla legge<br />

sull'adozione segnano un po' i tempi: quindi a seconda <strong>del</strong><br />

prevalere <strong>del</strong>l'interesse degli adulti, non solo dei <strong>diritti</strong> (sono<br />

due concetti diversi), o di una maggiore attenzione al diritto dei<br />

minori, <strong>del</strong>l'infanzia in generale, a seconda <strong>del</strong> prevalere di<br />

queste due tendenze, entrambe presenti nella nostra come in<br />

tutte le società, abbiamo <strong>del</strong>le modifiche legislative in un senso<br />

o nell'altro.<br />

Quando parlo di adozione, faccio sempre una breve premessa<br />

storica, <strong>per</strong>ché secondo me capire da dove arriva questo<br />

istituto, come si è sviluppato e quali prospettive esso ha, è<br />

sempre importante <strong>per</strong> una maggior comprensione.<br />

Nella pubblicazione <strong>del</strong>la Provincia di Milano che raccoglie gli<br />

atti <strong>del</strong> seminario <strong>del</strong> novembre <strong>del</strong> 2007, I Diritti <strong>del</strong> Bambino<br />

<strong>adottato</strong>, io faccio una premessa storica, <strong>per</strong>ché come lo<br />

conosciamo noi adesso è un istituto relativamente recente nella<br />

nostra storia giuridica, prima <strong>del</strong> 1967 e poi <strong>del</strong> 1983,<br />

l'adozione era un istituto che prima di tutto non distingueva tra<br />

minorenni e maggiorenni e poi serviva a dare progenie a chi<br />

non l'aveva, quindi con un'attenzione più mirata ai riti<br />

successori degli adulti che non alla necessità <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> di<br />

avere una famiglia. E' solo con il 1967, che comunque limitava<br />

l'adozione ai minori di 8 anni, e poi col 1983-1984, che ha<br />

esteso la possibilità di essere <strong>adottato</strong> a tutti i minori fino a 18<br />

anni, che si pone l'attenzione al bisogno <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> di avere<br />

una famiglia, bisogno che assurge a rango di diritto, <strong>per</strong>ché il<br />

bisogno è una cosa, il diritto un'altra.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Diritto significa che deve essere rispettato, deve essere fatto<br />

rispettare. Quindi la nostra Legge 184 <strong>del</strong>l'83 (che ha avuto due<br />

successive modifiche che hanno riguardato l'adozione<br />

internazionale e nazionale) pone l'accento sul diritto <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> di vivere e crescere nella sua famiglia, e come vedete<br />

la Carta dei <strong>diritti</strong>, all’articolo uno dice "Ho diritto a crescere<br />

sicuro e protetto nella mia famiglia". La Carta dei <strong>diritti</strong><br />

vuol essere uno strumento semplice, scritto come ci<br />

immaginiamo che possa scriverlo un <strong>bambino</strong>, in essa è stato<br />

riaffermato un diritto scritto nella nostra legge: l'art. 1 <strong>del</strong>la<br />

Legge 184 <strong>del</strong>'83 ribadisce questo diritto a crescere nella<br />

propria famiglia, stabilisce che se i genitori sono in difficoltà,<br />

hanno diritto (conseguentemente anche il figlio) di essere<br />

aiutati i , proprio <strong>per</strong> consentire che questo bimbo veda<br />

soddisfatto il suo diritto fondamentale, che è quello di crescere<br />

nella sua famiglia. Nella legge si dice che quindi lo Stato, le<br />

Regioni, gli enti locali territoriali, devono provvedere alla<br />

soddisfazione di questo diritto. Ahimè, c'è una postilla che noi<br />

sappiamo che è un limite molto forte, e che è: ".....<br />

compatibilmente coi bilanci dei rispettivi enti", quindi se ci sono<br />

i soldi si può fare, se non ci sono i soldi non si può fare;<br />

sappiamo che in <strong>per</strong>iodi di ristrettezze economiche come<br />

l'attuale, il rischio che le famiglie non vengano aiutate è<br />

concreto.<br />

La differenza tra adozione nazionale e internazionale: l'adozione<br />

nazionale riguarda lo stato di abbandono di un <strong>bambino</strong> sul<br />

territorio <strong>del</strong>lo Stato, che può essere anche straniero, ma che<br />

viene dichiarato adottabile in base alla normativa nazionale;<br />

l'adozione internazionale è quella che disciplina l'adozione <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> straniero da parte <strong>del</strong>la coppia italiana. Non mi dilungo<br />

sulla procedura, ma comunque immaginiamoci che questi due<br />

tipi di adozione rientrano nella descrizione dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>. L’articolo 3 <strong>del</strong>la carta "Ho diritto ad<br />

essere ascoltato, capito e aiutato da adulti capaci di<br />

cercare i genitori giusti <strong>per</strong> me prima di tutto nel mio<br />

Paese".<br />

Art.2: Imiei genitori devono essere aiutati se sono in difficoltà. se non ce la fanno<br />

a crescermi, io ho diritto a vivere la mia vita con genitori adottivi.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Questo diritto ad essere ascoltato la nostra normativa lo ha<br />

recepito in varie disposizioni di legge; certamente <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda l'adozione è un diritto che viene stabilito e<br />

riconosciuto in linea generale all'art. 7 <strong>del</strong>la Legge 184 <strong>del</strong> l'83,<br />

dove si stabilisce che il minore al di sopra degli anni 12 deve<br />

essere sempre sentito nelle procedure di adottabilità che lo<br />

riguardano, e al disotto in relazione alla sua capacità di<br />

discernimento. Il <strong>bambino</strong> al di sopra dei 14 anni deve<br />

addirittura esprimere il consenso, cioè non si può dichiarare<br />

l'adozione se il ragazzino di 14 anni non è d'accordo. Questo è<br />

importantissimo, abbiamo sentito come ce l'ha illustrato la<br />

relatrice precedente, <strong>per</strong>ché essere ascoltato, capito, aiutato,<br />

prima di tutto il <strong>bambino</strong> deve sa<strong>per</strong>e che ha questo diritto;<br />

l'adulto deve essere in grado e disponibile a porsi in una<br />

prospettiva di ascolto: all'interno <strong>del</strong> diritto <strong>del</strong>l'ascolto è<br />

compreso anche il fatto di essere informato <strong>del</strong>le procedure che<br />

lo riguardano e la possibilità <strong>per</strong> il minore di esprimere la sua<br />

opinione.<br />

"Cercare genitori giusti <strong>per</strong> me prima di tutto nel mio paese":<br />

questa è una postilla che è riferita evidentemente all'adozione<br />

internazionale, <strong>per</strong>ché voi sapete che l'adozione internazionale<br />

ha avuto un grosso sviluppo rispetto alla nazionale negli ultimi<br />

anni, è diventata prevalente; è l'adozione nazionale che è<br />

diventata sussidiaria rispetto all'internazionale.<br />

Uno dei principi cardini <strong>del</strong>l’ adozione internazionale, che è<br />

riconosciuto dalla Convenzione <strong>del</strong>l'Aja, che poi è stata<br />

ratificata anche dalla nostra legge, è il principio di sussidiarietà,<br />

significa che l'adozione internazionale è uno strumento che<br />

deve intervenire solo in un momento successivo, quando si è<br />

verificato che nel suo paese di origine questo <strong>bambino</strong> non può<br />

trovare una collocazione adeguata, vuoi in un affido eterofamiliare,<br />

vuoi in un'adozione da parte di una coppia che vive<br />

nello stesso paese: solo in questo caso si dovrebbe dar corso<br />

all'adozione internazionale.<br />

Il punto 4, "Ho diritto a vivere in un posto sicuro e ad<br />

essere preparato ai cambiamenti, pochi e solo se<br />

necessari. Tutti devono tener conto <strong>del</strong>le emozioni e dei<br />

pensieri che esprimo e devono spiegare con parole chiare<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

cosa mi sta succedendo...", è un corollario esplicativo <strong>del</strong><br />

diritto all'ascolto.<br />

Come vi ho detto, la legge nazionale, all'art.7 in senso generale<br />

ma poi nelle varie disposizioni, è previsto in modo specifico,<br />

prima <strong>del</strong>l'affido preadottivo, prima <strong>del</strong>la dichiarazione di<br />

adottabilità, ecc. ecc., deve essere ascoltato e quindi informato,<br />

quindi bisogna prestare attenzione al vissuto di questo<br />

<strong>bambino</strong>, e secondo me questo punto troverà la sua<br />

rappresentazione cinematografica nel film di oggi pomeriggio,<br />

in cui questo concetto sarà molto chiaro, cosa significa essere<br />

ascoltato; significa anche capire se quel <strong>bambino</strong> è pronto <strong>per</strong><br />

andare in adozione, <strong>per</strong>ché ci sono bambini che lo sono e ci<br />

sono altri che non lo sono.<br />

Al di là <strong>del</strong>le valutazioni psico-diagnostiche ecc., la<br />

comunicazione tra gli adulti che si occupano di questo <strong>bambino</strong><br />

e il <strong>bambino</strong> è importantissima. Questo <strong>del</strong> concetto <strong>del</strong>l'ascolto<br />

si è sviluppato negli ultimi anni, i Tribunali, sia <strong>per</strong> i minorenni<br />

ma in maggior misura i Tribunali ordinari, non erano molto<br />

attrezzati e preparati a pensare di introdurre nel processo, <strong>per</strong><br />

esempio il processo di separazione dei genitori, questa<br />

incombenza <strong>del</strong>l'ascolto <strong>del</strong> minore.<br />

Anche la legge che ha modificato appunto le procedure di<br />

separazione, ha introdotto di recente, nel 2006 mi sembra,<br />

l'ascolto <strong>del</strong> minore anche nelle procedure di separazione che lo<br />

riguardano; quindi questo diritto <strong>del</strong>l'ascolto è iniziato con le<br />

procedure di adottabilità, ma è in espansione.<br />

L’articolo 5 "Ho diritto di avere un tempo giusto <strong>per</strong><br />

lasciare le <strong>per</strong>sone che conosco e <strong>per</strong> fidarmi dei nuovi<br />

genitori.". Anche questo fa parte <strong>del</strong> rispetto dei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>la<br />

<strong>per</strong>sona e di quanto si è detto prima, nei punti 3 e 4, <strong>per</strong>ché se<br />

c'è questa disponibilità all'ascolto e alla comprensione di quali<br />

sono effettivamente i bisogni di quel determinato <strong>bambino</strong>, si<br />

potrà anche procedere nel rispetto dei suoi tempi., <strong>per</strong>ché c'è il<br />

rischio concreto che un <strong>bambino</strong> non sia pronto ad andare in<br />

adozione, nel momento in cui invece la procedura lo<br />

richiederebbe. Quindi riaffermare questo tipo di diritto non è<br />

così pleonastico come potrebbe sembrare.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Articolo 6 "Ho diritto a tenere il mio nome, a conoscere la<br />

verità sulla mia storia e sull'adozione, ad essere aiutato<br />

a stare con gli altri". Anche questa apparentemente sembra<br />

un'affermazione banale, ma non lo è affatto, <strong>per</strong>ché diritto a<br />

tenere il mio nome, a conoscere la verità sulla mia storia e<br />

sull'adozione, è un diritto che attiene alla propria identità<br />

<strong>per</strong>sonale, che si forma al momento <strong>del</strong>la nascita, all'interno<br />

<strong>del</strong>la quale vi è anche il diritto al nome. Perché questa<br />

sottolineatura?<br />

Perché la legge, la nostra legge sull'adozione è un'adozione<br />

legittimante, quindi significa che ha come effetto quello di<br />

interrom<strong>per</strong>e i rapporti giuridici e nella maggior parte dei casi<br />

anche di fatto con la famiglia di origine e sostituire alla famiglia<br />

biologica quella adottiva tout court, quindi il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong><br />

risulta figlio legittimo a tutti gli effetti <strong>del</strong>la famiglia adottiva, di<br />

cui assume il cognome, sostituendolo al proprio. Quindi la<br />

legge, in questo caso, fa una deroga al principio che ciascuno<br />

deve conservare la propria identità anche attraverso il proprio<br />

nome, in relazione all'interesse che in questo caso si ritiene<br />

prevalente, che è quello di garantire appunto prima di tutto una<br />

nuova famiglia, e poi di dis<strong>per</strong>dere un po' le tracce di questo<br />

<strong>bambino</strong>, <strong>per</strong>ché se c'è una nuova famiglia che sostituisce<br />

quella precedente, la sostituzione <strong>del</strong> cognome è anche<br />

simbolicamente un imprimatur di questa situazione. Per quanto<br />

riguarda il nome, invece, può e in genere deve essere<br />

conservato anche quando si procede all'adozione; come<br />

abbiamo visto è un diritto ricompreso nei <strong>diritti</strong> <strong>del</strong>la<br />

<strong>per</strong>sonalità, un diritto inviolabile già enfatizzato dall'art. 2 <strong>del</strong>la<br />

Costituzione e <strong>del</strong>la Convenzione di New York al Principio III;<br />

poi c'è l'articolo <strong>del</strong> Codice Civile che dice che ogni <strong>per</strong>sona ha<br />

diritto al nome che le è <strong>per</strong> legge attribuito, quindi comprende<br />

nome cognome e lo pseudonimo, la legge sull'adozione<br />

all'art.27, dove dice che tra gli effetti <strong>del</strong>l'adozione legittimante,<br />

oltre all'interruzione dei rapporti giuridici vi è anche<br />

l'assunzione <strong>del</strong> cognome, non fa riferimento al nome.. Si<br />

ritiene, <strong>per</strong> esclusione, che il nome rimanga quello originario. Vi<br />

sono dei casi in cui non è possibile conservare il nome<br />

originario, <strong>per</strong>ché è talmente identificabile di quel <strong>bambino</strong>, e<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

quindi lo renderebbe rintracciabile, e allora vi è una<br />

disposizione specifica che consente in questi casi anche la<br />

modifica <strong>del</strong> nome. Un <strong>bambino</strong> che si chiamava Barabba..., voi<br />

capirete bene che di Barabba non ce ne sono tanti, quindi<br />

potrebbe essere anche facilmente rintracciabile.<br />

Un punto su cui si discute molto e che desta non poche<br />

preoccupazioni, soprattutto in alcune associazioni che si<br />

occupano di adozione, è "conoscere la verità sulla mia storia e<br />

sull'adozione": anche questo è un nuovo principio che è stato<br />

riaffermato dalla modifica <strong>del</strong>la Legge 184 <strong>del</strong>l'83, modifica<br />

apportata nel 2001, non tanti anni fa, quindi bisogna cercare di<br />

cogliere questo aspetto, cioè che sono quasi <strong>del</strong>le novità, su cui<br />

la giurisprudenza e gli o<strong>per</strong>atori si confrontano, <strong>per</strong>ché<br />

conoscere la propria storia significa essere informato prima di<br />

tutto <strong>del</strong> proprio stato di figlio adottivo; quindi un modo di<br />

intendere l'adozione che risale ad alcuni anni fa, che era quella<br />

<strong>del</strong>la cancellazione <strong>del</strong>la vita precedente <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>,<br />

come se si procedesse, con l'adozione, a una nuova nascita, ha<br />

subito <strong>del</strong>le critiche, <strong>del</strong>le evoluzioni, dei cambiamenti, <strong>per</strong>ché<br />

si è verificato che questo segreto, mantenere segreto lo stato di<br />

figlio adottivo era negativo <strong>per</strong> la crescita, lo sviluppo di questo<br />

<strong>bambino</strong>, <strong>per</strong> questo necessario rapporto di fiducia che deve<br />

instaurarsi con i genitori; come se essere <strong>adottato</strong> fosse un<br />

peccato originale da tenere nascosto. Quindi la nostra legge<br />

prevede all'art. 28 comma 1 che il <strong>bambino</strong> debba essere<br />

informato dai propri genitori <strong>del</strong>la sua condizione di figlio<br />

adottivo. La legge non detta i tempi, i modi in cui questa<br />

comunicazione deve avvenire, <strong>per</strong>ché ogni caso è diverso<br />

dall'altro, ogni <strong>bambino</strong> ha una storia diversa dall'altra, ogni<br />

coppia di genitori adottivi è diversa dall'altra. Quindi, nel<br />

rispetto dei tempi di ciascuno, questa comunicazione deve<br />

essere data. Immaginatevi quanto è rivoluzionario, tutto<br />

sommato, rispetto al vecchio modo di intendere l'adozione;<br />

quindi il lavoro che può essere fatto deve essere preventivo:<br />

nella formazione <strong>del</strong>la coppia che si accinge a diventare coppia<br />

adottiva, deve essere inserito anche questo aspetto da parte<br />

dei Servizi, e cioè deve essere comunicato loro che prima o poi<br />

questa verità gliela dovranno dire; e allora potranno essere<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

aiutati dai Servizi a cogliere il momento, il modo, <strong>per</strong> dirglielo.<br />

Credo che la fiaba, in questo, ci dia degli spunti.<br />

"La verità sulla storia...": è ancora più complicato che sa<strong>per</strong>e di<br />

essere <strong>adottato</strong>, <strong>per</strong>ché quando un <strong>bambino</strong> sa di essere<br />

<strong>adottato</strong>..... i bambini, lo sapete, sono curiosi, non risparmiano<br />

domande, ma... non risparmiano domande su chi si è: ciascuno<br />

di noi se le porrebbe. La storia: cosa si racconta a un <strong>bambino</strong><br />

<strong>adottato</strong> <strong>del</strong>la sua storia? Questo è il famoso problema <strong>del</strong>la<br />

verità narrabile, che è a monte ancora rispetto alle domande<br />

che il <strong>bambino</strong> farà ai propri genitori adottivi "Ma chi era la mia<br />

mamma? Ma chi era il mio papa? Ma dove vivevo io? <strong>per</strong>ché<br />

sono stato <strong>adottato</strong>?" Come possono i genitori far fronte alla<br />

soddisfazione di questo diritto? Beh, ne hanno uno anche loro,<br />

che è quello di essere informati nel momento in cui avviene<br />

l'abbinamento, al Tribunale <strong>per</strong> i minorenni <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

l'adozione nazionale, attraverso gli Enti autorizzati <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda quella internazionale. I genitori hanno diritto di essere<br />

informati sui dati salienti che riguardano la vita pregressa <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> e che emergono dagli atti.<br />

Quindi il problema <strong>del</strong>la verità narrabile è antecedente, <strong>per</strong>ché,<br />

che cosa possono o devono raccontare i giudici che procedono<br />

all'abbinamento a questa coppia adottiva su questo <strong>bambino</strong>?<br />

Devono raccontargli chi è questo <strong>bambino</strong>, in linea di massima,<br />

quindi informazioni anche sullo stato di salute, se è un <strong>bambino</strong><br />

figlio di pazienti psichiatrici..., ci sono tutta una serie di<br />

informazioni che oramai è doveroso dare, che non possono<br />

essere nascoste; non si può consegnare un <strong>bambino</strong> a una<br />

coppia senza dire a questa coppia quali possono essere i suoi<br />

problemi, quali sono stati i suoi problemi, <strong>per</strong>ché devono essere<br />

posti nelle condizioni e attrezzati <strong>per</strong> affrontarli. Però ci sono<br />

alcune situazioni, che portano poi alla dichiarazione di adozione,<br />

dove questo problema <strong>del</strong>la verità narrabile si pone:<br />

immaginatevi i figli di un incesto, figli di genitori in cui il padre<br />

ha ammazzato la madre e poi magari si è impiccato in cella,<br />

non è che non ce ne sono; io ho fatto degli esempi eclatanti,<br />

ma se ne possono fare tanti, <strong>per</strong>ché poi questa verità che si<br />

consegna ai genitori, viene prima di tutto rielaborata dai<br />

genitori; passando di parola in parola, di <strong>per</strong>sona in <strong>per</strong>sona,<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFAN<br />

DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFAN ZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

può arrivare anche ad essere <strong>per</strong>cepita e quindi comunicata,<br />

magari anche in modo inappropriato; poi saranno loro a doverla<br />

trasmettere, quindi questo è un punto molto <strong>del</strong>icato, che<br />

segue il diritto ad essere informato, ma che è ancora in corso di<br />

aggiustamento, attraverso gli o<strong>per</strong>atori. Ci stiamo lavorando.<br />

Arriviamo al punto 7: "Ho diritto ad avere nuovi genitori,<br />

preparati ad amarmi, crescermi come figlio nato da altri<br />

genitori e arrivato da lontano. La mia nuova famiglia<br />

deve essere capace di ascoltarmi e curarmi. Insieme<br />

costruiremo la nostra storia." Vedete anche un ulteriore<br />

corollario di quello che vi ho detto: "...preparati ad amarmi",<br />

abbiamo usato una parola che forse col diritto a poco a che<br />

fare, ma relativamente, <strong>per</strong>ché tra i doveri dei genitori sanciti<br />

dal Codice Civile in relazione a tutti i figli, quindi non soltanto<br />

quelli adottivi, non c'è solo "istruire, educare e mantenere", ma<br />

c'è anche il rispetto <strong>del</strong>le inclinazioni <strong>del</strong> proprio figlio e,<br />

all'interno dei requisiti richiesti alla coppia che si propone come<br />

coppia adottiva, e che quindi devono essere oggetto di<br />

valutazione da parte dei Servizi e poi <strong>del</strong> Tribunale, è inserito<br />

anche, all'art. 6, la capacità affettiva dei coniugi: quindi anche<br />

questo punto è sancito dalla legge. "La nostra famiglia<br />

adottiva deve essere aiutata e la nuova vita essere<br />

accettata e accolta da tutti": tutti sono uguali, tutti hanno i<br />

loro <strong>diritti</strong> inviolabili, e quindi il <strong>bambino</strong> adottivo e la sua<br />

famiglia non sono diversi da tutti gli altri.<br />

La scuola: arriviamo al punto 9 1 , che magari è quello più<br />

interessante <strong>per</strong> voi, <strong>per</strong>ché è nella scuola che questi bambini<br />

vengono inseriti e dove quindi portano a loro volta la loro storia<br />

e i loro problemi. La scuola si trova ad affrontare, in relazione ai<br />

bambini adottati, una duplice complessità: la prima è quella<br />

<strong>del</strong>la doppia genitorialità: sono bambini che hanno nuovi<br />

genitori, che avevano vecchi genitori. I vecchi genitori,<br />

soprattutto <strong>per</strong> i bambini grandicelli, come sono oramai la<br />

maggior parte dei bambini adottati, sono un problema che<br />

esiste, <strong>per</strong>ché esistono nella memoria e nella vita interna di<br />

questi bambini, quindi il problema <strong>del</strong>la doppia genitorialità si<br />

pone. D'altra parte questo problema non riguarda solo i<br />

1 Art. 9 A scuola tutti dovranno rispettare la mia storia e darmi il tempo che mi serve <strong>per</strong><br />

crescere ed imparare (n.d.r).<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

bambini adottati; immagino che molti insegnanti avranno nelle<br />

loro classi bambini che, a seguito di separazione dei genitori,<br />

sono inseriti nella famiglia di uno dei due genitori che si è<br />

ricomposta, con una altro compagno che a sua volta ha dei<br />

figli; e anche qui il problema <strong>del</strong>la doppia genitorialità si pone,<br />

anche se in termini diversi, più concreti e più immediati, <strong>per</strong>ò è<br />

un problema che riguarda i bambini adottati, ma riguarda<br />

anche tanti altri bambini.<br />

Se la <strong>Scuola</strong> inizia a confrontarsi con questa doppia<br />

genitorialità, fa un lavoro utile non soltanto ai bambini adottati<br />

ma anche agli altri.<br />

Ma dove sta la complessità <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> (e parlo <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> straniero)? Oltre a questa doppia genitorialità<br />

c'è anche il problema che lui è straniero; anche se<br />

formalmente, con l'adozione internazionale, acquisisce la<br />

cittadinanza italiana. Quindi c'è il paradosso che lui è cittadino<br />

italiano formalmente, ma culturalmente e spesso fisicamente è<br />

straniero, quindi è portatore di abitudini, di culture, di modi di<br />

vita differenti, quindi anche su questo la scuola dovrò<br />

confrontarsi.<br />

Questo problema <strong>del</strong>l'essere diverso <strong>per</strong>ché portatore di culture<br />

diverse, ecc. non riguarda solo i bambini adottati, ma una serie<br />

di altri bambini immigrati. La complessità sta che, nel <strong>bambino</strong><br />

straniero <strong>adottato</strong>, ci sono tutt'e due questi aspetti, quindi il<br />

fatto che si ribadisca che la <strong>Scuola</strong> deve rispettare la storia <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> e dar tempo che serve <strong>per</strong> crescere e <strong>per</strong> imparare, è<br />

un principio che dovrebbe valere un po' <strong>per</strong> tutti quei bambini<br />

che hanno difficoltà, rispetto a quelli che hanno famiglie<br />

cosiddette normali, ordinarie, ecc. Inutile che vi ribadisca il<br />

diritto all'istruzione, art. 34 <strong>del</strong>la Costituzione: tutti hanno<br />

accesso alla <strong>Scuola</strong>.<br />

Come può la <strong>Scuola</strong> gestire questa doppia complessità, cosa<br />

può accadere? La <strong>Scuola</strong> può censurare o chiedere di discutere<br />

<strong>per</strong> esempio l'eventuale scelta genitoriale di rimuovere,<br />

ignorando il vissuto pre-adottivo <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>? Deve essere<br />

ricordata e valorizzata l'identificazione con l'origine etnica?<br />

Sono questi i problemi che si possono porre: genitori che non<br />

ne vogliono proprio parlare, un <strong>bambino</strong> che manifesta invece il<br />

desiderio di essere ascoltato in relazione a questi problemi.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Quando, soprattutto nelle elementari, si costruisce un quaderno<br />

in cui si punta sull'identità <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>: "Chi sei, dove sei nato,<br />

portami le foto di quando sei nato, portami le foto in braccio a<br />

mamma e papà".<br />

Alla mia hanno chiesto "Portami la foto <strong>del</strong> matrimonio dei tuoi<br />

genitori". Io mi sono sposata con mio marito che mia figlia era<br />

già nata, quindi ho mandato una fotografia dove c'era la mia<br />

foto <strong>del</strong> mio matrimonio, con la bambina in braccio. Di fatti<br />

anche lei ha avuto qualche piccola difficoltà a mettere in ordine<br />

cronologico la foto di lei nata e la data <strong>del</strong> matrimonio dei<br />

genitori. Quindi capite bene che la <strong>Scuola</strong> si trova a dover<br />

affrontare concretamente questi problemi e quindi è importante<br />

che gli insegnanti sappiano che il <strong>bambino</strong> ha diritto alla sua<br />

storia, ha diritto di sa<strong>per</strong>e che è <strong>adottato</strong> e quindi se, nel vostro<br />

lavoro quotidiano, emergono dei problemi in relazione a questi<br />

aspetti, secondo me voi avete il dovere di parlarne con i<br />

genitori in primo luogo. Se il mancato rispetto di questo diritto<br />

dà problemi a questi bambini, forse la <strong>Scuola</strong> può anche<br />

intervenire con qualche segnalazione magari ai Servizi; ma<br />

segnalazione non contro i genitori, magari <strong>per</strong>ché essi possano<br />

essere aiutati a svolgere questo compito importante. Punto 10,<br />

dulcis in fundo, arriviamo al punto più discusso: "Posso<br />

continuare a incontrarmi con i miei familiari se ne ho<br />

bisogno e se anche loro sono d'accordo. Quando sarò<br />

grande potrò chiedere di sa<strong>per</strong>e chi sono i genitori che<br />

mi hanno fatto nascere". Avevo detto "crescere", invece di<br />

nascere... un bel lapsus, ma tutto sommato i genitori che mi<br />

hanno fatto nascere, fino a un certo punto mi hanno fatto<br />

anche crescere, è inutile immaginarsi l'adozione come fatta<br />

soltanto di neonati, i neonati sono pochissimi. La maggior parte<br />

dei bambini che giungono all'adozione sono già un po'<br />

grandicelli. Poi siccome i tempi <strong>del</strong>le procedure di adottabilità si<br />

sono anche ulteriormente dilatati, se ci mettiamo due o tre anni<br />

a dichiarare adottabile un <strong>bambino</strong> che magari quando si apre<br />

la procedura ne ha tre, già si arriva a cinque. E allora, ci sono<br />

bambini che arrivano in adozione grandicelli. Basta che abbiano<br />

sette anni, loro ricordano benissimo chi sono i loro genitori,<br />

sanno come si chiamano, conoscono l'indirizzo, conoscono il<br />

numero di telefono, quindi in realtà alcune informazioni sono<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'I<br />

NFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

loro i primi ad averle. Anche qui, facciamo un passo indietro <strong>per</strong><br />

capire bene questo punto: cerchiamo di capire bene quali sono<br />

gli effetti <strong>del</strong>l'adozione legittimante, che è l'Adozione nel nostro<br />

Paese è quella a cui pensiamo. Quella che sostituisce la famiglia<br />

adottiva a quella di origine, assume il cognome, e l'art. 27 dice<br />

che interrompe i rapporti con la famiglia d'origine. Ma allora<br />

come è possibile, se invece la Carta dei <strong>diritti</strong> dice "Posso<br />

continuare a incontrarmi con i genitori biologici, se anche loro<br />

sono d'accordo."? Ce lo siamo inventato? Abbiamo fatto <strong>del</strong><br />

diritto creativo? No, anche questa è una possibilità che i<br />

bambini adottivi hanno; ovviamente ci riferiamo a bambini di<br />

una certa età, che conservano non solo il ricordo, ma che<br />

hanno il bisogno di mantenere alcuni legami, bisogno correlato<br />

a una loro corretta crescita ed evoluzione. All'interno<br />

<strong>del</strong>l'adozione legittimante (qui si è sviluppato un dibattito<br />

grandissimo) normalmente questa norma <strong>del</strong>l'art.27 viene<br />

intesa in modo drastico e cioè il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> sparisce dalla<br />

vita precedente, magari era in affido etero-familiare, quindi<br />

vengono interrotti non solo i rapporti con la famiglia biologica,<br />

ma anche i rapporti con gli affetti che si erano costruiti nel<br />

frattempo, e viene collocato in una famiglia nuova e segreta.<br />

Questo è come ha normalmente proceduto l'autorità giudiziaria<br />

minorile; <strong>per</strong>ò all'interno di questa modalità di intendere<br />

l'adozione, che, come abbiamo visto, ha avuto dei ritocchi, <strong>del</strong>le<br />

modificazioni (con la possibilità di essere informato <strong>del</strong>la propria<br />

storia, di sa<strong>per</strong>e di essere figlio adottivo e di avere la<br />

possibilità, al compimento <strong>del</strong> 25° anno, di conoscere<br />

addirittura i dati anagrafici), ha sviluppato all'interno <strong>del</strong>la<br />

giurisprudenza, ha anche dei modi diversi di intendere questo<br />

art. 27, dove <strong>per</strong> ..."interrom<strong>per</strong>e i rapporti..." si è inteso da<br />

alcuni tribunali “interrom<strong>per</strong>e i rapporti giuridici”; i rapporti di<br />

fatto sono un'altra cosa: se io ho una nonna che si è sempre<br />

occupata di me ma, <strong>per</strong>ché è un po' vecchietta, <strong>per</strong>ché è un po'<br />

malandata, non ce la fa, e quindi magari acconsente anche<br />

all'adozione, a volte lo chiede, ma <strong>per</strong> questo <strong>bambino</strong> è<br />

importante mantenere i rapporti con la sua nonna, <strong>per</strong>ché no?<br />

Quindi, alcuni tribunali hanno ritenuto che questo rientrasse<br />

nelle possibilità, nei <strong>diritti</strong> di questo <strong>bambino</strong>.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL BAMBINO ADOTTATO<br />

E' ovvio che questa cosa ha scatenato anche un po' di<br />

discussioni, tant'è che si parla di modificare la legge<br />

sull'adozione, introducendo ipotesi di "adozione mite",<br />

"adozione a<strong>per</strong>ta", che poi altro non è che questo. Qui si dice<br />

"...se ne ho bisogno e se anche loro sono d'accordo." Beh,<br />

questo mi sembra anche pleonastico.<br />

Passiamo a "Quando sarò grande potrò chiedere di sa<strong>per</strong>e chi<br />

sono i genitori.". Questo è il punto che ha dato un'impronta<br />

diversa al modo di intendere l'adozione, <strong>per</strong>ché qui non si può<br />

più fingere che sia figlio mio a tutti gli effetti, cioè come se<br />

fosse mio figlio naturale, no: io sono una famiglia che crescerà,<br />

che diventerà genitore di questo <strong>bambino</strong>, nel senso che se<br />

occu<strong>per</strong>à, lo educherà, lo alleverà, ma non posso ignorare che<br />

prima c'erano <strong>del</strong>le altre <strong>per</strong>sone nella vita di questo <strong>bambino</strong>.<br />

Quindi la vita intesa come <strong>per</strong>corso, che si snoda attraverso<br />

una storia che si sviluppa.<br />

La nostra legge all'art.28 detta le condizioni <strong>per</strong>ché si possa<br />

accedere alla ricerca <strong>del</strong>le proprie origini, che riguardano <strong>per</strong>ò<br />

solo i genitori; la nostra legge limita alla ricerca <strong>del</strong>l'identità dei<br />

genitori biologici, non dei fratelli, quindi anche qui la<br />

giurisprudenza si è lanciata in varie interpretazioni: c'è chi è più<br />

restrittivo, c'è chi consente anche la ripresa con fratelli; il limite<br />

di età è 25 anni, può essere più basso, ma in casi specifici,<br />

limitati, dettagliati dall'art. 28, <strong>per</strong>ché si è ritenuto che l'età di<br />

25 anni fosse un'età ragionevole, in cui un individuo<br />

normalmente dovrebbe avere raggiunto il suo equilibrio, e poi a<br />

25 anni, francamente, uno non dovrebbe più avere bisogno dei<br />

genitori, nel senso che non dovrebbero più scatenarsi <strong>del</strong>le<br />

contrapposizioni tra genitori biologici e genitori adottivi. A 25<br />

anni uno dovrebbe essere un individuo autonomo, che non è<br />

più figlio di nessuno, se non nella memoria, che è se stesso e<br />

basta. Questo è il mio punto di vista. <strong>per</strong>ché questa cosa dei<br />

genitori mediterranei <strong>per</strong> cui i figli non smettono mai di essere<br />

figli, forse è una cosa su cui bisognerebbe cominciare a<br />

riflettere: a 25 anni uno è un adulto.<br />

Quindi può benissimo, se questo non gli reca grave turbamento,<br />

<strong>per</strong>ché la legge mette sempre qualche parolina <strong>per</strong> considerare<br />

ulteriori eventualità.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


I I DIRITTI DIRITTI DELL'INFANZIA:<br />

DELL'INFANZIA:<br />

IL IL BAMBINO BAMBINO ADOTTATO<br />

ADOTTATO<br />

Naturalmente, sa<strong>per</strong>e chi sono i propri genitori non significa<br />

incontrarli, significa conoscere l'identità, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> giungere a<br />

un eventuale incontro, devono sicuramente essere d'accordo i<br />

genitori. C'è tutto un procedimento che si svolge al Tribunale<br />

<strong>per</strong> i minorenni, <strong>per</strong> cui, prima di arrivare a comunicare ecc., si<br />

assumono informazioni, si valuta se è il caso di dirgliele queste<br />

cose, e poi si valuta se è il caso che questi incontri avvengano,<br />

<strong>per</strong>ché spesso i genitori, o le mamme dicono "No, io questo<br />

figlio non lo voglio vedere", <strong>per</strong>ché sono turbati all'idea di<br />

mettere in discussione scelte magari dolorose fatte in passato,<br />

su cui hanno messo una pietra sopra.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


DI DI MARCO MARCO SCARPATI<br />

SCARPATI<br />

MARCO MARCO SCARPATI<br />

DOCENTE DOCENTE DOCENTE DI<br />

DI<br />

TUTELA TUTELA INTERNAZIONALE<br />

INTERNAZIONALE<br />

DEI DEI DEI DIRIT DIRITTI DIRIT TI DEL FANCIULLO<br />

FANCIULLO<br />

UNIVERSITA' UNIVERSITA' DEGLI DEGLI STUDI<br />

STUDI<br />

MILANO MILANO BICOCCA<br />

BICOCCA<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong><br />

In una normale adozione,<br />

ma neanche di quelle molto<br />

riuscite (mia figlia ha<br />

trovato due genitori come<br />

me e mia moglie, quindi<br />

non particolarmente<br />

<strong>per</strong>fetti), il senso di<br />

appartenenza al nucleo<br />

familiare è talmente alto,<br />

che non lo poni neanche<br />

come problema che esista<br />

altro. Il vero problema,<br />

nell'adozione, non sta quasi<br />

mai all'interno <strong>del</strong>la<br />

famiglia, ma sta in tutte le<br />

altre realtà. Innanzitutto,<br />

non vengono adottati<br />

bambini piccoli: i bambini<br />

neonati sono un'esigua<br />

minoranza, adesso in<br />

maniera particolare.


SCUOLA SCUOLA E E ADOZIONE:<br />

ADOZIONE:<br />

DUE NEMICI?<br />

Quando ho <strong>adottato</strong> mia figlia era più facile, adesso i bambini<br />

che si adottano sono di norma grandi: secondo le statistiche<br />

<strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Giustizia e <strong>del</strong>la Presidenza <strong>del</strong> Consiglio dei<br />

Ministri, che controllano le due differenti tipologie di adozioni,<br />

quella nazionale e quella internazionale, i bambini che si<br />

adottano quasi mai hanno meno di 5 anni.<br />

La media è quasi sempre attorno ai 6-7. Per cui è un <strong>bambino</strong><br />

grande, un <strong>bambino</strong> che ha una storia. Un <strong>bambino</strong> che ha una<br />

storia, una storia di appartenenza, si s<strong>per</strong>a; <strong>per</strong>ché se non ha<br />

una storia di appartenenza, vuol dire che non ha un'identità; e<br />

se non ha un'identità vuol dire che è stato... nel freezer... <strong>per</strong><br />

alcuni anni. A volte proprio nel freezer, in quel luogo molto<br />

freddo che sono alcuni istituti in giro <strong>per</strong> il mondo. Freezer,<br />

dove non vengono stimolati, non vengono aiutati, e dove la<br />

loro ricerca di un'identità è faticosa; bambini molto difficili,<br />

<strong>per</strong>ché resi difficili da un'es<strong>per</strong>ienza di vita che è spaventosa.<br />

Talmente spaventosa che quelle cose normali che abbiamo noi<br />

nella testa rispetto alla nostra prima infanzia, questi bambini<br />

non le hanno.<br />

Bambini grandi, che nelle adozioni internazionali hanno una<br />

lingua, una cultura, un senso di appartenenza a volte anche a<br />

una realtà etnica. L'altro giorno una mia amica madre adottiva<br />

mi raccontava che suo figlio, che fra l'altro non è stato <strong>adottato</strong><br />

grande, aveva un anno e mezzo (ora ha 25 anni), adesso si sta<br />

orientando a voler trovare una moglie, che abbia le sue<br />

caratteristiche somatiche. Che è una cosa strana, <strong>per</strong>ché lei<br />

dice "Ma lui appartiene alla piccola borghesia veneta: è<br />

cresciuto, vissuto, appartenuto, in un piccolo paesino veneto, e<br />

lì c'è stato". Il vero problema è che lui non è né carne né<br />

pesce; <strong>per</strong>ché il rischio corposo che ha è che, nello specchiarsi,<br />

sia alla ricerca di un'immagine. Ma una <strong>per</strong>sona, non è mai<br />

un'immagine, una <strong>per</strong>sona è qualcosa di più complicato. E sua<br />

madre quando dice "Si <strong>per</strong>ò lui si sta scordando che dovrà<br />

scontrarsi contro un problema corposo: lui non è più brasiliano,<br />

non lo è più...", sa che, se cerca una ragazza brasiliana di<br />

colore, quella realtà corporea non è la realtà mentale che<br />

probabilmente sta cercando lui.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


SCUOLA E ADOZIONE:<br />

DUE DUE NEMICI?<br />

NEMICI?<br />

Purtroppo molte realtà extra-familiari affrontano il <strong>bambino</strong><br />

<strong>adottato</strong> o con molta ideologia, oppure il tatto di chi sta<br />

lavorando su un "tipus": il <strong>bambino</strong> tipo, lo studente tipo.<br />

Quando ho deciso che mestiere fare, ho lavorato <strong>per</strong><br />

esclusioni: non avrei fatto mai il maestro <strong>per</strong>ché mi sentivo<br />

spaventosamente inadeguato, inadeguato rispetto alla mia<br />

formazione: un <strong>bambino</strong> piccolo ha tali e tante peculiarità, che<br />

quando penso... ai miei nipoti in una classe di trenta bambini,<br />

nella mia provincia, Reggio Emilia, che ha un tasso di<br />

immigrazione molto alto (in alcuni comuni <strong>del</strong>la mia provincia il<br />

tasso di immigrazione è attorno al 34 <strong>per</strong> cento di<br />

extracomunitari) mi spavento: una classe di trenta bambini<br />

con diciannove bambini che provengono da realtà culturali,<br />

etniche molto diverse; alcuni di questi che sono arrivati da<br />

poco tempo, un paio che saranno arrivati durante l'anno; poi<br />

uno o due adottati in affido, una buona <strong>per</strong>centuale degli<br />

italiani figli di separati (alcuni dei quali hanno costruito un<br />

nuovo nucleo familiare), un paio di portatori di handicap, e con<br />

un maestro, o una maestra. Quello di cui ho paura è che quella<br />

maestra, quell'insegnante, tratterà mio figlio come un<br />

trentesimo <strong>del</strong>la classe e, se sono fortunato, un cinquantesimo<br />

o un centesimo dei suoi problemi, <strong>per</strong>ché avrà tremila<br />

preoccupazioni, <strong>per</strong>ché non potrà dedicare la giusta attenzione<br />

a ognuno di quei pezzi unici e irripetibili che sono i bambini.<br />

Il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> avrebbe diritto a una <strong>Scuola</strong> che lo tenga<br />

in considerazione come unico essere irripetibile, con le sue<br />

caratteristiche. Entra nella classe, e potrebbe entrare in mezzo<br />

a bambini molto più grandi di lui, o molto più piccoli di lui; a<br />

seconda <strong>del</strong> punto scolastico da lui raggiunto; ovvero, secondo<br />

me, <strong>per</strong> una regola di tutela, mettendolo un anno indietro<br />

rispetto al suo curriculum scolastico, <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettergli di<br />

prendere la rincorsa, di prendere fiato. Arriva in Italia e<br />

dovrebbe avere il diritto di <strong>per</strong>dere un anno e stare coi suoi<br />

genitori. Perché, che male c'è a stare un anno coi suoi genitori,<br />

e <strong>per</strong>dere un anno scolastico? La scuola arriva poi.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


SCUOLA SCUOLA SCUOLA E E E ADOZIONE:<br />

ADOZIONE:<br />

DUE DUE NEMICI?<br />

NEMICI?<br />

Una <strong>del</strong>le cose strane che mi raccontano molto spesso molti<br />

assistenti sociali è che i congedi parentali, che potrebbero<br />

essere autorizzati <strong>per</strong> molti mesi, vengono spesso utilizzati<br />

solo <strong>per</strong> i primi tre mesi. Tutte le volte che faccio incontri con<br />

le coppie che sono in adozione, spiego sempre: "Quante<br />

adozioni farete? Una?". Allora <strong>per</strong>ché non gli dedicate un po' di<br />

tempo? E' una, una sola. Lo hanno capito le televisioni, che i<br />

bambini sono pochi, irripetibili, importantissimi, ma non<br />

l'abbiamo ancora capito noi, che i bambini li facciamo, pochi<br />

irripetibili, importantissimi.<br />

Il <strong>bambino</strong> avrebbe diritto a una <strong>Scuola</strong>, una volta entrato, che<br />

capisca che lui ha <strong>del</strong>le peculiarità, una sua lingua; il che non<br />

vuol dire: faccio la classe differenziale <strong>per</strong> i bambini con la<br />

lingua diversa. Vuol dire solo: fare una scelta. Quando ti trovi<br />

di fronte a un <strong>bambino</strong> che ha <strong>del</strong>le sue peculiarità, tu hai due<br />

opportunità: la prima è quella di adeguare la <strong>Scuola</strong> a quel<br />

<strong>bambino</strong>, adeguare i tuoi programmi a quel <strong>bambino</strong> oppure di<br />

chiedere al <strong>bambino</strong> di adeguarsi alla <strong>Scuola</strong>. Credo che la<br />

politica di questi ultimi anni sia quella di adeguarsi alla <strong>Scuola</strong>.<br />

E ancora: con questa storia <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> medio..... Io ho<br />

iniziato a occuparmi di bambini, quasi a tempo pieno, quasi<br />

una ventina di anni fa. E in tutto questo tempo un <strong>bambino</strong><br />

medio non l'ho mai visto. Anche <strong>per</strong>ché giustamente, ognuno è<br />

un <strong>bambino</strong> "suo", e fare una media di questo più questo più<br />

questo, non è una media ma è un minestrone. Non c'è una<br />

media su cose che non devono essere comparate: ogni<br />

<strong>bambino</strong> è un essere unico e irripetibile.<br />

Questa <strong>Scuola</strong> poi dovrebbe, secondo la Convenzione di New<br />

York, "....educare nello spirito di pace, con dignità e alla<br />

dignità, con e alla tolleranza, con e alla libertà, con e alla<br />

uguaglianza, con e alla solidarietà.". ....Spirito di pace, in cui<br />

ogni <strong>bambino</strong> è educato, con dignità, alla dignità, con<br />

tolleranza alla tolleranza, con libertà (libertà di insegnamento)<br />

alla libertà, libertà nella vita. Con uguaglianza alla uguaglianza,<br />

con uno spirito solidale alla solidarietà. ….Scusate..., voi<br />

conoscete una scuola che faccia queste cose qua?<br />

Voi conoscete.., non un insegnante che cerchi di farlo (<strong>per</strong>ché<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


SCUOLA SCUOLA E E ADOZIONE:<br />

ADOZIONE:<br />

DUE DUE NEMICI?<br />

NEMICI?<br />

se ne conoscono a migliaia), ma una <strong>Scuola</strong> che gli <strong>per</strong>metta,<br />

che gli dia gli strumenti <strong>per</strong> fare questa cosa? Il parametro<br />

reale è: "Hai fatto i programmi? Hai finito il programma?". In<br />

realtà il <strong>bambino</strong> non deve essere un soggetto passivo <strong>del</strong><br />

rapporto educativo, dovrebbe essere soggetto attivo,<br />

collaborare, anche <strong>per</strong>ché il rapporto di educazione è un<br />

rapporto di collaborazione: ci si forma. Il rapporto scolastico<br />

dovrebbe essere la creazione di un guanto, che va bene solo<br />

<strong>per</strong> quel <strong>bambino</strong> lì, non <strong>per</strong> un altro. Occorre dare a questo<br />

<strong>bambino</strong> tutti questi strumenti; e se io glieli do medi, non gli<br />

va mica bene, <strong>per</strong>ché se a me danno un paio di scarpe <strong>del</strong> 42,<br />

che è la taglia media <strong>del</strong>l'uomo italiano, io piango <strong>per</strong> lo meno<br />

500 ore al giorno, io porto un 44 e mezzo. Però ho diritto di<br />

camminare anch'io. E ha diritto di camminare anche quello che<br />

ha il 40, senza sciabattare. E l'idea che tutti noi siamo trattati<br />

come da un calzolaio che ha una taglia unica, mi fa molta<br />

paura. Eppure all'interno <strong>del</strong>la <strong>Scuola</strong> - e qui vengo alle<br />

es<strong>per</strong>ienze <strong>per</strong>sonali - si riescono fare <strong>del</strong>le follie, nel bene e<br />

nel male, mastodontiche. Una <strong>del</strong>le problematiche che hanno<br />

molti bambini adottati (forse ne parlerà il neuropsichiatra<br />

dopo,) e che si sta scoprendo sempre di più, è quella<br />

linguistica: mia figlia, come una marea di altri bambini, lo<br />

abbiamo sco<strong>per</strong>to negli anni, è soggetta a una forma, più o<br />

meno grave, di dislessia. Il che vuol dire che se tu ti ostini a<br />

farla leggere, lei crede che la scuola sia un luogo di tortura. Per<br />

cui andrà a scuola, ogni mattina, con l'idea "devo andare a<br />

mettermi su dei ceci secchi con qualcuno che mi mette gli<br />

spillini sotto le unghie: aumenterà il suo senso di<br />

inadeguatezza. Poi ci posso lavorare tantissimo sul suo amor<br />

proprio e sull'autostima, ma se quando va a scuola la maestra<br />

dice "sei somara", oppure non glielo dice ma le fa capire "tu<br />

non capisci", o comunque lo capisce da sola che non capisce.<br />

Capisce anche lei da sola che tutte quelle pagine da leggere<br />

<strong>per</strong> lei sono faticose, che non se la cava, che l'annoiano.<br />

Io ho timore che quello di cui stiamo discutendo noi stia<br />

diventando un lusso; che la <strong>Scuola</strong> non abbia tempo <strong>per</strong> i<br />

bambini adottivi, come <strong>per</strong> i bambini di colore, come <strong>per</strong> i<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


SCUOLA SCUOLA E E ADOZIONE:<br />

ADOZIONE:<br />

DUE DUE NEMICI?<br />

NEMICI?<br />

bambini con handicap.... Perché non ha tempo. Perché una<br />

maestra con trenta bambini non ha tempo. <strong>per</strong>ché se la<br />

priorità fondamentale è realizzare il programma, non ha<br />

tempo. Se la questione fondamentale è di dover arrivare alla<br />

fine, non ha tempo. Se, come in un'ultima riunione mi si è<br />

detto, occorre ragionare <strong>per</strong> obiettivi, non ha tempo. A me<br />

hanno insegnato che l'obiettivo primario <strong>del</strong>la <strong>Scuola</strong> dovrebbe<br />

essere di non <strong>per</strong>dere nessuno dei bambini che le sono stati<br />

affidati. Perché ognuno di quei bambini... è un <strong>bambino</strong>.<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>


PAOLA PAOLA TENTONI<br />

TENTONI<br />

NEUROPSICHIATRA<br />

NEUROPSICHIATRA<br />

INFANTILE<br />

INFANTILE<br />

INFANTILE<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong><br />

“Crescere la mente <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>,<br />

nutrendo il suo cuore” (Zero to<br />

tree).<br />

Prima di addentrarmi nei<br />

contenuti <strong>del</strong>la relazione che ha<br />

<strong>per</strong> tema l’es<strong>per</strong>ienza e la<br />

memoria nell’apprendimento <strong>del</strong><br />

b. <strong>adottato</strong>, vorrei fare una<br />

premessa sulla <strong>Scuola</strong> che, in<br />

quanto Istituzione, esercita una<br />

funzione insostituibile nella vita<br />

dei singoli e <strong>del</strong>la collettività;<br />

vorrei inoltre premettere che<br />

esaminerò l’apprendimento e le<br />

funzioni ad esso connesse, in<br />

quanto processo neurobiologico<br />

individuale e collettivo. La<br />

scuola occupa un tempo molto<br />

significativo nella vita <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong>. Rappresenta, il “luogo”,<br />

insieme alla casa e alla famiglia,<br />

dove il <strong>bambino</strong> impara ad<br />

apprendere, a stabilire nessi di<br />

causalità, a farsi domande sulla<br />

realtà, impara ad apprendere e<br />

interpretare gli eventi e dare<br />

loro significato, un significato


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

condiviso dagli adulti e dal gruppo dei pari. La scuola dunque è<br />

il luogo <strong>del</strong>le es<strong>per</strong>ienze di vita e gli insegnanti veicolano le<br />

relazioni dirette con il <strong>bambino</strong> e mediano le relazioni tra i pari.<br />

La reciprocità diventa l’ es<strong>per</strong>ienza quotidiana che regola i<br />

rapporti con gli altri. Dal punto di vista <strong>del</strong> macrosistema la<br />

scuola è tra le istituzioni più importanti insieme con la famiglia<br />

nell’organizzazione <strong>del</strong>la società; nel microsistema è al centro<br />

<strong>del</strong> divenire <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone.<br />

“A scuola si va <strong>per</strong> imparare”! Ma cos’è l’apprendimento?<br />

Una mente che apprende crea rappresentazioni cognitive<br />

attraverso la processazione ed elaborazione <strong>del</strong>le informazione<br />

che arrivano al cervello dall’ambiente.<br />

La processazione dei flussi di informazione è diretta dai<br />

meccanismi attenzionali. La <strong>per</strong>cezione e la memoria,<br />

attraverso sistemi propri di valutazione, etichettano come<br />

“significative” <strong>per</strong> ogni soggetto le rappresentazioni. I processi<br />

di valutazione e di arousal, componenti fondamentali<br />

<strong>del</strong>l’emozione,si intrecciano dunque strettamente con i processi<br />

rappresentazionali <strong>del</strong> “pensiero.” Non possiamo quindi creare<br />

confini artificiali, didattici, tra pensiero ed emozioni <strong>per</strong>ché a<br />

livello es<strong>per</strong>ienziale e neurobiologico questi due processi sono<br />

indissolubilmente legati. Le es<strong>per</strong>ienze di apprendimento <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> sono direttamente influenzate dai mo<strong>del</strong>li mentali che<br />

egli si costruisce a casa e a scuola, <strong>del</strong> mondo come” “luogo<br />

sicuro”. La scuola e la famiglia, se valutati nei sistemi<br />

rappresentazionali <strong>del</strong>la mente <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e <strong>del</strong>l’adolescente,<br />

come “luoghi sicuri”, rappresentano una sorgente costante di<br />

informazioni e di valutazione sugli aspetti centrali <strong>del</strong>la sua vita,<br />

collegano le es<strong>per</strong>ienze <strong>del</strong> passato a quelle <strong>del</strong> presente e lo<br />

motivano al futuro inteso come crescita e divenire.<br />

Cercherò di portare il mio contributo, riguardo al tema <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> a scuola, su una prospettiva centrata sui<br />

processi di sviluppo, di maturazione, e di apprendimento: vale<br />

a dire come le <strong>per</strong>sone diventano ciò che sono.<br />

Cercherò di fornirvi una visione integrata, e s<strong>per</strong>o<br />

comprensibile, di quelle che sono le basi inter<strong>per</strong>sonali e<br />

neurobiologiche <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la mente.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

Credo a questo proposito infatti che sia indispensabile <strong>per</strong> i<br />

genitori, educatori e insegnanti comprendere, non solo<br />

intuitivamente, come emozioni e relazioni inter<strong>per</strong>sonali( le<br />

es<strong>per</strong>ienze) costituiscano aspetti motivazionali fondamentali<br />

<strong>per</strong> la memoria e dunque <strong>per</strong> l’apprendimento.<br />

I genitori, gli educatori e gli insegnanti che hanno<br />

continuamente a che fare con lo sviluppo <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e<br />

<strong>del</strong>l’adolescente, devono sa<strong>per</strong>e come le diverse forme di<br />

comunicazione, in quanto flussi di informazione, possano<br />

influire direttamente sullo sviluppo <strong>del</strong> cervello <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>: è<br />

essenziale elaborare strategie educative che rappresentino<br />

una risposta ai “bisogni irrinunciabili <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>”: in altre<br />

parole ciò che un <strong>bambino</strong> e un adolescente deve avere <strong>per</strong><br />

crescere e imparare. Berry Brazelton e Stanley Greespan ce ne<br />

descrivono otto:<br />

IL BISOGNO DI SVILUPPARE COSTANTI RELAZIONI DI<br />

ACCUDIMENTO.<br />

IL BISOGNO DI PROTEZIONE FISICA E DI SICUREZZA.<br />

IL BISOGNO DI ESPERIENZE MODELLATE SULLE DIFFERENZE<br />

INDIVIDUALI.<br />

IL BISOGNO DI ESPERIENZE APPROPRIATE AL GRADO DI<br />

SVILUPPO.<br />

IL BISOGNO DI DEFINIRE DEI LIMITI, DI FORNIRE UNA<br />

STRUTTURA E DELLE ASPETTATIVE.<br />

IL BISOGNO DI COMUNITA’ SOCIALI STABILI E DI SUPPORTO. BISOGNO DI CONTINUITA’ CULTURALE. IL<br />

Le ricerche neurobiologiche più recenti dimostrano che i mo<strong>del</strong>li<br />

educativi e relazionali rivolti prevalentemente a privilegiare<br />

l’emergere <strong>del</strong>le <strong>per</strong>formances nel <strong>bambino</strong> a discapito di un<br />

accudimento sensibile, possono compromettere in modo<br />

significativo la maturazione <strong>del</strong>le abilità cognitive e di quelle<br />

emotive.<br />

Il Sistema Nervoso Centrale ha bisogno infatti, <strong>per</strong> svilupparsi<br />

adeguatamente,di relazioni di accudimento che offrano<br />

sostegno, calore, empatia.<br />

FUTURO. LORO IL SALVAGUARDATO SIA CHE BISOGNO IL<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

Le es<strong>per</strong>ienze interattive precoci, <strong>per</strong> esempio,possono<br />

stimolare lo sviluppo di cellule nervose “in più”(cellule<br />

disponibili e presenti nel cervello ma non attive)che si attivano<br />

<strong>per</strong> scopi particolari: <strong>per</strong> es. <strong>per</strong> ascoltare o <strong>per</strong> vedere,<br />

ampliando in questo modo le possibilità individuali di processare<br />

lo stimolo uditivo e visivo.<br />

La reciprocità emotiva <strong>per</strong> es. consente al <strong>bambino</strong> di attivare<br />

il sistema di decodifica dei segnali emotivi,di apprenderne la<br />

risposta,e formare il senso di Sé.<br />

Attraverso la registrazione dei tracciati cerebrali è possibile <strong>per</strong><br />

esempio dimostrare che le es<strong>per</strong>ienze emotive,se sotto forma<br />

di Stimoli Adeguati <strong>per</strong> intensità e frequenza, sollecitano i<br />

centri <strong>del</strong> cervello deputati all’apprendimento in maniera<br />

diversa dalle es<strong>per</strong>ienze troppo stimolanti o troppo poco<br />

stimolanti. Sappiamo anche che lo stress emotivo è associato<br />

direttamente, attraverso la modificazione nella produzione di<br />

ormoni quali il cortisolo, ai mutamenti <strong>del</strong>la fisiologia cerebrale.<br />

Per i bambini e gli adolescenti adottati che hanno vissuto<br />

l’es<strong>per</strong>ienza <strong>del</strong>l’abbandono, <strong>del</strong>la trascuratezza se non <strong>del</strong><br />

maltrattamento e dalla nascita hanno “stressato” il loro<br />

sistema di attaccamento,l’inserimento a scuola rappresenta<br />

l’opportunità di stabilire relazioni continue, costanti ed<br />

empatiche con educatori,insegnanti, cioè figure diverse da<br />

quelle <strong>del</strong>la famiglia, ma che alla famiglia si affiancano <strong>per</strong><br />

condividere la lunga strada <strong>del</strong> loro sviluppo. In questo senso la<br />

scuola rappresenta una risposta ai bisogni irrinunciabili <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong>: nel senso di rappresentare <strong>per</strong> lui e <strong>per</strong> la famiglia<br />

una comunità stabile e di supporto, nel senso di contribuire con<br />

la famiglia a sviluppare relazioni costanti di accudimento ,a<br />

garantire la protezione fisica e la sicurezza,ad offrire<br />

es<strong>per</strong>ienze appropriate al grado di sviluppo e mo<strong>del</strong>late sulle<br />

differenze individuali e sulla continuità culturale.<br />

Il sistema nervoso degli esseri umani, sviluppa rapidamente<br />

durante la gravidanza, continua a crescere molto velocemente<br />

nei primi 5 anni di vita, continua a crescere durante la seconda<br />

infanzia e l’adolescenza: epoca in cui le ricerche di brain-<br />

imaging evidenziano una crescita rapida e a scatti <strong>del</strong> sistema<br />

nervoso. Ma il concetto di rapidità <strong>del</strong>la crescita si accompagna<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

strettamente al concetto di vulnerabilità <strong>del</strong> cervello in queste<br />

epoche sensibili, vulnerabilità sia verso fattori fisici sia verso<br />

fattori es<strong>per</strong>ienza- dipendenti.<br />

Coloro che o<strong>per</strong>ano nell’ambito <strong>del</strong>la infanzia e <strong>del</strong>l’adolescenza<br />

si sono resi conto di come siano in aumento il numero di<br />

bambini( non solo adottati) che presentano problemi di<br />

attenzione, di controllo degli impulsi, di linguaggio , di<br />

apprendimento,di instabilità <strong>del</strong>l’umore e disturbi generalizzati<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo; disturbi cioè che interferiscono con le funzioni di<br />

relazionarsi, di comunicare,di pensare.<br />

Non si tratta di problemi linearmente correlabili con un unico<br />

fattore; si tratta di ipotizzare un mo<strong>del</strong>lo di” rischio<br />

cumulativo”, vale a dire una serie di fattori ognuno dei quali<br />

può contribuire in combinazione con altri, e con una<br />

predisposizione genetica.<br />

Molti di questi fattori agiscono sul sistema di regolazione <strong>del</strong><br />

sistema nervoso centrale, quali la reattività alle sensazioni(<br />

suoni, contatto fisico, movimento, dolore), la capacità di<br />

elaborare e comprendere le informazioni ( <strong>per</strong> es. il linguaggio e<br />

il pensiero visuospaziale) e la capacità di programmare e<br />

ordinare in sequenza le azioni( <strong>per</strong> es. problem solving e<br />

funzioni esecutive).Se il <strong>bambino</strong> sviluppa una disregolazione<br />

in una di queste aree il suo comportamento disregolato stressa<br />

la disponibilità <strong>del</strong>l’adulto e avvia una catena di problemi con<br />

effetto valanga.<br />

Se la scuola fornisce es<strong>per</strong>ienze ambientali che definiscono<br />

chiaramente ai bambini e ai ragazzi i limiti,se fornisce<br />

es<strong>per</strong>ienze appropriate al grado di sviluppo e alle differenze<br />

individuali e culturali,agisce direttamente sul <strong>bambino</strong><br />

spezzando la concatenazione degli eventi causali e agisce<br />

indirettamente attraverso l’aiuto dato alla famiglia in quanto<br />

comunità sociale e di supporto.<br />

Mi sembra utile a questo proposito sottolineare che le<br />

differenze comportamentali individuali sono già presenti ed<br />

osservabili fin dalla nascita in ogni <strong>bambino</strong> e rappresentano<br />

una parte importante <strong>del</strong> sano e normale sviluppo; anche<br />

alcune difficoltà emotive, sociali, e <strong>del</strong>l’apprendimento possono<br />

essere fisiologiche durante l’infanzia.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E<br />

MEMORIA<br />

Persiste tuttavia una notevole riluttanza ad accettare le<br />

differenze nei singoli bambini.<br />

Ogni <strong>bambino</strong> e adolescente, e di più se <strong>adottato</strong>, entra a fare<br />

parte <strong>del</strong>la comunità scolastica portando con sé una propria<br />

“teoria <strong>del</strong>la mente” sul mondo che lo rende diverso da tutti gli<br />

altri.<br />

Il sa<strong>per</strong>e di ogni <strong>bambino</strong> ha a che fare con l’ es<strong>per</strong>ienza<br />

soggettiva, che pur se costruita sulla memoria ed sul ricordo<br />

<strong>del</strong> proprio passato, influenza la sua capacità esplorativa e il<br />

suo modo di rapportarsi con il presente. Bowlby, nella teoria<br />

<strong>del</strong>l’attaccamento, descrive le difficoltà dei bambini la cui storia<br />

precoce è caratterizzata da traumi, abbandoni o comunque<br />

mo<strong>del</strong>li di attaccamento non sicuri; la descrive come ”la fatica<br />

di pensare”, come se la mente di questi bambini e ragazzini<br />

fosse più impegnata nell’esercizio costante di dimenticare i<br />

ricordi che non “devono ricomparire” piuttosto che nel processo<br />

di assimilazione di nuove conoscenze.<br />

In effetti <strong>per</strong> quanto tempo dopo l’adozione continua nella<br />

mente <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> il processo mentale di dimenticare le<br />

es<strong>per</strong>ienze legate alla propria storia naturale?. Quanto impegno<br />

viene richiesto al <strong>bambino</strong>, in termini energetici, nel caso <strong>del</strong>l’<br />

adozione internazionale, di dimenticare la propria lingua di<br />

origine, la lingua materna, <strong>per</strong> apprendere la lingua nuova, <strong>per</strong><br />

adattarsi a nuove regole dimenticando quelle faticosamente<br />

apprese nei primi anni di vita?<br />

Spesso e drammaticamente l’intelligenza <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e il suo<br />

livello di adattamento vengono giudicati nel nuovo ambiente di<br />

vita proprio dalla velocità con cui “dimentica” il passato e si<br />

uniforma ai nuovi mo<strong>del</strong>li comunicativo- linguistici.<br />

Il <strong>bambino</strong> straniero è un <strong>bambino</strong> bilingue è cioè un <strong>bambino</strong> a<br />

cui viene richiesto lo sforzo di apprendere una lingua in più<br />

rispetto ai suoi coetanei. Il <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> deve compiere un<br />

esercizio sincronico di intensiva eliminazioni di codici innati e di<br />

intensiva assimilazione di nuovi codici appresi. Per questo non<br />

sempre il grado di sviluppo corrisponde all’ età cronologica e<br />

non sempre i vari ambiti all’interno <strong>del</strong>lo sviluppo sono<br />

uniformemente maturati: offrire es<strong>per</strong>ienze mo<strong>del</strong>late sulle<br />

differenze individuali e appropriate al grado di sviluppo non è<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

quindi una scelta ma un obbligo da parte <strong>del</strong>la famiglia e da<br />

parte <strong>del</strong>la scuola.<br />

I dati più recenti <strong>del</strong>la ricerca neurobiologica ci dimostrano che<br />

le interazioni con l’ambiente, e in particolare i rapporti con gli<br />

altri, esercitano una influenza diretta sullo sviluppo <strong>del</strong>le<br />

strutture e <strong>del</strong>le funzioni cerebrali.<br />

Possiamo ormai dire che la mente è il prodotto <strong>del</strong>le interazioni<br />

fra le es<strong>per</strong>ienze inter<strong>per</strong>sonali, le interazioni con l’ambiente, e<br />

le strutture e le funzioni <strong>del</strong> cervello geneticamente<br />

determinate. Di più, i processi inter<strong>per</strong>sonali plasmano lo<br />

sviluppo <strong>del</strong>la mente <strong>per</strong> tutto l’arco <strong>del</strong>la vita: in altre parole le<br />

“connessioni” umane influenzano lo sviluppo <strong>del</strong>le “connessioni<br />

neuronali cerebrali, che danno origine alla mente non solo nei<br />

primi anni di vita ma <strong>per</strong> l’arco <strong>del</strong>l’intera esistenza,e le<br />

es<strong>per</strong>ienze agiscono in maniera diretta sui circuiti neuronali:<br />

<strong>per</strong> esempio su quei circuiti su cui si basano i processi legati<br />

alla memoria, alla processazione <strong>del</strong>le informazioni, alle<br />

emozioni e alla coscienza di sé.<br />

Proprio dalla ricerca in neuroscienze giungono importanti<br />

contributi teorici a supporto <strong>del</strong> su<strong>per</strong>amento <strong>del</strong> dualismo tra<br />

cervello e mente, tra biologia ed es<strong>per</strong>ienza, tra natura e<br />

cultura. Queste conoscenze sostengono fortemente un<br />

approccio da parte degli insegnanti e <strong>del</strong>la famiglia rivolto alla<br />

storia naturale <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> <strong>per</strong>chè se ne facciano<br />

carico nella sua interezza. Certamente le es<strong>per</strong>ienze precoci<br />

<strong>del</strong> <strong>bambino</strong> di relazioni di accudimento ,di prossimità,di<br />

protezione fisica e di sicurezza ricevute dal genitore o da un<br />

sostituto di riferimento costituiscono le pietre miliari <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo umano , <strong>del</strong>la es<strong>per</strong>ienza che Bowlby ha definito come<br />

l’ es<strong>per</strong>ienza “Base Sicura.”Ma sappiamo anche che i<br />

programmi di maturazione <strong>del</strong> cervello pur essendo<br />

geneticamente determinati, <strong>per</strong> tutto l’arco di sviluppo sono<br />

influenzati dalle es<strong>per</strong>ienze di cure legate a nuove figure<br />

significative, come i genitori adottivi , la nuova famiglia, gli<br />

insegnanti,etc. e costituiscono le basi di mo<strong>del</strong>li es<strong>per</strong>ienziali<br />

ugualmente importanti nello sviluppo <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e<br />

<strong>del</strong>l’adolescente.<br />

Essere genitori e genitori adottivi, insegnanti o educatori allora<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

ci deve fare interrogare sul “COME” oltre che sul “COSA”<br />

insegnare ai bambini:”Scorporare la sfera intellettivo-cognitiva<br />

dalla sfera relazionale sarebbe infatti come <strong>per</strong>dere la mente a<br />

favore <strong>del</strong> cervello.<br />

Il peso e la complessità <strong>del</strong>” farsi carico” <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

infantile e adolescenziale con i suoi bisogni irrinunciabili, tanto<br />

più se si tratta <strong>del</strong>lo sviluppo di un <strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong>, è<br />

elevatissimo e può indurre talvolta gli educatori e gli insegnanti<br />

a cercare di liberarsene ricorrendo <strong>per</strong> es. all’uso rigido dei<br />

programmi ministeriali, nell’idea che non sia corretto “nei<br />

confronti <strong>del</strong>la classe”una dis<strong>per</strong>sione di tempo verso obiettivi<br />

ritenuti più psicologici che pedagogici,e come tali non adatti alla<br />

loro formazione professionale e ai loro compiti istituzionali:<br />

<strong>per</strong>dendo appunto la mente a favore <strong>del</strong> cervello.<br />

La Memoria<br />

Sappiamo che fin dai primi giorni di vita il cervello <strong>del</strong> neonato<br />

risponde alle es<strong>per</strong>ienze <strong>del</strong> mondo esterno creando<br />

connessioni tra diverse cellule nervose. Prima dei 2 anni, cioè<br />

prima che si sviluppi e maturi una struttura <strong>del</strong> cervello<br />

denominata Ippocampo, il cervello registra solo ricordi di tipo<br />

implicito(Memoria Implicita). La memoria implicita è appunto<br />

una forma di memoria precoce, presente alla nascita, che non<br />

si associa all’es<strong>per</strong>ienza soggettiva interna di “stare<br />

ricordando”. Comprende varie forme di memoria:<br />

comportamentale ,emozionale, <strong>per</strong>cettiva, somatosensoriale.<br />

Comprende cioè gli elementi fondamentali nel determinare il<br />

senso soggettivo di noi stessi. Ciò significa che noi agiamo,<br />

pensiamo, sentiamo, senza consciamente riconoscere<br />

l’influenza <strong>del</strong>le passate es<strong>per</strong>ienze su noi stessi.<br />

Un aspetto fondamentale <strong>del</strong>l’apprendimento è costituito dal<br />

fatto che progressivamente e non consciamente la mente <strong>del</strong><br />

<strong>bambino</strong> procede attraverso processi valutativo- comparativi, a<br />

ricapitolazioni di somiglianze e differenze tra es<strong>per</strong>ienze<br />

diverse. Il <strong>bambino</strong> crea “mo<strong>del</strong>li mentali” <strong>del</strong> mondo <strong>per</strong><br />

valutare più velocemente le diverse situazioni e <strong>per</strong> intuire ciò<br />

che riserva il futuro.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

Questi mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>la mente sono il risultato <strong>del</strong>le nostre<br />

precedenti es<strong>per</strong>ienze. Sono il fondamento dei nostri processi di<br />

apprendimento. I Mo<strong>del</strong>li mentali ci consentono di produrre<br />

generalizzazioni <strong>del</strong>l’es<strong>per</strong>ienza e quindi di apprendere dalla<br />

es<strong>per</strong>ienze passate. Sono derivati <strong>del</strong> passato che influenzano<br />

la nostra es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>cettiva <strong>del</strong> presente e ci aiutano a<br />

intuire il futuro.<br />

Nel primo anno di vita dunque il <strong>bambino</strong> forma mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>la<br />

mente sulla base <strong>del</strong>la memoria emozionale o implicita e li<br />

inserisce stabilmente nel cervello. Tali mo<strong>del</strong>li hanno<br />

prevalentemente a che fare con le es<strong>per</strong>ienze di accudimento e<br />

quindi di attaccamento, ma possono anche essere registrati nei<br />

mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>la mente es<strong>per</strong>ienze di paura o terrore che ricorrano<br />

cronicamente nell’es<strong>per</strong>ienza <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>.<br />

La riattivazione di memorie implicite può influenzare in<br />

maniera significativa la vita <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> più grande ,<br />

<strong>del</strong>l’adolescente e anche <strong>del</strong>l’adulto: egli non ha la sensazione<br />

di stare ricordando qualche cosa ma va incontro a stati <strong>del</strong>la<br />

mente che <strong>per</strong>cepisce come parte <strong>del</strong>la sua realtà presente ma<br />

che hanno a che fare con es<strong>per</strong>ienze <strong>del</strong> passato. Cercare di<br />

comprendere dunque come es<strong>per</strong>ienze molto precoci plasmano<br />

i processi <strong>del</strong>la memoria implicita può aiutare a comprendere<br />

vari aspetti <strong>del</strong>la nostra relazione con gli altri.<br />

All’età di 2 anni la maturazione di alcune aree cerebrali (lobo<br />

temporale mediale e corteccia orbitofrontale) <strong>per</strong>mette ai<br />

bambini di parlare di cose accadute nella giornata: la comparsa<br />

di queste nuove capacità <strong>per</strong>mette al <strong>bambino</strong> di avere “ricordi<br />

espliciti.” La Memoria Esplicita corrisponde a quello che ognuno<br />

di noi intende <strong>per</strong> memoria. Il ricordo in questo caso infatti è<br />

accompagnato da una sensazione interna precisa:”sto<br />

ricordando.”<br />

Il sistema esplicito comprende due forme di memoria:”La<br />

Memoria Semantica” che include la conoscenza di dati, parole,<br />

simboli;e la Memoria Episodica che contiene informazioni<br />

concernenti episodi o eventi autobiografici e le loro relazioni<br />

spazio-temporali: il <strong>bambino</strong> acquisisce progressivamente la<br />

capacità di ricordare le sue es<strong>per</strong>ienze nell’ordine in cui si sono<br />

verificate, il che gli <strong>per</strong>mette di sviluppare il senso <strong>del</strong> tempo e<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

<strong>del</strong>la successione degli eventi.<br />

E’ dunque la memoria implicita che consente di organizzare un<br />

senso di sé nel tempo e nello spazio, un senso di sé nel mondo<br />

fisico,<strong>del</strong>la successione degli eventi che insieme vanno a<br />

formare le basi di una memoria esplicita autobiografica o<br />

episodica(senso di se stessi nel tempo).<br />

La memoria autobiografica o episodica si fonda su processi”<br />

autonoetici” (di conoscenza di sé stessi).<br />

Dipende dalla maturazione e rapido sviluppo di regioni <strong>del</strong><br />

cervello (orbitofrontali).<br />

E’ “Es<strong>per</strong>ienza Dipendente”.!<br />

Lo sviluppo <strong>del</strong>la memoria autobiografica prosegue <strong>per</strong> l’intero<br />

arco <strong>del</strong>la vita.<br />

Nel corso <strong>del</strong> 3° anno di vita il <strong>bambino</strong> comincia a partecipare<br />

alla elaborazione <strong>del</strong>le storie che gli vengono raccontate<br />

inserendo elementi che derivano dalla sua es<strong>per</strong>ienza concreta<br />

o da elementi fantastici.<br />

La ricchezza e complessità di queste narrazioni dipende dal tipo<br />

di dialogo e di interazioni inter<strong>per</strong>sonali tra il <strong>bambino</strong> e l’adulto<br />

che costruisce il racconto con lui. Le es<strong>per</strong>ienze di<br />

attaccamento, il tipo di comunicazione che si stabilisce con i<br />

genitori e via via con le figure di riferimento educative nel<br />

progredire <strong>del</strong>lo sviluppo, possono contribuire in maniera<br />

diretta ad aumentare la capacità di memoria autonoetica, e<br />

<strong>del</strong>la coscienza di sè <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e <strong>del</strong>l’adolescente. Mi preme<br />

sottolineare che:<br />

-non si tratta di un processo che si conclude nei primi anni di<br />

vita ma continua e assume complessità e ricchezza con<br />

l’aumentare <strong>del</strong>le es<strong>per</strong>ienze di vita.<br />

-attraverso l’attivazione costante <strong>del</strong>la memoria autonoetica si<br />

facilita la <strong>per</strong>manenza di legami nuovi senza che<br />

necessariamente si sostituiscano ai vecchi legami.<br />

I bambini che sono abituati a parlare dei loro ricordi con gli<br />

adulti di riferimento sono in grado più tardi di rievocare le loro<br />

passate es<strong>per</strong>ienze con maggiori dettagli. Le forme di<br />

comunicazione “elaborative”, cioè che sollecitano a parlare <strong>del</strong>le<br />

storie lette insieme o <strong>del</strong>le es<strong>per</strong>ienze quotidiane, consentono<br />

ai bambini e agli adolescenti di sviluppare una capacità di<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

ricordo autobiografico più complesso e articolato.<br />

Al contrario i bambini abituati a rispondere o riferire solo su<br />

fatti concreti, distaccati dalla riflessione, avranno una minore<br />

capacità di ricordare.<br />

Il dialogo che si svolge tra adulti, genitori ,insegnanti durante e<br />

dopo un avvenimento contribuisce ad organizzare, integrare e<br />

quindi a facilitare il ricordo che quei bambini avranno<br />

<strong>del</strong>l’evento stesso e nel contempo a costruire “lo scaffale” <strong>per</strong><br />

accogliere le nuove conoscenze e quindi <strong>per</strong> apprendere.<br />

In altre parole la memoria crea la nostra realtà implicita(<br />

risposte comportamentali, reazioni emozionali, categorizzazioni<br />

<strong>per</strong>cettive, schemi di noi stessi e degli altri nel mondo): le<br />

storie dei bambini, degli adolescenti possono contenere quindi<br />

aspetti impliciti <strong>del</strong>le loro vite anche se non ne sono<br />

consapevoli.<br />

La narrazione autobiografica è un aspetto importante <strong>del</strong>la<br />

coscienza autonoetica e quindi <strong>del</strong>l’apprendimento,ma anche<br />

dei processi di <strong>integrazione</strong> sottostanti ai processi di<br />

apprendimento.<br />

La “co-costruzione di narrazioni” <strong>per</strong> cui i membri di una<br />

famiglia o di un gruppo classe elabora storie che si riferiscono<br />

alla loro vita quotidiana è un processo cruciale dal punto di<br />

vista <strong>del</strong>lo sviluppo. Lev Wygotsky scrive che solo quando un<br />

<strong>bambino</strong> interiorizza le sue es<strong>per</strong>ienze dopo averle analizzate,<br />

condivise nel significato con i genitori ,gli educatori, i compagni,<br />

solo allora “crea pensiero.”<br />

I bambini e gli adolescenti che costruiscono con i genitori e gli<br />

insegnanti racconti di eventi di cui sono stati testimoni<br />

incominciano poi a narrare se stessi, e il contenuto <strong>del</strong>le loro<br />

fantasie e dei loro ricordi diventa parte integrante e attiva <strong>del</strong><br />

loro mondo conscio interiore.<br />

Le storie diventano allora prodotti <strong>del</strong>l’es<strong>per</strong>ienza sociale di<br />

essere al mondo, riflettono e includono le regole e i mo<strong>del</strong>li<br />

culturali comuni <strong>del</strong> gruppo, analizzano le cause dei<br />

comportamenti dei membri <strong>del</strong> gruppo e le conseguenze <strong>del</strong>le<br />

deviazioni dalla norma. L’atto di raccontare inoltre prevede una<br />

interazione sociale: chi narra trasmette segnali verbali e non<br />

verbali a chi ascolta, che li riceve e risponde con analoghi<br />

segnali.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

Perché questo complesso scambio di messaggi possa avvenire è<br />

necessario che i soggetti condividano la capacità di identificare<br />

e interpretare tali segnali, di processarli,di valutarli nella mente<br />

come informazioni da ricordare e rappresentarseli come<br />

es<strong>per</strong>ienze da condividere: è più o meno così che nasce l’<br />

es<strong>per</strong>ienza soggettiva <strong>del</strong>la mente. La STORIA DIVENTA IL<br />

PRODOTTO DI UNA COSTRUZIONE COLLETTIVA e i significati<br />

condivisi nel gruppo e nella famiglia attorno alle es<strong>per</strong>ienze<br />

vissute e <strong>per</strong>cepite creano la presenza di un SISTEMA<br />

MENTALE SOCIALE e di una Coerenza Narrativa Collettiva.<br />

Ma la costruzione di SIGNIFICATI CONDIVISI sulle es<strong>per</strong>ienze<br />

<strong>per</strong>sonali presuppone non solo che esse possano essere<br />

ricordate ma che possano essere comprese e analizzate alla<br />

luce <strong>del</strong>le differenze individuali, culturali e <strong>del</strong> grado di<br />

sviluppo di ciascuno. Solo allora le es<strong>per</strong>ienze sociali passate e<br />

presenti di ogni <strong>bambino</strong> nel gruppo possono contribuire alla<br />

costruzione di una COERENZA NARRATIVA COLLETTIVA. La<br />

costruzione costante di “dialoghi riflessivi” tra bambini,<br />

adolescenti , genitori ,insegnanti, comporta una costruzione di<br />

stati <strong>del</strong>la mente pronti a riflettere sui loro comportamenti<br />

sotto forma di sentimenti, <strong>per</strong>cezioni, intenzioni, convinzioni,<br />

obiettivi e desideri.<br />

Se i processi narrativi coerenti influenzano l’emergenza <strong>del</strong>la<br />

funzione di <strong>integrazione</strong> <strong>del</strong> sé, la mancata integrazioni di<br />

es<strong>per</strong>ienze significative rappresenta una minaccia alla coesione<br />

<strong>del</strong> sé. La presenza nella vita <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> di es<strong>per</strong>ienze<br />

salienti che egli deve trascurare, ignorare, sottovalutare, o<br />

dimenticare, conduce ad una incoerenza nella strutturazione <strong>del</strong><br />

sé: i vuoti e le fratture all’interno <strong>del</strong>la storia <strong>per</strong>sonale<br />

compromettono la complessità e integrità <strong>del</strong> sé..<br />

La creazione di coerenza <strong>del</strong>la mente è un progetto a cui lavora<br />

il <strong>bambino</strong> e l’adolescente durante l’intero corso <strong>del</strong>lo sviluppo e<br />

<strong>del</strong>l’esistenza: non è una tappa definita <strong>del</strong>lo sviluppo umano,<br />

ma è un processo continuo. “E’ un verbo, non un sostantivo”.<br />

Quale coerenza può esservi nell’es<strong>per</strong>ienza di un <strong>bambino</strong> che<br />

vive fianco a fianco di adulti che, con il silenzio, gli richiedono<br />

un esercizio quotidiano di negazione, sottovalutazione? Il<br />

silenzio dei grandi comunica al <strong>bambino</strong> che la sua storia<br />

contiene es<strong>per</strong>ienze cosi vergognose,o spaventanti, o così poco<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


APPRENDIMENTO:<br />

APPRENDIMENTO:<br />

ESPERIENZA ESPERIENZA E E MEMORIA<br />

MEMORIA<br />

importanti da dovere o potere essere taciute e dimenticate.<br />

Vorrei concludere consegnandovi alcune riflessioni tratte dal<br />

pensiero di Bion che mi sembrano particolarmente adatte a<br />

sottolineare e riassumere i concetti difficili che vi ho sottoposto<br />

nella relazione: la mente è nutrita dalle es<strong>per</strong>ienze vere ed è<br />

avvelenata da quelle false.<br />

I pensieri dei bambini necessitano di essere organizzati dalla<br />

mente degli adulti <strong>per</strong> essere resi disponibili ad essere pensati.<br />

L’autenticità <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>la verità rispetto alla propria<br />

esistenza risiede nella capacità di vivere davvero l’es<strong>per</strong>ienza,<br />

nel senso di tenere duro, di subirla e soffrirla sul serio invece di<br />

cercare di liquidarla o di trovare un modo <strong>per</strong> aggirarla. Il<br />

<strong>bambino</strong> <strong>adottato</strong> non può essere solo nell’affrontare questo<br />

arduo compito: ha bisogno di adulti che condividano con lui la<br />

conoscenza <strong>del</strong>la verità sulla propria esistenza rianalizzandola<br />

più e più volte con lui nel rispetto <strong>del</strong> diverso grado di<br />

maturazione <strong>del</strong> suo sviluppo e <strong>del</strong>le differenze culturali.<br />

Scrive Hanna Segal “dare a un oggetto un nome, mettergli<br />

una etichetta, creargli un appiglio; salvarlo dall’anonimato,<br />

strapparlo al Dominio <strong>del</strong> Senza Nome, identificarlo, insomma,<br />

è un modo <strong>per</strong> portarlo in vita.”<br />

Ma chi se non i genitori, gli insegnanti e gli adulti che lo amano<br />

e hanno voluto prendersi cura di lui possono condividere la<br />

pena e la fatica <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e <strong>del</strong>l’adolescente <strong>adottato</strong>, sia<br />

quando desidera conoscere e comprendere la verità rispetto<br />

alla propria es<strong>per</strong>ienza sia quando prova avversione e rifiuto<br />

all’idea di conoscere e comprendere la propria verità.<br />

Teseo nel “sogno di una notte d’estate” riflette:<br />

E intanto che la mente immagina figure<br />

di cose sconosciute, la penna <strong>del</strong> poeta<br />

le volge in forme e dà a quel nulla d’aria<br />

una dimora fisica e un nome.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


EMANUELA EMANUELA NAVA<br />

NAVA<br />

GENITORE GENITORE GENITORE E<br />

E<br />

SCRITTRICE SCRITTRICE PER PER L'INFANZIA<br />

L'INFANZIA<br />

L'INFANZIA<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong><br />

Adesso parliamo di storie. Mio<br />

figlio viene dall'India, dove è<br />

nato, ed è arrivato in Italia che<br />

aveva sette anni. Nel corso <strong>del</strong><br />

tempo ci siamo creati <strong>del</strong>le<br />

storie su come è avvenuto<br />

l'abbinamento: nel suo report,<br />

nella prima pagina che parlava<br />

di lui c'era proprio scritto:<br />

"Khurshid ama molto le storie.".<br />

Erano già tanti anni che io<br />

scrivevo libri <strong>per</strong> ragazzi e mi<br />

piace pensare che ci abbiano<br />

abbinati <strong>per</strong> questo motivo. Sta<br />

di fatto che a Khurshid le storie<br />

piacciono veramente tantissimo<br />

e gli sono piaciute subito fin dal<br />

primo momento. Quando è<br />

arrivato in Italia, naturalmente<br />

non conosceva l'italiano, e la<br />

fatica grande di cui ha parlato<br />

poco fa la Dottoressa Tentoni mi<br />

faceva ripensare a tutte le<br />

fatiche che ha fatto lui e che<br />

fanno tutti i ragazzi adottati,<br />

<strong>per</strong>ché devono dimenticare una<br />

lingua <strong>per</strong> impararne un'altra,<br />

oltre a dover dimenticare tutte<br />

le abitudini, gli affetti, i punti di<br />

riferimento emotivi e reali.


SOGNANDO SOGNANDO L'INDIA<br />

L'INDIA<br />

In casa si parlava naturalmente sempre tanto, in italiano, e la<br />

fatica, come ho detto, la faceva soprattutto mio figlio, <strong>per</strong>ché<br />

noi adulti siamo ed eravamo un po' coriacei e anche se<br />

avevamo un vocabolario tascabile non potevamo certo imparare<br />

la sua lingua, specialmente una lingua difficile come l'hindi.<br />

Così, noi, i genitori, e anche gli insegnanti parlavano italiano,<br />

magari qualche parola di inglese, che <strong>per</strong>ò Khurshid non capiva!<br />

Però Khurshid tutte le sere, nonostante non capisse ancora<br />

tutte le parole, voleva sempre una storia, ci teneva tantissimo<br />

alle storie e chiedeva a me o al papà tutte le sere di<br />

raccontargliene una.<br />

Quando ero così stanca che non sapevo neppure più cosa<br />

inventare, pensavo alle parole che lui conosceva in italiano, <strong>per</strong><br />

esempio: bicchiere, libro, forchetta, quaderno, giraffa, elefante,<br />

serpente, coccodrillo, zanzara, materasso, calorifero, cuscino,<br />

pa<strong>del</strong>la.... e inventavo una storia senza senso, infilando quelle<br />

parole una dopo l’altra, senza verbi né congiunzioni. Una storia<br />

senza senso che evocava <strong>per</strong>ò, grazie all’intonazione <strong>del</strong>la voce,<br />

tutti i sentimenti possibili: paura, attesa, gioia, amore, rabbia,<br />

sorpresa.<br />

Mio figlio ascoltava. Non era quello che io gli stavo raccontando<br />

a farlo incantare, ma la forza empatica <strong>del</strong>la storia a fargli<br />

chiedere: ancora, ancora.<br />

Tutti i genitori e gli insegnanti qui presenti sanno che quando ai<br />

bambini si racconta una storia, quei bambini, se prima erano<br />

agitati, di solito si calmano. E questo avveniva regolarmente<br />

anche a casa nostra. Poi Khurshid ha imparato molto bene<br />

l'italiano, è cresciuto, ha voluto storie compiute, ha iniziato a<br />

leggere qualche libro da solo. Quando è stato un po’ più<br />

grande, verso i nove dieci anni, ci siamo messi a fare un altro<br />

gioco insieme: alla sera, lui sceglieva il nome di due oggetti,<br />

che potevano essere "caffettiera" e "calza", cioè due cose che<br />

non avevano alcuna attinenza l'una con l'altra; e io, attraverso<br />

questi due "famosi oggetti", gli raccontavo una storia, che a<br />

volte <strong>per</strong>ò mi dava <strong>per</strong>sino la possibilità di commentare alcuni<br />

avvenimenti accaduti durante la giornata, che mi sembrava<br />

l'avessero colpito; oppure attraverso la richiesta di quegli<br />

oggetti diventava evidente il fatto che c'era qualcosa di cui mio<br />

figlio voleva parlare e me lo domandava in chiave metaforica.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


SOGNANDO SOGNANDO L'INDIA<br />

Per me, quell’intimità che si veniva a creare grazie alle storie<br />

condivise, era molto importante. Anche adesso che è<br />

adolescente e sappiamo che l'adolescenza non è facile <strong>per</strong><br />

nessuno, e forse un po’ più difficile <strong>per</strong> i ragazzi adottati, è<br />

capitato che mi chiedesse ancora una storia con gli oggetti.<br />

Dico questo <strong>per</strong> ribadire la potenza che hanno le storie.<br />

Permettono di parlare di sentimenti forti o avvenimenti anche<br />

terribili, che la ragione non può spiegare. Per esempio quando<br />

Khurshid era piccolo e io andavo via da casa (<strong>per</strong> lavoro può<br />

accadere che debba dormire fuori casa una o due notti), una<br />

volta tornata mi abbracciava e non riusciva più a lasciarmi.<br />

Allora mi sono inventata una storia, che è “Mamma Nastrino"<br />

(pubblicata poi da Piemme), raccontando che ogni mamma ha<br />

un nastrino che la lega al suo <strong>bambino</strong>, non un guinzaglio,<br />

neanche un cordone che poi va tagliato, ma un nastrino di<br />

fiducia, di incoraggiamento, che è presente anche se la mamma<br />

non c'è più, cioè se la mamma è morta, quindi va bene <strong>per</strong><br />

tutte le età, <strong>per</strong> tutti. E questa cosa è servita molto di più di<br />

qualsiasi discorso come "non avere paura, tanto torno, stai<br />

tranquillo". La razionalità non sarebbe servita a nulla e poi è<br />

una razionalità a nostro uso e consumo, <strong>per</strong>ché poi davvero<br />

qualcuno non torna, e i ragazzi adottati, più degli altri, lo sanno<br />

bene. Invece il senso profondo <strong>del</strong> nastrino è stato molto forte.<br />

Per anni, al telefono, ma anche e soprattutto quando eravamo<br />

uno davanti all’altra, ci dicevamo: parla con i nastrini, e in<br />

silenzio cercavamo di capire quello che volevamo dirci.<br />

Arriviamo ora a "Sognando l'India" 1 : Khurshid vedeva sempre<br />

che io scrivevo tantissimo, era il mio lavoro, scrivevo sempre;<br />

allora un giorno mi ha detto - ancora parlava un italiano non<br />

buonissimo <strong>per</strong>ò sufficiente a farsi comprendere molto bene -<br />

"Vorrei raccontarmi anch'io la mia storia.". Io gli ho risposto<br />

"Magnifico! Scriviamola.". Io ero davanti al computer, lui mi<br />

raccontava le cose che voleva che io scrivessi e io le scrivevo<br />

esattamente come lui me le dettava. Tante cose, tanti<br />

avvenimenti, tutto quello che gli era capitato nei primi sette<br />

anni di vita in India.<br />

Quando in seconda elementare la maestra ha chiesto a ogni<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


SOGNANDO SOGNANDO L'INDIA<br />

L'INDIA<br />

<strong>bambino</strong> di portare qualcosa <strong>per</strong> meglio illustrare la propria<br />

storia <strong>per</strong>sonale e io ho chiesto a Khurshid che cosa volesse<br />

portare, lui ha risposto che avrebbe voluto portare la sua storia.<br />

La sua storia era diventata un bel numero di fogli. Da quei fogli<br />

magari qualcosa di molto privato è stato tolto, ma poi tutto è<br />

stato consegnato alla maestra. La maestra ha letto davanti alla<br />

classe. Ed è successa una cosa bellissima: Khurshid era al<br />

centro e i compagni tutti intorno a lui, e lui era una specie di<br />

Sandokan che raccontava e commentava ciò che intanto<br />

leggeva la sua insegnante. E mentre gli altri mostravano gli<br />

oggetti che avevano portato, lui diceva che da piccolo faceva<br />

cose inimmaginabili <strong>per</strong> i bambini milanesi: accendere il<br />

fuoco, cucinare, arrampicarsi sugli alberi, andare in giro da<br />

solo. Raccontava tutte le cose che sapeva fare, proprio<br />

come le sanno fare i bambini provenienti da paesi dove, anche<br />

se piccoli, sono parte attiva <strong>del</strong>la famiglia, molto di più di<br />

quanto lo siano i nostri, che sono invece bambini molto molto<br />

protetti.<br />

Questa cosa è stata così bella (me l'ha raccontato anche la<br />

maestra, che un giorno, in quinta elementare, ha ringraziato<br />

Khurshid, <strong>per</strong>ché era stato anche grazie a lui se lei aveva<br />

finalmente deciso di adottare un <strong>bambino</strong>), che un giorno, dopo<br />

che la Provincia di Siena mi aveva chiesto, <strong>per</strong> contribuire a<br />

raccogliere fondi <strong>per</strong> l'ospedale Meyer di Firenze, di scrivere<br />

una storia sull'intercultura e io avevo chiesto a Khurshid il<br />

<strong>per</strong>messo di rubargli qualche cosa di quello che lui mi aveva<br />

raccontato, lui mi ha proposto invece di scrivere un libro intero.<br />

Il libro che poi è diventato “Sognando l’India” edito da Piemme.<br />

Così abbiamo fatto, Khurshid e io, siamo andati avanti e a un<br />

certo punto abbiamo anche detto che non si può solo scrivere<br />

su stessi, d'altra parte la nostra storia è importante, anche e<br />

soprattutto <strong>per</strong>ché fa parte <strong>del</strong>le altre storie <strong>del</strong> mondo, noi<br />

siamo importanti <strong>per</strong>ché apparteniamo all'umanità e l'umanità è<br />

fatta di miliardi di storie. E allora abbiamo trovato questa<br />

soluzione: un capitolo <strong>del</strong>la storia di Khurshid, alternato a una<br />

storia vera tradizionale indiana. Il libro è fatto proprio così.<br />

Io vado spesso nelle scuole e parlo dei miei libri e mi ricorderò<br />

sempre di una bambina di quinta elementare che mi ha chiesto:<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


SOGNANDO SOGNANDO L'INDIA<br />

L'INDIA<br />

"Quando ha scritto questo libro, chi era più importante, la<br />

mamma o la scrittrice?".<br />

E' stata una domanda molto forte. Allora le ho risposto:<br />

"Guarda, gli scrittori sono dei ladri spaventosi, sono dei<br />

predatori... - banchetterebbero sui problemi degli altri, ma<br />

anche sui propri; lo scrittore piange con un occhio, con l'altro si<br />

osserva piangere; anche la propria sofferenza è motivo di<br />

scrittura; lo scrittore non ha nessun pudore <strong>per</strong> niente e <strong>per</strong><br />

nessuno e neanche <strong>per</strong> se stesso - ma quella volta - ho detto -<br />

non era così, <strong>per</strong>ché la scrittrice avrebbe fatto tutto questo che<br />

vi ho detto, ma c'era la mamma, che aveva un fucile piantato<br />

nella tempia <strong>del</strong>la scrittrice e il fucile diceva alla scrittrice:<br />

“Scrivi una parola in più e io sparo”. E questo è stato il pensiero<br />

costante <strong>del</strong>la mamma fino alla fine <strong>del</strong> libro. Prima che il libro<br />

uscisse ero terrorizzata di avere scritto, <strong>per</strong> errore, anche solo<br />

una parola in più. Credo che non sia successo, credo davvero<br />

che ci siamo fatti un regalo reciproco Khurshid e io. Khurshid<br />

<strong>per</strong>ché ha <strong>per</strong>messo a me di scrivere un libro molto bello e io<br />

<strong>per</strong>ché gli ho <strong>per</strong>messo di non dimenticarsi mai <strong>del</strong>la sua vita<br />

indiana, <strong>per</strong>ché sappiamo tutti che crescendo si dimenticano i<br />

primi anni di vita. Devo dire che ieri sera, prima che io venissi<br />

questa mattina a incontrarvi, quasi un segno <strong>del</strong> destino, l'ho<br />

trovato al telefono che parlava con un amico e aveva<br />

“Sognando l’India” in mano: stava leggendo qualche pagina.<br />

Quindi, a distanza di diversi anni (mio figlio ne ha quasi 17<br />

anni) è ancora gioioso <strong>per</strong> questo bel racconto che abbiamo<br />

scritto insieme: in camera ha appeso <strong>per</strong>sino un su<strong>per</strong>manifesto<br />

<strong>del</strong>la co<strong>per</strong>tina. E nel frattempo ha continuato a coltivare un<br />

grande amore <strong>per</strong> l'India: l'India è parte <strong>del</strong>la sua vita, anche<br />

se Khurshid è ormai italianissimo.<br />

Allora adesso, se volete, vi leggo il primo capitolo <strong>del</strong> libro.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


Il piccolo<br />

Vanja<br />

Nota Nota sul sul sul film film " "THE " THE ITALIAN" ITALIAN" di di Andrei Andrei Kravchuk Kravchuk ,<br />

di Joseph Moyersoen<br />

L’o<strong>per</strong>a prima di Andrei Kravchuk è una pellicola poetica e ben<br />

scritta che ci racconta la storia di Vanja (Kolya Spiridonov), un<br />

<strong>bambino</strong> di sei anni abbandonato dalla madre in un orfanotrofio in<br />

Russia, ora finalmente in procinto di essere <strong>adottato</strong> da una famiglia<br />

italiana. Tratto dall’omonimo romanzo di Andrei Romanov, candidato<br />

all’Oscar come Miglior film straniero e vincitore <strong>del</strong> VI Festival <strong>del</strong><br />

cinema europeo di Lecce, il lungometraggio si apre con le immagini<br />

<strong>del</strong> primo contatto tra Vanja e la coppia adottiva <strong>del</strong> Belpaese - da cui il<br />

soprannome “l’italiano” che gli viene affibbiato e che dà il titolo alla<br />

pellicola - e segue i passi compiuti dal <strong>bambino</strong> nei due mesi<br />

successivi, che precedono il <strong>per</strong>fezionarsi <strong>del</strong>l’adozione attraverso il<br />

viaggio in Italia con i nuovi genitori.<br />

Il contatto tra la coppia e il <strong>bambino</strong> è positivo: i “futuri genitori” sono<br />

contenti <strong>del</strong>la scelta, i compagni di Vanja un po’ invidiosi, il gestore<br />

<strong>del</strong>l’orfanotrofio e la mediatrice felici non <strong>del</strong> destino <strong>del</strong> piccolo ma <strong>del</strong><br />

ricavo economico che ne deriva (<strong>per</strong> velocizzare le pratiche incassano<br />

sottobanco una mazzetta). Solo il piccolo Vanja è l’unico che non<br />

reagisce con entusiasmo, quasi come se abbandonare i compagni e<br />

amici <strong>del</strong>l’orfanotrofio fosse più difficile che andare finalmente a vivere<br />

con dei veri genitori in una “vera casa”, come gli ricordano i suoi stessi<br />

amici. Ciò che attende Vanja nel corso di questi fatidici due mesi è,<br />

inaspettatamente, una teoria di eventi gli cambieranno la vita. Una<br />

donna viene a far visita all’orfanotrofio cercando il proprio figlio naturale<br />

abbandonato tanti anni prima e, dopo aver sco<strong>per</strong>to che quest’ultimo è<br />

da poco partito con i propri genitori adottivi, si toglie la vita <strong>per</strong> i sensi di<br />

colpa. Vanja, che entra in contatto con questa donna che gli ricorda<br />

quanto sia importante il rapporto tra genitori e figli, viene assalito da un<br />

dubbio: se la sua madre naturale dovesse venire a cercarlo<br />

all’orfanotrofio dopo che fosse già partito con i suoi genitori adottivi,<br />

come farebbe lui a sa<strong>per</strong>lo? Come farebbe la donna a rintracciarlo?<br />

Questo pensiero diventa un tarlo che gli corrode sempre più la mente e<br />

lo porta a decidere di scoprire chi è sua madre e dove si trova ora. La<br />

successiva rocambolesca alla ricerca <strong>del</strong>la madre si fa subito carica di<br />

tensione e di colpi di scena. Prima Vanja deve imparare a leggere <strong>per</strong><br />

poter sa<strong>per</strong>e cosa dicono le carte <strong>del</strong> suo dossier, poi deve scoprire il<br />

1 Nel corso <strong>del</strong> seminario è stato proiettato il film integralmente. In questo volume degli atti abbiamo<br />

inserito queste note critiche di Joseph Moyersoen.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


THE THE ITALIAN<br />

ITALIAN<br />

<strong>per</strong>corso che ha seguito prima di giungere nell’orfanotrofio in cui si<br />

trova ora, infine deve andare fisicamente a ritroso nel suo passato,<br />

inseguito non solo dalla Polizia, ma anche dalla mediatrice e dal suo<br />

fe<strong>del</strong>e autista che temono che la sua fuga possa far <strong>per</strong>dere loro il<br />

lauto guadagno atteso. Il desiderio di Vanja di conoscere le proprie<br />

origini diventa un’ossessione più forte di qualunque cosa, lo farà<br />

combattere e su<strong>per</strong>are i <strong>per</strong>icoli più disparati: dalla paura di <strong>per</strong>dersi,<br />

alla paura di finire nelle mani di qualche <strong>del</strong>inquente, di essere derubato<br />

e ucciso o di essere trovato dalla mediatrice prima di raggiungere il suo<br />

obiettivo, fino alla paura di non trovare colei che cerca. Il film - lo si sarà<br />

capito - consente di riportare all’attenzione <strong>del</strong>lo spettatore uno dei<br />

temi più controversi <strong>del</strong>la “globalizzazione”, nonché uno dei più<br />

complessi da rappresentare in immagine ed in azioni: l’adozione<br />

internazionale e la possibilità di accedere alle informazioni famigliari da<br />

parte di bambini abbandonati e famiglie adottive.<br />

Il tema <strong>del</strong>l’accesso alle informazioni sulle proprie origini è un tema<br />

molto dibattuto nella procedura adottiva. In Italia la conoscenza <strong>del</strong>le<br />

proprie origini è consentita, anche se la tipologia <strong>del</strong>le informazioni cui<br />

accedere (<strong>per</strong> esempio i dati <strong>per</strong>sonali, la storia <strong>del</strong> <strong>bambino</strong>, le ragioni<br />

<strong>per</strong> le quali è stato dato in adozione, le informazioni culturali <strong>del</strong> Paesi<br />

di appartenenza in caso di adozione internazionale) varia a discrezione<br />

<strong>del</strong> Tribunale <strong>per</strong> i minorenni competente, ossia quello chiamato a<br />

decidere in primis sull’idoneità <strong>del</strong>la coppia ad adottare. In quasi tutti i<br />

Paesi membri <strong>del</strong>l’Unione europea, tale accesso alle informazioni sulle<br />

proprie origini è consentito al compimento dei 18 anni <strong>del</strong> minore<br />

<strong>adottato</strong> (in Italia al compimento dei 25 anni), mentre <strong>per</strong> i minori di 18<br />

anni occorre il consenso dei genitori adottivi (ad esclusione <strong>del</strong>la<br />

Croazia <strong>per</strong> cui tale consenso non è necessario). Inoltre in<br />

Italia va ricordato che, a differenza <strong>del</strong>la maggior parte dei Paesi<br />

europei, è consentito il parto in forma anonima, e questo soprattutto <strong>per</strong><br />

disincentivare infanticidi o abbandoni di neonati, consentendo alla<br />

madre che non vuole tenersi il proprio neonato di poterlo comunque<br />

partorire in una struttura ospedaliera attrezzata e con tutte le cure<br />

necessarie <strong>per</strong> entrambi. In poche parole il quadro normativo in cui si<br />

muove Vanja e – soprattutto – i suoi coetanei in carne ed ossa è<br />

complesso, <strong>del</strong>icato, disorientante, come mostrano ad esempio altri<br />

brillanti esempi cinematografici come Segreti e bugie di Mike Leigh o il<br />

docu-fiction “L’insonnia” di Devi di Costanza Quatriglio.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


THE THE THE ITALIAN<br />

ITALIAN<br />

"The Italian" ha il merito di approfondire questo <strong>del</strong>icato<br />

argomento attraverso la realizzazione di un film di genere, avvincente,<br />

con una sceneggiatura robusta, rivolgendosi ad un pubblico<br />

indifferenziato <strong>per</strong> età e nazione di provenienza. Dal film, inoltre,<br />

emergono aspetti sconcertanti che non dovrebbero appartenere<br />

all’istituto <strong>del</strong>l’adozione, ma che purtroppo rappresentano spesso una<br />

realtà difficile da stanare: lo stato di abbandono e di degrado in cui si<br />

trovano gli orfanotrofi in Russia; il fatto che dietro l’adozione<br />

internazionale si possono covare interessi economici che prevedono<br />

l’arricchimento illecito di alcuni soggetti nel paese di origine <strong>del</strong> <strong>bambino</strong><br />

(si pensi anche all’intenso La piccola Lola di Bertrand Tavernier); la<br />

legge <strong>del</strong> più forte che vige negli orfanotrofi come quello di Vanja (cfr.<br />

Evil il ribelle di Mikael Hafström); la necessità di arrangiarsi <strong>per</strong><br />

sopravvivere e <strong>per</strong> aggirare l’imposizione <strong>del</strong> volere di quei ragazzi che,<br />

ormai troppo adulti <strong>per</strong> essere adottati, manifestano la loro rabbia<br />

attraverso forme di sopraffazione e di sfruttamento incondizionato.<br />

L’ennesima dimostrazione – già evidente dalla lettura <strong>del</strong> <strong>per</strong>corso di<br />

visione che CAMeRA ha pubblicato qualche mese fa sull’adozione e<br />

l’affidamento – che dietro il desiderio di genitorialità si nasconde un<br />

universo grigio che sfrutta le debolezze umane.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


FRANCESCA FRANCESCA FRANCESCA MAZZUCCHELLI<br />

MAZZUCCHELLI<br />

PSICOTERAPEUTA<br />

PSICOTERAPEUTA<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong><br />

Dopo emozioni così intense<br />

suscitate da questo film si<br />

sentirebbe piuttosto il bisogno<br />

di silenzio che di una<br />

sollecitazione a parlarne.<br />

Ma il tempo è molto limitato e<br />

il mio compito è quello di<br />

richiamare l’attenzione sui<br />

molti temi proposti dalla<br />

storia raccontata dal film.<br />

Certamente colpisce il<br />

degrado sociale e la violenza<br />

diffusa e drammatica<br />

<strong>del</strong>l’ambiente.<br />

Gli adulti appaiono <strong>del</strong>usi,<br />

amari, pieni di rimpianti,<br />

sognatori e votati a iniziative<br />

senza scrupoli.<br />

L’adozione è intesa come<br />

commercio dei bambini: la<br />

famiglia adottiva è chiamata<br />

“cliente”, vengono raccolte le<br />

foto <strong>per</strong> il “catalogo” dei<br />

bambini disponibili, tutti si<br />

agitano <strong>per</strong> il rischio di dover<br />

rendere i soldi alla coppia<br />

adottiva, il direttore<br />

<strong>del</strong>l’istituto chiede la sua<br />

parte (e prende sbornie<br />

memorabili) se l’affare si<br />

conclude.


RIFLESSIONE RIFLESSIONE SUL SUL FILM FILM<br />

FILM<br />

“THE “THE ITALIAN” ITALIAN”<br />

ITALIAN”<br />

Il film mostra la condizione dei bambini e dei ragazzi che sono<br />

cresciuti in istituto: maschi violenti e volgari e femmine<br />

prostitute (ad eccezione <strong>del</strong>la ragazza buona che si prende cura<br />

dei piccoli).<br />

Nessuna preparazione <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> al passaggio che lo attende<br />

(solo la ragazza pietosa e protettiva cerca di rassicurare il<br />

protagonista nel momento in cui scopre che è lui il prescelto) e<br />

anzi minacce terribili quando il <strong>bambino</strong> dimostra prima<br />

<strong>per</strong>plessità e poi opposizione di fronte all’adozione.<br />

Ancora il film presenta le diverse visioni <strong>del</strong>l’adozione da parte<br />

dei bambini e dei ragazzi <strong>del</strong>l’orfanatrofio: dall’idealizzazione al<br />

commercio degli organi.<br />

Non tutti i bambini sospirano una famiglia adottiva, talvolta <strong>per</strong><br />

i pessimi ricordi <strong>del</strong>la famiglia di origine, talvolta <strong>per</strong><br />

adattamento alla relazione con adulti “distanti”, oppure <strong>per</strong> la<br />

segreta attesa che i genitori tornino a riprenderseli.<br />

L’episodio <strong>del</strong>la madre di Aliosha suscita intense emozioni nei<br />

bambini e mostra la condanna e il rifiuto violento degli adulti.<br />

(Da quel momento Vania non vuole più partire <strong>per</strong> l’Italia).<br />

Anche nei confronti <strong>del</strong>la mamma di Vania e in genere <strong>del</strong>le<br />

mamme che abbandonano i loro figli i giudizi degli “o<strong>per</strong>atori”<br />

sono molto severi e privi di comprensione.<br />

Un aspetto saliente <strong>del</strong> film è la straordinaria intraprendenza<br />

<strong>del</strong> piccolo protagonista, la sua costanza, le intelligenti strategie<br />

<strong>per</strong> raggiungere il suo obiettivo: impara a leggere, si<br />

impadronisce <strong>del</strong> fascicolo, organizza la fuga con la ragazza:<br />

prende con sé il libro, cambia la giacca e, quando si ritrova da<br />

solo, finge di viaggiare col padre (ubriacone), si difende<br />

dall’aggressione dei ragazzi <strong>del</strong>la stazione, si sottrae ai suoi<br />

inseguitori, trova il primo istituto nel quale era stato accolto e<br />

poi la casa <strong>del</strong>la madre…<br />

I bambini adottivi possono apparire “impreparati”<br />

all’inserimento scolastico, ma spesso risultano i<strong>per</strong>maturi, con<br />

gradi di autonomia (interiore e o<strong>per</strong>ativa) su<strong>per</strong>iore ai loro<br />

coetanei e compagni di scuola nel nostro Paese.<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


RIFLESSIONE RIFLESSIONE SUL SUL<br />

FILM<br />

“THE “THE ITALIAN”<br />

ITALIAN”<br />

Nell’adozione internazionale i bambini cambiano lingua, clima,<br />

abitudini alimentari, si ritrovano in ambienti fisici più ristretti,<br />

rispetto agli istituti nei quali sono cresciuti, con genitori<br />

“incombenti”, senza il gruppo dei compagni, richiesti di<br />

prestazioni scolastiche e sociali talvolta eccessive e, <strong>per</strong> lo più,<br />

premature.<br />

Essi vivono un’ulteriore es<strong>per</strong>ienza di separazione, di <strong>per</strong>dita,<br />

nell’impossibilità di parlare <strong>del</strong>le loro emozioni: i genitori<br />

adottivi non conoscono la lingua <strong>del</strong> <strong>bambino</strong> e spesso appaiono<br />

poco disponibili ad ascoltar confidenze che appartengono al suo<br />

passato (che qualche volta i genitori vorrebbero azzerare).<br />

Quaderni[3] dei <strong>diritti</strong>


Impaginazione e struttura: Luciano Stefanelli<br />

Si ringrazia Gianluigi Alberti <strong>per</strong> la preziosa collaborazione<br />

Stampa: Centro Stampa <strong>del</strong>la Provincia di Milano<br />

Quaderni [3] dei <strong>diritti</strong>

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