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F47 PE febbraio 2010 INTERNO

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L’intervista<br />

E’ quel che si è verificato sia col nazismo che con il comunismo, due fratelli gemelli. A tutti i morti<br />

che essi hanno causato bisogna aggiungere gli effetti che queste idee hanno sulla testa della<br />

gente. Ad esempio, tanti giovani nati in famiglie cristiane sono stati corrotti dalla continua propaganda<br />

effettuata nelle scuole. C’è stata una cesura nella cultura tramandata tra generazioni.<br />

Lei ha vissuto gli eventi della guerra, in particolare quelli successivi all’8 settembre; ritiene corretto<br />

il comportamento del re?<br />

Credo che fece il suo dovere, perché lui e il governo non potevano rischiare di rimanere in balìa<br />

dei tedeschi. Per questo, prese in mano la situazione e si arrivò all’armistizio. Se re e governo<br />

fossero rimasti a Roma, tutta la struttura legittima dell’Italia non sarebbe stata più libera ma<br />

nelle mani dei tedeschi e quindi fecero bene ad andare al sud, dove inglesi e americani garantivano<br />

il libero esercizio del potere. L’errore non fu quello, ma di entrare in guerra completamente<br />

impreparati, quindi l’armistizio venne considerato il minore dei mali, per non provocare altri<br />

lutti e miserie. Certo, non si trattò di una soluzione brillante, ma non vi era molta scelta...<br />

Il suo modello di poesia?<br />

Fin dal ginnasio, il mio maestro è sempre stato Omero; mi innamorai dello scrivere grazie al suo<br />

stile, capace di trasformare in bellezza tutto quel che narrava, anche la guerra. Poi ho scoperto<br />

Virgilio, Dante e Tasso, fino al Manzoni e fra gli stranieri Tolstoj, il mio prediletto: tutti di impostazione<br />

omerica. Quando scrissi il primo romanzo, mi ispirai a loro. Ma credo che, per rendere<br />

la realtà del nostro tempo, occorra utilizzare la prosa, anche se così si perde lo strumento<br />

splendido del verso. Proprio per sostituire l’efficacia del verso, nei miei testi di narrativa cerco<br />

un’indispensabile armonia della frase della quale il lettore quasi non si rende conto: si fa prendere<br />

dall’incantamento e non smette più di leggere! Ecco: l’armonia della frase riesce ad incantare<br />

il lettore come il verso della poesia…<br />

a cura di Alessandro Carovigno<br />

Negli ultimi mesi, alcuni eventi hanno riproposto l’immagine e l’opera di Eugenio Corti: l’assegnazione del<br />

Premio Isimbardi da parte della Provincia di Milano e un convegno a lui dedicato. La premiazione si è svolta<br />

il 18 dicembre 2009 presso l’Istituto dei Ciechi, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi<br />

Tettamanzi e del Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Il convegno “Eroismo, storia e letteratura.<br />

Eugenio Corti: un grande scrittore lombardo. Dalla Campagna di Russia ai giorni nostri” ha invece<br />

avuto luogo al Palazzo Reale il 10 dicembre. Tra i vari attestati di stima rivolti a Corti, sono state avanzate due<br />

proposte per testimoniare la riconoscenza del mondo della cultura allo scrittore brianteo, con lo scopo di<br />

conferirgli finalmente il meritato prestigio. La prima è venuta da Rossana Mondoni, docente di Storia e Filosofia<br />

e vicepresidente della rivista Testimoni della Storia, la quale ha auspicato per Eugenio Corti addirittura<br />

l’assegnazione del Nobel per la letteratura. La seconda vorrebbe invece lo scrittore candidato alla carica di<br />

Senatore a vita, in virtù delle sue opere, modello per educare le generazioni future. Corti ha inoltre ricevuto,<br />

il 9 <strong>febbraio</strong>, il premio La Lombardia per il lavoro, consegnatogli dal presidente della Regione Lombardia<br />

Roberto Formigoni.<br />

Infine, giunge dall’estero una notizia che conferma il grande successo di questo autore: il prestigioso Figaro<br />

Littéraire, supplemento del Figaro magazine, ha indicato Il cavallo rosso come il miglior romanzo apparso in<br />

Europa negli ultimi 25 anni.

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