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F47 PE febbraio 2010 INTERNO

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Carissimo Ernesto…<br />

Il 27 novembre 2009 Ernesto Treccani si è spento a Milano<br />

nella sua “Casa delle Rondini” e con lui è scomparso<br />

uno tra i più genuini poeti d’immagine del Novecento.<br />

Durante la cerimonia funebre di questo grande amico<br />

dei salesiani, don Vittorio Chiari ha pronunciato una<br />

ispirata omelia, che qui riportiamo nei suoi punti essenziali<br />

(…) Io vorrei rivolgermi ad Ernesto nel tono familiare<br />

dei nostri incontri di oltre trent’anni d’amicizia fraterna.<br />

Negli occhi conservo il verde del Forte<br />

ma anche l’azzurro della Casa delle Rondini,<br />

questa casa di via Porta, tra terra e cielo<br />

dove tutto parla di lui, della sua arte, dei suoi amici.<br />

Più volte, prima di salire, mi sono fermato a contemplare<br />

il volo delle rondini nel cielo azzurro: libere, veloci, rapide,<br />

soffermandomi su un punto dove si trovano, si innamorano,<br />

si baciano, vincendo la loro solitudine.<br />

Oggi, caro Ernesto, il tuo volo va oltre il Cielo della casa<br />

e, nell’Oltre, ti viene incontro un corteo di persone, i tuoi genitori,<br />

i compagni delle tue battaglie a favore della giustizia, della pace,<br />

gli artisti di Corrente: Birolli, Guttuso, Manzù, Morlotti, Cassinari,<br />

Vittorio Sereni, Amendola e tanti altri,<br />

la tua Lidia, “la signora compagna” che ti attendeva<br />

dopo avere condiviso con te sessantadue anni di vita insieme.<br />

Sei giunto a lei nel giorno anniversario del tuo matrimonio,<br />

un record che raggiungono solo coloro che amano<br />

e all’amore non hanno dato un termine, un tempo determinato.<br />

Di lei avevi scritto che era straordinaria,<br />

che ti ha dato sempre nuova linfa di vita,<br />

che ha contribuito molto alla tua arte:<br />

“Standole accanto ogni difficoltà veniva superata<br />

e diventavamo una corda sola che suonava all’ unisono».<br />

L’amore è stata la tua vita. Come l’arte. “Arte per amore”.<br />

(…) Hai amato i “barabitt” di Arese. Li hai dipinti con amore.<br />

Nei loro volti hai intuito la sofferenza di chi è lasciato solo<br />

sulle vie del crescere, ma anche la speranza, la voglia di riscatto,<br />

di trovare la propria dignità.<br />

Non si sentivano giudicati da te e tu li trovavi belli<br />

quando altri li giudicavano brutti,<br />

li accoglievi quando altri li mettevano al margine.<br />

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