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sommario<br />

C’era una volta… così iniziavano<br />

le belle favole di una volta, quando<br />

i bambini non si addormentavano<br />

davanti al<strong>la</strong> TV ma nel loro letto,<br />

ascoltando il racconto del<strong>la</strong> sera<br />

letto da uno dei genitori.<br />

Oggi, grazie al<strong>la</strong> tecnologia,<br />

tutto appare più semplice. Basta<br />

un videogioco oppure un DVD o<br />

– peggio – basta <strong>la</strong>sciarli col telecomando<br />

di Sky in mano, per ritrovarli<br />

addormentati senza alcuna<br />

fatica.<br />

Forse è arrivato il momento di<br />

riflettere e iniziare a operare delle<br />

scelte ben precise, tra emozioni<br />

e progresso, tra passione e<br />

utilitarismo.<br />

La questione non è di poca importanza<br />

e coinvolge un po’ tutto<br />

il mondo del<strong>la</strong> comunicazione.<br />

È facile produrre, consumare,<br />

C’era una volta…<br />

<strong>la</strong> chitarra acustica<br />

bruciare, vendere e dimenticare,<br />

anche se ciò quasi sempre azzera<br />

le emozioni, per dar spazio ai<br />

numeri. Oltretutto non sempre veritieri,<br />

ma – come ormai accade –<br />

model<strong>la</strong>ti a misura dall’utilizzatore.<br />

Allora ecco che provare ad andare<br />

un po’ controcorrente fa bene<br />

allo spirito. Una rivista specializzata,<br />

dedicata ad uno strumento<br />

in una sua specifica peculiarità,<br />

quel<strong>la</strong> acustica, sembra emergere<br />

in maniera anacronistica nel mondo<br />

del<strong>la</strong> tuttologia. Eppure noi ci<br />

crediamo e siamo sicuri che tanti,<br />

insieme a noi, inseguiranno questo<br />

sogno aspettando ogni mese<br />

<strong>la</strong> propria rivista dedicata. E potranno<br />

ricever<strong>la</strong> online, oppure<br />

scaricar<strong>la</strong> sul proprio computer/<br />

iPad/iPhone all’indirizzo www.<br />

chitarra-acustica.net. E, anche se<br />

3<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

sr<br />

tutto questo sembra illogico e fuori<br />

mercato, noi lo abbiamo realizzato<br />

e su questo stiamo indirizzando<br />

tutti i nostri sforzi.<br />

Fingerpicking.net è l’editore di<br />

<strong>Chitarra</strong> <strong>Acustica</strong> e, come è già<br />

successo per il sito, anche il giornale<br />

sarà pronto ad accogliere<br />

ogni proposta e iniziativa appassionata.<br />

È così che questo nuovo<br />

progetto editoriale parte come una<br />

bel<strong>la</strong> favo<strong>la</strong> del tempo andato.<br />

C’era una volta una spiaggia, gli<br />

amici, <strong>la</strong> musica e una chitarra…<br />

E spero che emergano passione,<br />

dedizione ed entusiasmo, per far sì<br />

che questo primo numero rimanga<br />

nel<strong>la</strong> nostra memoria come il primo<br />

passo di un lungo cammino.<br />

Buon fingerpicking!<br />

Reno Brandoni<br />

Editoriale<br />

La nostra rivista di Andrea Carpi pag. 3<br />

Notizie<br />

Il CD Guitar Sketch dei Bruskers di Alfonso Giardino e Alex Di Reto pag. 6<br />

Una canzone dei Beatles per <strong>la</strong> chitarra acusitca di Giorgio Giordini pag. 7<br />

Blog<br />

Ho suonato anch’io a Ferentino di Alberto Ziliotto pag. 8<br />

La strada dopo Ferentino di Reno Brandoni pag. 9<br />

Dove sta il suono? di Giovanni Pelosi pag. 10<br />

Basta con i tributi agli altri di Luca Francioso pag. 11<br />

Hendrix acustico di Stefano Barbati pag. 12<br />

La creazione di una cover e internet di Paolo Sereno pag. 13<br />

La chitarra e internet di Massimo Varini pag. 14<br />

Sogni dal<strong>la</strong> stanza di Luca Pedroni pag. 15<br />

La mia chitarra Signature e le tensioni sociali in Cina di Riccardo Zappa pag. 16<br />

La Franklin Guitar Company di Nick Kukich pag. 17<br />

Dinamica e melodia in accordatura standard di Jacques Stotzem pag. 18<br />

Artisti<br />

Jackson Browne all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana di Andrea Fabi pag. 20<br />

John Gorka a Sarzana di Lauro Luppi pag. 26<br />

Standing at the Crossroads di Stefan Grossman pag. 32<br />

La chitarra-arpa di John Doan di Sergio Bianco pag. 36


sr<br />

Recensioni<br />

Daniele Bazzani – Andrea Valeri – Guitar Republic di Giuseppe Cesaro e Alfonso Giardino pag. 40<br />

Strumenti<br />

Microfono USB sE Electronics 2200A di Daniele Bazzani pag. 42<br />

ZT Lunchbox Acoustic di Mario Giovannini pag. 44<br />

Gas Addiction di Mario Giovannini pag. 46<br />

In visita dal liutaio Lukas Mi<strong>la</strong>ni di Gabriele Posenato pag. 48<br />

<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra sarda, co<strong>la</strong>scione di Andrea Carpi pag. 52<br />

Tecnica<br />

Da Please Please Me a Let It Be di Daniele Bazzani pag. 54<br />

Le 15 Regole d’Oro per il musicista di Davide Mastrangelo pag. 56<br />

C<strong>la</strong>rence White di Beppe Gambetta pag. 57<br />

Basic Fingerstyle di Franco Morone pag. 59<br />

Accordare <strong>la</strong> chitarra di Eric Lugosch pag. 61<br />

Quando iniziai a suonare il bouzouki di Giorgio Cordini pag. 62<br />

Launeddas a sei corde di Massimo Nardi pag. 63<br />

Registrare tre chitarre (uguali… anzi, no) di Stefania Benigni pag. 65<br />

Il PC per incrementare l’esperienza del chitarrista di Larry Kuhns pag. 67<br />

Voicing aperti di Fulvio Montauti pag. 69<br />

Il ragtime c<strong>la</strong>ssico di Lasse Johansson pag. 70<br />

www.chitarra-acustica.net<br />

Direttore responsabile<br />

Andrea Carpi<br />

andrea.carpi@fingerpicking.net<br />

Editore<br />

Fingerpicking.net<br />

Via Prati, 1/10<br />

40057 Granarolo dell’Emilia (BO)<br />

info@fingerpicking.net<br />

www.fingerpicking.net<br />

Amministrazione e coordinamento<br />

Reno Brandoni<br />

reno.brandoni@fingerpicking.net<br />

Pubblicità<br />

Tel. +39 349 0931913<br />

adv@fingerpicking.net<br />

4<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Progetto grafico<br />

Outline s.a.s. di Matteo Dittadi & C.<br />

Im<strong>pagina</strong>zione<br />

Outline s.a.s. di Matteo Dittadi & C.<br />

Mario Giovannini<br />

Coordinamento <strong>versione</strong> multimediale<br />

Mario Giovannini<br />

Grafica di copertina<br />

Marcel<strong>la</strong> Mastrorocco<br />

<strong>Chitarra</strong> <strong>Acustica</strong> è una pubblicazione mensile<br />

Registrazione del Tribunale di Bologna<br />

n. 8151 del 07.12.2010<br />

Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />

È vietata <strong>la</strong> riproduzione anche parziale di testi, documenti,<br />

disegni e fotografie.


editoriale<br />

Un altro passo è fatto, è nata una<br />

nuova testata giornalistica. Del resto<br />

noi di Fingerpicking.net abbiamo<br />

sempre desiderato un giornale<br />

di riferimento, e per lungo tempo il<br />

nostro forum è stato animato da una<br />

discussione intito<strong>la</strong>ta appunto “La<br />

nostra rivista”. Così, dopo un’annata<br />

intensa di blog, articoli e recensioni<br />

sul sito, finalmente ci siamo decisi:<br />

abbiamo raccolto alcuni scritti che<br />

ci sembravano partico<strong>la</strong>rmente rappresentativi,<br />

cercando di passare<br />

in rassegna tutti i nostri blogger, insomma<br />

abbiamo im<strong>pagina</strong>to <strong>la</strong> nostra<br />

rivista e siamo entrati nel mondo<br />

dell’editoria! Come primo passo in<br />

questa avventura abbiamo scelto il<br />

supporto digitale, perché sentiamo<br />

che questa sia per ora <strong>la</strong> strada giusta<br />

da percorrere…<br />

Come titolo abbiamo scelto <strong>Chitarra</strong><br />

<strong>Acustica</strong>, perché abbiamo voluto<br />

affiancare al nome di Fingerpicking.<br />

net – legato al mondo affettivo di<br />

provenienza dei suoi fondatori, Reno<br />

Brandoni con Giovanni Pelosi e Alex<br />

Di Reto – il termine che fa riferimento<br />

nel<strong>la</strong> forma più ampia possibile al nostro<br />

strumento preferito. E abbiamo<br />

aggiunto un sottotitolo come “steelstring<br />

– c<strong>la</strong>ssica – archtop”, per richiamare<br />

le tre più grandi tradizioni<br />

liutarie di questo strumento e per<br />

dire che il nostro desiderio di specializzazione<br />

sul<strong>la</strong> chitarra acustica è<br />

lontanissimo dal voler porre steccati,<br />

La nostra<br />

rivista<br />

ma è anzi l’occasione per far ruotare<br />

intorno a una passione specifica tutti<br />

i possibili suoi universi di riferimento,<br />

dal blues al country, dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica al<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>tina, dal ragtime al jazz acustico<br />

e al gipsy jazz, dal fingerstyle al f<strong>la</strong>tpicking,<br />

dai cantautori-chitarristi a tutte<br />

le musiche del mondo.<br />

Anche perché nel frattempo, dal<br />

2000 a oggi e in partico<strong>la</strong>re nell’ultimo<br />

anno, Fingerpicking.net è profondamente<br />

cresciuto. Per lungo tempo<br />

il fulcro del sito è stato soprattutto il<br />

forum di discussione, che ha conosciuto<br />

un suo prolungamento fisico<br />

di incontri negli Open Mic, i quali a<br />

loro volta hanno avuto grandi occasioni<br />

di partecipazione negli ultimi<br />

anni grazie al prodigioso sviluppo in<br />

Italia di un circuito di festival dedicati<br />

al<strong>la</strong> chitarra acustica: partendo dal<strong>la</strong><br />

madrina di tutte le manifestazioni del<br />

genere, l’Acoustic Guitar Meeting di<br />

Sarzana, e proseguendo con Ferentino<br />

<strong>Acustica</strong>, Acoustic Franciacorta,<br />

ADGPA Guitar International Rendez-<br />

Vous di Conegliano, Madame Guitar<br />

di Tricesimo, Soave Guitar Festival,<br />

Galliate Master Guitar, Acoustic Guitar<br />

Festival di S. Benedetto Po, Un<br />

Paese a Sei Corde intorno al <strong>la</strong>go<br />

d’Orta, per arrivare a spettacoli come<br />

le Acoustic Night organizzate<br />

da Beppe Gambetta al Teatro del<strong>la</strong><br />

Corte di Genova e vicenz<strong>Acustica</strong><br />

promossa da Roberto Dal<strong>la</strong> Vecchia.<br />

L’attività dei musicisti vicini a Fingerpicking.net<br />

ha trovato inoltre sbocco<br />

nel<strong>la</strong> produzione di CD, spartiti e libri,<br />

distribuiti attraverso uno shop online<br />

aperto anche ad altre realtà.<br />

Poco sviluppata era d’altro canto<br />

l’attività di web magazine, che ha<br />

avuto invece uno sviluppo decisivo<br />

nell’ultimo periodo, in buona parte<br />

grazie all’introduzione di un multiblog<br />

con <strong>la</strong> partecipazione di chitarristi,<br />

didatti, liutai, giornalisti di esperienza,<br />

esperti di registrazione e computer,<br />

presenti in massa già da questo<br />

5<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

ed<br />

numero; e grazie a una fanzine altrettanto<br />

attiva.<br />

Ultimo tassello, ma non di ‘minore<br />

importanza’, è stato il titanico <strong>la</strong>ncio<br />

da parte di Reno di una produzione<br />

originale di video di grande qualità<br />

sonora e d’immagine, video promozionali<br />

e con esecuzioni di brani, videolezioni<br />

e videocorsi, tutti veico<strong>la</strong>ti<br />

su supporto digitale e disponibili per<br />

brani singoli e lezioni singole.<br />

Questa attività video ci ha dato lo<br />

spunto per avviare anche una sezione<br />

“Strumenti”, nel<strong>la</strong> quale i produttori,<br />

i distributori di strumenti e i<br />

liutai vengono ospitati per realizzare<br />

delle dimostrazioni dei loro prodotti,<br />

direttamente ad opera dei loro endorser<br />

o di altri musicisti da noi coinvolti.<br />

Non più solo test tradizionali,<br />

quindi, ma anche <strong>la</strong> creazione di un<br />

catalogo di video che permettono<br />

di vedere e ascoltare gli strumenti in<br />

condizioni ottimali di suono e di immagine,<br />

<strong>la</strong>sciando a tutti <strong>la</strong> possibilità<br />

di giudicare da sé e di commentare<br />

in prima persona.<br />

Del resto <strong>la</strong> nostra attività multiforme<br />

e polivalente non ci permette<br />

più di esercitare fino in fondo una<br />

vera e propria ‘critica giornalistica’<br />

autonoma, di presentarci cioè nel<strong>la</strong><br />

dimensione di un giornalismo ‘puro’,<br />

peraltro ormai praticamente sparita –<br />

ahimè – dall’universo attuale dell’informazione.<br />

Preferiamo presentarci<br />

come un ‘contenitore’ aperto, nel<br />

quale le più varie componenti del<br />

settore del<strong>la</strong> chitarra acustica potranno<br />

esprimere i loro diversi punti<br />

di vista, le loro personali opinioni, i<br />

loro prodotti.<br />

Tutti a bordo, quindi, si parte!<br />

Andrea Carpi


nt notizie<br />

Una recensione dagli Stati<br />

Uniti<br />

Il cd Guitar Sketch dei Bruskers,<br />

inciso per <strong>la</strong> nostra etichetta Fingerpicking.net,<br />

è stato da poco<br />

molto ben recensito sul sito nordamericano<br />

Acousticmusic.com.<br />

Ecco <strong>la</strong> traduzione in italiano del<strong>la</strong><br />

recensione, che è stata scritta da<br />

Mark S. Tucker e che comunque<br />

potrete trovare in originale all’indirizzo<br />

http://www.acousticmusic.<br />

com/fame/p06380.htm:<br />

«Un duo chitarristico veramente<br />

ben integrato può spesso superare<br />

un quartetto tipo… il L.A. Guitar<br />

Quartet, i cui arrangiamenti sono<br />

spesso poco bril<strong>la</strong>nti o costringono<br />

i musicisti a pestarsi i piedi…<br />

ehm, i tasti! I Bruskers sono un<br />

gran duo. Eugenio Po<strong>la</strong>cchini e<br />

Matteo Minozzi presentano, a dirlo<br />

con le loro stesse autoironiche<br />

parole, “nuove idee per un jazz<br />

un po’ snob e non convenzionale”,<br />

idee che però sono tutt’altro<br />

che snob, ma piuttosto fresche<br />

ed energiche, giocose e intelligenti,<br />

così come ‘non convenzionali’<br />

(nel senso di un esteso interp<strong>la</strong>y,<br />

di scambi, di cambi di direzione) e<br />

leggermente ‘fusion’. In altre parole,<br />

tutto quello che vorreste ascoltare<br />

quando mettete le mani sul<br />

L.A. Guitar Quartet, <strong>la</strong> cui fedeltà<br />

agli aspetti ‘moribondi’ dell’ambito<br />

c<strong>la</strong>ssico tende però a soffocare.<br />

Il CD Guitar Sketch<br />

dei Bruskers<br />

I Bruskers si muovono tra jazz<br />

standard e… non molto standard,<br />

oltre a un brano originale di Po<strong>la</strong>cchini.<br />

Tra le scelte predominano<br />

i ritmi <strong>la</strong>tini, così che ascoltiamo<br />

l’immortale “B<strong>la</strong>ck Orpheus”<br />

di Bonfá e il “Bésame Mucho” di<br />

Velázquez, rimbalzando verso lo<br />

stile che Al Di Meo<strong>la</strong> ha adottato<br />

dopo il periodo con i Return To<br />

Forever: viaggiando, in altre parole,<br />

verso le musiche del mondo,<br />

sebbene ci sia in Guitar Sketch un<br />

grado di ingenuità simile a quello<br />

che troviamo anche nel <strong>la</strong>voro<br />

che Al ha fatto con McLaughlin<br />

e De Lucia. Ogni tanto appaiono<br />

Kessel ed Herb Ellis, come nel<br />

brano “Little Piece in C for U”,<br />

ma ho il sospetto che Po<strong>la</strong>cchini<br />

& Minozzi prediligano un ascolto<br />

eclettico, poiché sento Coryell,<br />

Byrd, Catherine, Hall ed altri, persino<br />

l’hot jazz (“All of Me”).<br />

La registrazione di Guitar<br />

Sketch è assolutamente cristallina,<br />

ogni singo<strong>la</strong> nota è pura e<br />

non distorta, splendente ed effervescente.<br />

L’approccio dei due<br />

6<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

è molto vicino a quello delle jam<br />

bands, ma con una fine conoscenza<br />

che manca totalmente al<strong>la</strong><br />

maggior parte di queste, da qui<br />

il mio riferimento a una ‘leggera<br />

fusion’ (che francamente qui è più<br />

che ‘leggero’, senza essere però<br />

come quel<strong>la</strong> selvaggia degli anni<br />

’70 britannici o di Miles). In fin dei<br />

conti il bi<strong>la</strong>ncio del confronto tra i<br />

brani originali e le interpretazioni<br />

del duo è avvincente e sorprendente.<br />

“Not Tomorrow” piacerebbe<br />

molto a Ralph Towner, il<br />

cui stile unico è ben riecheggiato<br />

nell’arrangiamento, e “Take 5” si<br />

discosta molto dal<strong>la</strong> tradizione,<br />

rinforzando però l’immortalità<br />

del brano. Dobbiamo, comunque,<br />

considerare ogni traccia di<br />

Sketch come un bel diamante<br />

sfaccettato di artigianato moderno<br />

e di intelligenza.»<br />

Le nostre più sincere congratu<strong>la</strong>zioni<br />

ad Eugenio e Matteo!<br />

Acoustic Franciacorta 2010<br />

(foto di Elio Berardelli)<br />

Alfonso Giardino e<br />

Alex Di Reto


notizie<br />

Il vincitore del concorso ad<br />

Acoustic Franciacorta<br />

La VII edizione di Acoustic<br />

Franciacorta, su cui stiamo preparando<br />

un articolo riepilogativo,<br />

si è conclusa domenica 12 settembre<br />

con il magico concerto di<br />

Vincenzo Zitello che ha offerto, al<br />

pubblico accorso al Monastero di<br />

San Pietro in Lamosa a Provaglio<br />

d’Iseo, <strong>la</strong> sua musica raffinata e<br />

suggestiva. Tutto questo dopo un<br />

pomeriggio estremamente impegnativo,<br />

iniziato davanti al Municipio<br />

di Provaglio d’Iseo con l’esibizione<br />

dei tre finalisti del concorso<br />

“Una canzone dei Beatles per <strong>la</strong><br />

chitarra acustica” e terminato con<br />

<strong>la</strong> performance divertente e di alto<br />

livello tecnico dei Bluegrass Stuff.ì<br />

Ma veniamo al concorso chitarristico<br />

dedicato ai Beatles: si<br />

sono esibiti Andrea Scognamillo,<br />

Paolo Capizzi e Federico Buccarelli.<br />

Partico<strong>la</strong>rmente e<strong>la</strong>borata<br />

<strong>la</strong> <strong>versione</strong> di “Strawberry Fields<br />

Forever” di Andrea, che era risultata<br />

<strong>la</strong> preferita dal pubblico di<br />

Andrea Scognamiglio<br />

(Foto di Elio Berardelli)<br />

Una canzone dei Beatles<br />

per <strong>la</strong> chitarra acustica<br />

Fingerpicking.net, ma non si trovava<br />

tra le prime c<strong>la</strong>ssificate dal<strong>la</strong><br />

giuria del concorso. Dopo l’esibizione<br />

dei tre finalisti, <strong>la</strong> giuria,<br />

presieduta da Reno Brandoni e<br />

composta da Andrea Carpi, Hermes<br />

Fornasari, Ro<strong>la</strong>ndo Giambelli,<br />

Giovanni Pelosi e da me<br />

stesso, dopo un lungo confronto,<br />

ha dovuto riconoscere <strong>la</strong> qualità<br />

dell’arrangiamento e dell’esecuzione<br />

del brano di Andrea e lo ha<br />

proc<strong>la</strong>mato vincitore.<br />

Interessante il dibattito che si è<br />

aperto tra i sei giurati prima del<strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mazione del vincitore.<br />

Anziché tener conto unicamente<br />

del banale conteggio di una votazione,<br />

si è analizzato ogni dettaglio<br />

delle tre versioni dei brani<br />

dei Beatles proposti dai concorrenti,<br />

cercando di valutare tutti<br />

gli aspetti sia dal punto di vista<br />

tecnico che creativo, affidandosi<br />

soprattutto alle emozioni che le<br />

tre esibizioni avevano suscitato in<br />

ognuno di noi. L’incontro dei ‘giurati’<br />

è stato oltremodo interessante<br />

e il risultato del<strong>la</strong> scelta quanto<br />

7<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

nt<br />

mai azzeccato, nonostante l’apprezzamento<br />

per gli altri due concorrenti<br />

Paolo Capizzi e Federico<br />

Buccarelli non sia venuto meno,<br />

vista l’ottima performance che<br />

entrambi ci hanno offerto.<br />

Andrea Scognamillo, il vincitore,<br />

se ne è andato raggiante dopo<br />

aver ricevuto l’ambìto premio,<br />

un amplificatore Jam 150, gentilmente<br />

offerto dal<strong>la</strong> SR-Technology<br />

di Recanati, che, mi diceva,<br />

era proprio in procinto di acquistare<br />

e quindi costituisce il miglior<br />

regalo che in questo momento<br />

potesse ricevere!<br />

Non mi resta che concludere<br />

dando a tutti appuntamento<br />

al<strong>la</strong> prossima edizione di Acoustic<br />

Franciacorta 2011, con <strong>la</strong><br />

promessa che verrà organizzato<br />

nuovamente un concorso dedicato<br />

al<strong>la</strong> chitarra acustica, aperto a<br />

tutti i ‘navigatori’ di Fingerpicking.<br />

net.<br />

Giorgio Cordini


l blog<br />

Il racconto del vincitore di<br />

“Suona a Ferentino <strong>Acustica</strong>”<br />

Io e Luca Francioso siamo partiti<br />

alle nove di mattina circa del 24<br />

giugno, pronti per un lungo viaggio<br />

di circa sei ore diretti a Ferentino.<br />

Il viaggio in compagnia di Luca<br />

(rive<strong>la</strong>tosi in questa occasione un<br />

incredibile macina chilometri come<br />

tutti i degni musicisti) è stato ricco di<br />

discussioni in diversi campi tra cui<br />

musica, chitarre, nuovi progetti e altri<br />

argomenti interrotti da un ascolto di<br />

qualche cd di musica ‘da viaggio’ a<br />

me sconosciuta. Dopo una sosta<br />

per il pranzo siamo arrivati giusti<br />

giusti prima del fischio d’inizio del<strong>la</strong><br />

partita Italia-Slovacchia. Eravamo<br />

d’accordo con Giovanni Pelosi di<br />

trovarci assieme nel suo studio<br />

per vedere questo atteso match.<br />

Nello studio ci aspettava Giovanni<br />

in compagnia di Daniele Bazzani e<br />

dell’attore Renato Marchetti (ospite<br />

del<strong>la</strong> serata). Per me sinceramente<br />

è stata una sorpresa e di primo<br />

impatto mi sono sentito un po’ a<br />

disagio a stare seduto in mezzo a<br />

tutti questi personaggi. Al primo<br />

commento in puro romanaccio di<br />

Giovanni e Daniele mi sono sentito<br />

più a mio agio, e dopo <strong>la</strong> rovinosa<br />

partita siamo andati a mangiarci un<br />

ge<strong>la</strong>to in piazza per poi aspettare<br />

di fare il soundcheck. Mentre<br />

aspettavamo ho riconosciuto<br />

“nonny guitar”, che avevo avuto il<br />

(foto di Alfonso Giardino)<br />

Ho suonato anch’io<br />

a Ferentino<br />

piacere di conoscere a Sarzana.<br />

Anche se era <strong>la</strong> seconda volta che<br />

lo vedevo, sentivo di aver condiviso<br />

con lui una picco<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> mia<br />

esperienza a Sarzana ma non solo,<br />

anche <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> musica,<br />

acustica in questo caso. Questo mi<br />

ha fatto riflettere, mentre guardavo<br />

i chitarristi che si sarebbero esibiti<br />

dopo <strong>la</strong> mia apertura del<strong>la</strong> serata,<br />

‘vinta’ con il concorso “Suona a<br />

Ferentino <strong>Acustica</strong>”. Ho notato<br />

come questi festival siano delle<br />

occasioni, per amici che hanno<br />

condiviso delle esperienze nel<br />

passato, di ritrovarsi e raccontarsi<br />

tutte le loro nuove avventure e i nuovi<br />

progetti. La musica è di sottofondo<br />

a tutto ciò, non è il fine, è come una<br />

dolce compagnia. In partico<strong>la</strong>re,<br />

quando sono arrivati Reno ed Eric, si<br />

è formato un gruppetto di chitarristi<br />

che si salutavano e sorridevano<br />

come se si fossero incontrati dopo<br />

una straordinaria avventura. Una<br />

volta fatto il soundcheck con un<br />

po’ di ritardo, siamo andati tutti<br />

assieme in cerca di un pasto prima<br />

del concerto. Mi sentivo un po’ <strong>la</strong><br />

mascotte del<strong>la</strong> serata, forse perché<br />

ero il più giovane… tutti erano gentili<br />

con me e curiosi di sentire i miei<br />

tre brani che avrebbero aperto il<br />

concerto!<br />

Così, appena terminato il pasto,<br />

accompagnato da Giovanni (che<br />

doveva ancora mangiare), inizio<br />

<strong>la</strong> serata. Giovanni mi presenta<br />

come «Alberto Ziliotto il vincitore<br />

del concorso “Suona a Ferentino<br />

<strong>Acustica</strong>” su Fingerpicking.net…»<br />

Salgo sul palco e senza dire nul<strong>la</strong><br />

suono il brano che era in concorso<br />

e che mi ha fatto fare questo bel<br />

viaggio, “Quello che ti vorrei dire”.<br />

Non è <strong>la</strong> prima volta che mi trovo<br />

su un palco a suonare davanti ad<br />

altri musicisti e gente che si è fatta<br />

anche molti chilometri, ma devo dire<br />

che ero molto emozionato, perché<br />

dovevo suonare solo tre brani e tra<br />

il pubblico non c’erano dei comuni<br />

8<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

chitarristi, c’erano ‘i chitarristi’!<br />

Finito di suonare il primo pezzo,<br />

mi sono presentato e ho par<strong>la</strong>to<br />

un po’ di me per farmi conoscere<br />

e sciogliere un po’ <strong>la</strong> tensione. Gli<br />

altri due brani che ho suonato erano<br />

nati da poco, ma ho voluto suonarli<br />

lo stesso per vedere <strong>la</strong> reazione<br />

del pubblico, che sembrava essere<br />

positiva… Prima di suonare l’utimo<br />

pezzo, ho ringraziato Giovanni e<br />

Fingerpicking.net per l’opportunità.<br />

Ecco, dopo circa quindici minuti<br />

era tutto finito, avevo suonato i<br />

miei pezzi e mi sentivo soddisfatto<br />

nonostante qualche imprecisione.<br />

Così Giovanni è risalito sul palco<br />

ripresentandomi e raccontando che<br />

aveva avuto occasione di ascoltare<br />

i miei brani anche a Sarzana per il<br />

Premio Carisch e all’Open Mic, poi<br />

ha richiesto un altro app<strong>la</strong>uso che<br />

mi ha fatto molto piacere… non<br />

tanto per il gesto, ma perché le<br />

sue parole mi hanno fatto sentire<br />

quasi un chitarrista professionista!<br />

Come quelli che seguiranno nel<strong>la</strong><br />

serata… Micki Piperno e <strong>la</strong> sua<br />

orchestra MP Delta Blues, Luca<br />

Francioso accompagnato dal<strong>la</strong><br />

lettura di Renato Marchetti, Daniele<br />

Bazzani, Riccardo Zappa con ospiti<br />

Renato Marchetti, Giovanni Pelosi e<br />

Reno Brandoni per l’ultimo brano.<br />

Durante il resto del<strong>la</strong> serata sono<br />

stato con i ragazzi dell’orchestra<br />

di Micki e con “lucapette”, che ho<br />

incontrato lì dopo averlo conosciuto<br />

a distanza sul Forum. È stato un<br />

viaggio molto intenso e, nonostante<br />

sia stato lungo, sono tornato a casa<br />

pieno di gioia, con nuovi amici e<br />

una nuova esperienza musicale alle<br />

spalle! Grazie a Luca per il viaggio,<br />

a Fingerpicking.net nelle persone di<br />

Reno e Giovanni per avermi dato<br />

questa bel<strong>la</strong> occasione, e grazie<br />

a quelli cui il mio brano è piaciuto<br />

e che mi hanno fatto essere a<br />

Ferentino per questo bel festival!<br />

Alberto Ziliotto<br />

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log<br />

Chilometri, musica ed emozioni<br />

La strada, <strong>la</strong> macchina, asfalto<br />

caldo e sudore, c’è ormai l’iPod a<br />

far compagnia e così <strong>la</strong> strada ed il<br />

silenzio spariscono. E nel<strong>la</strong> tua mente<br />

rimangono solo ricordi e pensieri<br />

e tutto diventa più facile, chilometri<br />

che scivo<strong>la</strong>no via mentre Mississippi<br />

John Hurt suona, mia moglie legge<br />

il suo libro ed Eric Lugosch, seduto<br />

sul sedile posteriore, ascolta ripetendo<br />

sottovoce le parole. Mi ritrovo<br />

così a cinquant’anni a rivivere i miei<br />

vent’anni, chilometri, musica ed<br />

emozioni. Tante quante è impossibile<br />

raccontare in un solo momento,<br />

ma che mi passano addosso in un<br />

unico interminabile istante.<br />

Perché ne parlo? Perché questa<br />

sera sento il bisogno di raccontarmi?<br />

Ho <strong>la</strong>sciato Ferentino questa<br />

mattina e sono appena arrivato a<br />

Bologna, fra poco gli amici saranno<br />

di nuovo sul palco per un’altra<br />

notte di musica e sogni, mentre<br />

io sto sistemando i <strong>la</strong>vori sospesi<br />

e preparandomi per <strong>la</strong> prossima<br />

video session con Pino Forastiere e<br />

per il prossimo festival di Galliate,<br />

dove parteciperò al convegno dei<br />

liutai. Sono reduce da una nottata<br />

passata con Walter Lupi, Giovanni<br />

Pelosi ed Eric Lughosh e le loro<br />

Brandoni in concerto a Ferentino <strong>Acustica</strong><br />

(foto di Alfonso Giardino)<br />

La strada dopo<br />

Ferentino<br />

chitarre, barbecue eterno, vino<br />

infinito e tanti amici speciali intorno.<br />

Alle tre sono crol<strong>la</strong>to, Giovanni mi<br />

dicono alle quattro insieme ad Eric,<br />

Walter invece solo alle sette – dopo<br />

l’ennesima minaccia – ha finalmente<br />

abbandonato <strong>la</strong> chitarra e anche lui<br />

è andato a dormire.<br />

Ho iniziato con il nuovo progetto<br />

Fingerpicking.net qualche mese<br />

fa (ottobre 2009). La diffidenza era<br />

tanta, <strong>la</strong> chitarra acustica soffriva<br />

del male dell’indifferenza. Quando<br />

ho invitato qualcuno a registrare i<br />

video per Fingerpicking.net, ho ricevuto<br />

titubanti ed evasive risposte.<br />

L’amico Daniele Bazzani si è sottoposto<br />

quale ‘cavia’ ai miei primi<br />

esperimenti di ripresa audiovideo.<br />

Notti e notti insonni per inventare<br />

un mestiere non mio. Sembra una<br />

vita fa, da allora è iniziata <strong>la</strong> danza<br />

e con <strong>la</strong> danza l’entusiasmo e poi<br />

l’esaltazione: Daniele Bazzani, Luca<br />

Francioso, Stefano Barbati, Giorgio<br />

Cordini, Giovanni Palombo, Massimo<br />

Nardi, Franco Morone, Giovanni<br />

Pelosi, Luca Pedroni, i Bruskers,<br />

Davide Mastrangelo, Paolo Mari,<br />

Maurizio Geri, Paolo Bonfanti, Paolo<br />

Sereno, Riccardo Zappa, Stefano<br />

Mirando<strong>la</strong>, Eric Lugosh, Peppino<br />

D’Agostino, Beppe Gambetta,<br />

9<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

bl<br />

Luigi Grechi e fra poco Pino Forastiere,<br />

Stefan Grossman, Jacques<br />

Stotzem, Duck Baker… e chissà<br />

quanti altri.<br />

Cosa vi voglio raccontare non è il<br />

<strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> fatica o l’impegno per <strong>la</strong><br />

costruzione del nostro catalogo, ma<br />

è <strong>la</strong> gioia con cui tutti questi musicisti<br />

hanno partecipato al progetto<br />

e come si sia ritornati a quel<strong>la</strong> atmosfera<br />

degli anni ottanta, quando<br />

suonare in compagnia era il piacere<br />

più estremo. Potrei raccontare di<br />

Riccardo Zappa che, imbracciata<br />

<strong>la</strong> sua chitarra durante <strong>la</strong> co<strong>la</strong>zione<br />

del venerdì mattina, mi ha cantato<br />

“Rimmel” di Francesco De Gregori<br />

e qualcos’altro di Guccini; o di tutti<br />

quei chitarristi che ho ritrovato con<br />

l’entusiasmo di suonare, cantare<br />

e vivere <strong>la</strong> musica come quando,<br />

nelle serate d’agosto sulle spiagge<br />

più anonime, si iniziava intonando<br />

<strong>la</strong> “Canzone del sole”. Questo sta<br />

accadendo sotto i miei occhi, il privilegio<br />

del<strong>la</strong> mia posizione di regista/<br />

editore mi permette di godere a pieno<br />

di questo continuo crescere e di<br />

questa continua voglia d’incontrarci,<br />

par<strong>la</strong>re, suonare, ma soprattutto<br />

‘condividere’. La chitarra acustica<br />

era ‘morta’? Viva <strong>la</strong> chitarra acustica!<br />

Ho vissuto tanti periodi in cui <strong>la</strong><br />

musica mi ha esaltato, ed altri in<br />

cui mi ha ignorato. Ma sento un<br />

fermento, sento che <strong>la</strong> voglia di<br />

cambiare, socializzare, cavalcare<br />

l’entusiasmo è dentro di noi ed è<br />

pronta ad esplodere per coinvolgere<br />

sempre più curiosi e appassionati.<br />

Così ieri sera sono salito sul palco<br />

per il mio set e, invece dei miei soliti<br />

sproloqui, ho sognato in silenzio un<br />

mondo diverso. E quando si sono<br />

spente le luci del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> e si sono<br />

accese quelle del palco, ho chiuso<br />

gli occhi tremando per l’emozione<br />

come <strong>la</strong> prima volta.<br />

Reno Brandoni<br />

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l blog<br />

Altre note di musicologia<br />

‘ignorante’<br />

Si è discusso spesso, in vari<br />

forum, se il suono sia prevalentemente<br />

nello strumento che si usa,<br />

o nelle mani del chitarrista. È incontestabile<br />

che, se pizzichiamo<br />

le corde di una chitarra e poi quelle<br />

di un’altra, esse emetteranno suoni<br />

differenti. È vero anche, come<br />

diceva Chet Atkins, che – se non<br />

pizzichiamo le corde – nessuna<br />

delle due suonerà affatto. Come<br />

è vero che se due chitarristi suonano<br />

<strong>la</strong> stessa chitarra, verranno<br />

fuori suoni differenti. Allora, hanno<br />

ragione tutti?<br />

Penso di sì, anche se <strong>la</strong> prevalenza<br />

dell’elemento ‘strumento’<br />

può apparire maggiormente nel<br />

caso di certe chitarre che hanno<br />

un suono partico<strong>la</strong>rmente caratteristico,<br />

mentre <strong>la</strong> prevalenza dell’elemento<br />

‘mani’ può essere evidente<br />

nel caso di uno stile chitarristico<br />

inconsueto, anch’esso molto caratteristico<br />

di un certo chitarrista.<br />

Ma… c’è un terzo elemento,<br />

che vorrei sottoporre al<strong>la</strong> vostra<br />

attenzione: <strong>la</strong> ‘testa’. Quando un<br />

chitarrista suona, e suona da un<br />

po’ di tempo, ha in testa dei riferimenti<br />

sonori piuttosto definiti, e<br />

sono quelli che cerca di produrre<br />

quando suona <strong>la</strong> chitarra che imbraccia.<br />

Mi rendo conto di poter<br />

fare un’affermazione controversa o<br />

non condivisibile, ma esistono una<br />

serie di accorgimenti impercettibili,<br />

potrei dire inconsci (almeno fino ad<br />

un certo punto), che vengono posti<br />

in atto dal chitarrista per ottenere il<br />

‘proprio’ suono. Se il mio riferimento<br />

sonoro vuole dei bassi potenti, e<br />

<strong>la</strong> mia chitarra non me li dà volentieri,<br />

ecco che il mio pollice userà<br />

una forza maggiore, o <strong>la</strong> mia destra<br />

si sposterà più verso il manico, o<br />

ambedue le cose.<br />

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Dove sta<br />

il suono?<br />

Stoppare, <strong>la</strong>sciar risuonare, accentare,<br />

forzare il picking di una<br />

singo<strong>la</strong> corda da cui ‘vogliamo di<br />

più’ e chissà quante altre cose,<br />

sono accorgimenti – ai quali si può<br />

aggiungere l’insieme delle rego<strong>la</strong>zioni<br />

cui sottoponiamo il nostro sistema<br />

di amplificazione – per ottenere<br />

il suono che abbiamo in testa.<br />

Ma questo non è ciò che si fa comunque<br />

per control<strong>la</strong>re le dinamiche,<br />

per esprimere <strong>la</strong> musicalità, insomma,<br />

non è tecnica chitarristica<br />

e, in sostanza, non sono ‘le mani’?<br />

Penso che si tratti di altro. C’è<br />

<strong>la</strong> nostra aspettativa che <strong>la</strong> chitarra<br />

che abbiamo in mano suoni<br />

come noi vogliamo, e ciò che noi<br />

vogliamo non è tecnica, è il nostro<br />

‘modello’. E penso anche che,<br />

nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, noi<br />

10<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

riusciamo ad utilizzare <strong>la</strong> chitarra,<br />

purché non sia stonata o completamente<br />

muta, nel modo che più<br />

ci avvicina a quel modello. Ciò per<br />

una sorta di memoria più o meno<br />

cosciente, che trasmette al nostro<br />

sistema neuromusco<strong>la</strong>re ciò che<br />

serve per produrre il nostro suono<br />

con <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re chitarra che<br />

suoniamo.<br />

Cioè, <strong>la</strong> tecnica e il nostro gusto<br />

musicale ci portano ad esprimerci<br />

attraverso uno stile, mentre il nostro<br />

modello sonoro ci porta, più<br />

strettamente, verso il nostro suono.<br />

Giovanni Pelosi<br />

Giovanni Pelosi ad Acoustic Franciacorta<br />

2007 (foto di Elio Berardelli)


È ora di farli a noi stessi!<br />

blog<br />

Basta con i tributi agli altri, è ora di<br />

farli a noi stessi!<br />

Da sempre <strong>la</strong> musica si impara sul<strong>la</strong><br />

musica. È una pratica naturale e di<br />

certo produttiva, l’apprendere le regole<br />

e le dinamiche di questo linguaggio<br />

suonando, divertendosi e studiando<br />

sulle note che più si amano,<br />

così da affinare gusto e tecnica sullo<br />

strumento.<br />

Tutti i musicisti lo hanno fatto, anche<br />

i più grandi, beneficiandone oltremodo<br />

e in ogni senso. Tuttavia, lungo<br />

il sentiero del<strong>la</strong> loro formazione, con<br />

tempi e modalità diversi per ognuno,<br />

si è compiuta l’opportuna evoluzione<br />

che ha permesso al mondo intero di<br />

ascoltare e assaporare una musica<br />

nuova, unica e irripetibile, perché nuovo,<br />

unico e irrepetibile era diventato<br />

nel frattempo il loro linguaggio.<br />

Questo processo è <strong>la</strong> naturale progressione<br />

individuale che permette al<strong>la</strong><br />

musica (ma in fondo ad ogni forma<br />

Luca Francioso a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010<br />

(foto di Alfonso Giardino)<br />

Basta con i<br />

tributi agli altri<br />

di arte) di evolversi: contemp<strong>la</strong>re e<br />

studiare il passato, cercare <strong>la</strong> propria<br />

voce nel presente, donare qualcosa di<br />

nuovo al futuro.<br />

Omaggiare un’opera con una personale<br />

rivisitazione è cosa assai normale<br />

e apprezzabile lungo i passi di un<br />

percorso (perché arrangiare è un po’<br />

come comporre). Ma se vissuto come<br />

unico fine, suonare e interpretare solo<br />

ed esclusivamente <strong>la</strong> musica di altri<br />

artisti può rendere improduttiva qualsiasi<br />

forma di ricerca, creando sterilità<br />

creativa e stalli emotivi collettivi, una<br />

sorta di palude artistica maleodorante.<br />

È suonare e interpretare <strong>la</strong> propria<br />

musica <strong>la</strong> massima espressione a cui<br />

un musicista deve ambire, perché è in<br />

questo scopo che si ce<strong>la</strong> il germoglio<br />

di nuova linfa.<br />

Un mondo di cover e tribute band<br />

non si può evolvere. È un fatto. Per il<br />

cammino del linguaggio musicale non<br />

può che essere una sosta, una lunga e<br />

pericolosa sosta. Perché non mettere<br />

il proprio talento al servizio dei propri<br />

sogni? Meglio: perché limitare i propri<br />

sogni fino a farli inaridire, diventando<br />

11<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

bl<br />

uno sterile simu<strong>la</strong>cro? Perché essere<br />

l’ombra e lo spettro di qualcun altro?<br />

Naturalmente, se sono divertimento<br />

e svago ad alimentare l’ingenua<br />

imitazione, non è davvero un problema.<br />

Il problema prende vita, in effetti,<br />

quando <strong>la</strong> maggior parte dei figli del<strong>la</strong><br />

musica – per non dire quasi tutti – cedono<br />

al vecchio, con totale esclusivismo,<br />

e non si concedono al nuovo, a<br />

quello che di raro e magnifico esiste in<br />

ognuno di noi.<br />

L’inganno più pericoloso, nel rinunciare<br />

ad investire sul proprio poten-<br />

ziale, è pensare e sostenere che solo<br />

i grandi artisti possono comporre.<br />

Inutile dire che non ci credo. Non si<br />

tratta di creare a tutti i costi opere che<br />

rimarranno al<strong>la</strong> storia, ma certamente<br />

di affaccendarsi per dare vita a quel<br />

fermento in cui ogni novità può divenire<br />

sublime, anche <strong>la</strong> meno probabile.<br />

Non è primeggiare in qualità compositiva<br />

il fine, perché <strong>la</strong> musica non è una<br />

competizione automobilistica, ma piuttosto<br />

mettersi in gioco per alimentare<br />

<strong>la</strong> propria unicità, ognuno come riesce,<br />

ognuno con <strong>la</strong> propria sensibilità.<br />

Allora, da queste righe, io grido con<br />

forza e passione (e un po’ di impudenza):<br />

basta tributi agli altri, facciamo<br />

un tributo a noi stessi e al<strong>la</strong> nostra<br />

arte. È tempo!<br />

Luca Francioso<br />

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l blog<br />

“Si sentiva <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> che chiamava<br />

a gran voce, mentre lui era in camerino<br />

a suonare <strong>la</strong> chitarra acustica<br />

per me.”<br />

(Kristen Nefer, amica di Hendrix,<br />

1970)<br />

Come può un mito del<strong>la</strong> chitarra<br />

elettrica e del rock rumoroso incontrare<br />

i gusti di noi amanti di sonorità<br />

acustiche? Semplice: basta andare<br />

oltre le apparenze.<br />

Jimi Hendrix è senza dubbio il<br />

chitarrista innovatore, virtuoso e<br />

sperimentatore, divoratore di Stra-<br />

tocaster e stupratore di Marshall<br />

che siamo abituati a vedere. Ma si<br />

è sempre considerato poco il fatto<br />

che sia anche uno dei più grandi<br />

compositori di popu<strong>la</strong>r music del<br />

XX secolo. Da questo punto di vista<br />

l’ottica potrebbe cambiare e, anche<br />

se non immaginiamo un Jimi con<br />

gli occhiali, in abiti sobri, seduto al<br />

piano che scrive le sue musiche su<br />

ordinati fogli pentagrammati, potremmo<br />

almeno considerare il suo<br />

materiale musicale da un punto di<br />

vista compositivo e meno ‘performativo’.<br />

Se facessimo questo piccolo<br />

sforzo si aprirebbe un mondo<br />

fatto di armonie, ritmi e melodie<br />

del tutto originali e innovativi, figli sì<br />

del<strong>la</strong> tradizione afroamericana, ma<br />

assolutamente oltre i soliti schemi.<br />

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Hendrix<br />

acustico<br />

Una musica universale, quindi, che<br />

travalica i confini del<strong>la</strong> chitarra elettrica<br />

per abbracciare ambiti ben più<br />

ampi.<br />

In questo senso prendere in mano<br />

il nostro strumento acustico e<br />

provare a tirare fuori <strong>la</strong> musica del<br />

nostro eroe, può risultare un’operazione<br />

molto stimo<strong>la</strong>nte. La chitarra<br />

acustica ci permette di ‘spogliare’<br />

<strong>la</strong> composizione e vederne l’anima,<br />

l’essenza, per poi poter<strong>la</strong> ricostruire<br />

in maniera diversa e ‘rivestir<strong>la</strong>’ di<br />

nuove suggestioni più intime e personali,<br />

non per migliorar<strong>la</strong> (non mi<br />

permetterei mai di avere tale pretesa)<br />

ma per considerare un punto di<br />

vista differente.<br />

Sicuramente Jimi Hendrix stesso<br />

non sottovalutava questo aspetto<br />

e, anche se performativamente<br />

<strong>la</strong> sua esuberanza, e sicuramente<br />

il gusto di un ‘neanche trentenne’<br />

degli anni sessanta, lo ha portato<br />

a battere i sentieri elettrici in tutti i<br />

modi possibili, <strong>la</strong> sua chitarra ritmica<br />

(vero punto di forza del suo<br />

p<strong>la</strong>ying) ha caratteristiche ben definite<br />

anche se trasportate in acustico.<br />

Del resto non possiamo dimenticare<br />

<strong>la</strong> passione e il rispetto che<br />

Hendrix nutriva per un musicista<br />

prevalentemente acustico come<br />

Bob Dy<strong>la</strong>n…<br />

Ci sono poche testimonianze di<br />

Hendrix suonatore di chitarra acustica,<br />

ma alcune di esse possono<br />

ben rappresentare questo aspetto,<br />

come i due video in cui Hendrix<br />

interpreta c<strong>la</strong>ssici del blues<br />

con il suo inconfondibile approccio<br />

ritmico: “Hear My Train Comin’”<br />

(http://www.youtube.com/<br />

watch?v=-H7fhq4yX0w) e “Hound<br />

Dog” (http://www.youtube.com/<br />

watch?v=AI-a9dEpQOA).<br />

Ma un’interessante ‘sfida acustica’<br />

potrebbe essere approcciarsi a<br />

brani armonicamente più complessi<br />

o intenzionalmente lontani da un<br />

approccio acustico c<strong>la</strong>ssico. Pensiamo<br />

a brani in mid-tempo come<br />

12<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

“Angel”, “Castles Made of Sand”,<br />

“Little Wing”, che sono caratterizzati<br />

da progressioni armoniche<br />

mai banali, con architetture a volte<br />

complesse e sempre sospese tra<br />

<strong>la</strong> tonalità maggiore e minore, con<br />

<strong>la</strong>rgo uso di accordi non proprio<br />

‘blues-rock’ con settime maggiori,<br />

seste, none o tredicesime, con<br />

cambi di tonalità che ci sorprendono,<br />

ma che si risolvono sempre in<br />

maniera coerente e precisa.<br />

Probabilmente Jimi Hendrix è<br />

andato via troppo presto per poter<br />

deliziare il mondo con altri aspetti<br />

del<strong>la</strong> sua musicalità. Pare che negli<br />

ultimi tempi si stesse dedicando a<br />

un progetto orchestrale (poi ripreso<br />

da Gil Evans) o a col<strong>la</strong>borazioni<br />

trasversali con il jazz sperimentale<br />

di Miles Davis. A me piace pensare<br />

che prima o poi si sarebbe dedicato<br />

ad un progetto acustico… ma poi ci<br />

ha pensato Michael Hedges.<br />

Stefano Barbati<br />

Potete trovare le versioni di Barbati di<br />

“The Wind Cries Mary” e “Sunshine of<br />

Your Love” nel<strong>la</strong> sezione Video di Fingerpicking.net,<br />

e <strong>la</strong> lezione di “The Wind<br />

Cries Mary” nel<strong>la</strong> sezione Shop.<br />

Stefano Barbati presenta il suo progetto<br />

hendrixiano a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010<br />

(foto di Alfonso Giardino)


log<br />

Da dove partire per costruire<br />

un arrangiamento<br />

In questa rinnovata <strong>versione</strong> di Fingerpicking.net,<br />

fra i numerosi temi<br />

emersi nei primi interventi dei blogger,<br />

uno fra tutti mi ha attirato, quello<br />

dell’arrangiamento per chitarra acustica<br />

sollevato da Giovanni Pelosi nel<br />

suo “Si riparte” (http://giovannipelosi.<br />

fingerpicking.net/lets-start-again). Sono<br />

quindi a ragionare ad alta voce su<br />

questo argomento per far condividere<br />

a chi lo desideri <strong>la</strong> mia esperienza, ben<br />

sapendo che ce ne sono e ce ne saranno<br />

altre descritte in questi blog nelle<br />

settimane a venire.<br />

Da dove partire se si vuole costruire<br />

un arrangiamento di un brano che<br />

adoriamo per una qualsiasi ragione?<br />

In realtà, se il brano ci piace, siamo<br />

già partiti da un ottimo punto: nul<strong>la</strong> di<br />

più fondamentale come il piacere di<br />

ascoltare/ascoltarsi scrivere/suonare<br />

quel brano, può essere il ‘motore’ del<br />

nostro arrangiamento. E proprio <strong>la</strong><br />

metafora motoristica mi suggerisce<br />

quale debba essere il passo successivo<br />

sul quale appuntare <strong>la</strong> nostra<br />

attenzione: un motore, un meccanismo,<br />

un ingranaggio, un suono ritmico<br />

che ci orienta.<br />

Io mi riferisco soprattutto all’elemento<br />

‘primordiale’ che scorre durante<br />

un ascolto: il Ritmo. Carpire il ritmo<br />

Paolo Sereno ad Acoustic Franciacorta<br />

2009 (foto di Elio Berardelli)<br />

La creazione di una<br />

cover e internet<br />

del proprio brano preferito, sistemarlo<br />

in un tempo (un tempo pari, uno dispari?<br />

Stai a vedere che il mio brano<br />

preferito è un valzer?) è <strong>la</strong> prima<br />

operazione da compiere. L’elemento<br />

ritmico, in quanto ‘primordiale’, deve<br />

essere ben individuato in modo da<br />

centrare l’obiettivo: lo spirito del brano.<br />

Numerose volte lo spirito del brano<br />

è proprio dentro il suo ritmo. Quindi<br />

attenzione a non abbandonare il<br />

groove del brano per concentrarsi su<br />

melodia, posizioni di accordo o altro: il<br />

rischio è di appiattire l’arrangiamento,<br />

che all’ascolto potrà essere perfetto,<br />

sì, ma anche un po’ scocciante.<br />

Gli altri elementi che ci servono quali<br />

sono? La Melodia del brano: un elemento<br />

di grande ed evidente profondità.<br />

Non sarà ‘primordiale’ come il<br />

Ritmo, ma quasi sempre è l’elemento<br />

che ci fa distinguere un brano dall’altro.<br />

Qui Internet comincia ad essere coinvolta<br />

pesantemente: se non riusciamo<br />

a individuare <strong>la</strong> melodia con precisione,<br />

andiamo su un motore di ricerca<br />

e vediamo se qualcuno si è preso <strong>la</strong><br />

briga di trascrivere il brano. Altrimenti<br />

usiamo il nostro orecchio. Dopo aver<strong>la</strong><br />

ben individuata, identica all’originale,<br />

cominciamo a suonar<strong>la</strong> in almeno un<br />

paio di diteggiature, più una terza che<br />

ci faccia utilizzare intensivamente delle<br />

corde a vuoto se possibile. Possiamo<br />

inoltre sondare il tema in una ottava<br />

più alta o più bassa.<br />

Qualcosa nel cervello comincerà a<br />

succedere e a farci preparare per l’incontro<br />

col terzo elemento del<strong>la</strong> nostra<br />

ricerca, l’Armonia. Benedetti accordi<br />

del pezzo: andiamo a spiare un cantante/chitarrista<br />

su YouTube e vediamo<br />

dove mette le mani, oppure in un<br />

sito di tab, oppure ancora rivolgiamoci<br />

al nostro caro vecchio orecchio. La<br />

rete ci servirà moltissimo a osservare<br />

come altri artisti hanno trattato il brano,<br />

ed è chiaro che non mi riferisco<br />

solo ad altri chitarristi (meglio evitare<br />

incesti!) ma per esempio (ed è un<br />

13<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

bl<br />

consiglio che mi sento di dare) ai gruppi<br />

che cantano a cappel<strong>la</strong>, cioè senza<br />

l’ausilio di strumenti musicali. Molto<br />

spesso mi è capitato in quel tipo di <strong>la</strong>vori<br />

di percepire dove fosse l’elemento<br />

saliente, lo spirito del brano (nel ritmo?<br />

Nel modo di trattare <strong>la</strong> melodia? Nel<strong>la</strong><br />

concatenazione armonica?) nel caso<br />

non me ne fossi fatto ancora un’idea.<br />

Faccio l’esempio del<strong>la</strong> mia <strong>versione</strong><br />

di “Mission Impossible” di Lalo Schifrin,<br />

che di recente il mio amico coreano,<br />

il bambino prodigio Sungha Jung,<br />

ha reso molto famosa (con cinque<br />

milioni di click ad oggi [11 novembre<br />

2009] su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=5IXa2pNGVj8.<br />

Ancora Internet…). Si tratta di un<br />

arrangiamento di tanti anni fa, sorto<br />

dall’ascolto gradevole e imprevisto<br />

(cioè non cercato e intenzionale) di<br />

questo brano nell’esecuzione degli<br />

Swingle Singers (storico gruppo/<br />

compagnia vocale a cappel<strong>la</strong>) durante<br />

un loro concerto, quando Internet<br />

ancora non esisteva e io cantavo nel<br />

Coro dell’Università di Bari. Una delle<br />

prime cose che ho fatto (con molta<br />

intenzione!) quando ho avuto una<br />

connessione Internet, è stata quel<strong>la</strong> di<br />

cercare il file musicale di quell’arrangiamento.<br />

Poi tutto il resto (il materiale<br />

dell’arrangiamento, <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />

tonalità) è una questione tecnica che<br />

magari approfondirò in seguito coordinandomi<br />

con gli altri blogger.<br />

Quindi riassumendo: il brano vi piace?<br />

Ottimo inizio. Adesso occorre:<br />

1. Carpire il ritmo profondo del pezzo.<br />

Cantatelo e battete le mani sulle gambe<br />

come foste un batterista! Incastratelo<br />

in un tempo!<br />

2. Imitare <strong>la</strong> melodia con diverse diteggiature,<br />

cercando di scoprirne una<br />

con corde a vuoto.<br />

3. Beccare gli accordi, magari con<br />

l’aiuto del<strong>la</strong> rete ed osservando ‘con<br />

vouyerismo’ qualcuno su YouTube.<br />

Paolo Sereno<br />

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l blog<br />

Come cambia <strong>la</strong> musica<br />

Mi ricordo ancora un viaggio che<br />

feci da ragazzo intorno al 1984…<br />

Avevo più o meno quattordici anni<br />

e con amici andammo da casa mia<br />

a Carpi (Modena) a San Giovanni<br />

in Persiceto (Bologna), cambiando<br />

alcuni autobus. Per quale motivo?<br />

Perché c’era un chitarrista che<br />

sapeva fare l’assolo di “The Wall”!<br />

Andammo a casa sua e ce lo mostrò<br />

‘suonando dietro’ al disco: che<br />

emozione! Sapeva fare il bending,<br />

sapeva almeno due o tre posizioni di<br />

pentatonica: tornammo a casa decisamente<br />

soddisfatti.<br />

Oggi basta collegarsi al<strong>la</strong> rete e<br />

scaricare alcune centinaia di videolezioni,<br />

<strong>PDF</strong>, tab<strong>la</strong>ture, tutorial sul<br />

suono e chi più ne ha più ne metta!<br />

Come si fa ad essere contro questa<br />

vastità di informazioni, spesso reperite<br />

in modo gratuito? Impossibile.<br />

Infatti io non solo sono pro rete, ma<br />

Internet è il veicolo col quale comunico<br />

con i miei ‘allievi virtuali’: appena<br />

realizzo qualcosa lo metto subito<br />

in rete per un feedback; spesso, prima<br />

ancora di realizzare un manuale<br />

didattico, pubblico <strong>la</strong> presentazione<br />

(video o audio o testo)… poi attendo<br />

indicazioni per capire se posso integrare<br />

al meglio con le esigenze del<br />

pubblico.<br />

Poi Internet è lì… sempre pronto!<br />

E pensare che sono ormai tanti anni<br />

che faccio il musicista, ho fatto tanti<br />

passaggi TV con artisti importanti,<br />

partecipato a diverse trasmissioni<br />

televisive, ma… da quando il mio<br />

Manuale di chitarra è su YouTube e<br />

ha in totale diversi milioni di click (sì,<br />

sì, a ottobre 2009 <strong>la</strong> lezione più vista<br />

ha superato i 420.000 click e il totale<br />

delle lezioni è oltre i 3.200.000 click)<br />

ho firmato diversi autografi dopo <strong>la</strong><br />

domanda: «Ma tu sei quello che insegna<br />

a suonare <strong>la</strong> chitarra su Internet?»<br />

È successo in fi<strong>la</strong> al<strong>la</strong> biglietteria<br />

del cinema, sul treno… nemmeno<br />

Lascia un commento<br />

La chitarra<br />

e internet<br />

sapevano se avevo suonato dischi<br />

importanti o con artisti internazionali:<br />

io ero ‘quello che insegna a suonare<br />

<strong>la</strong> chitarra su Internet’! Beh, anche<br />

ipotizzando che alcuni abbiano guardato<br />

più volte il video, da qualche<br />

parte almeno 300.000 allievi ‘virtuali’<br />

ci devono pur essere…<br />

E cosa rispondere all’affermazione<br />

che Internet è causa di tutta <strong>la</strong> pirateria?<br />

Personalmente rispondo che<br />

<strong>la</strong> pirateria è un problema culturale,<br />

e non di mezzi per compiere questo<br />

tipo di atti! Infatti il Manuale di chitarra<br />

di cui ho par<strong>la</strong>to è, sì, il più visto<br />

su Internet, ma è anche – dal 2007<br />

– il più venduto in Italia. Quindi <strong>la</strong> mia<br />

ricerca di dare parecchio materiale –<br />

e di qualità – ad un costo che venga<br />

percepito come congruo, ha trovato<br />

risposta affermativa!<br />

Il problema, per il giovane musicista,<br />

senza al<strong>la</strong>rgarmi ad altri àmbiti,<br />

è che su Internet ‘c’è tutto’…<br />

E avere assolutamente tutto è un<br />

po’ come non avere niente! Come<br />

avere un elenco telefonico ma non<br />

in ordine alfabetico.<br />

Incontro tanti ragazzi ai miei seminari<br />

e, par<strong>la</strong>ndo e suggerendo qualche<br />

video didattico viene spesso<br />

fuori: «Ce l’ho!» E magari, entrando<br />

14<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

in confidenza, si scopre che in molti<br />

hanno moltissimi gigabyte di materiale<br />

didattico su hard disk… ma non<br />

l’hanno mai assorbito. È una sorta<br />

di gara allo scarico: «Io ho 300 giga<br />

di video didattici», «Io ho scaricato<br />

anche i <strong>PDF</strong> di tutti i booklet», «Io<br />

ho 250.000 canzoni sul mio lettore<br />

MP3», etc.<br />

Troppo spesso le cose scaricate<br />

‘aggratis’ e senza avere pagato<br />

un prezzo hanno il valore del prezzo<br />

che si è pagato: zero! Non c’è<br />

l’affetto, <strong>la</strong> cura, lo scrupolo: «Tanto<br />

è gratis e me lo riscarico quando<br />

voglio»… Quando si acquista – per<br />

esempio – un metodo con DVD, c’è<br />

il momento in cui si sfoglia il cartaceo,<br />

si sfi<strong>la</strong> il DVD dal<strong>la</strong> custodia, lo<br />

si infi<strong>la</strong> nel lettore… questi momenti<br />

sono ‘preparatori’ all’acquisizione di<br />

nuovi dati. Non dimenticando che,<br />

quando si acquista qualcosa e lo si<br />

è quindi pagato, si cerca di sfruttare<br />

al massimo quello che si trova al<br />

suo interno.<br />

Quindi: Internet sì, grazie! Ma con<br />

una guida.<br />

Massimo Varini<br />

Massimo Varini al Festival “Città di Fiuggi”<br />

2008 (foto di Roberto Fasulo)


log<br />

Come sono approdato<br />

all’acustica<br />

Deve esserci sempre stato in<br />

me un forte richiamo verso <strong>la</strong> chitarra<br />

acustica, un richiamo verso<br />

le origini. Se ben ricordo, infatti,<br />

<strong>la</strong> scintil<strong>la</strong> è scattata ascoltando<br />

in televisione un’esibizione in stile<br />

‘one man band’ del mitico Edoardo<br />

Bennato, una delle sue c<strong>la</strong>ssiche<br />

esibizioni in cui <strong>la</strong> chitarra<br />

acustica dodici corde incalza con<br />

un ritmo indiavo<strong>la</strong>to. All’epoca<br />

avevo circa otto anni e da quel<br />

momento decisi che quello strumento<br />

sarebbe diventato <strong>la</strong> mia<br />

vita, un giocattolo inseparabile<br />

per <strong>la</strong> mia infanzia e per <strong>la</strong> mia<br />

adolescenza.<br />

In realtà, anche se forse ho<br />

sempre saputo che prima o poi<br />

sarei tornato a suonare l’acustica,<br />

Foto di Ezio Riboni<br />

Sogni dal<strong>la</strong><br />

stanza<br />

il mio viaggio mi ha poi portato<br />

fino ad ora a fare esperienze<br />

musicali spesso tra loro incredibilmente<br />

distanti. Il mio percorso<br />

ha avuto inizio come per molti in<br />

tenera età adolescenziale, quando<br />

con quattro carissimi amici<br />

all’oratorio ho formato <strong>la</strong> prima<br />

band. Ai tempi avevo una chitarra<br />

acustica amplificata Takamine di<br />

colore nero, come quel<strong>la</strong> vista in<br />

una foto del ‘Boss’, ma il mio sogno<br />

era avere un’elettrica.<br />

In prima liceo riuscii ad estorcere<br />

a mio padre, in cambio di promesse<br />

mai mantenute (avrei dovuto<br />

diventare ingegnere!) <strong>la</strong> mia<br />

prima chitarra elettrica: una PRS<br />

rossa fiammante come quel<strong>la</strong> del<br />

mitico Carlos… un sogno! Questa<br />

chitarra mi ha accompagnato<br />

in tutto il periodo punk, in quello<br />

grunge, metal, prog, fino a quello<br />

15<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

bl<br />

blues e jazz conosciuto al<strong>la</strong> soglia<br />

dei vent’anni, durante gli studi al<br />

CPM di Mi<strong>la</strong>no.<br />

In quegli stessi anni scoprivo anche<br />

l’interesse verso il mondo del<strong>la</strong><br />

chitarra c<strong>la</strong>ssica, un mondo che<br />

ho sempre sentito lontano dal mio<br />

modo di essere, ma che mi è incredibilmente<br />

servito sia dal punto<br />

di vista del<strong>la</strong> preparazione tecnica,<br />

sia dal punto di vista del<strong>la</strong> ricerca<br />

del mio suono sullo strumento.<br />

Tutte queste esperienze, vissute<br />

sia in studio di registrazione che<br />

dal vivo sui palchi, hanno arricchito<br />

il mio bagaglio con contaminazioni<br />

diverse. Mi è capitato nel<strong>la</strong><br />

stessa settimana di esibirmi con<br />

una band blues, il giorno dopo<br />

con una band reggae-ska e il giorno<br />

dopo ancora con un’orchestra<br />

di chitarre c<strong>la</strong>ssiche. Questi continui<br />

cambiamenti di generi e stili,<br />

oltre ad arricchirmi a livello musicale<br />

e personale, mi hanno anche<br />

insegnato ad essere ‘al servizio’<br />

del<strong>la</strong> musica e ad apprezzar<strong>la</strong> in<br />

qualunque sua declinazione.<br />

Circa cinque anni fa sono approdato<br />

al mondo del<strong>la</strong> chitarra acustica<br />

solista, riscoprendo quell’emozione<br />

provata davanti al televisore a<br />

otto anni. Un ritorno, insomma, ma<br />

arricchito da qualcosa in più. L’acustica<br />

si è rive<strong>la</strong>ta per me il contenitore<br />

in cui far confluire questo<br />

artico<strong>la</strong>to percorso, lo strumento<br />

con cui, libero da qualsiasi schema<br />

mentale e di genere, posso creare<br />

e arrangiare ciò che voglio.<br />

Tuttavia ancora oggi, nonostante<br />

mi esibisca prevalentemente in<br />

concerti di chitarra so<strong>la</strong>, trovo che<br />

il suonare insieme agli altri e condividere<br />

il palco e le emozioni, sia<br />

uno degli aspetti più belli e importanti<br />

del fare musica.<br />

Luca Pedroni<br />

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l blog<br />

Un passo verso <strong>la</strong> democrazia<br />

Chi l’avrebbe detto che nel progettare<br />

(e vedere realizzata e distribuita)<br />

<strong>la</strong> mia Riccardo Zappa<br />

Signature, avrei avuto a che fare<br />

con le tensioni sociali che stanno<br />

avvenendo in Cina, e delle quali<br />

ormai si par<strong>la</strong>, in modo assai preoccupato,<br />

a livello internazionale.<br />

Vediamo <strong>la</strong> storia dall’inizio. Come<br />

avevo annunciato proprio su<br />

questa <strong>pagina</strong> qualche mese fa,<br />

avevo accettato l’invito del<strong>la</strong> Eko<br />

a progettare un’acustica, una<br />

c<strong>la</strong>ssica e una dodici corde che<br />

portassero il mio nome. L’impresa,<br />

iniziata con <strong>la</strong> realizzazione di<br />

una sei corde in metallo, ha avuto<br />

un successo al di fuori di ogni<br />

previsione, tanto che <strong>la</strong> prima e<br />

cospicua fornitura è già andata<br />

tutta esaurita. Nel frattempo avevo<br />

preparato gli esecutivi a grandezza<br />

reale del<strong>la</strong> dodici corde, in<br />

modo da mandar<strong>la</strong> in produzione<br />

durante l’estate e aver<strong>la</strong> disponibile<br />

per il periodo natalizio. Ebbene,<br />

è proprio di questi giorni <strong>la</strong> notizia<br />

che <strong>la</strong> fornitura di ogni ordinativo<br />

commissionato in Cina è rimandato<br />

di sei mesi, che in gergo tecnico<br />

significa: a tempo indeterminato.<br />

Cos’è successo? Possibile che<br />

un paese del quale da anni abbiamo<br />

l’immagine di stoici <strong>la</strong>voratori<br />

disposti a <strong>la</strong>vorare giorno e notte<br />

per una cioto<strong>la</strong> di riso, pur di riscattare<br />

uno Stato ridotto in miseria,<br />

incroci adesso le braccia e rivendichi<br />

un trattamento sa<strong>la</strong>riale al<br />

pari degli altri? Sul numero di Panorama<br />

in edico<strong>la</strong> il 17 giugno, c’è<br />

un articolo dell’ottimo Sergio Romano<br />

che tratta proprio di questo<br />

tema, rispecchiando perfettamente<br />

quanto mi vanno raccontando<br />

i responsabili del<strong>la</strong> produzione<br />

estera del<strong>la</strong> Eko. Credo si possa,<br />

giacché ne cito <strong>la</strong> fonte, riportarne<br />

Lascia un commento<br />

La mia chitarra Signature<br />

e le tensioni sociali in Cina<br />

qualche frase: «Gli operai cinesi<br />

vogliono più soldi e cominciano<br />

ad ottenerli. È possibile che <strong>la</strong> protesta<br />

operaia appaia, agli occhi<br />

dei dirigenti del partito, molto più<br />

preoccupante di una fiammata di<br />

rabbia popo<strong>la</strong>re nell’angolo sperduto<br />

di un immenso mondo rurale.<br />

Ma apre una fase delicata in cui i<br />

sindacati diverranno più autonomi<br />

e combattivi. È un passo, sia pure<br />

esitante, verso <strong>la</strong> democrazia: una<br />

prospettiva che a molti dirigenti<br />

appare piena di rischi.»<br />

Al tempo del liceo, ho attraversato<br />

in pieno tutta quanta l’epopea<br />

del ’68. Ricordo bene le adunanze<br />

a Piazza Venezia, che davano forma<br />

ad un corteo talmente grande<br />

che, una volta avviatosi nelle prime<br />

file, giungeva in Piazza San Babi<strong>la</strong><br />

senza che ancora si fossero mosse<br />

le ultime. Adesso, che ne è passato<br />

di tempo, mi trovo ad essere il<br />

committente di un oggetto, bello<br />

quanto si vuole, ma evidentemente<br />

progettato per costar poco, e ciò<br />

al<strong>la</strong> luce di una realtà commerciale<br />

che prima c’era ed ora non c’è più.<br />

Da un <strong>la</strong>to, dunque, è destinata<br />

ad aprirsi <strong>la</strong> forbice che segna un<br />

prezzo per determinate prestazioni,<br />

mentre dall’altro avremo enormi<br />

16<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

masse di popo<strong>la</strong>zione non più destinate<br />

ad essere deportate dalle<br />

campagne verso le fabbriche lungo<br />

<strong>la</strong> costa cinese.<br />

Bene così, bene così.<br />

Riccardo Zappa


… e <strong>la</strong> chitarra leggera<br />

blog<br />

Trentacinque anni fa <strong>la</strong> Franklin<br />

Guitar Company era un piccolo<br />

<strong>la</strong>boratorio con cinque dipendenti.<br />

Le chitarre che costruivo erano<br />

copie di una originale Martin OM,<br />

e molti di questi strumenti sono<br />

stati venduti in negozi di strumenti<br />

musicali. Le vendite andavano<br />

bene e io non cercavo niente<br />

di nuovo. Il mio atteggiamento<br />

cambiò verso <strong>la</strong> fine degli anni<br />

’70, quando Stefan Grossman mi<br />

contattò a proposito di una mia<br />

chitarra che aveva suonato in un<br />

negozio. Certamente gli era piaciuto<br />

molto quello strumento, ma<br />

stava cercando qualcosa di un<br />

po’ diverso…<br />

Fui felice di costruire per Stefan<br />

una chitarra con le caratteristiche<br />

da lui richieste, e lui fu contento del<br />

mio successo. Così iniziai a ‘personalizzare’<br />

le mie chitarre, non soltanto<br />

con un nuovo intarsio o con<br />

La Franklin Guitar<br />

Company<br />

diverse dimensioni del manico, ma<br />

<strong>la</strong>vorando su suono e suonabilità.<br />

Stefan mostrò <strong>la</strong> sua Franklin a un<br />

suo amico, John Renbourn. Anche<br />

lui aveva diverse idee e preferenze su<br />

ciò che avrebbe voluto su una chitarra.<br />

Così costruii <strong>la</strong> chitarra anche per<br />

John e capii di avere un talento nel<br />

soddisfare le esigenze dei chitarristi.<br />

Il motto era: considerare le esigenze<br />

di ogni cliente come modello<br />

unico. Un esempio recente di questa<br />

direzione è stato El McMeen,<br />

che ama suonare in accordature<br />

diverse abbassando le corde. El mi<br />

chiese di costruire <strong>la</strong> sua chitarra<br />

esclusivamente per queste accordature.<br />

Questa chitarra è molto<br />

leggera e non potrebbe essere accordata<br />

in accordatura ‘standard’;<br />

ma in DADGAD (e nelle altre accordature<br />

con le corde abbassate) è<br />

incredibile, <strong>la</strong> sua grande risposta <strong>la</strong><br />

distingue dalle altre chitarre.<br />

Devo riconoscere che <strong>la</strong> mia abilità<br />

e il mio approccio nel costruire<br />

chitarre è maturato attraverso gli<br />

anni. Ma questo è il tipico effetto del<br />

passare del tempo ed è un lungo<br />

percorso. I musicisti che ho citato<br />

(e anche tanti altri) hanno arricchito<br />

<strong>la</strong> mia carrierà e ispirato <strong>la</strong> mia creatività.<br />

Le mie chitarre differiscono da<br />

quelle ‘industriali’ perché sono fatte<br />

dalle mie mani per le vostre mani.<br />

Credo che ciò che mi distingue<br />

partico<strong>la</strong>rmente dagli altri liutai<br />

sia il mio ‘istinto’ verso il legno.<br />

Anche se <strong>la</strong> mia produzione prevede<br />

dei modelli standard, considero<br />

ogni chitarra che faccio<br />

come una chitarra personalizzata<br />

e costruita per soddisfare le specifiche<br />

esigenze di un chitarrista.<br />

Naturalmente tutte le mie chitarre<br />

hanno qualcosa di simile che<br />

le contraddistingue: il peculiare<br />

‘suono Franklin’.<br />

La chitarra costruita per El<br />

McMeen può essere ascoltata sul<br />

bl<br />

Una Franklin OM del 2007 Lascia un commento<br />

17<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

suo DVD Celtic, Sacred & Pop Fingerstyle<br />

Guitar (Stefan Grossman’s<br />

Guitar Workshop, 2008). El ha avuto<br />

tante chitarre, tutte molto buone,<br />

ma erano costruite per sopportare<br />

<strong>la</strong> tensione delle corde in accordatura<br />

standard. Quando si passa per<br />

esempio all’accordatura CGDGAD,<br />

<strong>la</strong> tensione si abbassa notevolmente<br />

e si ha come risultato che le corde<br />

perdono <strong>la</strong> loro capacità di far vibrare<br />

<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> in maniera efficiente.<br />

Per correggere questo problema <strong>la</strong><br />

mia idea è stata quel<strong>la</strong> di rimuovere<br />

<strong>la</strong> giusta quantità di legno dalle<br />

catene e dal<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica. In<br />

questo modo, nonostante <strong>la</strong> minore<br />

tensione delle corde, <strong>la</strong> chitarra<br />

suona correttamente.<br />

La chitarra costruita in questa<br />

maniera non può essere suonata in<br />

accordatura normale con delle corde<br />

light (ma si possono usare delle<br />

extra-light) perché è stata costruita<br />

appositamente per le accordature<br />

aperte. Se si provasse a portar<strong>la</strong><br />

in accordatura standard (EADGBE)<br />

con delle corde light, si correrebbe<br />

il rischio di scol<strong>la</strong>re il top e il ponte.<br />

Nick Kukich


l blog<br />

Ciao, sono Jacques Stotzem,<br />

dal Belgio, e sono molto contento<br />

di partecipare a Fingerpicking.<br />

net. Due cose anzitutto sono importanti<br />

da dire a proposito del<br />

mio modo di suonare: <strong>la</strong> dinamica<br />

e <strong>la</strong> melodia.<br />

Da quando ho imparato <strong>la</strong><br />

chitarra fingerstyle attraverso il<br />

blues acustico, ho sempre <strong>la</strong>vorato<br />

sul controllo del<strong>la</strong> gamma<br />

dinamica, perché è questa che<br />

dà vita a un brano per chitarra.<br />

Nei miei concerti preferisco presentare<br />

un repertorio ampio, dai<br />

brani romantici fino a energici<br />

pezzi rock. È interessante sottolineare<br />

che anche brani molto<br />

dolci devono essere suonati con<br />

un forte controllo del<strong>la</strong> dinamica.<br />

I fingerpicks di p<strong>la</strong>stica che uso<br />

sono di grande aiuto per ottenere<br />

un suono forte e pulito.<br />

L’altra cosa che mi piace nel<strong>la</strong><br />

musica è <strong>la</strong> melodia. È sempre<br />

stata una grande sfida per me<br />

cercare di creare sul<strong>la</strong> chitarra<br />

delle melodie che possano essere<br />

cantate. La conoscenza<br />

dell’armonia è importante per<br />

capire come una melodia possa<br />

essere sviluppata, e questa è<br />

una delle ragioni per cui, da molto<br />

tempo, uso soltanto l’accordatura<br />

standard, per mantenere<br />

<strong>la</strong> conoscenza degli accordi,<br />

delle scale, dell’armonizzazione<br />

delle scale, e così via. È una<br />

scelta personale, ma secondo<br />

me l’unico modo per essere capace<br />

di gestire tutte quelle nozioni<br />

era utilizzare l’accordatura<br />

standard.<br />

Vi auguro ogni bene!<br />

Jacques Stotzem<br />

Lascia un commento<br />

Dinamica e melodia<br />

in accordatura standard<br />

18<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Jacques Stotzem a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010


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Pino Russo<br />

Reno Brandoni<br />

Riccardo Zappa<br />

Stefan Grossman<br />

Stefano Barbati<br />

Stefano Mirando<strong>la</strong><br />

Val Bonetti


ar artisti<br />

Jackson Browne all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana<br />

Premiato a “Corde & Voci per Dialogo & Diritti”<br />

Andrea Fabi<br />

Tutti quelli con cui parlo sono pronti<br />

a partire con <strong>la</strong> luce del mattino<br />

Hanno visto abbastanza a lungo <strong>la</strong><br />

fine arrivare per credere<br />

Di aver sentito il loro ultimo<br />

avvertimento<br />

Ognuno ha il suo biglietto in mano<br />

E come scende <strong>la</strong> sera mi siedo a<br />

pensare ad Ogni Uomo<br />

(Jackson Browne. “For<br />

Everyman”, dall’album omonimo,<br />

1970)<br />

Così, con <strong>la</strong> risposta scritta 37<br />

anni fa a “Wooden Ships” dall’album<br />

Crosby, Stills & Nash (1969),<br />

un emozionato Jackson Browne<br />

inizia <strong>la</strong> perfomance magica di sabato<br />

22 maggio sul palco centrale<br />

del XIII Acoustic Guitar Meeting di<br />

Sarzana, dopo che gli è stato consegnato<br />

il premio “Corde & Voci<br />

per Dialogo & Diritti”. È stato il risultato<br />

di un lungo <strong>la</strong>voro, iniziato<br />

da Roy McAlister, amico di lunga<br />

data e liutaio di Jackson Browne,<br />

coordinato dal<strong>la</strong> grinta del direttore<br />

artistico del<strong>la</strong> rassegna, Alessio<br />

Ambrosi, che non ha mai mol<strong>la</strong>to.<br />

Anche nei momenti in cui sembrava<br />

proprio si dovesse rinunciare,<br />

ecco il jolly che non ti aspetti! Ma<br />

com’è cominciato il tutto?<br />

Abbiamo avuto un sogno<br />

Durante l’XI edizione dell’AGM<br />

di Sarzana, Alessio Ambrosi, Roy<br />

McAlister ed io par<strong>la</strong>mmo di un<br />

sogno: far tesoro del<strong>la</strong> grande<br />

amicizia di lunga data di Roy con<br />

Jackson Browne per portarlo al festival.<br />

Eravamo proprio fuori del<strong>la</strong><br />

Fortezza Firmafede – sede storica<br />

dell’AGM – e tutti e tre discutevamo<br />

di come si poteva fare per portare<br />

un vero e proprio gigante del<strong>la</strong><br />

‘nostra musica’ a Sarzana.<br />

Tornato a Gig Harbor, Roy ha<br />

cominciato a par<strong>la</strong>re del festival a<br />

Jackson, ne ha par<strong>la</strong>to in maniera<br />

davvero entusiasmante dato che<br />

a Sarzana ci ha <strong>la</strong>sciato il cuore (e<br />

infatti ci ha portato poi quest’anno<br />

tutta <strong>la</strong> famiglia) e ne ha par<strong>la</strong>to tutte<br />

le volte che si sono incontrati.<br />

Un bel giorno, siamo nel 2009, mi<br />

arriva un’e-mail dal buon Roy, nel<strong>la</strong><br />

quale mi scrive che ci sono tre<br />

pass per il backstage del concerto<br />

che Jackson terrà a Bologna l’11<br />

di maggio. Arriva il fatidico giorno<br />

al Teatro Manzoni di Bologna e,<br />

subito dopo il fantastico concerto,<br />

vado nei camerini dove JB mi<br />

riceve subito con un gran sorriso.<br />

Infatti Roy gli aveva anticipato <strong>la</strong><br />

visita di un suo amico italiano. Dopo<br />

aver par<strong>la</strong>to di chitarre per una<br />

20<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

buona mezz’ora, gli comincio a<br />

raccontare del Meeting di Sarzana<br />

e lui mi conferma che Roy gliene ne<br />

aveva par<strong>la</strong>to tantissimo in termini<br />

davvero entusiastici. Quando gli<br />

dico che il festival si svolge in una<br />

fortezza del ’500, nelle cui stanze<br />

si tengono esposizioni di centinaia<br />

di chitarre acustiche, workshop di<br />

liuteria, seminari di chitarra e concerti,<br />

vedo una luce accendersi nei<br />

suoi occhi. Mi dice che gli piacerebbe<br />

venire, però Roy mi aveva<br />

avvertito: «Se fosse per Jackson,<br />

lui andrebbe in tutti i posti dove viene<br />

chiamato, ma poi il suo management<br />

gli ricorda <strong>la</strong> sua fittissima<br />

agenda di impegni e molte cose<br />

purtroppo sfumano». Così saluto<br />

Jackson con una flebile speranza


di rivederlo a Sarzana.<br />

Passa l’estate e Alessio mi telefona,<br />

dicendo con <strong>la</strong> passione<br />

che lo contraddistingue: «Andre’,<br />

ci dobbiamo provare, Roy lo deve<br />

contattare a tutti i costi!» Jackson<br />

è in tour e non risponde alle e-mail<br />

di Roy, ma quando ormai avevamo<br />

perso ogni speranza, Alessio<br />

viene a sapere che <strong>la</strong> manager di<br />

Jackson è Cree Clover Miller, figlia<br />

– udite udite – di Joel Rafael, che<br />

a sua volta a Sarzana ci aveva <strong>la</strong>sciato<br />

il cuore. Comincia allora una<br />

fitta rete di e-mail e telefonate tra<br />

Alessio e Cree, il cui tema era dare<br />

il premio “Corde & Voci” a Jackson<br />

Browne, che avrebbe suonato alcuni<br />

pezzi il sabato sera del<strong>la</strong> settimana<br />

dell’AGM. Ricordo come fosse<br />

adesso <strong>la</strong> telefonata di Alessio:<br />

«Andre’, ti comunico ufficialmente<br />

che Jackson Browne sarà a Sarzana<br />

per ritirare il premio e suonerà<br />

alcuni pezzi, ma tu mi devi dare<br />

una mano, ti devi prendere cura di<br />

lui, ci conto». Stare tre giorni con<br />

Jackson Browne… e chi sarebbe<br />

stato cosi pazzo da rifiutare? Inizia<br />

cosi il conto al<strong>la</strong> rovescia.<br />

Un po’ di storia<br />

Jackson Browne nasce in Germania<br />

nell’ottobre del 1948, ma<br />

cresce a Los Angeles e <strong>la</strong> sua carriera<br />

di autore inizia prestissimo:<br />

all’età di sedici anni scrive già un<br />

capo<strong>la</strong>voro come “These Days”,<br />

che gli viene subito presa da Nico<br />

dei Velvet Underground. Durante<br />

l’ultimo anno del<strong>la</strong> high school<br />

entra a far parte per un brevissimo<br />

periodo del<strong>la</strong> Nitty Gritty Dirt<br />

Band, poi col<strong>la</strong>bora con gli Eagles<br />

con cui fa dei tour insieme a Linda<br />

Ronstadt.<br />

David Lindley è il musicista con<br />

cui Browne ha condiviso gran parte<br />

del<strong>la</strong> sua vita musicale e le circostanze<br />

del loro incontro furono molto<br />

partico<strong>la</strong>ri. La prima volta si videro<br />

al Topanga Banjo Fiddle Contest,<br />

dove Jackson partecipò con <strong>la</strong> Nitty<br />

Gritty che vinse, mentre per il primo<br />

anno Lindley partecipò invece<br />

come giudice, dopo aver vinto cinque<br />

volte di fi<strong>la</strong>; Ry Cooder fu uno<br />

Jackson Browne all’Acoustic<br />

Guitar Meeting di Sarzana<br />

dei promotori di questa nomina…<br />

forse perché lui arrivava sempre secondo!<br />

Contestualmente, Lindley e<br />

il suo gruppo, i Kaleidoscope, uscirono<br />

con un album che colpì molto<br />

Jackson. In seguito si incontrarono<br />

ad una convention del<strong>la</strong> CBS, dove<br />

Lindley scoprì che Browne era un<br />

grande appassionato del<strong>la</strong> musica<br />

dei Kaleidoscope e che andava ad<br />

ascoltarli stando fuori dai locali perché<br />

minorenne. Al primo concerto<br />

di JB al Troubadour, dove apriva per<br />

Linda Ronstadt, il batterista del<strong>la</strong><br />

Nitty Gritty si presentò con Lindley,<br />

il quale si era portato dietro il suo<br />

violino. Appena presentati Jackson<br />

iniziò a suonare “These Days”, che<br />

David non aveva mai sentito prima,<br />

e dopo qualche secondo cominciò<br />

a suonare anche lui. L’emozione<br />

che provò JB lo portò a iniziare una<br />

col<strong>la</strong>borazione con Lindley che dura<br />

ancora oggi.<br />

Il suo debutto risale al 1972 con<br />

l’album omonimo, al quale partecipano<br />

musicisti già in evidenza (tra<br />

cui C<strong>la</strong>rence White e David Crosby)<br />

e che gli frutta già i primi successi<br />

di c<strong>la</strong>ssifica (“Doctor My Eyes” e<br />

“Jamaica Say You Will”).<br />

Nel 1973 esce For Everyman,<br />

contenente <strong>la</strong> sua personale <strong>versione</strong><br />

di “Take It Easy”, brano che<br />

aveva abbandonato e poi terminato<br />

assieme al grande amico Glenn<br />

Frey, che con gli Eagles ne fece<br />

una hit incredibile: oggi ne esistono<br />

oltre duecento versioni e Jackson<br />

in ogni concerto dice che sta cercando<br />

<strong>la</strong> <strong>versione</strong> cinese, perché<br />

Lindley <strong>la</strong> vuole cantare… In For<br />

Everyman ci sono inoltre <strong>la</strong> sua <strong>versione</strong><br />

di “These Days” e <strong>la</strong> picco<strong>la</strong><br />

hit “Redneck Friend”. L’anno dopo<br />

pubblica Late for the Sky, da molti<br />

critici ritenuto il suo <strong>la</strong>voro migliore.<br />

Nel 1976 esce The Pretender, con<br />

liriche fortemente influenzate dal<br />

suicidio del<strong>la</strong> moglie Phillys.<br />

Nel 1977 esce un album dal vivo<br />

contenente solo pezzi inediti, Running<br />

On Empty, che è tratto dal suo<br />

tour americano e rappresenta il suo<br />

maggior successo commerciale.<br />

Nel 1979 organizza il grande concerto<br />

No Nukes, con partecipazioni<br />

21<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

ar<br />

tra gli altri di musicisti del calibro<br />

di Crosby, Stills & Nash, Bruce<br />

Springsteen, Ry Cooder e James<br />

Taylor.<br />

Hold Out esce nel 1980 e sale al<br />

primo posto nelle c<strong>la</strong>ssifiche. Nel<br />

tour del 1981 continua a portare<br />

avanti le sue idee pacifiste e antinucleari,<br />

tanto che nel 1982 viene<br />

arrestato in California mentre manifestava<br />

davanti a una centrale nucleare.<br />

Browne ritorna in c<strong>la</strong>ssifica<br />

sempre nel 1982 con il brano “Somebody’s<br />

Baby”, con cui aprirà gli<br />

show del suo primo lungo tour Europeo.<br />

Nel 1983 esce Lawyers in<br />

Love, con sonorità più pop e qualche<br />

ritorno al folk-rock tradizionale:<br />

il brano omonimo è una nuova hit.<br />

Nel 1985 duetta con il sassofonista<br />

C<strong>la</strong>rence Clemons nel singolo<br />

“You’re a Friend of Mine”.<br />

Tra il 1984 e il 1985 viene coinvolto<br />

da Little Steven nel progetto<br />

antiapartheid di Sun City, e nel<br />

1986 vede <strong>la</strong> luce Lives in the Ba<strong>la</strong>nce,<br />

caratterizzato da forti accuse<br />

al reaganismo, testi polemici e<br />

appassionati e <strong>la</strong> novità di sonorità<br />

esotiche grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

con un gruppo di artisti sudamericani<br />

in alcune canzoni (“Lawless<br />

Avenue” e “Lives in the Ba<strong>la</strong>nce”).<br />

Al<strong>la</strong> fine del decennio esce World in<br />

Motion, in cui è presente <strong>la</strong> cover di<br />

Little Steven “I Am a Patriot”.<br />

Negli ultimi anni Browne non è<br />

molto prolifico discograficamente,<br />

ma ritrova una verve che ricorda,<br />

almeno in parte, le composizioni<br />

del suo periodo migliore. Nel 1993<br />

esce infatti I’m Alive, in cui sono in<br />

evidenza un paio di pezzi come <strong>la</strong><br />

title track e “Sky of Blue and B<strong>la</strong>ck”.<br />

Nel 1996 esce Looking East, in cui<br />

spicca il brano “The Barricades of<br />

Heaven”. Per i venticinque anni di<br />

carriera, nel 1997, esce <strong>la</strong> sua prima<br />

antologia The Next Voice You<br />

Hear – The Best of Jackson Browne,<br />

contenente due brani inediti:<br />

“The Rebel Jesus” e “The Next Voice<br />

You Hear”.<br />

Nel 2002 vede <strong>la</strong> luce The Naked<br />

Ride Home, dove ci sono dei<br />

veri e propri gioielli come il pezzo<br />

che dà il titolo all’album, “About


ar<br />

My Imagination” (riproposta poi in<br />

tour come medley con “Doctor My<br />

Eyes”), “Walking Town”, il reggae<br />

“For Taking the Trouble” e “My Stunning<br />

Mistery Companion”. Due anni<br />

dopo viene pubblicata una nuova<br />

compi<strong>la</strong>tion in due dischi, The Very<br />

Best of Jackson Browne. Nel febbraio<br />

del 2004 Bruce Springsteen<br />

fa il discorso di presentazione per<br />

lui al<strong>la</strong> Rock and Roll Hall of Fame.<br />

Nel 2005 esce il suo primo vero e<br />

proprio ‘live album’: Solo Acoustic<br />

– Vol. 1, a cui fa seguito il Vol. 2. Entrambi<br />

questi album danno <strong>la</strong> giusta<br />

immagine di Jackson Browne<br />

dal vivo: una serata tra amici dove<br />

lui esegue pezzi a richiesta, commentandoli<br />

con aneddoti e battute<br />

e rega<strong>la</strong>ndo emozioni uniche. Nel<br />

2007 viene introdotto al<strong>la</strong> Songwriter’s<br />

Hall of Fame. Esce poi Time<br />

the Conqueror, molto ben scritto,<br />

i cui testi sono centrati fortemente<br />

su temi politici (“Why is impeachment<br />

not on the table / We better<br />

stop them while we are able”…)<br />

e su fatti come l’uragano Katrina<br />

(“Where Were You”). L’11 maggio di<br />

quest’anno è uscito Love Is Strange,<br />

registrato durante un tour del<br />

2006 in Spagna (Madrid, Barcellona,<br />

Oviedo e Siviglia) con ‘el maestro’<br />

David Lindley e vari musicisti<br />

spagnoli, con i quali Jackson ripercorre<br />

magnificamente <strong>la</strong> sua ultradecennale<br />

carriera musicale.<br />

Tre giorni con JB<br />

È finalmente il 20 maggio.<br />

Jackson Browne arriva con un volo<br />

da Madrid alle 15.52 a Firenze<br />

e, per essere sicuro di non avere<br />

intoppi e giungere in ritardo, sono<br />

in aeroporto alle… 14! Le due<br />

ore vo<strong>la</strong>no e poco dopo le 16 lui<br />

si affaccia sorridente dal cancello<br />

degli arrivi, con <strong>la</strong> sua simpaticissima<br />

compagna Dianna, e mi saluta<br />

dicendo: «Così dopo un anno<br />

ci vediamo di nuovo!» ricordandosi<br />

evidentemente del nostro incontro<br />

dopo il suo show a Bologna.<br />

Questo sorprendente saluto mi<br />

tranquillizza e fa sparire in un secondo<br />

tutte le paure e le ansie che<br />

avevo nell’incontrare un pi<strong>la</strong>stro<br />

Jackson Browne all’Acoustic<br />

Guitar Meeting di Sarzana<br />

del<strong>la</strong> musica come lui. La capacità<br />

di Jackson di metterti a tuo agio è<br />

stupefacente.<br />

Carichiamo i bagagli con <strong>la</strong> sua<br />

chitarra – una Gibson LG-2 degli<br />

anni ’40 tutta in mogano – e ci dirigiamo<br />

verso l’albergo a Sarzana;<br />

abbiamo poco più di un’ora di strada<br />

da fare. Dopo aver tranquillizzato<br />

telefonicamente Alessio e dopo<br />

i convenevoli di rito, il discorso scivo<strong>la</strong><br />

subito e con naturalezza sulle<br />

chitarre. Quando lui par<strong>la</strong> dei suoi<br />

amici ovviamente li chiama per nome:<br />

Neil, David, Bonnie, James,<br />

Ry… In quel momento mi rendo<br />

conto ancor di più che, accanto a<br />

me nel<strong>la</strong> mia auto, è seduto uno dei<br />

miei miti musicali, uno dei migliori<br />

cantautori di sempre con tutti i suoi<br />

dischi, i capo<strong>la</strong>vori che ha scritto, le<br />

col<strong>la</strong>borazioni con centinaia di altri<br />

musicisti…<br />

Mi dice subito che non ha portato<br />

<strong>la</strong> sua McAlister perché, essendo<br />

in palissandro brasiliano, aveva<br />

paura di incontrare problemi in dogana.<br />

Poi, con un po’ di timore, gli<br />

dico che in tutti questi anni di concerti,<br />

secondo me, il miglior suono<br />

dal vivo che io abbia mai sentito<br />

è stato quello di Neil Young con il<br />

suo FRAP (F<strong>la</strong>t Response Acoustic<br />

Pickup) System; che però sembrerebbe<br />

essere un sistema estremamente<br />

difficile da settare, tanto<br />

che il guitar tech di Young – Larry<br />

Cragg – disse in un’intervista che<br />

poteva andar bene solo per chi<br />

ha un impianto da almeno 50.000<br />

dol<strong>la</strong>ri e un “pazzo” come lui che<br />

glielo rego<strong>la</strong> prima di ogni spettacolo.<br />

Jackson è assolutamente<br />

d’accordo, anzi è proprio grazie<br />

a ‘Neil’ che anche lui ha montato<br />

per un periodo il FRAP sulle sue<br />

chitarre. Poi un giorno è successo<br />

un guaio e ha provato a sistemare<br />

da solo il pickup, ma era davvero<br />

impossibile. Così ha portato <strong>la</strong><br />

chitarra a Cragg per farsi spiegare<br />

come ripararlo, ma lui non ne ha<br />

voluto sapere: era davvero geloso<br />

del suo sapere e non permetteva<br />

a nessuno di assisterlo durante le<br />

riparazioni. Allora Jackson ha <strong>la</strong>sciato<br />

perdere il FRAP: «Sai, se mi<br />

22<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

succede qualcosa del genere durante<br />

un tour è davvero un casino.<br />

Così sono passato al Trance Audio<br />

[Acoustic Lens] che praticamente<br />

ha lo stesso principio del FRAP».<br />

Successivamente gli chiedo<br />

com’è arrivato alle chitarre Teisco<br />

(a Bologna un anno fa l’ho visto<br />

usare per tre pezzi proprio una Teisco<br />

Del Rey da 150 dol<strong>la</strong>ri, e il suono<br />

era stupefacente). E lui, facendo<br />

un sorrisetto ironico, mi chiede se<br />

ultimamente avevo visto Ry Cooder<br />

dal vivo. Al che gli rispondo<br />

che l’avevo visto proprio lo scorso<br />

anno a Roma e che mi aveva colpito<br />

una Telecaster baritona stranissima…<br />

Jackson si mette a ridere e<br />

dice: «Sì, proprio quel<strong>la</strong>! Sai qual è<br />

il segreto di quel<strong>la</strong> chitarra? Il pick<br />

up Teisco: Ry lo ha montato pure<br />

sul<strong>la</strong> Coodercaster [<strong>la</strong> Strato più<br />

usata da Cooder, che ha anche un<br />

pickup Oahu Lap Steel al manico]».<br />

Poi Jackson e Dianna rimangono<br />

colpiti dai blocchi di marmo di Carrara<br />

e poco dopo il jet <strong>la</strong>g ha il sopravvento;<br />

JB è arrivato da Santa<br />

Monica con uno scalo a Barcellona<br />

per prendere Dianna…<br />

La sera siamo a cena insieme a<br />

Roy McAlister con famiglia e al nostro<br />

caro amico Paolo. Roy vuol fare<br />

una sorpresa e porta in albergo sei<br />

chitarre di sua costruzione, tre mie<br />

e tre di Paolo. Io prendo subito in<br />

mano <strong>la</strong> nuova ‘Roy SmeckAlister’<br />

di Paolo, battezzata cosi proprio da<br />

Jackson, in adirondack e mogano:<br />

davvero un gran suono. Ma, mentre<br />

mi sto dilettando, vedo una mano<br />

che afferra <strong>la</strong> chitarra e me <strong>la</strong> strappa<br />

letteralmente via; mi giro e vedo<br />

Jackson sorridente che dice: «Questa<br />

<strong>la</strong> suono io!» Tira fuori un plettro<br />

e si mette a suonare di fianco a me:<br />

<strong>la</strong> chitarra suona molto meglio, al<strong>la</strong><br />

faccia di chi ancora non crede che<br />

le mani contano nel suono! Quello<br />

che mi sorprende è quanto JB<br />

suoni pesante: pensavo di avere<br />

io una mano pesante, ma lui suona<br />

davvero molto più forte di me,<br />

porta le chitarre veramente al limite<br />

e – ripeto – le chitarre in mano sua<br />

suonavano proprio meglio… Avere<br />

lui vicino che accenna “Barricades


of Heaven”, “Time the Conqueror”,<br />

“These Days”, “For Everyman”…<br />

mi faceva sentire in paradiso. Ogni<br />

tanto Paolo ed io ci guardavamo e<br />

non credevamo ai nostri occhi.<br />

Jackson quindi chiede a Roy a<br />

che punto è <strong>la</strong> replica del<strong>la</strong> Gibson<br />

CF-100. In effetti è da un po’ che<br />

ne sento par<strong>la</strong>re da Roy, il quale<br />

non glie<strong>la</strong> voleva fare perché a suo<br />

dire le tre originali che ha Jackson,<br />

scelte tra oltre trenta, sono strepitose.<br />

Roy comunque dice che<br />

glie<strong>la</strong> porterà ad uno dei due concerti<br />

che JB terrà nello stato di Washington<br />

a fine luglio, anche perché<br />

deve far provare una chitarra a David<br />

Lindley. E aggiunge una novità<br />

dell’ultima ora: dato che Jackson<br />

ha tre CF-100 strepitose, che si sta<br />

appassionando alle LG-2 e che <strong>la</strong><br />

LG-2 è di base una CF-100 senza<br />

<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> mancante, Roy si è ‘inventato’<br />

un altro modello di chitarra da<br />

sottoporgli, basato sul<strong>la</strong> LG-2 ma<br />

un po’ più lunga e <strong>la</strong>rga, con attacco<br />

del manico al XIII tasto, fasce e<br />

fondo in mogano, sca<strong>la</strong> corta.<br />

La prova continua con una Rick<br />

Ruskin Signature Model, praticamente<br />

una replica delle Gurian<br />

che oltre trent’anni fa avevano sia<br />

Paul Simon che JB. Poi, quando<br />

quest’ultimo prende in mano <strong>la</strong> mia<br />

00-45, Roy prontamente gli chiede<br />

se <strong>la</strong> vuole portare sul palco il sabato,<br />

visto che è anche microfonata.<br />

Lui <strong>la</strong> suona ancora un po’, ma<br />

non risponde…<br />

Estasiati si va poi a cena, e quando<br />

gli faccio provare un Amarone<br />

con i controfiocchi, spa<strong>la</strong>nca gli<br />

occhi ed esc<strong>la</strong>ma: «This wine is<br />

terrific!» Allora gliene porto due<br />

bottiglie, che si porterà poi via in<br />

valigia. Jackson è proprio a suo<br />

agio, scherza moltissimo con i figli<br />

di Roy, è loquace e ri<strong>la</strong>ssato, apprezza<br />

davvero tanto i piatti a base<br />

di pesce dell’hotel. Durante <strong>la</strong> cena<br />

succede qualcosa di veramente<br />

simpatico: alcuni fan mi avevano<br />

detto che Jackson era vegano (i<br />

vegani sono gli ultras dei vegetariani),<br />

cosa che ho poi riferito a Roy,<br />

che è rimasto molto sorpreso. Al<br />

che, dopo i vari antipasti di pesce<br />

Jackson Browne all’Acoustic<br />

Guitar Meeting di Sarzana<br />

e carne e i vari secondi sempre di<br />

pesce che Jackson si era gustato,<br />

Roy si è avvicinato a me con un<br />

sorriso sornione e mi ha sussurrato:<br />

«Vegan my ass!»<br />

Dopo aver mangiato, Jackson<br />

chiede esplicitamente di andare in<br />

Fortezza, perché vuol vedere John<br />

Gorka suonare. Appena entrati ci<br />

accoglie Alessio Ambrosi, che finalmente<br />

ha il piacere di stringergli <strong>la</strong><br />

mano e lo accompagna a <strong>la</strong>to del<br />

palco principale. Noto che in quel<br />

momento Jackson cambia faccia,<br />

diventa molto serio e ho avuto <strong>la</strong><br />

sensazione che si trasformasse nel<br />

professionista che è. Appena alcuni<br />

fan lo hanno notato, ho sentito una<br />

gran pressione, perché dovevamo<br />

assolutamente evitargli situazioni<br />

spiacevoli: <strong>la</strong> privacy per Jackson<br />

è <strong>la</strong> priorità assoluta. Nonostante<br />

sia nascosto nell’ombra, alcuni<br />

si avvicinano, ma lui in ogni caso<br />

ha un saluto per tutti. Così, ad un<br />

certo punto, mi faccio coraggio e<br />

gli dico che avevo piacere di presentargli<br />

un ‘ragazzo’ che ha avuto<br />

23<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

ar<br />

un impatto importante sul<strong>la</strong> chitarra<br />

acustica in Italia; al suo benestare<br />

faccio un cenno al nostro Andrea<br />

Carpi, che si avvicina e i due iniziano<br />

a par<strong>la</strong>re: bastano due minuti<br />

per toccare i temi del<strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura,<br />

che Jackson confessa di non aver<br />

mai compreso appieno, e delle accordature<br />

aperte, a proposito delle<br />

quali raccomanda un libro che è<br />

“profondamente connesso con l’intero<br />

universo” e che approfondisce<br />

in modo efficace il rapporto tra scale<br />

e accordi: The Tao of Tunings – A<br />

Map to the World of Alternate Tunings<br />

(Hal Leonard, 2008) di Mark<br />

Shark, di cui ricorda in partico<strong>la</strong>re le<br />

col<strong>la</strong>borazioni con John Trudell.<br />

Poi è il momento di John Gorka,<br />

a cui fa tantissimi complimenti<br />

e a cui poi non risparmia app<strong>la</strong>usi<br />

quando sale sul palco. Appena<br />

terminato il set di Gorka, chiede<br />

subito di andarsene prima che si<br />

accendano le luci. Arriviamo quindi<br />

in albergo e ci si dà appuntamento<br />

per <strong>la</strong> mattina successiva sul tardi,<br />

perché voleva “esercitare <strong>la</strong> voce”<br />

In concerto con <strong>la</strong> Gibson LG-2<br />

(foto di Alfonso Giardino)


ar<br />

per un paio d’ore.<br />

Verso le 13 di sabato ci ritroviamo<br />

al ristorante e ripetiamo <strong>la</strong> ‘performance<br />

gastronomica’ del<strong>la</strong> sera<br />

precedente. Comincia a raccontarmi<br />

di un Les Paul anni ’50 pagato<br />

85.000 dol<strong>la</strong>ri e subito interviene<br />

Dianna: «Quando Jackson compra<br />

una chitarra non ti puoi sbagliare:<br />

arriva a casa con un sorriso incredibile<br />

e capisci che ne ha combinata<br />

una delle sue… Dopo un po’ mi<br />

confessa infatti che gli è successa<br />

una cosa bellissima, cioè che si è<br />

comprato una chitarra!»<br />

Dopo pranzo si va in Fortezza,<br />

dove il buon Alessio lo prende ‘in<br />

consegna’. Così io vado a dare<br />

un saluto ai vari amici di Fingerpicking.net,<br />

che non vedevo da una<br />

vita, poi mi avvicino allo stand di<br />

Roy McAlister dove trovo una ressa<br />

incredibile: infatti c’è Jackson<br />

che sta suonando varie chitarre,<br />

tra cui un paio di Gibson d’annata<br />

di Andrea Bagnasco, liutaio e<br />

In concerto con <strong>la</strong> McAlister 00-45<br />

Vintage Series (foto di Alfonso Giardino)<br />

Jackson Browne all’Acoustic<br />

Guitar Meeting di Sarzana<br />

grande appassionato ed esperto<br />

di chitarre vintage. Jackson poi<br />

comprerà da Andrea una LG-2<br />

davvero splendida.<br />

Durante il giro del<strong>la</strong> Fortezza accade<br />

proprio quello che temevamo:<br />

un paio di fan estremamente<br />

esuberanti si avvicinano con pacche<br />

sulle spalle, ur<strong>la</strong>ndo cose del<br />

tipo: «Dai Jackson, facciamo una<br />

foto!» Jackson non fa una piega e<br />

sottovoce dice loro: «Va bene, ma<br />

per favore non attirate l’attenzione<br />

del<strong>la</strong> gente». E come se avesse<br />

par<strong>la</strong>to a un muro, uno dei due<br />

grida: “Ahò, chi mi fa <strong>la</strong> foto con<br />

Jackson?» Allora Alessio ed io facciamo<br />

un tagliafuori degno del miglior<br />

Meneghin e portiamo via JB,<br />

che di lì a poco farà il soundcheck.<br />

Per il soundcheck JB si porta sul<br />

palco <strong>la</strong> sua LG-2 e <strong>la</strong> mia McAlister<br />

00-45. Quando <strong>la</strong> prova, non<br />

trovando dove attaccare <strong>la</strong> tracol<strong>la</strong>,<br />

mi dice nel microfono: «Andrea, no<br />

guitar strap?» Per fortuna qualcuno<br />

24<br />

chitarra chitarra acustica acustica 1 1 nov.duemi<strong>la</strong>dieci<br />

duemi<strong>la</strong>undici<br />

dei tecnici gli porta una tracol<strong>la</strong>,<br />

che legherà al<strong>la</strong> paletta.<br />

Si va al ristorante con Dianna,<br />

Roy e <strong>la</strong> sua famiglia. Quando entriamo<br />

c’era un sacco di gente che<br />

stava guardando <strong>la</strong> finale di Champions<br />

League di calcio. JB si ricorda<br />

che giocava <strong>la</strong> mia squadra: al<br />

suo arrivo, per rompere il ghiaccio e<br />

sapendo che veniva da Madrid, gli<br />

avevo chiesto se aveva incontrato<br />

molti italiani in aeroporto, visto che<br />

c’era una finale di Coppa. Allora mi<br />

dice: «Non vai a vedere <strong>la</strong> partita?»<br />

Gli rispondo che preferivo stare con<br />

loro, e comunque entro mezz’ora<br />

saremmo dovuti ritornare in Fortezza.<br />

Ma lui non sente ragioni, si alza,<br />

mi prende sottobraccio e mi porta<br />

davanti al<strong>la</strong> TV dicendo: «Adesso<br />

spiegami cosa sta succedendo»…<br />

Vedere <strong>la</strong> finale di Champions del<strong>la</strong><br />

propria squadra con Jackson Browne<br />

sottobraccio è difficile da credere<br />

pure per me, ma è successo.<br />

Dopo cena lui chiede espressamente<br />

di tornare un po’ prima in<br />

Fortezza, perché vuole vedere <strong>la</strong><br />

performance di Victoria Vox. Appena<br />

finita <strong>la</strong> performance di Victoria,<br />

lo accompagno nel camerino e lui<br />

comincia a ‘scaldarsi’, prima con<br />

<strong>la</strong> chitarra (“Time the Conqueror”,<br />

“The Road”, “For Everyman”, “Barricades<br />

of Heaven” e lick vari) poi<br />

con <strong>la</strong> voce. Quando comincia a<br />

cantare rimango a bocca aperta:<br />

una potenza incredibile! Jackson<br />

spingeva di brutto con il diaframma<br />

e tirava fuori un volume di voce<br />

pazzesco, un volume che sicuramente<br />

non ti aspetti da un uomo di<br />

circa sessanta chili di peso.<br />

Il premio e l’esibizione<br />

Ore 22.30: showtime! Prendiamo<br />

l’ascensore insieme, Jackson<br />

si sistema <strong>la</strong> camicia, chiede a<br />

Dianna come sta, poi quando arriviamo<br />

a <strong>la</strong>to del palco chiede di<br />

poter verificare le chitarre prima di<br />

essere chiamato. Al che Alessio<br />

fa fare una pausa di cinque minuti<br />

prima di chiamare sul palco Massimo<br />

Caleo, il simpaticissimo sindaco<br />

di Sarzana, appassionatissimo<br />

di musica, che consegnerà il


premio “Corde & Voci per Dialogo<br />

& Diritti” a JB. Il sindaco poi, quasi<br />

ur<strong>la</strong>ndo, ringrazierà Roy McAlister<br />

per aver aiutato Alessio Ambrosi<br />

nell’impresa di portare Jackson al<br />

festival di Sarzana.<br />

Finita <strong>la</strong> cerimonia arriva il momento<br />

che i fan, venuti veramente<br />

da tutta Italia, stavano aspettando:<br />

Jackson imbraccia <strong>la</strong> sua Gibson<br />

e inizia una sempre toccante “For<br />

Everyman”. A dir <strong>la</strong> verità all’inizio<br />

del pezzo si nota qualche incertezza:<br />

infatti, incredibile a dirsi,<br />

Jackson è davvero emozionato.<br />

Finito il primo pezzo cambia chitarra,<br />

prende <strong>la</strong> mia McAlister 00-45<br />

e inizia l’inconfondibile arpeggio<br />

di “These Days”. Segue poi una<br />

struggente “Barricades of Heaven”.<br />

E chiude il set quel<strong>la</strong> che JB<br />

chiama una sorta di preghiera, “Far<br />

from the Arms of Hunger”. Il pubblico<br />

lo richiama a gran voce per<br />

un bis, che concederà: «Questa<br />

è una canzone che ho scritto veramente<br />

tanti anni fa!» Si tratta di<br />

“Take It Easy”, con il pubblico entusiasta<br />

che batte le mani a tempo<br />

e canta il ritornello…<br />

Ciao ‘little brother’<br />

Dopo i saluti si torna in camerino,<br />

dove ci si intrattiene con Roy<br />

e altri amici, poi si va in albergo.<br />

Mentre siamo in macchina metto<br />

sul lettore cd Blood on the Tracks,<br />

e Jackson e Dianna canticchiano<br />

dietro a Dy<strong>la</strong>n. Quando arriviamo<br />

in albergo, gli dico che l’episodio<br />

successo con quel fan nel pomeriggio<br />

mi aveva fatto sentire a disagio,<br />

e lui: «Andrea, mi dispiace<br />

tantissimo averti causato questo<br />

disturbo. Le persone che mi stanno<br />

vicino subiscono questo genere<br />

di pressione e vorrei evitarlo in<br />

tutti modi, ma purtroppo succede.<br />

Infatti oggi è anche successo<br />

che qualcuno mi riprendesse con<br />

<strong>la</strong> videocamera mentre ero con<br />

Dianna, e questo è inaccettabile.<br />

Dianna ed io ti ringraziamo tantissimo<br />

per esserti preso cura di noi<br />

in questi giorni, sei stato davvero<br />

gentile». Appena Jackson mi dice<br />

queste cose, mi viene in mente <strong>la</strong><br />

Jackson Browne all’Acoustic<br />

Guitar Meeting di Sarzana<br />

definizione che dà di lui David Crosby:<br />

«Se il bufalo sta morendo di<br />

fame o il vicino rimane senza luce<br />

elettrica, arriva subito <strong>la</strong> chiamata<br />

di Jackson». E Nash di rimando:<br />

«Non c’è niente che non faremmo<br />

per questo ragazzo quando ci<br />

chiama». Non a caso anche Randy<br />

Newman in una canzone dal titolo<br />

emblematico, “A Piece of the Pie”,<br />

scrive: «E se ne fregano tutti tranne<br />

Jackson Browne […] Bono è in<br />

Africa – non è mai qua / Il paese<br />

volta i propri occhi solitari verso<br />

chi? / Jackson Browne».<br />

La domenica è il giorno dei saluti,<br />

e durante il check out incontriamo<br />

al<strong>la</strong> reception Beppe Gambetta,<br />

che presento subito a Jackson come<br />

“un orgoglio musicale italiano”.<br />

Durante il viaggio verso l’aeroporto<br />

telefoniamo ad Alessio: Jackson<br />

lo ringrazia per l’invito, per quello<br />

che sta facendo per <strong>la</strong> musica, gli<br />

dice che si è trovato benissimo,<br />

che l’AGM è uno dei festival più<br />

belli a cui abbia mai partecipato, e<br />

che per questo gli farà tantissima<br />

pubblicità negli Stati Uniti. All’aeroporto<br />

di Pisa ci si abbraccia come<br />

vecchi amici: lo ringrazio per <strong>la</strong> sua<br />

disponibilità e ci salutiamo dicendoci<br />

che “ci vedremo on the road”.<br />

Ciao little brother!<br />

Appunti finali sul ‘guitar freak’<br />

Jackson Browne è un vero e proprio<br />

‘guitar freak’. Ha moltissime<br />

chitarre e, in partico<strong>la</strong>re, moltissime<br />

chitarre acustiche. Bellissima fu <strong>la</strong><br />

battuta di Bonnie Raitt durante un<br />

concerto insieme, riferendosi al<strong>la</strong><br />

lunga fi<strong>la</strong> di chitarre che JB aveva<br />

sul palco: «Ecco il miglior modo per<br />

usare il legno: fare chitarre da far<br />

suonare a Jackson Browne!»<br />

E di ogni chitarra Jackson ha scoperto<br />

le peculiarità e l’accordatura<br />

che <strong>la</strong> fa suonare al meglio. JB usa<br />

moltissime accordature alternative,<br />

perché «ogni chitarra vuole essere<br />

accordata in un certo modo» e<br />

perché «con un’accordatura puoi<br />

trasformare una canzone (vedi come<br />

ha trasformato un pezzo come<br />

“Looking East” accordando <strong>la</strong> chitarra<br />

in CGDGDD); inoltre perché gli<br />

25<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

ar<br />

piacciono sonorità «piene», e a volte<br />

deve arrangiare con <strong>la</strong> chitarra canzoni<br />

che sono state scritte ed eseguite<br />

al pianoforte; oppure perché<br />

spesso va in tour da solo e deve riarrangiare<br />

pezzi che esegue di solito<br />

con <strong>la</strong> band. Suona molti pezzi con<br />

chitarre accordate mezzo tono sotto<br />

e a volte usa un’accordatura appresa<br />

da John Leventhal, in Sol aperto<br />

ma con <strong>la</strong> sesta corda in Do.<br />

In tour Jackson Browne si porta<br />

un vero e proprio ‘armamentario’<br />

e, come il suo amico David Crosby,<br />

non ha problemi a montare pickup<br />

su chitarre di 70-80 anni fa. Le sue<br />

preferite sono:<br />

– due Gibson Roy Smeck Stage<br />

Deluxe degli anni ’30, una accordata<br />

mezzo tono sotto e l’altra un<br />

tono sotto.<br />

Poi sul palco di solito porta anche:<br />

– una riedizione Gibson Roy Smeck<br />

Stage Deluxe del 1994;<br />

– tre Gibson CF-100 degli anni ’50<br />

(una accordata in Re minore, una<br />

in Mi bemolle minore e una in Re);<br />

– una CF-100E accordata in Sol;<br />

– una Martin 00-17 degli anni ’50<br />

(in C# G# D# G# D# D#);<br />

– una Martin D-41 degli anni ’70 in<br />

accordatura standard;<br />

– una Epiphone Troubadour del ’66<br />

accordata in Mi bemolle minore;<br />

– una McAlister Crosby Model in<br />

accordatura standard;<br />

– una McAlister Roy SmeckAlister<br />

accordata mezzo tono sotto, usata<br />

in fingerpicking;<br />

– una McAlister baritona;<br />

– una Ryan Mission Grand Concert<br />

accordata in Sol.<br />

Le sue corde preferite sono le<br />

D’Addario. Su tutte le chitarre<br />

monta pick up Trance Audio Acoustic<br />

Lens T3 e, quando suona da<br />

solo, usa anche un microfono Neumann<br />

KM 184 e un ampli Fender<br />

Bandmaster.<br />

Ma queste sono solo le chitarre<br />

acustiche che si porta in tour…<br />

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ar artisti<br />

John Gorka a Sarzana<br />

Incontro con un cantautore-chitarrista di punta del nuovo folk<br />

Lauro Luppi<br />

Questo maggio ho avuto il piacere<br />

di partecipare al mio secondo<br />

Acoustic Guitar Meeting di Sarzana.<br />

Considerando <strong>la</strong> mia prima<br />

visita, pregustavo già <strong>la</strong> magnifica<br />

settimana che mi aspettava con<br />

i miei cari amici italiani, con le<br />

belle chitarre e <strong>la</strong> musica dal vivo<br />

del festival. Quest’anno ho portato<br />

con me mia moglie e i miei<br />

due figli per far loro assaporare<br />

le bellezze naturali e storiche… il<br />

cibo e <strong>la</strong> cultura d’Italia e <strong>la</strong> sua<br />

In concerto al Meeting di Sarzana<br />

(foto di Tiziano Gagliardi,<br />

Circolo Fotografico Sarzanese)<br />

splendida gente. Non mi aspettavo<br />

però di avere il privilegio di conoscere<br />

un cantautore americano<br />

che ammiravo da anni, John Gorka.<br />

L’ho visto in concerto diverse<br />

volte negli Stati Uniti… posseggo<br />

diversi suoi cd… abbiamo anche<br />

molti amici in comune. Ho spesso<br />

pensato a lui come a un tesoro<br />

dell’America, uno tra i più grandi<br />

compositori contemporanei di<br />

canzoni… ma non l’avevo mai<br />

incontrato. Il caso ha voluto che<br />

26<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

fosse in un’antica fortezza dell’Italia<br />

settentrionale, dove ho avuto<br />

finalmente l’opportunità di stringergli<br />

<strong>la</strong> mano e dirgli di persona<br />

quanto io ami <strong>la</strong> sua musica.<br />

Uno dei vantaggi del mio <strong>la</strong>voro<br />

di liutaio è di poter incontrare musicisti<br />

che ammiro e aver l’onore<br />

di dir loro personalmente quanto<br />

<strong>la</strong> loro musica significhi per me.<br />

Ma aver incontrato John Gorka<br />

quest’anno a Sarzana è stato molto<br />

di più. John ed io, insieme al<strong>la</strong><br />

mia famiglia, abbiamo passato tre<br />

giorni assieme, contornati amorevolmente<br />

da un gruppo splendido<br />

di amici speciali. Abbiamo condiviso<br />

momenti toccanti nel corso di<br />

riunioni private e pranzi casalinghi.<br />

Dopo ogni pranzo John prendeva<br />

<strong>la</strong> sua chitarra e, senza che nessuno<br />

glielo chiedesse, ci suonava<br />

qualche sua canzone. È quello che<br />

ha fatto… è quello che voleva fare.<br />

È stata un’esperienza che mi ha<br />

colpito e che mi è rimasta dentro.<br />

Non dimenticherò mai quei giorni<br />

e… dagli sguardi di quei pochi che<br />

hanno avuto <strong>la</strong> fortuna di far parte<br />

di quei momenti, posso dire che<br />

non sarò il solo.<br />

Delle tante cose che mi aspettavo<br />

da Sarzana, questa esperienza<br />

inaspettata è quel<strong>la</strong> che più risplenderà<br />

tra i miei ricordi. Grazie John!<br />

(Roy McAlister, Gig Harbor, 9<br />

giugno 2010)<br />

Miglior presentazione dell’artista<br />

credo non potesse essere espressa,<br />

scritta da uno che di cantautori<br />

se ne intende, almeno credo!<br />

Pertanto, ogni intenzione o tentativo<br />

di presentare John Gorka può<br />

essere messo tranquil<strong>la</strong>mente nel<br />

cassetto o postposto a quanto ha<br />

scritto chi, bisogno di tante presentazioni<br />

certo non ha… Tuttavia


iteniamo (plurale ‘plurale’, non<br />

‘maiestatis’) utile e doveroso completare<br />

i servizi sul<strong>la</strong> XIII edizione<br />

dell’Acoustic Guitar Meeting di<br />

Sarzana presentando John Gorka<br />

sia in modo un po’ ‘didascalico’,<br />

sia successivamente in modo meno<br />

scontato in quanto, d’accordo<br />

con lo stesso artista e con il nostro<br />

‘capitano’ Andrea Carpi, percorrere<br />

un binario diverso, raccontare<br />

una storia, una storia di amicizia,<br />

intimità, sensibilità e… treni (sicuramente<br />

uno di troppo), può fornire<br />

una chiave di lettura diversa,<br />

nuova, anche se saldamente legata<br />

al<strong>la</strong> grande tradizione del nostro<br />

strumento. Del resto, sapete<br />

benissimo come il cuore pulsante<br />

di Sarzana non sia soltanto <strong>la</strong> chitarra,<br />

ma <strong>la</strong> gente che si incontra<br />

e che <strong>la</strong> vive.<br />

Perché John Gorka<br />

Potrei iniziare semplicemente<br />

dicendo “perché è John Gorka”:<br />

perché personalmente lo ritengo<br />

uno dei pochissimi in grado di<br />

proseguire <strong>la</strong> grande tradizione<br />

del<strong>la</strong> canzone d’autore a un livello<br />

paragonabile a quello dei grandi<br />

c<strong>la</strong>ssici, perché è cantautore per<br />

cantautori, mai sopra le righe, mai<br />

scontato, perché è cantastorie e<br />

chitarrista dotato di tecnica poco<br />

più che elementare ma estremamente<br />

efficace, in grado di colpire<br />

proprio per <strong>la</strong> leggerezza con cui<br />

accompagna una voce splendida e<br />

perché, aspetto di importanza fondamentale,<br />

al recente Meeting di<br />

Sarzana ha colpito profondamente<br />

tutti i presenti, nessuno escluso.<br />

Per questo ritengo, ma non sono<br />

il solo, che l’apertura del Meeting<br />

al<strong>la</strong> canzone d’autore sia un<br />

aspetto fondamentale da considerare<br />

per il movimento del<strong>la</strong> chitarra<br />

acustica tutta.<br />

Cosa segna<strong>la</strong>re<br />

Sarò sincero, non troverete<br />

un’incisione che è una che non<br />

valga i soldi che costa, a testimoniare<br />

una serie di pubblicazioni di<br />

livello qualitativo sempre molto alto.<br />

Anche nel caso in cui il nostro<br />

ha registrato con una band, questa<br />

mai è sopra le righe, sempre al<br />

servizio dell’artista e del<strong>la</strong> canzone.<br />

Non parliamo poi del<strong>la</strong> qualità delle<br />

registrazioni: se osservate le etichette<br />

per cui John ha pubblicato<br />

e pubblica tuttora, riconoscerete<br />

due etichette che hanno fatto del<strong>la</strong><br />

qualità un vero e proprio manifesto.<br />

Irrinunciabili sono tutti i dischi<br />

registrati per <strong>la</strong> Red House, a cui<br />

deve essere aggiunto il Land of<br />

the Bottom Line che ne diffuse il<br />

talento purissimo. Qualcuno un<br />

po’ di maniera (After Yesterday e<br />

Old Future’s Gone) in cui si tentò<br />

<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> ‘Americana’ o del ‘New<br />

Country’, via che fu causa di fraintendimento<br />

dell’artista, che si vide<br />

etichettato un po’ in tutti i modi,<br />

specie in seguito agli anni trascorsi<br />

a Nashville e alle col<strong>la</strong>borazioni con<br />

Nancy Griffith. Sappiate che John<br />

Gorka nel 1996 decise di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong><br />

Windham Hill, complice <strong>la</strong> tendenza<br />

dell’etichetta ad essere, per gli<br />

intenti dell’autore, un filino troppo<br />

‘commerciale’. Inoltre, le radici in<br />

New Jersey (a poche uscite dopo<br />

sul<strong>la</strong> NJ Turnpike vive quell’altro<br />

italo-ir<strong>la</strong>ndese, quello che scrisse<br />

di ‘fabbriche e oscurità’… ) e le<br />

tematiche delle canzoni fecero sì<br />

che John Gorka fosse etichettato<br />

persino come il nuovo Springsteen:<br />

beh, nul<strong>la</strong> di più sbagliato; qui<br />

siamo al<strong>la</strong> presenza di una carriera<br />

e di una forma di canzone che,<br />

pur rispettando i canoni tradizionali<br />

del<strong>la</strong> canzone d’autore americana,<br />

è del tutto originale.<br />

Ma… sì, c’è un ma: John Gorka<br />

è artista da palco, per <strong>la</strong> gente,<br />

pare trovarsi maggiormente a<br />

proprio agio di fronte o in mezzo a<br />

delle persone che sono pronte ad<br />

ascoltare le sue storie (ci arriveremo).<br />

John Gorka potrebbe porsi<br />

nelle migliori condizioni di fronte<br />

al<strong>la</strong> bolgia impazzita di uno stadio<br />

così come a poche persone presenti<br />

in una stanza, e l’effetto sarebbe<br />

esattamente lo stesso, identico:<br />

toccare ciascuno dei presenti<br />

in un modo profondo ed efficace,<br />

ottenendone l’immediato silenzio<br />

teso ad ascoltare l’unica cosa che<br />

27<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

John Gorka<br />

a Sarzana<br />

ar<br />

conta, le canzoni, cantate da una<br />

delle voci sicuramente più belle del<br />

panorama musicale attuale.<br />

A costo di fare a cazzotti con chi<br />

vi precede nel<strong>la</strong> fi<strong>la</strong> per accaparrarsi<br />

l’ultima copia disponibile, dovete<br />

avere il dvd The Gypsy Life, a<br />

qualunque costo… ne vale <strong>la</strong> pena,<br />

tanto il male fisico poi passa. Come<br />

definirlo? Concerto privato, ‘concept<br />

concert’… non lo so, so solo<br />

che una volta inserito il prezioso<br />

dischetto nel lettore, <strong>la</strong> prima cosa<br />

che sorprende è l’atmosfera intima<br />

del contesto: un tappeto, qualche<br />

pianta, qualche microfono, una<br />

chitarra, un mandolino, un pianoforte<br />

e un basso elettrico (suonato<br />

da Michael Manring). E poi? Poi…<br />

<strong>la</strong> chitarra acustica che suona come<br />

una… chitarra di legno, il basso<br />

caldo e naturale che suona come<br />

un basso e <strong>la</strong> voce sorprendente<br />

per <strong>la</strong> presenza e <strong>la</strong> pulizia, tale da<br />

rendere il gruppetto presente lì dietro<br />

a voi. Tecnicamente par<strong>la</strong>ndo<br />

il dvd è una meraviglia: non ci sono<br />

riverberi e<strong>la</strong>stici, equalizzazioni<br />

pesanti, compressioni… macché,<br />

il tutto suona in modo assolutamente<br />

e finalmente naturale, in un<br />

modo splendido che rende onore a<br />

uno dei più grandi cantautori oggi<br />

viventi. Poche cose, ma quelle giuste<br />

nel momento giusto e al posto<br />

giusto, una serie di canzoni che inducono<br />

il sottoscritto a una perversa<br />

ricerca di aggettivi, peraltro inutile<br />

in quanto nessuno renderebbe<br />

onore a un documento così bello e<br />

così prezioso.<br />

Un po’ di storia<br />

Del<strong>la</strong> discografia di John Gorka<br />

abbiamo già detto. Vediamo ora di<br />

capire i perché (o provarci almeno)<br />

che portano un personaggio qui in<br />

Italia semisconosciuto ad essere<br />

considerato uno dei maggiori cantautori<br />

in attività.<br />

Gli inizi lo vedono studente di<br />

Storia e Filosofia ed ospite fisso nel<br />

locale di Godfrey Daniels, una delle<br />

istituzioni musicali del<strong>la</strong> parte orientale<br />

del<strong>la</strong> Pennsylvania: un piccolo<br />

caffè e sa<strong>la</strong> d’ascolto di quartiere<br />

che, come spesso accadeva, si


ar<br />

John Gorka<br />

a Sarzana<br />

trovava ad esser ritrovo di amanti<br />

del<strong>la</strong> musica e musicisti. Ben<br />

presto l’artista ‘residente’ John<br />

Gorka incontra Stan Rogers, Eric<br />

Andersen, Tom Paxton e C<strong>la</strong>udia<br />

Schmidt, ricevendone influenze e<br />

ispirazioni. Logica conseguenza<br />

il successivo trasferimento a New<br />

York City, dove Jack Hardy del circolo<br />

Folk Fast (un terreno fertile per<br />

molti importanti singer-songwriter)<br />

diviene una potente fonte di educazione<br />

e di incoraggiamento.<br />

Seguono appuntamenti importanti<br />

come il Kerrville Folk Festival in<br />

Texas (dove ha vinto il New Folk<br />

Award nel 1984) e Boston, ambienti<br />

in cui <strong>la</strong> sua voce baritonale<br />

e <strong>la</strong> sua scrittura molto intima iniziano<br />

ad affermarsi definitivamente.<br />

La Red House, sempre in cerca<br />

di talenti, lo mette sotto contratto<br />

nel 1987 e <strong>la</strong> pubblicazione del primo<br />

album, nello stesso anno, è un<br />

successo sia di pubblico che di critica,<br />

che gli favorisce il passaggio<br />

al<strong>la</strong> Windhan Hill di William Ackerman<br />

nel 1989. In sette anni vengono<br />

pubblicati cinque album: Land<br />

of the Bottom Line (uno dei miei<br />

preferiti), Jack’s Crows, Temporary<br />

Road, Out of the Valley e Between<br />

Dopopranzo con gli amici a Sarzana<br />

(foto di Andrea Fabi)<br />

Five and Seven, mentre Rolling<br />

Stone lo indica come «il preminente<br />

singer-songwriter maschile del<br />

nuovo movimento folk».<br />

Nel 1998, dopo sette anni di Windham<br />

Hill/High Street, John sente il<br />

bisogno di un cambiamento e decide<br />

di tornare alle sue radici musicali<br />

con <strong>la</strong> Red House Records: scelta<br />

determinata in parte dall’onestà artistica<br />

che l’etichetta rappresenta,<br />

in un settore dove il business del<strong>la</strong><br />

musica troppo spesso ha <strong>la</strong> precedenza.<br />

Come dice lo stesso John,<br />

«<strong>la</strong> Red House mette al primo posto<br />

<strong>la</strong> musica, come me, ed è un<br />

buon posto in cui stare».<br />

Il marchio di Gorka<br />

Il disco After Yesterday rappresenta<br />

il primo frutto di quel<strong>la</strong> riunione<br />

e riflette il costante impegno<br />

di John Gorka nel cercare una dimensione<br />

artigianale del<strong>la</strong> scrittura,<br />

semplice e diretta. Chi conosce<br />

John Gorka da più tempo ritroverà<br />

il marchio di John costituito da una<br />

liricità ed una attenzione ai dettagli<br />

in grado di evocare efficacemente<br />

un tempo, un luogo, una persona<br />

o una gamma di emozioni. Ma sono<br />

presenti in esso anche tracce<br />

28<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

di nuove direzioni musicali, con<br />

l’aggiunta delle percussioni, archi,<br />

pianoforte, elementi che verranno<br />

ripresi e raffinati in ogni elemento<br />

del<strong>la</strong> sua discografia.<br />

Tentando di focalizzare, possiamo<br />

affermare senza tema di smentita<br />

che John Gorka è uno scrittore<br />

profondamente autobiografico: <strong>la</strong><br />

serenità interiore di cui gode gli<br />

permette di condividere, senza<br />

paura, anche i recenti cambiamenti<br />

nel<strong>la</strong> sua vita (il matrimonio, <strong>la</strong><br />

paternità, il viaggio verso il Minnesota)<br />

raffigurati in immagini come<br />

in “Cypress Trees”, “After Yesterday”<br />

e “When He Cries”. Possiamo<br />

notare una coscienza indurita,<br />

racchiusa in “Wisdom”, ma ogni<br />

canzone è un piccolo capo<strong>la</strong>voro<br />

in quanto pervasa da storia e studi<br />

di carattere: “Amber Lee”, “Silvertown”<br />

e “Zuly”. Ogni canzone<br />

per John Gorka ha un’importanza<br />

fondamentale e potrebbe essere<br />

pubblicata anche ‘a so<strong>la</strong>’ tanto è<br />

profonda, tanto stuzzica l’immaginazione<br />

e l’introspezione.<br />

Qui troviamo quello che è forse il<br />

limite di John Gorka: i suoi dischi,<br />

intesi come pubblicazioni di raccolte<br />

di inediti, non sono mai di facile<br />

ascolto, richiedono quell’attenzione<br />

che merita ogni quadro, anche<br />

piccolo. La profondità che mette in<br />

ogni suo verso richiede un’attenzione<br />

che, oggi, in molti non sono<br />

in grado di mantenere, in quanto<br />

Gorka risulta abile nel coniugare<br />

nelle proprie opere una misce<strong>la</strong> di<br />

poesia, introspezione, umorismo<br />

(circo<strong>la</strong> un video splendido del<strong>la</strong><br />

canzone “I’m from New Jersey”<br />

in cui John alza il braccio come<br />

quell’altro, sempre del NJ…).<br />

Senza dubbio una lunga strada<br />

dagli inizi in quel caffè di Godfrey<br />

Daniels ed una strada altrettanto<br />

lunga da percorrere ancora. Al<strong>la</strong><br />

base di tutto, John Gorka è ancora<br />

fiero di far parte di quel<strong>la</strong> ‘tradizione<br />

popo<strong>la</strong>re’ che vede nel<strong>la</strong><br />

musica acustica non una tendenza,<br />

non una moda, ma un’espressione<br />

profonda e intelligente del<strong>la</strong><br />

vita quotidiana.


Perché John Gorka dunque?<br />

Cosa ricevo dal conoscere John<br />

Gorka? Cosa mi rimane da questo<br />

incontro che io non abbia tentato<br />

di trasmettere? Mo lto di non<br />

spiegabile, molto di soggettivo,<br />

non raccontabile se non ricorrendo<br />

al ‘gusto personale’. In ogni<br />

caso sappiate che John Gorka è<br />

in grado di aprire porte di cui chi<br />

si trova ad incrociarne le canzoni<br />

Discografia<br />

Album in studio<br />

I Know, Red House Records, 1987<br />

Land of the Bottom Line, Windham Hill/High Street, 1990<br />

Jack’s Crows, Windham Hill/High Street, 1991<br />

Temporary Road, Windham Hill/High Street, 1992<br />

Out of the Valley, Windham Hill/High Street, 1994<br />

Between Five and Seven, Windham Hill/High Street, 1996<br />

After Yesterday, Red House Records, 1998<br />

The Company You Keep, Red House Records, 2001<br />

Old Futures Gone, Red House Records, 2003<br />

Writing in the Margins, Red House Records, 2006<br />

So Dark You See, Red House Records, 2009<br />

Antologie<br />

Pure John Gorka, Windham Hill, 2006<br />

Minialbum<br />

Motor Folkin’, Windham Hill/High Street, 1994<br />

ignora persino l’esistenza, e di trasmettere<br />

emozioni che originano il<br />

dubbio quasi retorico del: «È successo<br />

davvero?» Già… non esiste<br />

chitarra in una stanza che lui non<br />

riesca ad accarezzare, non esiste<br />

persona nel<strong>la</strong> stessa stanza che lui<br />

non riesca a toccare, commuovendo<strong>la</strong><br />

di quel<strong>la</strong> commozione sincera<br />

e spontanea. Un’immagine mi<br />

porto dentro, una delle più care di<br />

29<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

John Gorka<br />

a Sarzana<br />

ar<br />

questi quarantaquattro anni di vita:<br />

un uomo quasi in fuga da quel<strong>la</strong><br />

stanza, un uomo di pari sensibilità<br />

che, ca<strong>la</strong>ti gli occhiali da sole sugli<br />

occhi lucidi di <strong>la</strong>crime, ha proferito<br />

poche ma significative parole: «Io<br />

costruisco chitarre per questo»…<br />

Ed è successo davvero.<br />

DVD<br />

The Gypsy Life (AIX Records, 2007)<br />

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Altre raccolte<br />

Vecchie registrazioni si trovano sul Fast Folk Musical<br />

Magazine, mentre le bellissime “I Saw a Stranger<br />

with Your Hair” e “Christmas Bells” le trovate anche<br />

rispettivamente su AA.VV., Legacy – A Collection of<br />

New Folk Music (Windham Hill, 1989) e AA.VV., On A<br />

Winter’s Solstice – Vol. III (Windham Hill, 1990).<br />

Siti di riferimento<br />

http://johngorka.com<br />

http://home.kpn.nl/f2hjhmvanvliet156/home.html<br />

[da quest’ultimo potete scaricare gratuitamente<br />

una quantità di materiele notevole, file audio e video<br />

messi a disposizione dagli appassionati e dallo stesso<br />

artista, brani già editi, inediti o versioni di brani famosi]


LYRICS<br />

ar<br />

Sapete bene che il gusto personale<br />

è insindacabile… ma consentitemi<br />

di segna<strong>la</strong>re qualche<br />

canzone tra le tante splendide.<br />

Can’t Get over It<br />

I can’t get over it<br />

Better go around<br />

Can’t get around it<br />

I better go down<br />

Can’t get under so<br />

I better go up<br />

And start all over again<br />

I really didn’t know<br />

Didn’t get to say goodbye<br />

And though it still hurts<br />

Don’t know if I’ll ever cry<br />

I can’t find words so<br />

I shake my head and I<br />

Try to start over again<br />

There’s trouble if you stay<br />

And sorrow if you go<br />

Seems like you leave too fast<br />

Or you check out way too slow<br />

Seems like every path<br />

Leads to something I don’t know<br />

Over and over again<br />

Feel like I’m running under water<br />

I’m in way up over my head<br />

God bless the sons and the<br />

daughters<br />

Whose fate has not been set<br />

Non ne vengo a capo<br />

Meglio girare attorno<br />

Non riesco a girarci attorno<br />

Meglio andar giù<br />

Non riesco ad andare sotto<br />

Quindi meglio salire<br />

E ricominciare tutto da capo<br />

Veramente non sapevo<br />

Non sono riuscito a dire addio<br />

E sebbene faccia ancora male<br />

Non so se piangerò mai<br />

Non trovo le parole così<br />

Scuoto <strong>la</strong> testa e<br />

provo a ricominciare<br />

È un problema se resti<br />

E un dolore se vai<br />

John Gorka<br />

a Sarzana<br />

Sembra come se te ne vada via<br />

troppo in fretta<br />

O passi al<strong>la</strong> cassa troppo<br />

lentamente<br />

Sembra come se ogni strada<br />

Conduca a qualcosa che non<br />

conosco<br />

In continuazione<br />

Mi sembra di correre sott’acqua<br />

Ci sono dentro fin sopra <strong>la</strong> testa<br />

Dio benedica i figli e le figlie<br />

Il cui destino non sia segnato<br />

The Mercy of the Wheels<br />

I heard a train calling<br />

Through the middle of the night<br />

I heard the whistle<br />

And the mercy of the wheels<br />

It’s a hand to mouth existence<br />

In a mouth to nothing world<br />

I was longing<br />

For the way I used to feel<br />

I’d like to catch a train<br />

That could go back in time<br />

That could make alot of stops<br />

Along the way<br />

I would go to see me Father<br />

With the eyes he left behind<br />

I would go for all the words<br />

I’d like to say<br />

And I’d take along a sandwich<br />

And a picture of my girl<br />

And show them all<br />

That I made out ok<br />

I heard a train calling<br />

Through the middle of the night<br />

And I wondered if I<br />

Should have gotten on<br />

‘Cause a train knows where it’s<br />

going<br />

And when it’s time to go<br />

And that it looks best<br />

When it’s already gone<br />

I heard a train calling<br />

Through the middle of a dream<br />

And I wandered through the<br />

weeds<br />

As it went by<br />

Oh the trains they have the<br />

numbers<br />

The nicknames and the nights<br />

30<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

They know it’s ok<br />

To run away and cry<br />

Ho sentito il richiamo di un treno<br />

Nel mezzo del<strong>la</strong> notte<br />

Ho sentito il fischio<br />

E <strong>la</strong> grazia delle ruote<br />

È un’esistenza grama<br />

In un mondo che non dice nul<strong>la</strong><br />

Desideravo<br />

Sentirmi come un tempo<br />

Mi piacerebbe prendere un treno<br />

Che possa tornare indietro nel<br />

tempo<br />

Che possa fare tante fermate<br />

Lungo <strong>la</strong> strada<br />

Andrei a trovare mio padre<br />

Con gli sguardi che ha <strong>la</strong>sciato<br />

dietro<br />

Andrei per tutte le parole<br />

Che vorrei dire<br />

E porterei un sandwich<br />

E una foto del<strong>la</strong> mia ragazza<br />

E farei vedere a tutti<br />

Che me <strong>la</strong> sono cavata bene<br />

Ho sentito il rumore di un treno<br />

Nel mezzo del<strong>la</strong> notte<br />

E mi sono chiesto<br />

Se sarei dovuto salire<br />

Perché un treno sa dove sta<br />

andando<br />

E quando è il momento di andare<br />

E che sembra meglio<br />

Quando è già andato<br />

Ho sentito il richiamo di un treno<br />

Nel mezzo di un sogno<br />

E ho girovagato tra l’erbaccia<br />

Mentre passava<br />

Oh i treni hanno i numeri<br />

I soprannomi e le notti<br />

Sanno che possono<br />

Correre via e piangere.


ar artisti<br />

Standing at the Crossroads<br />

Un tranquillo weekend al festival di Eric C<strong>la</strong>pton<br />

Stefan Grossman<br />

Mentre ero in Tasmania ho ricevuto<br />

una e-mail da Eric C<strong>la</strong>pton che<br />

mi chiedeva se volevo partecipare<br />

al suo Crossroads Guitar Festival.<br />

Non vedevo Eric da quarant’anni.<br />

Lo avevo incontrato <strong>la</strong> prima volta<br />

quando avevamo suonato entrambi<br />

al Rock’n’Roll Show di Murray The<br />

K, che si era tenuto per dieci giorni<br />

al Paramount Theatre di Brooklyn.<br />

Quattro concerti al giorno con<br />

ogni gruppo che doveva suonare<br />

un pezzo. C’erano anche gli Who e<br />

vederli distruggere i propri strumenti<br />

quattro volte al giorno era veramente<br />

esi<strong>la</strong>rante! Quando sono arrivato<br />

a Londra, due mesi dopo, le uniche<br />

persone che conoscevo erano Eric<br />

e Ginger Baker. Andavamo in giro a<br />

suonare e a par<strong>la</strong>re delle nostre cose.<br />

Perciò il fatto di ritrovarci di nuovo<br />

mi divertiva, anche se partecipare a<br />

un evento con così tanti numeri uno<br />

del<strong>la</strong> chitarra elettrica mi intimidiva<br />

un po’. (foto 2)<br />

Mi è stato chiesto di fare alcuni<br />

pezzi da solo e due in duo con Keb’<br />

Mo’, oltre ad un seminario di 40 minuti<br />

sul palco del<strong>la</strong> Ernie Ball al Guitar<br />

Vil<strong>la</strong>ge. (foto 3)<br />

Avevo conosciuto Keb’ ad un<br />

Namm Show, e mi era piaciuta <strong>la</strong> sua<br />

voce e <strong>la</strong> sua musicalità. In cartellone<br />

c’era anche Bert Jansch, che non vedevo<br />

da dieci anni. (foto 4)<br />

Pino Daniele era un altro artista che<br />

avrei voluto incontrare. Avevo ascoltato<br />

<strong>la</strong> sua musica quand’ero in Italia,<br />

e mi piacevano <strong>la</strong> sua voce, le sue<br />

canzoni e il suo modo di suonare.<br />

(foto 5)<br />

C’era anche Earl Klugh, di cui avevo<br />

seguito <strong>la</strong> musica per anni.<br />

(foto 6)<br />

Robert Randolph e <strong>la</strong> sua band erano<br />

un altro gruppo che volevo ascoltare.<br />

Poi ovviamente c’erano le icone del<br />

blues elettrico: Jeff Beck, Buddy Guy,<br />

Robert Cray, Jonny Lang, Joe Bonamassa,<br />

James Burton, Dereck Trucks,<br />

perfino gli ZZ Top, e chiaramente Eric<br />

e Steve Windwood. Oltre alle pop star<br />

John Mayer e Sheryl Crow.<br />

Faceva caldo, ma veramente caldo<br />

32<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

allo stadio Toyota Park di Chicago.<br />

Venerdì è stato il giorno più bello. Ci<br />

sono state le prove dalle 10 di mattina<br />

fino alle 11 di sera. Jo è venuta con<br />

me e avevamo anche due dei nostri<br />

figli e mio nipote Noah. E in più alcuni<br />

amici con i propri figli. È stato un<br />

bellissimo weekend per stare insieme<br />

genitori e figli. Abbiamo tutti assistito<br />

alle prove e ai vari sound check.<br />

Un’atmosfera molto ri<strong>la</strong>ssata per gli<br />

artisti, mentre gli addetti al palco e al<br />

service audio e video hanno <strong>la</strong>vorato<br />

duro per far funzionare il tutto.<br />

Io e Keb’ abbiamo provato “Mississippi<br />

Blues” e “Roll and Tumble Blues”<br />

vicino ai nostri camerini. Abbiamo provato<br />

diversi arrangiamenti e dopo circa<br />

un’ora avevamo pronti i nostri duetti.<br />

Fortuna che c’era l’aria condizionata<br />

nell’area dei camerini e del<strong>la</strong> mensa<br />

degli artisti! Siamo stati anche fortunati<br />

ad avere come rifugio lo stand del<strong>la</strong><br />

Fender, che aveva un grande schermo<br />

12’ x 20’ dove si proiettavano le partite<br />

del campionato mondiale di calcio.<br />

Con Eric, David (mio figlio) e Noah (mio<br />

nipote) abbiamo guardato <strong>la</strong> squadra<br />

degli Stati Uniti lottare per <strong>la</strong> vittoria,


ma al<strong>la</strong> fine soccombere malgrado<br />

tutte le nostre ur<strong>la</strong>. (foto 7)<br />

I musicisti ‘acustici’, Keb’ Mo’, Bert<br />

ed io abbiamo fatto il sound check<br />

dopo tutti i gruppi. Erano le 10 di sera<br />

passate e abbiamo potuto sistemare<br />

so<strong>la</strong>mente i livelli dei monitor e non<br />

tutto l’insieme. (foto 8)<br />

Photogallery<br />

C<strong>la</strong>pton osserva <strong>la</strong> vecchia Stel<strong>la</strong> di Grossman<br />

Bert Jansch al soundcheck<br />

Infatti il mio suono da solo, sabato,<br />

era pessimo, con rientri e interruzioni.<br />

Fortunatamente le cose sono migliorate<br />

in duo con Keb’ Mo’. (foto 9)<br />

Un venerdì e sabato impegnativi,<br />

ma molto piacevoli. Del resto cosa<br />

33<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Standing at the<br />

Crossroads<br />

Il seminario sul palco del<strong>la</strong> Ernie Ball<br />

Pino Daniele con Grossman<br />

ar<br />

c’è di meglio che trascorrere un po’<br />

di tempo con i vecchi amici, i propri<br />

figli e i musicisti che avresti sempre<br />

voluto ascoltare?<br />

Lascia un commento


ar<br />

Photogallery<br />

Grossman e Earl Klugh<br />

Grossman e Keb’ Mo’ al soundcheck<br />

Standing at the<br />

Crossroads<br />

34<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Grossman e C<strong>la</strong>pton seguono <strong>la</strong> partita Stati Uniti-Ghana<br />

Grossman e Keb’ Mo’ i concerto


ar artisti<br />

La chitarra-arpa di John Doan<br />

Un moderno bardo dell’Oregon<br />

a cura di Sergio Bianco, traduzioni di Pierangelo Chiodaroli<br />

Anche quest’anno si è rinnovata<br />

<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra il Six Bars<br />

Jail 1 di Firenze e <strong>la</strong> Pro Loco di<br />

Rigomagno 2 in provincia di Siena,<br />

in occasione dell’annuale festa “Il<br />

Colle degli Ulivi” giunta al<strong>la</strong> trentottesima<br />

edizione. L’anno scorso il<br />

Six Bars Jail aveva portato nel piccolo<br />

borgo medievale senese due<br />

grandi del<strong>la</strong> chitarra acustica europea:<br />

il nostro Franco Morone e il<br />

tedesco Peter Finger. Quest’anno,<br />

a rappresentare <strong>la</strong> chitarra fingerstyle<br />

nel ricco programma di eventi<br />

del festival, è stato lo statunitense<br />

John Doan. Di passaggio in Italia<br />

per partecipare al<strong>la</strong> Convention<br />

ADGPA di Conegliano, Doan si è<br />

offerto con nostro grande piacere<br />

di suonare per il Six Bars Jail e, vista<br />

<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità del repertorio e<br />

gli strumenti proposti, lo scenario<br />

di Rigomagno ci è sembrato l’ideale.<br />

John è uno dei pochi maestri<br />

del<strong>la</strong> chitarra-arpa a 20 corde e da<br />

anni ha approfondito e divulgato lo<br />

studio di questo antico strumento,<br />

proponendo nei suoi concerti un<br />

repertorio affascinante in gran parte<br />

dominato dalle arie e dalle melodie<br />

del<strong>la</strong> tradizione celtica, di cui<br />

è profondo conoscitore. Il concerto<br />

si è tenuto lo scorso 20 giugno<br />

nel<strong>la</strong> cornice del<strong>la</strong> bellissima chiesa<br />

di San Marcellino nel<strong>la</strong> piazza<br />

principale del paese, davanti a un<br />

pubblico numeroso ed estasiato<br />

dalle magiche atmosfere proposte<br />

da questo moderno bardo<br />

dell’Oregon, il quale ha incantato<br />

gli spettatori – oltre che con <strong>la</strong> chitarra-arpa<br />

– anche con aneddoti<br />

e racconti del<strong>la</strong> letteratura e del<strong>la</strong><br />

mitologia ir<strong>la</strong>ndese.<br />

In attesa di recarsi al<strong>la</strong> Convention<br />

di Conegliano, John Doan è<br />

rimasto a Rigomagno per alcuni<br />

altri giorni e ha soggiornato, ospite<br />

di Riccardo Luchi del Six Bars<br />

Jail, in un caso<strong>la</strong>re in pietra tra gli<br />

olivi delle splendide colline senesi,<br />

dove pochi fortunati lo hanno<br />

continuato a sentir suonare e improvvisare<br />

seducenti melodie, che<br />

ci aspettiamo di trovare nei suoi<br />

prossimi <strong>la</strong>vori. Da questo breve<br />

soggiorno è nata inoltre un’inaspettata<br />

amicizia tra noi del Six<br />

Bars Jail e John Doan con sua<br />

moglie Deirdra. E non poteva essere<br />

altrimenti, vista <strong>la</strong> semplicità e<br />

<strong>la</strong> simpatia di queste due persone.<br />

John, entusiasta del clima che ha<br />

trovato e dell’accoglienza ricevuta,<br />

ha chiesto poco prima di salutarci<br />

di far parte del<strong>la</strong> nostra associazione,<br />

per cui adesso compare nel<br />

nostro sito web tra i membri del<br />

Six Bars Jail. La cosa ovviamente<br />

ci rende molto orgogliosi. Durante<br />

il suo soggiorno toscano è nata<br />

infine l’idea di questa intervista,<br />

allo scopo di saperne di più sul<strong>la</strong><br />

sua musica e sugli strani strumenti<br />

che suona, nel<strong>la</strong> speranza che<br />

ciò possa avvicinare anche altri<br />

appassionati del fingerstyle verso<br />

questo genere musicale.<br />

36<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

L’intervista<br />

La curiosità ci porta a chiederti<br />

come accade che ci si avvicini ad<br />

uno strumento così partico<strong>la</strong>re come<br />

una chitarra-arpa?<br />

In un mondo sempre più pieno<br />

di cose fatte a macchina, tutte<br />

uguali, ho trovato rigenerante celebrare<br />

l’insolito. Sono cresciuto<br />

a Venice in California, un posto<br />

ispirato da Venezia in Italia. Credo<br />

che <strong>la</strong> bellezza e l’insolito mi<br />

sembrassero andare a braccetto<br />

quando ero giovane e quando, da<br />

teenager, suonavo una 12 corde<br />

e un’elettrica a doppio manico in<br />

un gruppo rock. Più tardi, mentre<br />

studiavo musica all’università, fui<br />

introdotto al<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica. Mi<br />

piaceva molto <strong>la</strong> musica per liuto e<br />

rimanevo a bocca aperta di fronte<br />

al suono di tutte quelle corde.<br />

Quando, in seguito, ho trovato<br />

una chitarra-arpa vecchia di un<br />

secolo sul<strong>la</strong> parete di un negozio<br />

di strumenti musicali, ho sentito<br />

il richiamo del<strong>la</strong> sua bel<strong>la</strong> forma e<br />

dell’insolita collezione di corde in<br />

più. Ero curioso fino a soffrirne e<br />

volevo trasformare il suo abbandono<br />

e il suo silenzio in qualcosa<br />

John Doan


di vivo e vibrante. Fare musica sul<strong>la</strong><br />

chitarra-arpa è stata, e continua<br />

ad essere, un’avventura.<br />

Qual è l’origine del<strong>la</strong> chitarraarpa?<br />

Te <strong>la</strong> sei fatta costruire seguendo<br />

il modello di altri strumenti,<br />

oppure è stata costruita su tue<br />

indicazioni originali? Quale accordatura<br />

si usa?<br />

La chitarra-arpa era popo<strong>la</strong>re<br />

negli Stati Uniti tra il 1890 e gli anni<br />

venti. Veniva suonata nelle orchestre<br />

di mandolini, negli spettacoli<br />

di vaudeville e nei salotti. In Europa<br />

<strong>la</strong> chitarra-arpa ha cominciato a<br />

essere popo<strong>la</strong>re a partire dal 1840<br />

ed è cresciuta in popo<strong>la</strong>rità agli inizi<br />

del 1900 soprattutto in Germania<br />

e in Italia. Pasquale Taraffo è<br />

uno dei grandi maestri italiani dello<br />

strumento agli inizi del XX secolo. 3<br />

Per quel che concerne il mio<br />

strumento, l’ho commissionato a<br />

John Sullivan nel 1986 con <strong>la</strong> supervisione<br />

e il progetto di Jeffrey<br />

Elliot di Port<strong>la</strong>nd nell’Oregon. Jeffrey<br />

ha realizzato chitarre per Julian<br />

Bream, Ralph Towner e altri;<br />

mi eccitava vedere come avrebbe<br />

affrontato <strong>la</strong> sfida posta dal numero<br />

di corde e come sarebbe<br />

riuscito a soddisfare i miei requisiti<br />

di equilibrio tonale, usando corde<br />

di acciaio. Sebbene il progetto sia<br />

basato su quello delle chitarre-arpa<br />

Knutsen, Dyer e Gibson di un<br />

secolo prima, è stato completamente<br />

modificato per ottenere uno<br />

strumento che suoni con lo stesso<br />

volume su tutta <strong>la</strong> sua estensione<br />

(come il pianoforte). È considerata<br />

<strong>la</strong> ‘prima chitarra-arpa moderna’<br />

dei nostri giorni. Ne sono state<br />

fatte un sacco di copie e recentemente<br />

è apparsa sul<strong>la</strong> copertina<br />

del<strong>la</strong> rivista American Lutherie. 4<br />

Dal punto di vista del<strong>la</strong> tecnica,<br />

qual è <strong>la</strong> differenza per chi suona<br />

una tradizionale chitarra a 6 corde<br />

o una a 20? Esiste una letteratura<br />

in materia per chi volesse cimentarsi,<br />

oppure l’unica strada è quel<strong>la</strong><br />

dell’autodidattica?<br />

La <strong>versione</strong> a 20 corde del<strong>la</strong><br />

chitarra-arpa che suono io è praticamente<br />

una chitarra con corde<br />

in aggiunta su entrambi i <strong>la</strong>ti. Sul<br />

manico centrale si può utilizzare<br />

<strong>la</strong> tecnica con cui ci si sente più<br />

a proprio agio sul<strong>la</strong> chitarra tradizionale.<br />

Ho trovato utile utilizzare<br />

<strong>la</strong> tecnica del liuto per <strong>la</strong> mia mano<br />

destra dove, invece di allineare le<br />

nocche delle dita con le corde, arrivo<br />

quasi ad allineare le dita con le<br />

corde. Questo mi consente di arrivare<br />

meglio sia ai bassi liberi che<br />

ai superacuti, e dà un suono più<br />

caldo alle corde pizzicate.<br />

Riguardo allo studio del<strong>la</strong> chitarra-arpa,<br />

ogni anno organizzo<br />

dei corsi a luglio a casa mia, dove<br />

ospito allievi che vengono per<br />

studiare da ogni parte del mondo.<br />

Insegno diversi esercizi su scale,<br />

intervalli e diteggiature degli accordi.<br />

Sono anche disponibili gli spartiti<br />

del<strong>la</strong> musica che ho registrato<br />

negli anni, se qualcuno mi vuole<br />

scrivere per chiederli. Inoltre ho realizzato<br />

un dvd intito<strong>la</strong>to In Search<br />

of the Harp Guitar [Fisher-King<br />

Productions, 2005], che mostra <strong>la</strong><br />

storia, i fabbricanti e i musicisti che<br />

suonano questo strumento. 5<br />

Ma fondamentalmente, si deve<br />

prendere in mano <strong>la</strong> chitarra-arpa e<br />

divertirsi. Suonar<strong>la</strong> come piace ed<br />

esplorare un mondo nel quale si è<br />

completamente immersi nel suono.<br />

E dal punto di vista interpretativo?<br />

Ti abbiamo sentito suonare<br />

anche “Purple Haze” di Jimi Hendrix:<br />

questo vuol dire che si può far<br />

tutto su questo strumento, oltre al<br />

repertorio celtico-ir<strong>la</strong>ndese che ovviamente<br />

sembra il più adatto?<br />

Suono diversi stili di musica sul<strong>la</strong><br />

chitarra-arpa, fondamentalmente<br />

ogni stile che si possa suonare<br />

su una chitarra tradizionale. La<br />

chitarra-arpa ti dà più risonanza,<br />

estensione e comodità. Ciò a cui<br />

non pensano di solito i chitarristi è<br />

che sul<strong>la</strong> chitarra, per ottenere una<br />

nota, occorre far due cose contemporaneamente:<br />

pizzicare con<br />

<strong>la</strong> mano destra e premere in corrispondenza<br />

dei tasti con <strong>la</strong> sinistra.<br />

Sul<strong>la</strong> chitarra-arpa si può semplicemente<br />

pizzicare un basso libero<br />

o un superacuto, e <strong>la</strong> mano sinistra<br />

37<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

La chitarra-arpa<br />

di John Doan<br />

ar<br />

è libera di suonare qualsiasi cosa<br />

sul<strong>la</strong> tastiera, senza restare fissa<br />

in una posizione per tenere premuta<br />

una nota dei bassi o mantenere<br />

una nota del<strong>la</strong> linea melodica<br />

quando bassi e armonia potrebbero<br />

cambiare. Amo il fingerstyle, <strong>la</strong><br />

musica c<strong>la</strong>ssica, il rock, <strong>la</strong> musica<br />

ir<strong>la</strong>ndese e altro, e a volte combino<br />

gli stili per dire qualcosa che immagino<br />

musicalmente.<br />

A proposito del repertorio dominante<br />

nel<strong>la</strong> tua produzione discografica,<br />

abbiamo constatato dal<br />

vivo che tu hai una grandissima<br />

conoscenza del<strong>la</strong> musica, ma anche<br />

del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> tradizione<br />

dei paesi di origine celtica: da dove<br />

nasce il tuo interesse per questo<br />

filone? Hai origini ir<strong>la</strong>ndesi?<br />

Cerco di essere prima di tutto<br />

un musicista e poi un chitarrista o<br />

un chitarra-arpista. Credo che <strong>la</strong><br />

musica abbia un significato e così,<br />

spesso, mi trovo a scrivere di ciò<br />

che agita il mio cuore e <strong>la</strong> mia anima<br />

mentre cerco di dare un senso<br />

al mondo che mi circonda. Tendo<br />

a sviluppare i miei <strong>la</strong>vori musicali<br />

attorno a un concetto, così i miei<br />

album non sono solo una collezione<br />

di brani per chitarra ma un<br />

tentativo di capire qualcosa.<br />

Il mio cd natalizio Wrapped in<br />

White – Visions of Christmas Past<br />

[Hearts O’ Space, 1995] cerca di<br />

infondere nuova vita a vecchi brani<br />

natalizi, utilizzando dozzine di<br />

strumenti vecchi di un secolo in<br />

La chitarra-arpa di John Doan


ar<br />

La chitarra-arpa<br />

di John Doan<br />

nuovi arrangiamenti e in medley,<br />

che spesso sono trascritti per<br />

orchestra da camera o piccoli<br />

ensemble. Lo spettacolo televisivo<br />

con questa musica, A Victorian<br />

Christmas with John Doan<br />

[OPB, 1993], è stato nominato<br />

agli Emmy Awards come “Best<br />

Entertainment Special of the Year”<br />

[‘Miglior programma di intrattenimento<br />

dell’anno’]. 6 In questo<br />

programma cerco di ricreare un<br />

tempo in cui i musicisti intrattenevano<br />

veramente se stessi e<br />

gli altri, prima che le macchine lo<br />

facessero per noi. È spesso una<br />

rive<strong>la</strong>zione per il pubblico il fatto<br />

che noi viviamo sempre meno attivamente<br />

le nostre vite, e invece<br />

guardiamo altri farlo nei film, negli<br />

eventi sportivi, nei concerti…<br />

I miei album Eire – Isle of the<br />

Saints [Hearts O’ Space, 1997],<br />

che ha vinto il titolo di “Miglior album<br />

celtico dell’anno”, e Wayfarer<br />

– Ancient Paths to Sacred P<strong>la</strong>ces<br />

[Hearts O’ Space, 1999] sono degli<br />

schizzi musicali che ho fatto sul<br />

luogo, in Ir<strong>la</strong>nda e nelle Isole Britanniche,<br />

e che raccontano <strong>la</strong> vita e i<br />

tempi di San Patrizio. La storia di<br />

questi luoghi, che ho raccontato in<br />

musica, era così interessante che<br />

mi sono trovato a voler ridare vita<br />

al<strong>la</strong> tradizione da cantastorie dei<br />

vecchi bardi ir<strong>la</strong>ndesi nei miei concerti.<br />

Questo dà vita al<strong>la</strong> musica e<br />

aiuta il pubblico a seguire e ad apprendere<br />

dal suo significato.<br />

Per quel che riguarda le mie origini<br />

celtiche, sicuramente in me<br />

c’è qualcosa di ir<strong>la</strong>ndese. Il mio<br />

cognome Doan viene da “Dun”,<br />

uno dei sei nomi celtici con cui<br />

si indicava una collina fortificata.<br />

Forse è per questo che mi sono<br />

sentito così a mio agio sul<strong>la</strong> collina<br />

fortificata di Rigomagno… ma in<br />

realtà credo che sia stata <strong>la</strong> meravigliosa<br />

e calorosa gente etrusca<br />

che mi ha fatto innamorare del<strong>la</strong><br />

vostra collina fortificata!<br />

Hai in cantiere nuovi progetti<br />

musicali?<br />

Nel corso di un faticoso <strong>la</strong>voro<br />

di ricerca sul<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> chitarraarpa,<br />

ho scoperto dieci opere per<br />

arpa-lira scritte da Fernando Sor.<br />

La cosa sorprendente è non soltanto<br />

che questi brani siano estremamente<br />

dolci e lirici, ma anche<br />

che non siano più stati rappresentati<br />

in pubblico dal 1830! Mi sono<br />

John Doan Lascia un commento<br />

38<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

sentito come Indiana Jones che<br />

riscopre una musica dimenticata<br />

per uno strumento dimenticato… 7<br />

Da quel momento mi sono appassionato<br />

al<strong>la</strong> musica di Sor e ho<br />

trovato lo strumento che, sotto <strong>la</strong><br />

sua supervisione, è stato costruito<br />

nel 1819 a Londra come copia<br />

del<strong>la</strong> sua chitarra da concerto.<br />

Quindi ho scritto un album tributo<br />

a Sor su questo strumento, usando<br />

il suo linguaggio musicale, instaurando<br />

una conversazione con<br />

lui attraverso i secoli. È una musica<br />

molto romantica e tra le più<br />

delicate che io abbia scritto fino a<br />

oggi.<br />

Dopo questo progetto porterò<br />

a termine un altro album intito<strong>la</strong>to<br />

Icons of the Sixties, che comprenderà<br />

versioni per chitarra-arpa di<br />

brani di Jimi Hendrix, Jim Morrison,<br />

Paul McCartney e altri.<br />

Ringraziamo il Six Bars Jail<br />

(www.sixbarsjail.it) per il contributo<br />

dato al<strong>la</strong> realizzazione di questa<br />

intervista.<br />

Note<br />

1 http://www.sixbarsjail.it.<br />

2 http://www.rigomagno.it.<br />

3 http://www.harpguitars.net/p<strong>la</strong>yers/taraffo/taraffo.htm.<br />

4 I disegni sono stati pubblicati<br />

e possono essere acquistati su<br />

Internet all’indirizzo http://www.<br />

luth.org/p<strong>la</strong>ns/harp.htm.<br />

5 Per saperne di più circa i corsi,<br />

gli spartiti e il dvd citati in questo<br />

paragrafo, potete consultare il sito<br />

http://www.johndoan.com.<br />

6 Il filmato è contenuto, insieme<br />

all’altro special televisivo A<br />

Christmas to Remember with<br />

John Doan (OPB, 1991), nel dvd<br />

Christmas Combo disponibile<br />

all’indirizzo http://www.johndoan.<br />

com/products.html.<br />

7 John Doan ha interpretato queste<br />

dieci composizioni nel cd The<br />

Lost Music Of Fernando Sor, Tapestry,<br />

2008.


c recensioni<br />

Daniele Bazzani<br />

Untitled 2010<br />

Fingerpicking.net<br />

«Best unknown guitar talents out<br />

there? There’s a guy from Italy called<br />

Daniele Bazzani, who p<strong>la</strong>ys well, really<br />

well». Paro<strong>la</strong> di Tommy Emmanuel. La<br />

domanda è: chi sono io per smentire<br />

lo stel<strong>la</strong>re Tommy? Nessuno: soprattutto<br />

perché non c’è alcuna ragione<br />

per dar corso ad una smentita. Anzi.<br />

È vero: Bazzani suona bene, davvero<br />

bene. Ma <strong>la</strong> cosa non finisce qui. C’è<br />

di più. Molto di più. E ci sono almeno<br />

altri due elementi importanti da considerare<br />

quando si ascolta il suo <strong>la</strong>voro:<br />

<strong>la</strong> scrittura e <strong>la</strong> strada. Partirei dal<strong>la</strong><br />

seconda, anche perché mi sembra<br />

rivesta un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong><br />

nascita, nello sviluppo e nel<strong>la</strong> maturazione<br />

del<strong>la</strong> prima. Con strada intendo<br />

sia il percorso personale di Bazzani,<br />

ricco – malgrado l’età – di esperienze<br />

professionali importanti e certamente<br />

significative, in Italia e all’estero, sia il<br />

valore che il concetto di ‘strada’ ha<br />

nelle radici del fare musica con <strong>la</strong> chitarra<br />

e nel<strong>la</strong> cultura che tali radici hanno<br />

determinato in questi ultimi, ormai,<br />

cento anni. La strada come simbolo<br />

esistenziale, dunque, ma anche come<br />

punto di osservazione e luogo privilegiato<br />

dell’esecuzione e del<strong>la</strong> creazione<br />

musicale. Quel<strong>la</strong> stessa strada<br />

(tanto dolorosa, quanto luminosa) attraverso<br />

<strong>la</strong> quale nonno blues ha dato<br />

al<strong>la</strong> luce i tre grandi papà del<strong>la</strong> musica<br />

‘popo<strong>la</strong>re’ contemporanea: jazz, rock<br />

e pop. C’è molta di questa strada<br />

nei piedi, negli occhi, nel<strong>la</strong> testa, nel<br />

cuore e nelle dita di Daniele Bazzani<br />

e non credo sia un caso che le immagini<br />

del<strong>la</strong> copertina siano intrise di<br />

riferimenti a lei. Impossibile non notare<br />

(oltre al<strong>la</strong> strada stessa, al <strong>la</strong>to del<strong>la</strong><br />

quale il chitarrista al<strong>la</strong>rga le braccia<br />

al<strong>la</strong> folgorazione dell’ispirazione, in<br />

uno stilema c<strong>la</strong>ssico dell’iconografia<br />

blues) tutta una serie di richiami simbolici,<br />

che rimandano istantaneamente<br />

al concetto stesso di ‘crossroads’<br />

– tra i più fertili di filiazioni creative – e<br />

a copertine-icona, come quel<strong>la</strong> del<br />

mitico Nashville Skyline (Bob Dy<strong>la</strong>n,<br />

1969). Sì, perché <strong>la</strong> strada di Bazzani<br />

parte certamente dal ‘delta’ di<br />

Mr. Johnson & Co., passa inequivocabilmente<br />

per <strong>la</strong> straordinaria fucina<br />

creativa di Nashville (dove tra l’altro,<br />

nel 2008, hanno smesso di vibrare le<br />

corde del grande Jerry ‘Guitar Man’<br />

Reed, al quale è certamente dedicato<br />

il bellissimo bluesy-rag “So Long,<br />

Jerry”), si bagna (a lungo) nelle rigeneranti<br />

acque di Liverpool e riscende a<br />

ritrovare misura ed equilibrio nel<strong>la</strong> dolente<br />

mediterraneità di Roma e Napoli<br />

(pregevoli le riletture di “Roma nun fa’<br />

<strong>la</strong> stupida stasera” e “Reginel<strong>la</strong>”). Un<br />

viaggio lungo il quale il nostro non perde<br />

mai di vista il senso e il gusto per<br />

un ingrediente fondamentale: <strong>la</strong> melodia.<br />

L’ingrediente che – a mio modo<br />

di vedere – marca il confine tra quanti<br />

sanno ‘cosa’ dire e non soltanto ‘come’<br />

dirlo. E una cosa è certa: Daniele<br />

Bazzani appartiene al<strong>la</strong> (circoscritta<br />

e fortunata) schiera di quei musicisti<br />

che posseggono un ‘come’ adeguato<br />

all’alto valore del ‘cosa’. Tutt’altro che<br />

facile. Tutt’altro che frequente. L’insegna<br />

luminosa che segna<strong>la</strong> <strong>la</strong> presenza<br />

di un musicista. Sebbene, naturalmente,<br />

un ascolto attento riveli come<br />

siano stati molti altri i porti intermedi<br />

toccati nel corso di una navigazione<br />

lunga (e sempre aperta alle contaminazioni<br />

con le buone vibrazioni), quelle<br />

segna<strong>la</strong>te appaiono, tuttavia, le tappe<br />

essenziali del percorso fondativo<br />

dell’espressività dell’autore e interprete<br />

di questo Untitled 2010. Una casa<br />

con molte stanze (15: roba da album<br />

doppio, soprattutto di questi tempi!):<br />

tutte diverse e tutte meritevoli di una<br />

visita e una sosta. Visita e sosta che<br />

non rischiano mai di deludere. Anzi.<br />

Forse è proprio per questo – azzardo<br />

– che l’album resta ‘Untitled’ e che<br />

il suo autore lo sig<strong>la</strong> ‘2010’, come a<br />

40<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

volerlo situare nel tempo, indicando<br />

il momento di una breve sosta, nel<strong>la</strong><br />

quale ordinare le immagini e i pensieri<br />

raccolti, per fissarli nei solchi iridati di<br />

un cd, in attesa di riprendere ciò che<br />

<strong>la</strong> musica ci chiede di fare: cercar<strong>la</strong> e<br />

crear<strong>la</strong>... along the road.<br />

Andrea Valeri<br />

Maybe<br />

Vinile Records<br />

Giuseppe Cesaro<br />

Credo sia <strong>la</strong> prima volta, in più di<br />

vent’anni di articoli sui miei incontri<br />

con <strong>la</strong> musica e i musicisti, che mi<br />

capiti di par<strong>la</strong>re del disco di un chitarrista<br />

targato anagraficamente 1991:<br />

l’età di mia figlia. Mi rendo conto che,<br />

prima o poi, doveva pur capitare, ma<br />

non nego che <strong>la</strong> cosa faccia un certo<br />

effetto. E, ascoltando le undici (belle)<br />

tracce di questo Maybe, mi fa ancora<br />

più effetto l’idea che un ragazzo di<br />

non ancora vent’anni possa mostrare<br />

un così invidiabile rapporto con <strong>la</strong> sua<br />

sei corde. Ma il talento è talento e non<br />

conosce età. Ed è del tutto evidente<br />

che, qui, del talento c’è. Non so voi,<br />

ma personalmente sono sempre felice<br />

di incontrare – anche se, per ora,<br />

solo attraverso l’acustica delle note –<br />

chitarristi come Andrea Valeri. Anche<br />

perché non si tratta di incontri così<br />

frequenti. Felice, ma anche preoccupato.<br />

Non fraintendete: preoccupato<br />

in senso positivo. Per <strong>la</strong> speranza che<br />

il talento abbia <strong>la</strong> sapienza (l’occasione,<br />

evidentemente, l’ha già avuta) di<br />

riuscire a mantenere ciò che promette.<br />

Che non è certo poco. Come diceva<br />

uno dei grandi maître à penser


ecensioni<br />

del Novecento – l’Uomo Ragno – «da<br />

un grande potere derivano grandi responsabilità».<br />

Ora, se al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “potere”<br />

sostituiamo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “talento”,<br />

cogliamo il senso di questa mia preoccupata<br />

speranza. La cosa di Andrea<br />

che colpisce sin dal primo ascolto<br />

è <strong>la</strong> straordinaria contiguità con lo<br />

strumento. Si sente subito che tra lui<br />

e lei c’è una re<strong>la</strong>zione immediata. Nel<br />

senso letterale del termine: priva di<br />

mediazioni. Ascoltandolo hai l’impressione<br />

(confermata da quanto è visibile<br />

in rete) che lo strumento sia una sorta<br />

di emanazione diretta del<strong>la</strong> persona.<br />

Come se <strong>la</strong> ‘voce di fuori’ non avesse<br />

alcuna difficoltà a dar voce al<strong>la</strong> ‘voce<br />

di dentro’. Il passaggio dal<strong>la</strong> seconda<br />

al<strong>la</strong> prima appare, infatti, quasi istantaneo.<br />

Il che è un dono. Grande. Tutto<br />

fluisce naturale, spontaneo, immediato.<br />

Tutto viene ‘facile’. O, meglio, sembra<br />

facile. Ed è proprio questa apparente<br />

facilità uno dei segni rive<strong>la</strong>tori<br />

del talento. Una facilità che, però, è<br />

moneta a due facce. Da un <strong>la</strong>to, porta<br />

spa<strong>la</strong>ncata verso <strong>la</strong> creatività; dall’altro,<br />

pericolosa tentazione di strada<br />

già compiuta, di fatica già archiviata.<br />

L’idea di possedere già ciò che – per<br />

ovvie ragioni – ancora non si può possedere.<br />

Ascoltando Maybe si sente <strong>la</strong><br />

passione, si sente il cuore (grande), si<br />

sente <strong>la</strong> vitalità (prorompente), si sente<br />

l’istinto. Si sente, cioè, che <strong>la</strong> musica e<br />

<strong>la</strong> chitarra hanno scelto Andrea. Non<br />

serve fare esempi: tutte le tracce di<br />

questo album dicono <strong>la</strong> stessa cosa:<br />

c’è un ragazzo al quale <strong>la</strong> musica<br />

‘dà del tu’, il quale, a sua volta, ‘dà<br />

del tu’ al<strong>la</strong> chitarra. Cosa vogliamo di<br />

più? Nul<strong>la</strong>. O, maybe… Veramente,<br />

se posso, una cosettina ci sarebbe:<br />

che non si <strong>la</strong>sci tentare e non tradisca<br />

questo dono. Che continui a<br />

<strong>la</strong>vorare per trovare quel delicatissimo<br />

e fondamentale equilibrio tra ciò<br />

che è in potenza (‘natura’) e ciò che<br />

sarà in atto (‘cultura’). Il mai agevole<br />

passaggio da ‘chitarrista’ ad ‘artista’.<br />

Che ricambi, cioè, ciò che <strong>la</strong> musica<br />

ha fatto scegliendo lui e che, anche<br />

lui, scelga lei. Perché <strong>la</strong> sua lingua sia<br />

sempre più sua e il valore, il senso, <strong>la</strong><br />

profondità, l’originalità del suo ‘cosa’,<br />

raggiungano presto l’immediatezza,<br />

<strong>la</strong> cristallinità, <strong>la</strong> freschezza e l’energia<br />

del suo ‘come’. Solo così, nota dopo<br />

nota, questo Maybe diventerà «Sure!»<br />

e le promesse saranno mantenute.<br />

Per il suo, e per il piacere di tutti noi.<br />

Guitar Republic<br />

Guitar Republic<br />

CandyRat Records<br />

41<br />

Giuseppe Cesaro<br />

Un disco di chitarra da non ascoltare<br />

come un disco di chitarra.<br />

Devo ammettere che all’inizio ero<br />

un po’ prevenuto. Sono legato a una<br />

concezione tradizionale e fondamentalmente<br />

melodica del<strong>la</strong> chitarra acustica,<br />

pur riconoscendo e apprezzando<br />

quanti stiano cercando, riuscendoci,<br />

nuovi percorsi, nuove soluzioni tecniche<br />

e nuove sonorità. Ho deciso,<br />

quindi, di approcciare l’ascolto di questo<br />

primo <strong>la</strong>voro del trio formato da<br />

Sergio Altamura, Stefano Barone e<br />

Pino Forastiere con semplicità, senza<br />

crearmi preconcetti, con <strong>la</strong> mente libera,<br />

facendomi accompagnare dal<strong>la</strong> loro<br />

musica mentre scrivevo al PC. Mi sono<br />

sorpreso più volte con gli occhi fissi sullo<br />

schermo e con le dita che non andavano<br />

più sul<strong>la</strong> tastiera, assorto nell’ascolto<br />

dei brani di Guitar Republic.<br />

Tutto ho pensato tranne che al<strong>la</strong><br />

chitarra.<br />

Così, le associazioni musicali e non<br />

che mi sono venute in mente durante<br />

l’ascolto potrebbero sembrare (e forse<br />

lo sono) incongruenti, inappropriate, a<br />

dir poco assurde, ma a me appaiono<br />

come rappresentative di ognuno dei<br />

nove brani che compongono il CD, un<br />

modo come un altro per descrivere le<br />

sensazioni provate.<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

rc<br />

Originale e divertente <strong>la</strong> decisione<br />

che ha portato a inserire nei titoli<br />

sempre un riferimento a “Republic” o<br />

a “GR”, un continuo gioco di parole<br />

come a voler ribadire <strong>la</strong> compattezza,<br />

l’uniformità e anche <strong>la</strong> determinazione<br />

di questo trio a proporsi come<br />

una cosa so<strong>la</strong>.<br />

”GR Airport”: in attesa del volo<br />

che dal Brasile porta al<strong>la</strong> Terra del<br />

Sol Levante, tra <strong>la</strong> fretta del<strong>la</strong> gente<br />

e gli orari di arrivi e partenze che si<br />

rincorrono.<br />

”Funky Sex Republic”: vaghi echi<br />

hendrixiani con venature ‘principesche’<br />

(non saprei come meglio riferirmi<br />

al folletto di Minneapolis!).<br />

”Republic Avenue”: un Piazzol<strong>la</strong><br />

condito da ritmi tribali.<br />

”Radio Republic”: per ricordare<br />

cosa si può ancora incontrare sul<strong>la</strong><br />

strada che da Parigi porta al Texas.<br />

”Ghetto Republic”: si ritorna ai ritmi<br />

funky, attraversando di notte vicoli<br />

bui e silenziosi.<br />

”Luna Park Republic”: ossessiva,<br />

martel<strong>la</strong>nte come il sangue pompato<br />

nelle tempie dopo una corsa sulle<br />

montagne russe.<br />

”GR Station”: ricordando Hackett,<br />

colti da improvvisa nostalgia, il carillon<br />

che non ti aspetti dopo una serata<br />

di divertimenti.<br />

”TCLD GR”: una danza ostinata,<br />

incalzante, rituale, in compagnia delle<br />

streghe al<strong>la</strong> luce dei falò.<br />

”The Rite of the Republic”: visionaria<br />

e onirica con i suoi intrecci e le<br />

voci processate.<br />

Un prodotto maturo, dal quale si<br />

percepisce il grande <strong>la</strong>voro svolto per<br />

amalgamare i diversi suoni delle tre<br />

Martin D-28, per <strong>la</strong> cura avuta negli<br />

arrangiamenti, per l’affiatamento raggiunto,<br />

con Sergio Altamura che caratterizza<br />

le varie composizioni con le<br />

sue sonorità inusuali, Stefano Barone<br />

che riveste – tra i tanti – il ruolo di elettronico<br />

del gruppo, e Pino Forastiere<br />

– il più tradizionalmente moderno dei<br />

tre, che mette al servizio degli altri <strong>la</strong><br />

sua grande tecnica chitarristica.<br />

Al<strong>la</strong> fine, ti resta una grande curiosità:<br />

come sarà dal vivo?<br />

Alfonso Giardino


st strumenti<br />

Eccoci a par<strong>la</strong>re di uno di quei<br />

prodotti che, con l’avvento delle<br />

nuove tecnologie (avrà senso<br />

chiamarle ancora ‘nuove’?), offre<br />

all’utente medio delle opzioni<br />

fino a poco tempo fa impensabili.<br />

L’oggetto in questione è un<br />

microfono a condensatore con<br />

pattern cardioide, costruito dal<strong>la</strong><br />

britannica sE Electronics<br />

(www.seelectronics.com), in partico<strong>la</strong>re<br />

il modello USB 2200A<br />

(319,00 euro di listino) dotato sia<br />

del<strong>la</strong> tradizionale uscita XLR che<br />

di una più moderna USB.<br />

A cosa serve, vi chiederete?<br />

In sintesi: possiamo collegare<br />

il 2200A a un ingresso USB del<br />

nostro computer (PC o Mac) e<br />

registrare tramite software di registrazione,<br />

mono o multitraccia<br />

non fa differenza… sEnza (notare<br />

<strong>la</strong> maiusco<strong>la</strong>…) scheda audio! E<br />

questa è <strong>la</strong> vera novità. Il 2200A<br />

viene riconosciuto come un microfono<br />

esterno, tipo quelli integrati<br />

nelle webcam, per capirci, e<br />

offre il suo segnale a qualunque<br />

programma di registrazione (o<br />

riproduzione in caso di podcast)<br />

con cui lo volessimo usare. La<br />

differenza con i prodotti fino a<br />

poco tempo fa sul mercato è <strong>la</strong><br />

qualità: microfoni a condensatore<br />

di questo tipo hanno di solito<br />

bisogno di una scheda audio e<br />

dell’alimentazione a 48 volt definita<br />

phantom; questo modello<br />

può funzionare sia in maniera<br />

tradizionale che via USB.<br />

Esempio: abbiamo un piccolo<br />

netbook e l’sE 2200A, ce ne<br />

andiamo in un campo di grano<br />

o al mare di notte (occhio al<strong>la</strong><br />

sabbia), accendiamo il portatile<br />

e re<strong>la</strong>tivo programma (il gratuito<br />

Audacity è perfetto), colleghiamo<br />

il microfono, attendiamo che<br />

venga riconosciuto dal sistema,<br />

premiamo Rec e iniziamo<br />

Microfono USB sE<br />

Electronics 2200A<br />

a registrare. Prese di corrente?<br />

Schede audio? Tecnici del suono?<br />

Sbalzi di tensione? Un lontano<br />

ricordo.<br />

Il nostro studio di registrazione<br />

è il mondo. E a che qualità! Sì,<br />

perché come potrete aver modo<br />

di ascoltare dai sample audio,<br />

nel<strong>la</strong> <strong>versione</strong> online dell’articolo,<br />

qui si fa davvero sul serio.<br />

Andiamo per ordine<br />

Va detto che non è l’unico<br />

modello sul mercato, altrimenti<br />

sembreremmo di parte: molti<br />

produttori si stanno attrezzando<br />

ed i modelli in commercio sono<br />

tanti. Noi oggi però scriviamo di<br />

questo, ringraziando <strong>la</strong> MidiWare<br />

42<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

di Roma che ce lo ha gentilmente<br />

fornito (www.midiware.com).<br />

Bel design, colori bianco e silver<br />

che lo dividono a metà, apparentemente<br />

robusto, pesa poco<br />

più di mezzo chilo. È dotato<br />

di un’estensione che ne permette<br />

l’aggancio a una tradizionale<br />

asta microfonica e i controlli,<br />

tutti sul r etro, sono: attenuatore<br />

0dB/-10dB, selettore Apple/PC<br />

per uso con sistemi diversi, filtro<br />

per tagliare le basse frequenze<br />

in caso di utilizzo podcast o simili<br />

(per l’utilizzo con <strong>la</strong> chitarra<br />

acustica lo <strong>la</strong>sceremo inattivo).<br />

L’uscita cuffia a disposizione<br />

è dotata anche di un controllo<br />

volume indipendente a <strong>la</strong>tenza


zero, molto utile per ascoltarsi<br />

registrando più tracce. Infine le<br />

due uscite, XLR e USB.<br />

Non resta che farsi un giro<br />

L’utilizzo è davvero semplice,<br />

basta collegare il microfono ad<br />

una uscita USB e il sistema lo<br />

riconosce immediatamente. Abbiamo<br />

provato a registrare sia<br />

con un software professionale<br />

come Cubase, sia con il gratuito<br />

Audacity: entrambi i sistemi<br />

funzionano perfettamente con il<br />

2200A, anche se bisogna perdere<br />

un momento a settare il gain<br />

in ingresso. Questo perché, non<br />

avendo una scheda audio con i<br />

suoi controlli, il volume in entrata<br />

è gestito dal sistema: si dovrà<br />

quindi aprire <strong>la</strong> finestra di dialogo<br />

Suoni > Proprietà e cercare Riproduzione<br />

e Registrazione, selezionare<br />

<strong>la</strong> voce sE USB 2200A<br />

e dovremmo essere pronti a<br />

partire.<br />

Quello che abbiamo notato immediatamente<br />

è che il volume in<br />

ingresso è apparso molto basso:<br />

il primo tentativo è stato quello di<br />

alzare il gain del Mic Input di Windows,<br />

con il risultato disastroso<br />

di una distorsione completa di<br />

tutto il segnale. Allora (perdendo<br />

solo qualche minuto) abbiamo<br />

cercato il giusto compromesso<br />

di livello in ingresso, che abbiamo<br />

dovuto tenere basso per poi<br />

alzarlo in seguito, e tutto è andato<br />

a posto. Essendo abituati<br />

a usare una scheda audio, abbiamo<br />

dovuto cercare un setup<br />

adatto, niente di spaventoso.<br />

I sample che potrete ascoltare<br />

sono tre, ma doppi: il primo è<br />

sempre re<strong>la</strong>tivo al tradizionale utilizzo<br />

via XLR e scheda audio (una<br />

Presonus Firebox); il secondo<br />

via USB. Ho cercato di suonare<br />

passaggi simili con ogni chitarra,<br />

esempi diversi per strumenti<br />

diversi: una c<strong>la</strong>ssica artigianale<br />

Bruno Tozzi del 1982, una Martin<br />

OM-28V e una Martin D-28.<br />

A registrazione finita<br />

Il primo impatto riascoltando<br />

<strong>la</strong> ripresa via USB è stato strano,<br />

non vedevamo quasi l’onda<br />

del segnale registrato; anche se<br />

c’era, era però molto basso. Purtroppo,<br />

senza scheda audio, si<br />

può intervenire poco in tal senso.<br />

Va detto però che, normalizzando<br />

il tutto a cose fatte, il timbro<br />

è risultato ottimo e con poco<br />

fruscio di fondo, che è il rischio<br />

maggiore quando si interviene<br />

in maniera digitale sul segnale a<br />

cose fatte. Il risultato è convincente<br />

sia con Cubase che con<br />

Audacity, crediamo quindi anche<br />

con qualsiasi altro software.<br />

Il 2200A suona al<strong>la</strong> grande se<br />

utilizziamo <strong>la</strong> tradizionale uscita<br />

XLR. Non dimentichiamo che <strong>la</strong><br />

scheda usata in questo caso si<br />

colloca in una fascia di prezzo<br />

superiore ai 300 euro ed è dotata<br />

di uscita Firewire e non USB,<br />

ha prestazioni ottime ed è quindi<br />

un valore aggiunto non da poco.<br />

Chissà con un vero preamplificatore<br />

da studio quale sarebbe<br />

il risultato. Il nostro intento è però<br />

quello di verificare se l’utente<br />

medio o addirittura i principianti,<br />

che non hanno accesso a costose<br />

configurazioni per registrare<br />

<strong>la</strong> propria musica, si possano<br />

avvantaggiare da una simile e<br />

43<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Microfono USB sE<br />

Electronics 2200A<br />

st<br />

innovativa tecnologia, e <strong>la</strong> risposta<br />

è decisamente “sì”.<br />

Abbiamo testato l’sE anche<br />

con un piccolo PC portatile con<br />

schermo da 10”, i netbook che<br />

tanto si vedono in giro, e il risultato<br />

è lo stesso: in fondo se <strong>la</strong><br />

scheda audio è interna al microfono,<br />

e il microfono è lo stesso,<br />

così come il software, c’è poco<br />

da girarci intorno, il risultato può<br />

cambiare di poco. Il consiglio è<br />

quello di connettersi via USB direttamente<br />

al PC, non a uno di<br />

quei moltiplicatori di porte oramai<br />

molto diffusi.<br />

Ovviamente non ci siamo fatti<br />

scappare <strong>la</strong> possibilità di confrontare<br />

il 2200A con altri microfoni<br />

di fascia anche superiore, e<br />

dobbiamo dire che fa <strong>la</strong> sua figura.<br />

È piuttosto aperto sulle alte,<br />

molto definito, e ha una sensibilità<br />

che è quel<strong>la</strong> tipica dei microfoni<br />

a condensatore: un prodotto<br />

di media fascia di qualità, ottima<br />

scelta se avete dei dubbi su cosa<br />

acquistare per iniziare <strong>la</strong> vostra<br />

professione di chitarristi-tecnicidel-suono<br />

di voi stessi.<br />

Tutti i file che ascoltate sono<br />

gli originali WAV non convertiti in<br />

MP3 e senza alcun intervento di<br />

equalizzazione, quindi considerate<br />

che sono migliorabili sotto<br />

diversi aspetti: come al solito<br />

non ci interessa far sentire pesanti<br />

interventi di EQ, quanto <strong>la</strong><br />

pasta sonora del mic.<br />

In conclusione<br />

A questo prezzo abbiamo diverse<br />

opzioni di acquisto; va detto<br />

però che <strong>la</strong> ‘doppia vita’ del<br />

2200A lo rende appetibile sia dal<br />

principiante che dal professionista<br />

più smaliziato. Del resto <strong>la</strong> sE<br />

è un marchio che si sta facendo<br />

apprezzare per <strong>la</strong> qualità e il prezzo<br />

competitivo dei suoi prodotti:<br />

molti altri modelli sono disponibili<br />

nel<strong>la</strong> linea di microfoni tradizionali,<br />

potete trovarli visitando il<br />

sito ufficiale sE Electronics.<br />

Daniele Bazzani<br />

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st strumenti<br />

Ken Kantor è uno che non scherza. Affatto. Dopo<br />

aver contribuito a creare e <strong>la</strong>nciare aziende del calibro<br />

di Intelligent Audio Systems, Vergence Technology,<br />

NHT e Tymphany, quando ha fondato <strong>la</strong> sua<br />

ZT Amplifiers ha candidamente dichiarato di voler<br />

rivoluzionare il mondo dei sistemi di amplificazione.<br />

E nessuno si è messo a ridere, anzi. Perché il designer<br />

e progettista californiano è uno da prendere<br />

assolutamente sul serio. Già <strong>la</strong> serie The Lunchbox<br />

per chitarra elettrica ha <strong>la</strong>sciato tutti a bocca aperta:<br />

sembra incredibile che un oggettino di quelle<br />

dimensioni riesca a produrre tanto volume e tanta<br />

pressione sonora. E Kantor ha ri<strong>la</strong>nciato con <strong>la</strong> <strong>versione</strong><br />

per chitarra acustica, che è ancora più raffinata<br />

e interessante.<br />

L’ingombro dell’amplificatore è assolutamente<br />

ridicolo (25 cm il <strong>la</strong>to più lungo), il peso irrisorio<br />

(5,4 kg). Il tutto montato in un cabinet di legno crema,<br />

con venature marroni, molto elegante. La rete<br />

davanti al cono da 6,5”, in p<strong>la</strong>stica marrone dello<br />

stesso colore di potenziometri e maniglia per il trasporto,<br />

completa un look davvero azzeccato. Sembra<br />

davvero un cestino per il pranzo. Con 200 W<br />

di potenza in c<strong>la</strong>sse A/B, però, non si tratta esattamente<br />

di un giocattolo. Le dotazioni di serie, del<br />

resto, par<strong>la</strong>no chiaro.<br />

Due canali, uno sbi<strong>la</strong>nciato<br />

e uno microfonico<br />

con controlli sul pannello<br />

superiore, che condividono<br />

Master Volume e<br />

Anti Feedback, ma con<br />

Gain, Trebble, Bass e<br />

Reverb dedicati.<br />

Sul retro, accanto<br />

all’ingresso per il microfono,<br />

jack o XLR, trovano<br />

posto un Aux In per<br />

fonti sonore esterne,<br />

Send e Return per <strong>la</strong><br />

mandata effetti, uscita<br />

per le cuffie con volume<br />

dedicato, attacco per<br />

speaker esterno e interruttore<br />

per l’esclusione<br />

del cono. Naturalemente<br />

è presente anche il<br />

pulsante di accensione,<br />

anche se non è poi così<br />

scontato nelle ultime<br />

ZT Lunchbox Acoustic<br />

ampli per acustica<br />

44<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

produzioni di materiale elettronico, con l’attacco<br />

per il cavo di alimentazione e <strong>la</strong> possibilità di commutare<br />

il trasformatore tra 115 e 230 V. Dettaglio<br />

non da poco. Una seconda maniglia, questa volta<br />

cromata, serve anche da protezione per il potenziometro<br />

delle cuffie e delle varie connessioni.<br />

Nel complesso <strong>la</strong> costruzione del Lunchbox è assolutamente<br />

impeccabile. Incastri netti e puliti, finiture<br />

perfette e quell’aria un po’ rétro che si addatta<br />

perfettamente all’idea che l’oggetto vuole comunicare.<br />

È evidente che siamo davanti a un progetto di<br />

livello professionale, in cui <strong>la</strong> miniaturizzazione è un<br />

plus da apprezzare e non lo sfizio dell’ennessimo<br />

gadget tecnologico, destinato a durare dall’alba al<br />

tramonto.<br />

È il momento di andare a sentire come suona. La<br />

prima cosa che colpisce, naturalmente, è il volume:<br />

impressionante. In termini assoluti e ancora di più<br />

rapportato alle dimensioni del<strong>la</strong> fonte. Lo ZT Acoustic<br />

è estremamente rispettoso delle caratteristiche<br />

dello strumento, non ci mette nul<strong>la</strong> di suo. La pasta<br />

sonora è equilibrata, bi<strong>la</strong>nciata e di qualità.<br />

I controlli, anche se essenziali, permettono comunque<br />

interventi sostanziali. L’Anti Feedback,<br />

con tre tagli preimpostati, fa il suo dovere, ma


senza fare miracoli. La dotazione di ingressi permette<br />

di soddisfare le esigenze del chitarrista acustico<br />

moderno, che ormai difficilmente si accontenta<br />

di un sistema di amplificazione a fonte singo<strong>la</strong>. Il<br />

controllo di gain permette di mixare i due canali ai<br />

livelli desiderati e permette di gestire senza grossi<br />

problemi anche rilevatori passivi.<br />

Da non trascurare poi <strong>la</strong> possibilità dell’utilizzo<br />

del microfono, sia per cantare che come seconda<br />

fonte di ripresa dello strumento. Il riverbero è di<br />

ottima qualità, anche se non ci sono le molle. Del<br />

resto… dove potevano metterle?<br />

Nonostante diversi tentativi di metterlo in crisi,<br />

il piccoletto ha digerito in maniera egregia sistemi<br />

passivi e attivi, a doppia fonte anche mista. Neppure<br />

una chitarra baritono è riuscita a creare problemi<br />

sulle basse, per quanto possa sembrare incredibile<br />

con un cono di queste dimensioni.<br />

Collegato a una cassa esterna guadagna corpo<br />

e pressione sonora, ma non cambia radicalmente<br />

<strong>la</strong> sua resa.<br />

Prodotto molto interessante, anche per rapporto<br />

qualità/prezzo. Moltissimi chitarristi acustici rinunciano<br />

al monitor da palco per problemi di portabilità<br />

e comodità di trasporto. Il Lunchbox è una risposta<br />

alle loro preghiere, in questo senso. Sta in uno zainetto,<br />

o nel<strong>la</strong> sua bel<strong>la</strong> borsettina in cordura acquistabile<br />

direttamente sul sito del produttore, con un<br />

ingombro pari a due o tre pedali. A cui si può tranquil<strong>la</strong>mente<br />

rinunciare, visto <strong>la</strong> bontà del riverbero<br />

e <strong>la</strong> possibilità di sfruttare <strong>la</strong> mandata effetti come<br />

uscita bi<strong>la</strong>nciata.<br />

Mario Giovannini<br />

45<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

ZtT Lunchbox Acoustic<br />

ampli per acustica<br />

SCHEDA TECNICA<br />

ZT Lunchbox Acoustic<br />

st<br />

Tipo: amplificatore per chitarra acustica<br />

Made in: USA<br />

Distributore: Sisme<br />

Prezzo: 450 Euro (street price)<br />

Alimentazione: 115/220 V commutabile<br />

Controlli: Master Volume, Master Anti<br />

Feedback<br />

Dotazione: Riverbero su entrambe<br />

i canali<br />

EQ: Gain – Bass – Treble<br />

In/Out: Aux In mini jack, Headhpone<br />

Out/Line out jack, External Speaker jack<br />

Send/Return: In jack, Out jack<br />

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st strumenti<br />

Performing Artist Series<br />

Si amplia <strong>la</strong> serie Performing Artist del<strong>la</strong> Martin<br />

con alcuni nuovi modelli. La GPCPA Mahogany<br />

è una Grand Performance Cutaway con tavo<strong>la</strong> in<br />

abete europeo, fondo e fasce ovviamente in mogano,<br />

come anche <strong>la</strong> copertura del<strong>la</strong> paletta, e senza<br />

intarsi sul manico.<br />

La serie 3 si artico<strong>la</strong> invece su tre diverse tipologie<br />

del corpo: <strong>la</strong> Dreadnought DCPA3, <strong>la</strong> Orchestra<br />

Model OMCPA3 e <strong>la</strong> Grand Performance GPCPA3,<br />

tutte Cutaway con tavo<strong>la</strong> in sitka e fondo e fasce<br />

in palissandro indiano. Anche in questo caso <strong>la</strong> paletta<br />

è in combinazione con <strong>la</strong> cassa. Per il resto<br />

rimangono confermati gli standard del<strong>la</strong> serie, con<br />

manico a profilo parallelo e amplificazione ‘on board’<br />

Fishman Aura F1.<br />

Stessa gamma di scelta per <strong>la</strong> serie 4, che conserva<br />

<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> in sitka ma con fasce e fondo in<br />

sapele. In questo caso l’amplificazione è sempre<br />

Fishman, ma F1 Analog Elettronics.<br />

D-18P e D-28P<br />

Nuova <strong>versione</strong> per due modelli storici del<strong>la</strong> casa<br />

di Nazareth. La <strong>versione</strong> P, di quelli che per molti<br />

sono gli archetipi del<strong>la</strong> chitarra Martin, ha il capotasto<br />

da 44,5 mm. Cosa che porterà a rivedere diverse<br />

convinzioni in merito all’utilizzo di questi strumenti,<br />

soprattutto in ambito fingerstyle.<br />

Martin SP Lifespan.<br />

Disponibili in tre sca<strong>la</strong>ture (.011, .012 e .013) le<br />

nuove corde Martin sono preparate con una tecnologia<br />

proprietaria di Cleartone che ne allunga <strong>la</strong><br />

vita, senza sacrificarne il tono naturale. Tutte e sei<br />

le corde sono trattate per non trattenere grasso e<br />

sporco che ne possono deteriorare <strong>la</strong> qualità.<br />

Martin è distribuita da Eko Music Group<br />

Notizie di mercato<br />

dalle aziende<br />

AER Pocket Tools<br />

Potrebbero essere <strong>la</strong> risposta alle preghiere di chi è stanco<br />

di trascinarsi appresso un ampli tutte le volte che deve<br />

salire sul palco. Il Colourizer è un preamplificatore/D.I. per<br />

microfoni o segnali di linea, con controlli di tono, enhancer ed<br />

equalizzatore. Il Dual Mix dal canto suo è un preamplificatore<br />

dello stesso tipo, a due canali separati con quattro preset effetti<br />

disponibili: due riverberi, un de<strong>la</strong>y e un chorus. Entrambi<br />

sono dotati di alimentazione phantom.<br />

AER è distribuita in Italia da Backline.<br />

46<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Breedlove Custom Shop American Series<br />

La nuova serie American di Breedlove è <strong>la</strong> naturale<br />

evoluzione delle Pro e delle Roots, ormai fuori<br />

produzione. La realizzazione è interamente artigianale<br />

e made in USA nel Custom Shop di Bend<br />

nell’Oregon. Top, fondo e fasce sono in massello<br />

con legni altamente selezionati. Il top è rettificato<br />

e graduated. Le American sono vendute con <strong>la</strong><br />

celebre custodia rigida Breedlove con impunture<br />

rosse. In esclusiva per il mercato italiano: finitura<br />

lucida non solo del top, ma anche del fondo e delle<br />

fasce, ponte e tastiera in ebano anche sui modelli<br />

più economici. Sono distribuite da Gold Music.


Looper/Phrase Sampler DigiTech JamMan Solo<br />

Dagli otto secondi di capacità del PDS 8000, <strong>la</strong>nciato sul mercato<br />

quasi venti anni fa, <strong>la</strong> nuova serie di Digitech arriva a mettere<br />

a disposizione 99 banchi di memoria da 35 minuti. Espandibile<br />

con memory card SD, può arrivare a memorizzare fino a 16 ore<br />

di musica in altre 99 locazioni aggiuntive. Dotato di metronomo<br />

e traccia ritmica configurabile, permette <strong>la</strong> quantizzazione del registrato.<br />

Come oramai siamo abituati dal<strong>la</strong> casa, il JamMan Solo<br />

permette il collegamento via USB a qualsiasi computer PC o<br />

Mac, per l’uso del software gratuito DigiTech JamManager, per<br />

<strong>la</strong> memorizzazione, l’organizzazione e il trasferimento dei singoli<br />

loop e per <strong>la</strong> creazione di ‘JamMan List’ per le esibizioni dal vivo.<br />

È distribuito da Casale Bauer.<br />

47<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

st<br />

Jammin Pro USB Acoustic 505<br />

Questa ci mancava, ma in certo senso c’era da<br />

aspettarselo. Ormai una presa USB non si nega a<br />

niente e a nessuno. Le grandi case americane già<br />

da qualche tempo percorrono queste vie nel settore<br />

elettrico, ma sull’acustica era rimasto il vuoto.<br />

Ci ha pensato <strong>la</strong> Jammin con <strong>la</strong> Pro 505. Si tratta<br />

di una dreadnought a spal<strong>la</strong> mancante, di design<br />

piuttosto tradizionale che, oltre ad avere amplificazione<br />

on board con accordatore integrato, dispone<br />

di una presa USB che sostituisce di fatto <strong>la</strong> scheda<br />

audio del PC, permettendo una connettività<br />

immediata. Le specifiche tecniche sono piuttosto<br />

modeste, sia per <strong>la</strong> parte di liuteria con materiali<br />

economici, che per quanto riguarda l’elettronica<br />

con sampling a 44.1 kHz a 16 bit. Ma il prezzo assolutamente<br />

popo<strong>la</strong>re, attorno ai 120 euro, fa venir<br />

voglia di togliersi lo sfizio.<br />

Info: http://www.jamminpro.net/505/pro_505_<br />

overview.htm. Lo strumento è distribuito in Italia da<br />

Frenexport.<br />

Amplificatore L.R. Baggs A-Ref<br />

Anche Baggs ha il suo amplificatore per chitarra acustica. Un progetto<br />

frutto di quattro anni di <strong>la</strong>voro. Il cuore dell’ampli è il Ba<strong>la</strong>nced<br />

Mode Radiator, un nuovo tipo di speaker <strong>la</strong>nciato sul mercato<br />

proprio con l’A-Ref. Si tratta di un cono da 8”, con diaframma a<br />

nido d’ape e una bobina da 2”, in grado di generare un fronte sonoro<br />

di 140°. I benefici del<strong>la</strong> nuova tecnologia sono <strong>la</strong> limpidezza<br />

e <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghissima apertura sonora. Il suono raggiunge ogni angolo<br />

del<strong>la</strong> stanza e, senza sforzo, avvolge l’ascoltatore. Lo stadio di<br />

preamplificazione è basato sulll’apprezzatissima Para D.I. del<strong>la</strong> casa,<br />

mentre il finale è in grado di erogare 200 W. Il riverbero è a molle<br />

e ciascun canale ha <strong>la</strong> sua mandata per gli effetti esterni. Tutta<br />

questa tecnologia è racchiusa in un solido contenitore, leggero e<br />

dal design piacevole, con i <strong>la</strong>ti di legno naturale e una innovativa<br />

maniglia, molto comoda per il trasporto. Distribuito in Italia da Magic<br />

Music.<br />

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st strumenti<br />

http://www.mi<strong>la</strong>niguitars.com<br />

Ho conosciuto Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />

all’Acoustic Vil<strong>la</strong>ge durante il Soave<br />

Guitar Festival 2010. Venni<br />

attratto da un’acustica a doppia<br />

spal<strong>la</strong> mancante e senza buca<br />

centrale, ma con due gocce ai<br />

<strong>la</strong>ti. In esposizione vi erano altre<br />

acustiche molto interessanti tra<br />

cui una chitarra con una paletta<br />

molto partico<strong>la</strong>re.<br />

Iniziai a par<strong>la</strong>re con lui di chitarre<br />

e, poco dopo, siamo passati a<br />

discutere di organismi geneticamente<br />

modificati, problemi sociali,<br />

vino… Tra una chiacchiera e l’altra<br />

ho percepito una grande passione<br />

e una certa umiltà, tipica di<br />

chi ama il proprio <strong>la</strong>voro e mette<br />

questo prima di tutto, anche del<br />

business. Par<strong>la</strong>ndo, Lukas mi racconta<br />

che sta restaurando una<br />

harp guitar dei primi del ’900. Incuriosito<br />

gli dico che avrei piacere<br />

di veder<strong>la</strong>, visto il mio interesse<br />

per questo tipo di strumenti. Rivedo<br />

Lukas qualche mese dopo<br />

all’ADGPA Guitar International<br />

Rendez-Vous di Conegliano, dove<br />

per l’occasione aveva portato<br />

tre chitarre di pochi giorni, assolutamente<br />

perfette e dal suono<br />

già notevole. Mi dice che <strong>la</strong> harp<br />

è quasi pronta, manca qualche<br />

ritocco e le corde in arrivo dagli<br />

Stati Uniti. Ad agosto, complice <strong>la</strong><br />

In visita dal liutaio<br />

Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />

poca voglia di stare al mare, prendo<br />

<strong>la</strong> macchina e vado a trovarlo<br />

nel suo <strong>la</strong>boratorio. Per arrivarci<br />

bisogna percorrere tutta <strong>la</strong> dorsale<br />

dei Colli Berici, un’area incontaminata<br />

appena fuori Vicenza.<br />

Percorrer<strong>la</strong> è come fare un salto<br />

indietro nel tempo: tutto è immerso<br />

nel verde, dove vigneti e ulivi si<br />

alternano a boschi, e regna un silenzio<br />

assoluto. Arrivo all’abitazione<br />

di Lukas, uno chalet in mezzo<br />

al bosco, e sembra di stare a casa<br />

di qualche liutaio nordamericano,<br />

l’ambiente ideale per chi vuole<br />

fare questo mestiere. Il tempo di<br />

dare uno sguardo al<strong>la</strong> harp guitar<br />

che Lukas ha restaurato (e che ho<br />

comprato subito) e gli chiedo di<br />

concedermi un’intervista. Lukas<br />

accetta volentieri.<br />

Lukas par<strong>la</strong>ci di te, <strong>la</strong> tua storia,<br />

come hai iniziato, i tuoi<br />

maestri, a chi ti ispiri?<br />

Ho cominciato a riparare e costruire<br />

strumenti musicali grazie al<br />

maestro Bruno Barnes. Ricordo<br />

48<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

che non è stata un’impresa facile:<br />

non ne voleva sapere di rinunciare<br />

al<strong>la</strong> sua tranquillità per seguire un<br />

ragazzino nell’affi<strong>la</strong>tura di una pial<strong>la</strong><br />

o nel<strong>la</strong> piegatura a caldo. Io cominciavo<br />

da zero, e lui aveva ormai<br />

una lunga esperienza alle spalle.<br />

E come è andata a finire?<br />

È finita bene: ho insistito finché<br />

ha ceduto. Costruivo una chitarra,<br />

glie<strong>la</strong> facevo vedere, lui aggiungeva<br />

i suoi commenti e mi mostrava<br />

qualche ‘segreto di bottega’<br />

per migliorare i miei strumenti. È<br />

stata un’esperienza insostituibile.<br />

Poi, dopo qualche anno e svariati<br />

seminari, mi sono trasferito all’estero.<br />

Da lì è iniziata <strong>la</strong> mia esperienza<br />

professionale vera e propria:<br />

nel frattempo erano passati<br />

cinque anni.<br />

So che hai trascorso diversi<br />

anni in Grecia, sembra strano<br />

per un liutaio, ci vuoi raccontare<br />

questa esperienza?<br />

Non saprei da che parte iniziare,<br />

Mi<strong>la</strong>ni Guitars modello Joplin e Walrus


in verità. È una storia piuttosto lunga.<br />

La parte divertente è già stata<br />

descritta ne La ruota del criceto<br />

[un racconto di Mi<strong>la</strong>ni dal sottotitolo<br />

Una storia dell’iso<strong>la</strong> di Creta,<br />

edito da Saecu<strong>la</strong> nel 2009 – ndr],<br />

ma non ha a che fare con <strong>la</strong> liuteria.<br />

Diciamo che questa esperienza<br />

mi ha permesso di conoscere<br />

diverse sonorità e modi di costruire.<br />

Mi ha dato <strong>la</strong> possibilità di analizzare<br />

i miei pregi e i miei difetti, e<br />

soprattutto i limiti e i pregi del<strong>la</strong> liuteria<br />

italiana. Ho capito molte cose<br />

che forse non avrei compreso rimanendo<br />

qui. Ad esempio, l’utilizzo<br />

del<strong>la</strong> solera nel<strong>la</strong> costruzione di<br />

chitarre acustiche mi ha permesso<br />

di orientarmi verso un suono che è<br />

una specie di ‘marchio di fabbrica’<br />

tutto mio. Funziona, ma ho dovuto<br />

spostarmi per capirlo. Oppure le<br />

sonorità dei paesi balcanici: pianeti<br />

paralleli che sono riuscito a<br />

comprendere e replicare solo dopo<br />

una lunga permanenza.<br />

Ho visto nel tuo <strong>la</strong>boratorio<br />

strumenti antichi: esegui<br />

restauri?<br />

Sì, su strumenti a pizzico. La<br />

considero un’esperienza fondamentale<br />

per un costruttore:<br />

La harp guitar Meinel & Herold restaurata<br />

scoprire come e perché nel passato<br />

si è adottata una soluzione<br />

rispetto a un’altra, valutare <strong>la</strong><br />

tenuta nel tempo di certe colle o<br />

vernici, ritrovare soluzioni dimenticate<br />

ma ancora valide. C’è gente<br />

che in passato costruiva cose bellissime<br />

e valide, che sono un libro<br />

aperto di alta liuteria ancora oggi.<br />

Che strumenti costruisci?<br />

Chitarre c<strong>la</strong>ssiche, acustiche,<br />

altro?<br />

Visto il mio carattere piuttosto<br />

curioso, non ho resistito al<strong>la</strong> tentazione<br />

di costruire bassi acustici,<br />

chitarre elettriche, liuti popo<strong>la</strong>ri,<br />

chitarre battenti, chitarre fretless,<br />

chitarre manouche, bouzouki,<br />

saz e via dicendo. Sono serviti da<br />

complemento per i miei pezzi forti:<br />

chitarre acustiche e c<strong>la</strong>ssiche.<br />

Attualmente, costruisco tre linee<br />

di strumenti dalle caratteristiche<br />

estetiche e timbriche ben diverse<br />

e definite. È stata una soluzione a<br />

cui sono arrivato dopo un lungo<br />

percorso, e che garantisce le tre<br />

caratteristiche che ritengo fondamentali<br />

in uno strumento: suono,<br />

bellezza, crescita nel tempo.<br />

Ho visto una splendida copia<br />

Maccaferri: hai studiato o seguito<br />

altri costruttori in questa<br />

circostanza?<br />

Sono stato aiutato inizialmente<br />

dal liutaio Killy Nonis, che <strong>la</strong>vora<br />

nel Kent. È stato lui che mi<br />

ha fornito disegni e tecniche di<br />

costruzione. Il suo metodo di <strong>la</strong>voro,<br />

molto creativo, mi ha aperto<br />

nuove prospettive. L’incontro<br />

con Favino, poi, mi ha portato ad<br />

avere una idea più chiara su che<br />

strumento desidera un chitarrista<br />

manouche.<br />

Ho visto delle chitarre con corde<br />

in nylon che mi interessano<br />

molto (anche ad Antonio Tarantino,<br />

ricordo a Conegliano).<br />

A prima vista sembrano delle<br />

‘crossover’: ce ne parli?<br />

Ci sono costruttori di chitarra<br />

c<strong>la</strong>ssica molto validi in giro, e<br />

si corre il rischio di costruire dei<br />

49<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

In visita dal liutaio<br />

Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />

st<br />

doppioni. Inoltre, sembra che gli<br />

strumenti da concerto siano arrivati<br />

a un limite acustico invalicabile:<br />

è richiesta una sonorità<br />

standard e sono ammesse poche<br />

variazioni sul tema. Ho preferito<br />

spendere il mio tempo e le mie ricerche<br />

esplorando <strong>la</strong> chitarra bossa<br />

nova e <strong>la</strong>tina. Sono strumenti<br />

che partono dal<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica,<br />

ma se ne discostano in termini<br />

di sonorità, dimensioni e versatilità.<br />

L’esperienza con il f<strong>la</strong>menco<br />

mi ha aiutato molto. La chitarra<br />

f<strong>la</strong>menca deve essere bril<strong>la</strong>nte, <strong>la</strong><br />

tavo<strong>la</strong> armonica deve essere intonata<br />

per rispondere ai golpe con<br />

<strong>la</strong> mano, le note mute e i legati devono<br />

essere molto presenti, a differenza<br />

del<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica. Un<br />

bagaglio assolutamente notevole<br />

da portare negli strumenti sudamericani.<br />

Ovviamente ci aggiungo<br />

del mio in termini di estetica dello<br />

strumento e di sonorità. La rosetta<br />

che sporge dal<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica,<br />

per esempio, permette di stoppare<br />

le corde rendendo un timbro molto<br />

secco: ideale per accompagnare<br />

rumba, cumbia, merengue e via<br />

dicendo. La spal<strong>la</strong> mancante, poi,<br />

è inevitabile. Rende lo strumento<br />

decisamente più maneggevole.


st<br />

In visita dal liutaio<br />

Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />

Anche il manico è più stretto, proprio<br />

per permettere l’esecuzione<br />

di passaggi che sarebbero molto<br />

difficili con una chitarra c<strong>la</strong>ssica.<br />

Il mio obiettivo è costruire un ‘attrezzo<br />

di <strong>la</strong>voro’ che suonato in<br />

c<strong>la</strong>ve abbia come unico limite <strong>la</strong><br />

fantasia dell’esecutore.<br />

… E dei ponti in acero?<br />

L’utilizzo del ponte in acero, è<br />

una scoperta recente: mi permette<br />

di bi<strong>la</strong>nciare bene il suono generale<br />

dello strumento e di aggiungere<br />

proiezione. Funziona bene anche<br />

nelle chitarre con corde in nylon:<br />

mi chiedo come mai non sia stato<br />

scoperto prima. Negli archi è utilizzato<br />

da quattrocento anni…<br />

Chi è il tuo cliente tipo?<br />

Non penso di poter identificare<br />

una categoria partico<strong>la</strong>re. Ho<br />

clienti in tutta Europa, e di tutte le<br />

estrazioni sociali. La maggior parte<br />

sono musicisti, ovviamente. Ma<br />

anche no. Una volta un muratore<br />

inglese mi ha ordinato una chitarra<br />

acustica decorata con fiori e tralci<br />

di vite su tavo<strong>la</strong> armonica, fasce e<br />

tastiera. Un <strong>la</strong>voro monumentale.<br />

Quando gliel’ho consegnata ha<br />

esc<strong>la</strong>mato: «Bellissima! Adesso<br />

dovrò imparare a suonar<strong>la</strong>».<br />

Esegui riparazioni su strumenti<br />

non di tua produzione?<br />

Certamente. Il discorso è simile<br />

a quello sui restauri: vedere<br />

altri strumenti per imparare cose<br />

nuove. Purtroppo in giro c’è molta<br />

produzione industriale con una<br />

qualità piuttosto scarsa. Per questo<br />

riparo molto più volentieri strumenti<br />

ben costruiti, rispetto a un<br />

certo tipo di ‘made in chissà dove’<br />

che personalmente non mi dà alcun<br />

motivo di ispirazione.<br />

Che tipi di legni usi?<br />

I legni che utilizzo sono quelli<br />

tradizionalmente usati in liuteria:<br />

abete, palissandro, cipresso,<br />

ebano, mogano. Ovviamente mi<br />

piace sperimentare soluzioni nuove:<br />

per esempio, ultimamente mi<br />

sto interessando alle sonorità del<br />

cedro del Libano negli strumenti<br />

manouche.<br />

Ho visto chitarre che hanno<br />

un’impronta molto personale,<br />

<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> buca, <strong>la</strong> paletta<br />

vuota, <strong>la</strong> doppia spal<strong>la</strong><br />

mancante: sperimentazione o<br />

cosa?<br />

Nei miei strumenti cerco di abbinare<br />

l’estetica al<strong>la</strong> funzionalità<br />

acustica. Per esempio, <strong>la</strong> buca rialzata<br />

rispetto al<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica<br />

mi permette di rinforzare un area<br />

debole e soggetta a deformazioni,<br />

aggiungendo un tocco di originalità.<br />

Non mi piace sperimentare<br />

in maniera casuale, non l’ho mai<br />

fatto. Preferisco ricercare soluzioni<br />

innovative a problemi concreti.<br />

Qual è il tempo medio di attesa<br />

per un tuo strumento?<br />

Dipende dal <strong>la</strong>voro accumu<strong>la</strong>to<br />

e dal<strong>la</strong> stagione. Preferisco <strong>la</strong>vorare<br />

in inverno e in primavera. Impiego<br />

circa tre mesi per completare<br />

uno strumento.<br />

Quante chitarre costruisci o<br />

vorresti costruire?<br />

Negli ultimi tempi ho costruito<br />

una media di dieci strumenti<br />

all’anno. Mi piacerebbe in futuro<br />

poter ridurre il numero e dedicarmi<br />

maggiormente ad altri settori<br />

del<strong>la</strong> liuteria, che non ho ancora<br />

avuto il tempo di esplorare.<br />

Cosa intendi per altri settori<br />

50<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

del<strong>la</strong> liuteria?<br />

Bassi acustici fretless: un universo<br />

intero da scoprire, quello dei<br />

bassi. E poi <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> liuteria<br />

e delle tecniche di costruzione nel<br />

corso dei secoli, un interesse che<br />

mi sta appassionando ogni giorno<br />

di più. Poi <strong>la</strong> sperimentazione di<br />

un tipo di truss rod alternativo da<br />

utilizzare nelle chitarre con corde<br />

in nylon. E le lezioni che già tengo<br />

presso le scuole di musica. Come<br />

vedi, ho un po’ di carne al fuoco…<br />

Ho visto anche dei plettri in<br />

legno, li costruisci tu?<br />

Sì, interamente. Ho iniziato con<br />

le chitarre manouche: mi venivano<br />

richiesti plettri per eseguire questo<br />

stile partico<strong>la</strong>re. Di lì ho poi costruito<br />

plettri per chitarra elettrica e<br />

acustica. Al momento sto <strong>la</strong>vorando<br />

a un progetto di costruzione<br />

di unghie artificiali per le corde in<br />

nylon. Molta sperimentazione, un<br />

po’ di notti in bianco, e poi spero<br />

di presentare un accessorio utile e<br />

interessante.<br />

Nel tuo <strong>la</strong>boratorio ho visto<br />

strumenti di <strong>la</strong>voro molto semplici:<br />

ci vuoi par<strong>la</strong>re del tuo modo<br />

di <strong>la</strong>vorare? Mi ha colpito<br />

molto il tipo di verniciatura…<br />

Nel corso degli anni ho eliminato<br />

molti strumenti elettrici: non<br />

li ritengo adatti al <strong>la</strong>voro di liuteria.<br />

È una complicazione inutile<br />

e non sempre conveniente: è un<br />

po’ come mettere uno strumento<br />

Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> buca con <strong>la</strong> rosetta rialzata


musicale dentro un frul<strong>la</strong>tore. Il<br />

deterioramento acustico del legno<br />

è evidente. Discorso a parte meritano<br />

le vernici. Dopo aver provato<br />

e testato ogni sorta di vernici<br />

per liuteria, ho rinunciato all’idea<br />

di avvelenare i miei clienti con le<br />

comuni vernici sintetiche. Come<br />

mi diceva spesso Bruno Barnes:<br />

«Gomma<strong>la</strong>cca: tutto il resto è una<br />

porcheria». Così sono tornato al<strong>la</strong><br />

vecchia, cara, gradevole gomma<strong>la</strong>cca.<br />

Le chitarre suonano meglio,<br />

respirano, maturano, si riparano<br />

facilmente. Una piacevole riscoperta,<br />

insomma.<br />

Mi sembra quasi una filosofia<br />

<strong>la</strong> tua…<br />

Sì, si chiama “semplicità”. Funziona,<br />

sai? Funziona in musica,<br />

funziona ovunque, e funziona anche<br />

in liuteria. E si vive meglio, decisamente<br />

meglio.<br />

Una domanda spinosa, quanto<br />

costano i tuoi strumenti?<br />

I modelli più semplici si aggirano<br />

sui 1300 euro. Si arriva ai 2500<br />

per <strong>la</strong> fascia superiore. Ritengo <strong>la</strong><br />

chitarra uno strumento popo<strong>la</strong>re,<br />

e mi fanno sorridere certi prezzi<br />

stel<strong>la</strong>ri. È un mio punto di vista,<br />

comunque, magari poco condivisibile.<br />

Mi permette però di avere<br />

accesso a realtà musicali straordinarie,<br />

che altrimenti non potrei<br />

raggiungere.<br />

Ti abbiamo visto poco in<br />

giro nei meeting dedicati al<strong>la</strong><br />

chitarra acustica: una scelta o<br />

ti stai guardando intorno?<br />

Sto diventando sempre più pigro.<br />

Preferisco restare a casa a<br />

costruire qualcosa, piuttosto che<br />

guidare per centinaia di chilometri<br />

per arrivare a un festival. E poi,<br />

i clienti italiani attualmente coprono<br />

il dieci per cento delle mie<br />

ordinazioni. Preferisco, se necessario,<br />

fare un sacrificio in più<br />

e muovermi verso <strong>la</strong> mia cliente<strong>la</strong><br />

storica: Grecia, Inghilterra e paesi<br />

del Nord.<br />

Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> verniciatura a gomma<strong>la</strong>cca Lascia un commento<br />

51<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

In visita dal liutaio<br />

Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />

st<br />

Bene, si chiude qui questa breve<br />

intervista a un personaggio<br />

per noi nuovo nell’ambito del<strong>la</strong><br />

liuteria acustica italiana, ma tutto<br />

da scoprire per le sue idee e per<br />

le esperienze passate. Persona<br />

molto umile e curiosa, sempre al<strong>la</strong><br />

ricerca di nuove cose, con un<br />

grande bagaglio alle spalle (debbo<br />

dire che mi ha fatto impressione<br />

sentirlo al telefono par<strong>la</strong>re<br />

un greco perfetto…). Questo è<br />

Lukas Mi<strong>la</strong>ni. Penso che andrò<br />

a trovarlo spesso. Ho alcuni progetti<br />

in mente che presto vi svelerò…<br />

A proposito, chi volesse<br />

andarlo a trovare non dimentichi<br />

che in zona ci sono ottimi ristoranti<br />

che offrono pietanze tipiche<br />

del luogo con gli ottimi vini dei<br />

Colli Berici!<br />

Gabriele Posenato


st strumenti<br />

Le chitarre del<strong>la</strong> tradizione popo<strong>la</strong>re<br />

italiana<br />

Diversi tra i nostri chitarristi acustici<br />

più rappresentativi anche in<br />

campo internazionale, negli ultimi<br />

tempi, non hanno mancato<br />

di ispirarsi a vari aspetti del<strong>la</strong><br />

tradizione musicale popo<strong>la</strong>re e di<br />

confine tra colto e popo<strong>la</strong>re del<br />

nostro paese. È il caso di Beppe<br />

Gambetta, in partico<strong>la</strong>re in dischi<br />

come Serenata con Carlo Aonzo<br />

(1997), Traversata con Aonzo<br />

e David Grisman (2001) e nel cd<br />

allegato al libro Traditional Italian<br />

Dances di Federica Calvino Prina<br />

(2000). Ed è anche il caso di<br />

Franco Morone nel suo Italian Fingerstyle<br />

Guitar (2005) e di Peppino<br />

D’Agostino nel suo Made In<br />

Italy (2008). Questo del<strong>la</strong> ricerca<br />

di una ‘voce italiana’ del<strong>la</strong> chitarra<br />

acustica attraverso un processo<br />

di rivisitazione del nostro folklore<br />

musicale, d’altra parte, è un mio<br />

‘pallino’ da molti anni. E sarà inevitabilmente<br />

uno degli argomenti<br />

che tratterò più volentieri nei nostri<br />

appuntamenti. In questa ottica,<br />

tra<strong>la</strong>sciando per il momento<br />

le possibilità di riarrangiare per<br />

chitarra acustica musiche di altri<br />

strumenti e organici musicali,<br />

conviene partire da uno sguardo<br />

d’insieme dei diversi tipi di chitarre<br />

effettivamente utilizzate nel<strong>la</strong><br />

musica di tradizione orale italiana<br />

e dei loro repertori.<br />

La chitarra “francese”<br />

Nell’uso folklorico <strong>la</strong> normale<br />

chitarra monta di norma corde<br />

metalliche e, in partico<strong>la</strong>re nel<br />

Sud d’Italia, era chiamata “francese”<br />

per distinguer<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> più<br />

tradizionale chitarra “battente”.<br />

Tenendo conto del fatto che <strong>la</strong><br />

moderna chitarra a sei corde singole<br />

si è affermata storicamente<br />

intorno al 1780, nonché del ruolo<br />

importante svolto da Parigi nel<strong>la</strong><br />

<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />

sarda, co<strong>la</strong>scione<br />

rinascita del<strong>la</strong> chitarra colta all’inizio<br />

del XIX secolo, è probabile<br />

che quell’appel<strong>la</strong>tivo risalga agli<br />

influssi e alle dominazioni francesi<br />

del primo Ottocento nell’Italia<br />

meridionale. Accanto al più consueto<br />

uso folklorico nell’accompagnamento<br />

del canto e di altri<br />

strumenti, uso peraltro non privo<br />

di motivi di interesse, questa<br />

chitarra “francese” mostra pure<br />

– soprattutto in ambienti artigiani<br />

e in partico<strong>la</strong>re tra i barbieri – un<br />

repertorio anche solistico di musiche<br />

strumentali e di balli. Una<br />

forma ricorrente è costituita da<br />

musiche da ballo che modu<strong>la</strong>no<br />

intorno alle tonalità di La minore<br />

e La maggiore, come il “Ballo per<br />

chitarra” inciso da Eugenio Bennato<br />

nell’album con Carlo D’Angiò,<br />

Garofano d’ammore (1976),<br />

e ripreso dal repertorio del liutaio<br />

Nico<strong>la</strong> De Bonis di Bisignano in<br />

provincia di Cosenza. Non mancano<br />

poi alcuni esempi in accordatura<br />

aperta di Sol, come <strong>la</strong><br />

“Spagno<strong>la</strong>” del barbiere Bartolo<br />

Ruggiero di Lipari, raccolta dall’etnomusicologo<br />

Sergio Bonanzinga<br />

e inserita nel cd Sicile – Musiques<br />

popu<strong>la</strong>ires (Ocora, 2004). Infine<br />

sono da segna<strong>la</strong>re alcuni esempi<br />

di tapping ante litteram, come il<br />

brano lucano “A sa sampugnara”<br />

52<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

documentato nel disco L’arpa di<br />

Viggiano (Taranta, 1991).<br />

La chitarra “battente”<br />

Come riporta Roberta Tucci nel<br />

suo “Profilo storico-costruttivo<br />

del<strong>la</strong> chitarra battente” contenuto<br />

in Strumenti del<strong>la</strong> Musica Antica<br />

a cura di Pao<strong>la</strong> Pacetti (Urbino,<br />

1996), <strong>la</strong> chitarra “battente” in<br />

quanto strumento storico del<strong>la</strong><br />

musica colta era contemporanea<br />

e affine al<strong>la</strong> chitarra barocca, con<br />

<strong>la</strong> quale condivideva <strong>la</strong> forma allungata<br />

del corpo, fasce e fondo<br />

costruiti a doghe, una tastiera<br />

sullo stesso piano del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica,<br />

il foro di risonanza munito<br />

di una rosetta e l’incordatura a<br />

cinque cori, generalmente doppi,<br />

a volte anche tripli. La struttura<br />

dell’accordatura, a parte le possibili<br />

variazioni in altezza assoluta,<br />

era simile a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> normale<br />

chitarra priva del<strong>la</strong> sesta corda<br />

bassa, con possibili variazioni<br />

di ottava nei raddoppi del quarto<br />

e quinto coro a seconda del<strong>la</strong><br />

nazione di origine. In Italia, e in<br />

partico<strong>la</strong>re nel caso del<strong>la</strong> chitarra<br />

“battente”, l’accordatura più<br />

accreditata prevedeva tutte note<br />

comprese nell’ambito di altezza<br />

delle tre corde acute. Quindi,<br />

se l’accordatura standard del<strong>la</strong><br />

Il barbiere Bartolo Ruggiero di Lipari esegue<br />

un barré in accordatura aperta (foto di<br />

Sergio Bonanzinga, 1987)


chitarra è Mi 2 La 2 Re 3 Sol 3 Si 3 Mi 4<br />

(considerando Do 4 il Do centrale<br />

di 261,626 Hz ca. secondo <strong>la</strong><br />

Scientific Pitch Notation), l’accordatura<br />

più ricorrente del<strong>la</strong> chitarra<br />

barocca e “battente” è La 3<br />

Re 4 Sol 3 Si 3 Mi 4 . Un’accordatura,<br />

questa, che può essere messa in<br />

re<strong>la</strong>zione con l’accordatura per<br />

chitarra attualmente conosciuta<br />

come Nashville tuning o high<br />

string tuning, cioè Mi 3 La 3 Re 4<br />

Sol 4 Si 3 Mi 4 .<br />

D’altra parte <strong>la</strong> chitarra “battente”<br />

si discostava dal<strong>la</strong> chitarra<br />

barocca per i seguenti aspetti:<br />

corde metalliche invece che di<br />

budello; ponticello mobile con<br />

attacco delle corde al<strong>la</strong> fascia inferiore<br />

invece che ponte-cordiera<br />

fisso; tasti metallici fissi invece<br />

che mobili di budello; e tavo<strong>la</strong><br />

con piegatura sotto il ponticello<br />

invece che piatta. Inoltre il fondo<br />

era bombato, mentre nel<strong>la</strong> chitarra<br />

barocca poteva essere anche<br />

piatto. La chitarra “battente” era<br />

<strong>Chitarra</strong> battente costruita da Vincenzo De<br />

Bonis (in Ciro Caliendo, La chitarra battente,<br />

Edizioni Aspasia, 1998, p. 181)<br />

<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />

sarda, co<strong>la</strong>scione<br />

uno strumento tipicamente italiano,<br />

con centri di produzione<br />

riconosciuti a Venezia, in Ca<strong>la</strong>bria<br />

e probabilmente a Napoli, in Umbria,<br />

Abruzzo e Sardegna.<br />

In ambito folklorico è attestata<br />

con documenti sonori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

Campania, al<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e al<strong>la</strong><br />

Puglia. Le chitarre “battenti” osservate<br />

in Puglia possono avere<br />

il fondo piatto anziché bombato,<br />

mentre <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica può<br />

avere tre fori di risonanza invece<br />

di uno. In Ca<strong>la</strong>bria, accanto ai<br />

modelli a cinque cori, sono documentati<br />

altri modelli di grande<br />

interesse, in cui il terzo coro è sostituito<br />

da una corda di bordone<br />

accordata generalmente in La 4 e<br />

fissata con un bischero al centro<br />

del manico, all’altezza del settimo<br />

tasto. In Ca<strong>la</strong>bria e Campania sono<br />

presenti modelli a quattro cori,<br />

accordati rispettivamente come il<br />

primo, secondo, quarto e quinto<br />

coro del modello a cinque cori.<br />

Come per <strong>la</strong> chitarra “francese”,<br />

53<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

st<br />

anche nel repertorio folklorico<br />

del<strong>la</strong> chitarra “battente” possono<br />

essere rintracciati esempi di musiche<br />

strumentali solistiche, che<br />

ne affiancano <strong>la</strong> preminente funzione<br />

di accompagnamento.<br />

La chitarra “gigante” sarda<br />

Dal periodo del<strong>la</strong> sua attestata<br />

diffusione a livello popo<strong>la</strong>re e dello<br />

sviluppo del genere chiamato<br />

“canto a chitarra”, che <strong>la</strong> memoria<br />

corrente tende a far risalire a<br />

fine Ottocento-inizio Novecento,<br />

<strong>la</strong> chitarra sarda sembra essersi<br />

diretta verso l’adozione di proporzioni<br />

più grandi rispetto al<strong>la</strong><br />

normale chitarra e di accordature<br />

più basse. Nel secondo dopoguerra,<br />

con <strong>la</strong> definitiva affermazione<br />

di una forma di professionismo<br />

musicale legato alle “gare di<br />

canto a chitarra”, <strong>la</strong> tradizionale<br />

liuteria artigianale sarda, che prevedeva<br />

probabilmente una maggiore<br />

diversificazione di modelli,<br />

è stata progressivamente soppiantata<br />

dal<strong>la</strong> liuteria semiartigianale<br />

e semindustriale siciliana,<br />

rappresentata in partico<strong>la</strong>re dallo


st<br />

scomparso Carmelo Catania di<br />

Mascalucia e da Gaetano Miroglio<br />

di Catania. Questa liuteria ha<br />

introdotto un modello standardizzato<br />

di chitarra sarda, spesso<br />

denominato “chitarrone” o “chitarra<br />

gigante”, che è stato adottato<br />

dal<strong>la</strong> stragrande maggioranza<br />

di suonatori locali. Si tratta in<br />

pratica di una chitarra baritono<br />

dalle proporzioni notevoli (lunghezza<br />

di 108 cm, <strong>la</strong>rghezza di<br />

44 cm, altezza di 11 cm), con<br />

un diapason o lunghezza del<strong>la</strong><br />

corda vibrante di 70,5 cm, corde<br />

metalliche fissate a una cordiera<br />

inferiore abbinata a un sottile<br />

ponticello, accordatura tra una<br />

quarta e una quinta sotto l’accordatura<br />

standard, e decorazioni<br />

tipiche: battipenna di materiale<br />

p<strong>la</strong>stico, leggermente intagliato<br />

nel legno del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> e decorato<br />

con motivi floreali intarsiati in<br />

finta madreper<strong>la</strong>; filetto bianco e<br />

bordo con finitura chiara e scura<br />

lungo il profilo del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>; segnatasti<br />

realizzati con uno strato<br />

di finta madreper<strong>la</strong> che ricopre<br />

tutto il tasto.<br />

In passato i chitarristi suonavano<br />

soprattutto a dita nude o<br />

eventualmente con un plettro digitale<br />

per il pollice, mentre attualmente<br />

suonano principalmente<br />

con il plettro. Lo stile di accompagnamento<br />

è piuttosto ricco e<br />

mette in mostra un vasto repertorio<br />

di accordi per lo più maggiori<br />

che, a contatto con un impianto<br />

melodico vocale di tradizione mediterranea<br />

con elementi modali,<br />

determinano delle originali successioni<br />

armoniche spesso estranee<br />

alle convenzioni c<strong>la</strong>ssiche.<br />

Accanto a questo stile di accompagnamento<br />

si è poi sviluppato<br />

un repertorio solistico ispirato alle<br />

danze tradizionalmente eseguite<br />

sul triplo c<strong>la</strong>rinetto sardo, le <strong>la</strong>uneddas.<br />

Questo repertorio mette<br />

in evidenza un uso di accordature<br />

aperte legate fondalmente ai due<br />

modelli Mi 2 Do 3 Do 3 Sol 3 Do 4 Mi 4 e<br />

Mi 2 Do 3 Do 3 Sol 3 Si 3 Mi 4 , naturalmente<br />

trasportati in basso in re<strong>la</strong>zione<br />

all’accordatura base del<strong>la</strong><br />

<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />

sarda, co<strong>la</strong>scione<br />

“chitarra gigante”. Sul<strong>la</strong> chitarra<br />

normale possono essere riportati<br />

seguendo i modelli del Do aperto<br />

(Do 2 Sol 2 Do 3 Sol 3 Do 4 Mi 4 ) e del<br />

dropped C (Do 2 Sol 2 Do 3 Sol 3 Si 3<br />

Mi 4 ). È stato inoltre documentato<br />

anche un modello di dropped G<br />

(Re 2 Sol 2 Re 3 Sol 3 Si 3 Mi 4 ).<br />

Il co<strong>la</strong>scione<br />

Un ultimo accenno vale <strong>la</strong> pena<br />

riservare a uno strumento ormai<br />

caduto in disuso, il “co<strong>la</strong>scione”<br />

o “ca<strong>la</strong>scione”, un liuto a manico<br />

lungo spesso raffigurato tradizionalmente<br />

tra le mani di Pulcinel<strong>la</strong>.<br />

Delle poche tracce <strong>la</strong>sciate<br />

da questo strumento in ambito<br />

popo<strong>la</strong>re si sono occupati in partico<strong>la</strong>re<br />

due testi: Il co<strong>la</strong>scione sopravvissuto<br />

di Giuliana Fugazzotto<br />

e Roberto Palmieri (Orpheus,<br />

1994) e Suoni che tornano<br />

54<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

– Ca<strong>la</strong>scione, tamburello ed altri<br />

strumenti del<strong>la</strong> tradizione musicale<br />

a Caramanico e sul<strong>la</strong> Majel<strong>la</strong> di<br />

Giuseppe M. Ga<strong>la</strong>, Silvio Pascetta<br />

e Domenico Di Virgilio (Taranta,<br />

2006). Come il bouzouki greco<br />

o il saz turco-persiano e il setar<br />

iraniano, il co<strong>la</strong>scione sembra appartenere<br />

a una vasta famiglia di<br />

liuti a manico lungo mediterranei<br />

e orientali, generalmente a tre (o<br />

4) ordini di corde intonate su fondamentale<br />

e quinta secondo lo<br />

schema prevalente I-V-VIII, destinati<br />

essenzialmente ad eseguire<br />

linee melodiche sopra un bordone<br />

di tonica e dominante.<br />

Andrea Carpi<br />

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Ca<strong>la</strong>scione di Prato<strong>la</strong> Peligna (AQ), Raccolta<br />

G. Colel<strong>la</strong> 1909, in Pao<strong>la</strong> E. Simeoni<br />

e Roberta Tucci


Un anno di Beatles<br />

tecnica<br />

Eccoci a scrivere di un <strong>la</strong>voro<br />

che è iniziato online il 5 ottobre<br />

2010 e terminerà dopo dodici<br />

mesi, durante i quali saremo in<br />

compagnia dei Fab Four, i Fantastici<br />

4 (ops!), i Baronetti di Liverpool,<br />

i Favolosi Beatles!<br />

Si tende troppo spesso a dimenticare<br />

che gli ‘scarafaggi’<br />

sono stati <strong>la</strong> prima vera poprock<br />

band il cui sound era quasi<br />

esclusivamente basato sull’utilizzo<br />

delle chitarre: tranne qualche<br />

sortita all’organo di John, il<br />

suono live del gruppo, soprattutto<br />

nei primi anni, era dato dalle<br />

sei corde. E allora eccoci qui,<br />

a giocare con i nostri miti, per<br />

una rubrica in dodici puntate,<br />

una al mese, che ci porterà ad<br />

analizzare il <strong>la</strong>voro chitarristico<br />

di George, John e Paul, ma non<br />

solo. Considerazioni varie saranno<br />

fatte sulle singole canzoni,<br />

quando ci sembrerà opportuno,<br />

e sul modo di arrangiare<br />

strumenti e cori. Perché <strong>la</strong> musica<br />

non è fatta di so<strong>la</strong> chitarra,<br />

Da Please Please<br />

Me a Let It Be<br />

per fortuna.<br />

Perché il 5 ottobre? Perché<br />

quel giorno del 1962 uscì il primo<br />

singolo inglese del<strong>la</strong> band,<br />

“Love Me Do” / “P.S. I Love You”,<br />

per iniziare un’avventura che si<br />

concluse sette anni e molti primi<br />

posti più tardi.<br />

Ma perché dodici puntate se<br />

i dischi ufficiali sono tredici ed i<br />

singoli non presenti sugli album<br />

numerosi? Per poter chiamare <strong>la</strong><br />

rubrica Un anno di Beatles!<br />

La suddivisione in dodici episodi<br />

è stata fatta da noi in modo<br />

del tutto arbitrario, come del<br />

tutto soggettivo sarà ciò che<br />

diremo. Sui Beatles è già stato<br />

scritto tutto e il suo contrario,<br />

non siamo depositari di chissà<br />

quale segreto. Ma l’amore per<br />

<strong>la</strong> loro musica, che ha segnato<br />

molti di noi, è una buona scusa<br />

per divertirci ancora cercando di<br />

vedere alcune cose da un punto<br />

di vista diverso. Come abbiamo<br />

diviso il tutto, lo scoprirete leggendoci<br />

in questo anno.<br />

Con l’amico cantante-chitarrista<br />

Davide Canazza di Laster<br />

Guitar andremo a spulciare fra<br />

55<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

le note suonate e quelle cantate,<br />

dividendo il <strong>la</strong>voro fra i due<br />

siti Fingerpicking.net e Laster.<br />

it: su Laster ci sarà l’analisi del<br />

<strong>la</strong>voro delle chitarre ‘elettriche’,<br />

su FP.net quello re<strong>la</strong>tivo alle<br />

‘acustiche’ e considerazioni generali<br />

sul<strong>la</strong> musica. Una traccia<br />

di base sarà comunque comune<br />

per non spiazzare troppo chi<br />

leggerà gli articoli. Lungo il cammino<br />

proveremo a coinvolgere<br />

amici musicisti e giornalisti, se<br />

avranno piacere di aggiungere<br />

qualcosa.<br />

Non siamo degli ‘storici’ o dei<br />

maniaci di date, luoghi, strumenti<br />

e altro, ma cercheremo<br />

di comunicare nel<strong>la</strong> maniera più<br />

semplice e diretta possibile quelle<br />

che sono le nostre opinioni ed<br />

emozioni al riguardo, discutibili,<br />

ma nostre.<br />

In fondo, è solo un gioco.<br />

Daniele Bazzani<br />

Lascia un commento


tc tecnica<br />

Meglio prevenire che curare…<br />

Ciao a tutti, prima di cominciare con<br />

degli esercizi sullo strumento (ancora<br />

un po’ di pazienza…) vorrei pubblicare<br />

alcune regole da prendere in considerazione,<br />

almeno in parte, per prevenire<br />

l’ ‘usura’ del chitarrista. Queste quindici<br />

regole mi sono state suggerite<br />

dal<strong>la</strong> fisiatra Rosa Maria Converti, responsabile<br />

dell’Ambu<strong>la</strong>torio Sol Diesis<br />

presso il Centro Don Gnocchi di Mi<strong>la</strong>no,<br />

specializzata nel<strong>la</strong> cura e prevenzione<br />

delle patologie dei musicisti:<br />

1. Praticare un riscaldamento e un allungamento<br />

musco<strong>la</strong>re mirato e globale<br />

prima di suonare.<br />

2. Eseguire un riscaldamento progressivo<br />

allo strumento.<br />

3. Evitare lunghi periodi di esecuzione<br />

(circa 40-50 minuti) ed effettuare pause<br />

di 5-10 minuti ogni ora.<br />

4. Adottare posture corrette evitando<br />

posizioni non fisiologiche che generano<br />

compensazioni musco<strong>la</strong>ri nefaste.<br />

5. Assicurarsi un ambiente ergonomico<br />

adatto (sedia, illuminazione, leggio).<br />

6. Variare il repertorio e gli stili di musica<br />

suonati.<br />

7. Ricorrere se necessario ad accorgimenti<br />

tecnici: accessori ergonomici<br />

e modificazioni dello strumento.<br />

8. Praticare dello stretching al termine<br />

delle esecuzioni.<br />

9. Evitare variazioni brutali dei ritmi di<br />

<strong>la</strong>voro, come periodi di <strong>la</strong>voro intenso<br />

prima di concerti o esami, o come<br />

<strong>la</strong> ripresa eccessiva dopo un arresto<br />

prolungato.<br />

10. Evitare dei lunghi periodi senza suonare,<br />

mantenere un’attività strumentale<br />

minima durante i periodi di riposo.<br />

11. Mai suonare con dolore: il motto<br />

“No pain, no gain” è FALSO.<br />

12. Prendere coscienza del proprio<br />

corpo, cercando di eliminare le tensioni<br />

musco<strong>la</strong>ri presenti.<br />

13. Control<strong>la</strong>re lo stress, l’ansia, <strong>la</strong><br />

fatica.<br />

14. Fare attenzione al trasporto di<br />

oggetti pesanti e alle attività fisiche di<br />

Le 15 Regole d’Oro<br />

per il musicista<br />

una certa entità.<br />

15. Nel<strong>la</strong> vita quotidiana, conformarsi<br />

a regole generali di igiene (alimentazione<br />

e idratazione corretta, sonno<br />

necessario, attività fisiche rego<strong>la</strong>ri) e<br />

se possibile evitare alcool e tabacco.<br />

Quest’ultima è davvero dura! Ma<br />

cerchiamo di chiarire alcuni concetti<br />

espressi nelle “15 Regole d’Oro per<br />

il Musicista”. Il mio breve articolo ha<br />

come fine quello di stimo<strong>la</strong>re l’interesse<br />

al<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> nostra ‘macchina’.<br />

Ogni musicista è un mondo a sé e<br />

suggerire esercizi in generale non mi<br />

sembra appropriato. Quello che consiglio<br />

è di prendere atto di quali siano<br />

i nostri eventuali piccoli malesseri derivanti<br />

dall’attività musicale e cercare<br />

di capire meglio, insieme a un medico<br />

specializzato, quali possano essere i<br />

rimedi.<br />

Chi ha fatto del<strong>la</strong> chitarra il proprio<br />

mestiere si ritrova in braccio lo strumento<br />

per ore, tutti i giorni, e deve<br />

aver ben presente che quest’attività<br />

può essere paragonata a quel<strong>la</strong> di<br />

un qualsiasi <strong>la</strong>voratore soggetto ad<br />

usura: per un piastrellista le ginocchia<br />

saranno probabilmente a rischio, per<br />

un chitarrista ci saranno altri problemi<br />

(a meno che non suoni in ginocchio!).<br />

In sostanza ognuno di noi dovrebbe<br />

ascoltarsi, non solo dal punto di vista<br />

musicale, e prendere coscienza di<br />

come affronta <strong>la</strong> propria performance:<br />

sono comodo mentre suono? La<br />

postura mi crea delle tensioni? Suono<br />

in apnea? Una determinata tecnica<br />

mi procura affaticamento, dei dolori?<br />

L’ansia da prestazione mi irrigidisce?<br />

Riesco a suonare al meglio senza riscaldamento?<br />

Il formato del<strong>la</strong> chitarra<br />

è quello giusto per me? E via dicendo.<br />

Dopo un’attenta analisi si possono<br />

prendere dei provvedimenti, aiutati<br />

dal proprio buon senso e – perché<br />

no – da un esperto, onde evitare che<br />

cattive abitudini sfocino in patologie<br />

più serie. Non me <strong>la</strong> sento di consigliare<br />

esercizi o metodi specifici, non<br />

è il mio campo (il mondo è già pieno<br />

56<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

di tuttologi) e soprattutto non è detto<br />

che gli esercizi utili a me lo siano per<br />

qualcun’altro. Per quanto mi riguarda,<br />

utilizzo chitarre dal formato medio<br />

piccolo. Ultimamente uso <strong>la</strong> cinghia<br />

per chitarra anche quando suono da<br />

seduto. Prima di un’esibizione eseguo<br />

degli esercizi di stretching suggeriti dal<br />

mio fisioterapista, che coinvolgono<br />

mani, braccia, spalle e respirazione;<br />

e come riscaldamento sullo strumento<br />

suono lentamente alcuni semplici<br />

arpeggi.<br />

Se poi vogliamo ampliare <strong>la</strong> veduta,<br />

conosco musicisti di fama internazionale<br />

che, prima di ogni esibizione,<br />

fanno lunghe passeggiate per<br />

scaricare <strong>la</strong> tensione e ottimizzare<br />

<strong>la</strong> concentrazione; altri che si sco<strong>la</strong>no<br />

tranquil<strong>la</strong>mente litri di birra, ma<br />

quest’ultima tipologia di riscaldamento<br />

mi riesce difficile consigliar<strong>la</strong>…<br />

Per concludere: in generale ci occupiamo<br />

del<strong>la</strong> chitarra e del<strong>la</strong> sua<br />

manutenzione molto più di quanto<br />

non ci occupiamo dello strumento<br />

principale che ‘fa musica’, noi stessi.<br />

A presto!<br />

Davide Mastrangelo<br />

Lascia un commento


tecnica<br />

Un’introduzione essenziale<br />

allo stile<br />

Ecco un contributo per celebrare<br />

<strong>la</strong> musica del grande C<strong>la</strong>rence<br />

White. Questo <strong>la</strong>voro fa<br />

parte di una picco<strong>la</strong> campagna<br />

che sto promuovendo su varie<br />

testate e durante i miei seminari,<br />

per ricordare ai chitarristi che C<strong>la</strong>rence<br />

White è un maestro del<strong>la</strong><br />

chitarra, e che dovrebbe essere<br />

rievocato e onorato nei festival e<br />

nei vari eventi dedicati a questo<br />

strumento.<br />

Non è stato facile raccogliere<br />

un’introduzione essenziale per<br />

raccontare musicalmente il suo<br />

stile. White ci ha <strong>la</strong>sciato una<br />

grossa mole di materiale e uno<br />

stile veramente complesso con<br />

molti arrangiamenti, licks e fraseggi.<br />

È stata per me una grande<br />

gioia trascorrere tante ore ascoltando<br />

<strong>la</strong> sua musica, per trascrivere<br />

frammenti significativi del<br />

suo modo di suonare. Il risultato è<br />

una picco<strong>la</strong> collezione di licks con<br />

strutture e tonalità diverse, che<br />

possono essere usati nel<strong>la</strong> costruzione<br />

di un solo o nel backup<br />

di un brano.<br />

Quando si presta molta attenzione<br />

all’estetica di White e si<br />

analizzano le sue scelte musicali,<br />

<strong>la</strong> sua lezione può andare in profondità,<br />

molto oltre <strong>la</strong> semplice<br />

ripetizione delle sue note.<br />

C<strong>la</strong>rence White fu senza dubbio<br />

il primo chitarrista a innovare <strong>la</strong><br />

tecnica del crosspicking, con una<br />

creatività molto più ampia di quel<strong>la</strong><br />

fino a quel momento sviluppata<br />

dai capostipiti dello stesso stile<br />

(George Shuffler, Doc Watson,<br />

ecc.). Il crosspicking nacque<br />

come un arpeggio su tre corde<br />

adiacenti con uno schema fisso<br />

ripetitivo (down-down-up) in cui <strong>la</strong><br />

C<strong>la</strong>rence<br />

White<br />

57<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

<strong>Scarica</strong> <strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura


tc<br />

Esempi<br />

C<strong>la</strong>rence<br />

White<br />

58<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

melodia veniva possibilmente<br />

adattata per essere suonata sul<strong>la</strong><br />

più grave delle tre corde, partendo<br />

in genere sul primo ottavo<br />

del<strong>la</strong> battuta.<br />

C<strong>la</strong>rence usò il crosspicking in<br />

deliziosi brevi fraseggi di riempimento<br />

(esempi 1 e 2) o con funzione<br />

melodica (esempio 3) dove<br />

viene inserito in punti imprevedibili<br />

del<strong>la</strong> battuta musicale (quasi mai<br />

sul tempo forte) interca<strong>la</strong>ndolo ad<br />

altre tecniche e cercando le note<br />

di melodia anche sulle corde più<br />

acute del<strong>la</strong> triade.<br />

Gli esempi 4 e 5 riguardano<br />

invece il raffinatissimo uso del<strong>la</strong><br />

tecnica dei double stops (parti in<br />

armonia su due corde adiacenti)<br />

sempre calibrata con perfetta dinamica<br />

e <strong>la</strong> giusta evidenza al<strong>la</strong><br />

nota di melodia. Da notare come<br />

<strong>la</strong> scelta di C<strong>la</strong>rence non sia mai<br />

su una lunga serie ininterrotta di<br />

doppie note, ma come queste<br />

vengano alternate e interrotte ad<br />

arte con configurazioni diverse e<br />

uso di effetti.<br />

È anche importante vedere come<br />

egli riesca a personalizzare e<br />

dare nuova linfa ai fraseggi giocati<br />

sui patterns più tradizionali, come<br />

negli esempi 6 e 7 dove poche<br />

semplici note inaspettate rinnovano<br />

il suono dell’intera frase.<br />

Negli esempi 8, 9 e 10 ho voluto<br />

infine esemplificare alcune tra le<br />

sue frasi più famose, in cui traspare<br />

chiaramente il senso del gioco<br />

e dello scherzo, ma che nel<strong>la</strong> velocità<br />

e chiarezza di esecuzione<br />

ottengono un effetto di grande<br />

virtuosismo e divertimento.<br />

Beppe Gambetta<br />

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tecnica<br />

Considerazioni su un’antologia<br />

di brani facili<br />

A distanza di un anno dall’uscita<br />

del mio libro con cd Basic<br />

Fingerstyle – Antologia di brani<br />

facili per chitarra acustica edito<br />

dal<strong>la</strong> Carisch, sento l’obbligo di<br />

ringraziare tutti gli appassionati<br />

che hanno accolto con entusiasmo<br />

questa pubblicazione. Gli<br />

appunti che seguono sono riflessioni<br />

che ho sviluppato in re<strong>la</strong>zione<br />

a questo progetto, distinzioni<br />

e spiegazioni di termini che spero<br />

risultino interessanti ai più.<br />

Allegato a questo articolo troverete<br />

un arpeggio iniziale tratto<br />

da Basic Fingerstyle. Raccomando<br />

di leggere le note di avvertenza<br />

in fondo al<strong>la</strong> <strong>pagina</strong> prima di<br />

iniziare a suonare. Buona lettura<br />

e buona musica!<br />

Perché una raccolta di brani<br />

facili?<br />

È auspicabile che, muovendo<br />

i primi passi con il fingerstyle, si<br />

incomincino ad affrontare esercizi<br />

e brani facili. In realtà, molti<br />

studenti sono attratti da brani impegnativi<br />

perché, guarda caso,<br />

sono anche quelli musicalmente<br />

più interessanti. Spesso questa<br />

Basic<br />

Fingerstyle<br />

abitudine porta a scoraggiarsi in<br />

fretta, non avendo l’esperienza e<br />

le basi necessarie per affrontare<br />

esecuzioni del genere. In veste<br />

d’insegnante, ho sempre consigliato<br />

un percorso di brani che<br />

possa creare una base solida<br />

sul<strong>la</strong> quale muovere i passi successivi.<br />

Ho anche però riscontrato<br />

come sia difficile trovare<br />

brani semplici che risultino piacevoli<br />

da suonare. Ancor più un<br />

testo unico con simili contenuti.<br />

Mi limitavo, quindi, a raccogliere<br />

stralci di musica e tab<strong>la</strong>ture da<br />

testi diversi, che soddisfacessero<br />

almeno in parte le mie aspettative<br />

e quelle dei miei allievi. Ma<br />

simbologie diverse, diteggiature<br />

mancanti, carenza di supporti<br />

audio, mi hanno spinto al<strong>la</strong> realizzazione<br />

di questo progetto:<br />

una raccolta di brani stimo<strong>la</strong>nti<br />

di primo repertorio, che consentisse<br />

di raggiungere una certa<br />

fluidità d’esecuzione in tempi ragionevoli<br />

e senza cadute di entusiasmo.<br />

Questo il mio obiettivo e<br />

spero, almeno in parte, d’esserci<br />

riuscito.<br />

<strong>Chitarra</strong> acustica e chitarra<br />

c<strong>la</strong>ssica<br />

Sebbene questa raccolta sia<br />

dedicata al<strong>la</strong> chitarra acustica, risulta<br />

senz’altro fruibile anche dal<br />

chitarrista c<strong>la</strong>ssico.<br />

Sappiamo come i due strumenti<br />

siano diversi nelle misure<br />

e nel suono. La chitarra c<strong>la</strong>ssica<br />

con corde in nylon ha un manico<br />

più <strong>la</strong>rgo e una diversa spaziatura<br />

di corde. La chitarra acustica<br />

ha corde in metallo, il manico più<br />

stretto e richiede unghie molto<br />

resistenti. Chitarristi esperti possono<br />

utilizzare entrambi gli strumenti<br />

per diversi repertori e avere<br />

un suono più adatto a seconda<br />

dei casi. Ma, in una fase di studio<br />

iniziale, sarebbe preferibile<br />

decidere fin da subito <strong>la</strong> chitarra<br />

59<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

adatta alle nostre esigenze, perché<br />

cambiando poi strumento<br />

occorrerà del tempo per abituarsi<br />

alle diverse caratteristiche.<br />

Anche consultare un esperto<br />

o un liutaio per control<strong>la</strong>re l’intonazione<br />

e l’altezza giusta delle<br />

corde è un elemento che risulta<br />

decisivo per ottenere <strong>la</strong> massima<br />

soddisfazione dal proprio<br />

strumento.<br />

Termini e significati a confronto:<br />

dal fingerpicking al<br />

basic fingerstyle<br />

Il fingerpicking è nato come un<br />

insieme di tecniche di chitarra per<br />

eseguire il blues e il folk nordamericano.<br />

Quindi questo termine<br />

è da sempre associato a questo<br />

tipo di musica tradizionale.<br />

Il termine fingerstyle ha invece<br />

origini più recenti e si riferisce,<br />

genericamente, all’utilizzo delle<br />

dita del<strong>la</strong> mano destra; ragion<br />

per cui questa paro<strong>la</strong> viene associata<br />

ad un’altra che definisce<br />

il genere musicale: così si par<strong>la</strong><br />

spesso di c<strong>la</strong>ssic fingerstyle, fingerstyle<br />

jazz o celtic fingerstyle.<br />

Ad esempio il fingerstyle blues ha<br />

molto in comune con il fingerpicking,<br />

ma nei casi più frequenti<br />

si riferisce ad un blues contemporaneo<br />

o a nuovi arrangiamenti<br />

di vecchi blues, cioè non esattamente<br />

gli originali che fanno parte<br />

del traditional fingerpicking.<br />

Comunque, al di là di queste<br />

sfumature, i primi bluesman introdussero<br />

con il basso alternato,<br />

ostinato e walking, un importante<br />

elemento nell’arte di utilizzare le<br />

dita del<strong>la</strong> mano destra: il ritmo.<br />

Oltre ad essere una tecnica polifonica<br />

che esegue melodia e<br />

basso allo stesso tempo, questa<br />

arte ha <strong>la</strong> caratteristica di essere<br />

poliritmica, cioè di produrre<br />

accenti diversi sulle due linee. È<br />

senz’altro questo uno dei motivi<br />

per cui generazioni di chitarristi


tc<br />

Basic<br />

Fingerstyle<br />

hanno evoluto e introdotto con<br />

successo questa tecnica anche<br />

in altri generi musicali.<br />

Basic Fingerstyle non esprime<br />

un genere musicale definito,<br />

bensì associa dei brani facili<br />

al<strong>la</strong> tecnica del fingerstyle.<br />

Esempi<br />

Ma è inevitabile che, trattando<br />

principalmente di chitarra acustica,<br />

buona parte del materiale<br />

contenuto in questa raccolta<br />

derivi da generi tradizionali che,<br />

oltretutto, risultano da sempre<br />

i brani più adatti a un percorso<br />

Open String Arpeggio 1<br />

(da Franco Morone, Basic Fingerstyle, Carisch, 2009, p. 14)<br />

60<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

didattico iniziale.<br />

Franco Morone<br />

Lascia un commento<br />

<strong>Scarica</strong> il TEF<br />

Il suono migliore è prodotto utilizzando<br />

le unghie e disponendo le dita in senso<br />

perpendico<strong>la</strong>re al piano armonico.<br />

Pizzicare le corde cercando di muovere<br />

solo <strong>la</strong> parte finale dell’indice, medio<br />

e anu<strong>la</strong>re.<br />

In questo esercizio le note suonate<br />

dal pollice del<strong>la</strong> mano destra hanno<br />

il gambo rivolto verso l’alto. ll pollice,<br />

segna<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> lettera «p» pizzica rispettivamente<br />

5 a , 4 a e 6 a corda, l’indice<br />

<strong>la</strong> 3 a , il medio <strong>la</strong> 2 a e l’anu<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

1 a corda.


Sul<strong>la</strong> nota La<br />

tecnica<br />

Ciao amici, questo è il primo articolo<br />

di una serie che consisterà<br />

in osservazioni maturate negli anni<br />

riguardo al suonare <strong>la</strong> chitarra.<br />

Questi suggerimenti vengono da<br />

lezioni nelle scuole e da lezioni private.<br />

Siete liberi di utilizzarli e/o di<br />

fare commenti sul<strong>la</strong> loro utilità. Potreste<br />

trovare questi suggerimenti<br />

utili o no. Ricordatevi che ci sono<br />

molti modi di suonare <strong>la</strong> chitarra, e<br />

che vi troverete a sviluppare il vostro<br />

stile personale e le vostre preferenze<br />

man mano che suonate.<br />

La prima cosa di cui vorrei par<strong>la</strong>re<br />

è l’accordatura del<strong>la</strong> chitarra.<br />

Con l’andare del tempo, ho scoperto<br />

che <strong>la</strong> gente è diventata<br />

dipendente dagli accordatori elettronici.<br />

Anche se questi marchingegni<br />

sono utili, in un certo senso<br />

vi separano dal vostro strumento,<br />

al punto che – per sapere se siete<br />

accordati o no – finite per fare<br />

affidamento su una <strong>la</strong>ncetta piuttosto<br />

che sul vostro orecchio. Io<br />

uso l’accordatore elettronico in<br />

determinate situazioni (quando<br />

suono dal vivo o in una stanza<br />

rumorosa) ma, al di là di questo,<br />

faccio affidamento sul mio orecchio.<br />

E vi consiglio di accordare<br />

al<strong>la</strong> vecchia maniera, per riuscire a<br />

Gli armonici del<strong>la</strong> corda La e le re<strong>la</strong>zioni<br />

dell’armonico al VII tasto con il Mi basso e il<br />

Mi cantino (da “Tuning Guitar”, Wikimedia)<br />

Accordare<br />

<strong>la</strong> chitarra<br />

sviluppare una re<strong>la</strong>zione più stretta<br />

fra il vostro orecchio (e il vostro<br />

cervello) e il vostro stumento.<br />

Non tutte le chitarre, specialmente<br />

quelle con corde di metallo,<br />

hanno manici perfettamente<br />

intonati. Ecco una cosa che mi<br />

piace fare quando accordo <strong>la</strong><br />

chitarra: innanzitutto, per accordare<br />

<strong>la</strong> quinta corda, prendo un<br />

La utilizzando un diapason (nel<br />

caso <strong>la</strong> memoria non mi assista)<br />

o il pianoforte. Poi uso questo<br />

La come riferimento per accordare<br />

tutte le altre corde, tranne<br />

<strong>la</strong> sesta. Fare in questo modo<br />

aiuta anche a diventare più consapevoli<br />

nel localizzare il La su<br />

tutte le corde, acquistando così<br />

maggiore familiarità e disinvoltura<br />

sullo strumento. Allora, iniziamo:<br />

suoniamo l’armonico del<strong>la</strong> quinta<br />

corda al dodicesimo tasto, l’armonico<br />

del<strong>la</strong> quarta corda al settimo<br />

tasto, <strong>la</strong> terza corda Sol al<br />

secondo tasto, <strong>la</strong> seconda corda<br />

Si al decimo tasto, il Mi cantino<br />

al quinto tasto. Tutte queste note<br />

sono dei La e, facendo qualche<br />

aggiustamento con le meccaniche,<br />

dovrebbero suonare tutte<br />

uguali, ottava a parte.<br />

Ora che le prime cinque corde<br />

sono tutte correttamente accordate,<br />

vado al<strong>la</strong> sesta corda e suono<br />

l’armonico al settimo tasto, confrontandolo<br />

con <strong>la</strong> seconda corda<br />

a vuoto, che è un Si. Anche queste<br />

due note dovrebbero avere lo<br />

stesso suono.<br />

Ricapito<strong>la</strong>ndo, noi abbiamo accordato<br />

tutto lo strumento sul<strong>la</strong><br />

nota La, ad eccezione del<strong>la</strong> sesta<br />

corda, che è accordata sul<br />

Si. A questo punto, eseguo una<br />

rego<strong>la</strong>zione fine dell’accordatura<br />

suonando un accordo di Do con il<br />

Sol al basso. È ben intonato questo<br />

accordo? Se non lo è, posso<br />

fare dei piccoli aggiustamenti<br />

per correggerlo. Come dicevo, i<br />

manici del<strong>la</strong> maggior parte degli<br />

61<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

strumenti non sono perfetti, e anche<br />

l’uso di un accordatore elettronico<br />

di alta qualità, che controlli<br />

individualmente ciascuna corda,<br />

potrebbe non farci ottenere necessariamente<br />

un accordo intonato<br />

al<strong>la</strong> perfezione.<br />

Col sistema che vi ho appena<br />

descritto, sarete più a contatto col<br />

vostro strumento, che ora potete ritenere<br />

ben accordato. Questo è un<br />

eccellente primo passo per diventare<br />

un chitarrista più sicuro di sé.<br />

Ma ora basta con le chiacchiere<br />

sul<strong>la</strong> chitarra. In un ambito più leggero,<br />

ultimamente sto gustando<br />

un po’ di cucina italiana, in preparazione<br />

del mio tour estivo in Italia.<br />

Sebbene stia registrando una<br />

canzone italiana con <strong>la</strong> mia amica<br />

E<strong>la</strong>ine, devo dire che – per par<strong>la</strong>re<br />

di cultura – cucinare piatti italiani<br />

è molto più semplice che imparare<br />

<strong>la</strong> lingua! Ha anche un sapore<br />

migliore. Lo spirito caldo e meraviglioso<br />

di questo paese ti entra<br />

dentro a ogni boccone!<br />

Eric Lugosch<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>versione</strong> online dell’articolo<br />

troverete un link per ascoltare<br />

Lugosch mentre accorda con il<br />

sistema appena illustrato (http://<br />

ericlugosch.fingerpicking.net/files/<br />

tuning.mp3)<br />

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tc tecnica<br />

Quando iniziai a suonare il<br />

bouzouki, al<strong>la</strong> fine del 1990, ero<br />

convinto che quello strano strumento<br />

greco, che assomiglia a un<br />

mandolino di proporzioni smisurate,<br />

fosse un oggetto antico e che<br />

affondasse le sue radici nel<strong>la</strong> tradizione<br />

ellenica. Mi chiedevo se fosse<br />

appartenuto al mondo di Atene o a<br />

quello di Sparta: le corde metalliche<br />

hanno un suono solido e compatto,<br />

ma nello stesso tempo lo strumento<br />

produce un caratteristico ‘sustain’<br />

dal sapore vagamente lirico,<br />

dato essenzialmente dalle accordature<br />

aperte che fin dall’inizio avevo<br />

imparato a usare. Tutto questo<br />

nel<strong>la</strong> mia fantasia mi <strong>la</strong>sciava nel<br />

dubbio, se assegnare le sue origini<br />

all’ars bellica spartana o all’orgoglio<br />

dell’artigianato ateniese.<br />

Scoprii con una certa delusione<br />

che il bouzouki fu costruito per <strong>la</strong><br />

prima volta intorno al 1920, e che è<br />

quindi re<strong>la</strong>tivamente recente. Assomiglia<br />

molto al saz, tipico strumento<br />

turco, e ricorda solo da lontano<br />

il pandouris, antico liuto greco, entrambi<br />

a tre corde doppie. Il primo<br />

bouzouki, che utilizzava accordature<br />

aperte (DAD), aveva appunto tre<br />

corde doppie.<br />

Soltanto dopo <strong>la</strong> seconda guerra<br />

mondiale Manolis Chiotis, un virtuoso<br />

dello strumento, introdusse<br />

<strong>la</strong> quarta fi<strong>la</strong> di corde, impiegando<br />

l’accordatura che da allora utilizzano<br />

normalmente i musicisti greci<br />

(DAFC), * uguale a quel<strong>la</strong> delle prime<br />

quattro corde di una chitarra, un<br />

tono sotto. Accordato in questo<br />

modo, il bouzouki assume il suono<br />

di una dodici corde cui mancano<br />

i bassi e perde tutto il fascino che<br />

avevano i suoi antenati, il saz e il<br />

pandouris, anche se ovviamente<br />

risulta molto facile da imparare<br />

per chi sa già suonare <strong>la</strong> chitarra.<br />

Le rare volte che l’ho accordato in<br />

questo modo non ho avuto grandi<br />

soddisfazioni: tanto valeva suonare<br />

Quando iniziai a<br />

suonare il bouzouki<br />

<strong>la</strong> chitarra.<br />

Già, perché per ottenere il suono<br />

migliore da un bouzouki si deve cercare<br />

di far suonare il più possibile le<br />

corde libere. Provate ad accordarlo<br />

come nei brani di Fabrizio De André,<br />

“Crêuza de mä” (DADA) o “Jamín-a”<br />

(EBEB) e vi accorgerete del<strong>la</strong> magia<br />

del suo suono. In quei brani vi<br />

renderete conto che sempre ci sono<br />

almeno due corde (doppie) che<br />

suonano libere. Ma molto spesso<br />

sono tre o addirittura quattro. Se,<br />

dopo averci provato, riaccordate il<br />

bouzouki ‘al<strong>la</strong> greca’ (DAFC), vi renderete<br />

conto che non c’è modo di<br />

ottenere le stesse sonorità.<br />

Negli anni ’60 anche gli ir<strong>la</strong>ndesi<br />

si appassionarono al bouzouki greco.<br />

Al punto da decidere di reinventarne<br />

una loro <strong>versione</strong>. Ma avevano<br />

imparato <strong>la</strong> lezione e utilizzarono<br />

da subito delle accordature aperte:<br />

<strong>la</strong> stessa DADA o, più frequentemente,<br />

DADG; solo più raramente<br />

lo accordano a intervalli di quinta:<br />

EADG. Naturalmente <strong>la</strong> loro <strong>versione</strong><br />

è molto diversa da quel<strong>la</strong> greca.<br />

Ha una cassa appiattita, con una<br />

conseguente differenza timbrica,<br />

e viene chiamato Irish bouzouki o<br />

anche cittern, in ricordo dell’antico<br />

liuto del<strong>la</strong> tradizione ir<strong>la</strong>ndese.<br />

Se volete riprodurre le sonorità<br />

dell’album Crêuza de mä dovrete<br />

dotarvi di uno strumento greco e<br />

non ir<strong>la</strong>ndese, e con accordatura<br />

62<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

aperta.<br />

Se volete acquistare un bouzouki<br />

ne troverete di certo in qualsiasi<br />

negozio di strumenti musicali ben<br />

fornito. Ne vengono importati dal<strong>la</strong><br />

Grecia, ma normalmente in questi<br />

modelli viene curata più l’apparenza<br />

(fregi e ornamenti) e meno <strong>la</strong> timbrica<br />

e <strong>la</strong> liuteria. In Italia esiste un<br />

unico produttore, Musikalia (www.<br />

musikalia.it) che ne ha di diversi tipi.<br />

Fra questi i più costosi non sempre<br />

sono i migliori. Eventualmente<br />

scegliete pure il modello più economico<br />

(902): ne possiedo un paio<br />

e suonano bene. Naturalmente il<br />

massimo è trovare un bouzouki Eko<br />

usato. Sono proprio quelli utilizzati<br />

da Mauro Pagani nell’album Crêuza<br />

de mä, ma sono pressoché introvabili,<br />

perché chi ne possiede uno se<br />

lo tiene ben stretto.<br />

Beh, ora sapete tutto del bouzouki.<br />

Non vi resta che trovarne uno e<br />

provare a suonarlo!<br />

Giorgio Cordini<br />

* Giorgio Cordini utilizza il criterio di<br />

indicare le accordature partendo<br />

dal<strong>la</strong> prima corda (quel<strong>la</strong> generalmente<br />

più acuta).<br />

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Cordini ad Acoustic Franciacorta 2008<br />

foto di Elio Berardelli)


tecnica<br />

Suonare con <strong>la</strong> chitarra <strong>la</strong><br />

musica delle <strong>la</strong>uneddas<br />

Quando, al<strong>la</strong> fine di gennaio,<br />

Reno mi propose di registrare<br />

una serie di videolezioni da pubblicare<br />

nel sito Fingerpicking.<br />

net, rimasi, allo stesso tempo,<br />

lusingato e stupito. Ci eravamo<br />

conosciuti pochi mesi prima, al<br />

festival Madame Guitar, ed avevamo<br />

scambiato poche parole<br />

al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> serata. Solo per un<br />

suo dichiarato interesse per <strong>la</strong><br />

musica sarda, espresso in quel<strong>la</strong><br />

breve conversazione, gli spedii<br />

il mio manuale Musica C<strong>la</strong>ssica<br />

Sarda - Suonare con <strong>la</strong> chitarra<br />

<strong>la</strong> musica delle <strong>la</strong>uneddas<br />

(Scuo<strong>la</strong> Popo<strong>la</strong>re di Musica di<br />

Testaccio, 2000) sicuro di fargli<br />

cosa gradita, perché so che non<br />

ci sono libri didattici che par<strong>la</strong>no<br />

di musica sarda e in partico<strong>la</strong>re<br />

di chitarra. Pensavo che <strong>la</strong><br />

Nardi a Madame Guitar 2009<br />

(foto di Riccardo Bostiancich)<br />

Launeddas a<br />

sei corde<br />

cosa finisse lì e quindi fu con mio<br />

grande stupore che ricevetti <strong>la</strong><br />

sua proposta.<br />

Nelle conversazioni telefoniche<br />

che seguirono apprezzai<br />

molto le considerazioni di Reno<br />

a proposito del mio <strong>la</strong>voro, non<br />

tanto perché erano degli espliciti<br />

complimenti, quanto perché<br />

centrava in pieno argomenti e<br />

motivazioni che, evidenti a miei<br />

occhi, sono stati molte volte per<br />

me difficili da far accettare ai miei<br />

interlocutori.<br />

Nei giorni successivi incominciai<br />

a pensare a come impostare<br />

il <strong>la</strong>voro e, pur avendo una certa<br />

esperienza di insegnamento,<br />

mi sembrò subito impegnativo<br />

realizzare un intero videocorso.<br />

Non so se e in quale misura ci<br />

sia riuscito, ma spero comunque<br />

di suscitare almeno curiosità per<br />

un mondo magico e affascinante<br />

63<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

come quello delle <strong>la</strong>uneddas,<br />

triplo c<strong>la</strong>rinetto che <strong>la</strong> tradizione<br />

sarda ci consegna dopo una<br />

storia lunga 3000 anni.<br />

Io che non sono sardo, per<br />

potermi confrontare con una cultura<br />

che non mi appartiene per<br />

nascita, ho dovuto utilizzare due<br />

sistemi di apprendimento che si<br />

sono rive<strong>la</strong>ti egualmente efficaci:<br />

da una parte quello del<strong>la</strong> musica<br />

colta e dall’altro quello del<strong>la</strong> musica<br />

di tradizione orale.<br />

Il primo si è artico<strong>la</strong>to in più<br />

punti:<br />

1. Lo studio del libro di etnomusicologia<br />

The Launeddas (Akademisk<br />

For<strong>la</strong>g, Copenhaghen,<br />

1969) di Andreas Fridolin Weis<br />

Bentzon, che contiene informazioni<br />

e analisi teoriche riguardanti<br />

il mondo dei suonatori e<br />

trascrizioni di gran parte del loro<br />

repertorio. Testo prezioso e insuperato<br />

che consiglio vivamente<br />

a chi volesse approfondire<br />

l’argomento.<br />

2. L’utilizzo del<strong>la</strong> scrittura sul<br />

pentagramma per ‘catturare’ le<br />

suonate delle <strong>la</strong>uneddas e poterle<br />

poi scomporre ed analizzare,<br />

per ordinare esercizi e ricordare<br />

diteggiature, ecc.<br />

3. Lo studio delle tecniche per<br />

chitarra come quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica o<br />

fingerpicking o dei chitarristi sardi,<br />

dalle quali imparare per e<strong>la</strong>borare<br />

poi soluzioni ad hoc.<br />

4. Il confronto del<strong>la</strong> musica delle<br />

<strong>la</strong>uneddas con quelle di altre<br />

culture che, per evidenti affinità<br />

musicali (bordone fisso, musica<br />

modale, ciclo ritmico ecc.), hanno<br />

una seppur lontana parente<strong>la</strong>.<br />

Dall’altra parte, per quello che<br />

concerne il metodo “tradizionale”<br />

che è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> “trasmissione<br />

del sapere” nel mondo dei<br />

suonatori di <strong>la</strong>uneddas, l’opportunità<br />

mi fu offerta dall’incontro


tc<br />

Launeddas a<br />

sei corde<br />

con Dionigi Burranca, maestro di<br />

<strong>la</strong>uneddas e ultimo rappresentante<br />

di una folta schiera di suonatori<br />

dell’area del Campidano.<br />

Malgrado <strong>la</strong> sua ‘nobile’ discendenza<br />

musicale, considerava<br />

l’interesse mostrato da degli<br />

“estranei continentali” non come<br />

un’intrusione fastidiosa, ma al<br />

contrario una novità che dava<br />

ancora più valore e prestigio al<strong>la</strong><br />

cultura sarda.<br />

Per anni andai a trovarlo considerandolo<br />

come il mio principale<br />

punto di riferimento e fui<br />

ricambiato con grande generosità.<br />

I nastri delle lezioni registrate<br />

erano il mio piccolo tesoro, che<br />

portavo a casa dopo ogni viaggio<br />

e riempivano i mesi che dividevano<br />

un incontro dall’altro.<br />

Ricordo ancora, con struggente<br />

nostalgia, le prime lezioni nel<strong>la</strong><br />

sua bottega di calzo<strong>la</strong>io a Senorbì<br />

(nell’aprile 1978) quando,<br />

trascurando il <strong>la</strong>voro sulle scarpe,<br />

afferrava una mancosedda<br />

[<strong>la</strong> più corta delle due canne<br />

melodiche delle <strong>la</strong>uneddas] per<br />

correggere un passaggio o raccontava<br />

di come i suoi maestri<br />

sapessero improvvisare «così<br />

bene da suonare tre quarti d’ora<br />

con tre picchiadas [frasi]», o successivamente<br />

nel<strong>la</strong> sua casa di<br />

Ortacesus dove restavo per ore<br />

ad ascoltarlo suonare e raccontare<br />

del<strong>la</strong> sua vita di suonatore.<br />

Nei primi anni andavo con<br />

l’amico chitarrista Luca Balbo.<br />

Insieme suonavamo <strong>la</strong> musica<br />

delle <strong>la</strong>uneddas appresa dal libro<br />

del Bentzon. Avevamo studiato<br />

e imparato gran parte delle<br />

trascrizioni: uno faceva <strong>la</strong> mancosedda,<br />

l’altro <strong>la</strong> mancosa [<strong>la</strong><br />

più lunga delle due canne melodiche<br />

delle <strong>la</strong>uneddas]: Dionigi<br />

apprezzava molto questo<br />

“esperimento”.<br />

In quegli anni il figlio più piccolo<br />

del maestro, Efisio, poteva<br />

avere allora 10-12 anni, suonava<br />

le <strong>la</strong>uneddas per tradizione familiare<br />

più che per passione ed<br />

era molto attratto dal<strong>la</strong> chitarra.<br />

Efisio voleva provare a suonare<br />

<strong>la</strong> chitarra come facevamo noi,<br />

Luca ed io. Tornato a Roma preparai<br />

degli appunti con le indicazioni<br />

di base. In un quaderno<br />

di fogli bianchi disegnai <strong>la</strong> griglia<br />

del<strong>la</strong> intavo<strong>la</strong>tura e su di essa<br />

scrissi gli esercizi delle <strong>la</strong>uneddas<br />

per <strong>la</strong> chitarra.<br />

Buffo no? Il padre mi insegnava<br />

gli esercizi, io li facevo<br />

con <strong>la</strong> chitarra e poi li scrivevo<br />

per Efisio. Questo è stato il primo<br />

inconsapevole abbozzo del<br />

metodo che avrei poi e<strong>la</strong>borato<br />

e portato a termine molti anni<br />

dopo. La storia con Efisio finisce<br />

però che <strong>la</strong>sciò sia le <strong>la</strong>uneddas<br />

che i miei appunti e cominciò a<br />

suonare rock con <strong>la</strong> chitarra elettrica<br />

nel<strong>la</strong> cantina di un amico.<br />

Ora che Reno ed io siamo<br />

arrivati al<strong>la</strong> fine del montaggio<br />

e del<strong>la</strong> verifica del materiale,<br />

ho voluto scrivere queste righe<br />

semplicemente per raccontare<br />

prima di tutto come è nato il<br />

progetto e per ribadire poi alcuni<br />

64<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

aspetti e informazioni espresse<br />

‘a braccio’ e un po’ goffamente<br />

durante le riprese.<br />

Guardando le due lezioni introduttive<br />

potrete farvi un’idea<br />

chiara di qual è l’argomento trattato<br />

e, con degli esempi pratici,<br />

provare da subito <strong>la</strong> musica al<strong>la</strong><br />

quale faccio riferimento.<br />

Nel resto delle lezioni c’è il metodo<br />

vero e proprio con esercizi<br />

e brani di repertorio. Sono presentate<br />

le metodologie e le soluzioni<br />

tecniche che sono state<br />

necessarie, non solo per <strong>la</strong> memoria<br />

e <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong><br />

tradizione, ma anche per ispirazione,<br />

impulso e motivazione al<strong>la</strong><br />

composizione di nuova musica.<br />

Ringrazio per lo spazio che mi<br />

è stato offerto e per l’attenzione<br />

di tutti.<br />

Massimo Nardi<br />

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Dionigi Burranca (dal suo archivio personale,<br />

1963)


tecnica<br />

Intervista a Beppe Massara,<br />

tecnico del suono di Guitar<br />

Republic<br />

Una cosa ho capito nel corso<br />

degli anni: registrare <strong>la</strong> chitarra è<br />

veramente complicato. A parte le<br />

varie teorie sull’uso del<strong>la</strong> diretta<br />

da misce<strong>la</strong>re con il segnale del<br />

microfono (abbastanza? Pochissimo?<br />

Per nul<strong>la</strong>?), anche sul posizionamento<br />

del/i microfono/i ce<br />

n’è da dire, e ogni tecnico del suono<br />

ha le sue convinzioni. Di fronte<br />

a tanta variabilità, penso che non<br />

si possa far altro che continuare<br />

a raccogliere esperienze sul campo<br />

per ragionarci su. Così, con<br />

l’occasione del nuovo album di<br />

Guitar Republic (al secolo Sergio<br />

Altamura, Stefano Barone e Pino<br />

Forastiere), ho intervistato Beppe<br />

Massara, il fonico che ha registrato<br />

e missato il <strong>la</strong>voro del trio e<br />

che tra l’altro, nel caso specifico,<br />

aveva a che fare con tre fonti sonore<br />

molto simili (tre Martin D-28)<br />

seppure suonate in modo molto<br />

diverso. Una differenza di tocco,<br />

accordature, parti e oggetti che<br />

Registrare tre chitarre<br />

(uguali… anzi, no)<br />

andava rispettata e anzi evidenziata<br />

in ogni brano. Insomma, un<br />

<strong>la</strong>voro per nul<strong>la</strong> semplice nel<strong>la</strong><br />

sua essenzialità.<br />

Beppe Massara, che dal 2003<br />

<strong>la</strong>vora nel suo Gel Studio di registrazione<br />

a Trani (stupenda cittadina<br />

in provincia di Bari, nota per<br />

<strong>la</strong> sua bianca cattedrale sul mare),<br />

nel corso del<strong>la</strong> sua carriera di<br />

tecnico del suono ha realizzato<br />

vari <strong>la</strong>vori per chitarra (di tutti i<br />

tipi, c<strong>la</strong>ssica, acustica, elettrica)<br />

incluso il recente Aria meccanica<br />

di Sergio Altamura, che - come<br />

anche in Guitar Republic - aggiunge<br />

al ‘normale’ fingerstyle<br />

l’utilizzo di archetto, ventole, dadi,<br />

bulloni, cd e altri oggetti vari<br />

per preparare <strong>la</strong> chitarra.<br />

Perché è così difficile registrare<br />

<strong>la</strong> chitarra?<br />

Mah… se il musicista è bravo,<br />

è facile registrare <strong>la</strong> chitarra. Il<br />

musicista bravo ha già il suono<br />

nelle mani. Poi, di solito, ha uno<br />

strumento buono e quindi è tutto<br />

più semplice, ed io… non devo<br />

65<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

fare danni! [ride]<br />

tc<br />

Per Guitar Republic come<br />

hai organizzato tutto il setup?<br />

Loro suonano tutti uno strumento<br />

uguale, che è una Martin<br />

D-28, e hanno gli stessi sistemi<br />

di amplificazione interna, dunque<br />

parliamo, più o meno, del<strong>la</strong> stessa<br />

emissione sonora, <strong>la</strong> stessa<br />

sorgente come strumento. E<br />

quindi ho scelto di utilizzare gli<br />

stessi microfoni e preamplificatori<br />

per avere lo stesso suono per<br />

tutti; anche perché loro cambiano<br />

di ruolo spesso nei brani, dove<br />

per ruolo s’intende che ogni<br />

volta uno è più percussivo, o magari<br />

suona l’arco…<br />

… e quindi cambiano anche<br />

di postazione, alternandosi<br />

nel<strong>la</strong> registrazione in due<br />

stanze separate.<br />

Sì, infatti; in questo modo, anche<br />

cambiando le postazioni di<br />

registrazione il setup rimane lo<br />

stesso. Comunque, come microfoni<br />

ho usato gli AKG 414,<br />

come preamplificatori gli Amek


tc<br />

9098 disegnati da Rupert Neve;<br />

le DI sono invece amplificate con<br />

i Sunrise, un sistema piuttosto<br />

frequente per i chitarristi acustici,<br />

preamplificati con i Focusrite ISA<br />

428, che è il nuovo prodotto derivante<br />

dall’ISA 110, sempre disegnato<br />

da Rupert Neve. E basta,<br />

poi altri piccoli segreti me li tengo<br />

per me…<br />

Le tre voci però, pur provenendo<br />

dallo stesso tipo di<br />

strumento, sono comunque<br />

molto diverse chitarristicamente<br />

par<strong>la</strong>ndo…<br />

Sì, ma appunto lì sta al<strong>la</strong> bravura<br />

del musicista di mantenere<br />

delle presenze importanti di suono<br />

anche quando fa delle cose,<br />

diciamo così, delicate; e poi, ovviamente,<br />

nel missaggio si equilibra<br />

ulteriormente.<br />

E <strong>la</strong> percussione forse è un altro<br />

problema per <strong>la</strong> registrazione,<br />

rischia di venire ripresa sbi<strong>la</strong>nciata<br />

rispetto al<strong>la</strong> corda, no?<br />

Si, è per questo che si usa<br />

Registrare tre chitarre<br />

(uguali… anzi, no)<br />

infatti un microfono interno, un<br />

pickup e un microfono esterno<br />

su asta: in questa maniera, registrando<br />

sempre almeno due<br />

tracce per ogni strumento, si ha<br />

sempre <strong>la</strong> possibilità di gestire <strong>la</strong><br />

cosa in modo ottimale, si riesce<br />

a trovare l’equilibrio.<br />

Come deve approcciare <strong>la</strong><br />

registrazione un chitarrista?<br />

Innanzitutto impadronirsi tecnicamente<br />

dello strumento.<br />

Sono convinto che quando si<br />

suona bene in acustico con le<br />

mani, con un controllo reale, ci<br />

sono davvero pochi problemi in<br />

fase di registrazione. E poi, comunque,<br />

un chitarrista deve fare<br />

molti ascolti, ascoltare moltissimi<br />

dischi, sia del passato che del<br />

presente.<br />

Ci sono differenze con <strong>la</strong><br />

chitarra c<strong>la</strong>ssica?<br />

La chitarra c<strong>la</strong>ssica è più problematica,<br />

secondo me, rispetto<br />

all’acustica. Anche una buona<br />

66<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

chitarra di liuteria, e cioè parliamo<br />

di valori elevati, può avere<br />

molti problemi timbrici, soprattutto<br />

di risonanze.<br />

Cos’è <strong>la</strong> chitarra per te?<br />

È uno strumento infinito, come<br />

il pianoforte, dalle capacità timbriche<br />

inesplorate. Non esiste un<br />

punto di arrivo e in questo senso,<br />

secondo me, il progetto Guitar<br />

Republic è al posto giusto nel<br />

momento giusto: è un disco molto<br />

innovativo, dove l’innovazione<br />

non è semplice sperimentazione<br />

o sperimentazione fine a se stessa,<br />

ma è proprio un modo nuovo<br />

di intendere lo strumento. Sarà<br />

sicuramente un ‘must’ nel<strong>la</strong> collezione<br />

dei chitarristici acustici.<br />

Stefania Benigni<br />

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tecnica<br />

Un’introduzione al MIDI<br />

Quando i personal computer<br />

sono apparsi sul<strong>la</strong> scena, sono<br />

stato uno dei pionieri a costruirmi<br />

il mio primo PC nel 1977. Una<br />

delle mie speranze era di ottenere<br />

un programma di scrittura musicale<br />

per poter convertire le mie<br />

trascrizioni fatte a mano in spartiti<br />

di bell’aspetto. Questa speranza<br />

è diventata realtà quando<br />

Internet ha aperto i battenti a numerosi<br />

programmi di notazione.<br />

Ho cominciato a utilizzare TablEdit<br />

al<strong>la</strong> fine degli anni ’90 e, dal<br />

1998 al 2002, ho curato l’archivio<br />

delle tab<strong>la</strong>ture sul sito web di<br />

TablEdit (www.tabledit.com). Ho<br />

avuto <strong>la</strong> fortuna di vedere tab<strong>la</strong>ture<br />

fatte da persone di tutto il<br />

mondo, alcune erano buone, altre<br />

meno. Il mio obiettivo era di<br />

col<strong>la</strong>borare con tutti coloro che<br />

sottoponevano trascrizioni all’archivio,<br />

per aiutarli a migliorare<br />

<strong>la</strong> qualità delle loro tab<strong>la</strong>ture. E<br />

rapidamente divenni conosciuto<br />

come il “Tabmeister”.<br />

Gli anni passati a curare l’archivio<br />

di TablEdit sono stati un<br />

Il PC per incrementare<br />

l’esperienza del chitarrista<br />

periodo molto gratificante del<strong>la</strong><br />

mia vita, e questo mi ha permesso<br />

di incontrare un gran numero<br />

di chitarristi meravigliosi. Due di<br />

loro sono membri conosciuti di<br />

Fingerpicking.net, Giovanni Pelosi<br />

e Daniele Bazzani. Con l’inizio<br />

di Fingerpicking.net 3.0, Reno<br />

voleva migliorare le tab<strong>la</strong>ture<br />

sul sito. Giovanni mi ha contattato<br />

ed io ho accettato di <strong>la</strong>vorare<br />

sulle tab<strong>la</strong>ture e di personalizzarle<br />

col logo di Fingerpicking.net.<br />

Man mano che delle tab saranno<br />

aggiunte al sito, spero che voi le<br />

troverete di qualità molto vicina<br />

a quel<strong>la</strong> editoriale. Inoltre il mio<br />

obiettivo nei prossimi mesi è di<br />

presentare articoli sull’uso del<br />

PC per incrementare <strong>la</strong> vostra<br />

esperienza chitarristica.<br />

Una delle <strong>la</strong>mentele che ascolto<br />

più frequentemente è che il<br />

suono MIDI del<strong>la</strong> chitarra ottenuto<br />

dai programmi di notazione<br />

musicale non è molto realistico.<br />

È facile comprendere che il suono<br />

di una corda di chitarra pizzicata,<br />

con le sue armoniche e le<br />

sue risonanze, è il più complesso<br />

che ci possa essere tra gli strumenti<br />

musicali. La maggior parte<br />

67<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

delle schede audio utilizzano dei<br />

software che sintetizzano i vari<br />

strumenti, e falliscono ben presto<br />

quando si arriva alle chitarre.<br />

Io ho avuto <strong>la</strong> fortuna di comprare<br />

una scheda audio Sound<br />

B<strong>la</strong>ster Live!, che utilizza<br />

soundfont per generare gli strumenti<br />

musicali, ed il risultato è<br />

che il suono MIDI è decisamente<br />

migliorato. Cos’è un soundfont?<br />

È semplicemente una raccolta di<br />

campioni audio di strumenti reali,<br />

che <strong>la</strong> scheda audio SB Live utilizza<br />

per inviare i suoni ai nostri altopar<strong>la</strong>nti.<br />

La maggior parte degli<br />

strumenti hanno campioni multipli,<br />

con ciascun campione dedicato<br />

a uno specifico ambito di<br />

frequenze. Per esempio, su una<br />

chitarra, un campione può essere<br />

utilizzato per generare note sul<br />

Mi cantino dal<strong>la</strong> posizione a vuoto<br />

fino al quarto tasto. Si potrebbe<br />

usare un secondo campione per<br />

le note dal quinto al decimo tasto,<br />

ecc. Avere un campionamento<br />

multiplo per uno strumento permette<br />

al<strong>la</strong> scheda audio di confrontare<br />

campioni diversi per tutte<br />

le note su tutte le corde del<strong>la</strong><br />

chitarra. In ragione del<strong>la</strong> qualità


tc<br />

del campionamento, si possono<br />

ottenere dei suoni MIDI molto<br />

realistici.<br />

Poche settimane fa, Daniele<br />

Bazzani mi ha scritto una e-mail<br />

per chiedermi aiuto circa qualche<br />

problema che aveva col MIDI.<br />

C’era anche un lungo ‘thread’,<br />

dove anche altri intervenivano<br />

con i loro consigli. Lui ha risolto<br />

il problema istal<strong>la</strong>ndo una Sound<br />

B<strong>la</strong>ster.<br />

Mentre cercavo nel<strong>la</strong> rete una<br />

soluzione al suo problema, ho<br />

scoperto due programmi gratuiti,<br />

che permettono a qualsiasi<br />

PC di utilizzare i soundfont per<br />

l’uscita MIDI verso gli speaker.<br />

Per cominciare, dovete scaricarvi<br />

LoopBe1 (http://www.nerds.de/<br />

data/setuploopbe1.exe) e SyFonOne<br />

(http://www.synthfont.<br />

com/SyFonOneSetup.php) e salvarli<br />

nel vostro PC. LoopBe1 è<br />

un dispositivo software MIDI che<br />

<strong>la</strong>vora in modo simile a un cavo di<br />

collegamento. Riceve eventi MIDI<br />

da un programma e li inoltra ad un<br />

altro programma. SyFonOne è un<br />

p<strong>la</strong>yer MIDI che utilizza soundfont<br />

per generare i suoni da inviare<br />

agli speaker. Entrambi i programmi<br />

sono di instal<strong>la</strong>zione standard<br />

per Windows, perciò dovrebbero<br />

risultarvi molto familiari.<br />

Instal<strong>la</strong>te LoopBe1 per primo<br />

e, quando avete finito, dovrebbe<br />

comparirvi un’iconcina nel<strong>la</strong><br />

cartel<strong>la</strong> di sistema, nel<strong>la</strong> parte in<br />

basso a destra dello schermo.<br />

Se l’icona c’è, LoopBe1 è istal<strong>la</strong>to<br />

e siete pronti per SyFonOne.<br />

Se non appare, riavviate il PC. Il<br />

secondo passo è instal<strong>la</strong>re SyFonOne.<br />

Al<strong>la</strong> fine dell’instal<strong>la</strong>zione,<br />

quando appare <strong>la</strong> richiesta di<br />

eseguire il programma, cliccate <strong>la</strong><br />

spunta dell’opzione, quindi cliccate<br />

su “Chiudi”. Notate che ora<br />

c’è una seconda icona (due barre<br />

verticali) sul system tray. La prima<br />

volta che avviate SyFonOne,<br />

sarete guidati passo per passo<br />

all’impostazione delle opzioni.<br />

La prima finestra che appare si<br />

usa per selezionare il soundfont,<br />

e dovreste vedere <strong>la</strong> scritta<br />

Il PC per incrementare<br />

l’esperienza del chitarrista<br />

“SYNTHGMS.SF2”. Questo è il<br />

soundfont di default fornito con<br />

SyFonOne, selezionatelo e cliccate<br />

su “Apri”. La finestra successiva<br />

spiega come interpretare<br />

l’icona di SyFonOne nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong><br />

di sistema. Quando SyFonOne<br />

viene aperto per <strong>la</strong> prima volta,<br />

l’icona è due barre verticali, il che<br />

indica che il programma non è<br />

attivato per ricevere eventi MIDI.<br />

Quando è attivato, ci sarà una<br />

barretta curva in cima alle barre<br />

verticali. Chiudete questa finestra<br />

per vedere <strong>la</strong> finestra principale di<br />

SyFonOne.<br />

La finestra principale è molto<br />

semplice. Ci sono quattro pulsanti<br />

sopra e due cursori del volume.<br />

I cursori del volume permettono<br />

di aumentare il volume dei suoni<br />

MIDI fino al 300%. Con <strong>la</strong> finestra<br />

aperta, cliccate sul pulsante<br />

“P<strong>la</strong>y” per abilitare il programma<br />

ad accettare eventi MIDI. Notate<br />

che l’icona nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> di<br />

sistema, ora, ha <strong>la</strong> barretta curva<br />

sopra. SyFonOne adesso è<br />

pronto per inviare i suoni MIDI agli<br />

speaker.<br />

Prima di utilizzare il programma<br />

come vostro lettore MIDI, ci sono<br />

un paio di opzioni che devono essere<br />

configurate, quindi cliccate<br />

sul pulsante “Opzioni”. La parte<br />

superiore del<strong>la</strong> finestra “Opzioni”<br />

mostra le porte di ingresso MIDI<br />

disponibili. Cliccate su “LoopBe<br />

Internal MIDI” per selezionar<strong>la</strong>. A<br />

destra del centro del<strong>la</strong> finestra,<br />

sotto “Select Standard Audio Output<br />

Port”, c’è l’elenco dei dispositivi<br />

audio del vostro PC. Cliccate<br />

su un dispositivo per selezionarlo.<br />

A questo punto, dovete fare<br />

un breve test per verificare <strong>la</strong><br />

vostra configurazione. Cliccate<br />

sul pulsante “Test” e dovreste<br />

sentire un beep continuo suonare<br />

per tre secondi. Se ci sono<br />

crepitii, o scricchiolii, aumentate<br />

i “Samples/Buffers” o aumentate<br />

il “Number of Buffers” e riprovate<br />

col test. Continuate questa<br />

fase finché non sparisca qualsiasi<br />

rumore che sporca il beep.<br />

Io raccomando di aumentare<br />

68<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

il “Number of Buffers” prima di<br />

cambiare <strong>la</strong> dimensione del buffer.<br />

Se nessuno di questi assestamenti<br />

elimina gli scoppiettìi o i<br />

click, allora il vostro PC potrebbe<br />

essere troppo lento per questa<br />

configurazione. Chiudete <strong>la</strong> finestra<br />

“Opzioni” e ora siete pronti<br />

per usare SysFonOne come vostro<br />

lettore MIDI.<br />

Aprite il vostro programma di<br />

notazione. Prima di far suonare<br />

una tab<strong>la</strong>tura, dovete settare le<br />

opzioni MIDI per usare LoopBe1<br />

come dispositivo di uscita MIDI.<br />

Per questa discussione utilizziamo<br />

TablEdit, ma il procedimento<br />

è simile per tutti i programmi di<br />

notazione. In TablEdit, selezionate<br />

“MIDI Setup” dal menu “MI-<br />

DI”. Nel menu “MIDI Out”, selezionate<br />

“LoopBe Internal MIDI”.<br />

Chiudete <strong>la</strong> finestra e avviate il<br />

p<strong>la</strong>yback di una tab<strong>la</strong>tura per<br />

godervi i vostri nuovi suoni MIDI.<br />

Se avete bisogno d’aiuto per<br />

configurare LoopBe1 o SyFonOne,<br />

si possono trovare istruzioni<br />

dettagliate su Guitar<br />

SoundFont Central (http://<br />

el-kay.com/soundfont/sf-forwin.<br />

htm). Potrete trovare informazioni<br />

aggiuntive sull’uso dei<br />

soundfont e anche una banca<br />

di soundfont supplementare<br />

(http://el-kay.com/soundfont/<br />

sf-library.htm), che contiene un<br />

paio di soundfont creati da me.<br />

Questa configurazione funziona<br />

con i PC Windows. Ho cercato<br />

di trovare una configurazione<br />

analoga che funzioni sui Mac, ma<br />

non ho trovato una soluzione.<br />

Pensavo che ci fosse una possibilità<br />

di incorporare soundfont<br />

nel sistema operativo Mac, ma<br />

credo che sia specifica per GarageBand.<br />

Se qualcuno ha informazioni<br />

su un setup simile per i<br />

Mac, per favore ce ne parli.<br />

Buona fortuna, e divertitevi<br />

con i vostri nuovi suoni MIDI.<br />

Larry Kuhns<br />

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tecnica<br />

Un programmino per trovare<br />

accordi con corde a vuoto nelle<br />

accordature alternative<br />

Nell’era pre-Internet, uno degli<br />

appuntamenti da me preferiti era lo<br />

Speciale Chitarre che usciva ogni<br />

estate a luglio-agosto. Ogni volta<br />

un numero stracarico di interessanti<br />

articoli e trascrizioni sempre<br />

molto appetitose. Tra tutti quelli in<br />

mio possesso, il mio favorito – in<br />

assoluto un capo<strong>la</strong>voro per affinità<br />

di gusti e professionalità nei contenuti<br />

– è lo Speciale dell’estate<br />

1988. Tra gli articoli di quel numero<br />

ce n’è uno, a <strong>pagina</strong> 32, intito<strong>la</strong>to<br />

“Tutti gli accordi in Sol aperto” e<br />

scritto niente-popò-di-meno-che<br />

da Reno Brandoni! In questo articolo,<br />

Reno mostra le posizioni di<br />

molti accordi nell’accordatura di<br />

Sol aperto, coadiuvato in questo<br />

(e, dopo anni di trasferelli, lo dice<br />

espressamente senza ve<strong>la</strong>rne <strong>la</strong><br />

soddisfazione) dall’uso del computer…<br />

Da allora <strong>la</strong> tecnologia ha<br />

fatto passi da gigante e, in partico<strong>la</strong>re,<br />

oggi i tempi sono ormai maturi<br />

per scrivere programmi usufruibili<br />

tramite Internet senza l’obbligo<br />

di essere distribuiti e instal<strong>la</strong>ti nel<br />

proprio computer.<br />

La chitarra acustica è di per sé<br />

uno strumento che esalta il suono<br />

L’inizio del<strong>la</strong> schermata di accordi in accordatura<br />

DADGAD<br />

Voicing<br />

aperti<br />

delle corde a vuoto, partico<strong>la</strong>rità<br />

questa che diventa ovviamente<br />

e obbligatoriamente necessario<br />

sfruttare negli arrangiamenti per<br />

chitarra acustica. Una mia necessità<br />

(e credo non solo mia) è individuare<br />

dei voicing che portino a<br />

suoni non scontati e contemporaneamente<br />

in armonia con il brano<br />

su cui sto <strong>la</strong>vorando. Studiando<br />

e/o praticando si riescono a interiorizzare<br />

alcune posizioni, ma ogni<br />

cambio di accordatura ci porta in<br />

un nuovo e sconosciuto mondo in<br />

cui tutto è da reinventare. Senza<br />

contare che il nostro personale<br />

studio potrebbe essere incompleto<br />

e forse ci preclude a priori un<br />

mucchio di sonorità interessanti.<br />

Ho così pensato di realizzare<br />

un programmino che illustri, per<br />

tutte le accordature, le posizioni<br />

‘aperte’ degli accordi, cioè quelle<br />

che ne sfruttano le sonorità delle<br />

corde a vuoto. E questo per tutte<br />

le accordature, dal<strong>la</strong> standard al<strong>la</strong><br />

meno utilizzata, a quel<strong>la</strong> che tu e<br />

solo tu utilizzi.<br />

Il programmino non va dunque<br />

al<strong>la</strong> ricerca dell’accordo ‘x’ nell’accordatura<br />

prescelta, ma presenta<br />

dei voicing che cercano di sfruttare<br />

<strong>la</strong> potenza delle corde a vuoto per<br />

incoraggiare ed aiutare a scoprire<br />

posizioni con sonorità interessanti.<br />

Per far questo <strong>la</strong>vora sui seguenti<br />

parametri:<br />

1. La famiglia di appartenenza<br />

dell’accordo (maggiore, minore,<br />

settima, minore settima, diminuita<br />

e semidiminuita).<br />

2. La ‘forma’ dell’accordo, per<br />

indicare quali corde a vuoto<br />

utilizzare.<br />

3. L’accordatura desiderata.<br />

Praticamente, scelta <strong>la</strong> famiglia,<br />

l’accordatura e una o più ‘forme’,<br />

ne calco<strong>la</strong> e visualizza i c<strong>la</strong>ssici<br />

diagrammi degli accordi per chitarra.<br />

L’accordatura può essere<br />

69<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

tc<br />

selezionata da un elenco precab<strong>la</strong>to<br />

oppure personalizzata corda<br />

per corda. Di ogni accordo, oltre<br />

al<strong>la</strong> posizione sul<strong>la</strong> tastiera, sono<br />

visualizzati i gradi che lo compongono,<br />

nell’ordine dal<strong>la</strong> corda più<br />

bassa a quel<strong>la</strong> più alta. La tonica<br />

dell’accordo (indicata con T), per<br />

intenderci quel<strong>la</strong> che dà il nome<br />

all’accordo, è assunta essere <strong>la</strong><br />

nota più bassa. Chi mastica un<br />

po’ di queste cose può trovare<br />

giovamento nel conoscere i singoli<br />

gradi che compongono l’accordo,<br />

mentre chi vuole astenersi<br />

dal<strong>la</strong> teoria può godersi i suoni in<br />

piena libertà, magari con l’indubbio<br />

vantaggio nel conoscere che<br />

quel suono rientra tra gli accordi<br />

maggiori, oppure minori, ecc. Ho<br />

ritenuto opportuno non indicare<br />

il nome dell’accordo. Infatti, trattandosi<br />

in molti casi di accordi<br />

incompleti, si sarebbero ottenute<br />

sigle complicate da leggere e senza<br />

alcun ulteriore benefit musicale.<br />

Il tutto con una interfaccia utente<br />

che, nei miei intenti, dovrebbe<br />

essere completamente intuitiva e<br />

scevra da ulteriori spiegazioni.<br />

Cosa c’è da aggiungere? L’elenco<br />

precab<strong>la</strong>to delle accordature,<br />

oltre al<strong>la</strong> possibilità di essere<br />

ampliato, ne contiene alcune con<br />

nomi provvisori, in attesa di essere<br />

definiti con <strong>la</strong> vostra col<strong>la</strong>borazione.<br />

Ben vengano indicazioni in<br />

questo senso. Sarò felice di apportare<br />

modifiche o semplicemente rispondere<br />

ad eventuali vostri dubbi.<br />

Buon divertimento!<br />

Fulvio Montauti<br />

Il programma:<br />

http://www.automarweb.<br />

i t / O p e n C h o r d s .<br />

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e=true&amp;height=400&amp;wid<br />

th=650<br />

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tc tecnica<br />

Ciao, sono Lasse Johansson,<br />

arrangiatore, insegnante e chitarrista.<br />

I miei articoli affrontano l’argomento<br />

del ragtime, del suo retroterra<br />

e del modo in cui può essere<br />

adattato e arrangiato per chitarra.<br />

Il ragtime era in origine musica<br />

per pianoforte. I suoi principali<br />

compositori furono Joe Lamb, James<br />

Scott e – sopra a tutti – Scott<br />

Joplin. Essi lo intendevano probabilmente<br />

come musica c<strong>la</strong>ssica<br />

piuttosto che jazz, sebbene ragtime<br />

e jazz fossero nati più o meno<br />

contemporaneamente nel Sud<br />

degli Stati Uniti. A testimonianza di<br />

questo fatto Joe Stark, l’editore di<br />

molte composizioni di Joplin, arrivò<br />

al punto di dare a un ragtime<br />

di James Scott il titolo “Don’t Jazz<br />

Me Rag (I’m Music)”. Comunque<br />

<strong>la</strong> si veda, il ragtime ha giocato un<br />

ruolo importante e <strong>la</strong> sua influenza<br />

è stata un fattore determinante<br />

per <strong>la</strong> nascita del jazz.<br />

Esistono molti arrangiamenti per<br />

banda di ragtime c<strong>la</strong>ssici e, inoltre,<br />

alcuni gruppi orchestrali li suonavano<br />

in modo jazzistico, così che<br />

si possono trovare dei ragtime nel<br />

repertorio di molti dei primi gruppi<br />

jazz. C’erano pure motivi pop di<br />

Tin Pan Alley, come “Alexander’s<br />

Ragtime Band”, e anche altre canzoni<br />

che avevano nel titolo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

“Rag” ma avevano poco in comune<br />

con lo stile di Joplin. Joplin,<br />

in effetti, aveva obiettivi più ambiziosi,<br />

palesati dalle sue due opere<br />

A Guest of Honor e Treemonisha,<br />

nessuna delle quali fu mai eseguita<br />

nel corso del<strong>la</strong> sua vita.<br />

La moda del ragtime era già al<strong>la</strong><br />

fine quando iniziarono ad apparire<br />

i primi dischi di jazz, e pianisti come<br />

Fats Waller e James P. Johnson<br />

svilupparono un nuovo stile,<br />

lo stride piano. Ciò nonostante,<br />

il primo brano jazz mai pubblicato<br />

su disco, “Dixie<strong>la</strong>nd Jass<br />

Band One Step” (1917), in realtà<br />

Il ragtime<br />

c<strong>la</strong>ssico<br />

utilizzava come inciso una vera<br />

e propria composizione ragtime<br />

c<strong>la</strong>ssica, “That Teasin’ Rag” di<br />

Joe Jordan. Quindi esiste un forte<br />

legame tra il jazz delle origini e il<br />

ragtime c<strong>la</strong>ssico.<br />

Al<strong>la</strong> fine degli anni 1950 i chitarristi<br />

cominciarono a scoprire il<br />

ragtime c<strong>la</strong>ssico e ad arrangiarlo<br />

per chitarra. Forse fu un tentativo<br />

per ampliare il discorso dei bluesrag,<br />

divenuti popo<strong>la</strong>ri quando artisti<br />

come Blind B<strong>la</strong>ke e Rev. Gary<br />

Davis iniziarono a imporsi all’attenzione<br />

durante il movimento di<br />

revival del<strong>la</strong> musica folk tradizionale<br />

americana. Si potrebbe in effetti<br />

definire il blues di Blind B<strong>la</strong>ke<br />

come “chitarra ragtime”, ma il suo<br />

stile differisce dal c<strong>la</strong>ssico ragtime<br />

pianistico dell’età d’oro. D’altra<br />

parte lo stesso Rev. Gary Davis<br />

conosceva il ragtime c<strong>la</strong>ssico e<br />

fece delle versioni di “Maple Leaf<br />

Rag” di Joplin con il titolo “Make<br />

Believe Stunt”.<br />

All’inizio degli anni ’60, Dave<br />

Van Ronk fu uno dei primi ad arrangiare<br />

rag pianistici per chitarra.<br />

Il suo arrangiamento di “St. Louis<br />

Tickle” è ancora tra i preferiti di<br />

molti chitarristi ragtime. Più tardi<br />

Dave Laibman, Eric Schoenberg<br />

e altri registrarono rag per una o<br />

due chitarre. Presto il ‘tesoro’ ragtime<br />

fu pubblicato sotto forma di<br />

70<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

spartiti, e divenne disponibile per i<br />

pianisti e per i musicisti che lo rie<strong>la</strong>boravano<br />

per altri strumenti.<br />

Quando Stefan Grossman, che<br />

aveva registrato alcuni arrangiamenti<br />

di Laibman, fondò <strong>la</strong> Kicking<br />

Mule Records, molti chitarristi<br />

europei e statunitensi ebbero<br />

l’opportunità di incidere ragtime<br />

c<strong>la</strong>ssici per chitarra tra <strong>la</strong> fine degli<br />

anni ’60 e gli anni ‘70. Cominciarono<br />

ad essere pubblicati libri di<br />

chitarra ragtime e l’interesse per<br />

il genere crebbe man mano che<br />

altre piccole etichette discografiche<br />

iniziarono a pubblicare dischi<br />

di ragtime.<br />

Per mostrarvi cosa sia <strong>la</strong> chitarra<br />

ragtime, ho scelto un arrangiamento<br />

del<strong>la</strong> composizione “Harlem<br />

Rag” di Tom Turpin, uno dei<br />

primi rag ad essere stato pubblicato<br />

a stampa, nel 1897.<br />

La base del ragtime per pianoforte<br />

è <strong>la</strong> mano sinistra che suona<br />

<strong>la</strong> linea di basso e gli accordi con<br />

un solido andamento boom-chick<br />

in 2/4, mentre <strong>la</strong> mano destra<br />

suona <strong>la</strong> melodia sincopata sugli<br />

acuti. Ciò si adatta molto bene<br />

al<strong>la</strong> tecnica chitarristica del basso<br />

alternato, dove il pollice del<strong>la</strong> mano<br />

destra mantiene un ritmo costante<br />

sulle corde basse (come <strong>la</strong>


mano sinistra del pianista) mentre<br />

le altre dita suonano <strong>la</strong> melodia e<br />

le note di armonia sulle corde alte.<br />

Nel ragtime è anche abbastanza<br />

comune trovare una linea di<br />

basso che varia e non si limita a<br />

suonare il basso alternato sulle<br />

note degli accordi. In alcuni ragtime<br />

complessi troverete molti<br />

movimenti contrappuntistici in cui<br />

<strong>la</strong> linea di basso è fondamentale.<br />

“Harlem Rag” presenta il più<br />

delle volte un basso boom-chick<br />

piuttosto basi<strong>la</strong>re, ma con qualche<br />

passaggio di rilievo sui bassi<br />

quando si cambia accordo.<br />

La maggior parte dei chitarristi<br />

ragtime usa pollice, indice e medio<br />

del<strong>la</strong> mano destra, ma non<br />

ci sono regole al riguardo. Alcuni<br />

grandi interpreti del genere come<br />

Doc Watson, Merle Travis e Rev.<br />

Gary Davis utilizzano solo pollice<br />

e indice con ottimi risultati. Altri<br />

aspetti, che i chitarristi c<strong>la</strong>ssici<br />

definirebbero non ortodossi, sono<br />

l’uso del pollice del<strong>la</strong> mano sinistra<br />

per tastare le corde basse e il<br />

fatto che alcuni chitarristi tengono<br />

il mignolo del<strong>la</strong> mano destra appoggiato<br />

sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica.<br />

Vi prego di considerare che<br />

queste non sono in alcun modo<br />

delle regole cui dovete legarvi per<br />

<strong>la</strong> vita, ma semplici osservazioni<br />

circa le soluzioni adottate da molti<br />

chitarristi ragtime.<br />

* * *<br />

Sono appena tornato dall’aver<br />

trascorso dei bei mesi estivi, partecipando<br />

anche ad alcuni festival<br />

chitarristici, quello di Stamford in<br />

Inghilterra, di Skarrildshus in Danimarca<br />

ed il mio seminario di<br />

Köveskal in Ungheria. L’incontro<br />

con altri insegnanti e studenti mi<br />

ha confermato una volta di più<br />

quanto interesse ed entusiasmo ci<br />

sia per <strong>la</strong> chitarra ragtime in questi<br />

luoghi. Molti chitarristi fingerstyle<br />

di adesso, infatti, non mancano di<br />

aggiungere brani di ragtime c<strong>la</strong>ssico<br />

al loro repertorio.<br />

Prendiamo ad esempio “Maple<br />

Leaf Rag”, <strong>la</strong> seconda composizione<br />

di Scott Joplin ad essere stata<br />

pubblicata e sicuramente quel<strong>la</strong><br />

che ha ottenuto maggior successo.<br />

In Danimarca il pubblico ha<br />

ascoltato cinque versioni differenti<br />

di questo c<strong>la</strong>ssico: io ho suonato<br />

<strong>la</strong> mia, poi sono venute quelle di<br />

Duck Baker, Dave Laibman, Paul<br />

Banks e Nick Katzman. Era diventato<br />

quasi uno scherzo annunciare<br />

di continuo questo brano dal<br />

palco. Stranamente le nostre versioni<br />

erano tutte in tonalità diverse,<br />

a dimostrazione del fatto che<br />

trovare <strong>la</strong> tonalità più appropriata<br />

per arrangiare un brano per pianoforte<br />

sul<strong>la</strong> chitarra è estremamente<br />

difficile. “Maple Leaf Rag”<br />

fu composto in La bemolle, tonalità<br />

ostica per <strong>la</strong> chitarra fingerstyle.<br />

La mia <strong>versione</strong> è in La, quel<strong>la</strong> di<br />

Dave in Re, quel<strong>la</strong> di Duck in Do.<br />

Paul Banks ha suonato solo <strong>la</strong><br />

prima sezione come introduzione<br />

ad un altro brano, ed era in Sol.<br />

Katzman ha suonato <strong>la</strong> <strong>versione</strong><br />

di Rev. Gary Davis, “Make Believe<br />

Stunt”, in La.<br />

“Maple Leaf Rag” fu pubblicato<br />

a stampa per <strong>la</strong> prima volta nel<br />

1899, solo due anni dopo che si<br />

iniziò a pubblicare spartiti di ragtime.<br />

Nel 1897 diversi editori fecero<br />

a gara per essere i primi a stampare<br />

un pezzo rag. Vinse “Mississippi<br />

Rag” di W. H. Krell che uscì a gennaio<br />

dello stesso anno. Sempre<br />

71<br />

chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

Il ragtime<br />

c<strong>la</strong>ssico<br />

tc<br />

nello stesso anno, ma più tardi, fu<br />

pubblicato il primo ragtime scritto<br />

da un compositore afroamericano,<br />

quello che ho arrangiato per<br />

voi, “Harlem Rag” di Tom Turpin,<br />

stampato nel dicembre del 1987.<br />

“Harlem Rag” è stato pubblicato<br />

per <strong>la</strong> prima volta dall’editore De<br />

Yong di St. Louis, nell’arrangiamento<br />

di D. S. De Lisle. Il brano fu<br />

poi venduto a Stern di New York,<br />

che ne stampò due versioni leggermente<br />

differenti, una con l’arrangiamento<br />

di William H. Tyers.<br />

Avere versioni diverse dello stesso<br />

spartito musicale ci permette di<br />

scegliere quel<strong>la</strong> che ci sembra più<br />

adatta al<strong>la</strong> chitarra.<br />

Notate che nell’arrangiamento<br />

che vi propongo non ho voluto<br />

ripetere <strong>la</strong> terza e quarta sezione.<br />

Originariamente ambedue le<br />

sezioni erano presenti in due diverse<br />

versioni, di cui <strong>la</strong> seconda<br />

in qualche modo più complessa.<br />

Studiando <strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura scoprirete<br />

che ho dovuto muovermi piuttosto<br />

avanti sul<strong>la</strong> tastiera, addirittura<br />

fino al XV tasto per una<br />

nota di corta durata. Tuttavia,<br />

nonostante <strong>la</strong> posizione avanzata,<br />

cerco sempre di suonare<br />

delle corde a vuoto, nei bassi<br />

o nel<strong>la</strong> melodia, ogni volta che<br />

è possibile farlo musicalmente<br />

e tecnicamente. Lo faccio perché<br />

è importante per me creare


tc<br />

Il ragtime<br />

c<strong>la</strong>ssico<br />

degli arrangiamenti che non siano<br />

troppo difficili da suonare.<br />

Nel<strong>la</strong> terza parte troverete a<br />

volte una ‘melodia sui bassi’ paralle<strong>la</strong><br />

a una ‘melodia accordale’<br />

suonata sui cantini. Linee di basso<br />

che vanno insieme al<strong>la</strong> melodia<br />

sono una caratteristica tipica<br />

del ragtime. A volte ciò risulta<br />

come due melodie suonate contemporaneamente.<br />

Nel<strong>la</strong> misura<br />

42 si trovano alcuni armonici al<br />

VII e XII tasto.<br />

Nell’ultima sezione gli stessi<br />

Esempi<br />

HarlemRag, Tom Turpin<br />

Arrangiamento per chitarra di Lasse Johansson<br />

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armonici sono nelle misure 54 e<br />

62. Ho scritto i nomi degli accordi<br />

e vi invito a cercare di tenere le loro<br />

posizioni il più possibile, anche<br />

se non ne suonerete tutte le note.<br />

Questa è una pratica comune<br />

in questo stile, per il fatto che vi<br />

permette di ottenere un suono di<br />

chitarra più pieno, visto che vibreranno<br />

anche le corde che non saranno<br />

suonate. Un’altra ragione è<br />

che si noteranno di meno eventuali<br />

errori: se suonerete <strong>la</strong> corda<br />

sbagliata, suonerete comunque<br />

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una nota dell’accordo.<br />

Buona fortuna!<br />

Lasse Johansson<br />

Arranged for guitar by Lasse Johansson<br />

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chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />

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