Scarica la versione PDF a "pagina singola" - Chitarra Acustica
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sommario<br />
C’era una volta… così iniziavano<br />
le belle favole di una volta, quando<br />
i bambini non si addormentavano<br />
davanti al<strong>la</strong> TV ma nel loro letto,<br />
ascoltando il racconto del<strong>la</strong> sera<br />
letto da uno dei genitori.<br />
Oggi, grazie al<strong>la</strong> tecnologia,<br />
tutto appare più semplice. Basta<br />
un videogioco oppure un DVD o<br />
– peggio – basta <strong>la</strong>sciarli col telecomando<br />
di Sky in mano, per ritrovarli<br />
addormentati senza alcuna<br />
fatica.<br />
Forse è arrivato il momento di<br />
riflettere e iniziare a operare delle<br />
scelte ben precise, tra emozioni<br />
e progresso, tra passione e<br />
utilitarismo.<br />
La questione non è di poca importanza<br />
e coinvolge un po’ tutto<br />
il mondo del<strong>la</strong> comunicazione.<br />
È facile produrre, consumare,<br />
C’era una volta…<br />
<strong>la</strong> chitarra acustica<br />
bruciare, vendere e dimenticare,<br />
anche se ciò quasi sempre azzera<br />
le emozioni, per dar spazio ai<br />
numeri. Oltretutto non sempre veritieri,<br />
ma – come ormai accade –<br />
model<strong>la</strong>ti a misura dall’utilizzatore.<br />
Allora ecco che provare ad andare<br />
un po’ controcorrente fa bene<br />
allo spirito. Una rivista specializzata,<br />
dedicata ad uno strumento<br />
in una sua specifica peculiarità,<br />
quel<strong>la</strong> acustica, sembra emergere<br />
in maniera anacronistica nel mondo<br />
del<strong>la</strong> tuttologia. Eppure noi ci<br />
crediamo e siamo sicuri che tanti,<br />
insieme a noi, inseguiranno questo<br />
sogno aspettando ogni mese<br />
<strong>la</strong> propria rivista dedicata. E potranno<br />
ricever<strong>la</strong> online, oppure<br />
scaricar<strong>la</strong> sul proprio computer/<br />
iPad/iPhone all’indirizzo www.<br />
chitarra-acustica.net. E, anche se<br />
3<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
sr<br />
tutto questo sembra illogico e fuori<br />
mercato, noi lo abbiamo realizzato<br />
e su questo stiamo indirizzando<br />
tutti i nostri sforzi.<br />
Fingerpicking.net è l’editore di<br />
<strong>Chitarra</strong> <strong>Acustica</strong> e, come è già<br />
successo per il sito, anche il giornale<br />
sarà pronto ad accogliere<br />
ogni proposta e iniziativa appassionata.<br />
È così che questo nuovo<br />
progetto editoriale parte come una<br />
bel<strong>la</strong> favo<strong>la</strong> del tempo andato.<br />
C’era una volta una spiaggia, gli<br />
amici, <strong>la</strong> musica e una chitarra…<br />
E spero che emergano passione,<br />
dedizione ed entusiasmo, per far sì<br />
che questo primo numero rimanga<br />
nel<strong>la</strong> nostra memoria come il primo<br />
passo di un lungo cammino.<br />
Buon fingerpicking!<br />
Reno Brandoni<br />
Editoriale<br />
La nostra rivista di Andrea Carpi pag. 3<br />
Notizie<br />
Il CD Guitar Sketch dei Bruskers di Alfonso Giardino e Alex Di Reto pag. 6<br />
Una canzone dei Beatles per <strong>la</strong> chitarra acusitca di Giorgio Giordini pag. 7<br />
Blog<br />
Ho suonato anch’io a Ferentino di Alberto Ziliotto pag. 8<br />
La strada dopo Ferentino di Reno Brandoni pag. 9<br />
Dove sta il suono? di Giovanni Pelosi pag. 10<br />
Basta con i tributi agli altri di Luca Francioso pag. 11<br />
Hendrix acustico di Stefano Barbati pag. 12<br />
La creazione di una cover e internet di Paolo Sereno pag. 13<br />
La chitarra e internet di Massimo Varini pag. 14<br />
Sogni dal<strong>la</strong> stanza di Luca Pedroni pag. 15<br />
La mia chitarra Signature e le tensioni sociali in Cina di Riccardo Zappa pag. 16<br />
La Franklin Guitar Company di Nick Kukich pag. 17<br />
Dinamica e melodia in accordatura standard di Jacques Stotzem pag. 18<br />
Artisti<br />
Jackson Browne all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana di Andrea Fabi pag. 20<br />
John Gorka a Sarzana di Lauro Luppi pag. 26<br />
Standing at the Crossroads di Stefan Grossman pag. 32<br />
La chitarra-arpa di John Doan di Sergio Bianco pag. 36
sr<br />
Recensioni<br />
Daniele Bazzani – Andrea Valeri – Guitar Republic di Giuseppe Cesaro e Alfonso Giardino pag. 40<br />
Strumenti<br />
Microfono USB sE Electronics 2200A di Daniele Bazzani pag. 42<br />
ZT Lunchbox Acoustic di Mario Giovannini pag. 44<br />
Gas Addiction di Mario Giovannini pag. 46<br />
In visita dal liutaio Lukas Mi<strong>la</strong>ni di Gabriele Posenato pag. 48<br />
<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra sarda, co<strong>la</strong>scione di Andrea Carpi pag. 52<br />
Tecnica<br />
Da Please Please Me a Let It Be di Daniele Bazzani pag. 54<br />
Le 15 Regole d’Oro per il musicista di Davide Mastrangelo pag. 56<br />
C<strong>la</strong>rence White di Beppe Gambetta pag. 57<br />
Basic Fingerstyle di Franco Morone pag. 59<br />
Accordare <strong>la</strong> chitarra di Eric Lugosch pag. 61<br />
Quando iniziai a suonare il bouzouki di Giorgio Cordini pag. 62<br />
Launeddas a sei corde di Massimo Nardi pag. 63<br />
Registrare tre chitarre (uguali… anzi, no) di Stefania Benigni pag. 65<br />
Il PC per incrementare l’esperienza del chitarrista di Larry Kuhns pag. 67<br />
Voicing aperti di Fulvio Montauti pag. 69<br />
Il ragtime c<strong>la</strong>ssico di Lasse Johansson pag. 70<br />
www.chitarra-acustica.net<br />
Direttore responsabile<br />
Andrea Carpi<br />
andrea.carpi@fingerpicking.net<br />
Editore<br />
Fingerpicking.net<br />
Via Prati, 1/10<br />
40057 Granarolo dell’Emilia (BO)<br />
info@fingerpicking.net<br />
www.fingerpicking.net<br />
Amministrazione e coordinamento<br />
Reno Brandoni<br />
reno.brandoni@fingerpicking.net<br />
Pubblicità<br />
Tel. +39 349 0931913<br />
adv@fingerpicking.net<br />
4<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Progetto grafico<br />
Outline s.a.s. di Matteo Dittadi & C.<br />
Im<strong>pagina</strong>zione<br />
Outline s.a.s. di Matteo Dittadi & C.<br />
Mario Giovannini<br />
Coordinamento <strong>versione</strong> multimediale<br />
Mario Giovannini<br />
Grafica di copertina<br />
Marcel<strong>la</strong> Mastrorocco<br />
<strong>Chitarra</strong> <strong>Acustica</strong> è una pubblicazione mensile<br />
Registrazione del Tribunale di Bologna<br />
n. 8151 del 07.12.2010<br />
Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />
È vietata <strong>la</strong> riproduzione anche parziale di testi, documenti,<br />
disegni e fotografie.
editoriale<br />
Un altro passo è fatto, è nata una<br />
nuova testata giornalistica. Del resto<br />
noi di Fingerpicking.net abbiamo<br />
sempre desiderato un giornale<br />
di riferimento, e per lungo tempo il<br />
nostro forum è stato animato da una<br />
discussione intito<strong>la</strong>ta appunto “La<br />
nostra rivista”. Così, dopo un’annata<br />
intensa di blog, articoli e recensioni<br />
sul sito, finalmente ci siamo decisi:<br />
abbiamo raccolto alcuni scritti che<br />
ci sembravano partico<strong>la</strong>rmente rappresentativi,<br />
cercando di passare<br />
in rassegna tutti i nostri blogger, insomma<br />
abbiamo im<strong>pagina</strong>to <strong>la</strong> nostra<br />
rivista e siamo entrati nel mondo<br />
dell’editoria! Come primo passo in<br />
questa avventura abbiamo scelto il<br />
supporto digitale, perché sentiamo<br />
che questa sia per ora <strong>la</strong> strada giusta<br />
da percorrere…<br />
Come titolo abbiamo scelto <strong>Chitarra</strong><br />
<strong>Acustica</strong>, perché abbiamo voluto<br />
affiancare al nome di Fingerpicking.<br />
net – legato al mondo affettivo di<br />
provenienza dei suoi fondatori, Reno<br />
Brandoni con Giovanni Pelosi e Alex<br />
Di Reto – il termine che fa riferimento<br />
nel<strong>la</strong> forma più ampia possibile al nostro<br />
strumento preferito. E abbiamo<br />
aggiunto un sottotitolo come “steelstring<br />
– c<strong>la</strong>ssica – archtop”, per richiamare<br />
le tre più grandi tradizioni<br />
liutarie di questo strumento e per<br />
dire che il nostro desiderio di specializzazione<br />
sul<strong>la</strong> chitarra acustica è<br />
lontanissimo dal voler porre steccati,<br />
La nostra<br />
rivista<br />
ma è anzi l’occasione per far ruotare<br />
intorno a una passione specifica tutti<br />
i possibili suoi universi di riferimento,<br />
dal blues al country, dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica al<strong>la</strong><br />
<strong>la</strong>tina, dal ragtime al jazz acustico<br />
e al gipsy jazz, dal fingerstyle al f<strong>la</strong>tpicking,<br />
dai cantautori-chitarristi a tutte<br />
le musiche del mondo.<br />
Anche perché nel frattempo, dal<br />
2000 a oggi e in partico<strong>la</strong>re nell’ultimo<br />
anno, Fingerpicking.net è profondamente<br />
cresciuto. Per lungo tempo<br />
il fulcro del sito è stato soprattutto il<br />
forum di discussione, che ha conosciuto<br />
un suo prolungamento fisico<br />
di incontri negli Open Mic, i quali a<br />
loro volta hanno avuto grandi occasioni<br />
di partecipazione negli ultimi<br />
anni grazie al prodigioso sviluppo in<br />
Italia di un circuito di festival dedicati<br />
al<strong>la</strong> chitarra acustica: partendo dal<strong>la</strong><br />
madrina di tutte le manifestazioni del<br />
genere, l’Acoustic Guitar Meeting di<br />
Sarzana, e proseguendo con Ferentino<br />
<strong>Acustica</strong>, Acoustic Franciacorta,<br />
ADGPA Guitar International Rendez-<br />
Vous di Conegliano, Madame Guitar<br />
di Tricesimo, Soave Guitar Festival,<br />
Galliate Master Guitar, Acoustic Guitar<br />
Festival di S. Benedetto Po, Un<br />
Paese a Sei Corde intorno al <strong>la</strong>go<br />
d’Orta, per arrivare a spettacoli come<br />
le Acoustic Night organizzate<br />
da Beppe Gambetta al Teatro del<strong>la</strong><br />
Corte di Genova e vicenz<strong>Acustica</strong><br />
promossa da Roberto Dal<strong>la</strong> Vecchia.<br />
L’attività dei musicisti vicini a Fingerpicking.net<br />
ha trovato inoltre sbocco<br />
nel<strong>la</strong> produzione di CD, spartiti e libri,<br />
distribuiti attraverso uno shop online<br />
aperto anche ad altre realtà.<br />
Poco sviluppata era d’altro canto<br />
l’attività di web magazine, che ha<br />
avuto invece uno sviluppo decisivo<br />
nell’ultimo periodo, in buona parte<br />
grazie all’introduzione di un multiblog<br />
con <strong>la</strong> partecipazione di chitarristi,<br />
didatti, liutai, giornalisti di esperienza,<br />
esperti di registrazione e computer,<br />
presenti in massa già da questo<br />
5<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
ed<br />
numero; e grazie a una fanzine altrettanto<br />
attiva.<br />
Ultimo tassello, ma non di ‘minore<br />
importanza’, è stato il titanico <strong>la</strong>ncio<br />
da parte di Reno di una produzione<br />
originale di video di grande qualità<br />
sonora e d’immagine, video promozionali<br />
e con esecuzioni di brani, videolezioni<br />
e videocorsi, tutti veico<strong>la</strong>ti<br />
su supporto digitale e disponibili per<br />
brani singoli e lezioni singole.<br />
Questa attività video ci ha dato lo<br />
spunto per avviare anche una sezione<br />
“Strumenti”, nel<strong>la</strong> quale i produttori,<br />
i distributori di strumenti e i<br />
liutai vengono ospitati per realizzare<br />
delle dimostrazioni dei loro prodotti,<br />
direttamente ad opera dei loro endorser<br />
o di altri musicisti da noi coinvolti.<br />
Non più solo test tradizionali,<br />
quindi, ma anche <strong>la</strong> creazione di un<br />
catalogo di video che permettono<br />
di vedere e ascoltare gli strumenti in<br />
condizioni ottimali di suono e di immagine,<br />
<strong>la</strong>sciando a tutti <strong>la</strong> possibilità<br />
di giudicare da sé e di commentare<br />
in prima persona.<br />
Del resto <strong>la</strong> nostra attività multiforme<br />
e polivalente non ci permette<br />
più di esercitare fino in fondo una<br />
vera e propria ‘critica giornalistica’<br />
autonoma, di presentarci cioè nel<strong>la</strong><br />
dimensione di un giornalismo ‘puro’,<br />
peraltro ormai praticamente sparita –<br />
ahimè – dall’universo attuale dell’informazione.<br />
Preferiamo presentarci<br />
come un ‘contenitore’ aperto, nel<br />
quale le più varie componenti del<br />
settore del<strong>la</strong> chitarra acustica potranno<br />
esprimere i loro diversi punti<br />
di vista, le loro personali opinioni, i<br />
loro prodotti.<br />
Tutti a bordo, quindi, si parte!<br />
Andrea Carpi
nt notizie<br />
Una recensione dagli Stati<br />
Uniti<br />
Il cd Guitar Sketch dei Bruskers,<br />
inciso per <strong>la</strong> nostra etichetta Fingerpicking.net,<br />
è stato da poco<br />
molto ben recensito sul sito nordamericano<br />
Acousticmusic.com.<br />
Ecco <strong>la</strong> traduzione in italiano del<strong>la</strong><br />
recensione, che è stata scritta da<br />
Mark S. Tucker e che comunque<br />
potrete trovare in originale all’indirizzo<br />
http://www.acousticmusic.<br />
com/fame/p06380.htm:<br />
«Un duo chitarristico veramente<br />
ben integrato può spesso superare<br />
un quartetto tipo… il L.A. Guitar<br />
Quartet, i cui arrangiamenti sono<br />
spesso poco bril<strong>la</strong>nti o costringono<br />
i musicisti a pestarsi i piedi…<br />
ehm, i tasti! I Bruskers sono un<br />
gran duo. Eugenio Po<strong>la</strong>cchini e<br />
Matteo Minozzi presentano, a dirlo<br />
con le loro stesse autoironiche<br />
parole, “nuove idee per un jazz<br />
un po’ snob e non convenzionale”,<br />
idee che però sono tutt’altro<br />
che snob, ma piuttosto fresche<br />
ed energiche, giocose e intelligenti,<br />
così come ‘non convenzionali’<br />
(nel senso di un esteso interp<strong>la</strong>y,<br />
di scambi, di cambi di direzione) e<br />
leggermente ‘fusion’. In altre parole,<br />
tutto quello che vorreste ascoltare<br />
quando mettete le mani sul<br />
L.A. Guitar Quartet, <strong>la</strong> cui fedeltà<br />
agli aspetti ‘moribondi’ dell’ambito<br />
c<strong>la</strong>ssico tende però a soffocare.<br />
Il CD Guitar Sketch<br />
dei Bruskers<br />
I Bruskers si muovono tra jazz<br />
standard e… non molto standard,<br />
oltre a un brano originale di Po<strong>la</strong>cchini.<br />
Tra le scelte predominano<br />
i ritmi <strong>la</strong>tini, così che ascoltiamo<br />
l’immortale “B<strong>la</strong>ck Orpheus”<br />
di Bonfá e il “Bésame Mucho” di<br />
Velázquez, rimbalzando verso lo<br />
stile che Al Di Meo<strong>la</strong> ha adottato<br />
dopo il periodo con i Return To<br />
Forever: viaggiando, in altre parole,<br />
verso le musiche del mondo,<br />
sebbene ci sia in Guitar Sketch un<br />
grado di ingenuità simile a quello<br />
che troviamo anche nel <strong>la</strong>voro<br />
che Al ha fatto con McLaughlin<br />
e De Lucia. Ogni tanto appaiono<br />
Kessel ed Herb Ellis, come nel<br />
brano “Little Piece in C for U”,<br />
ma ho il sospetto che Po<strong>la</strong>cchini<br />
& Minozzi prediligano un ascolto<br />
eclettico, poiché sento Coryell,<br />
Byrd, Catherine, Hall ed altri, persino<br />
l’hot jazz (“All of Me”).<br />
La registrazione di Guitar<br />
Sketch è assolutamente cristallina,<br />
ogni singo<strong>la</strong> nota è pura e<br />
non distorta, splendente ed effervescente.<br />
L’approccio dei due<br />
6<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
è molto vicino a quello delle jam<br />
bands, ma con una fine conoscenza<br />
che manca totalmente al<strong>la</strong><br />
maggior parte di queste, da qui<br />
il mio riferimento a una ‘leggera<br />
fusion’ (che francamente qui è più<br />
che ‘leggero’, senza essere però<br />
come quel<strong>la</strong> selvaggia degli anni<br />
’70 britannici o di Miles). In fin dei<br />
conti il bi<strong>la</strong>ncio del confronto tra i<br />
brani originali e le interpretazioni<br />
del duo è avvincente e sorprendente.<br />
“Not Tomorrow” piacerebbe<br />
molto a Ralph Towner, il<br />
cui stile unico è ben riecheggiato<br />
nell’arrangiamento, e “Take 5” si<br />
discosta molto dal<strong>la</strong> tradizione,<br />
rinforzando però l’immortalità<br />
del brano. Dobbiamo, comunque,<br />
considerare ogni traccia di<br />
Sketch come un bel diamante<br />
sfaccettato di artigianato moderno<br />
e di intelligenza.»<br />
Le nostre più sincere congratu<strong>la</strong>zioni<br />
ad Eugenio e Matteo!<br />
Acoustic Franciacorta 2010<br />
(foto di Elio Berardelli)<br />
Alfonso Giardino e<br />
Alex Di Reto
notizie<br />
Il vincitore del concorso ad<br />
Acoustic Franciacorta<br />
La VII edizione di Acoustic<br />
Franciacorta, su cui stiamo preparando<br />
un articolo riepilogativo,<br />
si è conclusa domenica 12 settembre<br />
con il magico concerto di<br />
Vincenzo Zitello che ha offerto, al<br />
pubblico accorso al Monastero di<br />
San Pietro in Lamosa a Provaglio<br />
d’Iseo, <strong>la</strong> sua musica raffinata e<br />
suggestiva. Tutto questo dopo un<br />
pomeriggio estremamente impegnativo,<br />
iniziato davanti al Municipio<br />
di Provaglio d’Iseo con l’esibizione<br />
dei tre finalisti del concorso<br />
“Una canzone dei Beatles per <strong>la</strong><br />
chitarra acustica” e terminato con<br />
<strong>la</strong> performance divertente e di alto<br />
livello tecnico dei Bluegrass Stuff.ì<br />
Ma veniamo al concorso chitarristico<br />
dedicato ai Beatles: si<br />
sono esibiti Andrea Scognamillo,<br />
Paolo Capizzi e Federico Buccarelli.<br />
Partico<strong>la</strong>rmente e<strong>la</strong>borata<br />
<strong>la</strong> <strong>versione</strong> di “Strawberry Fields<br />
Forever” di Andrea, che era risultata<br />
<strong>la</strong> preferita dal pubblico di<br />
Andrea Scognamiglio<br />
(Foto di Elio Berardelli)<br />
Una canzone dei Beatles<br />
per <strong>la</strong> chitarra acustica<br />
Fingerpicking.net, ma non si trovava<br />
tra le prime c<strong>la</strong>ssificate dal<strong>la</strong><br />
giuria del concorso. Dopo l’esibizione<br />
dei tre finalisti, <strong>la</strong> giuria,<br />
presieduta da Reno Brandoni e<br />
composta da Andrea Carpi, Hermes<br />
Fornasari, Ro<strong>la</strong>ndo Giambelli,<br />
Giovanni Pelosi e da me<br />
stesso, dopo un lungo confronto,<br />
ha dovuto riconoscere <strong>la</strong> qualità<br />
dell’arrangiamento e dell’esecuzione<br />
del brano di Andrea e lo ha<br />
proc<strong>la</strong>mato vincitore.<br />
Interessante il dibattito che si è<br />
aperto tra i sei giurati prima del<strong>la</strong><br />
proc<strong>la</strong>mazione del vincitore.<br />
Anziché tener conto unicamente<br />
del banale conteggio di una votazione,<br />
si è analizzato ogni dettaglio<br />
delle tre versioni dei brani<br />
dei Beatles proposti dai concorrenti,<br />
cercando di valutare tutti<br />
gli aspetti sia dal punto di vista<br />
tecnico che creativo, affidandosi<br />
soprattutto alle emozioni che le<br />
tre esibizioni avevano suscitato in<br />
ognuno di noi. L’incontro dei ‘giurati’<br />
è stato oltremodo interessante<br />
e il risultato del<strong>la</strong> scelta quanto<br />
7<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
nt<br />
mai azzeccato, nonostante l’apprezzamento<br />
per gli altri due concorrenti<br />
Paolo Capizzi e Federico<br />
Buccarelli non sia venuto meno,<br />
vista l’ottima performance che<br />
entrambi ci hanno offerto.<br />
Andrea Scognamillo, il vincitore,<br />
se ne è andato raggiante dopo<br />
aver ricevuto l’ambìto premio,<br />
un amplificatore Jam 150, gentilmente<br />
offerto dal<strong>la</strong> SR-Technology<br />
di Recanati, che, mi diceva,<br />
era proprio in procinto di acquistare<br />
e quindi costituisce il miglior<br />
regalo che in questo momento<br />
potesse ricevere!<br />
Non mi resta che concludere<br />
dando a tutti appuntamento<br />
al<strong>la</strong> prossima edizione di Acoustic<br />
Franciacorta 2011, con <strong>la</strong><br />
promessa che verrà organizzato<br />
nuovamente un concorso dedicato<br />
al<strong>la</strong> chitarra acustica, aperto a<br />
tutti i ‘navigatori’ di Fingerpicking.<br />
net.<br />
Giorgio Cordini
l blog<br />
Il racconto del vincitore di<br />
“Suona a Ferentino <strong>Acustica</strong>”<br />
Io e Luca Francioso siamo partiti<br />
alle nove di mattina circa del 24<br />
giugno, pronti per un lungo viaggio<br />
di circa sei ore diretti a Ferentino.<br />
Il viaggio in compagnia di Luca<br />
(rive<strong>la</strong>tosi in questa occasione un<br />
incredibile macina chilometri come<br />
tutti i degni musicisti) è stato ricco di<br />
discussioni in diversi campi tra cui<br />
musica, chitarre, nuovi progetti e altri<br />
argomenti interrotti da un ascolto di<br />
qualche cd di musica ‘da viaggio’ a<br />
me sconosciuta. Dopo una sosta<br />
per il pranzo siamo arrivati giusti<br />
giusti prima del fischio d’inizio del<strong>la</strong><br />
partita Italia-Slovacchia. Eravamo<br />
d’accordo con Giovanni Pelosi di<br />
trovarci assieme nel suo studio<br />
per vedere questo atteso match.<br />
Nello studio ci aspettava Giovanni<br />
in compagnia di Daniele Bazzani e<br />
dell’attore Renato Marchetti (ospite<br />
del<strong>la</strong> serata). Per me sinceramente<br />
è stata una sorpresa e di primo<br />
impatto mi sono sentito un po’ a<br />
disagio a stare seduto in mezzo a<br />
tutti questi personaggi. Al primo<br />
commento in puro romanaccio di<br />
Giovanni e Daniele mi sono sentito<br />
più a mio agio, e dopo <strong>la</strong> rovinosa<br />
partita siamo andati a mangiarci un<br />
ge<strong>la</strong>to in piazza per poi aspettare<br />
di fare il soundcheck. Mentre<br />
aspettavamo ho riconosciuto<br />
“nonny guitar”, che avevo avuto il<br />
(foto di Alfonso Giardino)<br />
Ho suonato anch’io<br />
a Ferentino<br />
piacere di conoscere a Sarzana.<br />
Anche se era <strong>la</strong> seconda volta che<br />
lo vedevo, sentivo di aver condiviso<br />
con lui una picco<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> mia<br />
esperienza a Sarzana ma non solo,<br />
anche <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> musica,<br />
acustica in questo caso. Questo mi<br />
ha fatto riflettere, mentre guardavo<br />
i chitarristi che si sarebbero esibiti<br />
dopo <strong>la</strong> mia apertura del<strong>la</strong> serata,<br />
‘vinta’ con il concorso “Suona a<br />
Ferentino <strong>Acustica</strong>”. Ho notato<br />
come questi festival siano delle<br />
occasioni, per amici che hanno<br />
condiviso delle esperienze nel<br />
passato, di ritrovarsi e raccontarsi<br />
tutte le loro nuove avventure e i nuovi<br />
progetti. La musica è di sottofondo<br />
a tutto ciò, non è il fine, è come una<br />
dolce compagnia. In partico<strong>la</strong>re,<br />
quando sono arrivati Reno ed Eric, si<br />
è formato un gruppetto di chitarristi<br />
che si salutavano e sorridevano<br />
come se si fossero incontrati dopo<br />
una straordinaria avventura. Una<br />
volta fatto il soundcheck con un<br />
po’ di ritardo, siamo andati tutti<br />
assieme in cerca di un pasto prima<br />
del concerto. Mi sentivo un po’ <strong>la</strong><br />
mascotte del<strong>la</strong> serata, forse perché<br />
ero il più giovane… tutti erano gentili<br />
con me e curiosi di sentire i miei<br />
tre brani che avrebbero aperto il<br />
concerto!<br />
Così, appena terminato il pasto,<br />
accompagnato da Giovanni (che<br />
doveva ancora mangiare), inizio<br />
<strong>la</strong> serata. Giovanni mi presenta<br />
come «Alberto Ziliotto il vincitore<br />
del concorso “Suona a Ferentino<br />
<strong>Acustica</strong>” su Fingerpicking.net…»<br />
Salgo sul palco e senza dire nul<strong>la</strong><br />
suono il brano che era in concorso<br />
e che mi ha fatto fare questo bel<br />
viaggio, “Quello che ti vorrei dire”.<br />
Non è <strong>la</strong> prima volta che mi trovo<br />
su un palco a suonare davanti ad<br />
altri musicisti e gente che si è fatta<br />
anche molti chilometri, ma devo dire<br />
che ero molto emozionato, perché<br />
dovevo suonare solo tre brani e tra<br />
il pubblico non c’erano dei comuni<br />
8<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
chitarristi, c’erano ‘i chitarristi’!<br />
Finito di suonare il primo pezzo,<br />
mi sono presentato e ho par<strong>la</strong>to<br />
un po’ di me per farmi conoscere<br />
e sciogliere un po’ <strong>la</strong> tensione. Gli<br />
altri due brani che ho suonato erano<br />
nati da poco, ma ho voluto suonarli<br />
lo stesso per vedere <strong>la</strong> reazione<br />
del pubblico, che sembrava essere<br />
positiva… Prima di suonare l’utimo<br />
pezzo, ho ringraziato Giovanni e<br />
Fingerpicking.net per l’opportunità.<br />
Ecco, dopo circa quindici minuti<br />
era tutto finito, avevo suonato i<br />
miei pezzi e mi sentivo soddisfatto<br />
nonostante qualche imprecisione.<br />
Così Giovanni è risalito sul palco<br />
ripresentandomi e raccontando che<br />
aveva avuto occasione di ascoltare<br />
i miei brani anche a Sarzana per il<br />
Premio Carisch e all’Open Mic, poi<br />
ha richiesto un altro app<strong>la</strong>uso che<br />
mi ha fatto molto piacere… non<br />
tanto per il gesto, ma perché le<br />
sue parole mi hanno fatto sentire<br />
quasi un chitarrista professionista!<br />
Come quelli che seguiranno nel<strong>la</strong><br />
serata… Micki Piperno e <strong>la</strong> sua<br />
orchestra MP Delta Blues, Luca<br />
Francioso accompagnato dal<strong>la</strong><br />
lettura di Renato Marchetti, Daniele<br />
Bazzani, Riccardo Zappa con ospiti<br />
Renato Marchetti, Giovanni Pelosi e<br />
Reno Brandoni per l’ultimo brano.<br />
Durante il resto del<strong>la</strong> serata sono<br />
stato con i ragazzi dell’orchestra<br />
di Micki e con “lucapette”, che ho<br />
incontrato lì dopo averlo conosciuto<br />
a distanza sul Forum. È stato un<br />
viaggio molto intenso e, nonostante<br />
sia stato lungo, sono tornato a casa<br />
pieno di gioia, con nuovi amici e<br />
una nuova esperienza musicale alle<br />
spalle! Grazie a Luca per il viaggio,<br />
a Fingerpicking.net nelle persone di<br />
Reno e Giovanni per avermi dato<br />
questa bel<strong>la</strong> occasione, e grazie<br />
a quelli cui il mio brano è piaciuto<br />
e che mi hanno fatto essere a<br />
Ferentino per questo bel festival!<br />
Alberto Ziliotto<br />
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log<br />
Chilometri, musica ed emozioni<br />
La strada, <strong>la</strong> macchina, asfalto<br />
caldo e sudore, c’è ormai l’iPod a<br />
far compagnia e così <strong>la</strong> strada ed il<br />
silenzio spariscono. E nel<strong>la</strong> tua mente<br />
rimangono solo ricordi e pensieri<br />
e tutto diventa più facile, chilometri<br />
che scivo<strong>la</strong>no via mentre Mississippi<br />
John Hurt suona, mia moglie legge<br />
il suo libro ed Eric Lugosch, seduto<br />
sul sedile posteriore, ascolta ripetendo<br />
sottovoce le parole. Mi ritrovo<br />
così a cinquant’anni a rivivere i miei<br />
vent’anni, chilometri, musica ed<br />
emozioni. Tante quante è impossibile<br />
raccontare in un solo momento,<br />
ma che mi passano addosso in un<br />
unico interminabile istante.<br />
Perché ne parlo? Perché questa<br />
sera sento il bisogno di raccontarmi?<br />
Ho <strong>la</strong>sciato Ferentino questa<br />
mattina e sono appena arrivato a<br />
Bologna, fra poco gli amici saranno<br />
di nuovo sul palco per un’altra<br />
notte di musica e sogni, mentre<br />
io sto sistemando i <strong>la</strong>vori sospesi<br />
e preparandomi per <strong>la</strong> prossima<br />
video session con Pino Forastiere e<br />
per il prossimo festival di Galliate,<br />
dove parteciperò al convegno dei<br />
liutai. Sono reduce da una nottata<br />
passata con Walter Lupi, Giovanni<br />
Pelosi ed Eric Lughosh e le loro<br />
Brandoni in concerto a Ferentino <strong>Acustica</strong><br />
(foto di Alfonso Giardino)<br />
La strada dopo<br />
Ferentino<br />
chitarre, barbecue eterno, vino<br />
infinito e tanti amici speciali intorno.<br />
Alle tre sono crol<strong>la</strong>to, Giovanni mi<br />
dicono alle quattro insieme ad Eric,<br />
Walter invece solo alle sette – dopo<br />
l’ennesima minaccia – ha finalmente<br />
abbandonato <strong>la</strong> chitarra e anche lui<br />
è andato a dormire.<br />
Ho iniziato con il nuovo progetto<br />
Fingerpicking.net qualche mese<br />
fa (ottobre 2009). La diffidenza era<br />
tanta, <strong>la</strong> chitarra acustica soffriva<br />
del male dell’indifferenza. Quando<br />
ho invitato qualcuno a registrare i<br />
video per Fingerpicking.net, ho ricevuto<br />
titubanti ed evasive risposte.<br />
L’amico Daniele Bazzani si è sottoposto<br />
quale ‘cavia’ ai miei primi<br />
esperimenti di ripresa audiovideo.<br />
Notti e notti insonni per inventare<br />
un mestiere non mio. Sembra una<br />
vita fa, da allora è iniziata <strong>la</strong> danza<br />
e con <strong>la</strong> danza l’entusiasmo e poi<br />
l’esaltazione: Daniele Bazzani, Luca<br />
Francioso, Stefano Barbati, Giorgio<br />
Cordini, Giovanni Palombo, Massimo<br />
Nardi, Franco Morone, Giovanni<br />
Pelosi, Luca Pedroni, i Bruskers,<br />
Davide Mastrangelo, Paolo Mari,<br />
Maurizio Geri, Paolo Bonfanti, Paolo<br />
Sereno, Riccardo Zappa, Stefano<br />
Mirando<strong>la</strong>, Eric Lugosh, Peppino<br />
D’Agostino, Beppe Gambetta,<br />
9<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
bl<br />
Luigi Grechi e fra poco Pino Forastiere,<br />
Stefan Grossman, Jacques<br />
Stotzem, Duck Baker… e chissà<br />
quanti altri.<br />
Cosa vi voglio raccontare non è il<br />
<strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> fatica o l’impegno per <strong>la</strong><br />
costruzione del nostro catalogo, ma<br />
è <strong>la</strong> gioia con cui tutti questi musicisti<br />
hanno partecipato al progetto<br />
e come si sia ritornati a quel<strong>la</strong> atmosfera<br />
degli anni ottanta, quando<br />
suonare in compagnia era il piacere<br />
più estremo. Potrei raccontare di<br />
Riccardo Zappa che, imbracciata<br />
<strong>la</strong> sua chitarra durante <strong>la</strong> co<strong>la</strong>zione<br />
del venerdì mattina, mi ha cantato<br />
“Rimmel” di Francesco De Gregori<br />
e qualcos’altro di Guccini; o di tutti<br />
quei chitarristi che ho ritrovato con<br />
l’entusiasmo di suonare, cantare<br />
e vivere <strong>la</strong> musica come quando,<br />
nelle serate d’agosto sulle spiagge<br />
più anonime, si iniziava intonando<br />
<strong>la</strong> “Canzone del sole”. Questo sta<br />
accadendo sotto i miei occhi, il privilegio<br />
del<strong>la</strong> mia posizione di regista/<br />
editore mi permette di godere a pieno<br />
di questo continuo crescere e di<br />
questa continua voglia d’incontrarci,<br />
par<strong>la</strong>re, suonare, ma soprattutto<br />
‘condividere’. La chitarra acustica<br />
era ‘morta’? Viva <strong>la</strong> chitarra acustica!<br />
Ho vissuto tanti periodi in cui <strong>la</strong><br />
musica mi ha esaltato, ed altri in<br />
cui mi ha ignorato. Ma sento un<br />
fermento, sento che <strong>la</strong> voglia di<br />
cambiare, socializzare, cavalcare<br />
l’entusiasmo è dentro di noi ed è<br />
pronta ad esplodere per coinvolgere<br />
sempre più curiosi e appassionati.<br />
Così ieri sera sono salito sul palco<br />
per il mio set e, invece dei miei soliti<br />
sproloqui, ho sognato in silenzio un<br />
mondo diverso. E quando si sono<br />
spente le luci del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> e si sono<br />
accese quelle del palco, ho chiuso<br />
gli occhi tremando per l’emozione<br />
come <strong>la</strong> prima volta.<br />
Reno Brandoni<br />
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l blog<br />
Altre note di musicologia<br />
‘ignorante’<br />
Si è discusso spesso, in vari<br />
forum, se il suono sia prevalentemente<br />
nello strumento che si usa,<br />
o nelle mani del chitarrista. È incontestabile<br />
che, se pizzichiamo<br />
le corde di una chitarra e poi quelle<br />
di un’altra, esse emetteranno suoni<br />
differenti. È vero anche, come<br />
diceva Chet Atkins, che – se non<br />
pizzichiamo le corde – nessuna<br />
delle due suonerà affatto. Come<br />
è vero che se due chitarristi suonano<br />
<strong>la</strong> stessa chitarra, verranno<br />
fuori suoni differenti. Allora, hanno<br />
ragione tutti?<br />
Penso di sì, anche se <strong>la</strong> prevalenza<br />
dell’elemento ‘strumento’<br />
può apparire maggiormente nel<br />
caso di certe chitarre che hanno<br />
un suono partico<strong>la</strong>rmente caratteristico,<br />
mentre <strong>la</strong> prevalenza dell’elemento<br />
‘mani’ può essere evidente<br />
nel caso di uno stile chitarristico<br />
inconsueto, anch’esso molto caratteristico<br />
di un certo chitarrista.<br />
Ma… c’è un terzo elemento,<br />
che vorrei sottoporre al<strong>la</strong> vostra<br />
attenzione: <strong>la</strong> ‘testa’. Quando un<br />
chitarrista suona, e suona da un<br />
po’ di tempo, ha in testa dei riferimenti<br />
sonori piuttosto definiti, e<br />
sono quelli che cerca di produrre<br />
quando suona <strong>la</strong> chitarra che imbraccia.<br />
Mi rendo conto di poter<br />
fare un’affermazione controversa o<br />
non condivisibile, ma esistono una<br />
serie di accorgimenti impercettibili,<br />
potrei dire inconsci (almeno fino ad<br />
un certo punto), che vengono posti<br />
in atto dal chitarrista per ottenere il<br />
‘proprio’ suono. Se il mio riferimento<br />
sonoro vuole dei bassi potenti, e<br />
<strong>la</strong> mia chitarra non me li dà volentieri,<br />
ecco che il mio pollice userà<br />
una forza maggiore, o <strong>la</strong> mia destra<br />
si sposterà più verso il manico, o<br />
ambedue le cose.<br />
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Dove sta<br />
il suono?<br />
Stoppare, <strong>la</strong>sciar risuonare, accentare,<br />
forzare il picking di una<br />
singo<strong>la</strong> corda da cui ‘vogliamo di<br />
più’ e chissà quante altre cose,<br />
sono accorgimenti – ai quali si può<br />
aggiungere l’insieme delle rego<strong>la</strong>zioni<br />
cui sottoponiamo il nostro sistema<br />
di amplificazione – per ottenere<br />
il suono che abbiamo in testa.<br />
Ma questo non è ciò che si fa comunque<br />
per control<strong>la</strong>re le dinamiche,<br />
per esprimere <strong>la</strong> musicalità, insomma,<br />
non è tecnica chitarristica<br />
e, in sostanza, non sono ‘le mani’?<br />
Penso che si tratti di altro. C’è<br />
<strong>la</strong> nostra aspettativa che <strong>la</strong> chitarra<br />
che abbiamo in mano suoni<br />
come noi vogliamo, e ciò che noi<br />
vogliamo non è tecnica, è il nostro<br />
‘modello’. E penso anche che,<br />
nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, noi<br />
10<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
riusciamo ad utilizzare <strong>la</strong> chitarra,<br />
purché non sia stonata o completamente<br />
muta, nel modo che più<br />
ci avvicina a quel modello. Ciò per<br />
una sorta di memoria più o meno<br />
cosciente, che trasmette al nostro<br />
sistema neuromusco<strong>la</strong>re ciò che<br />
serve per produrre il nostro suono<br />
con <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re chitarra che<br />
suoniamo.<br />
Cioè, <strong>la</strong> tecnica e il nostro gusto<br />
musicale ci portano ad esprimerci<br />
attraverso uno stile, mentre il nostro<br />
modello sonoro ci porta, più<br />
strettamente, verso il nostro suono.<br />
Giovanni Pelosi<br />
Giovanni Pelosi ad Acoustic Franciacorta<br />
2007 (foto di Elio Berardelli)
È ora di farli a noi stessi!<br />
blog<br />
Basta con i tributi agli altri, è ora di<br />
farli a noi stessi!<br />
Da sempre <strong>la</strong> musica si impara sul<strong>la</strong><br />
musica. È una pratica naturale e di<br />
certo produttiva, l’apprendere le regole<br />
e le dinamiche di questo linguaggio<br />
suonando, divertendosi e studiando<br />
sulle note che più si amano,<br />
così da affinare gusto e tecnica sullo<br />
strumento.<br />
Tutti i musicisti lo hanno fatto, anche<br />
i più grandi, beneficiandone oltremodo<br />
e in ogni senso. Tuttavia, lungo<br />
il sentiero del<strong>la</strong> loro formazione, con<br />
tempi e modalità diversi per ognuno,<br />
si è compiuta l’opportuna evoluzione<br />
che ha permesso al mondo intero di<br />
ascoltare e assaporare una musica<br />
nuova, unica e irripetibile, perché nuovo,<br />
unico e irrepetibile era diventato<br />
nel frattempo il loro linguaggio.<br />
Questo processo è <strong>la</strong> naturale progressione<br />
individuale che permette al<strong>la</strong><br />
musica (ma in fondo ad ogni forma<br />
Luca Francioso a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010<br />
(foto di Alfonso Giardino)<br />
Basta con i<br />
tributi agli altri<br />
di arte) di evolversi: contemp<strong>la</strong>re e<br />
studiare il passato, cercare <strong>la</strong> propria<br />
voce nel presente, donare qualcosa di<br />
nuovo al futuro.<br />
Omaggiare un’opera con una personale<br />
rivisitazione è cosa assai normale<br />
e apprezzabile lungo i passi di un<br />
percorso (perché arrangiare è un po’<br />
come comporre). Ma se vissuto come<br />
unico fine, suonare e interpretare solo<br />
ed esclusivamente <strong>la</strong> musica di altri<br />
artisti può rendere improduttiva qualsiasi<br />
forma di ricerca, creando sterilità<br />
creativa e stalli emotivi collettivi, una<br />
sorta di palude artistica maleodorante.<br />
È suonare e interpretare <strong>la</strong> propria<br />
musica <strong>la</strong> massima espressione a cui<br />
un musicista deve ambire, perché è in<br />
questo scopo che si ce<strong>la</strong> il germoglio<br />
di nuova linfa.<br />
Un mondo di cover e tribute band<br />
non si può evolvere. È un fatto. Per il<br />
cammino del linguaggio musicale non<br />
può che essere una sosta, una lunga e<br />
pericolosa sosta. Perché non mettere<br />
il proprio talento al servizio dei propri<br />
sogni? Meglio: perché limitare i propri<br />
sogni fino a farli inaridire, diventando<br />
11<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
bl<br />
uno sterile simu<strong>la</strong>cro? Perché essere<br />
l’ombra e lo spettro di qualcun altro?<br />
Naturalmente, se sono divertimento<br />
e svago ad alimentare l’ingenua<br />
imitazione, non è davvero un problema.<br />
Il problema prende vita, in effetti,<br />
quando <strong>la</strong> maggior parte dei figli del<strong>la</strong><br />
musica – per non dire quasi tutti – cedono<br />
al vecchio, con totale esclusivismo,<br />
e non si concedono al nuovo, a<br />
quello che di raro e magnifico esiste in<br />
ognuno di noi.<br />
L’inganno più pericoloso, nel rinunciare<br />
ad investire sul proprio poten-<br />
ziale, è pensare e sostenere che solo<br />
i grandi artisti possono comporre.<br />
Inutile dire che non ci credo. Non si<br />
tratta di creare a tutti i costi opere che<br />
rimarranno al<strong>la</strong> storia, ma certamente<br />
di affaccendarsi per dare vita a quel<br />
fermento in cui ogni novità può divenire<br />
sublime, anche <strong>la</strong> meno probabile.<br />
Non è primeggiare in qualità compositiva<br />
il fine, perché <strong>la</strong> musica non è una<br />
competizione automobilistica, ma piuttosto<br />
mettersi in gioco per alimentare<br />
<strong>la</strong> propria unicità, ognuno come riesce,<br />
ognuno con <strong>la</strong> propria sensibilità.<br />
Allora, da queste righe, io grido con<br />
forza e passione (e un po’ di impudenza):<br />
basta tributi agli altri, facciamo<br />
un tributo a noi stessi e al<strong>la</strong> nostra<br />
arte. È tempo!<br />
Luca Francioso<br />
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l blog<br />
“Si sentiva <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> che chiamava<br />
a gran voce, mentre lui era in camerino<br />
a suonare <strong>la</strong> chitarra acustica<br />
per me.”<br />
(Kristen Nefer, amica di Hendrix,<br />
1970)<br />
Come può un mito del<strong>la</strong> chitarra<br />
elettrica e del rock rumoroso incontrare<br />
i gusti di noi amanti di sonorità<br />
acustiche? Semplice: basta andare<br />
oltre le apparenze.<br />
Jimi Hendrix è senza dubbio il<br />
chitarrista innovatore, virtuoso e<br />
sperimentatore, divoratore di Stra-<br />
tocaster e stupratore di Marshall<br />
che siamo abituati a vedere. Ma si<br />
è sempre considerato poco il fatto<br />
che sia anche uno dei più grandi<br />
compositori di popu<strong>la</strong>r music del<br />
XX secolo. Da questo punto di vista<br />
l’ottica potrebbe cambiare e, anche<br />
se non immaginiamo un Jimi con<br />
gli occhiali, in abiti sobri, seduto al<br />
piano che scrive le sue musiche su<br />
ordinati fogli pentagrammati, potremmo<br />
almeno considerare il suo<br />
materiale musicale da un punto di<br />
vista compositivo e meno ‘performativo’.<br />
Se facessimo questo piccolo<br />
sforzo si aprirebbe un mondo<br />
fatto di armonie, ritmi e melodie<br />
del tutto originali e innovativi, figli sì<br />
del<strong>la</strong> tradizione afroamericana, ma<br />
assolutamente oltre i soliti schemi.<br />
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Hendrix<br />
acustico<br />
Una musica universale, quindi, che<br />
travalica i confini del<strong>la</strong> chitarra elettrica<br />
per abbracciare ambiti ben più<br />
ampi.<br />
In questo senso prendere in mano<br />
il nostro strumento acustico e<br />
provare a tirare fuori <strong>la</strong> musica del<br />
nostro eroe, può risultare un’operazione<br />
molto stimo<strong>la</strong>nte. La chitarra<br />
acustica ci permette di ‘spogliare’<br />
<strong>la</strong> composizione e vederne l’anima,<br />
l’essenza, per poi poter<strong>la</strong> ricostruire<br />
in maniera diversa e ‘rivestir<strong>la</strong>’ di<br />
nuove suggestioni più intime e personali,<br />
non per migliorar<strong>la</strong> (non mi<br />
permetterei mai di avere tale pretesa)<br />
ma per considerare un punto di<br />
vista differente.<br />
Sicuramente Jimi Hendrix stesso<br />
non sottovalutava questo aspetto<br />
e, anche se performativamente<br />
<strong>la</strong> sua esuberanza, e sicuramente<br />
il gusto di un ‘neanche trentenne’<br />
degli anni sessanta, lo ha portato<br />
a battere i sentieri elettrici in tutti i<br />
modi possibili, <strong>la</strong> sua chitarra ritmica<br />
(vero punto di forza del suo<br />
p<strong>la</strong>ying) ha caratteristiche ben definite<br />
anche se trasportate in acustico.<br />
Del resto non possiamo dimenticare<br />
<strong>la</strong> passione e il rispetto che<br />
Hendrix nutriva per un musicista<br />
prevalentemente acustico come<br />
Bob Dy<strong>la</strong>n…<br />
Ci sono poche testimonianze di<br />
Hendrix suonatore di chitarra acustica,<br />
ma alcune di esse possono<br />
ben rappresentare questo aspetto,<br />
come i due video in cui Hendrix<br />
interpreta c<strong>la</strong>ssici del blues<br />
con il suo inconfondibile approccio<br />
ritmico: “Hear My Train Comin’”<br />
(http://www.youtube.com/<br />
watch?v=-H7fhq4yX0w) e “Hound<br />
Dog” (http://www.youtube.com/<br />
watch?v=AI-a9dEpQOA).<br />
Ma un’interessante ‘sfida acustica’<br />
potrebbe essere approcciarsi a<br />
brani armonicamente più complessi<br />
o intenzionalmente lontani da un<br />
approccio acustico c<strong>la</strong>ssico. Pensiamo<br />
a brani in mid-tempo come<br />
12<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
“Angel”, “Castles Made of Sand”,<br />
“Little Wing”, che sono caratterizzati<br />
da progressioni armoniche<br />
mai banali, con architetture a volte<br />
complesse e sempre sospese tra<br />
<strong>la</strong> tonalità maggiore e minore, con<br />
<strong>la</strong>rgo uso di accordi non proprio<br />
‘blues-rock’ con settime maggiori,<br />
seste, none o tredicesime, con<br />
cambi di tonalità che ci sorprendono,<br />
ma che si risolvono sempre in<br />
maniera coerente e precisa.<br />
Probabilmente Jimi Hendrix è<br />
andato via troppo presto per poter<br />
deliziare il mondo con altri aspetti<br />
del<strong>la</strong> sua musicalità. Pare che negli<br />
ultimi tempi si stesse dedicando a<br />
un progetto orchestrale (poi ripreso<br />
da Gil Evans) o a col<strong>la</strong>borazioni<br />
trasversali con il jazz sperimentale<br />
di Miles Davis. A me piace pensare<br />
che prima o poi si sarebbe dedicato<br />
ad un progetto acustico… ma poi ci<br />
ha pensato Michael Hedges.<br />
Stefano Barbati<br />
Potete trovare le versioni di Barbati di<br />
“The Wind Cries Mary” e “Sunshine of<br />
Your Love” nel<strong>la</strong> sezione Video di Fingerpicking.net,<br />
e <strong>la</strong> lezione di “The Wind<br />
Cries Mary” nel<strong>la</strong> sezione Shop.<br />
Stefano Barbati presenta il suo progetto<br />
hendrixiano a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010<br />
(foto di Alfonso Giardino)
log<br />
Da dove partire per costruire<br />
un arrangiamento<br />
In questa rinnovata <strong>versione</strong> di Fingerpicking.net,<br />
fra i numerosi temi<br />
emersi nei primi interventi dei blogger,<br />
uno fra tutti mi ha attirato, quello<br />
dell’arrangiamento per chitarra acustica<br />
sollevato da Giovanni Pelosi nel<br />
suo “Si riparte” (http://giovannipelosi.<br />
fingerpicking.net/lets-start-again). Sono<br />
quindi a ragionare ad alta voce su<br />
questo argomento per far condividere<br />
a chi lo desideri <strong>la</strong> mia esperienza, ben<br />
sapendo che ce ne sono e ce ne saranno<br />
altre descritte in questi blog nelle<br />
settimane a venire.<br />
Da dove partire se si vuole costruire<br />
un arrangiamento di un brano che<br />
adoriamo per una qualsiasi ragione?<br />
In realtà, se il brano ci piace, siamo<br />
già partiti da un ottimo punto: nul<strong>la</strong> di<br />
più fondamentale come il piacere di<br />
ascoltare/ascoltarsi scrivere/suonare<br />
quel brano, può essere il ‘motore’ del<br />
nostro arrangiamento. E proprio <strong>la</strong><br />
metafora motoristica mi suggerisce<br />
quale debba essere il passo successivo<br />
sul quale appuntare <strong>la</strong> nostra<br />
attenzione: un motore, un meccanismo,<br />
un ingranaggio, un suono ritmico<br />
che ci orienta.<br />
Io mi riferisco soprattutto all’elemento<br />
‘primordiale’ che scorre durante<br />
un ascolto: il Ritmo. Carpire il ritmo<br />
Paolo Sereno ad Acoustic Franciacorta<br />
2009 (foto di Elio Berardelli)<br />
La creazione di una<br />
cover e internet<br />
del proprio brano preferito, sistemarlo<br />
in un tempo (un tempo pari, uno dispari?<br />
Stai a vedere che il mio brano<br />
preferito è un valzer?) è <strong>la</strong> prima<br />
operazione da compiere. L’elemento<br />
ritmico, in quanto ‘primordiale’, deve<br />
essere ben individuato in modo da<br />
centrare l’obiettivo: lo spirito del brano.<br />
Numerose volte lo spirito del brano<br />
è proprio dentro il suo ritmo. Quindi<br />
attenzione a non abbandonare il<br />
groove del brano per concentrarsi su<br />
melodia, posizioni di accordo o altro: il<br />
rischio è di appiattire l’arrangiamento,<br />
che all’ascolto potrà essere perfetto,<br />
sì, ma anche un po’ scocciante.<br />
Gli altri elementi che ci servono quali<br />
sono? La Melodia del brano: un elemento<br />
di grande ed evidente profondità.<br />
Non sarà ‘primordiale’ come il<br />
Ritmo, ma quasi sempre è l’elemento<br />
che ci fa distinguere un brano dall’altro.<br />
Qui Internet comincia ad essere coinvolta<br />
pesantemente: se non riusciamo<br />
a individuare <strong>la</strong> melodia con precisione,<br />
andiamo su un motore di ricerca<br />
e vediamo se qualcuno si è preso <strong>la</strong><br />
briga di trascrivere il brano. Altrimenti<br />
usiamo il nostro orecchio. Dopo aver<strong>la</strong><br />
ben individuata, identica all’originale,<br />
cominciamo a suonar<strong>la</strong> in almeno un<br />
paio di diteggiature, più una terza che<br />
ci faccia utilizzare intensivamente delle<br />
corde a vuoto se possibile. Possiamo<br />
inoltre sondare il tema in una ottava<br />
più alta o più bassa.<br />
Qualcosa nel cervello comincerà a<br />
succedere e a farci preparare per l’incontro<br />
col terzo elemento del<strong>la</strong> nostra<br />
ricerca, l’Armonia. Benedetti accordi<br />
del pezzo: andiamo a spiare un cantante/chitarrista<br />
su YouTube e vediamo<br />
dove mette le mani, oppure in un<br />
sito di tab, oppure ancora rivolgiamoci<br />
al nostro caro vecchio orecchio. La<br />
rete ci servirà moltissimo a osservare<br />
come altri artisti hanno trattato il brano,<br />
ed è chiaro che non mi riferisco<br />
solo ad altri chitarristi (meglio evitare<br />
incesti!) ma per esempio (ed è un<br />
13<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
bl<br />
consiglio che mi sento di dare) ai gruppi<br />
che cantano a cappel<strong>la</strong>, cioè senza<br />
l’ausilio di strumenti musicali. Molto<br />
spesso mi è capitato in quel tipo di <strong>la</strong>vori<br />
di percepire dove fosse l’elemento<br />
saliente, lo spirito del brano (nel ritmo?<br />
Nel modo di trattare <strong>la</strong> melodia? Nel<strong>la</strong><br />
concatenazione armonica?) nel caso<br />
non me ne fossi fatto ancora un’idea.<br />
Faccio l’esempio del<strong>la</strong> mia <strong>versione</strong><br />
di “Mission Impossible” di Lalo Schifrin,<br />
che di recente il mio amico coreano,<br />
il bambino prodigio Sungha Jung,<br />
ha reso molto famosa (con cinque<br />
milioni di click ad oggi [11 novembre<br />
2009] su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=5IXa2pNGVj8.<br />
Ancora Internet…). Si tratta di un<br />
arrangiamento di tanti anni fa, sorto<br />
dall’ascolto gradevole e imprevisto<br />
(cioè non cercato e intenzionale) di<br />
questo brano nell’esecuzione degli<br />
Swingle Singers (storico gruppo/<br />
compagnia vocale a cappel<strong>la</strong>) durante<br />
un loro concerto, quando Internet<br />
ancora non esisteva e io cantavo nel<br />
Coro dell’Università di Bari. Una delle<br />
prime cose che ho fatto (con molta<br />
intenzione!) quando ho avuto una<br />
connessione Internet, è stata quel<strong>la</strong> di<br />
cercare il file musicale di quell’arrangiamento.<br />
Poi tutto il resto (il materiale<br />
dell’arrangiamento, <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />
tonalità) è una questione tecnica che<br />
magari approfondirò in seguito coordinandomi<br />
con gli altri blogger.<br />
Quindi riassumendo: il brano vi piace?<br />
Ottimo inizio. Adesso occorre:<br />
1. Carpire il ritmo profondo del pezzo.<br />
Cantatelo e battete le mani sulle gambe<br />
come foste un batterista! Incastratelo<br />
in un tempo!<br />
2. Imitare <strong>la</strong> melodia con diverse diteggiature,<br />
cercando di scoprirne una<br />
con corde a vuoto.<br />
3. Beccare gli accordi, magari con<br />
l’aiuto del<strong>la</strong> rete ed osservando ‘con<br />
vouyerismo’ qualcuno su YouTube.<br />
Paolo Sereno<br />
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l blog<br />
Come cambia <strong>la</strong> musica<br />
Mi ricordo ancora un viaggio che<br />
feci da ragazzo intorno al 1984…<br />
Avevo più o meno quattordici anni<br />
e con amici andammo da casa mia<br />
a Carpi (Modena) a San Giovanni<br />
in Persiceto (Bologna), cambiando<br />
alcuni autobus. Per quale motivo?<br />
Perché c’era un chitarrista che<br />
sapeva fare l’assolo di “The Wall”!<br />
Andammo a casa sua e ce lo mostrò<br />
‘suonando dietro’ al disco: che<br />
emozione! Sapeva fare il bending,<br />
sapeva almeno due o tre posizioni di<br />
pentatonica: tornammo a casa decisamente<br />
soddisfatti.<br />
Oggi basta collegarsi al<strong>la</strong> rete e<br />
scaricare alcune centinaia di videolezioni,<br />
<strong>PDF</strong>, tab<strong>la</strong>ture, tutorial sul<br />
suono e chi più ne ha più ne metta!<br />
Come si fa ad essere contro questa<br />
vastità di informazioni, spesso reperite<br />
in modo gratuito? Impossibile.<br />
Infatti io non solo sono pro rete, ma<br />
Internet è il veicolo col quale comunico<br />
con i miei ‘allievi virtuali’: appena<br />
realizzo qualcosa lo metto subito<br />
in rete per un feedback; spesso, prima<br />
ancora di realizzare un manuale<br />
didattico, pubblico <strong>la</strong> presentazione<br />
(video o audio o testo)… poi attendo<br />
indicazioni per capire se posso integrare<br />
al meglio con le esigenze del<br />
pubblico.<br />
Poi Internet è lì… sempre pronto!<br />
E pensare che sono ormai tanti anni<br />
che faccio il musicista, ho fatto tanti<br />
passaggi TV con artisti importanti,<br />
partecipato a diverse trasmissioni<br />
televisive, ma… da quando il mio<br />
Manuale di chitarra è su YouTube e<br />
ha in totale diversi milioni di click (sì,<br />
sì, a ottobre 2009 <strong>la</strong> lezione più vista<br />
ha superato i 420.000 click e il totale<br />
delle lezioni è oltre i 3.200.000 click)<br />
ho firmato diversi autografi dopo <strong>la</strong><br />
domanda: «Ma tu sei quello che insegna<br />
a suonare <strong>la</strong> chitarra su Internet?»<br />
È successo in fi<strong>la</strong> al<strong>la</strong> biglietteria<br />
del cinema, sul treno… nemmeno<br />
Lascia un commento<br />
La chitarra<br />
e internet<br />
sapevano se avevo suonato dischi<br />
importanti o con artisti internazionali:<br />
io ero ‘quello che insegna a suonare<br />
<strong>la</strong> chitarra su Internet’! Beh, anche<br />
ipotizzando che alcuni abbiano guardato<br />
più volte il video, da qualche<br />
parte almeno 300.000 allievi ‘virtuali’<br />
ci devono pur essere…<br />
E cosa rispondere all’affermazione<br />
che Internet è causa di tutta <strong>la</strong> pirateria?<br />
Personalmente rispondo che<br />
<strong>la</strong> pirateria è un problema culturale,<br />
e non di mezzi per compiere questo<br />
tipo di atti! Infatti il Manuale di chitarra<br />
di cui ho par<strong>la</strong>to è, sì, il più visto<br />
su Internet, ma è anche – dal 2007<br />
– il più venduto in Italia. Quindi <strong>la</strong> mia<br />
ricerca di dare parecchio materiale –<br />
e di qualità – ad un costo che venga<br />
percepito come congruo, ha trovato<br />
risposta affermativa!<br />
Il problema, per il giovane musicista,<br />
senza al<strong>la</strong>rgarmi ad altri àmbiti,<br />
è che su Internet ‘c’è tutto’…<br />
E avere assolutamente tutto è un<br />
po’ come non avere niente! Come<br />
avere un elenco telefonico ma non<br />
in ordine alfabetico.<br />
Incontro tanti ragazzi ai miei seminari<br />
e, par<strong>la</strong>ndo e suggerendo qualche<br />
video didattico viene spesso<br />
fuori: «Ce l’ho!» E magari, entrando<br />
14<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
in confidenza, si scopre che in molti<br />
hanno moltissimi gigabyte di materiale<br />
didattico su hard disk… ma non<br />
l’hanno mai assorbito. È una sorta<br />
di gara allo scarico: «Io ho 300 giga<br />
di video didattici», «Io ho scaricato<br />
anche i <strong>PDF</strong> di tutti i booklet», «Io<br />
ho 250.000 canzoni sul mio lettore<br />
MP3», etc.<br />
Troppo spesso le cose scaricate<br />
‘aggratis’ e senza avere pagato<br />
un prezzo hanno il valore del prezzo<br />
che si è pagato: zero! Non c’è<br />
l’affetto, <strong>la</strong> cura, lo scrupolo: «Tanto<br />
è gratis e me lo riscarico quando<br />
voglio»… Quando si acquista – per<br />
esempio – un metodo con DVD, c’è<br />
il momento in cui si sfoglia il cartaceo,<br />
si sfi<strong>la</strong> il DVD dal<strong>la</strong> custodia, lo<br />
si infi<strong>la</strong> nel lettore… questi momenti<br />
sono ‘preparatori’ all’acquisizione di<br />
nuovi dati. Non dimenticando che,<br />
quando si acquista qualcosa e lo si<br />
è quindi pagato, si cerca di sfruttare<br />
al massimo quello che si trova al<br />
suo interno.<br />
Quindi: Internet sì, grazie! Ma con<br />
una guida.<br />
Massimo Varini<br />
Massimo Varini al Festival “Città di Fiuggi”<br />
2008 (foto di Roberto Fasulo)
log<br />
Come sono approdato<br />
all’acustica<br />
Deve esserci sempre stato in<br />
me un forte richiamo verso <strong>la</strong> chitarra<br />
acustica, un richiamo verso<br />
le origini. Se ben ricordo, infatti,<br />
<strong>la</strong> scintil<strong>la</strong> è scattata ascoltando<br />
in televisione un’esibizione in stile<br />
‘one man band’ del mitico Edoardo<br />
Bennato, una delle sue c<strong>la</strong>ssiche<br />
esibizioni in cui <strong>la</strong> chitarra<br />
acustica dodici corde incalza con<br />
un ritmo indiavo<strong>la</strong>to. All’epoca<br />
avevo circa otto anni e da quel<br />
momento decisi che quello strumento<br />
sarebbe diventato <strong>la</strong> mia<br />
vita, un giocattolo inseparabile<br />
per <strong>la</strong> mia infanzia e per <strong>la</strong> mia<br />
adolescenza.<br />
In realtà, anche se forse ho<br />
sempre saputo che prima o poi<br />
sarei tornato a suonare l’acustica,<br />
Foto di Ezio Riboni<br />
Sogni dal<strong>la</strong><br />
stanza<br />
il mio viaggio mi ha poi portato<br />
fino ad ora a fare esperienze<br />
musicali spesso tra loro incredibilmente<br />
distanti. Il mio percorso<br />
ha avuto inizio come per molti in<br />
tenera età adolescenziale, quando<br />
con quattro carissimi amici<br />
all’oratorio ho formato <strong>la</strong> prima<br />
band. Ai tempi avevo una chitarra<br />
acustica amplificata Takamine di<br />
colore nero, come quel<strong>la</strong> vista in<br />
una foto del ‘Boss’, ma il mio sogno<br />
era avere un’elettrica.<br />
In prima liceo riuscii ad estorcere<br />
a mio padre, in cambio di promesse<br />
mai mantenute (avrei dovuto<br />
diventare ingegnere!) <strong>la</strong> mia<br />
prima chitarra elettrica: una PRS<br />
rossa fiammante come quel<strong>la</strong> del<br />
mitico Carlos… un sogno! Questa<br />
chitarra mi ha accompagnato<br />
in tutto il periodo punk, in quello<br />
grunge, metal, prog, fino a quello<br />
15<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
bl<br />
blues e jazz conosciuto al<strong>la</strong> soglia<br />
dei vent’anni, durante gli studi al<br />
CPM di Mi<strong>la</strong>no.<br />
In quegli stessi anni scoprivo anche<br />
l’interesse verso il mondo del<strong>la</strong><br />
chitarra c<strong>la</strong>ssica, un mondo che<br />
ho sempre sentito lontano dal mio<br />
modo di essere, ma che mi è incredibilmente<br />
servito sia dal punto<br />
di vista del<strong>la</strong> preparazione tecnica,<br />
sia dal punto di vista del<strong>la</strong> ricerca<br />
del mio suono sullo strumento.<br />
Tutte queste esperienze, vissute<br />
sia in studio di registrazione che<br />
dal vivo sui palchi, hanno arricchito<br />
il mio bagaglio con contaminazioni<br />
diverse. Mi è capitato nel<strong>la</strong><br />
stessa settimana di esibirmi con<br />
una band blues, il giorno dopo<br />
con una band reggae-ska e il giorno<br />
dopo ancora con un’orchestra<br />
di chitarre c<strong>la</strong>ssiche. Questi continui<br />
cambiamenti di generi e stili,<br />
oltre ad arricchirmi a livello musicale<br />
e personale, mi hanno anche<br />
insegnato ad essere ‘al servizio’<br />
del<strong>la</strong> musica e ad apprezzar<strong>la</strong> in<br />
qualunque sua declinazione.<br />
Circa cinque anni fa sono approdato<br />
al mondo del<strong>la</strong> chitarra acustica<br />
solista, riscoprendo quell’emozione<br />
provata davanti al televisore a<br />
otto anni. Un ritorno, insomma, ma<br />
arricchito da qualcosa in più. L’acustica<br />
si è rive<strong>la</strong>ta per me il contenitore<br />
in cui far confluire questo<br />
artico<strong>la</strong>to percorso, lo strumento<br />
con cui, libero da qualsiasi schema<br />
mentale e di genere, posso creare<br />
e arrangiare ciò che voglio.<br />
Tuttavia ancora oggi, nonostante<br />
mi esibisca prevalentemente in<br />
concerti di chitarra so<strong>la</strong>, trovo che<br />
il suonare insieme agli altri e condividere<br />
il palco e le emozioni, sia<br />
uno degli aspetti più belli e importanti<br />
del fare musica.<br />
Luca Pedroni<br />
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l blog<br />
Un passo verso <strong>la</strong> democrazia<br />
Chi l’avrebbe detto che nel progettare<br />
(e vedere realizzata e distribuita)<br />
<strong>la</strong> mia Riccardo Zappa<br />
Signature, avrei avuto a che fare<br />
con le tensioni sociali che stanno<br />
avvenendo in Cina, e delle quali<br />
ormai si par<strong>la</strong>, in modo assai preoccupato,<br />
a livello internazionale.<br />
Vediamo <strong>la</strong> storia dall’inizio. Come<br />
avevo annunciato proprio su<br />
questa <strong>pagina</strong> qualche mese fa,<br />
avevo accettato l’invito del<strong>la</strong> Eko<br />
a progettare un’acustica, una<br />
c<strong>la</strong>ssica e una dodici corde che<br />
portassero il mio nome. L’impresa,<br />
iniziata con <strong>la</strong> realizzazione di<br />
una sei corde in metallo, ha avuto<br />
un successo al di fuori di ogni<br />
previsione, tanto che <strong>la</strong> prima e<br />
cospicua fornitura è già andata<br />
tutta esaurita. Nel frattempo avevo<br />
preparato gli esecutivi a grandezza<br />
reale del<strong>la</strong> dodici corde, in<br />
modo da mandar<strong>la</strong> in produzione<br />
durante l’estate e aver<strong>la</strong> disponibile<br />
per il periodo natalizio. Ebbene,<br />
è proprio di questi giorni <strong>la</strong> notizia<br />
che <strong>la</strong> fornitura di ogni ordinativo<br />
commissionato in Cina è rimandato<br />
di sei mesi, che in gergo tecnico<br />
significa: a tempo indeterminato.<br />
Cos’è successo? Possibile che<br />
un paese del quale da anni abbiamo<br />
l’immagine di stoici <strong>la</strong>voratori<br />
disposti a <strong>la</strong>vorare giorno e notte<br />
per una cioto<strong>la</strong> di riso, pur di riscattare<br />
uno Stato ridotto in miseria,<br />
incroci adesso le braccia e rivendichi<br />
un trattamento sa<strong>la</strong>riale al<br />
pari degli altri? Sul numero di Panorama<br />
in edico<strong>la</strong> il 17 giugno, c’è<br />
un articolo dell’ottimo Sergio Romano<br />
che tratta proprio di questo<br />
tema, rispecchiando perfettamente<br />
quanto mi vanno raccontando<br />
i responsabili del<strong>la</strong> produzione<br />
estera del<strong>la</strong> Eko. Credo si possa,<br />
giacché ne cito <strong>la</strong> fonte, riportarne<br />
Lascia un commento<br />
La mia chitarra Signature<br />
e le tensioni sociali in Cina<br />
qualche frase: «Gli operai cinesi<br />
vogliono più soldi e cominciano<br />
ad ottenerli. È possibile che <strong>la</strong> protesta<br />
operaia appaia, agli occhi<br />
dei dirigenti del partito, molto più<br />
preoccupante di una fiammata di<br />
rabbia popo<strong>la</strong>re nell’angolo sperduto<br />
di un immenso mondo rurale.<br />
Ma apre una fase delicata in cui i<br />
sindacati diverranno più autonomi<br />
e combattivi. È un passo, sia pure<br />
esitante, verso <strong>la</strong> democrazia: una<br />
prospettiva che a molti dirigenti<br />
appare piena di rischi.»<br />
Al tempo del liceo, ho attraversato<br />
in pieno tutta quanta l’epopea<br />
del ’68. Ricordo bene le adunanze<br />
a Piazza Venezia, che davano forma<br />
ad un corteo talmente grande<br />
che, una volta avviatosi nelle prime<br />
file, giungeva in Piazza San Babi<strong>la</strong><br />
senza che ancora si fossero mosse<br />
le ultime. Adesso, che ne è passato<br />
di tempo, mi trovo ad essere il<br />
committente di un oggetto, bello<br />
quanto si vuole, ma evidentemente<br />
progettato per costar poco, e ciò<br />
al<strong>la</strong> luce di una realtà commerciale<br />
che prima c’era ed ora non c’è più.<br />
Da un <strong>la</strong>to, dunque, è destinata<br />
ad aprirsi <strong>la</strong> forbice che segna un<br />
prezzo per determinate prestazioni,<br />
mentre dall’altro avremo enormi<br />
16<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
masse di popo<strong>la</strong>zione non più destinate<br />
ad essere deportate dalle<br />
campagne verso le fabbriche lungo<br />
<strong>la</strong> costa cinese.<br />
Bene così, bene così.<br />
Riccardo Zappa
… e <strong>la</strong> chitarra leggera<br />
blog<br />
Trentacinque anni fa <strong>la</strong> Franklin<br />
Guitar Company era un piccolo<br />
<strong>la</strong>boratorio con cinque dipendenti.<br />
Le chitarre che costruivo erano<br />
copie di una originale Martin OM,<br />
e molti di questi strumenti sono<br />
stati venduti in negozi di strumenti<br />
musicali. Le vendite andavano<br />
bene e io non cercavo niente<br />
di nuovo. Il mio atteggiamento<br />
cambiò verso <strong>la</strong> fine degli anni<br />
’70, quando Stefan Grossman mi<br />
contattò a proposito di una mia<br />
chitarra che aveva suonato in un<br />
negozio. Certamente gli era piaciuto<br />
molto quello strumento, ma<br />
stava cercando qualcosa di un<br />
po’ diverso…<br />
Fui felice di costruire per Stefan<br />
una chitarra con le caratteristiche<br />
da lui richieste, e lui fu contento del<br />
mio successo. Così iniziai a ‘personalizzare’<br />
le mie chitarre, non soltanto<br />
con un nuovo intarsio o con<br />
La Franklin Guitar<br />
Company<br />
diverse dimensioni del manico, ma<br />
<strong>la</strong>vorando su suono e suonabilità.<br />
Stefan mostrò <strong>la</strong> sua Franklin a un<br />
suo amico, John Renbourn. Anche<br />
lui aveva diverse idee e preferenze su<br />
ciò che avrebbe voluto su una chitarra.<br />
Così costruii <strong>la</strong> chitarra anche per<br />
John e capii di avere un talento nel<br />
soddisfare le esigenze dei chitarristi.<br />
Il motto era: considerare le esigenze<br />
di ogni cliente come modello<br />
unico. Un esempio recente di questa<br />
direzione è stato El McMeen,<br />
che ama suonare in accordature<br />
diverse abbassando le corde. El mi<br />
chiese di costruire <strong>la</strong> sua chitarra<br />
esclusivamente per queste accordature.<br />
Questa chitarra è molto<br />
leggera e non potrebbe essere accordata<br />
in accordatura ‘standard’;<br />
ma in DADGAD (e nelle altre accordature<br />
con le corde abbassate) è<br />
incredibile, <strong>la</strong> sua grande risposta <strong>la</strong><br />
distingue dalle altre chitarre.<br />
Devo riconoscere che <strong>la</strong> mia abilità<br />
e il mio approccio nel costruire<br />
chitarre è maturato attraverso gli<br />
anni. Ma questo è il tipico effetto del<br />
passare del tempo ed è un lungo<br />
percorso. I musicisti che ho citato<br />
(e anche tanti altri) hanno arricchito<br />
<strong>la</strong> mia carrierà e ispirato <strong>la</strong> mia creatività.<br />
Le mie chitarre differiscono da<br />
quelle ‘industriali’ perché sono fatte<br />
dalle mie mani per le vostre mani.<br />
Credo che ciò che mi distingue<br />
partico<strong>la</strong>rmente dagli altri liutai<br />
sia il mio ‘istinto’ verso il legno.<br />
Anche se <strong>la</strong> mia produzione prevede<br />
dei modelli standard, considero<br />
ogni chitarra che faccio<br />
come una chitarra personalizzata<br />
e costruita per soddisfare le specifiche<br />
esigenze di un chitarrista.<br />
Naturalmente tutte le mie chitarre<br />
hanno qualcosa di simile che<br />
le contraddistingue: il peculiare<br />
‘suono Franklin’.<br />
La chitarra costruita per El<br />
McMeen può essere ascoltata sul<br />
bl<br />
Una Franklin OM del 2007 Lascia un commento<br />
17<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
suo DVD Celtic, Sacred & Pop Fingerstyle<br />
Guitar (Stefan Grossman’s<br />
Guitar Workshop, 2008). El ha avuto<br />
tante chitarre, tutte molto buone,<br />
ma erano costruite per sopportare<br />
<strong>la</strong> tensione delle corde in accordatura<br />
standard. Quando si passa per<br />
esempio all’accordatura CGDGAD,<br />
<strong>la</strong> tensione si abbassa notevolmente<br />
e si ha come risultato che le corde<br />
perdono <strong>la</strong> loro capacità di far vibrare<br />
<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> in maniera efficiente.<br />
Per correggere questo problema <strong>la</strong><br />
mia idea è stata quel<strong>la</strong> di rimuovere<br />
<strong>la</strong> giusta quantità di legno dalle<br />
catene e dal<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica. In<br />
questo modo, nonostante <strong>la</strong> minore<br />
tensione delle corde, <strong>la</strong> chitarra<br />
suona correttamente.<br />
La chitarra costruita in questa<br />
maniera non può essere suonata in<br />
accordatura normale con delle corde<br />
light (ma si possono usare delle<br />
extra-light) perché è stata costruita<br />
appositamente per le accordature<br />
aperte. Se si provasse a portar<strong>la</strong><br />
in accordatura standard (EADGBE)<br />
con delle corde light, si correrebbe<br />
il rischio di scol<strong>la</strong>re il top e il ponte.<br />
Nick Kukich
l blog<br />
Ciao, sono Jacques Stotzem,<br />
dal Belgio, e sono molto contento<br />
di partecipare a Fingerpicking.<br />
net. Due cose anzitutto sono importanti<br />
da dire a proposito del<br />
mio modo di suonare: <strong>la</strong> dinamica<br />
e <strong>la</strong> melodia.<br />
Da quando ho imparato <strong>la</strong><br />
chitarra fingerstyle attraverso il<br />
blues acustico, ho sempre <strong>la</strong>vorato<br />
sul controllo del<strong>la</strong> gamma<br />
dinamica, perché è questa che<br />
dà vita a un brano per chitarra.<br />
Nei miei concerti preferisco presentare<br />
un repertorio ampio, dai<br />
brani romantici fino a energici<br />
pezzi rock. È interessante sottolineare<br />
che anche brani molto<br />
dolci devono essere suonati con<br />
un forte controllo del<strong>la</strong> dinamica.<br />
I fingerpicks di p<strong>la</strong>stica che uso<br />
sono di grande aiuto per ottenere<br />
un suono forte e pulito.<br />
L’altra cosa che mi piace nel<strong>la</strong><br />
musica è <strong>la</strong> melodia. È sempre<br />
stata una grande sfida per me<br />
cercare di creare sul<strong>la</strong> chitarra<br />
delle melodie che possano essere<br />
cantate. La conoscenza<br />
dell’armonia è importante per<br />
capire come una melodia possa<br />
essere sviluppata, e questa è<br />
una delle ragioni per cui, da molto<br />
tempo, uso soltanto l’accordatura<br />
standard, per mantenere<br />
<strong>la</strong> conoscenza degli accordi,<br />
delle scale, dell’armonizzazione<br />
delle scale, e così via. È una<br />
scelta personale, ma secondo<br />
me l’unico modo per essere capace<br />
di gestire tutte quelle nozioni<br />
era utilizzare l’accordatura<br />
standard.<br />
Vi auguro ogni bene!<br />
Jacques Stotzem<br />
Lascia un commento<br />
Dinamica e melodia<br />
in accordatura standard<br />
18<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Jacques Stotzem a Ferentino <strong>Acustica</strong> 2010
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lezioni di:<br />
Beppe Gambetta<br />
Bruskers<br />
Daniele Bazzani<br />
Davide Mastrangelo<br />
Eric Lugosh<br />
Fabiano Corso<br />
Franco Morone<br />
Giorgio Cordini<br />
Giovanni Palombo<br />
Giovanni Pelosi<br />
Luca Francioso<br />
Massimo Nardi<br />
Massimo Varini<br />
Muriel Anderson<br />
Paolo Bonfanti<br />
Paolo Capizzi<br />
Paolo Mari<br />
Paolo Sereno<br />
Peppino D’agostino<br />
Pietro Nobile<br />
Pino Russo<br />
Reno Brandoni<br />
Riccardo Zappa<br />
Stefan Grossman<br />
Stefano Barbati<br />
Stefano Mirando<strong>la</strong><br />
Val Bonetti
ar artisti<br />
Jackson Browne all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana<br />
Premiato a “Corde & Voci per Dialogo & Diritti”<br />
Andrea Fabi<br />
Tutti quelli con cui parlo sono pronti<br />
a partire con <strong>la</strong> luce del mattino<br />
Hanno visto abbastanza a lungo <strong>la</strong><br />
fine arrivare per credere<br />
Di aver sentito il loro ultimo<br />
avvertimento<br />
Ognuno ha il suo biglietto in mano<br />
E come scende <strong>la</strong> sera mi siedo a<br />
pensare ad Ogni Uomo<br />
(Jackson Browne. “For<br />
Everyman”, dall’album omonimo,<br />
1970)<br />
Così, con <strong>la</strong> risposta scritta 37<br />
anni fa a “Wooden Ships” dall’album<br />
Crosby, Stills & Nash (1969),<br />
un emozionato Jackson Browne<br />
inizia <strong>la</strong> perfomance magica di sabato<br />
22 maggio sul palco centrale<br />
del XIII Acoustic Guitar Meeting di<br />
Sarzana, dopo che gli è stato consegnato<br />
il premio “Corde & Voci<br />
per Dialogo & Diritti”. È stato il risultato<br />
di un lungo <strong>la</strong>voro, iniziato<br />
da Roy McAlister, amico di lunga<br />
data e liutaio di Jackson Browne,<br />
coordinato dal<strong>la</strong> grinta del direttore<br />
artistico del<strong>la</strong> rassegna, Alessio<br />
Ambrosi, che non ha mai mol<strong>la</strong>to.<br />
Anche nei momenti in cui sembrava<br />
proprio si dovesse rinunciare,<br />
ecco il jolly che non ti aspetti! Ma<br />
com’è cominciato il tutto?<br />
Abbiamo avuto un sogno<br />
Durante l’XI edizione dell’AGM<br />
di Sarzana, Alessio Ambrosi, Roy<br />
McAlister ed io par<strong>la</strong>mmo di un<br />
sogno: far tesoro del<strong>la</strong> grande<br />
amicizia di lunga data di Roy con<br />
Jackson Browne per portarlo al festival.<br />
Eravamo proprio fuori del<strong>la</strong><br />
Fortezza Firmafede – sede storica<br />
dell’AGM – e tutti e tre discutevamo<br />
di come si poteva fare per portare<br />
un vero e proprio gigante del<strong>la</strong><br />
‘nostra musica’ a Sarzana.<br />
Tornato a Gig Harbor, Roy ha<br />
cominciato a par<strong>la</strong>re del festival a<br />
Jackson, ne ha par<strong>la</strong>to in maniera<br />
davvero entusiasmante dato che<br />
a Sarzana ci ha <strong>la</strong>sciato il cuore (e<br />
infatti ci ha portato poi quest’anno<br />
tutta <strong>la</strong> famiglia) e ne ha par<strong>la</strong>to tutte<br />
le volte che si sono incontrati.<br />
Un bel giorno, siamo nel 2009, mi<br />
arriva un’e-mail dal buon Roy, nel<strong>la</strong><br />
quale mi scrive che ci sono tre<br />
pass per il backstage del concerto<br />
che Jackson terrà a Bologna l’11<br />
di maggio. Arriva il fatidico giorno<br />
al Teatro Manzoni di Bologna e,<br />
subito dopo il fantastico concerto,<br />
vado nei camerini dove JB mi<br />
riceve subito con un gran sorriso.<br />
Infatti Roy gli aveva anticipato <strong>la</strong><br />
visita di un suo amico italiano. Dopo<br />
aver par<strong>la</strong>to di chitarre per una<br />
20<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
buona mezz’ora, gli comincio a<br />
raccontare del Meeting di Sarzana<br />
e lui mi conferma che Roy gliene ne<br />
aveva par<strong>la</strong>to tantissimo in termini<br />
davvero entusiastici. Quando gli<br />
dico che il festival si svolge in una<br />
fortezza del ’500, nelle cui stanze<br />
si tengono esposizioni di centinaia<br />
di chitarre acustiche, workshop di<br />
liuteria, seminari di chitarra e concerti,<br />
vedo una luce accendersi nei<br />
suoi occhi. Mi dice che gli piacerebbe<br />
venire, però Roy mi aveva<br />
avvertito: «Se fosse per Jackson,<br />
lui andrebbe in tutti i posti dove viene<br />
chiamato, ma poi il suo management<br />
gli ricorda <strong>la</strong> sua fittissima<br />
agenda di impegni e molte cose<br />
purtroppo sfumano». Così saluto<br />
Jackson con una flebile speranza
di rivederlo a Sarzana.<br />
Passa l’estate e Alessio mi telefona,<br />
dicendo con <strong>la</strong> passione<br />
che lo contraddistingue: «Andre’,<br />
ci dobbiamo provare, Roy lo deve<br />
contattare a tutti i costi!» Jackson<br />
è in tour e non risponde alle e-mail<br />
di Roy, ma quando ormai avevamo<br />
perso ogni speranza, Alessio<br />
viene a sapere che <strong>la</strong> manager di<br />
Jackson è Cree Clover Miller, figlia<br />
– udite udite – di Joel Rafael, che<br />
a sua volta a Sarzana ci aveva <strong>la</strong>sciato<br />
il cuore. Comincia allora una<br />
fitta rete di e-mail e telefonate tra<br />
Alessio e Cree, il cui tema era dare<br />
il premio “Corde & Voci” a Jackson<br />
Browne, che avrebbe suonato alcuni<br />
pezzi il sabato sera del<strong>la</strong> settimana<br />
dell’AGM. Ricordo come fosse<br />
adesso <strong>la</strong> telefonata di Alessio:<br />
«Andre’, ti comunico ufficialmente<br />
che Jackson Browne sarà a Sarzana<br />
per ritirare il premio e suonerà<br />
alcuni pezzi, ma tu mi devi dare<br />
una mano, ti devi prendere cura di<br />
lui, ci conto». Stare tre giorni con<br />
Jackson Browne… e chi sarebbe<br />
stato cosi pazzo da rifiutare? Inizia<br />
cosi il conto al<strong>la</strong> rovescia.<br />
Un po’ di storia<br />
Jackson Browne nasce in Germania<br />
nell’ottobre del 1948, ma<br />
cresce a Los Angeles e <strong>la</strong> sua carriera<br />
di autore inizia prestissimo:<br />
all’età di sedici anni scrive già un<br />
capo<strong>la</strong>voro come “These Days”,<br />
che gli viene subito presa da Nico<br />
dei Velvet Underground. Durante<br />
l’ultimo anno del<strong>la</strong> high school<br />
entra a far parte per un brevissimo<br />
periodo del<strong>la</strong> Nitty Gritty Dirt<br />
Band, poi col<strong>la</strong>bora con gli Eagles<br />
con cui fa dei tour insieme a Linda<br />
Ronstadt.<br />
David Lindley è il musicista con<br />
cui Browne ha condiviso gran parte<br />
del<strong>la</strong> sua vita musicale e le circostanze<br />
del loro incontro furono molto<br />
partico<strong>la</strong>ri. La prima volta si videro<br />
al Topanga Banjo Fiddle Contest,<br />
dove Jackson partecipò con <strong>la</strong> Nitty<br />
Gritty che vinse, mentre per il primo<br />
anno Lindley partecipò invece<br />
come giudice, dopo aver vinto cinque<br />
volte di fi<strong>la</strong>; Ry Cooder fu uno<br />
Jackson Browne all’Acoustic<br />
Guitar Meeting di Sarzana<br />
dei promotori di questa nomina…<br />
forse perché lui arrivava sempre secondo!<br />
Contestualmente, Lindley e<br />
il suo gruppo, i Kaleidoscope, uscirono<br />
con un album che colpì molto<br />
Jackson. In seguito si incontrarono<br />
ad una convention del<strong>la</strong> CBS, dove<br />
Lindley scoprì che Browne era un<br />
grande appassionato del<strong>la</strong> musica<br />
dei Kaleidoscope e che andava ad<br />
ascoltarli stando fuori dai locali perché<br />
minorenne. Al primo concerto<br />
di JB al Troubadour, dove apriva per<br />
Linda Ronstadt, il batterista del<strong>la</strong><br />
Nitty Gritty si presentò con Lindley,<br />
il quale si era portato dietro il suo<br />
violino. Appena presentati Jackson<br />
iniziò a suonare “These Days”, che<br />
David non aveva mai sentito prima,<br />
e dopo qualche secondo cominciò<br />
a suonare anche lui. L’emozione<br />
che provò JB lo portò a iniziare una<br />
col<strong>la</strong>borazione con Lindley che dura<br />
ancora oggi.<br />
Il suo debutto risale al 1972 con<br />
l’album omonimo, al quale partecipano<br />
musicisti già in evidenza (tra<br />
cui C<strong>la</strong>rence White e David Crosby)<br />
e che gli frutta già i primi successi<br />
di c<strong>la</strong>ssifica (“Doctor My Eyes” e<br />
“Jamaica Say You Will”).<br />
Nel 1973 esce For Everyman,<br />
contenente <strong>la</strong> sua personale <strong>versione</strong><br />
di “Take It Easy”, brano che<br />
aveva abbandonato e poi terminato<br />
assieme al grande amico Glenn<br />
Frey, che con gli Eagles ne fece<br />
una hit incredibile: oggi ne esistono<br />
oltre duecento versioni e Jackson<br />
in ogni concerto dice che sta cercando<br />
<strong>la</strong> <strong>versione</strong> cinese, perché<br />
Lindley <strong>la</strong> vuole cantare… In For<br />
Everyman ci sono inoltre <strong>la</strong> sua <strong>versione</strong><br />
di “These Days” e <strong>la</strong> picco<strong>la</strong><br />
hit “Redneck Friend”. L’anno dopo<br />
pubblica Late for the Sky, da molti<br />
critici ritenuto il suo <strong>la</strong>voro migliore.<br />
Nel 1976 esce The Pretender, con<br />
liriche fortemente influenzate dal<br />
suicidio del<strong>la</strong> moglie Phillys.<br />
Nel 1977 esce un album dal vivo<br />
contenente solo pezzi inediti, Running<br />
On Empty, che è tratto dal suo<br />
tour americano e rappresenta il suo<br />
maggior successo commerciale.<br />
Nel 1979 organizza il grande concerto<br />
No Nukes, con partecipazioni<br />
21<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
ar<br />
tra gli altri di musicisti del calibro<br />
di Crosby, Stills & Nash, Bruce<br />
Springsteen, Ry Cooder e James<br />
Taylor.<br />
Hold Out esce nel 1980 e sale al<br />
primo posto nelle c<strong>la</strong>ssifiche. Nel<br />
tour del 1981 continua a portare<br />
avanti le sue idee pacifiste e antinucleari,<br />
tanto che nel 1982 viene<br />
arrestato in California mentre manifestava<br />
davanti a una centrale nucleare.<br />
Browne ritorna in c<strong>la</strong>ssifica<br />
sempre nel 1982 con il brano “Somebody’s<br />
Baby”, con cui aprirà gli<br />
show del suo primo lungo tour Europeo.<br />
Nel 1983 esce Lawyers in<br />
Love, con sonorità più pop e qualche<br />
ritorno al folk-rock tradizionale:<br />
il brano omonimo è una nuova hit.<br />
Nel 1985 duetta con il sassofonista<br />
C<strong>la</strong>rence Clemons nel singolo<br />
“You’re a Friend of Mine”.<br />
Tra il 1984 e il 1985 viene coinvolto<br />
da Little Steven nel progetto<br />
antiapartheid di Sun City, e nel<br />
1986 vede <strong>la</strong> luce Lives in the Ba<strong>la</strong>nce,<br />
caratterizzato da forti accuse<br />
al reaganismo, testi polemici e<br />
appassionati e <strong>la</strong> novità di sonorità<br />
esotiche grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
con un gruppo di artisti sudamericani<br />
in alcune canzoni (“Lawless<br />
Avenue” e “Lives in the Ba<strong>la</strong>nce”).<br />
Al<strong>la</strong> fine del decennio esce World in<br />
Motion, in cui è presente <strong>la</strong> cover di<br />
Little Steven “I Am a Patriot”.<br />
Negli ultimi anni Browne non è<br />
molto prolifico discograficamente,<br />
ma ritrova una verve che ricorda,<br />
almeno in parte, le composizioni<br />
del suo periodo migliore. Nel 1993<br />
esce infatti I’m Alive, in cui sono in<br />
evidenza un paio di pezzi come <strong>la</strong><br />
title track e “Sky of Blue and B<strong>la</strong>ck”.<br />
Nel 1996 esce Looking East, in cui<br />
spicca il brano “The Barricades of<br />
Heaven”. Per i venticinque anni di<br />
carriera, nel 1997, esce <strong>la</strong> sua prima<br />
antologia The Next Voice You<br />
Hear – The Best of Jackson Browne,<br />
contenente due brani inediti:<br />
“The Rebel Jesus” e “The Next Voice<br />
You Hear”.<br />
Nel 2002 vede <strong>la</strong> luce The Naked<br />
Ride Home, dove ci sono dei<br />
veri e propri gioielli come il pezzo<br />
che dà il titolo all’album, “About
ar<br />
My Imagination” (riproposta poi in<br />
tour come medley con “Doctor My<br />
Eyes”), “Walking Town”, il reggae<br />
“For Taking the Trouble” e “My Stunning<br />
Mistery Companion”. Due anni<br />
dopo viene pubblicata una nuova<br />
compi<strong>la</strong>tion in due dischi, The Very<br />
Best of Jackson Browne. Nel febbraio<br />
del 2004 Bruce Springsteen<br />
fa il discorso di presentazione per<br />
lui al<strong>la</strong> Rock and Roll Hall of Fame.<br />
Nel 2005 esce il suo primo vero e<br />
proprio ‘live album’: Solo Acoustic<br />
– Vol. 1, a cui fa seguito il Vol. 2. Entrambi<br />
questi album danno <strong>la</strong> giusta<br />
immagine di Jackson Browne<br />
dal vivo: una serata tra amici dove<br />
lui esegue pezzi a richiesta, commentandoli<br />
con aneddoti e battute<br />
e rega<strong>la</strong>ndo emozioni uniche. Nel<br />
2007 viene introdotto al<strong>la</strong> Songwriter’s<br />
Hall of Fame. Esce poi Time<br />
the Conqueror, molto ben scritto,<br />
i cui testi sono centrati fortemente<br />
su temi politici (“Why is impeachment<br />
not on the table / We better<br />
stop them while we are able”…)<br />
e su fatti come l’uragano Katrina<br />
(“Where Were You”). L’11 maggio di<br />
quest’anno è uscito Love Is Strange,<br />
registrato durante un tour del<br />
2006 in Spagna (Madrid, Barcellona,<br />
Oviedo e Siviglia) con ‘el maestro’<br />
David Lindley e vari musicisti<br />
spagnoli, con i quali Jackson ripercorre<br />
magnificamente <strong>la</strong> sua ultradecennale<br />
carriera musicale.<br />
Tre giorni con JB<br />
È finalmente il 20 maggio.<br />
Jackson Browne arriva con un volo<br />
da Madrid alle 15.52 a Firenze<br />
e, per essere sicuro di non avere<br />
intoppi e giungere in ritardo, sono<br />
in aeroporto alle… 14! Le due<br />
ore vo<strong>la</strong>no e poco dopo le 16 lui<br />
si affaccia sorridente dal cancello<br />
degli arrivi, con <strong>la</strong> sua simpaticissima<br />
compagna Dianna, e mi saluta<br />
dicendo: «Così dopo un anno<br />
ci vediamo di nuovo!» ricordandosi<br />
evidentemente del nostro incontro<br />
dopo il suo show a Bologna.<br />
Questo sorprendente saluto mi<br />
tranquillizza e fa sparire in un secondo<br />
tutte le paure e le ansie che<br />
avevo nell’incontrare un pi<strong>la</strong>stro<br />
Jackson Browne all’Acoustic<br />
Guitar Meeting di Sarzana<br />
del<strong>la</strong> musica come lui. La capacità<br />
di Jackson di metterti a tuo agio è<br />
stupefacente.<br />
Carichiamo i bagagli con <strong>la</strong> sua<br />
chitarra – una Gibson LG-2 degli<br />
anni ’40 tutta in mogano – e ci dirigiamo<br />
verso l’albergo a Sarzana;<br />
abbiamo poco più di un’ora di strada<br />
da fare. Dopo aver tranquillizzato<br />
telefonicamente Alessio e dopo<br />
i convenevoli di rito, il discorso scivo<strong>la</strong><br />
subito e con naturalezza sulle<br />
chitarre. Quando lui par<strong>la</strong> dei suoi<br />
amici ovviamente li chiama per nome:<br />
Neil, David, Bonnie, James,<br />
Ry… In quel momento mi rendo<br />
conto ancor di più che, accanto a<br />
me nel<strong>la</strong> mia auto, è seduto uno dei<br />
miei miti musicali, uno dei migliori<br />
cantautori di sempre con tutti i suoi<br />
dischi, i capo<strong>la</strong>vori che ha scritto, le<br />
col<strong>la</strong>borazioni con centinaia di altri<br />
musicisti…<br />
Mi dice subito che non ha portato<br />
<strong>la</strong> sua McAlister perché, essendo<br />
in palissandro brasiliano, aveva<br />
paura di incontrare problemi in dogana.<br />
Poi, con un po’ di timore, gli<br />
dico che in tutti questi anni di concerti,<br />
secondo me, il miglior suono<br />
dal vivo che io abbia mai sentito<br />
è stato quello di Neil Young con il<br />
suo FRAP (F<strong>la</strong>t Response Acoustic<br />
Pickup) System; che però sembrerebbe<br />
essere un sistema estremamente<br />
difficile da settare, tanto<br />
che il guitar tech di Young – Larry<br />
Cragg – disse in un’intervista che<br />
poteva andar bene solo per chi<br />
ha un impianto da almeno 50.000<br />
dol<strong>la</strong>ri e un “pazzo” come lui che<br />
glielo rego<strong>la</strong> prima di ogni spettacolo.<br />
Jackson è assolutamente<br />
d’accordo, anzi è proprio grazie<br />
a ‘Neil’ che anche lui ha montato<br />
per un periodo il FRAP sulle sue<br />
chitarre. Poi un giorno è successo<br />
un guaio e ha provato a sistemare<br />
da solo il pickup, ma era davvero<br />
impossibile. Così ha portato <strong>la</strong><br />
chitarra a Cragg per farsi spiegare<br />
come ripararlo, ma lui non ne ha<br />
voluto sapere: era davvero geloso<br />
del suo sapere e non permetteva<br />
a nessuno di assisterlo durante le<br />
riparazioni. Allora Jackson ha <strong>la</strong>sciato<br />
perdere il FRAP: «Sai, se mi<br />
22<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
succede qualcosa del genere durante<br />
un tour è davvero un casino.<br />
Così sono passato al Trance Audio<br />
[Acoustic Lens] che praticamente<br />
ha lo stesso principio del FRAP».<br />
Successivamente gli chiedo<br />
com’è arrivato alle chitarre Teisco<br />
(a Bologna un anno fa l’ho visto<br />
usare per tre pezzi proprio una Teisco<br />
Del Rey da 150 dol<strong>la</strong>ri, e il suono<br />
era stupefacente). E lui, facendo<br />
un sorrisetto ironico, mi chiede se<br />
ultimamente avevo visto Ry Cooder<br />
dal vivo. Al che gli rispondo<br />
che l’avevo visto proprio lo scorso<br />
anno a Roma e che mi aveva colpito<br />
una Telecaster baritona stranissima…<br />
Jackson si mette a ridere e<br />
dice: «Sì, proprio quel<strong>la</strong>! Sai qual è<br />
il segreto di quel<strong>la</strong> chitarra? Il pick<br />
up Teisco: Ry lo ha montato pure<br />
sul<strong>la</strong> Coodercaster [<strong>la</strong> Strato più<br />
usata da Cooder, che ha anche un<br />
pickup Oahu Lap Steel al manico]».<br />
Poi Jackson e Dianna rimangono<br />
colpiti dai blocchi di marmo di Carrara<br />
e poco dopo il jet <strong>la</strong>g ha il sopravvento;<br />
JB è arrivato da Santa<br />
Monica con uno scalo a Barcellona<br />
per prendere Dianna…<br />
La sera siamo a cena insieme a<br />
Roy McAlister con famiglia e al nostro<br />
caro amico Paolo. Roy vuol fare<br />
una sorpresa e porta in albergo sei<br />
chitarre di sua costruzione, tre mie<br />
e tre di Paolo. Io prendo subito in<br />
mano <strong>la</strong> nuova ‘Roy SmeckAlister’<br />
di Paolo, battezzata cosi proprio da<br />
Jackson, in adirondack e mogano:<br />
davvero un gran suono. Ma, mentre<br />
mi sto dilettando, vedo una mano<br />
che afferra <strong>la</strong> chitarra e me <strong>la</strong> strappa<br />
letteralmente via; mi giro e vedo<br />
Jackson sorridente che dice: «Questa<br />
<strong>la</strong> suono io!» Tira fuori un plettro<br />
e si mette a suonare di fianco a me:<br />
<strong>la</strong> chitarra suona molto meglio, al<strong>la</strong><br />
faccia di chi ancora non crede che<br />
le mani contano nel suono! Quello<br />
che mi sorprende è quanto JB<br />
suoni pesante: pensavo di avere<br />
io una mano pesante, ma lui suona<br />
davvero molto più forte di me,<br />
porta le chitarre veramente al limite<br />
e – ripeto – le chitarre in mano sua<br />
suonavano proprio meglio… Avere<br />
lui vicino che accenna “Barricades
of Heaven”, “Time the Conqueror”,<br />
“These Days”, “For Everyman”…<br />
mi faceva sentire in paradiso. Ogni<br />
tanto Paolo ed io ci guardavamo e<br />
non credevamo ai nostri occhi.<br />
Jackson quindi chiede a Roy a<br />
che punto è <strong>la</strong> replica del<strong>la</strong> Gibson<br />
CF-100. In effetti è da un po’ che<br />
ne sento par<strong>la</strong>re da Roy, il quale<br />
non glie<strong>la</strong> voleva fare perché a suo<br />
dire le tre originali che ha Jackson,<br />
scelte tra oltre trenta, sono strepitose.<br />
Roy comunque dice che<br />
glie<strong>la</strong> porterà ad uno dei due concerti<br />
che JB terrà nello stato di Washington<br />
a fine luglio, anche perché<br />
deve far provare una chitarra a David<br />
Lindley. E aggiunge una novità<br />
dell’ultima ora: dato che Jackson<br />
ha tre CF-100 strepitose, che si sta<br />
appassionando alle LG-2 e che <strong>la</strong><br />
LG-2 è di base una CF-100 senza<br />
<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> mancante, Roy si è ‘inventato’<br />
un altro modello di chitarra da<br />
sottoporgli, basato sul<strong>la</strong> LG-2 ma<br />
un po’ più lunga e <strong>la</strong>rga, con attacco<br />
del manico al XIII tasto, fasce e<br />
fondo in mogano, sca<strong>la</strong> corta.<br />
La prova continua con una Rick<br />
Ruskin Signature Model, praticamente<br />
una replica delle Gurian<br />
che oltre trent’anni fa avevano sia<br />
Paul Simon che JB. Poi, quando<br />
quest’ultimo prende in mano <strong>la</strong> mia<br />
00-45, Roy prontamente gli chiede<br />
se <strong>la</strong> vuole portare sul palco il sabato,<br />
visto che è anche microfonata.<br />
Lui <strong>la</strong> suona ancora un po’, ma<br />
non risponde…<br />
Estasiati si va poi a cena, e quando<br />
gli faccio provare un Amarone<br />
con i controfiocchi, spa<strong>la</strong>nca gli<br />
occhi ed esc<strong>la</strong>ma: «This wine is<br />
terrific!» Allora gliene porto due<br />
bottiglie, che si porterà poi via in<br />
valigia. Jackson è proprio a suo<br />
agio, scherza moltissimo con i figli<br />
di Roy, è loquace e ri<strong>la</strong>ssato, apprezza<br />
davvero tanto i piatti a base<br />
di pesce dell’hotel. Durante <strong>la</strong> cena<br />
succede qualcosa di veramente<br />
simpatico: alcuni fan mi avevano<br />
detto che Jackson era vegano (i<br />
vegani sono gli ultras dei vegetariani),<br />
cosa che ho poi riferito a Roy,<br />
che è rimasto molto sorpreso. Al<br />
che, dopo i vari antipasti di pesce<br />
Jackson Browne all’Acoustic<br />
Guitar Meeting di Sarzana<br />
e carne e i vari secondi sempre di<br />
pesce che Jackson si era gustato,<br />
Roy si è avvicinato a me con un<br />
sorriso sornione e mi ha sussurrato:<br />
«Vegan my ass!»<br />
Dopo aver mangiato, Jackson<br />
chiede esplicitamente di andare in<br />
Fortezza, perché vuol vedere John<br />
Gorka suonare. Appena entrati ci<br />
accoglie Alessio Ambrosi, che finalmente<br />
ha il piacere di stringergli <strong>la</strong><br />
mano e lo accompagna a <strong>la</strong>to del<br />
palco principale. Noto che in quel<br />
momento Jackson cambia faccia,<br />
diventa molto serio e ho avuto <strong>la</strong><br />
sensazione che si trasformasse nel<br />
professionista che è. Appena alcuni<br />
fan lo hanno notato, ho sentito una<br />
gran pressione, perché dovevamo<br />
assolutamente evitargli situazioni<br />
spiacevoli: <strong>la</strong> privacy per Jackson<br />
è <strong>la</strong> priorità assoluta. Nonostante<br />
sia nascosto nell’ombra, alcuni<br />
si avvicinano, ma lui in ogni caso<br />
ha un saluto per tutti. Così, ad un<br />
certo punto, mi faccio coraggio e<br />
gli dico che avevo piacere di presentargli<br />
un ‘ragazzo’ che ha avuto<br />
23<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
ar<br />
un impatto importante sul<strong>la</strong> chitarra<br />
acustica in Italia; al suo benestare<br />
faccio un cenno al nostro Andrea<br />
Carpi, che si avvicina e i due iniziano<br />
a par<strong>la</strong>re: bastano due minuti<br />
per toccare i temi del<strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura,<br />
che Jackson confessa di non aver<br />
mai compreso appieno, e delle accordature<br />
aperte, a proposito delle<br />
quali raccomanda un libro che è<br />
“profondamente connesso con l’intero<br />
universo” e che approfondisce<br />
in modo efficace il rapporto tra scale<br />
e accordi: The Tao of Tunings – A<br />
Map to the World of Alternate Tunings<br />
(Hal Leonard, 2008) di Mark<br />
Shark, di cui ricorda in partico<strong>la</strong>re le<br />
col<strong>la</strong>borazioni con John Trudell.<br />
Poi è il momento di John Gorka,<br />
a cui fa tantissimi complimenti<br />
e a cui poi non risparmia app<strong>la</strong>usi<br />
quando sale sul palco. Appena<br />
terminato il set di Gorka, chiede<br />
subito di andarsene prima che si<br />
accendano le luci. Arriviamo quindi<br />
in albergo e ci si dà appuntamento<br />
per <strong>la</strong> mattina successiva sul tardi,<br />
perché voleva “esercitare <strong>la</strong> voce”<br />
In concerto con <strong>la</strong> Gibson LG-2<br />
(foto di Alfonso Giardino)
ar<br />
per un paio d’ore.<br />
Verso le 13 di sabato ci ritroviamo<br />
al ristorante e ripetiamo <strong>la</strong> ‘performance<br />
gastronomica’ del<strong>la</strong> sera<br />
precedente. Comincia a raccontarmi<br />
di un Les Paul anni ’50 pagato<br />
85.000 dol<strong>la</strong>ri e subito interviene<br />
Dianna: «Quando Jackson compra<br />
una chitarra non ti puoi sbagliare:<br />
arriva a casa con un sorriso incredibile<br />
e capisci che ne ha combinata<br />
una delle sue… Dopo un po’ mi<br />
confessa infatti che gli è successa<br />
una cosa bellissima, cioè che si è<br />
comprato una chitarra!»<br />
Dopo pranzo si va in Fortezza,<br />
dove il buon Alessio lo prende ‘in<br />
consegna’. Così io vado a dare<br />
un saluto ai vari amici di Fingerpicking.net,<br />
che non vedevo da una<br />
vita, poi mi avvicino allo stand di<br />
Roy McAlister dove trovo una ressa<br />
incredibile: infatti c’è Jackson<br />
che sta suonando varie chitarre,<br />
tra cui un paio di Gibson d’annata<br />
di Andrea Bagnasco, liutaio e<br />
In concerto con <strong>la</strong> McAlister 00-45<br />
Vintage Series (foto di Alfonso Giardino)<br />
Jackson Browne all’Acoustic<br />
Guitar Meeting di Sarzana<br />
grande appassionato ed esperto<br />
di chitarre vintage. Jackson poi<br />
comprerà da Andrea una LG-2<br />
davvero splendida.<br />
Durante il giro del<strong>la</strong> Fortezza accade<br />
proprio quello che temevamo:<br />
un paio di fan estremamente<br />
esuberanti si avvicinano con pacche<br />
sulle spalle, ur<strong>la</strong>ndo cose del<br />
tipo: «Dai Jackson, facciamo una<br />
foto!» Jackson non fa una piega e<br />
sottovoce dice loro: «Va bene, ma<br />
per favore non attirate l’attenzione<br />
del<strong>la</strong> gente». E come se avesse<br />
par<strong>la</strong>to a un muro, uno dei due<br />
grida: “Ahò, chi mi fa <strong>la</strong> foto con<br />
Jackson?» Allora Alessio ed io facciamo<br />
un tagliafuori degno del miglior<br />
Meneghin e portiamo via JB,<br />
che di lì a poco farà il soundcheck.<br />
Per il soundcheck JB si porta sul<br />
palco <strong>la</strong> sua LG-2 e <strong>la</strong> mia McAlister<br />
00-45. Quando <strong>la</strong> prova, non<br />
trovando dove attaccare <strong>la</strong> tracol<strong>la</strong>,<br />
mi dice nel microfono: «Andrea, no<br />
guitar strap?» Per fortuna qualcuno<br />
24<br />
chitarra chitarra acustica acustica 1 1 nov.duemi<strong>la</strong>dieci<br />
duemi<strong>la</strong>undici<br />
dei tecnici gli porta una tracol<strong>la</strong>,<br />
che legherà al<strong>la</strong> paletta.<br />
Si va al ristorante con Dianna,<br />
Roy e <strong>la</strong> sua famiglia. Quando entriamo<br />
c’era un sacco di gente che<br />
stava guardando <strong>la</strong> finale di Champions<br />
League di calcio. JB si ricorda<br />
che giocava <strong>la</strong> mia squadra: al<br />
suo arrivo, per rompere il ghiaccio e<br />
sapendo che veniva da Madrid, gli<br />
avevo chiesto se aveva incontrato<br />
molti italiani in aeroporto, visto che<br />
c’era una finale di Coppa. Allora mi<br />
dice: «Non vai a vedere <strong>la</strong> partita?»<br />
Gli rispondo che preferivo stare con<br />
loro, e comunque entro mezz’ora<br />
saremmo dovuti ritornare in Fortezza.<br />
Ma lui non sente ragioni, si alza,<br />
mi prende sottobraccio e mi porta<br />
davanti al<strong>la</strong> TV dicendo: «Adesso<br />
spiegami cosa sta succedendo»…<br />
Vedere <strong>la</strong> finale di Champions del<strong>la</strong><br />
propria squadra con Jackson Browne<br />
sottobraccio è difficile da credere<br />
pure per me, ma è successo.<br />
Dopo cena lui chiede espressamente<br />
di tornare un po’ prima in<br />
Fortezza, perché vuole vedere <strong>la</strong><br />
performance di Victoria Vox. Appena<br />
finita <strong>la</strong> performance di Victoria,<br />
lo accompagno nel camerino e lui<br />
comincia a ‘scaldarsi’, prima con<br />
<strong>la</strong> chitarra (“Time the Conqueror”,<br />
“The Road”, “For Everyman”, “Barricades<br />
of Heaven” e lick vari) poi<br />
con <strong>la</strong> voce. Quando comincia a<br />
cantare rimango a bocca aperta:<br />
una potenza incredibile! Jackson<br />
spingeva di brutto con il diaframma<br />
e tirava fuori un volume di voce<br />
pazzesco, un volume che sicuramente<br />
non ti aspetti da un uomo di<br />
circa sessanta chili di peso.<br />
Il premio e l’esibizione<br />
Ore 22.30: showtime! Prendiamo<br />
l’ascensore insieme, Jackson<br />
si sistema <strong>la</strong> camicia, chiede a<br />
Dianna come sta, poi quando arriviamo<br />
a <strong>la</strong>to del palco chiede di<br />
poter verificare le chitarre prima di<br />
essere chiamato. Al che Alessio<br />
fa fare una pausa di cinque minuti<br />
prima di chiamare sul palco Massimo<br />
Caleo, il simpaticissimo sindaco<br />
di Sarzana, appassionatissimo<br />
di musica, che consegnerà il
premio “Corde & Voci per Dialogo<br />
& Diritti” a JB. Il sindaco poi, quasi<br />
ur<strong>la</strong>ndo, ringrazierà Roy McAlister<br />
per aver aiutato Alessio Ambrosi<br />
nell’impresa di portare Jackson al<br />
festival di Sarzana.<br />
Finita <strong>la</strong> cerimonia arriva il momento<br />
che i fan, venuti veramente<br />
da tutta Italia, stavano aspettando:<br />
Jackson imbraccia <strong>la</strong> sua Gibson<br />
e inizia una sempre toccante “For<br />
Everyman”. A dir <strong>la</strong> verità all’inizio<br />
del pezzo si nota qualche incertezza:<br />
infatti, incredibile a dirsi,<br />
Jackson è davvero emozionato.<br />
Finito il primo pezzo cambia chitarra,<br />
prende <strong>la</strong> mia McAlister 00-45<br />
e inizia l’inconfondibile arpeggio<br />
di “These Days”. Segue poi una<br />
struggente “Barricades of Heaven”.<br />
E chiude il set quel<strong>la</strong> che JB<br />
chiama una sorta di preghiera, “Far<br />
from the Arms of Hunger”. Il pubblico<br />
lo richiama a gran voce per<br />
un bis, che concederà: «Questa<br />
è una canzone che ho scritto veramente<br />
tanti anni fa!» Si tratta di<br />
“Take It Easy”, con il pubblico entusiasta<br />
che batte le mani a tempo<br />
e canta il ritornello…<br />
Ciao ‘little brother’<br />
Dopo i saluti si torna in camerino,<br />
dove ci si intrattiene con Roy<br />
e altri amici, poi si va in albergo.<br />
Mentre siamo in macchina metto<br />
sul lettore cd Blood on the Tracks,<br />
e Jackson e Dianna canticchiano<br />
dietro a Dy<strong>la</strong>n. Quando arriviamo<br />
in albergo, gli dico che l’episodio<br />
successo con quel fan nel pomeriggio<br />
mi aveva fatto sentire a disagio,<br />
e lui: «Andrea, mi dispiace<br />
tantissimo averti causato questo<br />
disturbo. Le persone che mi stanno<br />
vicino subiscono questo genere<br />
di pressione e vorrei evitarlo in<br />
tutti modi, ma purtroppo succede.<br />
Infatti oggi è anche successo<br />
che qualcuno mi riprendesse con<br />
<strong>la</strong> videocamera mentre ero con<br />
Dianna, e questo è inaccettabile.<br />
Dianna ed io ti ringraziamo tantissimo<br />
per esserti preso cura di noi<br />
in questi giorni, sei stato davvero<br />
gentile». Appena Jackson mi dice<br />
queste cose, mi viene in mente <strong>la</strong><br />
Jackson Browne all’Acoustic<br />
Guitar Meeting di Sarzana<br />
definizione che dà di lui David Crosby:<br />
«Se il bufalo sta morendo di<br />
fame o il vicino rimane senza luce<br />
elettrica, arriva subito <strong>la</strong> chiamata<br />
di Jackson». E Nash di rimando:<br />
«Non c’è niente che non faremmo<br />
per questo ragazzo quando ci<br />
chiama». Non a caso anche Randy<br />
Newman in una canzone dal titolo<br />
emblematico, “A Piece of the Pie”,<br />
scrive: «E se ne fregano tutti tranne<br />
Jackson Browne […] Bono è in<br />
Africa – non è mai qua / Il paese<br />
volta i propri occhi solitari verso<br />
chi? / Jackson Browne».<br />
La domenica è il giorno dei saluti,<br />
e durante il check out incontriamo<br />
al<strong>la</strong> reception Beppe Gambetta,<br />
che presento subito a Jackson come<br />
“un orgoglio musicale italiano”.<br />
Durante il viaggio verso l’aeroporto<br />
telefoniamo ad Alessio: Jackson<br />
lo ringrazia per l’invito, per quello<br />
che sta facendo per <strong>la</strong> musica, gli<br />
dice che si è trovato benissimo,<br />
che l’AGM è uno dei festival più<br />
belli a cui abbia mai partecipato, e<br />
che per questo gli farà tantissima<br />
pubblicità negli Stati Uniti. All’aeroporto<br />
di Pisa ci si abbraccia come<br />
vecchi amici: lo ringrazio per <strong>la</strong> sua<br />
disponibilità e ci salutiamo dicendoci<br />
che “ci vedremo on the road”.<br />
Ciao little brother!<br />
Appunti finali sul ‘guitar freak’<br />
Jackson Browne è un vero e proprio<br />
‘guitar freak’. Ha moltissime<br />
chitarre e, in partico<strong>la</strong>re, moltissime<br />
chitarre acustiche. Bellissima fu <strong>la</strong><br />
battuta di Bonnie Raitt durante un<br />
concerto insieme, riferendosi al<strong>la</strong><br />
lunga fi<strong>la</strong> di chitarre che JB aveva<br />
sul palco: «Ecco il miglior modo per<br />
usare il legno: fare chitarre da far<br />
suonare a Jackson Browne!»<br />
E di ogni chitarra Jackson ha scoperto<br />
le peculiarità e l’accordatura<br />
che <strong>la</strong> fa suonare al meglio. JB usa<br />
moltissime accordature alternative,<br />
perché «ogni chitarra vuole essere<br />
accordata in un certo modo» e<br />
perché «con un’accordatura puoi<br />
trasformare una canzone (vedi come<br />
ha trasformato un pezzo come<br />
“Looking East” accordando <strong>la</strong> chitarra<br />
in CGDGDD); inoltre perché gli<br />
25<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
ar<br />
piacciono sonorità «piene», e a volte<br />
deve arrangiare con <strong>la</strong> chitarra canzoni<br />
che sono state scritte ed eseguite<br />
al pianoforte; oppure perché<br />
spesso va in tour da solo e deve riarrangiare<br />
pezzi che esegue di solito<br />
con <strong>la</strong> band. Suona molti pezzi con<br />
chitarre accordate mezzo tono sotto<br />
e a volte usa un’accordatura appresa<br />
da John Leventhal, in Sol aperto<br />
ma con <strong>la</strong> sesta corda in Do.<br />
In tour Jackson Browne si porta<br />
un vero e proprio ‘armamentario’<br />
e, come il suo amico David Crosby,<br />
non ha problemi a montare pickup<br />
su chitarre di 70-80 anni fa. Le sue<br />
preferite sono:<br />
– due Gibson Roy Smeck Stage<br />
Deluxe degli anni ’30, una accordata<br />
mezzo tono sotto e l’altra un<br />
tono sotto.<br />
Poi sul palco di solito porta anche:<br />
– una riedizione Gibson Roy Smeck<br />
Stage Deluxe del 1994;<br />
– tre Gibson CF-100 degli anni ’50<br />
(una accordata in Re minore, una<br />
in Mi bemolle minore e una in Re);<br />
– una CF-100E accordata in Sol;<br />
– una Martin 00-17 degli anni ’50<br />
(in C# G# D# G# D# D#);<br />
– una Martin D-41 degli anni ’70 in<br />
accordatura standard;<br />
– una Epiphone Troubadour del ’66<br />
accordata in Mi bemolle minore;<br />
– una McAlister Crosby Model in<br />
accordatura standard;<br />
– una McAlister Roy SmeckAlister<br />
accordata mezzo tono sotto, usata<br />
in fingerpicking;<br />
– una McAlister baritona;<br />
– una Ryan Mission Grand Concert<br />
accordata in Sol.<br />
Le sue corde preferite sono le<br />
D’Addario. Su tutte le chitarre<br />
monta pick up Trance Audio Acoustic<br />
Lens T3 e, quando suona da<br />
solo, usa anche un microfono Neumann<br />
KM 184 e un ampli Fender<br />
Bandmaster.<br />
Ma queste sono solo le chitarre<br />
acustiche che si porta in tour…<br />
Lascia un commento
ar artisti<br />
John Gorka a Sarzana<br />
Incontro con un cantautore-chitarrista di punta del nuovo folk<br />
Lauro Luppi<br />
Questo maggio ho avuto il piacere<br />
di partecipare al mio secondo<br />
Acoustic Guitar Meeting di Sarzana.<br />
Considerando <strong>la</strong> mia prima<br />
visita, pregustavo già <strong>la</strong> magnifica<br />
settimana che mi aspettava con<br />
i miei cari amici italiani, con le<br />
belle chitarre e <strong>la</strong> musica dal vivo<br />
del festival. Quest’anno ho portato<br />
con me mia moglie e i miei<br />
due figli per far loro assaporare<br />
le bellezze naturali e storiche… il<br />
cibo e <strong>la</strong> cultura d’Italia e <strong>la</strong> sua<br />
In concerto al Meeting di Sarzana<br />
(foto di Tiziano Gagliardi,<br />
Circolo Fotografico Sarzanese)<br />
splendida gente. Non mi aspettavo<br />
però di avere il privilegio di conoscere<br />
un cantautore americano<br />
che ammiravo da anni, John Gorka.<br />
L’ho visto in concerto diverse<br />
volte negli Stati Uniti… posseggo<br />
diversi suoi cd… abbiamo anche<br />
molti amici in comune. Ho spesso<br />
pensato a lui come a un tesoro<br />
dell’America, uno tra i più grandi<br />
compositori contemporanei di<br />
canzoni… ma non l’avevo mai<br />
incontrato. Il caso ha voluto che<br />
26<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
fosse in un’antica fortezza dell’Italia<br />
settentrionale, dove ho avuto<br />
finalmente l’opportunità di stringergli<br />
<strong>la</strong> mano e dirgli di persona<br />
quanto io ami <strong>la</strong> sua musica.<br />
Uno dei vantaggi del mio <strong>la</strong>voro<br />
di liutaio è di poter incontrare musicisti<br />
che ammiro e aver l’onore<br />
di dir loro personalmente quanto<br />
<strong>la</strong> loro musica significhi per me.<br />
Ma aver incontrato John Gorka<br />
quest’anno a Sarzana è stato molto<br />
di più. John ed io, insieme al<strong>la</strong><br />
mia famiglia, abbiamo passato tre<br />
giorni assieme, contornati amorevolmente<br />
da un gruppo splendido<br />
di amici speciali. Abbiamo condiviso<br />
momenti toccanti nel corso di<br />
riunioni private e pranzi casalinghi.<br />
Dopo ogni pranzo John prendeva<br />
<strong>la</strong> sua chitarra e, senza che nessuno<br />
glielo chiedesse, ci suonava<br />
qualche sua canzone. È quello che<br />
ha fatto… è quello che voleva fare.<br />
È stata un’esperienza che mi ha<br />
colpito e che mi è rimasta dentro.<br />
Non dimenticherò mai quei giorni<br />
e… dagli sguardi di quei pochi che<br />
hanno avuto <strong>la</strong> fortuna di far parte<br />
di quei momenti, posso dire che<br />
non sarò il solo.<br />
Delle tante cose che mi aspettavo<br />
da Sarzana, questa esperienza<br />
inaspettata è quel<strong>la</strong> che più risplenderà<br />
tra i miei ricordi. Grazie John!<br />
(Roy McAlister, Gig Harbor, 9<br />
giugno 2010)<br />
Miglior presentazione dell’artista<br />
credo non potesse essere espressa,<br />
scritta da uno che di cantautori<br />
se ne intende, almeno credo!<br />
Pertanto, ogni intenzione o tentativo<br />
di presentare John Gorka può<br />
essere messo tranquil<strong>la</strong>mente nel<br />
cassetto o postposto a quanto ha<br />
scritto chi, bisogno di tante presentazioni<br />
certo non ha… Tuttavia
iteniamo (plurale ‘plurale’, non<br />
‘maiestatis’) utile e doveroso completare<br />
i servizi sul<strong>la</strong> XIII edizione<br />
dell’Acoustic Guitar Meeting di<br />
Sarzana presentando John Gorka<br />
sia in modo un po’ ‘didascalico’,<br />
sia successivamente in modo meno<br />
scontato in quanto, d’accordo<br />
con lo stesso artista e con il nostro<br />
‘capitano’ Andrea Carpi, percorrere<br />
un binario diverso, raccontare<br />
una storia, una storia di amicizia,<br />
intimità, sensibilità e… treni (sicuramente<br />
uno di troppo), può fornire<br />
una chiave di lettura diversa,<br />
nuova, anche se saldamente legata<br />
al<strong>la</strong> grande tradizione del nostro<br />
strumento. Del resto, sapete<br />
benissimo come il cuore pulsante<br />
di Sarzana non sia soltanto <strong>la</strong> chitarra,<br />
ma <strong>la</strong> gente che si incontra<br />
e che <strong>la</strong> vive.<br />
Perché John Gorka<br />
Potrei iniziare semplicemente<br />
dicendo “perché è John Gorka”:<br />
perché personalmente lo ritengo<br />
uno dei pochissimi in grado di<br />
proseguire <strong>la</strong> grande tradizione<br />
del<strong>la</strong> canzone d’autore a un livello<br />
paragonabile a quello dei grandi<br />
c<strong>la</strong>ssici, perché è cantautore per<br />
cantautori, mai sopra le righe, mai<br />
scontato, perché è cantastorie e<br />
chitarrista dotato di tecnica poco<br />
più che elementare ma estremamente<br />
efficace, in grado di colpire<br />
proprio per <strong>la</strong> leggerezza con cui<br />
accompagna una voce splendida e<br />
perché, aspetto di importanza fondamentale,<br />
al recente Meeting di<br />
Sarzana ha colpito profondamente<br />
tutti i presenti, nessuno escluso.<br />
Per questo ritengo, ma non sono<br />
il solo, che l’apertura del Meeting<br />
al<strong>la</strong> canzone d’autore sia un<br />
aspetto fondamentale da considerare<br />
per il movimento del<strong>la</strong> chitarra<br />
acustica tutta.<br />
Cosa segna<strong>la</strong>re<br />
Sarò sincero, non troverete<br />
un’incisione che è una che non<br />
valga i soldi che costa, a testimoniare<br />
una serie di pubblicazioni di<br />
livello qualitativo sempre molto alto.<br />
Anche nel caso in cui il nostro<br />
ha registrato con una band, questa<br />
mai è sopra le righe, sempre al<br />
servizio dell’artista e del<strong>la</strong> canzone.<br />
Non parliamo poi del<strong>la</strong> qualità delle<br />
registrazioni: se osservate le etichette<br />
per cui John ha pubblicato<br />
e pubblica tuttora, riconoscerete<br />
due etichette che hanno fatto del<strong>la</strong><br />
qualità un vero e proprio manifesto.<br />
Irrinunciabili sono tutti i dischi<br />
registrati per <strong>la</strong> Red House, a cui<br />
deve essere aggiunto il Land of<br />
the Bottom Line che ne diffuse il<br />
talento purissimo. Qualcuno un<br />
po’ di maniera (After Yesterday e<br />
Old Future’s Gone) in cui si tentò<br />
<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> ‘Americana’ o del ‘New<br />
Country’, via che fu causa di fraintendimento<br />
dell’artista, che si vide<br />
etichettato un po’ in tutti i modi,<br />
specie in seguito agli anni trascorsi<br />
a Nashville e alle col<strong>la</strong>borazioni con<br />
Nancy Griffith. Sappiate che John<br />
Gorka nel 1996 decise di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong><br />
Windham Hill, complice <strong>la</strong> tendenza<br />
dell’etichetta ad essere, per gli<br />
intenti dell’autore, un filino troppo<br />
‘commerciale’. Inoltre, le radici in<br />
New Jersey (a poche uscite dopo<br />
sul<strong>la</strong> NJ Turnpike vive quell’altro<br />
italo-ir<strong>la</strong>ndese, quello che scrisse<br />
di ‘fabbriche e oscurità’… ) e le<br />
tematiche delle canzoni fecero sì<br />
che John Gorka fosse etichettato<br />
persino come il nuovo Springsteen:<br />
beh, nul<strong>la</strong> di più sbagliato; qui<br />
siamo al<strong>la</strong> presenza di una carriera<br />
e di una forma di canzone che,<br />
pur rispettando i canoni tradizionali<br />
del<strong>la</strong> canzone d’autore americana,<br />
è del tutto originale.<br />
Ma… sì, c’è un ma: John Gorka<br />
è artista da palco, per <strong>la</strong> gente,<br />
pare trovarsi maggiormente a<br />
proprio agio di fronte o in mezzo a<br />
delle persone che sono pronte ad<br />
ascoltare le sue storie (ci arriveremo).<br />
John Gorka potrebbe porsi<br />
nelle migliori condizioni di fronte<br />
al<strong>la</strong> bolgia impazzita di uno stadio<br />
così come a poche persone presenti<br />
in una stanza, e l’effetto sarebbe<br />
esattamente lo stesso, identico:<br />
toccare ciascuno dei presenti<br />
in un modo profondo ed efficace,<br />
ottenendone l’immediato silenzio<br />
teso ad ascoltare l’unica cosa che<br />
27<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
John Gorka<br />
a Sarzana<br />
ar<br />
conta, le canzoni, cantate da una<br />
delle voci sicuramente più belle del<br />
panorama musicale attuale.<br />
A costo di fare a cazzotti con chi<br />
vi precede nel<strong>la</strong> fi<strong>la</strong> per accaparrarsi<br />
l’ultima copia disponibile, dovete<br />
avere il dvd The Gypsy Life, a<br />
qualunque costo… ne vale <strong>la</strong> pena,<br />
tanto il male fisico poi passa. Come<br />
definirlo? Concerto privato, ‘concept<br />
concert’… non lo so, so solo<br />
che una volta inserito il prezioso<br />
dischetto nel lettore, <strong>la</strong> prima cosa<br />
che sorprende è l’atmosfera intima<br />
del contesto: un tappeto, qualche<br />
pianta, qualche microfono, una<br />
chitarra, un mandolino, un pianoforte<br />
e un basso elettrico (suonato<br />
da Michael Manring). E poi? Poi…<br />
<strong>la</strong> chitarra acustica che suona come<br />
una… chitarra di legno, il basso<br />
caldo e naturale che suona come<br />
un basso e <strong>la</strong> voce sorprendente<br />
per <strong>la</strong> presenza e <strong>la</strong> pulizia, tale da<br />
rendere il gruppetto presente lì dietro<br />
a voi. Tecnicamente par<strong>la</strong>ndo<br />
il dvd è una meraviglia: non ci sono<br />
riverberi e<strong>la</strong>stici, equalizzazioni<br />
pesanti, compressioni… macché,<br />
il tutto suona in modo assolutamente<br />
e finalmente naturale, in un<br />
modo splendido che rende onore a<br />
uno dei più grandi cantautori oggi<br />
viventi. Poche cose, ma quelle giuste<br />
nel momento giusto e al posto<br />
giusto, una serie di canzoni che inducono<br />
il sottoscritto a una perversa<br />
ricerca di aggettivi, peraltro inutile<br />
in quanto nessuno renderebbe<br />
onore a un documento così bello e<br />
così prezioso.<br />
Un po’ di storia<br />
Del<strong>la</strong> discografia di John Gorka<br />
abbiamo già detto. Vediamo ora di<br />
capire i perché (o provarci almeno)<br />
che portano un personaggio qui in<br />
Italia semisconosciuto ad essere<br />
considerato uno dei maggiori cantautori<br />
in attività.<br />
Gli inizi lo vedono studente di<br />
Storia e Filosofia ed ospite fisso nel<br />
locale di Godfrey Daniels, una delle<br />
istituzioni musicali del<strong>la</strong> parte orientale<br />
del<strong>la</strong> Pennsylvania: un piccolo<br />
caffè e sa<strong>la</strong> d’ascolto di quartiere<br />
che, come spesso accadeva, si
ar<br />
John Gorka<br />
a Sarzana<br />
trovava ad esser ritrovo di amanti<br />
del<strong>la</strong> musica e musicisti. Ben<br />
presto l’artista ‘residente’ John<br />
Gorka incontra Stan Rogers, Eric<br />
Andersen, Tom Paxton e C<strong>la</strong>udia<br />
Schmidt, ricevendone influenze e<br />
ispirazioni. Logica conseguenza<br />
il successivo trasferimento a New<br />
York City, dove Jack Hardy del circolo<br />
Folk Fast (un terreno fertile per<br />
molti importanti singer-songwriter)<br />
diviene una potente fonte di educazione<br />
e di incoraggiamento.<br />
Seguono appuntamenti importanti<br />
come il Kerrville Folk Festival in<br />
Texas (dove ha vinto il New Folk<br />
Award nel 1984) e Boston, ambienti<br />
in cui <strong>la</strong> sua voce baritonale<br />
e <strong>la</strong> sua scrittura molto intima iniziano<br />
ad affermarsi definitivamente.<br />
La Red House, sempre in cerca<br />
di talenti, lo mette sotto contratto<br />
nel 1987 e <strong>la</strong> pubblicazione del primo<br />
album, nello stesso anno, è un<br />
successo sia di pubblico che di critica,<br />
che gli favorisce il passaggio<br />
al<strong>la</strong> Windhan Hill di William Ackerman<br />
nel 1989. In sette anni vengono<br />
pubblicati cinque album: Land<br />
of the Bottom Line (uno dei miei<br />
preferiti), Jack’s Crows, Temporary<br />
Road, Out of the Valley e Between<br />
Dopopranzo con gli amici a Sarzana<br />
(foto di Andrea Fabi)<br />
Five and Seven, mentre Rolling<br />
Stone lo indica come «il preminente<br />
singer-songwriter maschile del<br />
nuovo movimento folk».<br />
Nel 1998, dopo sette anni di Windham<br />
Hill/High Street, John sente il<br />
bisogno di un cambiamento e decide<br />
di tornare alle sue radici musicali<br />
con <strong>la</strong> Red House Records: scelta<br />
determinata in parte dall’onestà artistica<br />
che l’etichetta rappresenta,<br />
in un settore dove il business del<strong>la</strong><br />
musica troppo spesso ha <strong>la</strong> precedenza.<br />
Come dice lo stesso John,<br />
«<strong>la</strong> Red House mette al primo posto<br />
<strong>la</strong> musica, come me, ed è un<br />
buon posto in cui stare».<br />
Il marchio di Gorka<br />
Il disco After Yesterday rappresenta<br />
il primo frutto di quel<strong>la</strong> riunione<br />
e riflette il costante impegno<br />
di John Gorka nel cercare una dimensione<br />
artigianale del<strong>la</strong> scrittura,<br />
semplice e diretta. Chi conosce<br />
John Gorka da più tempo ritroverà<br />
il marchio di John costituito da una<br />
liricità ed una attenzione ai dettagli<br />
in grado di evocare efficacemente<br />
un tempo, un luogo, una persona<br />
o una gamma di emozioni. Ma sono<br />
presenti in esso anche tracce<br />
28<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
di nuove direzioni musicali, con<br />
l’aggiunta delle percussioni, archi,<br />
pianoforte, elementi che verranno<br />
ripresi e raffinati in ogni elemento<br />
del<strong>la</strong> sua discografia.<br />
Tentando di focalizzare, possiamo<br />
affermare senza tema di smentita<br />
che John Gorka è uno scrittore<br />
profondamente autobiografico: <strong>la</strong><br />
serenità interiore di cui gode gli<br />
permette di condividere, senza<br />
paura, anche i recenti cambiamenti<br />
nel<strong>la</strong> sua vita (il matrimonio, <strong>la</strong><br />
paternità, il viaggio verso il Minnesota)<br />
raffigurati in immagini come<br />
in “Cypress Trees”, “After Yesterday”<br />
e “When He Cries”. Possiamo<br />
notare una coscienza indurita,<br />
racchiusa in “Wisdom”, ma ogni<br />
canzone è un piccolo capo<strong>la</strong>voro<br />
in quanto pervasa da storia e studi<br />
di carattere: “Amber Lee”, “Silvertown”<br />
e “Zuly”. Ogni canzone<br />
per John Gorka ha un’importanza<br />
fondamentale e potrebbe essere<br />
pubblicata anche ‘a so<strong>la</strong>’ tanto è<br />
profonda, tanto stuzzica l’immaginazione<br />
e l’introspezione.<br />
Qui troviamo quello che è forse il<br />
limite di John Gorka: i suoi dischi,<br />
intesi come pubblicazioni di raccolte<br />
di inediti, non sono mai di facile<br />
ascolto, richiedono quell’attenzione<br />
che merita ogni quadro, anche<br />
piccolo. La profondità che mette in<br />
ogni suo verso richiede un’attenzione<br />
che, oggi, in molti non sono<br />
in grado di mantenere, in quanto<br />
Gorka risulta abile nel coniugare<br />
nelle proprie opere una misce<strong>la</strong> di<br />
poesia, introspezione, umorismo<br />
(circo<strong>la</strong> un video splendido del<strong>la</strong><br />
canzone “I’m from New Jersey”<br />
in cui John alza il braccio come<br />
quell’altro, sempre del NJ…).<br />
Senza dubbio una lunga strada<br />
dagli inizi in quel caffè di Godfrey<br />
Daniels ed una strada altrettanto<br />
lunga da percorrere ancora. Al<strong>la</strong><br />
base di tutto, John Gorka è ancora<br />
fiero di far parte di quel<strong>la</strong> ‘tradizione<br />
popo<strong>la</strong>re’ che vede nel<strong>la</strong><br />
musica acustica non una tendenza,<br />
non una moda, ma un’espressione<br />
profonda e intelligente del<strong>la</strong><br />
vita quotidiana.
Perché John Gorka dunque?<br />
Cosa ricevo dal conoscere John<br />
Gorka? Cosa mi rimane da questo<br />
incontro che io non abbia tentato<br />
di trasmettere? Mo lto di non<br />
spiegabile, molto di soggettivo,<br />
non raccontabile se non ricorrendo<br />
al ‘gusto personale’. In ogni<br />
caso sappiate che John Gorka è<br />
in grado di aprire porte di cui chi<br />
si trova ad incrociarne le canzoni<br />
Discografia<br />
Album in studio<br />
I Know, Red House Records, 1987<br />
Land of the Bottom Line, Windham Hill/High Street, 1990<br />
Jack’s Crows, Windham Hill/High Street, 1991<br />
Temporary Road, Windham Hill/High Street, 1992<br />
Out of the Valley, Windham Hill/High Street, 1994<br />
Between Five and Seven, Windham Hill/High Street, 1996<br />
After Yesterday, Red House Records, 1998<br />
The Company You Keep, Red House Records, 2001<br />
Old Futures Gone, Red House Records, 2003<br />
Writing in the Margins, Red House Records, 2006<br />
So Dark You See, Red House Records, 2009<br />
Antologie<br />
Pure John Gorka, Windham Hill, 2006<br />
Minialbum<br />
Motor Folkin’, Windham Hill/High Street, 1994<br />
ignora persino l’esistenza, e di trasmettere<br />
emozioni che originano il<br />
dubbio quasi retorico del: «È successo<br />
davvero?» Già… non esiste<br />
chitarra in una stanza che lui non<br />
riesca ad accarezzare, non esiste<br />
persona nel<strong>la</strong> stessa stanza che lui<br />
non riesca a toccare, commuovendo<strong>la</strong><br />
di quel<strong>la</strong> commozione sincera<br />
e spontanea. Un’immagine mi<br />
porto dentro, una delle più care di<br />
29<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
John Gorka<br />
a Sarzana<br />
ar<br />
questi quarantaquattro anni di vita:<br />
un uomo quasi in fuga da quel<strong>la</strong><br />
stanza, un uomo di pari sensibilità<br />
che, ca<strong>la</strong>ti gli occhiali da sole sugli<br />
occhi lucidi di <strong>la</strong>crime, ha proferito<br />
poche ma significative parole: «Io<br />
costruisco chitarre per questo»…<br />
Ed è successo davvero.<br />
DVD<br />
The Gypsy Life (AIX Records, 2007)<br />
Lascia un commento<br />
Altre raccolte<br />
Vecchie registrazioni si trovano sul Fast Folk Musical<br />
Magazine, mentre le bellissime “I Saw a Stranger<br />
with Your Hair” e “Christmas Bells” le trovate anche<br />
rispettivamente su AA.VV., Legacy – A Collection of<br />
New Folk Music (Windham Hill, 1989) e AA.VV., On A<br />
Winter’s Solstice – Vol. III (Windham Hill, 1990).<br />
Siti di riferimento<br />
http://johngorka.com<br />
http://home.kpn.nl/f2hjhmvanvliet156/home.html<br />
[da quest’ultimo potete scaricare gratuitamente<br />
una quantità di materiele notevole, file audio e video<br />
messi a disposizione dagli appassionati e dallo stesso<br />
artista, brani già editi, inediti o versioni di brani famosi]
LYRICS<br />
ar<br />
Sapete bene che il gusto personale<br />
è insindacabile… ma consentitemi<br />
di segna<strong>la</strong>re qualche<br />
canzone tra le tante splendide.<br />
Can’t Get over It<br />
I can’t get over it<br />
Better go around<br />
Can’t get around it<br />
I better go down<br />
Can’t get under so<br />
I better go up<br />
And start all over again<br />
I really didn’t know<br />
Didn’t get to say goodbye<br />
And though it still hurts<br />
Don’t know if I’ll ever cry<br />
I can’t find words so<br />
I shake my head and I<br />
Try to start over again<br />
There’s trouble if you stay<br />
And sorrow if you go<br />
Seems like you leave too fast<br />
Or you check out way too slow<br />
Seems like every path<br />
Leads to something I don’t know<br />
Over and over again<br />
Feel like I’m running under water<br />
I’m in way up over my head<br />
God bless the sons and the<br />
daughters<br />
Whose fate has not been set<br />
Non ne vengo a capo<br />
Meglio girare attorno<br />
Non riesco a girarci attorno<br />
Meglio andar giù<br />
Non riesco ad andare sotto<br />
Quindi meglio salire<br />
E ricominciare tutto da capo<br />
Veramente non sapevo<br />
Non sono riuscito a dire addio<br />
E sebbene faccia ancora male<br />
Non so se piangerò mai<br />
Non trovo le parole così<br />
Scuoto <strong>la</strong> testa e<br />
provo a ricominciare<br />
È un problema se resti<br />
E un dolore se vai<br />
John Gorka<br />
a Sarzana<br />
Sembra come se te ne vada via<br />
troppo in fretta<br />
O passi al<strong>la</strong> cassa troppo<br />
lentamente<br />
Sembra come se ogni strada<br />
Conduca a qualcosa che non<br />
conosco<br />
In continuazione<br />
Mi sembra di correre sott’acqua<br />
Ci sono dentro fin sopra <strong>la</strong> testa<br />
Dio benedica i figli e le figlie<br />
Il cui destino non sia segnato<br />
The Mercy of the Wheels<br />
I heard a train calling<br />
Through the middle of the night<br />
I heard the whistle<br />
And the mercy of the wheels<br />
It’s a hand to mouth existence<br />
In a mouth to nothing world<br />
I was longing<br />
For the way I used to feel<br />
I’d like to catch a train<br />
That could go back in time<br />
That could make alot of stops<br />
Along the way<br />
I would go to see me Father<br />
With the eyes he left behind<br />
I would go for all the words<br />
I’d like to say<br />
And I’d take along a sandwich<br />
And a picture of my girl<br />
And show them all<br />
That I made out ok<br />
I heard a train calling<br />
Through the middle of the night<br />
And I wondered if I<br />
Should have gotten on<br />
‘Cause a train knows where it’s<br />
going<br />
And when it’s time to go<br />
And that it looks best<br />
When it’s already gone<br />
I heard a train calling<br />
Through the middle of a dream<br />
And I wandered through the<br />
weeds<br />
As it went by<br />
Oh the trains they have the<br />
numbers<br />
The nicknames and the nights<br />
30<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
They know it’s ok<br />
To run away and cry<br />
Ho sentito il richiamo di un treno<br />
Nel mezzo del<strong>la</strong> notte<br />
Ho sentito il fischio<br />
E <strong>la</strong> grazia delle ruote<br />
È un’esistenza grama<br />
In un mondo che non dice nul<strong>la</strong><br />
Desideravo<br />
Sentirmi come un tempo<br />
Mi piacerebbe prendere un treno<br />
Che possa tornare indietro nel<br />
tempo<br />
Che possa fare tante fermate<br />
Lungo <strong>la</strong> strada<br />
Andrei a trovare mio padre<br />
Con gli sguardi che ha <strong>la</strong>sciato<br />
dietro<br />
Andrei per tutte le parole<br />
Che vorrei dire<br />
E porterei un sandwich<br />
E una foto del<strong>la</strong> mia ragazza<br />
E farei vedere a tutti<br />
Che me <strong>la</strong> sono cavata bene<br />
Ho sentito il rumore di un treno<br />
Nel mezzo del<strong>la</strong> notte<br />
E mi sono chiesto<br />
Se sarei dovuto salire<br />
Perché un treno sa dove sta<br />
andando<br />
E quando è il momento di andare<br />
E che sembra meglio<br />
Quando è già andato<br />
Ho sentito il richiamo di un treno<br />
Nel mezzo di un sogno<br />
E ho girovagato tra l’erbaccia<br />
Mentre passava<br />
Oh i treni hanno i numeri<br />
I soprannomi e le notti<br />
Sanno che possono<br />
Correre via e piangere.
ar artisti<br />
Standing at the Crossroads<br />
Un tranquillo weekend al festival di Eric C<strong>la</strong>pton<br />
Stefan Grossman<br />
Mentre ero in Tasmania ho ricevuto<br />
una e-mail da Eric C<strong>la</strong>pton che<br />
mi chiedeva se volevo partecipare<br />
al suo Crossroads Guitar Festival.<br />
Non vedevo Eric da quarant’anni.<br />
Lo avevo incontrato <strong>la</strong> prima volta<br />
quando avevamo suonato entrambi<br />
al Rock’n’Roll Show di Murray The<br />
K, che si era tenuto per dieci giorni<br />
al Paramount Theatre di Brooklyn.<br />
Quattro concerti al giorno con<br />
ogni gruppo che doveva suonare<br />
un pezzo. C’erano anche gli Who e<br />
vederli distruggere i propri strumenti<br />
quattro volte al giorno era veramente<br />
esi<strong>la</strong>rante! Quando sono arrivato<br />
a Londra, due mesi dopo, le uniche<br />
persone che conoscevo erano Eric<br />
e Ginger Baker. Andavamo in giro a<br />
suonare e a par<strong>la</strong>re delle nostre cose.<br />
Perciò il fatto di ritrovarci di nuovo<br />
mi divertiva, anche se partecipare a<br />
un evento con così tanti numeri uno<br />
del<strong>la</strong> chitarra elettrica mi intimidiva<br />
un po’. (foto 2)<br />
Mi è stato chiesto di fare alcuni<br />
pezzi da solo e due in duo con Keb’<br />
Mo’, oltre ad un seminario di 40 minuti<br />
sul palco del<strong>la</strong> Ernie Ball al Guitar<br />
Vil<strong>la</strong>ge. (foto 3)<br />
Avevo conosciuto Keb’ ad un<br />
Namm Show, e mi era piaciuta <strong>la</strong> sua<br />
voce e <strong>la</strong> sua musicalità. In cartellone<br />
c’era anche Bert Jansch, che non vedevo<br />
da dieci anni. (foto 4)<br />
Pino Daniele era un altro artista che<br />
avrei voluto incontrare. Avevo ascoltato<br />
<strong>la</strong> sua musica quand’ero in Italia,<br />
e mi piacevano <strong>la</strong> sua voce, le sue<br />
canzoni e il suo modo di suonare.<br />
(foto 5)<br />
C’era anche Earl Klugh, di cui avevo<br />
seguito <strong>la</strong> musica per anni.<br />
(foto 6)<br />
Robert Randolph e <strong>la</strong> sua band erano<br />
un altro gruppo che volevo ascoltare.<br />
Poi ovviamente c’erano le icone del<br />
blues elettrico: Jeff Beck, Buddy Guy,<br />
Robert Cray, Jonny Lang, Joe Bonamassa,<br />
James Burton, Dereck Trucks,<br />
perfino gli ZZ Top, e chiaramente Eric<br />
e Steve Windwood. Oltre alle pop star<br />
John Mayer e Sheryl Crow.<br />
Faceva caldo, ma veramente caldo<br />
32<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
allo stadio Toyota Park di Chicago.<br />
Venerdì è stato il giorno più bello. Ci<br />
sono state le prove dalle 10 di mattina<br />
fino alle 11 di sera. Jo è venuta con<br />
me e avevamo anche due dei nostri<br />
figli e mio nipote Noah. E in più alcuni<br />
amici con i propri figli. È stato un<br />
bellissimo weekend per stare insieme<br />
genitori e figli. Abbiamo tutti assistito<br />
alle prove e ai vari sound check.<br />
Un’atmosfera molto ri<strong>la</strong>ssata per gli<br />
artisti, mentre gli addetti al palco e al<br />
service audio e video hanno <strong>la</strong>vorato<br />
duro per far funzionare il tutto.<br />
Io e Keb’ abbiamo provato “Mississippi<br />
Blues” e “Roll and Tumble Blues”<br />
vicino ai nostri camerini. Abbiamo provato<br />
diversi arrangiamenti e dopo circa<br />
un’ora avevamo pronti i nostri duetti.<br />
Fortuna che c’era l’aria condizionata<br />
nell’area dei camerini e del<strong>la</strong> mensa<br />
degli artisti! Siamo stati anche fortunati<br />
ad avere come rifugio lo stand del<strong>la</strong><br />
Fender, che aveva un grande schermo<br />
12’ x 20’ dove si proiettavano le partite<br />
del campionato mondiale di calcio.<br />
Con Eric, David (mio figlio) e Noah (mio<br />
nipote) abbiamo guardato <strong>la</strong> squadra<br />
degli Stati Uniti lottare per <strong>la</strong> vittoria,
ma al<strong>la</strong> fine soccombere malgrado<br />
tutte le nostre ur<strong>la</strong>. (foto 7)<br />
I musicisti ‘acustici’, Keb’ Mo’, Bert<br />
ed io abbiamo fatto il sound check<br />
dopo tutti i gruppi. Erano le 10 di sera<br />
passate e abbiamo potuto sistemare<br />
so<strong>la</strong>mente i livelli dei monitor e non<br />
tutto l’insieme. (foto 8)<br />
Photogallery<br />
C<strong>la</strong>pton osserva <strong>la</strong> vecchia Stel<strong>la</strong> di Grossman<br />
Bert Jansch al soundcheck<br />
Infatti il mio suono da solo, sabato,<br />
era pessimo, con rientri e interruzioni.<br />
Fortunatamente le cose sono migliorate<br />
in duo con Keb’ Mo’. (foto 9)<br />
Un venerdì e sabato impegnativi,<br />
ma molto piacevoli. Del resto cosa<br />
33<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Standing at the<br />
Crossroads<br />
Il seminario sul palco del<strong>la</strong> Ernie Ball<br />
Pino Daniele con Grossman<br />
ar<br />
c’è di meglio che trascorrere un po’<br />
di tempo con i vecchi amici, i propri<br />
figli e i musicisti che avresti sempre<br />
voluto ascoltare?<br />
Lascia un commento
ar<br />
Photogallery<br />
Grossman e Earl Klugh<br />
Grossman e Keb’ Mo’ al soundcheck<br />
Standing at the<br />
Crossroads<br />
34<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Grossman e C<strong>la</strong>pton seguono <strong>la</strong> partita Stati Uniti-Ghana<br />
Grossman e Keb’ Mo’ i concerto
ar artisti<br />
La chitarra-arpa di John Doan<br />
Un moderno bardo dell’Oregon<br />
a cura di Sergio Bianco, traduzioni di Pierangelo Chiodaroli<br />
Anche quest’anno si è rinnovata<br />
<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra il Six Bars<br />
Jail 1 di Firenze e <strong>la</strong> Pro Loco di<br />
Rigomagno 2 in provincia di Siena,<br />
in occasione dell’annuale festa “Il<br />
Colle degli Ulivi” giunta al<strong>la</strong> trentottesima<br />
edizione. L’anno scorso il<br />
Six Bars Jail aveva portato nel piccolo<br />
borgo medievale senese due<br />
grandi del<strong>la</strong> chitarra acustica europea:<br />
il nostro Franco Morone e il<br />
tedesco Peter Finger. Quest’anno,<br />
a rappresentare <strong>la</strong> chitarra fingerstyle<br />
nel ricco programma di eventi<br />
del festival, è stato lo statunitense<br />
John Doan. Di passaggio in Italia<br />
per partecipare al<strong>la</strong> Convention<br />
ADGPA di Conegliano, Doan si è<br />
offerto con nostro grande piacere<br />
di suonare per il Six Bars Jail e, vista<br />
<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità del repertorio e<br />
gli strumenti proposti, lo scenario<br />
di Rigomagno ci è sembrato l’ideale.<br />
John è uno dei pochi maestri<br />
del<strong>la</strong> chitarra-arpa a 20 corde e da<br />
anni ha approfondito e divulgato lo<br />
studio di questo antico strumento,<br />
proponendo nei suoi concerti un<br />
repertorio affascinante in gran parte<br />
dominato dalle arie e dalle melodie<br />
del<strong>la</strong> tradizione celtica, di cui<br />
è profondo conoscitore. Il concerto<br />
si è tenuto lo scorso 20 giugno<br />
nel<strong>la</strong> cornice del<strong>la</strong> bellissima chiesa<br />
di San Marcellino nel<strong>la</strong> piazza<br />
principale del paese, davanti a un<br />
pubblico numeroso ed estasiato<br />
dalle magiche atmosfere proposte<br />
da questo moderno bardo<br />
dell’Oregon, il quale ha incantato<br />
gli spettatori – oltre che con <strong>la</strong> chitarra-arpa<br />
– anche con aneddoti<br />
e racconti del<strong>la</strong> letteratura e del<strong>la</strong><br />
mitologia ir<strong>la</strong>ndese.<br />
In attesa di recarsi al<strong>la</strong> Convention<br />
di Conegliano, John Doan è<br />
rimasto a Rigomagno per alcuni<br />
altri giorni e ha soggiornato, ospite<br />
di Riccardo Luchi del Six Bars<br />
Jail, in un caso<strong>la</strong>re in pietra tra gli<br />
olivi delle splendide colline senesi,<br />
dove pochi fortunati lo hanno<br />
continuato a sentir suonare e improvvisare<br />
seducenti melodie, che<br />
ci aspettiamo di trovare nei suoi<br />
prossimi <strong>la</strong>vori. Da questo breve<br />
soggiorno è nata inoltre un’inaspettata<br />
amicizia tra noi del Six<br />
Bars Jail e John Doan con sua<br />
moglie Deirdra. E non poteva essere<br />
altrimenti, vista <strong>la</strong> semplicità e<br />
<strong>la</strong> simpatia di queste due persone.<br />
John, entusiasta del clima che ha<br />
trovato e dell’accoglienza ricevuta,<br />
ha chiesto poco prima di salutarci<br />
di far parte del<strong>la</strong> nostra associazione,<br />
per cui adesso compare nel<br />
nostro sito web tra i membri del<br />
Six Bars Jail. La cosa ovviamente<br />
ci rende molto orgogliosi. Durante<br />
il suo soggiorno toscano è nata<br />
infine l’idea di questa intervista,<br />
allo scopo di saperne di più sul<strong>la</strong><br />
sua musica e sugli strani strumenti<br />
che suona, nel<strong>la</strong> speranza che<br />
ciò possa avvicinare anche altri<br />
appassionati del fingerstyle verso<br />
questo genere musicale.<br />
36<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
L’intervista<br />
La curiosità ci porta a chiederti<br />
come accade che ci si avvicini ad<br />
uno strumento così partico<strong>la</strong>re come<br />
una chitarra-arpa?<br />
In un mondo sempre più pieno<br />
di cose fatte a macchina, tutte<br />
uguali, ho trovato rigenerante celebrare<br />
l’insolito. Sono cresciuto<br />
a Venice in California, un posto<br />
ispirato da Venezia in Italia. Credo<br />
che <strong>la</strong> bellezza e l’insolito mi<br />
sembrassero andare a braccetto<br />
quando ero giovane e quando, da<br />
teenager, suonavo una 12 corde<br />
e un’elettrica a doppio manico in<br />
un gruppo rock. Più tardi, mentre<br />
studiavo musica all’università, fui<br />
introdotto al<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica. Mi<br />
piaceva molto <strong>la</strong> musica per liuto e<br />
rimanevo a bocca aperta di fronte<br />
al suono di tutte quelle corde.<br />
Quando, in seguito, ho trovato<br />
una chitarra-arpa vecchia di un<br />
secolo sul<strong>la</strong> parete di un negozio<br />
di strumenti musicali, ho sentito<br />
il richiamo del<strong>la</strong> sua bel<strong>la</strong> forma e<br />
dell’insolita collezione di corde in<br />
più. Ero curioso fino a soffrirne e<br />
volevo trasformare il suo abbandono<br />
e il suo silenzio in qualcosa<br />
John Doan
di vivo e vibrante. Fare musica sul<strong>la</strong><br />
chitarra-arpa è stata, e continua<br />
ad essere, un’avventura.<br />
Qual è l’origine del<strong>la</strong> chitarraarpa?<br />
Te <strong>la</strong> sei fatta costruire seguendo<br />
il modello di altri strumenti,<br />
oppure è stata costruita su tue<br />
indicazioni originali? Quale accordatura<br />
si usa?<br />
La chitarra-arpa era popo<strong>la</strong>re<br />
negli Stati Uniti tra il 1890 e gli anni<br />
venti. Veniva suonata nelle orchestre<br />
di mandolini, negli spettacoli<br />
di vaudeville e nei salotti. In Europa<br />
<strong>la</strong> chitarra-arpa ha cominciato a<br />
essere popo<strong>la</strong>re a partire dal 1840<br />
ed è cresciuta in popo<strong>la</strong>rità agli inizi<br />
del 1900 soprattutto in Germania<br />
e in Italia. Pasquale Taraffo è<br />
uno dei grandi maestri italiani dello<br />
strumento agli inizi del XX secolo. 3<br />
Per quel che concerne il mio<br />
strumento, l’ho commissionato a<br />
John Sullivan nel 1986 con <strong>la</strong> supervisione<br />
e il progetto di Jeffrey<br />
Elliot di Port<strong>la</strong>nd nell’Oregon. Jeffrey<br />
ha realizzato chitarre per Julian<br />
Bream, Ralph Towner e altri;<br />
mi eccitava vedere come avrebbe<br />
affrontato <strong>la</strong> sfida posta dal numero<br />
di corde e come sarebbe<br />
riuscito a soddisfare i miei requisiti<br />
di equilibrio tonale, usando corde<br />
di acciaio. Sebbene il progetto sia<br />
basato su quello delle chitarre-arpa<br />
Knutsen, Dyer e Gibson di un<br />
secolo prima, è stato completamente<br />
modificato per ottenere uno<br />
strumento che suoni con lo stesso<br />
volume su tutta <strong>la</strong> sua estensione<br />
(come il pianoforte). È considerata<br />
<strong>la</strong> ‘prima chitarra-arpa moderna’<br />
dei nostri giorni. Ne sono state<br />
fatte un sacco di copie e recentemente<br />
è apparsa sul<strong>la</strong> copertina<br />
del<strong>la</strong> rivista American Lutherie. 4<br />
Dal punto di vista del<strong>la</strong> tecnica,<br />
qual è <strong>la</strong> differenza per chi suona<br />
una tradizionale chitarra a 6 corde<br />
o una a 20? Esiste una letteratura<br />
in materia per chi volesse cimentarsi,<br />
oppure l’unica strada è quel<strong>la</strong><br />
dell’autodidattica?<br />
La <strong>versione</strong> a 20 corde del<strong>la</strong><br />
chitarra-arpa che suono io è praticamente<br />
una chitarra con corde<br />
in aggiunta su entrambi i <strong>la</strong>ti. Sul<br />
manico centrale si può utilizzare<br />
<strong>la</strong> tecnica con cui ci si sente più<br />
a proprio agio sul<strong>la</strong> chitarra tradizionale.<br />
Ho trovato utile utilizzare<br />
<strong>la</strong> tecnica del liuto per <strong>la</strong> mia mano<br />
destra dove, invece di allineare le<br />
nocche delle dita con le corde, arrivo<br />
quasi ad allineare le dita con le<br />
corde. Questo mi consente di arrivare<br />
meglio sia ai bassi liberi che<br />
ai superacuti, e dà un suono più<br />
caldo alle corde pizzicate.<br />
Riguardo allo studio del<strong>la</strong> chitarra-arpa,<br />
ogni anno organizzo<br />
dei corsi a luglio a casa mia, dove<br />
ospito allievi che vengono per<br />
studiare da ogni parte del mondo.<br />
Insegno diversi esercizi su scale,<br />
intervalli e diteggiature degli accordi.<br />
Sono anche disponibili gli spartiti<br />
del<strong>la</strong> musica che ho registrato<br />
negli anni, se qualcuno mi vuole<br />
scrivere per chiederli. Inoltre ho realizzato<br />
un dvd intito<strong>la</strong>to In Search<br />
of the Harp Guitar [Fisher-King<br />
Productions, 2005], che mostra <strong>la</strong><br />
storia, i fabbricanti e i musicisti che<br />
suonano questo strumento. 5<br />
Ma fondamentalmente, si deve<br />
prendere in mano <strong>la</strong> chitarra-arpa e<br />
divertirsi. Suonar<strong>la</strong> come piace ed<br />
esplorare un mondo nel quale si è<br />
completamente immersi nel suono.<br />
E dal punto di vista interpretativo?<br />
Ti abbiamo sentito suonare<br />
anche “Purple Haze” di Jimi Hendrix:<br />
questo vuol dire che si può far<br />
tutto su questo strumento, oltre al<br />
repertorio celtico-ir<strong>la</strong>ndese che ovviamente<br />
sembra il più adatto?<br />
Suono diversi stili di musica sul<strong>la</strong><br />
chitarra-arpa, fondamentalmente<br />
ogni stile che si possa suonare<br />
su una chitarra tradizionale. La<br />
chitarra-arpa ti dà più risonanza,<br />
estensione e comodità. Ciò a cui<br />
non pensano di solito i chitarristi è<br />
che sul<strong>la</strong> chitarra, per ottenere una<br />
nota, occorre far due cose contemporaneamente:<br />
pizzicare con<br />
<strong>la</strong> mano destra e premere in corrispondenza<br />
dei tasti con <strong>la</strong> sinistra.<br />
Sul<strong>la</strong> chitarra-arpa si può semplicemente<br />
pizzicare un basso libero<br />
o un superacuto, e <strong>la</strong> mano sinistra<br />
37<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
La chitarra-arpa<br />
di John Doan<br />
ar<br />
è libera di suonare qualsiasi cosa<br />
sul<strong>la</strong> tastiera, senza restare fissa<br />
in una posizione per tenere premuta<br />
una nota dei bassi o mantenere<br />
una nota del<strong>la</strong> linea melodica<br />
quando bassi e armonia potrebbero<br />
cambiare. Amo il fingerstyle, <strong>la</strong><br />
musica c<strong>la</strong>ssica, il rock, <strong>la</strong> musica<br />
ir<strong>la</strong>ndese e altro, e a volte combino<br />
gli stili per dire qualcosa che immagino<br />
musicalmente.<br />
A proposito del repertorio dominante<br />
nel<strong>la</strong> tua produzione discografica,<br />
abbiamo constatato dal<br />
vivo che tu hai una grandissima<br />
conoscenza del<strong>la</strong> musica, ma anche<br />
del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> tradizione<br />
dei paesi di origine celtica: da dove<br />
nasce il tuo interesse per questo<br />
filone? Hai origini ir<strong>la</strong>ndesi?<br />
Cerco di essere prima di tutto<br />
un musicista e poi un chitarrista o<br />
un chitarra-arpista. Credo che <strong>la</strong><br />
musica abbia un significato e così,<br />
spesso, mi trovo a scrivere di ciò<br />
che agita il mio cuore e <strong>la</strong> mia anima<br />
mentre cerco di dare un senso<br />
al mondo che mi circonda. Tendo<br />
a sviluppare i miei <strong>la</strong>vori musicali<br />
attorno a un concetto, così i miei<br />
album non sono solo una collezione<br />
di brani per chitarra ma un<br />
tentativo di capire qualcosa.<br />
Il mio cd natalizio Wrapped in<br />
White – Visions of Christmas Past<br />
[Hearts O’ Space, 1995] cerca di<br />
infondere nuova vita a vecchi brani<br />
natalizi, utilizzando dozzine di<br />
strumenti vecchi di un secolo in<br />
La chitarra-arpa di John Doan
ar<br />
La chitarra-arpa<br />
di John Doan<br />
nuovi arrangiamenti e in medley,<br />
che spesso sono trascritti per<br />
orchestra da camera o piccoli<br />
ensemble. Lo spettacolo televisivo<br />
con questa musica, A Victorian<br />
Christmas with John Doan<br />
[OPB, 1993], è stato nominato<br />
agli Emmy Awards come “Best<br />
Entertainment Special of the Year”<br />
[‘Miglior programma di intrattenimento<br />
dell’anno’]. 6 In questo<br />
programma cerco di ricreare un<br />
tempo in cui i musicisti intrattenevano<br />
veramente se stessi e<br />
gli altri, prima che le macchine lo<br />
facessero per noi. È spesso una<br />
rive<strong>la</strong>zione per il pubblico il fatto<br />
che noi viviamo sempre meno attivamente<br />
le nostre vite, e invece<br />
guardiamo altri farlo nei film, negli<br />
eventi sportivi, nei concerti…<br />
I miei album Eire – Isle of the<br />
Saints [Hearts O’ Space, 1997],<br />
che ha vinto il titolo di “Miglior album<br />
celtico dell’anno”, e Wayfarer<br />
– Ancient Paths to Sacred P<strong>la</strong>ces<br />
[Hearts O’ Space, 1999] sono degli<br />
schizzi musicali che ho fatto sul<br />
luogo, in Ir<strong>la</strong>nda e nelle Isole Britanniche,<br />
e che raccontano <strong>la</strong> vita e i<br />
tempi di San Patrizio. La storia di<br />
questi luoghi, che ho raccontato in<br />
musica, era così interessante che<br />
mi sono trovato a voler ridare vita<br />
al<strong>la</strong> tradizione da cantastorie dei<br />
vecchi bardi ir<strong>la</strong>ndesi nei miei concerti.<br />
Questo dà vita al<strong>la</strong> musica e<br />
aiuta il pubblico a seguire e ad apprendere<br />
dal suo significato.<br />
Per quel che riguarda le mie origini<br />
celtiche, sicuramente in me<br />
c’è qualcosa di ir<strong>la</strong>ndese. Il mio<br />
cognome Doan viene da “Dun”,<br />
uno dei sei nomi celtici con cui<br />
si indicava una collina fortificata.<br />
Forse è per questo che mi sono<br />
sentito così a mio agio sul<strong>la</strong> collina<br />
fortificata di Rigomagno… ma in<br />
realtà credo che sia stata <strong>la</strong> meravigliosa<br />
e calorosa gente etrusca<br />
che mi ha fatto innamorare del<strong>la</strong><br />
vostra collina fortificata!<br />
Hai in cantiere nuovi progetti<br />
musicali?<br />
Nel corso di un faticoso <strong>la</strong>voro<br />
di ricerca sul<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> chitarraarpa,<br />
ho scoperto dieci opere per<br />
arpa-lira scritte da Fernando Sor.<br />
La cosa sorprendente è non soltanto<br />
che questi brani siano estremamente<br />
dolci e lirici, ma anche<br />
che non siano più stati rappresentati<br />
in pubblico dal 1830! Mi sono<br />
John Doan Lascia un commento<br />
38<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
sentito come Indiana Jones che<br />
riscopre una musica dimenticata<br />
per uno strumento dimenticato… 7<br />
Da quel momento mi sono appassionato<br />
al<strong>la</strong> musica di Sor e ho<br />
trovato lo strumento che, sotto <strong>la</strong><br />
sua supervisione, è stato costruito<br />
nel 1819 a Londra come copia<br />
del<strong>la</strong> sua chitarra da concerto.<br />
Quindi ho scritto un album tributo<br />
a Sor su questo strumento, usando<br />
il suo linguaggio musicale, instaurando<br />
una conversazione con<br />
lui attraverso i secoli. È una musica<br />
molto romantica e tra le più<br />
delicate che io abbia scritto fino a<br />
oggi.<br />
Dopo questo progetto porterò<br />
a termine un altro album intito<strong>la</strong>to<br />
Icons of the Sixties, che comprenderà<br />
versioni per chitarra-arpa di<br />
brani di Jimi Hendrix, Jim Morrison,<br />
Paul McCartney e altri.<br />
Ringraziamo il Six Bars Jail<br />
(www.sixbarsjail.it) per il contributo<br />
dato al<strong>la</strong> realizzazione di questa<br />
intervista.<br />
Note<br />
1 http://www.sixbarsjail.it.<br />
2 http://www.rigomagno.it.<br />
3 http://www.harpguitars.net/p<strong>la</strong>yers/taraffo/taraffo.htm.<br />
4 I disegni sono stati pubblicati<br />
e possono essere acquistati su<br />
Internet all’indirizzo http://www.<br />
luth.org/p<strong>la</strong>ns/harp.htm.<br />
5 Per saperne di più circa i corsi,<br />
gli spartiti e il dvd citati in questo<br />
paragrafo, potete consultare il sito<br />
http://www.johndoan.com.<br />
6 Il filmato è contenuto, insieme<br />
all’altro special televisivo A<br />
Christmas to Remember with<br />
John Doan (OPB, 1991), nel dvd<br />
Christmas Combo disponibile<br />
all’indirizzo http://www.johndoan.<br />
com/products.html.<br />
7 John Doan ha interpretato queste<br />
dieci composizioni nel cd The<br />
Lost Music Of Fernando Sor, Tapestry,<br />
2008.
c recensioni<br />
Daniele Bazzani<br />
Untitled 2010<br />
Fingerpicking.net<br />
«Best unknown guitar talents out<br />
there? There’s a guy from Italy called<br />
Daniele Bazzani, who p<strong>la</strong>ys well, really<br />
well». Paro<strong>la</strong> di Tommy Emmanuel. La<br />
domanda è: chi sono io per smentire<br />
lo stel<strong>la</strong>re Tommy? Nessuno: soprattutto<br />
perché non c’è alcuna ragione<br />
per dar corso ad una smentita. Anzi.<br />
È vero: Bazzani suona bene, davvero<br />
bene. Ma <strong>la</strong> cosa non finisce qui. C’è<br />
di più. Molto di più. E ci sono almeno<br />
altri due elementi importanti da considerare<br />
quando si ascolta il suo <strong>la</strong>voro:<br />
<strong>la</strong> scrittura e <strong>la</strong> strada. Partirei dal<strong>la</strong><br />
seconda, anche perché mi sembra<br />
rivesta un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong><br />
nascita, nello sviluppo e nel<strong>la</strong> maturazione<br />
del<strong>la</strong> prima. Con strada intendo<br />
sia il percorso personale di Bazzani,<br />
ricco – malgrado l’età – di esperienze<br />
professionali importanti e certamente<br />
significative, in Italia e all’estero, sia il<br />
valore che il concetto di ‘strada’ ha<br />
nelle radici del fare musica con <strong>la</strong> chitarra<br />
e nel<strong>la</strong> cultura che tali radici hanno<br />
determinato in questi ultimi, ormai,<br />
cento anni. La strada come simbolo<br />
esistenziale, dunque, ma anche come<br />
punto di osservazione e luogo privilegiato<br />
dell’esecuzione e del<strong>la</strong> creazione<br />
musicale. Quel<strong>la</strong> stessa strada<br />
(tanto dolorosa, quanto luminosa) attraverso<br />
<strong>la</strong> quale nonno blues ha dato<br />
al<strong>la</strong> luce i tre grandi papà del<strong>la</strong> musica<br />
‘popo<strong>la</strong>re’ contemporanea: jazz, rock<br />
e pop. C’è molta di questa strada<br />
nei piedi, negli occhi, nel<strong>la</strong> testa, nel<br />
cuore e nelle dita di Daniele Bazzani<br />
e non credo sia un caso che le immagini<br />
del<strong>la</strong> copertina siano intrise di<br />
riferimenti a lei. Impossibile non notare<br />
(oltre al<strong>la</strong> strada stessa, al <strong>la</strong>to del<strong>la</strong><br />
quale il chitarrista al<strong>la</strong>rga le braccia<br />
al<strong>la</strong> folgorazione dell’ispirazione, in<br />
uno stilema c<strong>la</strong>ssico dell’iconografia<br />
blues) tutta una serie di richiami simbolici,<br />
che rimandano istantaneamente<br />
al concetto stesso di ‘crossroads’<br />
– tra i più fertili di filiazioni creative – e<br />
a copertine-icona, come quel<strong>la</strong> del<br />
mitico Nashville Skyline (Bob Dy<strong>la</strong>n,<br />
1969). Sì, perché <strong>la</strong> strada di Bazzani<br />
parte certamente dal ‘delta’ di<br />
Mr. Johnson & Co., passa inequivocabilmente<br />
per <strong>la</strong> straordinaria fucina<br />
creativa di Nashville (dove tra l’altro,<br />
nel 2008, hanno smesso di vibrare le<br />
corde del grande Jerry ‘Guitar Man’<br />
Reed, al quale è certamente dedicato<br />
il bellissimo bluesy-rag “So Long,<br />
Jerry”), si bagna (a lungo) nelle rigeneranti<br />
acque di Liverpool e riscende a<br />
ritrovare misura ed equilibrio nel<strong>la</strong> dolente<br />
mediterraneità di Roma e Napoli<br />
(pregevoli le riletture di “Roma nun fa’<br />
<strong>la</strong> stupida stasera” e “Reginel<strong>la</strong>”). Un<br />
viaggio lungo il quale il nostro non perde<br />
mai di vista il senso e il gusto per<br />
un ingrediente fondamentale: <strong>la</strong> melodia.<br />
L’ingrediente che – a mio modo<br />
di vedere – marca il confine tra quanti<br />
sanno ‘cosa’ dire e non soltanto ‘come’<br />
dirlo. E una cosa è certa: Daniele<br />
Bazzani appartiene al<strong>la</strong> (circoscritta<br />
e fortunata) schiera di quei musicisti<br />
che posseggono un ‘come’ adeguato<br />
all’alto valore del ‘cosa’. Tutt’altro che<br />
facile. Tutt’altro che frequente. L’insegna<br />
luminosa che segna<strong>la</strong> <strong>la</strong> presenza<br />
di un musicista. Sebbene, naturalmente,<br />
un ascolto attento riveli come<br />
siano stati molti altri i porti intermedi<br />
toccati nel corso di una navigazione<br />
lunga (e sempre aperta alle contaminazioni<br />
con le buone vibrazioni), quelle<br />
segna<strong>la</strong>te appaiono, tuttavia, le tappe<br />
essenziali del percorso fondativo<br />
dell’espressività dell’autore e interprete<br />
di questo Untitled 2010. Una casa<br />
con molte stanze (15: roba da album<br />
doppio, soprattutto di questi tempi!):<br />
tutte diverse e tutte meritevoli di una<br />
visita e una sosta. Visita e sosta che<br />
non rischiano mai di deludere. Anzi.<br />
Forse è proprio per questo – azzardo<br />
– che l’album resta ‘Untitled’ e che<br />
il suo autore lo sig<strong>la</strong> ‘2010’, come a<br />
40<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
volerlo situare nel tempo, indicando<br />
il momento di una breve sosta, nel<strong>la</strong><br />
quale ordinare le immagini e i pensieri<br />
raccolti, per fissarli nei solchi iridati di<br />
un cd, in attesa di riprendere ciò che<br />
<strong>la</strong> musica ci chiede di fare: cercar<strong>la</strong> e<br />
crear<strong>la</strong>... along the road.<br />
Andrea Valeri<br />
Maybe<br />
Vinile Records<br />
Giuseppe Cesaro<br />
Credo sia <strong>la</strong> prima volta, in più di<br />
vent’anni di articoli sui miei incontri<br />
con <strong>la</strong> musica e i musicisti, che mi<br />
capiti di par<strong>la</strong>re del disco di un chitarrista<br />
targato anagraficamente 1991:<br />
l’età di mia figlia. Mi rendo conto che,<br />
prima o poi, doveva pur capitare, ma<br />
non nego che <strong>la</strong> cosa faccia un certo<br />
effetto. E, ascoltando le undici (belle)<br />
tracce di questo Maybe, mi fa ancora<br />
più effetto l’idea che un ragazzo di<br />
non ancora vent’anni possa mostrare<br />
un così invidiabile rapporto con <strong>la</strong> sua<br />
sei corde. Ma il talento è talento e non<br />
conosce età. Ed è del tutto evidente<br />
che, qui, del talento c’è. Non so voi,<br />
ma personalmente sono sempre felice<br />
di incontrare – anche se, per ora,<br />
solo attraverso l’acustica delle note –<br />
chitarristi come Andrea Valeri. Anche<br />
perché non si tratta di incontri così<br />
frequenti. Felice, ma anche preoccupato.<br />
Non fraintendete: preoccupato<br />
in senso positivo. Per <strong>la</strong> speranza che<br />
il talento abbia <strong>la</strong> sapienza (l’occasione,<br />
evidentemente, l’ha già avuta) di<br />
riuscire a mantenere ciò che promette.<br />
Che non è certo poco. Come diceva<br />
uno dei grandi maître à penser
ecensioni<br />
del Novecento – l’Uomo Ragno – «da<br />
un grande potere derivano grandi responsabilità».<br />
Ora, se al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “potere”<br />
sostituiamo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “talento”,<br />
cogliamo il senso di questa mia preoccupata<br />
speranza. La cosa di Andrea<br />
che colpisce sin dal primo ascolto<br />
è <strong>la</strong> straordinaria contiguità con lo<br />
strumento. Si sente subito che tra lui<br />
e lei c’è una re<strong>la</strong>zione immediata. Nel<br />
senso letterale del termine: priva di<br />
mediazioni. Ascoltandolo hai l’impressione<br />
(confermata da quanto è visibile<br />
in rete) che lo strumento sia una sorta<br />
di emanazione diretta del<strong>la</strong> persona.<br />
Come se <strong>la</strong> ‘voce di fuori’ non avesse<br />
alcuna difficoltà a dar voce al<strong>la</strong> ‘voce<br />
di dentro’. Il passaggio dal<strong>la</strong> seconda<br />
al<strong>la</strong> prima appare, infatti, quasi istantaneo.<br />
Il che è un dono. Grande. Tutto<br />
fluisce naturale, spontaneo, immediato.<br />
Tutto viene ‘facile’. O, meglio, sembra<br />
facile. Ed è proprio questa apparente<br />
facilità uno dei segni rive<strong>la</strong>tori<br />
del talento. Una facilità che, però, è<br />
moneta a due facce. Da un <strong>la</strong>to, porta<br />
spa<strong>la</strong>ncata verso <strong>la</strong> creatività; dall’altro,<br />
pericolosa tentazione di strada<br />
già compiuta, di fatica già archiviata.<br />
L’idea di possedere già ciò che – per<br />
ovvie ragioni – ancora non si può possedere.<br />
Ascoltando Maybe si sente <strong>la</strong><br />
passione, si sente il cuore (grande), si<br />
sente <strong>la</strong> vitalità (prorompente), si sente<br />
l’istinto. Si sente, cioè, che <strong>la</strong> musica e<br />
<strong>la</strong> chitarra hanno scelto Andrea. Non<br />
serve fare esempi: tutte le tracce di<br />
questo album dicono <strong>la</strong> stessa cosa:<br />
c’è un ragazzo al quale <strong>la</strong> musica<br />
‘dà del tu’, il quale, a sua volta, ‘dà<br />
del tu’ al<strong>la</strong> chitarra. Cosa vogliamo di<br />
più? Nul<strong>la</strong>. O, maybe… Veramente,<br />
se posso, una cosettina ci sarebbe:<br />
che non si <strong>la</strong>sci tentare e non tradisca<br />
questo dono. Che continui a<br />
<strong>la</strong>vorare per trovare quel delicatissimo<br />
e fondamentale equilibrio tra ciò<br />
che è in potenza (‘natura’) e ciò che<br />
sarà in atto (‘cultura’). Il mai agevole<br />
passaggio da ‘chitarrista’ ad ‘artista’.<br />
Che ricambi, cioè, ciò che <strong>la</strong> musica<br />
ha fatto scegliendo lui e che, anche<br />
lui, scelga lei. Perché <strong>la</strong> sua lingua sia<br />
sempre più sua e il valore, il senso, <strong>la</strong><br />
profondità, l’originalità del suo ‘cosa’,<br />
raggiungano presto l’immediatezza,<br />
<strong>la</strong> cristallinità, <strong>la</strong> freschezza e l’energia<br />
del suo ‘come’. Solo così, nota dopo<br />
nota, questo Maybe diventerà «Sure!»<br />
e le promesse saranno mantenute.<br />
Per il suo, e per il piacere di tutti noi.<br />
Guitar Republic<br />
Guitar Republic<br />
CandyRat Records<br />
41<br />
Giuseppe Cesaro<br />
Un disco di chitarra da non ascoltare<br />
come un disco di chitarra.<br />
Devo ammettere che all’inizio ero<br />
un po’ prevenuto. Sono legato a una<br />
concezione tradizionale e fondamentalmente<br />
melodica del<strong>la</strong> chitarra acustica,<br />
pur riconoscendo e apprezzando<br />
quanti stiano cercando, riuscendoci,<br />
nuovi percorsi, nuove soluzioni tecniche<br />
e nuove sonorità. Ho deciso,<br />
quindi, di approcciare l’ascolto di questo<br />
primo <strong>la</strong>voro del trio formato da<br />
Sergio Altamura, Stefano Barone e<br />
Pino Forastiere con semplicità, senza<br />
crearmi preconcetti, con <strong>la</strong> mente libera,<br />
facendomi accompagnare dal<strong>la</strong> loro<br />
musica mentre scrivevo al PC. Mi sono<br />
sorpreso più volte con gli occhi fissi sullo<br />
schermo e con le dita che non andavano<br />
più sul<strong>la</strong> tastiera, assorto nell’ascolto<br />
dei brani di Guitar Republic.<br />
Tutto ho pensato tranne che al<strong>la</strong><br />
chitarra.<br />
Così, le associazioni musicali e non<br />
che mi sono venute in mente durante<br />
l’ascolto potrebbero sembrare (e forse<br />
lo sono) incongruenti, inappropriate, a<br />
dir poco assurde, ma a me appaiono<br />
come rappresentative di ognuno dei<br />
nove brani che compongono il CD, un<br />
modo come un altro per descrivere le<br />
sensazioni provate.<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
rc<br />
Originale e divertente <strong>la</strong> decisione<br />
che ha portato a inserire nei titoli<br />
sempre un riferimento a “Republic” o<br />
a “GR”, un continuo gioco di parole<br />
come a voler ribadire <strong>la</strong> compattezza,<br />
l’uniformità e anche <strong>la</strong> determinazione<br />
di questo trio a proporsi come<br />
una cosa so<strong>la</strong>.<br />
”GR Airport”: in attesa del volo<br />
che dal Brasile porta al<strong>la</strong> Terra del<br />
Sol Levante, tra <strong>la</strong> fretta del<strong>la</strong> gente<br />
e gli orari di arrivi e partenze che si<br />
rincorrono.<br />
”Funky Sex Republic”: vaghi echi<br />
hendrixiani con venature ‘principesche’<br />
(non saprei come meglio riferirmi<br />
al folletto di Minneapolis!).<br />
”Republic Avenue”: un Piazzol<strong>la</strong><br />
condito da ritmi tribali.<br />
”Radio Republic”: per ricordare<br />
cosa si può ancora incontrare sul<strong>la</strong><br />
strada che da Parigi porta al Texas.<br />
”Ghetto Republic”: si ritorna ai ritmi<br />
funky, attraversando di notte vicoli<br />
bui e silenziosi.<br />
”Luna Park Republic”: ossessiva,<br />
martel<strong>la</strong>nte come il sangue pompato<br />
nelle tempie dopo una corsa sulle<br />
montagne russe.<br />
”GR Station”: ricordando Hackett,<br />
colti da improvvisa nostalgia, il carillon<br />
che non ti aspetti dopo una serata<br />
di divertimenti.<br />
”TCLD GR”: una danza ostinata,<br />
incalzante, rituale, in compagnia delle<br />
streghe al<strong>la</strong> luce dei falò.<br />
”The Rite of the Republic”: visionaria<br />
e onirica con i suoi intrecci e le<br />
voci processate.<br />
Un prodotto maturo, dal quale si<br />
percepisce il grande <strong>la</strong>voro svolto per<br />
amalgamare i diversi suoni delle tre<br />
Martin D-28, per <strong>la</strong> cura avuta negli<br />
arrangiamenti, per l’affiatamento raggiunto,<br />
con Sergio Altamura che caratterizza<br />
le varie composizioni con le<br />
sue sonorità inusuali, Stefano Barone<br />
che riveste – tra i tanti – il ruolo di elettronico<br />
del gruppo, e Pino Forastiere<br />
– il più tradizionalmente moderno dei<br />
tre, che mette al servizio degli altri <strong>la</strong><br />
sua grande tecnica chitarristica.<br />
Al<strong>la</strong> fine, ti resta una grande curiosità:<br />
come sarà dal vivo?<br />
Alfonso Giardino
st strumenti<br />
Eccoci a par<strong>la</strong>re di uno di quei<br />
prodotti che, con l’avvento delle<br />
nuove tecnologie (avrà senso<br />
chiamarle ancora ‘nuove’?), offre<br />
all’utente medio delle opzioni<br />
fino a poco tempo fa impensabili.<br />
L’oggetto in questione è un<br />
microfono a condensatore con<br />
pattern cardioide, costruito dal<strong>la</strong><br />
britannica sE Electronics<br />
(www.seelectronics.com), in partico<strong>la</strong>re<br />
il modello USB 2200A<br />
(319,00 euro di listino) dotato sia<br />
del<strong>la</strong> tradizionale uscita XLR che<br />
di una più moderna USB.<br />
A cosa serve, vi chiederete?<br />
In sintesi: possiamo collegare<br />
il 2200A a un ingresso USB del<br />
nostro computer (PC o Mac) e<br />
registrare tramite software di registrazione,<br />
mono o multitraccia<br />
non fa differenza… sEnza (notare<br />
<strong>la</strong> maiusco<strong>la</strong>…) scheda audio! E<br />
questa è <strong>la</strong> vera novità. Il 2200A<br />
viene riconosciuto come un microfono<br />
esterno, tipo quelli integrati<br />
nelle webcam, per capirci, e<br />
offre il suo segnale a qualunque<br />
programma di registrazione (o<br />
riproduzione in caso di podcast)<br />
con cui lo volessimo usare. La<br />
differenza con i prodotti fino a<br />
poco tempo fa sul mercato è <strong>la</strong><br />
qualità: microfoni a condensatore<br />
di questo tipo hanno di solito<br />
bisogno di una scheda audio e<br />
dell’alimentazione a 48 volt definita<br />
phantom; questo modello<br />
può funzionare sia in maniera<br />
tradizionale che via USB.<br />
Esempio: abbiamo un piccolo<br />
netbook e l’sE 2200A, ce ne<br />
andiamo in un campo di grano<br />
o al mare di notte (occhio al<strong>la</strong><br />
sabbia), accendiamo il portatile<br />
e re<strong>la</strong>tivo programma (il gratuito<br />
Audacity è perfetto), colleghiamo<br />
il microfono, attendiamo che<br />
venga riconosciuto dal sistema,<br />
premiamo Rec e iniziamo<br />
Microfono USB sE<br />
Electronics 2200A<br />
a registrare. Prese di corrente?<br />
Schede audio? Tecnici del suono?<br />
Sbalzi di tensione? Un lontano<br />
ricordo.<br />
Il nostro studio di registrazione<br />
è il mondo. E a che qualità! Sì,<br />
perché come potrete aver modo<br />
di ascoltare dai sample audio,<br />
nel<strong>la</strong> <strong>versione</strong> online dell’articolo,<br />
qui si fa davvero sul serio.<br />
Andiamo per ordine<br />
Va detto che non è l’unico<br />
modello sul mercato, altrimenti<br />
sembreremmo di parte: molti<br />
produttori si stanno attrezzando<br />
ed i modelli in commercio sono<br />
tanti. Noi oggi però scriviamo di<br />
questo, ringraziando <strong>la</strong> MidiWare<br />
42<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
di Roma che ce lo ha gentilmente<br />
fornito (www.midiware.com).<br />
Bel design, colori bianco e silver<br />
che lo dividono a metà, apparentemente<br />
robusto, pesa poco<br />
più di mezzo chilo. È dotato<br />
di un’estensione che ne permette<br />
l’aggancio a una tradizionale<br />
asta microfonica e i controlli,<br />
tutti sul r etro, sono: attenuatore<br />
0dB/-10dB, selettore Apple/PC<br />
per uso con sistemi diversi, filtro<br />
per tagliare le basse frequenze<br />
in caso di utilizzo podcast o simili<br />
(per l’utilizzo con <strong>la</strong> chitarra<br />
acustica lo <strong>la</strong>sceremo inattivo).<br />
L’uscita cuffia a disposizione<br />
è dotata anche di un controllo<br />
volume indipendente a <strong>la</strong>tenza
zero, molto utile per ascoltarsi<br />
registrando più tracce. Infine le<br />
due uscite, XLR e USB.<br />
Non resta che farsi un giro<br />
L’utilizzo è davvero semplice,<br />
basta collegare il microfono ad<br />
una uscita USB e il sistema lo<br />
riconosce immediatamente. Abbiamo<br />
provato a registrare sia<br />
con un software professionale<br />
come Cubase, sia con il gratuito<br />
Audacity: entrambi i sistemi<br />
funzionano perfettamente con il<br />
2200A, anche se bisogna perdere<br />
un momento a settare il gain<br />
in ingresso. Questo perché, non<br />
avendo una scheda audio con i<br />
suoi controlli, il volume in entrata<br />
è gestito dal sistema: si dovrà<br />
quindi aprire <strong>la</strong> finestra di dialogo<br />
Suoni > Proprietà e cercare Riproduzione<br />
e Registrazione, selezionare<br />
<strong>la</strong> voce sE USB 2200A<br />
e dovremmo essere pronti a<br />
partire.<br />
Quello che abbiamo notato immediatamente<br />
è che il volume in<br />
ingresso è apparso molto basso:<br />
il primo tentativo è stato quello di<br />
alzare il gain del Mic Input di Windows,<br />
con il risultato disastroso<br />
di una distorsione completa di<br />
tutto il segnale. Allora (perdendo<br />
solo qualche minuto) abbiamo<br />
cercato il giusto compromesso<br />
di livello in ingresso, che abbiamo<br />
dovuto tenere basso per poi<br />
alzarlo in seguito, e tutto è andato<br />
a posto. Essendo abituati<br />
a usare una scheda audio, abbiamo<br />
dovuto cercare un setup<br />
adatto, niente di spaventoso.<br />
I sample che potrete ascoltare<br />
sono tre, ma doppi: il primo è<br />
sempre re<strong>la</strong>tivo al tradizionale utilizzo<br />
via XLR e scheda audio (una<br />
Presonus Firebox); il secondo<br />
via USB. Ho cercato di suonare<br />
passaggi simili con ogni chitarra,<br />
esempi diversi per strumenti<br />
diversi: una c<strong>la</strong>ssica artigianale<br />
Bruno Tozzi del 1982, una Martin<br />
OM-28V e una Martin D-28.<br />
A registrazione finita<br />
Il primo impatto riascoltando<br />
<strong>la</strong> ripresa via USB è stato strano,<br />
non vedevamo quasi l’onda<br />
del segnale registrato; anche se<br />
c’era, era però molto basso. Purtroppo,<br />
senza scheda audio, si<br />
può intervenire poco in tal senso.<br />
Va detto però che, normalizzando<br />
il tutto a cose fatte, il timbro<br />
è risultato ottimo e con poco<br />
fruscio di fondo, che è il rischio<br />
maggiore quando si interviene<br />
in maniera digitale sul segnale a<br />
cose fatte. Il risultato è convincente<br />
sia con Cubase che con<br />
Audacity, crediamo quindi anche<br />
con qualsiasi altro software.<br />
Il 2200A suona al<strong>la</strong> grande se<br />
utilizziamo <strong>la</strong> tradizionale uscita<br />
XLR. Non dimentichiamo che <strong>la</strong><br />
scheda usata in questo caso si<br />
colloca in una fascia di prezzo<br />
superiore ai 300 euro ed è dotata<br />
di uscita Firewire e non USB,<br />
ha prestazioni ottime ed è quindi<br />
un valore aggiunto non da poco.<br />
Chissà con un vero preamplificatore<br />
da studio quale sarebbe<br />
il risultato. Il nostro intento è però<br />
quello di verificare se l’utente<br />
medio o addirittura i principianti,<br />
che non hanno accesso a costose<br />
configurazioni per registrare<br />
<strong>la</strong> propria musica, si possano<br />
avvantaggiare da una simile e<br />
43<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Microfono USB sE<br />
Electronics 2200A<br />
st<br />
innovativa tecnologia, e <strong>la</strong> risposta<br />
è decisamente “sì”.<br />
Abbiamo testato l’sE anche<br />
con un piccolo PC portatile con<br />
schermo da 10”, i netbook che<br />
tanto si vedono in giro, e il risultato<br />
è lo stesso: in fondo se <strong>la</strong><br />
scheda audio è interna al microfono,<br />
e il microfono è lo stesso,<br />
così come il software, c’è poco<br />
da girarci intorno, il risultato può<br />
cambiare di poco. Il consiglio è<br />
quello di connettersi via USB direttamente<br />
al PC, non a uno di<br />
quei moltiplicatori di porte oramai<br />
molto diffusi.<br />
Ovviamente non ci siamo fatti<br />
scappare <strong>la</strong> possibilità di confrontare<br />
il 2200A con altri microfoni<br />
di fascia anche superiore, e<br />
dobbiamo dire che fa <strong>la</strong> sua figura.<br />
È piuttosto aperto sulle alte,<br />
molto definito, e ha una sensibilità<br />
che è quel<strong>la</strong> tipica dei microfoni<br />
a condensatore: un prodotto<br />
di media fascia di qualità, ottima<br />
scelta se avete dei dubbi su cosa<br />
acquistare per iniziare <strong>la</strong> vostra<br />
professione di chitarristi-tecnicidel-suono<br />
di voi stessi.<br />
Tutti i file che ascoltate sono<br />
gli originali WAV non convertiti in<br />
MP3 e senza alcun intervento di<br />
equalizzazione, quindi considerate<br />
che sono migliorabili sotto<br />
diversi aspetti: come al solito<br />
non ci interessa far sentire pesanti<br />
interventi di EQ, quanto <strong>la</strong><br />
pasta sonora del mic.<br />
In conclusione<br />
A questo prezzo abbiamo diverse<br />
opzioni di acquisto; va detto<br />
però che <strong>la</strong> ‘doppia vita’ del<br />
2200A lo rende appetibile sia dal<br />
principiante che dal professionista<br />
più smaliziato. Del resto <strong>la</strong> sE<br />
è un marchio che si sta facendo<br />
apprezzare per <strong>la</strong> qualità e il prezzo<br />
competitivo dei suoi prodotti:<br />
molti altri modelli sono disponibili<br />
nel<strong>la</strong> linea di microfoni tradizionali,<br />
potete trovarli visitando il<br />
sito ufficiale sE Electronics.<br />
Daniele Bazzani<br />
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st strumenti<br />
Ken Kantor è uno che non scherza. Affatto. Dopo<br />
aver contribuito a creare e <strong>la</strong>nciare aziende del calibro<br />
di Intelligent Audio Systems, Vergence Technology,<br />
NHT e Tymphany, quando ha fondato <strong>la</strong> sua<br />
ZT Amplifiers ha candidamente dichiarato di voler<br />
rivoluzionare il mondo dei sistemi di amplificazione.<br />
E nessuno si è messo a ridere, anzi. Perché il designer<br />
e progettista californiano è uno da prendere<br />
assolutamente sul serio. Già <strong>la</strong> serie The Lunchbox<br />
per chitarra elettrica ha <strong>la</strong>sciato tutti a bocca aperta:<br />
sembra incredibile che un oggettino di quelle<br />
dimensioni riesca a produrre tanto volume e tanta<br />
pressione sonora. E Kantor ha ri<strong>la</strong>nciato con <strong>la</strong> <strong>versione</strong><br />
per chitarra acustica, che è ancora più raffinata<br />
e interessante.<br />
L’ingombro dell’amplificatore è assolutamente<br />
ridicolo (25 cm il <strong>la</strong>to più lungo), il peso irrisorio<br />
(5,4 kg). Il tutto montato in un cabinet di legno crema,<br />
con venature marroni, molto elegante. La rete<br />
davanti al cono da 6,5”, in p<strong>la</strong>stica marrone dello<br />
stesso colore di potenziometri e maniglia per il trasporto,<br />
completa un look davvero azzeccato. Sembra<br />
davvero un cestino per il pranzo. Con 200 W<br />
di potenza in c<strong>la</strong>sse A/B, però, non si tratta esattamente<br />
di un giocattolo. Le dotazioni di serie, del<br />
resto, par<strong>la</strong>no chiaro.<br />
Due canali, uno sbi<strong>la</strong>nciato<br />
e uno microfonico<br />
con controlli sul pannello<br />
superiore, che condividono<br />
Master Volume e<br />
Anti Feedback, ma con<br />
Gain, Trebble, Bass e<br />
Reverb dedicati.<br />
Sul retro, accanto<br />
all’ingresso per il microfono,<br />
jack o XLR, trovano<br />
posto un Aux In per<br />
fonti sonore esterne,<br />
Send e Return per <strong>la</strong><br />
mandata effetti, uscita<br />
per le cuffie con volume<br />
dedicato, attacco per<br />
speaker esterno e interruttore<br />
per l’esclusione<br />
del cono. Naturalemente<br />
è presente anche il<br />
pulsante di accensione,<br />
anche se non è poi così<br />
scontato nelle ultime<br />
ZT Lunchbox Acoustic<br />
ampli per acustica<br />
44<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
produzioni di materiale elettronico, con l’attacco<br />
per il cavo di alimentazione e <strong>la</strong> possibilità di commutare<br />
il trasformatore tra 115 e 230 V. Dettaglio<br />
non da poco. Una seconda maniglia, questa volta<br />
cromata, serve anche da protezione per il potenziometro<br />
delle cuffie e delle varie connessioni.<br />
Nel complesso <strong>la</strong> costruzione del Lunchbox è assolutamente<br />
impeccabile. Incastri netti e puliti, finiture<br />
perfette e quell’aria un po’ rétro che si addatta<br />
perfettamente all’idea che l’oggetto vuole comunicare.<br />
È evidente che siamo davanti a un progetto di<br />
livello professionale, in cui <strong>la</strong> miniaturizzazione è un<br />
plus da apprezzare e non lo sfizio dell’ennessimo<br />
gadget tecnologico, destinato a durare dall’alba al<br />
tramonto.<br />
È il momento di andare a sentire come suona. La<br />
prima cosa che colpisce, naturalmente, è il volume:<br />
impressionante. In termini assoluti e ancora di più<br />
rapportato alle dimensioni del<strong>la</strong> fonte. Lo ZT Acoustic<br />
è estremamente rispettoso delle caratteristiche<br />
dello strumento, non ci mette nul<strong>la</strong> di suo. La pasta<br />
sonora è equilibrata, bi<strong>la</strong>nciata e di qualità.<br />
I controlli, anche se essenziali, permettono comunque<br />
interventi sostanziali. L’Anti Feedback,<br />
con tre tagli preimpostati, fa il suo dovere, ma
senza fare miracoli. La dotazione di ingressi permette<br />
di soddisfare le esigenze del chitarrista acustico<br />
moderno, che ormai difficilmente si accontenta<br />
di un sistema di amplificazione a fonte singo<strong>la</strong>. Il<br />
controllo di gain permette di mixare i due canali ai<br />
livelli desiderati e permette di gestire senza grossi<br />
problemi anche rilevatori passivi.<br />
Da non trascurare poi <strong>la</strong> possibilità dell’utilizzo<br />
del microfono, sia per cantare che come seconda<br />
fonte di ripresa dello strumento. Il riverbero è di<br />
ottima qualità, anche se non ci sono le molle. Del<br />
resto… dove potevano metterle?<br />
Nonostante diversi tentativi di metterlo in crisi,<br />
il piccoletto ha digerito in maniera egregia sistemi<br />
passivi e attivi, a doppia fonte anche mista. Neppure<br />
una chitarra baritono è riuscita a creare problemi<br />
sulle basse, per quanto possa sembrare incredibile<br />
con un cono di queste dimensioni.<br />
Collegato a una cassa esterna guadagna corpo<br />
e pressione sonora, ma non cambia radicalmente<br />
<strong>la</strong> sua resa.<br />
Prodotto molto interessante, anche per rapporto<br />
qualità/prezzo. Moltissimi chitarristi acustici rinunciano<br />
al monitor da palco per problemi di portabilità<br />
e comodità di trasporto. Il Lunchbox è una risposta<br />
alle loro preghiere, in questo senso. Sta in uno zainetto,<br />
o nel<strong>la</strong> sua bel<strong>la</strong> borsettina in cordura acquistabile<br />
direttamente sul sito del produttore, con un<br />
ingombro pari a due o tre pedali. A cui si può tranquil<strong>la</strong>mente<br />
rinunciare, visto <strong>la</strong> bontà del riverbero<br />
e <strong>la</strong> possibilità di sfruttare <strong>la</strong> mandata effetti come<br />
uscita bi<strong>la</strong>nciata.<br />
Mario Giovannini<br />
45<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
ZtT Lunchbox Acoustic<br />
ampli per acustica<br />
SCHEDA TECNICA<br />
ZT Lunchbox Acoustic<br />
st<br />
Tipo: amplificatore per chitarra acustica<br />
Made in: USA<br />
Distributore: Sisme<br />
Prezzo: 450 Euro (street price)<br />
Alimentazione: 115/220 V commutabile<br />
Controlli: Master Volume, Master Anti<br />
Feedback<br />
Dotazione: Riverbero su entrambe<br />
i canali<br />
EQ: Gain – Bass – Treble<br />
In/Out: Aux In mini jack, Headhpone<br />
Out/Line out jack, External Speaker jack<br />
Send/Return: In jack, Out jack<br />
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st strumenti<br />
Performing Artist Series<br />
Si amplia <strong>la</strong> serie Performing Artist del<strong>la</strong> Martin<br />
con alcuni nuovi modelli. La GPCPA Mahogany<br />
è una Grand Performance Cutaway con tavo<strong>la</strong> in<br />
abete europeo, fondo e fasce ovviamente in mogano,<br />
come anche <strong>la</strong> copertura del<strong>la</strong> paletta, e senza<br />
intarsi sul manico.<br />
La serie 3 si artico<strong>la</strong> invece su tre diverse tipologie<br />
del corpo: <strong>la</strong> Dreadnought DCPA3, <strong>la</strong> Orchestra<br />
Model OMCPA3 e <strong>la</strong> Grand Performance GPCPA3,<br />
tutte Cutaway con tavo<strong>la</strong> in sitka e fondo e fasce<br />
in palissandro indiano. Anche in questo caso <strong>la</strong> paletta<br />
è in combinazione con <strong>la</strong> cassa. Per il resto<br />
rimangono confermati gli standard del<strong>la</strong> serie, con<br />
manico a profilo parallelo e amplificazione ‘on board’<br />
Fishman Aura F1.<br />
Stessa gamma di scelta per <strong>la</strong> serie 4, che conserva<br />
<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> in sitka ma con fasce e fondo in<br />
sapele. In questo caso l’amplificazione è sempre<br />
Fishman, ma F1 Analog Elettronics.<br />
D-18P e D-28P<br />
Nuova <strong>versione</strong> per due modelli storici del<strong>la</strong> casa<br />
di Nazareth. La <strong>versione</strong> P, di quelli che per molti<br />
sono gli archetipi del<strong>la</strong> chitarra Martin, ha il capotasto<br />
da 44,5 mm. Cosa che porterà a rivedere diverse<br />
convinzioni in merito all’utilizzo di questi strumenti,<br />
soprattutto in ambito fingerstyle.<br />
Martin SP Lifespan.<br />
Disponibili in tre sca<strong>la</strong>ture (.011, .012 e .013) le<br />
nuove corde Martin sono preparate con una tecnologia<br />
proprietaria di Cleartone che ne allunga <strong>la</strong><br />
vita, senza sacrificarne il tono naturale. Tutte e sei<br />
le corde sono trattate per non trattenere grasso e<br />
sporco che ne possono deteriorare <strong>la</strong> qualità.<br />
Martin è distribuita da Eko Music Group<br />
Notizie di mercato<br />
dalle aziende<br />
AER Pocket Tools<br />
Potrebbero essere <strong>la</strong> risposta alle preghiere di chi è stanco<br />
di trascinarsi appresso un ampli tutte le volte che deve<br />
salire sul palco. Il Colourizer è un preamplificatore/D.I. per<br />
microfoni o segnali di linea, con controlli di tono, enhancer ed<br />
equalizzatore. Il Dual Mix dal canto suo è un preamplificatore<br />
dello stesso tipo, a due canali separati con quattro preset effetti<br />
disponibili: due riverberi, un de<strong>la</strong>y e un chorus. Entrambi<br />
sono dotati di alimentazione phantom.<br />
AER è distribuita in Italia da Backline.<br />
46<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Breedlove Custom Shop American Series<br />
La nuova serie American di Breedlove è <strong>la</strong> naturale<br />
evoluzione delle Pro e delle Roots, ormai fuori<br />
produzione. La realizzazione è interamente artigianale<br />
e made in USA nel Custom Shop di Bend<br />
nell’Oregon. Top, fondo e fasce sono in massello<br />
con legni altamente selezionati. Il top è rettificato<br />
e graduated. Le American sono vendute con <strong>la</strong><br />
celebre custodia rigida Breedlove con impunture<br />
rosse. In esclusiva per il mercato italiano: finitura<br />
lucida non solo del top, ma anche del fondo e delle<br />
fasce, ponte e tastiera in ebano anche sui modelli<br />
più economici. Sono distribuite da Gold Music.
Looper/Phrase Sampler DigiTech JamMan Solo<br />
Dagli otto secondi di capacità del PDS 8000, <strong>la</strong>nciato sul mercato<br />
quasi venti anni fa, <strong>la</strong> nuova serie di Digitech arriva a mettere<br />
a disposizione 99 banchi di memoria da 35 minuti. Espandibile<br />
con memory card SD, può arrivare a memorizzare fino a 16 ore<br />
di musica in altre 99 locazioni aggiuntive. Dotato di metronomo<br />
e traccia ritmica configurabile, permette <strong>la</strong> quantizzazione del registrato.<br />
Come oramai siamo abituati dal<strong>la</strong> casa, il JamMan Solo<br />
permette il collegamento via USB a qualsiasi computer PC o<br />
Mac, per l’uso del software gratuito DigiTech JamManager, per<br />
<strong>la</strong> memorizzazione, l’organizzazione e il trasferimento dei singoli<br />
loop e per <strong>la</strong> creazione di ‘JamMan List’ per le esibizioni dal vivo.<br />
È distribuito da Casale Bauer.<br />
47<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
st<br />
Jammin Pro USB Acoustic 505<br />
Questa ci mancava, ma in certo senso c’era da<br />
aspettarselo. Ormai una presa USB non si nega a<br />
niente e a nessuno. Le grandi case americane già<br />
da qualche tempo percorrono queste vie nel settore<br />
elettrico, ma sull’acustica era rimasto il vuoto.<br />
Ci ha pensato <strong>la</strong> Jammin con <strong>la</strong> Pro 505. Si tratta<br />
di una dreadnought a spal<strong>la</strong> mancante, di design<br />
piuttosto tradizionale che, oltre ad avere amplificazione<br />
on board con accordatore integrato, dispone<br />
di una presa USB che sostituisce di fatto <strong>la</strong> scheda<br />
audio del PC, permettendo una connettività<br />
immediata. Le specifiche tecniche sono piuttosto<br />
modeste, sia per <strong>la</strong> parte di liuteria con materiali<br />
economici, che per quanto riguarda l’elettronica<br />
con sampling a 44.1 kHz a 16 bit. Ma il prezzo assolutamente<br />
popo<strong>la</strong>re, attorno ai 120 euro, fa venir<br />
voglia di togliersi lo sfizio.<br />
Info: http://www.jamminpro.net/505/pro_505_<br />
overview.htm. Lo strumento è distribuito in Italia da<br />
Frenexport.<br />
Amplificatore L.R. Baggs A-Ref<br />
Anche Baggs ha il suo amplificatore per chitarra acustica. Un progetto<br />
frutto di quattro anni di <strong>la</strong>voro. Il cuore dell’ampli è il Ba<strong>la</strong>nced<br />
Mode Radiator, un nuovo tipo di speaker <strong>la</strong>nciato sul mercato<br />
proprio con l’A-Ref. Si tratta di un cono da 8”, con diaframma a<br />
nido d’ape e una bobina da 2”, in grado di generare un fronte sonoro<br />
di 140°. I benefici del<strong>la</strong> nuova tecnologia sono <strong>la</strong> limpidezza<br />
e <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghissima apertura sonora. Il suono raggiunge ogni angolo<br />
del<strong>la</strong> stanza e, senza sforzo, avvolge l’ascoltatore. Lo stadio di<br />
preamplificazione è basato sulll’apprezzatissima Para D.I. del<strong>la</strong> casa,<br />
mentre il finale è in grado di erogare 200 W. Il riverbero è a molle<br />
e ciascun canale ha <strong>la</strong> sua mandata per gli effetti esterni. Tutta<br />
questa tecnologia è racchiusa in un solido contenitore, leggero e<br />
dal design piacevole, con i <strong>la</strong>ti di legno naturale e una innovativa<br />
maniglia, molto comoda per il trasporto. Distribuito in Italia da Magic<br />
Music.<br />
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st strumenti<br />
http://www.mi<strong>la</strong>niguitars.com<br />
Ho conosciuto Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />
all’Acoustic Vil<strong>la</strong>ge durante il Soave<br />
Guitar Festival 2010. Venni<br />
attratto da un’acustica a doppia<br />
spal<strong>la</strong> mancante e senza buca<br />
centrale, ma con due gocce ai<br />
<strong>la</strong>ti. In esposizione vi erano altre<br />
acustiche molto interessanti tra<br />
cui una chitarra con una paletta<br />
molto partico<strong>la</strong>re.<br />
Iniziai a par<strong>la</strong>re con lui di chitarre<br />
e, poco dopo, siamo passati a<br />
discutere di organismi geneticamente<br />
modificati, problemi sociali,<br />
vino… Tra una chiacchiera e l’altra<br />
ho percepito una grande passione<br />
e una certa umiltà, tipica di<br />
chi ama il proprio <strong>la</strong>voro e mette<br />
questo prima di tutto, anche del<br />
business. Par<strong>la</strong>ndo, Lukas mi racconta<br />
che sta restaurando una<br />
harp guitar dei primi del ’900. Incuriosito<br />
gli dico che avrei piacere<br />
di veder<strong>la</strong>, visto il mio interesse<br />
per questo tipo di strumenti. Rivedo<br />
Lukas qualche mese dopo<br />
all’ADGPA Guitar International<br />
Rendez-Vous di Conegliano, dove<br />
per l’occasione aveva portato<br />
tre chitarre di pochi giorni, assolutamente<br />
perfette e dal suono<br />
già notevole. Mi dice che <strong>la</strong> harp<br />
è quasi pronta, manca qualche<br />
ritocco e le corde in arrivo dagli<br />
Stati Uniti. Ad agosto, complice <strong>la</strong><br />
In visita dal liutaio<br />
Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />
poca voglia di stare al mare, prendo<br />
<strong>la</strong> macchina e vado a trovarlo<br />
nel suo <strong>la</strong>boratorio. Per arrivarci<br />
bisogna percorrere tutta <strong>la</strong> dorsale<br />
dei Colli Berici, un’area incontaminata<br />
appena fuori Vicenza.<br />
Percorrer<strong>la</strong> è come fare un salto<br />
indietro nel tempo: tutto è immerso<br />
nel verde, dove vigneti e ulivi si<br />
alternano a boschi, e regna un silenzio<br />
assoluto. Arrivo all’abitazione<br />
di Lukas, uno chalet in mezzo<br />
al bosco, e sembra di stare a casa<br />
di qualche liutaio nordamericano,<br />
l’ambiente ideale per chi vuole<br />
fare questo mestiere. Il tempo di<br />
dare uno sguardo al<strong>la</strong> harp guitar<br />
che Lukas ha restaurato (e che ho<br />
comprato subito) e gli chiedo di<br />
concedermi un’intervista. Lukas<br />
accetta volentieri.<br />
Lukas par<strong>la</strong>ci di te, <strong>la</strong> tua storia,<br />
come hai iniziato, i tuoi<br />
maestri, a chi ti ispiri?<br />
Ho cominciato a riparare e costruire<br />
strumenti musicali grazie al<br />
maestro Bruno Barnes. Ricordo<br />
48<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
che non è stata un’impresa facile:<br />
non ne voleva sapere di rinunciare<br />
al<strong>la</strong> sua tranquillità per seguire un<br />
ragazzino nell’affi<strong>la</strong>tura di una pial<strong>la</strong><br />
o nel<strong>la</strong> piegatura a caldo. Io cominciavo<br />
da zero, e lui aveva ormai<br />
una lunga esperienza alle spalle.<br />
E come è andata a finire?<br />
È finita bene: ho insistito finché<br />
ha ceduto. Costruivo una chitarra,<br />
glie<strong>la</strong> facevo vedere, lui aggiungeva<br />
i suoi commenti e mi mostrava<br />
qualche ‘segreto di bottega’<br />
per migliorare i miei strumenti. È<br />
stata un’esperienza insostituibile.<br />
Poi, dopo qualche anno e svariati<br />
seminari, mi sono trasferito all’estero.<br />
Da lì è iniziata <strong>la</strong> mia esperienza<br />
professionale vera e propria:<br />
nel frattempo erano passati<br />
cinque anni.<br />
So che hai trascorso diversi<br />
anni in Grecia, sembra strano<br />
per un liutaio, ci vuoi raccontare<br />
questa esperienza?<br />
Non saprei da che parte iniziare,<br />
Mi<strong>la</strong>ni Guitars modello Joplin e Walrus
in verità. È una storia piuttosto lunga.<br />
La parte divertente è già stata<br />
descritta ne La ruota del criceto<br />
[un racconto di Mi<strong>la</strong>ni dal sottotitolo<br />
Una storia dell’iso<strong>la</strong> di Creta,<br />
edito da Saecu<strong>la</strong> nel 2009 – ndr],<br />
ma non ha a che fare con <strong>la</strong> liuteria.<br />
Diciamo che questa esperienza<br />
mi ha permesso di conoscere<br />
diverse sonorità e modi di costruire.<br />
Mi ha dato <strong>la</strong> possibilità di analizzare<br />
i miei pregi e i miei difetti, e<br />
soprattutto i limiti e i pregi del<strong>la</strong> liuteria<br />
italiana. Ho capito molte cose<br />
che forse non avrei compreso rimanendo<br />
qui. Ad esempio, l’utilizzo<br />
del<strong>la</strong> solera nel<strong>la</strong> costruzione di<br />
chitarre acustiche mi ha permesso<br />
di orientarmi verso un suono che è<br />
una specie di ‘marchio di fabbrica’<br />
tutto mio. Funziona, ma ho dovuto<br />
spostarmi per capirlo. Oppure le<br />
sonorità dei paesi balcanici: pianeti<br />
paralleli che sono riuscito a<br />
comprendere e replicare solo dopo<br />
una lunga permanenza.<br />
Ho visto nel tuo <strong>la</strong>boratorio<br />
strumenti antichi: esegui<br />
restauri?<br />
Sì, su strumenti a pizzico. La<br />
considero un’esperienza fondamentale<br />
per un costruttore:<br />
La harp guitar Meinel & Herold restaurata<br />
scoprire come e perché nel passato<br />
si è adottata una soluzione<br />
rispetto a un’altra, valutare <strong>la</strong><br />
tenuta nel tempo di certe colle o<br />
vernici, ritrovare soluzioni dimenticate<br />
ma ancora valide. C’è gente<br />
che in passato costruiva cose bellissime<br />
e valide, che sono un libro<br />
aperto di alta liuteria ancora oggi.<br />
Che strumenti costruisci?<br />
Chitarre c<strong>la</strong>ssiche, acustiche,<br />
altro?<br />
Visto il mio carattere piuttosto<br />
curioso, non ho resistito al<strong>la</strong> tentazione<br />
di costruire bassi acustici,<br />
chitarre elettriche, liuti popo<strong>la</strong>ri,<br />
chitarre battenti, chitarre fretless,<br />
chitarre manouche, bouzouki,<br />
saz e via dicendo. Sono serviti da<br />
complemento per i miei pezzi forti:<br />
chitarre acustiche e c<strong>la</strong>ssiche.<br />
Attualmente, costruisco tre linee<br />
di strumenti dalle caratteristiche<br />
estetiche e timbriche ben diverse<br />
e definite. È stata una soluzione a<br />
cui sono arrivato dopo un lungo<br />
percorso, e che garantisce le tre<br />
caratteristiche che ritengo fondamentali<br />
in uno strumento: suono,<br />
bellezza, crescita nel tempo.<br />
Ho visto una splendida copia<br />
Maccaferri: hai studiato o seguito<br />
altri costruttori in questa<br />
circostanza?<br />
Sono stato aiutato inizialmente<br />
dal liutaio Killy Nonis, che <strong>la</strong>vora<br />
nel Kent. È stato lui che mi<br />
ha fornito disegni e tecniche di<br />
costruzione. Il suo metodo di <strong>la</strong>voro,<br />
molto creativo, mi ha aperto<br />
nuove prospettive. L’incontro<br />
con Favino, poi, mi ha portato ad<br />
avere una idea più chiara su che<br />
strumento desidera un chitarrista<br />
manouche.<br />
Ho visto delle chitarre con corde<br />
in nylon che mi interessano<br />
molto (anche ad Antonio Tarantino,<br />
ricordo a Conegliano).<br />
A prima vista sembrano delle<br />
‘crossover’: ce ne parli?<br />
Ci sono costruttori di chitarra<br />
c<strong>la</strong>ssica molto validi in giro, e<br />
si corre il rischio di costruire dei<br />
49<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
In visita dal liutaio<br />
Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />
st<br />
doppioni. Inoltre, sembra che gli<br />
strumenti da concerto siano arrivati<br />
a un limite acustico invalicabile:<br />
è richiesta una sonorità<br />
standard e sono ammesse poche<br />
variazioni sul tema. Ho preferito<br />
spendere il mio tempo e le mie ricerche<br />
esplorando <strong>la</strong> chitarra bossa<br />
nova e <strong>la</strong>tina. Sono strumenti<br />
che partono dal<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica,<br />
ma se ne discostano in termini<br />
di sonorità, dimensioni e versatilità.<br />
L’esperienza con il f<strong>la</strong>menco<br />
mi ha aiutato molto. La chitarra<br />
f<strong>la</strong>menca deve essere bril<strong>la</strong>nte, <strong>la</strong><br />
tavo<strong>la</strong> armonica deve essere intonata<br />
per rispondere ai golpe con<br />
<strong>la</strong> mano, le note mute e i legati devono<br />
essere molto presenti, a differenza<br />
del<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica. Un<br />
bagaglio assolutamente notevole<br />
da portare negli strumenti sudamericani.<br />
Ovviamente ci aggiungo<br />
del mio in termini di estetica dello<br />
strumento e di sonorità. La rosetta<br />
che sporge dal<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica,<br />
per esempio, permette di stoppare<br />
le corde rendendo un timbro molto<br />
secco: ideale per accompagnare<br />
rumba, cumbia, merengue e via<br />
dicendo. La spal<strong>la</strong> mancante, poi,<br />
è inevitabile. Rende lo strumento<br />
decisamente più maneggevole.
st<br />
In visita dal liutaio<br />
Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />
Anche il manico è più stretto, proprio<br />
per permettere l’esecuzione<br />
di passaggi che sarebbero molto<br />
difficili con una chitarra c<strong>la</strong>ssica.<br />
Il mio obiettivo è costruire un ‘attrezzo<br />
di <strong>la</strong>voro’ che suonato in<br />
c<strong>la</strong>ve abbia come unico limite <strong>la</strong><br />
fantasia dell’esecutore.<br />
… E dei ponti in acero?<br />
L’utilizzo del ponte in acero, è<br />
una scoperta recente: mi permette<br />
di bi<strong>la</strong>nciare bene il suono generale<br />
dello strumento e di aggiungere<br />
proiezione. Funziona bene anche<br />
nelle chitarre con corde in nylon:<br />
mi chiedo come mai non sia stato<br />
scoperto prima. Negli archi è utilizzato<br />
da quattrocento anni…<br />
Chi è il tuo cliente tipo?<br />
Non penso di poter identificare<br />
una categoria partico<strong>la</strong>re. Ho<br />
clienti in tutta Europa, e di tutte le<br />
estrazioni sociali. La maggior parte<br />
sono musicisti, ovviamente. Ma<br />
anche no. Una volta un muratore<br />
inglese mi ha ordinato una chitarra<br />
acustica decorata con fiori e tralci<br />
di vite su tavo<strong>la</strong> armonica, fasce e<br />
tastiera. Un <strong>la</strong>voro monumentale.<br />
Quando gliel’ho consegnata ha<br />
esc<strong>la</strong>mato: «Bellissima! Adesso<br />
dovrò imparare a suonar<strong>la</strong>».<br />
Esegui riparazioni su strumenti<br />
non di tua produzione?<br />
Certamente. Il discorso è simile<br />
a quello sui restauri: vedere<br />
altri strumenti per imparare cose<br />
nuove. Purtroppo in giro c’è molta<br />
produzione industriale con una<br />
qualità piuttosto scarsa. Per questo<br />
riparo molto più volentieri strumenti<br />
ben costruiti, rispetto a un<br />
certo tipo di ‘made in chissà dove’<br />
che personalmente non mi dà alcun<br />
motivo di ispirazione.<br />
Che tipi di legni usi?<br />
I legni che utilizzo sono quelli<br />
tradizionalmente usati in liuteria:<br />
abete, palissandro, cipresso,<br />
ebano, mogano. Ovviamente mi<br />
piace sperimentare soluzioni nuove:<br />
per esempio, ultimamente mi<br />
sto interessando alle sonorità del<br />
cedro del Libano negli strumenti<br />
manouche.<br />
Ho visto chitarre che hanno<br />
un’impronta molto personale,<br />
<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> buca, <strong>la</strong> paletta<br />
vuota, <strong>la</strong> doppia spal<strong>la</strong><br />
mancante: sperimentazione o<br />
cosa?<br />
Nei miei strumenti cerco di abbinare<br />
l’estetica al<strong>la</strong> funzionalità<br />
acustica. Per esempio, <strong>la</strong> buca rialzata<br />
rispetto al<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica<br />
mi permette di rinforzare un area<br />
debole e soggetta a deformazioni,<br />
aggiungendo un tocco di originalità.<br />
Non mi piace sperimentare<br />
in maniera casuale, non l’ho mai<br />
fatto. Preferisco ricercare soluzioni<br />
innovative a problemi concreti.<br />
Qual è il tempo medio di attesa<br />
per un tuo strumento?<br />
Dipende dal <strong>la</strong>voro accumu<strong>la</strong>to<br />
e dal<strong>la</strong> stagione. Preferisco <strong>la</strong>vorare<br />
in inverno e in primavera. Impiego<br />
circa tre mesi per completare<br />
uno strumento.<br />
Quante chitarre costruisci o<br />
vorresti costruire?<br />
Negli ultimi tempi ho costruito<br />
una media di dieci strumenti<br />
all’anno. Mi piacerebbe in futuro<br />
poter ridurre il numero e dedicarmi<br />
maggiormente ad altri settori<br />
del<strong>la</strong> liuteria, che non ho ancora<br />
avuto il tempo di esplorare.<br />
Cosa intendi per altri settori<br />
50<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
del<strong>la</strong> liuteria?<br />
Bassi acustici fretless: un universo<br />
intero da scoprire, quello dei<br />
bassi. E poi <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> liuteria<br />
e delle tecniche di costruzione nel<br />
corso dei secoli, un interesse che<br />
mi sta appassionando ogni giorno<br />
di più. Poi <strong>la</strong> sperimentazione di<br />
un tipo di truss rod alternativo da<br />
utilizzare nelle chitarre con corde<br />
in nylon. E le lezioni che già tengo<br />
presso le scuole di musica. Come<br />
vedi, ho un po’ di carne al fuoco…<br />
Ho visto anche dei plettri in<br />
legno, li costruisci tu?<br />
Sì, interamente. Ho iniziato con<br />
le chitarre manouche: mi venivano<br />
richiesti plettri per eseguire questo<br />
stile partico<strong>la</strong>re. Di lì ho poi costruito<br />
plettri per chitarra elettrica e<br />
acustica. Al momento sto <strong>la</strong>vorando<br />
a un progetto di costruzione<br />
di unghie artificiali per le corde in<br />
nylon. Molta sperimentazione, un<br />
po’ di notti in bianco, e poi spero<br />
di presentare un accessorio utile e<br />
interessante.<br />
Nel tuo <strong>la</strong>boratorio ho visto<br />
strumenti di <strong>la</strong>voro molto semplici:<br />
ci vuoi par<strong>la</strong>re del tuo modo<br />
di <strong>la</strong>vorare? Mi ha colpito<br />
molto il tipo di verniciatura…<br />
Nel corso degli anni ho eliminato<br />
molti strumenti elettrici: non<br />
li ritengo adatti al <strong>la</strong>voro di liuteria.<br />
È una complicazione inutile<br />
e non sempre conveniente: è un<br />
po’ come mettere uno strumento<br />
Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> buca con <strong>la</strong> rosetta rialzata
musicale dentro un frul<strong>la</strong>tore. Il<br />
deterioramento acustico del legno<br />
è evidente. Discorso a parte meritano<br />
le vernici. Dopo aver provato<br />
e testato ogni sorta di vernici<br />
per liuteria, ho rinunciato all’idea<br />
di avvelenare i miei clienti con le<br />
comuni vernici sintetiche. Come<br />
mi diceva spesso Bruno Barnes:<br />
«Gomma<strong>la</strong>cca: tutto il resto è una<br />
porcheria». Così sono tornato al<strong>la</strong><br />
vecchia, cara, gradevole gomma<strong>la</strong>cca.<br />
Le chitarre suonano meglio,<br />
respirano, maturano, si riparano<br />
facilmente. Una piacevole riscoperta,<br />
insomma.<br />
Mi sembra quasi una filosofia<br />
<strong>la</strong> tua…<br />
Sì, si chiama “semplicità”. Funziona,<br />
sai? Funziona in musica,<br />
funziona ovunque, e funziona anche<br />
in liuteria. E si vive meglio, decisamente<br />
meglio.<br />
Una domanda spinosa, quanto<br />
costano i tuoi strumenti?<br />
I modelli più semplici si aggirano<br />
sui 1300 euro. Si arriva ai 2500<br />
per <strong>la</strong> fascia superiore. Ritengo <strong>la</strong><br />
chitarra uno strumento popo<strong>la</strong>re,<br />
e mi fanno sorridere certi prezzi<br />
stel<strong>la</strong>ri. È un mio punto di vista,<br />
comunque, magari poco condivisibile.<br />
Mi permette però di avere<br />
accesso a realtà musicali straordinarie,<br />
che altrimenti non potrei<br />
raggiungere.<br />
Ti abbiamo visto poco in<br />
giro nei meeting dedicati al<strong>la</strong><br />
chitarra acustica: una scelta o<br />
ti stai guardando intorno?<br />
Sto diventando sempre più pigro.<br />
Preferisco restare a casa a<br />
costruire qualcosa, piuttosto che<br />
guidare per centinaia di chilometri<br />
per arrivare a un festival. E poi,<br />
i clienti italiani attualmente coprono<br />
il dieci per cento delle mie<br />
ordinazioni. Preferisco, se necessario,<br />
fare un sacrificio in più<br />
e muovermi verso <strong>la</strong> mia cliente<strong>la</strong><br />
storica: Grecia, Inghilterra e paesi<br />
del Nord.<br />
Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> verniciatura a gomma<strong>la</strong>cca Lascia un commento<br />
51<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
In visita dal liutaio<br />
Lukas Mi<strong>la</strong>ni<br />
st<br />
Bene, si chiude qui questa breve<br />
intervista a un personaggio<br />
per noi nuovo nell’ambito del<strong>la</strong><br />
liuteria acustica italiana, ma tutto<br />
da scoprire per le sue idee e per<br />
le esperienze passate. Persona<br />
molto umile e curiosa, sempre al<strong>la</strong><br />
ricerca di nuove cose, con un<br />
grande bagaglio alle spalle (debbo<br />
dire che mi ha fatto impressione<br />
sentirlo al telefono par<strong>la</strong>re<br />
un greco perfetto…). Questo è<br />
Lukas Mi<strong>la</strong>ni. Penso che andrò<br />
a trovarlo spesso. Ho alcuni progetti<br />
in mente che presto vi svelerò…<br />
A proposito, chi volesse<br />
andarlo a trovare non dimentichi<br />
che in zona ci sono ottimi ristoranti<br />
che offrono pietanze tipiche<br />
del luogo con gli ottimi vini dei<br />
Colli Berici!<br />
Gabriele Posenato
st strumenti<br />
Le chitarre del<strong>la</strong> tradizione popo<strong>la</strong>re<br />
italiana<br />
Diversi tra i nostri chitarristi acustici<br />
più rappresentativi anche in<br />
campo internazionale, negli ultimi<br />
tempi, non hanno mancato<br />
di ispirarsi a vari aspetti del<strong>la</strong><br />
tradizione musicale popo<strong>la</strong>re e di<br />
confine tra colto e popo<strong>la</strong>re del<br />
nostro paese. È il caso di Beppe<br />
Gambetta, in partico<strong>la</strong>re in dischi<br />
come Serenata con Carlo Aonzo<br />
(1997), Traversata con Aonzo<br />
e David Grisman (2001) e nel cd<br />
allegato al libro Traditional Italian<br />
Dances di Federica Calvino Prina<br />
(2000). Ed è anche il caso di<br />
Franco Morone nel suo Italian Fingerstyle<br />
Guitar (2005) e di Peppino<br />
D’Agostino nel suo Made In<br />
Italy (2008). Questo del<strong>la</strong> ricerca<br />
di una ‘voce italiana’ del<strong>la</strong> chitarra<br />
acustica attraverso un processo<br />
di rivisitazione del nostro folklore<br />
musicale, d’altra parte, è un mio<br />
‘pallino’ da molti anni. E sarà inevitabilmente<br />
uno degli argomenti<br />
che tratterò più volentieri nei nostri<br />
appuntamenti. In questa ottica,<br />
tra<strong>la</strong>sciando per il momento<br />
le possibilità di riarrangiare per<br />
chitarra acustica musiche di altri<br />
strumenti e organici musicali,<br />
conviene partire da uno sguardo<br />
d’insieme dei diversi tipi di chitarre<br />
effettivamente utilizzate nel<strong>la</strong><br />
musica di tradizione orale italiana<br />
e dei loro repertori.<br />
La chitarra “francese”<br />
Nell’uso folklorico <strong>la</strong> normale<br />
chitarra monta di norma corde<br />
metalliche e, in partico<strong>la</strong>re nel<br />
Sud d’Italia, era chiamata “francese”<br />
per distinguer<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> più<br />
tradizionale chitarra “battente”.<br />
Tenendo conto del fatto che <strong>la</strong><br />
moderna chitarra a sei corde singole<br />
si è affermata storicamente<br />
intorno al 1780, nonché del ruolo<br />
importante svolto da Parigi nel<strong>la</strong><br />
<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />
sarda, co<strong>la</strong>scione<br />
rinascita del<strong>la</strong> chitarra colta all’inizio<br />
del XIX secolo, è probabile<br />
che quell’appel<strong>la</strong>tivo risalga agli<br />
influssi e alle dominazioni francesi<br />
del primo Ottocento nell’Italia<br />
meridionale. Accanto al più consueto<br />
uso folklorico nell’accompagnamento<br />
del canto e di altri<br />
strumenti, uso peraltro non privo<br />
di motivi di interesse, questa<br />
chitarra “francese” mostra pure<br />
– soprattutto in ambienti artigiani<br />
e in partico<strong>la</strong>re tra i barbieri – un<br />
repertorio anche solistico di musiche<br />
strumentali e di balli. Una<br />
forma ricorrente è costituita da<br />
musiche da ballo che modu<strong>la</strong>no<br />
intorno alle tonalità di La minore<br />
e La maggiore, come il “Ballo per<br />
chitarra” inciso da Eugenio Bennato<br />
nell’album con Carlo D’Angiò,<br />
Garofano d’ammore (1976),<br />
e ripreso dal repertorio del liutaio<br />
Nico<strong>la</strong> De Bonis di Bisignano in<br />
provincia di Cosenza. Non mancano<br />
poi alcuni esempi in accordatura<br />
aperta di Sol, come <strong>la</strong><br />
“Spagno<strong>la</strong>” del barbiere Bartolo<br />
Ruggiero di Lipari, raccolta dall’etnomusicologo<br />
Sergio Bonanzinga<br />
e inserita nel cd Sicile – Musiques<br />
popu<strong>la</strong>ires (Ocora, 2004). Infine<br />
sono da segna<strong>la</strong>re alcuni esempi<br />
di tapping ante litteram, come il<br />
brano lucano “A sa sampugnara”<br />
52<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
documentato nel disco L’arpa di<br />
Viggiano (Taranta, 1991).<br />
La chitarra “battente”<br />
Come riporta Roberta Tucci nel<br />
suo “Profilo storico-costruttivo<br />
del<strong>la</strong> chitarra battente” contenuto<br />
in Strumenti del<strong>la</strong> Musica Antica<br />
a cura di Pao<strong>la</strong> Pacetti (Urbino,<br />
1996), <strong>la</strong> chitarra “battente” in<br />
quanto strumento storico del<strong>la</strong><br />
musica colta era contemporanea<br />
e affine al<strong>la</strong> chitarra barocca, con<br />
<strong>la</strong> quale condivideva <strong>la</strong> forma allungata<br />
del corpo, fasce e fondo<br />
costruiti a doghe, una tastiera<br />
sullo stesso piano del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica,<br />
il foro di risonanza munito<br />
di una rosetta e l’incordatura a<br />
cinque cori, generalmente doppi,<br />
a volte anche tripli. La struttura<br />
dell’accordatura, a parte le possibili<br />
variazioni in altezza assoluta,<br />
era simile a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> normale<br />
chitarra priva del<strong>la</strong> sesta corda<br />
bassa, con possibili variazioni<br />
di ottava nei raddoppi del quarto<br />
e quinto coro a seconda del<strong>la</strong><br />
nazione di origine. In Italia, e in<br />
partico<strong>la</strong>re nel caso del<strong>la</strong> chitarra<br />
“battente”, l’accordatura più<br />
accreditata prevedeva tutte note<br />
comprese nell’ambito di altezza<br />
delle tre corde acute. Quindi,<br />
se l’accordatura standard del<strong>la</strong><br />
Il barbiere Bartolo Ruggiero di Lipari esegue<br />
un barré in accordatura aperta (foto di<br />
Sergio Bonanzinga, 1987)
chitarra è Mi 2 La 2 Re 3 Sol 3 Si 3 Mi 4<br />
(considerando Do 4 il Do centrale<br />
di 261,626 Hz ca. secondo <strong>la</strong><br />
Scientific Pitch Notation), l’accordatura<br />
più ricorrente del<strong>la</strong> chitarra<br />
barocca e “battente” è La 3<br />
Re 4 Sol 3 Si 3 Mi 4 . Un’accordatura,<br />
questa, che può essere messa in<br />
re<strong>la</strong>zione con l’accordatura per<br />
chitarra attualmente conosciuta<br />
come Nashville tuning o high<br />
string tuning, cioè Mi 3 La 3 Re 4<br />
Sol 4 Si 3 Mi 4 .<br />
D’altra parte <strong>la</strong> chitarra “battente”<br />
si discostava dal<strong>la</strong> chitarra<br />
barocca per i seguenti aspetti:<br />
corde metalliche invece che di<br />
budello; ponticello mobile con<br />
attacco delle corde al<strong>la</strong> fascia inferiore<br />
invece che ponte-cordiera<br />
fisso; tasti metallici fissi invece<br />
che mobili di budello; e tavo<strong>la</strong><br />
con piegatura sotto il ponticello<br />
invece che piatta. Inoltre il fondo<br />
era bombato, mentre nel<strong>la</strong> chitarra<br />
barocca poteva essere anche<br />
piatto. La chitarra “battente” era<br />
<strong>Chitarra</strong> battente costruita da Vincenzo De<br />
Bonis (in Ciro Caliendo, La chitarra battente,<br />
Edizioni Aspasia, 1998, p. 181)<br />
<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />
sarda, co<strong>la</strong>scione<br />
uno strumento tipicamente italiano,<br />
con centri di produzione<br />
riconosciuti a Venezia, in Ca<strong>la</strong>bria<br />
e probabilmente a Napoli, in Umbria,<br />
Abruzzo e Sardegna.<br />
In ambito folklorico è attestata<br />
con documenti sonori re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />
Campania, al<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e al<strong>la</strong><br />
Puglia. Le chitarre “battenti” osservate<br />
in Puglia possono avere<br />
il fondo piatto anziché bombato,<br />
mentre <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica può<br />
avere tre fori di risonanza invece<br />
di uno. In Ca<strong>la</strong>bria, accanto ai<br />
modelli a cinque cori, sono documentati<br />
altri modelli di grande<br />
interesse, in cui il terzo coro è sostituito<br />
da una corda di bordone<br />
accordata generalmente in La 4 e<br />
fissata con un bischero al centro<br />
del manico, all’altezza del settimo<br />
tasto. In Ca<strong>la</strong>bria e Campania sono<br />
presenti modelli a quattro cori,<br />
accordati rispettivamente come il<br />
primo, secondo, quarto e quinto<br />
coro del modello a cinque cori.<br />
Come per <strong>la</strong> chitarra “francese”,<br />
53<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
st<br />
anche nel repertorio folklorico<br />
del<strong>la</strong> chitarra “battente” possono<br />
essere rintracciati esempi di musiche<br />
strumentali solistiche, che<br />
ne affiancano <strong>la</strong> preminente funzione<br />
di accompagnamento.<br />
La chitarra “gigante” sarda<br />
Dal periodo del<strong>la</strong> sua attestata<br />
diffusione a livello popo<strong>la</strong>re e dello<br />
sviluppo del genere chiamato<br />
“canto a chitarra”, che <strong>la</strong> memoria<br />
corrente tende a far risalire a<br />
fine Ottocento-inizio Novecento,<br />
<strong>la</strong> chitarra sarda sembra essersi<br />
diretta verso l’adozione di proporzioni<br />
più grandi rispetto al<strong>la</strong><br />
normale chitarra e di accordature<br />
più basse. Nel secondo dopoguerra,<br />
con <strong>la</strong> definitiva affermazione<br />
di una forma di professionismo<br />
musicale legato alle “gare di<br />
canto a chitarra”, <strong>la</strong> tradizionale<br />
liuteria artigianale sarda, che prevedeva<br />
probabilmente una maggiore<br />
diversificazione di modelli,<br />
è stata progressivamente soppiantata<br />
dal<strong>la</strong> liuteria semiartigianale<br />
e semindustriale siciliana,<br />
rappresentata in partico<strong>la</strong>re dallo
st<br />
scomparso Carmelo Catania di<br />
Mascalucia e da Gaetano Miroglio<br />
di Catania. Questa liuteria ha<br />
introdotto un modello standardizzato<br />
di chitarra sarda, spesso<br />
denominato “chitarrone” o “chitarra<br />
gigante”, che è stato adottato<br />
dal<strong>la</strong> stragrande maggioranza<br />
di suonatori locali. Si tratta in<br />
pratica di una chitarra baritono<br />
dalle proporzioni notevoli (lunghezza<br />
di 108 cm, <strong>la</strong>rghezza di<br />
44 cm, altezza di 11 cm), con<br />
un diapason o lunghezza del<strong>la</strong><br />
corda vibrante di 70,5 cm, corde<br />
metalliche fissate a una cordiera<br />
inferiore abbinata a un sottile<br />
ponticello, accordatura tra una<br />
quarta e una quinta sotto l’accordatura<br />
standard, e decorazioni<br />
tipiche: battipenna di materiale<br />
p<strong>la</strong>stico, leggermente intagliato<br />
nel legno del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> e decorato<br />
con motivi floreali intarsiati in<br />
finta madreper<strong>la</strong>; filetto bianco e<br />
bordo con finitura chiara e scura<br />
lungo il profilo del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>; segnatasti<br />
realizzati con uno strato<br />
di finta madreper<strong>la</strong> che ricopre<br />
tutto il tasto.<br />
In passato i chitarristi suonavano<br />
soprattutto a dita nude o<br />
eventualmente con un plettro digitale<br />
per il pollice, mentre attualmente<br />
suonano principalmente<br />
con il plettro. Lo stile di accompagnamento<br />
è piuttosto ricco e<br />
mette in mostra un vasto repertorio<br />
di accordi per lo più maggiori<br />
che, a contatto con un impianto<br />
melodico vocale di tradizione mediterranea<br />
con elementi modali,<br />
determinano delle originali successioni<br />
armoniche spesso estranee<br />
alle convenzioni c<strong>la</strong>ssiche.<br />
Accanto a questo stile di accompagnamento<br />
si è poi sviluppato<br />
un repertorio solistico ispirato alle<br />
danze tradizionalmente eseguite<br />
sul triplo c<strong>la</strong>rinetto sardo, le <strong>la</strong>uneddas.<br />
Questo repertorio mette<br />
in evidenza un uso di accordature<br />
aperte legate fondalmente ai due<br />
modelli Mi 2 Do 3 Do 3 Sol 3 Do 4 Mi 4 e<br />
Mi 2 Do 3 Do 3 Sol 3 Si 3 Mi 4 , naturalmente<br />
trasportati in basso in re<strong>la</strong>zione<br />
all’accordatura base del<strong>la</strong><br />
<strong>Chitarra</strong> battente, chitarra<br />
sarda, co<strong>la</strong>scione<br />
“chitarra gigante”. Sul<strong>la</strong> chitarra<br />
normale possono essere riportati<br />
seguendo i modelli del Do aperto<br />
(Do 2 Sol 2 Do 3 Sol 3 Do 4 Mi 4 ) e del<br />
dropped C (Do 2 Sol 2 Do 3 Sol 3 Si 3<br />
Mi 4 ). È stato inoltre documentato<br />
anche un modello di dropped G<br />
(Re 2 Sol 2 Re 3 Sol 3 Si 3 Mi 4 ).<br />
Il co<strong>la</strong>scione<br />
Un ultimo accenno vale <strong>la</strong> pena<br />
riservare a uno strumento ormai<br />
caduto in disuso, il “co<strong>la</strong>scione”<br />
o “ca<strong>la</strong>scione”, un liuto a manico<br />
lungo spesso raffigurato tradizionalmente<br />
tra le mani di Pulcinel<strong>la</strong>.<br />
Delle poche tracce <strong>la</strong>sciate<br />
da questo strumento in ambito<br />
popo<strong>la</strong>re si sono occupati in partico<strong>la</strong>re<br />
due testi: Il co<strong>la</strong>scione sopravvissuto<br />
di Giuliana Fugazzotto<br />
e Roberto Palmieri (Orpheus,<br />
1994) e Suoni che tornano<br />
54<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
– Ca<strong>la</strong>scione, tamburello ed altri<br />
strumenti del<strong>la</strong> tradizione musicale<br />
a Caramanico e sul<strong>la</strong> Majel<strong>la</strong> di<br />
Giuseppe M. Ga<strong>la</strong>, Silvio Pascetta<br />
e Domenico Di Virgilio (Taranta,<br />
2006). Come il bouzouki greco<br />
o il saz turco-persiano e il setar<br />
iraniano, il co<strong>la</strong>scione sembra appartenere<br />
a una vasta famiglia di<br />
liuti a manico lungo mediterranei<br />
e orientali, generalmente a tre (o<br />
4) ordini di corde intonate su fondamentale<br />
e quinta secondo lo<br />
schema prevalente I-V-VIII, destinati<br />
essenzialmente ad eseguire<br />
linee melodiche sopra un bordone<br />
di tonica e dominante.<br />
Andrea Carpi<br />
Lascia un commento<br />
Ca<strong>la</strong>scione di Prato<strong>la</strong> Peligna (AQ), Raccolta<br />
G. Colel<strong>la</strong> 1909, in Pao<strong>la</strong> E. Simeoni<br />
e Roberta Tucci
Un anno di Beatles<br />
tecnica<br />
Eccoci a scrivere di un <strong>la</strong>voro<br />
che è iniziato online il 5 ottobre<br />
2010 e terminerà dopo dodici<br />
mesi, durante i quali saremo in<br />
compagnia dei Fab Four, i Fantastici<br />
4 (ops!), i Baronetti di Liverpool,<br />
i Favolosi Beatles!<br />
Si tende troppo spesso a dimenticare<br />
che gli ‘scarafaggi’<br />
sono stati <strong>la</strong> prima vera poprock<br />
band il cui sound era quasi<br />
esclusivamente basato sull’utilizzo<br />
delle chitarre: tranne qualche<br />
sortita all’organo di John, il<br />
suono live del gruppo, soprattutto<br />
nei primi anni, era dato dalle<br />
sei corde. E allora eccoci qui,<br />
a giocare con i nostri miti, per<br />
una rubrica in dodici puntate,<br />
una al mese, che ci porterà ad<br />
analizzare il <strong>la</strong>voro chitarristico<br />
di George, John e Paul, ma non<br />
solo. Considerazioni varie saranno<br />
fatte sulle singole canzoni,<br />
quando ci sembrerà opportuno,<br />
e sul modo di arrangiare<br />
strumenti e cori. Perché <strong>la</strong> musica<br />
non è fatta di so<strong>la</strong> chitarra,<br />
Da Please Please<br />
Me a Let It Be<br />
per fortuna.<br />
Perché il 5 ottobre? Perché<br />
quel giorno del 1962 uscì il primo<br />
singolo inglese del<strong>la</strong> band,<br />
“Love Me Do” / “P.S. I Love You”,<br />
per iniziare un’avventura che si<br />
concluse sette anni e molti primi<br />
posti più tardi.<br />
Ma perché dodici puntate se<br />
i dischi ufficiali sono tredici ed i<br />
singoli non presenti sugli album<br />
numerosi? Per poter chiamare <strong>la</strong><br />
rubrica Un anno di Beatles!<br />
La suddivisione in dodici episodi<br />
è stata fatta da noi in modo<br />
del tutto arbitrario, come del<br />
tutto soggettivo sarà ciò che<br />
diremo. Sui Beatles è già stato<br />
scritto tutto e il suo contrario,<br />
non siamo depositari di chissà<br />
quale segreto. Ma l’amore per<br />
<strong>la</strong> loro musica, che ha segnato<br />
molti di noi, è una buona scusa<br />
per divertirci ancora cercando di<br />
vedere alcune cose da un punto<br />
di vista diverso. Come abbiamo<br />
diviso il tutto, lo scoprirete leggendoci<br />
in questo anno.<br />
Con l’amico cantante-chitarrista<br />
Davide Canazza di Laster<br />
Guitar andremo a spulciare fra<br />
55<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
le note suonate e quelle cantate,<br />
dividendo il <strong>la</strong>voro fra i due<br />
siti Fingerpicking.net e Laster.<br />
it: su Laster ci sarà l’analisi del<br />
<strong>la</strong>voro delle chitarre ‘elettriche’,<br />
su FP.net quello re<strong>la</strong>tivo alle<br />
‘acustiche’ e considerazioni generali<br />
sul<strong>la</strong> musica. Una traccia<br />
di base sarà comunque comune<br />
per non spiazzare troppo chi<br />
leggerà gli articoli. Lungo il cammino<br />
proveremo a coinvolgere<br />
amici musicisti e giornalisti, se<br />
avranno piacere di aggiungere<br />
qualcosa.<br />
Non siamo degli ‘storici’ o dei<br />
maniaci di date, luoghi, strumenti<br />
e altro, ma cercheremo<br />
di comunicare nel<strong>la</strong> maniera più<br />
semplice e diretta possibile quelle<br />
che sono le nostre opinioni ed<br />
emozioni al riguardo, discutibili,<br />
ma nostre.<br />
In fondo, è solo un gioco.<br />
Daniele Bazzani<br />
Lascia un commento
tc tecnica<br />
Meglio prevenire che curare…<br />
Ciao a tutti, prima di cominciare con<br />
degli esercizi sullo strumento (ancora<br />
un po’ di pazienza…) vorrei pubblicare<br />
alcune regole da prendere in considerazione,<br />
almeno in parte, per prevenire<br />
l’ ‘usura’ del chitarrista. Queste quindici<br />
regole mi sono state suggerite<br />
dal<strong>la</strong> fisiatra Rosa Maria Converti, responsabile<br />
dell’Ambu<strong>la</strong>torio Sol Diesis<br />
presso il Centro Don Gnocchi di Mi<strong>la</strong>no,<br />
specializzata nel<strong>la</strong> cura e prevenzione<br />
delle patologie dei musicisti:<br />
1. Praticare un riscaldamento e un allungamento<br />
musco<strong>la</strong>re mirato e globale<br />
prima di suonare.<br />
2. Eseguire un riscaldamento progressivo<br />
allo strumento.<br />
3. Evitare lunghi periodi di esecuzione<br />
(circa 40-50 minuti) ed effettuare pause<br />
di 5-10 minuti ogni ora.<br />
4. Adottare posture corrette evitando<br />
posizioni non fisiologiche che generano<br />
compensazioni musco<strong>la</strong>ri nefaste.<br />
5. Assicurarsi un ambiente ergonomico<br />
adatto (sedia, illuminazione, leggio).<br />
6. Variare il repertorio e gli stili di musica<br />
suonati.<br />
7. Ricorrere se necessario ad accorgimenti<br />
tecnici: accessori ergonomici<br />
e modificazioni dello strumento.<br />
8. Praticare dello stretching al termine<br />
delle esecuzioni.<br />
9. Evitare variazioni brutali dei ritmi di<br />
<strong>la</strong>voro, come periodi di <strong>la</strong>voro intenso<br />
prima di concerti o esami, o come<br />
<strong>la</strong> ripresa eccessiva dopo un arresto<br />
prolungato.<br />
10. Evitare dei lunghi periodi senza suonare,<br />
mantenere un’attività strumentale<br />
minima durante i periodi di riposo.<br />
11. Mai suonare con dolore: il motto<br />
“No pain, no gain” è FALSO.<br />
12. Prendere coscienza del proprio<br />
corpo, cercando di eliminare le tensioni<br />
musco<strong>la</strong>ri presenti.<br />
13. Control<strong>la</strong>re lo stress, l’ansia, <strong>la</strong><br />
fatica.<br />
14. Fare attenzione al trasporto di<br />
oggetti pesanti e alle attività fisiche di<br />
Le 15 Regole d’Oro<br />
per il musicista<br />
una certa entità.<br />
15. Nel<strong>la</strong> vita quotidiana, conformarsi<br />
a regole generali di igiene (alimentazione<br />
e idratazione corretta, sonno<br />
necessario, attività fisiche rego<strong>la</strong>ri) e<br />
se possibile evitare alcool e tabacco.<br />
Quest’ultima è davvero dura! Ma<br />
cerchiamo di chiarire alcuni concetti<br />
espressi nelle “15 Regole d’Oro per<br />
il Musicista”. Il mio breve articolo ha<br />
come fine quello di stimo<strong>la</strong>re l’interesse<br />
al<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> nostra ‘macchina’.<br />
Ogni musicista è un mondo a sé e<br />
suggerire esercizi in generale non mi<br />
sembra appropriato. Quello che consiglio<br />
è di prendere atto di quali siano<br />
i nostri eventuali piccoli malesseri derivanti<br />
dall’attività musicale e cercare<br />
di capire meglio, insieme a un medico<br />
specializzato, quali possano essere i<br />
rimedi.<br />
Chi ha fatto del<strong>la</strong> chitarra il proprio<br />
mestiere si ritrova in braccio lo strumento<br />
per ore, tutti i giorni, e deve<br />
aver ben presente che quest’attività<br />
può essere paragonata a quel<strong>la</strong> di<br />
un qualsiasi <strong>la</strong>voratore soggetto ad<br />
usura: per un piastrellista le ginocchia<br />
saranno probabilmente a rischio, per<br />
un chitarrista ci saranno altri problemi<br />
(a meno che non suoni in ginocchio!).<br />
In sostanza ognuno di noi dovrebbe<br />
ascoltarsi, non solo dal punto di vista<br />
musicale, e prendere coscienza di<br />
come affronta <strong>la</strong> propria performance:<br />
sono comodo mentre suono? La<br />
postura mi crea delle tensioni? Suono<br />
in apnea? Una determinata tecnica<br />
mi procura affaticamento, dei dolori?<br />
L’ansia da prestazione mi irrigidisce?<br />
Riesco a suonare al meglio senza riscaldamento?<br />
Il formato del<strong>la</strong> chitarra<br />
è quello giusto per me? E via dicendo.<br />
Dopo un’attenta analisi si possono<br />
prendere dei provvedimenti, aiutati<br />
dal proprio buon senso e – perché<br />
no – da un esperto, onde evitare che<br />
cattive abitudini sfocino in patologie<br />
più serie. Non me <strong>la</strong> sento di consigliare<br />
esercizi o metodi specifici, non<br />
è il mio campo (il mondo è già pieno<br />
56<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
di tuttologi) e soprattutto non è detto<br />
che gli esercizi utili a me lo siano per<br />
qualcun’altro. Per quanto mi riguarda,<br />
utilizzo chitarre dal formato medio<br />
piccolo. Ultimamente uso <strong>la</strong> cinghia<br />
per chitarra anche quando suono da<br />
seduto. Prima di un’esibizione eseguo<br />
degli esercizi di stretching suggeriti dal<br />
mio fisioterapista, che coinvolgono<br />
mani, braccia, spalle e respirazione;<br />
e come riscaldamento sullo strumento<br />
suono lentamente alcuni semplici<br />
arpeggi.<br />
Se poi vogliamo ampliare <strong>la</strong> veduta,<br />
conosco musicisti di fama internazionale<br />
che, prima di ogni esibizione,<br />
fanno lunghe passeggiate per<br />
scaricare <strong>la</strong> tensione e ottimizzare<br />
<strong>la</strong> concentrazione; altri che si sco<strong>la</strong>no<br />
tranquil<strong>la</strong>mente litri di birra, ma<br />
quest’ultima tipologia di riscaldamento<br />
mi riesce difficile consigliar<strong>la</strong>…<br />
Per concludere: in generale ci occupiamo<br />
del<strong>la</strong> chitarra e del<strong>la</strong> sua<br />
manutenzione molto più di quanto<br />
non ci occupiamo dello strumento<br />
principale che ‘fa musica’, noi stessi.<br />
A presto!<br />
Davide Mastrangelo<br />
Lascia un commento
tecnica<br />
Un’introduzione essenziale<br />
allo stile<br />
Ecco un contributo per celebrare<br />
<strong>la</strong> musica del grande C<strong>la</strong>rence<br />
White. Questo <strong>la</strong>voro fa<br />
parte di una picco<strong>la</strong> campagna<br />
che sto promuovendo su varie<br />
testate e durante i miei seminari,<br />
per ricordare ai chitarristi che C<strong>la</strong>rence<br />
White è un maestro del<strong>la</strong><br />
chitarra, e che dovrebbe essere<br />
rievocato e onorato nei festival e<br />
nei vari eventi dedicati a questo<br />
strumento.<br />
Non è stato facile raccogliere<br />
un’introduzione essenziale per<br />
raccontare musicalmente il suo<br />
stile. White ci ha <strong>la</strong>sciato una<br />
grossa mole di materiale e uno<br />
stile veramente complesso con<br />
molti arrangiamenti, licks e fraseggi.<br />
È stata per me una grande<br />
gioia trascorrere tante ore ascoltando<br />
<strong>la</strong> sua musica, per trascrivere<br />
frammenti significativi del<br />
suo modo di suonare. Il risultato è<br />
una picco<strong>la</strong> collezione di licks con<br />
strutture e tonalità diverse, che<br />
possono essere usati nel<strong>la</strong> costruzione<br />
di un solo o nel backup<br />
di un brano.<br />
Quando si presta molta attenzione<br />
all’estetica di White e si<br />
analizzano le sue scelte musicali,<br />
<strong>la</strong> sua lezione può andare in profondità,<br />
molto oltre <strong>la</strong> semplice<br />
ripetizione delle sue note.<br />
C<strong>la</strong>rence White fu senza dubbio<br />
il primo chitarrista a innovare <strong>la</strong><br />
tecnica del crosspicking, con una<br />
creatività molto più ampia di quel<strong>la</strong><br />
fino a quel momento sviluppata<br />
dai capostipiti dello stesso stile<br />
(George Shuffler, Doc Watson,<br />
ecc.). Il crosspicking nacque<br />
come un arpeggio su tre corde<br />
adiacenti con uno schema fisso<br />
ripetitivo (down-down-up) in cui <strong>la</strong><br />
C<strong>la</strong>rence<br />
White<br />
57<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
<strong>Scarica</strong> <strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura
tc<br />
Esempi<br />
C<strong>la</strong>rence<br />
White<br />
58<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
melodia veniva possibilmente<br />
adattata per essere suonata sul<strong>la</strong><br />
più grave delle tre corde, partendo<br />
in genere sul primo ottavo<br />
del<strong>la</strong> battuta.<br />
C<strong>la</strong>rence usò il crosspicking in<br />
deliziosi brevi fraseggi di riempimento<br />
(esempi 1 e 2) o con funzione<br />
melodica (esempio 3) dove<br />
viene inserito in punti imprevedibili<br />
del<strong>la</strong> battuta musicale (quasi mai<br />
sul tempo forte) interca<strong>la</strong>ndolo ad<br />
altre tecniche e cercando le note<br />
di melodia anche sulle corde più<br />
acute del<strong>la</strong> triade.<br />
Gli esempi 4 e 5 riguardano<br />
invece il raffinatissimo uso del<strong>la</strong><br />
tecnica dei double stops (parti in<br />
armonia su due corde adiacenti)<br />
sempre calibrata con perfetta dinamica<br />
e <strong>la</strong> giusta evidenza al<strong>la</strong><br />
nota di melodia. Da notare come<br />
<strong>la</strong> scelta di C<strong>la</strong>rence non sia mai<br />
su una lunga serie ininterrotta di<br />
doppie note, ma come queste<br />
vengano alternate e interrotte ad<br />
arte con configurazioni diverse e<br />
uso di effetti.<br />
È anche importante vedere come<br />
egli riesca a personalizzare e<br />
dare nuova linfa ai fraseggi giocati<br />
sui patterns più tradizionali, come<br />
negli esempi 6 e 7 dove poche<br />
semplici note inaspettate rinnovano<br />
il suono dell’intera frase.<br />
Negli esempi 8, 9 e 10 ho voluto<br />
infine esemplificare alcune tra le<br />
sue frasi più famose, in cui traspare<br />
chiaramente il senso del gioco<br />
e dello scherzo, ma che nel<strong>la</strong> velocità<br />
e chiarezza di esecuzione<br />
ottengono un effetto di grande<br />
virtuosismo e divertimento.<br />
Beppe Gambetta<br />
Lascia un commento
tecnica<br />
Considerazioni su un’antologia<br />
di brani facili<br />
A distanza di un anno dall’uscita<br />
del mio libro con cd Basic<br />
Fingerstyle – Antologia di brani<br />
facili per chitarra acustica edito<br />
dal<strong>la</strong> Carisch, sento l’obbligo di<br />
ringraziare tutti gli appassionati<br />
che hanno accolto con entusiasmo<br />
questa pubblicazione. Gli<br />
appunti che seguono sono riflessioni<br />
che ho sviluppato in re<strong>la</strong>zione<br />
a questo progetto, distinzioni<br />
e spiegazioni di termini che spero<br />
risultino interessanti ai più.<br />
Allegato a questo articolo troverete<br />
un arpeggio iniziale tratto<br />
da Basic Fingerstyle. Raccomando<br />
di leggere le note di avvertenza<br />
in fondo al<strong>la</strong> <strong>pagina</strong> prima di<br />
iniziare a suonare. Buona lettura<br />
e buona musica!<br />
Perché una raccolta di brani<br />
facili?<br />
È auspicabile che, muovendo<br />
i primi passi con il fingerstyle, si<br />
incomincino ad affrontare esercizi<br />
e brani facili. In realtà, molti<br />
studenti sono attratti da brani impegnativi<br />
perché, guarda caso,<br />
sono anche quelli musicalmente<br />
più interessanti. Spesso questa<br />
Basic<br />
Fingerstyle<br />
abitudine porta a scoraggiarsi in<br />
fretta, non avendo l’esperienza e<br />
le basi necessarie per affrontare<br />
esecuzioni del genere. In veste<br />
d’insegnante, ho sempre consigliato<br />
un percorso di brani che<br />
possa creare una base solida<br />
sul<strong>la</strong> quale muovere i passi successivi.<br />
Ho anche però riscontrato<br />
come sia difficile trovare<br />
brani semplici che risultino piacevoli<br />
da suonare. Ancor più un<br />
testo unico con simili contenuti.<br />
Mi limitavo, quindi, a raccogliere<br />
stralci di musica e tab<strong>la</strong>ture da<br />
testi diversi, che soddisfacessero<br />
almeno in parte le mie aspettative<br />
e quelle dei miei allievi. Ma<br />
simbologie diverse, diteggiature<br />
mancanti, carenza di supporti<br />
audio, mi hanno spinto al<strong>la</strong> realizzazione<br />
di questo progetto:<br />
una raccolta di brani stimo<strong>la</strong>nti<br />
di primo repertorio, che consentisse<br />
di raggiungere una certa<br />
fluidità d’esecuzione in tempi ragionevoli<br />
e senza cadute di entusiasmo.<br />
Questo il mio obiettivo e<br />
spero, almeno in parte, d’esserci<br />
riuscito.<br />
<strong>Chitarra</strong> acustica e chitarra<br />
c<strong>la</strong>ssica<br />
Sebbene questa raccolta sia<br />
dedicata al<strong>la</strong> chitarra acustica, risulta<br />
senz’altro fruibile anche dal<br />
chitarrista c<strong>la</strong>ssico.<br />
Sappiamo come i due strumenti<br />
siano diversi nelle misure<br />
e nel suono. La chitarra c<strong>la</strong>ssica<br />
con corde in nylon ha un manico<br />
più <strong>la</strong>rgo e una diversa spaziatura<br />
di corde. La chitarra acustica<br />
ha corde in metallo, il manico più<br />
stretto e richiede unghie molto<br />
resistenti. Chitarristi esperti possono<br />
utilizzare entrambi gli strumenti<br />
per diversi repertori e avere<br />
un suono più adatto a seconda<br />
dei casi. Ma, in una fase di studio<br />
iniziale, sarebbe preferibile<br />
decidere fin da subito <strong>la</strong> chitarra<br />
59<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
adatta alle nostre esigenze, perché<br />
cambiando poi strumento<br />
occorrerà del tempo per abituarsi<br />
alle diverse caratteristiche.<br />
Anche consultare un esperto<br />
o un liutaio per control<strong>la</strong>re l’intonazione<br />
e l’altezza giusta delle<br />
corde è un elemento che risulta<br />
decisivo per ottenere <strong>la</strong> massima<br />
soddisfazione dal proprio<br />
strumento.<br />
Termini e significati a confronto:<br />
dal fingerpicking al<br />
basic fingerstyle<br />
Il fingerpicking è nato come un<br />
insieme di tecniche di chitarra per<br />
eseguire il blues e il folk nordamericano.<br />
Quindi questo termine<br />
è da sempre associato a questo<br />
tipo di musica tradizionale.<br />
Il termine fingerstyle ha invece<br />
origini più recenti e si riferisce,<br />
genericamente, all’utilizzo delle<br />
dita del<strong>la</strong> mano destra; ragion<br />
per cui questa paro<strong>la</strong> viene associata<br />
ad un’altra che definisce<br />
il genere musicale: così si par<strong>la</strong><br />
spesso di c<strong>la</strong>ssic fingerstyle, fingerstyle<br />
jazz o celtic fingerstyle.<br />
Ad esempio il fingerstyle blues ha<br />
molto in comune con il fingerpicking,<br />
ma nei casi più frequenti<br />
si riferisce ad un blues contemporaneo<br />
o a nuovi arrangiamenti<br />
di vecchi blues, cioè non esattamente<br />
gli originali che fanno parte<br />
del traditional fingerpicking.<br />
Comunque, al di là di queste<br />
sfumature, i primi bluesman introdussero<br />
con il basso alternato,<br />
ostinato e walking, un importante<br />
elemento nell’arte di utilizzare le<br />
dita del<strong>la</strong> mano destra: il ritmo.<br />
Oltre ad essere una tecnica polifonica<br />
che esegue melodia e<br />
basso allo stesso tempo, questa<br />
arte ha <strong>la</strong> caratteristica di essere<br />
poliritmica, cioè di produrre<br />
accenti diversi sulle due linee. È<br />
senz’altro questo uno dei motivi<br />
per cui generazioni di chitarristi
tc<br />
Basic<br />
Fingerstyle<br />
hanno evoluto e introdotto con<br />
successo questa tecnica anche<br />
in altri generi musicali.<br />
Basic Fingerstyle non esprime<br />
un genere musicale definito,<br />
bensì associa dei brani facili<br />
al<strong>la</strong> tecnica del fingerstyle.<br />
Esempi<br />
Ma è inevitabile che, trattando<br />
principalmente di chitarra acustica,<br />
buona parte del materiale<br />
contenuto in questa raccolta<br />
derivi da generi tradizionali che,<br />
oltretutto, risultano da sempre<br />
i brani più adatti a un percorso<br />
Open String Arpeggio 1<br />
(da Franco Morone, Basic Fingerstyle, Carisch, 2009, p. 14)<br />
60<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
didattico iniziale.<br />
Franco Morone<br />
Lascia un commento<br />
<strong>Scarica</strong> il TEF<br />
Il suono migliore è prodotto utilizzando<br />
le unghie e disponendo le dita in senso<br />
perpendico<strong>la</strong>re al piano armonico.<br />
Pizzicare le corde cercando di muovere<br />
solo <strong>la</strong> parte finale dell’indice, medio<br />
e anu<strong>la</strong>re.<br />
In questo esercizio le note suonate<br />
dal pollice del<strong>la</strong> mano destra hanno<br />
il gambo rivolto verso l’alto. ll pollice,<br />
segna<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> lettera «p» pizzica rispettivamente<br />
5 a , 4 a e 6 a corda, l’indice<br />
<strong>la</strong> 3 a , il medio <strong>la</strong> 2 a e l’anu<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
1 a corda.
Sul<strong>la</strong> nota La<br />
tecnica<br />
Ciao amici, questo è il primo articolo<br />
di una serie che consisterà<br />
in osservazioni maturate negli anni<br />
riguardo al suonare <strong>la</strong> chitarra.<br />
Questi suggerimenti vengono da<br />
lezioni nelle scuole e da lezioni private.<br />
Siete liberi di utilizzarli e/o di<br />
fare commenti sul<strong>la</strong> loro utilità. Potreste<br />
trovare questi suggerimenti<br />
utili o no. Ricordatevi che ci sono<br />
molti modi di suonare <strong>la</strong> chitarra, e<br />
che vi troverete a sviluppare il vostro<br />
stile personale e le vostre preferenze<br />
man mano che suonate.<br />
La prima cosa di cui vorrei par<strong>la</strong>re<br />
è l’accordatura del<strong>la</strong> chitarra.<br />
Con l’andare del tempo, ho scoperto<br />
che <strong>la</strong> gente è diventata<br />
dipendente dagli accordatori elettronici.<br />
Anche se questi marchingegni<br />
sono utili, in un certo senso<br />
vi separano dal vostro strumento,<br />
al punto che – per sapere se siete<br />
accordati o no – finite per fare<br />
affidamento su una <strong>la</strong>ncetta piuttosto<br />
che sul vostro orecchio. Io<br />
uso l’accordatore elettronico in<br />
determinate situazioni (quando<br />
suono dal vivo o in una stanza<br />
rumorosa) ma, al di là di questo,<br />
faccio affidamento sul mio orecchio.<br />
E vi consiglio di accordare<br />
al<strong>la</strong> vecchia maniera, per riuscire a<br />
Gli armonici del<strong>la</strong> corda La e le re<strong>la</strong>zioni<br />
dell’armonico al VII tasto con il Mi basso e il<br />
Mi cantino (da “Tuning Guitar”, Wikimedia)<br />
Accordare<br />
<strong>la</strong> chitarra<br />
sviluppare una re<strong>la</strong>zione più stretta<br />
fra il vostro orecchio (e il vostro<br />
cervello) e il vostro stumento.<br />
Non tutte le chitarre, specialmente<br />
quelle con corde di metallo,<br />
hanno manici perfettamente<br />
intonati. Ecco una cosa che mi<br />
piace fare quando accordo <strong>la</strong><br />
chitarra: innanzitutto, per accordare<br />
<strong>la</strong> quinta corda, prendo un<br />
La utilizzando un diapason (nel<br />
caso <strong>la</strong> memoria non mi assista)<br />
o il pianoforte. Poi uso questo<br />
La come riferimento per accordare<br />
tutte le altre corde, tranne<br />
<strong>la</strong> sesta. Fare in questo modo<br />
aiuta anche a diventare più consapevoli<br />
nel localizzare il La su<br />
tutte le corde, acquistando così<br />
maggiore familiarità e disinvoltura<br />
sullo strumento. Allora, iniziamo:<br />
suoniamo l’armonico del<strong>la</strong> quinta<br />
corda al dodicesimo tasto, l’armonico<br />
del<strong>la</strong> quarta corda al settimo<br />
tasto, <strong>la</strong> terza corda Sol al<br />
secondo tasto, <strong>la</strong> seconda corda<br />
Si al decimo tasto, il Mi cantino<br />
al quinto tasto. Tutte queste note<br />
sono dei La e, facendo qualche<br />
aggiustamento con le meccaniche,<br />
dovrebbero suonare tutte<br />
uguali, ottava a parte.<br />
Ora che le prime cinque corde<br />
sono tutte correttamente accordate,<br />
vado al<strong>la</strong> sesta corda e suono<br />
l’armonico al settimo tasto, confrontandolo<br />
con <strong>la</strong> seconda corda<br />
a vuoto, che è un Si. Anche queste<br />
due note dovrebbero avere lo<br />
stesso suono.<br />
Ricapito<strong>la</strong>ndo, noi abbiamo accordato<br />
tutto lo strumento sul<strong>la</strong><br />
nota La, ad eccezione del<strong>la</strong> sesta<br />
corda, che è accordata sul<br />
Si. A questo punto, eseguo una<br />
rego<strong>la</strong>zione fine dell’accordatura<br />
suonando un accordo di Do con il<br />
Sol al basso. È ben intonato questo<br />
accordo? Se non lo è, posso<br />
fare dei piccoli aggiustamenti<br />
per correggerlo. Come dicevo, i<br />
manici del<strong>la</strong> maggior parte degli<br />
61<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
strumenti non sono perfetti, e anche<br />
l’uso di un accordatore elettronico<br />
di alta qualità, che controlli<br />
individualmente ciascuna corda,<br />
potrebbe non farci ottenere necessariamente<br />
un accordo intonato<br />
al<strong>la</strong> perfezione.<br />
Col sistema che vi ho appena<br />
descritto, sarete più a contatto col<br />
vostro strumento, che ora potete ritenere<br />
ben accordato. Questo è un<br />
eccellente primo passo per diventare<br />
un chitarrista più sicuro di sé.<br />
Ma ora basta con le chiacchiere<br />
sul<strong>la</strong> chitarra. In un ambito più leggero,<br />
ultimamente sto gustando<br />
un po’ di cucina italiana, in preparazione<br />
del mio tour estivo in Italia.<br />
Sebbene stia registrando una<br />
canzone italiana con <strong>la</strong> mia amica<br />
E<strong>la</strong>ine, devo dire che – per par<strong>la</strong>re<br />
di cultura – cucinare piatti italiani<br />
è molto più semplice che imparare<br />
<strong>la</strong> lingua! Ha anche un sapore<br />
migliore. Lo spirito caldo e meraviglioso<br />
di questo paese ti entra<br />
dentro a ogni boccone!<br />
Eric Lugosch<br />
Nel<strong>la</strong> <strong>versione</strong> online dell’articolo<br />
troverete un link per ascoltare<br />
Lugosch mentre accorda con il<br />
sistema appena illustrato (http://<br />
ericlugosch.fingerpicking.net/files/<br />
tuning.mp3)<br />
Lascia un commento
tc tecnica<br />
Quando iniziai a suonare il<br />
bouzouki, al<strong>la</strong> fine del 1990, ero<br />
convinto che quello strano strumento<br />
greco, che assomiglia a un<br />
mandolino di proporzioni smisurate,<br />
fosse un oggetto antico e che<br />
affondasse le sue radici nel<strong>la</strong> tradizione<br />
ellenica. Mi chiedevo se fosse<br />
appartenuto al mondo di Atene o a<br />
quello di Sparta: le corde metalliche<br />
hanno un suono solido e compatto,<br />
ma nello stesso tempo lo strumento<br />
produce un caratteristico ‘sustain’<br />
dal sapore vagamente lirico,<br />
dato essenzialmente dalle accordature<br />
aperte che fin dall’inizio avevo<br />
imparato a usare. Tutto questo<br />
nel<strong>la</strong> mia fantasia mi <strong>la</strong>sciava nel<br />
dubbio, se assegnare le sue origini<br />
all’ars bellica spartana o all’orgoglio<br />
dell’artigianato ateniese.<br />
Scoprii con una certa delusione<br />
che il bouzouki fu costruito per <strong>la</strong><br />
prima volta intorno al 1920, e che è<br />
quindi re<strong>la</strong>tivamente recente. Assomiglia<br />
molto al saz, tipico strumento<br />
turco, e ricorda solo da lontano<br />
il pandouris, antico liuto greco, entrambi<br />
a tre corde doppie. Il primo<br />
bouzouki, che utilizzava accordature<br />
aperte (DAD), aveva appunto tre<br />
corde doppie.<br />
Soltanto dopo <strong>la</strong> seconda guerra<br />
mondiale Manolis Chiotis, un virtuoso<br />
dello strumento, introdusse<br />
<strong>la</strong> quarta fi<strong>la</strong> di corde, impiegando<br />
l’accordatura che da allora utilizzano<br />
normalmente i musicisti greci<br />
(DAFC), * uguale a quel<strong>la</strong> delle prime<br />
quattro corde di una chitarra, un<br />
tono sotto. Accordato in questo<br />
modo, il bouzouki assume il suono<br />
di una dodici corde cui mancano<br />
i bassi e perde tutto il fascino che<br />
avevano i suoi antenati, il saz e il<br />
pandouris, anche se ovviamente<br />
risulta molto facile da imparare<br />
per chi sa già suonare <strong>la</strong> chitarra.<br />
Le rare volte che l’ho accordato in<br />
questo modo non ho avuto grandi<br />
soddisfazioni: tanto valeva suonare<br />
Quando iniziai a<br />
suonare il bouzouki<br />
<strong>la</strong> chitarra.<br />
Già, perché per ottenere il suono<br />
migliore da un bouzouki si deve cercare<br />
di far suonare il più possibile le<br />
corde libere. Provate ad accordarlo<br />
come nei brani di Fabrizio De André,<br />
“Crêuza de mä” (DADA) o “Jamín-a”<br />
(EBEB) e vi accorgerete del<strong>la</strong> magia<br />
del suo suono. In quei brani vi<br />
renderete conto che sempre ci sono<br />
almeno due corde (doppie) che<br />
suonano libere. Ma molto spesso<br />
sono tre o addirittura quattro. Se,<br />
dopo averci provato, riaccordate il<br />
bouzouki ‘al<strong>la</strong> greca’ (DAFC), vi renderete<br />
conto che non c’è modo di<br />
ottenere le stesse sonorità.<br />
Negli anni ’60 anche gli ir<strong>la</strong>ndesi<br />
si appassionarono al bouzouki greco.<br />
Al punto da decidere di reinventarne<br />
una loro <strong>versione</strong>. Ma avevano<br />
imparato <strong>la</strong> lezione e utilizzarono<br />
da subito delle accordature aperte:<br />
<strong>la</strong> stessa DADA o, più frequentemente,<br />
DADG; solo più raramente<br />
lo accordano a intervalli di quinta:<br />
EADG. Naturalmente <strong>la</strong> loro <strong>versione</strong><br />
è molto diversa da quel<strong>la</strong> greca.<br />
Ha una cassa appiattita, con una<br />
conseguente differenza timbrica,<br />
e viene chiamato Irish bouzouki o<br />
anche cittern, in ricordo dell’antico<br />
liuto del<strong>la</strong> tradizione ir<strong>la</strong>ndese.<br />
Se volete riprodurre le sonorità<br />
dell’album Crêuza de mä dovrete<br />
dotarvi di uno strumento greco e<br />
non ir<strong>la</strong>ndese, e con accordatura<br />
62<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
aperta.<br />
Se volete acquistare un bouzouki<br />
ne troverete di certo in qualsiasi<br />
negozio di strumenti musicali ben<br />
fornito. Ne vengono importati dal<strong>la</strong><br />
Grecia, ma normalmente in questi<br />
modelli viene curata più l’apparenza<br />
(fregi e ornamenti) e meno <strong>la</strong> timbrica<br />
e <strong>la</strong> liuteria. In Italia esiste un<br />
unico produttore, Musikalia (www.<br />
musikalia.it) che ne ha di diversi tipi.<br />
Fra questi i più costosi non sempre<br />
sono i migliori. Eventualmente<br />
scegliete pure il modello più economico<br />
(902): ne possiedo un paio<br />
e suonano bene. Naturalmente il<br />
massimo è trovare un bouzouki Eko<br />
usato. Sono proprio quelli utilizzati<br />
da Mauro Pagani nell’album Crêuza<br />
de mä, ma sono pressoché introvabili,<br />
perché chi ne possiede uno se<br />
lo tiene ben stretto.<br />
Beh, ora sapete tutto del bouzouki.<br />
Non vi resta che trovarne uno e<br />
provare a suonarlo!<br />
Giorgio Cordini<br />
* Giorgio Cordini utilizza il criterio di<br />
indicare le accordature partendo<br />
dal<strong>la</strong> prima corda (quel<strong>la</strong> generalmente<br />
più acuta).<br />
Lascia un commento<br />
Cordini ad Acoustic Franciacorta 2008<br />
foto di Elio Berardelli)
tecnica<br />
Suonare con <strong>la</strong> chitarra <strong>la</strong><br />
musica delle <strong>la</strong>uneddas<br />
Quando, al<strong>la</strong> fine di gennaio,<br />
Reno mi propose di registrare<br />
una serie di videolezioni da pubblicare<br />
nel sito Fingerpicking.<br />
net, rimasi, allo stesso tempo,<br />
lusingato e stupito. Ci eravamo<br />
conosciuti pochi mesi prima, al<br />
festival Madame Guitar, ed avevamo<br />
scambiato poche parole<br />
al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> serata. Solo per un<br />
suo dichiarato interesse per <strong>la</strong><br />
musica sarda, espresso in quel<strong>la</strong><br />
breve conversazione, gli spedii<br />
il mio manuale Musica C<strong>la</strong>ssica<br />
Sarda - Suonare con <strong>la</strong> chitarra<br />
<strong>la</strong> musica delle <strong>la</strong>uneddas<br />
(Scuo<strong>la</strong> Popo<strong>la</strong>re di Musica di<br />
Testaccio, 2000) sicuro di fargli<br />
cosa gradita, perché so che non<br />
ci sono libri didattici che par<strong>la</strong>no<br />
di musica sarda e in partico<strong>la</strong>re<br />
di chitarra. Pensavo che <strong>la</strong><br />
Nardi a Madame Guitar 2009<br />
(foto di Riccardo Bostiancich)<br />
Launeddas a<br />
sei corde<br />
cosa finisse lì e quindi fu con mio<br />
grande stupore che ricevetti <strong>la</strong><br />
sua proposta.<br />
Nelle conversazioni telefoniche<br />
che seguirono apprezzai<br />
molto le considerazioni di Reno<br />
a proposito del mio <strong>la</strong>voro, non<br />
tanto perché erano degli espliciti<br />
complimenti, quanto perché<br />
centrava in pieno argomenti e<br />
motivazioni che, evidenti a miei<br />
occhi, sono stati molte volte per<br />
me difficili da far accettare ai miei<br />
interlocutori.<br />
Nei giorni successivi incominciai<br />
a pensare a come impostare<br />
il <strong>la</strong>voro e, pur avendo una certa<br />
esperienza di insegnamento,<br />
mi sembrò subito impegnativo<br />
realizzare un intero videocorso.<br />
Non so se e in quale misura ci<br />
sia riuscito, ma spero comunque<br />
di suscitare almeno curiosità per<br />
un mondo magico e affascinante<br />
63<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
come quello delle <strong>la</strong>uneddas,<br />
triplo c<strong>la</strong>rinetto che <strong>la</strong> tradizione<br />
sarda ci consegna dopo una<br />
storia lunga 3000 anni.<br />
Io che non sono sardo, per<br />
potermi confrontare con una cultura<br />
che non mi appartiene per<br />
nascita, ho dovuto utilizzare due<br />
sistemi di apprendimento che si<br />
sono rive<strong>la</strong>ti egualmente efficaci:<br />
da una parte quello del<strong>la</strong> musica<br />
colta e dall’altro quello del<strong>la</strong> musica<br />
di tradizione orale.<br />
Il primo si è artico<strong>la</strong>to in più<br />
punti:<br />
1. Lo studio del libro di etnomusicologia<br />
The Launeddas (Akademisk<br />
For<strong>la</strong>g, Copenhaghen,<br />
1969) di Andreas Fridolin Weis<br />
Bentzon, che contiene informazioni<br />
e analisi teoriche riguardanti<br />
il mondo dei suonatori e<br />
trascrizioni di gran parte del loro<br />
repertorio. Testo prezioso e insuperato<br />
che consiglio vivamente<br />
a chi volesse approfondire<br />
l’argomento.<br />
2. L’utilizzo del<strong>la</strong> scrittura sul<br />
pentagramma per ‘catturare’ le<br />
suonate delle <strong>la</strong>uneddas e poterle<br />
poi scomporre ed analizzare,<br />
per ordinare esercizi e ricordare<br />
diteggiature, ecc.<br />
3. Lo studio delle tecniche per<br />
chitarra come quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica o<br />
fingerpicking o dei chitarristi sardi,<br />
dalle quali imparare per e<strong>la</strong>borare<br />
poi soluzioni ad hoc.<br />
4. Il confronto del<strong>la</strong> musica delle<br />
<strong>la</strong>uneddas con quelle di altre<br />
culture che, per evidenti affinità<br />
musicali (bordone fisso, musica<br />
modale, ciclo ritmico ecc.), hanno<br />
una seppur lontana parente<strong>la</strong>.<br />
Dall’altra parte, per quello che<br />
concerne il metodo “tradizionale”<br />
che è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> “trasmissione<br />
del sapere” nel mondo dei<br />
suonatori di <strong>la</strong>uneddas, l’opportunità<br />
mi fu offerta dall’incontro
tc<br />
Launeddas a<br />
sei corde<br />
con Dionigi Burranca, maestro di<br />
<strong>la</strong>uneddas e ultimo rappresentante<br />
di una folta schiera di suonatori<br />
dell’area del Campidano.<br />
Malgrado <strong>la</strong> sua ‘nobile’ discendenza<br />
musicale, considerava<br />
l’interesse mostrato da degli<br />
“estranei continentali” non come<br />
un’intrusione fastidiosa, ma al<br />
contrario una novità che dava<br />
ancora più valore e prestigio al<strong>la</strong><br />
cultura sarda.<br />
Per anni andai a trovarlo considerandolo<br />
come il mio principale<br />
punto di riferimento e fui<br />
ricambiato con grande generosità.<br />
I nastri delle lezioni registrate<br />
erano il mio piccolo tesoro, che<br />
portavo a casa dopo ogni viaggio<br />
e riempivano i mesi che dividevano<br />
un incontro dall’altro.<br />
Ricordo ancora, con struggente<br />
nostalgia, le prime lezioni nel<strong>la</strong><br />
sua bottega di calzo<strong>la</strong>io a Senorbì<br />
(nell’aprile 1978) quando,<br />
trascurando il <strong>la</strong>voro sulle scarpe,<br />
afferrava una mancosedda<br />
[<strong>la</strong> più corta delle due canne<br />
melodiche delle <strong>la</strong>uneddas] per<br />
correggere un passaggio o raccontava<br />
di come i suoi maestri<br />
sapessero improvvisare «così<br />
bene da suonare tre quarti d’ora<br />
con tre picchiadas [frasi]», o successivamente<br />
nel<strong>la</strong> sua casa di<br />
Ortacesus dove restavo per ore<br />
ad ascoltarlo suonare e raccontare<br />
del<strong>la</strong> sua vita di suonatore.<br />
Nei primi anni andavo con<br />
l’amico chitarrista Luca Balbo.<br />
Insieme suonavamo <strong>la</strong> musica<br />
delle <strong>la</strong>uneddas appresa dal libro<br />
del Bentzon. Avevamo studiato<br />
e imparato gran parte delle<br />
trascrizioni: uno faceva <strong>la</strong> mancosedda,<br />
l’altro <strong>la</strong> mancosa [<strong>la</strong><br />
più lunga delle due canne melodiche<br />
delle <strong>la</strong>uneddas]: Dionigi<br />
apprezzava molto questo<br />
“esperimento”.<br />
In quegli anni il figlio più piccolo<br />
del maestro, Efisio, poteva<br />
avere allora 10-12 anni, suonava<br />
le <strong>la</strong>uneddas per tradizione familiare<br />
più che per passione ed<br />
era molto attratto dal<strong>la</strong> chitarra.<br />
Efisio voleva provare a suonare<br />
<strong>la</strong> chitarra come facevamo noi,<br />
Luca ed io. Tornato a Roma preparai<br />
degli appunti con le indicazioni<br />
di base. In un quaderno<br />
di fogli bianchi disegnai <strong>la</strong> griglia<br />
del<strong>la</strong> intavo<strong>la</strong>tura e su di essa<br />
scrissi gli esercizi delle <strong>la</strong>uneddas<br />
per <strong>la</strong> chitarra.<br />
Buffo no? Il padre mi insegnava<br />
gli esercizi, io li facevo<br />
con <strong>la</strong> chitarra e poi li scrivevo<br />
per Efisio. Questo è stato il primo<br />
inconsapevole abbozzo del<br />
metodo che avrei poi e<strong>la</strong>borato<br />
e portato a termine molti anni<br />
dopo. La storia con Efisio finisce<br />
però che <strong>la</strong>sciò sia le <strong>la</strong>uneddas<br />
che i miei appunti e cominciò a<br />
suonare rock con <strong>la</strong> chitarra elettrica<br />
nel<strong>la</strong> cantina di un amico.<br />
Ora che Reno ed io siamo<br />
arrivati al<strong>la</strong> fine del montaggio<br />
e del<strong>la</strong> verifica del materiale,<br />
ho voluto scrivere queste righe<br />
semplicemente per raccontare<br />
prima di tutto come è nato il<br />
progetto e per ribadire poi alcuni<br />
64<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
aspetti e informazioni espresse<br />
‘a braccio’ e un po’ goffamente<br />
durante le riprese.<br />
Guardando le due lezioni introduttive<br />
potrete farvi un’idea<br />
chiara di qual è l’argomento trattato<br />
e, con degli esempi pratici,<br />
provare da subito <strong>la</strong> musica al<strong>la</strong><br />
quale faccio riferimento.<br />
Nel resto delle lezioni c’è il metodo<br />
vero e proprio con esercizi<br />
e brani di repertorio. Sono presentate<br />
le metodologie e le soluzioni<br />
tecniche che sono state<br />
necessarie, non solo per <strong>la</strong> memoria<br />
e <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong><br />
tradizione, ma anche per ispirazione,<br />
impulso e motivazione al<strong>la</strong><br />
composizione di nuova musica.<br />
Ringrazio per lo spazio che mi<br />
è stato offerto e per l’attenzione<br />
di tutti.<br />
Massimo Nardi<br />
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Dionigi Burranca (dal suo archivio personale,<br />
1963)
tecnica<br />
Intervista a Beppe Massara,<br />
tecnico del suono di Guitar<br />
Republic<br />
Una cosa ho capito nel corso<br />
degli anni: registrare <strong>la</strong> chitarra è<br />
veramente complicato. A parte le<br />
varie teorie sull’uso del<strong>la</strong> diretta<br />
da misce<strong>la</strong>re con il segnale del<br />
microfono (abbastanza? Pochissimo?<br />
Per nul<strong>la</strong>?), anche sul posizionamento<br />
del/i microfono/i ce<br />
n’è da dire, e ogni tecnico del suono<br />
ha le sue convinzioni. Di fronte<br />
a tanta variabilità, penso che non<br />
si possa far altro che continuare<br />
a raccogliere esperienze sul campo<br />
per ragionarci su. Così, con<br />
l’occasione del nuovo album di<br />
Guitar Republic (al secolo Sergio<br />
Altamura, Stefano Barone e Pino<br />
Forastiere), ho intervistato Beppe<br />
Massara, il fonico che ha registrato<br />
e missato il <strong>la</strong>voro del trio e<br />
che tra l’altro, nel caso specifico,<br />
aveva a che fare con tre fonti sonore<br />
molto simili (tre Martin D-28)<br />
seppure suonate in modo molto<br />
diverso. Una differenza di tocco,<br />
accordature, parti e oggetti che<br />
Registrare tre chitarre<br />
(uguali… anzi, no)<br />
andava rispettata e anzi evidenziata<br />
in ogni brano. Insomma, un<br />
<strong>la</strong>voro per nul<strong>la</strong> semplice nel<strong>la</strong><br />
sua essenzialità.<br />
Beppe Massara, che dal 2003<br />
<strong>la</strong>vora nel suo Gel Studio di registrazione<br />
a Trani (stupenda cittadina<br />
in provincia di Bari, nota per<br />
<strong>la</strong> sua bianca cattedrale sul mare),<br />
nel corso del<strong>la</strong> sua carriera di<br />
tecnico del suono ha realizzato<br />
vari <strong>la</strong>vori per chitarra (di tutti i<br />
tipi, c<strong>la</strong>ssica, acustica, elettrica)<br />
incluso il recente Aria meccanica<br />
di Sergio Altamura, che - come<br />
anche in Guitar Republic - aggiunge<br />
al ‘normale’ fingerstyle<br />
l’utilizzo di archetto, ventole, dadi,<br />
bulloni, cd e altri oggetti vari<br />
per preparare <strong>la</strong> chitarra.<br />
Perché è così difficile registrare<br />
<strong>la</strong> chitarra?<br />
Mah… se il musicista è bravo,<br />
è facile registrare <strong>la</strong> chitarra. Il<br />
musicista bravo ha già il suono<br />
nelle mani. Poi, di solito, ha uno<br />
strumento buono e quindi è tutto<br />
più semplice, ed io… non devo<br />
65<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
fare danni! [ride]<br />
tc<br />
Per Guitar Republic come<br />
hai organizzato tutto il setup?<br />
Loro suonano tutti uno strumento<br />
uguale, che è una Martin<br />
D-28, e hanno gli stessi sistemi<br />
di amplificazione interna, dunque<br />
parliamo, più o meno, del<strong>la</strong> stessa<br />
emissione sonora, <strong>la</strong> stessa<br />
sorgente come strumento. E<br />
quindi ho scelto di utilizzare gli<br />
stessi microfoni e preamplificatori<br />
per avere lo stesso suono per<br />
tutti; anche perché loro cambiano<br />
di ruolo spesso nei brani, dove<br />
per ruolo s’intende che ogni<br />
volta uno è più percussivo, o magari<br />
suona l’arco…<br />
… e quindi cambiano anche<br />
di postazione, alternandosi<br />
nel<strong>la</strong> registrazione in due<br />
stanze separate.<br />
Sì, infatti; in questo modo, anche<br />
cambiando le postazioni di<br />
registrazione il setup rimane lo<br />
stesso. Comunque, come microfoni<br />
ho usato gli AKG 414,<br />
come preamplificatori gli Amek
tc<br />
9098 disegnati da Rupert Neve;<br />
le DI sono invece amplificate con<br />
i Sunrise, un sistema piuttosto<br />
frequente per i chitarristi acustici,<br />
preamplificati con i Focusrite ISA<br />
428, che è il nuovo prodotto derivante<br />
dall’ISA 110, sempre disegnato<br />
da Rupert Neve. E basta,<br />
poi altri piccoli segreti me li tengo<br />
per me…<br />
Le tre voci però, pur provenendo<br />
dallo stesso tipo di<br />
strumento, sono comunque<br />
molto diverse chitarristicamente<br />
par<strong>la</strong>ndo…<br />
Sì, ma appunto lì sta al<strong>la</strong> bravura<br />
del musicista di mantenere<br />
delle presenze importanti di suono<br />
anche quando fa delle cose,<br />
diciamo così, delicate; e poi, ovviamente,<br />
nel missaggio si equilibra<br />
ulteriormente.<br />
E <strong>la</strong> percussione forse è un altro<br />
problema per <strong>la</strong> registrazione,<br />
rischia di venire ripresa sbi<strong>la</strong>nciata<br />
rispetto al<strong>la</strong> corda, no?<br />
Si, è per questo che si usa<br />
Registrare tre chitarre<br />
(uguali… anzi, no)<br />
infatti un microfono interno, un<br />
pickup e un microfono esterno<br />
su asta: in questa maniera, registrando<br />
sempre almeno due<br />
tracce per ogni strumento, si ha<br />
sempre <strong>la</strong> possibilità di gestire <strong>la</strong><br />
cosa in modo ottimale, si riesce<br />
a trovare l’equilibrio.<br />
Come deve approcciare <strong>la</strong><br />
registrazione un chitarrista?<br />
Innanzitutto impadronirsi tecnicamente<br />
dello strumento.<br />
Sono convinto che quando si<br />
suona bene in acustico con le<br />
mani, con un controllo reale, ci<br />
sono davvero pochi problemi in<br />
fase di registrazione. E poi, comunque,<br />
un chitarrista deve fare<br />
molti ascolti, ascoltare moltissimi<br />
dischi, sia del passato che del<br />
presente.<br />
Ci sono differenze con <strong>la</strong><br />
chitarra c<strong>la</strong>ssica?<br />
La chitarra c<strong>la</strong>ssica è più problematica,<br />
secondo me, rispetto<br />
all’acustica. Anche una buona<br />
66<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
chitarra di liuteria, e cioè parliamo<br />
di valori elevati, può avere<br />
molti problemi timbrici, soprattutto<br />
di risonanze.<br />
Cos’è <strong>la</strong> chitarra per te?<br />
È uno strumento infinito, come<br />
il pianoforte, dalle capacità timbriche<br />
inesplorate. Non esiste un<br />
punto di arrivo e in questo senso,<br />
secondo me, il progetto Guitar<br />
Republic è al posto giusto nel<br />
momento giusto: è un disco molto<br />
innovativo, dove l’innovazione<br />
non è semplice sperimentazione<br />
o sperimentazione fine a se stessa,<br />
ma è proprio un modo nuovo<br />
di intendere lo strumento. Sarà<br />
sicuramente un ‘must’ nel<strong>la</strong> collezione<br />
dei chitarristici acustici.<br />
Stefania Benigni<br />
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tecnica<br />
Un’introduzione al MIDI<br />
Quando i personal computer<br />
sono apparsi sul<strong>la</strong> scena, sono<br />
stato uno dei pionieri a costruirmi<br />
il mio primo PC nel 1977. Una<br />
delle mie speranze era di ottenere<br />
un programma di scrittura musicale<br />
per poter convertire le mie<br />
trascrizioni fatte a mano in spartiti<br />
di bell’aspetto. Questa speranza<br />
è diventata realtà quando<br />
Internet ha aperto i battenti a numerosi<br />
programmi di notazione.<br />
Ho cominciato a utilizzare TablEdit<br />
al<strong>la</strong> fine degli anni ’90 e, dal<br />
1998 al 2002, ho curato l’archivio<br />
delle tab<strong>la</strong>ture sul sito web di<br />
TablEdit (www.tabledit.com). Ho<br />
avuto <strong>la</strong> fortuna di vedere tab<strong>la</strong>ture<br />
fatte da persone di tutto il<br />
mondo, alcune erano buone, altre<br />
meno. Il mio obiettivo era di<br />
col<strong>la</strong>borare con tutti coloro che<br />
sottoponevano trascrizioni all’archivio,<br />
per aiutarli a migliorare<br />
<strong>la</strong> qualità delle loro tab<strong>la</strong>ture. E<br />
rapidamente divenni conosciuto<br />
come il “Tabmeister”.<br />
Gli anni passati a curare l’archivio<br />
di TablEdit sono stati un<br />
Il PC per incrementare<br />
l’esperienza del chitarrista<br />
periodo molto gratificante del<strong>la</strong><br />
mia vita, e questo mi ha permesso<br />
di incontrare un gran numero<br />
di chitarristi meravigliosi. Due di<br />
loro sono membri conosciuti di<br />
Fingerpicking.net, Giovanni Pelosi<br />
e Daniele Bazzani. Con l’inizio<br />
di Fingerpicking.net 3.0, Reno<br />
voleva migliorare le tab<strong>la</strong>ture<br />
sul sito. Giovanni mi ha contattato<br />
ed io ho accettato di <strong>la</strong>vorare<br />
sulle tab<strong>la</strong>ture e di personalizzarle<br />
col logo di Fingerpicking.net.<br />
Man mano che delle tab saranno<br />
aggiunte al sito, spero che voi le<br />
troverete di qualità molto vicina<br />
a quel<strong>la</strong> editoriale. Inoltre il mio<br />
obiettivo nei prossimi mesi è di<br />
presentare articoli sull’uso del<br />
PC per incrementare <strong>la</strong> vostra<br />
esperienza chitarristica.<br />
Una delle <strong>la</strong>mentele che ascolto<br />
più frequentemente è che il<br />
suono MIDI del<strong>la</strong> chitarra ottenuto<br />
dai programmi di notazione<br />
musicale non è molto realistico.<br />
È facile comprendere che il suono<br />
di una corda di chitarra pizzicata,<br />
con le sue armoniche e le<br />
sue risonanze, è il più complesso<br />
che ci possa essere tra gli strumenti<br />
musicali. La maggior parte<br />
67<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
delle schede audio utilizzano dei<br />
software che sintetizzano i vari<br />
strumenti, e falliscono ben presto<br />
quando si arriva alle chitarre.<br />
Io ho avuto <strong>la</strong> fortuna di comprare<br />
una scheda audio Sound<br />
B<strong>la</strong>ster Live!, che utilizza<br />
soundfont per generare gli strumenti<br />
musicali, ed il risultato è<br />
che il suono MIDI è decisamente<br />
migliorato. Cos’è un soundfont?<br />
È semplicemente una raccolta di<br />
campioni audio di strumenti reali,<br />
che <strong>la</strong> scheda audio SB Live utilizza<br />
per inviare i suoni ai nostri altopar<strong>la</strong>nti.<br />
La maggior parte degli<br />
strumenti hanno campioni multipli,<br />
con ciascun campione dedicato<br />
a uno specifico ambito di<br />
frequenze. Per esempio, su una<br />
chitarra, un campione può essere<br />
utilizzato per generare note sul<br />
Mi cantino dal<strong>la</strong> posizione a vuoto<br />
fino al quarto tasto. Si potrebbe<br />
usare un secondo campione per<br />
le note dal quinto al decimo tasto,<br />
ecc. Avere un campionamento<br />
multiplo per uno strumento permette<br />
al<strong>la</strong> scheda audio di confrontare<br />
campioni diversi per tutte<br />
le note su tutte le corde del<strong>la</strong><br />
chitarra. In ragione del<strong>la</strong> qualità
tc<br />
del campionamento, si possono<br />
ottenere dei suoni MIDI molto<br />
realistici.<br />
Poche settimane fa, Daniele<br />
Bazzani mi ha scritto una e-mail<br />
per chiedermi aiuto circa qualche<br />
problema che aveva col MIDI.<br />
C’era anche un lungo ‘thread’,<br />
dove anche altri intervenivano<br />
con i loro consigli. Lui ha risolto<br />
il problema istal<strong>la</strong>ndo una Sound<br />
B<strong>la</strong>ster.<br />
Mentre cercavo nel<strong>la</strong> rete una<br />
soluzione al suo problema, ho<br />
scoperto due programmi gratuiti,<br />
che permettono a qualsiasi<br />
PC di utilizzare i soundfont per<br />
l’uscita MIDI verso gli speaker.<br />
Per cominciare, dovete scaricarvi<br />
LoopBe1 (http://www.nerds.de/<br />
data/setuploopbe1.exe) e SyFonOne<br />
(http://www.synthfont.<br />
com/SyFonOneSetup.php) e salvarli<br />
nel vostro PC. LoopBe1 è<br />
un dispositivo software MIDI che<br />
<strong>la</strong>vora in modo simile a un cavo di<br />
collegamento. Riceve eventi MIDI<br />
da un programma e li inoltra ad un<br />
altro programma. SyFonOne è un<br />
p<strong>la</strong>yer MIDI che utilizza soundfont<br />
per generare i suoni da inviare<br />
agli speaker. Entrambi i programmi<br />
sono di instal<strong>la</strong>zione standard<br />
per Windows, perciò dovrebbero<br />
risultarvi molto familiari.<br />
Instal<strong>la</strong>te LoopBe1 per primo<br />
e, quando avete finito, dovrebbe<br />
comparirvi un’iconcina nel<strong>la</strong><br />
cartel<strong>la</strong> di sistema, nel<strong>la</strong> parte in<br />
basso a destra dello schermo.<br />
Se l’icona c’è, LoopBe1 è istal<strong>la</strong>to<br />
e siete pronti per SyFonOne.<br />
Se non appare, riavviate il PC. Il<br />
secondo passo è instal<strong>la</strong>re SyFonOne.<br />
Al<strong>la</strong> fine dell’instal<strong>la</strong>zione,<br />
quando appare <strong>la</strong> richiesta di<br />
eseguire il programma, cliccate <strong>la</strong><br />
spunta dell’opzione, quindi cliccate<br />
su “Chiudi”. Notate che ora<br />
c’è una seconda icona (due barre<br />
verticali) sul system tray. La prima<br />
volta che avviate SyFonOne,<br />
sarete guidati passo per passo<br />
all’impostazione delle opzioni.<br />
La prima finestra che appare si<br />
usa per selezionare il soundfont,<br />
e dovreste vedere <strong>la</strong> scritta<br />
Il PC per incrementare<br />
l’esperienza del chitarrista<br />
“SYNTHGMS.SF2”. Questo è il<br />
soundfont di default fornito con<br />
SyFonOne, selezionatelo e cliccate<br />
su “Apri”. La finestra successiva<br />
spiega come interpretare<br />
l’icona di SyFonOne nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong><br />
di sistema. Quando SyFonOne<br />
viene aperto per <strong>la</strong> prima volta,<br />
l’icona è due barre verticali, il che<br />
indica che il programma non è<br />
attivato per ricevere eventi MIDI.<br />
Quando è attivato, ci sarà una<br />
barretta curva in cima alle barre<br />
verticali. Chiudete questa finestra<br />
per vedere <strong>la</strong> finestra principale di<br />
SyFonOne.<br />
La finestra principale è molto<br />
semplice. Ci sono quattro pulsanti<br />
sopra e due cursori del volume.<br />
I cursori del volume permettono<br />
di aumentare il volume dei suoni<br />
MIDI fino al 300%. Con <strong>la</strong> finestra<br />
aperta, cliccate sul pulsante<br />
“P<strong>la</strong>y” per abilitare il programma<br />
ad accettare eventi MIDI. Notate<br />
che l’icona nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> di<br />
sistema, ora, ha <strong>la</strong> barretta curva<br />
sopra. SyFonOne adesso è<br />
pronto per inviare i suoni MIDI agli<br />
speaker.<br />
Prima di utilizzare il programma<br />
come vostro lettore MIDI, ci sono<br />
un paio di opzioni che devono essere<br />
configurate, quindi cliccate<br />
sul pulsante “Opzioni”. La parte<br />
superiore del<strong>la</strong> finestra “Opzioni”<br />
mostra le porte di ingresso MIDI<br />
disponibili. Cliccate su “LoopBe<br />
Internal MIDI” per selezionar<strong>la</strong>. A<br />
destra del centro del<strong>la</strong> finestra,<br />
sotto “Select Standard Audio Output<br />
Port”, c’è l’elenco dei dispositivi<br />
audio del vostro PC. Cliccate<br />
su un dispositivo per selezionarlo.<br />
A questo punto, dovete fare<br />
un breve test per verificare <strong>la</strong><br />
vostra configurazione. Cliccate<br />
sul pulsante “Test” e dovreste<br />
sentire un beep continuo suonare<br />
per tre secondi. Se ci sono<br />
crepitii, o scricchiolii, aumentate<br />
i “Samples/Buffers” o aumentate<br />
il “Number of Buffers” e riprovate<br />
col test. Continuate questa<br />
fase finché non sparisca qualsiasi<br />
rumore che sporca il beep.<br />
Io raccomando di aumentare<br />
68<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
il “Number of Buffers” prima di<br />
cambiare <strong>la</strong> dimensione del buffer.<br />
Se nessuno di questi assestamenti<br />
elimina gli scoppiettìi o i<br />
click, allora il vostro PC potrebbe<br />
essere troppo lento per questa<br />
configurazione. Chiudete <strong>la</strong> finestra<br />
“Opzioni” e ora siete pronti<br />
per usare SysFonOne come vostro<br />
lettore MIDI.<br />
Aprite il vostro programma di<br />
notazione. Prima di far suonare<br />
una tab<strong>la</strong>tura, dovete settare le<br />
opzioni MIDI per usare LoopBe1<br />
come dispositivo di uscita MIDI.<br />
Per questa discussione utilizziamo<br />
TablEdit, ma il procedimento<br />
è simile per tutti i programmi di<br />
notazione. In TablEdit, selezionate<br />
“MIDI Setup” dal menu “MI-<br />
DI”. Nel menu “MIDI Out”, selezionate<br />
“LoopBe Internal MIDI”.<br />
Chiudete <strong>la</strong> finestra e avviate il<br />
p<strong>la</strong>yback di una tab<strong>la</strong>tura per<br />
godervi i vostri nuovi suoni MIDI.<br />
Se avete bisogno d’aiuto per<br />
configurare LoopBe1 o SyFonOne,<br />
si possono trovare istruzioni<br />
dettagliate su Guitar<br />
SoundFont Central (http://<br />
el-kay.com/soundfont/sf-forwin.<br />
htm). Potrete trovare informazioni<br />
aggiuntive sull’uso dei<br />
soundfont e anche una banca<br />
di soundfont supplementare<br />
(http://el-kay.com/soundfont/<br />
sf-library.htm), che contiene un<br />
paio di soundfont creati da me.<br />
Questa configurazione funziona<br />
con i PC Windows. Ho cercato<br />
di trovare una configurazione<br />
analoga che funzioni sui Mac, ma<br />
non ho trovato una soluzione.<br />
Pensavo che ci fosse una possibilità<br />
di incorporare soundfont<br />
nel sistema operativo Mac, ma<br />
credo che sia specifica per GarageBand.<br />
Se qualcuno ha informazioni<br />
su un setup simile per i<br />
Mac, per favore ce ne parli.<br />
Buona fortuna, e divertitevi<br />
con i vostri nuovi suoni MIDI.<br />
Larry Kuhns<br />
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tecnica<br />
Un programmino per trovare<br />
accordi con corde a vuoto nelle<br />
accordature alternative<br />
Nell’era pre-Internet, uno degli<br />
appuntamenti da me preferiti era lo<br />
Speciale Chitarre che usciva ogni<br />
estate a luglio-agosto. Ogni volta<br />
un numero stracarico di interessanti<br />
articoli e trascrizioni sempre<br />
molto appetitose. Tra tutti quelli in<br />
mio possesso, il mio favorito – in<br />
assoluto un capo<strong>la</strong>voro per affinità<br />
di gusti e professionalità nei contenuti<br />
– è lo Speciale dell’estate<br />
1988. Tra gli articoli di quel numero<br />
ce n’è uno, a <strong>pagina</strong> 32, intito<strong>la</strong>to<br />
“Tutti gli accordi in Sol aperto” e<br />
scritto niente-popò-di-meno-che<br />
da Reno Brandoni! In questo articolo,<br />
Reno mostra le posizioni di<br />
molti accordi nell’accordatura di<br />
Sol aperto, coadiuvato in questo<br />
(e, dopo anni di trasferelli, lo dice<br />
espressamente senza ve<strong>la</strong>rne <strong>la</strong><br />
soddisfazione) dall’uso del computer…<br />
Da allora <strong>la</strong> tecnologia ha<br />
fatto passi da gigante e, in partico<strong>la</strong>re,<br />
oggi i tempi sono ormai maturi<br />
per scrivere programmi usufruibili<br />
tramite Internet senza l’obbligo<br />
di essere distribuiti e instal<strong>la</strong>ti nel<br />
proprio computer.<br />
La chitarra acustica è di per sé<br />
uno strumento che esalta il suono<br />
L’inizio del<strong>la</strong> schermata di accordi in accordatura<br />
DADGAD<br />
Voicing<br />
aperti<br />
delle corde a vuoto, partico<strong>la</strong>rità<br />
questa che diventa ovviamente<br />
e obbligatoriamente necessario<br />
sfruttare negli arrangiamenti per<br />
chitarra acustica. Una mia necessità<br />
(e credo non solo mia) è individuare<br />
dei voicing che portino a<br />
suoni non scontati e contemporaneamente<br />
in armonia con il brano<br />
su cui sto <strong>la</strong>vorando. Studiando<br />
e/o praticando si riescono a interiorizzare<br />
alcune posizioni, ma ogni<br />
cambio di accordatura ci porta in<br />
un nuovo e sconosciuto mondo in<br />
cui tutto è da reinventare. Senza<br />
contare che il nostro personale<br />
studio potrebbe essere incompleto<br />
e forse ci preclude a priori un<br />
mucchio di sonorità interessanti.<br />
Ho così pensato di realizzare<br />
un programmino che illustri, per<br />
tutte le accordature, le posizioni<br />
‘aperte’ degli accordi, cioè quelle<br />
che ne sfruttano le sonorità delle<br />
corde a vuoto. E questo per tutte<br />
le accordature, dal<strong>la</strong> standard al<strong>la</strong><br />
meno utilizzata, a quel<strong>la</strong> che tu e<br />
solo tu utilizzi.<br />
Il programmino non va dunque<br />
al<strong>la</strong> ricerca dell’accordo ‘x’ nell’accordatura<br />
prescelta, ma presenta<br />
dei voicing che cercano di sfruttare<br />
<strong>la</strong> potenza delle corde a vuoto per<br />
incoraggiare ed aiutare a scoprire<br />
posizioni con sonorità interessanti.<br />
Per far questo <strong>la</strong>vora sui seguenti<br />
parametri:<br />
1. La famiglia di appartenenza<br />
dell’accordo (maggiore, minore,<br />
settima, minore settima, diminuita<br />
e semidiminuita).<br />
2. La ‘forma’ dell’accordo, per<br />
indicare quali corde a vuoto<br />
utilizzare.<br />
3. L’accordatura desiderata.<br />
Praticamente, scelta <strong>la</strong> famiglia,<br />
l’accordatura e una o più ‘forme’,<br />
ne calco<strong>la</strong> e visualizza i c<strong>la</strong>ssici<br />
diagrammi degli accordi per chitarra.<br />
L’accordatura può essere<br />
69<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
tc<br />
selezionata da un elenco precab<strong>la</strong>to<br />
oppure personalizzata corda<br />
per corda. Di ogni accordo, oltre<br />
al<strong>la</strong> posizione sul<strong>la</strong> tastiera, sono<br />
visualizzati i gradi che lo compongono,<br />
nell’ordine dal<strong>la</strong> corda più<br />
bassa a quel<strong>la</strong> più alta. La tonica<br />
dell’accordo (indicata con T), per<br />
intenderci quel<strong>la</strong> che dà il nome<br />
all’accordo, è assunta essere <strong>la</strong><br />
nota più bassa. Chi mastica un<br />
po’ di queste cose può trovare<br />
giovamento nel conoscere i singoli<br />
gradi che compongono l’accordo,<br />
mentre chi vuole astenersi<br />
dal<strong>la</strong> teoria può godersi i suoni in<br />
piena libertà, magari con l’indubbio<br />
vantaggio nel conoscere che<br />
quel suono rientra tra gli accordi<br />
maggiori, oppure minori, ecc. Ho<br />
ritenuto opportuno non indicare<br />
il nome dell’accordo. Infatti, trattandosi<br />
in molti casi di accordi<br />
incompleti, si sarebbero ottenute<br />
sigle complicate da leggere e senza<br />
alcun ulteriore benefit musicale.<br />
Il tutto con una interfaccia utente<br />
che, nei miei intenti, dovrebbe<br />
essere completamente intuitiva e<br />
scevra da ulteriori spiegazioni.<br />
Cosa c’è da aggiungere? L’elenco<br />
precab<strong>la</strong>to delle accordature,<br />
oltre al<strong>la</strong> possibilità di essere<br />
ampliato, ne contiene alcune con<br />
nomi provvisori, in attesa di essere<br />
definiti con <strong>la</strong> vostra col<strong>la</strong>borazione.<br />
Ben vengano indicazioni in<br />
questo senso. Sarò felice di apportare<br />
modifiche o semplicemente rispondere<br />
ad eventuali vostri dubbi.<br />
Buon divertimento!<br />
Fulvio Montauti<br />
Il programma:<br />
http://www.automarweb.<br />
i t / O p e n C h o r d s .<br />
aspx?keepThis=true&TB_ifram<br />
e=true&height=400&wid<br />
th=650<br />
Lascia un commento
tc tecnica<br />
Ciao, sono Lasse Johansson,<br />
arrangiatore, insegnante e chitarrista.<br />
I miei articoli affrontano l’argomento<br />
del ragtime, del suo retroterra<br />
e del modo in cui può essere<br />
adattato e arrangiato per chitarra.<br />
Il ragtime era in origine musica<br />
per pianoforte. I suoi principali<br />
compositori furono Joe Lamb, James<br />
Scott e – sopra a tutti – Scott<br />
Joplin. Essi lo intendevano probabilmente<br />
come musica c<strong>la</strong>ssica<br />
piuttosto che jazz, sebbene ragtime<br />
e jazz fossero nati più o meno<br />
contemporaneamente nel Sud<br />
degli Stati Uniti. A testimonianza di<br />
questo fatto Joe Stark, l’editore di<br />
molte composizioni di Joplin, arrivò<br />
al punto di dare a un ragtime<br />
di James Scott il titolo “Don’t Jazz<br />
Me Rag (I’m Music)”. Comunque<br />
<strong>la</strong> si veda, il ragtime ha giocato un<br />
ruolo importante e <strong>la</strong> sua influenza<br />
è stata un fattore determinante<br />
per <strong>la</strong> nascita del jazz.<br />
Esistono molti arrangiamenti per<br />
banda di ragtime c<strong>la</strong>ssici e, inoltre,<br />
alcuni gruppi orchestrali li suonavano<br />
in modo jazzistico, così che<br />
si possono trovare dei ragtime nel<br />
repertorio di molti dei primi gruppi<br />
jazz. C’erano pure motivi pop di<br />
Tin Pan Alley, come “Alexander’s<br />
Ragtime Band”, e anche altre canzoni<br />
che avevano nel titolo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />
“Rag” ma avevano poco in comune<br />
con lo stile di Joplin. Joplin,<br />
in effetti, aveva obiettivi più ambiziosi,<br />
palesati dalle sue due opere<br />
A Guest of Honor e Treemonisha,<br />
nessuna delle quali fu mai eseguita<br />
nel corso del<strong>la</strong> sua vita.<br />
La moda del ragtime era già al<strong>la</strong><br />
fine quando iniziarono ad apparire<br />
i primi dischi di jazz, e pianisti come<br />
Fats Waller e James P. Johnson<br />
svilupparono un nuovo stile,<br />
lo stride piano. Ciò nonostante,<br />
il primo brano jazz mai pubblicato<br />
su disco, “Dixie<strong>la</strong>nd Jass<br />
Band One Step” (1917), in realtà<br />
Il ragtime<br />
c<strong>la</strong>ssico<br />
utilizzava come inciso una vera<br />
e propria composizione ragtime<br />
c<strong>la</strong>ssica, “That Teasin’ Rag” di<br />
Joe Jordan. Quindi esiste un forte<br />
legame tra il jazz delle origini e il<br />
ragtime c<strong>la</strong>ssico.<br />
Al<strong>la</strong> fine degli anni 1950 i chitarristi<br />
cominciarono a scoprire il<br />
ragtime c<strong>la</strong>ssico e ad arrangiarlo<br />
per chitarra. Forse fu un tentativo<br />
per ampliare il discorso dei bluesrag,<br />
divenuti popo<strong>la</strong>ri quando artisti<br />
come Blind B<strong>la</strong>ke e Rev. Gary<br />
Davis iniziarono a imporsi all’attenzione<br />
durante il movimento di<br />
revival del<strong>la</strong> musica folk tradizionale<br />
americana. Si potrebbe in effetti<br />
definire il blues di Blind B<strong>la</strong>ke<br />
come “chitarra ragtime”, ma il suo<br />
stile differisce dal c<strong>la</strong>ssico ragtime<br />
pianistico dell’età d’oro. D’altra<br />
parte lo stesso Rev. Gary Davis<br />
conosceva il ragtime c<strong>la</strong>ssico e<br />
fece delle versioni di “Maple Leaf<br />
Rag” di Joplin con il titolo “Make<br />
Believe Stunt”.<br />
All’inizio degli anni ’60, Dave<br />
Van Ronk fu uno dei primi ad arrangiare<br />
rag pianistici per chitarra.<br />
Il suo arrangiamento di “St. Louis<br />
Tickle” è ancora tra i preferiti di<br />
molti chitarristi ragtime. Più tardi<br />
Dave Laibman, Eric Schoenberg<br />
e altri registrarono rag per una o<br />
due chitarre. Presto il ‘tesoro’ ragtime<br />
fu pubblicato sotto forma di<br />
70<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
spartiti, e divenne disponibile per i<br />
pianisti e per i musicisti che lo rie<strong>la</strong>boravano<br />
per altri strumenti.<br />
Quando Stefan Grossman, che<br />
aveva registrato alcuni arrangiamenti<br />
di Laibman, fondò <strong>la</strong> Kicking<br />
Mule Records, molti chitarristi<br />
europei e statunitensi ebbero<br />
l’opportunità di incidere ragtime<br />
c<strong>la</strong>ssici per chitarra tra <strong>la</strong> fine degli<br />
anni ’60 e gli anni ‘70. Cominciarono<br />
ad essere pubblicati libri di<br />
chitarra ragtime e l’interesse per<br />
il genere crebbe man mano che<br />
altre piccole etichette discografiche<br />
iniziarono a pubblicare dischi<br />
di ragtime.<br />
Per mostrarvi cosa sia <strong>la</strong> chitarra<br />
ragtime, ho scelto un arrangiamento<br />
del<strong>la</strong> composizione “Harlem<br />
Rag” di Tom Turpin, uno dei<br />
primi rag ad essere stato pubblicato<br />
a stampa, nel 1897.<br />
La base del ragtime per pianoforte<br />
è <strong>la</strong> mano sinistra che suona<br />
<strong>la</strong> linea di basso e gli accordi con<br />
un solido andamento boom-chick<br />
in 2/4, mentre <strong>la</strong> mano destra<br />
suona <strong>la</strong> melodia sincopata sugli<br />
acuti. Ciò si adatta molto bene<br />
al<strong>la</strong> tecnica chitarristica del basso<br />
alternato, dove il pollice del<strong>la</strong> mano<br />
destra mantiene un ritmo costante<br />
sulle corde basse (come <strong>la</strong>
mano sinistra del pianista) mentre<br />
le altre dita suonano <strong>la</strong> melodia e<br />
le note di armonia sulle corde alte.<br />
Nel ragtime è anche abbastanza<br />
comune trovare una linea di<br />
basso che varia e non si limita a<br />
suonare il basso alternato sulle<br />
note degli accordi. In alcuni ragtime<br />
complessi troverete molti<br />
movimenti contrappuntistici in cui<br />
<strong>la</strong> linea di basso è fondamentale.<br />
“Harlem Rag” presenta il più<br />
delle volte un basso boom-chick<br />
piuttosto basi<strong>la</strong>re, ma con qualche<br />
passaggio di rilievo sui bassi<br />
quando si cambia accordo.<br />
La maggior parte dei chitarristi<br />
ragtime usa pollice, indice e medio<br />
del<strong>la</strong> mano destra, ma non<br />
ci sono regole al riguardo. Alcuni<br />
grandi interpreti del genere come<br />
Doc Watson, Merle Travis e Rev.<br />
Gary Davis utilizzano solo pollice<br />
e indice con ottimi risultati. Altri<br />
aspetti, che i chitarristi c<strong>la</strong>ssici<br />
definirebbero non ortodossi, sono<br />
l’uso del pollice del<strong>la</strong> mano sinistra<br />
per tastare le corde basse e il<br />
fatto che alcuni chitarristi tengono<br />
il mignolo del<strong>la</strong> mano destra appoggiato<br />
sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica.<br />
Vi prego di considerare che<br />
queste non sono in alcun modo<br />
delle regole cui dovete legarvi per<br />
<strong>la</strong> vita, ma semplici osservazioni<br />
circa le soluzioni adottate da molti<br />
chitarristi ragtime.<br />
* * *<br />
Sono appena tornato dall’aver<br />
trascorso dei bei mesi estivi, partecipando<br />
anche ad alcuni festival<br />
chitarristici, quello di Stamford in<br />
Inghilterra, di Skarrildshus in Danimarca<br />
ed il mio seminario di<br />
Köveskal in Ungheria. L’incontro<br />
con altri insegnanti e studenti mi<br />
ha confermato una volta di più<br />
quanto interesse ed entusiasmo ci<br />
sia per <strong>la</strong> chitarra ragtime in questi<br />
luoghi. Molti chitarristi fingerstyle<br />
di adesso, infatti, non mancano di<br />
aggiungere brani di ragtime c<strong>la</strong>ssico<br />
al loro repertorio.<br />
Prendiamo ad esempio “Maple<br />
Leaf Rag”, <strong>la</strong> seconda composizione<br />
di Scott Joplin ad essere stata<br />
pubblicata e sicuramente quel<strong>la</strong><br />
che ha ottenuto maggior successo.<br />
In Danimarca il pubblico ha<br />
ascoltato cinque versioni differenti<br />
di questo c<strong>la</strong>ssico: io ho suonato<br />
<strong>la</strong> mia, poi sono venute quelle di<br />
Duck Baker, Dave Laibman, Paul<br />
Banks e Nick Katzman. Era diventato<br />
quasi uno scherzo annunciare<br />
di continuo questo brano dal<br />
palco. Stranamente le nostre versioni<br />
erano tutte in tonalità diverse,<br />
a dimostrazione del fatto che<br />
trovare <strong>la</strong> tonalità più appropriata<br />
per arrangiare un brano per pianoforte<br />
sul<strong>la</strong> chitarra è estremamente<br />
difficile. “Maple Leaf Rag”<br />
fu composto in La bemolle, tonalità<br />
ostica per <strong>la</strong> chitarra fingerstyle.<br />
La mia <strong>versione</strong> è in La, quel<strong>la</strong> di<br />
Dave in Re, quel<strong>la</strong> di Duck in Do.<br />
Paul Banks ha suonato solo <strong>la</strong><br />
prima sezione come introduzione<br />
ad un altro brano, ed era in Sol.<br />
Katzman ha suonato <strong>la</strong> <strong>versione</strong><br />
di Rev. Gary Davis, “Make Believe<br />
Stunt”, in La.<br />
“Maple Leaf Rag” fu pubblicato<br />
a stampa per <strong>la</strong> prima volta nel<br />
1899, solo due anni dopo che si<br />
iniziò a pubblicare spartiti di ragtime.<br />
Nel 1897 diversi editori fecero<br />
a gara per essere i primi a stampare<br />
un pezzo rag. Vinse “Mississippi<br />
Rag” di W. H. Krell che uscì a gennaio<br />
dello stesso anno. Sempre<br />
71<br />
chitarra acustica 1 duemi<strong>la</strong>undici<br />
Il ragtime<br />
c<strong>la</strong>ssico<br />
tc<br />
nello stesso anno, ma più tardi, fu<br />
pubblicato il primo ragtime scritto<br />
da un compositore afroamericano,<br />
quello che ho arrangiato per<br />
voi, “Harlem Rag” di Tom Turpin,<br />
stampato nel dicembre del 1987.<br />
“Harlem Rag” è stato pubblicato<br />
per <strong>la</strong> prima volta dall’editore De<br />
Yong di St. Louis, nell’arrangiamento<br />
di D. S. De Lisle. Il brano fu<br />
poi venduto a Stern di New York,<br />
che ne stampò due versioni leggermente<br />
differenti, una con l’arrangiamento<br />
di William H. Tyers.<br />
Avere versioni diverse dello stesso<br />
spartito musicale ci permette di<br />
scegliere quel<strong>la</strong> che ci sembra più<br />
adatta al<strong>la</strong> chitarra.<br />
Notate che nell’arrangiamento<br />
che vi propongo non ho voluto<br />
ripetere <strong>la</strong> terza e quarta sezione.<br />
Originariamente ambedue le<br />
sezioni erano presenti in due diverse<br />
versioni, di cui <strong>la</strong> seconda<br />
in qualche modo più complessa.<br />
Studiando <strong>la</strong> tab<strong>la</strong>tura scoprirete<br />
che ho dovuto muovermi piuttosto<br />
avanti sul<strong>la</strong> tastiera, addirittura<br />
fino al XV tasto per una<br />
nota di corta durata. Tuttavia,<br />
nonostante <strong>la</strong> posizione avanzata,<br />
cerco sempre di suonare<br />
delle corde a vuoto, nei bassi<br />
o nel<strong>la</strong> melodia, ogni volta che<br />
è possibile farlo musicalmente<br />
e tecnicamente. Lo faccio perché<br />
è importante per me creare
tc<br />
Il ragtime<br />
c<strong>la</strong>ssico<br />
degli arrangiamenti che non siano<br />
troppo difficili da suonare.<br />
Nel<strong>la</strong> terza parte troverete a<br />
volte una ‘melodia sui bassi’ paralle<strong>la</strong><br />
a una ‘melodia accordale’<br />
suonata sui cantini. Linee di basso<br />
che vanno insieme al<strong>la</strong> melodia<br />
sono una caratteristica tipica<br />
del ragtime. A volte ciò risulta<br />
come due melodie suonate contemporaneamente.<br />
Nel<strong>la</strong> misura<br />
42 si trovano alcuni armonici al<br />
VII e XII tasto.<br />
Nell’ultima sezione gli stessi<br />
Esempi<br />
HarlemRag, Tom Turpin<br />
Arrangiamento per chitarra di Lasse Johansson<br />
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62. Ho scritto i nomi degli accordi<br />
e vi invito a cercare di tenere le loro<br />
posizioni il più possibile, anche<br />
se non ne suonerete tutte le note.<br />
Questa è una pratica comune<br />
in questo stile, per il fatto che vi<br />
permette di ottenere un suono di<br />
chitarra più pieno, visto che vibreranno<br />
anche le corde che non saranno<br />
suonate. Un’altra ragione è<br />
che si noteranno di meno eventuali<br />
errori: se suonerete <strong>la</strong> corda<br />
sbagliata, suonerete comunque<br />
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Buona fortuna!<br />
Lasse Johansson<br />
Arranged for guitar by Lasse Johansson<br />
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