Anno XXXII - N.2 - Comune di Gorla Maggiore
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VII° Incontro Mon<strong>di</strong>ale delle Famiglie:<br />
<strong>Gorla</strong> <strong>Maggiore</strong> con Papa Benedetto XVI<br />
all’aeroporto <strong>di</strong> Bresso<br />
Si, è vero, forse l’avremmo visto meglio in televisione. Papa Benedetto<br />
XVI era un lontano puntino bianco al centro del grande<br />
palco, serviva un binocolo per <strong>di</strong>stinguerne il volto. Era una sagoma<br />
all’interno della cabina della papamobile passata velocemente<br />
tra la folla. Era una voce dal forte accento tedesco che sentivamo<br />
provenire dai maxischermi. Si, senza dubbio in televisione sarebbe<br />
stato più comodo: nessun viaggio in treno, nessuna attesa, nessun<br />
tragitto a pie<strong>di</strong>, l’occhio della telecamera a nostra completa <strong>di</strong>sposizione.<br />
Eppure, dopo tutto, ne è sicuramente valsa la pena. Per<br />
due motivi fondamentali.<br />
In primo luogo è stata un’intensa esperienza collettiva. Un milione<br />
<strong>di</strong> persone provenienti da tutto il mondo e più <strong>di</strong> 200 da <strong>Gorla</strong><br />
<strong>Maggiore</strong> hanno celebrato la Santa Messa nel grande prato dell’aeroporto<br />
<strong>di</strong> Bresso nella mattinata <strong>di</strong> domenica 3 giugno. Raramente<br />
si ha l’occasione <strong>di</strong> essere parte <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> così grande.<br />
Parrocchia<br />
Raramente si ha la sensazione <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte a qualcosa <strong>di</strong> più <strong>di</strong> una semplice aggregazione<br />
<strong>di</strong> persone. Forse, niente è più appropriato della parola “Chiesa” per qualifi care questa<br />
esperienza. Una parola che troppo spesso usiamo in senso ristretto per in<strong>di</strong>care un “loro” ai<br />
vertici delle gerarchie, chiuso e <strong>di</strong>staccato dalla massa dei fedeli. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> astratte defi nizioni,<br />
la Chiesa è forse proprio questo: uomini e donne accomunati dalla fede nel messaggio evangelico.<br />
Che poi siano all’interno <strong>di</strong> una cattedrale gotica o seduti su un prato fa poca <strong>di</strong>fferenza.<br />
In secondo luogo è stata un’intensa esperienza <strong>di</strong> ascolto e <strong>di</strong> testimonianza. “Famiglia, lavoro,<br />
festa: tre doni <strong>di</strong> Dio, tre <strong>di</strong>mensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico<br />
equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità<br />
e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In<br />
questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce,<br />
la seconda fi nisce per <strong>di</strong>struggere”, è stato l’invito del Papa.<br />
Forse, in televisione, sarebbe stata tutta un’altra cosa: seduti da soli, sul nostro <strong>di</strong>vano <strong>di</strong> casa,<br />
avremmo seguito la <strong>di</strong>retta delle immagini <strong>di</strong> sfuggita, pronti a cambiare canale con il telecomando.<br />
È vero, è stato faticoso. È vero, il Papa non lo abbiamo visto da vicino. Però qualcosa<br />
ci è rimasto: la certezza che ognuno <strong>di</strong> noi è parte fondamentale della Chiesa e che è chiamato<br />
in prima persona a fare proprio l’annuncio cristiano e ad esserne portatore instancabile nella<br />
vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Davide Lampugnani<br />
19<br />
PARROCCHIA