San Sebastiano n. 247 - Aprile - Misericordia di Firenze

San Sebastiano Aprile 2011 Arte
Arte
di
Cristina Cristina
Acidini
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- 4-
FIORI PER LA CITTÀ DEL “FIORE”
U
na bellissima immagine esprime uno
dei più poetici e fortunati “miti di
fondazione” di Florentia: l’immagine
della piccola colonia romana – poco più
del cardine e del decumano – dedotta alla
confluenza di due fiumi dal corso torrenziale,
l’Arno e il Mugnone, in mezzo a
un’umida piana spontaneamente fiorita di
pallidi giaggioli, Iris Iris alba alba fiorentina.
Con il suo nome, e con il mito che retrospettivamente
lo illustra e lo motiva, da secoli
fa i conti Firenze, la città tra i fiori, la
città del fiore, la città del giglio, con un destino
floreale iscritto nel blasone del libero
Comune così come nella cattedrale, dedicata
a Santa Maria del Fiore. Il giglio –
il Lilium Lilium candidum, detto di Sant’Antonio
– è poi il perno iconografico dell’Annunciazione,
evento evangelico fondamentale
nel culto della Madonna, tanto che la
città e lo stato fiorentino per secoli festeggiarono
il capodanno nel giorno fissato
per la sua ricorrenza, il 25 marzo.
E da secoli l’energia vitale racchiusa nell’etimo
floreale è stata posta al servizio di
un progetto di città e di stato dagli storici,
dai letterati e dai poeti, ma soprattutto dai
governanti. Fu Lorenzo il Magnifico a incoraggiare
la personificazione primaverile
e floreale di Fiorenza, la città fiorente
nella pace operosa garantita dai Medici,
mentre i suoi protetti – Sandro Botticelli incluso
– esprimevano nei linguaggi delle
diverse arti il mito che suggerisco di definire
della “primavera perfetta”: non sempiterna
e inalterabile come in un luogo ultraterreno,
ma ciclicamente ed eternamente
ritornante, con il suo stuolo di fiori che
rinascono ogni anno vittoriosi, dopo il gelo
invernale.
I fiori, dunque, sono i protagonisti
della primavera
meteorologica così come
di quella simbolica, quelli
spontanei e quelli coltivati,
transitori prodigi additati
fin da Gesù Cristo a
esempi di cura diretta di
Dio per la bellezza della
natura nel Vangelo Vangelo seconsecondodo Matteo: Matteo: “Osservate
come crescono i gigli del
campo: non lavorano e
non filano. Eppure io vi
dico che neanche Salomone,
con tutta la sua gloria,
vestiva come uno di
loro. Ora se Dio veste così
l’erba del campo, che
oggi c’è e domani verrà
gettata nel forno, non farà
assai più per voi, gente
di poca fede?”
E’ con il Rinascimento
umanistico che la floricoltura
si afferma all’interno
dell’arte dei giardini. A Fi-