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BEATO LUIGI BIRAGHI: DAL 1855 L’ANNUNCIO DELLA SPERANZA<br />
MONS. LUIGI BIRAGHI BEATO<br />
In margine alla cerimonia di Beatificazione svoltasi a Milano il 30 aprile 2006<br />
UOMO DI FEDE EDUCATORE E GUIDA SPIRITUALE<br />
Intervento del Card. Josè Saraiva Martins, Legato Pontificio<br />
“DAVANTI A SÌ GRAN NUMERO DI TESTIMONI”<br />
Beatificazione di don Luigi Biraghi e di don Luigi Monza<br />
I DUE NUOVI BEATI: UN GRAN DONO DI DIO ALLA NOSTRA CHIESA<br />
Le Celebrazioni svoltesi presso l’Istituto delle Marcelline di Lecce<br />
UNA VITA PER IL BENE DELLA SOCIETÀ E DELLA CHIESA<br />
Le Celebrazioni svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera Tricasina<br />
UNA VITA PER IL SIGNORE<br />
SPECIALE<br />
Le origini e le finalità della Congregazione che si ispira a un grande modello<br />
LE SUORE DI SANTA MARCELLINA<br />
INCONTRI<br />
L’A.O. Card. G. <strong>Panico</strong> trae dalla propria storia lo slancio per sempre maggiori traguardi<br />
RIFLETTERE SUL PASSATO, PROTESI VERSO IL FUTURO<br />
Sul filo della memoria lo sguardo appassionato alle origini ma anche l’analisi lucida del presente<br />
RIPENSARE AL PASSATO PER PROGETTARE IL FUTURO<br />
Un Ospedale che è stato un vero atto di coraggio e di lungimiranza giuridica, politica e strategica<br />
LA FONDAZIONE A.O. CARD. G. PANICO NELLA SANITÀ PUGLIESE<br />
I medici Gaetano Renda e Franco Leo restano l’architrave fondativa del nosocomio tricasino<br />
ECCELLENZA IN SANITÀ: RUOLO DELLE PROFESSIONALITÀ<br />
Guida dinamica e pratica, sempre prodigo di stimoli e incoraggiamenti maestro impeccabile<br />
FRANCO LEO NELLA TESTIMONIANZA DI UN SUO COLLABORATORE<br />
ATTUALITÀ<br />
Resoconto del VI° Convegno di primavera della Società italiana di Chirurgia<br />
SANITÀ E POLITICA<br />
Viaggio in Terra Santa in un periodo di crisi sociale e politica<br />
SULLE VIE DELLA PACE<br />
FORMAZIONE<br />
L’importanza di conoscere la complessità dell’Offerta Formativa delle nostre Università<br />
ESSENZIALITÀ DELL’ORIENTAMENTO PER IL FUTURO DEI GIOVANI<br />
La sanità italiana ed europea ha bisogno non di “piccoli-medici” ma di “grandi-infermieri”<br />
DA PROFESSIONISTA SANITARIO “AUSILIARIO”<br />
A PROFESSIONISTA SANITARIO<br />
In tema di nuove specializzazioni ecco la figura dell’infermiere legale<br />
NURSING FORENSE: NUOVE PROSPETTIVE<br />
PER LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA<br />
AMBIENTE, SOCIETÀ, SALUTE<br />
Una metodica innovativa, non invasiva ed estremamente efficace<br />
LE ONDE D’URTO IN ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA<br />
TESTIMONIANZE<br />
Quando la malattia entra d’improvviso nella nostra vita<br />
NON MI FANNO SENTIRE UN NUMERO<br />
Miracoli di Ospedale<br />
QUANDO L’AMORE RIDONA LA VISTA<br />
RECENSIONI<br />
Scritto da don Salvatore Grandioso, è un aiuto per la formazione dell’etica professionale<br />
UN LIBRO PER GLI OPERATORI SOCIO-SANITARI<br />
ARTE<br />
Giuseppe Afrune ha dipinto sedici ritratti di Giovanni Paolo II<br />
UN PITTORE SALENTINO IN VATICANO<br />
SOMMARIOEDITORIALE<br />
Pag. 2<br />
» 3<br />
» 9<br />
» 12<br />
» 16<br />
» 18<br />
» 20<br />
» 28<br />
» 30<br />
» 37<br />
» 39<br />
» 44<br />
» 45<br />
» 47<br />
» 49<br />
» 51<br />
» 53<br />
» 54<br />
» 56<br />
» 57<br />
» 60<br />
» 62
EDITORIALE<br />
BEATO LUIGI BIRAGHI:<br />
DAL 1855 L'ANNUNCIO DELLA SPERANZA<br />
Il fondatore dell’Ordine delle<br />
Suore Marcelline, monsignor<br />
Luigi Biraghi è beato.La cerimonia<br />
di beatificazione si è svolta<br />
in piazza Duomo a Milano il 30<br />
aprile scorso ed è stata officiata dal<br />
Cardinale Luigi Tettamanzi. La nostra<br />
rivista intende dare il giusto rilevo<br />
all’avvenimento non solo riferendo<br />
dell’importante rito religioso<br />
svoltosi nel capoluogo lombardo<br />
ma anche delle celebrazioni che<br />
hanno avuto luogo dal 25 al 27<br />
maggio presso l’Istituto Marcelline<br />
di Lecce e il 31 maggio e 3 giugno<br />
a Tricase, nella nostra Azienda<br />
ospedaliera.<br />
A noi ora il compito di andare<br />
anche oltre le pur necessarie cerimonie<br />
e meditare sulla figura e l’opera<br />
del nuovo beato per cercare di<br />
imitarne lo spirito caritatevole e<br />
l’abnegazione cristiana. L'incondizionato<br />
amore per Gesù Cristo e l'imitazione<br />
di Lui come "Maestro" e<br />
"modello" sono alla base della spiritualità<br />
e dell'azione caritativa di<br />
monsignor Luigi Biraghi.<br />
Egli fu sempre pronto a prestare<br />
l'opera sua nelle necessità materiali<br />
e spirituali dei poveri, degli infermi.<br />
In particolare a Cernusco, dove intraprese<br />
iniziative socio-caritative<br />
ed assistenziali.<br />
Egli si occupò dell'amministrazione<br />
della <strong>Pia</strong> Opera Ospedaliera<br />
"Ambrogio Uboldo" e durante l'epidemia<br />
di colera del 1836, insieme<br />
ad altri Sacerdoti, si prese cura dei<br />
malati a Castello sopra Lecco. "Noi<br />
seguitiamo innanzi come nei giorni<br />
passati pei sani e pei malati e dove i<br />
parroci ci chiamano corriamo, Vostra<br />
Eminenza adunque riposi tran<strong>qui</strong>llo<br />
per questi paesi che noi, fin<br />
dove le forze permetteranno, ci presteremo<br />
per tutto..." (Lettera del 21<br />
luglio 1836).<br />
Verso i poveri e gli infermi sentiva<br />
forte "compassione" e "tenerez-<br />
Tricase. Azienda Ospedaliera “Card. G. <strong>Panico</strong>” (veduta aerea). Da sin. in basso e in<br />
senso antiorario: Oasi, Polo Didattico Universitario, Ospedale.<br />
za", virtù caratterizzanti il carisma<br />
ereditato dalle sue Marcelline.<br />
In una lettera del 1841 esorta le<br />
Suore ad "amare Gesù, il prossimo...<br />
gli infermi che sono i fratelli<br />
speciali". Persino l'educazione delle<br />
alunne doveva passare attraverso il<br />
contatto della sofferenza altrui: "vedano<br />
le inferme e conoscano i loro<br />
travagli di corpo e di anima".<br />
Qualche anno dopo, nel 1859,<br />
quando la battaglia di Magenta lasciò<br />
un gran numero di feriti, la cristiana<br />
carità richiedeva suore di<br />
ogni ordine per assistere i poveri<br />
sofferenti: alle Marcelline venne affidato<br />
l'Ospedale di S. Luca con oltre<br />
seicento feriti.<br />
Una piccola comunità ospedaliera<br />
"là si alloggiava, là si pregava,<br />
là si affaticava, là si rifocillava".<br />
Così Madre Marina, alla direzione<br />
dell'ospedale, si esprimeva: "Sofferenti<br />
da assistere, amputati da medicare,<br />
morenti da confortare ed aiutare<br />
con i conforti religiosi al duro<br />
trapasso. Sorveglianza... prudenza<br />
somma e grande disinvoltura coi<br />
Medici curanti... dignitoso contegno,<br />
fermezza di volere, garbatezza<br />
di modi coi malati, cogli addetti,<br />
con le Autorità...<br />
Nel momento del commiato si<br />
lasciava desiderio di noi, conservando<br />
decorosa e cordiale amicizia<br />
con tutti."<br />
Le Marcelline di oggi, come<br />
quelle di allora, fedeli al carisma<br />
del Biraghi, continuano a prendersi<br />
cura, in Italia e nel mondo, di tanti<br />
ammalati che attendono un gesto di<br />
speranza.<br />
Sr. Margherita Bramato<br />
Direttore Generale<br />
Milano MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO<br />
Nella piazza del Duomo di<br />
Milano, il 30 aprile scorso,<br />
la Chiesa ha dunque proclamato<br />
beato monsignor Luigi Biraghi,<br />
sacerdote milanese e fondatore<br />
della Congregazione delle Suore di<br />
S. Marcellina, la pia Istituzione che<br />
da ben centosessantotto anni si occupa<br />
sia di educazione e formazione<br />
cristiana (con Collegi e strutture<br />
scolastiche a Milano, Genova, Lecce,<br />
Foggia e anche in Francia, Messico,<br />
Inghilterra, Canada, Svizzera<br />
francese, Albania e Benin) sia di assistenza<br />
sanitaria (con l’ospedale di<br />
Itaquera in Brasile e l’italiana<br />
azienda ospedaliera ‘Cardinale<br />
Giovanni <strong>Panico</strong>’ di Tricase in provincia<br />
di Lecce).<br />
Mons. Luigi Biraghi istituì la<br />
Congregazione (che oggi nella grazia<br />
del Signore annovera circa 700<br />
suore) “con l’unico intento di radunar<br />
figliuole che potessero diventar<br />
sante” e che nell’azione di cristiano<br />
apostolato avessero il Vangelo quale<br />
punto di riferimento per ricondurre<br />
a Cristo il mondo contemporaneo<br />
lusingato da un progresso<br />
materialista e ateo. Sante per educare,<br />
alla ricerca e alla gelosa custodia<br />
del Bene superiore attraverso la formazione<br />
cristiana e professionale in<br />
un’unica identità ideale che promuova<br />
l’uomo nella sua imprescindibile<br />
interezza di anima e corpo<br />
perché sia fermento vivo nella società<br />
secolarizzata.<br />
Per divino disegno la dimensione<br />
spirituale dell’uomo si è da sempre<br />
intrecciata con la sofferenza,<br />
trovando in essa il banco di prova<br />
stabilito dalla Provvidenza ma anche<br />
la linfa vitale della fede perché<br />
In margine alla cerimonia di beatificazione<br />
svoltasi a Milano il 30 aprile 2006<br />
UOMO DI FEDE<br />
EDUCATORE E GUIDA SPIRITUALE<br />
l’umana disperazione non abbia a<br />
prevalere. La sofferenza come lavacro<br />
dell’anima e occasione di riscatto<br />
è un concetto che ha accompagnato<br />
spesso gli albori stessi della<br />
cristianità ma l’uomo che soffre<br />
non può essere lasciato solo perché<br />
nell’intimo travaglio e nell’aiuto<br />
del proprio simile colga a pieno<br />
l’essenza della propria spiritualità.<br />
Ecco dunque le concrete motivazioni<br />
dell’impegno e dello slancio<br />
missionario delle Suore Marcelline<br />
sia nel settore della scuola sia<br />
in quello dell’assistenza. Il carisma<br />
della Congregazione può apparire<br />
duplice perché teso a educazione e<br />
formazione sia del corpo che dello<br />
spirito ma è in realtà unico perché si<br />
rivolge all’uomo nella sua integrità.<br />
La presenza al fianco del sofferente<br />
appartiene d’altra parte alla<br />
prima ora dell’erezione canonica<br />
delle Marcelline, celebrata a Vimercate<br />
il 13 settembre 1852; lo si deduce<br />
dagli scritti dello stesso mons.<br />
Biraghi che sottolineava come dovevano<br />
“al bisogno le suore prestarsi<br />
anche per ospedali di colerosi<br />
e di militari feriti e di simili eventualità”<br />
riferendosi ai già trascorsi<br />
episodi bellici del 1855 a Vimercate<br />
e del 1859 a Milano.<br />
Educazione e assistenza, istruzione<br />
e cristiana carità, formazione<br />
e umano conforto, scuole e ospedali:<br />
ecco i simboli dell’ultracentenario<br />
ma anche quotidiano e instancabile<br />
impegno delle Suore Marcelline<br />
nel mondo.<br />
Chi è il nuovo beato?<br />
Eccone il profilo biografico e<br />
alcuni scritti, così come divulgati,<br />
in preparazione della celebrazione<br />
di beatificazione, dal Servizio per<br />
la Pastorale liturgica e del Comita-<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006.<br />
Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
2 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
3
to Organizzatore dell’evento (a cura<br />
di Rodolfo Fracasso).<br />
PROFILO BIOGRAFICO<br />
DI MONS. LUIGI<br />
BIRAGHI (1801-1879)<br />
Luigi Biraghi nacque il 2 novembre<br />
1801, <strong>qui</strong>nto degli otto figli<br />
di Francesco e Maria Fini, agricoltori<br />
fittavoli di solida fede cristiana<br />
nel paese di Vignate (Milano) e fu<br />
battezzato poche ore dopo la sua<br />
nascita con i nomi di Giulio Luigi.<br />
Pochi anni dopo, l'intero clan familiare<br />
dei Biraghi si trasferì a Cemusco<br />
sul Naviglio, dove il padre,<br />
Francesco, e gli zii avevano ac<strong>qui</strong>stato<br />
alcune cascine - la Torriana, la<br />
Castellana, la Imperiale – per assicurare<br />
un avvenire migliore ai loro<br />
figli. Fu educato secondo le solide<br />
tradizioni cristiane<br />
del tempo<br />
e, in particolare,<br />
a dare<br />
sempre il meglio<br />
di sé ed all'impegnocivile:<br />
lo stesso suo<br />
padre Francesco<br />
fu Sindaco<br />
di Cemusco.<br />
Ricevette il<br />
sacramento dellaConfermazione<br />
il 28 aprile<br />
1807 nella<br />
chiesa prepositurale<br />
di Gorgonzola<br />
dal vescovofrancescanomonsignor<br />
Eugenio<br />
Perina e poco<br />
dopo - tra il<br />
1809 e il 1812 -<br />
fu accolto come<br />
convittore nel<br />
Collegio CavalIeri<br />
di Parabiago,<br />
che garanti-<br />
va una completa<br />
formazione<br />
umana, culturale e cristiana.<br />
LA VOCAZIONE<br />
AL SACERDOZIO<br />
Sotto la guida del Rettore del<br />
Collegio, don Agostino Peregalli,<br />
che era anche parroco di Parabiago,<br />
il giovane Luigi maturò la sua vocazione<br />
al sacerdozio e il 5 dicembre<br />
1812 fu ammesso a vestire l'abito<br />
talare dei giovani seminaristi,<br />
poiché – come scrisse sulla domanda<br />
di ammissione– era "desideroso<br />
già da alcuni anni, di abbracciare lo<br />
stato ecclesiastico".Terminati gli<br />
studi al CavalIeri, il 5 novembre<br />
1813 Luigi Biraghi entrò nel Seminario<br />
di Castello sopra Lecco, che<br />
accoglieva allora più di cento ragazzi,<br />
per seguire i corsi detti di<br />
"Umanità". Trascorsero così dodici<br />
anni: Luigi dal Seminario di Castel-<br />
Cernusco (Mi). L’oratorio di S. Teresa, presso il quale il 29 maggio 1825<br />
don Luigi Biraghi celebrò la S. Messa per la prima volta<br />
lo sopra Lecco passò a quello di<br />
Monza e di <strong>qui</strong> al Seminario Maggiore<br />
di Milano, situato nell'attuale<br />
Corso Venezia. Accettò di buon grado<br />
la disciplina severa di quegli anni,<br />
senza che venisse meno il suo<br />
spirito cordiale: "Mi ricordo il molto<br />
ridere che abbiamo fatto insieme",<br />
gli scrisse ancora dopo molti<br />
anni un compagno di Seminario,<br />
don Giovanni Genderini. Luigi Biraghi<br />
diede sempre ottima prova di<br />
sé sia negli studi sia nelle relazioni<br />
personali sia nella vita spirituale.<br />
Nei registri del Seminario di quegli<br />
anni si legge costantemente: "Luigi<br />
Biraghi riesce molto bene e molto<br />
diligentemente in tutto". Non mancarono<br />
tuttavia le prove: nel 1815, a<br />
pochi mesi di distanza tra loro, morirono<br />
i suoi due fratelli maggiori,<br />
Giuseppe e Giovanni, e suo padre<br />
fu trascinato in una dolorosa diatriba<br />
per essere<br />
stato derubato<br />
di una forte<br />
somma di denaro,appartenente<br />
al Comune di<br />
Cernusco, di<br />
cui era Sindaco.<br />
Luigi Biraghi<br />
non perse la<br />
fiducia nella<br />
Provvidenza né<br />
l'abbandono alla<br />
volontà di<br />
Dio e il 28<br />
maggio 1825 fu<br />
ordinato sacerdote<br />
nel Duomo<br />
di Milano<br />
dall'arcivescovo<br />
Carlo Gaetano<br />
Gaisruck<br />
che, in considerazione<br />
delle<br />
sue qualità di<br />
educatore, lo<br />
aveva già destinato<br />
come vicerettore<br />
ed insegnante<br />
di greco<br />
nel Seminario<br />
di Monza.<br />
DOCENTE E DIRETTORE<br />
SPIRITUALE<br />
Per otto anni insegnò materie<br />
letterarie nelle sedi del Seminario<br />
Minore sino a che – a soli trentadue<br />
anni – fu nominato direttore spirituale<br />
del Seminario Maggiore: sarebbe<br />
toccato a lui formare spiritualmente<br />
i candidati al sacerdozio<br />
nell'ultimo e più impegnativo tratto<br />
del cammino. Il compendio del suo<br />
itinerario formativo si trova nel Catechismus<br />
Ordinandorum, pubblicato<br />
per volontà dell' arcivescovo<br />
Gaisruck, perché tutto il clero potesse<br />
conoscere ed applicare le linee<br />
della rinnovata spiritualità sacerdotale,<br />
che egli proponeva alla Diocesi,<br />
sempre più coinvolta nei tumultuosi<br />
anni del Risorgimento italiano.<br />
Don Luigi Biraghi non si limitò<br />
in ogni caso alla formazione giovanile<br />
all'interno del Seminario. Coltivò<br />
la predicazione e l'accompagnamento<br />
spirituale anche dei laici, dei<br />
giovani soprattutto. In particolare<br />
fu presto convinto dell'importanza<br />
della formazione culturale e dell' attenzione<br />
cordiale alle novità, che<br />
andavano diffondendosi nella società,<br />
senza temere i segni di progressivo<br />
allontanamento dalla fede<br />
della società, che già allora si coglievano.<br />
Pertanto, sostenne la nascita<br />
e la diffusione dei quotidiani<br />
di ispirazione cattolica, come L'Amico<br />
Cattolico e, in seguito, L'Osservatore<br />
Cattolico, cercando sempre<br />
di evitare i toni polemici ed intransigenti.<br />
LA FONDAZIONE DELLE<br />
SUORE MARCELLINE<br />
Sempre alla sua convinzione<br />
dell'importanza della formazione<br />
completa – culturale, umana e spirituale<br />
– delle giovani generazioni si<br />
deve attribuire la fondazione delle<br />
Suore Marcelline, le quali, attraverso<br />
la formazione cristiana delle fanciulle,<br />
avrebbero contribuito a for-<br />
Madre Marina Videmari,<br />
co-fondatrice della Congregazione<br />
delle Suore Marcelline<br />
mare famiglie cristiane, che diffondessero<br />
a loro volta i valori cristiani<br />
nella società. Può essere significativo<br />
notare che il Catechismus<br />
Ordinandorum vide le stampe nello<br />
stesso anno in cui don Luigi, per<br />
ispirazione della Madonna - come<br />
lui stesso confidò - decise di fondare<br />
le Marcelline e di aprire a Cernusco<br />
sul Naviglio la prima casa del<br />
nascente Istituto religioso. È il segno<br />
che il suo impegno di formatore<br />
dei giovani seminaristi si coniugava<br />
con un identico zelo nella formazione<br />
dei giovani e delle giovani<br />
laici del suo tempo. Fu sempre incoraggiante<br />
sui sentieri del bene e<br />
dell' impegno sia esortando le Marcelline,<br />
sia sostenendo le aspirazioni<br />
dei giovani seminaristi, soprattutto<br />
durante le Cinque Giornate di<br />
Milano, nel 1848, preoccupandosi<br />
solo che i seminaristi evitassero<br />
ogni forma di violenza, perché contraria<br />
al Vangelo, che insegna ad<br />
amare e pregare anche per i nemici.<br />
INCARICATO DAL PAPA<br />
Egli fu sempre convinto che solo<br />
la pace e il rispetto tra gli uomini<br />
sono garanzia di un futuro migliore.<br />
E fu pronto ad ogni fatica per diffondere<br />
l'ideale di concordia e di<br />
fraternità, come quando, nel 1862,<br />
Pio IX, che lo conosceva e lo apprezzava,<br />
lo invitò a farsi pacificatore<br />
del clero ambrosiano diviso tra<br />
le opposte correnti di liberali ed intransigenti.<br />
In quest' opera pacificatrice<br />
tra i sacerdoti dei due schieramenti,<br />
in gran parte suoi figli spirituali,<br />
monsignor Biraghi si adoperò<br />
sino alla morte, esponendosi agli attacchi<br />
di alcuni avversari ed a giudizi<br />
sfavorevoli da lui sopportati<br />
sempre con umiltà e serenità.Al ritorno<br />
degli Austriaci a Milano, egli<br />
fu allontanato con altri tredici educatori<br />
e dopo un'umiliante attesa fu<br />
alla fine – nel 1855 - nominato Dottore<br />
della Biblioteca Ambrosiana,<br />
della quale divenne successivamente<br />
Vice Prefetto. Da allora e per<br />
ventiquattro anni si dedicò alla<br />
Congregazione delle Suore Marcelline;<br />
alla direzione spirituale, per la<br />
quale era molto ricercato; all'impegno<br />
sociale, allo studio assiduo, come<br />
gli era richiesto dai suoi doveri<br />
presso la Biblioteca Ambrosiana e<br />
come è attestato dalle numerosissime<br />
sue pubblicazioni su argomenti<br />
di storia della Chiesa, di archeologia<br />
cristiana, di teologia, convinto<br />
come era che l'impegno scientifico<br />
era prezioso per la stessa religione.<br />
Tra i frutti più preziosi di questa<br />
sua dedizione alla scienza fu il ritrovamento<br />
dell'urna contenente le<br />
reli<strong>qui</strong>e di sant'Ambrogio e dei santi<br />
Gervasio e Protasio durante i lavori<br />
di restauro della basilica omonima.<br />
I SUOI FIGLI SPIRITUALI<br />
Accanto all'impegno culturale<br />
va ricordato quello sociale: monsignor<br />
Biraghi fu per diciotto anni –<br />
dal 1860 al 1878 – consigliere comunale<br />
di Cernusco e Presidente<br />
della Commissione della Carità.<br />
Ancor più importanti sono i frutti di<br />
santità che monsignor Biraghi ha<br />
saputo suscitare. Tra le molte perso-<br />
4 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
5
ne che egli accompagnò sui sentieri<br />
del bene e di Dio potremmo citare il<br />
conte Giacomo Mellerio, uno dei<br />
più generosi benefattori dell'Ottocento<br />
cattolico ambrosiano, vero<br />
padre di tutte le iniziative di carità<br />
ed in particolare dei molti Oratori<br />
che sorsero in Milano in quegli anni.<br />
Accanto a lui dovremmo porre<br />
don Giuseppe Spreafico, fondatore<br />
delle Scuole notturne di carità e don<br />
Carlo Sammartino, fondatore dell'<br />
Istituto per la Fanciullezza abbandonata,<br />
una realtà che ha segnato in<br />
modo eccezionale la vita di Milano<br />
e ha permesso a migliaia e migliaia<br />
di giovani di continuare o di riprendere<br />
a sperare.<br />
Questi discepoli esprimono l'ideale<br />
stesso di prete che coltivò<br />
monsignor Biraghi: un clero santo,<br />
dedito alla carità ed alla missione<br />
verso tutti in patria e ad gentes.<br />
Monsignor Biraghi, infatti, fu anche<br />
consigliere spirituale di Angelo Ramazzotti<br />
e Giuseppe Marinoni, fon-<br />
6 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
datori dell'Istituto Milanese per le<br />
Missioni Estere, 1'attuale PIME<br />
(Pontificio Istituto Missioni Estere),<br />
al quale inviò alcuni alunni del<br />
Seminario che hanno come lui percorso<br />
il cammino di santità: il beato<br />
Giovanni Mazzucconi, il primo sacerdote<br />
ambrosiano beatificato dopo<br />
san Carlo Borromeo, morto martire<br />
a Woodlark nel 1855; i Servi di<br />
Dio padre Carlo Salerio, fondatore<br />
delle Suore della Riparazione, e<br />
don Biagio Verri, fondatore dell'<br />
Opera per il riscatto delle morette,<br />
che mirava a sottrarre le ragazze negre<br />
alla schiavitù larvata, nella quale<br />
si trovavano dopo essere state<br />
portate in Italia.<br />
Né meno preziosi i frutti del suo<br />
impegno con le Suore Marcelline,<br />
tra le quali risplende la beata Maria<br />
Anna Sala, una delle sue prime discepole<br />
e la prima beata della Congregazione,<br />
che fu tra 1'altro 1'educatrice<br />
della mamma di Paolo VI,<br />
Giuditta Alghisi.<br />
Carico di anni e di fatiche, ono-<br />
Milano. Il Collegio di via Quadronno<br />
rato dallo stesso Pio IX che lo nominò<br />
suo Prelato Domestico, circondato<br />
dall'ammirazione affettuosa<br />
del clero e del popolo milanese<br />
come da quello delle sue figlie spirituale,<br />
monsignor Biraghi morì,<br />
dopo una breve malattia, l' 11 agosto<br />
1879 presso la foresteria del<br />
Collegio di via Quadronno in Milano.<br />
Il suo corpo fu poi portato nella<br />
Cappella della Casa Madre di Cernusco<br />
sul Naviglio, ove tuttora riposa<br />
e dove avvenne il miracolo<br />
che coronò la sua Causa di Beatificazione.<br />
Questa era stata iniziata nel<br />
1966 dall' Arcivescovo di Milano,<br />
cardinale Giovanni Colombo; trovò<br />
il suo primo coronamento il 20 dicembre<br />
2003, quando papa Giovanni<br />
Paolo II lo dichiarò Venerabile,<br />
ed ora si compie con la beatificazione,<br />
decretata oggi dal papa Benedetto<br />
XVI.<br />
DAGLI SCRITTI DI<br />
MONS. LUIGI<br />
BIRAGHI<br />
DAL SALUTO AI SEMINARISTI<br />
PROSSIMI ALL’ORDINAZIONE<br />
SACERDOTALE<br />
La dottrina, la sapienza, la<br />
verità sono affidate a voi, a voi<br />
commessi i misteri del regno e<br />
le vostre labbra custodiranno la<br />
scienza e la diffonderanno in<br />
nome di Dio sui popoli. E tale è<br />
la grazia concessa alle vostre<br />
labbra che alla parola vostra obbedirà<br />
Dio, si aprirà il cielo, si<br />
chiuderà l'inferno. Si diffonderanno<br />
tutte intorno le grazie sul popolo fedele,<br />
tanto che si potrà dire anche di<br />
voi in senso spirituale: chi è costui<br />
che comanda al mare e i venti obbediscono<br />
a lui? […]<br />
Combattete, ma non per levare<br />
alto la vostra fortuna, non per procacciarvi<br />
preminenze fastose, non a<br />
far valere capricci o private soddisfazioni,<br />
sì bene per la verità e la<br />
giustizia. Tale è la guerra del Sacerdote:<br />
combattere a favore della verità<br />
e della giustizia per mezzo della<br />
verità, per virtù di sofferenze,<br />
vincere colla mansuetudine, trionfare<br />
colla pazienza, venir ad avere<br />
corona col patire. Le nostre armi sono<br />
la parola di Dio, le lagrime e l'orazione<br />
e la nostra gloria la croce di<br />
Gesù Cristo e tutta la nostra scienza<br />
e provvisione: Gesù e Gesù Crocifisso<br />
[…] Il sacerdozio non è stato<br />
di ozio, ma di fatica, non officio di<br />
comparsa, ma impegno di occupazione,<br />
non tanto divisa di gloria,<br />
quanto onore di travaglio. Con quei<br />
mezzi che sembrano i più disutili al<br />
mondo: e appunto modo mirabile è<br />
quello di vincere col patire. […] Fatevi<br />
coraggio, dunque, e rinfrancatevi<br />
ed uscite pure fuori nel campo<br />
del mondo: giacché il sacerdozio si<br />
esercita nel mondo.[…] Tutto santo<br />
è un tanto ministero. E santo deve<br />
essere un tale ministro. Tanto più<br />
idoneo sarà ad intercedere pel po-<br />
polo<br />
quanto<br />
più sarà egli<br />
santo. [….]. Sacerdozio è cosa sacra<br />
e cosa sacra e cosa santa è poi la<br />
medesima cosa.<br />
DA UNA MEDITAZIONE<br />
AI SEMINARISTI<br />
Charitas Christi urget nos (2Cor<br />
5, 14). Vedetelo in sant'Ignazio,<br />
gran vescovo e gran martire, quando<br />
andava alla morte. Amor meus<br />
(Gesù Cristo) crucifixus est per<br />
amor mio, ed io desidero morire per<br />
lui; sono frumento di Cristo, desidero<br />
essere per lui macinato dai<br />
denti dei leoni. Sono frumento di<br />
Cristo. […] Vi raccomando un frequente<br />
esame della vostra vita, se<br />
concordi cogli esempi di Gesù Cristo.<br />
Dire dunque spesso tra di voi:<br />
Gesù non cercava che la gloria del<br />
Padre suo e gli interessi delle anime:<br />
ed io che cerco? Dove tendo?<br />
Qual è il fine e l'anima di ogni mio<br />
passo, di ogni mia azione? Gesù fu<br />
umile e obbediente fino alla morte e<br />
morte di croce? Ed io come seguo<br />
umiltà ed obbedienza? Gesù fu povero<br />
sì che, essendo il padrone di<br />
tutto, per noi si è fatto non solo povero,<br />
ma bisognoso: per noi si è fat-<br />
to povero (cfr. 2Cor 8, 9); Gesù<br />
fu alieno dal mondo e da ogni<br />
pompa e piacere del mondo,<br />
tanto che poté dire: Viene il<br />
principe di questo mondo e<br />
non ha alcun potere su di<br />
me (Gv 14, 30) - io non sono<br />
del mondo (Gv 17,<br />
14.16): ed io come vivo,<br />
come penso, che amo?<br />
Gesù fu dolce e forte,<br />
mansueto e pieno di zelo,<br />
agnello e leone: ed io come<br />
seguo mansuetudine nelle<br />
ingiurie e fortezza nel difendere<br />
la causa di Dio e delle<br />
anime?<br />
DALLE LETTERE ALLE SUE<br />
FIGLIE SPIRITUALI,<br />
LE SUORE MARCELLINE<br />
Da una lettera a<br />
Marina Videmari<br />
(29 luglio 1838)<br />
Carissima, avete ragione: senza<br />
la croce di Gesù Cristo non si può<br />
arrivare alla perfezione; e perciò<br />
ogni volta che siete angustiata, ringraziatene<br />
il Signore. Voi però vedete<br />
che cosa da poco sono queste:<br />
preparatevi a maggiori croci, sino<br />
ad essere degna di bere il pieno calice<br />
di Gesù Cristo.<br />
Figliola, Gesù ci insegna ad abbassarci,<br />
ad umiliarci e noi vogliamo<br />
metterci in mostra! Ringraziatelo<br />
di cuore e vigilate sull' amor proprio<br />
e sulla superbia. Perché turbarvi?<br />
Ogni luogo è la casa del Signore<br />
e dovunque si ama Gesù Cristo,<br />
lì è il Paradiso.<br />
Da una lettera a<br />
Marina Videmari<br />
(14 marzo 1839)<br />
Cara figliuola, in questi giorni<br />
abbiate sempre innanzi agli occhi<br />
Gesù Cristo tradito dai suoi, abbandonato<br />
da tutti, pieno di tedio,<br />
di malinconia, di paura. Eccolo<br />
nell'Orto. Si inginocchia, si butta<br />
ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
7
colla faccia per terra, prega, grida,<br />
piange, dicendo: Padre Mio, devo<br />
proprio berlo questo calice? Se è<br />
possibile schivarlo, ... ma no. Padre,<br />
non la mia volontà, ma sia fatta<br />
la vostra. [...]<br />
Adesso è amara la croce, ma poi<br />
la riuscirà dolce come il miele.<br />
Adesso noi non vediamo dove vanno<br />
a finire certi avvenimenti, certe<br />
disposizioni di Dio, ma poi lo vedremo<br />
e benediremo il Signore e saremo<br />
pieni di meraviglia nel considerare<br />
le grandi sue misericordie. È<br />
buono, vedete, è buono il Signore, e<br />
pieno di tenerezza per noi.<br />
Egli tiene da conto chi lo serve e<br />
lo ama. E se ci amò tanto, quando<br />
noi lo offendevamo, quanto più ci<br />
amerà adesso che lo serviamo. [...]<br />
State, dunque, sempre allegra in<br />
Gesù e Maria, e dite sempre: sia fatta<br />
la volontà di Dio; sia gloria a Dio.<br />
Da una lettera a<br />
Marina Videmari<br />
(2 aprile 1840)<br />
Cara figliuola, voi avete ottime<br />
intenzioni di fare penitenza e dare<br />
esempio alle altre, ma ponete mente<br />
che forse in questi digiuni vi si insinuerà<br />
un po' di vanità e superbietta:<br />
ponete mente che suole essere questa<br />
una tentazione del demonio per<br />
rovinarvi la salute, rendervi cronica,<br />
infermiccia, buona a niente. Adagio,<br />
dunque, con flemma: non diventare<br />
sante in un giorno.<br />
Vera santità è quella di fare il suo<br />
dovere senza cose straordinarie.<br />
Piuttosto attendere ad essere umile,<br />
e diffidente di voi stessa, ad amare<br />
assai il silenzio, a dire frequenti giaculatorie<br />
e brevi orazioni di amore a<br />
Dio; abbiate sempre intenzione retta<br />
e pura di piacere agli occhi di Dio,<br />
del vostro caro Gesù, di imitare in<br />
tutto la sua vita povera, dura, disprezzata,<br />
umiliata, di rallegrarvi nelle<br />
tribolazioni. Coraggio, carissima<br />
Marina, corriamo dietro a Gesù...<br />
Da una lettera alla beata<br />
Maria Anna Sala<br />
(18 febbraio 1848)<br />
Carissima Marianna avete dunque<br />
risoluto di lasciare padre, madre,<br />
la casa, i fratelli, per seguire<br />
Gesù Cristo nella via della perfezione?<br />
Brava Marianna: il Signore vi<br />
benedica. Gran dono vi fa il Signore:<br />
ché non a tutti concede di avere Lui a<br />
sposo e di abitare negli atrii santi e di<br />
celebrarne ogni giorno le lodi nella<br />
compagnia santa delle sue serve e<br />
spose, nella sua Chiesa. Coraggio,<br />
cara figliola. Lascia tutto; che troverai<br />
tutto, dice il Signore, troverai la<br />
pace del cuore, la luce dell' intelletto,<br />
i doni dello Spirito Santo, l'assicurazione<br />
del Paradiso.<br />
Da una lettera a<br />
Giuseppa Rogorini<br />
(21 novembre 1848)<br />
Sacrifica molto chi lascia tutto.<br />
Vedete gli Apostoli. Matteo lasciò<br />
molte ricchezze e seguì Gesù Cristo,<br />
Pietro e Andrea lasciarono una<br />
povera barca e seguirono Gesù Cristo.<br />
Il loro sacrificio fu ugualmente<br />
caro a Gesù. È al cuore che guarda<br />
il Signore. E voi avete sacrificato<br />
tutto il vostro cuore a Gesù. Siete<br />
pronta a vivere povera, umile, casta,<br />
obbediente? Bene: voi avete<br />
fatto un gran sacrificio carissimo al<br />
Signore. Ma non è molto l'aver cominciato.<br />
Il più difficile è il perseverare<br />
fino alla fine. Però non vi<br />
confidate in voi, ma tutta la vostra<br />
fiducia riponete in Gesù Salvatore.<br />
DALLA REGOLA DELLE<br />
SUORE MARCELLINE<br />
DEL 1852<br />
Il fine principale per il quale<br />
venne eretta questa Congregazione,<br />
essendo quello dell'educazione delle<br />
fanciulle, voi tutte, figlie carissime,<br />
dovete essere ben persuase della<br />
grande importanza di vostra vocazione,<br />
e corrispondervi con ogni<br />
premura. […].<br />
Da Dio voi ricevete queste fanciulle,<br />
e voi ne dovete in nome di<br />
lui custodire il corpo e l'anima e<br />
formarle per lui e a lui gran giudice<br />
renderne conto come di cosa la più<br />
cara al suo cuore. Beate, però, voi<br />
che, adempiendo con zelo e perseveranza<br />
questa santa e faticosa missione,<br />
avrete in cielo, oltre il premio<br />
delle vergini, quello pure dei santi<br />
Apostoli e Martiri. […].<br />
Da ultimo, fate che le alunne conoscano<br />
che voi volete loro vero<br />
bene, onde nei futuri bisogni della<br />
vita, abbiano la confidenza di aprirvi<br />
il loro cuore e di accogliere qualche<br />
buon consiglio dalle loro madri<br />
educatrici.<br />
IL SUO SEGRETO<br />
AI PRETI:<br />
O carissimi, ecco la prima, la<br />
più eminente qualità dei ministri di<br />
Gesù Cristo, amare Gesù Cristo,<br />
amarlo davvero, amarlo sopra ogni<br />
cosa.<br />
ALLE MARCELLINE:<br />
Sopra ogni cosa abbiate carissima<br />
la devozione a Gesù salvatore:<br />
meditatene la vita, gli insegnamenti,<br />
la passione, i benefici e fate di<br />
benedirlo in ogni tempo, di amarlo<br />
e di imitarlo, perché questo è il tutto<br />
della religione cristiana.<br />
A TUTTI:<br />
Non vi è bene che nell'amare nostro<br />
Signore Gesù Cristo. Solo nell'amare<br />
Gesù Cristo non dovete<br />
mettere misura.<br />
Milano MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO<br />
Intervento del Card. Josè Saraiva Martins, Legato Pontificio<br />
“DAVANTI A SÌ GRAN<br />
NUMERO DI TESTIMONI”<br />
Per la Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi e don Luigi Monza<br />
30 aprile 2006 - <strong>Pia</strong>zza del Duomo - Milano<br />
“Anche noi dunque, circondati<br />
da un così gran numero di testimoni,<br />
deposto tutto ciò che è<br />
di peso e il peccato che ci intralcia,<br />
corriamo con perseveranza nella<br />
corsa che ci sta davanti, tenendo fisso<br />
lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore<br />
della fede” (Ebr 12, 1).<br />
Questa frase della Lettera agli<br />
Ebrei mi veniva alla mente nei giorni<br />
scorsi, pensando al luogo ed all’occasione,<br />
che ci vede <strong>qui</strong> riuniti.<br />
«Testimone» è oggi questa <strong>Pia</strong>zza<br />
del Duomo di Milano, trasformata<br />
in chiesa dalle voci e dai canti di<br />
tante migliaia di persone, <strong>qui</strong> convenute<br />
per fede in Dio e per devozione<br />
ai novelli Beati.<br />
«Testimoni» sono le circa 3.400<br />
statue di santi e di beati, che nei fornici<br />
esterni delle vetrate, nelle scansioni<br />
dei capitelli delle colonne e<br />
sulle 135 guglie di questo Duomo,<br />
svettano al cielo, facendo corona alla<br />
guglia più alta, dalla quale ci benedice<br />
la Vergine Maria, la «tutta<br />
Santa» e di tutti i santi Regina.<br />
Ed è suggestivo riflettere che la<br />
più antica statua del Duomo sembra<br />
essere quella di san Pietro. È l’indice<br />
di un legame con la Sede di Pietro,<br />
con Roma sempre convintamente<br />
tenuto, sempre virilmente<br />
vissuto dalla Chiesa di Milano.<br />
Di questo non posso che ringraziare<br />
il Signore e – come ha chiesto il<br />
Cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi<br />
– ne farò precisa menzione al<br />
Papa al mio ritorno in Roma.<br />
IL “TESTAMENTO” DEL<br />
CARDINALE SCHUSTER<br />
Tra tutti i Santi e Beati, che <strong>qui</strong><br />
ci fanno corona, uno mi è particolarmente<br />
caro ricordare: il Beato<br />
cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.<br />
Ero un giovane studente di Teologia,<br />
quando egli morì. Ricordo<br />
ancora l’emozione della gente, che<br />
contagiò anche me. Percepii allora<br />
cosa voglia dire la morte di un santo;<br />
cosa voglia dire essere santi.<br />
Ricordo ancora la commozione<br />
che prese tutti – anche me – quando<br />
venimmo a conoscere le parole che<br />
disse ai seminaristi di Venegono pochi<br />
giorni prima di morire, il 18<br />
agosto 1954.<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
8 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
9
Disse loro: «Voi desiderate un<br />
ricordo da me. Altro ricordo non ho<br />
da darvi che un invito alla santità.<br />
La gente pare che non si lasci più<br />
convincere dalla nostra predicazione;<br />
ma di fronte alla santità, ancora<br />
crede, ancora si inginocchia e prega.<br />
La gente pare che viva ignara<br />
delle realtà soprannaturali, indifferente<br />
ai problemi della salvezza.<br />
Ma se un Santo autentico, o vivo o<br />
morto, passa, tutti accorrono al suo<br />
passaggio. Ricordate le folle intorno<br />
alla bara di don Orione? Non dimenticate<br />
che il diavolo non ha<br />
paura dei nostri campi sportivi e dei<br />
nostri cinematografi: ha paura, invece,<br />
della nostra santità».<br />
La conferma odierna delle parole<br />
di Schuster<br />
I due sacerdoti, che oggi ho proclamato<br />
Beati a nome del Santo Padre,<br />
sono la vivente conferma della<br />
verità delle parole del Beato Schuster.<br />
Ci sono <strong>qui</strong> persone giunte da<br />
ogni parte d’Italia e da Nazioni lontane,<br />
collegate con noi anche con la<br />
televisione. Via satellite sono <strong>qui</strong><br />
con noi i fratelli e le sorelle del Canada<br />
e del Messico, dell’Ecuador e<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
del Brasile.<br />
La santità, come diceva il Beato<br />
cardinale Schuster, è veramente capace<br />
ancora – e lo sarà sempre – di<br />
scuotere, di porre in cammino, di<br />
attrarre di nuovo sui sentieri del bene,<br />
dell’amore per Dio e per i fratelli.<br />
Ciò è possibile perché i due nuovi<br />
Beati desiderarono con tutta la<br />
loro vita diventare santi, convinti<br />
che Dio vuole che tutti i suoi figli<br />
divengano santi.<br />
Monsignor Biraghi ripeteva ai<br />
suoi seminaristi: «Santificatevi.<br />
[…] Tutto santo è il vostro ministero.<br />
E santo deve essere un tale ministro.<br />
[…] Sacerdozio è cosa sacra<br />
e cosa sacra e cosa santa è poi la<br />
medesima cosa».<br />
E le stesse parole ripeteva alle<br />
sue Marcelline. Scrisse il 14 luglio<br />
1838 alla sua prima discepola, Marina<br />
Videmari: «Gettatevi nelle<br />
braccia amorose del Signore, beneditelo,<br />
e onoratelo con una vita<br />
sempre più santa».<br />
Né meno preziose sono le parole<br />
di don Luigi Monza alle sue Piccole<br />
Apostole: «Se i miracoli non<br />
sono bastati per convertire il mondo<br />
pagano, occorrerà trovare i mezzi<br />
più adatti. E il mezzo più adatto, anzi<br />
il più efficace, credo sia la santità<br />
della nostra vita. Sia dunque la<br />
nostra vita santa, ma di quella santità<br />
che si presenta come modello da<br />
imitare».<br />
I due Beati anticiparono quello<br />
che ci ha raccomandato il Servo di<br />
Dio Papa Giovanni Paolo II nella<br />
Lettera Apostolica Novo Millennio<br />
ineunte: la santità è la «misura alta<br />
della vita cristiana ordinaria» (n.<br />
31). Un cristiano normale è un cristiano<br />
santo.<br />
Tre passi sulla via della santità<br />
Come ci si può riuscire? Mi<br />
sembra che i Beati che oggi ho proclamato<br />
ci possano indicare tre passi<br />
su questo loro cammino.<br />
Il primo è che la santità si vive<br />
nella quotidianità della propria esistenza,<br />
«facendo bene il bene», come<br />
diceva il Beato Luigi Monza.<br />
Sono le stesse parole che quasi<br />
un secolo prima (il 2 aprile 1840) il<br />
Beato Biraghi scriveva a Marina<br />
Videmari: «Vera santità è quella di<br />
fare il suo dovere senza cose straordinarie.<br />
Piuttosto attendete ad essere<br />
umile, ad amare il silenzio, a (de-<br />
siderare) di piacere agli occhi di<br />
Dio, di imitare in tutto la vita di Gesù».<br />
Da <strong>qui</strong>, dunque, il secondo passo.<br />
La santità ha bisogno di contemplare<br />
il Signore, di nutrirsi ogni<br />
giorno della Sua Parola.<br />
Non è un caso che le Piccole<br />
Apostole abbiano come loro icona<br />
la pagina degli Atti degli Apostoli,<br />
che descrive idealmente la Comunità<br />
dei primi cristiani.<br />
Non è un caso che mons. Biraghi<br />
il 26 marzo 1839 scrivesse alle<br />
Marcelline: «Tenetevi innanzi agli<br />
occhi Gesù […] Gran libro il Crocifisso.<br />
Mettiamocelo innanzi, meditiamolo<br />
[…] il Signore è tanto buono<br />
che ci colmerà delle sue benedizioni».<br />
Possa accadere anche a noi, anche<br />
a voi, cristiani di Milano: Abbiate<br />
sempre dinanzi agli occhi il<br />
Signore crocifisso e risorto, vincitore<br />
della morte e del peccato.<br />
Allora sarete capaci di fare<br />
il terzo passo sulla via della<br />
santità, quello stesso che<br />
fecero i vostri due nuovi<br />
Beati.<br />
È il passo che conduce alla<br />
sequela, alla missione.<br />
È quello che ci insegnano<br />
i due nuovi Beati. L’uno,<br />
mons. Biraghi, che fondò un<br />
Istituto religioso, le Suore<br />
Marcelline, diffuso per il<br />
mondo con l’unico scopo di<br />
«portare a Gesù» quelle giovani,<br />
che egli ama: «Da Dio<br />
voi ricevete queste fanciulle,<br />
e […] a lui renderne conto<br />
come di cosa la più cara al<br />
suo cuore».<br />
Compito splendido quello<br />
delle Marcelline. Come<br />
splendido è quello dell’Istituto<br />
Secolare delle Piccole<br />
Apostole della carità, nato<br />
dalla santità di don Luigi<br />
Monza, alle quali diceva:<br />
«Lanciatevi in mezzo alla<br />
società, uscite di casa e date<br />
mano all’opera. I popoli si<br />
perdono, ma gli indivi-<br />
dui si devono salvare». Ora tocca a<br />
voi, a noi Chi ama Dio con tutto se<br />
stesso; chi cerca di essere santo perché<br />
Dio nostro Padre è Santo, genera<br />
altri santi. La santità è contagiosa,<br />
si diffonde, suscita imitazione e<br />
sequela. Così ora – come ha detto il<br />
cardinale Tettamanzi nella sua omelia<br />
– tocca a noi; tocca a voi, cristiani<br />
di Milano, discepoli di sant’Ambrogio<br />
e di san Carlo. Tocca a<br />
voi, diventare santi, missionari, testimoni<br />
dell’amore di Gesù Cristo,<br />
il solo che può portare gioia e pace<br />
ad ogni essere umano.<br />
+ Card. Josè Saraiva Martins<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
10 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
11
MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Milano<br />
Beatificazione di don Luigi Biraghi e di don Luigi Monza<br />
Celebrazione Eucaristica, Omelia<br />
Milano, Duomo 30 aprile 2006<br />
I DUE NUOVI BEATI: UN GRAN DONO<br />
DI DIO ALLA NOSTRA CHIESA<br />
Carissimi fratelli e sorelle nel<br />
Signore, il primo sentimento<br />
che oggi sboccia e cresce<br />
nel nostro cuore è quello del rendimento<br />
di grazie a Dio per il grande<br />
dono fatto alla Chiesa ambrosiana<br />
con i due nuovi beati: monsignor<br />
Luigi Biraghi (1801-1879) e don<br />
Luigi Monza (1898-1954).<br />
In questa Chiesa sono nati e cresciuti<br />
nella fede; hanno accolto e<br />
seguito la vocazione al sacerdozio;<br />
fatti preti di Cristo, hanno compiuto<br />
con fedeltà e generosità quotidiane<br />
il loro servizio alla Chiesa interpretandolo<br />
e vivendolo come cammino<br />
di santità.<br />
La beatificazione odierna li riporta<br />
insieme davanti al Duomo, la<br />
Chiesa madre di tutte le chiese della<br />
Diocesi, anche di quelle chiese e<br />
di quei luoghi che i due Beati hanno<br />
attraversato, abitato, amato e<br />
servito.<br />
Sì, insieme: anche se vissuti in<br />
tempi storici diversi, anche se arricchiti<br />
di doni di natura e di grazia diversi,<br />
anche se impegnati in compiti<br />
sacerdotali diversi, anche se appassionati<br />
e fecondi di opere pastorali<br />
diverse.<br />
Insieme, profondamente insieme:<br />
perché membri dello stesso<br />
presbiterio diocesano e della stessa<br />
Chiesa ambrosiana nella quale armonicamente<br />
si fondono unità e varietà.<br />
Insieme, profondamente insieme:<br />
perché ambedue rivelano<br />
l'unico volto della Chiesa santa di<br />
Dio e ne mostrano la variopinta bellezza<br />
spirituale segnata dai loro differenti<br />
carismi ricevuti dal medesi-<br />
mo Spirito e dalle loro diverse modalità<br />
di risposta alla grande e comune<br />
chiamata alla perfezione dell'amore.<br />
Il nostro rendimento di grazie a<br />
Dio per il dono dei due nuovi Beati<br />
si riveste anche di una gioia e di un<br />
compiacimento particolari, perché<br />
il rito di beatificazione viene celebrato,<br />
per la prima volta nella storia<br />
bimillenaria della Chiesa ambrosiana,<br />
nel nostro Duomo di Milano.<br />
Anche in questo vogliamo vedere la<br />
bontà del Signore per noi.<br />
MODELLI E<br />
INTERCESSORI<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
Certo, l'essenziale che ci rende<br />
grati e gioiosi davanti a Dio è la<br />
convinzione che i nuovi Beati -<br />
monsignor Biraghi e don Monza -<br />
sono un grande dono di Dio per tutti<br />
noi.<br />
Ma in che senso e con quali implicazioni<br />
di vita? Rispondiamo alla<br />
luce della fede della Chiesa: il Signore<br />
ce li dona come modelli e come<br />
intercessori.<br />
I Beati sono, anzi tutto, un esempio<br />
di vita cristiana che ci affascina<br />
e ci con<strong>qui</strong>sta e, insieme, ci provoca<br />
e ci stimola. La loro avventura<br />
spirituale è posta davanti ai nostri<br />
occhi e al nostro cuore, non solo<br />
perché sia conosciuta, ammirata e<br />
contemplata, ma anche perché possa<br />
suscitare il desiderio sincero e<br />
l'impegno concreto di inserire e<br />
mantenere la nostra vita quotidiana<br />
in quel cammino di santità che Dio<br />
vuole per tutti, nessuno escluso. Un<br />
esempio per la singola persona, ma<br />
anche per tutta la comunità cristiana<br />
e la stessa società civile. Sempre, ed<br />
oggi in particolare, abbiamo grande<br />
bisogno di avere tanti Beati e Santi,<br />
perché la loro esemplarità di vita<br />
denunci il male presente in noi, ma<br />
soprattutto risvegli e fortifichi lo<br />
slancio verso il vero bene, accolto<br />
in tutto il suo fascino e vissuto in<br />
tutta la sua urgenza di perfezione.<br />
Una esemplarità che semina speranza<br />
in noi e negli altri, che genera fiducia<br />
e impegno nel portare a compimento<br />
la chiamata di santità che<br />
Dio ci rivolge con instancabile<br />
amore.<br />
Il Signore ci dona i due nuovi<br />
Beati non solo come modelli di vita,<br />
ma anche e non meno come intercessori<br />
a nostro favore: il loro<br />
amore per Dio - reso perfetto nella<br />
vita eterna - è indisgiungibile da<br />
quello per tutti i loro fratelli e sorelle<br />
nella fede, anzi per tutti gli uomini<br />
e per ciascuno di loro. Proprio<br />
perché dichiarati beati dalla Chiesa,<br />
monsignor Luigi Biraghi e don Luigi<br />
Monza sono, in un certo senso, in<br />
attesa della nostra preghiera. Tocca<br />
a noi rivolgerla, fiduciosi e imploranti,<br />
perché ci sia dato di condividere<br />
con loro il cammino della san-<br />
tità e, giunti alla meta, di prendere<br />
parte con loro allo stesso sconfinato<br />
oceano di gioia, che è il cuore beato<br />
e beatificante di Dio.<br />
Ora una luce e una forza singolari<br />
per condividere questo cammino<br />
di santità ci vengono dalla liturgia<br />
della Parola. In realtà, le tre letture<br />
ascoltate delineano un quadro<br />
luminoso, come una grande icona<br />
da contemplare e da pregare: in essa<br />
possiamo rileggere qualche<br />
aspetto fondamentale della vicenda<br />
spirituale dei due nuovi Beati.<br />
IL SEGRETO DELLA<br />
VITA SANTA:<br />
«Guardate le mie mani<br />
e i miei piedi:<br />
sono proprio io!»<br />
Al centro dell'icona campeggia<br />
la scena dell'incontro di Gesù risorto<br />
con i discepoli, dopo i giorni tristi<br />
della passione e della morte:<br />
"Mentre essi parlavano di queste<br />
cose, Gesù in persona apparve in<br />
mezzo a loro e disse: "Pace a voi""<br />
(Luca 24, 36). Nel "mistero", ossia<br />
nella realtà più profonda, questo<br />
stesso Gesù, il crocifisso risorto,<br />
anche ora, in questa nostra assemblea<br />
liturgica, si fa presente e ci rivolge<br />
il medesimo saluto, ci offre lo<br />
stesso dono della pace.<br />
Ma l'avvio della scena, così come<br />
la presenta Luca, impressiona<br />
per la reazione dei discepoli. L'Evangelista<br />
ci rassicura che appare<br />
"Gesù in persona", eppure i discepoli<br />
reagiscono "stupiti e spaventati",<br />
anzi Luca aggiunge - unico tra<br />
gli evangelisti - che "credevano di<br />
vedere un fantasma" (v. 37). Dunque,<br />
non lo riconoscono. Temono di<br />
vedere un'ombra, uno spettro, una<br />
figura inconsistente.<br />
Gesù allora si avvicina ai suoi<br />
discepoli e si fa riconoscere. Acconsente<br />
al loro desiderio di vederlo<br />
e di toccarlo: "Ma egli disse: "…<br />
Guardate le mie mani e i miei piedi:<br />
sono proprio io! Toccatemi e guardate:<br />
un fantasma non ha carne e<br />
ossa come vedete che io ho". Dicendo<br />
questo, mostrò loro le mani e<br />
i piedi" (vv. 38-40). È allora nel<br />
corpo piagato e crocifisso, trasfigurato<br />
nella risurrezione, che è dato ai<br />
discepoli - ai discepoli di allora e di<br />
ogni tempo, dunque anche a ciascuno<br />
di noi - di incontrare, o meglio di<br />
essere incontrati, da Cristo e dal suo<br />
amore che redime e salva, da quell'amore<br />
"sino alla fine" che egli ha<br />
vissuto e testimoniato sulla croce.<br />
Questo "vedere" e "toccare" Cristo<br />
avviene nella fede, nell'accoglienza<br />
umile e grata di lui, del suo<br />
amore, della sua salvezza. Come ci<br />
ricorda con parola folgorante il nostro<br />
sant'Ambrogio: "È con la fede<br />
che si tocca Cristo; è con la fede<br />
che si vede Cristo [Fide tangitur<br />
Christus, fide Christus videtur]"<br />
(Esposizione del Vangelo secondo<br />
Luca, II, 59; VI, 57). Ed è da questa<br />
stessa fede che deriva e si sprigiona<br />
l'amore del discepolo per Cristo. E<br />
tutto ciò nel segno di una grande<br />
gioia, come ci ricordano le narrazioni<br />
evangeliche sul Risorto: "E i<br />
discepoli gioirono al vedere il Signore"<br />
(Giovanni 20, 20).<br />
Giungiamo così al cuore della<br />
vita cristiana, scopriamo in tal modo<br />
il "segreto" della santità: Gesù<br />
Cristo, il crocifisso risorto, realmente<br />
ci incontra e immensamente<br />
ci ama, ci ama e ci salva donandoci<br />
nel suo Spirito il cuore nuovo, un<br />
cuore reso veramente capace di<br />
amare e di amare in un modo assolutamente<br />
nuovo: con lo stesso<br />
amore con cui Dio ci ama. Come ci<br />
ha ricordato papa Benedetto XVI<br />
nell'incipit della sua prima enciclica<br />
Deus caritas est: "All'inizio dell'essere<br />
cristiano non c'è una decisione<br />
etica o una grande idea, bensì l'incontro<br />
con un avvenimento, con<br />
una Persona, che dà alla vita un<br />
nuovo orizzonte e con ciò la direzione<br />
decisiva" (n. 1).<br />
Proprio in questo incontro con<br />
Cristo crocifisso e risorto, nell'accoglienza<br />
libera del suo amore, nella<br />
risposta costante e crescente a<br />
questo stesso amore sta il cuore pul-<br />
12 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
13
sante della vita di santità, stanno il<br />
principio sorgivo, il dinamismo<br />
inarrestabile e l'energia formidabile<br />
della grandiosa avventura spirituale<br />
di questi due preti ambrosiani. Innamorati<br />
del Signore Gesù: è questa<br />
la più vera e più splendida fisionomia<br />
di monsignor Biraghi e di don<br />
Monza.<br />
E ciò è assolutamente decisivo.<br />
La grandezza spirituale dei due<br />
nuovi Beati non sta tanto nell'intensa<br />
e infaticabile attività compiuta,<br />
come l'impegno pastorale vissuto<br />
con fedeltà e generosità - in particolare,<br />
per Biraghi nel Seminario milanese<br />
e nella Biblioteca ambrosiana,<br />
per Monza nella vita d'oratorio e<br />
di parrocchia -; non sta tanto nelle<br />
istituzioni da loro fondate e guidate<br />
- la congregazione delle Suore Marcelline<br />
e l'istituto delle Piccole<br />
Apostole della Carità -, ma sta nell'amore<br />
a Cristo - e in lui alla Chiesa<br />
e all'uomo - vissuto come la grazia<br />
più eccelsa e come il compito<br />
più stringente ricevuti da Dio.<br />
Ai seminaristi don Biraghi non<br />
si stancava di ripetere: "O carissimi,<br />
ecco la prima, la eminente qualità<br />
dei ministri di Gesù Cristo: amare<br />
Gesù Cristo, amarlo davvero, amarlo<br />
sopra ogni cosa". E a tutti così si<br />
rivolgeva: "Non vi è bene che nell'amare<br />
nostro Signore Gesù Cristo.<br />
Solo nell'amare Gesù Cristo non<br />
dovete mettere misura".<br />
E <strong>qui</strong> l'esemplarità e la preghiera<br />
d'intercessione dei due nuovi<br />
Beati si fanno particolarmente preziose<br />
per noi. È l'amore per Cristo a<br />
decidere il vero senso e il valore supremo<br />
del nostro vivere e operare,<br />
del nostro lavorare e soffrire. Come<br />
è consolante, questo! Per tutti e per<br />
ciascuno di noi, sempre e in ogni<br />
momento, anche nelle condizioni<br />
più fragili e in<strong>qui</strong>etanti dell'esistenza,<br />
anche nel nascondimento e nella<br />
solitudine, anche nella disistima<br />
e nell'emarginazione che ci possono<br />
colpire… ci è comunque dato di poter<br />
essere grandi nell'amore. Ed è<br />
ciò che veramente conta! Sì, è consolante<br />
questo per noi, e insieme è<br />
motivo di profonda gioia per la<br />
Chiesa di Cristo, per quella ricchezza<br />
di amore che anche le persone<br />
più umili e semplici le donano; ed è<br />
motivo di speranza per la nostra società:<br />
lo spazio così visibilmente<br />
impressionante del male presente<br />
nel mondo è quotidianamente contrastato<br />
dallo spazio - il più delle<br />
volte invisibile, ma quanto mai reale<br />
- del bene che non manca mai e<br />
non è mai perdente.<br />
DALL'AMORE PER<br />
CRISTO ALL'AMORE<br />
PER I FRATELLI:<br />
«Da questo sappiamo<br />
d'averlo conosciuto:<br />
se osserviamo<br />
i suoi comandamenti»<br />
Riprendiamo la scena evangelica<br />
nella sua conclusione. Gesù risorto,<br />
dopo aver aperto ai suoi discepoli<br />
"la mente all'intelligenza<br />
delle Scritture", "disse: "Così sta<br />
scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare<br />
dai morti il terzo giorno e<br />
nel suo nome saranno predicati a<br />
tutte le genti la conversione e il perdono<br />
dei peccati cominciando da<br />
Gerusalemme. Di questo voi siete<br />
testimoni"" (Luca 24, 46-48).<br />
Essere testimoni di Gesù risorto:<br />
è la consegna missionaria data ai discepoli;<br />
è la stessa consegna data<br />
anche a noi. Come è possibile "vedere"<br />
e "toccare" Gesù, il crocifisso<br />
risorto, e non farlo vedere agli altri,<br />
e non portare anche agli altri l'esperienza<br />
dell'incontro personale con il<br />
Signore? Il mandato missionario<br />
viene sì dato da Gesù ai discepoli,<br />
ma è loro consegnato non tanto dall'esterno<br />
con un comandamento<br />
morale, quanto dall'interno con una<br />
grazia che dona bellezza e forza, fascino<br />
e bisogno insopprimibile di<br />
condividere con tutti il dono di salvezza<br />
che viene dalla morte e risurrezione<br />
di Gesù. Questa è l'esperienza<br />
del cenacolo la sera di Pasqua,<br />
quando i discepoli gioiscono<br />
nel vedere il Signore e non possono<br />
non comunicare all'apostolo Tommaso<br />
al suo rientro: "Abbiamo visto<br />
il Signore!" (Giovanni 20, 25).<br />
Ed è la stessa esperienza vissuta da<br />
Maria di Magdala, che "andò subito<br />
ad annunziare ai discepoli: "Ho visto<br />
il Signore" e anche ciò che le<br />
aveva detto" (Giovanni 20, 18).<br />
Possiamo dire: l'esperienza di<br />
essere amati da Cristo e di amarlo<br />
non può essere vissuta - e, per così<br />
dire, consumata egoisticamente -<br />
dentro ciascuno di noi, perché per<br />
una sua forza interiore ci sospinge<br />
ad aprirci agli altri, ad incontrarli, a<br />
invitarli a condividere la stessa<br />
esperienza di salvezza, di vita rinnovata<br />
e rinnovatrice, di vera libertà,<br />
di gioia piena.<br />
Così l'amore per Cristo sfocia<br />
nell'amore verso il prossimo, verso<br />
tutti i fratelli e le sorelle in umanità.<br />
È quanto ci ricorda in termini<br />
forti e affascinanti Giovanni nella<br />
sua Prima Lettera, che oggi abbiamo<br />
ascoltato come seconda lettura.<br />
L'apostolo evangelista scrive la sua<br />
lettera sulla carità o, meglio, su<br />
"Dio che è carità": "Figlioli miei, vi<br />
scrivo queste cose…" (1 Giovanni<br />
2, 1). Giovanni parla del comandamento<br />
unico del cristiano, presenta<br />
l'unica istruzione che conduce sulla<br />
via della santità: "Da questo sappiamo<br />
d'averlo conosciuto: se osserviamo<br />
i suoi comandamenti… chi<br />
osserva la sua parola, in lui l'amore<br />
di Dio è veramente perfetto" (vv. 3.<br />
5) o, come dice il testo originale,<br />
"giunge sino alla fine" [teteleìotai],<br />
raggiunge la meta che è la stessa carità<br />
di Gesù nella sua passione, nel<br />
dono totale di sé sulla croce.<br />
È bello pensare a Giovanni che<br />
continua a scriverci anche oggi questa<br />
lettera, con la sapienza e la tenerezza<br />
di papa Benedetto. Nella sua<br />
prima enciclica, intitolata Deus caritas<br />
est, leggiamo: "Il programma<br />
del cristiano - il programma del<br />
buon samaritano, il programma di<br />
Gesù - è "un cuore che vede"" (n.<br />
31), che vede le varie necessità e<br />
povertà dei fratelli e vi risponde con<br />
il dono di sé e con le opere della<br />
giustizia e della carità.<br />
È anche bello pensare<br />
che la lettera di Giovanni è<br />
stata e viene quotidianamente<br />
scritta dalla Chiesa di<br />
Cristo nella sua storia di carità.<br />
Come diceva don Luigi<br />
Monza: "Se vi dicessero: Io<br />
vorrei scrivere la vita del<br />
cristianesimo in un bel volume,<br />
questo volume in una<br />
pagina, questa pagina in una<br />
riga, questa riga in una sola<br />
parola, noi gli risponderemmo<br />
dicendo: scrivi "Amore"".<br />
Sì, la storia della Chiesa<br />
è storia di carità e, per questo,<br />
è storia di santità. Allora<br />
possiamo e dobbiamo<br />
guardare così i due nuovi<br />
Beati: come icone viventi di<br />
quella lettera sull'amore che<br />
Dio continua a scrivere nella santità<br />
degli uomini e delle donne di ogni<br />
tempo. Monsignor Luigi Biraghi e<br />
don Luigi Monza sono due pagine<br />
luminose della "Lettera sull'agape"<br />
nell'Ottocento e nel Novecento. Figli<br />
del loro tempo, hanno saputo cogliere<br />
la chiamata dei loro contemporanei,<br />
leggendovi quei segni che<br />
chiedevano risposte nuove e coraggiose<br />
ai bisogni del momento, perché<br />
hanno avuto - come dice il Papa<br />
- "un cuore che vede"!<br />
Biraghi, uomo dotto e insigne<br />
maestro di generazioni di preti e di<br />
missionari, ha saputo istillare attraverso<br />
la sua opera educativa l'importanza<br />
della carità intellettuale, la<br />
sapienza che viene dalla fede e che<br />
è capace di confrontarsi, senza paura<br />
e con fiducia, con i problemi del<br />
proprio tempo. E ha richiamato insistentemente<br />
le sue figlie, le Suore<br />
Marcelline, a quella passione educativa<br />
che senza alcun dubbio è parte<br />
integrante della carità cristiana.<br />
In un secolo di scontri, ha saputo<br />
essere uomo di pace. Dinanzi al sospetto<br />
di essere uomo di parte, egli<br />
si è speso per l'unità del clero e la<br />
fedeltà alla Chiesa, rinunciando anche<br />
agli onori personali.<br />
Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006.<br />
Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />
Don Monza, uomo umile e schivo,<br />
ha sfidato la società moderna<br />
sognando il ritorno alla carità pratica<br />
dei primi cristiani. Proprio la carità<br />
fraterna dei primi cristiani, per<br />
misteriose circostanze storiche, è<br />
diventata attenzione competente alla<br />
disabilità, soprattutto dei bambini<br />
e dei ragazzi in età evolutiva. Don<br />
Monza ha fondato l'opera La Nostra<br />
Famiglia che, forse prima in Italia,<br />
ha tolto l'handicap dalla sua marginalità<br />
sociale, con centri diffusi in<br />
tutto il Paese e nel mondo. E lo ha<br />
fatto rimanendo parroco e additando<br />
alla sua gente di Lecco l'esperienza<br />
pionieristica, a cui aveva dato<br />
avvio, come il "respiro" della vita<br />
parrocchiale e della comunità fraterna.<br />
La carità dei primi cristiani,<br />
dunque, come "forma" della vita ecclesiale<br />
e del servizio sociale.<br />
Ma anche noi, carissimi, siamo<br />
chiamati non solo a leggere la "lettera<br />
sulla carità" che gli altri - i Santi<br />
e i Beati in particolare - hanno<br />
scritto e scrivono. Siamo chiamati,<br />
sia personalmente che come comunità,<br />
anche ad essere "protagonisti",<br />
a scrivere noi pure - e quotidianamente<br />
- la nostra "lettera sulla carità",<br />
anzi ad essere noi stessi, nel<br />
cuore e nelle opere, una lettera<br />
viva, una lettera - direbbe<br />
l'apostolo Paolo - "scritta<br />
non con inchiostro, ma con<br />
lo Spirito del Dio vivente,<br />
non su tavole di pietra, ma<br />
sulle tavole di carne dei vostri<br />
cuori" (2 Corinzi 3, 3).<br />
Chiediamo con fiducia ai<br />
due nuovi Beati di essere da<br />
loro aiutati a scrivere questa<br />
nostra lettera: è attesa, con<br />
ansia o inconsapevolmente,<br />
dalle tante e diverse forme<br />
di necessità e povertà materiali,<br />
morali e spirituali della<br />
nostra società, delle nostre<br />
città, dei nostri paesi; è<br />
attesa, soprattutto e con una<br />
urgenza unica, dall'amore<br />
per Cristo: un amore che ci<br />
spinge ad offrirlo agli altri<br />
nella testimonianza della<br />
carità fraterna.<br />
Che i due nuovi Beati ci aiutino<br />
ad assicurare alla nostra carità, in<br />
intensità e in ampiezza, le dimensioni<br />
illimitate proprie del cuore di<br />
Cristo: "Come non è concepibile un<br />
cristiano senza amore - scrive don<br />
Monza -, così non è concepibile un<br />
cristiano senza l'espansione della<br />
sua carità, che deve abbracciare tutto<br />
il mondo. Non dite: "Io voglio<br />
salvarmi", ma dite invece: "Io voglio<br />
salvare il mondo". Questo è il<br />
solo orizzonte degno di un cristiano<br />
perché è l'orizzonte della carità".<br />
A Dio, a Dio solo, lode, gloria e<br />
potenza nei secoli!<br />
A noi, in ogni tempo, il suo amore<br />
che salva e la sua gioia!<br />
14 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
Amen.<br />
+ Dionigi Card. Tettamanzi<br />
Arcivescovo di Milano<br />
15
MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Lecce<br />
Le celebrazioni svoltesi presso l’Istituto<br />
delle Marcelline di Lecce<br />
UNA VITA PER IL BENE<br />
DELLA SCOCIETÀ<br />
E DELLA CHIESA<br />
Istituto Marcelline (Lecce). L’angelo dello Scalone<br />
La Comunitá dell’Istituto<br />
Marcelline di Lecce si unisce<br />
alla gioia della Congregazione<br />
e della Chiesa, in occasione<br />
della Beatificazione del Fondatore.<br />
Sono previste quattro giornate di<br />
celebrazioni culturali e religiose,<br />
importanti per capire la personalitá<br />
del Biraghi. Con il Concerto di<br />
Gloria al Politeama Greco si vuol<br />
offrire un momento alto alla cittadinanza<br />
di Lecce: i brani musicali,<br />
eseguiti dalla Polifonica Vivaldi,<br />
diretta dal Maestro Luigi De Luca,<br />
con la partecipazione del coro dei<br />
nostri alunni della Scuola Primaria<br />
e Media, saranno intervallati dalla<br />
lettura di brani di Mons Biraghi e<br />
dalla Drammaturgia teatrale, che ne<br />
fará conoscere la figura e l’opera. Il<br />
testo della rappresentazione é<br />
estratto dalle Lettere ed altri scritti<br />
del Biraghi: rispecchia, cosí, il pensiero<br />
e l’itinerario spirituale del<br />
Beato.<br />
Le due conferenze, che avranno<br />
luogo presso l’Istituto Marcelline,<br />
illustreranno due aspetti fondamentali:<br />
il suo Carisma educativo e il<br />
suo profondo amore allo studio dei<br />
Padri della Chiesa.<br />
L’intuizione pedagogica del Biraghi<br />
si dimostra sempre attuale,<br />
per questo, noi Marcelline vogliamo<br />
rimanere fedeli al progetto biraghiano<br />
e condividerlo “per il bene<br />
della Chiesa e della societá” secondo<br />
il progetto originario.<br />
E come non rendere grazie al Signore<br />
per questo grande dono? La<br />
naturale conclusione delle celebrazioni<br />
sará la Messa in Cattedrale,<br />
dove, insieme alla Chiesa locale<br />
gioiremo per questo nuovo Beato<br />
che intercede per noi, per i giovani,<br />
per le famiglie...per la societá, che<br />
lui ha sempre guardato con simpatia<br />
In alto.<br />
Lecce, 24 maggio 2006.<br />
Teatro Politeama Greco.<br />
Celebrazioni per il Beato Luigi Biraghi.<br />
Concerto di Gloria diretto<br />
dal M° Luigi De Luca<br />
16 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
17
MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Tricase<br />
Le celebrazioni svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera tricasina<br />
UNA VITA PER IL SIGNORE<br />
La vita di Don Luigi si caratterizza<br />
per un insaziabile<br />
desiderio di Dio, per una sete<br />
inesausta del volto di Gesù che la<br />
illumina e la rende santa.<br />
La Chiesa, confermando l'eroicità<br />
delle sue virtù, lo ha proclamato<br />
Beato il 30 aprile u.s.<br />
Nasce a Vignate, in provincia di<br />
Milano, <strong>qui</strong>nto di otto figli, il 2 novembre<br />
180l.<br />
Due anni dopo la famiglia si trasferisce<br />
a Cernusco sul Naviglio,<br />
nella cascina "Castellana", decorosa<br />
dimora dove il piccolo Luigi trascorre<br />
i primi anni di vita sotto lo<br />
sguardo vigile della mamma, la<br />
buona signora Maria Fina, donna<br />
forte e pur tenerissima nell'educare<br />
i suoi figlioli.<br />
Compiuti i primi studi nel collegio<br />
di Parabiago, Luigi approfondisce<br />
ulteriormente la sua formazione<br />
culturale e religiosa applicandosi<br />
alle materie umanistiche, scientifiche<br />
e teologiche presso i seminari<br />
di Castello sopra Lecco, Monza e<br />
Milano. A Monza è incaricato dell'insegnamento<br />
di greco.<br />
Sono questi gli anni in cui affiora<br />
e prende vigore una ricerca interiore<br />
che lo sollecita e, approfondita,<br />
gli svela nuovi orizzonti di luce:<br />
Dio lo chiama a lavorare nella sua<br />
vigna.<br />
Sarà sacerdote. Riceve il presbiterato<br />
nel Duomo di Milano il 28<br />
maggio1825 e, qualche anno dopo,<br />
la responsabilità di Rettore del Seminario<br />
maggiore di Milano.<br />
Ai giovani chierici affidatigli<br />
dona senza misura, con un' eccezionale<br />
carica umana che ne caratterizza<br />
l'indole, la ricchezza del suo desiderio<br />
di santità. " Le nostre armi –<br />
ripete loro – sono la Parola di Dio,<br />
l'orazione; la nostra gloria è la croce<br />
di Gesù Cristo e Gesù Crocifisso<br />
".<br />
Egli ama la gioventù, terra rigogliosa<br />
di future, imprevedibili ricchezze<br />
e, con l'ansia propria dell'educatore,<br />
spaziando con l'anima al<br />
di là delle mura entro cui si formano<br />
"gli operai di Dio", avverte il<br />
grande "guasto" che, in Milano, minaccia<br />
la formazione della donna:<br />
nelle scuole private frequentate da<br />
fanciulle “di civile condizione", che<br />
un domani avrebbero ricoperto ruoli<br />
di responsabilità umana e civile,<br />
s'impartisce un'educazione superficiale<br />
e incompleta, disancorata dall'<br />
etica cristiana.<br />
Don Luigi ne prova gran pena...<br />
Nelle lunghe soste di preghiera dinanzi<br />
al Tabernacolo lievita nel suo<br />
cuore la promessa dello Spirito<br />
Santo: "chi avrà ammaestrato molti<br />
a vivere bene risplenderà come stella<br />
nel Regno eterno" (D. 17). Fonderà<br />
un Istituto di suore che, "unendo<br />
il metodo e la scienza voluti dai<br />
tempi e insieme lo spirito cristiano<br />
e le pratiche evangeliche" , educhino<br />
le fanciulle con cuore materno,<br />
in un sereno clima di famiglia.<br />
Ma la posta in gioco è altissima,<br />
perché l'Opera è di Dio e richiede il<br />
sangue dell'anima.<br />
Dopo anni don Luigi ricorda la<br />
durissima prova: prostrato in preghiera<br />
presso la bella statua dell'<br />
Addolorata nel santuario di S. Maria<br />
in Cernusco, mentre pensa a<br />
quel "sogno" e ne parla con Lei, è<br />
improvvisamente aggredito da uno<br />
sgomento che quasi lo paralizza: "le<br />
difficoltà, la responsabilità, le spese,<br />
il legame perpetuo" che la realizzazione<br />
dell'Opera avrebbe comportato<br />
… affranto La supplica che<br />
“Riputate nulla<br />
qualsia cognizione<br />
e scienza,<br />
nulla qualsia fatica<br />
se non è diretta al<br />
dritto fine di procurare<br />
la maggior gloria di<br />
Dio, il maggior bene<br />
del prossimo”<br />
(Regola 1853 )<br />
"lo illumini, lo soccorra di consiglio,<br />
di vigore ... " (L 18/ Il / 1875).<br />
E Lei, Madre tenerissima di chi soffre,<br />
lo rincuora, "gli dona una dolce<br />
sicurezza che la cosa piaceva a Dio<br />
e l'avrebbe benedetta" (ibidem).<br />
E' l'ottobre 1837. Nascono così<br />
le Suore Marcelline : "una pia società<br />
di buone sorelle unite insieme<br />
in un solo cuore" (L 14/ 11/1837).<br />
Don Luigi, fervente sacerdote<br />
ambrosiano, non ha dubbi ad affidare<br />
la nuova Congregazione a Santa<br />
Marcellina, vergine romana vissuta<br />
nel IV secolo d.C., per l'inestimabile<br />
ruolo di educatrice nei confronti<br />
dei fratelli Satiro e Ambrogio da lui<br />
appassionatamente studiati ed amati.<br />
Il fine primo dell'Istituto è promuovere<br />
la gloria di Dio e la santificazione<br />
dei suoi membri nell'azione<br />
apostolico-educativa della gioventù<br />
"dalla cui cristiana e civile riescita<br />
dipende in tanto il bene della<br />
Chiesa e dello Stato" (Prologo Regola<br />
1853).<br />
E poiché "l'educazione è cosa di<br />
cuore" (S. Giovanni B.), il Fondatore<br />
chiede alle sue figlie vivissima<br />
devozione a Gesù Cristo per otte-<br />
nerne "soda pietà, sapienza evangelica,<br />
esempi edificanti, assoluto disinteresse"<br />
(ibidem) così che le fanciulle<br />
ne mutuino le virtù e con<br />
l'aiuto delle loro educatrici siano<br />
preparate alle responsabilità del domani.<br />
Dopo quasi due secoli le Suore<br />
Marcelline oggi percorrono le vie<br />
del mondo vivendo il Carisma cristocentrico<br />
d'Istituto: "condividono<br />
con amorevole presenza materna, in<br />
uno spirito di famiglia la vita dei<br />
piccoli, dei giovani, degli anziani,<br />
dei malati". Cuore della loro attività<br />
apostolica è la sete ardente di Gesù<br />
incarnato e Redentore, divino<br />
Modello sul quale configurare con<br />
anelito incessante la propria vita.<br />
Sr. Maria Luisa Cosma<br />
Superiora della Comunità<br />
delleSuore Marcelline<br />
dell’Ospedale di Tricase<br />
18 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
19
SPECIALE<br />
Le origini e le finalità della Congregazione che si ispira<br />
a un grande modello<br />
LE SUORE DI SANTA MARCELLINA<br />
Due sono le figure a cui fare<br />
riferimento, per ricostruire<br />
le origini e le finalità della<br />
congregazione delle suore di Santa<br />
Marcellina, comunemente conosciute<br />
come Marcelline. La prima è<br />
monsignor Biraghi, sacerdote lombardo<br />
che visse nel 1800 e si calò<br />
nella sua epoca con operosità concreta.<br />
Egli sentì la necessità di formare<br />
culturalmente e preparare moralmente<br />
la classe sociale borghese<br />
Cappella Istituto Marcelline Lecce. Trittico: S. Marcellina<br />
con i fratelli S. Ambrogio e S. Satiro<br />
di allora, quella cioè che avrebbe<br />
retto le redini e dato un’impronta<br />
alla società. Pensò <strong>qui</strong>ndi di operare<br />
sul tessuto della famiglia e in<br />
particolare sulla funzione educativa<br />
che la donna svolgeva al suo interno.<br />
Perciò ideò la fondazione di un<br />
istituto femminile che rispondesse a<br />
questa esigenza. La seconda è suor<br />
Marina Videmari, la giovane che il<br />
Biraghi diresse spiritualmente e poi<br />
volle come responsabile dei collegi<br />
da lui fondati.<br />
Tuttavia una<br />
terza figura,<br />
idealmente non<br />
meno importante<br />
delle precedenti,dev’essere<br />
nominata a<br />
pieno titolo comeprotagonista<br />
effettiva di<br />
questa istituzione:<br />
santa Marcellina.<br />
Fu lei la<br />
vera ispiratrice<br />
del Biraghi, il<br />
quale studiò a<br />
lungo e con<br />
passione le opere<br />
del fratello<br />
Ambrogio, vescovo<br />
di Milano.<br />
Fu lei, infatti,<br />
ad educare i<br />
suoi fratelli e a<br />
crescerli nella<br />
fede; fu lei ad<br />
essere il loro<br />
punto di riferimento,<br />
durante<br />
il cammino della<br />
loro vita; lei,<br />
che il Biraghi<br />
mise a modello<br />
delle suore Marcelline, appunto.<br />
S. MARCELLINA,<br />
LA FIGURA<br />
ISPIRATRICE DELLA<br />
CONGREGAZIONE<br />
DELLE SUORE<br />
MARCELLINE<br />
Nell’anno della beatificazione di<br />
monsignor Luigi Biraghi (1801-<br />
1879), che si è celebrata a Milano,<br />
il 30 Aprile 2006, uno spazio particolare<br />
è stato riservato alla sua figura:<br />
fondatore della congregazione<br />
delle suore Marcelline, progettò<br />
l’istituto cui diede il nome da santa<br />
Marcellina, (Regola, pp. 18-19)<br />
«la quale, coll’avere santamente<br />
educati i due suoi minori fratelli,<br />
sant’Ambrogio e san Satiro […], a<br />
buon diritto venne assunta per titolare<br />
e patrona di questa congregazione,<br />
detta perciò delle Suore Orsoline<br />
di santa Marcellina, ovvero<br />
Orsole Marcelline».<br />
Anche l’iconografia si è appropriata<br />
di questa sua specifica caratteristica.<br />
Un’immagine ricorrente di<br />
lei è quella che la ritrae nell’atteggiamento<br />
di educare i fratelli minori,<br />
Ambrogio e Satiro: la sua figura<br />
è centrale, attorniata dai due fanciulli,<br />
un volume è appoggiato sul<br />
suo grembo, lo sguardo rivolto al<br />
testo sacro e il gesto descritto dalla<br />
mano, alzata, per commentare meglio<br />
la Parola. Il Biraghi, nella sua<br />
Vita della vergine romano-milanese<br />
Santa Marcellina sorella di Sant’<br />
Ambrogio, compilata su documenti<br />
antichi e pubblicata nel 1863, così<br />
scrisse (p. 126):<br />
«Dietro la norma di questo spirito<br />
sorsero in Milano le vergini<br />
Marcelline, occupate specialmente<br />
di educazione, di catechismi, di<br />
opere sante; benedette da vescovi e<br />
dal sommo pontefice Pio IX. Voglia<br />
Iddio che per amore a vita immacolata<br />
e per zelo cattolico si possano<br />
meritare elleno pure di essere dette<br />
posterità (prenunziata da s. Liberio)<br />
della vergine Marcellina, come<br />
da lei presero il nome e l’indirizzo».<br />
E non manca di sottolineare (Vita,<br />
p. 125) che<br />
«della scuola di Marcellina uscì<br />
un Satiro sì perfetto, e, che vale per<br />
mille migliaja, uscì il grande Ambrogio,<br />
gloria rarissima della Chiesa.<br />
[…] non v’era occasione opportuna,<br />
che ella non cogliesse, a dilatare<br />
il regno di Gesù Cristo, né femmina<br />
a ben fare inchinata, che ella<br />
non confortasse a perfezione, ella<br />
che era Maestra di perfetta virtù<br />
specialmente alle più giovani; sicché<br />
lasciò dietro a sé ampia posterità<br />
di vergini ancelle di Gesù Cristo<br />
e di esempi per tutte le future età<br />
efficacissimi».<br />
Egli volle porre proprio «sotto<br />
l’invocazione di Santa Marcellina<br />
sorella di Sant’Ambrogio» (Regola,<br />
p. 11) la fondazione del suo istituto<br />
religioso dedito soprattutto all’educazione.<br />
E nella Vita (p. 95) non<br />
manca di annotare che Ambrogio<br />
«[…] la teneva come sua Signora e<br />
Madre spirituale (domina, materque<br />
spiritualis): ed ella, già sua<br />
educatrice, teneva lui qual figliuolo<br />
carissimo».<br />
Concludiamo con una nota liturgica:<br />
risulta ben appropriata alla figura<br />
di Marcellina la preghiera per<br />
le educatrici, che si trova nell’Ufficio<br />
delle Ore, nel comune delle<br />
Sante, che recita così:<br />
«O Dio, che hai suscitato nella<br />
tua Chiesa santa Marcellina perché,<br />
con la parola e con l’esempio,<br />
indicasse ai giovani la via della sal-<br />
vezza, concedi anche a noi di seguire<br />
Cristo maestro e signore, per<br />
giungere con i nostri fratelli nella<br />
gioia del tuo regno».<br />
Per conoscere la figura di santa<br />
Marcellina, è opportuno soffermarsi<br />
su tre aspetti della sua vita: i tratti<br />
biografici che ne inquadrano il<br />
personaggio e introducono alla sua<br />
personalità; l’evento centrale, quello<br />
cioè della sua consacrazione, la<br />
velatio virginis; i suoi rapporti con<br />
il fratello vescovo di Milano, sant’<br />
Ambrogio, descritti nella corrispondenza<br />
tra i due, che ci è rimasta all’oggi.<br />
CENNI BIOGRAFICI<br />
DI SANTA MARCELLINA<br />
Sulla figura di santa Marcellina<br />
non ci sono pervenute sempre fonti<br />
certe: nel ripercorrere le tappe fondamentali<br />
della sua vita, lasciamo<br />
dunque spazio anche alla voce della<br />
tradizione e a qualche ipotesi, laddove<br />
non può esservi certezza documentata.<br />
La verità storica, infatti,<br />
può annidarsi anche su questi sentieri<br />
un po’ scoscesi.<br />
Marcellina nasce a Roma nel<br />
327: questa è la data che propone il<br />
Biraghi, nella sua biografia della<br />
Santa. La famiglia cui appartiene è<br />
quella degli Aureli Ambrosi, facente<br />
parte della ricca aristocrazia romana.<br />
In via S. Ambrogio si trova<br />
ancor oggi la chiesa omonima, rifatta<br />
nel secolo XVIII, sul luogo<br />
della ‘paterna S. Ambrosii domus’,<br />
come recita l’iscrizione sovrastante<br />
l’ingresso, a indicare la casa degli<br />
Ambrosi dove visse Marcellina. Si<br />
trasferisce poi a Treviri, in Germania,<br />
dove il padre si trova in qualità<br />
di alto funzionario imperiale.<br />
Altre fonti invece la vedono nata<br />
intorno al 330 proprio in quest’importante<br />
città fondata da Augusto,<br />
centro di cultura e residenza<br />
di uno dei Cesari dopo la riforma di<br />
Diocleziano. In seguito all’improvvisa<br />
morte del padre, intorno al 340,<br />
Marcellina lascia Treviri, dove ha<br />
trascorso la sua prima giovinezza e<br />
fa ritorno a Roma insieme alla famiglia.<br />
E’ la maggiore di due fratelli,<br />
Satiro e Ambrogio, che educa lei<br />
cristianamente, essendo mancati i<br />
genitori, in un ambiente ancora fortemente<br />
impregnato di costumi pagani:<br />
solo da pochi anni sono cessate<br />
le persecuzioni nei confronti dei<br />
cristiani, i quali, in seguito alla promulgazione<br />
dell’editto di Milano<br />
(313) da parte dell’imperatore Costantino,<br />
possono liberamente praticare<br />
il loro culto. Infatti – dice il documento-<br />
“[…] non si deve negare<br />
la libertà di culto, ma si deve anzi<br />
permettere a ciascuno di regolarsi<br />
nelle cose divine secondo la sua coscienza;”.<br />
La ritroviamo certamente nella<br />
città papale, nel 353; di lei ci dà notizia<br />
il fratello Ambrogio, quando<br />
descrive la velatio nel suo trattato<br />
sulla verginità, cioè la cerimonia<br />
avvenuta durante la notte di Natale<br />
o la festa dell’Epifania, nella basilica<br />
vaticana: Marcellina riceve dalle<br />
mani di papa Liberio il velo della<br />
consacrazione verginale.<br />
In seguito le fonti lasciano<br />
un’ombra lunga intorno al periodo<br />
successivo della vita della vergine.<br />
Le orme di Marcellina possono terminare<br />
a Roma, se lei vi dimora stabilmente<br />
presso la casa di famiglia<br />
o in una residenza di campagna nei<br />
pressi della città. Diversamente ci<br />
possono condurre a Milano, dove si<br />
trovano già i suoi fratelli, Ambrogio<br />
e Satiro, con i quali lei si sente<br />
un’anima sola, in comunione di<br />
ideali. Questa è la città in cui Ambrogio<br />
ricopre la carica di governatore<br />
e inaspettatamente, nel 374,<br />
viene proclamato vescovo; è la città<br />
dove vengono celebrate le ese<strong>qui</strong>e<br />
di Satiro, morto nel 378.<br />
Alcune fonti ci fanno desumere<br />
che condusse vita solitaria, altre al<br />
contrario affermano che condivise<br />
subito la sua scelta di vita con una<br />
compagna. E ’probabile che la Santa<br />
abbia vissuto, all’interno della<br />
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21
sua famiglia, una vita distaccata dal<br />
mondo, nutrita dallo studio dei libri<br />
sacri, intessuta di preghiera, penitenza,<br />
al servizio dei poveri, sempre<br />
disponibile alle necessità della<br />
Chiesa. Di lei, osserva il Biraghi,<br />
nella Vita (p. 2):<br />
“Le vergini si consacravano a<br />
Dio o con un voto privato o per lo<br />
più col solenne; e questo proferivano<br />
innanzi a Vescovo ovvero a prete,<br />
spesso innanzi a tutta la radunanza<br />
cristiana, prendendo il sacro<br />
velo in segno di castità perpetua.<br />
Esse vivevano tuttora co’ parenti o<br />
si univano in piccoli consorzii di tre<br />
o quattro, intente alla preghiera, al<br />
lavoro delle mani, alle opere buone”.<br />
Tuttavia Marcellina dovette abitare,<br />
ad un certo momento non precisabile<br />
della sua vita, a Milano o<br />
nei dintorni, vicino ad Ambrogio,<br />
dove rimase definitivamente fino<br />
alla morte. E’ <strong>qui</strong>, verso la Brianza,<br />
nella campagna a confine tra Carugate<br />
e Brugherio, che dovette ricevere<br />
le lettere del vescovo di Milano,<br />
testimonianza preziosa della<br />
confidenza tra i due e del legame<br />
profondo di amicizia e di stima, che<br />
li unì tutta la vita.<br />
La tradizione comunque la vede<br />
lasciare i rumori della grande città e<br />
ritirarsi in campagna, in ‘villa’, dove<br />
conduce vita comunitaria insieme<br />
con altre vergini consacrate: i<br />
giorni scorrono in preghiera e in<br />
raccoglimento, ma anche dediti ad<br />
opere di carità nei confronti dei più<br />
bisognosi. Termina la sua vita terrena<br />
poco dopo la morte dell’amato<br />
fratello Ambrogio, tra il 397 e il<br />
400.<br />
La voce popolare la proclama<br />
già santa. La liturgia celebra la sua<br />
festa il 17 luglio. Le sue reli<strong>qui</strong>e sono<br />
oggi custodite a Milano, in una<br />
cappella a lei dedicata nella basilica<br />
ambrosiana. Il suo spirito è vivente<br />
oggi nelle sue figlie, le suore di<br />
Santa Marcellina, che fanno riferimento<br />
a lei come figura ispiratrice<br />
G. Mantegazza - La velazione di S. Marcellina<br />
(Casa Generalizia delle Suore Marcelline)<br />
del loro carisma e come modello di<br />
vita consacrata apostolica.<br />
LA VELATIO VIRGINIS<br />
E’ chiamata Velatio Virginis la<br />
cerimonia durante la quale Marcellina<br />
riceve dalle mani di Papa Liberio<br />
il velo della consacrazione verginale,<br />
che rappresenta il simbolo<br />
del mistero a cui la vergine si dona.<br />
Venne celebrata nel tempo natalizio<br />
dell’anno 353, di notte: questo momento<br />
segnò l’evento fondamentale<br />
della sua vita di vergine consacrata<br />
e ne delineò la fisionomia.<br />
Ambrogio, allora giovinetto, era<br />
presente alla funzione: descriverà<br />
minutamente l’episodio molti anni<br />
più tardi, nel 377, fissando le im-<br />
magini dell’avvenimento con queste<br />
parole dettagliate, nel De Virginibus<br />
(3.1), il suo trattato sulle vergini:<br />
«[…] nel Natale del Salvatore<br />
presso l’apostolo Pietro suggellavi<br />
la professione della verginità anche<br />
con il mutamento della veste - e<br />
quale giorno migliore di quello nel<br />
quale la Vergine fu arricchita della<br />
prole? -, alla presenza anche di<br />
moltissime fanciulle di Dio che facevano<br />
gara a vicenda per esserti<br />
compagna […]».<br />
Quella notte Marcellina rientra<br />
così nel novero delle vergini del IV<br />
secolo; aveva davanti a sé un esempio<br />
di coerenza cristiana vissuta fino<br />
al martirio, infatti vantava nella<br />
sua stirpe una parente, Santa Sotere,<br />
giovanissima vergine morta martire<br />
nel 304, durante la persecuzione di<br />
Diocleziano, che Ambrogio ricorda<br />
con orgoglio e commozione nel De<br />
Virginibus.<br />
Quale era stato il cammino spirituale<br />
che aveva condotto Marcellina<br />
a questa determinazione? Sappiamo<br />
che a Roma, nel tempo in cui<br />
la vergine era ritornata da Treviri<br />
con la famiglia, si era diffusa la predicazione<br />
del vescovo di Alessandria,<br />
Atanasio, che aveva acceso gli<br />
animi giovanili di santo fervore per<br />
la vocazione alla verginità. Possiamo<br />
ritenere che anche Marcellina<br />
abbia subito l’influenza di questo<br />
slancio ascetico e che abbia frequentato<br />
quei cenacoli di spiritualità,<br />
nati a Roma in casa di pie ma-<br />
trone. Uno di questi luoghi di ritrovo<br />
viene descritto da Antonio Caruso,<br />
nella sua Santa Marcella (p. 29),<br />
che ritrae un drappello di nobildonne<br />
romane, riunite sull’Aventino<br />
nella casa di Marcella, una giovane<br />
coetanea di Marcellina: “E’ un<br />
gruppo ascetico sempre più numeroso,<br />
costituito in gran parte da<br />
donne della nobiltà, vedove impegnate<br />
a condurre una vita di austerità,<br />
nel digiuno, nella preghiera e<br />
nella lettura dei Testi Sacri”. Marcellina<br />
stessa inoltre era solita ospitare<br />
nella sua dimora persone autorevoli<br />
come il vescovo Liberio, il<br />
futuro Pontefice.<br />
La cerimonia della velatio si<br />
svolse nell’anno 353, a Roma, nella<br />
basilica costantiniana di San Pietro,<br />
una delle nuove chiese che sorsero<br />
in seguito alla proclamata libertà di<br />
culto: era la notte di Natale o dell’Epifania.<br />
Per chiarire questo duplice<br />
riferimento, riporto le parole<br />
di Angelo Paredi, che si occupò della<br />
consacrazione di santa Marcellina<br />
durante le celebrazioni del 1953,<br />
in occasione del XVI centenario:<br />
«Probabilmente nell’anno 353 a<br />
Roma si celebrava la Natività del<br />
Signore al 25 dicembre e non si era<br />
ancora introdotto l’uso di celebrare<br />
anche la festa orientale del 6 gennaio;<br />
mentre a Milano nel 377, anno<br />
nel quale S. Ambrogio pronuncia<br />
e poi pubblica le esortazioni sue alle<br />
vergini nei tre libri De Virginibus,<br />
ancora forse si celebrava il<br />
Natale del Signore con la sola festa<br />
del 6 gennaio, alla maniera degli<br />
orientali».<br />
Un commento iconografico a<br />
quanto detto può essere rappresentato<br />
dall’affresco milanese sito nell’anticappella<br />
di San Vittore, che si<br />
trova all’interno della basilica ambrosiana:<br />
in una medesima superficie<br />
rappresenta il natale di Gesù, in<br />
alto a destra, e la scena della velatio<br />
in basso a sinistra.<br />
Ritorniamo con la mente alla basilica<br />
paleocristiana di San Pietro e<br />
proviamo a vedere con gli occhi di<br />
Marcellina, quella notte del 353, la<br />
nuova chiesa dove viene celebrata<br />
la sua consacrazione. Oggi possiamo<br />
ricostruirne l’aspetto attraverso<br />
testimonianze archeologiche che<br />
hanno riportato alla luce alcuni reperti.<br />
Eretta per volere di Costantino<br />
nel 324, dove la tradizione indica<br />
essere stato sepolto l’Apostolo, e<br />
terminata nel 349, era strutturata in<br />
un’ampia costruzione suddivisa in<br />
cinque navate separate da colonne e<br />
preceduta da un vasto atrio. Questa<br />
basilica rappresentava il centro della<br />
cristianità: con i suoi 123 metri di<br />
lunghezza poteva ospitare migliaia<br />
di persone che vi si recavano per<br />
pregare. Poi, in seguito ai saccheggi<br />
messi in atto dalle popolazioni<br />
barbariche, in epoca rinascimentale<br />
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fu completamente ricostruita, riutilizzandone<br />
alcune parti -ad esempio<br />
delle colonne- per dare forma alla<br />
chiesa che conosciamo oggi. Tracce<br />
della basilica primitiva si trovano<br />
tuttavia custodite al di sotto del pavimento<br />
di San Pietro, in uno spazio<br />
denominato Grotte Vaticane.<br />
Nel terzo libro del De Virginibus<br />
Ambrogio riporta il discorso che il<br />
Papa ha pronunciato per la sorella<br />
Marcellina. Proviamo anche noi a<br />
“ritornare a quei precetti di Liberio<br />
di beata memoria”, (p. 93) dei quali<br />
Ambrogio ci rivela essere stati<br />
spesso oggetto di conversazione<br />
con la sorella. Si tratta innanzitutto<br />
di un elogio alla verginità, le cui<br />
virtù prendono forma nell’atteggiarsi<br />
della vergine, come se fossero<br />
a lei connaturali: “Fiorisca nei<br />
tuoi giardini la rosa del pudore, il<br />
giglio dell’anima[…]”, esorta il<br />
Pontefice, con quest’immagine di<br />
delicata poesia, dopo aver delineato<br />
il ritratto di una donna pudica e nello<br />
stesso tempo forte, perché rassicurata<br />
da Dio (pp. 99-100):<br />
«La verginità sia contrassegnata<br />
innanzi tutto dalla voce, il pudore<br />
chiuda le labbra, la religione annulli<br />
la debolezza, la consuetudine<br />
instauri la natura! La sua gravità a<br />
me per prima annunci la vergine:<br />
nel pudore manifesto, nell’incedere<br />
sobrio, nel volto modesto».<br />
Si tratta comunque di un inno<br />
d’amore a Gesù Cristo (pp. 94-95):<br />
«Amalo, o figlia, perché è buono<br />
[…]. Amalo, ti dico, Egli è colui<br />
che il Padre ha generato prima della<br />
stella del mattino, come eterno:<br />
dall’utero lo generò come Figlio:<br />
dal cuore lo proruppe come Verbo.<br />
Egli è colui nel quale il Padre si<br />
compiacque […]. Il Padre lo ama<br />
tanto da portarlo nel seno, collocarlo<br />
alla sua destra […]. Ama<br />
dunque colui che il Padre ama».<br />
Proviamo a rileggere questo<br />
stesso discorso, assai più concettua-<br />
Brugherio. Cascina di S. Ambrogio<br />
le e meno ricco d’immagini, così<br />
come lo riporta il Biraghi 15 secoli<br />
più tardi, nella sua Vita di Santa<br />
Marcellina (p. 15):<br />
«Questo Sposo amalo, o figlia,<br />
perché è buono. Amalo, dico: egli è<br />
Figlio eterno del Padre, egli è il<br />
Verbo uscito dal cuore del Padre,<br />
egli la compiacenza del Padre, egli<br />
il creatore d’ogni cosa: e la pienezza<br />
della divinità abita corporalmente<br />
in lui. Tu dunque ama lui che<br />
è sì amato dal Padre […]».<br />
Tra i precetti di papa Liberio che<br />
Ambrogio fissa nella memoria e<br />
che Marcellina ascolta attentamente<br />
quella notte e che poi praticherà tutta<br />
la vita, uno spazio è dedicato alla<br />
preghiera assidua (p. 103):<br />
Anche l’orazione frequente ci<br />
raccomandi a Dio. […] Ma anche<br />
nel letto stesso voglio che tu intrecci<br />
con frequente alternanza i Salmi<br />
con la preghiera del Signore, sia<br />
quando ti svegli, sia prima che il<br />
sopore ristori il corpo, affinché il<br />
sonno, nel principio stesso del riposo,<br />
ti trovi libera dalla cura delle<br />
cose del secolo, mediante le cose<br />
divine. […] Dobbiamo poi in particolare<br />
passare in rassegna il Simbolo<br />
– ogni giorno nelle ore prima<br />
dell’alba – come sigillo del nostro<br />
cuore: anzi ad esso dobbiamo ricorrere<br />
con l’anima quando qualcosa<br />
ci spaventa”.<br />
La liturgia del messale ambrosiano<br />
feriale, si esprime con queste<br />
parole del prefazio, tratte dalla memoria<br />
di Santa Marcellina, il 17 luglio:<br />
E’ fonte di letizia rinnovare il ricordo<br />
della beata Marcellina, affettuosa<br />
sorella e dolce conforto di<br />
Ambrogio e Satiro. Come vergine<br />
prudente scelse di amare con cuore<br />
indiviso l’immacolato tuo Figlio,<br />
ispiratore e corona di ogni proposito<br />
verginale e a lui si dedicò con<br />
cuore di sposa, per celebrarne con<br />
voce nuova la sovrumana bellezza<br />
nel coro della tua Chiesa.<br />
LE LETTERE<br />
DI SANT’AMBROGIO<br />
A SANTA MARCELLINA<br />
La “villa” di Marcellina<br />
E’ presumibile che Marcellina<br />
avesse un’abitazione a Milano, dove<br />
viveva insieme al fratello Satiro,<br />
identificabile con l’area attigua alla<br />
sconsacrata chiesa di San Carpoforo,<br />
oggi in via M. Formentini, della<br />
quale rimane il toponimo in una<br />
piccola strada vicina. Tuttavia è anche<br />
nell’ambiente di questa campagna<br />
lombarda che la voce di una<br />
tradizione incontrastata dice essere<br />
vissuta Marcellina per buona parte<br />
dell’anno, dopo la proclamazione a<br />
vescovo di Ambrogio. Qui si presume<br />
abbia ricevuto le lettere del fratello,<br />
che la informavano puntualmente<br />
sugli avvenimenti che coinvolgevano<br />
le sorti della Chiesa.<br />
Dalla Vita di monsignor Biraghi<br />
(p. 61):<br />
«La villa, ove Marcellina ritiravasi,<br />
era a nove miglia da Milano,<br />
poco discosta dalla Via militare, la<br />
quale da Porta Argentea per la stazione<br />
di Fiume-Frigido (o Cologno),<br />
Argenzia (o Gorgonzola) e<br />
Ponte-Aureolo metteva a Bergamo<br />
e Verona. Il luogo era non lontano<br />
da Fiume-Frigido, in pianura a boschi<br />
e viti, e case campereccie, sotto<br />
i colli della Brianza, un dì compreso<br />
nella pieve di Vicomercato».<br />
Oggi, se vogliamo visitare questo<br />
sito, dobbiamo recarci alle porte<br />
di Milano, a Brugherio. Qui, percorrendo<br />
la via dei Mille, si incontra<br />
il complesso residenziale che un<br />
tempo corrispondeva alla presunta<br />
abitazione di Marcellina: entrando<br />
nella corte, una targa in alto a sinistra,<br />
posta nel 1953 da monsignor<br />
Ennio Bernasconi, ricorda che «Qui<br />
santa Marcellina visse e soggiornò<br />
la maggior parte dell’anno: <strong>qui</strong> fors’anche<br />
morì. Beati voi o abitanti di<br />
queste case! E’ terra santa la vostra.<br />
Come dovete sentirne il fascino<br />
e la responsabilità…».<br />
La corrispondenza<br />
tra Ambrogio e Marcellina<br />
Dalla Vita di mons. Biraghi (p. 61)<br />
«Qui [a Brugherio] la pia<br />
Vergine insieme a Candida e alcun’altra<br />
compagna soleva ridursi<br />
a quando a quando, e di <strong>qui</strong> andavano<br />
e venivano lettere tra lei e Ambrogio».<br />
Le lettere di Ambrogio, inviate<br />
alla sorella tra il 386 e il 388, ci<br />
guidano in questo luogo dove anche<br />
la tradizione ci porta a collocare le<br />
tre lettere che la storia ci ha conservato.<br />
Queste lettere sono significative<br />
anche per inquadrare il rapporto<br />
intercorrente tra Ambrogio e<br />
Marcellina, perché tra le righe emerge<br />
la consuetudine di una confidente<br />
amicizia, anche se l’epistolario<br />
santambrosiano è stato concepito<br />
come opera letteraria, la cui<br />
finalità è di far conoscere pubblicamente<br />
le motivazioni dell’agire del<br />
vescovo di Milano in determinate<br />
circostanze. A noi interessano nella<br />
misura in cui rivelano il delicato<br />
rapporto di affetto che univa da<br />
sempre Ambrogio alla sorella che lo<br />
aveva cresciuto ed educato alla fede<br />
cattolica.<br />
Milano. Basilica di S. Ambrogio<br />
«Tanta deferenza del santo<br />
Fratello, Marcellina l’aveva ben<br />
meritata col suo ingegno, colla<br />
grande prudenza, colla lunga vita<br />
piena di luce e di santità. […] Insomma<br />
– conclude il Biraghi nella<br />
Vita (pp. 94-95) – in Marcellina<br />
vedevasi per singolar modo riunito<br />
lo spirito e l’attività di Marta e di<br />
Maria, e tutto quel meglio che valesse<br />
a corrispondere allo zelo sì vivo<br />
e sì illuminato di un Ambrogio[...]».<br />
«Siate Marta, ma insieme anche<br />
Maria» scriveva ancora monsignor<br />
Biraghi alla giovane Marina Videmari,<br />
che stava per diventare la prima<br />
pietra del nuovo istituto educativo<br />
da lui ideato: in una lettera<br />
datata 17 novembre 1837, riassume<br />
con queste parole il fondamento<br />
24 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
25
della vita religiosa proposta alle sue<br />
nascenti Marcelline. Tre anni più<br />
tardi, in una lettera del 18 settembre<br />
1840, il Biraghi riprendeva l’argomentazione,<br />
approfondendo e precisando<br />
il significato di quella<br />
precedente affermazione, con la<br />
Videmari ormai diventata direttrice<br />
del collegio di Cernusco: «Come si<br />
gusta il Signore nella solitudine,<br />
nella vita divota. Tuttavia maggiore<br />
è il merito della vita attiva,<br />
perché si coopera a salvare le<br />
anime e questa noi abbiamo<br />
scelto colla grazia di Dio».<br />
Queste missive inviate a<br />
Marcellina costituiscono una<br />
fonte importante per la<br />
conoscenza storica del IV secolo<br />
e fanno parte di un nutrito<br />
epistolario che Ambrogio intendeva<br />
pubblicare in dieci<br />
libri. L’epistolario santambrosiano<br />
è considerato oggi<br />
opera letteraria: di solito Ambrogio<br />
non affronta direttamente<br />
le questioni riportate<br />
nelle epistole, ma preferisce<br />
far riferimento ai testi sacri,<br />
dai quali trarre abbondanti esemplificazioni:<br />
da questi suoi<br />
scritti emergono le linee fondamentali<br />
della sua azione<br />
pastorale, nonché i tratti marcati<br />
della sua personalità. Lo<br />
scopo di questo “libro politico”,<br />
come spiega la professoressa<br />
Zelzer che se ne è occupata<br />
nella recente Opera<br />
omnia di Sant’Ambrogio<br />
(p.12), è quello di «dimostrare<br />
ai successori di Teodosio<br />
che le buone relazioni<br />
tra la Chiesa e lo Stato potevano<br />
sussistere solamente se<br />
lo Stato aiutava la Chiesa<br />
rispettandone l’autonomia nei<br />
riguardi del potere statale».<br />
Gli argomenti delle tre epistole<br />
indirizzate a Marcellina sono inerenti<br />
ad avvenimenti significativi,<br />
che hanno coinvolto all’epoca la<br />
Chiesa milanese e il suo vescovo<br />
Ambrogio, come la contesa con gli<br />
ariani per il possesso di una basilica<br />
che pretendevano o il felice ritrovamento<br />
dei corpi dei santi Protasio e<br />
Gervasio oppure i disordini accaduti<br />
nella città di Callinico, per i quali<br />
fu necessaria la mediazione di Ambrogio<br />
presso l’imperatore Teodosio.<br />
La prima lettera <strong>qui</strong> citata (76,<br />
Maur. 20) riguarda il clima di tensione<br />
- siamo nel marzo 386, durante<br />
la settimana santa - che si era<br />
Tricase. Oasi Marcelline.<br />
S. Marcellina con i fratelli S. Ambrogio e S. Satiro<br />
creato allora tra cattolici ed ariani<br />
riguardo alla controversia relativa<br />
alla basilica che l’imperatrice<br />
Giustina, madre di Valentiniano II,<br />
pretendeva fosse consegnata agli<br />
ariani, per svolgervi il loro culto.<br />
Nonostante il Concilio di Nicea<br />
(325) avesse chiaramente definito i<br />
dogmi della dottrina cattolica, l’eresia<br />
ariana era ancora molto diffusa.<br />
Nell’epistola sono riportati i due<br />
discorsi che Ambrogio tenne prima<br />
e dopo la soluzione del conflitto,<br />
che si concluse con la vittoria dei<br />
cattolici. All’inizio il caso sembrava<br />
incamminarsi verso un bagno di<br />
sangue e la preoccupazione del<br />
vescovo Ambrogio consisteva nel<br />
fatto che «in una questione<br />
riguardante la Chiesa non si<br />
spandesse il sangue di nessuno».<br />
Questo confida Ambrogio<br />
a Marcellina, che non<br />
manca di chiedere notizie con<br />
assiduità al fratello, il quale<br />
incomincia a raccontare con<br />
queste parole, nella missiva<br />
indirizzata a lei: “Poiché in<br />
quasi tutte le tue lettere ti fai<br />
premura di chiedermi della<br />
Chiesa, ecco quanto accade”.<br />
Questo scrive il fratello alla<br />
sorella per metterla al corrente<br />
degli avvenimenti e <strong>qui</strong>ndi per<br />
rasserenarla, soprattutto in<br />
risposta ad una lettera di lei,<br />
nella quale -egli annota- «mi<br />
comunicavi che i tuoi sogni<br />
non ti lasciavano tran<strong>qui</strong>lla».<br />
In Marcellina, la preoccupazione<br />
per le sorti della<br />
Chiesa era molto sentita, in<br />
un’epoca ancora fresca di persecuzioni<br />
e in piena lotta contro<br />
l’eresia ariana, che negava<br />
la natura divina di Gesù<br />
Cristo. A questo proposito<br />
scrive Giuseppina Parma, su<br />
Terra Ambrosiana del 1997,<br />
specificando che per la Santa<br />
«la verginità consacrata a<br />
Cristo fu un dovere di più per<br />
mettersi a disposizione del<br />
bene della sua Chiesa, la<br />
Chiesa Cattolica sempre minacciata<br />
dalle aberranti potenze del mondo.<br />
Questa fedeltà alla Chiesa e al<br />
Papa dimostrata con affettiva ed effettiva<br />
partecipazione alle loro vicende,<br />
è la virtù che mons. Biraghi<br />
particolarmente esalta tra quelle<br />
della sua Marcellina».<br />
La seconda missiva, strutturata<br />
anch’essa in due discorsi, risale al<br />
giugno di quel medesimo anno, il<br />
386, e riguarda il gioioso ritrovamento<br />
dei corpi dei martiri Gervasio<br />
e Protasio. E’ indirizzata “Alla<br />
sua signora sorella, a lui più cara<br />
della vita e degli occhi, il fratello”<br />
(77, Maur. 22).<br />
Questa dolcissima intitolazione,<br />
carica di stima e di affetto per la<br />
sorella “signora”, colei che ha rappresentato<br />
nella vita di Ambrogio la<br />
guida, racchiude in sé tutta la soavità<br />
del rapporto tra i due santi e la<br />
loro confidenza, così come ci rivela<br />
anche il testo seguente, che pare<br />
sottintendere un’assidua frequentazione<br />
tra i due, dando adito all’ipotesi<br />
di un usuale domicilio di<br />
Marcellina in questo luogo sulle<br />
sponde del Lambro, nei pressi di<br />
Milano, adatto a condurre vita ritirata:<br />
«Poiché sono solito non tacere,<br />
alla tua Santità, nulla di quanto<br />
avviene <strong>qui</strong> in tua assenza, sappi<br />
che abbiamo ritrovato i santi martiri».<br />
Gli eventi attinenti la narrazione<br />
coinvolgono tre giornate e colgono<br />
altrettanti momenti: il ritrovamento<br />
dei corpi, cioè la cosiddetta invenzione,<br />
la traslazione nella basilica<br />
ambrosiana e infine la loro deposizione<br />
in essa. Grande emozione fu<br />
ritrovare «queste nobili reli<strong>qui</strong>e»<br />
considerate «un dono di Dio» per<br />
«questa città» che «aveva perduto i<br />
propri martiri». Ambrogio sente di<br />
doverne ringraziare il Signore:<br />
«Ti ringrazio, Signore, perché<br />
hai suscitato per noi gli spiriti così<br />
potenti di questi santi martiri, in un<br />
momento in cui la tua Chiesa sente<br />
il bisogno di più efficace protezione.Sappiano<br />
tutti quali difensori<br />
io cerco, capaci di proteggermi<br />
ma incapaci di offendere. Tali difensori<br />
io desidero, tali soldati ho<br />
con me; non soldati del mondo, ma<br />
soldati di Cristo».<br />
I santi corpi, deposti nella basilica<br />
in un punto indeterminato, verranno<br />
ritrovati nuovamente 15 secoli<br />
più tardi da monsignor Biraghi e<br />
<strong>qui</strong> definitivamente collocati in<br />
cripta, al fianco del vescovo Ambrogio,<br />
dove tuttora sono situati.<br />
Nella terza epistola inviata a<br />
Marcellina (ex. coll. 1, Maur. 41), è<br />
allegata la lettera che Ambrogio inviò<br />
a Teodosio, contenente il suo<br />
discorso pronunciato a proposito<br />
dell’incendio di Callinico, oggi città<br />
della Siria, situata presso<br />
l’Eufrate, dove i cristiani avevano<br />
incendiato la sinagoga, suscitando<br />
l’ira di Teodosio. Era l’anno 388.<br />
Con questa lettera, Ambrogio ottenne<br />
di placare la collera dell’imperatore,<br />
impetrandone l’indulgenza:<br />
«Ti conosco pio, clemente, mite<br />
e sereno; so che ti stanno a cuore la<br />
fede e il timor di Dio; ma spesso ci<br />
sono cose che ci ingannano».<br />
Nella missiva inviata alla sorella,<br />
che lo aveva cresciuto santamente,<br />
ritroviamo ancora tutto l’affetto<br />
di Ambrogio e la delicatezza<br />
di tratto nei suoi confronti. Non<br />
mancano espressioni di sincera preoccupazione<br />
per lei:<br />
«Ti sei compiaciuta di scrivermi<br />
che la tua Santità era ancora preoccupata,<br />
perché avevo scritto di<br />
essere preoccupato; perciò mi meraviglio<br />
che tu non abbia ricevuto la<br />
mia lettera, nella quale ti scrivevo<br />
di aver riac<strong>qui</strong>stato la serenità».<br />
In questo luogo della campagna<br />
brianzola, dove abita ancor oggi la<br />
memoria della Santa, si possono<br />
dunque seguire le tracce di Marcellina<br />
in “villa”, laddove trascorse<br />
l’ultima parte della sua vita e ricostruire<br />
qualche tratto significativo<br />
della sua figura.<br />
Possiamo concludere con le parole<br />
di Giuseppina Parma (op. cit.):<br />
«Di quanto accadde a Milano<br />
nei ventitré anni dell’episcopato<br />
ambrosiano nulla infatti sfuggì a<br />
Marcellina, che, informata dal<br />
fratello, ne ricambiava la confidenza<br />
con illuminato consiglio e l’aiuto<br />
della preghiera. In tal modo ella<br />
svolse un apostolato veramente ecclesiale».<br />
Tamara Gianni<br />
26 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
27
INCONTRI<br />
L’A.O. Card. G. <strong>Panico</strong> trae dalla propria storia<br />
lo slancio per sempre maggiori traguardi<br />
RIFLETTERE SUL PASSATO<br />
PROTESI VERSO IL FUTURO<br />
Quello che si è vissuto e operato<br />
funge da orientamento<br />
e monito per agire bene nel<br />
presente e organizzarsi ancora me-<br />
glio per i tempi a venire.<br />
Un’azienda moderna non indulge<br />
in una celebrazione fine a se<br />
stessa, semmai si concede al filo<br />
della memoria per riconoscere<br />
i giusti meriti degli<br />
operatori, per fare un<br />
breve consuntivo e soprattutto<br />
per trarne slancio<br />
vitale in vista di nuovi<br />
e più ambiziosi obiettivi.<br />
Giovedì 16 marzo<br />
2006 presso l’affollatissima<br />
Aula magna del Polo<br />
didattico universitario, si<br />
è svolto il Convegno “Riflettere<br />
sul passato per<br />
progettare il futuro” organizzato<br />
dall’Azienda<br />
ospedaliera “Cardinale<br />
Giovanni <strong>Panico</strong>” di Tricase.<br />
Nella circostanza sono<br />
stati conferiti i titoli di<br />
Primario Emerito al professor<br />
Gaetano Renda<br />
(primario chirurgo) e al<br />
dottor Franco Leo (primario<br />
medico), medici tra<br />
i più accreditati protagonisti<br />
del nosocomio di<br />
Tricase - gestito dall’Istituto<br />
internazionale delle<br />
Suore Marcelline - fin<br />
dalla sua apertura nel<br />
1967.<br />
Gaetano Renda e<br />
Franco Leo, oggi in pensione,<br />
hanno ricevuti i riconoscimenti<br />
dalle mani<br />
di S. E. Monsignor Carmelo<br />
Cassati, membro del<br />
Consiglio di Amministra-<br />
A Gaetano Renda<br />
e Franco Leo<br />
il prestigioso<br />
riconoscimento di<br />
Primario Emerito<br />
zione della <strong>Pia</strong> <strong>Fondazione</strong> di Culto<br />
e Religione ‘Card. G. <strong>Panico</strong>’.<br />
Renda e Leo hanno fatto scuola<br />
nei rispettivi settori di competenza<br />
e oltre ad essere stati maestri nella<br />
professione sono anche divenuti<br />
credibili esempi e portatori di alti<br />
valori morali: questo si legge sostanzialmente<br />
nelle motivazioni<br />
delle onorificenze assegnate dai<br />
massimi esponenti dell’Istituto delle<br />
Suore Marcelline e comunicate<br />
ufficialmente da Suor Maria Luisa<br />
Cosma, superiora della comunità<br />
marcellina di Tricase.<br />
Ma si rileva anche dalle note<br />
biografiche dei due premiati, lette<br />
dal dottor Pasquale Barone (responsabile<br />
di Pneumologia) per il dottor<br />
Franco Leo e dal dottor Tommaso<br />
Verrienti (attuale primario di Chirurgia)<br />
per il prof. Gaetano Renda.<br />
Il programma dell’evento ha<br />
avuto in apertura la presentazione<br />
dei “Dati dell’attività dell’Azienda<br />
Ospedaliera ‘Card. G. <strong>Panico</strong>’” da<br />
parte di Sr. Margherita Bramato e<br />
del Dr. Pierangelo Errico, rispettivamente<br />
Direttore Generale e Direttore<br />
Sanitario della stessa Azienda.<br />
L’ospedale tricasino ac<strong>qui</strong>sisce<br />
sempre nuove competenze, migliora<br />
anno per anno sia la quantità delle<br />
prestazioni fornite (confermate<br />
dai numeri illustrati) sia la loro qualità<br />
in virtù della loro appropriatez-<br />
za. Sono seguite le relazioni: “La<br />
<strong>Fondazione</strong> Azienda Ospedaliera<br />
‘Card. G. <strong>Panico</strong>’, Ente Ecclesiastico,<br />
nella Sanità pugliese” del dott.<br />
Rocco Palmisano, Segretario generale<br />
dell’Ospedale “Miulli” di Acquaviva<br />
delle Fonti di Bari (nosocomio<br />
“classificato”, a gestione religiosa<br />
come quello di Tricase) “Riflettere<br />
sul passato per progettare il<br />
futuro” di Sr. Margherita Bramato,<br />
“Eccellenza in Sanità: ruolo delle<br />
professionalità” dell’Onorevole<br />
Giacinto Urso.<br />
Tutte le relazioni sono state molto<br />
apprezzate e, in particolare, da<br />
quella di Sr. Margherita Bramato si<br />
è appreso che tra pochi mesi sarà<br />
pronto il servizio di Medicina Nucleare<br />
mentre sono quasi completi<br />
gli ampliamenti per le unità operative<br />
di Ematologia, Riabilitazione e<br />
Chirurgia endoscopica.<br />
In chiusura, il gruppo musicale<br />
Ensemble Terra d’Otranto, diretto<br />
dal prof. Doriano Longo, ha esegui-<br />
A lato da sinistra,<br />
16 Marzo 2006, targa dedicata<br />
al Dott. F. Leo e collocata nel<br />
Servizio Dialisi del<br />
Dipartimento di Medicina<br />
Nella pagina precedente,<br />
16 Marzo 2006, targa dedicata<br />
al Prof. G. Renda collocata<br />
nell’U.O. di Chirurgia Generale<br />
(Terapia Intensiva Post -<br />
Chirurgica)<br />
In basso, una fase del<br />
Convegno.<br />
to tra gli applausi “Musiche Salentine<br />
del ‘500”.<br />
Riportiamo su queste pagine<br />
della nostra rivista gli interventi che<br />
hanno animato l’incontro e molto<br />
interessato l’uditorio.<br />
(R. F)<br />
28 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
29
INCONTRI<br />
Sul filo della memoria lo sguardo appassionato alle origini,<br />
ma anche l’analisi lucida del presente e<br />
i progetti fiduciosi per il domani<br />
RIPENSARE AL PASSATO<br />
PER PROGETTARE IL FUTURO<br />
La cerimonia di conferimento del<br />
titolo di Primario Emerito al Dott.<br />
Franco Leo ed al Prof. Gaetano<br />
Renda, il 16 marzo 2006, ha consentito<br />
la coincidenza con l'annuale<br />
incontro della Direzione Aziendale<br />
per il consuntivo di attività svolta e<br />
per la presentazione dei programmi<br />
di prossimo sviluppo. L'occasione<br />
anzi ha messo in risalto l'impegno<br />
della Direzione per la ricerca delle<br />
professionalità e per il loro aggiornamento,<br />
metodo applicato per la<br />
pianificazione dello sviluppo delle<br />
attività dell'Ospedale. Infatti il Direttore<br />
Generale Sr. Margherita<br />
Bramato ha esordito con le parole<br />
che seguono e che introducono la<br />
sua relazione che <strong>qui</strong> si riporta.<br />
Quello che noi oggi vediamo<br />
e viviamo ha radici profonde!<br />
In questo momento,<br />
molti volti e molti ricordi si affollano<br />
nella memoria….<br />
Penso alla superiora Dina, a Sr.<br />
Giulietta, al Presidente Costanza,<br />
alla Madre Elisa, al Dr. Montesano,<br />
ai volti delle nostre Suore pioniere<br />
dell'Ospedale che insieme ai Primari<br />
e ai medici della prima ora, tra i<br />
quali il Prof. Renda, il Dr. Leo, il<br />
Prof. Caputo, il Dr. Baglivo e il Dr.<br />
Rizzello, hanno condotto con generosa<br />
fatica, con intelligenza, con<br />
passione e soprattutto con cuore i<br />
primi passi dell'Ospedale.<br />
Oggi, a tutti costoro diciamo la<br />
nostra stima e il nostro sentito grazie<br />
per averci aperto con coraggio la<br />
strada, ma gli stessi sentimenti desidero<br />
esprimerli anche a tutti i colla-<br />
boratori attuali, medici e non medici,<br />
vi ammiro per ciò che siete e per<br />
quello che fate; fedeli all'Istituzione,<br />
sulla scia del passato, ma attenti<br />
ai segni dei tempi, offrite quotidianamente<br />
competenza e qualità di assistenza<br />
ai nostri ammalati.<br />
Riflettere sull'argomento di oggi<br />
significa porsi tre domande:<br />
1. DA DOVE VENIAMO<br />
2. CHI SIAMO<br />
3. DOVE VOGLIAMO ANDARE<br />
DA DOVE VENIAMO<br />
Veniamo da un piccolo granello<br />
di senape gettato dal cuore del<br />
Card. <strong>Panico</strong>, per una piccola-grande<br />
opera a favore della sua gente,<br />
capace di curare la malattia e allontanare<br />
la povertà. Accolto, questo<br />
seme in un terreno di disponibilità<br />
prima dalle Suore Marcelline e successivamente<br />
in un terreno di solidarietà<br />
e di intelligente professiona-<br />
lità degli Operatori sanitari, oggi è<br />
diventato un grande albero, dove<br />
con fiducia trovano rifugio i nostri<br />
ammalati.<br />
Così ricorda nelle memorie il<br />
Prof. Renda:" ricordo l'invito fattomi<br />
dalla Sup. di Lecce Sr. Giustina<br />
Rezzaghi, per visitare la scuola e<br />
l'erigendo Ospedale, che allora si<br />
presentava come un poliambulatorio<br />
o una piccola infermeria; l'edificio<br />
era già al rustico, ma non aveva<br />
l'impostazione organica di un vero<br />
ospedale né gli spazi e le caratteristiche<br />
del nosocomio, cose necessarie<br />
per ottenere le autorizzazioni e<br />
le convenzioni dai vari Enti. Dopo<br />
il collo<strong>qui</strong>o entusiasmante di Sr.<br />
Giustina io ben presto - ricorda, ancora,<br />
il Prof. Renda - mi metto in<br />
contatto con l'Ing. Galati, che aveva<br />
iniziato i lavori del progetto, per<br />
modificare l'impostazione come vero<br />
e proprio Ospedale."<br />
L'edificio viene elevato fino al V<br />
Fig. 1<br />
piano. Intanto Madre Elisa si domandava<br />
non senza comprensibile<br />
ansia: "ma come potremo avere<br />
bravi medici, in quel lontano Salento<br />
e anche degenti per il grande<br />
ospedale?"<br />
La Provvidenza ci pensò. Primo<br />
fra tutti il Prof. Renda a cui fu conferito<br />
l'incarico di assumere ufficialmente<br />
la Direzione Sanitaria e<br />
la Chirurgia Generale.<br />
L'esatta data della fondazione è<br />
sancita in un incontro tenutosi a Napoli<br />
presso l'Hotel Excelzior, il 20<br />
settembre 1967, alla quale parteciparono<br />
tutti i medici che nel frattempo<br />
erano stati prescelti ed incaricati<br />
come Primari, insieme a Madre<br />
Elisa Zanchi e al Presidente<br />
Luigi Costanza. L'Ospedale era stato<br />
innalzato su solide fondamenta e<br />
tutto era pronto per il futuro funzionamento.<br />
Il 4 Dicembre 1967 entrano<br />
i primi pazienti…<br />
Osserviamo alcuni "vissuti rilevanti"<br />
che ci hanno lasciato in eredità<br />
e che non possiamo affievolire,<br />
per poter essere incisivi anche oggi:<br />
- Forte senso di appartenenza all'Istituzione,<br />
condivisione e rispetto<br />
delle finalità religiose e di solidarietà<br />
sociale dell'Ente, valori che ci permettono<br />
di dare un valore aggiunto<br />
al nostro servizio.<br />
- Professionalità che sappia coniugare<br />
innovazione e competenza<br />
scientifica, con l'attenzione alla persona<br />
e alla sua dignità.<br />
- Attenzione particolare alla formazione<br />
capace di creare cultura<br />
della solidarietà e coscienza professionale<br />
che sappia vivere l'etica della<br />
responsabilità.<br />
- Capacità di progettualità.<br />
CHI SIAMO<br />
Lo illustriamo con i dati<br />
di funzionalità ad oggi<br />
consolidati<br />
L'Ospedale "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />
soddisfa oltre il 25% della domanda<br />
di ricovero dei cittadini residenti<br />
nella ASL Lecce 2 e pertanto contribuisce<br />
in modo consistente a trat-<br />
tenere la mobilità verso altre ASL<br />
pugliesi o verso le altre Regioni.<br />
Offrire l'opportunità di cura laddove<br />
risiede il cittadino è certamente<br />
una delle prime variabili di qualità<br />
dei servizi sanitari (Fig. 1)<br />
I dati di ospedalizzazione verificati,<br />
(normalmente si riferiscono all'anno<br />
precedente quello appena<br />
trascorso), suggeriscono la necessità<br />
di profondere ulteriore impegno<br />
per una migliore integrazione dei<br />
servizi sanitari locali dato che il<br />
12% dei cittadini si rivolgono alla<br />
ASL Le/1 e che l'8% preferisce altre<br />
Regioni. Nel 2005 i ricoveri<br />
presso il nostro Ospedale sono ulteriormente<br />
incrementati attraendo un<br />
crescente numero di cittadini provenienti<br />
dalla ASL Le/1 e da altre<br />
AA.SS.LL. della Regione Puglia<br />
(Fig. 2). La Fig. 3 (per gentile concessione<br />
della ASL Le/2) indica la<br />
distribuzione dei ricoveri dei cittadini<br />
residenti nel nostro territorio<br />
secondo le maggiori classi di malattia<br />
in ordine decrescente di frequenza.<br />
La distribuzione dei ricoveri è<br />
suddivisa per area di destinazione<br />
sul territorio nazionale e per singola<br />
classe. E' evidente il rilevante<br />
contributo dell'Ospedale "Card. G.<br />
<strong>Panico</strong>" al soddisfacimento della<br />
domanda ed in particolare per le<br />
malattie dell'apparato urinario, dell'apparato<br />
locomotore e delle ossa,<br />
30 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
Fig. 2<br />
Fig. 3<br />
31
Fig. 4<br />
Fig. 5<br />
Fig. 5<br />
per le malattie mieloproliferitaive e<br />
del sangue, per quelle dell'occhio e<br />
dell'apparato cardiovascolare, del<br />
sistema nervoso, respiratorio e digerente,<br />
per le patologie ginecologiche<br />
e della gravidanza. La complessità<br />
dei singoli ricoveri e delle<br />
cure praticate è incrementata, come<br />
indica l'aumento del peso medio a<br />
1,25 per l'intera struttura (Fig. 4), e<br />
l'incremento percentuale dei ricoveri<br />
con peso medio?<br />
A 2,5 (Fig. 5), con provenienza<br />
crescente di tali casi da aree anche<br />
remote della regione. Con l'incremento<br />
della complessità dei ricoveri<br />
(rappresentata appunto dal parametro<br />
"peso") non si è verificato<br />
anche un aumento della degenza<br />
media, che è invece rimasta costante<br />
tra il 2004 e il 2005 dimostrando<br />
una buona efficienza organizzativa<br />
della struttura nel suo complesso. Il<br />
Servizio di Emergenza Urgenza del<br />
nostro Pronto Soccorso ha fronteggiato<br />
oltre 23.000 accessi (Fig. 6)<br />
incrementando gli interventi diretti<br />
con ambulanza 118 sul territorio di<br />
competenza. Le prestazioni di assistenza<br />
specialistica ambulatoriale<br />
del nostro Ospedale sono state pari<br />
al 30% di quelle erogate da tutta la<br />
ASL Le/2 messa insieme nel 2004<br />
e sono ulteriormente incrementate<br />
nel 2005 per tutte le branche, in<br />
particolare per la Radiologia e per il<br />
Laboratorio Analisi. E' da rimarcare<br />
il notevole sviluppo delle prestazioni<br />
di questo Servizio che ha ampliato<br />
le capacità diagnostiche nei settori<br />
di Microbiologia e Virologia,<br />
nel settore della Genetica di Laboratorio<br />
e nelle tecniche di biologia<br />
molecolare, come pure nel settore<br />
dell'Anatomia Patologica e della<br />
scansione dei markers tumorali. Il<br />
Servizio di Laboratorio Analisi ha,<br />
infatti, incrementato le prestazioni<br />
ambulatoriali, ma anche quelle per i<br />
ricoveri più complessi (ad esempio<br />
l'Ematologia) e le attività di "service"<br />
che sta sviluppando per altri laboratori<br />
ed Ospedali regionali ed<br />
extraregionali (Fig. 7).<br />
Anche l'attività di Dialisi ha mo-<br />
strato un incremento delle proprie<br />
prestazioni specie per richieste provenienti<br />
da cittadini di altre<br />
AA.SS.LL. o di altre Regioni. A tale<br />
risultato ha certamente contribuito<br />
l'attività del Centro Dialisi "Santa<br />
Marcellina" in S.M. di Leuca che<br />
costituisce un vero punto di eccellenza<br />
in questo settore.<br />
L'appropriatezza dei percorsi di<br />
ricovero e il contributo dell'Ospedale<br />
al contenimento dei costi sanitari<br />
regionali è dimostrato dall'incremento<br />
percentuale dei ricoveri in<br />
Day Hospital ed in Day Surgery. Le<br />
sale operatorie hanno garantito nel<br />
2005 circa 8275 interventi chirurgici<br />
distribuiti nelle diverse specialità<br />
come indicato in Fig. 8. Per particolari<br />
specialità come la Chirurgia<br />
Generale, l'Ortopedia e la Chirurgia<br />
Vascolare sia il maggior numero di<br />
urgenze che il diverso grado di<br />
complessità di interventi hanno assorbito<br />
un maggior numero di ore di<br />
sala operatoria rispetto al numero<br />
totale delle procedure eseguite. I<br />
percorsi chirurgici sono ben differenziati<br />
per gli interventi programmati<br />
ordinari, per le urgenze e per i<br />
day surgery al fine di garantire la<br />
migliore sicurezza ed il comfort dei<br />
cittadini (Fig. 9). Gli interventi attribuiti<br />
alla specialità di anestesia e<br />
rianimazione hanno riguardato il<br />
posizionamento di neurostimolatori<br />
midollari, di pompe ad infusione e<br />
di port-cath, specie per terapie palliative<br />
e per la gestione di pazienti<br />
oncologici.<br />
Sono aumentati gli interventi di<br />
Chirurgia Toracica, settore curato<br />
dalla Chirurgia Generale in collaborazione<br />
con il Prof. Granone dell'Università<br />
Cattolica del S. Cuore di<br />
Roma. La sicurezza del percorso di<br />
ricovero è attestata dal buon controllo<br />
delle infezioni ospedaliere<br />
che sono ben al di sotto della media<br />
nazionale e regionale (Fig. 10). Si è<br />
avviata ormai da un anno l'attività<br />
di Trapianto di Cellule Staminali<br />
Emopoietiche e di Midollo Osseo<br />
presso l'Unità di Ematologia con oltre<br />
venti trapianti. Si è consolitata<br />
34 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
Fig. 7<br />
Fig. 8<br />
Fig. 9<br />
35
Fig. 10<br />
Fig. 11<br />
l'attività del Dipartimento Materno-<br />
Infantile con gli oltre 1100 parti all'anno<br />
(Fig. 11) e un'ottima sopravvivenza<br />
dei nati pretermine in relazione<br />
alle classi di peso alla nascita.<br />
QUALI PROGETTI<br />
PER IL FUTURO, DOVE<br />
VOGLIAMO ANDARE<br />
Progettualità 2006<br />
1. Aspetto prioritario: la difesa<br />
della vita dal concepimento al suo<br />
termine ( dipartimento materno-infantile<br />
e costruzione dell'hospice)<br />
2. Attenzione alla qualità della<br />
cura e alle tecnologie (medicina nucleare,<br />
radioterapia, emodinamica,<br />
piastra per permettere un adeguato<br />
sviluppo ai servizi sanitari )<br />
3. Completamento dell'organizzazione<br />
dipartimentale con particolare<br />
attenzione ai percorsi di qualità<br />
dell'assistenza.<br />
4. Integrazione delle funzioni di<br />
base ed in particolare lo sviluppo<br />
della riabilitazione post-acuzie.<br />
5. Nella fedeltà al nostro carisma,<br />
cura della formazione: lauree<br />
brevi, laurea specialistica, master<br />
post laurea, aggiornamento professionale<br />
continuo.<br />
Per raggiungere questi obbiettivi<br />
occorre avere:<br />
- il riconoscimento del ruolo: tariffe<br />
eque, funzioni e tetti adeguati;<br />
Grazie<br />
all'autonomia<br />
giuridico<br />
amministrativa<br />
riconosciutaci dalla<br />
legge istitutiva degli<br />
ospedali classificati, e<br />
alla appartenenza ad<br />
una Congregazione<br />
religiosa ci è stato<br />
possibile avere in<br />
questi anni un<br />
processo decisionale<br />
più rapido e di<br />
conseguenza adeguato<br />
all'incredibile<br />
evoluzione delle<br />
metodologie sanitarie.<br />
- forte collaborazione e comunicazione<br />
tra operatori sanitari, nel rispetto<br />
delle singole funzioni.<br />
Grazie all'autonomia giuridico<br />
amministrativa riconosciutaci dalla<br />
legge istitutiva degli ospedali classificati,<br />
e all'appartenenza ad una<br />
Congregazione religiosa ci è stato<br />
possibile avere in questi anni un<br />
processo decisionale più rapido e di<br />
conseguenza adeguato all'incredibile<br />
evoluzione delle metodologie sanitarie.<br />
Dr. Sr. Margherita Bramato<br />
Direttore Generale<br />
INCONTRI<br />
Un ospedale che è stato un vero atto di coraggio e di lungimiranza giuridica,<br />
politica e strategica voluto dalla Rev.ma Madre Elisa Zanchi<br />
LA FONDAZIONE AZIENDA<br />
OSPEDALIERA CARD. G. PANICO, ENTE<br />
ECCLESIASTICO, NELLA SANITÀ PUGLIESE<br />
La storia della sanità religiosa<br />
coincide con la storia della<br />
Chiesa. Dal Concilio di Nicea<br />
ad oggi passando per S. Vincenzo<br />
dè Paoli, San Giovanni di Dio,<br />
San Camillo de Lellis, San Giovanni<br />
Calabria, San Giuseppe Moscati,<br />
don Luigi Monza, Madre Teresa di<br />
Calcutta ed infine Padre Pio da Pietralcina,<br />
per citarne solo alcuni, v’è<br />
una estesa e storicamente continua<br />
testimonianza religiosa in Italia dalla<br />
quale non è stata e non è certamente<br />
esclusa la Puglia.<br />
L’attività, tuttavia, si incrocia nel<br />
corso dei secoli con l’evoluzione<br />
della assistenza sanitaria nella storia<br />
italiana scandita da importanti interventi<br />
legislativi che rispondono di<br />
volta in volta all’evoluzione della<br />
concezione funzionale del complesso<br />
fenomeno tendente ad innovare<br />
ed assecondare le richieste sociali.<br />
Oggi, come ieri, in profonda armonia<br />
con il passato con nuovi<br />
compiti, che per un ospedale religioso,<br />
pur nel rapido mutare dei<br />
tempi e delle situazioni sono poi a<br />
ben pensarci quelli di sempre: incarnare<br />
la parabola del buon Samaritano<br />
in maniera credibile e creativa<br />
verso quanti soffrono: unico distintivo<br />
di appartenenza ad un Ente<br />
Ecclesiastico.<br />
LA SANITÀ RELIGIOSA<br />
IN ITALIA<br />
In tale contesto si sviluppa la sanità<br />
religiosa in Italia segnando<br />
quell’epoca definita dello “spontaneismo<br />
caritativo-assistenziale”,<br />
che ha caratterizzato l’assistenza<br />
sanitaria sino all’avvento di quel<br />
processo di laicizzazione e di pubblicizzazione<br />
che, iniziato con la<br />
legge Crispi del 1890, continua, a<br />
mio avviso, in forme e metodi malcelati<br />
ancor oggi tentando, così facendo,<br />
di minare l’autonomia dei<br />
nostri ospedali.<br />
L’intervento di pubblicizzazione<br />
delle opere pie allora rispondeva all’esigenza<br />
di introdurre, negli anni<br />
immediatamente successivi all’Unità<br />
d’Italia, un controllo pubblico<br />
correttivo rispetto all’eccesso di libera<br />
ed incontrollata iniziativa (ad<br />
opera principalmente di Istituti religiosi<br />
e privati benefattori ).<br />
Le successive fasi riformatrici<br />
hanno poi corrisposto a specifiche<br />
opzioni politiche di intervento che<br />
si sono manifestate più nettamente<br />
sia nello sviluppo del servizio sanitario<br />
nazionale, sia nell’attribuzione<br />
dei principali compiti assistenziali.<br />
LA SANITÀ RELIGIOSA<br />
IN PUGLIA<br />
In Puglia è singolare come per<br />
distribuzione geografica i tre Ospedali<br />
si siano disposti in modo così<br />
coerente con il territorio quasi a voler<br />
presidiare l’intera Regione affinché<br />
a nessun cittadino pugliese potesse<br />
mancare l’assistenza che solo<br />
gli ospedali religiosi sanno dare:<br />
quello che da senso, vita e speranza<br />
ai nostri presidi ospedalieri i quali<br />
hanno fatto e fanno dell’attenzione<br />
alle persone, alla loro vita, ai loro<br />
problemi, alle loro angosce, alle lo-<br />
Dott. Rocco Palmisano,<br />
Segretario Generale dell’Ospedale<br />
“Miulli” - Acquaviva delle Fonti (Ba).<br />
ro speranze l’obiettivo primario<br />
della loro esistenza. Il più grande:<br />
l’opera di Padre Pio, la Casa Sollievo<br />
della Sofferenza che quest’anno<br />
compie 50 anni “E’ stato deposto<br />
nella terra un seme che Egli scalderà<br />
coi suoi raggi d’amore”, diceva<br />
Padre Pio nel discorso inaugurale di<br />
questa opera che nata con trecento<br />
posti letto oggi ne conta oltre 1000.<br />
Il più antico, l’Ospedale Miulli<br />
di Acquaviva delle Fonti che alcuni<br />
fanno risalire al 1158, ma nel 1712<br />
prende il nome dal suo più generoso<br />
benefattore, un laico, l’Avv.<br />
Francesco Miulli. L’Ospedale ha<br />
vissuto tutte le vicende che hanno<br />
caratterizzato il percorso della sani-<br />
36 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
37
tà italiana nel corso dei secoli.<br />
“Istituisco mio erede universale e<br />
particolare l’ospedale di Acquaviva,<br />
li poveri infermi….” così si apre<br />
il testamento del grande benefattore.<br />
Da pochi posti letto ai quasi 700<br />
dell’attuale <strong>Pia</strong>no ospedaliero, ha<br />
realizzato di recente una grande<br />
opera, la prima ispirata all’idea dell’Ospedale<br />
del futuro presentata dal<br />
prof. Veronesi. Il nuovo ospedale<br />
ospiterà i diversi plessi distribuiti<br />
sul territorio. Il più giovane, l’ultimo<br />
non certo per importanza…: l’Ospedale<br />
Cardinal <strong>Panico</strong> di Tricase.<br />
L’OSPEDALE G.PANICO<br />
DI TRICASE<br />
La sua erezione in Ospedale è<br />
stato un vero atto di coraggio e di<br />
lungimiranza giuridica, politica e<br />
strategica voluta dalla Rev.ma Madre<br />
Elisa Zanchi, l’allora Madre<br />
Generale dell’Istituto Marcelline,<br />
in un periodo in cui forti perplessità<br />
erano generate dalla nuova legge di<br />
riforma degli ospedali, la legge<br />
12.2.68 n.132 intorno alla quale si<br />
sviluppò un acceso dibattito per<br />
l’incertezza delle possibili sorti degli<br />
Ospedali Religiosi.<br />
Se ne ha conferma oltre che per<br />
testimonianza diretta per aver vissuto,<br />
cioè, personalmente quel periodo<br />
anche per un contributo originale<br />
dall’Epoca di Padre Pier Luigi<br />
Marchesi, priore dei Fatebenefratelli<br />
che ho ritrovato tra le mie vecchie<br />
carte: “E’ pacifico, anzitutto,<br />
che l’ente ecclesiastico a gestione<br />
autonoma possa conseguire, sul<br />
piano dell’assistenza ospedaliera,<br />
dei risultati migliori di quelli raggiungibili<br />
dall’ente pubblico: si allude,<br />
in particolare, alla possibilità<br />
di una più efficiente organizzazione<br />
delle risorse produttive, che consente<br />
di “bloccare” le rette di degenza<br />
a livelli inferiori a quelli accessibili<br />
agli enti pubblici; alla assenza<br />
di impacci burocratici e politici,<br />
che rende possibile il promuovimento<br />
di tutta una serie di iniziative<br />
scientifiche e sanitarie; alla in-<br />
discutibile capacità “propulsiva”<br />
nel terreno dell’assistenza ospedaliera<br />
in senso stretto.<br />
Ma, soprattutto, si vuole alludere<br />
alla caratteristica tipica degli enti<br />
ecclesiastici, che abbiamo visto<br />
consistere nella capacità di umanizzare<br />
l’ospedale.<br />
E’ stato, al riguardo, giustamente<br />
osservato: “si parla, in generale,<br />
della azienda ospedaliera, dell’impresa<br />
pubblica ospedaliera, dell’ospedale<br />
visto come una macchina<br />
che produce salute.<br />
E’ un punto di vista utile e giusto,<br />
ma non basta. Vorrei dire, se<br />
non fosse una frase abusata: torniamo<br />
alle origini, l’ospedale non è soltanto<br />
un’azienda, è ancora oggi una<br />
istituzione di beneficenza, nel senso<br />
più valido della espressione; è ancora<br />
oggi un’opera di assistenza, nel<br />
senso più valido dell’espressione.<br />
Non bisogna lasciarsi prendere<br />
dagli aspetti tecnici di questo mezzo:<br />
occorre ricordare che si tratta<br />
soltanto di un mezzo…oggi occorre<br />
sottolineare l’altro aspetto, quello<br />
che nella legge non trova posto…<br />
Esiste la persona, l’individuo, e<br />
l’ospedale deve prendere coscienza<br />
del fatto di essere una comunità e<br />
deve porsi il problema dei suoi rapporti<br />
con la comunità generale”<br />
(Benvenuti, L’Ospedale società nella<br />
società, in Gli ospedali, Milano,<br />
1970, p.429 ss.)”. A me sembra di<br />
individuare in queste parole la<br />
proiezione in chiave moderna di<br />
questo Ospedale, dei nostri ospedali.<br />
IL SUO SVILUPPO<br />
La storia dell’Ospedale di Tricase<br />
continua con l’istituzione nel ’68<br />
della Scuola infermieri professionali.<br />
Centinaia e centinaia gli infermieri<br />
formatisi a questa scuola,<br />
sparsi per tutta l’Italia si fanno apprezzare<br />
per la loro seria preparazione<br />
e per la carità cristiana con<br />
cui svolgono la loro attività sia nelle<br />
corsie di ospedale che nella attività<br />
assistenziale domiciliare .<br />
La ricettività dell’ospedale si va<br />
via via nel tempo dimostrando sempre<br />
più insufficiente a soddisfare le<br />
richieste dell’interland non solo per<br />
gli standard “alberghieri” che la<br />
moderna, confortevole ed efficiente<br />
struttura offre, ma perché l’ospedale<br />
di Tricase è ormai garante della<br />
buona sanità nel Salento ed oltre.<br />
Esso ha svolto, svolge ed è chiamato<br />
a svolgere come Ente Ecclesiastico<br />
una funzione insostituibile<br />
e preziosa nella Sanità pugliese soprattutto<br />
in quanto gli operatori credono<br />
nell’attività svolta e per essa<br />
si impegnano in modo totale ed assoluto<br />
in coerenza con la comunità<br />
consacrata che opera in questa comunità<br />
ospedaliera con quella autonomia<br />
che sconosciuta agli ospedali<br />
pubblici compete e deve competere<br />
agli Enti Ecclesiastici e rappresenta<br />
la migliore garanzia per un<br />
approccio autentico, costante, infaticabile<br />
ai problemi veri del malato.<br />
Tutto ciò lo impone lo spirito religioso<br />
che anima l’ospedale e lo<br />
conferma la scelta di civiltà del<br />
quotidiano operare in questa struttura.<br />
Dagli anni ’70 l’Ospedale di<br />
Tricase è cresciuto tanto, dai primi<br />
150 posti letto ad oltre i 400 attuali<br />
e si è radicato sempre più nel sociale.<br />
E’ difficile oggi pensare a<br />
questo territorio senza l’opera caritatevole<br />
delle Marcelline anche in<br />
un’epoca di aziendalizzazione esasperata<br />
ispirata ai concetti di efficienza,<br />
efficacia, mercato, ma l’Ospedale<br />
di Tricase li incarna come<br />
attenzione ai vincoli economici per<br />
l’eliminazione degli sprechi, per lo<br />
sviluppo di una missione comune,<br />
per una nuova cultura organizzativa<br />
che combini economia, etica, efficienza,<br />
qualità.La missione si combina<br />
con la cultura del razionale uso<br />
delle risorse sempre più scarse, il<br />
dovere di assistenza si combina con<br />
il diritto alla salute.<br />
Dr. Rocco Palmisano<br />
Segretario Generale<br />
Ospedale Miulli<br />
Acquaviva delle Fonti (Bari)<br />
AVoi tutti, signore, signori, il<br />
mio saluto, che diviene anche<br />
ringraziamento verso<br />
coloro - Eccellenza Reverendissima,<br />
Mons. Cassati, membri della<br />
<strong>Fondazione</strong>, Madre Superiora Suor<br />
Cosma e sorelle Marcelline, direttrice<br />
generale dell'Azienda Ospedaliera,<br />
Suor Margherita - che hanno<br />
voluto la mia presenza e chiesto la<br />
mia parola in questo magnifico incontro<br />
di amore, di rispetto, di riconoscenza<br />
e di valutazioni sulla sanità.<br />
Un evento, <strong>qui</strong>ndi, con particolari<br />
significati.<br />
LE MARCELLINE,<br />
ARTEFICI<br />
DELL’OSPEDALE<br />
DI TRICASE<br />
Innanzi tutto, vuole rendere ulteriore<br />
considerazione e dovuto onore<br />
all'Ordine delle Marcelline, che -<br />
ispirato dall'intuito, dal magistero e<br />
dalla generosità dell'eminente tricasino,<br />
Giovanni <strong>Panico</strong>, compianto<br />
Cardinale di Santa Romana Chiesa<br />
- ha accettato, con rischiosa arditezza<br />
e con inconsueta missione ospedaliera<br />
di edificare e gestire questa<br />
cattedrale della carità, dedicata alla<br />
salute, fisica e spirituale, di una<br />
umanità sofferente, abitante, per<br />
giunta, in un territorio, carico di voluta<br />
dimenticanza pubblica.<br />
Tali ricordi si tramutano in gratitudine<br />
verso quanti, a qualsiasi titolo,<br />
hanno contribuito alla realizzazione<br />
del nosocomio. In particolare,<br />
la sentita memoria, in questa serata,<br />
va a quanti non sono più con noi ma<br />
ci guardano dalla finestra del Cielo.<br />
Li abbiamo nel cuore e li<br />
avvertiamo, ancora vivi,<br />
al nostro fianco. In particolare,<br />
il Cardinal <strong>Panico</strong>,<br />
Madre Dina, Suor<br />
Giulietta, il sapiente avv.<br />
Costanza, il nucleo di<br />
medici - pionieri, che,<br />
nel lontano 1967, si riunirono<br />
a Napoli per redigere<br />
l'atto di nascita<br />
dell'Ospedale.<br />
Un affettuoso particolare<br />
riguardo spetta alle<br />
venerande Madri Suor<br />
Albertario e mitica Suor<br />
Zanchi, operaie instancabili<br />
del fare, che ancora<br />
donano, validamente,<br />
presenza, ingegno, lungimiranza,<br />
valori da me apprezzati<br />
nei frequenti collo<strong>qui</strong><br />
e incontri, avuti per<br />
rendere avanzamento alla<br />
struttura ospedaliera.<br />
Sono tutte rimembranze<br />
incancellabili, che mai<br />
possono essere scordate, che illuminano<br />
questo nostro stare assieme,<br />
<strong>qui</strong> a Tricase, e che si intrecciano<br />
con l'operosità di chi continua, nel<br />
presente, la missione dei fondatori,<br />
accettando le sfide del futuro. Tempo<br />
questo che sarà vincente se riuscirà<br />
a fermentare( con il meglio<br />
del passato e del presente, conservando<br />
la consapevolezza che nulla<br />
vi è di assoluto inedito nella nostra<br />
quotidianeità.<br />
IL PROF. G. RENDA<br />
In questo contesto di reminiscen-<br />
INCONTRI<br />
I medici Gaetano Renda e Franco Leo restano l’architrave<br />
fondativa del nosocomio tricasino<br />
ECCELLENZA IN SANITÀ:<br />
RUOLO DELLE PROFESSIONALITÀ<br />
On.le Giacinto Urso,<br />
Difensore Civico della Provincia di Lecce<br />
ze e di considerazioni, gioiosamente<br />
irrompe un tributo di devota, onorifica<br />
attenzione, verso due medici,<br />
che furono e restano protagonisti<br />
fondanti dell'Ospedale "<strong>Panico</strong>" e<br />
del suo itinerario di crescita. Sono:<br />
il Prof. Gaetano Renda, primario<br />
chirurgo e il dotto Franco Leo, che,<br />
per volontà dell'amministrazione<br />
del "<strong>Panico</strong>", sono elevati a emeriti.<br />
Con tale titolo, essi - pur non esercitando,<br />
causa l'età, il loro compito attivo<br />
vengono a conservare il grado e<br />
gli onori, cancellando quel brutto<br />
"ex", (anche se è meglio essere "ex"<br />
che "x"), che si applica - come nota<br />
stonata - alle professionalità cessate,<br />
38 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
39
deturpando preziosi riferimenti di<br />
perenne valore etico-sociale.<br />
Gaetano Renda, viene da una<br />
terra vulcanica, collocata e immersa<br />
nel mare di Sicilia. Da decenni vive,<br />
a pieno titolo, nella nostra Lecce.<br />
E' stato allievo del grande chirurgo,<br />
Prof. Stasi, presso l'Ospedale<br />
"Fazzi" per poi passare, come primario<br />
a Nardò e a Tricase.<br />
Proviene da severi studi e da<br />
grandi maestri delle Università di<br />
Roma e Napoli, sede quest'ultima<br />
che ha suo figlio Andrea, stimato<br />
cattedratico, e dove ha ac<strong>qui</strong>sito la<br />
specializzazione e la libera docenza<br />
in chirurgia generale.<br />
Gaetano è stato anche apprezzato<br />
uomo pubblico presso alcune<br />
Istituzioni e Presidente dell'Ordine<br />
dei Medici, che ancora lo vanta suo<br />
Presidente onorario.<br />
IL DOTTOR<br />
FRANCO LEO<br />
Franco Leo, è nato e cresciuto<br />
nella nostra terra. Cinquantatre anni<br />
fa si è laureato in medicina e chirurgia<br />
a Bari, si è specializzato in<br />
Cardiologia a Torino. Ha lavorato<br />
presso la Patologia medica dell'Università<br />
di Firenze per poi divenire<br />
primario medico nell'Ospedale di<br />
Gagliano del Capo e di un innovativo<br />
e futuristico Dipartimento di<br />
Medicina presso il "Cardinal <strong>Panico</strong>".<br />
Autore di pubblicazioni scientifiche.<br />
Per anni Presidente dell'Ordine<br />
dei Medici della Provincia di<br />
Lecce. Mi scuso con il Prof. Renda<br />
e il Dott. Leo se ho ridotto, in poche<br />
righe, la loro brillante carriera chirurgica<br />
e medica. Credo che anche<br />
loro, devoti della modestia e avversi<br />
ad esaltazioni altisonanti, mi siano<br />
grati per aver contenuto la mia,<br />
quasi superflua, presentazione.<br />
D'altronde, vi è l'unanime, meritato<br />
riconoscimento, proveniente da migliaia<br />
e migliaia di sofferenti, a far<br />
risaltare la loro perizia medica, la<br />
loro dedizione professionale, la loro<br />
distinta signorilità, il loro tormento,<br />
continuo e qualificato nel rendere<br />
salute e qualità alla vita.<br />
Ma Gaetano Renda e Franco<br />
Leo sono elevati ad Emeriti, soprattutto,<br />
per tutto quello che hanno dato<br />
alla <strong>Fondazione</strong> e alla evoluzione<br />
dell'Ospedale "Cardinal <strong>Panico</strong>".<br />
Non sono stati solo primari, a tutto<br />
tondo, nelle corsie, accanto ai letti<br />
dei malati, nelle sale operatorie, nel<br />
maneggio delle attrezzature diagnostiche.<br />
Sono stati e restano l'architrave<br />
fondativa del nosocomio, essendo<br />
stati, nel tempo, avveduti<br />
consiglieri, organizzatori, arditi<br />
preveggenti programmatori e pionieri<br />
insuperabili nel saper leggere,<br />
nel presente, il futuro, costruendo -<br />
assieme rinomanza - non solo<br />
scientifica - al complesso ospedaliero,<br />
che per lustri hanno servito.<br />
Sono stati, insomma, portatori e<br />
missionari di una chirurgia e di una<br />
medicina di avanguardia insegnando<br />
- tra l'altro - a tutti gli operatori<br />
medici e paramedici le regole della<br />
scienza ippocratica, che pone al<br />
centro dell'assistenza la persona<br />
malata in quanto tale, mettendo<br />
sempre in mente che "ogni corpo<br />
vivente costituisce una unità e non<br />
un aggregato di organi".<br />
Quindi, Renda e Leo si sono caricato<br />
sulle spalle, nel loro agire<br />
medico, lo sforzo, il compito, caparbio,<br />
zelante e costante, di sconfiggere,<br />
per quanto hanno potuto, le<br />
insufficienze, le superficialità, le<br />
noncuranze, le baldanze boriose e<br />
distratte, che, di sovente, circolano<br />
nelle corsie ospedaliere e che, spesso,<br />
sono fonte della cosiddetta malasanità.<br />
Certo, non sempre saranno stati<br />
perfetti. Sicuramente, però, nell'Ospedale<br />
"<strong>Panico</strong>" sono stati due insonni<br />
sentinelle a presidio di un<br />
modo di fare chirurgia e medicina,<br />
arricchite da rifinita assistenza, tecnica<br />
e morale. Traguardi e metodi<br />
che - ahinoi ! -negli ultimi tempi si<br />
sono un po' appannati tanto da richiamare<br />
il tema fissatomi: "eccellenza<br />
in sanità: ruolo della professionalità".<br />
L’ISTITUZIONE DEL<br />
SERVIZIO SANITARIO<br />
NAZIONALE<br />
Argomenti, per vero, già da me<br />
accennati, nel descrivere l'attività<br />
degli emeriti Prof. Renda e Dott.<br />
Leo, ma che impongono qualche<br />
approfondimento. Non posso, infatti,<br />
dimenticare di essere stato, per<br />
oltre venti anni membro, V. Presidente<br />
e Presidente della Commissione<br />
permanente Igiene e Sanità<br />
della Camera dei Deputati.<br />
Né posso scordare che ho seguito<br />
tutto il travaglio delle riforme sanitarie,<br />
varate dal Parlamento, dal<br />
1963 al 1983 e di aver presieduto la<br />
citata Commissione durante la discussione<br />
e il varo della legge istitutiva<br />
(n. 833/1978) del Servizio Sanitario<br />
Nazionale.<br />
Di tale "rivoluzione" del sistema<br />
sanitario mi sento quasi l'ultimo padre.<br />
Non solo perché molti riformatori<br />
sono passati a miglior vita, ma<br />
anche per la solita constatazione<br />
che le vittorie hanno molti padri<br />
mentre le sconfitte restano orfane.<br />
Con schiettezza, signore e signori<br />
<strong>qui</strong> presenti, vi devo dire che<br />
non ripudio lo spirito riformatore<br />
della legge 833.<br />
Ripudio, invece, le centinaia di<br />
modificazioni peggiorative che, dopo<br />
il 1983, si sono abbattute sul<br />
Servizio Sanitario Nazionale, che<br />
aveva bisogno di un lungo periodo<br />
di puntuale applicazione e non di<br />
revisioni a getto continuo, provocati,<br />
in ogni istante, dalla fantasia del<br />
Ministro di turno o del Presidente di<br />
Regione di turno<br />
Qualsiasi legislazione riformatrice<br />
se diviene ballerina, <strong>qui</strong>ndi instabile,<br />
lacera l' organicità del disegno<br />
tessuto e ne peggiora la sua<br />
qualità. Certo, molte colpevolezze<br />
sono da addebitare ai tentativi maldestri<br />
di politicizzazione, rovesciati<br />
su un settore che non si dovrebbe<br />
mai prestare a siffatta scorribanda,<br />
essendo la vita umana la maggior<br />
gloria di Dio e il più grande bene,<br />
posseduto da noi mortali.<br />
Detto questo, la pietra va battuta<br />
sul petto anche da molti operatori<br />
che sorreggono, con la loro essenzialità,<br />
l'apparato sanitario riformato,<br />
evitando almeno due posizioni<br />
connesse. La prima: si sbaglia,<br />
ancora, nel mettere da parte, nel disegno<br />
riformatore, un intenso concorso<br />
collaborativo delle categorie<br />
mediche e paramediche. La seconda:<br />
maggiormente sono in errore le<br />
categorie mediche e paramediche se<br />
continuano a credere che una riforma<br />
sanitaria possa essere conformata<br />
a convenienze privatistiche o a<br />
privilegi corporativi.<br />
Nel delicato settore sanitario -<br />
piaccia o no - deve essere prioritaria,<br />
solo e soltanto, l'esaltazione, regolata<br />
e perenne, di quanto conviene<br />
fare affinché la persona in sofferenza<br />
sia salvaguardata nei suoi mali<br />
e nei suoi bisogni, tenendo presente<br />
che si è chiamati non a curare<br />
malattie ma persone malate. Certo,<br />
è estremamente difficile corredare<br />
di eccellenza l'assistenza sanitaria ai<br />
suoi vari livelli.<br />
I PROBLEMI<br />
DEL MERIDIONE<br />
A tal fine - tra l'altro - necessitano<br />
imponenti risorse finanziarie, severi<br />
abbattimenti degli sprechi e una<br />
forte passione di servire il nostro<br />
prossimo. Problematiche scottanti,<br />
che investono tutti i Paesi del mondo,<br />
compresi quelli che si dicono all'avanguardia<br />
nel settore sanitario.<br />
Problematiche più aspre e irrisolte<br />
in questo nostro Sud, reso esule da<br />
chi comanda e da ataviche arretratezze.<br />
Non è una leggenda che, anche<br />
in tema di efficienza e di eccellenza<br />
sanitaria, vi sia un Centro-settentrione<br />
più funzionale e un Mezzogiorno<br />
più arretrato.<br />
E' pure vero che ciò che altrove<br />
luccica, non tutto è oro. Ma le deficienze<br />
nei territori meridionali sono<br />
reali e palpabili. Derivano anche dai<br />
nostri vizi di mentalità, che, per<br />
esempio, tardano a comprendere<br />
che il sofferente patisce di meno se<br />
l'ambiente, che lo circonda, lo considera<br />
di più. Se, accanto ad un bravo<br />
medico, allo strumento sofisticato,<br />
al medicinale ultimo grido si accoppia<br />
l'offerta rinfrancante di una<br />
incoraggiante parola e un visibile<br />
segno di immedesimazione. In più,<br />
risulta, infatti, oltremodo necessaria<br />
e benefica la constatazione che chi<br />
possiede sapienza medica deve, in<br />
ogni caso, praticare una verifica semeiotica<br />
su tutto il corpo da visitare,<br />
dando il dovuto valore alla potenza<br />
dell'occhio clinico, dell'audizione<br />
e della palpazione clinica, che<br />
non sono atti residuali di una medicina<br />
sorpassata ma esigenza primaria<br />
per ac<strong>qui</strong>sire una complessità di<br />
certezze o di indizi necessari.<br />
LA CONDIZIONE DI<br />
ECCELLENZA<br />
IN SANITÀ<br />
Mi stupiscono, cari ascoltatori,<br />
quei medici che, dopo un frettoloso<br />
collo<strong>qui</strong>o con il paziente, senza toccarlo<br />
nemmeno con un dito, sciorinano<br />
la prescrizione di una sequela<br />
infinita di accertamenti clinici strumentali.<br />
Ben vengano pure i "robot"<br />
a condizione che i manovratori delle<br />
molteplici inanimate macchine<br />
abbiano contezza che il mezzo usato<br />
fornisce il nulla, qualora dovesse<br />
mancare l'alta cognizione intellettiva<br />
di chi la usa. Tutto ciò ci mostra<br />
quanto sia accidentata e lontana una<br />
condizione di eccellenza del nostro<br />
sistema sanitario pubblico, anche se<br />
a me sembra temerario azzardare<br />
una possibile evoluzione di eccellenza<br />
in senso stretto.<br />
Basta, invece, costruire e disporre<br />
di una buona sanità. Basta, cioè,<br />
sconfiggere la malasanità senza avventurarsi<br />
in sogni fantasiosi, quasi<br />
impossibili. Questo è il problema<br />
più assillante del momento.<br />
Con<strong>qui</strong>stare ed essere, cioè, nel<br />
normale, sempre più rifinito. Questa<br />
è la fatica durissima che si può rag-<br />
giungere solo attraverso la parola -<br />
chiave, che si chiama professionalità,<br />
bisognevole di due re<strong>qui</strong>siti primari:<br />
onestà e eccellenza.<br />
Stasera abbiamo con noi due<br />
campioni di tali, indispensabili doti.<br />
Gaetano Renda e Franco Leo, che<br />
hanno fatto scuola, che hanno sparso<br />
il buon seme, che hanno saputo trasferire<br />
passione e deontologia, che<br />
mai si sono appagati del loro sapere<br />
e che umilmente si sono piegati sui<br />
libri, elaborando pubblicazioni e ricercando<br />
approfondimenti e nuove<br />
frontiere a favore della salute.<br />
A proposito di professionalità,<br />
sono numerose le insidie del momento.<br />
Per esempio, la globalizzazione,<br />
invadente, inevitabile, che<br />
può, degenerare in appiattimenti e<br />
disvalori di fondo.<br />
L'antidoto a tale rischio è l'arricchimento<br />
di una permanente sfida<br />
concorrenziale di qualità, animata<br />
dal rifinimento della professionalità.<br />
Soprattutto in campo medico,<br />
dove divengono insopportabili ed<br />
esiziali le eventuali carenze e dove<br />
perdura quel luogo comune che, per<br />
una buona politica della salute, basti<br />
la solitaria preparazione di bravi<br />
medici. Bisogna convincersi, invece,<br />
che la tutela della salute pretende<br />
un giuoco di squadra, per cui la<br />
professionalità deve divenire una<br />
virtù, avvolgente l'interezza del personale,<br />
addetto al settore.<br />
Ricordiamoci che il primo biglietto<br />
di presentazione di una struttura<br />
sanitaria è in mano al portiere.<br />
Poi passa, nelle varie mani, sino alla<br />
dirigenza. Perciò, chi torna dai<br />
cosiddetti viaggi della speranza, prima<br />
di lodare il valore dei sanitari<br />
curanti, elogia, spesso, l'accoglienza<br />
ricevuta e il rispetto ottenuto da parte<br />
di tutti gli addetti alle sue cure.<br />
Nulla, perciò, si toglie alla priorità<br />
medica se ci si convince che una<br />
struttura sanitaria è veramente funzionale<br />
ed eccellente quando riesce<br />
a disporre di un corpo paramedico,<br />
altamente formato e qualificato.<br />
40 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
41
AGGIORNAMENTO<br />
CONTINUO<br />
Forse, uno dei buchi neri della<br />
sanità pubblica meridionale, risiede<br />
proprio nella sottovalutazione di<br />
quanto ho appena indicato. E' evidente<br />
che una professionalità la si<br />
raggiunge attraverso un serio aggiornamento<br />
di studio e di ricerca,<br />
che certamente non risiede nel girovagare<br />
turistico in amene sedi congressuali.<br />
Il discorso potrebbe continuare<br />
su un tema così pregnante e<br />
fascinoso come "eccellenza in sanità:<br />
ruolo della professionalità" , argomenti<br />
fortemente complementari<br />
che esigono tempi lunghi, dedizione<br />
assoluta, sacrifici notevoli, adeguati<br />
obiettivi programmatici, ben precisi<br />
con ripudio di qualsiasi improvvisazione<br />
ed esaltazioni di virtù antiche<br />
e sempre attuali, come quella di<br />
compiere il passo a misura della<br />
gamba e di appendere il cappello<br />
dove arriva il braccio.<br />
In ogni campo, essere misurati,<br />
significa esprimere prudenza attiva<br />
e ansia di qualità, guardando le stelle<br />
ma con i piedi per terra. Essere,<br />
insomma come gli ascensori, che<br />
salgono e atterrano per risalire. Una<br />
siffatta visione pretende di ripetere<br />
l'imprescindibilità di due condizioni,<br />
a conforto del sapere medico.<br />
Mi riferisco alla formazione,<br />
continua ed eletta (sono spese benedette),<br />
intesa come perenne in<strong>qui</strong>etudine<br />
di non sapere a sufficienza, e<br />
la ricerca applicata. Sì, la ricerca,<br />
che non può essere estranea nel sistema<br />
ospedaliero e che può offrire<br />
inventive d'avanguardia e appropriati<br />
protocolli personalizzati da<br />
raffrontare con altri ospedali e con<br />
la medicina territoriale, spesso contumace<br />
o non interpellata nei nostri<br />
nosocomi.<br />
Concludo.<br />
Risaluto tutti Voi e rinnovo ammirata<br />
gratitudine al Prof. Renda e<br />
al Dott. Leo, con un'ultima considerazione,<br />
in parte espressa e che in-<br />
tendo rimarcare.<br />
Una politica della salute non si<br />
ottiene mai se si considera l'Ospedale<br />
una specie di bocca di forno,<br />
dove imbucare l'immensità dei guai<br />
fisici, in continua espansione.<br />
L'Ospedale funziona se diviene<br />
la sede di appello di una efficiente<br />
e professionale rete sanitaria di base.<br />
Anche questa richiede eccellente<br />
professionalità e voglia di impartire<br />
educazione sanitaria, superando<br />
il concetto di "ricettificio", per<br />
giunta dettato, in alcuni casi, dal<br />
paziente e da molti obblighi burocratici<br />
inutili.<br />
Anche questo esige un cammino<br />
lungo, diretto a rivoluzionare l'esistente<br />
e a cambiare la mentalità del<br />
medico e dell'assistito. Quest'ultimo<br />
non deve sopportare trascuratezza<br />
alcuna ma nemmeno può reclamare,<br />
in ogni caso, magari nelle<br />
aule dei tribunali, salvezze, guarigioni<br />
o indennizzi, anche perché<br />
nessuno è riuscito, in terra, ad abolire<br />
la morte e le dolorose fatalità.<br />
Termino il mio dire, ringraziando<br />
il Signore, Padre di ogni misericordia,<br />
gli uomini e le donne di<br />
buona volontà che hanno concesso,<br />
in questo estremo lembo d'Italia, la<br />
fruizione qualificata dell'Ospedale<br />
"Cardinal <strong>Panico</strong>", dove palpita<br />
una ragguardevole ansia di proteggere,<br />
con il determinante ausilio<br />
delle sorelle Marcelline la salute<br />
umana, protette dal prossimo beato<br />
fondatore, Mons. Biraghi, e guidate<br />
dalla Rev.da Madre Generale Suor<br />
Agostoni..<br />
Signore, signori, sorelle care,<br />
rendendo onore agli emeriti primari,<br />
Prof. Renda e Dott. Leo, si è così<br />
esaltato un passato, che va declinato<br />
con il tempo presente, accrescendo<br />
l'impegno di esprimere buona<br />
sanità e professionalità eccellenti.<br />
Ne abbiamo estremo bisogno. Il<br />
"miracolo" può venire se cittadini,<br />
istituzioni e mondi della sanità diverranno<br />
alleati e protagonisti, dandosi<br />
la mano e dandosi una mano.<br />
On. Giacinto Urso<br />
RISPETTO PER IL MALATO<br />
E COMPETENZA<br />
NELLA PROFESSIONE<br />
La testimonianza e la gratitudine<br />
per il prof. G. Renda da<br />
parte di una sua collaboratrice.<br />
“Ho vissuto, se così posso<br />
dire, accanto al prof. Renda oltre<br />
vent'anni, prestando il mio<br />
servizio come infermiera in sala<br />
operatoria e in Chirurgia Generale.<br />
Questo periodo è stato<br />
per me un momento molto forte<br />
e formativo dal punto di vista<br />
professionale. Alla scuola di<br />
questo grande Maestro ho capito<br />
che cosa significava prendersi<br />
cura della persona ammalata,<br />
nella sua totalità. Quando avvicinava<br />
il malato, lo faceva con<br />
molto rispetto oltre che con<br />
grande competenza. E quando<br />
in reparto arrivavano i casi urgenti<br />
che richiedevano un pronto<br />
intervento, tutto il personale<br />
medico ed infermieristico si apprestava<br />
alla preparazione del<br />
malato, con molta sollecitudine,<br />
in attesa dell'arrivo del Professore…<br />
e quando giungeva si<br />
avvertiva un senso di pace e di<br />
sicurezza, perché si percepiva<br />
che tutto si sarebbe risolto nel<br />
migliore dei modi. E così avveniva<br />
sempre. Ricordo il silenzio<br />
che regnava in sala operatoria<br />
durante tutto il tempo degli interventi,<br />
indice di attenzione e<br />
di impegno da parte di tutti per<br />
fare quanto di meglio, ciascuno<br />
poteva fare, per il bene del malato.<br />
Molti episodi potrei raccontare…ma<br />
li serbo nel cuore<br />
per farne tesoro per la mia vita.<br />
Desidero solo dire il mio grazie,<br />
più sentito e sincero di tutto<br />
cuore, al Prof. Renda per quanto<br />
mi ha insegnato ad essere e<br />
ad operare.<br />
Suor M. V. Malorgio<br />
Ex Caposala Reparto<br />
di Chirurgia Generale<br />
G. RENDA, NOTE<br />
BIOGRAFICHE<br />
Nato a Stromboli il 29 luglio<br />
1917, si laurea in Medicina<br />
e Chirurgia a Napoli nel luglio<br />
del 1942 con lode. Subito<br />
chiamato alle armi, si imbarca<br />
come sottotenente medico di<br />
Marina sulla nave “Pacinotti”.<br />
Sbarcato nel settembre 1944,<br />
riprende gli studi frequentando<br />
la Clinica chirurgica di Roma,<br />
diretta dal prof Paolucci, e<br />
consegue la specializzazione<br />
in Chirurgia generale. Il 2 febbraio<br />
1945 viene assunto come<br />
assistente (divenendo poi<br />
aiuto) presso l’ospedale di<br />
Lecce sotto la guida del Prof.<br />
Palma e resta fino all’aprile<br />
1954 completando la sua preparazione<br />
chirurgica. Passa<br />
poi, per concorso, all’ospedale<br />
di Nardò come Primario di<br />
Chirurgia e Direttore sanitario.<br />
Si specializza in Urologia<br />
presso l’università di Bari e<br />
frequenta nel contempo la clinica<br />
chirurgica di Napoli diretta<br />
dal Prof. Ruggeri, uno<br />
dei più grandi maestri di chi<br />
Un momento della celebrazione<br />
rurgia generale e toracica in<br />
Italia. Nell’aprile 1965 consegue<br />
la libera docenza in “Patologia<br />
chirurgica e propedeutica<br />
clinica”; completa <strong>qui</strong>ndi i<br />
suoi titoli con la “Chirurgia toracica”.<br />
Nell’ottobre 1967 diviene<br />
Primario chirurgo nell’ospedale<br />
di Tricase. Presidente<br />
dell’Ordine dei Medici<br />
della provincia di Lecce per<br />
vent’anni, dopo le dimissioni<br />
ne diventa Presidente onorario.<br />
Dal 1960 al 1964 è consigliere<br />
comunale a Lecce e<br />
consigliere provinciale nei<br />
collegi di Copertino, San Pietro<br />
e San Cesario. Ha ricevuto<br />
dal Capo dello Stato le onorificenze,<br />
prima di Cavaliere e<br />
poi di Commendatore della<br />
Repubblica. E’ Commendatore<br />
emerito del Santo Sepolcro<br />
di Gerusalemme. E’ anche stato<br />
Presidente del Consiglio di<br />
amministrazione dell’Accademia<br />
di Belle Arti di Lecce.<br />
F. LEO, NOTE<br />
BIOGRAFICHE<br />
INCONTRI<br />
Si laurea in Medicina e Chirurgia<br />
il 9 giugno 1953 presso<br />
l’Università degli studi di Bari e<br />
si specializza in Cardiologia il<br />
20 novembre 1957 presso l’università<br />
di Torino. Assistente medico<br />
presso l’istituto di Patologia<br />
medica dell’università di Firenze<br />
dal 4 aprile 1954 al 28 ottobre<br />
1962, diventa Primario<br />
medico e Direttore sanitario<br />
presso l’ospedale “D. Romasi”<br />
di Gagliano del Capo e ricopre<br />
tali ruoli dal 10 aprile 1964 al 30<br />
novembre 1967. Diviene Primario<br />
Coordinatore del Dipartimento<br />
di Medicina presso l’Ospedale<br />
“Cardinal Giovanni <strong>Panico</strong>”<br />
di Tricase ove presta servizio<br />
dal 1 dicembre 1967 al 31<br />
dicembre 1994. E’ autore di<br />
trenta pubblicazioni scientifiche.<br />
Ricopre la carica di Presidente<br />
dell’Ordine dei Medici<br />
della provincia di Lecce dall’11<br />
giugno 2001 al 30 gennaio 2006.<br />
E’ Presidente onorario dello<br />
stesso Ordine professionale dal<br />
20 febbraio 2006.<br />
42 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
43
INCONTRI<br />
Guida dinamica e pratica, sempre prodigo di stimoli e<br />
incoraggiamenti, maestro impeccabile e organizzatore, tra i<br />
primi in Italia, del Dipartimento di Medicina<br />
FRANCO LEO NELLA TESTIMONIANZA<br />
DI UN SUO COLLABORATORE<br />
Il 16 marzo scorso, in occasione<br />
del Convegno “Riflettere sul<br />
passato per progettare il futuro”,<br />
sono stati insigniti dell’onorificenza<br />
di Primari Emeriti il Professor<br />
Gaetano Renda ed il dottor<br />
Franco Leo.<br />
Non me ne voglia lo stimatissimo<br />
professor Renda, ma come collaboratore<br />
per molti anni del dottor<br />
Leo il mio pensiero sarà rivolto a<br />
quest’ultimo.<br />
Ho conosciuto il dottor Leo agli<br />
inizi degli anni ’70, quando ancora<br />
studente chiesi di frequentare durante<br />
l’estate il suo Reparto. Il suo<br />
dinamismo e la sua praticità erano<br />
troppo maliardi per passare inosservati<br />
e per non coinvolgere un neofita<br />
della corsia.<br />
La decisione di indirizzarmi verso<br />
la Nefrologia ci divise per qualche<br />
anno, ma quando seppi che aveva<br />
intenzione di creare nell’Ospedale<br />
di Tricase un Reparto di Nefrologia<br />
e Dialisi, ricominciai a contattarlo<br />
e nel febbraio del 1983 l’Amministrazione<br />
mi dette la possibilità di<br />
aggiungermi ai suoi collaboratori.<br />
In oltre tredici anni si susseguono<br />
tanti momenti importanti che scandiscono<br />
e caratterizzano la vita di una<br />
persona. E’ difficile ricordarli tutti,<br />
ma ripassando con la mente quel periodo,<br />
alcuni aspetti del suo operato<br />
emergono in modo particolare.<br />
Il suo stimolo e il suo incoraggiamento<br />
verso tutti i collaboratori<br />
furono costanti e non mancarono<br />
certo a noi medici di Nefrologia e<br />
Dialisi soprattutto all’inizio, quan-<br />
44 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
do si trattava di dover costruire il<br />
Reparto di Nefrologia da affiancare<br />
alla Dialisi funzionante da alcuni<br />
mesi. Si prodigava a crearci gli spazi<br />
in una Divisione Medica già satura<br />
e situata in una struttura molto<br />
più piccola di quella attuale.<br />
Il crescente numero di pazienti<br />
nefropatici lo indusse nel giro di<br />
qualche anno a farci avere un vero e<br />
proprio Reparto. Certamente gli fu<br />
facile fare breccia in una Amministrazione<br />
attenta e sensibile, ma conoscendone<br />
il carattere caparbio,<br />
penso che risultati analoghi li avrebbe<br />
ottenuti anche in altre realtà.<br />
Ci lasciava lavorare senza interferire<br />
mai nelle decisioni cliniche,<br />
sempre discreto; noi sapevamo che<br />
era lì, pronto in caso di necessità, a<br />
darci il suo aiuto.<br />
Il suo aspetto burbero non lasciava<br />
mai trapelare un segno di apprezzamento,<br />
tuttavia ricordo un<br />
particolare episodio: il momento in<br />
cui gli comunicammo che avevamo<br />
occupato tutti i posti di Dialisi.<br />
A sorpresa, dopo qualche minuto,<br />
entrò in sala assieme alla Superiora<br />
Dina e a Suor Giulietta e, rivolto<br />
alle Reverende Madri, disse<br />
“struttura funzionante appieno”.<br />
Naturalmente il raggiungimento<br />
di un obiettivo diventava subito<br />
motivo di procurarsene un altro e<br />
così di tappa in tappa si giunse all’estate<br />
del 1989, quando in pochi<br />
mesi si riuscì ad aprire il Centro<br />
Dialisi Vacanze di S.M. di Leuca.<br />
Un altro aspetto importante del<br />
suo operare fu quello di creare “il<br />
gruppo” per ogni area di attività.<br />
Il Dipartimento di Medicina da<br />
lui ideato si reggeva sulla forza dei<br />
gruppi. Ogni gruppo doveva essere<br />
coeso e solidale al suo interno e tutti<br />
dovevano interagire fra loro. Si<br />
era venuto così a creare un clima<br />
ideale per poter offrire il miglior<br />
servizio possibile.<br />
La certezza che ognuno di noi<br />
potesse contare sempre sull’aiuto<br />
dell’altra branca dava maggior sicurezza<br />
nell’attività quotidiana.<br />
Quelli tra noi che erano presenti<br />
agli inizi dell’attività dipartimentale<br />
sono cresciuti portandosi addosso<br />
un certo modo di lavorare che difficilmente<br />
potranno scrollarsi.<br />
Oggi l’Ospedale si è molto ingrandito,<br />
ma quelle idee hanno affondato<br />
le loro radici nel tessuto<br />
della struttura e i frutti sono costantemente<br />
ed ampiamente visibili.<br />
Durante il conferimento dell’onorificenza<br />
la ieratica figura del<br />
“burbero” ha ceduto il passo per un<br />
attimo alla commozione ed anche<br />
per questo tutti quelli che lo stimano,<br />
sono certo, gli vogliono più bene.<br />
E’stato un buon maestro e di<br />
questo gli siamo sempre grati.<br />
Dr. Vitale Nuzzo<br />
Nefrologo<br />
Esaminati i vari<br />
aspetti delle<br />
“interferenze” e delle<br />
“interazioni” tra<br />
i due macrosistemi<br />
ATTUALITA’<br />
Resoconto del VI° Convegno di primavera<br />
della Società Italiana di Chirurgia<br />
SANITA’ E POLITICA<br />
Per iniziativa della Società<br />
Italiana di Chirurgia (SIC), il<br />
5 e 6 maggio si è tenuto a<br />
Lecce il 6° Convegno di Primavera<br />
dal titolo "Sanità e Politica".<br />
L'organizzazione del convegno<br />
è stata coordinata da un Comitato di<br />
presidenza composto da Nicola Catalano<br />
vicepresidente della SIC,<br />
Michi De Palma primario chirurgo<br />
dell'Ospedale di Copertino, Corrado<br />
Manca primario chirurgo dell'Ospedale<br />
di Lecce, Andrea Renda ordinario<br />
di chirurgia dell'Università<br />
Federico II di Napoli e Tommaso<br />
Verrienti primario chirurgo dell'Azienda<br />
Ospedaliera "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />
di Tricase.<br />
L'iniziativa della Società Italiana<br />
di Chirurgia, presieduta dal prof.<br />
Claudio Cordiano, rientra nei Congressi<br />
di Primavera, recentemente<br />
introdotti per affrontare argomenti<br />
non strettamente tecnico-scientifici,<br />
che spaziano dall'organizzazione alla<br />
gestione del lavoro, dall'etica della<br />
ricerca alla deontologia, dai rapporti<br />
con l'industria a quelli con la<br />
politica e la società.<br />
Nella splendida cornice del Castello<br />
di Carlo V si sono incontrati<br />
chirurghi provenienti da tutta Italia<br />
per parlare di Sanità e Politica e<br />
confrontarsi con autorevoli esponenti<br />
del panorama politico regionale<br />
ed esperti del settore sanitario.<br />
Sono stati esaminati i vari aspetti<br />
delle "interferenze" e delle "interazioni"<br />
tra i due macrosistemi:<br />
Il problema del<br />
“governo clinico”<br />
ha sfiorato<br />
problematiche di<br />
criticità di rapporto<br />
con le strategie<br />
politiche messe in atto<br />
dai diversi sistemi<br />
sanitari regionali<br />
ORIZZONTI - Anno 5, n.2, 2006<br />
45
scelte di strategia politica regionale,<br />
reclutamento dei dirigenti medici,<br />
criteri di nomina dei direttori generali,<br />
governo clinico, formazione<br />
del chirurgo.<br />
Il congresso è stato inaugurato<br />
dal Governatore della Regione Puglia,<br />
Nichi Vendola, che ha sostenuto<br />
appassionatamente la necessità di<br />
applicare un metodo democratico<br />
nella gestione politica della Sanità<br />
riservando maggiore ascolto al cittadino<br />
ed alle sue istanze. Il Governatore<br />
ha difeso il ruolo guida della<br />
politica nella gestione del "bene salute",<br />
ma ha richiamato al giudizio<br />
finale della popolazione circa la valutazione<br />
dei servizi fruiti e dell'accessibilità<br />
alle cure.<br />
Nel corso del Convegno si è registrato<br />
anche l'intervento dell'On.<br />
Raffaele Fitto e del Consigliere Regionale<br />
Rocco Palese che hanno sostenuto<br />
le ragioni della precedente<br />
gestione della Salute Pubblica da<br />
parte della precedente Giunta Regionale<br />
di centro-destra. In particolare<br />
hanno riaffermato la necessità<br />
di attenzione alla garanzia ed alla<br />
disponibilità delle risorse finanziarie<br />
necessarie per poter sostenere<br />
impegni di qualità di servizi per i<br />
cittadini.<br />
Si sono registrati molti interventi<br />
degli specialisti chirurghi circa la<br />
necessità di chiarezza sul ruolo e la<br />
competenza gestionale da assegnare<br />
alla categoria medica. Il problema<br />
del "governo clinico" infatti ha<br />
Lecce. Vescovado<br />
46 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
sfiorato problematiche di criticità di<br />
rapporto con le strategie politiche<br />
messe in atto dai diversi sistemi sanitari<br />
regionali, con gli ambiti ed i<br />
confini della responsabilità medica<br />
anche sotto il profilo medico-legale<br />
ed assicurativo, con i problemi di<br />
integrazione ed armonizzazione<br />
delle diverse specialità nell'universo<br />
complesso delle aziende sanitarie.<br />
Chiamato ad intervenite su tali<br />
temi, l'Assessore Regionale alle Politiche<br />
della Salute Dr. Albero Tedesco<br />
ha confermato l'interesse dell'attuale<br />
gestione politica verso il<br />
ruolo di corresponsabilità cui sono<br />
chiamati i dirigenti medici, riaffermando<br />
gli sforzi che l'attuale giunta<br />
intende attuare per il miglioramento<br />
della qualità dei servizi e della loro<br />
fruibilità da parte dei cittadini. Nel<br />
corso dei lavori è stata posta particolare<br />
attenzione alla gestione delle<br />
risorse, considerando le normative<br />
vigenti, l'organizzazione dipartimentale<br />
a dieci anni dalla istituzione,<br />
la gestione della professione, i<br />
rapporti tra flussi finanziari e ricerca<br />
scientifica.<br />
La giornata del 5 maggio è stata<br />
interamente dedicata alle novità<br />
diagnostiche, tecnologiche e terapeutiche<br />
in chirurgia con numerosi<br />
relatori, non solo chirurghi, che<br />
hanno trattato temi estremamente<br />
attuali, innovativi e multidisciplinari<br />
come le moderne applicazioni di<br />
diagnostica genetica nella pratica<br />
clinica e l'informatizzazione dei re-<br />
parti. Interessanti e altamente qualificate<br />
le relazioni sulle nuove tecniche<br />
diagnostiche di cromoendoscopia,<br />
di colonscopia virtuale e della<br />
videocapsula per lo studio di tutto il<br />
tubo digerente. La mattinata si è<br />
conclusa con una sessione dedicata<br />
al trattamento con radiofrequenza<br />
dei tumori, alla chirurgia tiroidea<br />
mininvasiva e all'organizzazione<br />
prettamente "feriale" (dal lunedì al<br />
venerdì) di alcuni reparti chirurgici.<br />
Nel pomeriggio si è svolta l'ultima<br />
sessione dei lavori interamente<br />
dedicata alla chirurgia per così dire<br />
specialistica con relazioni di esperti<br />
di fama nazionale sul trattamento<br />
chirurgico delle gravi obesità e sul<br />
moderno approccio chirurgico e oncologico<br />
ai tumori del colon-retto;<br />
per concludere con un tema ormai<br />
noto anche al grande pubblico, e<br />
cioè la colecistectomia laparoscopica,<br />
consolidato trattamento di routine<br />
della calcolosi della colecisti, ma<br />
in continua evoluzione visto l'intento<br />
di effettuare l'intervento anche in<br />
regime di day-surgery, in casi tuttavia<br />
ancora molto selezionati.<br />
Una sessione dei lavori infine ha<br />
visto come protagonisti di una vivace<br />
tavola rotonda i presidenti delle<br />
società scientifiche chirurgiche, circa<br />
25 in Italia, che hanno affrontato<br />
il problema dei rapporti intersocietari<br />
e del futuro delle società stesse<br />
nell'ottica di una razionalizzazione<br />
e ottimizzazione delle risorse economiche<br />
e culturali.<br />
Dott. G. D'Errico<br />
Dirigente Medico<br />
U.O. di Chirurgia Generale<br />
Osp. "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />
ATTUALITA’<br />
Viaggio in Terra Santa in un periodo di crisi sociale e politica<br />
SULLE VIE DELLA PACE<br />
Un pellegrinaggio in Terra<br />
Santa guidato dal tema:<br />
“Sulle vie della Pace”, potrebbe<br />
sembrare contraddittorio, vista<br />
la grave crisi sociale e politica in<br />
cui si trovano attualmente Israele e<br />
Palestina.<br />
Eppure, proprio la Pace, questo<br />
bene così prezioso e universale, è<br />
stata la motivazione che mi ha portata,<br />
insieme ad altri 30 giovani, in<br />
quel luogo dove la verità, la giustizia,<br />
la libertà continuano ad essere<br />
negate. Uomini e donne, famiglie,<br />
intere città soffocate da “nuovi muri<br />
di Berlino”, circondati da chilometri<br />
di filo spinato, sorvegliati da<br />
ragazzini/e soldato, con i loro<br />
“grandi” mitra, le loro divise militari<br />
tutte uguali, la loro<br />
gioventù…fatta di cosa?<br />
Dentro e fuori le mura gente comune,<br />
esausta, assetata di pace, di<br />
quella normalità che quasi nessuno<br />
ricorda più. E intanto la noia, la tossicodipendenza,<br />
la violenza dilagano<br />
ignari di ogni barriera, impadronendosi<br />
soprattutto dei più giovani.<br />
Una situazione ancora più difficile<br />
è vissuta dalla minoranza cristiana<br />
(meno del 2%) che cerca di convivere<br />
in Terra Santa con Ebrei e<br />
Mussulmani.<br />
Abbiamo visitato i luoghi classici<br />
della narrazione evangelica ma<br />
ancora più arricchente è stato il<br />
contatto con le pietre vive di Gerusalemme,<br />
Haifa, Nazareth, Jenin,<br />
Betlemme. Soprattutto, gli incontri<br />
con i giovani nel corso dei quali sono<br />
emerse le tante difficoltà, le lotte<br />
che ogni giorno devono sostenere<br />
per ciò che per noi è troppo scontato.<br />
A volte nei racconti, nell’espressione<br />
di quei visi si poteva leggere<br />
la speranza, la fede vera che<br />
Benvenuti a Jenin (Palestina)<br />
permetteva loro di andare avanti<br />
giorno per giorno.<br />
Ma altre volte, soprattutto nei<br />
giovani cristiani, era tangibile lo<br />
scoraggiamento, lo smarrimento fino<br />
al punto da confidarci il senso di<br />
abbandono che avvertivano da parte<br />
delle nostre chiese nei loro confronti.<br />
Nonostante tutto, nessuno<br />
manifestava l’intenzione di arrendersi,<br />
di cedere allo sconforto ma<br />
anzi, guardano al futuro con una<br />
speranza sempre nuova, fanno progetti<br />
che coinvolgono giovani di<br />
ogni nazionalità e religione.<br />
Sarà paradossale ma davanti alle<br />
loro testimonianze, al loro vissuto,<br />
si provava un senso di impotenza,<br />
ci si chiedeva cosa fare una volta ritornati<br />
nelle nostre comunità? In<br />
che modo sostenerli, essere loro vicini<br />
nonostante la distanza? Uno di<br />
loro ci ha risposto “Dite a tutti co-<br />
ORIZZONTI - Anno 5, n.2, 2006<br />
47
loro che incontrerete che esistiamo<br />
e di pregare per noi”.<br />
Purtroppo le emozioni, le sensazioni<br />
non si possono fotografare ma<br />
sicuramente rimangono impresse<br />
nel cuore in modo indelebile e<br />
quando qualcuno mi chiede cosa ho<br />
visto posso solo cercare di tradurle<br />
in immagini.<br />
Come quelle di tanti nostri fratelli<br />
(Israeliani e Palestinesi) che<br />
non posso proclamare apertamente<br />
la propria confessione religiosa;<br />
quelle di famiglie che vivono una<br />
normale giornata di lavoro, di scuola,<br />
di apparente tran<strong>qui</strong>llità con l’incertezza<br />
di ritrovarsi a sera tutti a<br />
casa; immagini di bambini che andando<br />
e tornando da scuola vengono<br />
per<strong>qui</strong>siti ai check point come<br />
fossero “piccoli terroristi”; e c’è<br />
una povertà che dilaga sempre più e<br />
l’odio che serpeggia mascherato da<br />
false verità religiose.<br />
Certamente numerose sono anche<br />
le immagini di bambini felici di<br />
ciò che hanno, non perché si accontentano<br />
ma perché hanno imparato<br />
quali sono le cose che contano; dei<br />
Ismaele e la sua famiglia<br />
tanti giovani impegnati nello studio<br />
universitario, e di altri di diverse religioni<br />
che collaborano in una rivista<br />
nella quale discutono non di ciò<br />
che li divide ma di ciò che li unisce;<br />
e poi l’immagine di un uomo, un<br />
medico che ha rinunciato ad una vita<br />
da sogno, di libertà, di tran<strong>qui</strong>llità<br />
per sé e la propria famiglia, per<br />
assistere il padre anziano e malato<br />
vivendo in uno dei territori occupati<br />
dove le parole Stato, Costituzione<br />
non sono state ancora coniate.<br />
E ancora viva è l’immagine di<br />
due genitori musulmani, palestinesi<br />
capaci di un gesto di grande generosità<br />
e amore, quello di donare gli<br />
organi del proprio figlio di dodici<br />
anni, a cinque bambini israeliani,<br />
infine tanti tantissimi frati, suore e<br />
sacerdoti che nell’anonimato, tra i<br />
tanti rischi cui la loro opera li espone,<br />
testimoniano con la loro vita<br />
l’Amore di Dio per tutti gli uomini.<br />
Senz’altro quello in Terra Santa<br />
è stato un viaggio che è andato oltre<br />
le mie aspettative, ripercorrere le<br />
stesse vie attraversate dal Signore, i<br />
luoghi che hanno visto la sua vita<br />
dalla nascita alla resurrezione, e<br />
ascoltare la gente che sente molto<br />
viva la sua presenza seppur tra le<br />
tante contraddizioni del posto. Per<br />
questo Gerusalemme, Nazareth,<br />
Betlemme non sono mete turistiche<br />
come tante, da descrivere, da fotografare…sono<br />
luoghi da vivere in<br />
prima persona, come esperienza di<br />
fede ma anche umana, che ti proietta<br />
in una dimensione in cui le diversità<br />
culturali, religiose, etniche costituiscono<br />
un unico e stupendo volto<br />
della famiglia umana.<br />
Cinzia Panarese<br />
Studentessa<br />
Corso di laurea infermieristica<br />
L’importanza di conoscere la complessità dell’Offerta<br />
Formativa delle nostre Università<br />
ESSENZIALITÀ DELL'ORIENTAMENTO<br />
PER IL FUTURO DEI GIOVANI<br />
L'orientamento è un processo<br />
continuato di informazione,<br />
formazione e sostegno destinato<br />
ad aiutare gli studenti a<br />
compiere una scelta consapevole<br />
degli studi universitari e a renderli<br />
protagonisti del personale processo<br />
formativo e della progettazione del<br />
proprio futuro professionale, nonché<br />
a favorirne la proficua partecipazione<br />
alla vita universitaria nelle<br />
sue molteplici espressioni e forme.<br />
Le iniziative di orientamento sono<br />
destinate a:<br />
1. elaborare e diffondere informazioni<br />
utili a porre gli studenti<br />
delle scuole secondarie superiori<br />
nella condizione di conoscere l'offerta<br />
formativa dell'Ateneo nella<br />
sua articolazione e complessità,<br />
nonché il funzionamento delle sue<br />
strutture e dei suoi servizi;<br />
2. offrire l'opportunità di usufruire<br />
di consulenze personalizzate<br />
di orientamento di tipo informativo<br />
e formativo;<br />
3. facilitare l'inserimento nel<br />
contesto universitario attraverso<br />
prove volte all'accertamento della<br />
preparazione iniziale e della scelta<br />
degli studenti immatricolati, in modo<br />
da progettare le attività del primo<br />
anno più adatte per loro e favorire,<br />
<strong>qui</strong>ndi, l'accesso agli studi universitari<br />
e l'inserimento nei corsi di<br />
studio.<br />
Quindi, il lavoro di orientamento<br />
richiede una combinazione delle<br />
seguenti attività:<br />
- fornire informazioni su percorsi<br />
di studio e tecniche di ricerca del<br />
lavoro;<br />
- aiutare a capire e definire i propri<br />
punti forti e le proprie aspirazioni;<br />
- consigliare le soluzioni migliori.<br />
Questo sviluppo della concezione<br />
di orientamento corrisponde ad<br />
un mutamento di prospettiva nella<br />
realizzazione dei processi educativi,<br />
fondati sulla centralità degli studenti,<br />
cioè sull'attenzione alle loro<br />
caratteristiche ed ai loro interessi.<br />
Alle diverse attività si deve dare<br />
però una impostazione capace di<br />
promuovere nell'individuo l'autonomia<br />
nelle scelte e la capacità di autorientarsi.<br />
Spesso gli studenti delle medie<br />
superiori non hanno la possibilità di<br />
conoscere la complessità dell'offer-<br />
FORMAZIONE<br />
ta formativa delle nostre Università<br />
oppure affidano la loro scelta al<br />
passaparola o a semplici guide, utili<br />
ma superficiali. Inoltre, le recenti<br />
riforme offrono un panorama for-<br />
48 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
49
mativo che non è ancora entrato nel<br />
tessuto sociale e produttivo come<br />
consolidato: laurea di I livello, laurea<br />
specialistica e il sistema dei crediti,<br />
master di I e II livello, ecc., insomma…spesso<br />
ci si perde!<br />
L'esperienza realizzata nella<br />
giornata trascorsa presso l'Istituto<br />
Professionale di Gallipoli è stata<br />
senza dubbio molto positiva.<br />
Per la prima volta gli studenti<br />
delle scuole medie superiori sono<br />
stati protagonisti di una riflessione<br />
che ha riguardato il loro status e le<br />
loro prospettive.<br />
Questo sembra il modo migliore<br />
per fornire utili riflessioni ai sog-<br />
getti coinvolti. Nell'attuale fase di<br />
transizione, nella quale viene ridisegnato<br />
il profilo degli studi scolastici<br />
ed universitari, è assolutamente<br />
indispensabile che gli studenti<br />
partecipino a giornate di informazione<br />
ed orientamento per esprimere<br />
i loro bisogni e contribuire ad individuare<br />
possibili soluzioni operative<br />
nonché verificare l'efficacia<br />
delle attività didattiche. Tutta la<br />
componente studentesca ha dimostrato<br />
notevole interesse, nella continuità<br />
dei percorsi di studio, le condizioni<br />
e gli aiuti per studiare bene,<br />
il rapporto con il mondo del lavoro.<br />
È stata sottolineata, inoltre, l'im-<br />
<strong>Fondazione</strong> Cardinale G. <strong>Panico</strong> - Tricase.<br />
Sede Polo Didattico Universitario<br />
portanza di corrette informazioni<br />
sul mondo universitario e sul mondo<br />
del lavoro, anche attraverso contatti<br />
diretti con tali ambienti.<br />
Dott.ssa Manuela Quattrocchi<br />
D.A.I. Sr. Graziella Zecca<br />
Allievi Infermieri e Fisioterapisti<br />
FORMAZIONE<br />
La sanità italiana ed europea ha bisogno<br />
non di “piccoli-medici” ma di “grandi-infermieri”<br />
DA PROFESSIONISTA SANITARIO<br />
“AUSILIARIO” A PROFESSIONISTA SANITARIO<br />
In un registro conservato presso<br />
l’Archivio di S. Maria della<br />
Pietà a Roma, riguardante il<br />
movimento dei malati, nel 1842<br />
compare per la prima volta in Italia<br />
il termine di infermiere, distinguendolo<br />
per la sua competenza professionale<br />
dagli inservienti e dai guardarobieri.<br />
Da quella data fino al 1999 e<br />
cioè per 157 anni l’infermiere italiano<br />
è stato considerato nella più<br />
benevole delle ipotesi un professionista<br />
sanitario “ausiliario” nei fatti<br />
però è stato un factotum, ovvero, se<br />
sulla carta veniva distinto da altri<br />
operatori generici, nella realtà è stato<br />
per un lunghissimo periodo anche<br />
un inserviente, un guardarobiere<br />
e tante altre cose messe assieme.<br />
La storia dell’infermieristica italiana<br />
deve passare attraverso la consapevolezza<br />
per le generazioni future,<br />
di ciò che è stato l’infermiere<br />
storicamente, solo dopo si potrà<br />
aspirare ad iscrivere nel novero delle<br />
professioni intellettuali la professione<br />
infermieristica, al contrario se<br />
non riconoscessimo le nostre umili<br />
origini tradiremmo l’autenticità<br />
della nostra essenza. Questo per dire<br />
che bisogna tornare alla radice<br />
epistemologica dell’essere infermiere.<br />
La sanità italiana ed europea<br />
ha bisogno non di “piccoli-medici”<br />
ma di “grandi-infermieri”. E’ avendo<br />
coscienza del passato che riusciamo<br />
a costruire il futuro. La fine<br />
della corsa emulativa da parte<br />
degli infermieri italiani, vittime per<br />
decenni di una sorta di “sindrome di<br />
inferiorità” culturale, scientifica e<br />
psicologica nei confronti dei medici<br />
si appresta a terminare.<br />
Non hanno più senso di esistere<br />
“professioni” e “professioni ausiliarie”<br />
ma occorrono che esistano professioni<br />
diverse, con responsabilità<br />
specifiche, integrate fra loro per<br />
fornire un prodotto sanitario rispondente<br />
alle domande di salute del<br />
singolo e della collettività. Questa<br />
filosofia ha ispirato l’istituzione di<br />
quattordici categorie professionali<br />
fra cui gli infermieri attraverso l’emanazione<br />
del Decreto Ministeriale<br />
n° 739 del 1994 (Istituzione del<br />
Profilo dell’infermiere) e anche riconoscendo<br />
che un D.M., non occupa<br />
tra le fonti del diritto una posizione<br />
primaria, in ogni caso è comunque<br />
una rivoluzione culturale.<br />
Il Profilo dell’Infermiere riconosce<br />
l’assistenza infermieristica, ne ammette<br />
l’esistenza in se e per se e –<br />
cosa molto importante – ne attribuisce<br />
la responsabilità all’infermiere.<br />
Essere infermieri significa saper individuare<br />
i problemi dei malati,<br />
identificarne le cause, ipotizzarne le<br />
soluzioni, scegliere le più adatte,<br />
applicarle ai soggetti, valutarne i risultati.<br />
Dunque il “to care”, ossia il<br />
prendersi cura del malato, che spetta<br />
all’infermiere, non entra in conflitto<br />
con il “to cure”, ovvero con<br />
l’attitudine di giungere ad una diagnosi<br />
medica attraverso il sintomo,<br />
di prescrivere la terapia e di guarire<br />
il malato, che spetta al medico.<br />
Quindi i bisogni dell’uomo e cioè il<br />
diritto a ricevere un intervento sanitario<br />
globale e individualizzato sono<br />
aspetti che contano e, per questo<br />
motivo, i due momenti devono perseguire<br />
una autonomia operativa<br />
concreta, non sovrapponibile e decisamente<br />
complementare.<br />
Ora che la Scienza<br />
Infermieristica è ben<br />
delineata, occorre<br />
mantenere e<br />
valorizzare il suo<br />
specifico<br />
professionale<br />
Ora che la Scienza Infermieristica<br />
è ben delineata, occorre mantenere<br />
e valorizzare il suo specifico<br />
professionale che può essere sintetizzabile:<br />
- nella formulazione della diagnosi<br />
infermieristica, necessaria per la<br />
determinazione dei bisogni del paziente;<br />
- nell’esercizio del management infermieristico,<br />
che richiede l’applicazione<br />
nello specifico di un metodo<br />
scientifico per la risoluzione dei<br />
problemi, ovvero il problem solving;<br />
- nella valutazione dei risultati, che<br />
investe la natura della professione<br />
per i risultati che offre, per l’incidenza<br />
dei costi e per il contributo<br />
offerto all’intero contesto sanitario;<br />
- nell’esercizio dell’auditing infermieristico,<br />
che riguarda il controllo<br />
su tutto quello che viene eseguito e<br />
rappresenta un processo essenziale<br />
nella gestione dell’ente perché contribuisce<br />
a sancirne o meno la funzionalità;<br />
- nell’assunzione di un’etica di servizio,<br />
che rende l’attività degli infermieri<br />
desiderabile e confortevole<br />
per il malato che riceve le prestazioni<br />
e per l’intero gruppo pro-<br />
50 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
51
fessionale. Quindi oltre all’individuazione<br />
per Legge del profilo professionale<br />
dell’infermiere nel 1994<br />
come già detto, nel 1999 con la<br />
Legge n°42 si ha l’abolizione della<br />
oramai obsoleta divisione delle<br />
professioni sanitarie in “principali “<br />
(medici,veterinari, farmacisti,odontoiatri)<br />
ed “ausiliarie” (infermieri,<br />
ostetriche, fisioterapisti, ecc).<br />
Finalmente da professionisti<br />
“ausiliari” dopo 157 anni gli infermieri<br />
possono assurgere al rango<br />
dei professionisti di serie “A” e a<br />
questo riconoscimento giuridico si<br />
è aggiunto un nuovo inquadramento<br />
contrattuale che vede passare<br />
in automatico tutti i professionisti<br />
sanitari non medici (ostetriche,<br />
fisioterapisti, tecnici sanitari) dalla<br />
categoria “C” (ex 6° livello) alla categoria<br />
“D” (ex 7° livello).<br />
Insomma dal 1999 in poi il destino<br />
e la fisionomia giuridica e<br />
contrattuale del professionista sanitario<br />
infermiere è cambiata, per cui<br />
Aula Magna del Polo Didattico<br />
la nuovissima figura che ci si presenta<br />
allo stato attuale è totalmente<br />
irriconoscibile rispetto a<br />
quella di un decennio fa, grazie alla<br />
sinergia della Federazione Nazionale<br />
dei Collegi IP.AS.VI. e delle Organizzazioni<br />
Sindacali di Categoria.<br />
Antonio Giannone<br />
Studente Master in<br />
“Management Infermieristico<br />
per le Funzioni di<br />
Coordinamento”<br />
Università Cattolica Sacro<br />
Cuore di Roma<br />
Paola Ferri<br />
Coordinatrice e docente del<br />
C.d.L. in Infermieristica.<br />
Università degli Studi di<br />
Modena e Reggio Emilia<br />
Consigliere dell’Ordine degli<br />
Infermieri di Modena<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Archivio S. Maria della Pietà<br />
Bolla di Pio IV<br />
Riconoscimento della Confraternita<br />
di S. Maria della Pietà dei poveri<br />
forestieri e pazzi<br />
11.12.1561-Registrum Bollarum.<br />
Roma.<br />
Azzurri F.<br />
Il manicomio di Santa Maria della<br />
Pietà in Roma<br />
Tipografia Guerra, Roma, 1864.<br />
FORMAZIONE<br />
In tema di nuove specializzazioni ecco la figura<br />
dell’infermiere legale<br />
NURSING FORENSE: NUOVE PROSPETTIVE<br />
PER LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA<br />
"Il primo re<strong>qui</strong>sito di un ospedale è curare, non nuocere".<br />
Florence Nightingale (1863)<br />
La laurea magistrale, i master<br />
ed i dottorati di ricerca sono<br />
ormai parte integrante del<br />
percorso formativo del professionista<br />
infermiere. Tra le più recenti novità<br />
in tema di nuove specializzazioni,<br />
troviamo la figura dell'infermiere<br />
legale, per il quale alcune<br />
università italiane già nello scorso<br />
anno accademico hanno attivato il<br />
Master di I livello.<br />
Si tratta della nascita e dello sviluppo<br />
di una nuova branca della disciplina<br />
infermieristica -l'infermieristica<br />
forense- che si propone di<br />
studiare gli aspetti concettuali, metodologici<br />
e pratici della dimensione<br />
giuridica e legale dell'assistenza<br />
infermieristica. L'attivazione del<br />
master in infermieristica forense<br />
parte dall'esigenza di avere a disposizione<br />
professionisti preparati in<br />
materia legale, che possano essere<br />
riconosciuti dall'organizzazione<br />
giudiziaria come periti, esperti in<br />
virtù di conoscenze specifiche sugli<br />
aspetti tecnico-professionali dell'assistenza<br />
infermieristica e della relativa<br />
dimensione legale. Le aree di<br />
specialità dell'infermieristica forense<br />
possono diversificarsi per campo<br />
di applicazione: nell'area dell'emergenza,<br />
pronto soccorso, terapia intensiva,<br />
nell'ambito della salute<br />
mentale e dell'assistenza infermieristica<br />
riabilitativa psichiatrica.<br />
Il corso, fortemente integrato e<br />
organizzato per moduli didattici,<br />
prevede insegnamenti fondamentali<br />
di diritto civile, penale e amministrativo;<br />
etica, bioetica e deontologia<br />
professionale; legislazione sani-<br />
taria; medicina legale; psicologia<br />
investigativa e giudiziaria; criminologia;<br />
nursing clinical risk management.<br />
Sono previste esperienze di stage<br />
presso istituti di medicina legale,<br />
tribunali, penitenziari, centri antiviolenza,<br />
agenzie assicurative e<br />
previdenziali.<br />
Per l'anno accademico 2006/07<br />
il master in Infermieristica e Ostetricia<br />
Legale e Forense sarà attivato,<br />
in convenzione con l'università<br />
Cattolica del Sacro Cuore, presso il<br />
Polo Universitario "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />
con lo scopo di :<br />
1. far ac<strong>qui</strong>sire competenze nell'infermieristica<br />
ed ostetricia legale<br />
e forense, nell'area etico-deontologica,<br />
giuridico-forense e medico-legale,<br />
allo scopo di operare efficacemente<br />
nell'ambito dei risvolti tecnici<br />
professionali delle diverse aree<br />
specifiche professionali (prevenzione<br />
- diagnosi precoce -educazione<br />
alla salute - assistenza - educazione<br />
terapeutica - gestione -formazione -<br />
consulenza - ricerca);<br />
2. sviluppare competenze con<br />
riferimento alla normativa vigente;<br />
3. essere in grado di fornire prestazioni<br />
competenti nei vari settori<br />
di applicazione forense dell'attività<br />
infermieristica ed ostetrica (violenza<br />
sessuale, patologia forense, medicina<br />
penitenziaria, maltrattamenti,<br />
collaborazione con l'Autorità<br />
Giudiziaria);<br />
4. essere in grado di orientarsi nella<br />
casistica dei contenziosi, così da<br />
fornire consulenza su temi specifici.<br />
Il Master è a frequenza obbliga-<br />
La nuova specialità<br />
propone di studiare<br />
gli aspetti concettuali,<br />
metodologici e pratici<br />
della dimensione<br />
giuridica e legale<br />
dell'assistenza<br />
infermieristica<br />
toria con esame finale, sono ammessi<br />
alla frequenza i diplomati Infermieri<br />
Professionali con maturità<br />
<strong>qui</strong>nquennale; i diplomati in Scienze<br />
Infermieristiche (tab. XXXIX -<br />
ter.); i diplomati con diploma Universitario<br />
per Infermiere (tab.<br />
XVIII - ter.) ed i laureati in Infermieristica.<br />
La durata prevista è di<br />
12 mesi ed il bando sarà pubblicato<br />
nel mese di luglio.<br />
Ci auguriamo di avere al più<br />
presto, anche nel nostro Paese, consulenti<br />
infermieristici legali, in grado<br />
di operare nell'ambito dell'investigazione,<br />
della ricerca, della pratica<br />
e della formazione, rappresentando<br />
un importante punto di contatto<br />
tra tutela della salute dei cittadini<br />
e tutela giuridica dei professionisti.<br />
Sr. Graziella Zecca<br />
D.A.I.<br />
52 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
53
AMBIENTE, SOCIETÀ, SALUTE<br />
Una metodica innovativa, non invasiva ed estremamente<br />
efficace per il trattamento di patologie<br />
dell' osso e dei tessuti molli<br />
LE ONDE D'URTO IN ORTOPEDIA<br />
E TRAUMATOLOGIA<br />
Cenni storici<br />
La litotrissia nata agli inizi degli<br />
anni settanta per il trattamento della<br />
calcolosi renale ha visto allargare il<br />
suo campo di applicazione alle patologie<br />
ossee e muscolo tendinee<br />
agli inizi degli anni novanta grazie,<br />
soprattutto, agli studi del tedesco<br />
Haist che ne codificò l'uso nella<br />
pratica clinica quotidiana.<br />
In Italia le prime applicazioni<br />
cliniche furono condotte dalla scuola<br />
del Prof. Corrado dell'Università<br />
di Napoli che utilizzò le Onde d'Urto<br />
(O. D.) in alcuni casi di pseudoartrosi<br />
dello scafoide carpale. Attualmente,<br />
l'approfondimento delle<br />
conoscenze sul meccanismo di<br />
azione non solo di tipo meccanico<br />
ma soprattutto di tipo biologico, ha<br />
consentito l'allargamento delle indicazioni<br />
ad una vasta gamma di patologie<br />
di interesse ortopedico.<br />
Caratteristiche fisiche delle<br />
onde d'urto<br />
La O.D. è definita come un'onda<br />
acustica caratterizzata, sul fronte di<br />
avanzamento, da una pressione in<br />
grado di passare, in una frazione di<br />
nanosecondi, da valori atmosferici<br />
a valori estremamente elevati( 1000<br />
bar ). La sua velocità di propagazione<br />
dipende dall' impedenza acustica<br />
del mezzo in cui si trasmette e dall'<br />
intensità dell' onda.<br />
Generatori dionde d'urto<br />
Esistono attualmente quattro tipi<br />
di generatori di O.D. focalizzate:<br />
Piezoelettrici; Elettroidraulici; Elettromagnetici<br />
a bobina piatta e lente<br />
Generatore elettro-idraulico per<br />
litotrissia in campo ortopedico<br />
focalizzante; Elettromagnetici a bobina<br />
cilindrica e paraboloide focalizzante.<br />
Non è scopo di questo articolo<br />
entrare nei dettagli tecnici delle<br />
diverse apparecchiature. Nella<br />
nostra Unita' Operativa di Ortopedia<br />
abbiamo in dotazione un generatore<br />
elettroidraulico ORTHOW A<br />
WE 280 in grado di erogare onde<br />
d'urto con energia sino ad 1.80<br />
mmj/mm2.<br />
Meccanismo di azione<br />
Le onde d'urto utilizzate ad alta<br />
energia sono in grado, a livello osseo,<br />
di stimolare i processi riparativi<br />
soprattutto con una azione angiogenetica<br />
(formazione, cioè, di nuo-<br />
vi vasi sanguigni) e di stimolo sugli<br />
osteoblasti. A livello dei tessuti<br />
molli, tendini, muscoli e legamenti<br />
le onde d'urto modificano le condizioni<br />
metaboliche del tessuto producono<br />
un effetto antiinfiammatorio<br />
ed analgesico stimolando un<br />
maggiore apporto ematico e liberazione<br />
di endorfine coinvolte nella<br />
diminuzione della sensibilità al dolore.<br />
Campi di applicazione<br />
Pseudoartrosi e necrosi ossee. In<br />
questi casi la percentuale di consolidazione<br />
della frattura è altissima,<br />
la media delle varie casistiche mondiali<br />
supera il 76%. Nelle necrosi<br />
ossee il trattamento è particolarmente<br />
efficace in fase precoce (grado<br />
1 ° e 2° della classificazione di<br />
FICAT), nei quadri più severi si può<br />
associare la tecnica del forage consistente<br />
in perforazioni della testa<br />
femorale praticate attraverso una<br />
piccola incisione chirurgica.<br />
Affezioni infiammatorie delle<br />
strutture tendinee e muscolari<br />
Epicondiliti, epitrocleiti, patologie<br />
periarticolari di spalla, tendiniti<br />
calcifiche e non, tendinopatie del<br />
ginocchio, pubalgie, tallodinie (fascite<br />
plantare, sperone calcaneale),<br />
tendinopatie del tendine d'Achille.<br />
Attualmente le OD sono in fase<br />
di sperimentazione per le seguenti<br />
patologie: fissazione di protesi<br />
d'anca mobili (non cementate),<br />
necrosi avascolare della testa del femore,<br />
osteocondrosi dissecante,<br />
para-osteopatie articolari.<br />
Controindicazioni al trattamento<br />
con OD: gravidanza, pacemaker,<br />
disordini della coagulazione<br />
congeniti ed ac<strong>qui</strong>siti, neoplasie,<br />
nuclei di accrescimento in prossimità<br />
delle aree da trattare, polineuropatie<br />
demielinizzanti, tenosinoviti<br />
infettive, pseudoartrosi chiaramente<br />
atrofiche, pseudoartrosi settiche<br />
in fase attiva, pseudoartrosi in<br />
vicinanza di grosse strutture vascolo-nervose<br />
La nostra esperienza<br />
Dopo un primo approccio con la<br />
metodicafinalizzato alla traumatologia<br />
sportiva, la continua produzione<br />
scientifica sull'argomento ha<br />
aperto sempre nuovi campi di applicazione.<br />
Ciò ci ha portato ad approfondire<br />
le conoscenze sull'argomento<br />
con frequenze pratiche presso<br />
il centro prof Diesch in Germania,<br />
dove si utilizza la nostra apparecchiatura,<br />
l'Orthowawe 280.<br />
Dall'ottobre 2004 a tutt'oggi abbiamo<br />
trattato circa 500 pazienti<br />
spaziando su tutte le indicazioni<br />
della metodica ottenendo risultati in<br />
linea con le casistiche di altri centri,<br />
che oscillano tra 1'80 e il 95% di efficacia.<br />
Il trattamento con onde<br />
d'urto prevede un protocollo di 4<br />
applicazioni che vengono erogate,<br />
in regime di Day Hospital, a cadenza<br />
settimanale. Il trattamento viene<br />
eseguito in anestesia locale ed ha<br />
una durata di circa 12 minuti. Al<br />
termine il paziente può riprendere<br />
le sue normali attività. Attualmente<br />
la lista d'attesa è di circa 45 giorni.<br />
Contiamo tuttavia di ridurla notevolmente<br />
con una ulteriore giornata<br />
di applicazioni non appena completato<br />
il trasferimento nel nuovo reparto<br />
di Ortopedia. L'inserimento in<br />
lista di attesa avviene dopo visita<br />
ortopedica da effettuare presso il<br />
nostro ambulatorio con la normale<br />
prassi di prenotazione (CUP 0833<br />
772435).<br />
Dott. Sergio Cosi<br />
Dirig. Medico U.O di Ortopedia<br />
Osp. "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />
54 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
(A)<br />
(B)<br />
Tendinosi calcifica della cuffia dei rotatori, prima (A) e dopo (B) il trattamento<br />
55
TESTIMONIANZE<br />
Quando la malattia entra d’improvviso nella nostra vita<br />
NON MI FANNO SENTIRE UN NUMERO<br />
Salve, mi chiamo Nicola Gioia<br />
e sono, sfortunatamente, un<br />
paziente del reparto di ematologia<br />
di Tricase dell'ospedale "Cardinale<br />
Giovanni <strong>Panico</strong>"; ...ho un<br />
linfoma...<br />
Fiducia e speranza... Fiducia nei<br />
dottori? A Tricase, personalmente,<br />
ho trovato dei dottori straordinari,<br />
persone umane che ti danno retta, ti<br />
ascoltano, ti fanno un sorriso quando<br />
serve, ti aiutano in condizioni alquanto<br />
difficili e, soprattutto, loro<br />
non ti fanno sentire un numero.<br />
Altra cosa per me straordinaria è<br />
che, quando sono a casa e non sto<br />
bene, chiamo in qualsiasi momento<br />
per delucidazioni su quello che succede<br />
al mio corpo e tutti sono di una<br />
disponibilità assoluta. Fantastico<br />
vero?!<br />
Speranza di farcela? La speranza<br />
dal mio punto di vista è un concetto<br />
molto astratto; a me piace riporla<br />
in una persona fisica e non solo<br />
in una entità spirituale...la mia<br />
speranza sono il dottor Pavone, Primario<br />
del reparto di ematologia dell'Ospedale<br />
di Tricase, ed i suoi collaboratori.<br />
Ho passato un periodo<br />
travagliato a pensare e a ripensare<br />
se le decisioni che avevo preso erano<br />
giuste o sbagliate, ho sentito che<br />
molti inviano le cartelle cliniche in<br />
vari ospedali per avere più pareri.<br />
Dal mio punto di vista, tutto ciò<br />
non è stato necessario, penso "da<br />
vero ignorante in materia"che le cure<br />
sono le stesse dappertutto; il fattore<br />
più importante per un malato è<br />
quello psicologico ...la "fiducia e la<br />
speranza"che io ripongo nei dottori<br />
di Tricase mi permette di pensare<br />
che guarirò nel più breve tempo<br />
possibile. Non so come abbia fatto<br />
il dottor Pavone a trasmettere agli<br />
infermieri e ai suoi collaboratori la<br />
sensibilità necessaria per lavorare<br />
in un reparto di ematologia?! Fatto<br />
sta che ci è riuscito dato che sono<br />
perfetti sia dal punto di vista umano<br />
sia qualificati dal lato professionale.<br />
Dal punto di vista tecnico e funzionale<br />
si nota, anche guardandosi<br />
un po' intorno, il regime ecclesiastico<br />
della struttura, gestita interamente<br />
dalle Suore Marcelline; la Direttrice<br />
Generale Suor Margherita<br />
Bramato con l'aiuto costante della<br />
coordinatrice infermieristica Suor<br />
Maria Rosaria Bene sono fisicamente<br />
sempre presenti nel reparto<br />
di ematologia, cercando di accontentarci<br />
in tutte le nostre richieste,<br />
ma, soprattutto sono presenti per<br />
rimpiazzare le possibili mancanze<br />
di medicinali o le richieste degli infermieri...<br />
un paziente attento queste<br />
cose le nota! Io, da paziente attento,<br />
considero il reparto di ematologia<br />
di Tricase un' eccezione che<br />
conferma la regola sulla malasanità<br />
degli ospedali in Italia. Mi posso<br />
definire un paziente coraggioso, ma<br />
ho paura di morire, ho paura di non<br />
poter rivedere la mia famiglia, di<br />
non poter realizzare i progetti di vita<br />
insieme alla mia ragazza...la paura<br />
e' un mostro che ti logora dentro..<br />
.ma come disse un vecchio saggio<br />
"vivi la vita come se dovessi morire<br />
domani, pensa come se non dovessi<br />
morire mai".<br />
lo vivo oggi. ..ma ho FIDUCIA<br />
per il mio domani...e<br />
SPERO!...SPEROI<br />
Nicola Gioia<br />
Dott. Vincenzo Pavone, Direttore<br />
di Ematologia e Centro Trapianti<br />
C'è da qualche parte qualcuno che<br />
sia capace di vedere al posto di un<br />
altro?<br />
Penso proprio di si, ma a una condizione:<br />
che gli voglia bene davvero!<br />
Sapessi quante volte mio padre e<br />
mia madre vedevano lì dove io non<br />
riuscivo a distinguere il bianco dal<br />
nero! E non era mai un problema di<br />
lenti….. ma di amore vero.<br />
Da non credere: eppure tra i tanti<br />
che mi hanno onorato della loro<br />
amicizia , solamente qualcuno è riuscito<br />
a vedere il mio bene prima<br />
ancora del suo interesse!!!!!!!<br />
Mi amava davvero!So e sento che integra<br />
quel piccolo e scelto gruppo<br />
che ha costituito, negli anni, il mio<br />
vero tesoro. La prova del nove comunque<br />
la ebbi con Martìn, laggiù<br />
per i sentieri infiniti delle immense<br />
praterie della Pampa latinoamericana.<br />
E' una storia che desidero raccontarvi.<br />
Martìn, un vecchio gaucho: tutta<br />
una vita nel campo; sul suo cavallo<br />
si sentiva un generale che passa in<br />
rivista il suo esercito fatto di… sterminate<br />
mandrie di buoi. Non aveva<br />
tempo per altre attività; il suo mondo<br />
era tutto lì: sei giorni nella prateria<br />
tra gli animali; la sera del sabato<br />
in osteria a sbaciucchiare una damigiana<br />
e la domenica.. a letto per digerire<br />
la sbornia e... tornare normale<br />
per il lunedì mattina. Per cinquanta<br />
anni si era promesso a una<br />
donna al punto che per tutti era conosciuto<br />
come "el novio de oro!" e,<br />
quando lo convinsi a sposarsi, me<br />
lo ritrovai vedovo dopo neanche un<br />
anno…... si diceva che la sposa fosse<br />
morta di commozione… ma cre-<br />
do proprio che morì di ..vecchiaia!<br />
Martìn, un brutto giorno, combinò<br />
una fesseria imperdonabile per<br />
un gaucho: smontò da cavallo e, di<br />
spalle ai tori, si mise a sostituire un<br />
palo rotto del recinto. Un giovane<br />
torello non si lasciò sfuggire l'occasione:<br />
ingranò la quarta e, con furia<br />
selvaggia, gli infilò le corna in<br />
quella parte del corpo che sono i cuscini<br />
regalatici dal buon Dio per sederci<br />
comodi! Povero Martìn! Lo<br />
ricoverammo all'Hospital de Clìnicas<br />
della Capitale…. furono centosessanta<br />
chilometri di "pancia in<br />
giù e cu...bo in su!" con un interminabile<br />
rosario di parolacce e maledizioni<br />
contro tutti i buoi e le corna<br />
del mondo! Ma che scalogna!<br />
Non gli sembrava vero!<br />
In cinquant'anni di onorato e dorato<br />
fidanzamento nessuno mai aveva<br />
osato incornarlo e, per la miseria!,<br />
doveva rimanere vedovo per<br />
subire tale affronto?!? ...e per giunta:<br />
da un toro! Nella disgrazia<br />
avemmo comunque un po' di fortuna:<br />
in una stanza a due letti ne trovammo<br />
uno vuoto; nell'altro giaceva<br />
un vecchietto, Carlos, con antichi<br />
problemi al suo "impianto idrico".<br />
Il lettino di Carlos era vicino<br />
all'unica piccola finestra della stanza<br />
mentre Martìn doveva restare<br />
sdraiato "pancia in giù e cu...bo in<br />
su!". Nulla di più avvilente per uno<br />
che proprio sul fondo schiena aveva<br />
costruito il suo "impero" di gaucho<br />
e che, dall'alto del suo cavallo, di<br />
giorno, si riempiva gli occhi di orizzonti<br />
infiniti e di immense praterie<br />
e, di notte, gli sembrava di riempirsi<br />
le mani di stelle.<br />
A Carlos era permesso mettersi<br />
SPIRITUALITÀ<br />
Miracoli di Ospedale<br />
QUANDO L’AMORE RIDONA LA VISTA<br />
"Coloro che amano sono come i sonnambuli: non vedono solamente con<br />
gli occhi!" (Proverbio Latinoamericano)<br />
seduto sul letto per un'ora al giorno<br />
per aiutare il drenaggio dei fluidi<br />
del suo corpo, ...per Martìn c'era solo<br />
un cuscino dove affondare i suoi<br />
occhi tristi e maledire i buoi e chi<br />
ebbe la "felice idea" di regalare loro<br />
le corna!<br />
Fecero conoscenza i due compari<br />
e cominciarono a parlare ... e parlare<br />
…del passato, della famiglia,<br />
della casa, del lavoro… delle bravate,<br />
delle avventure…<br />
Leggeva Carlos nella voce di<br />
Martìn una tristezza profonda e un<br />
pessimismo crescente… la mancanza<br />
di cielo in quella stanza gli stava<br />
annebbiando la vista e nei suoi occhi,<br />
vuoti di azzurro infinito, agonizzava<br />
la speranza e il desiderio di<br />
futuro. Intuì Carlos l'approssimarsi<br />
della tormenta e, seduto sul suo lettuccio,<br />
vicino alla finestra, cominciò<br />
a descrivere tutto quello che vedeva<br />
fuori. Allora Martìn, il volto<br />
schiacciato sul cuscino sempre umido<br />
di lacrime nascoste, guidato dalla<br />
voce soave di Carlos, vedeva tutte<br />
le cose e i colori del mondo esterno…..<br />
spesso gli sembrava quasi di<br />
sentire sotto di sé il passo ritmico<br />
del suo cavallo che lo portava a<br />
ubriacarsi di quell'immensità mista<br />
di cielo e praterie.<br />
"Ma che meraviglia questo cielo,<br />
oggi, caro Martìn! Laggiù una<br />
bimba gioca tran<strong>qui</strong>lla con i sassolini<br />
e il suo cagnolino di gomma nel<br />
greto del torrente. Accanto a lei sono<br />
sbocciati tanti fiorellini e l'acqua<br />
che le scorre vicina sembra<br />
quasi impaurita di farle una carezza.<br />
Che gioia nel suo volto! A guardarla<br />
da <strong>qui</strong> pare un fiore più grande<br />
tra i tanti piccoli fiori che le sor-<br />
56 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
57
idono. Sembra fragile e indifesa<br />
ma la sua calma fiduciosa mi fa<br />
pensare che una presenza amica la<br />
deve avvolgere come fa il sole col<br />
suo tepore. Anche se non la vedo<br />
penso che la sua mamma le starà<br />
accanto e la protegga col suo affetto.<br />
Ma che cosa meravigliosa è la<br />
vita! Quella bimba ama e deve sentirsi<br />
amata… altrimenti non si capisce<br />
perché sia tanto tran<strong>qui</strong>lla…<br />
Eh, caro Martìn, deve proprio essere<br />
così: ognuno di noi è soddisfatto<br />
e contento solamente quando non si<br />
sente solo! Ma se non essere amati<br />
è una semplice sfortuna, il non<br />
amare è una terribile disgrazia. Alla<br />
nostra età non è facile avere chi<br />
ti ama… davanti a noi ormai è rimasta<br />
poca strada e molte cose,<br />
troppe persone, sono rimaste alle<br />
nostre spalle…. Ma nulla e<br />
nessuno ci può impedire di<br />
amare…. Il cielo, la terra, le<br />
persone e, perché no? - e <strong>qui</strong><br />
abbassò il tono della voce -<br />
anche i buoi con le corna!..."<br />
Al ricordo delle corna del<br />
toro, Martìn diede un sussulto…<br />
ma già non era più tanto<br />
nervoso; anzi sulle sue<br />
labbra fiorì come un accenno<br />
di sorriso. Il giorno ormai<br />
volgeva al tramonto… era<br />
l'ora della tenerezza, della<br />
nostalgia, dei ricordi, …dolci<br />
ricordi di amori dati e ricevuti,<br />
di carezze intrecciate da<br />
sguardi profondi, di promesse<br />
scambiate con ingenua e limpida<br />
sincerità... "Che cosa si vede fuori<br />
dalla finestra? - chiese Martìn. E<br />
Carlos, con una voce che stillava<br />
pace e invitava con delicatezza al<br />
banchetto della vita, riprese:<br />
"Che meraviglia questo tramonto<br />
di oggi! Anche se non è quello<br />
dell'aurora, ha però un fascino tutto<br />
suo! Forse un po' malinconico ma<br />
ricolmo di tanta bellezza!Vedo gente<br />
che torna dal lavoro con i segni<br />
della stanchezza impressi sul volto;<br />
tornano a casa cercando riposo…<br />
laggiù vedo un vecchietto che tra-<br />
scina a stento la sua carretta… avrà<br />
certo lavorato senza egoismo e senza<br />
illusioni e ora, stanco e contento,<br />
torna al suo nido accarezzando una<br />
<strong>qui</strong>ete a lungo sognata. Lì, all'orizzonte,<br />
il sole se ne scende e manda<br />
baci a tutti facendo sorridere gli alberi<br />
e arrossire di pudore l'erbetta<br />
del pascoli….. e più in là!..... per la<br />
miseria che bel pezzo di figliola!...<br />
è un canto alla vita! sta parlando<br />
con un ragazzo, non posso ascoltarne<br />
le parole ma è il suo volto che<br />
grida gioia e speranza e canta amore.<br />
Sai Martìn, il nostro volto<br />
proietta sempre ciò che siamo dentro<br />
e parla anche quando stiamo in<br />
silenzio. Non c'è sordità, ottusità o<br />
ignoranza che possano impedire al<br />
nostro volto di parlare per noi… a<br />
volte anche gli animali, guardando-<br />
“... un giovane torello non si lasciò sfuggire<br />
l’occasione”<br />
ci, capiscono se li amiamo o li odiamo."<br />
E Martìn gli fece eco: "Sarà<br />
come dici tu, ma quanto mi è difficile<br />
pensare che un toro cornuto vi<br />
voglia bene!!!!!"<br />
"E perché no? -aggiunse Carlos-<br />
Non sarà forse che tu al toro gli mostraste<br />
il di dietro? e proprio a te<br />
doveva capitare un toro, come dire….,<br />
poco normale!?!?" Risero di<br />
gusto e quell'umorismo spontaneo<br />
segnalava che ormai il pessimismo<br />
era definitivamente uscito da quella<br />
stanza. Quante cose stupende Martìn<br />
aveva visto, con gli occhi di Carlos,<br />
fuori da quella finestra!<br />
Aveva contemplato con amore<br />
appassionato la bellezza cangiante e<br />
sonnolenta della sua prateria, aveva<br />
indugiato per godere il fascino calmo<br />
dei boschi e gli ombrosi ruscelli<br />
che correvano tra le sue colline.<br />
Attraverso gli occhi di Carlos era<br />
tornato a innamorarsi, stupito e<br />
commosso, della sua bellissima<br />
campagna sempre generosa nel donarsi<br />
alle mandrie dei buoi, sempre<br />
cornuti, certo, ma di nuovo buoni<br />
amici. Grazie all'amorevole disponibilità<br />
degli occhi di Carlos aveva<br />
visto un delizioso laghetto e i cigni<br />
che giocavano nell'acqua mentre i<br />
bimbi affidavano alle piccole onde<br />
le loro barchette di giornale…. e<br />
che dire dei giovani innamorati che<br />
camminavano abbracciati tra fiori<br />
colorati e tra melodie di usignoli<br />
ancor più innamorati!? Benedetti<br />
quegli occhi di Carlos e la<br />
loro capacità di cogliere i segreti<br />
anche dei dettagli più<br />
insignificanti!<br />
E pensare che nonostante<br />
i suoi ottanta e più anni non<br />
usava neanche le lenti!<br />
Quante ore belle e belle<br />
giornate aveva vissuto senza<br />
parlare!…. si! aveva anche<br />
scoperto che nella vita si<br />
soffre rumorosamente e si<br />
gioisce nel silenzio!<br />
Persino l'autografo che il<br />
toro aveva lasciato sui cuscini<br />
di Martìn cominciava a<br />
sbiadire… ma la voce di<br />
Carlos era ogni giorno più tenue…Passarono<br />
così i giorni e le<br />
settimane…. e un mattino l'infermiere<br />
di turno portò, come sempre,<br />
un po' d'acqua per lavarsi e qualcosa<br />
da mandare giù per affrontare il<br />
nuovo giorno…. ma trovò il corpo<br />
di Carlos ormai senza vita…. era<br />
morto pacificamente nel sonno, se<br />
ne era andato in silenzio senza disturbare<br />
nessuno… La sera prima<br />
Carlos, nel dare la buona notte a<br />
Martìn, aveva appena mormorato:<br />
"Ma che cosa bella la vita! Davvero<br />
che la vita è una cosa meravigliosa!Ne<br />
ho fatta di strada da<br />
quando ho incominciato a cammi-<br />
nare! e mi sembra solo ieri! Se dipendesse<br />
da me ricomincerei di<br />
nuovo ...perché la vita è bella e la<br />
vorrei vivere sempre più!"<br />
Non c'erano parenti da avvisare,<br />
né amici o conoscenti da aspettare…<br />
vennero gli addetti e portarono<br />
via il corpo… Lentamente Martìn<br />
tornò a mirare il cielo della stanzetta<br />
e, non appena gli sembrò opportuno,<br />
chiese se potevano spostarlo<br />
nel letto vicino alla finestra, quello<br />
che Carlos gli aveva lasciato. Fu felice<br />
l'infermiera di accontentarlo e,<br />
assicuratasi che stesse bene, lo lasciò<br />
solo dopo averlo invitato a fare<br />
qualche sforzo per mettersi seduto<br />
sul letto. Il ricordo di tutte le bellezze<br />
esistenti fuori da quella finestra e<br />
il desiderio di tuffarsi nel panorama<br />
che gli occhi di Carlos avevano impresso<br />
nel suo cuore portarono<br />
Martìn a uno sforzo lento e doloroso<br />
per sollevarsi su un gomito e ammirare<br />
per la prima volta il mondo<br />
esterno al di là della finestra.<br />
Ma come! No, non era possibile!<br />
Martìn si stropicciava gli occhi incredulo…la<br />
finestra si affacciava<br />
desolatamente su un muro bianco.<br />
Chiama l'infermiera e le chiede<br />
dove si trovassero le stupende realtà<br />
che l'amico Carlos aveva visto<br />
dalla finestra. "Ma di che cosa stai<br />
parlando, Martìn! - gli rispose l'infermiera<br />
- Carlos era cieco e non<br />
poteva vedere neanche il muro<br />
bianco!" Quante cose si presentarono<br />
nel cuore e nella mente di Martìn!<br />
Si ricordò di quell'antico detto<br />
popolare secondo il quale la vera<br />
amicizia si trova dove ci sono due<br />
corpi, due cuori e due soli occhi.<br />
L'amico sincero sempre tiene lacrime<br />
per te anche se i suoi occhi sono<br />
secchi. Sentì la presenza di Carlos e<br />
l'eco delle sue parole che lo invitavano<br />
a far pace con la vita e… con<br />
se stesso. Come era corretto quanto<br />
la gente del campo spesso ripeteva:<br />
"Le buone sorgenti si riconoscono<br />
nel tempo della siccità e i buoni<br />
amici nel tempo della sofferenza!"<br />
Umidi gli occhi e tenero il cuore il<br />
buon Martìn mormorava: "Caro<br />
Carlos, amico mio, ma quanto mi<br />
hai voluto bene! Pur di tirarmi fuori<br />
dal pozzo, dove un toro cornuto<br />
mi aveva scaraventato, sei riuscito a<br />
vedere oltre l'oscurità! Pur di farmi<br />
felice e mettermi in pace con la vita<br />
e con me stesso hai visto quello che<br />
io ormai non vedevo più!" Una lacrima<br />
gli scivolò giù, e poi un'altra…<br />
e un'altra ancora….. qualcosa<br />
gli stringeva la gola ma non era malinconia…<br />
era sanato davvero…era<br />
sanato dentro e… in quel momento<br />
avrebbe abbracciato anche…un "toro<br />
cornuto!" L'ho incontrato tante<br />
altre volte il caro e indimenticabile<br />
Martìn… soprattutto di sabato sera<br />
quando, a cavallo, scendeva al villaggio<br />
per fare… rifornimento di<br />
birra. Gli amici mi raccontavano<br />
che già dopo i primi bicchieri prendeva<br />
la chitarra e cominciava a cantare<br />
in una lingua strana…non era<br />
spagnolo, non era italiano,… era l'idioma<br />
internazionale di chi trasporta<br />
alcolici dentro di sé…era una<br />
canzone che molte volte avevamo<br />
cantato insieme nel campo e, se non<br />
mi sbaglio, deve la sua composizione<br />
a Enzo Iannacci.<br />
A occhio e croce diceva: "Son<br />
padrone ancor della mia vita, e goder<br />
la voglio sempre più... Vivere<br />
senza malinconia, vivere senza gelosia...<br />
Ridere sempre così giocondo,<br />
ridere delle follie del mondo.<br />
Vivere finché c'è gioventù, perché<br />
la vita è bella. E la voglio vivere<br />
sempre più! Chiaramente gli accordi<br />
venivano dalla birra ed erano<br />
sempre più accordi quanto più bicchieri<br />
svuotava nel suo personaleserbatoio!<br />
Quando l'amore ti ridona<br />
la vista!Capita di incontrare per le<br />
corsie dell'ospedale degenti ai quali<br />
la malattia appanna la vista, la riduce<br />
e, a volte, la toglie al punto da<br />
non vedere più il domani, la salute,<br />
la gioia di riprendere ad amare e di<br />
tornare a gareggiare nello stadio<br />
della vita. Non si tratta di un problema<br />
del reparto di oculistica ma<br />
dell'otorino, della rianimazione,<br />
della vascolare, dell'ortopedia, ...di<br />
ogni reparto, di ogni corsia, di ogni<br />
angolo della vita dove la malattia<br />
come "toro cornuto" ti ferisce e, dopo<br />
averti scombussolato sogni e<br />
programmi preparati con cura, ti<br />
abbandona a "pancia in giù e cu...bo<br />
in su!" Per farti guarire allora non<br />
basta un medico, pur bravo e specializzato<br />
nella sua professione, né<br />
un operatore sanitario laureato o diplomato<br />
con il massimo della lode;<br />
non basta neanche una suora che ti<br />
garantisca ordine, precisione e disponibilità<br />
così come non basta un<br />
cappellano che ti riconcili e ti porti<br />
la comunione…<br />
E' quello il momento dei "Carlos"…<br />
di chi sia pronto a offrirti i<br />
suoi occhi per tornare a vedere…<br />
ma per amore, fratello! ...sempre<br />
per amore…..solo per amore! Il dolore<br />
condiviso si dimezza ma la felicità<br />
partecipata si raddoppia!Volete<br />
chiamarlo: Buon Samaritano? Va<br />
tutto bene! Non è un problema di<br />
nome ma…di occhi!<br />
Don Salvatore Grandioso<br />
Cappellano<br />
58 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
59
RECENSIONI<br />
Scritto da don Salvatore Grandioso, è un aiuto<br />
per la formazione dell'etica professionale<br />
UN LIBRO PER GLI OPERATORI<br />
SOCIO-SANITARI<br />
Mettere a disposizione<br />
degli<br />
altri la propria<br />
vita - nel senso<br />
evangelico del termine -<br />
potrebbe non bastare per<br />
un sacerdote che per oltre<br />
vent'anni è stato parroco<br />
a Copertino (Lecce)<br />
e per circa dieci anni<br />
missionario in America<br />
latina. Ecco perciò gli<br />
appunti, scritti giorno<br />
dopo giorno, come riflessi<br />
nell'intimo di ciò<br />
che quella vita riservava<br />
e sollecitava.<br />
Per don Salvatore<br />
Grandioso, attuale cappellano<br />
dell'ospedale di<br />
Tricase, è giunto il momento<br />
di dare agli altri<br />
anche le proprie riflessioni<br />
e emozioni, ma<br />
non solo. Lo ha fatto<br />
preparando il materiale<br />
per i corsi di formazione<br />
professionale degli Operatori<br />
Socio-Sanitari.<br />
Tuttavia, Elementi di<br />
Etica e Deontologia Sanitaria,<br />
questo il titolo<br />
del volume scritto da<br />
don Salvatore Grandioso<br />
e pubblicato nel febbraio<br />
2006 presso la Tipolito<br />
Greco di Copertino,<br />
non è certo un libro<br />
tecnico ma un testo che<br />
unisce gli opportuni riferimenti<br />
normativi inerenti<br />
il tema trattato con<br />
la vasta esperienza di duomo di fede,<br />
di parroco salentino e di studioso<br />
della materia. L'occasione è stata<br />
offerta, appunto, dalla necessità di<br />
fornire il proprio contributo formativo<br />
all'Operatore Socio-Sanitario,<br />
la nuova figura professionale che<br />
affiancherà l'infermiere, in linea<br />
con "la nuova dimensione della medicina<br />
che cerca un approccio con<br />
l'ammalato dove tutte le componenti<br />
dell'essere umano sono parimenti<br />
tenute in considerazione" dice l'autore<br />
nell'introduzione e prosegue:"Tutti<br />
ci rendiamo conto di come<br />
non sia di secondaria importanza<br />
il creare intorno all'ammalato un<br />
ambiente fatto di accoglienza allegra,<br />
pulizia, ordine, delicata atten-<br />
zione alle sue esigenze più elementari,<br />
apertura paziente all'ascolto,<br />
invito sereno all'ottimismo …".<br />
La nuova figura professionale<br />
dovrebbe dunque "specializzarsi in<br />
umanità", "collaborando e integrando<br />
nel modo migliore l'attività più<br />
tecnicistica e scientifica del medico<br />
e dell'infermiere". Un ruolo impegnativo,<br />
per la preparazione del<br />
quale ora c'è questo opportuno manuale<br />
che si compone di quattro<br />
parti: presentazione degli elementi<br />
fondanti dell'etica filosofica, introduzione<br />
alla conoscenza dei Diritti<br />
Umani nella loro storia e contenuto,<br />
principi di deontologia professionale<br />
sanitaria, accenno alle nuove esigenze<br />
postulate dalla medicina soli-<br />
In libreria<br />
Presentato il volume di Roberto Muci e Cosimo Giannuzzi<br />
STORIA DELL'OSPEDALE DI SCORRANO<br />
stica. L'accuratezza, la sensibilità e<br />
l'entusiasmo con cui l'autore ha preparato<br />
questo lavoro sono compendiati<br />
nelle frasi conclusive: "Tu che<br />
ti accingi a prestare la tua opera a<br />
servizio di qualche persona ammalata,<br />
ricorda che sarà certamente<br />
importante la tua preparazione tecnica<br />
e la tua capacità professionale<br />
nell'assolvere con serietà e responsabilità<br />
la tua opera; ma non lo è da<br />
meno il tuo modo di avvicinarti a<br />
chi soffre con umanità e rispetto".<br />
"Se poi ti porti dietro anche un poco<br />
di fede, ricorda le parole di Gesù<br />
di Nazaret: 'Vieni, benedetto del padre<br />
mio: perché ero ammalato e venisti<br />
a visitarmi!'".<br />
Il 29 dicembre scorso, presso l'aula magna<br />
della Scuola media di Scorrano (Lecce),<br />
davanti a folto pubblico, è stato presentato il<br />
volume "Storia dell'Ospedale 'Ignazio Veris<br />
Delli Ponti' di Scorrano" (pagine 320, con ampia<br />
documentazione fotografica) scritto da<br />
Roberto Muci (sociologo e teologo, Dirigente<br />
scolastico negli Istituti superiori a Maglie) e<br />
Cosimo Giannuzzi (sociologo e docente nei<br />
Licei statali a Maglie) ed edito da Carra editrice<br />
di Casarano.<br />
Moderato dal prof. Gino L. Di Mitri e<br />
con la partecipazione del dr. Mario Pendinelli<br />
(sindaco di Scorrano), del dr. On. Luigi Pepe<br />
(vice presidente Ordine dei Medici della provincia<br />
di Lecce) e del dr. Francesco Carra<br />
(editore), l'incontro ha avuto come relatore<br />
principale il dr. Rodolfo Fracasso di Tricase,<br />
medico presso il Servizio Trasfusionale dell'Azienda<br />
Ospedaliera "Cardinale Giovanni<br />
<strong>Panico</strong>" di Tricase, giornalista ed autore, tra<br />
l'altro, dell'apprezzato volume dedicato alla<br />
storia dell'Antico Ospedale di Tricase.<br />
60 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
61
ARTE<br />
Giuseppe Afrune ha dipinto<br />
sedici ritratti di Giovanni Paolo II che resteranno<br />
in mostra permanente nella citta di Cracovia (Polonia)<br />
UN PITTORE SALENTINO IN VATICANO<br />
Il valore della sua arte è ormai<br />
riconosciuto a livello nazionale<br />
e se ne è avuta conferma recente<br />
dal successo della mostra monotematica<br />
(La luce: il senso di una<br />
vita) di ritratti di S.S. Giovanni<br />
Paolo II svoltasi dal 3 al 17 aprile<br />
scorso a Lecce nel Castello di Carlo<br />
V. Nato a Specchia P. (Lecce) circa<br />
cinquantadue anni fa, Giuseppe<br />
Afrune è docente di disegno ed educazione<br />
visiva negli Istituti d'Arte<br />
statali e ha al suo attivo numerose<br />
mostre svoltesi in varie parti del<br />
mondo (Istanbul, Seul, Parigi, Tokyo,<br />
Washington …) dal 1982 a oggi.<br />
Le sue opere sono esposte anche<br />
in Vaticano e il rapporto con Papa<br />
Giovanni Paolo II è stato particolarmente<br />
fecondo per l'artista.<br />
Gli chiediamo di parlarcene<br />
"Nell'arco di tre anni ho avuto<br />
l'onore e il piacere di incontrare per<br />
quattro volte Sua Santità Giovanni<br />
Paolo II e in una di queste quattro<br />
circostanze ho avuto il privilegio di<br />
una udienza privata con tutta la mia<br />
famiglia, il 7 dicembre 2004".<br />
E' stata un'eperienza particolarmente<br />
coinvolgente?<br />
"Da un po' di tempo avevo iniziato<br />
un mio cammino spirituale ma<br />
l'incontro col Papa è stato determinante<br />
per far aumentare in me la fede<br />
e per completarmi come uomo".<br />
Come mai è venuta l'idea della<br />
mostra tematica?<br />
"La sua morte mi ha molto colpito<br />
nell'intimo e ho deciso di dipingere<br />
alcuni suoi ritratti come riconoscenza<br />
nei suoi confronti; La<br />
luce: il senso della vita, questo il titolo<br />
che ho scelto per mettere in<br />
evidenza la luce come propagazione<br />
della fede; l'idea risale a qualche<br />
tempo fa e questa interpretazione<br />
del connubio tra arte e fede era stata<br />
condivisa dal Santo Padre tanto<br />
che mi aveva fatto giungere la sua<br />
soddisfazione tramite il suo segretario<br />
monsignor Stanislao Dziwisz;<br />
dopo la sua scomparsa ho concretizzato<br />
quell'idea".<br />
A lato.<br />
L’ATTENZIONE (affresco su tavola).<br />
In basso da sinistra:<br />
CONTEMPLAZIONE (affresco su tavola);<br />
DIVINO SOSTEGNO (affresco su tavola).<br />
Nella pagina successiva:<br />
MISERICORDIA (affresco su tavola).<br />
62 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />
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64 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006