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BEATO LUIGI BIRAGHI: DAL 1855 L’ANNUNCIO DELLA SPERANZA<br />

MONS. LUIGI BIRAGHI BEATO<br />

In margine alla cerimonia di Beatificazione svoltasi a Milano il 30 aprile 2006<br />

UOMO DI FEDE EDUCATORE E GUIDA SPIRITUALE<br />

Intervento del Card. Josè Saraiva Martins, Legato Pontificio<br />

“DAVANTI A SÌ GRAN NUMERO DI TESTIMONI”<br />

Beatificazione di don Luigi Biraghi e di don Luigi Monza<br />

I DUE NUOVI BEATI: UN GRAN DONO DI DIO ALLA NOSTRA CHIESA<br />

Le Celebrazioni svoltesi presso l’Istituto delle Marcelline di Lecce<br />

UNA VITA PER IL BENE DELLA SOCIETÀ E DELLA CHIESA<br />

Le Celebrazioni svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera Tricasina<br />

UNA VITA PER IL SIGNORE<br />

SPECIALE<br />

Le origini e le finalità della Congregazione che si ispira a un grande modello<br />

LE SUORE DI SANTA MARCELLINA<br />

INCONTRI<br />

L’A.O. Card. G. <strong>Panico</strong> trae dalla propria storia lo slancio per sempre maggiori traguardi<br />

RIFLETTERE SUL PASSATO, PROTESI VERSO IL FUTURO<br />

Sul filo della memoria lo sguardo appassionato alle origini ma anche l’analisi lucida del presente<br />

RIPENSARE AL PASSATO PER PROGETTARE IL FUTURO<br />

Un Ospedale che è stato un vero atto di coraggio e di lungimiranza giuridica, politica e strategica<br />

LA FONDAZIONE A.O. CARD. G. PANICO NELLA SANITÀ PUGLIESE<br />

I medici Gaetano Renda e Franco Leo restano l’architrave fondativa del nosocomio tricasino<br />

ECCELLENZA IN SANITÀ: RUOLO DELLE PROFESSIONALITÀ<br />

Guida dinamica e pratica, sempre prodigo di stimoli e incoraggiamenti maestro impeccabile<br />

FRANCO LEO NELLA TESTIMONIANZA DI UN SUO COLLABORATORE<br />

ATTUALITÀ<br />

Resoconto del VI° Convegno di primavera della Società italiana di Chirurgia<br />

SANITÀ E POLITICA<br />

Viaggio in Terra Santa in un periodo di crisi sociale e politica<br />

SULLE VIE DELLA PACE<br />

FORMAZIONE<br />

L’importanza di conoscere la complessità dell’Offerta Formativa delle nostre Università<br />

ESSENZIALITÀ DELL’ORIENTAMENTO PER IL FUTURO DEI GIOVANI<br />

La sanità italiana ed europea ha bisogno non di “piccoli-medici” ma di “grandi-infermieri”<br />

DA PROFESSIONISTA SANITARIO “AUSILIARIO”<br />

A PROFESSIONISTA SANITARIO<br />

In tema di nuove specializzazioni ecco la figura dell’infermiere legale<br />

NURSING FORENSE: NUOVE PROSPETTIVE<br />

PER LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA<br />

AMBIENTE, SOCIETÀ, SALUTE<br />

Una metodica innovativa, non invasiva ed estremamente efficace<br />

LE ONDE D’URTO IN ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA<br />

TESTIMONIANZE<br />

Quando la malattia entra d’improvviso nella nostra vita<br />

NON MI FANNO SENTIRE UN NUMERO<br />

Miracoli di Ospedale<br />

QUANDO L’AMORE RIDONA LA VISTA<br />

RECENSIONI<br />

Scritto da don Salvatore Grandioso, è un aiuto per la formazione dell’etica professionale<br />

UN LIBRO PER GLI OPERATORI SOCIO-SANITARI<br />

ARTE<br />

Giuseppe Afrune ha dipinto sedici ritratti di Giovanni Paolo II<br />

UN PITTORE SALENTINO IN VATICANO<br />

SOMMARIOEDITORIALE<br />

Pag. 2<br />

» 3<br />

» 9<br />

» 12<br />

» 16<br />

» 18<br />

» 20<br />

» 28<br />

» 30<br />

» 37<br />

» 39<br />

» 44<br />

» 45<br />

» 47<br />

» 49<br />

» 51<br />

» 53<br />

» 54<br />

» 56<br />

» 57<br />

» 60<br />

» 62


EDITORIALE<br />

BEATO LUIGI BIRAGHI:<br />

DAL 1855 L'ANNUNCIO DELLA SPERANZA<br />

Il fondatore dell’Ordine delle<br />

Suore Marcelline, monsignor<br />

Luigi Biraghi è beato.La cerimonia<br />

di beatificazione si è svolta<br />

in piazza Duomo a Milano il 30<br />

aprile scorso ed è stata officiata dal<br />

Cardinale Luigi Tettamanzi. La nostra<br />

rivista intende dare il giusto rilevo<br />

all’avvenimento non solo riferendo<br />

dell’importante rito religioso<br />

svoltosi nel capoluogo lombardo<br />

ma anche delle celebrazioni che<br />

hanno avuto luogo dal 25 al 27<br />

maggio presso l’Istituto Marcelline<br />

di Lecce e il 31 maggio e 3 giugno<br />

a Tricase, nella nostra Azienda<br />

ospedaliera.<br />

A noi ora il compito di andare<br />

anche oltre le pur necessarie cerimonie<br />

e meditare sulla figura e l’opera<br />

del nuovo beato per cercare di<br />

imitarne lo spirito caritatevole e<br />

l’abnegazione cristiana. L'incondizionato<br />

amore per Gesù Cristo e l'imitazione<br />

di Lui come "Maestro" e<br />

"modello" sono alla base della spiritualità<br />

e dell'azione caritativa di<br />

monsignor Luigi Biraghi.<br />

Egli fu sempre pronto a prestare<br />

l'opera sua nelle necessità materiali<br />

e spirituali dei poveri, degli infermi.<br />

In particolare a Cernusco, dove intraprese<br />

iniziative socio-caritative<br />

ed assistenziali.<br />

Egli si occupò dell'amministrazione<br />

della <strong>Pia</strong> Opera Ospedaliera<br />

"Ambrogio Uboldo" e durante l'epidemia<br />

di colera del 1836, insieme<br />

ad altri Sacerdoti, si prese cura dei<br />

malati a Castello sopra Lecco. "Noi<br />

seguitiamo innanzi come nei giorni<br />

passati pei sani e pei malati e dove i<br />

parroci ci chiamano corriamo, Vostra<br />

Eminenza adunque riposi tran<strong>qui</strong>llo<br />

per questi paesi che noi, fin<br />

dove le forze permetteranno, ci presteremo<br />

per tutto..." (Lettera del 21<br />

luglio 1836).<br />

Verso i poveri e gli infermi sentiva<br />

forte "compassione" e "tenerez-<br />

Tricase. Azienda Ospedaliera “Card. G. <strong>Panico</strong>” (veduta aerea). Da sin. in basso e in<br />

senso antiorario: Oasi, Polo Didattico Universitario, Ospedale.<br />

za", virtù caratterizzanti il carisma<br />

ereditato dalle sue Marcelline.<br />

In una lettera del 1841 esorta le<br />

Suore ad "amare Gesù, il prossimo...<br />

gli infermi che sono i fratelli<br />

speciali". Persino l'educazione delle<br />

alunne doveva passare attraverso il<br />

contatto della sofferenza altrui: "vedano<br />

le inferme e conoscano i loro<br />

travagli di corpo e di anima".<br />

Qualche anno dopo, nel 1859,<br />

quando la battaglia di Magenta lasciò<br />

un gran numero di feriti, la cristiana<br />

carità richiedeva suore di<br />

ogni ordine per assistere i poveri<br />

sofferenti: alle Marcelline venne affidato<br />

l'Ospedale di S. Luca con oltre<br />

seicento feriti.<br />

Una piccola comunità ospedaliera<br />

"là si alloggiava, là si pregava,<br />

là si affaticava, là si rifocillava".<br />

Così Madre Marina, alla direzione<br />

dell'ospedale, si esprimeva: "Sofferenti<br />

da assistere, amputati da medicare,<br />

morenti da confortare ed aiutare<br />

con i conforti religiosi al duro<br />

trapasso. Sorveglianza... prudenza<br />

somma e grande disinvoltura coi<br />

Medici curanti... dignitoso contegno,<br />

fermezza di volere, garbatezza<br />

di modi coi malati, cogli addetti,<br />

con le Autorità...<br />

Nel momento del commiato si<br />

lasciava desiderio di noi, conservando<br />

decorosa e cordiale amicizia<br />

con tutti."<br />

Le Marcelline di oggi, come<br />

quelle di allora, fedeli al carisma<br />

del Biraghi, continuano a prendersi<br />

cura, in Italia e nel mondo, di tanti<br />

ammalati che attendono un gesto di<br />

speranza.<br />

Sr. Margherita Bramato<br />

Direttore Generale<br />

Milano MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO<br />

Nella piazza del Duomo di<br />

Milano, il 30 aprile scorso,<br />

la Chiesa ha dunque proclamato<br />

beato monsignor Luigi Biraghi,<br />

sacerdote milanese e fondatore<br />

della Congregazione delle Suore di<br />

S. Marcellina, la pia Istituzione che<br />

da ben centosessantotto anni si occupa<br />

sia di educazione e formazione<br />

cristiana (con Collegi e strutture<br />

scolastiche a Milano, Genova, Lecce,<br />

Foggia e anche in Francia, Messico,<br />

Inghilterra, Canada, Svizzera<br />

francese, Albania e Benin) sia di assistenza<br />

sanitaria (con l’ospedale di<br />

Itaquera in Brasile e l’italiana<br />

azienda ospedaliera ‘Cardinale<br />

Giovanni <strong>Panico</strong>’ di Tricase in provincia<br />

di Lecce).<br />

Mons. Luigi Biraghi istituì la<br />

Congregazione (che oggi nella grazia<br />

del Signore annovera circa 700<br />

suore) “con l’unico intento di radunar<br />

figliuole che potessero diventar<br />

sante” e che nell’azione di cristiano<br />

apostolato avessero il Vangelo quale<br />

punto di riferimento per ricondurre<br />

a Cristo il mondo contemporaneo<br />

lusingato da un progresso<br />

materialista e ateo. Sante per educare,<br />

alla ricerca e alla gelosa custodia<br />

del Bene superiore attraverso la formazione<br />

cristiana e professionale in<br />

un’unica identità ideale che promuova<br />

l’uomo nella sua imprescindibile<br />

interezza di anima e corpo<br />

perché sia fermento vivo nella società<br />

secolarizzata.<br />

Per divino disegno la dimensione<br />

spirituale dell’uomo si è da sempre<br />

intrecciata con la sofferenza,<br />

trovando in essa il banco di prova<br />

stabilito dalla Provvidenza ma anche<br />

la linfa vitale della fede perché<br />

In margine alla cerimonia di beatificazione<br />

svoltasi a Milano il 30 aprile 2006<br />

UOMO DI FEDE<br />

EDUCATORE E GUIDA SPIRITUALE<br />

l’umana disperazione non abbia a<br />

prevalere. La sofferenza come lavacro<br />

dell’anima e occasione di riscatto<br />

è un concetto che ha accompagnato<br />

spesso gli albori stessi della<br />

cristianità ma l’uomo che soffre<br />

non può essere lasciato solo perché<br />

nell’intimo travaglio e nell’aiuto<br />

del proprio simile colga a pieno<br />

l’essenza della propria spiritualità.<br />

Ecco dunque le concrete motivazioni<br />

dell’impegno e dello slancio<br />

missionario delle Suore Marcelline<br />

sia nel settore della scuola sia<br />

in quello dell’assistenza. Il carisma<br />

della Congregazione può apparire<br />

duplice perché teso a educazione e<br />

formazione sia del corpo che dello<br />

spirito ma è in realtà unico perché si<br />

rivolge all’uomo nella sua integrità.<br />

La presenza al fianco del sofferente<br />

appartiene d’altra parte alla<br />

prima ora dell’erezione canonica<br />

delle Marcelline, celebrata a Vimercate<br />

il 13 settembre 1852; lo si deduce<br />

dagli scritti dello stesso mons.<br />

Biraghi che sottolineava come dovevano<br />

“al bisogno le suore prestarsi<br />

anche per ospedali di colerosi<br />

e di militari feriti e di simili eventualità”<br />

riferendosi ai già trascorsi<br />

episodi bellici del 1855 a Vimercate<br />

e del 1859 a Milano.<br />

Educazione e assistenza, istruzione<br />

e cristiana carità, formazione<br />

e umano conforto, scuole e ospedali:<br />

ecco i simboli dell’ultracentenario<br />

ma anche quotidiano e instancabile<br />

impegno delle Suore Marcelline<br />

nel mondo.<br />

Chi è il nuovo beato?<br />

Eccone il profilo biografico e<br />

alcuni scritti, così come divulgati,<br />

in preparazione della celebrazione<br />

di beatificazione, dal Servizio per<br />

la Pastorale liturgica e del Comita-<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006.<br />

Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

2 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

3


to Organizzatore dell’evento (a cura<br />

di Rodolfo Fracasso).<br />

PROFILO BIOGRAFICO<br />

DI MONS. LUIGI<br />

BIRAGHI (1801-1879)<br />

Luigi Biraghi nacque il 2 novembre<br />

1801, <strong>qui</strong>nto degli otto figli<br />

di Francesco e Maria Fini, agricoltori<br />

fittavoli di solida fede cristiana<br />

nel paese di Vignate (Milano) e fu<br />

battezzato poche ore dopo la sua<br />

nascita con i nomi di Giulio Luigi.<br />

Pochi anni dopo, l'intero clan familiare<br />

dei Biraghi si trasferì a Cemusco<br />

sul Naviglio, dove il padre,<br />

Francesco, e gli zii avevano ac<strong>qui</strong>stato<br />

alcune cascine - la Torriana, la<br />

Castellana, la Imperiale – per assicurare<br />

un avvenire migliore ai loro<br />

figli. Fu educato secondo le solide<br />

tradizioni cristiane<br />

del tempo<br />

e, in particolare,<br />

a dare<br />

sempre il meglio<br />

di sé ed all'impegnocivile:<br />

lo stesso suo<br />

padre Francesco<br />

fu Sindaco<br />

di Cemusco.<br />

Ricevette il<br />

sacramento dellaConfermazione<br />

il 28 aprile<br />

1807 nella<br />

chiesa prepositurale<br />

di Gorgonzola<br />

dal vescovofrancescanomonsignor<br />

Eugenio<br />

Perina e poco<br />

dopo - tra il<br />

1809 e il 1812 -<br />

fu accolto come<br />

convittore nel<br />

Collegio CavalIeri<br />

di Parabiago,<br />

che garanti-<br />

va una completa<br />

formazione<br />

umana, culturale e cristiana.<br />

LA VOCAZIONE<br />

AL SACERDOZIO<br />

Sotto la guida del Rettore del<br />

Collegio, don Agostino Peregalli,<br />

che era anche parroco di Parabiago,<br />

il giovane Luigi maturò la sua vocazione<br />

al sacerdozio e il 5 dicembre<br />

1812 fu ammesso a vestire l'abito<br />

talare dei giovani seminaristi,<br />

poiché – come scrisse sulla domanda<br />

di ammissione– era "desideroso<br />

già da alcuni anni, di abbracciare lo<br />

stato ecclesiastico".Terminati gli<br />

studi al CavalIeri, il 5 novembre<br />

1813 Luigi Biraghi entrò nel Seminario<br />

di Castello sopra Lecco, che<br />

accoglieva allora più di cento ragazzi,<br />

per seguire i corsi detti di<br />

"Umanità". Trascorsero così dodici<br />

anni: Luigi dal Seminario di Castel-<br />

Cernusco (Mi). L’oratorio di S. Teresa, presso il quale il 29 maggio 1825<br />

don Luigi Biraghi celebrò la S. Messa per la prima volta<br />

lo sopra Lecco passò a quello di<br />

Monza e di <strong>qui</strong> al Seminario Maggiore<br />

di Milano, situato nell'attuale<br />

Corso Venezia. Accettò di buon grado<br />

la disciplina severa di quegli anni,<br />

senza che venisse meno il suo<br />

spirito cordiale: "Mi ricordo il molto<br />

ridere che abbiamo fatto insieme",<br />

gli scrisse ancora dopo molti<br />

anni un compagno di Seminario,<br />

don Giovanni Genderini. Luigi Biraghi<br />

diede sempre ottima prova di<br />

sé sia negli studi sia nelle relazioni<br />

personali sia nella vita spirituale.<br />

Nei registri del Seminario di quegli<br />

anni si legge costantemente: "Luigi<br />

Biraghi riesce molto bene e molto<br />

diligentemente in tutto". Non mancarono<br />

tuttavia le prove: nel 1815, a<br />

pochi mesi di distanza tra loro, morirono<br />

i suoi due fratelli maggiori,<br />

Giuseppe e Giovanni, e suo padre<br />

fu trascinato in una dolorosa diatriba<br />

per essere<br />

stato derubato<br />

di una forte<br />

somma di denaro,appartenente<br />

al Comune di<br />

Cernusco, di<br />

cui era Sindaco.<br />

Luigi Biraghi<br />

non perse la<br />

fiducia nella<br />

Provvidenza né<br />

l'abbandono alla<br />

volontà di<br />

Dio e il 28<br />

maggio 1825 fu<br />

ordinato sacerdote<br />

nel Duomo<br />

di Milano<br />

dall'arcivescovo<br />

Carlo Gaetano<br />

Gaisruck<br />

che, in considerazione<br />

delle<br />

sue qualità di<br />

educatore, lo<br />

aveva già destinato<br />

come vicerettore<br />

ed insegnante<br />

di greco<br />

nel Seminario<br />

di Monza.<br />

DOCENTE E DIRETTORE<br />

SPIRITUALE<br />

Per otto anni insegnò materie<br />

letterarie nelle sedi del Seminario<br />

Minore sino a che – a soli trentadue<br />

anni – fu nominato direttore spirituale<br />

del Seminario Maggiore: sarebbe<br />

toccato a lui formare spiritualmente<br />

i candidati al sacerdozio<br />

nell'ultimo e più impegnativo tratto<br />

del cammino. Il compendio del suo<br />

itinerario formativo si trova nel Catechismus<br />

Ordinandorum, pubblicato<br />

per volontà dell' arcivescovo<br />

Gaisruck, perché tutto il clero potesse<br />

conoscere ed applicare le linee<br />

della rinnovata spiritualità sacerdotale,<br />

che egli proponeva alla Diocesi,<br />

sempre più coinvolta nei tumultuosi<br />

anni del Risorgimento italiano.<br />

Don Luigi Biraghi non si limitò<br />

in ogni caso alla formazione giovanile<br />

all'interno del Seminario. Coltivò<br />

la predicazione e l'accompagnamento<br />

spirituale anche dei laici, dei<br />

giovani soprattutto. In particolare<br />

fu presto convinto dell'importanza<br />

della formazione culturale e dell' attenzione<br />

cordiale alle novità, che<br />

andavano diffondendosi nella società,<br />

senza temere i segni di progressivo<br />

allontanamento dalla fede<br />

della società, che già allora si coglievano.<br />

Pertanto, sostenne la nascita<br />

e la diffusione dei quotidiani<br />

di ispirazione cattolica, come L'Amico<br />

Cattolico e, in seguito, L'Osservatore<br />

Cattolico, cercando sempre<br />

di evitare i toni polemici ed intransigenti.<br />

LA FONDAZIONE DELLE<br />

SUORE MARCELLINE<br />

Sempre alla sua convinzione<br />

dell'importanza della formazione<br />

completa – culturale, umana e spirituale<br />

– delle giovani generazioni si<br />

deve attribuire la fondazione delle<br />

Suore Marcelline, le quali, attraverso<br />

la formazione cristiana delle fanciulle,<br />

avrebbero contribuito a for-<br />

Madre Marina Videmari,<br />

co-fondatrice della Congregazione<br />

delle Suore Marcelline<br />

mare famiglie cristiane, che diffondessero<br />

a loro volta i valori cristiani<br />

nella società. Può essere significativo<br />

notare che il Catechismus<br />

Ordinandorum vide le stampe nello<br />

stesso anno in cui don Luigi, per<br />

ispirazione della Madonna - come<br />

lui stesso confidò - decise di fondare<br />

le Marcelline e di aprire a Cernusco<br />

sul Naviglio la prima casa del<br />

nascente Istituto religioso. È il segno<br />

che il suo impegno di formatore<br />

dei giovani seminaristi si coniugava<br />

con un identico zelo nella formazione<br />

dei giovani e delle giovani<br />

laici del suo tempo. Fu sempre incoraggiante<br />

sui sentieri del bene e<br />

dell' impegno sia esortando le Marcelline,<br />

sia sostenendo le aspirazioni<br />

dei giovani seminaristi, soprattutto<br />

durante le Cinque Giornate di<br />

Milano, nel 1848, preoccupandosi<br />

solo che i seminaristi evitassero<br />

ogni forma di violenza, perché contraria<br />

al Vangelo, che insegna ad<br />

amare e pregare anche per i nemici.<br />

INCARICATO DAL PAPA<br />

Egli fu sempre convinto che solo<br />

la pace e il rispetto tra gli uomini<br />

sono garanzia di un futuro migliore.<br />

E fu pronto ad ogni fatica per diffondere<br />

l'ideale di concordia e di<br />

fraternità, come quando, nel 1862,<br />

Pio IX, che lo conosceva e lo apprezzava,<br />

lo invitò a farsi pacificatore<br />

del clero ambrosiano diviso tra<br />

le opposte correnti di liberali ed intransigenti.<br />

In quest' opera pacificatrice<br />

tra i sacerdoti dei due schieramenti,<br />

in gran parte suoi figli spirituali,<br />

monsignor Biraghi si adoperò<br />

sino alla morte, esponendosi agli attacchi<br />

di alcuni avversari ed a giudizi<br />

sfavorevoli da lui sopportati<br />

sempre con umiltà e serenità.Al ritorno<br />

degli Austriaci a Milano, egli<br />

fu allontanato con altri tredici educatori<br />

e dopo un'umiliante attesa fu<br />

alla fine – nel 1855 - nominato Dottore<br />

della Biblioteca Ambrosiana,<br />

della quale divenne successivamente<br />

Vice Prefetto. Da allora e per<br />

ventiquattro anni si dedicò alla<br />

Congregazione delle Suore Marcelline;<br />

alla direzione spirituale, per la<br />

quale era molto ricercato; all'impegno<br />

sociale, allo studio assiduo, come<br />

gli era richiesto dai suoi doveri<br />

presso la Biblioteca Ambrosiana e<br />

come è attestato dalle numerosissime<br />

sue pubblicazioni su argomenti<br />

di storia della Chiesa, di archeologia<br />

cristiana, di teologia, convinto<br />

come era che l'impegno scientifico<br />

era prezioso per la stessa religione.<br />

Tra i frutti più preziosi di questa<br />

sua dedizione alla scienza fu il ritrovamento<br />

dell'urna contenente le<br />

reli<strong>qui</strong>e di sant'Ambrogio e dei santi<br />

Gervasio e Protasio durante i lavori<br />

di restauro della basilica omonima.<br />

I SUOI FIGLI SPIRITUALI<br />

Accanto all'impegno culturale<br />

va ricordato quello sociale: monsignor<br />

Biraghi fu per diciotto anni –<br />

dal 1860 al 1878 – consigliere comunale<br />

di Cernusco e Presidente<br />

della Commissione della Carità.<br />

Ancor più importanti sono i frutti di<br />

santità che monsignor Biraghi ha<br />

saputo suscitare. Tra le molte perso-<br />

4 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

5


ne che egli accompagnò sui sentieri<br />

del bene e di Dio potremmo citare il<br />

conte Giacomo Mellerio, uno dei<br />

più generosi benefattori dell'Ottocento<br />

cattolico ambrosiano, vero<br />

padre di tutte le iniziative di carità<br />

ed in particolare dei molti Oratori<br />

che sorsero in Milano in quegli anni.<br />

Accanto a lui dovremmo porre<br />

don Giuseppe Spreafico, fondatore<br />

delle Scuole notturne di carità e don<br />

Carlo Sammartino, fondatore dell'<br />

Istituto per la Fanciullezza abbandonata,<br />

una realtà che ha segnato in<br />

modo eccezionale la vita di Milano<br />

e ha permesso a migliaia e migliaia<br />

di giovani di continuare o di riprendere<br />

a sperare.<br />

Questi discepoli esprimono l'ideale<br />

stesso di prete che coltivò<br />

monsignor Biraghi: un clero santo,<br />

dedito alla carità ed alla missione<br />

verso tutti in patria e ad gentes.<br />

Monsignor Biraghi, infatti, fu anche<br />

consigliere spirituale di Angelo Ramazzotti<br />

e Giuseppe Marinoni, fon-<br />

6 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

datori dell'Istituto Milanese per le<br />

Missioni Estere, 1'attuale PIME<br />

(Pontificio Istituto Missioni Estere),<br />

al quale inviò alcuni alunni del<br />

Seminario che hanno come lui percorso<br />

il cammino di santità: il beato<br />

Giovanni Mazzucconi, il primo sacerdote<br />

ambrosiano beatificato dopo<br />

san Carlo Borromeo, morto martire<br />

a Woodlark nel 1855; i Servi di<br />

Dio padre Carlo Salerio, fondatore<br />

delle Suore della Riparazione, e<br />

don Biagio Verri, fondatore dell'<br />

Opera per il riscatto delle morette,<br />

che mirava a sottrarre le ragazze negre<br />

alla schiavitù larvata, nella quale<br />

si trovavano dopo essere state<br />

portate in Italia.<br />

Né meno preziosi i frutti del suo<br />

impegno con le Suore Marcelline,<br />

tra le quali risplende la beata Maria<br />

Anna Sala, una delle sue prime discepole<br />

e la prima beata della Congregazione,<br />

che fu tra 1'altro 1'educatrice<br />

della mamma di Paolo VI,<br />

Giuditta Alghisi.<br />

Carico di anni e di fatiche, ono-<br />

Milano. Il Collegio di via Quadronno<br />

rato dallo stesso Pio IX che lo nominò<br />

suo Prelato Domestico, circondato<br />

dall'ammirazione affettuosa<br />

del clero e del popolo milanese<br />

come da quello delle sue figlie spirituale,<br />

monsignor Biraghi morì,<br />

dopo una breve malattia, l' 11 agosto<br />

1879 presso la foresteria del<br />

Collegio di via Quadronno in Milano.<br />

Il suo corpo fu poi portato nella<br />

Cappella della Casa Madre di Cernusco<br />

sul Naviglio, ove tuttora riposa<br />

e dove avvenne il miracolo<br />

che coronò la sua Causa di Beatificazione.<br />

Questa era stata iniziata nel<br />

1966 dall' Arcivescovo di Milano,<br />

cardinale Giovanni Colombo; trovò<br />

il suo primo coronamento il 20 dicembre<br />

2003, quando papa Giovanni<br />

Paolo II lo dichiarò Venerabile,<br />

ed ora si compie con la beatificazione,<br />

decretata oggi dal papa Benedetto<br />

XVI.<br />

DAGLI SCRITTI DI<br />

MONS. LUIGI<br />

BIRAGHI<br />

DAL SALUTO AI SEMINARISTI<br />

PROSSIMI ALL’ORDINAZIONE<br />

SACERDOTALE<br />

La dottrina, la sapienza, la<br />

verità sono affidate a voi, a voi<br />

commessi i misteri del regno e<br />

le vostre labbra custodiranno la<br />

scienza e la diffonderanno in<br />

nome di Dio sui popoli. E tale è<br />

la grazia concessa alle vostre<br />

labbra che alla parola vostra obbedirà<br />

Dio, si aprirà il cielo, si<br />

chiuderà l'inferno. Si diffonderanno<br />

tutte intorno le grazie sul popolo fedele,<br />

tanto che si potrà dire anche di<br />

voi in senso spirituale: chi è costui<br />

che comanda al mare e i venti obbediscono<br />

a lui? […]<br />

Combattete, ma non per levare<br />

alto la vostra fortuna, non per procacciarvi<br />

preminenze fastose, non a<br />

far valere capricci o private soddisfazioni,<br />

sì bene per la verità e la<br />

giustizia. Tale è la guerra del Sacerdote:<br />

combattere a favore della verità<br />

e della giustizia per mezzo della<br />

verità, per virtù di sofferenze,<br />

vincere colla mansuetudine, trionfare<br />

colla pazienza, venir ad avere<br />

corona col patire. Le nostre armi sono<br />

la parola di Dio, le lagrime e l'orazione<br />

e la nostra gloria la croce di<br />

Gesù Cristo e tutta la nostra scienza<br />

e provvisione: Gesù e Gesù Crocifisso<br />

[…] Il sacerdozio non è stato<br />

di ozio, ma di fatica, non officio di<br />

comparsa, ma impegno di occupazione,<br />

non tanto divisa di gloria,<br />

quanto onore di travaglio. Con quei<br />

mezzi che sembrano i più disutili al<br />

mondo: e appunto modo mirabile è<br />

quello di vincere col patire. […] Fatevi<br />

coraggio, dunque, e rinfrancatevi<br />

ed uscite pure fuori nel campo<br />

del mondo: giacché il sacerdozio si<br />

esercita nel mondo.[…] Tutto santo<br />

è un tanto ministero. E santo deve<br />

essere un tale ministro. Tanto più<br />

idoneo sarà ad intercedere pel po-<br />

polo<br />

quanto<br />

più sarà egli<br />

santo. [….]. Sacerdozio è cosa sacra<br />

e cosa sacra e cosa santa è poi la<br />

medesima cosa.<br />

DA UNA MEDITAZIONE<br />

AI SEMINARISTI<br />

Charitas Christi urget nos (2Cor<br />

5, 14). Vedetelo in sant'Ignazio,<br />

gran vescovo e gran martire, quando<br />

andava alla morte. Amor meus<br />

(Gesù Cristo) crucifixus est per<br />

amor mio, ed io desidero morire per<br />

lui; sono frumento di Cristo, desidero<br />

essere per lui macinato dai<br />

denti dei leoni. Sono frumento di<br />

Cristo. […] Vi raccomando un frequente<br />

esame della vostra vita, se<br />

concordi cogli esempi di Gesù Cristo.<br />

Dire dunque spesso tra di voi:<br />

Gesù non cercava che la gloria del<br />

Padre suo e gli interessi delle anime:<br />

ed io che cerco? Dove tendo?<br />

Qual è il fine e l'anima di ogni mio<br />

passo, di ogni mia azione? Gesù fu<br />

umile e obbediente fino alla morte e<br />

morte di croce? Ed io come seguo<br />

umiltà ed obbedienza? Gesù fu povero<br />

sì che, essendo il padrone di<br />

tutto, per noi si è fatto non solo povero,<br />

ma bisognoso: per noi si è fat-<br />

to povero (cfr. 2Cor 8, 9); Gesù<br />

fu alieno dal mondo e da ogni<br />

pompa e piacere del mondo,<br />

tanto che poté dire: Viene il<br />

principe di questo mondo e<br />

non ha alcun potere su di<br />

me (Gv 14, 30) - io non sono<br />

del mondo (Gv 17,<br />

14.16): ed io come vivo,<br />

come penso, che amo?<br />

Gesù fu dolce e forte,<br />

mansueto e pieno di zelo,<br />

agnello e leone: ed io come<br />

seguo mansuetudine nelle<br />

ingiurie e fortezza nel difendere<br />

la causa di Dio e delle<br />

anime?<br />

DALLE LETTERE ALLE SUE<br />

FIGLIE SPIRITUALI,<br />

LE SUORE MARCELLINE<br />

Da una lettera a<br />

Marina Videmari<br />

(29 luglio 1838)<br />

Carissima, avete ragione: senza<br />

la croce di Gesù Cristo non si può<br />

arrivare alla perfezione; e perciò<br />

ogni volta che siete angustiata, ringraziatene<br />

il Signore. Voi però vedete<br />

che cosa da poco sono queste:<br />

preparatevi a maggiori croci, sino<br />

ad essere degna di bere il pieno calice<br />

di Gesù Cristo.<br />

Figliola, Gesù ci insegna ad abbassarci,<br />

ad umiliarci e noi vogliamo<br />

metterci in mostra! Ringraziatelo<br />

di cuore e vigilate sull' amor proprio<br />

e sulla superbia. Perché turbarvi?<br />

Ogni luogo è la casa del Signore<br />

e dovunque si ama Gesù Cristo,<br />

lì è il Paradiso.<br />

Da una lettera a<br />

Marina Videmari<br />

(14 marzo 1839)<br />

Cara figliuola, in questi giorni<br />

abbiate sempre innanzi agli occhi<br />

Gesù Cristo tradito dai suoi, abbandonato<br />

da tutti, pieno di tedio,<br />

di malinconia, di paura. Eccolo<br />

nell'Orto. Si inginocchia, si butta<br />

ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

7


colla faccia per terra, prega, grida,<br />

piange, dicendo: Padre Mio, devo<br />

proprio berlo questo calice? Se è<br />

possibile schivarlo, ... ma no. Padre,<br />

non la mia volontà, ma sia fatta<br />

la vostra. [...]<br />

Adesso è amara la croce, ma poi<br />

la riuscirà dolce come il miele.<br />

Adesso noi non vediamo dove vanno<br />

a finire certi avvenimenti, certe<br />

disposizioni di Dio, ma poi lo vedremo<br />

e benediremo il Signore e saremo<br />

pieni di meraviglia nel considerare<br />

le grandi sue misericordie. È<br />

buono, vedete, è buono il Signore, e<br />

pieno di tenerezza per noi.<br />

Egli tiene da conto chi lo serve e<br />

lo ama. E se ci amò tanto, quando<br />

noi lo offendevamo, quanto più ci<br />

amerà adesso che lo serviamo. [...]<br />

State, dunque, sempre allegra in<br />

Gesù e Maria, e dite sempre: sia fatta<br />

la volontà di Dio; sia gloria a Dio.<br />

Da una lettera a<br />

Marina Videmari<br />

(2 aprile 1840)<br />

Cara figliuola, voi avete ottime<br />

intenzioni di fare penitenza e dare<br />

esempio alle altre, ma ponete mente<br />

che forse in questi digiuni vi si insinuerà<br />

un po' di vanità e superbietta:<br />

ponete mente che suole essere questa<br />

una tentazione del demonio per<br />

rovinarvi la salute, rendervi cronica,<br />

infermiccia, buona a niente. Adagio,<br />

dunque, con flemma: non diventare<br />

sante in un giorno.<br />

Vera santità è quella di fare il suo<br />

dovere senza cose straordinarie.<br />

Piuttosto attendere ad essere umile,<br />

e diffidente di voi stessa, ad amare<br />

assai il silenzio, a dire frequenti giaculatorie<br />

e brevi orazioni di amore a<br />

Dio; abbiate sempre intenzione retta<br />

e pura di piacere agli occhi di Dio,<br />

del vostro caro Gesù, di imitare in<br />

tutto la sua vita povera, dura, disprezzata,<br />

umiliata, di rallegrarvi nelle<br />

tribolazioni. Coraggio, carissima<br />

Marina, corriamo dietro a Gesù...<br />

Da una lettera alla beata<br />

Maria Anna Sala<br />

(18 febbraio 1848)<br />

Carissima Marianna avete dunque<br />

risoluto di lasciare padre, madre,<br />

la casa, i fratelli, per seguire<br />

Gesù Cristo nella via della perfezione?<br />

Brava Marianna: il Signore vi<br />

benedica. Gran dono vi fa il Signore:<br />

ché non a tutti concede di avere Lui a<br />

sposo e di abitare negli atrii santi e di<br />

celebrarne ogni giorno le lodi nella<br />

compagnia santa delle sue serve e<br />

spose, nella sua Chiesa. Coraggio,<br />

cara figliola. Lascia tutto; che troverai<br />

tutto, dice il Signore, troverai la<br />

pace del cuore, la luce dell' intelletto,<br />

i doni dello Spirito Santo, l'assicurazione<br />

del Paradiso.<br />

Da una lettera a<br />

Giuseppa Rogorini<br />

(21 novembre 1848)<br />

Sacrifica molto chi lascia tutto.<br />

Vedete gli Apostoli. Matteo lasciò<br />

molte ricchezze e seguì Gesù Cristo,<br />

Pietro e Andrea lasciarono una<br />

povera barca e seguirono Gesù Cristo.<br />

Il loro sacrificio fu ugualmente<br />

caro a Gesù. È al cuore che guarda<br />

il Signore. E voi avete sacrificato<br />

tutto il vostro cuore a Gesù. Siete<br />

pronta a vivere povera, umile, casta,<br />

obbediente? Bene: voi avete<br />

fatto un gran sacrificio carissimo al<br />

Signore. Ma non è molto l'aver cominciato.<br />

Il più difficile è il perseverare<br />

fino alla fine. Però non vi<br />

confidate in voi, ma tutta la vostra<br />

fiducia riponete in Gesù Salvatore.<br />

DALLA REGOLA DELLE<br />

SUORE MARCELLINE<br />

DEL 1852<br />

Il fine principale per il quale<br />

venne eretta questa Congregazione,<br />

essendo quello dell'educazione delle<br />

fanciulle, voi tutte, figlie carissime,<br />

dovete essere ben persuase della<br />

grande importanza di vostra vocazione,<br />

e corrispondervi con ogni<br />

premura. […].<br />

Da Dio voi ricevete queste fanciulle,<br />

e voi ne dovete in nome di<br />

lui custodire il corpo e l'anima e<br />

formarle per lui e a lui gran giudice<br />

renderne conto come di cosa la più<br />

cara al suo cuore. Beate, però, voi<br />

che, adempiendo con zelo e perseveranza<br />

questa santa e faticosa missione,<br />

avrete in cielo, oltre il premio<br />

delle vergini, quello pure dei santi<br />

Apostoli e Martiri. […].<br />

Da ultimo, fate che le alunne conoscano<br />

che voi volete loro vero<br />

bene, onde nei futuri bisogni della<br />

vita, abbiano la confidenza di aprirvi<br />

il loro cuore e di accogliere qualche<br />

buon consiglio dalle loro madri<br />

educatrici.<br />

IL SUO SEGRETO<br />

AI PRETI:<br />

O carissimi, ecco la prima, la<br />

più eminente qualità dei ministri di<br />

Gesù Cristo, amare Gesù Cristo,<br />

amarlo davvero, amarlo sopra ogni<br />

cosa.<br />

ALLE MARCELLINE:<br />

Sopra ogni cosa abbiate carissima<br />

la devozione a Gesù salvatore:<br />

meditatene la vita, gli insegnamenti,<br />

la passione, i benefici e fate di<br />

benedirlo in ogni tempo, di amarlo<br />

e di imitarlo, perché questo è il tutto<br />

della religione cristiana.<br />

A TUTTI:<br />

Non vi è bene che nell'amare nostro<br />

Signore Gesù Cristo. Solo nell'amare<br />

Gesù Cristo non dovete<br />

mettere misura.<br />

Milano MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO<br />

Intervento del Card. Josè Saraiva Martins, Legato Pontificio<br />

“DAVANTI A SÌ GRAN<br />

NUMERO DI TESTIMONI”<br />

Per la Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi e don Luigi Monza<br />

30 aprile 2006 - <strong>Pia</strong>zza del Duomo - Milano<br />

“Anche noi dunque, circondati<br />

da un così gran numero di testimoni,<br />

deposto tutto ciò che è<br />

di peso e il peccato che ci intralcia,<br />

corriamo con perseveranza nella<br />

corsa che ci sta davanti, tenendo fisso<br />

lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore<br />

della fede” (Ebr 12, 1).<br />

Questa frase della Lettera agli<br />

Ebrei mi veniva alla mente nei giorni<br />

scorsi, pensando al luogo ed all’occasione,<br />

che ci vede <strong>qui</strong> riuniti.<br />

«Testimone» è oggi questa <strong>Pia</strong>zza<br />

del Duomo di Milano, trasformata<br />

in chiesa dalle voci e dai canti di<br />

tante migliaia di persone, <strong>qui</strong> convenute<br />

per fede in Dio e per devozione<br />

ai novelli Beati.<br />

«Testimoni» sono le circa 3.400<br />

statue di santi e di beati, che nei fornici<br />

esterni delle vetrate, nelle scansioni<br />

dei capitelli delle colonne e<br />

sulle 135 guglie di questo Duomo,<br />

svettano al cielo, facendo corona alla<br />

guglia più alta, dalla quale ci benedice<br />

la Vergine Maria, la «tutta<br />

Santa» e di tutti i santi Regina.<br />

Ed è suggestivo riflettere che la<br />

più antica statua del Duomo sembra<br />

essere quella di san Pietro. È l’indice<br />

di un legame con la Sede di Pietro,<br />

con Roma sempre convintamente<br />

tenuto, sempre virilmente<br />

vissuto dalla Chiesa di Milano.<br />

Di questo non posso che ringraziare<br />

il Signore e – come ha chiesto il<br />

Cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi<br />

– ne farò precisa menzione al<br />

Papa al mio ritorno in Roma.<br />

IL “TESTAMENTO” DEL<br />

CARDINALE SCHUSTER<br />

Tra tutti i Santi e Beati, che <strong>qui</strong><br />

ci fanno corona, uno mi è particolarmente<br />

caro ricordare: il Beato<br />

cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.<br />

Ero un giovane studente di Teologia,<br />

quando egli morì. Ricordo<br />

ancora l’emozione della gente, che<br />

contagiò anche me. Percepii allora<br />

cosa voglia dire la morte di un santo;<br />

cosa voglia dire essere santi.<br />

Ricordo ancora la commozione<br />

che prese tutti – anche me – quando<br />

venimmo a conoscere le parole che<br />

disse ai seminaristi di Venegono pochi<br />

giorni prima di morire, il 18<br />

agosto 1954.<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

8 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

9


Disse loro: «Voi desiderate un<br />

ricordo da me. Altro ricordo non ho<br />

da darvi che un invito alla santità.<br />

La gente pare che non si lasci più<br />

convincere dalla nostra predicazione;<br />

ma di fronte alla santità, ancora<br />

crede, ancora si inginocchia e prega.<br />

La gente pare che viva ignara<br />

delle realtà soprannaturali, indifferente<br />

ai problemi della salvezza.<br />

Ma se un Santo autentico, o vivo o<br />

morto, passa, tutti accorrono al suo<br />

passaggio. Ricordate le folle intorno<br />

alla bara di don Orione? Non dimenticate<br />

che il diavolo non ha<br />

paura dei nostri campi sportivi e dei<br />

nostri cinematografi: ha paura, invece,<br />

della nostra santità».<br />

La conferma odierna delle parole<br />

di Schuster<br />

I due sacerdoti, che oggi ho proclamato<br />

Beati a nome del Santo Padre,<br />

sono la vivente conferma della<br />

verità delle parole del Beato Schuster.<br />

Ci sono <strong>qui</strong> persone giunte da<br />

ogni parte d’Italia e da Nazioni lontane,<br />

collegate con noi anche con la<br />

televisione. Via satellite sono <strong>qui</strong><br />

con noi i fratelli e le sorelle del Canada<br />

e del Messico, dell’Ecuador e<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

del Brasile.<br />

La santità, come diceva il Beato<br />

cardinale Schuster, è veramente capace<br />

ancora – e lo sarà sempre – di<br />

scuotere, di porre in cammino, di<br />

attrarre di nuovo sui sentieri del bene,<br />

dell’amore per Dio e per i fratelli.<br />

Ciò è possibile perché i due nuovi<br />

Beati desiderarono con tutta la<br />

loro vita diventare santi, convinti<br />

che Dio vuole che tutti i suoi figli<br />

divengano santi.<br />

Monsignor Biraghi ripeteva ai<br />

suoi seminaristi: «Santificatevi.<br />

[…] Tutto santo è il vostro ministero.<br />

E santo deve essere un tale ministro.<br />

[…] Sacerdozio è cosa sacra<br />

e cosa sacra e cosa santa è poi la<br />

medesima cosa».<br />

E le stesse parole ripeteva alle<br />

sue Marcelline. Scrisse il 14 luglio<br />

1838 alla sua prima discepola, Marina<br />

Videmari: «Gettatevi nelle<br />

braccia amorose del Signore, beneditelo,<br />

e onoratelo con una vita<br />

sempre più santa».<br />

Né meno preziose sono le parole<br />

di don Luigi Monza alle sue Piccole<br />

Apostole: «Se i miracoli non<br />

sono bastati per convertire il mondo<br />

pagano, occorrerà trovare i mezzi<br />

più adatti. E il mezzo più adatto, anzi<br />

il più efficace, credo sia la santità<br />

della nostra vita. Sia dunque la<br />

nostra vita santa, ma di quella santità<br />

che si presenta come modello da<br />

imitare».<br />

I due Beati anticiparono quello<br />

che ci ha raccomandato il Servo di<br />

Dio Papa Giovanni Paolo II nella<br />

Lettera Apostolica Novo Millennio<br />

ineunte: la santità è la «misura alta<br />

della vita cristiana ordinaria» (n.<br />

31). Un cristiano normale è un cristiano<br />

santo.<br />

Tre passi sulla via della santità<br />

Come ci si può riuscire? Mi<br />

sembra che i Beati che oggi ho proclamato<br />

ci possano indicare tre passi<br />

su questo loro cammino.<br />

Il primo è che la santità si vive<br />

nella quotidianità della propria esistenza,<br />

«facendo bene il bene», come<br />

diceva il Beato Luigi Monza.<br />

Sono le stesse parole che quasi<br />

un secolo prima (il 2 aprile 1840) il<br />

Beato Biraghi scriveva a Marina<br />

Videmari: «Vera santità è quella di<br />

fare il suo dovere senza cose straordinarie.<br />

Piuttosto attendete ad essere<br />

umile, ad amare il silenzio, a (de-<br />

siderare) di piacere agli occhi di<br />

Dio, di imitare in tutto la vita di Gesù».<br />

Da <strong>qui</strong>, dunque, il secondo passo.<br />

La santità ha bisogno di contemplare<br />

il Signore, di nutrirsi ogni<br />

giorno della Sua Parola.<br />

Non è un caso che le Piccole<br />

Apostole abbiano come loro icona<br />

la pagina degli Atti degli Apostoli,<br />

che descrive idealmente la Comunità<br />

dei primi cristiani.<br />

Non è un caso che mons. Biraghi<br />

il 26 marzo 1839 scrivesse alle<br />

Marcelline: «Tenetevi innanzi agli<br />

occhi Gesù […] Gran libro il Crocifisso.<br />

Mettiamocelo innanzi, meditiamolo<br />

[…] il Signore è tanto buono<br />

che ci colmerà delle sue benedizioni».<br />

Possa accadere anche a noi, anche<br />

a voi, cristiani di Milano: Abbiate<br />

sempre dinanzi agli occhi il<br />

Signore crocifisso e risorto, vincitore<br />

della morte e del peccato.<br />

Allora sarete capaci di fare<br />

il terzo passo sulla via della<br />

santità, quello stesso che<br />

fecero i vostri due nuovi<br />

Beati.<br />

È il passo che conduce alla<br />

sequela, alla missione.<br />

È quello che ci insegnano<br />

i due nuovi Beati. L’uno,<br />

mons. Biraghi, che fondò un<br />

Istituto religioso, le Suore<br />

Marcelline, diffuso per il<br />

mondo con l’unico scopo di<br />

«portare a Gesù» quelle giovani,<br />

che egli ama: «Da Dio<br />

voi ricevete queste fanciulle,<br />

e […] a lui renderne conto<br />

come di cosa la più cara al<br />

suo cuore».<br />

Compito splendido quello<br />

delle Marcelline. Come<br />

splendido è quello dell’Istituto<br />

Secolare delle Piccole<br />

Apostole della carità, nato<br />

dalla santità di don Luigi<br />

Monza, alle quali diceva:<br />

«Lanciatevi in mezzo alla<br />

società, uscite di casa e date<br />

mano all’opera. I popoli si<br />

perdono, ma gli indivi-<br />

dui si devono salvare». Ora tocca a<br />

voi, a noi Chi ama Dio con tutto se<br />

stesso; chi cerca di essere santo perché<br />

Dio nostro Padre è Santo, genera<br />

altri santi. La santità è contagiosa,<br />

si diffonde, suscita imitazione e<br />

sequela. Così ora – come ha detto il<br />

cardinale Tettamanzi nella sua omelia<br />

– tocca a noi; tocca a voi, cristiani<br />

di Milano, discepoli di sant’Ambrogio<br />

e di san Carlo. Tocca a<br />

voi, diventare santi, missionari, testimoni<br />

dell’amore di Gesù Cristo,<br />

il solo che può portare gioia e pace<br />

ad ogni essere umano.<br />

+ Card. Josè Saraiva Martins<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

10 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

11


MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Milano<br />

Beatificazione di don Luigi Biraghi e di don Luigi Monza<br />

Celebrazione Eucaristica, Omelia<br />

Milano, Duomo 30 aprile 2006<br />

I DUE NUOVI BEATI: UN GRAN DONO<br />

DI DIO ALLA NOSTRA CHIESA<br />

Carissimi fratelli e sorelle nel<br />

Signore, il primo sentimento<br />

che oggi sboccia e cresce<br />

nel nostro cuore è quello del rendimento<br />

di grazie a Dio per il grande<br />

dono fatto alla Chiesa ambrosiana<br />

con i due nuovi beati: monsignor<br />

Luigi Biraghi (1801-1879) e don<br />

Luigi Monza (1898-1954).<br />

In questa Chiesa sono nati e cresciuti<br />

nella fede; hanno accolto e<br />

seguito la vocazione al sacerdozio;<br />

fatti preti di Cristo, hanno compiuto<br />

con fedeltà e generosità quotidiane<br />

il loro servizio alla Chiesa interpretandolo<br />

e vivendolo come cammino<br />

di santità.<br />

La beatificazione odierna li riporta<br />

insieme davanti al Duomo, la<br />

Chiesa madre di tutte le chiese della<br />

Diocesi, anche di quelle chiese e<br />

di quei luoghi che i due Beati hanno<br />

attraversato, abitato, amato e<br />

servito.<br />

Sì, insieme: anche se vissuti in<br />

tempi storici diversi, anche se arricchiti<br />

di doni di natura e di grazia diversi,<br />

anche se impegnati in compiti<br />

sacerdotali diversi, anche se appassionati<br />

e fecondi di opere pastorali<br />

diverse.<br />

Insieme, profondamente insieme:<br />

perché membri dello stesso<br />

presbiterio diocesano e della stessa<br />

Chiesa ambrosiana nella quale armonicamente<br />

si fondono unità e varietà.<br />

Insieme, profondamente insieme:<br />

perché ambedue rivelano<br />

l'unico volto della Chiesa santa di<br />

Dio e ne mostrano la variopinta bellezza<br />

spirituale segnata dai loro differenti<br />

carismi ricevuti dal medesi-<br />

mo Spirito e dalle loro diverse modalità<br />

di risposta alla grande e comune<br />

chiamata alla perfezione dell'amore.<br />

Il nostro rendimento di grazie a<br />

Dio per il dono dei due nuovi Beati<br />

si riveste anche di una gioia e di un<br />

compiacimento particolari, perché<br />

il rito di beatificazione viene celebrato,<br />

per la prima volta nella storia<br />

bimillenaria della Chiesa ambrosiana,<br />

nel nostro Duomo di Milano.<br />

Anche in questo vogliamo vedere la<br />

bontà del Signore per noi.<br />

MODELLI E<br />

INTERCESSORI<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006. Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

Certo, l'essenziale che ci rende<br />

grati e gioiosi davanti a Dio è la<br />

convinzione che i nuovi Beati -<br />

monsignor Biraghi e don Monza -<br />

sono un grande dono di Dio per tutti<br />

noi.<br />

Ma in che senso e con quali implicazioni<br />

di vita? Rispondiamo alla<br />

luce della fede della Chiesa: il Signore<br />

ce li dona come modelli e come<br />

intercessori.<br />

I Beati sono, anzi tutto, un esempio<br />

di vita cristiana che ci affascina<br />

e ci con<strong>qui</strong>sta e, insieme, ci provoca<br />

e ci stimola. La loro avventura<br />

spirituale è posta davanti ai nostri<br />

occhi e al nostro cuore, non solo<br />

perché sia conosciuta, ammirata e<br />

contemplata, ma anche perché possa<br />

suscitare il desiderio sincero e<br />

l'impegno concreto di inserire e<br />

mantenere la nostra vita quotidiana<br />

in quel cammino di santità che Dio<br />

vuole per tutti, nessuno escluso. Un<br />

esempio per la singola persona, ma<br />

anche per tutta la comunità cristiana<br />

e la stessa società civile. Sempre, ed<br />

oggi in particolare, abbiamo grande<br />

bisogno di avere tanti Beati e Santi,<br />

perché la loro esemplarità di vita<br />

denunci il male presente in noi, ma<br />

soprattutto risvegli e fortifichi lo<br />

slancio verso il vero bene, accolto<br />

in tutto il suo fascino e vissuto in<br />

tutta la sua urgenza di perfezione.<br />

Una esemplarità che semina speranza<br />

in noi e negli altri, che genera fiducia<br />

e impegno nel portare a compimento<br />

la chiamata di santità che<br />

Dio ci rivolge con instancabile<br />

amore.<br />

Il Signore ci dona i due nuovi<br />

Beati non solo come modelli di vita,<br />

ma anche e non meno come intercessori<br />

a nostro favore: il loro<br />

amore per Dio - reso perfetto nella<br />

vita eterna - è indisgiungibile da<br />

quello per tutti i loro fratelli e sorelle<br />

nella fede, anzi per tutti gli uomini<br />

e per ciascuno di loro. Proprio<br />

perché dichiarati beati dalla Chiesa,<br />

monsignor Luigi Biraghi e don Luigi<br />

Monza sono, in un certo senso, in<br />

attesa della nostra preghiera. Tocca<br />

a noi rivolgerla, fiduciosi e imploranti,<br />

perché ci sia dato di condividere<br />

con loro il cammino della san-<br />

tità e, giunti alla meta, di prendere<br />

parte con loro allo stesso sconfinato<br />

oceano di gioia, che è il cuore beato<br />

e beatificante di Dio.<br />

Ora una luce e una forza singolari<br />

per condividere questo cammino<br />

di santità ci vengono dalla liturgia<br />

della Parola. In realtà, le tre letture<br />

ascoltate delineano un quadro<br />

luminoso, come una grande icona<br />

da contemplare e da pregare: in essa<br />

possiamo rileggere qualche<br />

aspetto fondamentale della vicenda<br />

spirituale dei due nuovi Beati.<br />

IL SEGRETO DELLA<br />

VITA SANTA:<br />

«Guardate le mie mani<br />

e i miei piedi:<br />

sono proprio io!»<br />

Al centro dell'icona campeggia<br />

la scena dell'incontro di Gesù risorto<br />

con i discepoli, dopo i giorni tristi<br />

della passione e della morte:<br />

"Mentre essi parlavano di queste<br />

cose, Gesù in persona apparve in<br />

mezzo a loro e disse: "Pace a voi""<br />

(Luca 24, 36). Nel "mistero", ossia<br />

nella realtà più profonda, questo<br />

stesso Gesù, il crocifisso risorto,<br />

anche ora, in questa nostra assemblea<br />

liturgica, si fa presente e ci rivolge<br />

il medesimo saluto, ci offre lo<br />

stesso dono della pace.<br />

Ma l'avvio della scena, così come<br />

la presenta Luca, impressiona<br />

per la reazione dei discepoli. L'Evangelista<br />

ci rassicura che appare<br />

"Gesù in persona", eppure i discepoli<br />

reagiscono "stupiti e spaventati",<br />

anzi Luca aggiunge - unico tra<br />

gli evangelisti - che "credevano di<br />

vedere un fantasma" (v. 37). Dunque,<br />

non lo riconoscono. Temono di<br />

vedere un'ombra, uno spettro, una<br />

figura inconsistente.<br />

Gesù allora si avvicina ai suoi<br />

discepoli e si fa riconoscere. Acconsente<br />

al loro desiderio di vederlo<br />

e di toccarlo: "Ma egli disse: "…<br />

Guardate le mie mani e i miei piedi:<br />

sono proprio io! Toccatemi e guardate:<br />

un fantasma non ha carne e<br />

ossa come vedete che io ho". Dicendo<br />

questo, mostrò loro le mani e<br />

i piedi" (vv. 38-40). È allora nel<br />

corpo piagato e crocifisso, trasfigurato<br />

nella risurrezione, che è dato ai<br />

discepoli - ai discepoli di allora e di<br />

ogni tempo, dunque anche a ciascuno<br />

di noi - di incontrare, o meglio di<br />

essere incontrati, da Cristo e dal suo<br />

amore che redime e salva, da quell'amore<br />

"sino alla fine" che egli ha<br />

vissuto e testimoniato sulla croce.<br />

Questo "vedere" e "toccare" Cristo<br />

avviene nella fede, nell'accoglienza<br />

umile e grata di lui, del suo<br />

amore, della sua salvezza. Come ci<br />

ricorda con parola folgorante il nostro<br />

sant'Ambrogio: "È con la fede<br />

che si tocca Cristo; è con la fede<br />

che si vede Cristo [Fide tangitur<br />

Christus, fide Christus videtur]"<br />

(Esposizione del Vangelo secondo<br />

Luca, II, 59; VI, 57). Ed è da questa<br />

stessa fede che deriva e si sprigiona<br />

l'amore del discepolo per Cristo. E<br />

tutto ciò nel segno di una grande<br />

gioia, come ci ricordano le narrazioni<br />

evangeliche sul Risorto: "E i<br />

discepoli gioirono al vedere il Signore"<br />

(Giovanni 20, 20).<br />

Giungiamo così al cuore della<br />

vita cristiana, scopriamo in tal modo<br />

il "segreto" della santità: Gesù<br />

Cristo, il crocifisso risorto, realmente<br />

ci incontra e immensamente<br />

ci ama, ci ama e ci salva donandoci<br />

nel suo Spirito il cuore nuovo, un<br />

cuore reso veramente capace di<br />

amare e di amare in un modo assolutamente<br />

nuovo: con lo stesso<br />

amore con cui Dio ci ama. Come ci<br />

ha ricordato papa Benedetto XVI<br />

nell'incipit della sua prima enciclica<br />

Deus caritas est: "All'inizio dell'essere<br />

cristiano non c'è una decisione<br />

etica o una grande idea, bensì l'incontro<br />

con un avvenimento, con<br />

una Persona, che dà alla vita un<br />

nuovo orizzonte e con ciò la direzione<br />

decisiva" (n. 1).<br />

Proprio in questo incontro con<br />

Cristo crocifisso e risorto, nell'accoglienza<br />

libera del suo amore, nella<br />

risposta costante e crescente a<br />

questo stesso amore sta il cuore pul-<br />

12 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

13


sante della vita di santità, stanno il<br />

principio sorgivo, il dinamismo<br />

inarrestabile e l'energia formidabile<br />

della grandiosa avventura spirituale<br />

di questi due preti ambrosiani. Innamorati<br />

del Signore Gesù: è questa<br />

la più vera e più splendida fisionomia<br />

di monsignor Biraghi e di don<br />

Monza.<br />

E ciò è assolutamente decisivo.<br />

La grandezza spirituale dei due<br />

nuovi Beati non sta tanto nell'intensa<br />

e infaticabile attività compiuta,<br />

come l'impegno pastorale vissuto<br />

con fedeltà e generosità - in particolare,<br />

per Biraghi nel Seminario milanese<br />

e nella Biblioteca ambrosiana,<br />

per Monza nella vita d'oratorio e<br />

di parrocchia -; non sta tanto nelle<br />

istituzioni da loro fondate e guidate<br />

- la congregazione delle Suore Marcelline<br />

e l'istituto delle Piccole<br />

Apostole della Carità -, ma sta nell'amore<br />

a Cristo - e in lui alla Chiesa<br />

e all'uomo - vissuto come la grazia<br />

più eccelsa e come il compito<br />

più stringente ricevuti da Dio.<br />

Ai seminaristi don Biraghi non<br />

si stancava di ripetere: "O carissimi,<br />

ecco la prima, la eminente qualità<br />

dei ministri di Gesù Cristo: amare<br />

Gesù Cristo, amarlo davvero, amarlo<br />

sopra ogni cosa". E a tutti così si<br />

rivolgeva: "Non vi è bene che nell'amare<br />

nostro Signore Gesù Cristo.<br />

Solo nell'amare Gesù Cristo non<br />

dovete mettere misura".<br />

E <strong>qui</strong> l'esemplarità e la preghiera<br />

d'intercessione dei due nuovi<br />

Beati si fanno particolarmente preziose<br />

per noi. È l'amore per Cristo a<br />

decidere il vero senso e il valore supremo<br />

del nostro vivere e operare,<br />

del nostro lavorare e soffrire. Come<br />

è consolante, questo! Per tutti e per<br />

ciascuno di noi, sempre e in ogni<br />

momento, anche nelle condizioni<br />

più fragili e in<strong>qui</strong>etanti dell'esistenza,<br />

anche nel nascondimento e nella<br />

solitudine, anche nella disistima<br />

e nell'emarginazione che ci possono<br />

colpire… ci è comunque dato di poter<br />

essere grandi nell'amore. Ed è<br />

ciò che veramente conta! Sì, è consolante<br />

questo per noi, e insieme è<br />

motivo di profonda gioia per la<br />

Chiesa di Cristo, per quella ricchezza<br />

di amore che anche le persone<br />

più umili e semplici le donano; ed è<br />

motivo di speranza per la nostra società:<br />

lo spazio così visibilmente<br />

impressionante del male presente<br />

nel mondo è quotidianamente contrastato<br />

dallo spazio - il più delle<br />

volte invisibile, ma quanto mai reale<br />

- del bene che non manca mai e<br />

non è mai perdente.<br />

DALL'AMORE PER<br />

CRISTO ALL'AMORE<br />

PER I FRATELLI:<br />

«Da questo sappiamo<br />

d'averlo conosciuto:<br />

se osserviamo<br />

i suoi comandamenti»<br />

Riprendiamo la scena evangelica<br />

nella sua conclusione. Gesù risorto,<br />

dopo aver aperto ai suoi discepoli<br />

"la mente all'intelligenza<br />

delle Scritture", "disse: "Così sta<br />

scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare<br />

dai morti il terzo giorno e<br />

nel suo nome saranno predicati a<br />

tutte le genti la conversione e il perdono<br />

dei peccati cominciando da<br />

Gerusalemme. Di questo voi siete<br />

testimoni"" (Luca 24, 46-48).<br />

Essere testimoni di Gesù risorto:<br />

è la consegna missionaria data ai discepoli;<br />

è la stessa consegna data<br />

anche a noi. Come è possibile "vedere"<br />

e "toccare" Gesù, il crocifisso<br />

risorto, e non farlo vedere agli altri,<br />

e non portare anche agli altri l'esperienza<br />

dell'incontro personale con il<br />

Signore? Il mandato missionario<br />

viene sì dato da Gesù ai discepoli,<br />

ma è loro consegnato non tanto dall'esterno<br />

con un comandamento<br />

morale, quanto dall'interno con una<br />

grazia che dona bellezza e forza, fascino<br />

e bisogno insopprimibile di<br />

condividere con tutti il dono di salvezza<br />

che viene dalla morte e risurrezione<br />

di Gesù. Questa è l'esperienza<br />

del cenacolo la sera di Pasqua,<br />

quando i discepoli gioiscono<br />

nel vedere il Signore e non possono<br />

non comunicare all'apostolo Tommaso<br />

al suo rientro: "Abbiamo visto<br />

il Signore!" (Giovanni 20, 25).<br />

Ed è la stessa esperienza vissuta da<br />

Maria di Magdala, che "andò subito<br />

ad annunziare ai discepoli: "Ho visto<br />

il Signore" e anche ciò che le<br />

aveva detto" (Giovanni 20, 18).<br />

Possiamo dire: l'esperienza di<br />

essere amati da Cristo e di amarlo<br />

non può essere vissuta - e, per così<br />

dire, consumata egoisticamente -<br />

dentro ciascuno di noi, perché per<br />

una sua forza interiore ci sospinge<br />

ad aprirci agli altri, ad incontrarli, a<br />

invitarli a condividere la stessa<br />

esperienza di salvezza, di vita rinnovata<br />

e rinnovatrice, di vera libertà,<br />

di gioia piena.<br />

Così l'amore per Cristo sfocia<br />

nell'amore verso il prossimo, verso<br />

tutti i fratelli e le sorelle in umanità.<br />

È quanto ci ricorda in termini<br />

forti e affascinanti Giovanni nella<br />

sua Prima Lettera, che oggi abbiamo<br />

ascoltato come seconda lettura.<br />

L'apostolo evangelista scrive la sua<br />

lettera sulla carità o, meglio, su<br />

"Dio che è carità": "Figlioli miei, vi<br />

scrivo queste cose…" (1 Giovanni<br />

2, 1). Giovanni parla del comandamento<br />

unico del cristiano, presenta<br />

l'unica istruzione che conduce sulla<br />

via della santità: "Da questo sappiamo<br />

d'averlo conosciuto: se osserviamo<br />

i suoi comandamenti… chi<br />

osserva la sua parola, in lui l'amore<br />

di Dio è veramente perfetto" (vv. 3.<br />

5) o, come dice il testo originale,<br />

"giunge sino alla fine" [teteleìotai],<br />

raggiunge la meta che è la stessa carità<br />

di Gesù nella sua passione, nel<br />

dono totale di sé sulla croce.<br />

È bello pensare a Giovanni che<br />

continua a scriverci anche oggi questa<br />

lettera, con la sapienza e la tenerezza<br />

di papa Benedetto. Nella sua<br />

prima enciclica, intitolata Deus caritas<br />

est, leggiamo: "Il programma<br />

del cristiano - il programma del<br />

buon samaritano, il programma di<br />

Gesù - è "un cuore che vede"" (n.<br />

31), che vede le varie necessità e<br />

povertà dei fratelli e vi risponde con<br />

il dono di sé e con le opere della<br />

giustizia e della carità.<br />

È anche bello pensare<br />

che la lettera di Giovanni è<br />

stata e viene quotidianamente<br />

scritta dalla Chiesa di<br />

Cristo nella sua storia di carità.<br />

Come diceva don Luigi<br />

Monza: "Se vi dicessero: Io<br />

vorrei scrivere la vita del<br />

cristianesimo in un bel volume,<br />

questo volume in una<br />

pagina, questa pagina in una<br />

riga, questa riga in una sola<br />

parola, noi gli risponderemmo<br />

dicendo: scrivi "Amore"".<br />

Sì, la storia della Chiesa<br />

è storia di carità e, per questo,<br />

è storia di santità. Allora<br />

possiamo e dobbiamo<br />

guardare così i due nuovi<br />

Beati: come icone viventi di<br />

quella lettera sull'amore che<br />

Dio continua a scrivere nella santità<br />

degli uomini e delle donne di ogni<br />

tempo. Monsignor Luigi Biraghi e<br />

don Luigi Monza sono due pagine<br />

luminose della "Lettera sull'agape"<br />

nell'Ottocento e nel Novecento. Figli<br />

del loro tempo, hanno saputo cogliere<br />

la chiamata dei loro contemporanei,<br />

leggendovi quei segni che<br />

chiedevano risposte nuove e coraggiose<br />

ai bisogni del momento, perché<br />

hanno avuto - come dice il Papa<br />

- "un cuore che vede"!<br />

Biraghi, uomo dotto e insigne<br />

maestro di generazioni di preti e di<br />

missionari, ha saputo istillare attraverso<br />

la sua opera educativa l'importanza<br />

della carità intellettuale, la<br />

sapienza che viene dalla fede e che<br />

è capace di confrontarsi, senza paura<br />

e con fiducia, con i problemi del<br />

proprio tempo. E ha richiamato insistentemente<br />

le sue figlie, le Suore<br />

Marcelline, a quella passione educativa<br />

che senza alcun dubbio è parte<br />

integrante della carità cristiana.<br />

In un secolo di scontri, ha saputo<br />

essere uomo di pace. Dinanzi al sospetto<br />

di essere uomo di parte, egli<br />

si è speso per l'unità del clero e la<br />

fedeltà alla Chiesa, rinunciando anche<br />

agli onori personali.<br />

Milano. <strong>Pia</strong>zza Duomo. 30 Aprile 2006.<br />

Cerimonia di Beatificazione di Mons. Luigi Biraghi<br />

Don Monza, uomo umile e schivo,<br />

ha sfidato la società moderna<br />

sognando il ritorno alla carità pratica<br />

dei primi cristiani. Proprio la carità<br />

fraterna dei primi cristiani, per<br />

misteriose circostanze storiche, è<br />

diventata attenzione competente alla<br />

disabilità, soprattutto dei bambini<br />

e dei ragazzi in età evolutiva. Don<br />

Monza ha fondato l'opera La Nostra<br />

Famiglia che, forse prima in Italia,<br />

ha tolto l'handicap dalla sua marginalità<br />

sociale, con centri diffusi in<br />

tutto il Paese e nel mondo. E lo ha<br />

fatto rimanendo parroco e additando<br />

alla sua gente di Lecco l'esperienza<br />

pionieristica, a cui aveva dato<br />

avvio, come il "respiro" della vita<br />

parrocchiale e della comunità fraterna.<br />

La carità dei primi cristiani,<br />

dunque, come "forma" della vita ecclesiale<br />

e del servizio sociale.<br />

Ma anche noi, carissimi, siamo<br />

chiamati non solo a leggere la "lettera<br />

sulla carità" che gli altri - i Santi<br />

e i Beati in particolare - hanno<br />

scritto e scrivono. Siamo chiamati,<br />

sia personalmente che come comunità,<br />

anche ad essere "protagonisti",<br />

a scrivere noi pure - e quotidianamente<br />

- la nostra "lettera sulla carità",<br />

anzi ad essere noi stessi, nel<br />

cuore e nelle opere, una lettera<br />

viva, una lettera - direbbe<br />

l'apostolo Paolo - "scritta<br />

non con inchiostro, ma con<br />

lo Spirito del Dio vivente,<br />

non su tavole di pietra, ma<br />

sulle tavole di carne dei vostri<br />

cuori" (2 Corinzi 3, 3).<br />

Chiediamo con fiducia ai<br />

due nuovi Beati di essere da<br />

loro aiutati a scrivere questa<br />

nostra lettera: è attesa, con<br />

ansia o inconsapevolmente,<br />

dalle tante e diverse forme<br />

di necessità e povertà materiali,<br />

morali e spirituali della<br />

nostra società, delle nostre<br />

città, dei nostri paesi; è<br />

attesa, soprattutto e con una<br />

urgenza unica, dall'amore<br />

per Cristo: un amore che ci<br />

spinge ad offrirlo agli altri<br />

nella testimonianza della<br />

carità fraterna.<br />

Che i due nuovi Beati ci aiutino<br />

ad assicurare alla nostra carità, in<br />

intensità e in ampiezza, le dimensioni<br />

illimitate proprie del cuore di<br />

Cristo: "Come non è concepibile un<br />

cristiano senza amore - scrive don<br />

Monza -, così non è concepibile un<br />

cristiano senza l'espansione della<br />

sua carità, che deve abbracciare tutto<br />

il mondo. Non dite: "Io voglio<br />

salvarmi", ma dite invece: "Io voglio<br />

salvare il mondo". Questo è il<br />

solo orizzonte degno di un cristiano<br />

perché è l'orizzonte della carità".<br />

A Dio, a Dio solo, lode, gloria e<br />

potenza nei secoli!<br />

A noi, in ogni tempo, il suo amore<br />

che salva e la sua gioia!<br />

14 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

Amen.<br />

+ Dionigi Card. Tettamanzi<br />

Arcivescovo di Milano<br />

15


MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Lecce<br />

Le celebrazioni svoltesi presso l’Istituto<br />

delle Marcelline di Lecce<br />

UNA VITA PER IL BENE<br />

DELLA SCOCIETÀ<br />

E DELLA CHIESA<br />

Istituto Marcelline (Lecce). L’angelo dello Scalone<br />

La Comunitá dell’Istituto<br />

Marcelline di Lecce si unisce<br />

alla gioia della Congregazione<br />

e della Chiesa, in occasione<br />

della Beatificazione del Fondatore.<br />

Sono previste quattro giornate di<br />

celebrazioni culturali e religiose,<br />

importanti per capire la personalitá<br />

del Biraghi. Con il Concerto di<br />

Gloria al Politeama Greco si vuol<br />

offrire un momento alto alla cittadinanza<br />

di Lecce: i brani musicali,<br />

eseguiti dalla Polifonica Vivaldi,<br />

diretta dal Maestro Luigi De Luca,<br />

con la partecipazione del coro dei<br />

nostri alunni della Scuola Primaria<br />

e Media, saranno intervallati dalla<br />

lettura di brani di Mons Biraghi e<br />

dalla Drammaturgia teatrale, che ne<br />

fará conoscere la figura e l’opera. Il<br />

testo della rappresentazione é<br />

estratto dalle Lettere ed altri scritti<br />

del Biraghi: rispecchia, cosí, il pensiero<br />

e l’itinerario spirituale del<br />

Beato.<br />

Le due conferenze, che avranno<br />

luogo presso l’Istituto Marcelline,<br />

illustreranno due aspetti fondamentali:<br />

il suo Carisma educativo e il<br />

suo profondo amore allo studio dei<br />

Padri della Chiesa.<br />

L’intuizione pedagogica del Biraghi<br />

si dimostra sempre attuale,<br />

per questo, noi Marcelline vogliamo<br />

rimanere fedeli al progetto biraghiano<br />

e condividerlo “per il bene<br />

della Chiesa e della societá” secondo<br />

il progetto originario.<br />

E come non rendere grazie al Signore<br />

per questo grande dono? La<br />

naturale conclusione delle celebrazioni<br />

sará la Messa in Cattedrale,<br />

dove, insieme alla Chiesa locale<br />

gioiremo per questo nuovo Beato<br />

che intercede per noi, per i giovani,<br />

per le famiglie...per la societá, che<br />

lui ha sempre guardato con simpatia<br />

In alto.<br />

Lecce, 24 maggio 2006.<br />

Teatro Politeama Greco.<br />

Celebrazioni per il Beato Luigi Biraghi.<br />

Concerto di Gloria diretto<br />

dal M° Luigi De Luca<br />

16 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

17


MONS. LUIGI BIRAGHI, BEATO Tricase<br />

Le celebrazioni svoltesi presso l’Azienda Ospedaliera tricasina<br />

UNA VITA PER IL SIGNORE<br />

La vita di Don Luigi si caratterizza<br />

per un insaziabile<br />

desiderio di Dio, per una sete<br />

inesausta del volto di Gesù che la<br />

illumina e la rende santa.<br />

La Chiesa, confermando l'eroicità<br />

delle sue virtù, lo ha proclamato<br />

Beato il 30 aprile u.s.<br />

Nasce a Vignate, in provincia di<br />

Milano, <strong>qui</strong>nto di otto figli, il 2 novembre<br />

180l.<br />

Due anni dopo la famiglia si trasferisce<br />

a Cernusco sul Naviglio,<br />

nella cascina "Castellana", decorosa<br />

dimora dove il piccolo Luigi trascorre<br />

i primi anni di vita sotto lo<br />

sguardo vigile della mamma, la<br />

buona signora Maria Fina, donna<br />

forte e pur tenerissima nell'educare<br />

i suoi figlioli.<br />

Compiuti i primi studi nel collegio<br />

di Parabiago, Luigi approfondisce<br />

ulteriormente la sua formazione<br />

culturale e religiosa applicandosi<br />

alle materie umanistiche, scientifiche<br />

e teologiche presso i seminari<br />

di Castello sopra Lecco, Monza e<br />

Milano. A Monza è incaricato dell'insegnamento<br />

di greco.<br />

Sono questi gli anni in cui affiora<br />

e prende vigore una ricerca interiore<br />

che lo sollecita e, approfondita,<br />

gli svela nuovi orizzonti di luce:<br />

Dio lo chiama a lavorare nella sua<br />

vigna.<br />

Sarà sacerdote. Riceve il presbiterato<br />

nel Duomo di Milano il 28<br />

maggio1825 e, qualche anno dopo,<br />

la responsabilità di Rettore del Seminario<br />

maggiore di Milano.<br />

Ai giovani chierici affidatigli<br />

dona senza misura, con un' eccezionale<br />

carica umana che ne caratterizza<br />

l'indole, la ricchezza del suo desiderio<br />

di santità. " Le nostre armi –<br />

ripete loro – sono la Parola di Dio,<br />

l'orazione; la nostra gloria è la croce<br />

di Gesù Cristo e Gesù Crocifisso<br />

".<br />

Egli ama la gioventù, terra rigogliosa<br />

di future, imprevedibili ricchezze<br />

e, con l'ansia propria dell'educatore,<br />

spaziando con l'anima al<br />

di là delle mura entro cui si formano<br />

"gli operai di Dio", avverte il<br />

grande "guasto" che, in Milano, minaccia<br />

la formazione della donna:<br />

nelle scuole private frequentate da<br />

fanciulle “di civile condizione", che<br />

un domani avrebbero ricoperto ruoli<br />

di responsabilità umana e civile,<br />

s'impartisce un'educazione superficiale<br />

e incompleta, disancorata dall'<br />

etica cristiana.<br />

Don Luigi ne prova gran pena...<br />

Nelle lunghe soste di preghiera dinanzi<br />

al Tabernacolo lievita nel suo<br />

cuore la promessa dello Spirito<br />

Santo: "chi avrà ammaestrato molti<br />

a vivere bene risplenderà come stella<br />

nel Regno eterno" (D. 17). Fonderà<br />

un Istituto di suore che, "unendo<br />

il metodo e la scienza voluti dai<br />

tempi e insieme lo spirito cristiano<br />

e le pratiche evangeliche" , educhino<br />

le fanciulle con cuore materno,<br />

in un sereno clima di famiglia.<br />

Ma la posta in gioco è altissima,<br />

perché l'Opera è di Dio e richiede il<br />

sangue dell'anima.<br />

Dopo anni don Luigi ricorda la<br />

durissima prova: prostrato in preghiera<br />

presso la bella statua dell'<br />

Addolorata nel santuario di S. Maria<br />

in Cernusco, mentre pensa a<br />

quel "sogno" e ne parla con Lei, è<br />

improvvisamente aggredito da uno<br />

sgomento che quasi lo paralizza: "le<br />

difficoltà, la responsabilità, le spese,<br />

il legame perpetuo" che la realizzazione<br />

dell'Opera avrebbe comportato<br />

… affranto La supplica che<br />

“Riputate nulla<br />

qualsia cognizione<br />

e scienza,<br />

nulla qualsia fatica<br />

se non è diretta al<br />

dritto fine di procurare<br />

la maggior gloria di<br />

Dio, il maggior bene<br />

del prossimo”<br />

(Regola 1853 )<br />

"lo illumini, lo soccorra di consiglio,<br />

di vigore ... " (L 18/ Il / 1875).<br />

E Lei, Madre tenerissima di chi soffre,<br />

lo rincuora, "gli dona una dolce<br />

sicurezza che la cosa piaceva a Dio<br />

e l'avrebbe benedetta" (ibidem).<br />

E' l'ottobre 1837. Nascono così<br />

le Suore Marcelline : "una pia società<br />

di buone sorelle unite insieme<br />

in un solo cuore" (L 14/ 11/1837).<br />

Don Luigi, fervente sacerdote<br />

ambrosiano, non ha dubbi ad affidare<br />

la nuova Congregazione a Santa<br />

Marcellina, vergine romana vissuta<br />

nel IV secolo d.C., per l'inestimabile<br />

ruolo di educatrice nei confronti<br />

dei fratelli Satiro e Ambrogio da lui<br />

appassionatamente studiati ed amati.<br />

Il fine primo dell'Istituto è promuovere<br />

la gloria di Dio e la santificazione<br />

dei suoi membri nell'azione<br />

apostolico-educativa della gioventù<br />

"dalla cui cristiana e civile riescita<br />

dipende in tanto il bene della<br />

Chiesa e dello Stato" (Prologo Regola<br />

1853).<br />

E poiché "l'educazione è cosa di<br />

cuore" (S. Giovanni B.), il Fondatore<br />

chiede alle sue figlie vivissima<br />

devozione a Gesù Cristo per otte-<br />

nerne "soda pietà, sapienza evangelica,<br />

esempi edificanti, assoluto disinteresse"<br />

(ibidem) così che le fanciulle<br />

ne mutuino le virtù e con<br />

l'aiuto delle loro educatrici siano<br />

preparate alle responsabilità del domani.<br />

Dopo quasi due secoli le Suore<br />

Marcelline oggi percorrono le vie<br />

del mondo vivendo il Carisma cristocentrico<br />

d'Istituto: "condividono<br />

con amorevole presenza materna, in<br />

uno spirito di famiglia la vita dei<br />

piccoli, dei giovani, degli anziani,<br />

dei malati". Cuore della loro attività<br />

apostolica è la sete ardente di Gesù<br />

incarnato e Redentore, divino<br />

Modello sul quale configurare con<br />

anelito incessante la propria vita.<br />

Sr. Maria Luisa Cosma<br />

Superiora della Comunità<br />

delleSuore Marcelline<br />

dell’Ospedale di Tricase<br />

18 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

19


SPECIALE<br />

Le origini e le finalità della Congregazione che si ispira<br />

a un grande modello<br />

LE SUORE DI SANTA MARCELLINA<br />

Due sono le figure a cui fare<br />

riferimento, per ricostruire<br />

le origini e le finalità della<br />

congregazione delle suore di Santa<br />

Marcellina, comunemente conosciute<br />

come Marcelline. La prima è<br />

monsignor Biraghi, sacerdote lombardo<br />

che visse nel 1800 e si calò<br />

nella sua epoca con operosità concreta.<br />

Egli sentì la necessità di formare<br />

culturalmente e preparare moralmente<br />

la classe sociale borghese<br />

Cappella Istituto Marcelline Lecce. Trittico: S. Marcellina<br />

con i fratelli S. Ambrogio e S. Satiro<br />

di allora, quella cioè che avrebbe<br />

retto le redini e dato un’impronta<br />

alla società. Pensò <strong>qui</strong>ndi di operare<br />

sul tessuto della famiglia e in<br />

particolare sulla funzione educativa<br />

che la donna svolgeva al suo interno.<br />

Perciò ideò la fondazione di un<br />

istituto femminile che rispondesse a<br />

questa esigenza. La seconda è suor<br />

Marina Videmari, la giovane che il<br />

Biraghi diresse spiritualmente e poi<br />

volle come responsabile dei collegi<br />

da lui fondati.<br />

Tuttavia una<br />

terza figura,<br />

idealmente non<br />

meno importante<br />

delle precedenti,dev’essere<br />

nominata a<br />

pieno titolo comeprotagonista<br />

effettiva di<br />

questa istituzione:<br />

santa Marcellina.<br />

Fu lei la<br />

vera ispiratrice<br />

del Biraghi, il<br />

quale studiò a<br />

lungo e con<br />

passione le opere<br />

del fratello<br />

Ambrogio, vescovo<br />

di Milano.<br />

Fu lei, infatti,<br />

ad educare i<br />

suoi fratelli e a<br />

crescerli nella<br />

fede; fu lei ad<br />

essere il loro<br />

punto di riferimento,<br />

durante<br />

il cammino della<br />

loro vita; lei,<br />

che il Biraghi<br />

mise a modello<br />

delle suore Marcelline, appunto.<br />

S. MARCELLINA,<br />

LA FIGURA<br />

ISPIRATRICE DELLA<br />

CONGREGAZIONE<br />

DELLE SUORE<br />

MARCELLINE<br />

Nell’anno della beatificazione di<br />

monsignor Luigi Biraghi (1801-<br />

1879), che si è celebrata a Milano,<br />

il 30 Aprile 2006, uno spazio particolare<br />

è stato riservato alla sua figura:<br />

fondatore della congregazione<br />

delle suore Marcelline, progettò<br />

l’istituto cui diede il nome da santa<br />

Marcellina, (Regola, pp. 18-19)<br />

«la quale, coll’avere santamente<br />

educati i due suoi minori fratelli,<br />

sant’Ambrogio e san Satiro […], a<br />

buon diritto venne assunta per titolare<br />

e patrona di questa congregazione,<br />

detta perciò delle Suore Orsoline<br />

di santa Marcellina, ovvero<br />

Orsole Marcelline».<br />

Anche l’iconografia si è appropriata<br />

di questa sua specifica caratteristica.<br />

Un’immagine ricorrente di<br />

lei è quella che la ritrae nell’atteggiamento<br />

di educare i fratelli minori,<br />

Ambrogio e Satiro: la sua figura<br />

è centrale, attorniata dai due fanciulli,<br />

un volume è appoggiato sul<br />

suo grembo, lo sguardo rivolto al<br />

testo sacro e il gesto descritto dalla<br />

mano, alzata, per commentare meglio<br />

la Parola. Il Biraghi, nella sua<br />

Vita della vergine romano-milanese<br />

Santa Marcellina sorella di Sant’<br />

Ambrogio, compilata su documenti<br />

antichi e pubblicata nel 1863, così<br />

scrisse (p. 126):<br />

«Dietro la norma di questo spirito<br />

sorsero in Milano le vergini<br />

Marcelline, occupate specialmente<br />

di educazione, di catechismi, di<br />

opere sante; benedette da vescovi e<br />

dal sommo pontefice Pio IX. Voglia<br />

Iddio che per amore a vita immacolata<br />

e per zelo cattolico si possano<br />

meritare elleno pure di essere dette<br />

posterità (prenunziata da s. Liberio)<br />

della vergine Marcellina, come<br />

da lei presero il nome e l’indirizzo».<br />

E non manca di sottolineare (Vita,<br />

p. 125) che<br />

«della scuola di Marcellina uscì<br />

un Satiro sì perfetto, e, che vale per<br />

mille migliaja, uscì il grande Ambrogio,<br />

gloria rarissima della Chiesa.<br />

[…] non v’era occasione opportuna,<br />

che ella non cogliesse, a dilatare<br />

il regno di Gesù Cristo, né femmina<br />

a ben fare inchinata, che ella<br />

non confortasse a perfezione, ella<br />

che era Maestra di perfetta virtù<br />

specialmente alle più giovani; sicché<br />

lasciò dietro a sé ampia posterità<br />

di vergini ancelle di Gesù Cristo<br />

e di esempi per tutte le future età<br />

efficacissimi».<br />

Egli volle porre proprio «sotto<br />

l’invocazione di Santa Marcellina<br />

sorella di Sant’Ambrogio» (Regola,<br />

p. 11) la fondazione del suo istituto<br />

religioso dedito soprattutto all’educazione.<br />

E nella Vita (p. 95) non<br />

manca di annotare che Ambrogio<br />

«[…] la teneva come sua Signora e<br />

Madre spirituale (domina, materque<br />

spiritualis): ed ella, già sua<br />

educatrice, teneva lui qual figliuolo<br />

carissimo».<br />

Concludiamo con una nota liturgica:<br />

risulta ben appropriata alla figura<br />

di Marcellina la preghiera per<br />

le educatrici, che si trova nell’Ufficio<br />

delle Ore, nel comune delle<br />

Sante, che recita così:<br />

«O Dio, che hai suscitato nella<br />

tua Chiesa santa Marcellina perché,<br />

con la parola e con l’esempio,<br />

indicasse ai giovani la via della sal-<br />

vezza, concedi anche a noi di seguire<br />

Cristo maestro e signore, per<br />

giungere con i nostri fratelli nella<br />

gioia del tuo regno».<br />

Per conoscere la figura di santa<br />

Marcellina, è opportuno soffermarsi<br />

su tre aspetti della sua vita: i tratti<br />

biografici che ne inquadrano il<br />

personaggio e introducono alla sua<br />

personalità; l’evento centrale, quello<br />

cioè della sua consacrazione, la<br />

velatio virginis; i suoi rapporti con<br />

il fratello vescovo di Milano, sant’<br />

Ambrogio, descritti nella corrispondenza<br />

tra i due, che ci è rimasta all’oggi.<br />

CENNI BIOGRAFICI<br />

DI SANTA MARCELLINA<br />

Sulla figura di santa Marcellina<br />

non ci sono pervenute sempre fonti<br />

certe: nel ripercorrere le tappe fondamentali<br />

della sua vita, lasciamo<br />

dunque spazio anche alla voce della<br />

tradizione e a qualche ipotesi, laddove<br />

non può esservi certezza documentata.<br />

La verità storica, infatti,<br />

può annidarsi anche su questi sentieri<br />

un po’ scoscesi.<br />

Marcellina nasce a Roma nel<br />

327: questa è la data che propone il<br />

Biraghi, nella sua biografia della<br />

Santa. La famiglia cui appartiene è<br />

quella degli Aureli Ambrosi, facente<br />

parte della ricca aristocrazia romana.<br />

In via S. Ambrogio si trova<br />

ancor oggi la chiesa omonima, rifatta<br />

nel secolo XVIII, sul luogo<br />

della ‘paterna S. Ambrosii domus’,<br />

come recita l’iscrizione sovrastante<br />

l’ingresso, a indicare la casa degli<br />

Ambrosi dove visse Marcellina. Si<br />

trasferisce poi a Treviri, in Germania,<br />

dove il padre si trova in qualità<br />

di alto funzionario imperiale.<br />

Altre fonti invece la vedono nata<br />

intorno al 330 proprio in quest’importante<br />

città fondata da Augusto,<br />

centro di cultura e residenza<br />

di uno dei Cesari dopo la riforma di<br />

Diocleziano. In seguito all’improvvisa<br />

morte del padre, intorno al 340,<br />

Marcellina lascia Treviri, dove ha<br />

trascorso la sua prima giovinezza e<br />

fa ritorno a Roma insieme alla famiglia.<br />

E’ la maggiore di due fratelli,<br />

Satiro e Ambrogio, che educa lei<br />

cristianamente, essendo mancati i<br />

genitori, in un ambiente ancora fortemente<br />

impregnato di costumi pagani:<br />

solo da pochi anni sono cessate<br />

le persecuzioni nei confronti dei<br />

cristiani, i quali, in seguito alla promulgazione<br />

dell’editto di Milano<br />

(313) da parte dell’imperatore Costantino,<br />

possono liberamente praticare<br />

il loro culto. Infatti – dice il documento-<br />

“[…] non si deve negare<br />

la libertà di culto, ma si deve anzi<br />

permettere a ciascuno di regolarsi<br />

nelle cose divine secondo la sua coscienza;”.<br />

La ritroviamo certamente nella<br />

città papale, nel 353; di lei ci dà notizia<br />

il fratello Ambrogio, quando<br />

descrive la velatio nel suo trattato<br />

sulla verginità, cioè la cerimonia<br />

avvenuta durante la notte di Natale<br />

o la festa dell’Epifania, nella basilica<br />

vaticana: Marcellina riceve dalle<br />

mani di papa Liberio il velo della<br />

consacrazione verginale.<br />

In seguito le fonti lasciano<br />

un’ombra lunga intorno al periodo<br />

successivo della vita della vergine.<br />

Le orme di Marcellina possono terminare<br />

a Roma, se lei vi dimora stabilmente<br />

presso la casa di famiglia<br />

o in una residenza di campagna nei<br />

pressi della città. Diversamente ci<br />

possono condurre a Milano, dove si<br />

trovano già i suoi fratelli, Ambrogio<br />

e Satiro, con i quali lei si sente<br />

un’anima sola, in comunione di<br />

ideali. Questa è la città in cui Ambrogio<br />

ricopre la carica di governatore<br />

e inaspettatamente, nel 374,<br />

viene proclamato vescovo; è la città<br />

dove vengono celebrate le ese<strong>qui</strong>e<br />

di Satiro, morto nel 378.<br />

Alcune fonti ci fanno desumere<br />

che condusse vita solitaria, altre al<br />

contrario affermano che condivise<br />

subito la sua scelta di vita con una<br />

compagna. E ’probabile che la Santa<br />

abbia vissuto, all’interno della<br />

20 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

21


sua famiglia, una vita distaccata dal<br />

mondo, nutrita dallo studio dei libri<br />

sacri, intessuta di preghiera, penitenza,<br />

al servizio dei poveri, sempre<br />

disponibile alle necessità della<br />

Chiesa. Di lei, osserva il Biraghi,<br />

nella Vita (p. 2):<br />

“Le vergini si consacravano a<br />

Dio o con un voto privato o per lo<br />

più col solenne; e questo proferivano<br />

innanzi a Vescovo ovvero a prete,<br />

spesso innanzi a tutta la radunanza<br />

cristiana, prendendo il sacro<br />

velo in segno di castità perpetua.<br />

Esse vivevano tuttora co’ parenti o<br />

si univano in piccoli consorzii di tre<br />

o quattro, intente alla preghiera, al<br />

lavoro delle mani, alle opere buone”.<br />

Tuttavia Marcellina dovette abitare,<br />

ad un certo momento non precisabile<br />

della sua vita, a Milano o<br />

nei dintorni, vicino ad Ambrogio,<br />

dove rimase definitivamente fino<br />

alla morte. E’ <strong>qui</strong>, verso la Brianza,<br />

nella campagna a confine tra Carugate<br />

e Brugherio, che dovette ricevere<br />

le lettere del vescovo di Milano,<br />

testimonianza preziosa della<br />

confidenza tra i due e del legame<br />

profondo di amicizia e di stima, che<br />

li unì tutta la vita.<br />

La tradizione comunque la vede<br />

lasciare i rumori della grande città e<br />

ritirarsi in campagna, in ‘villa’, dove<br />

conduce vita comunitaria insieme<br />

con altre vergini consacrate: i<br />

giorni scorrono in preghiera e in<br />

raccoglimento, ma anche dediti ad<br />

opere di carità nei confronti dei più<br />

bisognosi. Termina la sua vita terrena<br />

poco dopo la morte dell’amato<br />

fratello Ambrogio, tra il 397 e il<br />

400.<br />

La voce popolare la proclama<br />

già santa. La liturgia celebra la sua<br />

festa il 17 luglio. Le sue reli<strong>qui</strong>e sono<br />

oggi custodite a Milano, in una<br />

cappella a lei dedicata nella basilica<br />

ambrosiana. Il suo spirito è vivente<br />

oggi nelle sue figlie, le suore di<br />

Santa Marcellina, che fanno riferimento<br />

a lei come figura ispiratrice<br />

G. Mantegazza - La velazione di S. Marcellina<br />

(Casa Generalizia delle Suore Marcelline)<br />

del loro carisma e come modello di<br />

vita consacrata apostolica.<br />

LA VELATIO VIRGINIS<br />

E’ chiamata Velatio Virginis la<br />

cerimonia durante la quale Marcellina<br />

riceve dalle mani di Papa Liberio<br />

il velo della consacrazione verginale,<br />

che rappresenta il simbolo<br />

del mistero a cui la vergine si dona.<br />

Venne celebrata nel tempo natalizio<br />

dell’anno 353, di notte: questo momento<br />

segnò l’evento fondamentale<br />

della sua vita di vergine consacrata<br />

e ne delineò la fisionomia.<br />

Ambrogio, allora giovinetto, era<br />

presente alla funzione: descriverà<br />

minutamente l’episodio molti anni<br />

più tardi, nel 377, fissando le im-<br />

magini dell’avvenimento con queste<br />

parole dettagliate, nel De Virginibus<br />

(3.1), il suo trattato sulle vergini:<br />

«[…] nel Natale del Salvatore<br />

presso l’apostolo Pietro suggellavi<br />

la professione della verginità anche<br />

con il mutamento della veste - e<br />

quale giorno migliore di quello nel<br />

quale la Vergine fu arricchita della<br />

prole? -, alla presenza anche di<br />

moltissime fanciulle di Dio che facevano<br />

gara a vicenda per esserti<br />

compagna […]».<br />

Quella notte Marcellina rientra<br />

così nel novero delle vergini del IV<br />

secolo; aveva davanti a sé un esempio<br />

di coerenza cristiana vissuta fino<br />

al martirio, infatti vantava nella<br />

sua stirpe una parente, Santa Sotere,<br />

giovanissima vergine morta martire<br />

nel 304, durante la persecuzione di<br />

Diocleziano, che Ambrogio ricorda<br />

con orgoglio e commozione nel De<br />

Virginibus.<br />

Quale era stato il cammino spirituale<br />

che aveva condotto Marcellina<br />

a questa determinazione? Sappiamo<br />

che a Roma, nel tempo in cui<br />

la vergine era ritornata da Treviri<br />

con la famiglia, si era diffusa la predicazione<br />

del vescovo di Alessandria,<br />

Atanasio, che aveva acceso gli<br />

animi giovanili di santo fervore per<br />

la vocazione alla verginità. Possiamo<br />

ritenere che anche Marcellina<br />

abbia subito l’influenza di questo<br />

slancio ascetico e che abbia frequentato<br />

quei cenacoli di spiritualità,<br />

nati a Roma in casa di pie ma-<br />

trone. Uno di questi luoghi di ritrovo<br />

viene descritto da Antonio Caruso,<br />

nella sua Santa Marcella (p. 29),<br />

che ritrae un drappello di nobildonne<br />

romane, riunite sull’Aventino<br />

nella casa di Marcella, una giovane<br />

coetanea di Marcellina: “E’ un<br />

gruppo ascetico sempre più numeroso,<br />

costituito in gran parte da<br />

donne della nobiltà, vedove impegnate<br />

a condurre una vita di austerità,<br />

nel digiuno, nella preghiera e<br />

nella lettura dei Testi Sacri”. Marcellina<br />

stessa inoltre era solita ospitare<br />

nella sua dimora persone autorevoli<br />

come il vescovo Liberio, il<br />

futuro Pontefice.<br />

La cerimonia della velatio si<br />

svolse nell’anno 353, a Roma, nella<br />

basilica costantiniana di San Pietro,<br />

una delle nuove chiese che sorsero<br />

in seguito alla proclamata libertà di<br />

culto: era la notte di Natale o dell’Epifania.<br />

Per chiarire questo duplice<br />

riferimento, riporto le parole<br />

di Angelo Paredi, che si occupò della<br />

consacrazione di santa Marcellina<br />

durante le celebrazioni del 1953,<br />

in occasione del XVI centenario:<br />

«Probabilmente nell’anno 353 a<br />

Roma si celebrava la Natività del<br />

Signore al 25 dicembre e non si era<br />

ancora introdotto l’uso di celebrare<br />

anche la festa orientale del 6 gennaio;<br />

mentre a Milano nel 377, anno<br />

nel quale S. Ambrogio pronuncia<br />

e poi pubblica le esortazioni sue alle<br />

vergini nei tre libri De Virginibus,<br />

ancora forse si celebrava il<br />

Natale del Signore con la sola festa<br />

del 6 gennaio, alla maniera degli<br />

orientali».<br />

Un commento iconografico a<br />

quanto detto può essere rappresentato<br />

dall’affresco milanese sito nell’anticappella<br />

di San Vittore, che si<br />

trova all’interno della basilica ambrosiana:<br />

in una medesima superficie<br />

rappresenta il natale di Gesù, in<br />

alto a destra, e la scena della velatio<br />

in basso a sinistra.<br />

Ritorniamo con la mente alla basilica<br />

paleocristiana di San Pietro e<br />

proviamo a vedere con gli occhi di<br />

Marcellina, quella notte del 353, la<br />

nuova chiesa dove viene celebrata<br />

la sua consacrazione. Oggi possiamo<br />

ricostruirne l’aspetto attraverso<br />

testimonianze archeologiche che<br />

hanno riportato alla luce alcuni reperti.<br />

Eretta per volere di Costantino<br />

nel 324, dove la tradizione indica<br />

essere stato sepolto l’Apostolo, e<br />

terminata nel 349, era strutturata in<br />

un’ampia costruzione suddivisa in<br />

cinque navate separate da colonne e<br />

preceduta da un vasto atrio. Questa<br />

basilica rappresentava il centro della<br />

cristianità: con i suoi 123 metri di<br />

lunghezza poteva ospitare migliaia<br />

di persone che vi si recavano per<br />

pregare. Poi, in seguito ai saccheggi<br />

messi in atto dalle popolazioni<br />

barbariche, in epoca rinascimentale<br />

22 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

23


fu completamente ricostruita, riutilizzandone<br />

alcune parti -ad esempio<br />

delle colonne- per dare forma alla<br />

chiesa che conosciamo oggi. Tracce<br />

della basilica primitiva si trovano<br />

tuttavia custodite al di sotto del pavimento<br />

di San Pietro, in uno spazio<br />

denominato Grotte Vaticane.<br />

Nel terzo libro del De Virginibus<br />

Ambrogio riporta il discorso che il<br />

Papa ha pronunciato per la sorella<br />

Marcellina. Proviamo anche noi a<br />

“ritornare a quei precetti di Liberio<br />

di beata memoria”, (p. 93) dei quali<br />

Ambrogio ci rivela essere stati<br />

spesso oggetto di conversazione<br />

con la sorella. Si tratta innanzitutto<br />

di un elogio alla verginità, le cui<br />

virtù prendono forma nell’atteggiarsi<br />

della vergine, come se fossero<br />

a lei connaturali: “Fiorisca nei<br />

tuoi giardini la rosa del pudore, il<br />

giglio dell’anima[…]”, esorta il<br />

Pontefice, con quest’immagine di<br />

delicata poesia, dopo aver delineato<br />

il ritratto di una donna pudica e nello<br />

stesso tempo forte, perché rassicurata<br />

da Dio (pp. 99-100):<br />

«La verginità sia contrassegnata<br />

innanzi tutto dalla voce, il pudore<br />

chiuda le labbra, la religione annulli<br />

la debolezza, la consuetudine<br />

instauri la natura! La sua gravità a<br />

me per prima annunci la vergine:<br />

nel pudore manifesto, nell’incedere<br />

sobrio, nel volto modesto».<br />

Si tratta comunque di un inno<br />

d’amore a Gesù Cristo (pp. 94-95):<br />

«Amalo, o figlia, perché è buono<br />

[…]. Amalo, ti dico, Egli è colui<br />

che il Padre ha generato prima della<br />

stella del mattino, come eterno:<br />

dall’utero lo generò come Figlio:<br />

dal cuore lo proruppe come Verbo.<br />

Egli è colui nel quale il Padre si<br />

compiacque […]. Il Padre lo ama<br />

tanto da portarlo nel seno, collocarlo<br />

alla sua destra […]. Ama<br />

dunque colui che il Padre ama».<br />

Proviamo a rileggere questo<br />

stesso discorso, assai più concettua-<br />

Brugherio. Cascina di S. Ambrogio<br />

le e meno ricco d’immagini, così<br />

come lo riporta il Biraghi 15 secoli<br />

più tardi, nella sua Vita di Santa<br />

Marcellina (p. 15):<br />

«Questo Sposo amalo, o figlia,<br />

perché è buono. Amalo, dico: egli è<br />

Figlio eterno del Padre, egli è il<br />

Verbo uscito dal cuore del Padre,<br />

egli la compiacenza del Padre, egli<br />

il creatore d’ogni cosa: e la pienezza<br />

della divinità abita corporalmente<br />

in lui. Tu dunque ama lui che<br />

è sì amato dal Padre […]».<br />

Tra i precetti di papa Liberio che<br />

Ambrogio fissa nella memoria e<br />

che Marcellina ascolta attentamente<br />

quella notte e che poi praticherà tutta<br />

la vita, uno spazio è dedicato alla<br />

preghiera assidua (p. 103):<br />

Anche l’orazione frequente ci<br />

raccomandi a Dio. […] Ma anche<br />

nel letto stesso voglio che tu intrecci<br />

con frequente alternanza i Salmi<br />

con la preghiera del Signore, sia<br />

quando ti svegli, sia prima che il<br />

sopore ristori il corpo, affinché il<br />

sonno, nel principio stesso del riposo,<br />

ti trovi libera dalla cura delle<br />

cose del secolo, mediante le cose<br />

divine. […] Dobbiamo poi in particolare<br />

passare in rassegna il Simbolo<br />

– ogni giorno nelle ore prima<br />

dell’alba – come sigillo del nostro<br />

cuore: anzi ad esso dobbiamo ricorrere<br />

con l’anima quando qualcosa<br />

ci spaventa”.<br />

La liturgia del messale ambrosiano<br />

feriale, si esprime con queste<br />

parole del prefazio, tratte dalla memoria<br />

di Santa Marcellina, il 17 luglio:<br />

E’ fonte di letizia rinnovare il ricordo<br />

della beata Marcellina, affettuosa<br />

sorella e dolce conforto di<br />

Ambrogio e Satiro. Come vergine<br />

prudente scelse di amare con cuore<br />

indiviso l’immacolato tuo Figlio,<br />

ispiratore e corona di ogni proposito<br />

verginale e a lui si dedicò con<br />

cuore di sposa, per celebrarne con<br />

voce nuova la sovrumana bellezza<br />

nel coro della tua Chiesa.<br />

LE LETTERE<br />

DI SANT’AMBROGIO<br />

A SANTA MARCELLINA<br />

La “villa” di Marcellina<br />

E’ presumibile che Marcellina<br />

avesse un’abitazione a Milano, dove<br />

viveva insieme al fratello Satiro,<br />

identificabile con l’area attigua alla<br />

sconsacrata chiesa di San Carpoforo,<br />

oggi in via M. Formentini, della<br />

quale rimane il toponimo in una<br />

piccola strada vicina. Tuttavia è anche<br />

nell’ambiente di questa campagna<br />

lombarda che la voce di una<br />

tradizione incontrastata dice essere<br />

vissuta Marcellina per buona parte<br />

dell’anno, dopo la proclamazione a<br />

vescovo di Ambrogio. Qui si presume<br />

abbia ricevuto le lettere del fratello,<br />

che la informavano puntualmente<br />

sugli avvenimenti che coinvolgevano<br />

le sorti della Chiesa.<br />

Dalla Vita di monsignor Biraghi<br />

(p. 61):<br />

«La villa, ove Marcellina ritiravasi,<br />

era a nove miglia da Milano,<br />

poco discosta dalla Via militare, la<br />

quale da Porta Argentea per la stazione<br />

di Fiume-Frigido (o Cologno),<br />

Argenzia (o Gorgonzola) e<br />

Ponte-Aureolo metteva a Bergamo<br />

e Verona. Il luogo era non lontano<br />

da Fiume-Frigido, in pianura a boschi<br />

e viti, e case campereccie, sotto<br />

i colli della Brianza, un dì compreso<br />

nella pieve di Vicomercato».<br />

Oggi, se vogliamo visitare questo<br />

sito, dobbiamo recarci alle porte<br />

di Milano, a Brugherio. Qui, percorrendo<br />

la via dei Mille, si incontra<br />

il complesso residenziale che un<br />

tempo corrispondeva alla presunta<br />

abitazione di Marcellina: entrando<br />

nella corte, una targa in alto a sinistra,<br />

posta nel 1953 da monsignor<br />

Ennio Bernasconi, ricorda che «Qui<br />

santa Marcellina visse e soggiornò<br />

la maggior parte dell’anno: <strong>qui</strong> fors’anche<br />

morì. Beati voi o abitanti di<br />

queste case! E’ terra santa la vostra.<br />

Come dovete sentirne il fascino<br />

e la responsabilità…».<br />

La corrispondenza<br />

tra Ambrogio e Marcellina<br />

Dalla Vita di mons. Biraghi (p. 61)<br />

«Qui [a Brugherio] la pia<br />

Vergine insieme a Candida e alcun’altra<br />

compagna soleva ridursi<br />

a quando a quando, e di <strong>qui</strong> andavano<br />

e venivano lettere tra lei e Ambrogio».<br />

Le lettere di Ambrogio, inviate<br />

alla sorella tra il 386 e il 388, ci<br />

guidano in questo luogo dove anche<br />

la tradizione ci porta a collocare le<br />

tre lettere che la storia ci ha conservato.<br />

Queste lettere sono significative<br />

anche per inquadrare il rapporto<br />

intercorrente tra Ambrogio e<br />

Marcellina, perché tra le righe emerge<br />

la consuetudine di una confidente<br />

amicizia, anche se l’epistolario<br />

santambrosiano è stato concepito<br />

come opera letteraria, la cui<br />

finalità è di far conoscere pubblicamente<br />

le motivazioni dell’agire del<br />

vescovo di Milano in determinate<br />

circostanze. A noi interessano nella<br />

misura in cui rivelano il delicato<br />

rapporto di affetto che univa da<br />

sempre Ambrogio alla sorella che lo<br />

aveva cresciuto ed educato alla fede<br />

cattolica.<br />

Milano. Basilica di S. Ambrogio<br />

«Tanta deferenza del santo<br />

Fratello, Marcellina l’aveva ben<br />

meritata col suo ingegno, colla<br />

grande prudenza, colla lunga vita<br />

piena di luce e di santità. […] Insomma<br />

– conclude il Biraghi nella<br />

Vita (pp. 94-95) – in Marcellina<br />

vedevasi per singolar modo riunito<br />

lo spirito e l’attività di Marta e di<br />

Maria, e tutto quel meglio che valesse<br />

a corrispondere allo zelo sì vivo<br />

e sì illuminato di un Ambrogio[...]».<br />

«Siate Marta, ma insieme anche<br />

Maria» scriveva ancora monsignor<br />

Biraghi alla giovane Marina Videmari,<br />

che stava per diventare la prima<br />

pietra del nuovo istituto educativo<br />

da lui ideato: in una lettera<br />

datata 17 novembre 1837, riassume<br />

con queste parole il fondamento<br />

24 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

25


della vita religiosa proposta alle sue<br />

nascenti Marcelline. Tre anni più<br />

tardi, in una lettera del 18 settembre<br />

1840, il Biraghi riprendeva l’argomentazione,<br />

approfondendo e precisando<br />

il significato di quella<br />

precedente affermazione, con la<br />

Videmari ormai diventata direttrice<br />

del collegio di Cernusco: «Come si<br />

gusta il Signore nella solitudine,<br />

nella vita divota. Tuttavia maggiore<br />

è il merito della vita attiva,<br />

perché si coopera a salvare le<br />

anime e questa noi abbiamo<br />

scelto colla grazia di Dio».<br />

Queste missive inviate a<br />

Marcellina costituiscono una<br />

fonte importante per la<br />

conoscenza storica del IV secolo<br />

e fanno parte di un nutrito<br />

epistolario che Ambrogio intendeva<br />

pubblicare in dieci<br />

libri. L’epistolario santambrosiano<br />

è considerato oggi<br />

opera letteraria: di solito Ambrogio<br />

non affronta direttamente<br />

le questioni riportate<br />

nelle epistole, ma preferisce<br />

far riferimento ai testi sacri,<br />

dai quali trarre abbondanti esemplificazioni:<br />

da questi suoi<br />

scritti emergono le linee fondamentali<br />

della sua azione<br />

pastorale, nonché i tratti marcati<br />

della sua personalità. Lo<br />

scopo di questo “libro politico”,<br />

come spiega la professoressa<br />

Zelzer che se ne è occupata<br />

nella recente Opera<br />

omnia di Sant’Ambrogio<br />

(p.12), è quello di «dimostrare<br />

ai successori di Teodosio<br />

che le buone relazioni<br />

tra la Chiesa e lo Stato potevano<br />

sussistere solamente se<br />

lo Stato aiutava la Chiesa<br />

rispettandone l’autonomia nei<br />

riguardi del potere statale».<br />

Gli argomenti delle tre epistole<br />

indirizzate a Marcellina sono inerenti<br />

ad avvenimenti significativi,<br />

che hanno coinvolto all’epoca la<br />

Chiesa milanese e il suo vescovo<br />

Ambrogio, come la contesa con gli<br />

ariani per il possesso di una basilica<br />

che pretendevano o il felice ritrovamento<br />

dei corpi dei santi Protasio e<br />

Gervasio oppure i disordini accaduti<br />

nella città di Callinico, per i quali<br />

fu necessaria la mediazione di Ambrogio<br />

presso l’imperatore Teodosio.<br />

La prima lettera <strong>qui</strong> citata (76,<br />

Maur. 20) riguarda il clima di tensione<br />

- siamo nel marzo 386, durante<br />

la settimana santa - che si era<br />

Tricase. Oasi Marcelline.<br />

S. Marcellina con i fratelli S. Ambrogio e S. Satiro<br />

creato allora tra cattolici ed ariani<br />

riguardo alla controversia relativa<br />

alla basilica che l’imperatrice<br />

Giustina, madre di Valentiniano II,<br />

pretendeva fosse consegnata agli<br />

ariani, per svolgervi il loro culto.<br />

Nonostante il Concilio di Nicea<br />

(325) avesse chiaramente definito i<br />

dogmi della dottrina cattolica, l’eresia<br />

ariana era ancora molto diffusa.<br />

Nell’epistola sono riportati i due<br />

discorsi che Ambrogio tenne prima<br />

e dopo la soluzione del conflitto,<br />

che si concluse con la vittoria dei<br />

cattolici. All’inizio il caso sembrava<br />

incamminarsi verso un bagno di<br />

sangue e la preoccupazione del<br />

vescovo Ambrogio consisteva nel<br />

fatto che «in una questione<br />

riguardante la Chiesa non si<br />

spandesse il sangue di nessuno».<br />

Questo confida Ambrogio<br />

a Marcellina, che non<br />

manca di chiedere notizie con<br />

assiduità al fratello, il quale<br />

incomincia a raccontare con<br />

queste parole, nella missiva<br />

indirizzata a lei: “Poiché in<br />

quasi tutte le tue lettere ti fai<br />

premura di chiedermi della<br />

Chiesa, ecco quanto accade”.<br />

Questo scrive il fratello alla<br />

sorella per metterla al corrente<br />

degli avvenimenti e <strong>qui</strong>ndi per<br />

rasserenarla, soprattutto in<br />

risposta ad una lettera di lei,<br />

nella quale -egli annota- «mi<br />

comunicavi che i tuoi sogni<br />

non ti lasciavano tran<strong>qui</strong>lla».<br />

In Marcellina, la preoccupazione<br />

per le sorti della<br />

Chiesa era molto sentita, in<br />

un’epoca ancora fresca di persecuzioni<br />

e in piena lotta contro<br />

l’eresia ariana, che negava<br />

la natura divina di Gesù<br />

Cristo. A questo proposito<br />

scrive Giuseppina Parma, su<br />

Terra Ambrosiana del 1997,<br />

specificando che per la Santa<br />

«la verginità consacrata a<br />

Cristo fu un dovere di più per<br />

mettersi a disposizione del<br />

bene della sua Chiesa, la<br />

Chiesa Cattolica sempre minacciata<br />

dalle aberranti potenze del mondo.<br />

Questa fedeltà alla Chiesa e al<br />

Papa dimostrata con affettiva ed effettiva<br />

partecipazione alle loro vicende,<br />

è la virtù che mons. Biraghi<br />

particolarmente esalta tra quelle<br />

della sua Marcellina».<br />

La seconda missiva, strutturata<br />

anch’essa in due discorsi, risale al<br />

giugno di quel medesimo anno, il<br />

386, e riguarda il gioioso ritrovamento<br />

dei corpi dei martiri Gervasio<br />

e Protasio. E’ indirizzata “Alla<br />

sua signora sorella, a lui più cara<br />

della vita e degli occhi, il fratello”<br />

(77, Maur. 22).<br />

Questa dolcissima intitolazione,<br />

carica di stima e di affetto per la<br />

sorella “signora”, colei che ha rappresentato<br />

nella vita di Ambrogio la<br />

guida, racchiude in sé tutta la soavità<br />

del rapporto tra i due santi e la<br />

loro confidenza, così come ci rivela<br />

anche il testo seguente, che pare<br />

sottintendere un’assidua frequentazione<br />

tra i due, dando adito all’ipotesi<br />

di un usuale domicilio di<br />

Marcellina in questo luogo sulle<br />

sponde del Lambro, nei pressi di<br />

Milano, adatto a condurre vita ritirata:<br />

«Poiché sono solito non tacere,<br />

alla tua Santità, nulla di quanto<br />

avviene <strong>qui</strong> in tua assenza, sappi<br />

che abbiamo ritrovato i santi martiri».<br />

Gli eventi attinenti la narrazione<br />

coinvolgono tre giornate e colgono<br />

altrettanti momenti: il ritrovamento<br />

dei corpi, cioè la cosiddetta invenzione,<br />

la traslazione nella basilica<br />

ambrosiana e infine la loro deposizione<br />

in essa. Grande emozione fu<br />

ritrovare «queste nobili reli<strong>qui</strong>e»<br />

considerate «un dono di Dio» per<br />

«questa città» che «aveva perduto i<br />

propri martiri». Ambrogio sente di<br />

doverne ringraziare il Signore:<br />

«Ti ringrazio, Signore, perché<br />

hai suscitato per noi gli spiriti così<br />

potenti di questi santi martiri, in un<br />

momento in cui la tua Chiesa sente<br />

il bisogno di più efficace protezione.Sappiano<br />

tutti quali difensori<br />

io cerco, capaci di proteggermi<br />

ma incapaci di offendere. Tali difensori<br />

io desidero, tali soldati ho<br />

con me; non soldati del mondo, ma<br />

soldati di Cristo».<br />

I santi corpi, deposti nella basilica<br />

in un punto indeterminato, verranno<br />

ritrovati nuovamente 15 secoli<br />

più tardi da monsignor Biraghi e<br />

<strong>qui</strong> definitivamente collocati in<br />

cripta, al fianco del vescovo Ambrogio,<br />

dove tuttora sono situati.<br />

Nella terza epistola inviata a<br />

Marcellina (ex. coll. 1, Maur. 41), è<br />

allegata la lettera che Ambrogio inviò<br />

a Teodosio, contenente il suo<br />

discorso pronunciato a proposito<br />

dell’incendio di Callinico, oggi città<br />

della Siria, situata presso<br />

l’Eufrate, dove i cristiani avevano<br />

incendiato la sinagoga, suscitando<br />

l’ira di Teodosio. Era l’anno 388.<br />

Con questa lettera, Ambrogio ottenne<br />

di placare la collera dell’imperatore,<br />

impetrandone l’indulgenza:<br />

«Ti conosco pio, clemente, mite<br />

e sereno; so che ti stanno a cuore la<br />

fede e il timor di Dio; ma spesso ci<br />

sono cose che ci ingannano».<br />

Nella missiva inviata alla sorella,<br />

che lo aveva cresciuto santamente,<br />

ritroviamo ancora tutto l’affetto<br />

di Ambrogio e la delicatezza<br />

di tratto nei suoi confronti. Non<br />

mancano espressioni di sincera preoccupazione<br />

per lei:<br />

«Ti sei compiaciuta di scrivermi<br />

che la tua Santità era ancora preoccupata,<br />

perché avevo scritto di<br />

essere preoccupato; perciò mi meraviglio<br />

che tu non abbia ricevuto la<br />

mia lettera, nella quale ti scrivevo<br />

di aver riac<strong>qui</strong>stato la serenità».<br />

In questo luogo della campagna<br />

brianzola, dove abita ancor oggi la<br />

memoria della Santa, si possono<br />

dunque seguire le tracce di Marcellina<br />

in “villa”, laddove trascorse<br />

l’ultima parte della sua vita e ricostruire<br />

qualche tratto significativo<br />

della sua figura.<br />

Possiamo concludere con le parole<br />

di Giuseppina Parma (op. cit.):<br />

«Di quanto accadde a Milano<br />

nei ventitré anni dell’episcopato<br />

ambrosiano nulla infatti sfuggì a<br />

Marcellina, che, informata dal<br />

fratello, ne ricambiava la confidenza<br />

con illuminato consiglio e l’aiuto<br />

della preghiera. In tal modo ella<br />

svolse un apostolato veramente ecclesiale».<br />

Tamara Gianni<br />

26 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

27


INCONTRI<br />

L’A.O. Card. G. <strong>Panico</strong> trae dalla propria storia<br />

lo slancio per sempre maggiori traguardi<br />

RIFLETTERE SUL PASSATO<br />

PROTESI VERSO IL FUTURO<br />

Quello che si è vissuto e operato<br />

funge da orientamento<br />

e monito per agire bene nel<br />

presente e organizzarsi ancora me-<br />

glio per i tempi a venire.<br />

Un’azienda moderna non indulge<br />

in una celebrazione fine a se<br />

stessa, semmai si concede al filo<br />

della memoria per riconoscere<br />

i giusti meriti degli<br />

operatori, per fare un<br />

breve consuntivo e soprattutto<br />

per trarne slancio<br />

vitale in vista di nuovi<br />

e più ambiziosi obiettivi.<br />

Giovedì 16 marzo<br />

2006 presso l’affollatissima<br />

Aula magna del Polo<br />

didattico universitario, si<br />

è svolto il Convegno “Riflettere<br />

sul passato per<br />

progettare il futuro” organizzato<br />

dall’Azienda<br />

ospedaliera “Cardinale<br />

Giovanni <strong>Panico</strong>” di Tricase.<br />

Nella circostanza sono<br />

stati conferiti i titoli di<br />

Primario Emerito al professor<br />

Gaetano Renda<br />

(primario chirurgo) e al<br />

dottor Franco Leo (primario<br />

medico), medici tra<br />

i più accreditati protagonisti<br />

del nosocomio di<br />

Tricase - gestito dall’Istituto<br />

internazionale delle<br />

Suore Marcelline - fin<br />

dalla sua apertura nel<br />

1967.<br />

Gaetano Renda e<br />

Franco Leo, oggi in pensione,<br />

hanno ricevuti i riconoscimenti<br />

dalle mani<br />

di S. E. Monsignor Carmelo<br />

Cassati, membro del<br />

Consiglio di Amministra-<br />

A Gaetano Renda<br />

e Franco Leo<br />

il prestigioso<br />

riconoscimento di<br />

Primario Emerito<br />

zione della <strong>Pia</strong> <strong>Fondazione</strong> di Culto<br />

e Religione ‘Card. G. <strong>Panico</strong>’.<br />

Renda e Leo hanno fatto scuola<br />

nei rispettivi settori di competenza<br />

e oltre ad essere stati maestri nella<br />

professione sono anche divenuti<br />

credibili esempi e portatori di alti<br />

valori morali: questo si legge sostanzialmente<br />

nelle motivazioni<br />

delle onorificenze assegnate dai<br />

massimi esponenti dell’Istituto delle<br />

Suore Marcelline e comunicate<br />

ufficialmente da Suor Maria Luisa<br />

Cosma, superiora della comunità<br />

marcellina di Tricase.<br />

Ma si rileva anche dalle note<br />

biografiche dei due premiati, lette<br />

dal dottor Pasquale Barone (responsabile<br />

di Pneumologia) per il dottor<br />

Franco Leo e dal dottor Tommaso<br />

Verrienti (attuale primario di Chirurgia)<br />

per il prof. Gaetano Renda.<br />

Il programma dell’evento ha<br />

avuto in apertura la presentazione<br />

dei “Dati dell’attività dell’Azienda<br />

Ospedaliera ‘Card. G. <strong>Panico</strong>’” da<br />

parte di Sr. Margherita Bramato e<br />

del Dr. Pierangelo Errico, rispettivamente<br />

Direttore Generale e Direttore<br />

Sanitario della stessa Azienda.<br />

L’ospedale tricasino ac<strong>qui</strong>sisce<br />

sempre nuove competenze, migliora<br />

anno per anno sia la quantità delle<br />

prestazioni fornite (confermate<br />

dai numeri illustrati) sia la loro qualità<br />

in virtù della loro appropriatez-<br />

za. Sono seguite le relazioni: “La<br />

<strong>Fondazione</strong> Azienda Ospedaliera<br />

‘Card. G. <strong>Panico</strong>’, Ente Ecclesiastico,<br />

nella Sanità pugliese” del dott.<br />

Rocco Palmisano, Segretario generale<br />

dell’Ospedale “Miulli” di Acquaviva<br />

delle Fonti di Bari (nosocomio<br />

“classificato”, a gestione religiosa<br />

come quello di Tricase) “Riflettere<br />

sul passato per progettare il<br />

futuro” di Sr. Margherita Bramato,<br />

“Eccellenza in Sanità: ruolo delle<br />

professionalità” dell’Onorevole<br />

Giacinto Urso.<br />

Tutte le relazioni sono state molto<br />

apprezzate e, in particolare, da<br />

quella di Sr. Margherita Bramato si<br />

è appreso che tra pochi mesi sarà<br />

pronto il servizio di Medicina Nucleare<br />

mentre sono quasi completi<br />

gli ampliamenti per le unità operative<br />

di Ematologia, Riabilitazione e<br />

Chirurgia endoscopica.<br />

In chiusura, il gruppo musicale<br />

Ensemble Terra d’Otranto, diretto<br />

dal prof. Doriano Longo, ha esegui-<br />

A lato da sinistra,<br />

16 Marzo 2006, targa dedicata<br />

al Dott. F. Leo e collocata nel<br />

Servizio Dialisi del<br />

Dipartimento di Medicina<br />

Nella pagina precedente,<br />

16 Marzo 2006, targa dedicata<br />

al Prof. G. Renda collocata<br />

nell’U.O. di Chirurgia Generale<br />

(Terapia Intensiva Post -<br />

Chirurgica)<br />

In basso, una fase del<br />

Convegno.<br />

to tra gli applausi “Musiche Salentine<br />

del ‘500”.<br />

Riportiamo su queste pagine<br />

della nostra rivista gli interventi che<br />

hanno animato l’incontro e molto<br />

interessato l’uditorio.<br />

(R. F)<br />

28 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

29


INCONTRI<br />

Sul filo della memoria lo sguardo appassionato alle origini,<br />

ma anche l’analisi lucida del presente e<br />

i progetti fiduciosi per il domani<br />

RIPENSARE AL PASSATO<br />

PER PROGETTARE IL FUTURO<br />

La cerimonia di conferimento del<br />

titolo di Primario Emerito al Dott.<br />

Franco Leo ed al Prof. Gaetano<br />

Renda, il 16 marzo 2006, ha consentito<br />

la coincidenza con l'annuale<br />

incontro della Direzione Aziendale<br />

per il consuntivo di attività svolta e<br />

per la presentazione dei programmi<br />

di prossimo sviluppo. L'occasione<br />

anzi ha messo in risalto l'impegno<br />

della Direzione per la ricerca delle<br />

professionalità e per il loro aggiornamento,<br />

metodo applicato per la<br />

pianificazione dello sviluppo delle<br />

attività dell'Ospedale. Infatti il Direttore<br />

Generale Sr. Margherita<br />

Bramato ha esordito con le parole<br />

che seguono e che introducono la<br />

sua relazione che <strong>qui</strong> si riporta.<br />

Quello che noi oggi vediamo<br />

e viviamo ha radici profonde!<br />

In questo momento,<br />

molti volti e molti ricordi si affollano<br />

nella memoria….<br />

Penso alla superiora Dina, a Sr.<br />

Giulietta, al Presidente Costanza,<br />

alla Madre Elisa, al Dr. Montesano,<br />

ai volti delle nostre Suore pioniere<br />

dell'Ospedale che insieme ai Primari<br />

e ai medici della prima ora, tra i<br />

quali il Prof. Renda, il Dr. Leo, il<br />

Prof. Caputo, il Dr. Baglivo e il Dr.<br />

Rizzello, hanno condotto con generosa<br />

fatica, con intelligenza, con<br />

passione e soprattutto con cuore i<br />

primi passi dell'Ospedale.<br />

Oggi, a tutti costoro diciamo la<br />

nostra stima e il nostro sentito grazie<br />

per averci aperto con coraggio la<br />

strada, ma gli stessi sentimenti desidero<br />

esprimerli anche a tutti i colla-<br />

boratori attuali, medici e non medici,<br />

vi ammiro per ciò che siete e per<br />

quello che fate; fedeli all'Istituzione,<br />

sulla scia del passato, ma attenti<br />

ai segni dei tempi, offrite quotidianamente<br />

competenza e qualità di assistenza<br />

ai nostri ammalati.<br />

Riflettere sull'argomento di oggi<br />

significa porsi tre domande:<br />

1. DA DOVE VENIAMO<br />

2. CHI SIAMO<br />

3. DOVE VOGLIAMO ANDARE<br />

DA DOVE VENIAMO<br />

Veniamo da un piccolo granello<br />

di senape gettato dal cuore del<br />

Card. <strong>Panico</strong>, per una piccola-grande<br />

opera a favore della sua gente,<br />

capace di curare la malattia e allontanare<br />

la povertà. Accolto, questo<br />

seme in un terreno di disponibilità<br />

prima dalle Suore Marcelline e successivamente<br />

in un terreno di solidarietà<br />

e di intelligente professiona-<br />

lità degli Operatori sanitari, oggi è<br />

diventato un grande albero, dove<br />

con fiducia trovano rifugio i nostri<br />

ammalati.<br />

Così ricorda nelle memorie il<br />

Prof. Renda:" ricordo l'invito fattomi<br />

dalla Sup. di Lecce Sr. Giustina<br />

Rezzaghi, per visitare la scuola e<br />

l'erigendo Ospedale, che allora si<br />

presentava come un poliambulatorio<br />

o una piccola infermeria; l'edificio<br />

era già al rustico, ma non aveva<br />

l'impostazione organica di un vero<br />

ospedale né gli spazi e le caratteristiche<br />

del nosocomio, cose necessarie<br />

per ottenere le autorizzazioni e<br />

le convenzioni dai vari Enti. Dopo<br />

il collo<strong>qui</strong>o entusiasmante di Sr.<br />

Giustina io ben presto - ricorda, ancora,<br />

il Prof. Renda - mi metto in<br />

contatto con l'Ing. Galati, che aveva<br />

iniziato i lavori del progetto, per<br />

modificare l'impostazione come vero<br />

e proprio Ospedale."<br />

L'edificio viene elevato fino al V<br />

Fig. 1<br />

piano. Intanto Madre Elisa si domandava<br />

non senza comprensibile<br />

ansia: "ma come potremo avere<br />

bravi medici, in quel lontano Salento<br />

e anche degenti per il grande<br />

ospedale?"<br />

La Provvidenza ci pensò. Primo<br />

fra tutti il Prof. Renda a cui fu conferito<br />

l'incarico di assumere ufficialmente<br />

la Direzione Sanitaria e<br />

la Chirurgia Generale.<br />

L'esatta data della fondazione è<br />

sancita in un incontro tenutosi a Napoli<br />

presso l'Hotel Excelzior, il 20<br />

settembre 1967, alla quale parteciparono<br />

tutti i medici che nel frattempo<br />

erano stati prescelti ed incaricati<br />

come Primari, insieme a Madre<br />

Elisa Zanchi e al Presidente<br />

Luigi Costanza. L'Ospedale era stato<br />

innalzato su solide fondamenta e<br />

tutto era pronto per il futuro funzionamento.<br />

Il 4 Dicembre 1967 entrano<br />

i primi pazienti…<br />

Osserviamo alcuni "vissuti rilevanti"<br />

che ci hanno lasciato in eredità<br />

e che non possiamo affievolire,<br />

per poter essere incisivi anche oggi:<br />

- Forte senso di appartenenza all'Istituzione,<br />

condivisione e rispetto<br />

delle finalità religiose e di solidarietà<br />

sociale dell'Ente, valori che ci permettono<br />

di dare un valore aggiunto<br />

al nostro servizio.<br />

- Professionalità che sappia coniugare<br />

innovazione e competenza<br />

scientifica, con l'attenzione alla persona<br />

e alla sua dignità.<br />

- Attenzione particolare alla formazione<br />

capace di creare cultura<br />

della solidarietà e coscienza professionale<br />

che sappia vivere l'etica della<br />

responsabilità.<br />

- Capacità di progettualità.<br />

CHI SIAMO<br />

Lo illustriamo con i dati<br />

di funzionalità ad oggi<br />

consolidati<br />

L'Ospedale "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />

soddisfa oltre il 25% della domanda<br />

di ricovero dei cittadini residenti<br />

nella ASL Lecce 2 e pertanto contribuisce<br />

in modo consistente a trat-<br />

tenere la mobilità verso altre ASL<br />

pugliesi o verso le altre Regioni.<br />

Offrire l'opportunità di cura laddove<br />

risiede il cittadino è certamente<br />

una delle prime variabili di qualità<br />

dei servizi sanitari (Fig. 1)<br />

I dati di ospedalizzazione verificati,<br />

(normalmente si riferiscono all'anno<br />

precedente quello appena<br />

trascorso), suggeriscono la necessità<br />

di profondere ulteriore impegno<br />

per una migliore integrazione dei<br />

servizi sanitari locali dato che il<br />

12% dei cittadini si rivolgono alla<br />

ASL Le/1 e che l'8% preferisce altre<br />

Regioni. Nel 2005 i ricoveri<br />

presso il nostro Ospedale sono ulteriormente<br />

incrementati attraendo un<br />

crescente numero di cittadini provenienti<br />

dalla ASL Le/1 e da altre<br />

AA.SS.LL. della Regione Puglia<br />

(Fig. 2). La Fig. 3 (per gentile concessione<br />

della ASL Le/2) indica la<br />

distribuzione dei ricoveri dei cittadini<br />

residenti nel nostro territorio<br />

secondo le maggiori classi di malattia<br />

in ordine decrescente di frequenza.<br />

La distribuzione dei ricoveri è<br />

suddivisa per area di destinazione<br />

sul territorio nazionale e per singola<br />

classe. E' evidente il rilevante<br />

contributo dell'Ospedale "Card. G.<br />

<strong>Panico</strong>" al soddisfacimento della<br />

domanda ed in particolare per le<br />

malattie dell'apparato urinario, dell'apparato<br />

locomotore e delle ossa,<br />

30 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

Fig. 2<br />

Fig. 3<br />

31


Fig. 4<br />

Fig. 5<br />

Fig. 5<br />

per le malattie mieloproliferitaive e<br />

del sangue, per quelle dell'occhio e<br />

dell'apparato cardiovascolare, del<br />

sistema nervoso, respiratorio e digerente,<br />

per le patologie ginecologiche<br />

e della gravidanza. La complessità<br />

dei singoli ricoveri e delle<br />

cure praticate è incrementata, come<br />

indica l'aumento del peso medio a<br />

1,25 per l'intera struttura (Fig. 4), e<br />

l'incremento percentuale dei ricoveri<br />

con peso medio?<br />

A 2,5 (Fig. 5), con provenienza<br />

crescente di tali casi da aree anche<br />

remote della regione. Con l'incremento<br />

della complessità dei ricoveri<br />

(rappresentata appunto dal parametro<br />

"peso") non si è verificato<br />

anche un aumento della degenza<br />

media, che è invece rimasta costante<br />

tra il 2004 e il 2005 dimostrando<br />

una buona efficienza organizzativa<br />

della struttura nel suo complesso. Il<br />

Servizio di Emergenza Urgenza del<br />

nostro Pronto Soccorso ha fronteggiato<br />

oltre 23.000 accessi (Fig. 6)<br />

incrementando gli interventi diretti<br />

con ambulanza 118 sul territorio di<br />

competenza. Le prestazioni di assistenza<br />

specialistica ambulatoriale<br />

del nostro Ospedale sono state pari<br />

al 30% di quelle erogate da tutta la<br />

ASL Le/2 messa insieme nel 2004<br />

e sono ulteriormente incrementate<br />

nel 2005 per tutte le branche, in<br />

particolare per la Radiologia e per il<br />

Laboratorio Analisi. E' da rimarcare<br />

il notevole sviluppo delle prestazioni<br />

di questo Servizio che ha ampliato<br />

le capacità diagnostiche nei settori<br />

di Microbiologia e Virologia,<br />

nel settore della Genetica di Laboratorio<br />

e nelle tecniche di biologia<br />

molecolare, come pure nel settore<br />

dell'Anatomia Patologica e della<br />

scansione dei markers tumorali. Il<br />

Servizio di Laboratorio Analisi ha,<br />

infatti, incrementato le prestazioni<br />

ambulatoriali, ma anche quelle per i<br />

ricoveri più complessi (ad esempio<br />

l'Ematologia) e le attività di "service"<br />

che sta sviluppando per altri laboratori<br />

ed Ospedali regionali ed<br />

extraregionali (Fig. 7).<br />

Anche l'attività di Dialisi ha mo-<br />

strato un incremento delle proprie<br />

prestazioni specie per richieste provenienti<br />

da cittadini di altre<br />

AA.SS.LL. o di altre Regioni. A tale<br />

risultato ha certamente contribuito<br />

l'attività del Centro Dialisi "Santa<br />

Marcellina" in S.M. di Leuca che<br />

costituisce un vero punto di eccellenza<br />

in questo settore.<br />

L'appropriatezza dei percorsi di<br />

ricovero e il contributo dell'Ospedale<br />

al contenimento dei costi sanitari<br />

regionali è dimostrato dall'incremento<br />

percentuale dei ricoveri in<br />

Day Hospital ed in Day Surgery. Le<br />

sale operatorie hanno garantito nel<br />

2005 circa 8275 interventi chirurgici<br />

distribuiti nelle diverse specialità<br />

come indicato in Fig. 8. Per particolari<br />

specialità come la Chirurgia<br />

Generale, l'Ortopedia e la Chirurgia<br />

Vascolare sia il maggior numero di<br />

urgenze che il diverso grado di<br />

complessità di interventi hanno assorbito<br />

un maggior numero di ore di<br />

sala operatoria rispetto al numero<br />

totale delle procedure eseguite. I<br />

percorsi chirurgici sono ben differenziati<br />

per gli interventi programmati<br />

ordinari, per le urgenze e per i<br />

day surgery al fine di garantire la<br />

migliore sicurezza ed il comfort dei<br />

cittadini (Fig. 9). Gli interventi attribuiti<br />

alla specialità di anestesia e<br />

rianimazione hanno riguardato il<br />

posizionamento di neurostimolatori<br />

midollari, di pompe ad infusione e<br />

di port-cath, specie per terapie palliative<br />

e per la gestione di pazienti<br />

oncologici.<br />

Sono aumentati gli interventi di<br />

Chirurgia Toracica, settore curato<br />

dalla Chirurgia Generale in collaborazione<br />

con il Prof. Granone dell'Università<br />

Cattolica del S. Cuore di<br />

Roma. La sicurezza del percorso di<br />

ricovero è attestata dal buon controllo<br />

delle infezioni ospedaliere<br />

che sono ben al di sotto della media<br />

nazionale e regionale (Fig. 10). Si è<br />

avviata ormai da un anno l'attività<br />

di Trapianto di Cellule Staminali<br />

Emopoietiche e di Midollo Osseo<br />

presso l'Unità di Ematologia con oltre<br />

venti trapianti. Si è consolitata<br />

34 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

Fig. 7<br />

Fig. 8<br />

Fig. 9<br />

35


Fig. 10<br />

Fig. 11<br />

l'attività del Dipartimento Materno-<br />

Infantile con gli oltre 1100 parti all'anno<br />

(Fig. 11) e un'ottima sopravvivenza<br />

dei nati pretermine in relazione<br />

alle classi di peso alla nascita.<br />

QUALI PROGETTI<br />

PER IL FUTURO, DOVE<br />

VOGLIAMO ANDARE<br />

Progettualità 2006<br />

1. Aspetto prioritario: la difesa<br />

della vita dal concepimento al suo<br />

termine ( dipartimento materno-infantile<br />

e costruzione dell'hospice)<br />

2. Attenzione alla qualità della<br />

cura e alle tecnologie (medicina nucleare,<br />

radioterapia, emodinamica,<br />

piastra per permettere un adeguato<br />

sviluppo ai servizi sanitari )<br />

3. Completamento dell'organizzazione<br />

dipartimentale con particolare<br />

attenzione ai percorsi di qualità<br />

dell'assistenza.<br />

4. Integrazione delle funzioni di<br />

base ed in particolare lo sviluppo<br />

della riabilitazione post-acuzie.<br />

5. Nella fedeltà al nostro carisma,<br />

cura della formazione: lauree<br />

brevi, laurea specialistica, master<br />

post laurea, aggiornamento professionale<br />

continuo.<br />

Per raggiungere questi obbiettivi<br />

occorre avere:<br />

- il riconoscimento del ruolo: tariffe<br />

eque, funzioni e tetti adeguati;<br />

Grazie<br />

all'autonomia<br />

giuridico<br />

amministrativa<br />

riconosciutaci dalla<br />

legge istitutiva degli<br />

ospedali classificati, e<br />

alla appartenenza ad<br />

una Congregazione<br />

religiosa ci è stato<br />

possibile avere in<br />

questi anni un<br />

processo decisionale<br />

più rapido e di<br />

conseguenza adeguato<br />

all'incredibile<br />

evoluzione delle<br />

metodologie sanitarie.<br />

- forte collaborazione e comunicazione<br />

tra operatori sanitari, nel rispetto<br />

delle singole funzioni.<br />

Grazie all'autonomia giuridico<br />

amministrativa riconosciutaci dalla<br />

legge istitutiva degli ospedali classificati,<br />

e all'appartenenza ad una<br />

Congregazione religiosa ci è stato<br />

possibile avere in questi anni un<br />

processo decisionale più rapido e di<br />

conseguenza adeguato all'incredibile<br />

evoluzione delle metodologie sanitarie.<br />

Dr. Sr. Margherita Bramato<br />

Direttore Generale<br />

INCONTRI<br />

Un ospedale che è stato un vero atto di coraggio e di lungimiranza giuridica,<br />

politica e strategica voluto dalla Rev.ma Madre Elisa Zanchi<br />

LA FONDAZIONE AZIENDA<br />

OSPEDALIERA CARD. G. PANICO, ENTE<br />

ECCLESIASTICO, NELLA SANITÀ PUGLIESE<br />

La storia della sanità religiosa<br />

coincide con la storia della<br />

Chiesa. Dal Concilio di Nicea<br />

ad oggi passando per S. Vincenzo<br />

dè Paoli, San Giovanni di Dio,<br />

San Camillo de Lellis, San Giovanni<br />

Calabria, San Giuseppe Moscati,<br />

don Luigi Monza, Madre Teresa di<br />

Calcutta ed infine Padre Pio da Pietralcina,<br />

per citarne solo alcuni, v’è<br />

una estesa e storicamente continua<br />

testimonianza religiosa in Italia dalla<br />

quale non è stata e non è certamente<br />

esclusa la Puglia.<br />

L’attività, tuttavia, si incrocia nel<br />

corso dei secoli con l’evoluzione<br />

della assistenza sanitaria nella storia<br />

italiana scandita da importanti interventi<br />

legislativi che rispondono di<br />

volta in volta all’evoluzione della<br />

concezione funzionale del complesso<br />

fenomeno tendente ad innovare<br />

ed assecondare le richieste sociali.<br />

Oggi, come ieri, in profonda armonia<br />

con il passato con nuovi<br />

compiti, che per un ospedale religioso,<br />

pur nel rapido mutare dei<br />

tempi e delle situazioni sono poi a<br />

ben pensarci quelli di sempre: incarnare<br />

la parabola del buon Samaritano<br />

in maniera credibile e creativa<br />

verso quanti soffrono: unico distintivo<br />

di appartenenza ad un Ente<br />

Ecclesiastico.<br />

LA SANITÀ RELIGIOSA<br />

IN ITALIA<br />

In tale contesto si sviluppa la sanità<br />

religiosa in Italia segnando<br />

quell’epoca definita dello “spontaneismo<br />

caritativo-assistenziale”,<br />

che ha caratterizzato l’assistenza<br />

sanitaria sino all’avvento di quel<br />

processo di laicizzazione e di pubblicizzazione<br />

che, iniziato con la<br />

legge Crispi del 1890, continua, a<br />

mio avviso, in forme e metodi malcelati<br />

ancor oggi tentando, così facendo,<br />

di minare l’autonomia dei<br />

nostri ospedali.<br />

L’intervento di pubblicizzazione<br />

delle opere pie allora rispondeva all’esigenza<br />

di introdurre, negli anni<br />

immediatamente successivi all’Unità<br />

d’Italia, un controllo pubblico<br />

correttivo rispetto all’eccesso di libera<br />

ed incontrollata iniziativa (ad<br />

opera principalmente di Istituti religiosi<br />

e privati benefattori ).<br />

Le successive fasi riformatrici<br />

hanno poi corrisposto a specifiche<br />

opzioni politiche di intervento che<br />

si sono manifestate più nettamente<br />

sia nello sviluppo del servizio sanitario<br />

nazionale, sia nell’attribuzione<br />

dei principali compiti assistenziali.<br />

LA SANITÀ RELIGIOSA<br />

IN PUGLIA<br />

In Puglia è singolare come per<br />

distribuzione geografica i tre Ospedali<br />

si siano disposti in modo così<br />

coerente con il territorio quasi a voler<br />

presidiare l’intera Regione affinché<br />

a nessun cittadino pugliese potesse<br />

mancare l’assistenza che solo<br />

gli ospedali religiosi sanno dare:<br />

quello che da senso, vita e speranza<br />

ai nostri presidi ospedalieri i quali<br />

hanno fatto e fanno dell’attenzione<br />

alle persone, alla loro vita, ai loro<br />

problemi, alle loro angosce, alle lo-<br />

Dott. Rocco Palmisano,<br />

Segretario Generale dell’Ospedale<br />

“Miulli” - Acquaviva delle Fonti (Ba).<br />

ro speranze l’obiettivo primario<br />

della loro esistenza. Il più grande:<br />

l’opera di Padre Pio, la Casa Sollievo<br />

della Sofferenza che quest’anno<br />

compie 50 anni “E’ stato deposto<br />

nella terra un seme che Egli scalderà<br />

coi suoi raggi d’amore”, diceva<br />

Padre Pio nel discorso inaugurale di<br />

questa opera che nata con trecento<br />

posti letto oggi ne conta oltre 1000.<br />

Il più antico, l’Ospedale Miulli<br />

di Acquaviva delle Fonti che alcuni<br />

fanno risalire al 1158, ma nel 1712<br />

prende il nome dal suo più generoso<br />

benefattore, un laico, l’Avv.<br />

Francesco Miulli. L’Ospedale ha<br />

vissuto tutte le vicende che hanno<br />

caratterizzato il percorso della sani-<br />

36 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

37


tà italiana nel corso dei secoli.<br />

“Istituisco mio erede universale e<br />

particolare l’ospedale di Acquaviva,<br />

li poveri infermi….” così si apre<br />

il testamento del grande benefattore.<br />

Da pochi posti letto ai quasi 700<br />

dell’attuale <strong>Pia</strong>no ospedaliero, ha<br />

realizzato di recente una grande<br />

opera, la prima ispirata all’idea dell’Ospedale<br />

del futuro presentata dal<br />

prof. Veronesi. Il nuovo ospedale<br />

ospiterà i diversi plessi distribuiti<br />

sul territorio. Il più giovane, l’ultimo<br />

non certo per importanza…: l’Ospedale<br />

Cardinal <strong>Panico</strong> di Tricase.<br />

L’OSPEDALE G.PANICO<br />

DI TRICASE<br />

La sua erezione in Ospedale è<br />

stato un vero atto di coraggio e di<br />

lungimiranza giuridica, politica e<br />

strategica voluta dalla Rev.ma Madre<br />

Elisa Zanchi, l’allora Madre<br />

Generale dell’Istituto Marcelline,<br />

in un periodo in cui forti perplessità<br />

erano generate dalla nuova legge di<br />

riforma degli ospedali, la legge<br />

12.2.68 n.132 intorno alla quale si<br />

sviluppò un acceso dibattito per<br />

l’incertezza delle possibili sorti degli<br />

Ospedali Religiosi.<br />

Se ne ha conferma oltre che per<br />

testimonianza diretta per aver vissuto,<br />

cioè, personalmente quel periodo<br />

anche per un contributo originale<br />

dall’Epoca di Padre Pier Luigi<br />

Marchesi, priore dei Fatebenefratelli<br />

che ho ritrovato tra le mie vecchie<br />

carte: “E’ pacifico, anzitutto,<br />

che l’ente ecclesiastico a gestione<br />

autonoma possa conseguire, sul<br />

piano dell’assistenza ospedaliera,<br />

dei risultati migliori di quelli raggiungibili<br />

dall’ente pubblico: si allude,<br />

in particolare, alla possibilità<br />

di una più efficiente organizzazione<br />

delle risorse produttive, che consente<br />

di “bloccare” le rette di degenza<br />

a livelli inferiori a quelli accessibili<br />

agli enti pubblici; alla assenza<br />

di impacci burocratici e politici,<br />

che rende possibile il promuovimento<br />

di tutta una serie di iniziative<br />

scientifiche e sanitarie; alla in-<br />

discutibile capacità “propulsiva”<br />

nel terreno dell’assistenza ospedaliera<br />

in senso stretto.<br />

Ma, soprattutto, si vuole alludere<br />

alla caratteristica tipica degli enti<br />

ecclesiastici, che abbiamo visto<br />

consistere nella capacità di umanizzare<br />

l’ospedale.<br />

E’ stato, al riguardo, giustamente<br />

osservato: “si parla, in generale,<br />

della azienda ospedaliera, dell’impresa<br />

pubblica ospedaliera, dell’ospedale<br />

visto come una macchina<br />

che produce salute.<br />

E’ un punto di vista utile e giusto,<br />

ma non basta. Vorrei dire, se<br />

non fosse una frase abusata: torniamo<br />

alle origini, l’ospedale non è soltanto<br />

un’azienda, è ancora oggi una<br />

istituzione di beneficenza, nel senso<br />

più valido della espressione; è ancora<br />

oggi un’opera di assistenza, nel<br />

senso più valido dell’espressione.<br />

Non bisogna lasciarsi prendere<br />

dagli aspetti tecnici di questo mezzo:<br />

occorre ricordare che si tratta<br />

soltanto di un mezzo…oggi occorre<br />

sottolineare l’altro aspetto, quello<br />

che nella legge non trova posto…<br />

Esiste la persona, l’individuo, e<br />

l’ospedale deve prendere coscienza<br />

del fatto di essere una comunità e<br />

deve porsi il problema dei suoi rapporti<br />

con la comunità generale”<br />

(Benvenuti, L’Ospedale società nella<br />

società, in Gli ospedali, Milano,<br />

1970, p.429 ss.)”. A me sembra di<br />

individuare in queste parole la<br />

proiezione in chiave moderna di<br />

questo Ospedale, dei nostri ospedali.<br />

IL SUO SVILUPPO<br />

La storia dell’Ospedale di Tricase<br />

continua con l’istituzione nel ’68<br />

della Scuola infermieri professionali.<br />

Centinaia e centinaia gli infermieri<br />

formatisi a questa scuola,<br />

sparsi per tutta l’Italia si fanno apprezzare<br />

per la loro seria preparazione<br />

e per la carità cristiana con<br />

cui svolgono la loro attività sia nelle<br />

corsie di ospedale che nella attività<br />

assistenziale domiciliare .<br />

La ricettività dell’ospedale si va<br />

via via nel tempo dimostrando sempre<br />

più insufficiente a soddisfare le<br />

richieste dell’interland non solo per<br />

gli standard “alberghieri” che la<br />

moderna, confortevole ed efficiente<br />

struttura offre, ma perché l’ospedale<br />

di Tricase è ormai garante della<br />

buona sanità nel Salento ed oltre.<br />

Esso ha svolto, svolge ed è chiamato<br />

a svolgere come Ente Ecclesiastico<br />

una funzione insostituibile<br />

e preziosa nella Sanità pugliese soprattutto<br />

in quanto gli operatori credono<br />

nell’attività svolta e per essa<br />

si impegnano in modo totale ed assoluto<br />

in coerenza con la comunità<br />

consacrata che opera in questa comunità<br />

ospedaliera con quella autonomia<br />

che sconosciuta agli ospedali<br />

pubblici compete e deve competere<br />

agli Enti Ecclesiastici e rappresenta<br />

la migliore garanzia per un<br />

approccio autentico, costante, infaticabile<br />

ai problemi veri del malato.<br />

Tutto ciò lo impone lo spirito religioso<br />

che anima l’ospedale e lo<br />

conferma la scelta di civiltà del<br />

quotidiano operare in questa struttura.<br />

Dagli anni ’70 l’Ospedale di<br />

Tricase è cresciuto tanto, dai primi<br />

150 posti letto ad oltre i 400 attuali<br />

e si è radicato sempre più nel sociale.<br />

E’ difficile oggi pensare a<br />

questo territorio senza l’opera caritatevole<br />

delle Marcelline anche in<br />

un’epoca di aziendalizzazione esasperata<br />

ispirata ai concetti di efficienza,<br />

efficacia, mercato, ma l’Ospedale<br />

di Tricase li incarna come<br />

attenzione ai vincoli economici per<br />

l’eliminazione degli sprechi, per lo<br />

sviluppo di una missione comune,<br />

per una nuova cultura organizzativa<br />

che combini economia, etica, efficienza,<br />

qualità.La missione si combina<br />

con la cultura del razionale uso<br />

delle risorse sempre più scarse, il<br />

dovere di assistenza si combina con<br />

il diritto alla salute.<br />

Dr. Rocco Palmisano<br />

Segretario Generale<br />

Ospedale Miulli<br />

Acquaviva delle Fonti (Bari)<br />

AVoi tutti, signore, signori, il<br />

mio saluto, che diviene anche<br />

ringraziamento verso<br />

coloro - Eccellenza Reverendissima,<br />

Mons. Cassati, membri della<br />

<strong>Fondazione</strong>, Madre Superiora Suor<br />

Cosma e sorelle Marcelline, direttrice<br />

generale dell'Azienda Ospedaliera,<br />

Suor Margherita - che hanno<br />

voluto la mia presenza e chiesto la<br />

mia parola in questo magnifico incontro<br />

di amore, di rispetto, di riconoscenza<br />

e di valutazioni sulla sanità.<br />

Un evento, <strong>qui</strong>ndi, con particolari<br />

significati.<br />

LE MARCELLINE,<br />

ARTEFICI<br />

DELL’OSPEDALE<br />

DI TRICASE<br />

Innanzi tutto, vuole rendere ulteriore<br />

considerazione e dovuto onore<br />

all'Ordine delle Marcelline, che -<br />

ispirato dall'intuito, dal magistero e<br />

dalla generosità dell'eminente tricasino,<br />

Giovanni <strong>Panico</strong>, compianto<br />

Cardinale di Santa Romana Chiesa<br />

- ha accettato, con rischiosa arditezza<br />

e con inconsueta missione ospedaliera<br />

di edificare e gestire questa<br />

cattedrale della carità, dedicata alla<br />

salute, fisica e spirituale, di una<br />

umanità sofferente, abitante, per<br />

giunta, in un territorio, carico di voluta<br />

dimenticanza pubblica.<br />

Tali ricordi si tramutano in gratitudine<br />

verso quanti, a qualsiasi titolo,<br />

hanno contribuito alla realizzazione<br />

del nosocomio. In particolare,<br />

la sentita memoria, in questa serata,<br />

va a quanti non sono più con noi ma<br />

ci guardano dalla finestra del Cielo.<br />

Li abbiamo nel cuore e li<br />

avvertiamo, ancora vivi,<br />

al nostro fianco. In particolare,<br />

il Cardinal <strong>Panico</strong>,<br />

Madre Dina, Suor<br />

Giulietta, il sapiente avv.<br />

Costanza, il nucleo di<br />

medici - pionieri, che,<br />

nel lontano 1967, si riunirono<br />

a Napoli per redigere<br />

l'atto di nascita<br />

dell'Ospedale.<br />

Un affettuoso particolare<br />

riguardo spetta alle<br />

venerande Madri Suor<br />

Albertario e mitica Suor<br />

Zanchi, operaie instancabili<br />

del fare, che ancora<br />

donano, validamente,<br />

presenza, ingegno, lungimiranza,<br />

valori da me apprezzati<br />

nei frequenti collo<strong>qui</strong><br />

e incontri, avuti per<br />

rendere avanzamento alla<br />

struttura ospedaliera.<br />

Sono tutte rimembranze<br />

incancellabili, che mai<br />

possono essere scordate, che illuminano<br />

questo nostro stare assieme,<br />

<strong>qui</strong> a Tricase, e che si intrecciano<br />

con l'operosità di chi continua, nel<br />

presente, la missione dei fondatori,<br />

accettando le sfide del futuro. Tempo<br />

questo che sarà vincente se riuscirà<br />

a fermentare( con il meglio<br />

del passato e del presente, conservando<br />

la consapevolezza che nulla<br />

vi è di assoluto inedito nella nostra<br />

quotidianeità.<br />

IL PROF. G. RENDA<br />

In questo contesto di reminiscen-<br />

INCONTRI<br />

I medici Gaetano Renda e Franco Leo restano l’architrave<br />

fondativa del nosocomio tricasino<br />

ECCELLENZA IN SANITÀ:<br />

RUOLO DELLE PROFESSIONALITÀ<br />

On.le Giacinto Urso,<br />

Difensore Civico della Provincia di Lecce<br />

ze e di considerazioni, gioiosamente<br />

irrompe un tributo di devota, onorifica<br />

attenzione, verso due medici,<br />

che furono e restano protagonisti<br />

fondanti dell'Ospedale "<strong>Panico</strong>" e<br />

del suo itinerario di crescita. Sono:<br />

il Prof. Gaetano Renda, primario<br />

chirurgo e il dotto Franco Leo, che,<br />

per volontà dell'amministrazione<br />

del "<strong>Panico</strong>", sono elevati a emeriti.<br />

Con tale titolo, essi - pur non esercitando,<br />

causa l'età, il loro compito attivo<br />

vengono a conservare il grado e<br />

gli onori, cancellando quel brutto<br />

"ex", (anche se è meglio essere "ex"<br />

che "x"), che si applica - come nota<br />

stonata - alle professionalità cessate,<br />

38 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

39


deturpando preziosi riferimenti di<br />

perenne valore etico-sociale.<br />

Gaetano Renda, viene da una<br />

terra vulcanica, collocata e immersa<br />

nel mare di Sicilia. Da decenni vive,<br />

a pieno titolo, nella nostra Lecce.<br />

E' stato allievo del grande chirurgo,<br />

Prof. Stasi, presso l'Ospedale<br />

"Fazzi" per poi passare, come primario<br />

a Nardò e a Tricase.<br />

Proviene da severi studi e da<br />

grandi maestri delle Università di<br />

Roma e Napoli, sede quest'ultima<br />

che ha suo figlio Andrea, stimato<br />

cattedratico, e dove ha ac<strong>qui</strong>sito la<br />

specializzazione e la libera docenza<br />

in chirurgia generale.<br />

Gaetano è stato anche apprezzato<br />

uomo pubblico presso alcune<br />

Istituzioni e Presidente dell'Ordine<br />

dei Medici, che ancora lo vanta suo<br />

Presidente onorario.<br />

IL DOTTOR<br />

FRANCO LEO<br />

Franco Leo, è nato e cresciuto<br />

nella nostra terra. Cinquantatre anni<br />

fa si è laureato in medicina e chirurgia<br />

a Bari, si è specializzato in<br />

Cardiologia a Torino. Ha lavorato<br />

presso la Patologia medica dell'Università<br />

di Firenze per poi divenire<br />

primario medico nell'Ospedale di<br />

Gagliano del Capo e di un innovativo<br />

e futuristico Dipartimento di<br />

Medicina presso il "Cardinal <strong>Panico</strong>".<br />

Autore di pubblicazioni scientifiche.<br />

Per anni Presidente dell'Ordine<br />

dei Medici della Provincia di<br />

Lecce. Mi scuso con il Prof. Renda<br />

e il Dott. Leo se ho ridotto, in poche<br />

righe, la loro brillante carriera chirurgica<br />

e medica. Credo che anche<br />

loro, devoti della modestia e avversi<br />

ad esaltazioni altisonanti, mi siano<br />

grati per aver contenuto la mia,<br />

quasi superflua, presentazione.<br />

D'altronde, vi è l'unanime, meritato<br />

riconoscimento, proveniente da migliaia<br />

e migliaia di sofferenti, a far<br />

risaltare la loro perizia medica, la<br />

loro dedizione professionale, la loro<br />

distinta signorilità, il loro tormento,<br />

continuo e qualificato nel rendere<br />

salute e qualità alla vita.<br />

Ma Gaetano Renda e Franco<br />

Leo sono elevati ad Emeriti, soprattutto,<br />

per tutto quello che hanno dato<br />

alla <strong>Fondazione</strong> e alla evoluzione<br />

dell'Ospedale "Cardinal <strong>Panico</strong>".<br />

Non sono stati solo primari, a tutto<br />

tondo, nelle corsie, accanto ai letti<br />

dei malati, nelle sale operatorie, nel<br />

maneggio delle attrezzature diagnostiche.<br />

Sono stati e restano l'architrave<br />

fondativa del nosocomio, essendo<br />

stati, nel tempo, avveduti<br />

consiglieri, organizzatori, arditi<br />

preveggenti programmatori e pionieri<br />

insuperabili nel saper leggere,<br />

nel presente, il futuro, costruendo -<br />

assieme rinomanza - non solo<br />

scientifica - al complesso ospedaliero,<br />

che per lustri hanno servito.<br />

Sono stati, insomma, portatori e<br />

missionari di una chirurgia e di una<br />

medicina di avanguardia insegnando<br />

- tra l'altro - a tutti gli operatori<br />

medici e paramedici le regole della<br />

scienza ippocratica, che pone al<br />

centro dell'assistenza la persona<br />

malata in quanto tale, mettendo<br />

sempre in mente che "ogni corpo<br />

vivente costituisce una unità e non<br />

un aggregato di organi".<br />

Quindi, Renda e Leo si sono caricato<br />

sulle spalle, nel loro agire<br />

medico, lo sforzo, il compito, caparbio,<br />

zelante e costante, di sconfiggere,<br />

per quanto hanno potuto, le<br />

insufficienze, le superficialità, le<br />

noncuranze, le baldanze boriose e<br />

distratte, che, di sovente, circolano<br />

nelle corsie ospedaliere e che, spesso,<br />

sono fonte della cosiddetta malasanità.<br />

Certo, non sempre saranno stati<br />

perfetti. Sicuramente, però, nell'Ospedale<br />

"<strong>Panico</strong>" sono stati due insonni<br />

sentinelle a presidio di un<br />

modo di fare chirurgia e medicina,<br />

arricchite da rifinita assistenza, tecnica<br />

e morale. Traguardi e metodi<br />

che - ahinoi ! -negli ultimi tempi si<br />

sono un po' appannati tanto da richiamare<br />

il tema fissatomi: "eccellenza<br />

in sanità: ruolo della professionalità".<br />

L’ISTITUZIONE DEL<br />

SERVIZIO SANITARIO<br />

NAZIONALE<br />

Argomenti, per vero, già da me<br />

accennati, nel descrivere l'attività<br />

degli emeriti Prof. Renda e Dott.<br />

Leo, ma che impongono qualche<br />

approfondimento. Non posso, infatti,<br />

dimenticare di essere stato, per<br />

oltre venti anni membro, V. Presidente<br />

e Presidente della Commissione<br />

permanente Igiene e Sanità<br />

della Camera dei Deputati.<br />

Né posso scordare che ho seguito<br />

tutto il travaglio delle riforme sanitarie,<br />

varate dal Parlamento, dal<br />

1963 al 1983 e di aver presieduto la<br />

citata Commissione durante la discussione<br />

e il varo della legge istitutiva<br />

(n. 833/1978) del Servizio Sanitario<br />

Nazionale.<br />

Di tale "rivoluzione" del sistema<br />

sanitario mi sento quasi l'ultimo padre.<br />

Non solo perché molti riformatori<br />

sono passati a miglior vita, ma<br />

anche per la solita constatazione<br />

che le vittorie hanno molti padri<br />

mentre le sconfitte restano orfane.<br />

Con schiettezza, signore e signori<br />

<strong>qui</strong> presenti, vi devo dire che<br />

non ripudio lo spirito riformatore<br />

della legge 833.<br />

Ripudio, invece, le centinaia di<br />

modificazioni peggiorative che, dopo<br />

il 1983, si sono abbattute sul<br />

Servizio Sanitario Nazionale, che<br />

aveva bisogno di un lungo periodo<br />

di puntuale applicazione e non di<br />

revisioni a getto continuo, provocati,<br />

in ogni istante, dalla fantasia del<br />

Ministro di turno o del Presidente di<br />

Regione di turno<br />

Qualsiasi legislazione riformatrice<br />

se diviene ballerina, <strong>qui</strong>ndi instabile,<br />

lacera l' organicità del disegno<br />

tessuto e ne peggiora la sua<br />

qualità. Certo, molte colpevolezze<br />

sono da addebitare ai tentativi maldestri<br />

di politicizzazione, rovesciati<br />

su un settore che non si dovrebbe<br />

mai prestare a siffatta scorribanda,<br />

essendo la vita umana la maggior<br />

gloria di Dio e il più grande bene,<br />

posseduto da noi mortali.<br />

Detto questo, la pietra va battuta<br />

sul petto anche da molti operatori<br />

che sorreggono, con la loro essenzialità,<br />

l'apparato sanitario riformato,<br />

evitando almeno due posizioni<br />

connesse. La prima: si sbaglia,<br />

ancora, nel mettere da parte, nel disegno<br />

riformatore, un intenso concorso<br />

collaborativo delle categorie<br />

mediche e paramediche. La seconda:<br />

maggiormente sono in errore le<br />

categorie mediche e paramediche se<br />

continuano a credere che una riforma<br />

sanitaria possa essere conformata<br />

a convenienze privatistiche o a<br />

privilegi corporativi.<br />

Nel delicato settore sanitario -<br />

piaccia o no - deve essere prioritaria,<br />

solo e soltanto, l'esaltazione, regolata<br />

e perenne, di quanto conviene<br />

fare affinché la persona in sofferenza<br />

sia salvaguardata nei suoi mali<br />

e nei suoi bisogni, tenendo presente<br />

che si è chiamati non a curare<br />

malattie ma persone malate. Certo,<br />

è estremamente difficile corredare<br />

di eccellenza l'assistenza sanitaria ai<br />

suoi vari livelli.<br />

I PROBLEMI<br />

DEL MERIDIONE<br />

A tal fine - tra l'altro - necessitano<br />

imponenti risorse finanziarie, severi<br />

abbattimenti degli sprechi e una<br />

forte passione di servire il nostro<br />

prossimo. Problematiche scottanti,<br />

che investono tutti i Paesi del mondo,<br />

compresi quelli che si dicono all'avanguardia<br />

nel settore sanitario.<br />

Problematiche più aspre e irrisolte<br />

in questo nostro Sud, reso esule da<br />

chi comanda e da ataviche arretratezze.<br />

Non è una leggenda che, anche<br />

in tema di efficienza e di eccellenza<br />

sanitaria, vi sia un Centro-settentrione<br />

più funzionale e un Mezzogiorno<br />

più arretrato.<br />

E' pure vero che ciò che altrove<br />

luccica, non tutto è oro. Ma le deficienze<br />

nei territori meridionali sono<br />

reali e palpabili. Derivano anche dai<br />

nostri vizi di mentalità, che, per<br />

esempio, tardano a comprendere<br />

che il sofferente patisce di meno se<br />

l'ambiente, che lo circonda, lo considera<br />

di più. Se, accanto ad un bravo<br />

medico, allo strumento sofisticato,<br />

al medicinale ultimo grido si accoppia<br />

l'offerta rinfrancante di una<br />

incoraggiante parola e un visibile<br />

segno di immedesimazione. In più,<br />

risulta, infatti, oltremodo necessaria<br />

e benefica la constatazione che chi<br />

possiede sapienza medica deve, in<br />

ogni caso, praticare una verifica semeiotica<br />

su tutto il corpo da visitare,<br />

dando il dovuto valore alla potenza<br />

dell'occhio clinico, dell'audizione<br />

e della palpazione clinica, che<br />

non sono atti residuali di una medicina<br />

sorpassata ma esigenza primaria<br />

per ac<strong>qui</strong>sire una complessità di<br />

certezze o di indizi necessari.<br />

LA CONDIZIONE DI<br />

ECCELLENZA<br />

IN SANITÀ<br />

Mi stupiscono, cari ascoltatori,<br />

quei medici che, dopo un frettoloso<br />

collo<strong>qui</strong>o con il paziente, senza toccarlo<br />

nemmeno con un dito, sciorinano<br />

la prescrizione di una sequela<br />

infinita di accertamenti clinici strumentali.<br />

Ben vengano pure i "robot"<br />

a condizione che i manovratori delle<br />

molteplici inanimate macchine<br />

abbiano contezza che il mezzo usato<br />

fornisce il nulla, qualora dovesse<br />

mancare l'alta cognizione intellettiva<br />

di chi la usa. Tutto ciò ci mostra<br />

quanto sia accidentata e lontana una<br />

condizione di eccellenza del nostro<br />

sistema sanitario pubblico, anche se<br />

a me sembra temerario azzardare<br />

una possibile evoluzione di eccellenza<br />

in senso stretto.<br />

Basta, invece, costruire e disporre<br />

di una buona sanità. Basta, cioè,<br />

sconfiggere la malasanità senza avventurarsi<br />

in sogni fantasiosi, quasi<br />

impossibili. Questo è il problema<br />

più assillante del momento.<br />

Con<strong>qui</strong>stare ed essere, cioè, nel<br />

normale, sempre più rifinito. Questa<br />

è la fatica durissima che si può rag-<br />

giungere solo attraverso la parola -<br />

chiave, che si chiama professionalità,<br />

bisognevole di due re<strong>qui</strong>siti primari:<br />

onestà e eccellenza.<br />

Stasera abbiamo con noi due<br />

campioni di tali, indispensabili doti.<br />

Gaetano Renda e Franco Leo, che<br />

hanno fatto scuola, che hanno sparso<br />

il buon seme, che hanno saputo trasferire<br />

passione e deontologia, che<br />

mai si sono appagati del loro sapere<br />

e che umilmente si sono piegati sui<br />

libri, elaborando pubblicazioni e ricercando<br />

approfondimenti e nuove<br />

frontiere a favore della salute.<br />

A proposito di professionalità,<br />

sono numerose le insidie del momento.<br />

Per esempio, la globalizzazione,<br />

invadente, inevitabile, che<br />

può, degenerare in appiattimenti e<br />

disvalori di fondo.<br />

L'antidoto a tale rischio è l'arricchimento<br />

di una permanente sfida<br />

concorrenziale di qualità, animata<br />

dal rifinimento della professionalità.<br />

Soprattutto in campo medico,<br />

dove divengono insopportabili ed<br />

esiziali le eventuali carenze e dove<br />

perdura quel luogo comune che, per<br />

una buona politica della salute, basti<br />

la solitaria preparazione di bravi<br />

medici. Bisogna convincersi, invece,<br />

che la tutela della salute pretende<br />

un giuoco di squadra, per cui la<br />

professionalità deve divenire una<br />

virtù, avvolgente l'interezza del personale,<br />

addetto al settore.<br />

Ricordiamoci che il primo biglietto<br />

di presentazione di una struttura<br />

sanitaria è in mano al portiere.<br />

Poi passa, nelle varie mani, sino alla<br />

dirigenza. Perciò, chi torna dai<br />

cosiddetti viaggi della speranza, prima<br />

di lodare il valore dei sanitari<br />

curanti, elogia, spesso, l'accoglienza<br />

ricevuta e il rispetto ottenuto da parte<br />

di tutti gli addetti alle sue cure.<br />

Nulla, perciò, si toglie alla priorità<br />

medica se ci si convince che una<br />

struttura sanitaria è veramente funzionale<br />

ed eccellente quando riesce<br />

a disporre di un corpo paramedico,<br />

altamente formato e qualificato.<br />

40 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

41


AGGIORNAMENTO<br />

CONTINUO<br />

Forse, uno dei buchi neri della<br />

sanità pubblica meridionale, risiede<br />

proprio nella sottovalutazione di<br />

quanto ho appena indicato. E' evidente<br />

che una professionalità la si<br />

raggiunge attraverso un serio aggiornamento<br />

di studio e di ricerca,<br />

che certamente non risiede nel girovagare<br />

turistico in amene sedi congressuali.<br />

Il discorso potrebbe continuare<br />

su un tema così pregnante e<br />

fascinoso come "eccellenza in sanità:<br />

ruolo della professionalità" , argomenti<br />

fortemente complementari<br />

che esigono tempi lunghi, dedizione<br />

assoluta, sacrifici notevoli, adeguati<br />

obiettivi programmatici, ben precisi<br />

con ripudio di qualsiasi improvvisazione<br />

ed esaltazioni di virtù antiche<br />

e sempre attuali, come quella di<br />

compiere il passo a misura della<br />

gamba e di appendere il cappello<br />

dove arriva il braccio.<br />

In ogni campo, essere misurati,<br />

significa esprimere prudenza attiva<br />

e ansia di qualità, guardando le stelle<br />

ma con i piedi per terra. Essere,<br />

insomma come gli ascensori, che<br />

salgono e atterrano per risalire. Una<br />

siffatta visione pretende di ripetere<br />

l'imprescindibilità di due condizioni,<br />

a conforto del sapere medico.<br />

Mi riferisco alla formazione,<br />

continua ed eletta (sono spese benedette),<br />

intesa come perenne in<strong>qui</strong>etudine<br />

di non sapere a sufficienza, e<br />

la ricerca applicata. Sì, la ricerca,<br />

che non può essere estranea nel sistema<br />

ospedaliero e che può offrire<br />

inventive d'avanguardia e appropriati<br />

protocolli personalizzati da<br />

raffrontare con altri ospedali e con<br />

la medicina territoriale, spesso contumace<br />

o non interpellata nei nostri<br />

nosocomi.<br />

Concludo.<br />

Risaluto tutti Voi e rinnovo ammirata<br />

gratitudine al Prof. Renda e<br />

al Dott. Leo, con un'ultima considerazione,<br />

in parte espressa e che in-<br />

tendo rimarcare.<br />

Una politica della salute non si<br />

ottiene mai se si considera l'Ospedale<br />

una specie di bocca di forno,<br />

dove imbucare l'immensità dei guai<br />

fisici, in continua espansione.<br />

L'Ospedale funziona se diviene<br />

la sede di appello di una efficiente<br />

e professionale rete sanitaria di base.<br />

Anche questa richiede eccellente<br />

professionalità e voglia di impartire<br />

educazione sanitaria, superando<br />

il concetto di "ricettificio", per<br />

giunta dettato, in alcuni casi, dal<br />

paziente e da molti obblighi burocratici<br />

inutili.<br />

Anche questo esige un cammino<br />

lungo, diretto a rivoluzionare l'esistente<br />

e a cambiare la mentalità del<br />

medico e dell'assistito. Quest'ultimo<br />

non deve sopportare trascuratezza<br />

alcuna ma nemmeno può reclamare,<br />

in ogni caso, magari nelle<br />

aule dei tribunali, salvezze, guarigioni<br />

o indennizzi, anche perché<br />

nessuno è riuscito, in terra, ad abolire<br />

la morte e le dolorose fatalità.<br />

Termino il mio dire, ringraziando<br />

il Signore, Padre di ogni misericordia,<br />

gli uomini e le donne di<br />

buona volontà che hanno concesso,<br />

in questo estremo lembo d'Italia, la<br />

fruizione qualificata dell'Ospedale<br />

"Cardinal <strong>Panico</strong>", dove palpita<br />

una ragguardevole ansia di proteggere,<br />

con il determinante ausilio<br />

delle sorelle Marcelline la salute<br />

umana, protette dal prossimo beato<br />

fondatore, Mons. Biraghi, e guidate<br />

dalla Rev.da Madre Generale Suor<br />

Agostoni..<br />

Signore, signori, sorelle care,<br />

rendendo onore agli emeriti primari,<br />

Prof. Renda e Dott. Leo, si è così<br />

esaltato un passato, che va declinato<br />

con il tempo presente, accrescendo<br />

l'impegno di esprimere buona<br />

sanità e professionalità eccellenti.<br />

Ne abbiamo estremo bisogno. Il<br />

"miracolo" può venire se cittadini,<br />

istituzioni e mondi della sanità diverranno<br />

alleati e protagonisti, dandosi<br />

la mano e dandosi una mano.<br />

On. Giacinto Urso<br />

RISPETTO PER IL MALATO<br />

E COMPETENZA<br />

NELLA PROFESSIONE<br />

La testimonianza e la gratitudine<br />

per il prof. G. Renda da<br />

parte di una sua collaboratrice.<br />

“Ho vissuto, se così posso<br />

dire, accanto al prof. Renda oltre<br />

vent'anni, prestando il mio<br />

servizio come infermiera in sala<br />

operatoria e in Chirurgia Generale.<br />

Questo periodo è stato<br />

per me un momento molto forte<br />

e formativo dal punto di vista<br />

professionale. Alla scuola di<br />

questo grande Maestro ho capito<br />

che cosa significava prendersi<br />

cura della persona ammalata,<br />

nella sua totalità. Quando avvicinava<br />

il malato, lo faceva con<br />

molto rispetto oltre che con<br />

grande competenza. E quando<br />

in reparto arrivavano i casi urgenti<br />

che richiedevano un pronto<br />

intervento, tutto il personale<br />

medico ed infermieristico si apprestava<br />

alla preparazione del<br />

malato, con molta sollecitudine,<br />

in attesa dell'arrivo del Professore…<br />

e quando giungeva si<br />

avvertiva un senso di pace e di<br />

sicurezza, perché si percepiva<br />

che tutto si sarebbe risolto nel<br />

migliore dei modi. E così avveniva<br />

sempre. Ricordo il silenzio<br />

che regnava in sala operatoria<br />

durante tutto il tempo degli interventi,<br />

indice di attenzione e<br />

di impegno da parte di tutti per<br />

fare quanto di meglio, ciascuno<br />

poteva fare, per il bene del malato.<br />

Molti episodi potrei raccontare…ma<br />

li serbo nel cuore<br />

per farne tesoro per la mia vita.<br />

Desidero solo dire il mio grazie,<br />

più sentito e sincero di tutto<br />

cuore, al Prof. Renda per quanto<br />

mi ha insegnato ad essere e<br />

ad operare.<br />

Suor M. V. Malorgio<br />

Ex Caposala Reparto<br />

di Chirurgia Generale<br />

G. RENDA, NOTE<br />

BIOGRAFICHE<br />

Nato a Stromboli il 29 luglio<br />

1917, si laurea in Medicina<br />

e Chirurgia a Napoli nel luglio<br />

del 1942 con lode. Subito<br />

chiamato alle armi, si imbarca<br />

come sottotenente medico di<br />

Marina sulla nave “Pacinotti”.<br />

Sbarcato nel settembre 1944,<br />

riprende gli studi frequentando<br />

la Clinica chirurgica di Roma,<br />

diretta dal prof Paolucci, e<br />

consegue la specializzazione<br />

in Chirurgia generale. Il 2 febbraio<br />

1945 viene assunto come<br />

assistente (divenendo poi<br />

aiuto) presso l’ospedale di<br />

Lecce sotto la guida del Prof.<br />

Palma e resta fino all’aprile<br />

1954 completando la sua preparazione<br />

chirurgica. Passa<br />

poi, per concorso, all’ospedale<br />

di Nardò come Primario di<br />

Chirurgia e Direttore sanitario.<br />

Si specializza in Urologia<br />

presso l’università di Bari e<br />

frequenta nel contempo la clinica<br />

chirurgica di Napoli diretta<br />

dal Prof. Ruggeri, uno<br />

dei più grandi maestri di chi<br />

Un momento della celebrazione<br />

rurgia generale e toracica in<br />

Italia. Nell’aprile 1965 consegue<br />

la libera docenza in “Patologia<br />

chirurgica e propedeutica<br />

clinica”; completa <strong>qui</strong>ndi i<br />

suoi titoli con la “Chirurgia toracica”.<br />

Nell’ottobre 1967 diviene<br />

Primario chirurgo nell’ospedale<br />

di Tricase. Presidente<br />

dell’Ordine dei Medici<br />

della provincia di Lecce per<br />

vent’anni, dopo le dimissioni<br />

ne diventa Presidente onorario.<br />

Dal 1960 al 1964 è consigliere<br />

comunale a Lecce e<br />

consigliere provinciale nei<br />

collegi di Copertino, San Pietro<br />

e San Cesario. Ha ricevuto<br />

dal Capo dello Stato le onorificenze,<br />

prima di Cavaliere e<br />

poi di Commendatore della<br />

Repubblica. E’ Commendatore<br />

emerito del Santo Sepolcro<br />

di Gerusalemme. E’ anche stato<br />

Presidente del Consiglio di<br />

amministrazione dell’Accademia<br />

di Belle Arti di Lecce.<br />

F. LEO, NOTE<br />

BIOGRAFICHE<br />

INCONTRI<br />

Si laurea in Medicina e Chirurgia<br />

il 9 giugno 1953 presso<br />

l’Università degli studi di Bari e<br />

si specializza in Cardiologia il<br />

20 novembre 1957 presso l’università<br />

di Torino. Assistente medico<br />

presso l’istituto di Patologia<br />

medica dell’università di Firenze<br />

dal 4 aprile 1954 al 28 ottobre<br />

1962, diventa Primario<br />

medico e Direttore sanitario<br />

presso l’ospedale “D. Romasi”<br />

di Gagliano del Capo e ricopre<br />

tali ruoli dal 10 aprile 1964 al 30<br />

novembre 1967. Diviene Primario<br />

Coordinatore del Dipartimento<br />

di Medicina presso l’Ospedale<br />

“Cardinal Giovanni <strong>Panico</strong>”<br />

di Tricase ove presta servizio<br />

dal 1 dicembre 1967 al 31<br />

dicembre 1994. E’ autore di<br />

trenta pubblicazioni scientifiche.<br />

Ricopre la carica di Presidente<br />

dell’Ordine dei Medici<br />

della provincia di Lecce dall’11<br />

giugno 2001 al 30 gennaio 2006.<br />

E’ Presidente onorario dello<br />

stesso Ordine professionale dal<br />

20 febbraio 2006.<br />

42 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

43


INCONTRI<br />

Guida dinamica e pratica, sempre prodigo di stimoli e<br />

incoraggiamenti, maestro impeccabile e organizzatore, tra i<br />

primi in Italia, del Dipartimento di Medicina<br />

FRANCO LEO NELLA TESTIMONIANZA<br />

DI UN SUO COLLABORATORE<br />

Il 16 marzo scorso, in occasione<br />

del Convegno “Riflettere sul<br />

passato per progettare il futuro”,<br />

sono stati insigniti dell’onorificenza<br />

di Primari Emeriti il Professor<br />

Gaetano Renda ed il dottor<br />

Franco Leo.<br />

Non me ne voglia lo stimatissimo<br />

professor Renda, ma come collaboratore<br />

per molti anni del dottor<br />

Leo il mio pensiero sarà rivolto a<br />

quest’ultimo.<br />

Ho conosciuto il dottor Leo agli<br />

inizi degli anni ’70, quando ancora<br />

studente chiesi di frequentare durante<br />

l’estate il suo Reparto. Il suo<br />

dinamismo e la sua praticità erano<br />

troppo maliardi per passare inosservati<br />

e per non coinvolgere un neofita<br />

della corsia.<br />

La decisione di indirizzarmi verso<br />

la Nefrologia ci divise per qualche<br />

anno, ma quando seppi che aveva<br />

intenzione di creare nell’Ospedale<br />

di Tricase un Reparto di Nefrologia<br />

e Dialisi, ricominciai a contattarlo<br />

e nel febbraio del 1983 l’Amministrazione<br />

mi dette la possibilità di<br />

aggiungermi ai suoi collaboratori.<br />

In oltre tredici anni si susseguono<br />

tanti momenti importanti che scandiscono<br />

e caratterizzano la vita di una<br />

persona. E’ difficile ricordarli tutti,<br />

ma ripassando con la mente quel periodo,<br />

alcuni aspetti del suo operato<br />

emergono in modo particolare.<br />

Il suo stimolo e il suo incoraggiamento<br />

verso tutti i collaboratori<br />

furono costanti e non mancarono<br />

certo a noi medici di Nefrologia e<br />

Dialisi soprattutto all’inizio, quan-<br />

44 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

do si trattava di dover costruire il<br />

Reparto di Nefrologia da affiancare<br />

alla Dialisi funzionante da alcuni<br />

mesi. Si prodigava a crearci gli spazi<br />

in una Divisione Medica già satura<br />

e situata in una struttura molto<br />

più piccola di quella attuale.<br />

Il crescente numero di pazienti<br />

nefropatici lo indusse nel giro di<br />

qualche anno a farci avere un vero e<br />

proprio Reparto. Certamente gli fu<br />

facile fare breccia in una Amministrazione<br />

attenta e sensibile, ma conoscendone<br />

il carattere caparbio,<br />

penso che risultati analoghi li avrebbe<br />

ottenuti anche in altre realtà.<br />

Ci lasciava lavorare senza interferire<br />

mai nelle decisioni cliniche,<br />

sempre discreto; noi sapevamo che<br />

era lì, pronto in caso di necessità, a<br />

darci il suo aiuto.<br />

Il suo aspetto burbero non lasciava<br />

mai trapelare un segno di apprezzamento,<br />

tuttavia ricordo un<br />

particolare episodio: il momento in<br />

cui gli comunicammo che avevamo<br />

occupato tutti i posti di Dialisi.<br />

A sorpresa, dopo qualche minuto,<br />

entrò in sala assieme alla Superiora<br />

Dina e a Suor Giulietta e, rivolto<br />

alle Reverende Madri, disse<br />

“struttura funzionante appieno”.<br />

Naturalmente il raggiungimento<br />

di un obiettivo diventava subito<br />

motivo di procurarsene un altro e<br />

così di tappa in tappa si giunse all’estate<br />

del 1989, quando in pochi<br />

mesi si riuscì ad aprire il Centro<br />

Dialisi Vacanze di S.M. di Leuca.<br />

Un altro aspetto importante del<br />

suo operare fu quello di creare “il<br />

gruppo” per ogni area di attività.<br />

Il Dipartimento di Medicina da<br />

lui ideato si reggeva sulla forza dei<br />

gruppi. Ogni gruppo doveva essere<br />

coeso e solidale al suo interno e tutti<br />

dovevano interagire fra loro. Si<br />

era venuto così a creare un clima<br />

ideale per poter offrire il miglior<br />

servizio possibile.<br />

La certezza che ognuno di noi<br />

potesse contare sempre sull’aiuto<br />

dell’altra branca dava maggior sicurezza<br />

nell’attività quotidiana.<br />

Quelli tra noi che erano presenti<br />

agli inizi dell’attività dipartimentale<br />

sono cresciuti portandosi addosso<br />

un certo modo di lavorare che difficilmente<br />

potranno scrollarsi.<br />

Oggi l’Ospedale si è molto ingrandito,<br />

ma quelle idee hanno affondato<br />

le loro radici nel tessuto<br />

della struttura e i frutti sono costantemente<br />

ed ampiamente visibili.<br />

Durante il conferimento dell’onorificenza<br />

la ieratica figura del<br />

“burbero” ha ceduto il passo per un<br />

attimo alla commozione ed anche<br />

per questo tutti quelli che lo stimano,<br />

sono certo, gli vogliono più bene.<br />

E’stato un buon maestro e di<br />

questo gli siamo sempre grati.<br />

Dr. Vitale Nuzzo<br />

Nefrologo<br />

Esaminati i vari<br />

aspetti delle<br />

“interferenze” e delle<br />

“interazioni” tra<br />

i due macrosistemi<br />

ATTUALITA’<br />

Resoconto del VI° Convegno di primavera<br />

della Società Italiana di Chirurgia<br />

SANITA’ E POLITICA<br />

Per iniziativa della Società<br />

Italiana di Chirurgia (SIC), il<br />

5 e 6 maggio si è tenuto a<br />

Lecce il 6° Convegno di Primavera<br />

dal titolo "Sanità e Politica".<br />

L'organizzazione del convegno<br />

è stata coordinata da un Comitato di<br />

presidenza composto da Nicola Catalano<br />

vicepresidente della SIC,<br />

Michi De Palma primario chirurgo<br />

dell'Ospedale di Copertino, Corrado<br />

Manca primario chirurgo dell'Ospedale<br />

di Lecce, Andrea Renda ordinario<br />

di chirurgia dell'Università<br />

Federico II di Napoli e Tommaso<br />

Verrienti primario chirurgo dell'Azienda<br />

Ospedaliera "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />

di Tricase.<br />

L'iniziativa della Società Italiana<br />

di Chirurgia, presieduta dal prof.<br />

Claudio Cordiano, rientra nei Congressi<br />

di Primavera, recentemente<br />

introdotti per affrontare argomenti<br />

non strettamente tecnico-scientifici,<br />

che spaziano dall'organizzazione alla<br />

gestione del lavoro, dall'etica della<br />

ricerca alla deontologia, dai rapporti<br />

con l'industria a quelli con la<br />

politica e la società.<br />

Nella splendida cornice del Castello<br />

di Carlo V si sono incontrati<br />

chirurghi provenienti da tutta Italia<br />

per parlare di Sanità e Politica e<br />

confrontarsi con autorevoli esponenti<br />

del panorama politico regionale<br />

ed esperti del settore sanitario.<br />

Sono stati esaminati i vari aspetti<br />

delle "interferenze" e delle "interazioni"<br />

tra i due macrosistemi:<br />

Il problema del<br />

“governo clinico”<br />

ha sfiorato<br />

problematiche di<br />

criticità di rapporto<br />

con le strategie<br />

politiche messe in atto<br />

dai diversi sistemi<br />

sanitari regionali<br />

ORIZZONTI - Anno 5, n.2, 2006<br />

45


scelte di strategia politica regionale,<br />

reclutamento dei dirigenti medici,<br />

criteri di nomina dei direttori generali,<br />

governo clinico, formazione<br />

del chirurgo.<br />

Il congresso è stato inaugurato<br />

dal Governatore della Regione Puglia,<br />

Nichi Vendola, che ha sostenuto<br />

appassionatamente la necessità di<br />

applicare un metodo democratico<br />

nella gestione politica della Sanità<br />

riservando maggiore ascolto al cittadino<br />

ed alle sue istanze. Il Governatore<br />

ha difeso il ruolo guida della<br />

politica nella gestione del "bene salute",<br />

ma ha richiamato al giudizio<br />

finale della popolazione circa la valutazione<br />

dei servizi fruiti e dell'accessibilità<br />

alle cure.<br />

Nel corso del Convegno si è registrato<br />

anche l'intervento dell'On.<br />

Raffaele Fitto e del Consigliere Regionale<br />

Rocco Palese che hanno sostenuto<br />

le ragioni della precedente<br />

gestione della Salute Pubblica da<br />

parte della precedente Giunta Regionale<br />

di centro-destra. In particolare<br />

hanno riaffermato la necessità<br />

di attenzione alla garanzia ed alla<br />

disponibilità delle risorse finanziarie<br />

necessarie per poter sostenere<br />

impegni di qualità di servizi per i<br />

cittadini.<br />

Si sono registrati molti interventi<br />

degli specialisti chirurghi circa la<br />

necessità di chiarezza sul ruolo e la<br />

competenza gestionale da assegnare<br />

alla categoria medica. Il problema<br />

del "governo clinico" infatti ha<br />

Lecce. Vescovado<br />

46 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

sfiorato problematiche di criticità di<br />

rapporto con le strategie politiche<br />

messe in atto dai diversi sistemi sanitari<br />

regionali, con gli ambiti ed i<br />

confini della responsabilità medica<br />

anche sotto il profilo medico-legale<br />

ed assicurativo, con i problemi di<br />

integrazione ed armonizzazione<br />

delle diverse specialità nell'universo<br />

complesso delle aziende sanitarie.<br />

Chiamato ad intervenite su tali<br />

temi, l'Assessore Regionale alle Politiche<br />

della Salute Dr. Albero Tedesco<br />

ha confermato l'interesse dell'attuale<br />

gestione politica verso il<br />

ruolo di corresponsabilità cui sono<br />

chiamati i dirigenti medici, riaffermando<br />

gli sforzi che l'attuale giunta<br />

intende attuare per il miglioramento<br />

della qualità dei servizi e della loro<br />

fruibilità da parte dei cittadini. Nel<br />

corso dei lavori è stata posta particolare<br />

attenzione alla gestione delle<br />

risorse, considerando le normative<br />

vigenti, l'organizzazione dipartimentale<br />

a dieci anni dalla istituzione,<br />

la gestione della professione, i<br />

rapporti tra flussi finanziari e ricerca<br />

scientifica.<br />

La giornata del 5 maggio è stata<br />

interamente dedicata alle novità<br />

diagnostiche, tecnologiche e terapeutiche<br />

in chirurgia con numerosi<br />

relatori, non solo chirurghi, che<br />

hanno trattato temi estremamente<br />

attuali, innovativi e multidisciplinari<br />

come le moderne applicazioni di<br />

diagnostica genetica nella pratica<br />

clinica e l'informatizzazione dei re-<br />

parti. Interessanti e altamente qualificate<br />

le relazioni sulle nuove tecniche<br />

diagnostiche di cromoendoscopia,<br />

di colonscopia virtuale e della<br />

videocapsula per lo studio di tutto il<br />

tubo digerente. La mattinata si è<br />

conclusa con una sessione dedicata<br />

al trattamento con radiofrequenza<br />

dei tumori, alla chirurgia tiroidea<br />

mininvasiva e all'organizzazione<br />

prettamente "feriale" (dal lunedì al<br />

venerdì) di alcuni reparti chirurgici.<br />

Nel pomeriggio si è svolta l'ultima<br />

sessione dei lavori interamente<br />

dedicata alla chirurgia per così dire<br />

specialistica con relazioni di esperti<br />

di fama nazionale sul trattamento<br />

chirurgico delle gravi obesità e sul<br />

moderno approccio chirurgico e oncologico<br />

ai tumori del colon-retto;<br />

per concludere con un tema ormai<br />

noto anche al grande pubblico, e<br />

cioè la colecistectomia laparoscopica,<br />

consolidato trattamento di routine<br />

della calcolosi della colecisti, ma<br />

in continua evoluzione visto l'intento<br />

di effettuare l'intervento anche in<br />

regime di day-surgery, in casi tuttavia<br />

ancora molto selezionati.<br />

Una sessione dei lavori infine ha<br />

visto come protagonisti di una vivace<br />

tavola rotonda i presidenti delle<br />

società scientifiche chirurgiche, circa<br />

25 in Italia, che hanno affrontato<br />

il problema dei rapporti intersocietari<br />

e del futuro delle società stesse<br />

nell'ottica di una razionalizzazione<br />

e ottimizzazione delle risorse economiche<br />

e culturali.<br />

Dott. G. D'Errico<br />

Dirigente Medico<br />

U.O. di Chirurgia Generale<br />

Osp. "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />

ATTUALITA’<br />

Viaggio in Terra Santa in un periodo di crisi sociale e politica<br />

SULLE VIE DELLA PACE<br />

Un pellegrinaggio in Terra<br />

Santa guidato dal tema:<br />

“Sulle vie della Pace”, potrebbe<br />

sembrare contraddittorio, vista<br />

la grave crisi sociale e politica in<br />

cui si trovano attualmente Israele e<br />

Palestina.<br />

Eppure, proprio la Pace, questo<br />

bene così prezioso e universale, è<br />

stata la motivazione che mi ha portata,<br />

insieme ad altri 30 giovani, in<br />

quel luogo dove la verità, la giustizia,<br />

la libertà continuano ad essere<br />

negate. Uomini e donne, famiglie,<br />

intere città soffocate da “nuovi muri<br />

di Berlino”, circondati da chilometri<br />

di filo spinato, sorvegliati da<br />

ragazzini/e soldato, con i loro<br />

“grandi” mitra, le loro divise militari<br />

tutte uguali, la loro<br />

gioventù…fatta di cosa?<br />

Dentro e fuori le mura gente comune,<br />

esausta, assetata di pace, di<br />

quella normalità che quasi nessuno<br />

ricorda più. E intanto la noia, la tossicodipendenza,<br />

la violenza dilagano<br />

ignari di ogni barriera, impadronendosi<br />

soprattutto dei più giovani.<br />

Una situazione ancora più difficile<br />

è vissuta dalla minoranza cristiana<br />

(meno del 2%) che cerca di convivere<br />

in Terra Santa con Ebrei e<br />

Mussulmani.<br />

Abbiamo visitato i luoghi classici<br />

della narrazione evangelica ma<br />

ancora più arricchente è stato il<br />

contatto con le pietre vive di Gerusalemme,<br />

Haifa, Nazareth, Jenin,<br />

Betlemme. Soprattutto, gli incontri<br />

con i giovani nel corso dei quali sono<br />

emerse le tante difficoltà, le lotte<br />

che ogni giorno devono sostenere<br />

per ciò che per noi è troppo scontato.<br />

A volte nei racconti, nell’espressione<br />

di quei visi si poteva leggere<br />

la speranza, la fede vera che<br />

Benvenuti a Jenin (Palestina)<br />

permetteva loro di andare avanti<br />

giorno per giorno.<br />

Ma altre volte, soprattutto nei<br />

giovani cristiani, era tangibile lo<br />

scoraggiamento, lo smarrimento fino<br />

al punto da confidarci il senso di<br />

abbandono che avvertivano da parte<br />

delle nostre chiese nei loro confronti.<br />

Nonostante tutto, nessuno<br />

manifestava l’intenzione di arrendersi,<br />

di cedere allo sconforto ma<br />

anzi, guardano al futuro con una<br />

speranza sempre nuova, fanno progetti<br />

che coinvolgono giovani di<br />

ogni nazionalità e religione.<br />

Sarà paradossale ma davanti alle<br />

loro testimonianze, al loro vissuto,<br />

si provava un senso di impotenza,<br />

ci si chiedeva cosa fare una volta ritornati<br />

nelle nostre comunità? In<br />

che modo sostenerli, essere loro vicini<br />

nonostante la distanza? Uno di<br />

loro ci ha risposto “Dite a tutti co-<br />

ORIZZONTI - Anno 5, n.2, 2006<br />

47


loro che incontrerete che esistiamo<br />

e di pregare per noi”.<br />

Purtroppo le emozioni, le sensazioni<br />

non si possono fotografare ma<br />

sicuramente rimangono impresse<br />

nel cuore in modo indelebile e<br />

quando qualcuno mi chiede cosa ho<br />

visto posso solo cercare di tradurle<br />

in immagini.<br />

Come quelle di tanti nostri fratelli<br />

(Israeliani e Palestinesi) che<br />

non posso proclamare apertamente<br />

la propria confessione religiosa;<br />

quelle di famiglie che vivono una<br />

normale giornata di lavoro, di scuola,<br />

di apparente tran<strong>qui</strong>llità con l’incertezza<br />

di ritrovarsi a sera tutti a<br />

casa; immagini di bambini che andando<br />

e tornando da scuola vengono<br />

per<strong>qui</strong>siti ai check point come<br />

fossero “piccoli terroristi”; e c’è<br />

una povertà che dilaga sempre più e<br />

l’odio che serpeggia mascherato da<br />

false verità religiose.<br />

Certamente numerose sono anche<br />

le immagini di bambini felici di<br />

ciò che hanno, non perché si accontentano<br />

ma perché hanno imparato<br />

quali sono le cose che contano; dei<br />

Ismaele e la sua famiglia<br />

tanti giovani impegnati nello studio<br />

universitario, e di altri di diverse religioni<br />

che collaborano in una rivista<br />

nella quale discutono non di ciò<br />

che li divide ma di ciò che li unisce;<br />

e poi l’immagine di un uomo, un<br />

medico che ha rinunciato ad una vita<br />

da sogno, di libertà, di tran<strong>qui</strong>llità<br />

per sé e la propria famiglia, per<br />

assistere il padre anziano e malato<br />

vivendo in uno dei territori occupati<br />

dove le parole Stato, Costituzione<br />

non sono state ancora coniate.<br />

E ancora viva è l’immagine di<br />

due genitori musulmani, palestinesi<br />

capaci di un gesto di grande generosità<br />

e amore, quello di donare gli<br />

organi del proprio figlio di dodici<br />

anni, a cinque bambini israeliani,<br />

infine tanti tantissimi frati, suore e<br />

sacerdoti che nell’anonimato, tra i<br />

tanti rischi cui la loro opera li espone,<br />

testimoniano con la loro vita<br />

l’Amore di Dio per tutti gli uomini.<br />

Senz’altro quello in Terra Santa<br />

è stato un viaggio che è andato oltre<br />

le mie aspettative, ripercorrere le<br />

stesse vie attraversate dal Signore, i<br />

luoghi che hanno visto la sua vita<br />

dalla nascita alla resurrezione, e<br />

ascoltare la gente che sente molto<br />

viva la sua presenza seppur tra le<br />

tante contraddizioni del posto. Per<br />

questo Gerusalemme, Nazareth,<br />

Betlemme non sono mete turistiche<br />

come tante, da descrivere, da fotografare…sono<br />

luoghi da vivere in<br />

prima persona, come esperienza di<br />

fede ma anche umana, che ti proietta<br />

in una dimensione in cui le diversità<br />

culturali, religiose, etniche costituiscono<br />

un unico e stupendo volto<br />

della famiglia umana.<br />

Cinzia Panarese<br />

Studentessa<br />

Corso di laurea infermieristica<br />

L’importanza di conoscere la complessità dell’Offerta<br />

Formativa delle nostre Università<br />

ESSENZIALITÀ DELL'ORIENTAMENTO<br />

PER IL FUTURO DEI GIOVANI<br />

L'orientamento è un processo<br />

continuato di informazione,<br />

formazione e sostegno destinato<br />

ad aiutare gli studenti a<br />

compiere una scelta consapevole<br />

degli studi universitari e a renderli<br />

protagonisti del personale processo<br />

formativo e della progettazione del<br />

proprio futuro professionale, nonché<br />

a favorirne la proficua partecipazione<br />

alla vita universitaria nelle<br />

sue molteplici espressioni e forme.<br />

Le iniziative di orientamento sono<br />

destinate a:<br />

1. elaborare e diffondere informazioni<br />

utili a porre gli studenti<br />

delle scuole secondarie superiori<br />

nella condizione di conoscere l'offerta<br />

formativa dell'Ateneo nella<br />

sua articolazione e complessità,<br />

nonché il funzionamento delle sue<br />

strutture e dei suoi servizi;<br />

2. offrire l'opportunità di usufruire<br />

di consulenze personalizzate<br />

di orientamento di tipo informativo<br />

e formativo;<br />

3. facilitare l'inserimento nel<br />

contesto universitario attraverso<br />

prove volte all'accertamento della<br />

preparazione iniziale e della scelta<br />

degli studenti immatricolati, in modo<br />

da progettare le attività del primo<br />

anno più adatte per loro e favorire,<br />

<strong>qui</strong>ndi, l'accesso agli studi universitari<br />

e l'inserimento nei corsi di<br />

studio.<br />

Quindi, il lavoro di orientamento<br />

richiede una combinazione delle<br />

seguenti attività:<br />

- fornire informazioni su percorsi<br />

di studio e tecniche di ricerca del<br />

lavoro;<br />

- aiutare a capire e definire i propri<br />

punti forti e le proprie aspirazioni;<br />

- consigliare le soluzioni migliori.<br />

Questo sviluppo della concezione<br />

di orientamento corrisponde ad<br />

un mutamento di prospettiva nella<br />

realizzazione dei processi educativi,<br />

fondati sulla centralità degli studenti,<br />

cioè sull'attenzione alle loro<br />

caratteristiche ed ai loro interessi.<br />

Alle diverse attività si deve dare<br />

però una impostazione capace di<br />

promuovere nell'individuo l'autonomia<br />

nelle scelte e la capacità di autorientarsi.<br />

Spesso gli studenti delle medie<br />

superiori non hanno la possibilità di<br />

conoscere la complessità dell'offer-<br />

FORMAZIONE<br />

ta formativa delle nostre Università<br />

oppure affidano la loro scelta al<br />

passaparola o a semplici guide, utili<br />

ma superficiali. Inoltre, le recenti<br />

riforme offrono un panorama for-<br />

48 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

49


mativo che non è ancora entrato nel<br />

tessuto sociale e produttivo come<br />

consolidato: laurea di I livello, laurea<br />

specialistica e il sistema dei crediti,<br />

master di I e II livello, ecc., insomma…spesso<br />

ci si perde!<br />

L'esperienza realizzata nella<br />

giornata trascorsa presso l'Istituto<br />

Professionale di Gallipoli è stata<br />

senza dubbio molto positiva.<br />

Per la prima volta gli studenti<br />

delle scuole medie superiori sono<br />

stati protagonisti di una riflessione<br />

che ha riguardato il loro status e le<br />

loro prospettive.<br />

Questo sembra il modo migliore<br />

per fornire utili riflessioni ai sog-<br />

getti coinvolti. Nell'attuale fase di<br />

transizione, nella quale viene ridisegnato<br />

il profilo degli studi scolastici<br />

ed universitari, è assolutamente<br />

indispensabile che gli studenti<br />

partecipino a giornate di informazione<br />

ed orientamento per esprimere<br />

i loro bisogni e contribuire ad individuare<br />

possibili soluzioni operative<br />

nonché verificare l'efficacia<br />

delle attività didattiche. Tutta la<br />

componente studentesca ha dimostrato<br />

notevole interesse, nella continuità<br />

dei percorsi di studio, le condizioni<br />

e gli aiuti per studiare bene,<br />

il rapporto con il mondo del lavoro.<br />

È stata sottolineata, inoltre, l'im-<br />

<strong>Fondazione</strong> Cardinale G. <strong>Panico</strong> - Tricase.<br />

Sede Polo Didattico Universitario<br />

portanza di corrette informazioni<br />

sul mondo universitario e sul mondo<br />

del lavoro, anche attraverso contatti<br />

diretti con tali ambienti.<br />

Dott.ssa Manuela Quattrocchi<br />

D.A.I. Sr. Graziella Zecca<br />

Allievi Infermieri e Fisioterapisti<br />

FORMAZIONE<br />

La sanità italiana ed europea ha bisogno<br />

non di “piccoli-medici” ma di “grandi-infermieri”<br />

DA PROFESSIONISTA SANITARIO<br />

“AUSILIARIO” A PROFESSIONISTA SANITARIO<br />

In un registro conservato presso<br />

l’Archivio di S. Maria della<br />

Pietà a Roma, riguardante il<br />

movimento dei malati, nel 1842<br />

compare per la prima volta in Italia<br />

il termine di infermiere, distinguendolo<br />

per la sua competenza professionale<br />

dagli inservienti e dai guardarobieri.<br />

Da quella data fino al 1999 e<br />

cioè per 157 anni l’infermiere italiano<br />

è stato considerato nella più<br />

benevole delle ipotesi un professionista<br />

sanitario “ausiliario” nei fatti<br />

però è stato un factotum, ovvero, se<br />

sulla carta veniva distinto da altri<br />

operatori generici, nella realtà è stato<br />

per un lunghissimo periodo anche<br />

un inserviente, un guardarobiere<br />

e tante altre cose messe assieme.<br />

La storia dell’infermieristica italiana<br />

deve passare attraverso la consapevolezza<br />

per le generazioni future,<br />

di ciò che è stato l’infermiere<br />

storicamente, solo dopo si potrà<br />

aspirare ad iscrivere nel novero delle<br />

professioni intellettuali la professione<br />

infermieristica, al contrario se<br />

non riconoscessimo le nostre umili<br />

origini tradiremmo l’autenticità<br />

della nostra essenza. Questo per dire<br />

che bisogna tornare alla radice<br />

epistemologica dell’essere infermiere.<br />

La sanità italiana ed europea<br />

ha bisogno non di “piccoli-medici”<br />

ma di “grandi-infermieri”. E’ avendo<br />

coscienza del passato che riusciamo<br />

a costruire il futuro. La fine<br />

della corsa emulativa da parte<br />

degli infermieri italiani, vittime per<br />

decenni di una sorta di “sindrome di<br />

inferiorità” culturale, scientifica e<br />

psicologica nei confronti dei medici<br />

si appresta a terminare.<br />

Non hanno più senso di esistere<br />

“professioni” e “professioni ausiliarie”<br />

ma occorrono che esistano professioni<br />

diverse, con responsabilità<br />

specifiche, integrate fra loro per<br />

fornire un prodotto sanitario rispondente<br />

alle domande di salute del<br />

singolo e della collettività. Questa<br />

filosofia ha ispirato l’istituzione di<br />

quattordici categorie professionali<br />

fra cui gli infermieri attraverso l’emanazione<br />

del Decreto Ministeriale<br />

n° 739 del 1994 (Istituzione del<br />

Profilo dell’infermiere) e anche riconoscendo<br />

che un D.M., non occupa<br />

tra le fonti del diritto una posizione<br />

primaria, in ogni caso è comunque<br />

una rivoluzione culturale.<br />

Il Profilo dell’Infermiere riconosce<br />

l’assistenza infermieristica, ne ammette<br />

l’esistenza in se e per se e –<br />

cosa molto importante – ne attribuisce<br />

la responsabilità all’infermiere.<br />

Essere infermieri significa saper individuare<br />

i problemi dei malati,<br />

identificarne le cause, ipotizzarne le<br />

soluzioni, scegliere le più adatte,<br />

applicarle ai soggetti, valutarne i risultati.<br />

Dunque il “to care”, ossia il<br />

prendersi cura del malato, che spetta<br />

all’infermiere, non entra in conflitto<br />

con il “to cure”, ovvero con<br />

l’attitudine di giungere ad una diagnosi<br />

medica attraverso il sintomo,<br />

di prescrivere la terapia e di guarire<br />

il malato, che spetta al medico.<br />

Quindi i bisogni dell’uomo e cioè il<br />

diritto a ricevere un intervento sanitario<br />

globale e individualizzato sono<br />

aspetti che contano e, per questo<br />

motivo, i due momenti devono perseguire<br />

una autonomia operativa<br />

concreta, non sovrapponibile e decisamente<br />

complementare.<br />

Ora che la Scienza<br />

Infermieristica è ben<br />

delineata, occorre<br />

mantenere e<br />

valorizzare il suo<br />

specifico<br />

professionale<br />

Ora che la Scienza Infermieristica<br />

è ben delineata, occorre mantenere<br />

e valorizzare il suo specifico<br />

professionale che può essere sintetizzabile:<br />

- nella formulazione della diagnosi<br />

infermieristica, necessaria per la<br />

determinazione dei bisogni del paziente;<br />

- nell’esercizio del management infermieristico,<br />

che richiede l’applicazione<br />

nello specifico di un metodo<br />

scientifico per la risoluzione dei<br />

problemi, ovvero il problem solving;<br />

- nella valutazione dei risultati, che<br />

investe la natura della professione<br />

per i risultati che offre, per l’incidenza<br />

dei costi e per il contributo<br />

offerto all’intero contesto sanitario;<br />

- nell’esercizio dell’auditing infermieristico,<br />

che riguarda il controllo<br />

su tutto quello che viene eseguito e<br />

rappresenta un processo essenziale<br />

nella gestione dell’ente perché contribuisce<br />

a sancirne o meno la funzionalità;<br />

- nell’assunzione di un’etica di servizio,<br />

che rende l’attività degli infermieri<br />

desiderabile e confortevole<br />

per il malato che riceve le prestazioni<br />

e per l’intero gruppo pro-<br />

50 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

51


fessionale. Quindi oltre all’individuazione<br />

per Legge del profilo professionale<br />

dell’infermiere nel 1994<br />

come già detto, nel 1999 con la<br />

Legge n°42 si ha l’abolizione della<br />

oramai obsoleta divisione delle<br />

professioni sanitarie in “principali “<br />

(medici,veterinari, farmacisti,odontoiatri)<br />

ed “ausiliarie” (infermieri,<br />

ostetriche, fisioterapisti, ecc).<br />

Finalmente da professionisti<br />

“ausiliari” dopo 157 anni gli infermieri<br />

possono assurgere al rango<br />

dei professionisti di serie “A” e a<br />

questo riconoscimento giuridico si<br />

è aggiunto un nuovo inquadramento<br />

contrattuale che vede passare<br />

in automatico tutti i professionisti<br />

sanitari non medici (ostetriche,<br />

fisioterapisti, tecnici sanitari) dalla<br />

categoria “C” (ex 6° livello) alla categoria<br />

“D” (ex 7° livello).<br />

Insomma dal 1999 in poi il destino<br />

e la fisionomia giuridica e<br />

contrattuale del professionista sanitario<br />

infermiere è cambiata, per cui<br />

Aula Magna del Polo Didattico<br />

la nuovissima figura che ci si presenta<br />

allo stato attuale è totalmente<br />

irriconoscibile rispetto a<br />

quella di un decennio fa, grazie alla<br />

sinergia della Federazione Nazionale<br />

dei Collegi IP.AS.VI. e delle Organizzazioni<br />

Sindacali di Categoria.<br />

Antonio Giannone<br />

Studente Master in<br />

“Management Infermieristico<br />

per le Funzioni di<br />

Coordinamento”<br />

Università Cattolica Sacro<br />

Cuore di Roma<br />

Paola Ferri<br />

Coordinatrice e docente del<br />

C.d.L. in Infermieristica.<br />

Università degli Studi di<br />

Modena e Reggio Emilia<br />

Consigliere dell’Ordine degli<br />

Infermieri di Modena<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Archivio S. Maria della Pietà<br />

Bolla di Pio IV<br />

Riconoscimento della Confraternita<br />

di S. Maria della Pietà dei poveri<br />

forestieri e pazzi<br />

11.12.1561-Registrum Bollarum.<br />

Roma.<br />

Azzurri F.<br />

Il manicomio di Santa Maria della<br />

Pietà in Roma<br />

Tipografia Guerra, Roma, 1864.<br />

FORMAZIONE<br />

In tema di nuove specializzazioni ecco la figura<br />

dell’infermiere legale<br />

NURSING FORENSE: NUOVE PROSPETTIVE<br />

PER LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA<br />

"Il primo re<strong>qui</strong>sito di un ospedale è curare, non nuocere".<br />

Florence Nightingale (1863)<br />

La laurea magistrale, i master<br />

ed i dottorati di ricerca sono<br />

ormai parte integrante del<br />

percorso formativo del professionista<br />

infermiere. Tra le più recenti novità<br />

in tema di nuove specializzazioni,<br />

troviamo la figura dell'infermiere<br />

legale, per il quale alcune<br />

università italiane già nello scorso<br />

anno accademico hanno attivato il<br />

Master di I livello.<br />

Si tratta della nascita e dello sviluppo<br />

di una nuova branca della disciplina<br />

infermieristica -l'infermieristica<br />

forense- che si propone di<br />

studiare gli aspetti concettuali, metodologici<br />

e pratici della dimensione<br />

giuridica e legale dell'assistenza<br />

infermieristica. L'attivazione del<br />

master in infermieristica forense<br />

parte dall'esigenza di avere a disposizione<br />

professionisti preparati in<br />

materia legale, che possano essere<br />

riconosciuti dall'organizzazione<br />

giudiziaria come periti, esperti in<br />

virtù di conoscenze specifiche sugli<br />

aspetti tecnico-professionali dell'assistenza<br />

infermieristica e della relativa<br />

dimensione legale. Le aree di<br />

specialità dell'infermieristica forense<br />

possono diversificarsi per campo<br />

di applicazione: nell'area dell'emergenza,<br />

pronto soccorso, terapia intensiva,<br />

nell'ambito della salute<br />

mentale e dell'assistenza infermieristica<br />

riabilitativa psichiatrica.<br />

Il corso, fortemente integrato e<br />

organizzato per moduli didattici,<br />

prevede insegnamenti fondamentali<br />

di diritto civile, penale e amministrativo;<br />

etica, bioetica e deontologia<br />

professionale; legislazione sani-<br />

taria; medicina legale; psicologia<br />

investigativa e giudiziaria; criminologia;<br />

nursing clinical risk management.<br />

Sono previste esperienze di stage<br />

presso istituti di medicina legale,<br />

tribunali, penitenziari, centri antiviolenza,<br />

agenzie assicurative e<br />

previdenziali.<br />

Per l'anno accademico 2006/07<br />

il master in Infermieristica e Ostetricia<br />

Legale e Forense sarà attivato,<br />

in convenzione con l'università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, presso il<br />

Polo Universitario "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />

con lo scopo di :<br />

1. far ac<strong>qui</strong>sire competenze nell'infermieristica<br />

ed ostetricia legale<br />

e forense, nell'area etico-deontologica,<br />

giuridico-forense e medico-legale,<br />

allo scopo di operare efficacemente<br />

nell'ambito dei risvolti tecnici<br />

professionali delle diverse aree<br />

specifiche professionali (prevenzione<br />

- diagnosi precoce -educazione<br />

alla salute - assistenza - educazione<br />

terapeutica - gestione -formazione -<br />

consulenza - ricerca);<br />

2. sviluppare competenze con<br />

riferimento alla normativa vigente;<br />

3. essere in grado di fornire prestazioni<br />

competenti nei vari settori<br />

di applicazione forense dell'attività<br />

infermieristica ed ostetrica (violenza<br />

sessuale, patologia forense, medicina<br />

penitenziaria, maltrattamenti,<br />

collaborazione con l'Autorità<br />

Giudiziaria);<br />

4. essere in grado di orientarsi nella<br />

casistica dei contenziosi, così da<br />

fornire consulenza su temi specifici.<br />

Il Master è a frequenza obbliga-<br />

La nuova specialità<br />

propone di studiare<br />

gli aspetti concettuali,<br />

metodologici e pratici<br />

della dimensione<br />

giuridica e legale<br />

dell'assistenza<br />

infermieristica<br />

toria con esame finale, sono ammessi<br />

alla frequenza i diplomati Infermieri<br />

Professionali con maturità<br />

<strong>qui</strong>nquennale; i diplomati in Scienze<br />

Infermieristiche (tab. XXXIX -<br />

ter.); i diplomati con diploma Universitario<br />

per Infermiere (tab.<br />

XVIII - ter.) ed i laureati in Infermieristica.<br />

La durata prevista è di<br />

12 mesi ed il bando sarà pubblicato<br />

nel mese di luglio.<br />

Ci auguriamo di avere al più<br />

presto, anche nel nostro Paese, consulenti<br />

infermieristici legali, in grado<br />

di operare nell'ambito dell'investigazione,<br />

della ricerca, della pratica<br />

e della formazione, rappresentando<br />

un importante punto di contatto<br />

tra tutela della salute dei cittadini<br />

e tutela giuridica dei professionisti.<br />

Sr. Graziella Zecca<br />

D.A.I.<br />

52 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

53


AMBIENTE, SOCIETÀ, SALUTE<br />

Una metodica innovativa, non invasiva ed estremamente<br />

efficace per il trattamento di patologie<br />

dell' osso e dei tessuti molli<br />

LE ONDE D'URTO IN ORTOPEDIA<br />

E TRAUMATOLOGIA<br />

Cenni storici<br />

La litotrissia nata agli inizi degli<br />

anni settanta per il trattamento della<br />

calcolosi renale ha visto allargare il<br />

suo campo di applicazione alle patologie<br />

ossee e muscolo tendinee<br />

agli inizi degli anni novanta grazie,<br />

soprattutto, agli studi del tedesco<br />

Haist che ne codificò l'uso nella<br />

pratica clinica quotidiana.<br />

In Italia le prime applicazioni<br />

cliniche furono condotte dalla scuola<br />

del Prof. Corrado dell'Università<br />

di Napoli che utilizzò le Onde d'Urto<br />

(O. D.) in alcuni casi di pseudoartrosi<br />

dello scafoide carpale. Attualmente,<br />

l'approfondimento delle<br />

conoscenze sul meccanismo di<br />

azione non solo di tipo meccanico<br />

ma soprattutto di tipo biologico, ha<br />

consentito l'allargamento delle indicazioni<br />

ad una vasta gamma di patologie<br />

di interesse ortopedico.<br />

Caratteristiche fisiche delle<br />

onde d'urto<br />

La O.D. è definita come un'onda<br />

acustica caratterizzata, sul fronte di<br />

avanzamento, da una pressione in<br />

grado di passare, in una frazione di<br />

nanosecondi, da valori atmosferici<br />

a valori estremamente elevati( 1000<br />

bar ). La sua velocità di propagazione<br />

dipende dall' impedenza acustica<br />

del mezzo in cui si trasmette e dall'<br />

intensità dell' onda.<br />

Generatori dionde d'urto<br />

Esistono attualmente quattro tipi<br />

di generatori di O.D. focalizzate:<br />

Piezoelettrici; Elettroidraulici; Elettromagnetici<br />

a bobina piatta e lente<br />

Generatore elettro-idraulico per<br />

litotrissia in campo ortopedico<br />

focalizzante; Elettromagnetici a bobina<br />

cilindrica e paraboloide focalizzante.<br />

Non è scopo di questo articolo<br />

entrare nei dettagli tecnici delle<br />

diverse apparecchiature. Nella<br />

nostra Unita' Operativa di Ortopedia<br />

abbiamo in dotazione un generatore<br />

elettroidraulico ORTHOW A<br />

WE 280 in grado di erogare onde<br />

d'urto con energia sino ad 1.80<br />

mmj/mm2.<br />

Meccanismo di azione<br />

Le onde d'urto utilizzate ad alta<br />

energia sono in grado, a livello osseo,<br />

di stimolare i processi riparativi<br />

soprattutto con una azione angiogenetica<br />

(formazione, cioè, di nuo-<br />

vi vasi sanguigni) e di stimolo sugli<br />

osteoblasti. A livello dei tessuti<br />

molli, tendini, muscoli e legamenti<br />

le onde d'urto modificano le condizioni<br />

metaboliche del tessuto producono<br />

un effetto antiinfiammatorio<br />

ed analgesico stimolando un<br />

maggiore apporto ematico e liberazione<br />

di endorfine coinvolte nella<br />

diminuzione della sensibilità al dolore.<br />

Campi di applicazione<br />

Pseudoartrosi e necrosi ossee. In<br />

questi casi la percentuale di consolidazione<br />

della frattura è altissima,<br />

la media delle varie casistiche mondiali<br />

supera il 76%. Nelle necrosi<br />

ossee il trattamento è particolarmente<br />

efficace in fase precoce (grado<br />

1 ° e 2° della classificazione di<br />

FICAT), nei quadri più severi si può<br />

associare la tecnica del forage consistente<br />

in perforazioni della testa<br />

femorale praticate attraverso una<br />

piccola incisione chirurgica.<br />

Affezioni infiammatorie delle<br />

strutture tendinee e muscolari<br />

Epicondiliti, epitrocleiti, patologie<br />

periarticolari di spalla, tendiniti<br />

calcifiche e non, tendinopatie del<br />

ginocchio, pubalgie, tallodinie (fascite<br />

plantare, sperone calcaneale),<br />

tendinopatie del tendine d'Achille.<br />

Attualmente le OD sono in fase<br />

di sperimentazione per le seguenti<br />

patologie: fissazione di protesi<br />

d'anca mobili (non cementate),<br />

necrosi avascolare della testa del femore,<br />

osteocondrosi dissecante,<br />

para-osteopatie articolari.<br />

Controindicazioni al trattamento<br />

con OD: gravidanza, pacemaker,<br />

disordini della coagulazione<br />

congeniti ed ac<strong>qui</strong>siti, neoplasie,<br />

nuclei di accrescimento in prossimità<br />

delle aree da trattare, polineuropatie<br />

demielinizzanti, tenosinoviti<br />

infettive, pseudoartrosi chiaramente<br />

atrofiche, pseudoartrosi settiche<br />

in fase attiva, pseudoartrosi in<br />

vicinanza di grosse strutture vascolo-nervose<br />

La nostra esperienza<br />

Dopo un primo approccio con la<br />

metodicafinalizzato alla traumatologia<br />

sportiva, la continua produzione<br />

scientifica sull'argomento ha<br />

aperto sempre nuovi campi di applicazione.<br />

Ciò ci ha portato ad approfondire<br />

le conoscenze sull'argomento<br />

con frequenze pratiche presso<br />

il centro prof Diesch in Germania,<br />

dove si utilizza la nostra apparecchiatura,<br />

l'Orthowawe 280.<br />

Dall'ottobre 2004 a tutt'oggi abbiamo<br />

trattato circa 500 pazienti<br />

spaziando su tutte le indicazioni<br />

della metodica ottenendo risultati in<br />

linea con le casistiche di altri centri,<br />

che oscillano tra 1'80 e il 95% di efficacia.<br />

Il trattamento con onde<br />

d'urto prevede un protocollo di 4<br />

applicazioni che vengono erogate,<br />

in regime di Day Hospital, a cadenza<br />

settimanale. Il trattamento viene<br />

eseguito in anestesia locale ed ha<br />

una durata di circa 12 minuti. Al<br />

termine il paziente può riprendere<br />

le sue normali attività. Attualmente<br />

la lista d'attesa è di circa 45 giorni.<br />

Contiamo tuttavia di ridurla notevolmente<br />

con una ulteriore giornata<br />

di applicazioni non appena completato<br />

il trasferimento nel nuovo reparto<br />

di Ortopedia. L'inserimento in<br />

lista di attesa avviene dopo visita<br />

ortopedica da effettuare presso il<br />

nostro ambulatorio con la normale<br />

prassi di prenotazione (CUP 0833<br />

772435).<br />

Dott. Sergio Cosi<br />

Dirig. Medico U.O di Ortopedia<br />

Osp. "Card. G. <strong>Panico</strong>"<br />

54 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

(A)<br />

(B)<br />

Tendinosi calcifica della cuffia dei rotatori, prima (A) e dopo (B) il trattamento<br />

55


TESTIMONIANZE<br />

Quando la malattia entra d’improvviso nella nostra vita<br />

NON MI FANNO SENTIRE UN NUMERO<br />

Salve, mi chiamo Nicola Gioia<br />

e sono, sfortunatamente, un<br />

paziente del reparto di ematologia<br />

di Tricase dell'ospedale "Cardinale<br />

Giovanni <strong>Panico</strong>"; ...ho un<br />

linfoma...<br />

Fiducia e speranza... Fiducia nei<br />

dottori? A Tricase, personalmente,<br />

ho trovato dei dottori straordinari,<br />

persone umane che ti danno retta, ti<br />

ascoltano, ti fanno un sorriso quando<br />

serve, ti aiutano in condizioni alquanto<br />

difficili e, soprattutto, loro<br />

non ti fanno sentire un numero.<br />

Altra cosa per me straordinaria è<br />

che, quando sono a casa e non sto<br />

bene, chiamo in qualsiasi momento<br />

per delucidazioni su quello che succede<br />

al mio corpo e tutti sono di una<br />

disponibilità assoluta. Fantastico<br />

vero?!<br />

Speranza di farcela? La speranza<br />

dal mio punto di vista è un concetto<br />

molto astratto; a me piace riporla<br />

in una persona fisica e non solo<br />

in una entità spirituale...la mia<br />

speranza sono il dottor Pavone, Primario<br />

del reparto di ematologia dell'Ospedale<br />

di Tricase, ed i suoi collaboratori.<br />

Ho passato un periodo<br />

travagliato a pensare e a ripensare<br />

se le decisioni che avevo preso erano<br />

giuste o sbagliate, ho sentito che<br />

molti inviano le cartelle cliniche in<br />

vari ospedali per avere più pareri.<br />

Dal mio punto di vista, tutto ciò<br />

non è stato necessario, penso "da<br />

vero ignorante in materia"che le cure<br />

sono le stesse dappertutto; il fattore<br />

più importante per un malato è<br />

quello psicologico ...la "fiducia e la<br />

speranza"che io ripongo nei dottori<br />

di Tricase mi permette di pensare<br />

che guarirò nel più breve tempo<br />

possibile. Non so come abbia fatto<br />

il dottor Pavone a trasmettere agli<br />

infermieri e ai suoi collaboratori la<br />

sensibilità necessaria per lavorare<br />

in un reparto di ematologia?! Fatto<br />

sta che ci è riuscito dato che sono<br />

perfetti sia dal punto di vista umano<br />

sia qualificati dal lato professionale.<br />

Dal punto di vista tecnico e funzionale<br />

si nota, anche guardandosi<br />

un po' intorno, il regime ecclesiastico<br />

della struttura, gestita interamente<br />

dalle Suore Marcelline; la Direttrice<br />

Generale Suor Margherita<br />

Bramato con l'aiuto costante della<br />

coordinatrice infermieristica Suor<br />

Maria Rosaria Bene sono fisicamente<br />

sempre presenti nel reparto<br />

di ematologia, cercando di accontentarci<br />

in tutte le nostre richieste,<br />

ma, soprattutto sono presenti per<br />

rimpiazzare le possibili mancanze<br />

di medicinali o le richieste degli infermieri...<br />

un paziente attento queste<br />

cose le nota! Io, da paziente attento,<br />

considero il reparto di ematologia<br />

di Tricase un' eccezione che<br />

conferma la regola sulla malasanità<br />

degli ospedali in Italia. Mi posso<br />

definire un paziente coraggioso, ma<br />

ho paura di morire, ho paura di non<br />

poter rivedere la mia famiglia, di<br />

non poter realizzare i progetti di vita<br />

insieme alla mia ragazza...la paura<br />

e' un mostro che ti logora dentro..<br />

.ma come disse un vecchio saggio<br />

"vivi la vita come se dovessi morire<br />

domani, pensa come se non dovessi<br />

morire mai".<br />

lo vivo oggi. ..ma ho FIDUCIA<br />

per il mio domani...e<br />

SPERO!...SPEROI<br />

Nicola Gioia<br />

Dott. Vincenzo Pavone, Direttore<br />

di Ematologia e Centro Trapianti<br />

C'è da qualche parte qualcuno che<br />

sia capace di vedere al posto di un<br />

altro?<br />

Penso proprio di si, ma a una condizione:<br />

che gli voglia bene davvero!<br />

Sapessi quante volte mio padre e<br />

mia madre vedevano lì dove io non<br />

riuscivo a distinguere il bianco dal<br />

nero! E non era mai un problema di<br />

lenti….. ma di amore vero.<br />

Da non credere: eppure tra i tanti<br />

che mi hanno onorato della loro<br />

amicizia , solamente qualcuno è riuscito<br />

a vedere il mio bene prima<br />

ancora del suo interesse!!!!!!!<br />

Mi amava davvero!So e sento che integra<br />

quel piccolo e scelto gruppo<br />

che ha costituito, negli anni, il mio<br />

vero tesoro. La prova del nove comunque<br />

la ebbi con Martìn, laggiù<br />

per i sentieri infiniti delle immense<br />

praterie della Pampa latinoamericana.<br />

E' una storia che desidero raccontarvi.<br />

Martìn, un vecchio gaucho: tutta<br />

una vita nel campo; sul suo cavallo<br />

si sentiva un generale che passa in<br />

rivista il suo esercito fatto di… sterminate<br />

mandrie di buoi. Non aveva<br />

tempo per altre attività; il suo mondo<br />

era tutto lì: sei giorni nella prateria<br />

tra gli animali; la sera del sabato<br />

in osteria a sbaciucchiare una damigiana<br />

e la domenica.. a letto per digerire<br />

la sbornia e... tornare normale<br />

per il lunedì mattina. Per cinquanta<br />

anni si era promesso a una<br />

donna al punto che per tutti era conosciuto<br />

come "el novio de oro!" e,<br />

quando lo convinsi a sposarsi, me<br />

lo ritrovai vedovo dopo neanche un<br />

anno…... si diceva che la sposa fosse<br />

morta di commozione… ma cre-<br />

do proprio che morì di ..vecchiaia!<br />

Martìn, un brutto giorno, combinò<br />

una fesseria imperdonabile per<br />

un gaucho: smontò da cavallo e, di<br />

spalle ai tori, si mise a sostituire un<br />

palo rotto del recinto. Un giovane<br />

torello non si lasciò sfuggire l'occasione:<br />

ingranò la quarta e, con furia<br />

selvaggia, gli infilò le corna in<br />

quella parte del corpo che sono i cuscini<br />

regalatici dal buon Dio per sederci<br />

comodi! Povero Martìn! Lo<br />

ricoverammo all'Hospital de Clìnicas<br />

della Capitale…. furono centosessanta<br />

chilometri di "pancia in<br />

giù e cu...bo in su!" con un interminabile<br />

rosario di parolacce e maledizioni<br />

contro tutti i buoi e le corna<br />

del mondo! Ma che scalogna!<br />

Non gli sembrava vero!<br />

In cinquant'anni di onorato e dorato<br />

fidanzamento nessuno mai aveva<br />

osato incornarlo e, per la miseria!,<br />

doveva rimanere vedovo per<br />

subire tale affronto?!? ...e per giunta:<br />

da un toro! Nella disgrazia<br />

avemmo comunque un po' di fortuna:<br />

in una stanza a due letti ne trovammo<br />

uno vuoto; nell'altro giaceva<br />

un vecchietto, Carlos, con antichi<br />

problemi al suo "impianto idrico".<br />

Il lettino di Carlos era vicino<br />

all'unica piccola finestra della stanza<br />

mentre Martìn doveva restare<br />

sdraiato "pancia in giù e cu...bo in<br />

su!". Nulla di più avvilente per uno<br />

che proprio sul fondo schiena aveva<br />

costruito il suo "impero" di gaucho<br />

e che, dall'alto del suo cavallo, di<br />

giorno, si riempiva gli occhi di orizzonti<br />

infiniti e di immense praterie<br />

e, di notte, gli sembrava di riempirsi<br />

le mani di stelle.<br />

A Carlos era permesso mettersi<br />

SPIRITUALITÀ<br />

Miracoli di Ospedale<br />

QUANDO L’AMORE RIDONA LA VISTA<br />

"Coloro che amano sono come i sonnambuli: non vedono solamente con<br />

gli occhi!" (Proverbio Latinoamericano)<br />

seduto sul letto per un'ora al giorno<br />

per aiutare il drenaggio dei fluidi<br />

del suo corpo, ...per Martìn c'era solo<br />

un cuscino dove affondare i suoi<br />

occhi tristi e maledire i buoi e chi<br />

ebbe la "felice idea" di regalare loro<br />

le corna!<br />

Fecero conoscenza i due compari<br />

e cominciarono a parlare ... e parlare<br />

…del passato, della famiglia,<br />

della casa, del lavoro… delle bravate,<br />

delle avventure…<br />

Leggeva Carlos nella voce di<br />

Martìn una tristezza profonda e un<br />

pessimismo crescente… la mancanza<br />

di cielo in quella stanza gli stava<br />

annebbiando la vista e nei suoi occhi,<br />

vuoti di azzurro infinito, agonizzava<br />

la speranza e il desiderio di<br />

futuro. Intuì Carlos l'approssimarsi<br />

della tormenta e, seduto sul suo lettuccio,<br />

vicino alla finestra, cominciò<br />

a descrivere tutto quello che vedeva<br />

fuori. Allora Martìn, il volto<br />

schiacciato sul cuscino sempre umido<br />

di lacrime nascoste, guidato dalla<br />

voce soave di Carlos, vedeva tutte<br />

le cose e i colori del mondo esterno…..<br />

spesso gli sembrava quasi di<br />

sentire sotto di sé il passo ritmico<br />

del suo cavallo che lo portava a<br />

ubriacarsi di quell'immensità mista<br />

di cielo e praterie.<br />

"Ma che meraviglia questo cielo,<br />

oggi, caro Martìn! Laggiù una<br />

bimba gioca tran<strong>qui</strong>lla con i sassolini<br />

e il suo cagnolino di gomma nel<br />

greto del torrente. Accanto a lei sono<br />

sbocciati tanti fiorellini e l'acqua<br />

che le scorre vicina sembra<br />

quasi impaurita di farle una carezza.<br />

Che gioia nel suo volto! A guardarla<br />

da <strong>qui</strong> pare un fiore più grande<br />

tra i tanti piccoli fiori che le sor-<br />

56 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

57


idono. Sembra fragile e indifesa<br />

ma la sua calma fiduciosa mi fa<br />

pensare che una presenza amica la<br />

deve avvolgere come fa il sole col<br />

suo tepore. Anche se non la vedo<br />

penso che la sua mamma le starà<br />

accanto e la protegga col suo affetto.<br />

Ma che cosa meravigliosa è la<br />

vita! Quella bimba ama e deve sentirsi<br />

amata… altrimenti non si capisce<br />

perché sia tanto tran<strong>qui</strong>lla…<br />

Eh, caro Martìn, deve proprio essere<br />

così: ognuno di noi è soddisfatto<br />

e contento solamente quando non si<br />

sente solo! Ma se non essere amati<br />

è una semplice sfortuna, il non<br />

amare è una terribile disgrazia. Alla<br />

nostra età non è facile avere chi<br />

ti ama… davanti a noi ormai è rimasta<br />

poca strada e molte cose,<br />

troppe persone, sono rimaste alle<br />

nostre spalle…. Ma nulla e<br />

nessuno ci può impedire di<br />

amare…. Il cielo, la terra, le<br />

persone e, perché no? - e <strong>qui</strong><br />

abbassò il tono della voce -<br />

anche i buoi con le corna!..."<br />

Al ricordo delle corna del<br />

toro, Martìn diede un sussulto…<br />

ma già non era più tanto<br />

nervoso; anzi sulle sue<br />

labbra fiorì come un accenno<br />

di sorriso. Il giorno ormai<br />

volgeva al tramonto… era<br />

l'ora della tenerezza, della<br />

nostalgia, dei ricordi, …dolci<br />

ricordi di amori dati e ricevuti,<br />

di carezze intrecciate da<br />

sguardi profondi, di promesse<br />

scambiate con ingenua e limpida<br />

sincerità... "Che cosa si vede fuori<br />

dalla finestra? - chiese Martìn. E<br />

Carlos, con una voce che stillava<br />

pace e invitava con delicatezza al<br />

banchetto della vita, riprese:<br />

"Che meraviglia questo tramonto<br />

di oggi! Anche se non è quello<br />

dell'aurora, ha però un fascino tutto<br />

suo! Forse un po' malinconico ma<br />

ricolmo di tanta bellezza!Vedo gente<br />

che torna dal lavoro con i segni<br />

della stanchezza impressi sul volto;<br />

tornano a casa cercando riposo…<br />

laggiù vedo un vecchietto che tra-<br />

scina a stento la sua carretta… avrà<br />

certo lavorato senza egoismo e senza<br />

illusioni e ora, stanco e contento,<br />

torna al suo nido accarezzando una<br />

<strong>qui</strong>ete a lungo sognata. Lì, all'orizzonte,<br />

il sole se ne scende e manda<br />

baci a tutti facendo sorridere gli alberi<br />

e arrossire di pudore l'erbetta<br />

del pascoli….. e più in là!..... per la<br />

miseria che bel pezzo di figliola!...<br />

è un canto alla vita! sta parlando<br />

con un ragazzo, non posso ascoltarne<br />

le parole ma è il suo volto che<br />

grida gioia e speranza e canta amore.<br />

Sai Martìn, il nostro volto<br />

proietta sempre ciò che siamo dentro<br />

e parla anche quando stiamo in<br />

silenzio. Non c'è sordità, ottusità o<br />

ignoranza che possano impedire al<br />

nostro volto di parlare per noi… a<br />

volte anche gli animali, guardando-<br />

“... un giovane torello non si lasciò sfuggire<br />

l’occasione”<br />

ci, capiscono se li amiamo o li odiamo."<br />

E Martìn gli fece eco: "Sarà<br />

come dici tu, ma quanto mi è difficile<br />

pensare che un toro cornuto vi<br />

voglia bene!!!!!"<br />

"E perché no? -aggiunse Carlos-<br />

Non sarà forse che tu al toro gli mostraste<br />

il di dietro? e proprio a te<br />

doveva capitare un toro, come dire….,<br />

poco normale!?!?" Risero di<br />

gusto e quell'umorismo spontaneo<br />

segnalava che ormai il pessimismo<br />

era definitivamente uscito da quella<br />

stanza. Quante cose stupende Martìn<br />

aveva visto, con gli occhi di Carlos,<br />

fuori da quella finestra!<br />

Aveva contemplato con amore<br />

appassionato la bellezza cangiante e<br />

sonnolenta della sua prateria, aveva<br />

indugiato per godere il fascino calmo<br />

dei boschi e gli ombrosi ruscelli<br />

che correvano tra le sue colline.<br />

Attraverso gli occhi di Carlos era<br />

tornato a innamorarsi, stupito e<br />

commosso, della sua bellissima<br />

campagna sempre generosa nel donarsi<br />

alle mandrie dei buoi, sempre<br />

cornuti, certo, ma di nuovo buoni<br />

amici. Grazie all'amorevole disponibilità<br />

degli occhi di Carlos aveva<br />

visto un delizioso laghetto e i cigni<br />

che giocavano nell'acqua mentre i<br />

bimbi affidavano alle piccole onde<br />

le loro barchette di giornale…. e<br />

che dire dei giovani innamorati che<br />

camminavano abbracciati tra fiori<br />

colorati e tra melodie di usignoli<br />

ancor più innamorati!? Benedetti<br />

quegli occhi di Carlos e la<br />

loro capacità di cogliere i segreti<br />

anche dei dettagli più<br />

insignificanti!<br />

E pensare che nonostante<br />

i suoi ottanta e più anni non<br />

usava neanche le lenti!<br />

Quante ore belle e belle<br />

giornate aveva vissuto senza<br />

parlare!…. si! aveva anche<br />

scoperto che nella vita si<br />

soffre rumorosamente e si<br />

gioisce nel silenzio!<br />

Persino l'autografo che il<br />

toro aveva lasciato sui cuscini<br />

di Martìn cominciava a<br />

sbiadire… ma la voce di<br />

Carlos era ogni giorno più tenue…Passarono<br />

così i giorni e le<br />

settimane…. e un mattino l'infermiere<br />

di turno portò, come sempre,<br />

un po' d'acqua per lavarsi e qualcosa<br />

da mandare giù per affrontare il<br />

nuovo giorno…. ma trovò il corpo<br />

di Carlos ormai senza vita…. era<br />

morto pacificamente nel sonno, se<br />

ne era andato in silenzio senza disturbare<br />

nessuno… La sera prima<br />

Carlos, nel dare la buona notte a<br />

Martìn, aveva appena mormorato:<br />

"Ma che cosa bella la vita! Davvero<br />

che la vita è una cosa meravigliosa!Ne<br />

ho fatta di strada da<br />

quando ho incominciato a cammi-<br />

nare! e mi sembra solo ieri! Se dipendesse<br />

da me ricomincerei di<br />

nuovo ...perché la vita è bella e la<br />

vorrei vivere sempre più!"<br />

Non c'erano parenti da avvisare,<br />

né amici o conoscenti da aspettare…<br />

vennero gli addetti e portarono<br />

via il corpo… Lentamente Martìn<br />

tornò a mirare il cielo della stanzetta<br />

e, non appena gli sembrò opportuno,<br />

chiese se potevano spostarlo<br />

nel letto vicino alla finestra, quello<br />

che Carlos gli aveva lasciato. Fu felice<br />

l'infermiera di accontentarlo e,<br />

assicuratasi che stesse bene, lo lasciò<br />

solo dopo averlo invitato a fare<br />

qualche sforzo per mettersi seduto<br />

sul letto. Il ricordo di tutte le bellezze<br />

esistenti fuori da quella finestra e<br />

il desiderio di tuffarsi nel panorama<br />

che gli occhi di Carlos avevano impresso<br />

nel suo cuore portarono<br />

Martìn a uno sforzo lento e doloroso<br />

per sollevarsi su un gomito e ammirare<br />

per la prima volta il mondo<br />

esterno al di là della finestra.<br />

Ma come! No, non era possibile!<br />

Martìn si stropicciava gli occhi incredulo…la<br />

finestra si affacciava<br />

desolatamente su un muro bianco.<br />

Chiama l'infermiera e le chiede<br />

dove si trovassero le stupende realtà<br />

che l'amico Carlos aveva visto<br />

dalla finestra. "Ma di che cosa stai<br />

parlando, Martìn! - gli rispose l'infermiera<br />

- Carlos era cieco e non<br />

poteva vedere neanche il muro<br />

bianco!" Quante cose si presentarono<br />

nel cuore e nella mente di Martìn!<br />

Si ricordò di quell'antico detto<br />

popolare secondo il quale la vera<br />

amicizia si trova dove ci sono due<br />

corpi, due cuori e due soli occhi.<br />

L'amico sincero sempre tiene lacrime<br />

per te anche se i suoi occhi sono<br />

secchi. Sentì la presenza di Carlos e<br />

l'eco delle sue parole che lo invitavano<br />

a far pace con la vita e… con<br />

se stesso. Come era corretto quanto<br />

la gente del campo spesso ripeteva:<br />

"Le buone sorgenti si riconoscono<br />

nel tempo della siccità e i buoni<br />

amici nel tempo della sofferenza!"<br />

Umidi gli occhi e tenero il cuore il<br />

buon Martìn mormorava: "Caro<br />

Carlos, amico mio, ma quanto mi<br />

hai voluto bene! Pur di tirarmi fuori<br />

dal pozzo, dove un toro cornuto<br />

mi aveva scaraventato, sei riuscito a<br />

vedere oltre l'oscurità! Pur di farmi<br />

felice e mettermi in pace con la vita<br />

e con me stesso hai visto quello che<br />

io ormai non vedevo più!" Una lacrima<br />

gli scivolò giù, e poi un'altra…<br />

e un'altra ancora….. qualcosa<br />

gli stringeva la gola ma non era malinconia…<br />

era sanato davvero…era<br />

sanato dentro e… in quel momento<br />

avrebbe abbracciato anche…un "toro<br />

cornuto!" L'ho incontrato tante<br />

altre volte il caro e indimenticabile<br />

Martìn… soprattutto di sabato sera<br />

quando, a cavallo, scendeva al villaggio<br />

per fare… rifornimento di<br />

birra. Gli amici mi raccontavano<br />

che già dopo i primi bicchieri prendeva<br />

la chitarra e cominciava a cantare<br />

in una lingua strana…non era<br />

spagnolo, non era italiano,… era l'idioma<br />

internazionale di chi trasporta<br />

alcolici dentro di sé…era una<br />

canzone che molte volte avevamo<br />

cantato insieme nel campo e, se non<br />

mi sbaglio, deve la sua composizione<br />

a Enzo Iannacci.<br />

A occhio e croce diceva: "Son<br />

padrone ancor della mia vita, e goder<br />

la voglio sempre più... Vivere<br />

senza malinconia, vivere senza gelosia...<br />

Ridere sempre così giocondo,<br />

ridere delle follie del mondo.<br />

Vivere finché c'è gioventù, perché<br />

la vita è bella. E la voglio vivere<br />

sempre più! Chiaramente gli accordi<br />

venivano dalla birra ed erano<br />

sempre più accordi quanto più bicchieri<br />

svuotava nel suo personaleserbatoio!<br />

Quando l'amore ti ridona<br />

la vista!Capita di incontrare per le<br />

corsie dell'ospedale degenti ai quali<br />

la malattia appanna la vista, la riduce<br />

e, a volte, la toglie al punto da<br />

non vedere più il domani, la salute,<br />

la gioia di riprendere ad amare e di<br />

tornare a gareggiare nello stadio<br />

della vita. Non si tratta di un problema<br />

del reparto di oculistica ma<br />

dell'otorino, della rianimazione,<br />

della vascolare, dell'ortopedia, ...di<br />

ogni reparto, di ogni corsia, di ogni<br />

angolo della vita dove la malattia<br />

come "toro cornuto" ti ferisce e, dopo<br />

averti scombussolato sogni e<br />

programmi preparati con cura, ti<br />

abbandona a "pancia in giù e cu...bo<br />

in su!" Per farti guarire allora non<br />

basta un medico, pur bravo e specializzato<br />

nella sua professione, né<br />

un operatore sanitario laureato o diplomato<br />

con il massimo della lode;<br />

non basta neanche una suora che ti<br />

garantisca ordine, precisione e disponibilità<br />

così come non basta un<br />

cappellano che ti riconcili e ti porti<br />

la comunione…<br />

E' quello il momento dei "Carlos"…<br />

di chi sia pronto a offrirti i<br />

suoi occhi per tornare a vedere…<br />

ma per amore, fratello! ...sempre<br />

per amore…..solo per amore! Il dolore<br />

condiviso si dimezza ma la felicità<br />

partecipata si raddoppia!Volete<br />

chiamarlo: Buon Samaritano? Va<br />

tutto bene! Non è un problema di<br />

nome ma…di occhi!<br />

Don Salvatore Grandioso<br />

Cappellano<br />

58 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

59


RECENSIONI<br />

Scritto da don Salvatore Grandioso, è un aiuto<br />

per la formazione dell'etica professionale<br />

UN LIBRO PER GLI OPERATORI<br />

SOCIO-SANITARI<br />

Mettere a disposizione<br />

degli<br />

altri la propria<br />

vita - nel senso<br />

evangelico del termine -<br />

potrebbe non bastare per<br />

un sacerdote che per oltre<br />

vent'anni è stato parroco<br />

a Copertino (Lecce)<br />

e per circa dieci anni<br />

missionario in America<br />

latina. Ecco perciò gli<br />

appunti, scritti giorno<br />

dopo giorno, come riflessi<br />

nell'intimo di ciò<br />

che quella vita riservava<br />

e sollecitava.<br />

Per don Salvatore<br />

Grandioso, attuale cappellano<br />

dell'ospedale di<br />

Tricase, è giunto il momento<br />

di dare agli altri<br />

anche le proprie riflessioni<br />

e emozioni, ma<br />

non solo. Lo ha fatto<br />

preparando il materiale<br />

per i corsi di formazione<br />

professionale degli Operatori<br />

Socio-Sanitari.<br />

Tuttavia, Elementi di<br />

Etica e Deontologia Sanitaria,<br />

questo il titolo<br />

del volume scritto da<br />

don Salvatore Grandioso<br />

e pubblicato nel febbraio<br />

2006 presso la Tipolito<br />

Greco di Copertino,<br />

non è certo un libro<br />

tecnico ma un testo che<br />

unisce gli opportuni riferimenti<br />

normativi inerenti<br />

il tema trattato con<br />

la vasta esperienza di duomo di fede,<br />

di parroco salentino e di studioso<br />

della materia. L'occasione è stata<br />

offerta, appunto, dalla necessità di<br />

fornire il proprio contributo formativo<br />

all'Operatore Socio-Sanitario,<br />

la nuova figura professionale che<br />

affiancherà l'infermiere, in linea<br />

con "la nuova dimensione della medicina<br />

che cerca un approccio con<br />

l'ammalato dove tutte le componenti<br />

dell'essere umano sono parimenti<br />

tenute in considerazione" dice l'autore<br />

nell'introduzione e prosegue:"Tutti<br />

ci rendiamo conto di come<br />

non sia di secondaria importanza<br />

il creare intorno all'ammalato un<br />

ambiente fatto di accoglienza allegra,<br />

pulizia, ordine, delicata atten-<br />

zione alle sue esigenze più elementari,<br />

apertura paziente all'ascolto,<br />

invito sereno all'ottimismo …".<br />

La nuova figura professionale<br />

dovrebbe dunque "specializzarsi in<br />

umanità", "collaborando e integrando<br />

nel modo migliore l'attività più<br />

tecnicistica e scientifica del medico<br />

e dell'infermiere". Un ruolo impegnativo,<br />

per la preparazione del<br />

quale ora c'è questo opportuno manuale<br />

che si compone di quattro<br />

parti: presentazione degli elementi<br />

fondanti dell'etica filosofica, introduzione<br />

alla conoscenza dei Diritti<br />

Umani nella loro storia e contenuto,<br />

principi di deontologia professionale<br />

sanitaria, accenno alle nuove esigenze<br />

postulate dalla medicina soli-<br />

In libreria<br />

Presentato il volume di Roberto Muci e Cosimo Giannuzzi<br />

STORIA DELL'OSPEDALE DI SCORRANO<br />

stica. L'accuratezza, la sensibilità e<br />

l'entusiasmo con cui l'autore ha preparato<br />

questo lavoro sono compendiati<br />

nelle frasi conclusive: "Tu che<br />

ti accingi a prestare la tua opera a<br />

servizio di qualche persona ammalata,<br />

ricorda che sarà certamente<br />

importante la tua preparazione tecnica<br />

e la tua capacità professionale<br />

nell'assolvere con serietà e responsabilità<br />

la tua opera; ma non lo è da<br />

meno il tuo modo di avvicinarti a<br />

chi soffre con umanità e rispetto".<br />

"Se poi ti porti dietro anche un poco<br />

di fede, ricorda le parole di Gesù<br />

di Nazaret: 'Vieni, benedetto del padre<br />

mio: perché ero ammalato e venisti<br />

a visitarmi!'".<br />

Il 29 dicembre scorso, presso l'aula magna<br />

della Scuola media di Scorrano (Lecce),<br />

davanti a folto pubblico, è stato presentato il<br />

volume "Storia dell'Ospedale 'Ignazio Veris<br />

Delli Ponti' di Scorrano" (pagine 320, con ampia<br />

documentazione fotografica) scritto da<br />

Roberto Muci (sociologo e teologo, Dirigente<br />

scolastico negli Istituti superiori a Maglie) e<br />

Cosimo Giannuzzi (sociologo e docente nei<br />

Licei statali a Maglie) ed edito da Carra editrice<br />

di Casarano.<br />

Moderato dal prof. Gino L. Di Mitri e<br />

con la partecipazione del dr. Mario Pendinelli<br />

(sindaco di Scorrano), del dr. On. Luigi Pepe<br />

(vice presidente Ordine dei Medici della provincia<br />

di Lecce) e del dr. Francesco Carra<br />

(editore), l'incontro ha avuto come relatore<br />

principale il dr. Rodolfo Fracasso di Tricase,<br />

medico presso il Servizio Trasfusionale dell'Azienda<br />

Ospedaliera "Cardinale Giovanni<br />

<strong>Panico</strong>" di Tricase, giornalista ed autore, tra<br />

l'altro, dell'apprezzato volume dedicato alla<br />

storia dell'Antico Ospedale di Tricase.<br />

60 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

61


ARTE<br />

Giuseppe Afrune ha dipinto<br />

sedici ritratti di Giovanni Paolo II che resteranno<br />

in mostra permanente nella citta di Cracovia (Polonia)<br />

UN PITTORE SALENTINO IN VATICANO<br />

Il valore della sua arte è ormai<br />

riconosciuto a livello nazionale<br />

e se ne è avuta conferma recente<br />

dal successo della mostra monotematica<br />

(La luce: il senso di una<br />

vita) di ritratti di S.S. Giovanni<br />

Paolo II svoltasi dal 3 al 17 aprile<br />

scorso a Lecce nel Castello di Carlo<br />

V. Nato a Specchia P. (Lecce) circa<br />

cinquantadue anni fa, Giuseppe<br />

Afrune è docente di disegno ed educazione<br />

visiva negli Istituti d'Arte<br />

statali e ha al suo attivo numerose<br />

mostre svoltesi in varie parti del<br />

mondo (Istanbul, Seul, Parigi, Tokyo,<br />

Washington …) dal 1982 a oggi.<br />

Le sue opere sono esposte anche<br />

in Vaticano e il rapporto con Papa<br />

Giovanni Paolo II è stato particolarmente<br />

fecondo per l'artista.<br />

Gli chiediamo di parlarcene<br />

"Nell'arco di tre anni ho avuto<br />

l'onore e il piacere di incontrare per<br />

quattro volte Sua Santità Giovanni<br />

Paolo II e in una di queste quattro<br />

circostanze ho avuto il privilegio di<br />

una udienza privata con tutta la mia<br />

famiglia, il 7 dicembre 2004".<br />

E' stata un'eperienza particolarmente<br />

coinvolgente?<br />

"Da un po' di tempo avevo iniziato<br />

un mio cammino spirituale ma<br />

l'incontro col Papa è stato determinante<br />

per far aumentare in me la fede<br />

e per completarmi come uomo".<br />

Come mai è venuta l'idea della<br />

mostra tematica?<br />

"La sua morte mi ha molto colpito<br />

nell'intimo e ho deciso di dipingere<br />

alcuni suoi ritratti come riconoscenza<br />

nei suoi confronti; La<br />

luce: il senso della vita, questo il titolo<br />

che ho scelto per mettere in<br />

evidenza la luce come propagazione<br />

della fede; l'idea risale a qualche<br />

tempo fa e questa interpretazione<br />

del connubio tra arte e fede era stata<br />

condivisa dal Santo Padre tanto<br />

che mi aveva fatto giungere la sua<br />

soddisfazione tramite il suo segretario<br />

monsignor Stanislao Dziwisz;<br />

dopo la sua scomparsa ho concretizzato<br />

quell'idea".<br />

A lato.<br />

L’ATTENZIONE (affresco su tavola).<br />

In basso da sinistra:<br />

CONTEMPLAZIONE (affresco su tavola);<br />

DIVINO SOSTEGNO (affresco su tavola).<br />

Nella pagina successiva:<br />

MISERICORDIA (affresco su tavola).<br />

62 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006 ORIZZONTI - Anno 5, n. 2, 2006<br />

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