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2° parte - Udine Cultura

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camoscio appenninico, a seguito di una<br />

contrazione di areale imputabile<br />

principalmente alla caccia. Nel passato,<br />

infatti, il camoscio appenninico, che<br />

probabilmente ha colonizzato la penisola<br />

italiana durante la penultima glaciazione,<br />

era diffuso almeno dai monti Sibillini al<br />

Pollino; il camoscio delle Alpi, invece,<br />

giunto dall’Europa orientale durante<br />

l’ultima glaciazione, si era diffuso su tutte<br />

le Alpi e nella <strong>parte</strong> più settentrionale<br />

degli Appennini.<br />

Ancor più drammatica è stata la<br />

contrazione demografica dello<br />

stambecco delle Alpi (Capra ibex),<br />

avvenuta negli ultimi secoli. In epoca<br />

storica questo ungulato era ancora<br />

abbondante su gran <strong>parte</strong> dell’arco<br />

alpino, dopo che la naturale mitigazione<br />

climatica seguita all’acme glaciale<br />

würmiano ne aveva determinato la<br />

scomparsa da altri territori europei.<br />

Secoli di caccia intensa ne hanno però<br />

determinato la quasi totale estinzione:<br />

nella seconda metà dell’Ottocento ne<br />

Lepre bianca (Lepus timidus) in abito estivo<br />

sopravviveva solo un centinaio di<br />

individui sul massiccio del Gran<br />

Paradiso, nelle Alpi Graie. L’istituzione di<br />

una Riserva Reale di caccia e<br />

successivamente di un Parco Nazionale<br />

ne hanno comunque consentito la<br />

sopravvivenza e nel Novecento ripetute<br />

reintroduzioni hanno ricostituito<br />

numerose popolazioni su tutto l’arco<br />

alpino. Specializzato a vivere negli<br />

ambienti alpini al di sopra del limite della<br />

vegetazione arborea e arbustiva, lo<br />

stambecco delle Alpi è capace di<br />

arrampicarsi agilmente su superfici<br />

rocciose scoscese e scivolose. Durante<br />

la breve estate raggiunge le povere<br />

praterie discontinue che si sviluppano<br />

anche al di sopra dei 3000 m, mentre<br />

d’inverno l’innevamento lo costringe a<br />

portarsi più in basso, attorno ai 1500-<br />

2000 m, sui versanti a migliore<br />

esposizione.<br />

Tra gli altri erbivori che si sono adattati a<br />

sfruttare la produttività stagionale delle<br />

praterie alpine e subnivali per la loro<br />

alimentazione, la lepre bianca (Lepus<br />

timidus) è una presenza diffusa negli<br />

ambienti alto-montani delle Alpi, anche<br />

ben al di sopra dei 2000 m di quota.<br />

Colonizza comunque regolarmente pure<br />

gli arbusteti e i boschi radi che si<br />

sviluppano a quote minori. I suoi incisivi<br />

a crescita continua e a forma di<br />

scalpello, più arcuati rispetto a quelli di<br />

altre lepri, le permettono di rodere radici,<br />

fusti di arbusti e steli fibrosi di<br />

graminacee. Come le altre lepri, ha le<br />

zampe posteriori adatte a una fuga<br />

veloce a balzi, per sfuggire ai predatori<br />

che frequentano i suoi pascoli.<br />

I padiglioni delle orecchie sono<br />

proporzionalmente più corti rispetto a<br />

quelli di altre lepri, in relazione alle<br />

temperature e ai venti freddi che deve<br />

sopportare alle quote alpine. Il regolare<br />

ed esteso innevamento stagionale ne ha<br />

inoltre selezionato il peculiare<br />

cambiamento ciclico della pelliccia, che<br />

durante i mesi invernali è completamente<br />

candida e quindi mimetica sulla neve.<br />

Ermellino (Mustela erminea) in abito estivo<br />

Analogo è il mimetismo cromatico<br />

stagionale dell’ermellino (Mustela<br />

erminea), un mammifero carnivoro ben<br />

adattato a muoversi e a cacciare tra<br />

massi e pietre. Muso appuntito, collo<br />

allungato, tronco snello e flessibile,<br />

zampe corte e agili, questo mustelide si<br />

arrampica agilmente sulle rocce, tende<br />

agguati a uccelli e piccoli mammiferi ed è<br />

in grado di catturarli accelerando in<br />

potenti balzi. Le popolazioni alpine, così<br />

come quelle delle estreme latitudini<br />

artiche, mutano il loro mantello estivo<br />

bruno rossiccio in una livrea invernale<br />

completamente candida, che termina<br />

tipicamente con un ciuffo di peli neri sulla<br />

punta della coda.<br />

L’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis) è<br />

tra le prede più frequenti dell’ermellino.<br />

Questo piccolo roditore dalla pelliccia<br />

grigia colonizza prevalentemente i<br />

ghiaioni e i macereti più stabilizzati delle<br />

Alpi e degli Appennini. Si rifugia e si<br />

muove nel sottosuolo, sfruttando il<br />

complesso sistema di anfratti presenti<br />

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