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di ALFREDO VOGLIARDI<br />
Qui alla fine del mondo se ne sentono di tutti i<br />
colori. Chiunque, su questo diroccato molo di<br />
legno dell’Agrupaciòn Fuegina Actividades<br />
Nàuticas di Ushuaia, ha una storia da raccontare. Chi ha<br />
già fatto il giro del mondo, chi lo sta facendo. Chi è appena<br />
tornato dalla Penisola Antartica o chi sta per andarci.<br />
Chi, dalla Nuova Zelanda, va a trovare il fratello in<br />
Inghilterra, via mare su un barchino di 7 metri senza<br />
motore. Capita, quindi, che i racconti si arricchiscano di<br />
particolari ed esperienze uniche. Da restare a bocca aperta,<br />
per ore, tra alterne vicende di balene, naufragi, aurore e<br />
ghiacci. Con un solo comun denominatore: la barca a vela.<br />
Se a raccontarle, tali storie, è Alfredo Vogliardi, 58enne<br />
milanese trapiantato a Padova e poi nei mari di tutto il<br />
mondo, beh, allora, conviene sedersi comodamente in pozzetto,<br />
aprire una birra e prepararsi ad ascoltare. Il nostro è<br />
affascinante, non c’è che dire. Alicia, lei è americana di San<br />
Francisco. Bisogna quindi capirla: un italiano giramondo,<br />
con il basco e il capello bianco su un fisico asciutto che ti si<br />
presenta così, in mezzo all’oceano. Lei ha mollato tutto e<br />
l’ha seguito. (Michele Tognozzi)<br />
«Sono Alfredo Vogliardi, nato a Milano e vissuto a<br />
Padova, dove gestivo la rappresentanza ad alto livello<br />
di una nota azienda di intimo femminile. Una storia<br />
particolare la mia, che inizia con un divorzio, di Alfredo e Alicia<br />
quelli brutti. Decido di andarmene per mare, nel pozzetto del<br />
seguendo una passione, la barca a vela. Attraverso Kamana, a<br />
l’Atlantico, come fanno in tanti, e arrivo ai Caraibi, Ushuaia, mentre<br />
dove vivo per due anni l’esperienza del Floating Vil- ci raccontano la<br />
lage a Los Roques. E lì che conosco amici come loro incredibile<br />
Amedeo Sorrentino ed Enrico Tettamanti, con storia. A destra:<br />
cui ci rincorreremo per i mari di tutto il mondo. Mi barche al gavi-<br />
viene voglia di girare da solo. Decido quindi di tello a Ushuaia.<br />
comprarmi un dieci metri in acciaio, gemello di Il loro On Verà è<br />
quello Snake di Lucio Pelz, di cui Fare Vela ha già la più piccola<br />
parlato. Per sette anni navigo da solo, un po’ dovun- sullo sfondo<br />
que in Pacifico, senza regole nè legami. Alle Marchesi,<br />
dove arrivo dopo aver visto San Blas, Panama e Galàpagos, resto<br />
un anno, dedicandomi all’altra mia grande passione: i cavalli. Li allevo<br />
e divento quasi un capo villaggio. Lì sto benissimo, anche perché quelle<br />
isole sono davvero molto belle, delle montagne verdi che spiccano<br />
in un mare stupendo. Poi arriva il momento di ripartire, come sempre<br />
per chi va per mare. Isole della Società, Tuamotu e Nuova Zelanda. Poi<br />
Indonesia e ingresso nell’Indiano. Arrivo anche alle Chagos, lì dove da<br />
Diego Garcia decollano i bombardieri americani diretti in Iraq, E qui<br />
succede il famoso “salto del bordo”, ovvero alla mattina Alicia sta sulla<br />
sua barca e la sera è sulla mia. Colpo di fulmine? Beh, sembrerebbe,<br />
visto che anche lei, americana trentacinquenne, sta facendo con la sua<br />
barca, il cutter di 38 piedi, On Verà, il giro del mondo insieme al suo<br />
sail reality/cronaca<br />
Un mondo d’amore, a vela<br />
Pare un film, è tutto vero. Tra colpi di fulmine, naufragi e amicizie la vicenda di un italiano errante<br />
FOTO TOGNOZZI<br />
compagno. Succede, ma io, giuro, non ne ho colpa, che Alicia si invaghisce<br />
e decide, così senza pensarci, di regalare la barca al suo (ex)<br />
uomo e proseguire con la mia. Così, dalla mattina alla sera. Dalle Chagos<br />
non sono più solo, quindi. Si naviga in due, sia sopra che sottocoperta.<br />
Lei si dedica al carteggio, io al resto. Proseguiamo fino a entrare<br />
in Atlantico da sud. Navighiamo felici. Sono un gran chiacchierone, e<br />
la vita si arricchisce continuamente di nuovi incontri. Torniamo nelle<br />
Americhe, finché il caldo dei tropici gioca un brutto scherzo ad Alicia,<br />
che si ammala proprio nella risalita delle coste del Brasile. Lì, tra il<br />
porto di Natal e l’arcipelago di Fernando de Noronha, ci sono alcuni<br />
reef pericolosi, ma tanto alla navigazione ci pensa Alicia... Solo che Alicia<br />
è sottocoperta e... Oddio... crash... Il reef è lì a cinque metri dalla<br />
APRILE 08 FARE VELA 63<br />
FOTO TOGNOZZI
FOTO TOGNOZZI<br />
cronaca/sail reality<br />
prua. Solo il tempo di orzare, così che i coralli aprono la fiancata come<br />
una scatola di sardine, nel vero senso della parola, visto che la mia barca<br />
è d’acciaio. In due minuti d’orologio la barca affonda in 8 metri d’acqua<br />
(per fortuna calda). Non vi immaginate neanche come una barca<br />
possa affondare tanto in fretta. Alicia riesce a balzare fuori dalla cabina<br />
e io riesco ad afferrare solo la borsa con i passaporti e 200 dollari.<br />
Siamo in costume e maglietta, in acqua. Da soli. La risacca ci impedisce<br />
di immergerci per recuperare altre cose. Che si fa? Siamo in una<br />
zona di diving e la salvezza è in una piattaforma usata per le immersioni,<br />
distante un paio di miglia. La raggiungiamo a nuoto, piano piano.<br />
Lì, esausti, arrivano dei brasiliani che seguono i sub. La mattina dopo<br />
mi riportano al relitto dove, prima che arrivino gli “avvoltoi” che sempre<br />
si scatenano in questi casi, riesco a recuperare poche cose: una vela<br />
nuova che avevo fatto in Sud Africa, l’ancora, la bussola e poche vettovaglie.<br />
Mi sento in colpa e decido di lasciare la barca, o meglio il suo<br />
relitto, a Zicki, il brasiliano che mi ha aiutato. Lui dice che avrebbe<br />
64 FARE VELA APRILE 08<br />
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provato a recuperarla. Alicia non se la sente di lasciarmi in quella situazione<br />
e resta con me, laggiù, senza nulla e in un posto sconosciuto del<br />
Brasile. A Natal troviamo un passaggio su una barca americana diretta<br />
a Trinidad. Ora arriva il difficile, ma la sorte vuole che, mentre girello<br />
per le banchine in cerca di lavoretti per tirar su qualche soldo, mi<br />
imbatto in un italiano, Filippo, un armatore palermitano che se ne sta<br />
lì con il suo Hallberg Rassy 62. Gli racconto la nostra storia e, non<br />
ditemi che sono fortunato, mi propone quasi subito di seguire per lui<br />
il trasferimento in Sicilia dell’altra sua barca, un altro Hallberg Rassy,<br />
un 49, che ha ad Annapolis, negli Stati Uniti. Non mi par vero. Accetto<br />
e riporto la barca a Palermo con Alicia, dove Filippo mi accoglie con<br />
tutti gli onori. Gli amici ci aiutano: rivedo Tettamanti, che è alle Eolie<br />
con il Kamana. Amedeo Sorrentino mi dà in uso per un anno il suo<br />
Sorrentilla, che tiene in Venezuela. La nostra storia diventa nota, un racconto<br />
che gli erranti del mare si ripetono ai Caraibi, alle Azzorre, a Las<br />
Palmas. La viene a sapere anche l’ex di Alicia, che ancora ha la sua<br />
barca. “La barca è a New York, se la rivuoi è tua”: la telefonata che Alicia<br />
riceve è incredibile, così come la notizia che mi arriva: il ragazzo<br />
brasiliano ha recuperato il relitto e rimesso in sesto la mia barca Mi<br />
propone la mia parte, secondo le regole del mare. Ma io ci rinuncio<br />
volentieri, perché mi basta sapere che naviga ancora. Andiamo a New<br />
York e ci riprendiamo On Verà,<br />
Alfredo Vogliardi, gran affabulatore<br />
velico, mentre ci racconta la sua<br />
storia. Sotto: la ricostruzione della<br />
rotta delle sue peripezie nautiche<br />
Erranti di vela<br />
La storia di Alfredo e Alicia<br />
inaugura una serie di racconti di<br />
mare che ospiteremo ogni<br />
mese. Chi ha una storia da<br />
segnalare (sua o di altri) può<br />
farlo per e-mail a questo indirizzo:<br />
m.tognozzi@farevela.net<br />
3<br />
con cui ricominciamo a navigare<br />
insieme. Di nuovo ai Caraibi, San<br />
Blas, ancora Marchesi, dove non<br />
voglio restare troppo per non<br />
sciupare il ricordo di quell’anno<br />
incredibile. Poi Vanuatu, Figi e<br />
Nuova Zelanda. Attraversiamo il<br />
Sud Pacifico fino a Puerto Montt.<br />
Da lì scendiamo nei canali patagonici,<br />
fino alla Terra del Fuoco.<br />
Con un cutter in acciaio australiano,<br />
che ha avuto un “buco” in un<br />
charter, scendiamo fino in Antartide.<br />
È il gennaio 2008 e siamo a<br />
Ushuaia, pronti per ripartire».<br />
1 - Floating Village, Los Roques; 2 - Un anno alle Marchesi; 3 - Chagos, incontro con Alicia; 4 - Natal, il naufragio; 5 - Trasferimento a Palermo; 6 - Di nuovo sull’On<br />
Verà; 7 - In Nuova Zelanda; 8 - Ushuaia, il viaggio prosegue con l’On Verà diretto verso Puerto Montt (marzo 2008). In giallo la rotta seguita da Alfredo, prima da<br />
solo e poi con Alicia, fino al naufragio a Natal. In rosso l’avventuroso ritorno in Italia. In bianco la nuova rotta percorsa dai due sull’On Verà<br />
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