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copertina La “Roma” e la UMI 3, interessata all’edificazione di 350-400 appartamenti, viste dal satellite. Le aree della UMI 3 sono praticamente tutte di proprietà della Benelli: insieme totalizzano 80.318 metri quadrati. Per qualcuno sarà l’affare del secolo. C’è chi ne trarrà giovamento e si arricchirà, state certi. Ma Bellaria Igea Marina pagherà un prezzo altissimo. Sulla partita legata alla darsena, e in particolare sulla cementificazione del lungofiume, ci giochiamo il futuro senza possibilità di ritorno. E siccome questa è la posta in gioco, tutto l’affare merita di essere spiegato bene. E tutta la città farebbe bene a stare con le orecchie aperte, gli occhi sbarrati e, se il caso, a mobilitarsi. E la classe politica, almeno quella che ha a cuore il bene comune, è pregata di pensarci non una, non due, non tre …. ma dieci volte prima di approvare il progetto sostenuto solo da una parte della maggioranza (Ds e Margherita), che potrebbe arrivare in consiglio comunale entro qualche settimana. Cominciamo a dare un po’ di ragioni di questa chiamata alle “armi”. Nel 2002 Portur avrebbe costruito la darsena senza motore immobiliare, ma... Il Nuovo è più volte tornato sull’argomento e la storia della darsena (così come quella di Portur) l’ha scritta in varie puntate, in particolare a partire dallo scorso settembre. Una cosa risulta chiara: c’è qualcuno che ha fatto la regia in tutta questa vicenda e ci ha condotti al punto in cui siamo oggi, costretti a “scegliere” fra l’avere la darsena pagata al caro prezzo di una operazione immobiliare da capogiro (400 appartamenti ed altro) che saturerà di cemento il lungofiume, o continuare ad essere una città senza porto turistico. Che qualcuno ci abbia condotto in questo cul de sac è chiaro come il sole. E’ il 16 gennaio 2002 quando “Portur 2000 spa” chiede al Comune l’autorizzazione a presentare il piano particolareggiato di iniziativa privata per realizzare la darsena. Presidente di Portur è Paolo Zbogar, emiliano, persona capace ed efficiente. Sindaco è Gianni Scenna. Portur ha tutte le carte in regola per far nascere la darsena. Dispone anche della concessione demaniale per 91.993 metri quadrati, cioè più del 75% della superficie totale del comparto, la condizione prescritta dalla legge (1150/42 ) per chi voglia promuovere un piano particolareggiato. L’approdo turistico ha la forma e l’ubicazione già note: sono quelle del progetto definitivo redatto dall’ing. Marcello Conti nel giugno del 1993, vidimato dall’ufficio del Genio Civile delle Opere Marittime nell’aprile del 1998. La richiesta di Portur non prevedeva nemmeno l’edificio destinato ad attività economica e di ristorazione in quanto all’epoca non era previsto nel Prg del porto. Se il sindaco Scenna avesse concesso l’autorizzazione, oggi la darsena sarebbe già stata fat- 2 Il Nuovo L’affare non lo fa la città Nel 2002 la darsena poteva realizzarla Portur. Senza cemento aggiunto. Ma qualcuno gliel’ha impedito. Adesso la stessa regia che blocca l’opera da decenni, ha fretta di chiudere. Vediamo perché. Posti barca: 350 ta, per di più senza costruire nemmeno un appartamento sul lungofiume a monte della ferrovia, nella ormai famosa UMI 3. Invece il sindaco non ha concesso l’autorizzazione e ha perso tempo, come se di tempo non se ne fosse già perso abbastanza (la prima occasione sprecata risale agli anni 60, ma almeno lì ci fu una motivazione alla luce del sole: i comunisti non vollero la darsena perché sinonimo di tu- la darsena in cifre Costo della darsena con servizi annessi: 12-14 milioni di euro. Ricavi dalla realizzazione della darsena: 17 milioni e 500 mila euro. Il progetto presentato al Ministero delle Infrastrutture e trasporti (realizzato dall’ing. Marcello Conti) ed autorizzato nel 1998, prevedeva una darsena con pontili galleggianti per l’attracco di 269 imbarcazioni: 53 per imbarcazioni da 8 metri, 49 per imbarcazioni da 10 metri, 102 per imbarcazioni a 12 metri, 39 per imbarcazioni da 16 metri, 16 e 10 per imbarcazioni rispettivamente da 18 e 20 metri. Costo complessivo di realizzazione di quella darsena era pari a lire 16.046.761.890 (Opere portuali: lire 6.302.539.390; attrezzature portuali: lire 3.731.155.000; fabbricati di servizio: lire 4.243.000.000; impianti tecnologici a terra: lire 760.250.000; sistemazioni estime: lire 1.108.817.500). Gli addetti ai lavori ipotizzano che oggi realizzare la stessa darsena costerebbe dai 24 ai 28 miliardi di vecchie lire. I posti barca reali non saranno solo 269, come prevede il piano della portualità della Regione Emilia Romagna, ma 350-360. Nel nostro calcolo abbiamo ipotizzato 350 posti barca. Se si considera che un posto barca possa essere venduto ad una media di 50 mila euro, il conto approssimativo dei ricavi per chi realizza la darsena di Bellaria Igea Marina, si aggira sui 17 milioni e 500 mila euro. Il costo dei posti barca varia da darsena a darsena e dalle dimensioni delle imbarcazioni: nella “Marina di Rimini” acquistare un posto barca di 10 metri costa 50 mila euro. Ma la darsena di Rimini (dove la maggioranza dei posti barca sono da 12-14-16 metri) è una delle più “care”, sicuramente si colloca in una fascia medio-alta. Attualmente la richiesta del mercato per il 70-80% è rivolta a posti barca dai 14 ai 25 metri, il restante è per barche da 10-12 metri. rismo dei ricchi). Siccome il primo cittadino non può solo dire di no a Portur, si inventa l’uovo di colombo: la darsena la realizza il Comune con un piano particolareggiato di iniziativa pubblica. Cosa che puntualmente non si è verificata. Nel frattempo Zbogar ha fatto i bagagli (non certo per scelta sua). Prima di lui li aveva fatti anche Alberto Suzzi (pure lui non certo per scelta). Tito Savini: “La Questa è la fontana che si trova nel giardino del complesso termale di Cervia. Riuscirà anche Bellaria Igea Marina ad avere le sue Terme? Poi arriva il motorone immobiliare by Mulazzani Tutto tace fino alla fine del 2004 quando la prospettiva cambia radicalmente. Salta fuori un altro condottiero alla guida di Portur. E’ Italino Mulazzani, costruttore, molto attivo anche nel riminese. Da questo momento in poi della darsena si parlerà solo in relazione al motore immobiliare. E che motore! In realtà è un motore a reazione, un “Concorde”: la darsena (più qualche piccolo “regalo”, come l’ampliamento della scuola Ferrarin) in cambio - di fatto - della possibilità di costruire circa 400 appartamenti, più due palazzine sulla spiaggia. Sia chiaro: non c’è una relazione diretta fra darsena e appartamenti nella UMI 3. Nessuno vieta di edificare solo la darsena, ma l’accordo fra i privati e l’amministrazione comunale prevede “di mettere in atto un programma armonico e coordinato di attuazione degli interventi, al fine di realizzare la darsena e la definitiva sistemazione di tutto il complesso urbano a monte del fiume Uso”. La possibilità di edificare in quest’ultimo polmone libero della città non è stata introdotta oggi e Mulazzani non ha ovviamente nessuna responsabilità. E’ solo un’altra scellerata decisione del piano regolatore che risale agli anni ‘90 e che il recente Piano dei servizi ha confermato, ampliandola leggermente. Il 30 novembre 2004 il sindaco porta in consiglio comunale una bozza di accordo, finalizzato alla realizzazione della darsena, fra Comune, Mulazzani & Lungarini: è un accordo di programma, un vero e proprio piano integrato, e non un atto di indirizzo come dice la giunta. Ma è privo di ogni parere tecnico e uno dei soggetti coinvolti non ha titolo per sottoscriverlo: Mulazzani non è ancora presidente di Portur, perché lo diventerà il 27 dicembre 2004. Alla prova del voto, Rifondazione comunista dice no, Civica si schiera con la maggioranza e la Lista
copertina 3 Il Nuovo darsena e le Terme devono farle gli imprenditori bellariesi” “La darsena di Bellaria Igea Marina possono realizzarla gli imprenditori locali. Abbiamo tutte le possibilità per farla. Personalmente sono impegnato in alcuni contatti e spero che altri si facciano avanti”. Lo dice al Nuovo Tito Savini (nella foto), noto albergatore bellariese, titolare di vari hotel nella nostra città e in giro per l’Italia, per molti anni presidente di Turismhotels. Savini si spinge anche più avanti: “C’è bisogno di una assunzione di responsabilità davanti ad una situazione difficile per Bellaria Igea Marina. della Città si astiene. Il 30 agosto scorso arrivano in consiglio le ormai note delibere che provocano la sollevazione popolare e che il sindaco è costretto a ritirare, la storia è nota. L’Agricola due Giardini srl (si veda il box a pag. 5), che entra nell’accordo insieme a Mulazzani, è proprietaria di più di 80 mila metri quadrati nella UMI 3, compresa l’ex colonia Benelli, praticamente dispone di quasi tutta l’area sulla quale dovrebbero sorgere i 400 appartamenti. Per chi possiede tanti terreni, far parte dell’affare darsena rappresenta un’occasione ghiotta e da cogliere al volo. Il tempo potrebbe infatti portare qualche brutta sorpresa. Il nuovo PTCP, ad esempio, che – una volta entrato in vigore – porrà un limite “all’ulteriore consumo del territorio per l’espansione insediativa” (si veda l’articolo di pag. 4). E forse vanno lette in questa chiave le dichiarazioni della segretaria dei Ds bellariesi, nonché membro della giunta provinciale, Marcella Bondoni, che ulti- La darsena di Mulazzani e Lungarini e, nel riquadro, Mara Garattoni. La nostra città non può subire passivamente scelte sbagliate che, se attuate, possono pregiudicare per sempre il futuro di questo paese. Non è accettabile ridurci a città dormitorio, non è immaginabile pensare di occupare anche gli ultimi spazi liberi di territorio che ci sono rimasti.” Il riferimento è al progetto di darsena in discussione dallo scorso agosto e che entro giugno dovrebbe tornare in consiglio comunale. Contro questo progetto, com’è noto, si è coagulato un fronte politico trasversale molto ampio, che attraversa tutta la maggioranza (il no è già stato espresso da Rifondazione comunista, dai Verdi, da esponenti Ds), trova compatta tutta la minoranza e raccoglie pure gran parte del mondo delle associazioni di ca- La partita che ci giochiamo sulla darsena Se il prezzo da pagare per avere una darsena è l’ulteriore cementificazione del nostro territorio, per di più dell’ultima area strategica rimasta libera nel centro della città, quella del lungofiume, diciamo: no grazie! Il prezzo è troppo alto. Il nostro futuro non è quello di diventare, più di quanto non lo siamo già, periferia dormitorio di Rimini. Alla speculazione edilizia abbiamo già immolato buona parte del nostro territorio. Peccato non lo capisca l’assessore provinciale Marcella Bondoni che è anche segretaria dei Ds bellariesi. Nella sua qualità di assessore della giunta presieduta da Nando Fabbri, la Bondoni ha approvato poche settimane fa il documento di indirizzo del nuovo Ptcp, che recita: è ora di porre fine allo sviluppo quantitativo a favore di quello qualitativo. Difficile capire come si possa approvare un simile “atto” ed essere contemporaneamente “sponsor” della operazione immobiliare sul lungofiume. Che i 25.400 mq di residenziale, poi, siano già previsti nel Prg del porto e nel Piano dei servizi, non vuol dire che vadano realizzati per forza. E con una variante motivata si potrebbe modificare quella previsione.Quattrocentoappartamenti (ma nemmeno 300) tutti d’un colpo e nel cuore della città, non ce li possiamopermettere. Chi ci ha pensa- tegoria. Ma è un po’ tutta la città ad aver dimostrato in più occasioni di non gradire un’altra colata di cemento sulle sponde dell’Uso: “Il nostro porto turistico deve nascere senza i 400 appartamenti a monte”, aggiunge Savini. “La carta vincente è quella di una darsena che sia bene inserita nell’area della colonia Roma e quindi nel paese. Chi arriva con la barca deve poter giungere fino a un passo dalle terme e dai negozi. A mio parere la colonia Roma deve diventare un punto d’eccellenza con terme, piscina, padiglione delle feste, parco.” Un piccolo paradiso terrestre con tanto di “parcheggi sotterranei nello spazio adiacente la villa Nadiani”. Per lo storico edificio ex Opafs l’ideale, secondo Tito Sa- to in fase di redazione del Prg, ha sbagliato, ma sarebbe tragico perseverare nell’errore. Siamo già in una situazione fortemente deficitaria dal punto di vista dei servizi, non possiamo permetterci di peggiorare: diventare una città di oltre 20 mila residenti, con scuole, sanità, viabilità e parcheggi tarati per 12 mila abitanti, non può essere una ipotesi seria e ragionevole. Chi la immagina pensa ad interessi che non sono quelli del paese. Rifondazione comunista non ha detto cose nuove, ma politicamente ha messo tutti in buca e ha avuto il merito di scoperchiare il pentolone. L’effetto dirompente della presa di posizione di Mara Garattoni sta nell’essere esponente di un partito importante che sostiene la maggioranza. E sta nell’aver aperto una breccia che fa leva su dati di fatto oggettivi. Una darsena non fa miracoli. Non ha il potere di rilanciare un paese che ha dilapidato il suo appeal. Occorre altro, come stiamo scrivendo da mesi, è urgente darsi una mission, delineare i connotati di una città pensata da qui a 20 anni. A modesto parere di chi scrive, la darsena un senso ce l’ha se realizzarla non ha costi troppo alti e se permette di valorizzare un punto di forza della città. In queste pagine anticipiamo una notizia importante: fra gli imprenditori locali si fa avanti la voglia di costruire la darsena e le Terme all’interno della colonia Roma. Ci sembra un tentativo nuovo sotto tutti i punti di vista. C’è la voglia di riprendersi in mano il presente e il futuro e di cominciare a fare gli interessi veri della nostra città. E’ una novità che potrebbe portarci lontano. Più lontano di quanto si riesca a immaginare. Claudio Monti vini, sarebbe più o meno questo: “Trasformarlo in residenza turistica di altissima qualità, destinando il piano terra per negozi, ristorantini, bar, qualche ufficio di interesse pubblico. Una struttura del genere, baricentrica per il paese, insieme alla darsena, significherebbe davvero una svolta dal punto di vista dell’offerta turistica. Anche perché garantirebbe quella destagionalizzazione da tutti reclamata ma fino ad oggi scarsamente realizzata.” Le Terme di Cervia, per citare un esempio a noi vicino, insegnano. Ha anche già un’idea del nome col quale battezzare le terme di Bellaria Igea Marina: Gran Resort “Terme de la Ville”. Si attende la mossa degli imprenditori locali. mamente manifesta una certa fretta a chiudere la partita darsena. Ds e Margherita uniti solo dall’affaire darsena Rispondendo ai rilievi di Mara Garattoni, che propone di realizzare la darsena senza motore immobiliare, la Bondoni nei giorni scorsi è riuscita a lodare persino il sindaco Scenna (mentre in privato pare l’abbia rampognato per come ha gestito la vicenda del rimpasto: si veda a pag. 13) per il “buon lavoro fatto”. Ha sottolineato che il primo cittadino sulla darsena ha la benedizione della segreteria (“con l’attuale pianificazione garantisce i progetti condivisi dal partito”) e quindi - si potrebbe dedurre - pure di Nando Fabbri, e ha spiegato che “sembra masochistico rimettere tutto in discussione in questa fase in cui finalmente si delinea la concreta possibilità di passare dai progetti ai fatti.” Come dire: non rompete proprio adesso che il cerchio si sta chiudendo. Ma ecco la grana. Mara Garattoni, Rifondazione comunista, si è messa di traverso in modo clamoroso e sembra intenzionata ad andare fino in fondo. I Verdi rischiano di seguire il presidente del consiglio comunale sulla stessa linea, come lasciano intuire le dichiarazioni di Rosanna Rizzo, anche se il sindaco Scenna nei giorni scorsi ha inviato un emissario da Daniela Guerra, consigliere regionale dei Verdi, per cercare di garantirsi il voto degli ambientalisti locali. Anche Vittorio Guerra non fa mistero di essere contrario al motorone immobiliare. Incontri frenetici sono in calendario in questi giorni, compresa una riunione del gruppo di maggioranza insieme ai segretari dei partiti che sostengono la giunta Scenna. Sorprese non dovrebbero esserci da Civica che ha plaudito alla presa di posizione della Garattoni. Men che meno dalla Lista della Città. E allora alla prova del voto ne vedremo delle belle.
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