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PIANO GESTIONE FORESTALE 2 - Amici Parco del Ticino

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Modalità<br />

di realizzazione degli interventi selvicolturali<br />

Per quanto riguarda i boschi a governo misto, operativamente, al momento <strong>del</strong> taglio, occorre<br />

individu are nuclei di pini con individui stabili, anche misti con latifoglie autoctone<br />

d’accom pagnamento che, assieme ad analoghi nuclei a prevalenza di latifoglie costituiscono<br />

l’insieme<br />

dei soggetti da conservare. Sulle ceppaie di castagno o robinia occorre individuare i<br />

polloni più stabili e vigorosi, rilasciandone<br />

1-2 per ceppaia o a gruppi nel caso <strong>del</strong>la robinia. Non<br />

si esclude la possibilità di procedere<br />

con il taglio raso di singole o piccoli gruppi di ceppaie di<br />

castagno malvenenti,<br />

ovvero per favorire la rinnovazione <strong>del</strong> pino o <strong>del</strong>le riserve di quercia<br />

presenti. Dopo il taglio la copertura <strong>del</strong> soprassu olo non deve essere inferiore al 75%, rilasciando<br />

circa 400-600 individui ad ettaro. Gli individui nati da seme di latifoglie autoctone devono essere<br />

rilasciati,<br />

come anche il 50% degli arbusti.<br />

Nel<br />

caso <strong>del</strong>le fustaie, gli interventi fanno generalmente riferimento a due tipologie, spesso<br />

realizzabili<br />

contestualmente:<br />

diradamenti nelle perticaie e giovani fustaie a densità colma, volti a migliorare le condizioni<br />

di stabilità <strong>del</strong>la conifera, a liberare i portasemi <strong>del</strong>le latifoglie autoctone (soprattutto<br />

querce), ovvero i gruppi di prerinnovazione presenti nelle stazioni a minore densità o in<br />

corrispondenza dei margini interni <strong>del</strong> popolamento;<br />

tagli a piccole buche nelle fustaie miste con latifoglie a gruppi (popolamenti biplani), per<br />

favorire il passaggio in posizione dominante <strong>del</strong>le latifoglie e lo sviluppo <strong>del</strong>la loro chioma,<br />

ma anche la rinnovazione <strong>del</strong> pino. Per quanto riguarda le buche, le loro di dimensioni non<br />

devono essere inferiori a 1,5 volte l’altezza <strong>del</strong>le piante e in ogni caso non superiori a 1000<br />

m 2 , dislocate a mosaico lasciando coperti i margini per ridurre il rischio di schianti; non sono<br />

da escludere puntuali lavorazioni <strong>del</strong> terreno per favorire la rinnovazione <strong>del</strong> pino,in<br />

particolare ove presenti densi tappeti di molinia.<br />

Indicazioni gestionali specifiche per il contenimento <strong>del</strong> ciliegio tardivo o altre esotiche<br />

invasive.<br />

La presenza <strong>del</strong> ciliegio tardivo in questi popolamenti è ridotta e localizzata, spesso la specie si<br />

trova a gruppi nello strato arbustivo, ovvero in posizione codominante in popolamenti misti con<br />

castagno (boschi a governo misto).<br />

Pertanto oltre alle specifiche azioni indicate nel paragrafo<br />

9.2.1, è necessario ridurre<br />

l’intensità dei prelievi o evitare i tagli nelle zone di confine verso i<br />

popolamenti<br />

ove la specie è diffusamente presente; indicativamente possono essere tracciate<br />

fasce di rispetto, di non intervento, di dimensioni non inferiori a 20 metri, ovvero evitare<br />

aperture<br />

in corrispondenza di singoli individui o gruppi di ciliegio tardivo.<br />

Nei casi di pinete con presenza significativa di ciliegio tardivo (classe 3 o 4), occorre procedere<br />

più o meno<br />

rapidamente al taglio dei portaseme di ciliegio tardivo, unitamente a lavorazioni <strong>del</strong><br />

suolo<br />

per favorire la rinnovazione <strong>del</strong> pino e realizzare sottoimpianti con latifoglie autoctone.<br />

Nel caso <strong>del</strong>la quercia rossa, ugualmente al ciliegio tardivo, è necessario procedere rapidamente<br />

all’eliminazione dei portaseme adulti e fruttificanti, trattando successivamente le ceppaie per<br />

limitare i ricacci; su questi ultimi e sui gruppi di semenzali, nei due anni successivi all’intervento<br />

occorre<br />

procedere con operazioni di trinciatura, ovvero con disseccanti fogliari.<br />

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