La presentazione di un'opera collettanea, curata da Emanuele Cusa ...

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 139
La presentazione di un’opera
collettanea, curata da Emanuele
Cusa, che fa chiarezza sul nuovo
istituto della cooperativa-srl,
apre la sezione “libri” di questo
numero. Seguono cinque
recensioni di testi i cui argomenti
spaziano da un reportage
sulla giornata di lavoro in una
cooperativa alla caratteristica
autogestionaria della cooperazione
nella sua dimensione
di offerta sociale; dall’inclusione
lavorativa delle persone
svantaggiate al ruolo delle
cooperative d’abitazione nella
qualificazione del tessuto urbano;
infine al carattere
intergenerazionale
della cooperativa testimoniato
dall’esperienza più che secolare
di un’importante impresa emiliana
L I B R I
139/153

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 140

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 141
Coop-srl:
un’opportunità
da valorizzare
al meglio
di Stefano Sacconi
L I B R I
141
LA COOPERATIVA S.R.L.
TRA LEGGE E
AUTONOMIA
STATUTARIA
E. Cusa (a cura di)
CEDAM, Padova 2008
Èstata a lungo una
constatazione comune
fra coloro che, a
qualunque titolo, si
occupano di cooperative
quella del carattere non
unitario del diritto
cooperativo italiano. Da
un lato, infatti, vi erano le
cooperative “da codice
civile”, rispondenti cioè ai
criteri contenuti in alcuni
articoli di quest’ultimo;
dall’altro vi erano quelle
“da legge Basevi”,
normate cioè anche in
base a quanto stabilito
dal decreto del 1947 che
dava attuazione al coevo
articolo 45 della
Costituzione.
Con l’ovvia conseguenza
di un’irrisolta ambiguità,
fonte a sua volta di
dispute annose e il più
delle volte non
particolarmente
costruttive. Ciò in
particolare per quanto
concerne quel carattere di
“mutualità”, tanto
determinante negli
enunciati per definire il
carattere cooperativo di
una società quanto
lasciato sostanzialmente
nel vago dal legislatore:
certo da quello del 1942
(codice civile), ma
nondimeno da quello del
1947, che si limitava a
imporne il rispetto (previa
enunciazione di apposite
“clausole mutualistiche”),
al solo fine di poter
godere dei previsti
vantaggi fiscali.
Se dunque un merito, in
materia di diritto
cooperativo, va
riconosciuto alla riforma
societaria entrata in
vigore nel 2003, questo
consiste nell’aver
imboccato senz’altro la
via della novellazione
codicistica: evitando così
di arricchire ulteriormente
la già nutrita collezione
delle norme speciali, ma
anzi contribuendo in
notevole misura alla
razionalizzazione
dell’intricata materia.
Tuttavia, una volta
tributato questo dovuto
omaggio al legislatore del
nuovo secolo, va anche
detto che la pur meritoria
opera di razionalizzazione
da esso compiuta sembra
in qualche misura non del
tutto portata a termine: se
è vero, come sottolineava
Emanuele Cusa
nell’introdurre la
ponderosa opera
collettanea da lui curata,
che a distanza di un lustro
dal varo della riforma si
avvertiva ancora la viva
esigenza di uno “studio
specifico e autonomo”
che affrontasse “i

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 142
L I B R I
142
problemi (ermeneutici e
applicativi) connessi con
questa forma societaria”. E
il riferimento era alla
“cooperativa-srl”, cui la
stessa riforma consente a
determinate condizioni di
far ricorso, lasciando però
sulle spalle dell’interprete
una complessa e gravosa
opera di supplenza. Poiché
il legislatore – sottolineava
Cusa, aggiungendo un
eloquente “incredibile a
dirsi” – “ha concepito per
questo modello
organizzativo una disciplina
quasi completamente
implicita”.
Quali i termini di questa
incompletezza? Il prof. Cusa
li individua nel duplice
rompicapo che l’interprete
deve preliminarmente
risolvere per poter
affrontare seriamente “il
puzzle normativo della coop
srl”. In primo luogo, nella
nuova legge “il rinvio alla
disciplina della s.r.l. opera
solo quando la materia da
regolare non trova già
un’apposita norma
nell’intero ordinamento
cooperativo (e perciò anche
nella caotica normativa
extracodicistica delle
cooperative)”. Ma non
basta. Il secondo
rompicapo consiste nella
necessità di esprimere un
“giudizio di compatibilità
prima di applicare una
norma della s.r.l.”. Una
compatibilità che va
verificata non solo
nell’ambito della disciplina
civilistica, ma anche nei
confronti dell’intero
ordinamento cooperativo.
Ora, è ben vero, come Cusa
sottolinea, che per
orientarsi nell’intricata
materia l’esegeta può far
ricorso alla bussola della
prevalenza in ogni caso
dello stesso “intero
ordinamento cooperativo”
(data la sua qualità di
“diritto speciale”), ma ciò
non impedisce allo stesso
autore di evidenziare
“l’insostituibile ruolo
dell’operatore del diritto –
teorico o pratico che sia –
nel ricostruire la disciplina
della coop srl”. Come dire –
se è consentita una
chiosa… non accademica –
che anche nel nuovo
contesto normativo il
lavoro per vari tipi di
esperti, in veste magari di
azzeccagarbugli, non dovrebbe
scarseggiare. Ovvero,
sarcasmi a parte, che siamo
tuttora sostanzialmente
lontani dall’auspicabile
“testo unico” in materia di
società cooperative.
Date queste premesso, il
lavoro cui il prof. Cusa ha
chiamato a contribuire non
solo una qualificata schiera
di cultori accademici del
diritto cooperativo, ma
anche – com’egli stesso fa
rilevare – “autorevoli
esponenti delle professioni
che normalmente
determinano le scelte dei
cooperatori (dai notai agli
esperti legali del
movimento cooperativo)”,
si presenta come uno
strumento prezioso per
chiunque voglia orientarsi
con maggior sicurezza in un
campo che, malgrado
l’intervento meritorio del
legislatore, presenta pur
sempre un grado notevole
di complessità. E in
qualche caso di insuperata
incertezza interpretativa. E
la scelta effettuata dal
curatore appare tanto più
appropriata in quanto,
com’egli stesso mette in
luce, si muove nel senso di
favorire “un maggiore
scambio di idee tra
accademia, consulenti
d’impresa, movimento
cooperativo e Pubblica
amministrazione, anche al
fine di ridurre le differenze,
a volte significative, tra il
diritto spiegato nei libri e
quello applicato nella
realtà”.
INDICE
Introduzione, Emanuele Cusa
IL FENOMENO COOPERATIVO
E IL MODELLO ORGANIZZATIVO
Le dimensioni del fenomeno
cooperativo italiano,
Carlo Quattrocchi
Autonomia ed eteronomia nel
modello organizzativo,
Maurizio Sciuto
Entrata e uscita dal modello
organizzativo e clausole statutarie
di chiusura, Federico Tassinari
LA COSTITUZIONE,
IL FINANZIAMENTO E LE
OPERAZIONI STRAORDINARIE
La costituzione, Marco Dolzani
I soci finanziatori, Ermanno Belli,
Stefano De Gennaro
I titoli di debito, Sergio Patriarca
I finanziamenti dei soci,
Valerio Sangiovanni
Le variazioni del capitale,
Maria Cecilia Cardarelli
Le operazioni straordinarie,
Giuseppe Antonio Michele
Trimarchi

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 143
LE POSIZIONI SOGGETTIVE DEL
SOCIO E LA PARTECIPAZIONE
SOCIALE
Gli obblighi ulteriori al
conferimento, Michele Rondinelli
I diritti particolari,
Elisabetta Pederzini
I diritti individuali di ispezione
e controllo, Paolo Benazzo
Lo scioglimento del rapporto
sociale, Alessandro Benussi
La forma e il trasferimento della
partecipazione sociale,
Marco Speranzin
GLI ORGANI SOCIALI
E I CONTROLLI ESTERNI
La collettività dei soci,
Giovanni Petroboni
L’organo di amministrazione,
Pierpaolo Marano
L’organo di controllo,
Francesco Castelli
Il controllo giudiziario,
Danilo Galletti
La revisione cooperativa,
Sebastiano Patanè
LE COOPERATIVE SPECIALI
La cooperativa artigiana,
Monica Cossu
La cooperativa impresa sociale,
Ilaria Capelli
LE COOPERATIVE
TRA IMPRENDITORI
La cooperativa consortile,
Mauro Iengo, Riccardo Sabadini
La cooperativa come forma
di coordinamento tra PMI nei
distretti industriali, Giacomo Bosi
La cooperativa di fronte al diritto
antitrust, Simonetta Vezzoso
SPUNTI DI DIRITTO
PROCESSUALE E TRIBUTARIO
Clausola compromissoria
statutaria e rapporto mutualistico,
Raffaella Muroni
Il trattamento tributario,
Alessandra Magliaro,
Francesco Montanari
Le cooperative e la disciplina
comunitaria degli aiuti di Stato,
Matteo Pierangelo Negrinotti ●
L I B R I
143

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 144
L I B R I
144
Novità
in libreria
a cura di Nadia Galli
OTT[O]RE
Negli spazi e nei tempi di
un giorno di lavoro
A cura di Roberto Casari,
Gabriele Greco
Edizioni Il Sole 24 Ore,
Business Media;
CPL Concordia Group,
Concordia (MO),2009
Il volume Ott[o]re, negli
spazi e nei tempi di un
giorno di lavoro riporta la
prefazione a cura del Dottor
Roberto Casari, Presidente
CPL Concordia, avvicina
passato e presente.
Ho scelto alcune frasi significative
titolandole con un
vocabolo del loro contenuto
più forte, che lette tutte insieme
hanno il senso di fermarsi
su quanto caratterizza
CPL Concordia: Radici,
Uomini, Cooperativa, Otto
ore.
Radici
I soci di qualche decennio fa
faticherebbero a credere ai
loro occhi, sfogliando questo
libro e osservando come,
da Concordia e dai territori
della bassa pianura
emiliana, CPL si sia diramata
e abbia messo radici in
tutta Italia e in diverse altre
nazioni del mondo portando
ovunque oltre ai prodotti
e servizi di grande qualità,
occupazione e possibilità di
fare impresa insieme, diffondendo
benessere sociale.
La nostra impresa, infatti,
ha un valore sociale che
va continuamente raccontato.
Condiviso e incrementato.
Uomini
Ciascun attore di questo bel
film che dura da 110 anni
può essere visto come protagonista.
Cooperativa
Saper stare in cooperativa
non è una cosa ovvia. Per
stare in cooperativa occorre
dare più di quel che si prende,
come amo ripetere spesso
ai soci giovani.
Otto ore
Sempre lì, sempre per offrire
un servizio che crediamo
non sia solo di qualità, ma
con qualcosa di più dato dal
nostro modo di essere, di
relazionarci, di ascoltare, di
rispondere. Tutti i giorni dell’anno,
ogni ora del giorno.
Ben oltre, in verità, le otto
ore che danno il titolo a
questo volume fotografico.
Il volume fotografico che ha
scopo narrativo si compone
di 106 immagini, selezionate,
che celebrano un progetto
comunicativo e 110 anni
di vita della cooperativa CPL
Concordia.
Il volume OTT[O]RE è un
viaggio che inizia un mattino
che si colora di lavoro, di
impegno, di colore.
Scatti comunicativi di fatica,
di tanti lavori, in Italia e in
altri Paesi.

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 145
AUTOGESTIONE,
COOPERAZIONE
SOCIALE E RETI
SOLIDALI
Leonardo Callegari
Centro Stusi Analisi di
psicologia e Sociologia
Applicate. Bologna, 2009
Il testo di Leonardo Callegari
pone delle domande
e un modello di sviluppo
umano diverso da quello
attuale basato sull’individualismo
egoistico, la competitività
sfrenata, la precarietà
e lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo.
Il titolo del testo: “Autogestione,
cooperazione sociale
e reti solidali” riporta il concetto
di autogestione, di
partecipazione democratica
dal basso nella costruzione
dei processi decisionali in
tutte le organizzazioni e in
particolare nel processo
produttivo. Il concetto di
autogestione spesso si connette
con quello di cooperazione
che risale all’alba della
storia delle società operaie
di mutuo soccorso.
La cooperazione con l’attivazione
delle sue reti solidali
intercooperative e associative,
e la pratica dell’autogestione
rende gli individui
attivi, cittadini presenti
e operativi, escludendo la
forma di assistenzialismo
passivo e dipendente. La
pratica cooperativa, in ambito
lavorativo, educativo,
sociale favorisce i processi
di riconoscimento reciproco
e l’uguaglianza delle opportunità:
“Ognuno secondo le
proprie capacità e i propri
bisogni”.
La crisi attuale, che è anche
crisi sociale e culturale, può
deflagare in conflitti di ampia
portata , e risulta indispensabile
un intervento
dei governi nazionali e locali,
delle imprese, e, la società
civile, le aggregazioni intermedie
associative, di volontariato,
comunitarie, risultano
essere le risorse di
coesione sociale, reti solidali
e di prossimità, per sostenere
le persone più in
difficoltà.
Il terziario sociale, cioè l’insieme
degli enti, strutture,
soggetti di natura pubblica
e privata, può costituire un
ambito di azione di “utopia
autogestionaria”. La cooperazione
sociale, ricca di
potenzialità, ma anche di
ambiguità e possibili distorsioni,
rappresenta spinte
innovative che, con le richieste
di partecipazione e
di emancipazione, spesso
risultano incompatibili con
le regole di funzionamento
del sistema.
Si può, quindi collocare la
cooperazione nello spazio
(terza dimensione) di intersezione
transattiva tra i bisogni
di mondo vitale ed
esigenze di controllo sistemico.
La cooperazione sociale
continua a mantenere
la sua linea propositiva, in
defezione solidaristica rispetto
alle logiche sistemiche,
nella direzione del
cambiamento e, per dare risposte
“sensate” alle soggettività
di mondo vitale.
Le cooperative definiscono,
rispetto agli operatori,
utenti, loro bisogni e loro
istanze, i propri valori guida
di qualità del lavoro e qualità
della vita, da cui discendono
gli obiettivi mutualistici/autogestionari
interni e
le finalità solidaristiche
esterne, in favore di un nuovo
modello di organizzazione
sociale dei servizi.
Per qualità del lavoro si intende
una non collisione e
scontro tra le esigenze,
aspettative, mete della persona
e richieste e finalità
dell’organizzazione di appartenenza,
alle quali il soggetto
non è escluso.
Per qualità della vita si intende
la realizzazione in termini
di buona vita, non concettualmente
materiale, ma
con il riconoscimento eticovaloriale
e la promozione
delle istanze simbolico/relazionali
cariche di senso soggettivo
e interpersonale.
Nella cooperazione sociale,
l’orientamento ai valori guida
deve tradursi nella scelta
di finalità e obiettivi tra
loro complementari. Si differenziano
così: le finalità
esterne, legate ai bisogni
sociali dell’utenza, e gli
obiettivi interni alle cooperative.
La cooperazione esprime la
sua propensione ai rapporti
collaborativi e l’appartenenza
ad una logica di gruppo e
di sistema cooperativo, sostenendo
così il vantaggio
comparato che può vantare
rispetto ad altre imprese
private o pubbliche.
INDICE
PREFAZIONE di Alain Goussot
INTRODUZIONE
1. SOCIALIZZAZIONE E AUTO-
GESTIONE
L I B R I
145

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 146
L I B R I
146
2. AUTOGESTIONE E COOPE-
RAZIONE SOCIALE
2.1 La dimensione autogestionaria
del privato sociale associativo
e cooperativo
2.2 Il fenomeno cooperazione sociale
3. COOPERAZIONE SOCIALE,
MARGINALITÀ ED EMARGINA-
ZIONE: I BISOGNI SOCIALI DI
RIFERIMENTO
3.1 Crisi di welfare state e cooperazione
sociale
3.2 Ambivalenza cooperativa e
bisogni legati alla marginalità -
emarginazione sociale
4. VALORI, FINALITÀ E OBIETTI-
VI DELLA COOPERAZIONE SO-
CIALE: LE PREMESSE DI EFFI-
CACIA
4.1 Valori di qualità della vita e di
qualità del lavoro
4.2 Finalità esterne, obiettivi interni
e premesse di efficacia nel rapporto
mezzi/fini
5. L’ORGANIZZAZIONE DEL LA-
VORO COOPERATIVO COME
CONDIZIONE DI EFFICACIA ED
EFFICIENZA NELLA RISPOSTA
AI BISOGNI
5.1 La definizione strategica della
struttura organizzativa
5.1.1 L’approccio strategico alla
salute
5.1.2 Il rapporto strategia/struttura
organizzativa
5.2 Struttura organizzativa e task
di qualità dei servizi
5.2.1 La duplicità strutturale delle
cooperative
5.2.2 Ambiente, task, struttura e
comportamento organizzativo: un
modello di analisi
5.3 Analisi delle condizioni organizzative
di efficacia / efficienza
5.3.1 Condizioni strutturali
5.3.2 Stile di leadership
5.3.3 Comportamento organizzativo
e risultati
5.4 Una proposta organizzativa
per le cooperative sociali di dimensioni
contenute
6. STRUMENTI DI AUTOGE-
STIONE
6.1 La regolazione del rapporto
impresa sociale / ambiente
6.2 La regolazione della collocazione
e della mobilità professionale
dei cooperatori
6.3 La regolazione dello sviluppo
dimensionale e le relazioni interorganizzative
6.3.1 Promozione costitutiva di
una cooperativa con personale
interno
6.3.2 Promozione costitutiva di
una cooperativa con personale
esterno
6.3.3 Collaborazione con cooperativa
già esistente
6.3.4 La regolazione giuridica dei
rapporti di collaborazione
7. COLLABORAZIONE INTER-
COOPERATIVA E RETI SOLIDALI
7.1 Collaborazione interimpresa
tra mercato e organizzazione:
l’impresa rete
7.2 La collaborazione intercooperativa:
vantaggi comparati e
orientamenti nell’ambito della cooperazione
sociale
7.3 Reti solidali per l’inclusione
lavorativa e sociale delle persone
svantaggiate
8. CONCLUSIONI
APPENDICE
BIBLIOGRAFIA
INCLUSIONE LAVORATIVA
E SOCIALE DELLE
PERSONE
SVANTAGGIATE
Cooperazione, mediazione
e valutazione negoziale
nelle buone prassi
integrative
Leonardo Callegari
Centro Studi Analisi di
psicologia e Sociologia
Applicate. Bologna, 2009
Iprincipi di una comunità,
l’Altro, “l’inclusione dell’altro
significa piuttosto
che i confini della comunità
sono aperti a tutti: anche
– e soprattutto – a coloro
che sono reciprocamente
estranei e che estranei vogliono
rimanere”; questa citazione
è una premessa al
contenuto e ai temi del volume.
La prefazione di Alain Gussot
che mette a confronto
“la società liquida” di
Zygmunt Bauman , “le società
incontrollabili d’individui
disillusi” di Bernard
Stiegler , e la concretezza di
una precarietà di ogni progetto
attuale di vita.
Il testo tratta della complessità,
da conservare, non
da espungere, nel rapporto
tra disabilità/svantaggio e
lavoro e avvia un appello alle
imprese più socialmente
responsabili affinchè siano
attori veri nel mutamento
culturale dando importanza
alle persone nei processi
produttivi, includendo quelle
più fragili. Al fine di favorire
l’integrazione lavorativa,
sociale, delle persone svantaggiate
risulta necessario
dare rilievo:
• agli aspetti di sistema,
• alla funzione svolta dal

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 147
privato sociale,
• agli approcci, alle metodologie,
agli strumenti di valutazione,
• all’importanza della mediazione
sociale,
• alle esperienze più recenti
rivolte all’inclusione lavorativa
e sociale delle persone
in condizione di più grave
disagio,
• alle proposte per evitare
che persone regrediscano in
condizioni di estremo bisogno
ed emarginazione.
Oggi, la società è indirizzata
verso l’aumento delle disuguaglianze,
la crescita delle
strutture d’ingiustizia.
Oggi, l’inclusione, riprendere
a parlare di inclusione, significa
rimettere al centro
alcuni concetti basilari della
pratica sociale: eguaglianza,
giustizia, solidarietà e cooperazione.
L’inclusione delle persone
svantaggiate può avvenire
con il contributo del privato
sociale (associativo, cooperativo,
volontariato).
Le cooperative sociali insieme
ad altri attori, possono
essere soggetto attivo nel
funzionamento della rete
operativa ed istituzionale, al
fine di generare un sistema
di welfare e di politica attiva
del lavoro locale più efficace,
equo ed efficiente al fine
di arrivare a creare una condizione
di miglioramento
per chi vive nel disagio, nello
“svantaggio” e necessità
di inclusione sociale.
La cooperazione sociale è in
grado di:
• introdurre nel sistema elementi
di imprenditorialità,
che si traducono in attenzione
alle persone singolarmente
prese,
• essere partner della Pubblica
amministrazione,
• fungere da facilitatore.
Questo ultimo, esige, appunto,
un ruolo transattivo,
di facilitazione, di mediazione
per i servizi del territorio,
le persone e le imprese tanto
da mantenere il soggetto in
un rapporto di inclusione, reciprocità
e consapevolezza.
La realtà della città di Bologna
e provincia vede aumentare
i casi di esclusione
sociale e povertà assoluta e,
si ritiene che, a fronte di
questa emergenza siano necessarie:
• Processi/percorsi di inclusione
di breve o lunga durata
che configurino un continum
di azioni in progress con
possibilità di interscambio;
• Azioni di orientamento
con percorsi personalizzati e
condivisi tra attori partner e
presidiati da pubblici servizi;
• Progetti collocati in una
logica di intervento a rete
con il concorso delle istituzioni
e degli enti pubblici,
privati, profit e no profit.
A titolo esemplificativo, e
testimoniale della traduzione
applicativa, il capitolo
intitolato “Buone prassi,
percorsi di transizione personalizzati
e servizi alle
aziende” riporta alcuni progetti
promossi e finanziati
dalla Provincia di Bologna,
elaborati e posti in essere
dalla Cooperativa Sociale
C.S.A.P.S.A. di Bologna, in
rete con altri partner e attori
e i Servizi di territorio.
Vengono riportati:
• il servizio per l’attuazione
di percorsi integrati di transizione
e inserimento lavorativo
a favore di persone in
situazione di grave disagio
sociale,
• il servizio per l’accompagnamento
al lavoro di persone
disabili e servizi di
supporto alle imprese,
• la ricerca sulle condizioni
facilitanti buone prassi di
RSI (responsabilità sociale
di impresa) sul versante della
inclusione di persone
svantaggiate nelle aziende
profit.
Il testo non manca di “Proposte”
rivolte alla valorizzazione
della persona dal punto
di vista individuale, sociale,
relazionale, occupazionale.
INDICE
PREFAZIONE di Alain Goussot
INTRODUZIONE
PREMESSA
L’importanza del lavoro per le
persone svantaggiate (disabili e/o
in condizioni di disagio)
1. INCLUSIONE SOCIALE DELLE
PERSONE SVANTAGGIATE: UNA
CRITICITÀ DI SISTEMA.
1.1 La complessità del problèma
inclusione sociale
1.2 Come conciliare le risorse finanziarie
pubbliche calanti con i
bisogni in aumento delle persone
svantaggiate?
1.3 Si può coniugare
sicurezza/lotta alla illegalità con
inclusione/solidarietà per i più deboli?
1.4 Quale rapporto tra
servizi/azioni di welfare e politiche
attive del lavoro per le persone in
situazione di disagio sociale?
1.5 In che modo superare antagonismi
e autoreferenzialità nel
sistema locale di welfare?
1.6 Può la cooperazione sociale
svolgere un ruolo di mediazione
L I B R I
147

Libri 28-01-2011 12:42 Pagina 148
L I B R I
148
tra pubblico, no profit e imprese
facilitando l’inclusione?
1.7 La questione aperta dell’inclusione
delle persone in condizioni
di grave disagio sociale
2. SISTEMA DI WELFARE STATE,
PRIVATO SOCIALE E RUOLO
DELLA COOPERAZIONE NEL-
L’INCLUSIONE DELLE PERSONE
SVANTAGGIATE
2.1 Crisi di welfare state e privato
sociale: i luoghi della mediazione
transattiva
2.2 Il contributo della cooperazione
sociale nella risposta da dare
ai bisogni delle fasce deboli
2.3 Evoluzione delle politiche attive
del lavoro in favore delle persone
in situazione di handicap e
ruolo della cooperazione sociale
di tipo b
2.4 Gli apporti funzionali della cooperazione
sociale di tipo b all’inclusione
lavorativa
2.5 Le caratteristiche che dovrebbe
possedere un gruppo imprenditivo
di cooperativa sociale di tipo
b
3. APPROCCI, METODOLOGIE,
STRUMENTI PER L’INTEGRA-
ZIONE LAVORATIVA E SOCIALE
3.1 Quale approccio per affrontare
la complessità del rapporto
disabilità e lavoro?
3.2 La metodologia dell’abbinamentosoggetto-mansione-ambiente
di lavoro
3.2.1 Osservazione e valutazione
funzionale della personalità
3.2.2 Analisi della mansione e
delle corrispondenze tra requisiti
richiesti e posseduti
3.2.3 Analisi e valutazione di
compatibilità del contesto/setting
aziendale di inserimento
3.2.4 Progettazione personalizzata
delle azioni
3.3. Aspetti rilevanti da considerare
per l’integrazione lavorativa
delle persone svantaggiate
3.4 Metodologia della valutazione
del processo di integrazione lavorativa
e sociale
3.5 Strumenti di rilevazione, bilancio
valutativo e indicatori
3.5.1 Scheda di valutazione dello
sviluppo professionale
3.5.2 Alcuni ipotetici indicatori di
integrazione lavorativa e sociale
4. MEDIAZIONE SOCIALE E NE-
GOZIAZIONE CON LE AZIENDE
4.1 L’approccio negoziale ai sistemi
di azione ed ai processi di mediazione
formativa e lavorativa: li-
nee di inquadramento teorico
4.2 La negoziazione: dall’azienda,
ai servizi sociali, per tornare all’inserimento
lavorativo delle persone
disabili/svantaggiate
4.2.1 Conflitto e negoziazione
4.2.2 La negoziazione nell’ambito
dei servizi sociali
4.2.3 La negoziazione nell’inserimento
lavorativo
4.2.4 Gli elementi connotativi della
gestione negoziale nei processi
di mediazione formativa e lavorativa
4.3 Gestione negoziale e valutazione
del processo integrativo
4.3.1 Il processo di integrazione
lavorativa tra contesto e contingenze
4.3.2 Uno schema concettuale di
riferimento per la valutazione negoziale
4.3.3 Lo strumento di monitoraggio
valutativo delle criticità proposto
4.4 Professionalità e funzioni dell’operatore
della mediazione
5. BUONE PRASSI: PERCORSI
DI TRANSIZIONE PERSONALIZ-
ZATI E SERVIZI ALLE AZIENDE
5.1 Servizio per l’attuazione di
percorsi integrati di transizione e
inserimento lavorativo a favore di
persone in situazione di grave
disagio sociale
5.2 Servizi di accompagnamento
al lavoro di persone disabili e servizi
di supporto alle imprese
5.3 Ricerca sulle condizioni facilitanti
buone prassi di RSI (Responsabilità
Sociale di Impresa)
sul versante della inclusione di
persone svantaggiate nelle aziende
profit
6. PROPOSTE
6.1 Tra montagna e pianura: un
servizio di orientamento e transizione
lavorativa sul tema ecologia-ambiente
6.2 Percorsi di transizione lavorativa
prolungata
6.3 Riconoscimenti alle aziende
socialmente responsabili più collaborative
7. CONCLUSIONI
APPENDICE
BIBLIOGRAFIA
COOPERATIVE E CITTÀ.
Pratiche innovative della
cooperazione di abitazione
nei processi di sviluppo
urbano, a cura di
Alessandro Pirani,
Francesco Zanoni
Confcooperative Emilia
Romagna, Franco Angeli.
Milano, 2009
La pubblicazione ha lo
scopo di divulgare i risultati
di un progetto di
ricerca cofinanziato con
le risorse rese disponibili
dalla legge regionale di promozione
della cooperazione
denominato “ll ruolo della
cooperazione nei processi
di sviluppo locale autosostenibile
in ambiente urbano”.
Il progetto ha visto coinvolte
le maggiori cooperative
appartenenti alla Federazione
regionale (federazione
che raggruppa le cooperative
di abitazione). Il
rapporto intende suggerire
una serie di spunti di riflessione
utili a tracciare possibili
future strategie imprenditoriali
ed associative, ed
argomentazioni degli strumenti
operativi e delle metodologie
di urban management
individuate come le più
adeguate in relazione al
contesto territoriale e culturale
nel quale Confcooperative
si trova ad agire.
La ricerca aveva come obiettivo
la risposta alla domanda:
“Chi decide la città?”, ha
di conseguenza toccato anche
definizioni, approcciandosi
alla definizione di città
come “luogo di accesso alla
vita urbana”, ai decisori,
cioè i veicoli societari, al legame
quale legante, ovvero

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 149
il bisogno di una casa.
Non solo una risposta, o più
risposte, quindi, ma anche
una conseguente e ulteriore
domanda: “ Il veicolo cooperativo
è ancora in grado di
dare risposte positive, oltre
agli individui direttamente
coinvolti, anche alle città e
al territorio nel quale esse
operano?”.
La bozza di una Carta sulle
Città Europee Sostenibili
(2007) dà una lettura delle
città come “quegli ambiti,
quegli attori istituzionali
collettivi, più adatti a rispondere
alle sfide della società
della conoscenza. La
città è anche un modello di
integrazione sociale”. Le città,
nell’ottica disegnata dalla
Carta, sono sempre più al
centro delle strategie di rilancio
dell’economia.
Pare necessario individuare
alcune strategie per la cooperazione
in ambito urbano.
La cooperazione costituisce
un aggregato imprenditoriale
sui generis particolarmente
caratterizzato da
forte radicamento territoriale.
Il territorio è il paesaggio
che le fa da sfondo, un paesaggio
fatto di condivisione
di ideali e di obiettivi, valorizzazione
di istanze di collaborazione
e di mutualità .
Nel testo possono isolarsi
parole chiave:
• sviluppo urbano integrato,
• cooperazione,
• sostenibilità,
• lobbyng,
• struttura compatta degli
insediamenti,
• ruolo di player centrale.
Si è constatata l’esigenza di
affiancare alle politiche urbane
integrate una serie di
politiche costruite sull’analisi
delle diverse tipologie
di domanda e di offerta di
alloggi in proprietà e in affitto.
L’importanza della cooperazione,
quale soggetto attivo,
è confermata nelle forme di
concertazione tra Regione,
Province, Comuni. Un esempio
ne è la legge regionale
n.20 del 20 marzo 2000 “Disciplina
generale della tutela
e l’uso del suolo” (Bollettino
Ufficiale della Regione
Emilia Romagna, 2000). In
questa legislazione si ridefinisce
il sistema di programmazione
e pianificazione coniugando
il miglioramento
della qualità della vita e il
principio di sussidiarietà
orizzontale e verticale.
L’attorialità del movimento
e delle imprese cooperative
in ogni campo di pratiche
(politiche sociali, distribuzione,
produzione e lavoro,
politiche urbane) deve evidenziare
e sostenere la propria
mission istituzionale e la
sua azione caratteristica. La
peculiarità cooperativa si distingue
nella differenziazione
sul piano della distribuzione
spaziale.
Volendo incentivare l’attorialità
della cooperazione, è
necessario sottolineare che
la produzione della cooperazione
è la sommatoria delle
azioni di ogni cooperatore,
di ogni impresa, che contribuisce
alla e sulla società.
L’analisi economica della
cooperazione in ambito urbano
prende le basi dalla
sua consistenza relazionale
e cognitiva, che si accresce
nel tempo in modo collettivo
ed interattivo tramite
scelte, decisioni, progetti, il
cui intento è creazione e
distribuzione, tra i soci, di
valore, non esclusivamente
economico, ma basato sulle
relazioni, sulle esperienze,
sui significati condivisi.
La città è ora diventata oggetto
di indagine economica.
E le cooperative sono
misurate sulla capacità di
creare valore sul territorio.
Dove gli elementi sono riferiti
alla utilità, ai significati e
ai benefici interpretati dai
soci.
L’analisi del capitolo del testo
che tratta la cooperazione
di abitazione come costruzione
di valore (una prospettiva
economica) si concentra
sull’evoluzione del sistema
di cooperative di abitazione
afferenti a Confcooperative
Emilia-Romagna.
Un quadro dettagliato della
dinamica evolutiva delle cooperative
di abitazione aderenti
a Confcooperative
Emilia-Romagna, e anche a
livello nazionale, viene fornito
dall’Albo delle società
cooperative (gennaio 2006).
Nell’Albo risultano iscritte
3.412 cooperative di abitazione,
la numerosità più elevata,
a livello regionale, si riscontra
in Sicilia, seguita
poi dal Lazio e dalla Lombardia.
In Emilia-Romagna
vi sono 193 cooperative di
abitazione registrate (5.7%).
A livello di centrale cooperative
le adesioni sono: 94
afferiscono a Confcooperati-
L I B R I
149

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 150
L I B R I
150
ve, 40 alla Lega delle Cooperative,
38 all’Agci, 2 all’Unci.
Nella regione Emilia-Romagna
il capitale di socialità
sviluppato sul e attraverso il
territorio ha funzionato da
collante nelle relazioni tra le
imprese cooperative e di
consorzi. Da non dimenticare
la multi-attorialità tra gli
stakeholder: soci, personale,
intermediari bancari, Pubblica
amministrazione.
Non da meno i punti di forza
della cooperazione:
• emancipazione economica,
sociale e culturale dei
cittadini,
• principio ispiratore di rapporti
civili, economici, etici
e sociali,
• modello comportamentale:
cultura organizzativa,
• cittadinanza societaria,
• agente di democratizzazione
economica.
INDICE
PRESENTAZIONE di Giuseppe
Venturelli
PREFAZIONE, di Gastone Ave
1. COOPERAZIONE URBANA,
CITTÀ COOPERATIVE, di Alessandro
Pirani
1.1. Città come esito di pratiche
locali, in trasformazione
1.2. Tra competitività ed esclusione
1.3. Quale ruolo per la cooperazione
nella città sostenibile?
1.3.1. Sollecitare l’adozione di
politiche integrate per la qualità
1.3.2. Adeguarsi alle nuove domande
Riferimenti bibliografici
2. L’EVOLUZIONE DELLE POLI-
TICHE URBANE NELL’ITALIA
CONTEMPORANEA: NUOVE DI-
MENSIONI E VECCHIE QUE-
STIONI, di Luca Fondacci
2.1. La grande ricostruzione:
crescita, produzione e decentramento
2.2. La retorica della realtà: piani-
ficazione vs mercato
2.3. La rigenerazione delle politiche
urbane: strategie e interventi
puntuali
2.4. Le politiche urbane a scala
locale tra regolamentazione e
prospettive
Riferimenti bibliografici
3. PRATICHE LOCALI, MODI DI
FARE CITTÀ. UN REPERTORIO,
di Alessandro Pirani
3.1. L’impresa cooperativa come
attore di politiche
3.2. Il “locale” come valore. Confini
dell’azione cooperativa
3.2.1. Mutualità e partecipazione,
alla prova
3.2.2. Coesione sociale e integrazione
imprenditoriale come condizioni
dell’efficacia
3.3. Governance urbana. Cooperazione
e disegno delle politiche
3.3.1. Corpi intermedi come imprenditori
pubblici
3.3.2. Il problema della rappresentanza
nei processi decisionali
3.4. Modi di essere attori delle
politiche. L’uso degli strumenti
3.4.1. Case a basso costo. Credito
e intervento pubblico
3.4.2. La casa come politica pubblica
3.5. Città, impresa, nuove domande.
Innovazione e competizione
3.5.1. Innovazione come sconfinamento.
Oltre la proprietà
3.5.2. Prove di intersettorialità.
Abitativa, sociale
3.5.3. Verso la qualità urbana. Riqualificazione
come occasione
3.5.4. Sviluppo, intelligente. Giocare
d’anticipo sulla qualità
3.6. Riferimenti bibliografici
3.7. La traccia dell’intervista
4. LA COOPERAZIONE DI ABI-
TAZIONE COME COSTRUZIONE
DI VALORE. UNA PROSPETTIVA
ECONOMICA, di Bernardo Balboni
4.1. Costruire cooperazione. Costruire
impresa
4.2. Il fenomeno cooperativo e la
cooperazione di abitazione in
Emilia-Romagna
4.2.1. La cooperazione in Italia
4.2.2. La Confederazione delle
Cooperative in Emilia Romagna
4.2.3. La cooperazione edilizia di
abitazione in Emilia Romagna
4.3. La produzione di valore per i
soci. Il vantaggio mutualistico
nella cooperazione di abitazione
4.4. La casa, dove? L’ambito
operativo e la localizzazione degli
interventi abitativi
4.5. Dare credito alla cooperazione.
Verso il sistema di accreditamento
della Regione Emilia-Romagna
4.6. Le tendenze della domanda
abitativa e l’evoluzione dell’offerta
cooperativa
Riferimenti bibliografici
5. L’ASSOCIAZIONE DI RAP-
PRESENTANZA COME AGENTE
DI SVILUPPO LOCALE,
di Francesco Zanoni
5.1. La cooperazione attore economico
e sociale
5.2. Le funzioni delle associazioni
di rappresentanza
5.3. Uno scenario in rapido mutamento
5.3.1. Gli effetti del cambiamento
sulla cooperazione di abitazione
5.4. Le conseguenze sistemiche
del mutamento
5.4.1. L’associazione come agente
di sviluppo
5.4.2. Apprendimento e cultura
organizzativa
5.4.3. Verso un nuovo modello di
cooperazione di abitazione
5.4.4. CONCLUSIONI
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 151
PER CHI VERRÀ
DOPO DI ME
Storia di una cooperativa
raccontata da chi l’ha
vissuta
A cura di Paolo Franchi e
Francesco Manicardi,
Rubbettino Editore,
Soveria Mannelli, 2009
CPL Concordia, Cooperativa
emiliana festeggia i
110 anni. Attraverso tre
secoli CPL racconta la
storia degli uomini e dei lavori
della cooperativa.
Il 23 aprile 1899, giornata
gloriosa a cui ci si riconduce,
ricordando Concordia
sulla Secchia, piccolo Comune
della Bassa Modenese,
ad oggi, ovvero, 110 anni
dopo, in cui CPL ha invaso
tre continenti: Europa, Africa
e America del Sud.
La scelta del titolo: Per chi
verrà dopo di me riflette l’intergenerazionalità,
la mutualità,
la socialità.
Dal codice etico di CPL Concordia:
“Sulla base di un
principio intergenerazionale,
CPL Concordia attua la
propria missione a favore
dei soci attuali, tenendo
conto dei soci delle future
generazioni e in continuità
con i soci del passato. Avviene
così che la cooperativa
sia considerata dai soci
del presente come un patrimonio
imprenditoriale ricevuto
in eredità dai soci del
passato”.
Il patrimonio: materiale,
sancito dal principio dell’indivisibilità
e immateriale.
L’idea di democrazia, economica,
sociale, civile, politica
che tiene insieme da 110 anni
uomini, persone, lavora-
tori, nuove generazioni che
non hanno vissuto la storia
della Liberazione, del fascismo.
L’idea della comunità e della
democrazia presente in
essa, della socialità e delle
opportunità fanno un corollario
per diventare soci.
Per chi verrà dopo di me è il tentativo
di raccontare di una
cooperativa, di una microstoria
del lavoro, della imprenditorialità
attraverso
undici storie di soci ed ex
soci.
La cooperativa di produzione
e lavoro di Concordia,
come si è citato, nata nel
1899, riferisce ad una precedente
cooperativa del 1890
sciolta nel 1898 dal Governo
per la sua ispirazione socialista
e menzionata da Alfredo
Bertesi nella sua interpellanza
alla Camera.
Dalle sue origini, alle testimonianze
rilasciate dagli intervistati
della cooperativa
si riporta la premessa per
dare conto del metodo di
svolgimento: “La sezione
ospita stralci di testimonianze
raccolte nel corso
delle interviste a undici soci
ed ex soci lavoratori, realizzate
da Paolo Franchi e
Francesco Manicardi nei
mesi di novembre-dicembre
2008 e gennaio 2009. Gli intervistati
sono stati scelti
per il loro percorso lavorativo
e l’esperienza peculiare
che ne rendeva in qualche
modo paradigmatico il resoconto
rispetto agli anni trascorsi
in cooperativa. I curatori
sono pienamente consapevoli
del fatto che nume-
rose altre voci dei lavoratori
CPL avrebbero potuto trovare
spazio e risonanza in questo
volume. Presentando le
interviste con il solo nome
di battesimo si è inteso trasmettere
quel senso di apri
dignità e uguaglianza che è
fondamento del lavorare in
cooperativa, nonché invitare
il lettore a una immedesimazione
personale, pur se
parziale, rispetto alle vicende
narrate”.
Si leggono aneddoti, luoghi
comuni che sono sentore di
carattere, forza e determinazione
con note di sfondo politico,
la contestazione, il
sessantotto. La voglia di affermarsi
e le esperienze di
studio e lavoro. Anche i momenti
di disappunto e di fatica,
di ribellione e di voglia
di affermarsi.
Delle undici parentesi, senza
togliere nulla all’intera
narrazione, si è riportato il
nome di battesimo e una
frase.
Fabrizio: “La nostra, si dice,
che è una società bloccata,
che penalizza i giovani. Sarà
così. Anzi, sicuramente è così.
Ma l’esperienza nostra è
un po’ diversa, perché investiamo
sulle persone. Da
noi i giovani dovrebbero
avere semplicemente il coraggio
di dire: ‘Voglio provarci’,
e scoprirebbero quanto
è più facile fare una cosa
che star lì a rimuginarci su”.
Ivano: “Sono cambiate tante
cose. Una volta vivere in
CPL era un po’ come vivere
in famiglia, le questioni si
affrontavano direttamente,
a tutti i livelli e in tutte le
L I B R I
151

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 152
L I B R I
152
occasioni, senza problemi.
Oggi siamo mille persone,
c’è tanta gente delle sedi
decentrate che in realtà
nemmeno conosci, perché li
incontri una volta all’anno
all’assemblea. No, non credo
proprio che si possa ricreare
qualcosa di simile alla
cooperativa dei tempi in
cui ero giovane. Ma qualcuno
degli ideali di allora bisognerebbe
trovare il modo
di trasmetterlo”.
Jenny: “ Altre cooperative
mettono dei paletti, per
esempio stabilendo che per
diventare soci bisogna aver
lavorato in azienda da almeno
due anni, o versare una
quota molto alta, o serve il
gradimento di quelli che sono
già soci, o è necessario
passare dei corsi... Noi seguiamo
una logica diversa,
favoriamo il più possibile la
socialità. Vorrei sottolineare
che CPL vuole non solo avere
più soci, ma più soci cooperatori,
cioè coinvolti nel
lavoro... Se siamo giovani,
conosciamo le lingue, abbiamo
viaggiato e abbiamo
la mente un po’ più aperta,
tocca a noi – se si presentano
le opportunità – fare il
passo in più, andare oltre il
nostro perimetro tradizionale.
Specie di fronte a una crisi
che ci penalizza molto come
tutte le imprese, questo
potrebbe essere un salvagente
importante”.
Mario: “I nostri numeri parlano
di una crescita rapida e
straordinaria in termini di
numero di soci e di dipendenti,
di fatturato, di patrimonio.
E quando si cresce
molto e in fretta il rischio di
momenti di tensione c’è
sempre, in qualunque
azienda, perché questa crescita
bisogna sostenerla dal
punto di vista economico,
finanziario e organizzativo.
La cooperativa deve sostenerla
anche dal punto di vista
sociale e democratico
perché il comando dell’impresa
in cooperativa non
basta, devi convincere la
gente di quello che stai facendo.
In questo senso la
comunicazione interna è
fondamentale. Noi il progetto
di bilancio sociale abbiamo
cominciato a proporlo
al pubblico dal 2004. Non
tutto quello che dai alla cooperativa
ti ritorna, perché
sei tu ad aver bisogno della
cooperativa, non la cooperativa
ad aver bisogno di te,
e quindi una parte di quel
valore aggiunto che hai
creato lo devi lasciare a chi
verrà dopo di te”.
Maurizio: “La cooperativa è
per sua natura fatta così: i
padroni sono i soci, e i soci
devono eleggere uno che li
rappresenti. Non importa
che sia un bravo ingegnere,
un bravo finanziario, un bravo
ragioniere: deve essere
un bravo presidente. Io penso
che il futuro consista in
questa separazione tra la dimensione
politico-sociale e
la tecnostruttura. E lo dico
dal punto di vista di chi, per
come è nato e cresciuto, si
considera un tecnico, ma soprattutto
un cooperatore”.
Paolino: “Sono passati quasi
ventitre anni, ma io, anche
se non sono più del-
l’ambiente, sono ancora socio
onorario. Vado alle cene
sociali, vado alle assemblee:
non sono mai mancato a
un’assemblea, né prima, né
dopo essere andato in pensione.
A quella del 2007 parlavo
con Casari del fatto che
Cpl lavorava anche con i
pannelli solari. “Sarebbe
una cosa interessante”, ho
detto. E lui: “Allora te lo
chiamo io uno”. Risultato,
c’è voluto quasi un anno e
mezzo ma adesso a casa
mia l’impianto è in funzione.
È proprio vero, Casari è
un grande piazzista: è riuscito
a convincere anche me”.
Pietro: “Ho cominciato a lavorare
in Cpl il 10 settembre
del 1945, la guerra era finita
in aprile. Subito dopo la fine
del conflitto alcuni rappresentanti
di Cpl vennero da
noi lavoratori lungo il Canucchio
a proporre di farci
soci, per creare di nuovo la
cooperativa che durante la
guerra aveva cessato le attività.
Non tutti accettarono,
perché facevano comodo
anche le 100 lire”.
“Ho vissuto anche un’esperienza
da consigliere della
Cpl per sei anni. Alcuni di
noi non avevano neanche la
cultura per entrare nel merito
delle questioni: eravamo
lì come rappresentanti degli
operai, perché eravamo conosciuti”.
“Lavorando in cooperativa
era come se lavorassi a casa
mia. Oggi Cpl ha fatto passi
da gigante, almeno per quello
che posso vedere io, visto
che dopo 20 anni non conosco
quasi più nessuno”.

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 153
Roberto: “Sono diventato
socio di Cpl nel 1972 o nel
1973, la quota era di duecentocinquantamila
lire e si
pagava a rate. Quando divento
Presidente, la Cpl è
una piccola cooperativa della
Bassa, con sessanta o settanta
soci, che fattura un
miliardo o due di lire dell’epoca.
Diciamo che pesavamo
più o meno del tre per
cento del movimento cooperativo
provinciale.
Ho cinquantatre anni, sta
per venire anche per me –
uno che si diverte di più
quando lavora che quando è
in vacanza – il tempo di passare
il testimone. Costruire
il ricambio è il lavoro più difficile
che mi aspetta, anche
perché io al metodo delle
primarie non ci credo, e non
soltanto in cooperativa”.
Severo: “Sono stato assunto
in Cpl nel 1980. Ma se ho
deciso di venire a lavorare in
Cpl è stato anche perché
questa era una cooperativa,
e la cosa si avvicinava alle
mie idee politiche. Io avevo
pensato di andare in pensione
già nel 2004, avendone
i requisiti. Ma quello era
per Cpl un periodo difficile ,
e io non volevo abbandonare
la nave in difficoltà. Perciò
ho rimandato la decisione
al momento in cui le difficoltà
fossero state superate,
come in effetti è successo.
Ho sempre detto che dovevamo
programmare il ricambio,
e ho cominciato da
me, cercando di trovare delle
soluzioni nuove per la vicepresidenza
e per la direzione
del personale. Ho in-
dividuato due persone che,
a mio avviso, potevano avere
le caratteristiche adatte.
Capacità personali e capacità
di considerare il patrimonio
umano come il patrimonio
più importante di un’azienda,
e di una cooperativa
in particolare”.
Silvano: “ In Cpl ho cominciato
prestissimo, a 17 anni.
Era il 1969, stavo ancora andando
a scuola... È cambiata
la vita in Cpl. Nel settore
Assistenza Impianti abbiamo
cominciato in due fino a
qualche anno fa, in occasione
della macellazione del
maiale, si organizzava una
cena a casa di qualcuno.
Ora siamo arrivati a cento
persone e non si può più fare.
Scade un po’ il discorso
umano, ma direi che è cambiata
anche la società: la
gente avendo meno bisogno
di stabilità in un luogo, ha
meno esigenze di impegnarsi,
di sentirsi partecipe dell’azienda.
Ai nostri tempi vivevamo
un’era pionieristica,
nelle cose nuove partivi
di tua iniziativa, con meno
vincoli e procedure, e la
soddisfazione di riuscirci era
il massimo”.
Vanna: “Avevo appena terminato
il diploma quando
mi hanno detto che in Cpl
cercavano una persona per
la segreteria, perché a quell’epoca
le cose andavano
bene e si era pensato di assumere
una ragazza in ufficio.
Mi hanno chiesto se volevo
iniziare in cooperativa.
I primi giorni li ho passati al
centralino, ricordo ancora il
numero della Cpl: cinque
uno quattro due. Ricordo i
momenti di difficoltà vissuti
per il bilancio negativo del
2004, ci guardavamo un po’
tutti in faccia. In quei frangenti
si spera sempre nella
ripresa, perché Cpl è piena
di gente in gamba, preparata,
per cui bisogna rimboccarsi
le maniche, darsi da
fare e guardare avanti. Oggi
noto che le persone desiderano
fare tanto nel poco
tempo che hanno a disposizione,
quindi in genere hanno
meno disponibilità a lavorare,
pensano più spesso
a cosa fare nel dopo lavoro.
Noi siamo stati a lavorare, a
dare tante ore all’azienda:
adesso lo spirito del socio è
meno presente, dura fino
alle cinque e mezzo del pomeriggio.
A una giovane o a
un giovane, direi di metterci
tutto l’impegno possibile,
di dare il meglio di se stessa,
perché sicuramente
quello che fa le tornerà indietro.
Se darà tanto, le tornerà
tanto”.
E, se mai era desiderio
espresso che la storia delle
undici parentesi individuali
appassionasse, o almeno
interessasse il lettore, si
può affermare che gli intrecci
di storie, nei rispettivi
tempi storici, di narrazioni
personali, trasmettono un
sapere e un essere di ogni
individuo che riporta agli altri
e al rapporto che si instaura
in una grande cooperativa
come Cpl.
Il testo, oltre alle testimonianze,
riporta l’intervista a
Giuseppe Tanferri (1915-
2007). Tanferri è stato presi-
L I B R I
153

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 154
L I B R I
154
dente di Cpl Concordia dal
1958 al 1976. Per concludere,
la sezione di fotografie
storiche, dagli scarriolanti
alla foto di Tanferri (2004), e
infine una cronologia di Cpl
Concordia.
Attraverso l’appendice “Fotografie
storiche” si osservano
la storia di una crescita,
la storia di un paese attraverso
immagini in bianco e
nero. È anche la storia di costume
e costumi. Che storia!
Dagli scariolanti, anni
1930, fino ai visi più recenti
e alla cronologia di CPL
Concordia (dal 1890 al 2009:
110 anni di vita, di storia).
INDICE
UNA STORIA DA RACCONTARE,
Roberto Casari
INTRODUZIONE, Paolo Franchi
L’UTOPIA CONCRETA DELLA
DEMOCRAZIA ECONOMICA, Rino
Formica
UNDICI STORIE DI VITA
E DI LAVORO
PREMESSA
Fabrizio, Ivano, Jenny, Mario,
Maurizio, Paolino, Pietro, Roberto,
Severo, Silvano, Vanna
PERCHÉ ATTRAVERSO IL LAVO-
RO CHE SI CAPISCE LA GENTE,
intervista a Giuseppe Tanferri
QUANDO NON BASTA PIÙ DIRE:
BUSINESS IS BUSINESS, intervista
a Ivano Barberini
CRONOLOGIA DI CPL CON-
CORDIA