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Interessante mostra alla locale CI dedicata alla famiglia Tarabocchia Luzzato Fegiz Lussinpiccolo: Villa Perla...una volta Grande emozione all’apertura della mostra alla Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo dedicata alla storia di Villa Perla che oggi ospita oltre alla CI l’asilo italiano della cittadina isolana. Presente alla cerimonia la signora Alice Luzzato Fegiz, nipote di Eustachio Tarabocchia che fece costruire la villa agli inizi del Novecento, che ha fornito documento oleografici, foto e tradizioni della famiglia. In pratica tutta la storia dei mari- 2 <strong>Panorama</strong> nai lussignani è rappresentata in foto e scritti. All’apertura della mostra, che potrà essere visitata fino al 25 agosto prossimo, erano presenti pure il sindaco Gary Cappelli, che ha voluto salutare il numeroso pubblico presente dopo che Anna Maria Saganić, presidente della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo, ha intonato insieme al coro diretto da Antonella Picinić il meraviglioso inno “A Lussino” di Vittorio Craglietto.
di Mario Simonovich Fra pochi giorni ricorre il terzo anniversario del deragliamento dell’intercity Zagabria-Spalato in cui persero la vita sei passeggeri ed altri 55 riportarono ferite di diversa entità. Causa prima, si disse, fu la sconsiderata irrorazione sui binari di un liquido ritardante, operazione con cui si intende prevenire o ridurre il pericolo d’incendio nella calda stagione. Che la tesi non sia priva di fondamento è confermato anche dal fatto che poco dopo un’identica sorte coinvolse un carrello ferroviario motorizzato inviato sul luogo del sinistro, pure finito di traverso in una curva dopo aver evitato per miracolo di falciare i soccorritori che, in gran numero, si trovavano già sul posto. Poi l’iter ha seguito il suo usuale corso, le varie commissioni si sono messe all’opera, indagini e inchieste si sono susseguite, incrociate e sovrapposte ed i presunti colpevoli sono finiti davanti ai giudici. Il processo, come ben si può capire, è tuttora in corso. Commissioni all’opera dunque, ma non proprio tutte. Quella nominata dalla Holding ferroviaria, a distanza di tre anni non ha ancora steso il suo rapporto, né sicuramente lo preparerà presto perché in tutto questo tempo non ha ancora ispezionato le due carrozze sinistrate, per non parlare del fatto che, per motivi ben facilmente comprensibili, in questo periodo anche parte dei suoi componenti è stata esclusa dall’organico. Le carrozze in parola, rimosse dal luogo dell’incidente, sono state ricoverate su un binario secondario della stazione di Salona, non lontano da Spalato, a disposizione degli inquirenti, ha spiegato la direzione delle ferrovie. Ai giornalisti che insistevano nel chiedere se in tal modo le verifiche successive non potessero risultare più difficoltose, è stato assicurato che il convoglio era adeguatamente custodito e sorvegliato, per cui ogni timore era da considerarsi assolutamente fuori luogo. In primo piano Tragedia di Rudine, ferma da tre anni l’inchiesta dell’Azienda ferroviaria Il treno dell’arroganza e incapacità Decisi a rendersi conto di persona dello stato reale delle cose, i giornalisti della Slobodna Dalmacija si sono recati sul posto per scoprire innanzitutto che il piccolo convoglio si trovava a non più di cinque metri dal mare e quindi facile preda della salsedine, che infatti aveva palesemente intaccato le parti metalliche più in basso: ruote, carrelli e sottoscocca. La corrosione ha avuto gioco facile anche perché il convoglio si trova a cielo aperto e assolutamente privo anche solo di un tendone di protezione. Di un guardiano, una rete di protezione o qualsivoglia impedimento a salire sui due veicoli neppure l’ombra. In compenso tutt’intorno non mancava una vegetazione ora diradata solo in seguito alle giornate di canicola. All’interno, nella carrozza di testa in cui avevano perso la vita cinque dei sei viaggiatori deceduti nell’incidente, era ancora evidente la presenza di sangue sui poggiatesta e sulle poltroncine. Ma c’era dell’altro: nel corso dell’“ispezione” avvenuta fra le 8 e le 9 del mattino in una giornata lavorativa, e protrattasi, come detto, per circa tre quarti d’ora senza che alcuno si presentasse ai “visitatori” per chiedere spiegazioni in merito alla loro presenza, all’interno dei veicoli sono state trovate bottiglie, contenitori, siringhe e aghi, sicché si può facilmente desumere che il luogo è usato da narcomani come rifugio. Basterebbe questo per dare un’idea della serietà con cui le Ferrovie croate hanno affrontato la questione e si occupano di tutelare un oggetto che non solo potrà essere anche in futuro al centro di contrasti e denunce, specie in relazione agli indennizzi, ma che, acquistato con i soldi del contribuente, potrebbe un domani essere ripristinato tornare in servizio. Da aggiungere che la tedesca- Bombardier, che l’ha costruito, ha pure chiesto di poterlo ispezionare, e quindi di fornire un accurato rapporto, ma il proprietario ha risposto picche: i 14.000 euro richiesti erano troppi! ● Costume e scostume Ebrei ed arabi stavolta d’accordo (2) L’altra volta si era parlato qui dell’inusuale unanimità mostrata in Germania da ebrei ed arabi nel contestare la corte di Colonia che aveva definito la circoncisione di bambini piccoli una lesione corporale, e dunque atto da perseguire penalmente. “Intrusione drammatica e senza precedenti nel diritto di autodeterminazione delle comunità religiose” avevano tuonato gli ebrei, “sentenza ispirata da pregiudizi” avevano rincarato gli arabi. Ora è intervenuta Angela Merkel a dar man forte alla “parte lesa”, ovvero a coloro che invece, in buona sostanza, sono proprio quelli che le lesioni le infliggono ai bambini. Il suo portavoce ha assicurato che “la libertà religiosa” è un diritto che il governo “sosterrà con fermezza”, sicché la sentenza di Colonia - che, detto per inciso (e di quale dolorosa incisione qui si tratta!), non vale all’esterno del land - non “contagerà” il resto del paese. Dunque si prospettano sogni tranquilli per il presidente dei rabbini europei Pinchas Goldschmidt, secondo cui quella sentenza costituisce per gli ebrei nientemeno che “il più grave attacco dopo l’Olocausto!”. Ma non è lui che c’interessa quanto un’Angela Merkel che si allinea con chi con tanta leggerezza maneggia strumenti da taglio in nome di un rituale. Come reagirebbe la signora se, ad esempio, una legge permettesse che la circoncisione fosse praticata anche sulle ultracinquantenni senza preoccuparsi di chiedere loro alcun permesso? <strong>Panorama</strong> 3
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