Castelverde Holstein segno nel tempo - Anafi
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22<br />
<strong>Castelverde</strong> <strong>Holstein</strong><br />
<strong>segno</strong> <strong>nel</strong> <strong>tempo</strong><br />
Risale al settecento il primo impianto<br />
architettonico della cascina<br />
Cortenuova <strong>nel</strong> paese di <strong>Castelverde</strong>,<br />
alle porte di Cremona,<br />
composta di una serie di edifi ci che<br />
servono l’unità produttiva polifunzionale,<br />
tipica della cascina padana.<br />
Nel <strong>tempo</strong>, altre costruzioni adeguate<br />
alle necessità di gestione furono<br />
aggiunte: le integrò Enrico Quaini,<br />
padre dell’attuale proprietario e conduttore<br />
Giuseppe, quando ne entrò<br />
in possesso, negli anni sessanta, ma<br />
senza snaturare l’armonia delle proporzioni<br />
e delle forme della grande<br />
aia, delle stalle con archi e capriate<br />
spettacolari, di portici e abitazioni.<br />
Una delle tante lezioni di civiltà che<br />
l’agricoltura ha contribuito a tramandare<br />
si esprime proprio in queste<br />
cascine: una sintesi di come il bello<br />
possa unirsi alla funzione, che è lo<br />
stesso fi lone di pensiero, in base al<br />
quale valutiamo le nostre vacche in<br />
stalla e in mostra. Giuseppe Quaini,<br />
chiamato Peppo, allevatore esperto<br />
e giudice internazionale di razza frisona,<br />
abituato a valutare lo stile degli<br />
animali sul ring, probabilmente, ha<br />
ragionato <strong>nel</strong>lo stesso modo, intraprendendo<br />
la costruzione di una<br />
nuova stalla che ha affiancato alla<br />
cascina, qualche secolo dopo. Ha costruito<br />
un edifi cio moderno, dotato<br />
del meglio della tecnologia esistente,<br />
senza trascurarne la componente<br />
estetica. E le ragioni della sua scelta<br />
sottolineano anche l’orgoglio e l’affermazione<br />
di chi vive l’agricoltura<br />
BIANCONERO . MARZO 2010<br />
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE<br />
L’allevamento di Giuseppe Quaini a <strong>Castelverde</strong>, in provincia di Cremona.<br />
non supinamente, ma con ragione<br />
ed emozione: “Di questi tempi, investire<br />
in agricoltura è facile venga<br />
considerato un salto <strong>nel</strong> buio, ma<br />
io l’ho fatto sostenuto da una serie<br />
di motivazioni: è il mio lavoro e mi<br />
piace farlo ho fi gli che hanno una<br />
“passionaccia” per le vacche, credo<br />
ancora che il nostro settore abbia<br />
delle potenzialità e non meriti di essere<br />
abbandonato a se stesso, come<br />
vedo e ho visto fare dal governo, in<br />
questi ultimi anni. Mi dispiace vedere<br />
distrutta la nostra professionalità,<br />
vedere politiche che, per esempio,<br />
promuovono con grande enfasi le<br />
energie alternative che usano il mais,<br />
la nostra materia prima per eccellenza,<br />
per produrre combustibile: mi<br />
sembra insensato come usare l’acqua<br />
di un’oasi <strong>nel</strong> deserto per lavare<br />
le stoviglie.. credo che dovremmo<br />
tutti, sindacati compresi, pensare a<br />
più lunga distanza e ragionare di più,<br />
prima di intraprendere strade senza<br />
ritorno, perché dove muore l’agricoltura,<br />
non nasce niente di positivo.”<br />
Giuseppe, da lungo <strong>tempo</strong> attivo<br />
<strong>nel</strong> mondo della Frisona Italiana e<br />
non solo, è anche consigliere <strong>Anafi</strong> ,<br />
è stato uno tra i pionieri in Italia<br />
<strong>nel</strong>l’introduzione delle discipline<br />
sportive legate ai cavalli Quarter, ed<br />
ha giocato a calcio <strong>nel</strong>la Cremonese,<br />
<strong>nel</strong> ruolo di portiere, fi no a livello<br />
professionale. Le sue stesse decisioni<br />
di gestione non sfuggono ad un desiderio<br />
di intraprendere e sperimentare<br />
nuove strade, cercando soluzioni<br />
di M. V.<br />
Giuseppe Quaini <strong>nel</strong> suo allevamento di <strong>Castelverde</strong>.<br />
Alle sue spalle la nuova sala di<br />
mungitura parallela 20+20. “La scelta di sistema<br />
parallelo – spiega – è stata fatta con<br />
l’obiettivo di contenere gli spazi e perché<br />
si tratta di un tipo di mungitura molto tranquilla<br />
poco invasiva nei passaggi e comoda<br />
per gli operatori”<br />
Foto in testa: la nuova costruzione della<br />
stalla dell’allevamento <strong>Castelverde</strong>, si affi<br />
anca alla cascina settecentesca perfettamente<br />
mantenuta con cura e rispetto <strong>nel</strong>le<br />
sue storiche e ben proporzionate costruzioni
La corsia di alimentazione della nuova stalla. L’allevamento <strong>Castelverde</strong> attualmente munge<br />
320 vacche con l’obiettivo di raggiungere un 30% in più<br />
L’ingresso all’uffi cio ed alla sala di mungitura della nuova stalla. Giuseppe sottolinea: “Oggi<br />
non è più solo bravo l’allevatore che fa delle belle vacche, ma anche chi riesce a commercializzarle”<br />
diverse; tra queste ultime, la decisione<br />
di utilizzare una percentuale di<br />
uso di tori in prova del 40%.<br />
■ Da che cosa è stata dettata questa<br />
scelta?<br />
Oggi la popolazione di giovani tori è<br />
stata scelta con maggiore oculatezza<br />
ed è frutto di una indagine molto<br />
più professionale, per cui dedichiamo<br />
alle prove di progenie una buona<br />
parte degli accoppiamenti. Abbiamo<br />
iniziato per problemi di sovrappopolazione,<br />
per cui avevamo concepimenti<br />
più difficoltosi e ci siamo<br />
focalizzati sul rimettere in circolo la<br />
stalla. Oggi uso le prove di progenie<br />
sulla mandria, mirate in base al certificato<br />
e le compro con le stesse<br />
caratteristiche con cui acquisto gli<br />
embrioni: genetica fresca di base<br />
solida. L’uso delle prove di progenie<br />
va a scapito dell’uso dei tori provati,<br />
ma ho avuto riscontri che il toro mediocre<br />
non porta benefi ci <strong>nel</strong>la mia<br />
mandria e usare tori di grandissimo<br />
valore non è conveniente economicamente,<br />
quindi preferisco genetica<br />
più nuova e di belle speranze.<br />
■ Raccontiamo la storia dell’allevamento<br />
<strong>Castelverde</strong>.<br />
Il processo di selezione inizia negli<br />
anni sessanta, quando mio padre En-<br />
rico eredita questa mandria di ceppo<br />
olandese e desidera raddoppiare i<br />
capi con l’importazione di manze<br />
e manzette dal Canada. Negli anni<br />
ottanta, in seguito al risanamento<br />
dalla leucosi, dobbiamo sostituire<br />
il 50% dell’allevamento e, essendo<br />
chiusa la possibilità d’importazione,<br />
individuiamo qualche famiglia<br />
con buon potenziale genetico e<br />
riproduttivo ed iniziamo a lavorare<br />
con l’embryo transfer, utilizzando<br />
anche qualche embrione di origine<br />
statunitense e canadese. Da questo<br />
percorso arriviamo al giorno d’oggi<br />
con la costruzione della stalla nuova<br />
e la decisione di aumentare del 30%<br />
i capi allevati.<br />
■ Decisione sofferta?<br />
Quasi controcorrente… si lavora<br />
molto e si guadagna poco. Ma a me<br />
sono sempre piaciute le sfi de, sono<br />
uno sportivo di natura e coinvolgo<br />
quindi tutta la mia famiglia, perché<br />
mi piace cimentarmi in compiti apparentemente<br />
ardui. Voglio essere<br />
fatalista, perché sono convinto che<br />
la buona fede e la buona volontà<br />
debbano ripagare. Personalmente,<br />
non ho mai avuto sconti, ho sempre<br />
pagato i miei errori e da questi ho<br />
imparato, partendo dal presupposto<br />
che l’esperienza non si affi tta né si<br />
compera. Mi sorregge il ricordo di<br />
mio padre Enrico, che è scomparso<br />
da poco. È stata una fi gura di riferimento<br />
per me e lo sento ancora<br />
vicino: mi manca molto la nostra<br />
complicità.<br />
■ Qual è la fi losofi a con cui seleziona,<br />
è cambiata <strong>nel</strong> <strong>tempo</strong>?<br />
Direi di no, fa parte un po’ della mia<br />
testardaggine, ci si costruisce in base<br />
alla propria scuola di formazione, ma<br />
non credo neppure di essere portavoce<br />
della verità. La mia fi losofi a di<br />
selezione è credere <strong>nel</strong>la capacità<br />
riproduttiva femminile, <strong>nel</strong>le famiglie<br />
e <strong>nel</strong>le vacche di buon tipo. La<br />
controprova è che molto spesso i<br />
numeri sono oggetto di speculazione<br />
e cambi repentini, ma <strong>nel</strong>la vacca<br />
non ci sono contraddizioni. Ho<br />
avuto spesso momenti di scontro e<br />
di discussione con chi esaltava solo<br />
i numeri, ma sono ancora convinto<br />
che questa sia la strada da percorrere<br />
ed ora la scienza, con la genomica,<br />
ci dà una mano.<br />
BIANCONERO . MARZO 2010 23
24<br />
■ Come possiamo riassumere la sua<br />
fi losofi a?<br />
Che voglio fare selezione con le<br />
femmine e non con i maschi. La<br />
domanda che odio di più è “che tori<br />
usi?” perché il toro che a casa mia fa<br />
un buon lavoro, a casa tua potrebbe<br />
farlo pessimo... dipende dalla popolazione<br />
che trova. Nella scelta dei tori<br />
io percorro due strade: uno, su un<br />
gruppo molto più ristretto, animali<br />
estremi da mostra, uso tori competitivi<br />
per aprire ulteriori mercati, con<br />
una motivazione economica. Su un<br />
secondo gruppo cerco riproduttori<br />
che diano una selezione di equilibrio,<br />
quindi niente estremi, anche se<br />
alcuni caratteri sono irrinunciabili<br />
per il mantenimento di una mandria<br />
longeva, che duri in stalla e mi<br />
consenta di mantenere la rimonta<br />
in limiti corretti. Non considero solo<br />
i dati di fi tness, cioè arti, piedi e<br />
resistenza alla mastite, ma anche la<br />
fi siologia di vacche che abbiano i caratteri<br />
di Dairy Strenght, la capacità<br />
riproduttiva di avere un vitello tutti<br />
IT02CRR0044744 <strong>Castelverde</strong> Chief Mark Susy IT019990112188 <strong>Castelverde</strong> Integrity Suellen<br />
IT019990408620 <strong>Castelverde</strong> Dundee Julie ET<br />
BIANCONERO . MARZO 2010<br />
gli anni, una vacca resistente alle<br />
patologie che portano ad un invecchiamento<br />
precoce.<br />
■ È la stessa fi losofi a che porta <strong>nel</strong><br />
ring, quando giudica?<br />
Assolutamente sì, dando tuttavia un<br />
occhio di riguardo all’eccezionalità.<br />
Nella nostra popolazione italiana di<br />
vacche è facile perdere le caratteristiche<br />
di razza: è chiaro a tutti che la<br />
vacca media è più facile da gestire,<br />
però per ottenere la vacca media,<br />
devi selezionare per il grande, altrimenti<br />
si ottiene il piccolo… si deve<br />
selezionare con animali eccezionali,<br />
superiori alla media di razza. Un’altra<br />
caratteristica che ritengo importante<br />
e che spesso viene sottovalutata è il<br />
temperamento dell’animale: un tipo<br />
di vacca nervosa, eccitabile, oltre ad<br />
essere diffi cile da gestire, interferisce<br />
negativamente sulla produzione<br />
di ossitocina, il che è esattamente<br />
contrario al nostro obiettivo di farle<br />
fare latte.<br />
FR004240585702 Savoie<br />
■ L’inbreeding è un problema dal<br />
suo punto di vista?<br />
Per ora non lo vedo, ma ricordo che<br />
Roybrook ha impostato il suo allevamento<br />
sulla consanguineità negli<br />
anni settanta, pur sapendo che, se i<br />
problemi relativi si dovessero presentare,<br />
si può intervenire con deviazione<br />
di percorso. Credo che usare il<br />
fuori linea di per sé, senza risultati,<br />
non basti.<br />
■ Qual è la vacca più vicina al suo<br />
ideale?<br />
La <strong>Castelverde</strong> Chief Mark Susy è stata<br />
una vacca grandissima, vincitrice<br />
nei ring, di una grande famiglia per<br />
contenuti di grasso e proteine e capacità<br />
riproduttiva, una vacca longeva,<br />
l’unica che, <strong>nel</strong> Confronto Europeo<br />
del 2000, aveva in concorso tre<br />
fi glie sue. Direi una vacca che soddisfa<br />
tutti i requisiti. Tra le sue fi glie<br />
e nipoti che stanno portando avanti<br />
la sua eredità c’è Integrity Suellen,<br />
riserva a Montichiari <strong>nel</strong> 2009, che<br />
ha vinto tre volte la Provinciale di
Cremona e la sua categoria alla Nazionale,<br />
oltre ad aggiudicarsi il Gran<br />
Prix 4 anni. Una vitella nipote di<br />
Susy ha vinto la categoria 9-12 mesi<br />
all’ultimo Junior Show di Verona:<br />
l’infl uenza della Susy è marcata.<br />
■ Quali altri famiglie si stanno affermando?<br />
Tra le vacche più giovani abbiamo<br />
delle famiglie di origine canadese<br />
altrettanto valorizzate. Dalla famiglia<br />
di Rudolph Jodie abbiamo la <strong>Castelverde</strong><br />
Dundee Jodie, MB 87 di primo<br />
parto a 2 anni e <strong>Castelverde</strong> Dundee<br />
Julie. Inoltre, diverse altre discendenti<br />
di altre famiglie, come Lylehaven<br />
Lila Z, Tab Moude, Storm Melanie,<br />
Skychief Supra, Lylehaven Durham<br />
Pixie, Spirit Logan, Integrity Paradise,<br />
Citation Roxie, Rudolph Lilly, Presentation<br />
Petrelle. Queste si sono rivelate<br />
buone progenitrici per continuare<br />
e migliorare il nostro programma di<br />
selezione e hanno tutti gli ingredienti<br />
per crescere.<br />
■ Come allevatore e come persona<br />
pubblica, quali consigli si sentirebbe<br />
di dare ai suoi colleghi?<br />
Di imparare a fare i conti, di non<br />
seguire le mode e le tendenze, ma di<br />
saper bilanciare la propria produzione<br />
con la propria realtà economica.<br />
Mungere più vacche non sempre<br />
può significare avere maggiori introiti.<br />
In molte situazioni, con una<br />
rimonta del 50% non si può fare<br />
selezione ed economia. La gestione<br />
è un puzzle di molti elementi. La cosa<br />
più diffi cile non è trovare il toro<br />
con i dati migliori, ma la vacca che<br />
riproduce meglio, se ogni due anni<br />
si riforma la mandria, non si possono<br />
avere dati da cui partire.<br />
■ Il nostro sistema dà delle risposte<br />
agli allevatori?<br />
La politica vincola troppo il nostro<br />
sistema. Capisco che alcuni vincoli<br />
siano necessari, ma quando diventano<br />
troppo costrittivi rallentano il tutto,<br />
poiché spesso introdotti in modo<br />
opportunistico e con dubbia competenza.<br />
Come dirigente e rappresentante<br />
degli allevatori vorrei fare un<br />
vivace appello ai nostri sindacati di<br />
trovare un denominatore comune,<br />
perché la mancanza di questo ha<br />
creato un grande danno e non ci ha<br />
consentito di far pervenire la nostra<br />
voce alle alte sfere.<br />
■ Che cosa consiglierebbe a chi volesse<br />
intraprendere la strada della<br />
selezione genetica?<br />
È difficile dare consigli, perché<br />
concorrono altri meccanismi <strong>nel</strong>le<br />
scelte: oggi non è più solo bravo<br />
l’allevatore che fa delle belle vacche,<br />
ma deve anche essere vincente <strong>nel</strong><br />
marketing, un bravo promotore del<br />
suo lavoro, più maturo e preparato<br />
come fi gura professionale, anche sul<br />
piano commerciale. Naturalmente<br />
le basi solide attraverso la genetica<br />
di fondazione sono irrinunciabili. Io<br />
ho creduto parecchio <strong>nel</strong>l’uso degli<br />
embrioni, ho investito in questa direzione<br />
e continuerò a farlo, perché<br />
credo che sia un investimento che<br />
ripaghi. Penso che sia necessaria anche<br />
una tendenza culturale diversa:<br />
molti allevatori italiani riescono ad<br />
avere una bella vacca e poi se l’adorano,<br />
non la vendono. È limitante<br />
spendere tanti soldi e non trarne<br />
profi tto. Ci vuole più mentalità commerciale,<br />
tutto quello che non serve<br />
a continuare la propria selezione, si<br />
può commercializzare: l’importante<br />
è saper scegliere e tenere gli animali<br />
giusti. Per la Susy, ad esempio, ho rifi<br />
utato un’offerta faraonica e non me<br />
sono pentito.<br />
BIANCONERO . MARZO 2010 25